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Bellezza a base d’uva

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BELLEZZA A BASE DI UVA

Il progetto Bestmedgrape, che vede coinvolti 5 Paesi del bacino Euro-Mediterraneo, è guidato dall’Università di Cagliari e ha come scopo il recupero e il riutilizzo degli scarti della macerazione delle uve per la produzione di prodotti cosmeceutici e nutraceutici nanoformulati

Non si ottiene solo vino, ma anche nanoformulati cosmeceutici e nutraceutici di alta qualità. “Merito” degli scarti provenienti dalla macerazione delle uve. Si tratta di un progetto guidato dall’Università di Cagliari denominato “Bestmedgrape” (New Business opportunities & Environmental suSTainability using MED GRAPE nanotechnological products, finanziato dal programma ENI CBC Bacino del Mediterraneo 2014 - 2020) che coinvolge Italia, Francia, Tunisia, Libano e Giordania, una decisa spinta per far affermare l’economia circolare, unendo università e aziende locali presenti nel bacino Euro - Mediterraneo. Gambi, bucce e semi d’uva sono, quindi, una miniera per il gruppo di ricercatori coordinati da Gianluigi Bacchetta. La responsabile scientifica, Maria Manconi spiega: «Siamo in grado di preparare prodotti nutraceutici e cosmeceutici, cioè prodotti da assumere per via orale oppure da applicare sulla pelle che fanno bene alla nostra salute e proteggono l’organismo dallo stress ossidativo». Al centro del progetto la vite, una pianta con liane perenni legnose e rampicanti, fornite di cirri; ha foglie intere, più o meno palmatolobate, piccoli fiori riuniti in infiorescenze a pannocchia, frutti a bacca, gli acini, riuniti in infruttescenze, i cosiddetti “grappoli d’uva”. Viene coltivata in tutta l’area del Mar Mediterraneo, con un notevole potenziale commerciale ancora non del tutto utilizzato.

Grazie all’esperienza dei partner, il progetto punta a favorire il trasferimento tecnologico dei risultati provenienti dalla ricerca, sui possibili utilizzi dei sottoprodotti di vinificazione e aiutare la nascita di nuove start up o il rafforzamento di imprese già sul mercato. I probabili nuovi imprenditori potranno sviluppare competenze utili a: integrare la conoscenza manageriale e scientifica; accrescere la capacità di problem solving e gestionali, legate soprattutto al lavoro in gruppo; analizzare le opportunità imprenditoriali e di mercato collegate alle specifiche conoscenze scientifiche e tecnologiche del progetto; acquisire competenze relazionali e servirsi di strumenti innovativi per la presentazione delle idee, secondo standard affermati a livello internazionale (es. elevator pitch, un breve discorso utilizzato per catturare l’attenzione di vari interlocutori su un’idea di affari). Per portare avanti quanto appena detto, bisogna capire che gli avanzi di lavorazione del

vino, spesso ritenuti difficili da smaltire, se usati convenientemente hanno grandi risorse commerciali. «L’idea nasce dall’intuizione di voler utilizzare tutto ciò che si ottiene dalla raccolta dell’uva, - fanno sapere dalla Regione Sardegna, che nel progetto è autorità di gestione - ricca di polifenoli capaci di proteggere l’organismo dallo stress ossidativo grazie alle loro proprietà antitumorali, antinfiammatorie, antinfettive e antimicrobiche. Mediante l’utilizzo delle nanotecnologie è, infatti, possibile estrarre le componenti funzionali e trasformarle in bio-attivi per la realizzazione di integratori alimentari e prodotti cosmetici».

Lo scorso autunno c’è stato l’avvio dei primi laboratori per un progetto nato nel 2019, da terminare entro agosto del 2022, e che ha un investimento complessivo di 3,3 milioni di euro; 2,6 vengono dall’Unione europea (il 20% è, invece, a carico dei Governi nazionali).

Le nuove start up, collaborando con le aziende viti-vinicole del territorio (in Sardegna hanno aderito le cantine Argiolas, la Icnoderm e l’Istituto tecnico “Ottone Baccaredda”), ne salvano gli scarti e ripuliscono i terreni da sostanze potenzialmente nocive per i nuovi raccolti. «Il Mediterraneo - commenta il direttore tecnico di Argiolas, Mariano Murru eletto miglior enologo italiano dall’associazione Vinoway - è la culla della civiltà enoica del mondo. Uno dei motivi per cui abbiamo partecipato al progetto è proprio la possibilità di confrontarci con altre aziende del Mediterraneo, perché questo ci darà la possibilità di crescere entrambi scambiandoci informazioni, esperienze e tradizioni».

Gli scarti o vinacce vengono selezionati e coltivati nella Banca del Germoplasma presso l’Università degli Studi di Cagliari, in cui, contemporaneamente, le piante sono studiate per appurarne la vitalità e la resistenza agli stress ambientali. La divulgazione delle competenze tecnologiche per l’estrazione dei fitocompressi si realizza attraverso i living labs, organizzati dal Crea (il Centro Servizi di Ateneo per l’innovazione e l’imprenditorialità dell’Università di Cagliari) e dal Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche di Sassari): «Il tutto a beneficio di un sistema di economia circolare per i territori che - chiariscono dalla Regione - favorisce nuove realtà occupazionali e l’acquisizione di nuove competenze per quelle esistenti, grazie anche allo scambio di informazione scientifica tra tutti i soggetti coinvolti nei cinque Paesi del Mediterraneo che possono dialogare e scambiarsi informazioni e competenze tramite una piattaforma telematica istituita ad hoc». (G. P.).

L’idea nasce dall’intuizione di voler utilizzare tutto ciò che si ottiene dalla raccolta dell’uva ricca di polifenoli capaci di proteggere l’organismo dallo stress ossidativo grazie alle loro proprietà antitumorali, antinfiammatorie, antinfettive e antimicrobiche.

© Davide Catoni/shutterstock.com

Il progetto Bestmedgrape

Tra gli obiettivi del progetto ci sono pure la valorizzazione e conservazione della biodiversità locale, oltre alla riduzione dell’inquinamento ambientale. Attraverso il processo di estrazione di sostanze bioattive dalle vinacce, esse vengono impoverite proprio di quelle parti tossiche per i terreni, che limiterebbero anche i possibili processi biotecnologici, i quali permettono di ottenere biocombustibili. Si ha, dunque, da un lato un estratto con attività biologiche benefiche per l’organismo umano e dall’altro le vinacce, che possono essere usate come ammendanti agricoli o substrati in processi biochimici di trasformazione. Il loro riutilizzo come ammendanti ci dà la certezza di concludere positivamente il ciclo produttivo.

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