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Diabete e fumo, filo diretto tra cervello e pancreas
Il fumo di sigaretta interviene sul metabolismo del glucosio. Sì ma perché? La considerazione che i tabagisti abbiano più probabilità di ammalarsi di diabete è nota anche nella pratica clinica. Ora, un recente lavoro pubblicato su Nature ha individuato il collegamento diretto che esiste fra un’area specifica del sistema nervoso centrale, l’abenula mediale, e il pancreas, organo responsabile del rilascio e della produzione del glucagone e dell’insulina, due ormoni deputati al controllo della glicemia, ovvero la concentrazione di zucchero nel sangue. Oltre a questo, gli studiosi hanno indagato come il meccanismo di regolazione cambia se c’è una costante somministrazione di nicotina.
La ricerca, frutto del lavoro di un gruppo di scienziati americani e cinesi presso la School of Medicine del Mount Sinai, ha individuato in particolare un fattore, una proteina che si lega con specifiche sequenze di DNA, regolando la trascrizione dei geni, denominato TCF7L2, fortemente presente nelle cellule dell’abenula mediale. Il fattore regola a sua volta un ormone, il GLP1, che modula la secrezione di insulina dal pancreas. «Questo studio – afferma il Professor Antonio Pisani, specialista della Società Italiana di Neurologia – è la prova che nell’uomo esiste una regolazione diretta, da parte di specifiche aree cerebrali, del metabolismo glicidico, e che questo “asse” diretto venga modificato dal consumo di nicotina. Questa è solo l’ultima evidenza scientifica in ordine di tempo che dimostra che c’è sempre un regolatore centrale nel cervello. Il particolare fattore di trascrizione TCF7L2 – continua Pisani - è stato trovato espresso nelle cellule della abenula mediale. Tramite una serie di manipolazioni di modelli genetici animali, di Elisabetta Gramolini
DIABETE E FUMO, FILO DIRETTO TRA CERVELLO E PANCREAS Uno studio pubblicato da Nature mette in luce la connessione fra l’abenula e l’organo che regola l’insulina
© Nopphon_1987/www.shutterstock.com
gli autori della ricerca hanno fatto prima un knockout del fattore di trascrizione su tutto l’organismo e poi uno selettivo nell’area specifica dell’abenula attraverso un RNA silencing, ovvero un silenziamento dell’RNA. In questo modo – spiega il neurologo - hanno mostrato come, muovendo questo fattore, l’effetto della nicotina cambi sulle cellule della abenula mediale e sulla risposta pancreatica».
Per approfondire la tematica saranno sicuramente necessari ulteriori studi sperimentali e sull’uomo, ma l’osservazione fatta dal gruppo di ricercatori pone le basi sia per spiegare l’osservazione clinica, sia per disegnare strategie di profilassi e di terapie specifiche per un nuovo target. «Il fattore di trascrizione TCF7L2 – commenta Pisani La ricerca è stata pubblicata su Nature da un gruppo di scienziati della School of Medicine del Mount Sinai - potrebbe essere un bersaglio in futuro per eventuali terapie sia per intervenire sulle dipendenze in generale sia per la cura del diabete di tipo 2».
Ma questo studio non è innovativo soltanto per l’evidenza riscontrata e i possibili sviluppi. Anche le tecniche utilizzate per compilare la ricerca sono considerate all’avanguardia. In particolare, mediante metodiche avanzate di biologia molecolare, i ricercatori hanno dimostrato che l’assenza di questo fattore di trascrizione, in un gruppo di topi mutanti, non dà luogo allo sviluppo di alterazioni del metabolismo del glucosio nel sangue. Inoltre, attraverso un sistema di mappatura, iniettando un tracciante fluorescente nel pancreas, hanno osservato che tale tracciante si andava a localizza
Il fattore di trascrizione TCF7L2 potrebbe essere un bersaglio futuro di eventuali terapie re proprio nell’area cerebrale indicata. «Le tecniche impiegate per identificare l’area del cervello sono di ingegneria genetica e biologia molecolare – ricorda il professor Pisani -. Inoltre, è stato usato un virus retrogrado che, dopo essere stato iniettato nel pancreas, a distanza di tempo, è stato riscontrato nell’abenula mediale che è una area cerebrale del circuito motivazionale quindi con un ruolo cruciale nel meccanismo delle dipendenze da vari tipi di sostanze non solo la nicotina. Va ancora capito però – sottolinea lo specialista - se lo stimolo diretto al pancreas per produrre insulina o meno arriva dall’abenula o se intervenga anche l’asse ipotalamo ipofisario». Anche se la ricerca si basa su un modello animale la sua trasposizione all’uomo, come in altri casi, non sarà impossibile: «I modelli animali sono fondamentali – osserva Pisani -. Uno studio come quello pubblicato da Nature non sarebbe stato possibile senza questi modelli. Sappiamo che quella del roditore, a parte i primati, è la specie più vicina all’uomo ed il fatto di poter estrapolare dei dettagli è importante per gli studi successivi che possono essere portati avanti per lo sviluppo di nuovi farmaci per i pazienti. Già oggi, come primo passo per passare dal modello animale all’uomo, vengono impiegati dei traccianti metabolici utilizzati tramite la Pet, la tomografia ad emissione di positroni, una metodica nota e comunemente utilizzata per la diagnosi dei tumori, che nel neuroimaging si usa con dei marcatori metabolici a cui si aggancia una sostanza radiattiva».
Diabete e fumo
Secondo i Centers for Disease Control and Prevention degli Stati Uniti, i fumatori hanno un rischio del 30-40 per cento maggiore di sviluppare la malattia rispetto a chi non fuma. E sulla diffusione della dipendenza da tabacco, in Italia i diabetologi hanno già lanciato l’allarme per i più giovani: «Stiamo assistendo ad un aumento del diabete di tipo 2, che generalmente compariva solo dopo i 55/60 anni – commenta il professor Francesco Purrello dell’Università di Catania e presidente della Società italiana di diabetologia -. Questo è legato al fatto che anche nei giovani si sta riducendo in modo preoccupante l’attività fisica. Il fumo potrebbe essere in alcuni di questi soggetti un fattore precipitante verso il diabete. È ormai accertato che chi ha il diabete e fuma, ha un rischio molto elevato di malattie cardiovascolari (infarto miocardico, scompenso cardiaco, ictus cerebrale) oltre che di cancro al polmone. Si innesca un letale circolo vizioso. Un motivo in più per non fumare o smettere di farlo».