23 minute read

ECM

Questo articolo dà la possibilità agli iscritti all’Ordine di acquisire 3 crediti ECM FAD attraverso l’area riservata del sito internet www.onb.it.

Il consumo del suolo

Sempre maggior rilevanza è assegnata a tale problematica. Di seguito la sintesi di tale rapporto che permetta una più veloce e facile comprensione del fenomeno del consumo del suolo

di Giuseppe La Gioia*

Sempre maggiore attenzione è riservata alla problematicità della trasformazione del suolo. Il 2020 vede la pubblicazione in Italia della settima edizione del Rapporto su “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2020” (Munafò, 2020). Il Rapporto è a cura del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), che riunisce le 21 Agenzie Regionali (ARPA) e Provinciali (APPA), oltre a ISPRA.

Il presente documento vuole essere una estrema sintesi di tale rapporto - anche se integrata con alcuni dati presi da altra bibliografia (soprattutto i precedenti report di ISPRA, 2016 e 2017) - che permetta una più veloce e facile comprensione del fenomeno del consumo del suolo.

L’importanza di questa tematica è stata amplificata, soprattutto nell’opinione pubblica, a causa delle restrizioni dovute al COVID-19 che hanno influenzato il modo di vivere le città e gli spazi urbani di prossimità e hanno ulteriormente evidenziato le problematicità inerenti l’ambiente naturale: cambiamenti climatici, dissesto idrogeologico, inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, degrado del territorio, del paesaggio e dell’ecosistema.

Cosa è il suolo?

Il suolo è lo strato superiore della crosta terrestre; è costituito da elementi inorganici (componenti minerali, acqua e aria) e biologici (materia organica e organismi viventi) e ospita gran parte della biosfera e rappresenta l’interfaccia tra terra, aria e acqua.

È ormai universalmente riconosciuto che un suolo di buona qualità è in grado di esplicitare corret-

* Biologo ambientale. tamente le proprie funzioni garantendo la fornitura di peculiari servizi ecosistemici, che si suddividono, secondo la più recente classificazione CICES (www. cices.eu), in: - servizi di approvvigionamento (prodotti alimentari e biomassa, materie prime, etc.); - servizi di regolazione e mantenimento (regolazione del clima, cattura e stoccaggio del carbonio, controllo dell’erosione e dei nutrienti, regolazione della qualità dell’acqua, protezione e mitigazione dei fenomeni idrologici estremi, riserva genetica, conservazione della biodiversità e della produttività dell’ecosistema, etc.); - servizi culturali (servizi ricreativi e culturali, funzioni etiche e spirituali, paesaggio, patrimonio naturale, etc.).

Il suolo, però, non solo è una risorsa limitata, ma a causa dei suoi lunghissimi tempi di formazione, può essere considerata sostanzialmente non rinnovabile e, purtroppo, nonostante la sua resilienza, può essere distrutto fisicamente in tempi molto brevi o alterato chimicamente e biologicamente sino alla perdita delle proprie funzioni.

Per le ragioni sopra esposte, il suolo naturale, come tutte le risorse naturali, deve essere tutelato e preservato per le generazioni future (Parlamento europeo e Consiglio, 2013).

Quali sono le minacce del suolo?

Il fenomeno del consumo del suolo si riferisce a un incremento della copertura artificiale di terreno, legato alle dinamiche insediative e infrastrutturali, prevalentemente dovuto alla costruzione di nuovi edifici, fabbricati e insediamenti, all’espansione delle città, alla densificazione (intesa come una nuova copertura artificiale del suolo all’interno di un’area urbana) o all’infrastrutturazione del territorio.

Un’altra grave minaccia per il suolo è il degrado

Figura 1. Un esempio di consumo di suolo a Barberino del Mugello (Firenze) per la realizzazione di una nuova area di servizio autostradale.

Figura 2. Un esempio di consumo di suolo nel comune di Casirate d’Adda (Bergamo), per la realizzazione di una struttura industriale-commerciale.

che porta alla riduzione o perdita di produttività biologica o economica, di cui la desertificazione è il livello estremo.

Cosa è il consumo del suolo?

Il consumo di suolo è definito come una variazione, di natura antropogenica, da una copertura non artificiale, ovvero suolo non consumato, a una copertura artificiale del suolo, ovvero suolo consumato (come ad esempio nelle Figure 1 e 2).

La forma più evidente e diffusa di copertura artificiale è l’impermeabilizzazione del suolo, ovvero la copertura permanente di parte del terreno e del relativo suolo con materiali artificiali (quali asfalto o calcestruzzo) per la costruzione di edifici e strade. Altre forme di degrado del suolo sono rappresentate, per esempio, dalla perdita totale della “risorsa suolo” attraverso la rimozione per escavazione (comprese le attività estrattive a cielo aperto), alla perdita parziale della funzionalità della risorsa a causa di fenomeni quali la compattazione (es. aree non asfaltate adibite a parcheggio).

Appare evidente, quindi, che il consumo di suolo può essere permanente o reversibile. È quindi opportuno definire anche il consumo di suolo netto che è valutato attraverso il bilancio tra il consumo di suolo e l’aumento di superfici agricole, naturali e seminaturali dovuto a interventi di recupero, demolizione, de-impermeabilizzazione, rinaturalizzazione o altro (Commissione Europea, 2012). È utile però sottolineare che anche il consumo reversibile inibisce alcuni servizi ecosistemici cruciali, e che va sempre considerata la perdita di funzioni per tutto il periodo che intercorre prima dell’effettivo e completo recupero.

Nelle aree consumate rientrano anche quelle in ambiti rurali e naturali ma non le aree aperte naturali e seminaturali in ambito urbano, indipendentemente dalla loro destinazione d’uso (Commissione Europea, 2013). Per questo motivo, anche la densificazione urbana, ovvero la copertura artificiale del suolo all’interno di un’area urbana, dovrebbe essere considerata consumo di suolo.

Le attuali più frequenti cause di cambiamenti sono la realizzazione di infrastrutture (in particolare nel Nord), edificazioni e cantieri (in particolare aree del commercio), edificazione dispersa, densificazione urbana e serre permanenti (in particolare nel Sud), mentre la realizzazione di campi fotovoltaici subisce andamenti temporali e territoriali legati agli iter autorizzativi e di finanziamento.

Analizzando i cambiamenti nelle principali aree urbane in un periodo più lungo (dal 2006 al 2012), si conferma che il fenomeno della densificazione delle aree urbane è significativo (22,3% dei cambiamenti), insieme alla realizzazione di nuove aree industriali e commerciali (27,9%) e a nuove aree urbane a bassa densità (23,1%), che comprendono anche le strade locali e urbane, a cui aggiungere un altro 2,5% di altre infrastrutture (Figura 3). L’espansione urbana di tipo denso riguarda solo lo 0,1% dei cambiamenti.

Figura 3. Consumo percentuale di suolo dal 2006 al 2012.

Nuovi cantieri (12,9%), attività estrattive e discariche (7,1%), parchi sportivi e di divertimento (2,4%) e nuove aree verdi (1,7%) completano il quadro delle trasformazioni.

Il consumo del suolo non deve essere confuso con l’uso del suolo (Land Use) che rappresenta come il suolo venga impiegato in attività antropiche e quindi descrive le interazioni tra l’uomo e il suolo. La tematica dell’uso del suolo è trattata dalla Direttiva 2007/2/ CE che istituisce l’Infrastruttura per l’informazione territoriale nell’Unione europea (Inspire) e fornisce una classificazione del territorio in base alla dimensione funzionale o alla destinazione socioeconomica, presenti e programmate per il futuro.

Quali sono gli impatti?

L’artificializzazione dei suolo provoca i diversi effetti negativi a carico della società e dell’ambiente. Si può ricordare la frammentazione dell’ecosistema con conseguenze su flora/fauna, ecosistemi, assetto idrogeologico e l’alterazione del paesaggio, ovvero la modifica in senso socio-culturale della percezione umana e dell’identità culturale. La frammentazione porta, inoltre, alla creazione di aree isolate e/o emarginate con conseguente ulteriore depauperamento del valore intrinseco, ma anche l’aumento dei costi di urbanizzazione e fornitura dei servizi.

L’impermeabilizzazione è probabilmente la trasformazione più impattante sul suolo e comporta un rischio accresciuto di inondazioni, contribuisce ai cambiamenti climatici, minaccia la biodiversità, provoca la perdita di terreni agricoli fertili e aree naturali e seminaturali, contribuisce insieme alla diffusione urbana alla progressiva e sistematica distruzione del paesaggio, soprattutto rurale e alla perdita delle capacità di regolazione dei cicli naturali e di mitigazione degli effetti termici locali, nonché ne impedisce la funzione sociale (Commissione Europea, 2012).

Il consumo di suolo ha un impatto su un insieme di servizi e funzioni ecosistemici che sono fondamentali per il nostro benessere (Commissione Europea, 2013). La perdita del flusso annuale di servizi ecosistemici, calcolata dal 2012 al 2019, varia da 2,5 a 3 miliardi di Euro all’anno; nello stesso periodo si è perso uno stock valutato tra 7 e 8 miliardi di Euro.

Anche la frammentazione del territorio - il processo di trasformazione di patch di territorio di grandi dimensioni in parti di territorio di minor estensione e più isolate - è principalmente il risultato dei fenomeni di espansione urbana, che si attuano secondo forme diverse più o meno sostenibili, e dello sviluppo della rete infrastrutturale, volta a migliorare il collegamento delle aree urbanizzate mediante opere lineari quali strade e ferrovie. L’espansione urbana in crescita e la costruzione di nuove infrastrutture di trasporto si riflette in un incremento della frammentazione del territorio e in particolare degli habitat con conseguente riduzione della connettività ecologica che è espressione di funzionalità degli ecosistemi.

Come è monitorato il consumo di suolo?

In Italia il SNPA attualmente effettua il monitoraggio del consumo di suolo attraverso la produzione di una cartografia nazionale su base raster (griglia regolare) di 10x10m, prodotto secondo un sistema di classificazione il cui primo livello suddivide l’intero territorio in suolo consumato e suolo non consumato. Le elaborazioni annuali seguono una metodologia omogenea e prevedono un processo con le seguenti fasi: - acquisizione dei dati di input (immagini Sentinel 1 e 2, altre immagini satellitari disponibili, dati ancillari); - preprocessamento dei dati; - classificazione semi-automatica della serie temporale completa dell’anno in corso e dell’anno precedente di Sentinel 1 e 2; - produzione di una cartografia preliminare; - fotointerpretazione multitemporale completa dell’intero territorio ed editing a scala di dettaglio (≥1:5.000); - revisione della serie storica; - rasterizzazione; - validazione; - mosaicatura nazionale e riproiezione in un sistema equivalente; - elaborazione e restituzione di dati e indicatori.

Figura 4. Consumo percentuale di suolo a livello provinciale e comunale (2019). Figura 5. Suolo consumato pro capite a livello provinciale.

Figura 6. Copertura delle classi di frammentazione (%) nel 2019.

Figura 7. Indice di frammentazione (effective mesh density) su griglia regolare a 1 kmq nel 2019. Valori più bassi dell’indice identificano livelli di frammentazione minori.

Le attività di monitoraggio sfruttano le potenzialità del programma Copernicus che raccoglie informazioni da molteplici fonti (satelliti e sensori di terra, di mare ed aviotrasportati).

Le superfici artificiali vengono rilevate solo se di estensione tale da coprire più del 50% della cella di 10x10m. Sono, quindi, esclusi molti elementi lineari di spessore limitato, come le infrastrutture minori in contesto agricolo o naturale. Tale sistema di classificazione, inoltre, diversamente da quanto si faceva in precedenza, non considera più come consumo le serre permanenti, escluse quelle pavimentate (dove rilevabili) e, in generale, le aree dove gli interventi connessi con la conduzione dell’attività agricola assicurino condizioni di naturalità del suolo; sono inoltre esclusi i corpi idrici artificiali (ma non le cave in falda), i ponti e le gallerie. Il sistema di classificazione prevede che il consumo di suolo sia suddiviso in due categorie principali, permanente e reversibile, a loro volta suddivise in numerose sotto-categorie (Tabella 1).

La situazione attuale

In Europa, l’Italia si posiziona tra le nazioni con la maggior percentuale di superficie disturbata, subito dietro a Danimarca e Germania. È questo un indicatore di quanto il processo di dispersione insediativa abbia ormai invaso ampie porzioni del nostro territorio, causando una frammentazione degli habitat naturali, del territorio e del paesaggio.

A livello nazionale, la trasformazione del paesaggio italiano, dal dopoguerra ad oggi, ha avuto sempre maggiore peso, dovuto a diversi fattori, tra i quali: la ricostruzione post-bellica, il boom demografico, la grande infrastrutturazione del Paese, che hanno portato all’aumento della domanda di superfici atte a realizzarvi edifici abitativi, industriali e commerciali, nonché la necessaria rete di infrastrutture che le collegasse, particolarmente accelerata anche dalla motorizzazione di massa.

Il consumo di suolo è passato dal 2,7% stimato per gli anni ’50 al 7,1% del 2019, con un incremento di oltre 4 punti percentuali e una crescita percentuale più del 180%. In termini assoluti, il consumo di suolo ha intaccato ormai 21.398 kmq del nostro territorio a cui se ne devono aggiungere altri 1.351 per altre coperture non inquadrabili in quelle censibili e per aree di dimensione ridotta. Le aree più colpite risultano essere le pianure del Settentrione, dell’asse toscano tra Firenze e Pisa, del Lazio, della Campania e del Salento, le principali aree metropolitane, delle fasce costiere, in particolare di quelle adriatica, ligure, campana e siciliana (Figura 4).

Nel 2019 la media nazionale di suolo con-

Tabella 2. Stime del suolo consumato in anni passati (ISPRA, 2016).

Tabella 3. Stime del suolo consumato in anni passati.

Tabella 4. Velocità del consumo di suolo annuale netto.

Tabella 5. Consumo di solo pro capite (mq/abitanti).

sumato è pari al 7,10%: in 13 regioni viene superato il 5% di consumo di suolo, con il valore percentuale più elevato in Lombardia, Veneto e Campania (oltre il 10%), seguono Emilia-Romagna, Puglia, Lazio, Friuli Venezia Giulia e Liguria, con valori compresi tra il 7 e il 9%; la Valle d’Aosta è la regione con il valore più basso, pari a poco più del 2%.

L’incremento netto rispetto all’anno precedente è di 1.72 mq/ha a livello nazionale, con Veneto, Puglia, Lombardia e Sicilia che presentano i valori maggiori, rispettivamente pari a 4,28, 3,23, 2,69 e 2,38.

Il consumo del suolo pro capite, calcolato come rapporto tra suolo consumato e numero di abitanti è di 355 mq/abitanti nel 2019 (Figura 5). Basilicata, Veneto, Abruzzo e Puglia sono le quattro regioni che presentano valori di crescita del rapporto consumo di suolo annuale/abitanti rispetto al 2018 vicini al doppio del dato nazionale che è pari a 0,86 mq/abitanti.

Rispetto al 2012, la frammentazione del territorio calcolata per il 2019 - valutata con un indice (effective mesh density) che rappresenta la densità delle patch territoriali (mesh) dove i valori più bassi dell’indice identificano livelli di frammentazione minori - ha subito un incremento di circa 2 punti per le zone già a elevata o molto elevata frammentazione, compensato dal decremento delle aree a bassa frammentazione; la percentuale delle zone a media frammentazione è sostanzialmente rimasta invariata (Figure 6 e 7).

L’evoluzione

In Italia lo studio dell’andamento del consumo di suolo è stato sviluppato recentemente ed è permesso dalle recenti tecniche GIS di elaborazione degli strati informativi sull’uso del suolo. Non si dispone, quindi, di serie temporali molto lunghe e dettagliate, ciononostante è possibile avere una idea chiara del fenomeno degli ultimi anni che ci fornisce bene anche il trend recente anche perché è stato possibile effettuare delle stime anche per anni passati (Tabella 2).

Dal 2019 la metodica di calcolo di suolo consumato è leggermente cambiata e ha portato ad una correzione del valore del 2015 che nella Tabella 3 viene confrontato con gli anni seguenti. Il trend non sembra cambiare negli anni successi, con una incremento di suolo consumato netto superiore a 50 kmq che nel 2019 è stato di 57,5 kmq pur a fronte di un incremento della riconversione di suolo consumato a non consumato di 5,6 kmq. Inoltre, altri 8,6 kmq di suolo consumato sono passati nel 2019 da reversibile a permanente, con una impermeabilizzazione complessiva salita di ulteriori 22,1 kmq.

Dopo aver toccato anche gli 8 metri quadrati al secondo degli anni 2000, il rallentamento (tra i 6 e i 7 metri quadrati al secondo) iniziato nel periodo 20082013 (ISPRA, 2017) si è consolidato negli ultimi anni poco sotto i 2mq/secondo (Tabella 4); ma il consumo di suolo continua a crescere.

Il consumo di suolo nelle zone periurbane e urbane a bassa densità a scapito delle aree agricole e naturali è un fenomeno confermato anche dai dati più recenti; tali aree vedono un continuo e significativo incremento delle superfici artificiali, sia per un aumento della densità del costruito, sia per la maggiore frammentazione e artificializzazione delle aree limitrofe a causa

Figura 9. Localizzazione dei principali cambiamenti avvenuti nel periodo 2018-2019. Figura 11. Percentuale di suolo consumato nel 2019, diviso per classe di distanza dalla costa.

Figura 12. Percentuale di suolo consumato nazionale (2019) in funzione della distanza dalla linea di costa.

della maggiore accessibilità. Tali processi riguardano soprattutto le aree costiere mediterranee e le aree di pianura, mentre al contempo, soprattutto in aree marginali, si assiste all’abbandono delle terre e alla frammentazione delle aree naturali.

Il consumo di suolo, con le sue conseguenze, rallenta ma non accenna a fermarsi. Il rallentamento, pur non sufficiente, della sua velocità, dovuto alla crisi economica degli ultimi anni, rende evidente che non vi sono ancora strumenti efficaci per il governo del consumo di suolo e ciò rappresenta un grave vulnus in vista della auspicata ripresa economica, che non dovrà assolutamente accompagnarsi ad una ripresa della artificializzazione del suolo che i fragili territori italiani non possono più permettersi.

Il consumo del suolo pro capite, calcolato come rapporto tra suolo consumato e numero di abitanti nel 2019 è leggermente superiore agli anni precedenti (Tabella 5).

Dove si sono verificati i principali cambiamenti?

Al livello nazionale, negli ultimi anni, ben oltre la metà dei cambiamenti sono avvenuti in un contesto a media o bassa densità di aree artificiali (aree urbane e periurbane a media e bassa densità) (Figura 8); questa situazione mette in luce la rilevanza delle aree urbane a media e bassa densità come quelle maggiormente a rischio per il fenomeno del consumo di suolo, probabilmente a causa della maggiore facilità di trasfor-

Figura 14. Superficie del territorio impattata direttamente o indirettamente (a distanza di 60 metri) dal suolo consumato a livello regionale al 2019.

mazione delle aree scoperte rimaste incluse nelle aree urbanizzate o intercluse tra gli assi infrastrutturali.

Un quadro riassuntivo della distribuzione dei principali cambiamenti avvenuti nel periodo 2019-2020 è evidente nella Figura 9 e si concentrano in alcune aree del Paese, rimanendo particolarmente ele-vati in Veneto, in Lombardia e nelle pianure del Nord, lungo le coste siciliane e della Puglia meridionale e nell’area metropolitana di Roma, mentre gradi elevati di trasformazione permangono lungo quasi tutta la costa adriatica.

La maggiore densità di trasformazione è stata riscontrata nelle aree costiere, nelle pianure, nelle zone periurbane delle città più grandi.

Il suolo consumato, come prevedibile, è maggiore nelle aree pianeggianti e nella fascia altimetrica da 0 a 300 m di quota dove la percentuale raggiunge il valore di 11,3; nella fascia 300 - 600 m la percentuale scende a 5,4 e, infine, oltre i 600 m raggiunge il valore di 2,1 (Figura 10). Anche la differenza tra il 2019 e l’anno precedente mostra la stessa dinamica sia in termini di estensione(ha) che di densità (mq/ha) e percentuale.

I valori percentuali del suolo consumato crescono avvicinandosi alla costa e, infatti, a livello nazionale quasi un quarto (22,8%) della fascia compresa entro i 300 metri dal mare è ormai consumato (Figure 11 e 12). Liguria e Marche soffrono una percentuale doppia di quella media nazionale, seguite da Abruzzo, Emilia Romagna e Campania in cui la percentuale è superiore al 33%.

La superficie potenzialmente impattata dalla presenza di coperture artificiali, considerando il territorio ricadente entro una distanza di 60, 100 e 200 metri dalle aree consumate, è risultata essere nel 2019 rispettivamente pari a 38,8, 51,9 e 71,2% della superficie nazionale (Figure 13 e 14).

Le politiche di tutela

Già dal 2002 l’Unione Europea pone l’attenzione sia sui fenomeni di diffusione delle aree urbane, il cosiddetto urban sprawl (European Environment Agency, 2002) che evidenzialo scollamento tra crescita della popolazione e crescita dell’urbanizzazione sia sull’importanza del suolo come risorsa vitale con la “Comunicazione” dal titolo “Verso una strategia tematica per la protezione del suolo” (Commissione Europea, 2002) in cui si evidenziava la natura non rinnovabile del suolo, sottoposta a crescenti pressioni. Da allora si sono susseguite ulteriori prese di posizione a favore del suolo.

Oggi l’Europa e le Nazioni Unite ci richiamano alla tutela del suolo, del patrimonio ambientale, del paesaggio, al riconoscimento del valore del capitale naturale attraverso il raggiungimento di alcuni obiettivi: - l’azzeramento del consumo di suolo netto entro il 2050 (Parlamento europeo e Consiglio, 2013); - la protezione adeguata del suolo anche con l’adozione di obiettivi relativi al suolo in quanto risorsa essenziale del capitale naturale entro il 2020 (Parlamento europeo e Consiglio, 2013); - l’allineamento del consumo alla crescita demografica reale entro il 2030 (UN, 2015); - il bilancio non negativo del degrado del territorio entro il 2030 (UN, 2015).

Per raggiungere tali obbiettivi occorre: 1. evitare e limitare, prioritariamente, la trasformazione di aree agricole e naturali; 2. mitigare e ridurre gli effetti negativi dell’impermeabilizzazione del suolo; 3. infine, solo se gli interventi dovessero risultare assolutamente inevitabili, compensarli attraverso altri interventi quali la rinaturalizzazione di una superficie con qualità e funzione ecologica equivalente.

Ciononostante le politiche, a livello europeo, rimangono ancora oggi piuttosto lacunose anche se il Green Deal include misure per la protezione del suolo e il ripristino dei suoli degradati, in particolare la strategia per la biodiversità dell’Unione europea per il 2030 e il piano d’azione per l’inquinamento zero dell’aria, dell’acqua e del suolo.

Figura 15. Scenari di consumo del suolo in Italia (kmq di suolo consumato a livello nazionale al 2050).

Gli obbiettivi di riduzione del consumo del suolo sono fondamentali specialmente per l’Italia, alla luce delle particolari condizioni di fragilità e di criticità del nostro territorio, sebbene manchi ancora una legge fondamentale per la tutela dell’ambiente, del territorio e del paesaggio italiano.

Gli scenari futuri

L’Unione Europea chiede di raggiungere entro il 2050 l’azzeramento del consumo di suolo netto: significa evitare l’impermeabilizzazione di aree agricole e di aree aperte e, per la componente residua non evitabile, compensarla attraverso la rinaturalizzazione di un’area di estensione uguale o superiore, che possa essere in grado di tornare a fornire i servizi ecosistemici forniti da suoli naturali (Commissione Europea, 2016). Se la velocità di trasformazione dovesse confermarsi pari a quella attuale nei prossimi anni si stima il nuovo consumo di suolo in 1.556 km2 tra il 2020 e il 2050, se invece si dovesse tornare alla velocità massima registrata negli anni 2000, si arriverebbe quasi a 8.000 km2 (Figura 15); nel caso in cui si attuasse una progressiva riduzione della velocità di trasformazione, ipotizzata nel 15% ogni triennio, si avrebbe un incremento delle aree artificiali di 721 km2 prima dell’azzeramento al 2050.

Gli scenari non sono, pertanto, ottimistici soprattutto per l’Italia dove le numerose proposte di legge non sono mai approdate ad un risultato finale e la tutela del suolo è lasciata a norme e regolamenti regionali e locali non coordinati.

Bibliografia

- Commissione Europea (2012), Orientamenti in materia di buone pratiche per limitare, mitigare e compensare l’impermeabilizzazione del suolo. Bruxelles, 15.5.2012, SWD (2012) 101. - Commissione Europea (2013), Superfici impermeabili, costi nascosti. Alla ricerca di alternative all’occupazione e all’impermeabilizzazione dei suoli. Lussemburgo. - Commissione Europea (2016), Future Brief: No net land take by 2050? April 2016. - European Environment Agency (2002). Environment signals 2002. Benchmarking the millennium. Environmental assessment report, no. 9. - [https://www.eea.europa.eu/publications/environmental_assessment_report_2002_9, accesso del 4.03.21] ISPRA (2016), Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici - Edizione 2016. Rapporti 248/2016. - ISPRA (2017), Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici - Edizione 2017. Rapporti 266/2017. - Munafò M. (a cura di) (2020). Consumo di suolo, dina-miche territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2020. Report SNPA 15/20. - Parlamento europeo e Consiglio (2013), Decisione n. 1386/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 novembre 2013 su un programma generale di azione dell’Unione in materia di ambiente fino al 2020 «Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta», GUUE, L 354, 28.12.2013: 171-200. - UN (2015), Transforming our World: The 2030 Agenda for Sustainable Development, A/RES/70/1, United Nations.

Giornale dei Biologi

Anno IV - N. 4 aprile 2021

Edizione mensile di AgONB (Agenzia di stampa dell’Ordine Nazionale dei Biologi) Testata registrata al n. 52/2016 del Tribunale di Roma Diffusione: www.onb.it

Direttore responsabile: Claudia Tancioni Redazione: Ufficio stampa dell’Onb

Giornale dei Biologi

Edizione mensile di AgONB, Agenzia di stampa dell’Ordine Nazionale dei Biologi. Registrazione n. 52/2016 al Tribunale di Roma. Direttore responsabile: Claudia Tancioni. ISSN 2704-9132

L’ITALIA RIAPRE CON PRUDENZA

Draghi: “Rischio ragionato”. Diminuiscono i contagi e i ricoveri. Accelerano le vaccinazioni monitorando la variante indiana

www.onb.it

Aprile 2021 Anno IV - N. 4 Hanno collaborato: Valentina Arcovio, Barbara Ciardullo, Carla Cimmino, Rino Dazzo, Claudia Dello Iacovo, Chiara Di Martino, Domenico Esposito, Felicia Frisi, Elisabetta Gramolini, Giuseppe La Gioia, Sara Lorusso, Biancamaria Mancini, Marco Modugno, Emilia Monti, Michelangelo Ottaviano, Gianpaolo Palazzo, Antonino Palumbo, Stefania Papa, Carmen Paradiso, Emanuele Rondina, Giuliano Russini, Pasquale Santilio, Pietro Sapia, Giacomo Talignani, Daniele Tedeschi.

Progetto grafico e impaginazione: Ufficio stampa dell’ONB. Questo magazine digitale è scaricabile on-line dal sito internet www.onb.it edito dall’Ordine Nazionale dei Biologi. Questo numero de “Il Giornale dei Biologi” è stato chiuso in redazione mercoledì 28 aprile 2021.

Contatti: +39 0657090205, +39 0657090225, ufficiostampa@onb.it. Per la pubblicità, scrivere all’indirizzo protocollo@peconb.it.

Gli articoli e le note firmate esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano l’Ordine né la redazione.

Immagine di copertina: © Drazen Zigic/www.shutterstock.com

Informazioni per gli iscritti

Si informano gli iscritti che gli uffici dell’Ordine Nazionale dei Biologi forniranno informazioni telefoniche di carattere generale nei seguenti orari: dal lunedì al venerdì dalle ore 9:00 alle ore 13:00.

Tutte le comunicazioni dovranno pervenire tramite posta (presso Ordine Nazionale dei Biologi, via Icilio 7, 00153 Roma) o all’indirizzo protocollo@peconb.it, indicando nell’oggetto l’ufficio a cui la comunicazione è destinata.

In applicazione delle disposizioni in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 è possibile recarsi presso le sedi dell’Ordine Nazionale dei Biologi previo appuntamento e soltanto qualora non sia possibile ricevere assistenza telematica.

L’appuntamento va concordato con l’ufficio interessato tramite mail o telefono.

UFFICIO TELEFONO

Centralino 06 57090 200 Anagrafe e area riservata 06 57090 237 - 06 57090 241 Ufficio ragioneria 06 57090 220 - 06 57090 222 Iscrizioni e passaggi 06 57090 210 - 06 57090 223 Ufficio competenze 06 57090 202 ed assistenza 06 57090 214 Quote e cancellazioni 06 57090 216 - 06 57090 217 Ufficio formazione 06 57090 207 - 06 57090 239 Ufficio stampa 06 57090 205 - 06 57090 225 Ufficio abusivismo 06 57090 288 Ufficio legale protocollo@peconb.it Consulenza fiscale consulenzafiscale@onb.it Consulenza privacy consulenzaprivacy@onb.it Consulenza lavoro consulenzalavoro@onb.it Ufficio CED 06 57090 230 - 06 57090 231 Presidenza e Segreteria 06 57090 227 Organi collegiali 06 57090 229

CONSIGLIO DELL’ORDINE NAZIONALE DEI BIOLOGI

Vincenzo D’Anna – Presidente E-mail: presidenza@peconb.it

Pietro Miraglia – Vicepresidente E-mail: analisidelta@gmail.com

Pietro Sapia – Consigliere Tesoriere E-mail: p.sapia@onb.it

Duilio Lamberti – Consigliere Segretario E-mail: d.lamberti@onb.it

Gennaro Breglia

E-mail: g.breglia@onb.it

Claudia Dello Iacovo

E-mail: c.delloiacovo@onb.it

Stefania Papa

E-mail: s.papa@onb.it

Franco Scicchitano

E-mail: f.scicchitano@onb.it

Alberto Spanò

E-mail: a.spano@onb.it

CONSIGLIO NAZIONALE DEI BIOLOGI

Maurizio Durini – Presidente Andrea Iuliano – Vicepresidente Luigi Grillo – Consigliere Tesoriere Stefania Inguscio – Consigliere Segretario Raffaele Aiello Sara Botti Laurie Lynn Carelli Vincenzo Cosimato Giuseppe Crescente Paolo Francesco Davassi Immacolata Di Biase Federico Li Causi Andrea Morello Marco Rufolo Erminio Torresani

This article is from: