SICILIA - SICILY Colle San Leo | Special Edition | Imprese & Territori - Companies & Territories

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S P E C I A L

E D I T I O N

IMPRESE & TERRITORI COMPANIES & TERRITORIES Redazione Editorial office Via Giovanni Rasori 9 - 20145 Milano - Italia Milan - Italy Direttore Editor-in-chief Luigi Caricato Art Buyer Maria Carla Squeo Graphic designer Fabio Berrettini Olio Officina Magazine, testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Milano, n. 326 del 18 ottobre 2013 Olio Officina Magazine, registered at Milan Court under no. 326 on 18th October 2013 - redazione@olioofficina.it - www.olioofficina.it

SICILIA ISOLA DEGLI OLIVI NATIVI DI LUIGI CARICATO

La Sicilia senza olivi sarebbe un’isola impossibile da immaginare. La grande ricchezza varietale di olivi presente in tutta la regione è la viva testimonianza di un territorio altamente vocato all’olivicoltura. In prossimità del lago di Pergusa, in contrada Zagaria, in una proprietà della Provincia regionale di Enna, nel 2004 si sentì la necessità di realizzare un importante campo di raccolta e conservazione del germoplasma nazionale e internazionale. Su una superficie estesa su quattro ettari e suddivisa in quattro distinti lotti, vi sono le più importanti cultivar di olivo del mondo, per un totale di ben 400 accessioni di differenti varietà ed ecotipi di olivo. Nel lotto B, in particolare, sono presenti ben 45 esemplari di varietà siciliane. Un patrimonio di inestimabile valore, frutto di secoli di accurate coltivazioni. L’idea di farne un campo collezione è stato di sicuro un buon punto di partenza per valorizzare e tutelare al meglio ogni cultivar.

Così come è stato altrettanto importante un minuzioso lavoro del 1880, a firma dell’agronomo trapanese Girolamo Caruso, autore di una preziosissima monografia dell’olivo, redatta nell’ambito dell’Enciclopedia agraria italiana, dove si trovano censiti tutti gli olivi autoctoni allora conosciuti e coltivati. La presenza di tante cultivar nell’isola è segno pertanto di una ben consolidata tradizione, che parte da molto lontano. I grandi promotori della coltivazione dell’olivo in Sicilia furono soprattutto gli antichi romani, ma altrettante attenzioni furono riservate ancor prima da siculi e sicani, da elimi e cartaginesi, da fenici e ioni, come pure gli stessi greci e gli arabi, fino ad arrivare a un incrocio di popoli che ha incluso, nella pratica millenaria dell’olivicoltura, anche, e con altrettanta determinazione, gli stessi normanni e in seguito spagnoli e francesi. L’isola riflette, a distanza, tutte queste culture. La sua identità olivicola attuale è infatti l’esito, felice, delle molteplici anime espressive che l’hanno attraversata nel corso dei secoli. La Sicilia, di conseguenza, non può in alcun modo essere immaginata senza olivi, basti solo considerare l’incantevole valle dei Templi di Agrigento, i cui numerosi viaggiatori al tempo del Grand Tour vi soggiornarono per contemplare tutta la bellezza del paesaggio. Lo stesso Luigi Pirandello riferiva di una Sicilia “bosco di olivi e mandorli”. La pianta dell’olivo, generosa e fedele alle aspettative di chi la coltiva, racconta un’isola con la sua gente, in una continuità ininterrotta e senza sosta. Tant’è che è proprio in quest’albero che i siciliani trovano il segno caratterizzante di una appartenenza. Come nel caso di un luogo simbolo come Gela, dove nel VII secolo a.C. venne costruito il Tempio di Atena Lindia, protettrice della città, poi in seguito inglobato in un altro tempio, sempre dedicato ad Atena, e risalente al VI secolo. E oggi, sempre nel nome dell’olivo - albero che la mitologia classica riconosce proprio in Atena la dea che lo ha introdotto tra gli uomini, segnando così il passaggio decisivo verso l’acquisizione della civiltà - vi è un imprenditore, Vincenzo Italiano, che ci racconta punto per punto la sua storia personale, con il progetto Colle San Leo. Impegnato da anni nel settore della geotermia, ora a questa splendida pianta Italiano sta dedicando tutto se stesso, producendo quel prezioso succo che è l’olio extra vergine di oliva, e che, in queste pagine a lui dedicate, ne svela, in modo esauriente, tutta l’essenza. english on page 02


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SICILY THE ISLAND OF NATIVE OLIVE CULTIVARS BY LUIGI CARICATO

Without any olive trees, it is hard to picture what Sicily would be like. The rich diversity of olive tree varieties across the region is living proof of an area that is highly suited to olive growing. Around Lake Pergusa, in a district called Zagaria, on property belonging to the Provincial authorities of Enna, the need was felt in 2004 to set up what has since become a nationally and internationally renowned nursery to collect and preserve germplasm. Four hectares divided into four separate plots contain the world’s most important olive cultivars, a total of no less than 400 different olive varieties and ecotypes. Plot B, for example, holds 45 different Sicilian varieties of olive. A priceless heritage, the fruit of centuries of painstaking plant breeding. The idea of turning it into a collection nursery was definitely a good starting point for protecting each cultivar. Just as crucial, though, was the thorough work carried out back in 1880 by the Trapani agronomist Girolamo Caruso, author of a precious monograph on the olive tree, which formed part of the Enciclopedia agraria italiana, the Italian Agricultural Encyclopaedia, and which listed all the native olive trees known and grown at the time. This shows that the presence of so many cultivars on the island is a long-standing, consolidated tradition. The main driving force behind olive cultivation in Sicily came from the ancient Romans, but just as much attention had been paid by such ancient and modern settlers as the Siculians and the Sicanians, Elymians, Carthaginians, Phoenicians and Ionians, then by Greeks and Arabs, all the way through to the times when Sicily became a crossroads of peoples, and the practice was continued with just as much determination by the Normans, the Spanish and the French. Today’s island of Sicily reflects all these cultures. Indeed, its current identity as an olive-growing area is the culmination of the many different forms of expression that have permeated the island throughout the ages. As a result, Sicily is simply inconceivable without olive trees. Take Agrigento’s enchanting Valley of the Temples, for example, where numerous travellers would stop off on their Grand Tour, bewitched by the beauty of the landscape. The great Sicilian writer Luigi Pirandello himself described Sicily as a “forest of olive and almond trees”. Generous and faithful to the needs of those who tend it, the olive tree tells the story of an island and its people, in an unbroken continuum. So much so that it is in this very tree that Sicilians identify their sense of belonging. This is symbolized in places such as Gela, where the Temple of Athena Lindia, protector of the city, was built back in the 7th century BC and later incorporated into another temple, again dedicated to Athena, which dates back to the 6th century BC. And today, once again in the name of the olive – a tree that classical mythology identifies with Athena, the goddess who first introduced it to mankind, marking the decisive step on the road civilisation – we come across an entrepreneur, Vincenzo Italiano, who recounts the story of his life, step by step, with the Colle San Leo project. After many years working in the geothermal energy field, he is now devoting every waking hour to this splendid Italian tree, producing that prized juice that is extra-virgin olive oil, whose essence we are proud to reveal in the following pages dedicated to his work.


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INTERVISTA A VINCENZO ITALIANO

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COME NATURA VUOLE

Quel verde fluido che sgorga ogni anno nell’atto dell’estrazione è un succo che ha grandi potenzialità in sé, ma per ricavare tutte le componenti che esprimono nella loro piena evidenza il massimo concetto di qualità è necessario acquisire e possedere una serie di competenze straordinarie e di strumenti adeguati. Con Colle San Leo - ci riferisce l’imprenditore gelese - ho potuto concepire ed esprimere la mia idea di eccellenza Fare impresa in agricoltura significa calarsi nell’imponderabile, perché occuparsi di olivicoltura, così come di altre coltivazioni, è come lavorare in una fabbrica a cielo aperto. Tutto bello, magnifico, suggestivo, ma si è esposti ai capricci del clima, al punto che a volte tutto il lavoro svolto nell’arco di un anno può venir compromesso magari proprio verso la fine del ciclo produttivo. La vera sfida sta proprio nell’affrontare l’imprevedibilità. Ci vuole coraggio, ma soprattutto tanta determinazione. Però è bello e affascinante forse proprio per questo. Pur nelle complessità che la natura impone di fronteggiare, le gioie in compenso sono tante, perché chi produce una materia prima alimentare così speciale e unica qual è l’olio extra vergine di oliva non soddisfa soltanto il bisogno di nutrire una comunità d’anime, ma anche di assegnare un valore identitario a un alimento ormai universalmente eletto al ruolo di nutraceutico. Vincenzo Italiano, lei è un imprenditore che ha accolto una grande sfida, investendo in olivicoltura. Lo sa? Ne è consapevole? Lo so, e ne sono orgoglioso. In un Paese in cui si registra un alto tasso di abbandono delle coltivazioni, soprattutto in aree collinari e montane, e dove nel contempo si registra una scarsa propensione a piantare nuovi olivi, lei ha scelto di fare l’opposto.

Sì, perché io ci credo fortemente. Non è una scelta di ripiego, o di svago. Lavoro ormai da molti anni nel mondo dell’industria, ed esattamente nel settore della geotermia, ottenendo grandi soddisfazioni, ora però voglio misurarmi con la coltivazione degli olivi. Mi piace, l’ho sempre desiderato. In qualche modo rispondo a una vocazione che mi è sempre appartenuta. Non è allora una scelta dettata dall’idea di colmare una forte lacuna produttiva, visto che la produzione olearia italiana non riesce a coprire il fabbisogno di olio di cui necessita... La mia scelta è più personale che imprenditoriale. Nonostante i riscontri altamente positivi che continuo a ottenere nel campo della geotermia, ho sempre sentito che mi mancava qualcosa. Ho sempre avvertito l’urgenza di stare a stretto contatto con la natura, con tutte le sue dinamiche. Coltivare gli olivi è per me un modo efficace per rispondere al bisogno interiore di mettermi in stretta relazione con la natura. Il mio è stato un richiamo così forte da arrivare a scegliere per la mia azienda olivicola Colle San Leo uno slogan che rispecchi il mio stato d’animo, non lasciando spazio a equivoci: “Come natura vuole”. Il mio impegno come azienda olivicola nasce da una mia esigenza personale realizzata con una visione imprenditoriale.

Vincenzo italiano ph. Gianfranco Maggio

Quindi questo suo amore per la terra ha visto nella pianta dell’olivo l’elemento chiave in grado di soddisfare ogni sua ricerca di naturalità… Proprio così, quel “qualcosa” che cercavo fuori di me come mia esigenza interiore l’ho trovato nell’elemento della natura. Dirò senza dubbio qualcosa di già detto e ridetto tante volte, ma per me è proprio la leva della “passione” a muovermi e animarmi. Questa passione mi ha portato a intraprendere una strada per me del tutto nuova, perché non ho mai coltivato un olivo, ma ne sentivo forte il bisogno e l’ho fatto. C’è stata in me, come più volte ho detto, la sana incoscienza del neofita unita a un indescrivibile senso di libertà.


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COME NATURA VUOLE INTERVISTA A VINCENZO ITALIANO

Sembra quasi un innamoramento. Una sorta di neoromanticismo rurale. Non so se sia corretta tale osservazione… È proprio così. La mia passione per l’ulivo e di conseguenza per l’olio è un sentimento profondo. Inspiegabile razionalmente, ma appunto si tratta di una adesione puramente sentimentale. Poi, ovviamente, nel momento in cui un imprenditore investe in un settore produttivo deve compiere scelte appropriate, cosa che faccio con grande attenzione, investendo risorse e cercando di studiare i modi per trarre il giusto profitto, perché l’agricoltura deve essere un ambito economico come tanti altri, seppure con l’incognita di essere una struttura produttiva a cielo aperto e perciò soggetta a molteplici rischi, ma questo è anche un aspetto affascinante. “Come natura vuole”, io dico, e noi però facciamo la nostra parte, impegnandoci per fare bene tutto.

In che cosa consiste questa sua idea? L’ho sostenuto più volte in molte occasioni e per me è come un mantra che si riassume nello slogan “Come natura vuole”. Io ho sempre avuto un’idea molto chiara dell’olio che avrei voluto ottenere, fondata sul rispetto della natura. La natura va amata, compresa e mai violentata. Non ci è dato possederla e plasmarla alle nostre esigenze. Il mio olio è frutto di tanto lavoro, di ricerche e continue sperimentazioni, ma resta sempre così come la natura vuole. Il mio compito consiste semplicemente nell’accompagnare il passaggio da un corpo solido, l’oliva, a un corpo liquido, l’olio, facendo in modo che non si perda quel vasto patrimonio di molecole presenti in natura nel frutto. Ciò che è semplice non è detto che sia facile. Io mi premuro in questo gesto di apparente semplicità di non dar luogo a squilibri e disarmonie. Voglio che sia la natura a parlare in tutta la sua evidenza nell’olio estratto.

Ecco allora che accanto agli olivi già presenti in campo ha dato il via a nuovi impianti olivetati… Sì, gli alberi di olivo mi hanno sempre coinvolto emotivamente: sembrano parlarti. Ogni albero è depositario di una tradizione millenaria legata a una cultura agricola mediterranea che ora sta conoscendo nuovi luoghi, nuovi continenti. Come può notare, l’olivo affascina ormai chiunque, diventa un fatto sentimentale prima ancora che imprenditoriale. Affascina e seduce anche coloro che nemmeno conoscevano la pianta. Tutti ormai piantano olivi, perfino in Paesi lontanissimi. Per me diventare olivicoltore è stato un nuovo punto di partenza nella mia vita, un nuovo inizio. Quello con la terra è un rapporto d’amore, fatto di sacrifici, di dedizione e di continue cure. È come mettere al mondo dei figli.

All’inizio di questa intervista le ho detto che attraverso la sua scelta di diventare un imprenditore olivicolo lei ha accolto una “sfida”. Ho fatto ricorso a questa parola, perché di una vera sfida in fondo si tratta. D’altra parte, non è sempre facile lavorare per il conseguimento di una qualità elevata e nel contempo avere una piena e soddisfacente risposta da parte dei consumatori, una risposta che consenta di rendere remunerativo, anche sul piano economico, il suo impegno… È proprio così. È stata una vera sfida. Intanto ho sfidato i pregiudizi di chi sosteneva, a volte anche con atteggiamento di derisione e scherno, che con la terra, e in particolare con gli olivi, non si fa “fortuna”, ma solo costi da fronteggiare. A partire da questa sfida ho creato, attraverso Colle San Leo, quella che ho definito “l’essenza”. E ho voluto dare proprio questo nome al mio olio. Perché “l’essenza” è il frutto della mia visione, della mia filosofia e del mio modo di concepire una materia prima preziosa e di straordinario fascino qual è l’olio. È un richiamo aristotelico legato alla sostanza primigenia, alla materia prima, l’oliva, da cui tutto deriva. Le olive utilizzate non subiscono alcuna trasformazione, ma vengono solo raccolte e spremute utilizzando ogni possibile accortezza prima che diventino un olio di straordinaria qualità.

L’olio ricavato dalle olive è un alimento che appartiene al mito e alle grandi religioni. È un marcatore culturale inossidabile che resiste allo scorrere dei secoli… Sì, eppure confesso che un tempo, da bambino, e poi da fanciullo, non amavo l’olio di oliva, perché non lo conoscevo ancora in tutta la sua evidenza, come pure nell’evoluzione che ha compiuto. Ho poi appreso che l’olio non può essere soltanto la semplice spremitura delle olive. Non basta il solo richiamo alla genuinità, ci vuole qualcosa in più. Nella mia Sicilia del passato era “buono” l’olio prodotto dal contadino. Veniva considerato buono a prescindere, anche se la qualità poteva lasciar desiderare. Ho scoperto in seguito che dietro al processo produttivo c’è tutto un mondo da scoprire e tante competenze: non basta schiacciare le olive. Dopo anni di ricerche, di prove e tentativi, non sempre soddisfacenti, ho trovato l’essenza di quel frutto che ora amo tanto. Quel verde fluido che sgorga ogni anno nell’atto dell’estrazione è un succo che ha grandi potenzialità in sé, ma per ricavare tutte le componenti che esprimono nella loro piena evidenza il massimo concetto di qualità è necessario acquisire e possedere una serie di competenze straordinarie e di strumenti adeguati. Con Colle San Leo ho potuto concepire ed esprimere la mia idea di eccellenza.

E l’olio, messo in bottiglia, assume una sua ben precisa identità. Oltre ad avere un suo nome, esprime indirettamente la personalità di chi lo ha voluto. È così? Sì, è così. Concordo. Parto dalla mia terra, la Sicilia. Vi ho trovato una natura ancora fedele alla propria storia. Un germoplasma olivicolo che fa perno su un valore fondante che è la biodiversità. Non è stato tradito il territorio. E ne abbiamo una esatta percezione all’assaggio. Il colore, i profumi, il gusto, le sensazioni tattili, le note retro-olfattive. Tutto parla della mia Sicilia. Pur essendoci la mia personalità, il mio modo di vedere l’olio al di fuori dei canoni abituali, la mia visione, il mio modo di essere, ho voluto restare fedele all’identità originaria, a ciò che era presente in nuce nel frutto. Per questo trovo che il nome “l’essenza” non sia sol-

tanto evocativo e suggestivo in sé, ma anche assertivo, dichiarativo, esplicativo. Occorre provare l’olio che produco per capire meglio di tante parole quel che intendo dire. Per questo vorrei che tutti si avvicinassero al mio olio con curiosità e stupore. Anche per capire cosa io intenda per olio e cosa mi abbia mosso, da dentro di me, per arrivare fin qui. Per chiudere, la sua azienda come si presenta? Gli uliveti si trovano in una zona denominata colle San Leo. È un’area che considero privilegiata, sia per la posizione in sé, sia per lo sguardo che si apre sulla piana di Gela. Poco distante, una collina di gesso dove si scorge in tutta la sua maestosa evidenza il Castello Svevo, che qui chiamano anche Castelluccio, una fortezza utilizzata per controllare il territorio, difendendolo dagli assalti nemici. Sono in tutto 35 gli ettari destinati a uliveto. In un podere convivono 1500 ulivi secolari composti da olive Moresca, Biancolilla, Nocellara del Belice e Tonda iblea. In un altro podere ho voluto aggiungere altri 6 mila giovani ulivi, selezionati per singola cultivar, con piante di Nocellara del Belice, Moresca, Biancolilla e Tonda iblea. Una raccomandazione: scriva pure ulivi con la lettera u, come piace a me. Ci tengo. Ho voluto concentrarmi anche sul logo dell’azienda, prestando la massima attenzione. Vi si trova “l’essenza” di Colle San Leo. Nel tratteggio che simboleggia un colle, e nella terra che vi è racchiusa, si esprime e si racconta la nostra identità. L’idea che sta alla base del logo richiama alla mente la filosofia del tangram, che è un antico rompicapo cinese. Si narra che un giorno, in una remota regione della Cina, un giovane bramoso di conoscere il mondo, si recò da un saggio per chiedere come fare, e il saggio, da parte sua, consegnò al giovane un paio di scarpe, una tavoletta di ceramica e un pennello. Con le scarpe avrebbe camminato per il mondo. Con la tavoletta e il pennello vi avrebbe disegnato il mondo. Poi, come sempre, non mancano gli imprevisti. Un giorno, chiedendosi come avrebbe fatto a rappresentare tutto il mondo che avrebbe potuto vedere riproducendolo su una tavoletta così minuscola, il giovane inciampò malamente, rotolando su un sasso e rompendo la tavoletta. Preso dallo sconforto e dalla foga di riunire i pezzi per ricreare la forma, si accorse che da quei frammenti venivano fuori delle forme strane, ora un drago, ora una casa. Provò e riprovò più volte, per tutta la notte, ottenendo sempre nuove figure. Stanco, demoralizzato, si mise a riposare ma in sogno gli apparve il saggio, il quale gli ricordò che le cose del mondo che aveva invano cercato viaggiando non stavano fuori, ma dentro di lui e che lui in realtà le aveva già trovate proprio mentre se ne stava fisso davanti alla tavoletta rotta. La soluzione è semplice: cercare il mondo, nel mondo, equivale prima di tutto a cercare il mondo dentro noi stessi. E questa, in fondo, è stata la lezione che il giovane ha tratto relazionandosi con il saggio. Ed è questo l’insegnamento arrivato fino a noi: non smettere mai di cercare dentro se stessi per cogliere la vera essenza della vita. L’essenza dell’olio, di conseguenza, è solo dentro di noi.


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SAGGI ASSAGGI TASTINGS AND MUSINGS

A TAVOLA E IN CUCINA

Olio extra vergine di oliva L’essenza Extra-virgin olive oil L’essenza [The essence] Nocellara del Belice

Consigli per l’impiego Gli oli Colle San Leo si possono ritenere versatili e pertanto si prestano a una molteplicità di impieghi, sia a crudo, sia in cottura. Questa loro specificità li rende adatti a una pluralità di stili di cucina (a crudo, quando si richiede di personalizzare un piatto già preparato, o versandolo su una bruschetta, o con cruditè e insalate; oppure con cotture al vapore, al forno, alla brace, in stufatura o con tecniche miste e anche in alta temperatura, in frittura) e, per ciò che concerne gli abbinamenti, si presta ad essere utilizzato con tutti i possibili alimenti. Il consiglio è di intuire sempre, volta per volta, il giusto dosaggio in base al tipo di alimento e ai vari ingredienti: possedendo un’alta capacità condente, ne basta in ogni caso poco. Quando un olio è versatile, proprio perché si abbina volentieri a ogni alimento, gioca un ruolo fondamentale non eccedere mai con le quantità da versare, anche perché, trattandosi di oli sapidi ed equilibrati, quelli di Colle San Leo, non ha alcun senso sprecare una materia prima così preziosa e creare inutili squilibri di sapore.

Olive Olives: Nocellara del Belice Formati Formats: 500 e and 250 ml Abbinamenti Pairings : versatile Verde dai riflessi dorati e limpido, dal buon impatto visivo. Le note olfattive, dalle connotazioni erbacee e dai sentori di pomodoro verde, si scorgono immediate, caratterizzandosi per freschezza e pulizia. Al palato si contraddistingue per la piacevole morbidezza e la sensazione dolce nell’impatto iniziale, per poi aprirsi in modo progressivo e persistente alle note amare e piccanti, sempre ben dosate e armoniche. Dal gusto vegetale di carciofo, ha buona fluidità e sapidità. In chiusura il ritorno della nota di pomodoro, la mandorla verde e un’elegante nota speziata. Green with golden highlights and limpid, it has great visual appeal. Its olfactory notes, featuring herbaceous overtones and hints of green tomato, are immediately apparent, characterized by freshness and cleanliness. The palate is characterized by a pleasant softness and a sweet sensation in its initial impact, which then opens up in a gradual yet persistent way to bitter and pungent notes, which are always well proportioned and harmonious. With vegetal hints of artichoke, it has good fluidity and flavour. The finish sees the return of the tomato notes, as well as green almond and an elegant spiciness.

Olio extra vergine di oliva L’essenza Extra-virgin olive oil L’essenza [The essence] Blend - Igp Sicilia Olive Olives: Nocellara del Belice, Moresca, Biancolilla e Tonda Iblea Formati Formats: 500 e and 250 ml Abbinamenti Pairings: versatile Verde dai riflessi dorati, limpido, al naso si apre con note olfattive di media intensità, verdi, fresche, pulite, dalle connotazioni erbacee e dall’impronta peculiare che caratterizza gli oli siciliani, rimandando a un sentore netto di pomodoro. Al palato vi è una buona fluidità e armonia, una sensazione di dolcezza iniziale che si apre progressiva e morbida all’amaro e al piccante, i quali si percepiscono piuttosto marcati, sì, ma sempre ben dosati, accompagnati da un gusto vegetale riconducibile al carciofo e da una nota di mandorla verde e mela in chiusura.

AT THE TABLE AND IN THE KITCHEN Suggested uses Colle San Leo olive oils can be considered versatile, making them suitable for a variety of uses, whether they are drizzled raw or used during cooking. This specificity enables them to be used in a variety of cooking styles (drizzled raw, when looking to personalise a dish that just needs that final touch, or onto a bruschetta, or with crudités and salads; or else for steaming, baking, grilling, stewing or a combination of all these techniques and even for high-temperature frying). When it comes to matching, Colle San Leo olive oils lend themselves to use with a whole range of foods. We always advise working out the right dosage each time, depending on the type of dish and ingredients: their excellent seasoning capacity means just a small amount will be needed in any case. When an oil is versatile, precisely because it can be easily combined with any foodstuff, it is essential never to overdo it as, given that Colle San Leo olives oils are sapid and balanced, there is no point in squandering such a precious raw material and losing the balance of flavours.

CASA VIRTUALE VIRTUAL HOME

Green with golden highlights, limpid, it opens on the nose with medium-intense, green, fresh, clean notes with grassy hints and that unique trait of Sicilian olive oils, with their distinct aroma of tomato. The palate offers good fluidity and harmony, with an initial sensation of sweetness that gradually and smoothly opens up to bitterness and pungency, which can be perceived as quite pronounced, yet always well balanced, accompanied by a vegetal taste reminiscent of artichoke and a hint of green almond and apple on the finish.

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INTERVIEW WITH VINCENZO ITALIANO

AS NATURE INTENDED

That green fluid that springs forth every year during the extraction process is a juice that has such great potential in itself, but in order to extract all of its components that will fully express the ultimate concept of quality, one has to acquire and possess a series of special skills as well as the proper tools. Through Colle San Leo - the entrepreneur from Gela remarks - I have been able to conceive and express my idea of excellence

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Doing business in agriculture means taking a leap into the unknown, because tending olive groves, just as with other crops, is like working in an open-air factory. Everything might seem beautiful, magnificent and evocative, but you are still exposed to the vagaries of the elements, to such an extent that a whole year’s work can sometimes be undermined right towards the end of the production cycle. The real challenge lies in dealing with unpredictability. It takes courage, but most of all plenty of determination. But perhaps that is why it is so fascinating and beautiful. Despite the inherent complexities of nature’s demands, there are many joys to be had, because anyone who produces a foodstuff as special and unique as extra-virgin olive oil not only satisfies the need to nourish a whole community but also gives a value to a foodstuff that has now been universally recognized as a nutraceutical. Vincenzo Italiano, you are an entrepreneur who has taken on a great challenge by investing in olive growing. Did you know that? Are you aware of it? I know, and I’m proud of it. In a country where people are fleeing the farming life in droves, especially in hilly and mountainous areas, and where at the same time there is scant appetite for planting new olive trees, you have chosen to do the opposite. Yes, because I firmly believe in it. It’s not a fallback solution or just something I’m doing just for fun. I’ve been working in industry for many years now, in the geothermal sector, and I’ve been very successful, but now I want to try my hand at olive farming. I like it. It’s what I’ve always wanted to do. In one way or another it fulfils a need that I’ve always had. So not so much a choice dictated by the desire to fill a significant shortfall in production, seeing that Italian olive oil production has been unable to meet demand... Mine is more a personal choice than an entrepreneurial one. Despite all of the positive feedback I keep getting in the geothermal energy field, I’ve always felt there was something missing. I have always felt the urge to be in close contact with nature, with all its different forces. Tending olive trees is an ideal way for me to meet my inner need to enjoy a close rapport with nature. My calling was so overwhelming that I chose a tagline for my Colle San Leo olive groves that reflects my frame of mind, leaving absolutely no room for misunderstanding: “As nature intended”. My commitment as an olive grower stems from a very personal desire on my part, which I fulfilled through my entrepreneurial vision. So through this love of yours for the earth, you identified the olive tree as the key element capable of meeting all your need for naturalness... That’s right, that something extra I was looking for outside myself, that inner need of mine, I was to discover in the element of nature. It’s no doubt a truism that has been said over and over again, but for me passion is the lever that drives and inspires me. This passion brought me along a path that was altogether new


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to me, because I had never grown an olive tree; and yet I very much felt the need to do so. Inside me, as I have said many times, was the healthy insouciance of the novice coupled with an undeniable sense of freedom. It sounds almost like falling in love. A sort of rural neo-Romanticism. I don’t know whether that remark is close to the truth... That is exactly what it is, yes. My passion for the olive tree and thereby for olive oil is a deeply felt one. It can’t be explained rationally, because it works purely at the level of feelings. Then, of course, once an entrepreneur invests in a production sector, he has to make appropriate choices, which I do with great care, investing resources and trying to study ways to make a fair profit, because agriculture has to be an economic sector like many others, yet with the added uncertainty of being an open-air production structure and therefore subject to a host of potential risks, but that’s part of its charm. “As nature intended”, I say, and we do our part, making sure that everything is done to the best of our abilities. So, in addition to the existing olive groves, you have started up new olive stands... Yes, olive trees have always moved me at an emotional level – they almost seem to speak to you. Every single tree is the repository of an ancient tradition linked to a Mediterranean agricultural culture that is now branching out into new places and new continents. As you can see, the olive tree now fascinates everyone, becoming a matter of sentiment before one of business. It enchants and seduces even those who knew nothing about the plant. Everyone’s planting olive trees now, even in faraway lands. For me, becoming an olive grower was a new departure in my life, a new beginning. Our relationship with the land is one of love, sacrifice, dedication and constant care. It is like bringing up children. Olive oil is the foodstuff of legend and the great religions. A timeless cultural marker that has withstood the passage of the centuries... Yes, and yet I confess that once, as a child, and then as a boy, I did not like olive oil, because I had not yet come to grips with it in all its glory, nor in the way it has evolved. It was only later that I was to learn that olive oil is rather more than just the mere pressing of olives. The appeal to authenticity alone is not enough, something more is needed. In the Sicily I grew up in, the olive oil produced by the local farmer was “delicious”. It was regarded as delicious no matter what, even when the quality left something to be desired. Only later did I find out that there is a whole world to discover and a lot of expertise behind the production process: it’s not just about crushing your olives. After years of research, of trial and error, much of which was unsuccessful, I finally discovered the essence of the fruit that I now love so much. That green fluid that springs forth every year during the extraction process is a juice that has such great potential in itself, but in order to extract all of its components that will fully express the ultimate concept of quality, one has to acquire and possess a series of

special skills as well as the proper tools. Through Colle San Leo, I have been able to conceive and express my idea of excellence. What does this idea of yours consist of? I have said this time and again and it is like a mantra for me, which can be summed up in the catchphrase “As nature intended”. I have always had a very clear idea of what sort of olive oil I wanted to create, founded on due respect for nature. Nature has to be loved, understood and never exploited. We are not entitled to ownership of it, nor are we allowed to mould it to our needs. My olive oil is the result of long hours of hard work, research and continuous experimentation, but it always remains as nature intended. My task is simply to oversee its transition from a solid body, the olive, to a liquid body, the oil, while making sure that the vast array of molecules naturally present in the fruit does not go to waste. That is easier said than done. In this seemingly simple gesture, I strive to avoid creating imbalances and discord. I want nature to speak for itself in the oil we extract. At the beginning of this interview, I mentioned that by choosing to become an olive oil entrepreneur you had taken on a “challenge”. I chose that word because in the end it truly is a challenge. Besides, it’s not always easy to strive for high quality and at the same time get a positive and satisfactory response back from consumers, one that makes all your efforts worthwhile, even at a financial level... That is exactly the case. It has been a great challenge. In the meantime, I have been challenging the prejudices of those who claim, sometimes derisively and mockingly, that with the soil, and in particular with olive trees, you can’t find your fortune, but only come up against costs. This challenge led me, through Colle San Leo itself, to create what I have called “the essence”. And I wanted to give this very name to my olive oil. Because “essence” is the fruit of my vision, my philosophy and my way of conceiving such a prestigious raw material of unique charm as olive oil. It is an Aristotelian reference to the primordial substance, to the raw material, the olive, from which everything derives. These olives are not processed at all – they are just picked and pressed using every possible care before being turned into an oil of outstanding quality. And once bottled, the resulting olive oil takes on its own distinct identity. As well as having its own name, it indirectly expresses the personality of the people whose work lies behind it. Is that the case? Yes, that’s true. I agree. My starting point is Sicily, my homeland. Nature here is still faithful to its own history. An olive germplasm that revolves around the core value of biodiversity. The soil has not been betrayed. And we gain a clear sense of that as soon as we start tasting. Its colour, fragrance, flavour, tactile sensations, and aftertaste. It all expresses Sicily to me. Even though it reflects my personality, my way of looking at olive oil from outside the box, my vision, my way of being, I also wanted to remain faithful to its original iden-

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tity, to what was there at the very heart of the fruit. That is why I find the name “essence” not only meaningful and evocative in itself, but also assertive, declarative and explanatory. You need to taste the oil I produce before you can understand what I mean by that. That is why I’d like everyone to approach my oil with curiosity and a sense of wonder. Not least so that they can grasp what I mean by olive oil and what moved me, deep down inside, to get to this point. In closing, tell us what your estate looks like. The olive groves are located in an area called Colle San Leo. I regard it as a privileged area, both in terms of its location and for the view it affords across to the Gela Plain. Nearby, there is a chalk hill where you can catch a glimpse of the majestic Swabian Castle, known locally as Castelluccio, a fortress used to watch over the surrounding area, defending it from enemy raids. In all, there are 35 hectares of olive groves. They hold no less than 1500 ancient olive trees in one growth – Moresca, Biancolilla, Nocellara del Belice and Tonda Iblea. In another growth I planted another 6000 olive saplings, selected by cultivar, again with Nocellara del Belice, Moresca, Biancolilla and Tonda Iblea. Just one recommendation: in Italian, please write ulivi (olive trees) with a U, which is my personal preference. It’s important to me. I also wanted to focus on the company logo. It contains the “essence” of Colle San Leo. In the outlines which represents a hill, and in the land which it encloses, that expresses and tells the story of our identity. The idea behind the logo is inspired by the philosophy of the tangram, which is an ancient Chinese puzzle. The story goes that one day, in a remote region of China, a young man eager to learn about the world went to a sage to ask how he could do it, and the sage, on his part, gave the young man a pair of shoes, a ceramic tablet and a paintbrush. With the shoes he could walk through the world. With the tablet and the paintbrush he could represent the world. Then, as always happens, things took an unexpected turn. One day, as he walked along wondering how he was going to represent the whole world on such a tiny tablet, the young man stumbled badly, fell against a boulder and broke the tablet. Overcome with despair and in his eagerness to put the pieces together to rebuild the tablet, he noticed that strange shapes were starting to emerge from the fragments – now a dragon, now a house. He kept trying, over and over again, all night long, and he kept coming up with new shapes. Tired and disheartened, he went to bed, but in a dream the wise man appeared to him and reminded him that the things of the world he had vainly sought on his travels were not to be found on the outside, but within him, and that he had in fact already found them while he was staring at the broken tablet. The solution is simple: looking for the world, in the world, means first looking for the world within ourselves. And this, in the end, was the lesson the young man drew from his dealings with the wise man. Indeed this is the lesson that has come down to us – never stop searching within yourself to grasp the true essence of life. The essence of olive oil, therefore, lies within us alone.



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