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Covid, cresce l’indice Rt. Spinta ai vaccini
COVID, CRESCE L’INDICE RT SERVE SPINTA AI VACCINI
Per il ministro della Salute, Roberto Speranza, bisogna accelerare il piano strategico vaccinale con il progressivo aumento della consegna delle dosi
di Emilia Monti
Davanti alla nuova e preoccupante crescita dell’indice Rt è necessario accelerare la campagna vaccinale. Un risultato possibile per il ministro della Salute, Roberto Speranza, anche perché «con il progressivo aumento della consegna delle dosi potremo accelerare l’attuazione del piano strategico vaccinale portato qui in Parlamento il 2 dicembre e anche la sua successiva integrazione passata in Conferenza Stato-Regioni il 3 febbraio».
Il ministro, nella sua informativa al Parlamento sulle nuove misure anti Covid, sottolinea che «fra gli obiettivi strategici ai quali lavoriamo, in un rapporto quotidiano molto stretto con tutte le realtà italiane e con la struttura del Commissario all’emergenza, c’è innanzitutto la necessità di ultimare il più rapidamente possibile la prima fase della nostra campagna vaccinale per mettere in sicurezza tutto il nostro personale socio-sanitario, le rsa ed i cittadini italiani con più di ottant’anni. Sono le categorie più esposte, quelle che hanno pagato il prezzo più alto in termini di vite umane, nella prima e nella seconda ondata della pandemia. I primi segnali di immunità in queste categorie sono finalmente ben visibili e rappresentano un incoraggiante segnale di speranza per tutti noi». A livello nazionale la stima di prevalenza della cosiddetta variante inglese del virus Sars-CoV-2 è pari a 17,8%. Secondo i risultati preliminari della flash survey condotta dall’Iss e dal ministero della Salute nel nostro Paese, così come nel resto d’Europa (in Francia la prevalenza è del 20-25%, in Germania sopra il 20%), c’è una circolazione sostenuta della variante, che probabilmente è destinata a diventare quella prevalente nei prossimi mesi. La necessità di monitorarne attentamente la prevalenza deriva dalla sua
© Yuganov Konstantin/shutterstock.com
maggiore trasmissibilità rispetto al virus originale. Dallo studio emerge anche che un attento monitoraggio consentirebbe, assieme al rafforzamento delle misure di mitigazione, di contenere e arginare gli effetti della nuova variante mentre si prosegue con le vaccinazioni, che restano comunque efficaci anche contro il virus mutato.
Nei prossimi giorni l’indagine sarà ripetuta, per verificare la velocità di diffusione della nuova variante. Il virus muta continuamente e sono già state isolate centinaia di varianti, anche se la maggior parte di queste non cambia le caratteristiche del virus. La vigilanza deve restare alta però per individuare, come viene già fatto, quelle che potrebbero peggiorare la situazione in termini di trasmissibilità, sintomatologia o sensibilità nei confronti di vaccini e anticorpi, tenendo presente che questi ultimi possono essere comunque modificati per adeguarli alle versioni più pericolose.
«Diversi studi internazionali sembrano mostrare che soggetti che hanno avuto il covid da meno di sei mesi con una sola dose di vaccino ottengono gli stessi livelli anticorpali, se non maggiori, di chi riceve due dosi di vaccino. Quindi in questi soggetti potrebbe bastare una sola dose» spiega Fortunato D’Ancona dell’Istituto superiore di Sanità. «È chiaramente qualcosa su cui a livello scientifico si sta focalizzando l’attenzione per, sempre in sicurezza, ottimizzare l’uso delle dosi».
Il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe rileva nella settimana 17-23 febbraio, un incremento (rispetto ai sette giorni precedenti) dei nuovi casi (92.571 contro 84.272) a fronte di un numero stabile di decessi (2.177). In lieve riduzione i casi attualmente positivi, le persone in isolamento domiciliare e i ricoveri con sintomi, mentre risalgono le terapie intensive.
«Dopo quattro settimane di stabilità nel numero dei nuovi casi - afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe - si rileva un’inversione di tendenza con un incremento che sfiora il 10 per cento, segno della rapida diffusione di varianti più contagiose».
Rispetto alla settimana precedente, infatti, in 11 Regioni aumentano i casi attualmente positivi per 100mila abitanti, e in 10 Regioni sale l’incremento percentuale dei casi totali. Sul fronte ospedaliero, l’occupazione da parte di pazienti Covid supera in 4 Regioni la soglia del 40 per cento in area medica e in 8 Regioni quella del 30 per cento delle terapie intensive, che, a livello nazionale, dopo 5 settimane di calo fanno registrare un’inversione di tendenza. La progressiva diffusione della variante inglese sta determinando impennate di casi che richiedono un attento monitoraggio per identificare tempestivamente Comuni o Province dove attuare le zone rosse.
«Secondo le nostre analisi - spiega - l’incremento percentuale dei nuovi casi rispetto alla settimana precedente è l’indicatore più sensibile per identificare le numerose spie rosse che si accendono nelle diverse Regioni». In particolare, nella settimana 17-23 febbraio in ben 74/107 Province (68,5%) si registra un incremento percentuale dei nuovi casi rispetto alla settimana precedente, con valori che superano il 20% in 41 Province.
Roberto Speranza. “I primi segnali di immunità nelle categorie vaccinate sono finalmente ben visibili e rappresentano un incoraggiante segnale di speranza per tutti noi”.