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BENI CULTURALI
© Loner Nguyen/www.shutterstock.com Le nanoparticelle per la biotutela del legno
Idrossido di carbonio e di magnesio negli interventi di restauro
di Pietro Sapia* trasformano in sistemi molto acidi che attaccano, disgregano e distruggono le componenti legnose. Finora – prosegue - la produzione di nanoparticelle di idrossido di magnesio e di calcio
Il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iom), in collabo- prevedeva l’impiego di processi multi-step, lunghi e costosi. L’urazione con l’Università degli Studi dell’Aquila, ha indivi- so di alcol come solvente in cui sospendere le nanoparticelle ha duato nelle nanoparticelle di idrossido di magnesio e calcio reso proibitiva l’applicazione di questo metodo su campioni di un alleato per la conservazione dei beni culturali e, in parti- grandi dimensioni. Immaginare vasche sufficientemente grandi colare, per il restauro del legno. Lo studio, pubblicato sulla rivi- per l'immersione di una barca, piene di alcol, basta a capire la sta Nanometerials, è stato condotto sui materiali provenienti dal non sostenibilità economica ed ecologica del processo». relitto dalla Lyon Saint George 4, un’antica barca galloromana L’equipe ha brevettato un processo sicuro e innovativo che rinvenuta a Lione, in Francia. consentirà la sintesi delle nanoparticelle non nell’alcol, bensì
La nave fu rinvenuta nei fondali di un lago nel 2003 e poi nell’acqua, consentendo un notevole risparmio in termini econoconservata in uno stagno fino al 2014. Lunga 17 metri e datata mici e garantendo il rispetto dell’ecosistema ambientale. attorno al II secolo d.C., oggi appartiene al «Nel nostro studio - spiega Giuliana Museo Lugdunum della città. Come molte altre imbarcazioni d’epoca, ha un evidente Lo studio è stato condotto Taglieri, coordinatrice del gruppo di lavoro dell’Università dell’Aquila - ci siamo procuvalore storico e antropologico, che rende dal Consiglio nazionale rati dei campioni della barca galloromana. Li ancora più importante il risultato scientifico raggiunto dalle nuove tecnologie nel campo delle ricerche e dall'Università abbiamo testati sia in presenza che in assenza di precursori acidi, e abbiamo dunque usato della biotutela dei beni culturali. degli Studi dell'Aquila le nanoparticelle non solo in funzione cura-
«Queste particelle sono impiegate nel tiva, per deacidificare la parte malata, ma processo di deacidificazione, con il quale si anche in funzione preventiva, per conservare cura una delle principali malattie del legno d’epoca proveniente le parti ancora sane. Abbiamo dunque applicato le particelle ai da relitti marini e fluviali, il cosidetto “cancro del legno” o “aci- campioni sani e li abbiamo poi sottoposti a un processo di acididificazione del legno” – spiega Claudia Mondelli, del Cnr-Iom ficazione indotto, verificando l'effetto del trattamento: il legno è -. Si tratta di un processo che ha origine nelle componenti me- rimasto sano proprio grazie alle particelle basiche che gli avevatalliche di una struttura in lignea, in questo caso le viti presenti mo fornito». nella barca. Queste, attraverso una serie di fenomeni chimici, si Il prossimo step sarà quello di mettere in pratica il processo su campioni di dimensioni maggiori, che saranno trattati in ambienti più grandi e adeguati alle esigenze. L’auspicio è che la * Consigliere tesoriere dell’Onb, delegato nazionale per le regioni sperimentazione possa condurre all’uso definitivo delle nanopar-
Emilia Romagna e Marche. ticelle nella cura e nel recupero di questo pregiato e sempre attuale materiale.