BENI CULTURALI
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Le nanoparticelle per la biotutela del legno Idrossido di carbonio e di magnesio negli interventi di restauro trasformano in sistemi molto acidi che attaccano, disgregano e distruggono le componenti legnose. Finora – prosegue - la produzione di nanoparticelle di idrossido di magnesio e di calcio prevedeva l’impiego di processi multi-step, lunghi e costosi. L’ul Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iom), in collaboso di alcol come solvente in cui sospendere le nanoparticelle ha razione con l’Università degli Studi dell’Aquila, ha indivireso proibitiva l’applicazione di questo metodo su campioni di duato nelle nanoparticelle di idrossido di magnesio e calcio grandi dimensioni. Immaginare vasche sufficientemente grandi un alleato per la conservazione dei beni culturali e, in partiper l'immersione di una barca, piene di alcol, basta a capire la colare, per il restauro del legno. Lo studio, pubblicato sulla rivinon sostenibilità economica ed ecologica del processo». sta Nanometerials, è stato condotto sui materiali provenienti dal L’equipe ha brevettato un processo sicuro e innovativo che relitto dalla Lyon Saint George 4, un’antica barca galloromana consentirà la sintesi delle nanoparticelle non nell’alcol, bensì rinvenuta a Lione, in Francia. nell’acqua, consentendo un notevole risparmio in termini econoLa nave fu rinvenuta nei fondali di un lago nel 2003 e poi conservata in uno stagno fino al 2014. Lunga 17 metri e datata mici e garantendo il rispetto dell’ecosistema ambientale. attorno al II secolo d.C., oggi appartiene al «Nel nostro studio - spiega Giuliana Museo Lugdunum della città. Come molte Taglieri, coordinatrice del gruppo di lavoro Lo studio è stato condotto dell’Università dell’Aquila - ci siamo procualtre imbarcazioni d’epoca, ha un evidente valore storico e antropologico, che rende rati dei campioni della barca galloromana. Li dal Consiglio nazionale abbiamo testati sia in presenza che in assenza ancora più importante il risultato scientifico raggiunto dalle nuove tecnologie nel campo delle ricerche e dall'Università di precursori acidi, e abbiamo dunque usato le nanoparticelle non solo in funzione curadella biotutela dei beni culturali. degli Studi dell'Aquila tiva, per deacidificare la parte malata, ma «Queste particelle sono impiegate nel anche in funzione preventiva, per conservare processo di deacidificazione, con il quale si le parti ancora sane. Abbiamo dunque applicato le particelle ai cura una delle principali malattie del legno d’epoca proveniente campioni sani e li abbiamo poi sottoposti a un processo di acidida relitti marini e fluviali, il cosidetto “cancro del legno” o “acificazione indotto, verificando l'effetto del trattamento: il legno è dificazione del legno” – spiega Claudia Mondelli, del Cnr-Iom rimasto sano proprio grazie alle particelle basiche che gli aveva-. Si tratta di un processo che ha origine nelle componenti memo fornito». talliche di una struttura in lignea, in questo caso le viti presenti Il prossimo step sarà quello di mettere in pratica il procesnella barca. Queste, attraverso una serie di fenomeni chimici, si so su campioni di dimensioni maggiori, che saranno trattati in ambienti più grandi e adeguati alle esigenze. L’auspicio è che la * sperimentazione possa condurre all’uso definitivo delle nanoparConsigliere tesoriere dell’Onb, delegato nazionale per le regioni ticelle nella cura e nel recupero di questo pregiato e sempre atEmilia Romagna e Marche. tuale materiale.
di Pietro Sapia*
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Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2020
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