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Coronavirus: un gene salva-cellule
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Coronavirus: un gene salva-cellule L’Onb affronta il tema con genetisti ed immunoallergologi
L’ Oms qualche settimana fa aveva lanciato un allarme mondiale dicendo che il Coronavirus propagato in Cina costituiva una minaccia globale più terribile del terrorismo, mentre ieri l’ha derubricato a una semplice influenza da cui otto volte su dieci si guarisce spontaneamente. Una correzione di tiro in linea con quanto sostiene, da quando il virus è arrivato in Italia, Maria Rita Gismondo, virologa dell’Ospedale Sacco di Milano: «Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale, non è così», aggiungendo che l’influenza “normale” miete molte più vittime. Il mondo scientifico, in queste settimane, si è diviso sull’emergenza Coronavirus, ma lunedì sera a Porta a Porta autorevoli esponenti dell’Istituto Superiore di Sanità hanno puntualizzato che si muore non “per” il Coronavirus, ma “con” il Coronavirus, nel senso che la morte sopraggiunge solo in malati molto anziani con gravi patologie pregresse. Le statistiche, insomma, dicono che miete molto più vittime la normale influenza.
L’Ordine dei Biologi ha subito messo in campo tutte le sue competenze per affrontare l’emergenza, e dai suoi esperti è arrivata un’analisi molto accurata, e fortunatamente rassicurante, sulle possibili conseguenze del Coronavirus sulla popolazione italiana ed europea. Il presidente Vincenzo D’Anna ha voluto prima di tutto sottolineare l’importanza della statistica epidemiologica diffusa dall’Imperial College di Londra secondo cui nella città di Wuhan, epicentro dell’epidemia, i contagiati curati dal sistema sanitario locale sarebbero stati, finora, 80mila con una mortalità di poco inferiore al 3%. I contagiati totali, compresi cioè quelli che non si sono recati nei centri ospedalieri predisposti sul posto, sarebbero addirittura dieci volte maggiori: ovvero 800mila persone. Il che porterebbe la percentuale dei deceduti allo 0,3%. «Ben al di sotto, dunque – sottolinea D’Anna - della percentuale di vittime che si registra normalmente con l’influenza invernale. In questa ottica, di sicuro più razionale, l’epidemia viene derubricata al rango di virosi respiratoria, certo pericolosa, ma che nulla ha a che vedere con le pandemie del passato».
Ma il dato più tranquillizzante è un altro, e D’Anna ci tiene ad evidenziarlo: «Secondo gli studi illustrati dai nostri genetisti, la popolazione italiana - afferma - è per lo più immune dal punto di vista genotipico nei confronti del Coronavirus grazie alla presenza di un particolare gene che rende le nostre cellule inaccessibili, contrariamente ai cinesi del Sud i quali hanno un diverso polimorfismo che consente al virus di attaccarsi all’antigene di superficie e penetrare nelle cellule. Si tratta di elementi già noti alla comunità scientifica e descritti in una vasta bibliografia. Quindi si può affermare che il Coronavirus ha un indice di mortalità molto basso e che non attecchisce sulla popolazione europea, contrariamente a quella cinese del Sud. Per essere più chiaro: solo il 2-3% della popolazione italiana ha un genotipo ricettivo al virus, mentre a Wuhan e nella Cina meridionale la percentuale di sensibilità è del 70%. Questo spiega perché le popolazioni asiatiche sono più sensibili anche all’epatite C. Quindi - conclude D’Anna - si può ragionevolmente sostenere che il Coronavirus dà una spontanea guarigione nell’80% dei casi e per la parte rimanente si guarisce con le cure fino al 98%. Queste percentuali, peraltro, sono riferite a quella piccola parte di popolazione che possiede il polimorfismo 04 ed è sensibile al virus. Quindi il panico che si sta diffondendo è del tutto ingiustificato». (R. M.). D’Anna: «Tasso di mortalità molto basso, ben al di sotto della normale influenza invernale»