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Tumori: reti oncologiche attive in 17 regioni

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In quasi tutte è stato attivato il Registro. Importante superare la frammentarietà del percorso di cura

Quando si parla di reti oncologiche la mappa dell’Italia è variegata e segnala situazioni non ancora omogenee. Le reti oncologiche, strutture fondamentali nella presa in carico dei pazienti con tumore sul territorio, sono state avviate in 17 Regioni mentre pressoché in tutte le Regioni (20 su 21) è stato attivato un Registro tumori. A tracciare il quadro l’Agenzia per i servizi sanitari (Agenas), che ha presentato il rapporto sintetico di monitoraggio delle reti oncologiche regionali 2020, sui risultati della quarta indagine nazionale sullo stato di attuazione di queste strutture. L’indagine si basa su una griglia di valutazione compilata dalle singole Regioni e Province autonome nel secondo semestre 2020. Dall’analisi delle risposte fornite emerge che 17 realtà hanno formalizzato un organismo di governo della rete (gruppo di coordinamento/coordinamento/consiglio). «Superare la frammentarietà del percorso di cura e il disorientamento del paziente sono gli obiettivi che dobbiamo porci attraverso lo sviluppo delle reti oncologiche, ormai presenti su tutto il territorio nazionale, grazie soprattutto alla preziosa collaborazione tra tutti gli attori coinvolti a vario titolo nelle reti. L’attività di analisi che l’Agenzia sta portando avanti attraverso l’osservatorio sulle reti, può contribuire notevolmente a rafforzare e rendere omogenea la diffusione di un modello di assistenza integrato e multidisciplinare che metta in relazione i diversi setting assistenziali» dichiara Enrico Coscioni, il presidente di Agenas, l’agenzia che ha presentato il rapporto.

«Il monitoraggio delle reti oncologiche regionali è un’attività consolidata presso Agenas e si realizza nell’ambito dei tavoli di condivisione tra le istituzioni centrali e regionali, nonché con le società scientifiche di settore, le associazioni dei pazienti e dei cittadini» sottolinea Alessandro Ghirardini coordinatore dell’Os-

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servatorio per il monitoraggio delle Reti oncologiche regionali.

«Questa giornata vuole essere l’occasione per mettere in risalto il lavoro e l’importanza delle reti oncologiche presenti su tutto il territorio nazionale - commenta il direttore generale dell’Agenzia Domenico Mantoan - in quanto fondamentali per la presa in carico del paziente e per coinvolgere in maniera multidisciplinare i professionisti. Non va mai dimenticato, infatti, che tra gli obiettivi di Agenas c’è anche quello di individuare buone pratiche organizzative e fare in modo che vengano replicate nei territori dove si presentano criticità nel soddisfare i bisogni dei pazienti».

Sall’indagine risulta che i modelli gestionali più diffusi sono quello Hub & Spoke ed il Comprehensive Cancer Care Networ, ma in generale la mappa dell’Italia su questo fronte è multicolore. Tutte le tipologie di strutture sono coinvolte nelle reti, Aziende ospedaliere, le Asl, Aziende Ospedaliere Universitarie, Irccs, Hospice, Strutture private accreditate. Mentre le figure professionali in prima fila nella rete sono Oncologi, Anatomopatologi, Chirurghi e/o specialisti d’organo, Coordinatore, Direttore, Farmacisti, Fisioterapisti e/o riabilitatori, Genetisti, Infermieri, Medici di medicina generale e Pediatri di libera scelta, Medici specializzati in cure palliative, Nutrizionisti, Psicologi, Radioterapisti.

Sul fronte della continuità delle cure in 16 Regioni sono attuati specifici percorsi assistenziali, in grado di garantire la continuità assistenziale per i pazienti all’interno della Ror anche in collegamento con il Mmg e i servizi socio-sanitari del territorio, che afferiscono al dipartimento oncologico intra-aziendale.

Tredici Regioni hanno formalizzato le modalità di integrazione operativa e informativa tra attività ospedaliere e attività territoriali sanitarie, socio-sanitarie (residenzialità, semiresidenzialità, domiciliarità) e di integrazione con attività degli ambiti sociali; sono poi previsti accordi o contratti che garantiscano l’integrazione inter-istituzionale (in particolare per l’alta specializzazione/complessità) in 14 Regioni.

E ancora, 14 Regioni fanno uso del fascicolo elettronico, e tracciano il percorso di cura del paziente oncologico preso in carico dalla rete, attraverso le cartelle cliniche. Sono sedici le Regioni che hanno definito criteri, protocolli, Pdta, linee guida e procedure basati sulle evidenze scientifiche, per l’appropriata presa in carico dei pazienti in maniera omogenea tra tutte le strutture della Ror (anche per patologie rare o particolarmente complesse). Tuttavia, non mancano Regioni che non hanno previsto dei Pdta o linee giuda formalizzate a livello regionali.

In otto Regioni (Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana e Campania) la costituzione della Ror prevede modalità formalizzate di finanziamento ad hoc, di individuazione di un responsabile o di una struttura responsabile del finanziamento, della gestione dei finanziamenti e di monitoraggio del loro utilizzo, anche con un piano economico-finanziario che assicuri la sostenibilità delle strategie di continuità operativa. (E. M.)

È documentata la presenza delle associazioni di pazienti nelle reti oncologiche in 18 regioni, ma vi è evidenza di una reale partecipazione ai livelli organizzativi solo in 12.

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