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Umanesimo in nutrizione

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UMANESIMO IN NUTRIZIONE Abusivismo, “diet business” e “speciali competenze”: una grossa mano può venire dal Counseling e dalle Counseling skills

di Biancamaria Saetta *

La professione del Biologo sta decisamente crescendo. Via via, si stanno occupando spazi sempre più importanti, in settori che prima erano preclusi: dalle numerose applicazioni in campo genetico, fino all’ambiente, ai beni culturali ed all’embriologia. Di sicuro, però, uno degli ambiti più consolidati resta quello della Nutrizione, caratterizzato da una crescente preparazione e competenza da parte dei professionisti, perseguita attraverso l’istituzione di corsi di laurea specifici, master post laurea, corsi di perfezionamento sempre più qualificanti. Nel frattempo, però, è cresciuta, in maniera del tutto imprevedibile e quasi

* Nutrizionista, Counselor.

Gli eccessi a tavola, sia in ipercontrollo che in scarsa attenzione, sono ormai molto comuni esponenziale, la concorrenza da parte di pseudo “figure” che, senza averne i titoli e i requisiti, si professano “Nutrizionisti”. Il loro successo può essere legato all’aumento della richiesta da parte di un “mercato di confusi”, alla ricerca di soluzioni a problemi spesso indotti dal mercato stesso.

Sembra, infatti, che, negli ultimi 20-30 anni, l’essere umano non sia più in grado di controllare la propria alimentazione. Gli eccessi a tavola, sia nella direzione dell’ipercontrollo sia in quella della mancanza di controllo, sono ormai molto comuni. La fame è una nemica insidiosa. Il cibo è croce e delizia per molte persone. Il “bisogno” di dieta è diventato urgente. Cosa fa, di conseguenza, il “diet business”? Semplicemente cavalca tale necessità. Infatti, se da un lato sono in crescita alcune problematiche reali ed urgenti, e con esse l’obbligo di rispondervi in maniera efficace (sovrappeso, obesità, disturbi del comportamento alimentare), d’altro canto, il diet business, strumentalizzando alcuni bisogni umani fondamentali (la cura della salute innanzitutto), promuove mode alimentari che, paradossalmente, non sono proprio salutari. L’illusione del controllo assoluto “sulla” salute e l’esaltazione del ruolo della dieta, possono infatti condurre verso derive alimentari decisamente patologiche (vedi ortoressia). Come pure l’illusione di modificare indefinitamente il corpo attraverso la dieta, per inseguire modelli

estetici idealizzati (vigoressia). Si profila dunque una situazione paradossale: aumentano i problemi di eccesso di peso provocati dalle pressioni socio-culturali a mangiare in eccesso (food business), mentre crescono, in contemporanea, le difficoltà alimentari legate alle pressioni socio-culturali ad essere magri ed in forma (disturbi del comportamento alimentare veri e propri, nuovi disturbi alimentari); di converso, aumentano i fatturati del diet business, che non sempre, però, riesce a fornire una risposta adeguata a tali livelli di difficoltà.

La domanda, a questo punto, nasce spontanea: come può un professionista qualificato porsi efficacemente di fronte a tale complessità? Come può il Biologo Nutrizionista differenziarsi dagli abusivi, far emergere e dare valore alle proprie “speciali competenze”?

Ebbene, una mano, in tal senso, potrebbe venire dal Counseling e dalle Counseling skills.

Vale a dire, arricchire la professione di ulteriori competenze, al fine di caratterizzarla, qualificare il lavoro, rendere più efficaci gli interventi.

Per Counseling skills si intende: 1) Competenze in Scienze Umane (Filosofia, Psicologia, Antropologia, Sociologia, Spiritualità)

2) Padronanza nella relazione 3) Comunicazione efficace. Partiamo dal presupposto che gli interlocutori di un operatore della Nutrizione sono gli esseri umani, che, in quanto tali, sono dotati di un corpo ed una fisiologia, argomenti sui quali un Biologo Nutrizionista è decisamente ferrato. Ma, non dimentichiamo che il funzionamento degli esseri umani dipende anche da quella complessa ed affascinante struttura definita “mente”, di natura psico-emotiva, oltre che biochimica, fatta di esperienze vissute e reazioni adattative a tali esperienze. L’acquisizione di nozioni in Scienze Umane, consentirebbe, pertanto, al professionista, di comprendere meglio il proprio cliente e le sue istanze, immedesimarsi nel suo vissuto per andare incontro alle sue richieste.

Inoltre, quella del Biologo Nutrizionista è una professione decisamente basata sulla relazione d’aiuto, vale a dire sull’interazione con un essere umano in difficoltà. E’ sempre più numerosa, in tal L’esaltazione della dieta può infatti condurre verso derive alimentari decisamente patologiche © Photoroyalty/www.shutterstock.com

senso, la letteratura medica che dimostra come l’efficacia dell’intervento dipenda anche dalla qualità della relazione che si instaura tra aiutante e aiutato e da quanto la comunicazione sia motivante e di sostegno per quest’ultimo. L’acquisizione, quindi, di abilità comunicative e relazionali, può migliorare l’efficacia degli interventi e promuovere, nelle persone, il cambiamento che auspichiamo.

Non sottovalutiamo, infine, la complessità del flusso informativo che ci si trova a gestire e l’impatto emotivo sui clienti. Attraverso una formazione Umanistica, complementare a quella tecnico-scientifica caratteristica della professione, è possibile, di conseguenza, potenziare la capacità di discernimento e la visione d’insieme, qualità che aiutano l’operatore a gestire meglio il flusso dell’informazione e a trasmetterlo al cliente secondo una modalità che promuova la consapevolezza e la capacità di scelta dell’individuo.

Come abbiamo già detto, la professione del Biologo Nutrizionista si occupa di esseri umani in difficoltà. In particolare, tali difficoltà, riguardano la loro condotta alimentare. E qui si apre un mondo. Mangiare è un bisogno primario degli esseri viventi, finemente regolato dall’evoluzione naturale e intrinsecamente legato ad aspetti di stampo edonistico. La condotta alimentare degli uomini è influenzata non solo da aspetti biologici (genetica, gusto, temperamento, funzionamento neuro-endocrino), ma anche dal funzionamento psicologico/emotivo (metaforicamente il cibo nutre non solo il corpo), dall’interazione con le figure parentali di riferimento, dalle dinamiche familiari (il cibo come premio o punizione o campo di battaglia), dalle influenze sociali, culturali, economiche, tipiche del contesto

© Alena Ozerova/www.shutterstock.com

in cui si vive. E come se tutto ciò non bastasse, nei paesi occidentali, la questione si è ulteriormente complicata: le scelte e i comportamenti alimentari sono passati sotto l’egida dell’economia di mercato, con tutto ciò che ne consegue.

Ecco perché è così difficile per le persone modificare stabilmente la propria condotta alimentare e per il professionista promuovere un cambiamento duraturo. Ed ecco perché, spesso, la dieta, da sola, non basta!

Infatti, nella migliore delle ipotesi, i clienti sono ambivalenti rispetto al cambiamento: vogliono, per esempio, perdere peso, ma non sono disposti a rinunciare ai vantaggi del mangiare ad libitum. Talvolta poi non si sentono “all’altezza” a causa dei precedenti fallimenti, soggiogati da aspettative eccessive o incapaci di mettere in atto strategie di cambiamento efficaci. Il colloquio nutrizionale classico, infatti, è di tipo direttivo e/o persuasivo: spesso ci si limita a dire alle persone quello che devono fare, per esempio prescrivendo una dieta. Una modalità di colloquio di tipo motivazionale, invece, dà valore e fa emergere la motivazione propria della persona, mettendola al centro delle proprie scelte ed aiutandola a trovare la strada per perseguire i propri obiettivi.

Tutto ciò rappresenta un vero e proprio cambiamento di paradigma in Nutrizione.

Il Biologo Nutrizionista con abilità di Counseling può dunque farsi portavoce

di una nuova modalità professionale, più olistica, basata sulla persona e non esclusivamente sulla dieta. Un vero e proprio Umanesimo in Nutrizione.

Riepilogando, il Counseling Nutrizionale si propone di:

1) Restituire all’alimentazione i suoi significati autentici e la valenza originaria 2) Svuotarla da certe sovrastrutture socio-culturali

3) Rimettere l’uomo al centro delle sue scelte alimentari, secondo modalità proprie e non stereotipate 4) Promuovere un modus operandi basato sull’evidenza scientifica

5) Favorire la collaborazione tra diverse figure professionali nella gestione delle problematiche alimentari (medici, psicologi, counselor ecc)

5) Dare slancio alla prevenzione Concludendo, l’acquisizione di specifiche abilità Umanistiche, relazionali e comunicative, può contribuire a caratterizzare la professione e a differenziarla dagli abusivi.

Consultare un Biologo Nutrizionista, comporta un valore aggiunto: un professionista competente e preparato non solo tecnicamente, ma anche dal punto di vista umano. Un professionista consapevole della posta in gioco, che sappia riconoscere il suo ruolo e i suoi limiti, eventualmente coinvolgere o delegare ad altre figure professionali.

Un professionista in grado di aiutare le persone a compiere scelte alimentari in sintonia con le proprie caratteristiche psico-biologiche e a promuovere salute e benessere.

Perché, come dice Eric Berne, è possibile provare ad aiutare le persone ad «abbandonare la credenza di un mondo perfetto e cominciare ad usare la parte adulta per risolvere i problemi e capire come fare affinché le proprie esigenze siano esaudite in un mondo che, se non sarà mai perfetto, può tuttavia essere meraviglioso e godibile».

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