4 minute read

AMBIENTE

Una grande marcia verso nord per spostare migliaia di elefanti. Fra qualche mese, nel cuore dell'Africa, potrebbe avvenire qualcosa di impensabile: centinaia e centinaia di pachidermi che, con l'aiuto degli uomini, "traslocheranno" da un paese all'altro, dal Botswana all'Angola.

Un gigantesco spostamento alla ricerca di un futuro privo di conflitti-uomo animale. Il Botswana è oggi infatti uno dei Paesi che ospita più elefanti al mondo e sicuramente quello dove vivono più elefanti africani: in questa terra abitano infatti 135mila esemplari, "racchiusi" in un'area di 520mila chilometri quadrati. Negli anni questo stato africano è diventato di fatto una sorta di santuario, un luogo dove nonostante il ritorno della caccia recentemente autorizzata dal governo, i pachidermi hanno prosperato nel tempo. Talmente tanto che i conflitti fra agricoltori, allevatori, residenti e animali, si stanno facendo sempre più intensi e pericolosi, in maniera tale da mettere a rischio il futuro sia dei grandi mammiferi sia delle persone. Mentre l'habitat degli animali si sta gradualmente riducendo e aumentano gli insediamenti urbani, capita spesso infatti che gli elefanti si avvicinino troppo alle aree abitate: qui possono fare danni a raccolti e strutture e sempre più sovente, purtroppo, sta capitando che i proprietari dei terreni reagiscano uccidendo i pachidermi. Una situazione che si sta acuendo nel tempo, e nonostante le varie ripercussioni che gli elefanti del Botswana hanno dovuto subire, la soluzione ideata per mettere fine ai conflitti è quella di spostare migliaia di elefanti verso nord, in Angola, dopo un accordo che si sta perfezionando fra i due governi. I pachidermi del Botswana recentemente sono stati al

Il Botswana è uno dei Paesi che ospita più elefanti al mondo. Sicuramente quello dove vivono più esemplari africani

centro delle cronache per tre fatti. In primis le solite e terribili azioni di bracconaggio che hanno portato alla morte di diversi animali per poterne ottenere le zanne, poi la discussa revoca del divieto di caccia che vigeva dal 2014 da parte del governo e infine una strana malattia, che si crede sia legata a un batterio presente nell'acqua, che negli ultimi mesi ha fatto strage uccidendo almeno 300 animali. Ora, si torna a parlare degli elefanti del Botswana anche in tema di agenda politica, dato che nel paese il conflitto uomo-animali è molto sentito e la questione sta prendendo piede all'interno delle campagne elettorali. Dopo essere arrivati persino a minacce di abbattimento, la soluzione trovata dal governo è dunque quella di spostare gli animali che dovranno affrontare una sorta di ritorno a casa, visto che molti esemplari provengono proprio dall'Angola.

In questo paese, prima della guerra civile dal 1991 ai primi anni Duemila, si contavano almeno 100mila elefanti, mentre oggi ne sono rimasti appena 10mila. La migrazione ipotizzata dai due governi, che

SPOSTARE MIGLIAIA DI ELEFANTI È LA SFIDA DI BOTSWANA E ANGOLA Nel cuore dell'Africa, centinaia di pachidermi cambieranno casa e traslocheranno da un Paese all'altro

di Giacomo Talignani

continuano a lavorare sull'accordo, prevederà in sostanza di "liberare la strada", ovvero agevolare il cammino degli animali oltre i confini, togliendo recinzioni, sminando terreni, privando la via di ostacoli e pericoli. Con l'Angola che offre territori ideali per le popolazioni di elefanti, la speranza è che i pachidermi riescano pian piano a muoversi verso nord, ovviando così per il governo del Botswana al problema della sovrappopolazione. Molti animali, da tempo, si stanno in realtà già muovendo verso l'Angola, ma talvolta vengono appunto fermati da ostacoli di origine antropica. Al momento tramite radiocollari e gps, sono stati monitorati e studiati alcuni elefanti che hanno già intrapreso lo spostamento e potrebbero indicare il cammino che gli animali percorreranno.

«L'Angola meridionale ha un habitat privilegiato per gli elefanti e, se le condizioni sono per loro sicure, torneranno in Angola in gran numero» sostiene Mike Chase, fondatore e direttore dell'organizzazione Elephants Without Borders. «È naturale, per gli elefanti, abbandonare gli spazi troppo affollati per spostarsi in quelli dove l'accesso a cibo e acqua sia più facile - aggiunge - e sono fiducioso che, con l'offerta della giusta protezione, il numero di elefanti nelle aree protette dell'Angola potrebbe aumentare rapidamente».

In Botswana, tra l'altro, elefanti e fauna selvatica sono da anni i grandi protagonisti su cui punta quell'industria del turismo che rappresentava, prima della pandemia, almeno un quinto dell'economia nazionale. Il problema è che nel tempo, sostiene il governo, sono diventati troppi e ora a prevalere sono soprattutto i conflitti con l'uomo. A tal proposito si spera che le po-

Capita spesso che gli animali si avvicinino troppo alle aree abitate: qui possono fare danni a raccolti e strutture

polazioni di pachidermi, presenti nell'area di conservazione transfrontaliera Okavango-Zambesi, possano trarre beneficio da una serie di interventi, come la realizzazione di corridoi migratori, per poter ar- © dptro/www.shutterstock.com rivare presto in Angola. L'organizzazione Elephants Without Borders a breve darà conto dei risultati su 150 esemplari seguiti grazie a collari di localizzazione satellitare, animali che stanno tornando proprio in Angola. Il governo dell'Angola da parte sua finora ha invece stanziato 60 milioni di dollari, per esempio per rimuovere le mine e altri interventi, e crede nella possibilità che i grandi mammiferi possano portare anche più turismo al paese dopo la fine dell'emergenza pandemia. Di sicuro serve ancora un grande sforzo per il ritorno a casa di così tanti pachidermi e «ulteriori fondi serviranno per la rimozione delle recinzioni per il bestiame, per la protezione dei corridoi migratori e per l'educazione delle comunità locali» chiosa Tamar Ron, consulente per la biodiversità del governo angolano.

SPOSTARE MIGLIAIA DI ELEFANTI È LA SFIDA DI BOTSWANA E ANGOLA Nel cuore dell'Africa, centinaia di pachidermi cambieranno casa e traslocheranno da un Paese all'altro

This article is from: