Il Giornale dei Biologi - N. 11/12 - Novembre/Dicembre 2020

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Edizione mensile di AgONB, Agenzia di stampa dell’Ordine Nazionale dei Biologi. Registrazione n. 52/2016 al Tribunale di Roma. Direttore responsabile: Claudia Tancioni. ISSN 2704-9132

Novembre/dicembre 2020 | Anno III - N. 11/12 | www.onb.it

Il Giornale dei

ARRIVANO I VACCINI Governi, ricercatori e societĂ farmaceutiche al lavoro per liberare il mondo dal Covid-19


Webinar

ECOLOGIA DEL BENESSERE PROGRAMMA 31 ottobre 2020 Saluti del Presidente dell’Onb, Vincenzo D’Anna Complessità e interazioni Genobioma-Ambiente Dott. Daniele Tedeschi 13 novembre 2020 Interferenti ambientali e influenza sulla tiroide Dott.ssa Maria Sorrentino Farmaci e alimenti: interazioni e possibili rischi Dott.ssa Martina Sacco 27 novembre 2020 Nutrizione ecosostenibile per la salute dell’uomo e dell’ambiente Dott. Giovanni Sambiase, dott.ssa Sara Davide

II

Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2020

4 dicembre 2020 Il cibo come terapia per le emozioni Dott.ssa Marta Ciani Percezione dell’immagine corporea e disturbi del comportamento alimentare nella danza Dott.ssa Antonietta Veccia 18 dicembre 2020 Ambiente, alimentazione, stagionalità Dott.ssa Claudia Cinquegrana, dott.ssa Marianna Mollo

DELEGAZIONE REGIONALE CAMPANIA E MOLISE

Organizzato dalla delegazione Campania-Molise dell’Onb


Sommario

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Il contributo della Vitamina C nell’assunzione di ferro di Sara Lorusso

EDITORIALE 3

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Lavoro e serietà di Vincenzo D’Anna

di Sara Lorusso

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La proteina ATR, motore delle metastasi tumorali

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Invecchiamento cellulare e cancro

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Tumore al colon: la prevenzione inizia a 45 anni

40

Cancro al polmone, speranze dal Selpercatinib

di Chiara Di Martino

41

Melanoma: l’inquinamento fa la sua parte

RNA messaggero del vaccino Pfizer-BioNTech

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Tumori, i dati di guarigione in Europa

VACCINI 10

La corsa al vaccino anti-covid tra procedure d’emergenza e aspettative globali di Sara Lorusso

12 14

16

Ritardare di quattro settimane il trattamento del cancro aumenta del 10% il rischio di mortalità

Il ritorno alla liberà è vicino, parola di Rappuoli di Chiara Di Martino

Maria Rita Gismondo: importanti i vaccini e la responsabilità sociale

di Sara Lorusso

di Marco Modugno di Felicia Frisi

di Domenico Esposito di Domenico Esposito di Carmen Paradiso di Emilia Monti

17

Moderna: tollerabilità e facile conservazione

43

Bambini italiani poco attivi e mangiano male di Emilia Monti

18

In Cina tre candidati a virus inattivato

44

Silice cristallina. Perché è così pericolosa

19

La sfida russa dello Sputnik V

46

Coronavirus nell’aria con gli assembramenti

20

Il vaccino “italiano” di Irbm, con Oxford e AstraZeneca

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La psoriasi si controlla meglio con Risankizumab

48

Spie di allarme per le cellule dell’occhio

49

La neotenia e la plasticità sinaptica

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Perché proviamo disgusto?

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Perché i capelli diventano bianchi?

di Stefania Papa

54

Inestetismi della pelle e possibili cure

Sindrome di Kabuki. Team di ricercatori italiani accende una speranza

57

La competenza medica di Celso

di Sara Lorusso

di Sara Lorusso

di Sara Lorusso

di Daniela Arduini

23

Spallanzani: bassi sensibilità di un test rapido di Lello Scarpato

SALUTE 24 26

28

Covid, rallenta la curva dei contagi, ma a Natale serve grande prudenza di Emilia Monti

Biotecnologie al servizio della ricerca

di Emilia Monti

di Elisabetta Gramolini di Felicia Frisi

di Domenico Esposito di Pasquale Santilio

di Michelangelo Ottaviano di Marco Modugno

Di Biancamaria Mancini di Carla Cimmino

di Barbara Ciardullo

Attualità

Scienze

Contatti


AMBIENTE 58

Spostare migliaia di elefanti è la sfida di Botswana e Angola di Giacomo Talignani

SPORT 78

Prevenire è meglio che curare. Come uscire dall’“era delle pandemie” di Giacomo Talignani

C1a0 Diego di Antonino Palumbo

80

Tennis, la nuova star è Sinner di Antonino Palumbo

62

Acqua, in Italia 425mila km di reti obsolete di Gianpaolo Palazzo

82

A 40 anni dall’oro olimpico di Mennea di Antonino Palumbo

64

Covid-19 e visoni, il dilemma del virus che muta di Giacomo Talignani

83

Ciclismo, tre marchi italiani ai Grandi Giri di Antonino Palumbo

66

Gli obiettivi ambiziosi della biodiversità di Domenico Esposito

84

BREVI

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Il protossido di azoto minaccia il clima di Pasquale Santilio

68

Terzo trimestre, su consumi ed emissioni di Felicia Frisi

60

69

70

SCIENZE L’associazione tra una durata alterata del sonno e il declino cognitivo di Sara Lorusso

INNOVAZIONE

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Case in salvo con la tecnologia per edifici a “danno zero” di Gianpaolo Palazzo

Le cellule sane del polmone sono in realtà alleate dei tumori di Giada Fedri

96

Le azioni extra-scheletriche della vitamina D

100

European Green Deal, One Health e Zoonosi a Trasmissione Alimentare

73

Pannelli solari “strappati” e “rammolliti” di Gianpaolo Palazzo

74

Nuove potenzialità della “materia attiva” di Pasquale Santilio Nanotecnologie e diagnostica biomedica di Felicia Frisi Biomining spaziale con l’aiuto dei batteri di Michelangelo Ottaviano

BENI CULTURALI 77

Concorsi pubblici per Biologi

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Bidone per rifiuti elettronici che fa lo sconto di Gianpaolo Palazzo

76

86

Super molecole del tabacco selvatico di Pasquale Santilio

72

75

LAVORO

Le nanoparticelle per la biotutela del legno di Pietro Sapia

di Lisa Fiore, Gianni Zocchi, Niccolò Zocchi, Franco Bardini, Giorgia Carabelli, Giacomo Ciampi e Stefano Bernardi

di Alessandra Mazzeo

103 Incidenza relativa delle visite in ufficio e tassi cumulativi di diagnosi fatturate lungo l’asse della vaccinazione di James Lyons-Weiler e Paul Thomas

104

Alimentazione, sport e adeloscenti

di Catia Morelli, Ennio Avolio, Angelo Galluccio, Giovanna Caparello, Emanuele Manes, Simona Ferraro, Daniela De Rose, Marta Santoro, Ines Barone, Stefania Catalano, Sebastiano Andò, Diego Sisci, Cinzia Giordano e Daniela Bonofiglio Attualità

Scienze

Contatti


EDITORIALE

Lavoro e serietà di Vincenzo D’Anna Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi

O

gni giorno ha la sua pena, opera e ti offrono finanche una mano per recita un noto aforisma che poterla compiere. è fonte di esperienza vissuSe queste riflessioni sono rispondenti al ta. Un pensiero filosofico vero, la vita stessa consiglia di non curarsi a buon mercato, secondo il quale la vita è più dei critici impenitenti e dare ascolto ed un brutto quarto d'ora, con momenti squi- opportunità a quelli che vogliono aiutarti a siti. Gli esistenzialisti come costruire il futuro. Il continuo sforzo Jean Paul Sartre, amavano Ho più volte ripetuto di a incrementare affermare che la morte, interitenere la critica come lae migliorare le vie sa come quiete dell'essere, si mentela del compiangersi e di interazione tra Ente e Biologi, è servito sconta vivendo. Quindi la vita del commiserarsi, un esercia stabilire contatti ci riserverà l'obbligo di prozio fine a se stesso, null'altro e reciproca attenzione fondere comunque impegno che una perdita di tempo. e lavoro, anche sotto gli occhi di gente che Occorre invece accogliere la critica avveutilizza sempre un'avara misura per valutare duta, quella che indica l'insufficienza ed al quel che hai compiuto. Tuttavia, non manca tempo stesso il rimedio, uno stimolo a fare il rovescio della medaglia: quello che ci in- meglio. I Biologi, nei momenti più difficiforma che esiste un ancor più vasto stuolo li della loro vita professionale, in presenza di persone disposte a dare merito alla tua di ulteriori contingenti difficoltà (sia legate Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2020

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EDITORIALE

alla crisi economica, sia a quella innescata nale, gli organi d'informazione interna, gli dalla pandemia da Sars-CoV-2, hanno l'abi- uffici dell’Onb e la stessa presidenza sulle tudine di protestare senza criticare. questioni da porre. È da questa "ignoranza" Affermazioni apodittiche e spesso prive di base, questa abitudine, che discende la di conoscenza del problema, consuetudine a generalizzare Uno dei risulati visto dalla prospettiva ristreted a sparare nel mucchio. della politica di ta ed ansiosa del proprio torCertamente il continuo comunicazione naconto, sono il pane quosforzo ad incrementare e miintrapresa con la grande tidiano che taluni ci offrono gliorare le vie di interazione famiglia dei Biologi è l'incremento del 7% del in questi frangenti. Nulla li tra ente ed amministrati, è numero degli iscritti distoglie se non una risposta servita a stabilire contatti e che li conforti e li asseconreciproca attenzione con gli di, indipendentemente dalla causa trattata. iscritti. E se oltre trentamila tra loro oggi Uno stereotipo, un antico pregiudizio, una usano l'area riservata del servizio "My Onb" pretesa di aiuto a prescindere, che muove un motivo, un lavoro di base, ci sarà stato dalla considerazione che l'Ordine debba di- sicuramente, non trovate? In due anni siaventare una sorta di surrogato dell'ufficio di mo riusciti ad individuare, localizzare precollocamento per risolvere cisamente, nonché dotare di questioni legate alla "disocPec, una stragrande maggioMentre la categoria cupazione", se non proprio ranza degli iscritti, eliminanrealizza una rivoluzione copernicana con un ente assistenziale. Nulla do, in tal modo, le paurose l'ingresso nelle di più erroneo! sacche di indeterminatezza e professioni sanitarie, La deformazione di pendi incomunicabilità. il livello generale sare il proprio Ordine proAttenzione, però, ad inrischia di abbassarsi fessionale in una veste che terpetrare e classificare quenon solo non ha mai avuto ma che, a ben sto lavoro duro ed oscuro, come un semplivedere, neppure gli compete, matura anche ce aspetto burocratico ed amministrativo. all'ombra di un pervicace ed ostinato rifiu- Lo scopo di tali evidenze sono, infatti, il to di informarsi, di utilizzare il sito istituzio- risultato di una volontà politica del nuovo 4

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EDITORIALE

Consiglio dell'Ordine, di ristabilire contat- MAV. Tutto questo senza peraltro consideti e rapporti certi ed assidui con i membri rare che era stato anticipato l'invio sì, ma della grande famiglia dei Biologi Italiani. certo non il termine per il pagamento della Una forma di rispetto reciproco, se voglia- quota che tale rimane!! Colleghi che forse mo, che è l'unica sulla quale neanche sanno (o fingono di L'Ordine Nazionale sia possibile tessere il dialonon saperlo) che il MAV, indei Biologi è go e la reciproca conoscenza. vio o non invio, lo si può coun'opportunità oltre Non è un caso che abbiamo munque scaricare dall'Area che un obbligo di legge, incrementato del 7 per cento riservata di ciascun iscritto. basato sul civile e libero patto tra le iscrizioni, nonostante si sia Una sciatta polemica, insomprofessionisti stati costretti ad aumentare ma, sulla mala interpretaziola quota d'iscrizione annuale ne di una comunicazione risulla scorta delle sopraggiunte necessità di cevuta! Ecco con chi abbiamo a che fare! legge legate alla realizzazione del decentra- Credo che l'esempio sia lampante in tal mento e della veste di autonomia degli ordi- senso. Ma forse questo è anche il segno dei ni regionali. tempi che stiamo vivendo. Un segno abiIn queste ore di lockdown, di chiusure, tuale per i più giovani colleghi iscritti, che zone rosse e divieti, alcuni stentano a rapportarsi con le colleghi hanno chiesto (taistituzioni senza un discrimiIl prossimo anno sarà luni preteso) di non essere ne di cautela comportamenforiero di alcune novità assoggettati al versamento tale e di moderazione. importanti per la vita dei Biologi e dell’Ordine della quota associativa per In uno di questi post un stesso, che si accinge "intervenuto stato di necescommento violento e mia trasformarsi in sità". Altri ancora hanno ponaccioso, anticipava addiritFederazione Nazionale lemizzato, a distanza, sui siti tura l'intenzione di inviate e sui social che ospitano le loro espressio- all'ONB una..."busta di proiettili" come ni polemiche, approssimative ed autorefe- pagamento della quota associativa. Altri renziali, sulla tempistica di un fantomatico addirittura invitavano alla cancellazione anticipato invio del modulo di pagamento perché "chi fa ricerca non ha che farsene Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2020

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EDITORIALE

dell'Ordine". Un altro, ancora, ci definiva manati!! Eppure il Consiglio dell'Ordine, "inetti e massoni". Insomma, offese insen- in tema di quote per l'anno scorso, ha consate ed immotivate, spuntate come funghi. cesso, oltre allo sconto del 50 per cento per Se questa è la qualità culturale e civile di i neo iscritti del 2020, anche il differimento, quelli che si fregiano del tinon oneroso, del pagamenIn tema di quote, oltre tolo di "Biologo", il probleto della quota d'iscrizione al allo sconto del 50 per ma è appunto ripensare le 30 giugno del corrente anno. cento avuto dai neo modalità ed i titoli per l'acParimenti lo stesso Consiglio iscritti nel 2020, è stato cesso all'ONB inasprendo, ha deliberato che i neo iscritstabilito il differimento del pagamento della se occorre, la selezione per i ti nel 2020, e solo questi, quota 2020 al 30 giugno richiedenti l'iscrizione. Pervengano esentati dal pagaché, sì, evidentemente sono mento della quota per l’anno state aperte molte ed inutili finestre che 2021. Non è poco l'ammontare del mancahanno consentito accessi inadeguati sotto to introito in un Ente che vive solo dell'inmolti profili. Mentre la categoria, nel suo casso della quota associativa e che ha deciso insieme, realizza una rivoluzione copernica- di istituire servizi, corsi, webinar formativi, na auspice l'ingresso nelle professioni sani- informazione, convenzioni e consulenze di tarie, il livello generale degli ogni genere completamente iscritti rischia di abbassarsi. in termini gratuiti. Inoltre, coloro che Questi stessi iscritti saranno Se queste elementari evisi sono iscritti nell'anno 2020, e solo questi, giudicati severamente, sia nei denze vengono ignorate saranno esentati termini statutari, sia in sede facendo scattare immotivadal pagamento della penale, per mantenere alto te critiche, peraltro diffuse quota di iscrizione il valore del Codice Deontramite strumenti pubblici per l'anno 2021 tologico e comportamentale come i social, per il solo gusto dentro e fuori le sedi istituzionali. L'Ordi- di atteggiarsi e distinguersi e, nel contempo, ne è un'opportunità oltre che un obbligo di dileggiare gli altri, bisogna stringere i ranlegge, basato sul civile e libero patto tra pro- ghi ed alzare il livello dei comportamenti. In fessionisti. Non può finire in pasto agli scal- fondo l'Ordine, lo ricordiamo ai più distrat6

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EDITORIALE

ti, è un ente pubblico che, sia la Presidenza, pure senza questa fondamentale conquista, sia l'intero Consiglio, stanno conformemen- i loro ambulatori sarebbero rimasti chiusi te amministrando. L'ostensione agli iscritti nelle regioni dichiarate "zone rosse", prodegli atti deliberativi, approvati ed assunti, prio come accaduto per centri estetici e nerappresenta il portato mogozi al dettaglio, in quanto, Il rispetto di tutte le rale ed amministrativo della appunto, ritenuti "attività procedure ad evidenza dirigenza che ora amministra non sanitaria". Possibile che pubblica sono elementi il palazzo di via Icilio. Il riun concetto così elementare distintivi e trasparenti spetto di tutte le procedure sia sfuggito? Il paradosso è che reclamano analoga serietà da parte dei ad evidenza pubblica, regoche proprio da molti nutricolleghi rappresentati lamenti per ciascuna catezionisti (molti ma non tutti, goria, l'adozione del codice ovviamente) siano giunte le Anac, sono elementi distintivi e trasparenti critiche e gli attacchi più scomposti e senza che reclamano comportamenti analoghi di cognizioni di causa, nei confronti dell'Onb. serietà da parte dei colleghi rappresentati. Un modo di agire, il loro, che è apparso Insomma, fuor di metafora: autorevolezza, frutto della disinformazione e dell'erronea decoro ed immagine rappresentano un pa- pretesa che l'Ordine professionale possa e trimonio che deve essere podebba fornire servizi di tutenziato sempre. Non si deve toraggio anche di tipo indiEssere riconosciuti come consentire a nessuno stravaviduale, a chicchessia! Che professionisti sanitari,in gante di metterlo in discusdire? Siamo all'assurdo. Tutquesta fase emergenziale, ha consentito sione. tavia - costa non poco doverlo ai nutrizionisti di E poi, lasciatemelo dire. ammetterlo - qualora questo mantenere aperti La professione sanitaria delandazzo dovesse perdurare, i loro ambulatori la quale hanno beneficiato vorrà dire che occorrerà inei nutrizionisti, ora del tutto parificati agli vitabilmente guardarsi attorno per valutare, specialisti ambulatoriali, sembra non sia se sia il caso o meno, di dividere le strade tra stata ancora del tutto considerata, o me- Biologi e Nutrizionisti, un po' sull'esempio glio, compresa dai diretti interessati. Ep- di quanto è accaduto all'interno dell'OrdiIl Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2020

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EDITORIALE

ne dei Medici dove pure, in questi mesi, si per sopperire all'oblio ed alla marginalità nei sta affacciando l'ipotesi della separazione posti che contano. Leggi, norme per cambiare tra Medici ed Odontoiatri. Sì, cari colleghi. ed implementare il riconoscimento delle loro Potrebbe essere questa la soluzione da adot- speciali e molteplici competenze, ampliando tare qualora i nutrizionisti la gamma degli accessi al lavoCi accingiamo a chiudere volessero insistere in questo ro come professionisti sanitari un anno di traversie sconsiderato "muro contro e non solo. Molte cose sono e di difficoltà e tuttavia muro", eleggendosi un alter in procinto di vedere la luce abbiamo egregiamente ego all'Onb per il tramite, e le divulgheremo a tempo garantito un Ordine funzionante in tutti magari, dell'Enpab! opportuno: modalità e titoi propri compiti e servizi Ci accingiamo a chiudere li di accesso all'ONB, esame un anno di traversie e di diffidi Stato tripartito, possibilità coltà e tuttavia abbiamo egregiamente garan- d'iscrizioni automatiche per tutti i ricercatotito un Ordine funzionante in tutti i propri ri pubblici, privati ed equiparati. Novità del compiti e servizi. Non è roba da poco di que- genere segneranno la fine di un'altra lunga sti tempi. Il prossimo anno, emergenza Covid travagliata storia. E ancora: le borse di studio a parte, sarà foriero di alcune novità impor- per gli specializzandi Biologi e l'ampliamentanti per la vita dei Biologi e to delle stesse specializzazioni, dell’Ordine Nazionale stesso, soprattutto in ambiti specifici I biologi necessitano di che si accingere a chiudere i di lavoro per la categoria, la leggi che riconoscano le loro speciali e molteplici battenti per trasformarsi in modifica e la razionalizzaziocompetenze, ampliando Federazione Nazionale degli ne di nuovi corsi di laurea per la gamma degli Ordini Regionali dei Biologi. Biologi, sono parte di un proaccessi al lavoro come L'autonomia territoriale sarà gramma di fine mandato che professionisti sanitari determinante per la nostra cail Consiglio dell'Ordine adottegoria, ma la funzione di coordinamento e terà di qui a breve. Questo il nostro dichiarato quella delle attività politico legislative della Fe- e già noto modo di essere aperti a critiche e derazione Nazionale saranno decisive. I Biolo- suggerimenti ma giammai nella disponibilità gi hanno necessità di norme di legge dedicate spregiativa di qualcuno. 8

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VACCINI

LA CORSA AL VACCINO ANTI-COVID TRA PROCEDURE D’EMERGENZA E ASPETTATIVE GLOBALI di Sara Lorusso

S

© PalSand/www.shutterstock.com

econdo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), al 27 novembre 2020, a livello globale, sono stati segnalati oltre 60 milioni di casi confermati di infezione da SARS-CoV-2, e il numero dei decessi collegato alla malattia covid-19 ha toccato la cifra di 1,42 milioni. Fin dalle prime fasi della pandemia la comunità scientifica si è concentrata sui meccanismi di funzionamento del virus, sulle terapie possibili, e sulla progettazione di vaccini e soluzioni di contrasto alla diffusione del contagio. Sempre secondo l’Oms, nel mondo si stanno sviluppando circa 198 vaccini, di cui 42 hanno raggiunto la fase di sperimentazione clinica mentre 156 sono ancora in quella preclinica (dati di ottobre 2020). Attualmente sono una decina quelli che hanno superato la fase 3, quella più avanzata, di sperimentazione. Gli sforzi globali per lo sviluppo di un vaccino anticovid hanno coinvolto la comunità scientifica e le industrie farmaceutiche in una corsa comune, affrontata, però, su piattaforme differenti. Lo scenario che le agenzie regolatorie dei vari Paesi stanno osservando comprende vaccini basati su virus inattivato, vaccini a RNA o DNA capaci di far generare nell’organismo la sola proteina spike e indurre la risposta immunitaria, vaccini basati sulla proteina spike del virus per generare, in combinazione con adiuvanti, la risposta immunitaria, vaccini che sfruttano comuni adenovirus inattivati per trasportare l’antigene. Una delle problematiche fondamentali che la comunità scientifica e le istituzioni sanitarie stanno affrontando riguarda il

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VACCINI

Secondo l’Oms, nel mondo si stanno sviluppando circa 198 vaccini, di cui 42 hanno raggiunto la fase di sperimentazione clinica mentre 156 sono ancora in quella preclinica complesso equilibrio tra garanzia di sicurezza dei medicinali e la necessità di frenare il prima possibile gli effetti della pandemia, drammatici in termini di vite umane e carico economico. Ecco perché le principali autorità regolatorie hanno attivato procedure speciali. La Food and Drug Administration (FDA) negli Stati Uniti concederà l’autorizzazione “per l’uso in emergenza” poiché non esistono altri medicinali simili già sperimentati e le condizioni di contesto sono uniche. Anche l’EMA (Agenzia Europea per i Medicinali) ha attivato una procedura straordinaria di “rolling review”, di revisione continua dei candidati vaccini (e in generale di tutti farmaci per la cura e la prevenzione dell’infezione da Covid-19): il Comitato per i Medicinali per Uso umano (CHMP) dell’EMA riceve e rivede in corsa i risultati, permettendo così ai ricercatori di non dover prima completare la raccolta dei dati per sottomettere domanda formale di autorizzazione. A livello globale, inoltre, la gran parte dei Paesi ha aderito alla strategia COVAX, piattaforma di coordinamento attivata dall’OMS e da Gavi, un’alleanza pubblico-privata per la distribuzione di vaccini e l’immunizzazione, con l’obiettivo di coordinare gli sforzi produttivi per un accesso equo, in ogni luogo del Pianeta, ai vaccini anti-Covid. In questa corsa contro il tempo, tra condivisione scientifica ed emergenza sanitaria, in un contesto di importanti risvolti commerciali e politici a livello globale, giornalmente vengono diffuse comunicazioni su risultati incoraggianti, atteggiamenti prudenziali e qualche fallimento in corsa. La sperimentazione della Johnson & Johnson è, per esempio, tra quelle che sono state stoppate con l’insorgere di una reazione inaspettata in uno dei volontari, che ha sviluppato una malattia inspiegabile. Dopo alcune verifiche la sperimentazione è stata nuovamente autorizzata: uno stop-and-go normale,

hanno fatto sapere dalla multinazionale, un processo che garantisce la sicurezza poiché certifica il costante controllo della salute della popolazione osservata. Anche AstraZeneca, la società farmaceutica che sta sviluppando un candidato vaccino in collaborazione con l’Università di Oxford e l’istituto Irbm di Pomezia, ha recentemente spiegato di dover procedere con studi supplementari per verificare la reale efficacia del medicinale. Tra tutte le piattaforme in sperimentazione, l’unica costante resta la voce della comunità scientifica che ricorda a più riprese l’importanza della trasparenza dei dati di ricerca in un’emergenza sanitaria tanto delicata e mai sperimentata prima. Tra le possibilità che si sono affacciate nello scenario della ricerca internazionale, ha richiamato attenzione la sperimentazione sugli anticorpi monoclonali. L’interesse è legato al fatto che gli anticorpi monoclonali hanno tempi di sviluppo più rapidi rispetto ai vaccini o ad altri farmaci antivirali. Il

processo di produzione prevede l’isolamento di cellule B, produttrici di anticorpi monoclonali, nel sangue dei pazienti guariti dall’infezione. Gli anticorpi vengono clonati ed espressi in sistemi cellulari testati in vitro contro il virus. Il MADLab di Fondazione Toscana Life Sciences, dopo averne testati diversi, ha selezionato l’anticorpo monoclonale che si è dimostrato più potente contro il SARS-CoV-2 e che sarà misurato nelle prove cliniche per fine 2020. Il progetto MAbCo19, coordinato dal microbiologo Rino Rappuoli, ha valutato sia la capacità dell’anticorpo di legare la proteina spike e di inattivare il virus sia la resa da un punto di vista dello sviluppo e produzione. Il candidato farmaco è ora in fase di produzione nello stabilimento Menarini di Pomezia, ma il lavoro di ricerca prosegue, dicono dai laboratori di TLS, «aprendo a nuove possibilità nell’approccio scientifico, per esempio l’ipotesi di una combinazione di anticorpi come possibile terapia».

Le fasi della sperimentazione

L

o sviluppo di un vaccino richiede tempi lunghi e scanditi da step di valutazione prestabiliti. Dopo la fase preliminare, individuate le componenti fondamentali del farmaco, se ne produce una versione simile a quella che potrebbe essere utilizzata nella pratica comune. Comincia così la sperimentazione clinica con i test sull’uomo. Durante la fase 1, basata su piccoli gruppi di volontari, si misura soprattutto la sicurezza del potenziale farmaco. La fase 2 coinvolge alcune centinaia di persone: vengono verificate tollerabilità e immunogenicità, la capacità, cioè, di indurre una valida risposta immunitaria. Viene inoltre definita la dose corretta di vaccino da somministrare. La fase 3 è delegata soprattutto all’efficacia: coinvolge un numero di persone molto elevato e prevede la somministrazione di placebo a parte dei volontari. Questa fase precede l’istruttoria per l’approvazione da parte degli enti regolatori dei vari Paesi, quali l’EMA (European Medicines Agency) per l’Europa e l’FDA (Food and Drug Administration) negli Stati Uniti. Anche dopo l’autorizzazione all’utilizzo, un nuovo medicinale viene tenuto sotto controllo.

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VACCINI

IL RITORNO ALLA LIBERTÀ È VICINO, PAROLA DI RINO RAPPUOLI di Chiara Di Martino

I

l ritorno alle nostre libertà, di cui siamo stati tanto privati in questo anno difficile, è forse più vicino di quanto crediamo. Ne è convinto Rino Rappuoli, microbiologo di fama mondiale. Con quali armi? Vaccini certo, ma anche gli anticorpi monoclonali, che studia da tempo. Una doppia “cavalleria” in arrivo che potrebbe costringerci a stringere i denti per questo inverno, ma a tirare poi un sospiro di sollievo. «I vaccini e gli anticorpi monoclonali ci permetteranno nel 2021 di recuperare le nostre libertà che ci ha tolto il coronavirus», ha detto durante una conferenza online organizzata dall’Accademia dei Fisiocritici di Siena. C’è fiducia, dunque, e quando la fiducia arriva dalla scienza è facile che sia ben riposta. Fiducia anche nei vaccini di cui tanto si discute e su cui qualcuno ha avanzato qualche dubbio per i tempi rapidissimi di sperimentazione e anche per il tipo di metodologia utilizzata, quella a tecnica genica. Al momento quelli più promettenti sembrano essere quello sviluppato da Pfizer/BioNTech, quello di Moderna e, infine, quello sviluppato dall’Università di Oxford con AstraZeneca e la Irbm di Pomezia, su cui però si mantiene maggiore cautela vista la recente segnalazione di dover ripetere i test, che non vanificheranno quanto fatto finora, in vista di una nuova sperimentazione appena annunciata. «La mia previsione è che non avremo sorprese – dice sui vaccini in arrivo -. Io sono molto tranquillo sulla loro sicurezza anche se eventi rarissimi non possono essere esclusi». I primi che arriveranno, ha precisato, sono stati testati su oltre 30mila persone e che sono frutto di nuove tecnologie e su cui «non abbiamo l’esperienza che abbiamo su altri»: il riferimento dello scienziato è a quelli attesi per la seconda metà del 2021 e prodotti con proteine

«Stiamo facendo un accordo con il combinate e adiuvanti. Come arma di prevenzione, non c’è dubbio che tutti i riflettori siano commissario Domenico Arcuri per la distriaccesi sui vaccini; ma il Covid-19 si sconfigge buzione, una volta pronto, dell’anticorpo anche con le terapie e, in questo campo, la monoclonale che stiamo sperimentando – ha maggiore speranza è risposta negli anticorpi precisato Rappuoli -. Non sarà quindi l’azienda a distribuirlo, ma il monoclonali, che posistema del ministero trebbero diventare il “Sono molto tranquillo della Salute che deciprimo farmaco specifico. Già ai tempi della sulla sicurezza dei vaccini. derà come farlo». In altri paesi, come gli Sars1, Rappuoli aveva La mia previsione è che Stati Uniti, la speripubblicato con altri mentazione è già molautorevoli autori uno non avremo sorprese” to avanti – a novembre studio scientifico sulla la Fda ha dato il via liloro efficacia. Non ha mai smesso di occuparsene, tanto che oggi ri- bera all’uso di emergenza dell’anticorpo mocopre il ruolo di coordinatore del relativo pro- noclonale Eli Lilly - ma anche da noi non si getto di ricerca alla Fondazione Toscana Life farà attendere: per il microbiologo è questioSciences, per il quale ha ricevuto, insieme al ne di mesi. Per quello italiano, a differenza presidente della Fondazione Fabrizio Landi, il di quello statunitense, sarà prevista inoltre la somministrazione intramuscolo e non endoPegaso d’oro della Regione Toscana.

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VACCINI

Tutte le previsioni del microbiologo al lavoro oggi sulla terapia a base di anticorpi monoclonali che dovrebbe arrivare in primavera

Biologo con una carriera di prestigio

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Rino Rappuoli.

vena. «Dopo le prove cliniche pensiamo di essere pronti a marzo, per avere questi anticorpi per l’uso emergenziale – ha detto ancora -. Noi stiamo facendo ricerca e sviluppo, e in questo settore bisogna sempre sapere che i fallimenti e i ritardi sono sempre possibili ma cerchiamo di evitarli». Per questo anticorpo, copia industrializzata di un anticorpo umano prelevato da un paziente guarito, partirà entro dicembre la sperimentazione di fase 1 in due centri, fra cui lo Spallanzani, per arrivare alla fine della fase 2 rinforzata in primavera, con l’idea di presentare a marzo il dossier per l’autorizzazione. L’obiettivo, fa sapere la Fondazione, è di arrivare con le prime 100.000 dosi tra aprile e maggio. Con una garanzia: tutto quello che lo stabilimento Menarini di Pomezia potrà produrre nel 2021 sarà destinato all’Italia. (C. D. M.)

n ambito scientifico, la sua fama lo precedeva anche prima che il Covid-19 facesse irruzione modificando la vita quotidiana dell’intero pianeta: certo è che quando parla Rino Rappuoli, microbiologo italiano insignito nel 2005 della Medaglia d’oro al merito della sanità pubblica, si assiste a una combinazione rarissima di competenza e autorevolezza. Oggi Rappuoli – chiamato da molti il “padre dei vaccini moderni” - è il direttore scientifico e il responsabile dell’attività di ricerca e sviluppo esterna presso GlaxoSmithKline (GSK) Vaccines di Siena. Prima, è stato direttore del settore ricerca vaccini presso Sclavo, Chiron Corporation e Novartis Vaccines: ha guidato lo sviluppo di vari vaccini come quello contro il meningococco-B e il primo vaccino “acellulare” al mondo contro la pertosse, prodotto tramite tecniche di DNA ricombinante. Nel suo passato, una lunghissima lista di incarichi internazionali come quello di visiting scientist alla Rockefeller University di New York e alla Harvard Medical School di Boston. Dallo scorso luglio è stato chiamato come professore straordinario di Biologia molecolare presso il dipartimento di Biotecnologie, chimica e Farmacia all’Università degli studi di Siena. Ha all’attivo oltre 690 lavori su riviste scientifiche internazionali peer-reviewed. La ricerca scientifica è la sua vita, ma, secondo lui, in Italia si potrebbe (e si dovrebbe) fare molto di più. «Se non investiamo in ricerca, saremo un Paese di serie B. Se investiamo in ricerca saremo un Paese di serie A – ha detto di recente -. Secondo me una delle lezioni che spero che venga da questa pandemia è che il nostro Paese impari a valorizzare la scienza, gli scienziati e faccia quello che in piccolo stiamo facendo a Siena: noi assumiamo giovani che invece di andare fuori dall’Italia stanno qui, producono qui, e producono per il futuro. Quello che ci salverà è la ricerca, la ricerca avanzata: non solo trovare anticorpi monoclonali e vaccini che ci permetteranno di debellare questa pandemia. La ricerca avanzata vuol dire dare lavoro a dei giovani». (C. D. M.)

Rino Rappuoli in una delle sua apparizioni televisive a “Che tempo che fa”, Rai 2.

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VACCINI - INTERVISTA

di Chiara Di Martino

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autela, laddove cautela vuol dire, insieme, fiducia nella scienza e speranza in una coscienza collettiva. Si può riassumere così il pensiero di Maria Rita Gismondo sui vaccini che potrebbero aiutare a porre un freno significativo alla pandemia da Covid-19. Direttrice del laboratorio di microbiologia clinica e virologia dell’Ospedale Sacco di Milano, Maria Rita Gismondo – doppia laurea, una in Biologia e una in Medicina – guarda ai principali “pretendenti” sui quali sono oggi accesi i riflettori. O almeno a quelli di cui più si parla. E cioè: quello sviluppato da Pfizer/ BioNTech, risultato efficace al 95% nel prevenire la comparsa dei sintomi; quello della statunitense Moderna, la cui efficacia risulta per ora pari al 94,5% e infine quello sviluppato dall’Università di Oxford in collaborazione con AstraZeneca e la Irbm di Pomezia, la cui efficacia sale al pari dei concorrenti con un richiamo dopo un mese, compensata da un costo più economico e una più facile conservazione. Professoressa Gismondo, come funzionano i nuovi vaccini? «Il meccanismo è molto simile. Volendomi esprimere in modo semplice e per quel che si sa finora, tramite la somministrazione di questi vaccini, un pezzo di Rna viene inserito nelle cellule che producono così virus anomali in grado di sviluppare anticorpi. Sono metodiche completamente nuove, che come principio non si discostano molto dalla manipolazione genetica. I tre vaccini di cui tanto si parla sono infatti tutti vaccini a tecnica genica, ma personalmente ho meno riserve verso quelli proteici, quelli tradizionali per intenderci: ce ne sono altrettanti in fase avanzata di sperimentazione e che, probabilmente, arriveranno a essere distribuiti con tempistiche simili. Per questi ultimi avremo una sicurezza molto più ampia, una volta che l’Ema e gli enti certificatori avranno detto la loro».

MARIA RITA GISMONDO: IMPORTANTI I VACCINI E LA RESPONSABILITÀ SOCIALE La direttrice del laboratorio di microbiologia clinica e virologia dell’Ospedale Sacco di Milano fa il punto sui principali candidati a prevenire il Covid-19 Perché quelle riserve? attenzione. Per ora, mentre attendiamo, per «Perché non possiamo conoscere, ad prevenire la malattia non resta che affidarsi oggi, le conseguenze nel lungo termine di in- alle barriere meccaniche: mascherine, igiene serimenti genetici nelle cellule. Ci sono due continua e distanza. Così si inizia a ridurre pubblicazioni della Fda, una di una decina di fortemente il rischio». anni fa e una più recente, che ne parlano con In un recentissimo studio pubblicato entusiasmo ma, vista la su mBio, una rivista tecnica, spiegano che dell’American Society “In attesa dei vaccini i controlli dovrebbero of Biology, si ipotizza durare sino a 20 anni. un possibile legame fra preveniamo la malattia Accelerare comporta vaccino Mmr (quello in maniera meccanica sempre dei rischi. La contro il morbillo, la ricerca non si deve parotite e la rosolia, con l’igiene e la distanza” fermare e sicuramente ndr) e Covid-19: una questi vaccini restano massiccia copertura interessantissimi per il loro meccanismo d’a- garantita da questo siero sembrerebbe prozione e per la loro copertura. Ad ogni modo, teggere dal contagio o comunque da forme ci vuole ancora pazienza: sono 6-7 mesi che severe della malattia. Ha senso guardare a sembrano dietro l’angolo e invece, ad oggi, questo tipo di immunità non specifica? se faccio riferimento a quanto pubblicato sul «Poco, a dire il vero. Indicazioni vaccisito dell’OMS, leggo, in sintesi, che “presu- nali per altra infezione possono avere una rimibilmente arriveranno presto ma non è pos- sposta, ma non dare la copertura necessaria». sibile indicare una data precisa”. La mia poSarebbe d’accordo con una ipotetica obsizione, altrettanto in sintesi, è: vaccino sì, ma bligatorietà del vaccino?

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VACCINI - INTERVISTA

Maria Rita Gismondo.

Chi è

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Vorrei vivere in un mondo in cui la po- prio sulle potenzialità di questo metodo tepolazione sia così consapevole da non avere rapeutico; poi l’epidemia rientrò e restò un bisogno di coercizione per un atto di salu- lavoro scientifico. Oggi ci sono molti studi te pubblica. Perciò, anche sulle paventate simili eseguiti da tanti centri di ricerca, come aperture natalizie, dico: se la gente non sarà quello di Siena, tanto per dirne uno: in queresponsabile e preparata a trascorrere un sto caso va ricordato però che è più terapia Natale diverso, ridiche prevenzione, gli mensionato, potrebbe anticorpi monoclonali “Gli anticorpi monoclonali non sono sostitutivi o provocare l’ennesimo scivolone, producenalternativi al vaccino sono un’ottima arma per do una nuova impene restano un’ottima chi si ammala, ma non arma per chi contrae nata a fine gennaio. sostituiscono il vaccino” la malattia. Proprio Gli obblighi, comundi recente, proprio il que, servono a poco, professor Rappuoli mi se non creiamo una coscienza individuale e collettiva basata sulla ha rassicurato che entro la metà del prossimo anno saranno disponibili sul mercato. E di lui responsabilità sociale». In molti hanno parlato anche di un’altra mi fido». E a chi ne fa una questione di prezzi “cavalleria” in arrivo, gli anticorpi monocloelevati? nali. Cosa ne pensa? «Quello economico è un discorso che «Ecco, in questo credo molto, moltissimo. Già ai tempi della Sars1 abbiamo por- non tocco, quando si tratta di salvare esseri tato avanti una ricerca con Rino Rappuoli, umani. Non c’è costo che tenga quando è in Antonio Lanzavecchia e altri studiosi pro- ballo la vita delle persone».

iciliana di nascita, oggi dirige il laboratorio di microbiologia clinica e virologia dell’Ospedale Sacco di Milano: Maria Rita Gismondo ha all’attivo un curriculum ricco di esperienze anche all’estero, tra cui l’ospedale di Londra e l’Università del Tennessee negli Stati Uniti. Dal 1987 è docente associato di microbiologia clinica prima a Catania, poi presso la facoltà di Medicina dell’Università di Milano. Nel 1995 è diventata direttrice del laboratorio di microbiologia clinica, virologia e bioemergenze del Polo Universitario “Luigi Sacco” di Milano. Circa 270 lavori scientifici su riviste nazionali e internazionali nel campo della batteriologia clinica, probiotici, chemioterapia e meccanismi patogeni dei microbi la vedono tra gli autori e, nel 2005, riceve l’Ambrogino d’Oro, la prestigiosa onorificenza conferita dal Comune di Milano. Il Ministero degli Esteri l’ha segnalata alle Nazioni Unite come esperto italiano in biosicurezza per l’implementazione della Convenzione Internazionale del Disarmo Biologico.

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RNA messaggero del vaccino Pfizer-BioNTech Elevata risposta immunitaria, dosi da conservare a -70 °C

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annuncio del risultato è arrivato prima per via mediatica, rata, con la sola reazione negativa di una febbre lieve in meno del comunicato direttamente dal presidente della multinazio20% dei partecipanti. nale Albert Bourla: il vaccino sviluppato da Pfizer si è di«È importante per noi continuare a condividere dati e informostrato efficace al 90%. La reazione delle borse è stata mazioni correlate sul nostro candidato vaccino - ha affermato Ugur da copione: il titolo del colosso farmaceutico americano ha avuto un Sahin, CEO e co-fondatore di BioNTech – Il profilo di sicurezza rialzo del 7,6%. Pochi giorni dopo, a conclusione del trial di fase 3, favorevole di BNT162b2 e l’ampiezza delle risposte dei linfociti T il dato aggiornato: il vaccino si dimostra efficace nel 95% dei casi, a hanno supportato la nostra decisione di selezionare questo candidapartire da 28 giorni dopo la prima dose somministrata. to per le successive fasi 2 e 3». Sulla scorta di questi dati, la Pfizer ha richiesto alla Food and Annunciando i risultati raggiunti al termine dell’intera speriDrug Administration (FDA) l’autorizzazione all’utilizzo del vaccino mentazione, Pfizer e BioNTech hanno anche rivelato di essere in su larga scala, secondo la procedura dell’uso di emergenza. Analoga grado, una volta ottenute le autorizzazioni dalle varie agenzie regorichiesta è stata inoltrata alle altre agenzie regolatorie nel mondo. latorie, di fornire fino a 50milioni di dosi in tutto il mondo entro la Il vaccino, sviluppato dalla Pfizer in collaborazione con l’azienfine del 2020 e circa 1,3 miliardi dosi entro la fine del 2021. Una da tedesca di biotecnologia e biofarmaceutiquota di questa produzione è stata già asseca BioNTech, si chiama BNT162 ed è basato gnata all’Unione Europea, grazie alla firma La sperimentazione di fase 3 di un contratto con la Commissione Europea sull’RNA messaggero (mRNA). La sperimentazione di fase 3 ha avuto iniha avuto inizio nella scorsa per l’acquisto iniziale di 200 milioni di dosi di zio nella scorsa estate ed è stata portata avanti vaccino per conto di tutti gli Stati membri, più su circa 43.500 partecipanti, una popolazione estate ed è stata portata avanti un’opzione di acquisto fino ad altri 100 milioni variegata per età, etnia ed esposizione al virus su circa 43.500 partecipanti di dosi, da fornire non appena saranno dimoper motivi professionali. Ai volontari del prostrate la sicurezza e l’efficacia del vaccino antigramma sono state somministrate 2 dosi di vaccovid. Il prezzo del vaccino dovrebbe essere di cino da 30 microgrammi, con un intervallo minimo di tre settimane. poco inferiore ai 20 euro. Un articolo pubblicato a metà ottobre sul New England JourDella quota spettante all’Italia, sono attese 3,4 milioni di dosi nal of Medicine ha nel frattempo diffuso i risultati degli studi di (equivalenti a 1,7 milioni di vaccinazioni) che saranno consegnate fase 1 del programma lanciato da Pfizer e BioNTech che, all’avvio in ospedali e RSA, una volta ottenuto il via libera dall’Agenzia Eudella sperimentazione, avevano messo in gioco quattro candidati ropea del Farmaco (EMA), atteso tra dicembre e gennaio. La scelta vaccini basati sull’RNA. L’obiettivo era arrivare alla selezione di un dei punti di distribuzione è legata anche alla capacità delle strutture singolo candidato vaccino e definirne la dose ottimale. Lo studio sanitarie di garantire le condizioni di integrità del vaccino, che per ha preso in considerazione due varianti di BNT162, i candidati la conservazione a lungo termine richiede un ambiente refrigerato vaccini BNT162b2 e BNT162b1, rilevando come in tutti i gruppi fino a -70 °C. Sarà direttamente la Pfizer a consegnare il vaccino in di osservazione la somministrazione di BNT162b2, la versione poi contenitori termici appositamente progettati, contenenti 5 scatole da portata alle fasi successive di sperimentazione, sia stata ben tolle975 dosi ciascuna. (S. L.)

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Moderna: tollerabilità e facile conservazione Il vaccino rimane stabile per 30 giorni tra i 2 °C e gli 8 °C

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azienda biotecnologica Moderna ha comunicato i risulda coronavirus fino a 2 anni dopo la seconda dose di vaccino. Non tati preliminari dello studio di fase 3 pochi giorni dopo sono state osservate particolari reazioni negative nei partecipanti, le il primo annuncio del colosso farmaceutico americano più gravi sono state dolore nel punto di iniezione, affaticamento e Pfizer. L’azienda di Cambridge, nel Massachusetts, ha mal di testa. Già in fase 1, in un’osservazione condotta su un piccomunicato che il vaccino, sviluppato in collaborazione con la Biocolo gruppo di anziani e condivisa in un articolo sul The New Enmedical Advanced Research and Development Authority e il Natiogland Journal of Medicine, i ricercatori avevano notato una generale nal Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID), una delle tolleranza del vaccino, senza effetti collaterali particolari rilevanti in agenzie del National Institutes of Health (NIH), la rete dei centri di individui ritenuti più fragili. ricerca del Dipartimento della Salute degli Stati Uniti, ha garantito Anche Moderna intende sfruttare l’autorizzazione per l’uso un tasso di efficacia del 94,5%. d’emergenza del vaccino da parte della FDA. In Europa, invece, Il medicinale, denominato mRNA-1273, è un vaccino a mRNA, il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia che combina la piattaforma di consegna dell’mRNA di Moderna con europea per i medicinali (EMA) ha avviato la revisione ciclica dei l’antigene stabilizzato SARS-CoV-2 (S-2P) sviluppato dagli scienziarisultati e potrà concedere l’autorizzazione una volta ottenuti dati ti del NIAID. sufficienti a supportare i criteri previsti per la La sperimentazione di fase 3 ha coinvolto commercializzazione. Come per gli altri pro30.000 partecipanti, per la gran parte arruola- Il contratto con l’Ue prevede dotti ormai giunti al termine della fase 3, la ti negli Stati Uniti. La popolazione coinvolta, l’acquisto iniziale di 80 milioni stima è di ottenere il via libera entro le prime hanno sottolineato i responsabili del NIH, settimane del 2021. di dosi per conto è stata intenzionalmente diversificata per riNel frattempo, l’accordo con l’Unione spondere all’impatto maggiore esercitato dalla Europea è stato già siglato. Il contratto con di tutti gli Stati membri pandemia su comunità spesso sottorapprela Commissione Europea prevede l’acquisto sentate. Per questo il 37% dei volontari della iniziale di 80 milioni di dosi per conto di tutti sperimentazione proviene da minoranze razziali ed etniche. La spegli Stati membri dell’UE, con l’opzione di richiedere fino a 80 mirimentazione ha inoltre incluso circa 5.000 americani con meno di lioni di dosi ulteriori, che verranno fornite dopo il via libera delle 65 anni, portatori di malattie croniche come diabete, grave obesità autorità regolatorie. Una dose di vaccino, secondo quanto dichiae malattie cardiache, che li espongono a un rischio maggiore di conrato dall’amministratore delegato dell’azienda, Stéphane Bancel, in trarre in forma grave la malattia covid-19. Ai partecipanti sono state un’intervista al settimanale tedesco Welt am Sonntag, costerà tra i somministrate due dosi di vaccino, da 100 microgrammi ciascuna, a 25 e i 37 dollari. distanza di quattro settimane. La distribuzione di mRNA-1273 richiede condizioni logistiche Lo studio di fase 3, chiamato COVE, è stato avviato lo scorso meno complesse di altri vaccini anticovid in produzione. L’azienda luglio, dopo che i risultati dei test clinici in fase iniziale avevano riledi Cambridge ha infatti comunicato che il vaccino rimane stabile per vato buone garanzie di sicurezza, ed è stato progettato per valutare 30 giorni in un ambiente tra i 2 °C e gli 8 °C; una conservazione di sei efficacia e immunogenicità di mRNA-1273 nel prevenire la malattia mesi richiede, invece, una temperatura di -20 ° C. (S. L.) Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2020

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In Cina tre candidati a virus inattivato Un quarto farmaco è di tipo vettoriale e monodose

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ono quattro, al momento, i vaccini che in Cina sono arrivati prodotto differenze sostanziali, la distanza di 28 giorni tra la prima dose alla sperimentazione di fase 3. Di questi solo uno, denominato e il richiamo sembra aver suggerito risultati migliori. I livelli di anticorpi Ad5-nCoV, viene prodotto da un’azienda farmaceutica privata, indotti dal vaccino sono risultati inferiori a quelli osservati nelle persone la CanSino Biologics. Gli altre tre vaccini, tutti basati sulla tecnoguarite dal covid-19, ma secondo gli autori dello studio questo vaccino logia del virus inattivato, sono nati nei laboratori dei due più importati può comunque fornire adeguata protezione. istituti di ricerca e produzione farmaceutica del Paese, China National «I nostri risultati - ha detto Fengcai Zhu, del Centro per il controllo Pharmaceutical Group (Sinopharm), che sta lavorando a due soluzioni, e la prevenzione delle malattie di Jiangsu - mostrano che CoronaVac e Sinovac. induce una rapida risposta anticorpale entro quattro settimane dall’imAgli inizi della pandemia erano poco più di una dozzina i vaccimunizzazione con due dosi del vaccino a un intervallo di 14 giorni». ni cinesi candidati. Per i prodotti arrivati alla fase 3 è stato necessario Una modalità che i ricercatori ritengono utile all’uso durante la pandeorganizzare studi clinici internazionali, coinvolgendo Paesi del Medio mia. Quando il rischio di infezione sarà inferiore, invece, somministrare Oriente e del Sud America, a causa dell’attuale basso tasso di prevalenza due dosi con un intervallo di 28 giorni potrebbe indurre risposte immudella malattia tra gli abitanti. nitarie più durature. Il CoronaVac si conserva a una temperatura tra i In assenza di dati condivisi, per ora, l’an2 e gli 8 °C e può rimanere stabile fino a tre anni damento della sperimentazione di fase 3 della di stoccaggio. Alcuni di questi vaccini già Sinopharm è affidata alle dichiarazioni dell’azienIl vaccino di CanSino, indicato con la sigla da, secondo cui i risultati sarebbero migliori del somministrati alla popolazione Ad5-nCoV, è un farmaco di tipo vettoriale, moprevisto e tali da non aver rilevato alcuna reazionodose: sfrutta un comune virus del raffreddore cinese, dopo il via libera ne negativa grave. per fornire materiale genetico per la codifica della Il vaccino sviluppato da Sinovac, chiamato proteina spike del coronavirus. Lo studio di fase delle autorità sanitarie CoronaVac, sembra garantire una risposta veloce 2, i cui risultati sono stati condivisi a luglio scorso degli anticorpi. In un recente articolo pubblicato su The Lancet, ha rilevato che il 95% dei partesu The Lancet Infectious Diseases sono stati condivisi i risultati di fase cipanti nel gruppo con il dosaggio più elevato di vaccino e il 91% dei 1 e 2. Lo studio, condotto su circa 700 individui senza alcuna storia riceventi il basso dosaggio ha mostrato risposte degli anticorpi quattro di infezione da covid-19, nella provincia di Jiangsu affacciata sul Mar settimane dopo la vaccinazione. La dose maggiore di vaccino ha però Giallo, ha rilevato limitate reazioni negative, la più comune il dolore nel fatto rilevare più frequentemente la febbre come reazione. punto di iniezione. Un temporaneo stop alla sperimentazione era stato In Cina alcuni di questi vaccini sono stati già stati somministrati alla deciso in Brasile, dove il Coronavac viene sperimentato in collaboraziopopolazione grazie al via libera delle autorità sanitarie che ne ha approne con il Butantan Institute. L’ANVISA (Agenzia nazionale brasiliana vato l’uso in emergenza. Alle polemiche sulla scarsa sicurezza certificata di sorveglianza sanitaria) ne ha tuttavia autorizzato la riattivazione dopo e sull’assenza di dati condivisi sulla sperimentazione, il Governo cinese pochi giorni. In fase di ricerca sono state fatte diverse valutazioni sia sule i referenti delle aziende farmaceutiche coinvolte hanno più volte prela quantità della singola dose sia sull’intervallo tra la somministrazione cisato che i vaccini vengono sviluppati secondo le linee guida dell’OMS delle due dosi: se lievi variazioni nella quantità di vaccino non hanno e con protocolli di sicurezza elevati. (S. L.)

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La sfida russa dello Sputnik V Gli studi delle multinazionali e le eccellenze italiane in campo

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uando, in piena estate, da Mosca è arrivato l’annuncio lata casa farmaceutica belga Janssen. Dopo una sospensione annundi un imminente vaccino efficace contro il coronavirus, ciata a causa di una patologia inattesa generatasi in un partecipante, non è sfuggito il significato politico attribuito dalla Rusla sperimentazione è stata riattivata. Lo studio di fase 3, denominato sia all’impresa scientifica: lo hanno chiamato Sputnik V, ENSAMBLE, è stato portato avanti su 60.000 individui. come il primo satellite che riuscì a portare in orbita, e poi sani e salvi Il vaccino portato in fase 3 dalla Novavax, industria farmaceutia terra, alcuni animali. Quella volta la Russia arrivò prima nell’eterna ca del Regno Unito, in collaborazione con la task force governativa contesa con gli Stati Uniti d’America. Oggi, che la corsa è quella al per i vaccini, è basato su proteine ricombinanti. Denominato NVXvaccino capace di stroncare la pandemia in atto, possibilmente in CoV2373, sfrutta l’adiuvante MatrixM proprietario di Novavax, ed regime di sicurezza, il primato in gioco non è solo di tipo politico e è stato testato su 10.000 individui di età compresa tra 18 e 84 anni. lo scenario è di ampiezza globale. I ricercatori hanno fatto sapere, in attesa di pubblicare i risultati del Anche la Russia ambisce a immettere sul mercato il proprio protocollo eseguito, che nelle fasi 1 e 2 il vaccino ha generato rivaccino a due vettori: la prima dose è costituita da un vaccino basposte anticorpali robuste, superiori a quelle osservate nei sieri di sato sull’adenovirus Ad26, la seconda dose è basata sull’adenovirus convalescenza umani. Ad5 e viene utilizzata, a 21 giorni di distanza, Ancora in fase 1, ma con ottimi risultati per potenziare la risposta immunitaria attivaannunciati, si trova GRAd-COV2, il candidaIl nome, ripreso dal primo to vaccino basato su un vettore adenovirale di ta dalla dose precedente. Lo Sputnik V, nome commerciale del candidato vaccino Gam-COsatellite artificiale andato in ReiThera, azienda biotecnologica italiana con VID-Vac, è stato sviluppato dal centro statale sede a Castel Romano. I primi test clinici, che orbita intorno alla Terra, ha saranno presto effettuati anche su individui andi ricerca in Epidemiologia e Microbiologia Gamaleya e costerà poco meno di dieci dollari anche un significato politico ziani, hanno garantito tollerabilità ed evidena dose. Dopo la registrazione da parte del Mite risposta immunitaria. Lo studio, che ha già nistero della Salute russo, è stato testato in uno ricevuto una valutazione positiva dall’Istituto studio clinico su 40.000 persone e, secondo i dati diffusi dal centro, Superiore di Sanità, è stato progettato ed è condotto in collaborarisulta avere un’efficacia superiore al 95% a 21 giorni dalla seconda zione con l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spaliniezione. lanzani di Roma. Al momento una decina i candidati vaccini, da varie parti del Ancora la tecnologia italiana contribuisce a un altro candidato mondo, sono arrivati all’ultima fase di sperimentazione e, dunque, a vaccino, quello sviluppato dal gruppo farmaceutico francese Sanofi, un passo dall’immissione sul mercato, all’interno del processo di vein collaborazione con la casa farmaceutica britannica GSK, attualrifica e autorizzazione in progress che è stato attivato dalle principali mente oggetto di uno studio clinico di fase 1/2. Dallo scorso ottobre autorità regolatorie nel campo farmaceutico. lo stabilimento di Sanofi ad Anagni ha avviato le linee di produzione Ad26.CoV2.S è il nome assegnato al candidato vaccino, monodel vaccino: l’hub italiano, con gli stabilimenti di Francia e Germadose, basato su vettori derivati da adenovirus di serotipo 26 (Ad26), nia del gruppo, sarà impegnato nella realizzazione delle dosi di un della multinazionale Johnson & Johnson, sviluppato con la controlvaccino a DNA-ricombinante in subunità. (S. L.) Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2020

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VACCINI - INTERVISTA

di Daniela Arduini*

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olte sono le professioni messe in risalto dalla pandemia per il lavoro ed il rischio corso, ma una tra tutte è quella branca da pochi conosciuta ma che è a lavoro da mesi per porre fine a questa pandemia: la biotecnologia. Si tratta di una branca della biologia riguardante «l’utilizzo di esseri viventi al fine di ottenere beni o servizi utili al soddisfacimento dei bisogni della società», ma anche l’applicazione e lo studio di qualunque tecnologia sviluppata o sviluppabile dall’uomo al campo della biologia. Questa disciplina oggi ci permette di progettare e produrre un vaccino “biotecnologico” ovvero costituito da RNA messaggeri codificanti le proteine del virus SARS COV 2 , oppure da microrganismi geneticamente modificati o vescicole lipidiche utilizzate come vettori, ed infine anche da particelle virali inattive del virus. Alla base ci sono importanti nozioni di ingegneria genetica, di fisiologia umana ma soprattutto di conoscenze biologiche apportate dalla continua ricerca in mano tutti i giorni a migliaia di biologi. Ed è proprio qui che si crea il punto di incontro tra la biologia e la biotecnologia, proprio lì dove la conoscenza molecolare del virus ci permette di progettare poi un farmaco in grado di bloccare la sua replicazione, invasione e diffusione. È per questo motivo che oggi è fondamentale associare un volto a colore che ci permetteranno da qui a pochi mesi di avere un vaccino che metta una fine a questo periodo così critico. Piero Di Lorenzo è il presidente e l’amministratore delegato di IRBM SpA, *Delegata Nazionale alle Biotecnologie per l’Ordine Nazionale dei Biologi.

IL VACCINO “ITALIANO” DI IRBM, CON OXFORD E ASTRAZENECA

Annunciati test supplementari. Intervista al ceo Di Lorenzo: “È altamente sicuro e non ha controindicazioni degne di nota”

società italiana fondata nel 2009 a Pome- ottenuti inoculando ai volontari una sola zia, attiva nel settore della biotecnologia dose vaccino, prima di utilizzare una dose molecolare. È qui, alle porte di Roma, che completa il mese successivo. l’Università di Oxford ha sviluppato e Notizia degli utlimi giorni, il vaccino messo a punto il primo candidato vaccino sarà sottoposto a nuovi test, perché richieanti-Covid realizzato dalla società farma- derebbe studi supplementari, come ha ceutica AstraZeneca. annunciatol’amminiLa sperimentazione stratore delegato di Sarà sottoposto del farmaco denomiAstraZeneca, Pascal nato “ChAdOX1”, è Soriot, a nuovi test, come a buon punto. Non a Dottor Di Loha dichiarato il ceo caso i primi risultati renzo, quali sono le della fase 3 hanno caratteristiche tecnidi AstraZeneca, Soriot mostrato un’efficacia che del vaccino andel 70%, combinanglo-italiano? do i dati di due diversi dosaggi: un regi«Il nostro vaccino utilizza virus innome somministrato a circa 2.700 persone cui, modificati geneticamente. Si tratta di ha, infatti, mostrato un’efficacia del 90%, un Adenovirus che non è in grado di rementre un altro, somministrato a quasi plicarsi nell’essere umano. Al suo interno 9.000 persone, ha mostrato un’efficacia viene inserito un pezzo di RNA che codel 62%. I migliori risultati sono stati difica la proteina “spike” (o proteina S).

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VACCINI - INTERVISTA

Il polo scientifico della IRBM a Pomezia (Roma).

Perché la nuova sperimentazione

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Questa molecola di superficie è responsa- problemi di sicurezza, e sembra essere in bile del principale meccanismo utilizzato grado di indurre una buona risposta sia dal virus della Sars Cov2 per infettare le anticorpale che cellulare. Ciò è stato concosiddette cellule bersaglio, legandosi al fermato anche per il vaccino anti Covid-19. recettore ACE2. Bloccando il funziona- Consiglio, a tal proposito, di consultare la mento della “spike” si può, in tal modo, pubblicazione, in materia, appena uscita impedire al virus di su Lancet» (https:// infettare le cellule». www.thelancet.com/ In effetti, grazie “Dopo l’approvazione, pronti j o u r n a l s / l a n c e t / alla loro capacità di a produrre e distrubuire 2,5/3 a r t i c l e / P I I S 0 1 4 0 attivare il sistema 6736(20)32466-1/ milioni di dosi in Italia immunitario innato fulltext, ndr). oltre che quello adatQuale tipologia e 70 milioni nel 2021” tativo, gli Adenovidi risposta immunirus sono considerati taria induce il vacdei vettori eccellenti per la consegna di cino? Esistono differenze in funzione antigeni nell’organismo umano. È per dell’età? questo che li avete scelti? «Per quanto concerne il primo aspet«Esattamente. La piattaforma di Ade- to, abbiamo risposte sia di tipo cellulare novirus è stata ampiamente testata in al- che anticorpale. In particolare, si rileva tre malattie infettive, dove non ha dato sia l’attivazione di linfociti T CD4+ che di

ll’inizio AstraZeneca e Università di Oxford avevano affermato che una dose iniziale più bassa del vaccino, seguita da una dose completa, ha prodotto un tasso di efficacia del 90% in un gruppo più piccolo di partecipanti, rispetto al 62% per due dosi complete. Un giorno dopo la presentazione dei dati, il responsabile del programma vaccinale statunitense noto come Operation Warp Speed ha dichiarato che il regime che mostrava il più alto livello di efficacia è stato testato in una popolazione più giovane. Infatti, il gruppo che ha ricevuto prima la mezza dose e poi quella intera era composto da persone con meno di 55 anni, una fascia di età con minori rischi di complicazioni da Covid. È stato il capo dell’iniziativa federale per il vaccino (non l’azienda) a rivelare per primo che i risultati più promettenti del vaccino non corrispondevano ai dati delle persone anziane. Il vaccino contro il Covid-19 sarà sottoposto quindi a una nuova sperimentazione, probabilmente sarà condotto uno studio internazionale per testare l’efficacia del dosaggio con mezza fiala seguita da una intera su una platea più ampia. (D. A.)

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VACCINI - INTERVISTA linfociti citotossici CD8+. Inoltre, dalla fase 2, i dati che le ho citato a proposito dell’articolo pubblicato su Lancet, dimostrano che la risposta immunitaria nelle persone anziane è pari a quella dei giovani. Tuttavia, non è ancora noto la sua durata nel tempo». Quali studi clinici avete usato per testare il vaccino? «Vari studi clinici, in corso un po’ in tutto il mondo e testati su decine di migliaia di volontari». La via di somministrazionee il numero di richiami necessari? «Somministrazione intramuscolo di due dosi a 4 settimane di distanza l’una dall’altra». Come si conserva il vaccino? «Il vaccino viaggia e si conserva come un tipico vaccino antiinfluenzale, quindi è sufficiente un classico frigorifero di casa. Non occorre, per capirci, la catena del freddo (-20C) né tantomeno quella del gelo (-70/-80C)». Sono stati riscontrati effetti avversi? «Il vaccino sta risultando altamente sicuro. Non ci sono controindicazioni degne di nota. Al massimo potrà portare ad un rialzo febbrile o ad un lieve dolore nel sito di inoculo. Ma si tratta di reazioni tipiche dei vaccini, per nulla dannose per l’organismo». Presidente, ci conferma la disponibi-

lità delle prime dosi del vaccino di Astra- gettazione e realizzazione del vaccino Zeneca già entro dicembre o comunque anti Covid? non appena ottenuta la validazione? «Importantissimo per non dire fon«Noi miriamo in tempi brevissimi e damentale. Il vaccino è stato creato dalla non appena ci sarà data l’approvazione, nostra squadra di biologi e biotecnologici a produrre e distribuire 2,5/3 milioni che ha collaborato, in maniera costante, di dosi in Italia e poi, entro giugno del con chimici e farmacologici. Il nostro fu2021, ad altre 70 milioni per coprire così turo dipende dagli sforzi prodotti da quel’intera popolazione. Tale numero corri- ste figure professionali che tutti i giorni sponde, tra l’altro, al quantitativo preno- sono al lavoro per garantire il progresso tato dal nostro Paese. Ora, occorre con- della scienza e la realizzazione di nuosiderare che in Italia vi farmaci (come in siamo 60 milioni di questo caso), senza “Fondamentale il lavoro abitanti e che circa i quali, come abbiaun quarto, secondo mo potuto provare a della nostra squadra statistiche fornite spese, la vita di biologi, che collaborano nostre dall’Istat, non intendi tutti i giorni subide vaccinarsi. Quincon chimici e farmacologi” sce il peso di consedi penso che le dosi guenze non sempre saranno più che sufpiacevoli da sopficienti per vaccinare tutti quelli che lo portare. Spero che con questo traguardo desiderano, entro i prossimi mesi di mag- sia data la giusta visibilità alla categoria gio e giugno». professionale dei biologi e dei biotecnoQuanto ai controlli, è corretto imma- logi, di cui sovente non ci rendiamo conto ginarsi un’accelerazione dei normali iter dell’immenso valore e della necessità del burocratici? lavoro prodotto». «Io credo che i dirigenti scientifici La ringraziamo a nome dell’Ordine dell’Ema taglieranno tutti i tempi della Nazionale dei Biologi e ci auguriamo di normale burocrazia ovviamente senza pe- poter continuare a collaborare con lei per nalizzare i controlli necessari per la sicu- supportare la formazione ed il futuro dei rezza e l’efficacia del vaccino». biologi e biotecnologi. Quanto è stato determinante il lavoro «Ne saremo entusiasti e la ringrazio dei biologi e dei biotecnologi nella pro- per questo momento di confronto».

Pietro di Lorenzo, presidente e amministratore delegato della IRBM.

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Spallanzani: bassa sensibilità di un test rapido Lo rileva il laboratorio guidato da Maria Rosaria Capobianchi di Lello Scarpato

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egli ultimi mesi, nel tentativo di “snidare” il virus della Sars Cov2 con minori costi ed in tempi più veloci, sono stati sviluppati nuovi tipi di test tra cui, il più rilevante, si è dimostrato il tampone antigenico “rapido”. Analogamente ai tamponi molecolari, anche questa metodologia di esame è di tipo diretto, vale a dire, come spiega, testualmente, la nota tecnica ad interim sui test di laboratorio pubblicata dal ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità lo scorso 23 ottobre, valuta “direttamente la presenza del virus nel campione clinico, a differenza dei test sierologici che sono di tipo indiretto, cioè rilevano la presenza di anticorpi specifici che indicano un’infezione pregressa o in atto”. Ancora, sempre rispetto ai test molecolari, quelli antigenici rilevano la presenza del virus non attraverso l’acido nucleico bensì tramite le proteine (antigeni). In altre parole, lo screening è basato sulla ricerca, nei campioni respiratori del paziente, delle proteine virali (antigeni) del Covid. Le modalità di raccolta del campione sono del tutto simili a quelle utilizzate nei molecolari (tampone naso-faringeo) ma i tempi di risposta sono decisamente più brevi (circa 15 minuti). Sensibilità e specificità, tuttavia, sono inferiori rispetto a quelle fornite dal test molecolare. Di conseguenza, eventuali diagnosi di positività ottenute con questo esame “rapido”, devono essere confermate da un secondo tampone di tipo molecolare. Ora, è noto come il “tampone rapido” antigenico sia stato recentemente introdotto per varie situazioni, ad esempio nello screening dei passeggeri negli aeroporti, dove è importante avere risposte in tempi brevi. Proprio per questo ne esiste una versione cosiddetta POCT (che è possibile effettuare direttamente nel sito del prelievo) ed una “da laboratorio” (che richiede attrezzature di laboratorio). Ebbene, è notizia di questi giorni che il Laboratorio di Virologia e di Biosicurezza dell’Istituto Nazionale Malattie

Infettive “Spallanzani” di Roma ha rilevato la bassa sensibilità di uno di questi “esami rapidi”. Si tratta, in particolare, del test “Standard Q Covid-19 Ag” della SD Biosensor per il quale è stata valutata una sensibilità del 21,95%, rispetto a quella superiore al 80% dichiarata dall’azienda produttrice. In riferimento a questo indicatore, più è alta la percentuale, più aumenta la proporzione delle diagnosi corrette. «La valutazione della performance clinica - si legge nel rapporto dell’Inmri - è stata effettuata su tamponi nasofaringei prelevati a pazienti afferenti al pronto soccorso o a reparti di malattie infettive, oppure provenienti dal territorio nell’ambito di attività di prevenzione. Il test rapido è stato eseguito in laboratorio (quindi non nell’immediata prossimità della raccolta, sul campo), su campioni conservati per un massimo di 24 ore a +4°C, come consigliato dalle specifiche del test. In nessun caso è stato utilizzato campione congelato, oppure mantenuto a temperatura ambiente, o a +4 per più di 48 ore”. “Da sottolineare - è scritto prudenzialmente nel documento – che i dati di sensibilità clinica dichiarati dalla ditta nella documentazione illustrativa del test (>80%), così come la specificità (100%), sono migliori rispetto a quelli ottenuti nella presente valutazione”. “Una spiegazione di tale evidente discrepanza può essere una maggiore carica virale (minore Ct) nei campioni della casistica analizzata dalla ditta, oppure diverse condizioni di svolgimento della valutazione» conclude il report dello Spallanzani. Sul sito internet dell’Ordine dei Biologi è disponibile la versione integrale del “Rapporto sulla valutazione delle performance analitiche e cliniche di un test rapido per la ricerca di antigene di SARS-CoV-2” (link: https://www.onb.it/2020/11/26/rapporto-spallanzani-bassa-sensibilita-di-un-test-rapido/) realizzato presso il laboratorio dello Spallanzani, sotto la direzione di Maria Rosaria Capobianchi, la biologa che ha coordinato l’équipe di ricerca che, tra le prime al mondo, ha isolato la sequenza genica del virus del Covid-19 lo scorso febbraio, aprendo la strada a nuove cure e alla predisposizione dei vaccini. Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2020

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SALUTE

di Emilia Monti

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a decrescita della curva dei contagi in Italia è sotto gli occhi di tutti ma guai a rilassarsi perché se lo facessimo il rischio è che i numeri ripartano in 2-3 settimane. Il monito degli esperti è unanime. Le prossime festività natalizie spaventano non poco e la regola del distanziamento sociale e della protezione individuale dovrà ancora essere seguita senza esitazioni. «Sarà un Natale diverso. I tempi purtroppo non li detta la nostra volontà ma l’esigenza di tenere in sicurezza l’Italia. Dobbiamo assolutamente evitare la terza ondata e in primavera buona parte della popolazione sarà avviata al vaccino. Ma per queste feste la parola d’ordine è prudenza» spiega il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia. «No agli spostamenti tra regioni se non per estrema necessità, ancora vincoli per bar e ristoranti, un po’ meno per negozi». Secondo il ministro «è possibile» che tutta l’Italia sarà in giallo prima delle feste, «ma - avverte - non significherebbe liberi tutti». Per evitare «l’errore peggiore» occorre tanta responsabilità, specie nel periodo delle feste. «Quello del 2020 sarà un Natale diverso, il primo e auspicabilmente anche l’ultimo con queste restrizioni», spiega Franco Locatelli presidente del Consiglio superiore di sanità. Ciò vale anche per la funzione religiosa del 24 sera che «dovrà essere resa compatibile con le misure già concordate con la Cei per evitare che possa tradursi in una generazione di possibili focolai di trasmissione». Un ritornello da mettere in pratica pure per l’ultimo dell’anno dove gli assembramenti nelle piazze, argomenta ancora, sono semplicemente «inimmaginabili». Lo stesso concetto dovrà essere applicato per gli eventuali movimenti fra le regioni. Con questi numeri è difficile pensare a spostamenti di massa. «L’incidenza è an-

COVID, RALLENTA LA CURVA DEI CONTAGI MA A NATALE SERVE GRANDE PRUDENZA

L’Italia si prepara per la campagna vaccinale: al via a gennaio

cora elevata e le prossime settimane sono sottolinea Brusaferro. Ciò si traduce in una molto critiche», il pensiero del presidente «decrescita della probabilità di completa dell’Istituto superiore di sanità Silvio Bru- saturazione delle terapie intensive». Ma resaferro. Anche la voglia di vacanze sulla stano ancora «dieci regioni» ad alto rischio neve preoccupa non poco. A tal proposito e l’unico modo per ridurre i casi è «avere Locatelli ribadisce il suo «no» all’apertu- un Rt sotto 1». ra degli impianti sciistici. Una lista doloC’è grande attesa intanto per i vaccirosa di sacrifici che, ni, di cui uno semdall’altra, parte porta brerebbe addirittura Per evitare “l’errore anche qualche buona conferire immunità notizia. «Per la prima sterilizzante: cioè impeggiore” occorre tanta settimana vediamo pedire il contagio. responsabilità, specie una riduzione marca«Per fine gennaio in ta», spiega Locatelli Italia, incrociando le nel periodo delle feste sottolineando come dita rispetto alle apla strategia diversifiprovazioni di Fda ed cata messa in atto dal Governo stia «dando Ema, inizieremo la campagna d’immunizi suoi frutti». E se per vedere una dimi- zazione con il vaccino di Pfizer» conferma nuzione nel numero dei decessi bisognerà il presidente del Consiglio superiore di Saattendere «i prossimi giorni» la pressione nità Franco Locatelli. L’Italia è pronta? «È sulle strutture ospedaliere pur rimanendo falsa la notizia che non si stia lavorando alla alta sembra aver superato la fase più critica. campagna vaccinale. Già da tempo ci stia«La curva dell’occupazione dei posti letto mo occupando di distribuzione e pianificacomincia ad andare verso l’appiattimento», zione, soprattutto rispetto alla catena del

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SALUTE

Il virus è sensibile alla temperatura

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«La fornitura del vaccino anti Covid freddo». Comunque «per il vaccino Pfizer non si può pensare di coinvolgere le farma- verrà gestita direttamente dallo Stato, quincie: servono crio-contenitori che potranno di non ci sono rischi che vengano a mancaessere disponibili solo in alcuni punti ospe- re. L’Italia è stata insieme alla Germania, dalieri concertati con le Regioni». Priorità alla Francia e all’Olanda, in prima fila per «agli operatori sanitari e sotto-sanitari: 800 far arrivare i vaccini in Europa. Avremo mila persone. Poi gli anziani delle Rsa e gli sicuramente la copertura per tutto quello over 80: 4,5 milioni di che serve per il Paepersone, di cui circa se» garantisce Walter 300 mila nei presidi Per vedere una diminuzione Ricciardi, consulenresidenziali». Negli te del ministro della nel numero dei decessi Salute, Roberto Speospedali «la pressiobisognerà attendere ranza. «Non abbiamo ne c’è ancora, però ancora i dati definitistiamo scendendo. Si i prossimi giorni vi sul vaccino, quindi vede la luce, ma deve non possiamo dire in essere una luce che illumina per evitare di ricascarci». «Voglio quanti dovranno farlo per avere risultati sperare che per fine estate-autunno 2021 soddisfacenti. Io e altri miei colleghi abbiacon un numero tale di vaccinati il Covid mo suggerito di non renderlo obbligatorio, sia un brutto ricordo»; intanto «dovremo ma di fare una grande opera di comunicadimenticarci di feste in piazza, veglioni, zione per spiegarne i vantaggi. Poi però se cenoni con parenti e amici. Altrimenti tra vediamo che serve una copertura del 75% tre, quattro settimane pagheremo un altro della popolazione e siamo fermi al 50%, dovremo prendere altre decisioni». prezzo altissimo».

l decadimento del virus Sars-CoV-2, responsabile della pandemia Covid-19, è sensibile all’aumento della temperatura ambientale, come dimostrato per altri virus. È quanto ha potuto osservare un team di ricercatori del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità in uno studio pubblicato sulla rivista Clinical Microbiologi and Infection dell’European society of Clinical Microbiology and Infectious diseases. Gli esperimenti condotti in vitro hanno dimostrato che innalzando la temperatura fino a 28°C, la temperatura massima prevista per il mese di giugno, la carica virale subisce un drastico decadimento entro le prime 24 ore dall’emissione di droplet infette, mentre per raggiungere gli stessi livelli di decadimento alla temperatura di 20-25°C sono necessari tre giorni. «I nostri dati aiutano a spiegare il perché le condizioni ambientali estive più sfavorevoli per il virus ne abbiano rallentando la diffusione e il contagio – spiega il virologo Fabio Magurano che ha coordinato lo studio - Al contrario l’abbassamento delle temperature permette al virus di resistere di più».

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di Stefania Papa*

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icerca e sviluppo: biotecnologie al servizio della scienza. Passa da qui la strada per sconfiggere il Covid. Dall'incremento delle nuove tecnologie, applicate al campo degli studi molecolari. Prerogative che non mancano certo ai laboratori ed ai poli sanitari di Umbria e Toscana, fiori all'occhiello nel campo della ricerca scientifica. Qualcuno li ha etichettati anche come "trincee da campo", luoghi di lotta e sudore, in cui schiere di biologi e biotecnologi sono impegnati da mesi nella difficile opera di "decrittazione" dei segreti del Covid-19. Spesso, occorre sottolinearlo, anche con risultati fondamentali per non dire vitali nella difficile guerra ingaggiata contro il comune nemico coronavirus. Tutti ricorderanno, a tal proposito, quanto accaduto lo scorso mese di maggio nel laboratorio di virologia della clinica di malattie infettive di Perugia, dove il gruppo di lavoro diretto dalla prof.ssa Daniela Francisci, di cui facevano parte anche le tre biologhe Sabrina Bastianelli, Sara Pierucci e Chiara Busti (che, non a caso, saranno premiate con l'encomio solenne da parte del loro e nostro Ordine professionale non appena le condizioni sanitarie legate all'emergenza Covid consentiranno l'apertura della delegazione toscana dell'ONB), riuscì ad isolare il virus della SARS-CoV2 da campioni biologici (tamponi rino-faringei) di pazienti malati. È stato, quello, un risultato straordinario, che ha consentito non solo di sequenziare il ceppo virale circolato in Umbria nei mesi precedenti, ma anche di poter eseguire test di titolazione degli anticorpi neutralizzanti nel plasma di pazienti guariti. Quel-

Consigliera dell'Ordine nazionale dei Biologi, delegata nazionale Igiene e Sicurezza Alimentare, delegata regionale ONB per l'Umbria e la Toscana e per Accredia.

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BIOTECNOLOGIE AL SERVIZIO DELLA RICERCA: COSÌ SI COMBATTE IL VIRUS

Biologi in prima linea: tutti i traguardi raggiunti nei laboratori di Umbria e Toscana nella lotta al Covid lo stesso plasma che è stato poi utilizzato per nostra brava collega Maria Grazia Cusi (altra il trattamento di altri malati (nell'ambito del collega da "encomiare" quanto prima). protocollo regionale), oltre che per i successivi Nella città del Palio il virus era stato isoprogetti di ricerca svolti in collaborazione con lato in colture cellulari utilizzando tecniche l'università di Perugia. di virologia di base. La scoperta ha successiOccorre aggiungere che di quello stes- vamente consentito alla comunità scientifica so laboratorio, punto di riferimento regio- di studiare meglio l'agente patogeno, valunale dell'azienda ospedaliera perugina, fa tandone la virulenza così da poter effettuare parte anche la biologa Barbara Camilloni test specifici per ricavarne possibili farmaci (anche a lei sarà conantivirali e vaccini. segnato l'encomio), E non a caso un chiaro e virtuoso Il laboratorio di virologia della abbiamo parlato di "esempio silenzioso" clinica di malattie infettive di "farmaci" alludendo di come possa essere a terapie e nuovi risostenuta l'impalca- Perugia è stato fondamentale voluzionari metodi di tura della diagnostica approccio alla pandenella lotta al Covid-19 di laboratorio. mia. Sì, perché, guarE a proposito di da caso, è ancora da "isolamento del virus", un obiettivo analogo, Siena che, nelle scorse settimane, è arrivata a dire il vero, era già stato brillantemente rag- la svolta nella cura della malattia. Una svolta giunto, a fine aprile, in un altro laboratorio che reca il timbro e la firma del microbiodi microbiologia e virologia: quello dell'A- logo senese Rino Rappuoli, medaglia d’oro zienda ospedaliera universitaria di Siena. An- al merito della Sanità pubblica nel 2005, che in quel caso l'importante traguardo era padre del vaccino contro il meningococco stato tagliato grazie al contributo fornito dai B e C e di quello contro la pertosse. Ebbebiologi, in particolare dal team guidato dalla ne, cari amici, questo autentico campione

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della moderna biologia, direttore scienti- delle Scotte di Siena), sono stati selezionati i fico e responsabile della attività di ricerca tre molto efficaci», ha spiegato Rappuoli. Su e sviluppo esterna presso "Gsk Vaccines", questi tre, o meglio, sul "migliore di questi" coordinatore del Monoclonal Antibody Di- tre si è scelto infine di puntare per la messa a scovery (Mad) Lab di "Fondazione Toscana punto del medicinale. Life Sciences", vanto e orgoglio della nostra La sperimentazione, ormai giunta in professione (quasi pleonastico aggiungere fase conclusiva, ha dato, finora, ottimi frutti che anche a lui, non appena le condizioni le- a tal punto da aver spinto il microbiologo gate alla pandemia lo consentiranno, l'ONB senese, recentemente insignito del Pegaso tributerà un encomio d’Oro (il riconoscisolenne), è riuscito ad mento istituito dalla Il microbiologo Rino giunta regionale della individuare un parToscana per segnalare ticolare tipo di antiRappuoli ha individuato al pubblico encomio corpo monoclonale un anticorpo monoclonale cittadini italiani o di in grado di debellare altri paesi che hanno il Covid. Si tratta, per per la cura del Sars-CoV-2 reso un servizio alla capirci, della stessa comunità nazionale "medicina" che, a quanto pare, ha utilizzato anche il presiden- ed internazionale attraverso la loro opera in te uscente degli Stati Uniti, Donald Trump, campo culturale, politico, filantropico e del per guarire dal Covid, e che lui stesso ha de- rispetto dei diritti umani), ad annunciare, ottimisticamente, la distribuzione del "sufinito "miracolosa". «Da 5mila anticorpi prelevati dal plasma per anticorpo" in Italia, forse già a febbraio, di chi aveva contratto il virus, grazie ad un grazie all'accordo stipulato con Menarini lavoro di team (che ha visto il coinvolgimen- group, colosso farmaceutico toscano, nei to anche dell'Istituto Spallanzani di Roma e cui stabilimenti il farmaco sarà prodotto, di

qui a breve, in milioni di dosi. Ora, c'è o non c'è di che lustrarsi gli occhi? Perché sì, lasciatemelo dire. Siamo abituati a plaudire, giustamente, al lavoro di medici ed infermieri, autentici eroi nelle corsie degli ospedali, ma anche biologi e biotecnologi meriterebbero altrettanta attenzione, visto il loro straordinario apporto nella lotta contro il morbo che terrorizza il mondo! Qualora non lo si fosse ancora capito, il concetto è di quelli semplici da mandare a mente, per non dire elementari: laddove intervengono le tecnologie di sistema, laddove si fanno largo le biotecnologie, come nel caso degli studi sugli anticorpi monoclonali, non può che esserci la mano esperta e insostituibile dei biologi. Ho già più volte sostenuto, e torno a farlo anche in questa sede, che ai rappresentanti della nostra variegata professione sanitaria, va riconosciuto, nell’ambito della produzione farmaceutica (ma non solo in quella, a dire il vero), un ruolo cardine e strategico per quanto concerne le "speciali competenze" maturate in campo molecolare e genetico. Un ruolo che si fa, di giorno in giorno, sempre più determinante, come hanno dimostrato i rilevanti traguardi tagliati da tanti nostri bravi colleghi nei poli di eccellenza di Toscana ed Umbria. D’altronde, anche nella realizzazione dei vaccini, alcuni dei quali, come quello di AstraZeneca, Pfizer e Moderna, dati ormai in dirittura d'arrivo, è pur sempre il biologo che, oltre a garantire la sicurezza ed i controlli di qualità, consente l'impianto stesso della produzione che è poi il futuro sul quale si basa la sperimentazione. È grazie a loro, per capirci, che si completa quell'asse tipico della multidisciplinarietà che vede i biologi capaci di operare in sintonia con tutti gli altri attori del pianeta sanità. Ai medici, dunque, l'impatto sulla salute ma ai biologi spetta quello sulla prevenzione e produzione nell'ambito delle biotecnologie.

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itardo nella crescita, anomalie cranio-facciali, deficit cognitivo e, spesso, sordità e cardiopatie. Si manifesta così la sindrome Kabuki, una malattia genetica rara, che ha un’incidenza di un caso ogni 32 mila nati. Da tempo se ne conosce la causa principale: mutazioni del gene KMT2D, deputato alla codifica di una proteina coinvolta nella regolazione della cromatina, che è il complesso di proteine e acidi nucleici contenuto nelle cellule. La ricerca deve ancora fare tanta strada, però, per individuare nuovi approcci terapeutici per le persone che ne sono affette. Un passo avanti in questa direzione l’ha compiuto un team italiano, che coinvolge competenze biologiche, matematiche, fisiche e genetiche di varie realtà scientifiche. La ricerca è stata sviluppata al Dipartimento di Biologia cellulare, computazionale e integrata Cibio dell’Università di Trento, con il contributo dell’Istituto italiano di Tecnologia (Iit), l’Istituto Telethon di genetica e medicina (Tigem) di Pozzuoli (Napoli), l’Università di Napoli Federico II, l’Istituto di calcolo e reti ad alte prestazioni del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli (Cnr-Icar) e l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Il progetto era iniziato alla Fondazione istituto nazionale di genetica molecolare (Ingm) Romeo ed Enrica Invernizzi di Milano. Lo studio apre nuove prospettive nel campo delle malattie genetiche rare perché è riuscito a individuare come il nucleo delle cellule sia alterato nella struttura e nelle proprietà meccaniche. I risultati sono stati pubblicati ora sulla rivista scientifica Nature Genetics. Alessio Zippo, alla guida del team che ha concepito lo studio, spiega che «il nostro gruppo di ricerca del Dipartimento di Biologia cellulare, computazionale e inte-

SINDROME DI KABUKI TEAM DI RICERCATORI ITALIANI ACCENDE UNA SPERANZA

Una malattia genetica rara che colpisce un nuovo nato ogni 32mila

grata dell’Università di Trento per la pri- teina nucleare che funge da sensore molema volta ha riprodotto l’insorgenza della colare (meccano-sensore) in risposta agli sindrome Kabuki in laboratorio. Per farlo stimoli meccanici del nucleo». Ricercatori abbiamo utilizzato cellule staminali uma- e ricercatrici dovranno ora approfondire ne sane e vi abbiamo introdotto la muta- questa e altre possibili soluzioni terapeuzione genica che ritroviamo nelle cellule tiche per ripristinare la funzionalità delle dei pazienti. Con tecnologie all’avanguar- cellule staminali e quindi la corretta fordia abbiamo visto mazione di cartilagiche il nucleo della ni e l’allungamento cellula è malformato La ricerca si sta muovendo appropriato delle a causa di un alteraossa in chi è affetto per individuare nuovi to impacchettamento dalla sindrome. approcci terapeutici per le della cromatina». La sindrome KaDallo studio persone che ne sono affette buki è una malattia emerge come la difgenetica rara caratficoltosa formazione terizzata da lieve di cartilagini e ossa derivi dall’incapacità disabilità cognitiva, deficit della crescita delle cellule di rispondere ai segnali mec- postnatale e da tipiche caratteristiche cracanici che normalmente ne guidano il pro- nio-facciali (facies), tra cui rime palpebracesso. «Abbiamo individuato e testato una li allungate con esposizione (eversione) terapia che ristabilisce le proprietà delle del terzo laterale della palpebra inferiore, cellule affette dalla mutazione, sia in vitro sopracciglia arcuate e larghe con terzo lasia in vivo – spiega ancora Alessio Zippo terale rado o dentellato, columella (car- Si tratta dell’inibitore di ATR, una pro- tilagine che separa le due narici) breve

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La sindrome è chiama così perché genera un fenomeno facciale che può ricordare la famosa espressione facciale del teatro giapponese Kabuki, rappresentato nell’illustrazione a sinistra.

Come si trasmette

L La diagnosi si basa innanzitutto sull’econ punta del naso depressa, filtro corto, ampio e trapezoidale, padiglioni aurico- same clinico: segni cardinali sono anomalari grandi, a coppa, anteversi, con lobo lie cranio-facciali, ritardo della crescita largo e di dimensioni aumentate. Questi postnatale, persistenza dei cuscinetti fetali pazienti possono anche presentare fessu- sui polpastrelli delle dita delle mani e dei razione del labbro o del palato (labio-pa- piedi, deficit cognitivo. La confermata latoschisi), palato ogivale e anomalie dei avviene con il test genetico, che rileva le denti. Le cardiopamutazioni nei geni tie congenite sono KMT2D e KDM6A. Lo studio ha evidenziato piuttosto frequenti, Al momento non in particolare lesioni come il nucleo delle cellule esiste una terapia specifica, ma esclusiostruttive del cuore sinistro o difetti del sia alterato nella struttura e vamente sintomatica. setto. Frequente è nelle proprietà meccaniche In generale la presa in carico di questi anche la sordità di pazienti prevede la tipo neurosensoriale. Sordità di tipo trasmissivo possono esse- sorveglianza immunologica, cardiaca, lo re causate da otite media cronica, come sviluppo staturo-ponderale e una fisioteconseguenza di un’aumentata suscettibi- rapia mirata per favorire al meglio lo svilità alle infezioni per deficit immunitari o luppo psicomotorio. Sebbene la morbilità di malformazioni cranio-facciali. Secondo sia rilevante, l’aspettativa di vita è abbauna delle stime più diffuse, la sindrome stanza favorevole e dipende per lo più avrebbe un’incidenza di un caso ogni dalle complicanze cardiache e immunologiche. (E. M.) 32.000 nati circa.

a sindrome Kabuki si trasmette con modalità autosomica dominante: è sufficiente cioè una copia alterata del gene coinvolto per sviluppare la malattia. Un soggetto affetto ha quindi una probabilità del 50% a ogni gravidanza di trasmetterla ai propri figli. Nella maggior parte dei casi, però, la sindrome si trasmette non per via ereditaria, ma come conseguenza di mutazioni “de novo”, cioè assenti nei genitori ma originate in uno dei due gameti al momento del concepimento. Nel 56-75% dei casi è causata da mutazioni del gene KMT2D, che codifica per una proteina che regola l’espressione di particolari geni, tra i quali alcuni coinvolti nello sviluppo del muscolo cardiaco, dello scheletro e di alcune cellule del sangue. La maggior parte delle mutazioni del gene KMT2D genera quantità di proteina ridotta o anomala e non funzionante. In circa il 5% dei pazienti sono state identificate anomalie in un altro gene, KDM6A, che codifica per una proteina che interagisce con MLL2, regolando la trascrizione dei geni bersaglio.

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IL CONTRIBUTO DELLA VITAMINA C NELL’ASSUNZIONE DI FERRO

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SALUTE

Una ricerca cinese ha verificato i risultati discordanti sull’efficacia dell’acido ascorbico con gli integratori consigliati ai pazienti con anemia

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a vitamina C, usata per sostenere l’assunzione di ferro nei pazienti che ne sono particolarmente carenti, non sembra sortire l’effetto determinante che da molto tempo le si è attribuito nella somministrazione delle terapie a base di integratori per via orale. È il risultato principale di uno studio clinico randomizzato realizzato dal Dipartimento di Ematologia dello Huashan Hospital affiliato alla Fudan University di Shanghai, in Cina. La ricerca, che ha coinvolto una popolazione di 440 adulti portatori di anemia da carenza di ferro di nuova diagnosi, ha cercato di fare chiarezza su quanto la vitamina C utilizzata abitualmente in combinazione con gli integratori di ferro sia in grado di migliorarne l’assorbimento. Il punto di partenza dell’indagine raccoglieva decenni di risultati apparentemente discordanti, per provare, con la ricerca allestita, a definire una lettura univoca dell’associazione tra vitamina C e ferro. L’anemia da carenza di ferro è una condizione molto comune nel mondo, che coinvolge, dice l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), circa il 33% della popolazione mondiale, con una netta prevalenza del problema nelle donne dai 15 anni in su. È stato inoltre stimato che, nel mondo, 273 milioni di bambini in età prescolare soffrono di anemia (una popolazione pari al 43% di tutti i bambini); così come convivono con questa condizione 32 milioni di donne incinte e 496 milioni di donne non gravide (pari al 29% di tutte le donne al mondo). Nonostante la significativa diminuzione della prevalenza della condizione dal 1990 al 2010, secondo uno studio dell’Institute for Health Metrics and Evaluation dell’Università di Washington, basato sui dati del progetto Global Burden of Diseases, Injuries and Risk Factors (GBD), nello stesso periodo l’anemia è stata responsabile di 68,3 milioni di anni vissuti con disabilità (indice YLD - Years Lived with Disability), un dato superiore agli anni cal-


SALUTE

Il ruolo dell’alimentazione

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l ruolo determinante della dieta per un livello stabile e adeguato di ferro nell’organismo è circondato da consapevolezze acquisite a credenze popolari errate. Come quella del potere assegnato agli spinaci, che l’opinione comune ritiene sia un’ottima fonte di ferro, conseguenza di pubblicità e cartoni animati: in realtà, nonostante il ferro contenuto negli spinaci sia abbondante (2,9 mg di ferro per 100 grammi di prodotto fresco non bollito) la maggior parte non arriva all’organismo a causa di altre sostanze che ne inibiscono l’assorbimento. Negli alimenti, in generale, il ferro è presente in due forme: ferro eme, più facilmente assimilabile, e ferro non-eme, di origine vegetale. La prima tipologia si trova in carne e pesce: ne sono ricchi manzo, fegato, prosciutto, bresaola, alcuni molluschi e crostacei. Il ferro non-eme, di origine vegetale, si trova abbondante in cavoli di Bruxelles, cacao, mandorle, farina di soia, funghi secchi. Il ferro si trova inoltre nel tuorlo delle uova, nei cereali integrali e nella frutta secca. Vi sono poi dei cibi che agiscono da limitatori: alimenti che contengono elevate quantità di calcio, come i latticini, oppure bevande ricche di tannini, come the e caffè, se assunti assieme ai cibi ricchi di ferro, ne riducono l’assorbimento. Secondo l’Istituto Superiore di sanità i valori consigliati di assunzione sono pari a 10 mg al giorno per adulti maschi e anziani e a 18 mg per le donne durante tutto il periodo dell’età fertile.

I valori del sangue

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er valutare l’esistenza di una condizione di carenza di ferro e il rischio eventuale di un passaggio all’anemia, in un’analisi del sangue, è importante valutare contemporaneamente tutti i valori collegati al ferro: la sideremia è la misura della quantità di ferro presente nel sangue, i valori di ferritina segnalano l’immagazzinamento di ferro nell’organismo, il dosaggio della transferrina rivela il funzionamento dell’assorbimento del ferro.

colati vissuti a livello globale con depressione, malattie respiratorie croniche o infortuni. Inoltre, nel medesimo decennio, è stato registrato un aumento degli anni vissuti con la condizione conclamata di anemia in tutte le fasce di età. Ad aprile 2020 l’OMS ha pubblicato le nuove linee guida sull’uso delle concentrazioni di ferritina per valutare lo stato del ferro negli individui e nelle popolazioni, una azione messa in piedi nella consapevolezza di quanto la carenza di ferro sia un biomarcatore indicativo della salute globale. «La riduzione dell’anemia è uno dei componenti per sradicare tutte le forme di malnutrizione», ha affermato nell’occasione Francesco Branca, direttore del Dipartimento di Nutrizione e Sicurezza Alimentare dell’OMS. Le cause sono molto diverse, spesso multiple, quali emorragie e sanguinamenti, scarso apporto nell’alimentazione, un costitutivo scarso assorbimento del ferro per difetto del metabolismo, gravidanza. Con scarsi livelli di ferro l’organismo non riesce a produrre l’emoglobina, la proteina presente nei globuli rossi che trasporta ossigeno per alimentare muscoli, tessuti e organi. Questo tipo di anemia è associata a

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una d i m i nuzione dell’eritropoiesi, il processo di formazione dei globuli rossi, causata da un deficit di ferro corporeo totale, che procede generalmente lungo tre fasi. La prima, quella da carenza di ferro preliminare, è caratterizzata da una costante assunzione di ferro in quantità inferiori al necessario, con il conseguente e progressivo esaurimento dell’accumulo di ferro nel fegato e nelle cellule muscolari. In questa fase generalmente i pazienti non hanno sintomi rilevanti e la diagnosi arriva quando i livelli di ferritina sierica, delegata alle riserve di ferro nell’organismo, scendono al di sotto della soglia di alert di 20 ng/ml. Il paziente arriva poi a una condizione di carenza di ferro latente, in cui risulta influenzata l’eritropoiesi: si manifesta quando il livello di ferro sierico (sideremia) scende a meno di 50,3 μg/dl e la saturazione della transferrina è inferiore al 16%. È nella fase successiva, quella di anemia conclamata, che il livello di emoglobina si abbassa oltre la soglia standard. I sintomi da carenza di ferro, così come le cause, sono diversi e variabili anche in gravità. Poiché derivano da una ridotta somministrazione di ossigeno


SALUTE ai tessuti possono includere debolezza, affaticamento, difficoltà di concentrazione o scarsa produttività lavorativa. È nella fase preliminare della condizione di carenza che una dieta ricca di ferro può trattare la maggior parte dei casi. Quando il paziente è ormai giunto all’anemia, l’approccio maggiormente diffuso come trattamento è l’assunzione di integratori a base di ferro per via orale. Ne esistono di diversi tipi e finora la vitamina C è stata considerata l’unico costituente alimentare che aveva dimostrato di promuoverne l’assorbimento. L’assorbimento del ferro si verifica principalmente nel duodeno e nel digiuno superiore; se assunto per via orale, il ferro richiede un ambiente gastrointestinale acido per sciogliersi adeguatamente. La vitamina C può, quindi, creare un ambiente più acido nello stomaco. Vari studi hanno dimostrato l’azione stimolante dell’acido ascorbico quando viene somministrato con il solo ferro inorganico; azione che risulta ancora più pronunciata quando viene assunto con il cibo. Tuttavia alcune ricerche hanno verificato che, a dispetto del sorprendente effetto dell’acido ascorbico sull’assorbimento del ferro, il miglioramento del livello di ferro sul lungo periodo quando la dieta viene integrata regolarmente con vitamina C risulta minimo. Nel 2001 uno studio condotto dal Dipartimento di Nutrizione dall’Università del Kansas aveva messo sotto osservazione alcuni individui trattati con assunzione di ferro durante una dieta regolare o in abbinamento a un’integrazione di vitamina C. L’effetto della vitamina C sulla promozione dell’assorbimento del ferro al termine dell’intero periodo di dieta risultava meno pronunciato di quello rilevato dopo un singolo pasto. L’impatto facilitatore della vitamina C era dunque risultato minimo. Queste discordanze hanno mosso la ricerca del gruppo cinese che ha voluto indagare i vantaggi della vitamina C in presenza di anemia da

carenza di ferro, per comprendere se e in quali casi abbia senso suggerirne l’assunzione. Dei 440 pazienti osservati dal gruppo di ricercatori dello Huashan Hospital, ben il 96,8% (pari a 426 pazienti) erano donne, con un’età media di circa 38 anni. Alla maggior parte di questi pazienti era stata riscontrata l’anemia durante un controllo di routine; alcuni avevano richiesto controlli medici a seguito di sintomi quali vertigini e palpitazioni. Gli individui osservati sono stati assegnati in modo casuale a due gruppi: al primo è stata somministrata una compressa di ferro da 100 mg più 200 mg di vitamina C per via orale ogni 8 ore, tutti i giorni per 3 mesi. Al secondo gruppo, con la medesima frequenza, è stata invece somministrata la sola compressa di ferro da 100 mg. Tutti i pazienti hanno assunto gli integratori con acqua calda mezz’ora dopo un pasto. Lo studio non ha rilevato un grande scostamento tra i risultati ottenuti nei due gruppi: la variazione media del livello di emoglobina dopo 2 settimane è stata di 2,00 g/dl nel gruppo che aveva assunto gli integratori di ferro con l’aggiun-

ta di vitamina C, rispetto ai 1,84 g/dl nel gruppo che aveva assunto esclusivamente gli integratori a base di ferro per via orale. La differenza rilevata, dunque, non si è dimostrata tale da poter valutare con certezza se la vitamina C abitualmente utilizzata con integratori di ferro per via orale sia essenziale per i pazienti con anemia da carenza di ferro. In sostanza, le due modalità di assunzione di ferro, con o senza accompagnamento di vitamina C, sembrano sortire un effetto simile. Anche la variazione media del livello di ferritina sierica tra i due gruppi non è stata significativa. Questi risultati, hanno spiegato gli autori dello studio, dimostrano che gli integratori di ferro per via orale da soli sollecitano il livello di emoglobina e un’efficacia di recupero del deposito di ferro equivalente a quella del ferro orale integrato con vitamina C. E in qualche modo sfidano la raccomandazione di assumere integratori di vitamina C con il ferro per migliorarne l’efficacia e accelerare il recupero dall’anemia. (S. L.).


SALUTE

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gni mese di ritardo nel trattamento, per un malato di cancro, significa un aumento del rischio di mortalità pari al 10%. Che il fattore tempo sia determinante ai fini della sopravvivenza dei malati di tumore è ormai accertato da molto e i continui appelli alla prevenzione non fanno che sostenere e diffondere consapevolezza sulla necessità di intervenire il prima possibile. Ma ora una ricerca, sviluppata dal Cancer Research Institute presso la Queen’s University di Kingston in Canada e l’Institute of Cancer Policy presso il King’s College di Londra nel Regno Unito, ha definito con maggiore precisione il drammatico impatto del tempo perduto. Il lavoro, pubblicato sulla rivista “BMJ”, ha analizzato precedenti studi prendendo in considerazione sette diverse tipologie di tumore e rilevando per ciascuna di esse l’impatto sulla mortalità dei pazienti in caso di ritardi tra la diagnosi e la ricezione del trattamento.

Quando la terapia per il cancro viene ritardata anche di un solo mese, i pazienti incorrono in un rischio maggiore di morte tra il 6 e il 13%: un rischio che continua ad aumentare quanto più viene ritardato il trattamento, sia in caso di intervento chirurgico sia in caso di radioterapia o chemioterapia. I risultati della ricerca anglo-canadese appaiono ancora più importanti nel contesto di emergenza pandemica in corso, che ha portato molti sistemi sanitari a sospendere temporaneamente attività di diagnosi e cura non collegate direttamente al coronavirus. Il team di ricercatori, guidato da Timothy Hanna della Queen’s University di Kingston, ha effettuato una revisione di studi sull’argomento che erano stati pubblicati tra il gennaio 2000 e l’aprile 2020 e che si erano occupati della risposta al tumore tramite interventi chirurgici, chemioterapia o radioterapia per sette forme di cancro che complessivamente rappresentano il 44% di tutti i casi di ma-

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lattia: vescica, seno, colon, retto, polmone, cervice e testa e collo. Tutti questi studi, con una popolazione complessiva osservata di 1,2 milioni di individui, avevano preso in considerazione il rischio per la sopravvivenza in caso di quattro settimane di ritardo rispetto alle indicazioni di trattamento, a partire dalla diagnosi o dal completamento di un trattamento in attesa del successivo. L’indagine ha fatto emergere che, rispetto all’intervento chirurgico, un ritardo di quattro settimane equivale a un aumento del 6-8% del rischio di morte. Il rischio aumenta man mano che si prolunga l’attesa del trattamento: otto o 12 settimane possono rivelarsi un tempo decisamente problematico. Per il cancro al seno, per esempio, un ritardo di otto settimane dell’intervento chirurgico arriva ad aumentare del 17% il rischio di morte, che sale al 26% se il ritardo sfiora le 12 settimane; mentre è del 4% se il ritardo è di due settimane. Con un’attesa da sei a 12 setti-


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ITARDARE DI QUATTRO SETTIMANE TTAMENTO DEL CANCRO AUMENTA DEL 10% IL RISCHIO DI MORTALITÀ Una ricerca anglo-canadese su sette tipologie di tumori: procrastinare chirurgia, radioterapia e chemioterapia produce sempre danno

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mane per l’intervento chirurgico nel tumore al colon-retto, invece, il rischio di morte aumenta del 9%. L’impatto si è rivelato ancora più marcato per alcune indicazioni radioterapiche: l’aumento del rischio di morte oscilla tra il 9% e il 13% per il ritardo rispettivamente in caso di tumori a testa e collo e del tumore al colon-retto. Gli autori hanno riconosciuto alcune limitazioni nella ricerca, relative soprattutto ai dati raccolti attraverso precedenti studi osservazionali: non è possibile escludere che in alcuni pazienti che avevano affrontato un ritardo nel trattamento potessero aver pesato anche altre patologie. In generale, però, soprattutto alla luce del contesto di emergenza a cui sono sottoposti i sistemi sanitari in tutto il mondo, i risultati ottenuti dal team anglo-canadese potrebbero fornire una nuova consapevolezza nelle scelte relative alla risposta sanitaria in periodo di pandemia. Basti

pensare che gli stessi autori hanno preso in considerazione la scelta fatta dal servizio sanitario nazionale britannico, che all’inizio della pandemia aveva affidato a un algoritmo la definizione della priorità alla chirurgia: un certo numero di condizioni patologiche era stato definito sicuro anche in caso di slittamento del trattamento di una decina di settimane, compresa la chirurgia colonrettale. I risultati della ricerca di Hanna e colleghi hanno, invece, verificato l’esistenza di un impatto. L’attesa si conferma dunque un fattore determinante. I ricercatori hanno stimato che, su un anno, un ritardo chirurgico di

12 settimane per tutti i pazienti con cancro al seno porterebbe a un incremento di 1.400 morti nel Regno Unito, 6.100 negli Stati Uniti, 700 in Canada e 500 in Australia. «Un ritardo di quattro settimane è associato ad un aumento della mortalità in tutte le forme comuni di trattamento del cancro - ha affermato Timothy Hanna - E con ritardi più lunghi i danni aumentano. Alla luce di questi risultati, le politiche incentrate sulla minimizzazione dei ritardi nell’inizio del trattamento potrebbero migliorare i risultati di sopravvivenza nella popolazione». (S. L.).

Le diagnosi mancate per il Covid-19

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l cancro - ha scritto Norman Sharpless, direttore del National Cancer Institute, in un recente editoriale pubblicato sulla rivista “Science” - è un insieme complesso di malattie le cui prognosi sono influenzate dalla tempistica della diagnosi e dell’intervento. In generale, prima si riceve un trattamento contro il cancro, migliori sono i risultati». Ma la pandemia da covid-19 ha causato un forte calo delle diagnosi e anche dei trattamenti. Nei soli Stati Uniti d’America, ha suggerito Sharpless, il modello dell’effetto del covid-19 sullo screening del cancro e sul trattamento per il cancro al seno e al colon-retto suggerisce quasi 10.000 morti in eccesso nel prossimo decennio: un aumento dell’1% dei decessi per questi tipi di tumore. In Italia la situazione non è meno problematica. Confrontando il numero di esami effettuati tra gennaio e maggio del 2019 con gli stessi condotti nel 2020, gli esperti dell’Osservatorio Nazionale Screening hanno quantificato un saldo negativo di oltre 1.4 milioni di esami: un dato che si stima possa coincidere con oltre 2.000 diagnosi mancate di tumore al seno e di 1.700 alla cervice uterina.

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LA PROTEINA ATR, MOTORE DELLE METASTASI TUMORALI Già nota per la sua funzione di difesa del Dna e di oncosoppressore ora diventa promotrice della plasticità delle cellule oncologiche di Marco Modugno

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ubblicati sulla rivista “Nature Communications”, i risultati di uno studio internazionale coordinato nei laboratori dell'Ifom di Milano e sostenuto dalla Fondazione di ricerca AIRC. Secondo quanto emerso da questo importantissimo studio, sarebbe stato individuato un ruolo, totalmente inedito, svolto dalla proteina denominata ATR. Questa proteina, già nota grazie alla sua funzione di difesa del Dna e di oncosoppressore, sarebbe anche il motore della plasticità della cellula tumorale e, pertanto, della sua diffusione metastatica. Questo tipo di scoperta potrebbe dare seguito ad importanti implicazioni per tutto ciò che comprende la comprensione delle metastasi e di conseguenza per l'individuazione in un futuro prossimo di soluzioni terapeutiche mirate. In particolare, grazie ad un approccio sperimentale che abbina microscopia avanza-

ta e tecniche di meccano-biologia, il gruppo internazionale guidato da Marco Foiani, è riuscito a smascherare l'azione inaspettata svolta da "ATR", che già oltre sei anni fa era stata denominata dallo stesso team di ricerca con il nome di "Proteina Diapason". ATR, come già accennato, è di fatti una proteina conosciuta da tempo in quanto in grado di segnalare il danno al DNA e attivare a sua volta P53, il "guardiano del genoma" che previene le mutazioni contrastando l'insorgenza dei tumori. Quanto era stato scoperto nel lontano 2014 dal laboratorio guidato appunto da Foiani, responsabile dell'unità "In-

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tegrità del Genoma" dell'IFOM e professore ordinario all'Università degli Studi di Milano, era che ATR esercitava un ruolo di sensore anche nelle cellule sane, avvertendo come un diapason le vibrazioni meccaniche che provengono dal nucleo o dall'esterno della membrana ogni volta che le cellule subiscono uno stress meccanico. Tutto questo modula la plasticità della cellula, salvaguardandola dallo stress. Quello che di nuovo invece I dati di labo-


SALUTE

Già soprannominata Proteina Diapason, ATR è in grado di segnalare i danni del Dna e attivare a sua volta P53, il "guardiano del genoma" ratorio fanno emergere con questa ricerca è che il controllo che ATR esercita sulla modulazione della plasticità cellulare costituisce altresì un fattore cruciale nella diffusione delle metastasi tumorali. «Per migrare dal sito primario, invadere l'organismo e colonizzare tessuti anche remoti - spiega Foiani - la cellula metastatica subisce un enorme stress meccanico. Per contrastare tale stress deve mettere in atto delle strategie metamorfiche: deve quindi deformarsi, schiacciarsi e comprimersi tutta, nucleo incluso, per riuscire a passare dai pertugi più stretti. Strategie – sottolinea lo scienziato - che comportano un coefficiente di elasticità adeguata, e questo è conferito proprio da ATR, che rende il nucleo cellulare più elastico e, pertan-

to, più resistente agli ostacoli presentati dalla migrazione interstiziale. In assenza di ATR, l'involucro nucleare della cellula tumorale tende a essere più rigido, e quindi più fragile, con una tendenza a perdere DNA nucleare e a deflagrare inevitabilmente. Di conseguenza la disseminazione metastatica si affievolisce». Il dato fondamentale ed evidente che emerge da questa ricerca, spiega finalmente il motivo perché gli inibitori di ATR, attualmente in sperimentazione in varie fasi degli studi clinici, risultano empiricamente efficaci. «Concettualmente - commenta Foiani - è paradossale che lo stesso gene sia un oncosoppressore e al tempo stesso un promotore di metastasi esattamente per la stessa capacità che ha di influenzare la forma e la rigidità del nucleo cellulare, ma questo dimostra che il cancro è una patologia meccanica oltre che genetica, in quanto le forze meccaniche possono interferire con la sta-

bilità del genoma». Per far in modo che si potesse dimostrare questo ruolo inedito svolto da ATR nella meccanica cellulare, il gruppo di ricercatori IFOM ha dovuto adottare un approccio sperimentale completamente diverso rispetto a quelli tradizionalmente utilizzati per studiare le molecole di danno al DNA come lo è appunto ATR. «Attraverso un'ampia collaborazione internazionale - spiega Gururaj Rao Kidiyoor, primo autore dello studio ed esperto di meccano-biologia a livello internazionale - abbiamo miscelato le più avanzate tecniche biofisiche e meccano-biologiche con i nostri apparati di microscopia, microscopia elettronica, proteomica e meccano-medicina. Per osservare le proprietà meccaniche delle cellule abbiamo utilizzato dispositivi microfabbricati e microfludici in abbinamento a microscopia a forza atomica e a diversi esperimenti in vivo come il saggio di disseminazione del cancro, l'elettroporazione ed il test di migrazione dei neuroni nello sviluppo del cervello di topo. Con l'aiuto dell'unità di meccano-medicina dell'IFOM diretta da Qingsen Li, abbiamo sviluppato strumenti per comprimere le cellule in modo controllato e per indurre stress meccanico, migliorando notevolmente la nostra qualità di analisi». Lo studio che hanno portato avanti in sinergia, non solo ha fatto in modo che si possa avere finalmente una più vasta comprensione che spieghi le ragioni del successo degli inibitori dell'ATR, ma cosa assai importante è che si apre anche alla possibilità di sviluppare in prospettiva futura una nuova famiglia di farmaci che agiscano solo sul percorso di risposta meccanico di ATR, consentendo così potenzialmente di ridurre notevolmente gli effetti degli inibitori ATR su cellule e tessuti sani e, quindi al tempo stesso di non compromettere l’altro suo ruolo essenziale di riparazione del DNA.

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Invecchiamento cellulare e cancro Università della Tuscia e Regina Elena pubblicano ricerca su Pnas

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ome è noto, l’uomo invecchia e le cellule anche. Ciò perché cellule figlie. Quando sono mutate, le due proteine CSA e CSB danc’è un limite alla proliferazione di queste ultime e la seneno origine alla sindrome di Cockayne, in cui vi è un invecchiamento scenza cellulare è una delle barriere contro il cancro. precoce. La scoperta chiarisce il ruolo delle due proteine, che sono «La vita della cellula non è immortale. Solo le cellule al crocevia tra i processi che conducono all’invecchiamento cellulare, tumorali conquistano l’immortalità proliferando senza controllo a quando esse non sono funzionanti, o alla crescita tumorale, quando scapito dell’intero organismo. Per le cellule normali, invece, esiste un invece funzionano troppo. limite alla proliferazione, a cui negli anni Sessanta del secolo scorso fu «La speranza – sostengono Luca Proietti De Santis e Silvia Soddu dato il nome di limite di Hayflick, dal biologo cellulare che per pri– è che queste proteine possano rivelarsi un valido bersaglio farmacomo lo osservò». Così il biologo cellulare Fabrizio d’Adda di Fagagna logico per lo sviluppo di nuove terapie antitumorali». dell’Ifom di Milano, l’Istituto di oncologia molecolare targato FIRC«Lo studio – evidenzia Gennaro Ciliberto, direttore scientifico AIRC. «In sostanza – aggiunge il ricercatore – il limite di Hayflick sta del Regina Elena – mostra come sia sempre importante per noi “lavoa indicare l’esistenza di una fase in cui, con l’avvio di un processo noto rare in rete”, mettere a disposizione le nostre competenze e promuocome senescenza cellulare, si arresta permanentemente ogni evento vere collaborazioni con altri atenei». proliferativo della cellula». Il processo di divisione di una cellula è Svelare le connessioni tra invecchiamento monitorato da un macchinario molecolare che “La vita della cellula cellulare e cancro è l’obiettivo del gruppo di promuove la rottura del ponte cellulare, una ricerca coordinato da Luca Proietti De Santis, struttura proteica transitoria che collega fino non è immortale. Solo responsabile dell’Unità di Genetica Molecoall’ultimo le due cellule figlie che si stanno sele cellule tumorali lo sono lare dell’Invecchiamento del Dipartimento di parando. Scienze Ecologiche e Biologiche dell’Università proliferando senza controllo” «Osserviamo – spiega De Santis, coordinadella Tuscia. I risultati più recenti dello studio tore dello studio – che le proteine CSA e CSB sostenuto da Fondazione AIRC per la Ricerca si trovano al centro del ponte intercellulare. Le sul Cancro sono stati pubblicati sulla rivista PNAS e sono frutto di loro alterazioni comportano un disordine nella divisione e la formazione un’importante collaborazione con gruppi di ricerca italiani e francedi ponti intercellulari lunghi e di cellule multinucleate che potrebbero si guidati, rispettivamente, da Silvia Soddu, Responsabile dell’Unità spiegare alcune caratteristiche della sindrome di Cockayne». Network cellulari e bersagli terapeutici molecolari dell’Istituto NaDa anni il gruppo di Silvia Soddu è impegnato a capire come le zionale Tumori Regina Elena, e da Jean-Marc Egly, dell’Institut de cellule tumorali si dividono e come si distribuisce il materiale genetico, Génétique et de Biologie Moléculaire et Cellulaire di Strasburgo. spesso in modo asimmetrico, tra le cellule figlie. I risultati hanno svelato il ruolo delle proteine CSA e CSB nella «Il fine ultimo di tali studi – conclude Soddu – è aprire la strada fase finale della divisione cellulare, garantendo la corretta separazione allo sviluppo di terapie a bersaglio molecolare e di test diagnostici che delle cellule figlie. Più precisamente i dati dimostrano che queste due potrebbero rilevare se siamo o meno portatori di una mutazione di proteine partecipano alla degradazione di una terza proteina, PRC1, uno dei geni importanti per la divisione cellulare e per la predisposiil che dà il via al “taglio” del “ponte” cellulare che teneva unite le due zione al cancro». (F. F.)

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Tumore al colon: la prevenzione inizia a 45 anni Casi tra giovani in deciso aumento. Cala l’adesione agli screening gratuiti

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a prevenzione per il tumore al colon negli adulti dovrebbe 10 o 20 anni. Abbiamo lottato a lungo per questo», ha aggiunto. iniziare già a 45 anni di età, e non ai 50 come oggi avviene. A pensare che una raccomandazione simile dovrebbe essere Lo riporta il New York Times, citando la raccomandaestesa anche l'Italia è Roberto Persiani, responsabile dell'unità zione contenuta all'interno di una bozza di documento di Chirurgia Oncologia Mini-invasiva del Policlinico Gemelli di realizzata dalla Task Force dei servizi preventivi degli Stati Uniti. Roma, secondo il quale capita ormai con frequenza sempre magGli esperti, facenti parte di un gruppo indipendente di specialisti giore di dover operare pazienti di 36-44 anni. Casi di questo genere in cure primarie e prevenzione che sviluppa raccomandazioni per non sono purtroppo più episodi isolati come un tempo: ad incidei servizi di prevenzione clinica, hanno sottolineato come, sebbene re, con ogni probabilità, un insieme di fattori riguardanti lo stile la maggior parte di questi tumori colpisca le persone dai 50 anni di vita, dall'alimentazione all'obesità, passando per sedentarietà, in su, l'incidenza del cancro del colon-retto - diminuita costantealcol e fumo. mente per i nati dal 1890 al 1950 - è aumentata per ogni generazioIl dottor Persiani ha chiarito come il tumore al colon sia una ne nata dalla metà del XX secolo. Secondo uno studio realizzato malattia nel 20% dei casi di origine genetica, ma nel restante 80% dall'American Cancer Society, il 12% dei 147.950 tumori del cosporadica. Ciò significa che possono esserci dei fattori di rischio, lon-retto che saranno diagnosticati quest'ancome la familiarità, il soffrire di colite ulceno - circa 18.000 casi – riguarderanno adulti rosa e morbo di Chron o fare terapie immuSecondo uno studio sotto i 50 anni. nosoppressive, che suggerirebbero di imporLa proposta della U.S. Preventive Servire almeno per queste categorie di pazienti dell'American Cancer Society, ces Task Force, che ancora dev'essere final'inizio anticipato della prevenzione. In Italia nel 2020 circa 18mila casi lizzata, in ogni caso non riguarderà i giovani attualmente lo screening è offerto tra i 50 e di 20 e 30 anni, sebbene i casi di cancro del saranno di adulti sotto i 50 anni 74 anni, ma l'adesione è molto bassa: a livello colon-retto in questa fascia d'età siano in perinazionale si aggira attorno al 30% e la pandecoloso aumento. Emblematico il caso di Chamia ha fatto precipitare ulteriormente il dato dwick Boseman, l'attore protagonista del film “Black Panther”, di partecipazione, portando molte persone a saltare i controlli per morto lo scorso mese di agosto a soli 43 anni per via di un tumore paura o impossibilità. La conseguenza, ha detto Persiani, è stata che al colon scoperto diversi anni prima. La proposta della task force in questi mesi si sono presentati meno casi ma più gravi: sintomo americana è stata comunque salutata come un importante passo inequivocabile del fatto che attraverso la prevenzione si sarebbe avanti, ritenuto in grado di salvare decine di migliaia di vite. Sepotuto agire prima e con migliori risultati per i pazienti. Nel nostro condo quanto dichiarato al New York Times da Michael Sapienza, Paese ogni anno si registrano 50.000 nuovi casi di tumore al colon, amministratore delegato di Colorectal Cancer Alliance, un gruppo a fronte di 500.000 in Europa. Decisiva risulta dunque la necessità di sostegno per i malati di cancro, la raccomandazione che dovrebdi fare prevenzione: non a caso, ha concluso Roberto Persiani, con be portare ad abbassare l'età in cui iniziare la prevenzione per il l'associazione Europa Colon Italia sono in fase di organizzazione tumore al colorettale negli adulti rappresenta «la migliore notizia delle campagne nelle scuole, per far sì che siano i bambini stessi a per i pazienti e i sopravvissuti al cancro che io ricordi negli ultimi spingere i genitori a sottoporsi a screening. (D. E.).

Sars-Cov-2 ha subito delle mutazioni negli animali da laboratorio Cosa c'è da sapere

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Cancro al polmone, speranze dal Selpercatinib L'80% dei pazienti con alterazione del gene RET risponde alla cura

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rrivano da un nuovo farmaco a bersaglio molecolare trollo del cancro da parte del Selpercatinib. L'incidenza di tumore nuove speranze per combattere il tumore al polmone e del polmone con alterazione di RET si attesta intorno all'1% dei le altre neoplasie che presentano l'alterazione dell'oncasi: non si parla pertanto di una percentuale irrisoria in termicogene RET. Ad attirare le attenzioni della comunità ni assoluti visto l'elevato numero di persone che vengono colpite scientifica sono stati i risultati di uno studio clinico di fase 1/2, dalla neoplasia, ovvero circa 41mila pazienti all'anno. A chiarire la Libretto-001, presentati per la prima volta in Italia al Congresso portata che una svolta di questo tipo potrebbe significare, vi è poi degli oncologi medici italiani (Aiom) tenutosi in questi giorni in il fatto che i pazienti con alterazione di RET rispondono di meno modalità virtuale. Protagonista della ricerca è stato il Selpercaai trattamenti convenzionali, inclusa l'immunoterapia. tinib, un inibitore specifico dell'oncogene RET, considerato reDecisivo risulta dunque fare affidamento su una solida strasponsabile dello sviluppo tumorale non solo al polmone ma antegia di screening molecolare: secondo Cappuzzo è necessario teche alla tiroide e, in percentuali minori, anche in altre neoplasie. stare tutti i pazienti, così da verificare la presenza dell'alterazione Il lavoro presentato da Federico Cappuzzo, fresco di nomina biologica e non precludere al malato l'opportunità di ricevere un a direttore dell'Oncologia Medica 2 dell'Istituto Nazionale Tumotrattamento che ha dimostrato di avere effetti positivi sia sulla duri Regina Elena, ha coinvolto pazienti affetti rata che sulla qualità di vita. Anche Gennaro da tumore al polmone con tale alterazione Ciliberto, direttore scientifico IRE, ha sottoliSi tratta di un farmaco a biologica, evidenziando come questo nuovo neato l'importanza di procedere immediatafarmaco sia in grado di indurre, in una per- bersaglio molecolare che si sta mente con la caratterizzazione molecolare sucentuale di casi molto elevata, la regressione bito dopo la diagnosi di tumore al polmone. della malattia per un tempo prolungato. Lo rivelando utile nelle neoplasie La tecnologia più avanzata è quella che prevestesso Cappuzzo ha spiegato come lo studio con alterazione dell'oncogene de l'uso di grandi pannelli di NextGeneration su Selpercatinib abbia mostrato come il tasso Sequencing (NGS) disponibili nei centri ad di risposta al farmaco superi l'80% per i paalta specializzazione, che consentono l'analisi zienti cosiddetti naive, ovvero quelli che non avevano precedentesimultanea e veloce delle mutazioni di tutti i geni azionabili nelle mente ricevuto alcun tipo di trattamento. biopsie tumorali. In questo modo è possibile scoprire i casi positivi La percentuale di risposta al trattamento tocca il 64% per quei in breve tempo e raccomandarli all'oncologo di riferimento. pazienti precedentemente curati con terapia standard. Rispetto a Attualmente il Selpercatinib non è disponibile in Italia quest'ultima fascia è disponibile anche la mediana in termini di duse non nell'ambito di sperimentazione clinica, ma nell'ultimo rata della risposta, pari a 17.5 mesi, nonché il dato di tempo libero anno sono stati registrati importanti passi avanti. Negli Stati da malattia che è di 16.5 mesi; dati che ancora non sono disponibili Uniti la Fda (Food and Drug Administration) ne ha approvato per i pazienti naive ma che presto lo saranno, con i ricercatori che l'utilizzo nel trattamento dei tumori avanzati del polmone e si attendono numeri di pari importanza se non addirittura migliori. della tiroide: un via libera possibile quando un farmaco in corA detta del dottor Cappuzzo siamo dunque in presenza di risultati so di sviluppo fornisce benefici superiori rispetto alle terapie di assoluta rilevanza, che provano un impatto significativo nel congià disponibili. (D. E.).

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Melanoma: l'inquinamento fa la sua parte Lo spiegano gli studiosi al 94esimo Congresso Nazionale SIDeMaST di Carmen Paradiso

protetti ma non lo si è, e questa falsa sensazione di protezione ci porta a esporci eccessivamente al sole. Bisogna quindi spiegare come applicarli e insistere nel far comprendere l'importanza del fattore di protel Direttore della Clinica Dermatologica dell'Università degli stuzione che comunque deve essere elevato non solo per gli UVB (l'SPF) di di Brescia, Piergiacomo Calzavara Pinton, lancia l'allarme al ma anche contro gli UVA (indicato come UVA-PF)». Come per tutte 94esimo Congresso Nazionale SIDeMaST, la Società Italiana di le patologie tumorali, carcinomi o melanomi, sia la prevenzione che la Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sesdiagnosi precoce sono di fondamentale importanza per evitare decorsi sualmente Trasmesse: tra le cause dei tumori della pelle c'è anche infausti. La prognosi è strettamente collegata allo stadio della malattia l'inquinamento. In 35 anni l'incidenza del melanoma è aumentata, e soprattutto alla diagnosi precoce. «È inaccettabile che un paziente soprattutto al nord. Si è passati da 5 casi per 100mila abitanti a più di muoia per un tumore della pelle che diventa avanzato o metastatico 35 casi per 100mila abitanti in Veneto e in Lombardia, mentre al sud - sottolinea Calzavara Pinton - bisogna investire, e seriamente, sulle diagnosi precoci facilitando l'accesso delle persone alle fasi di prevenda 3 casi a 10 su 100mila (dato della Calabria e della Sicilia). «La differenza di incidenza – dichiara Calzavara Pinton - è dovuta in gran parte zione. Significa quindi potenziare i Centri e attrezzare le dermatologie al fatto che al Sud le persone sono mediamente con una tecnica accessibile come la videodermadi carnagione più scura, più abituate all'espotoscopia, grazie alla quale è possibile esaminare In 35 anni l'incidenza sizione al sole. Ma è anche vero che nel Nord i nei con precisione e sensibilità diagnostica, e la Italia non abbiamo tutti la carnagione chiara, miscroscopia confocale in vivo». è aumentata, soprattutto anzi. Questa differenza si comprenderebbe se La funzione del dermatologo è di fondafacessimo un paragone tra le popolazioni della al nord. Si è passati da 5 a 35 mentale importanza sia nel consigliare tutte le Sicilia e quelle della Svezia. Per cui è possibile attività di fitoprotezione da mettere in atto sia casi per 100mila abitanti che altri fattori contribuiscono a determinare nell'attività di prevenzione. I soggetti più a riuna maggiore incidenza del melanoma al Nord schio restano quelli con cute chiara, precedene tra questi fattori possiamo individuare alcune sostanze presenti ti intense esposizioni, segni di danno solare cronico e familiarità per nell'inquinamento ambientale come polveri sottili, diossine e PCB». melanoma. Una diagnosi precoce avrebbe delle ricadute positive anPur essendo l'inquinamento una delle cause dei melanomi, ciò che che sul Sistema Sanitario Nazionale, pertanto è fondamentale l'accesincide maggiormente è il sole. È importante proteggere la pelle impaso alla sorveglianza dermatologica. «Con il costo per i farmaci di un rando a usare le creme solari, ma, come spiega il professore, «la verità solo paziente con melanoma avanzato - conclude - potremmo pagare è che non sappiamo proteggerci dal sole, come dimostra il fatto che decine di visite dermatologiche di prevenzione. Se potenziamo la caparadossalmente nonostante si vendano più solari, i tumori sono in pillarità dell'assistenza dermatologica e miglioriamo l'accessibilità dei servizi, garantiremo al paziente non solo la vita, ma anche una qualità aumento. Il problema è che vengono scelti e utilizzati male. Spesso si di vita molto migliore. Occorre agire di più sulle attività ambulatoriali acquistano prodotti scadenti comprati magari a caro prezzo e la quantità che si applica è del tutto insufficiente a permettere il fattore di per evitare che si arrivi agli stadi estremi, perché per me un paziente protezione indicato sulla confezione. Pertanto, si è convinti di essere che muore di melanoma è una sconfitta della medicina».

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Tumori, i dati di guarigione in Europa In 10 anni l’aumento di questa probabilità è stato di circa il 10%

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a metà delle donne (51%) e il 39% degli uomini europei e corresponsabile dello studio - che le persone con diagnosi successive che hanno avuto un tumore guariscono e in meno di 10 al 2007 abbiano una probabilità di guarire maggiore di quanto docuanni le persone guarite tornano ad avere un’attesa di vita mentato da questa ricerca». simile a chi non si è ammalato. Questo accade per i tumori Secondo lo studio, le probabilità di guarire sono superiori all’80% della tiroide, del testicolo, dello stomaco, del colon retto, dell’utero per i pazienti europei con tumori del testicolo (94%), della tiroide e per il melanoma. (87% per le donne e 70% per gli uomini) e melanomi cutanei (86% La fotografia incoraggiante emerge da uno studio pubblicato su nelle donne e 76% negli uomini). “International Journal of Epidemiology”, a cura dell’Istituto superioPercentuali di guarigione superiori al 60% sono emerse anche per re di Sanità e Centro di riferimento oncologico di Aviano (Pordenoi pazienti con tumori dell’endometrio (76%), della mammella (66%), ne), condotto su dati del programma Eurocare su 32 tipi di tumore. della cervice (64%) e della prostata (63%), oltre che per i pazienti con I dati riguardano 7 milioni di pazienti raccolti in 17 paesi eurolinfomi di Hodgkin (75% per le donne e 67% per gli uomini). pei dal 1990 al 2007 e seguiti per almeno 18 anni. In particolare, in I pazienti con tumori dell’esofago, pancreas, fegato, polmone, Europa, le persone che hanno avuto una diagnosi di tumore sono sistema nervoso centrale (negli adulti), leucemie linfatiche croniche, circa 25 milioni su una popolazione di 500 mimielomi hanno ancora probabilità di guarigione lioni di abitanti. Gli indicatori sono stati calinferiori al 15%. colati per la prima volta in modo sistematico a I risultati riguardano 7 milioni Per i pazienti che non guariscono dal tulivello europeo per tipo di tumore, per sesso e di pazienti raccolti in 17 paesi more, l’attesa di vita varia mediamente da oltre per gruppi di età. 10 anni per le leucemie linfatiche croniche, difeuropei dal 1990 al 2007 «In 10 anni - commenta Luigino Dal Maso, ficili da guarire ma con cui si convive a lungo, epidemiologo del Centro di riferimento oncoe seguiti per almeno 18 anni a meno di 6 mesi per i tumori del fegato del logico di Aviano e coordinatore dello studio pancreas del polmone e del sistema nervoso - l’aumento della probabilità di guarire è stato centrale nelle persone oltre i 65 anni di età. di circa il 10% per la maggior parte dei tumori. Dopo 5 anni dalla I pazienti di oltre 65 anni che non guariscono dopo tumori della diagnosi possono ritenersi guarite le persone a cui era stato diagnostimammella e della prostata vivono in media otre 5 anni dopo la diacato un tumore del testicolo o della tiroide; dopo meno di 10 anni le gnosi e l’aumento è stato di circa 1 anno nei 10 anni analizzati dallo persone con tumori dello stomaco, del colon retto, dell’endometrio e studio. Per quasi tutte le forme neoplastiche, all’aumentare dell’età, il melanoma. La maggior parte delle persone con tumori della prostata oltre a calare la probabilità di guarigione, diminuisce il tempo di o della mammella necessiterà di oltre 10 anni perché la loro attesa di sopravvivenza di chi non guarisce. vita raggiunga quella di chi non ha avuto un tumore». «Questo studio è una bussola importante in tema di oncologia – I risultati dello studio, pubblicati sulla prestigiosa rivista Internadice il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro – ci racconta di progressi tional Journal of Epidemiology, «evidenziano che sono molti i tumori significativi in questa malattia e mostra contemporaneamente come dai quali si può guarire, non solo essere curati», aggiunge De Maso. sia necessario non distogliere l’attenzione dalle patologie oncologiche «È ipotizzabile, inoltre - sottolinea Silvia Francisci, ricercatrice dell’Iss neppure in questo momento di emergenza sanitaria». (E. M.)

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Bambini italiani poco attivi e mangiano male Okkio alla Salute: la metà non fa una colazione adeguata al mattino

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bambini italiani sono poco attivi e mangiano male: uno 70% non si reca a scuola a piedi o in bicicletta e quasi la metà su 5 è in sovrappeso e uno su 10 obeso. È la sentenza che trascorre più di 2 ore al giorno davanti alla Tv, al tablet o al emerge dai nuovi dati di Okkio alla Salute, il sistema di cellulare. Rispetto alle ore di sonno quasi il 15% dorme meno sorveglianza sul sovrappeso e l’obesità nei bambini delle di 9 ore per notte. Un dato, quest’ultimo che preoccupa non scuole primarie (6-10 anni) e i fattori di rischio correlati, nato poco: rispetto, infatti, alle ore di sonno in un normale giorno nel 200, coordinato dal Centro nazionale per la Prevenzione feriale, i dati 2019 evidenziano che il 14,4% dei bambini, sedelle malattie e Promozione della salute che è stato di recente condo quanto riportato dai genitori, dorme meno di nove ore designato come centro di riferimento Oms su obesità infantile. La Childhood obesity surveillance initiative (Cosi) dell’Or«È un riconoscimento importante - dice il presidente ganizzazione mondiale della sanità da oltre 10 anni monitora il dell’Iss, Silvio Brusaferro - poiché per l’Istituto è centrale sovrappeso e l’obesità tra i bambini in età scolare con misural’impegno della promozione di stili di vita salutari soprattutto zioni standardizzate di peso e statura. Così coinvolge, ogni tre nelle fasce di popolazione giovanili poiché da loro dipende anni, oltre 300mila bambini nella regione europea dell’Oms. la qualità della vita, il benessere e quindi la sostenibilità dei L’Italia partecipa a questa iniziativa da sempre e con il sistemi sanitari futuri». maggior numero di bambini coinvolti (più L’Italia è tra i paesi europei con i vadi 40mila per ciascuna rilevazione). L’ItaL’Italia è tra i paesi europei lia, anche nella quarta raccolta Cosi (2015lori più elevati di eccesso ponderale nella popolazione in età scolare con una per17), è risultata tra le nazioni con i valori con i valori più elevati centuale di bambini in sovrappeso del più elevati di eccesso ponderale nei bamdi eccesso ponderale nella 20,4% e di bambini obesi del 9,4%, combini insieme ad altri Paesi dell’area medipresi i gravemente obesi che rappresentaterranea. popolazione in età scolare no il 2,4%. «Questi dati mostrano alcuni miSecondo l’indagine dell’Istituto supeglioramenti, con un’ulteriore riduzione riore di Sanità, che ha coinvolto, come negli anni precedenti, dell’eccesso ponderale nei bambini del nostro paese, ma ci più di 50mila bambini e altrettante famiglie, i genitori hanno ribadiscono che bisogna insistere con le strategie di prevenriportato che quasi un bambino su due non fa una colazione zione e promozione dei corretti stili di vita – sottolinea Angeadeguata al mattino, uno su 4 beve quotidianamente bevande la Spinelli, direttrice del Centro nazione per la Prevenzione zuccherate/gassate e consuma frutta e verdura meno di una delle malattie e Promozione della Salute dell’Iss – anche in volta al giorno. questo attuale contesto pandemico e in possibili condizioI legumi sono consumati meno di una volta a settimana dal ni di lockdown. Costretti a stare in casa possiamo cogliere 38% dei bambini e quasi la metà dei bambini mangia snack l’occasione per trasformare questa situazione in una nuova dolci più di 3 giorni a settimana. Anche sull’attività fisica saopportunità di salute, modificando in meglio le nostre abiturebbe necessario maggiore impegno: un bambino su 5 non ha dini alimentari e praticando del movimento anche in ambienfatto attività fisica il giorno precedente l’intervista, più del ti confinati». (E. M.) Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2020

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SILICE CRISTALLINA PERCHÉ È COSÌ PERICOLOSA di Elisabetta Gramolini

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e forme cristalline della silice vengono utilizzate in una grande varietà di settori. Da quello edile a quello estrattivo e tecnologico, questo materiale mostra un’incredibile versatilità di impiego. L’inalazione delle polveri però è la causa della silicosi, caratterizzata da fibrosi polmonare nodulare, per lungo tempo la malattia professionale più importante registrata tra i lavoratori in Italia. Ancora oggi, a causa della lavorazione di nuovi materiali o nella sabbiatura dei jeans, l’esposizione a questo tipo di polvere è la principale causa di malattia respiratoria professionale nel mondo. Uno studio, pubblicato a ottobre sulla prestigiosa rivista internazionale Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), ha individuato le strutture chimiche responsabili dei meccanismi molecolari che rendono la silice cristallina tossica. L’articolo, intitolato “Nearly free surface silanols are the critical molecular moieties that initiate the toxicity of silica particles”, è il risultato di un progetto di ricerca che ha coinvolto l’Università di Torino e l’Université catholique de Louvain e finanziato dall’associazione industriale europea Eurosil. Gli autori sono i ricercatori del Dipartimento di Chimica dell’Università di Torino, Cristina Pavan, Francesco Turci, Bice Fubini, Maura Tomatis e Riccardo Leinardi, del Centro Interdipartimentale “G. Scansetti”, in collaborazione con Gianmario Martra, Rosangela Santalucia, Marco Fabbiani e Piero Ugliengo del Centro Interdipartimentale Nanostructured interfaces and surfaces (NIS) dell’ateneo torinese. Nello studio i ricercatori hanno scoperto che la tossicità della silice cristallina è dovuta alla presenza di alcune speciali strutture chimiche, denominate “nearly free silanols” (NFS). Proprio queste strutture, che si formano sulla superficie dei cristalli quando ven-

Uno studio individua le strutture chimiche responsabili della tossicità delle polveri

gono frantumati, spiegano perché il quarzo, specifica distanza sono in grado di iniziare i la forma più comune di silice libera cristal- processi infiammatori in vivo». lina, ridotto in polvere sia così pericoloso. Nella ricerca «abbiamo individuato la ca«Tutte le silici – spiega Francesco Tur- pacità di polveri di quarzo contenenti i silanoli ci, ricercatore dell’Università di Torino - quasi liberi di indurre danni alle membrane comprese le cristalline, riconosciute come cellulari», precisa Cristina Pavan, ricercatrice patogene, nel modell’Università di Tomento in cui si franrino e dell’Université Questo tipo di polvere tumano, espongono catholique de Lousulla superficie una vain. «Questa attività è la principale causa serie di terminazioni, - continua - innesca di malattia respiratoria chiamate silanoli, credeterminate risposte ate dalla reazione con infiammatorie a livello professionale nel mondo le molecole d’acqua. I polmonare che figurasilanoli interagiscono no nel meccanismo di fra loro sulla superficie. Più sono liberi fra tossicità della silice. Sappiamo infatti che l’eloro e più reagiscono con ciò che li circon- sposizione continua alle polveri può dare luoda, come ad esempio le membrane cellula- go a una infiammazione cronica alla base delle ri. Nello studio – aggiunge – la scoperta è patologie come la silicosi». stata quella di evidenziare che solo i quarzi Visto il massiccio utilizzo nell’industria che espongono silanoli disposti ad una ben del materiale e i rischi connessi all’inalazio-

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La silice cristallina viene utilizzata nell’industria, nell’edilizia per la lavorazione del marmo artificiale (immagine nel box) e nella manifattura, come nel caso della sabbiatura dei jeans.

Allarme per i casi di silicosi

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ne delle polveri, la scoperta delle due uni- cerca e in nanomedicina, come ad esempio versità assume un peso rilevante e getta le per i nuovi sistemi per la somministrazione basi per i prossimi passi. Al momento, «i di farmaci e per le sonde utilizzate nell’imaprogetti futuri si focalizzano sulla procedu- ging, inoltre vengono già usate come agenti ra di modifica della superficie che spenga la antiagglomeranti nell’industria alimentare. possibilità di creare silanoli quasi liberi», an- Le silici amorfe sono più solubili e consiticipa Turci. «In pasderate meno tossiche sato - prosegue - abdelle cristalline perbiamo già visto come L’esposizione continua può ché meno biopersile particelle di silice dare luogo a infiammazioni stenti. Questo non cristallina senza quevuole dire che alcuni croniche alla base sta famiglia di silanoli tipi di silice amorfa non sono in grado di di patologie come la silicosi che potrebbero essere rompere le membrapiù persistenti di altre ne cellulari. In questa – non possano essere direzione la ricerca di un trattamento delle tossiche. Abbiamo notato che i NFS sono superfici potrebbe dare risultati». presenti anche su alcuni tipi di silice amorfa Altre intuizioni potrebbero arrivare an- prodotte in genere per via sintetica. Andanche dallo studio delle silici amorfe. «Rispet- do a modulare il tipo di sintesi si potrebbe to alle cristalline – ricorda Pavan - le silici arrivare a migliorare la biocompatibilità di amorfe sono ampiamente utilizzate nella ri- questi materiali».

e forme cristalline della silice sono quelle di maggiore interesse per la medicina del lavoro e per l’igiene industriale perché responsabili di patologie a carattere invalidante, tra cui la silicosi. Nel nostro Paese la copertura assicurativa obbligatoria contro la malattia venne istituita già nel 1943. Nonostante la rigida normativa sulle protezioni da utilizzare sui luoghi di lavoro, la silicosi è ancora riscontrata fra i lavoratori. In particolare, negli ultimi anni, a livello internazionale, sono stati descritti diversi clusters di casi nel settore della lavorazione dei piani in marmo artificiale usato per bagni e cucine. A colpire è anche l’insorgenza precoce della malattia. Uno studio del 2014 pubblicato sull’International Journal of occupational and environmental health ha osservato i casi di silicosi registrati dal 2009 al 2012 nell’ospedale universitario Puerto Real di Cádiz (Spagna). L’età media dei 46 pazienti era di 33 anni, impiegati sempre in media da 11 anni nella lavorazione di top da cucina.

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Coronavirus nell’aria con gli assembramenti Uno studio italiano cerca di far luce sulla trasmissione “airborne”

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no degli interrogativi più pressanti riguardo alla facilità con Durante la prima fase della pandemia, la diffusione del SARScui il Covid-19 colpisce gli uomini, riguarda il grado di agCoV-2 è stata eccezionalmente grave nella regione Veneto, con un gressività del virus nell’aria. massimo di casi attivi (cioè individui infetti) di 10.800 al 16 aprile La rapida diffusione del coronavirus, e il suo generare 2020 (circa il 10% del totale dei casi italiani) su una popolazione di focolai di differente intensità in diverse regioni dello stesso Paese, han4,9 milioni. Invece, la regione Puglia ha raggiunto il massimo dei casi no sollevato importanti interrogativi sui meccanismi di trasmissione attivi il 3 maggio 2020 con 2.955 casi (3% del totale dei casi italiani) del virus e sul ruolo della trasmissione in aria (detta airborne) attraversu una popolazione di 4,0 milioni di persone. All’inizio del periodo di so le goccioline respiratorie. Mentre la trasmissione del SARS-CoV-2 misura (13 maggio 2020), le regioni Veneto e Puglia erano interessate, per contatto (diretta o indiretta tramite superfici di contatto) è amrispettivamente, da 5.020 e 2.322 casi attivi. piamente accettata, la trasmissione airborne, sostiene il Cnr, è invece «Il ruolo della trasmissione airborne – Marianna Conte, ricercaancora oggetto di dibattito nella comunità scientifica. trice Cnr-Isac – dipende da diverse variabili quali la concentrazione Grazie ad uno studio multidisciplinare, condotto dall’Istituto e la distribuzione dimensionale delle particelle virali in atmosfera e di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle rile condizioni meteorologiche. Queste variabili poi, si diversificano a cerche (Cnr-Isac) di Lecce, dall’Università Ca’ seconda che ci considerino ambienti outdoor e Foscari Venezia, dall’Istituto di scienze polari ambienti indoor». Nella folla le concentrazioni del Cnr (Cnr-Isp) di Venezia e dall’Istituto ZoLa potenziale esistenza del virus SARSoprofilattico Sperimentale della Puglia e della CoV-2 nei campioni di aerosol analizzati è stata possono aumentare Basilicata (Izspb), sono state analizzate le condeterminata raccogliendo il particolato atmosfecentrazioni e le distribuzioni dimensionali delle localmente così come i rischi rico di diverse dimensioni dalle nanoparticelle al particelle virali nell’aria esterna raccolte simuldovuti ai contatti ravvicinati PM10 e determinando la presenza del materiale taneamente, durante la pandemia, in Veneto e genetico (RNA) del SARS-CoV-2 con tecniche Puglia nel mese di maggio 2020, tra la fine del di diagnostica di laboratorio avanzate. lockdown e la ripresa delle attività. «Tutti i campioni raccolti nelle aree residenziali e urbane in enLa ricerca, avviata grazie al progetto “AIR-CoV (Evaluation of trambe le città – aggiunge Contini – sono risultati negativi, la conthe concentration and size distribution of SARS-CoV-2 in air in outcentrazione di particelle virali è risultata molto bassa nel PM10 (indoor environments) e pubblicata sulla rivista scientifica Environment feriore a 0.8 copie per m3 di aria) e in ogni intervallo di dimensioni International, ha evidenziato una bassa probabilità di trasmissione analizzato (inferiore a 0,4 copie/m3 di aria). Pertanto, la probabilità airbone del contagio all’esterno se non nelle zone di assembramento. di trasmissione airborne del contagio in outdoor, con esclusione di «Il nostro studio – dice Daniele Contini, ricercatore Cnr-Isac – ha quelle zone molto affollate, appare molto bassa, quasi trascurabile. preso in esame due città a diverso impatto di diffusione: Venezia-MeNegli assembramenti le concentrazioni possono aumentare localstre e Lecce, collocate in due parti del Paese (nord e sud Italia) carattemente così come i rischi dovuti ai contatti ravvicinati, pertanto è rizzate da tassi di diffusione del COVID-19 molto diversi nella prima assolutamente necessario rispettare le norme anti-assembramento fase della pandemia». anche in aree outdoor». (F. F.)

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La psoriasi si controlla meglio con Risankizumab È una nuova molecola efficace e sicura. Ma tutto parte dalla prevenzione remissione delle placche psoriasiche in una percentuale di pazienti elevata. La studiosa ha definito il farmaco come un biotecnologico selettivo (interviene soltanto su un'interleuchina, appunto la 23) che e terapie sempre più innovative a disposizione dei medici interagisce a monte della cascata citochimica. fanno sì che la psoriasi possa essere controllata oggi molTra le caratteristiche che fanno preferire il Risankizumab rispetto meglio che in passato. A tal proposito una menzione to ad altri farmaci vi è poi quella che lo vede capace di mantenere speciale la merita il Risankizumab, nuova molecola da imi benefici clinici mediante una somministrazione ogni tre mesi. Per piegare nel trattamento dei pazienti afflitti dalla patologia cronica quanto riguarda il trattamento della psoriasi a placche da moderata autoimmunitaria che colpisce 2,5 milioni di persone in Italia e 125 a grave nei pazienti adulti candidati alla terapia sistemica, il farmaco milioni in tutto il mondo. Ad illustrare le qualità del farmaco è stata può essere somministrato per mezzo di due iniezioni sottocutanee Gabriella Fabbrocini, professoressa di malattie cutanee e veneree ogni 12 settimane. Anche il fatto che gli effetti collaterali siano assenti o al più trascurabili concorre a far sì che il paziente possa guaall'Università degli Studi di Napoli Federico II, intervenuta in occasione della Giornata Mondiale della Psoriasi rire e restare senza malattia per molti anni. Si e del 29° Congresso Europeo di Dermatolotratta di una serie di aspetti non trascurabili dal gia. Al convegno, inizialmente in programma momento che sono molti i pazienti che ancora Questa patologia cronica a Vienna, poi tenutosi in modalità virtuale a oggi non sono nelle condizioni di raggiungere causa della pandemia, Fabbrocini ha spiegato autoimmune colpisce 2,5 milioni gli obiettivi terapeutici o comunque osservano come alcuni studi abbiano attestato che il Ri- di persone in Italia e 125 milioni una diminuzione della risposta al trattamento sankizumab si sta dimostrando particolarmencon il protrarsi del tempo. in tutto il mondo te efficace e sicuro rispetto ad altri trattamenti Se è vero che dalla malattia non si guarisce anti-psoriasi comunque innovativi. completamente, lo è pure che già a tavola si può La Fabbrocini ha preso in esame la situainiziare a mettere in atto delle sane abitudini per zione della Campania, spiegando come nel territorio vi siano 180mila avere una pelle sana. Di solito il paziente tipo è un adulto di età supazienti affetti da psoriasi, ma soltanto un 59% di persone che si periore ai 35 anni, fumatore, sedentario, in sovrappeso (l'obesità è un sottopone alle cure. Numeri preoccupanti quelli registrati in Camgrande acceleratore della malattia), con una quantità di lipidi nel sanpania, in conseguenza dei quali l'Università degli Studi di Napoli gue anomala, specialmente per quanto riguarda trigliceridi e colesterolo Federico II è stato il primo centro in Italia ad utilizzare il farmaco. In plasmatico. Assolutamente sconsigliata è una dieta proinfiammatoria, questo momento, ha spiegato la docente, sono 35 i pazienti in cura ricca di carni lavorate e alimenti ad alta percentuale di grassi saturi. Al con questo farmaco: alcuni di questi vengono sottoposti a trattamencontrario la dieta mediterranea, ricca di frutta, verdura, cereali integrali e ad elevato contenuto di fibre, presenta numerosi nutrienti salutari per to da 14 mesi e i riscontri sono superiori a quelli riportati dai trial la pelle. Al bando vanno messi poi alcol e fumo in qualità di trigger, ovclinici. Gabriella Fabbrocini ha aggiunto che l'opzione terapeutica rappresentata dal Risankizumab, rispetto ad altri farmaci competivero di leve in grado di sortire, in persone predisposte, anche a distanza tor, ha dimostrato di essere in grado di raggiungere e mantenere una di una o due settimane, la comparsa di chiazze psoriasiche.

di Domenico Esposito

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Spie di allarme per le cellule dell’occhio Nuovi dettagli sul funzionamento della retina e dei fotorecettori

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rdua impresa quella di muoversi nella penombra, ma smaltiti e rimpiazzati con dischi nuovi e in perfette condizioni». A non impossibile. Decisamente fondamentale è il ruolo determinare la comprensione di tali meccanismi è stato il calcio, dei bastoncelli, un tipo di cellule sensibili alla luce (founo ione molto presente nei processi biologici, la cui concentratorecettori) presenti nella retina dei vertebrati, in grado zione nel SE rappresenta un ottimo indicatore della funzionalità di rivelare luci bassissime che consentono di destreggiarsi anche in ed integrità della fototrasduzione, vale a dire il processo con cui i ambienti poco illuminati. Si tratta di meraviglie biologiche capaci fotorecettori traducono l’assorbimento della luce in segnali nervodi rivelare anche un singolo quanto di luce, ma necessitano di una si. «Con nuove sonde ottiche abbiamo misurato la concentrazione manutenzione continua. Proprio i fotorecettori sono i protagonisti e la distribuzione del calcio nel SE. Usando strumenti di microdel nuovo studio, pubblicato su PNAS da un team di ricercatoscopia ottica avanzata, abbiamo potuto studiare la distribuzione di ri della Sissa, Scuola internazionale superiore di studi avanzati e questo metallo con una risoluzione e accuratezza senza precedenti dell’Istituto officina dei materiali del Consiglio nazionale delle ri- ha spiegato Dan Cojoc del Cnr- Iom -. Ciò che è emerso dalle cerche, che svela nuovi e fondamentali dettagli sul funzionamento analisi è che c’è una maggiore concentrazione di calcio alla base della retina e, in particolare, dei fotorecettodel segmento esterno rispetto alla punta, cosa ri. Questi, sono costituiti da due segmenti: il che aiuta a capire la struttura del bastoncelsegmento esterno (SE) ed il segmento interno dimostrando la sua non omogeneità, come Fondamentale è il ruolo dei lo (SI). Il SE dei bastoncelli è quello dove ha si pensava fino adesso. Un secondo risultato bastoncelli, cellule sensibili non meno importante è la scoperta di lampi sede la macchina biologica in grado di captare la luce, mentre il SI è responsabile dell’inforalla luce in grado di rivelare spontanei del calcio ovvero di rapidi aumenti mazione da trasmettere al cervello. del calcio. Questi lampi non sono distribuiti luminosità bassissime Vincent Torre, neuroscienziato della Sisin modo uniforme ma localizzati nelle punte sa alla guida del team che ha condotto la ridei SE, che dimostra l’esistenza di un gradiencerca, ha dichiarato: «Abbiamo capito che il te funzionale lungo il SE, una proprietà fonsegmento esterno è più fragile di quello che si pensava. Il SE è damentale per la transduzione in fotorecettori di tutti i vertebrati» costituito da una pila di dischi lipidici in cui sono inserite le proha concluso Cojoc. teine responsabili della fototrasduzione. Alla base del SE vengono Come una spia di allarme, i lampi di calcio indicano quindi generati dischi nuovi mentre alla punta del SE vengono eliminati che i dischi iniziano a non funzionare più al meglio e necessitano di i dischi usati. Tradizionalmente sui pensava che in una pila comturnover. Il neuroscienziato Gordon Fain della University of Caliposta da circa mille dischi, ci fosse una quasi perfetta uniformità. fornia, motivando la segnalazione dell’articolo a Faculty Opinions Tuttavia, il nostro lavoro mostra che solo i primi 200 o 300 dischi per conto dell’editore di PNAS, ha dichiarato: «Questo interesalla base del SE sono quelli effettivamente capaci di rivelare il sinsante articolo utilizza un nuovo metodo di misurazione del calcio golo fotone di luce, caratteristica da cui deriva la grande sensibiper mostrare che i cambiamenti di calcio dipendenti dalla luce nel lità dei bastoncelli. Gli altri dischi posti in prossimità della punta segmento esterno dei bastoncelli sono maggiori alla base rispetto perdono via via efficacia e sensibilità e per questo devono essere alla punta». (P. S.).

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La neotenia e la plasticità sinaptica Nelle cervello può portare l'insorgenza di fenomeni neurodegenerativi

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l termine neotenia (dal greco νέος “nuovo, giovane” e più lungo del periodo di crescita del cervello di uno scimpanzé. τείνω “prolungare”, da cui il significato di “mantenimento Mentre il primo raggiunge il 95% della sua taglia adulta tra i degli aspetti originali”) viene utilizzato per la prima volta 7 e gli 11 anni di età, e completa l'ultimo 5% di crescita in un da Kollman per descrivere la conservazione delle caratteperiodo di tempo altrettanto lungo, il cervello di uno scimpanristiche giovanili in età adulta. È un fenomeno evolutivo per zé raggiunge la taglia adulta all'età di 5 anni. Il rallentamento cui gli individui adulti di una specie mantengono caratteristiche riscontrato nell'uomo è anche accompagnato dalla prolungata morfologiche e fisiologiche tipiche delle forme giovanili. ritenzione di tessuti con caratteristiche embrionali preservate, Lo studio di Enric Bufill, Jordi Agustí e Rafael Blesa, pubblisuscettibili a modificazioni anche in età relativamente tarda: un cato sull’American Journal of Human Biology, suggerisce che la periodo flessibile che si verifica in momenti diversi per diversi neotenia neuronale di determinate aree associative del nostro tipi di neuroni. cervello può essere causa di alcune malattie neurodegeneratiNell’ontogenesi i singoli neuroni sviluppano connessioni sive. Gli esperti spiegano che funzioni cognitive complesse come naptiche altamente specifiche e nelle fasi iniziali le connessioni l’apprendimento, la memoria, la pianificazione e la navigazione sono, appunto, modificabili. Le cellule che in questa fase vengosociale, oltre ad essere le caratteristiche che no generate tardi o maturano più lentamenpiù ci differenziano dagli altri primati, sono te, mantengono un grado più elevato di moAlcune di queste malattie anche i processi di sviluppo che richiedodificabilità nell’adulto. Avviene dunque una no maggiori cambiamenti morfologici nelle nascono dalla conservazione continuazione dei processi di sviluppo nelle connessioni neuronali. fasi successive del ciclo di vita: una crescita di aspetti giovanili I mutamenti in questione sono possibicosì lenta e ritardata fa sì che gli adulti posli grazie ad una specifica caratteristica dei sano mantenere tale flessibilità. nei neuroni adulti neuroni, detta plasticità sinaptica. Essa conMa ciò comporta anche un’incompleta siste nella capacità del sistema nervoso di mielinizzazione dei neuroni (processo che modificare l’intensità delle relazioni interneuronali (le sinapsi), continua sino alla terza o quarte decade di vita) che, assieme ed è più sviluppata in alcune aree associative nel cervello umaad una plasticità ed attività sinaptica maggiore, causano un auno rispetto a quello degli altri primati. I neuroni corticali dei mento del metabolismo aerobico. L’incremento porta i neuroni mammiferi sono caratterizzati da un metabolismo, un’attività e a mostrare un maggiore stress ossidativo, rendendoli vulnerabiuna plasticità sinaptica più elevati durante lo sviluppo e la fase li allo sviluppo di malattie neurodegenerative esclusivamente o giovanile rispetto a quella adulta. prevalentemente umane come l’Alzheimer o la demenza frontaI primati, nella fattispecie l’uomo, tra tutti i mammiferi sono le. L’elevata plasticità e attività sinaptica aumentano lo svilupquelli che hanno una maturazione più lenta, e la dilatazione delpo dei depositi di peptidi anormali, caratteristici proprio del la fase di sviluppo implica anche un aumento dell’espressione morbo di Alzheimer. Le malattie neurodegenerative sembrano dei geni riguardanti le suddette attività neuronali. Ad esempio, essere il prezzo che l’uomo paga per via della sua superiorità il periodo di crescita del cervello umano è significativamente cerebrale. (M. O.). Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2020

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PERCHÉ PROVIAMO Un'emozione primaria che ci protegge dall’ingestione di sostan­ze tossiche e dannose

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La regione più coinvolta è “l’insula”, una porzione della corteccia cerebrale. Se viene danneggiata, perdiamo questa caratteristica così come le sue espressioni facciali tipiche

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lcuni studiosi si sono soffermati ad analizzare una delle espressioni primordiali che il nostro corpo esegue, cercando di capire i motivi che si nascondono dietro quest’espressione. Quando la fronte si riempie di rughe, il naso si arriccia, l’appetito è rovinato e in alcuni casi ci sopraggiunge anche una leggera sen¬sazione di vomito, molto probabilmente è perché stiamo provando quello che fin da bambini abbiamo imparato a conoscere come senso del disgusto. Se ci venisse scattata una foto, possiamo verificare che è ciò che più o meno accade al nostro viso e al nostro corpo quando incappiamo in qualcosa che ci crea appunto una sensazione ripugnante. Il disgusto viene considerata una delle emozioni primarie al pari della paura, della tristezza, della gioia, della rabbia e della sorpresa. Nella maggior parte dei casi, questo tipo di sensazione, è scatenata da sapori rivoltanti, ma si è riscontrato che anche annusando, toccando e guardando, quindi anche attraverso la vista il tatto e l’olfatto, si può essere colti da questa reazione. Un quesito che gli studiosi si sono posti a tal riguardo, è stato principalmente quello di capire a cosa serve questo tipo di reazione che il nostro corpo ci fa compiere: «Il disgusto ha avuto un’importante funzione evolutiva», spiega Francesco Mancini, docente di psicologia clinica presso l’Università degli Studi Guglielmo Marconi di Roma. «È un meccanismo biologico

che ci protegge dall’ingestione di sostanze tossiche e dannose, e si è evoluto nei nostri antenati proprio come strumento di difesa da malattie e infezioni». Pensandoci bene, per i nostri antenati, sviluppare questa sensazione è stato di fondamentale importanza nella vita di tutti i giorni, per la sopravvivenza stessa, basti pensare a quando si andava a caccia, mettersi in bocca o toccare qualsiasi cosa sarebbe stato senza ombra di dubbio pericoloso, senza questo campanello d’allarme che ci fa allontanare da un odore sgradevole, che ci induce a sputare un alimento che avvertiamo ripugnante o ci mette in fuga da ciò che ci può sembrare repellente. Secondo Paul Rozin, docente di psicologia all’Università della Pennsylvania (Usa), tutti, proviamo un senso di disgusto difronte a delle feci, all’urina, al sangue, al muco, alla saliva, al vomito, ad una ferita purulente, a delle parti di corpo, vedendo un cadavere, a delle viscere oppure guardando animali che nel pensiero comune sono considerati portatori di malattie, come topi e insetti. Tuttavia, ciascun popolo e Paese ha sviluppato gusti diversi, che dipendono dalla storia, dall’ambiente e dal contesto culturale. «Ogni popolazione ha “eletto” le proprie sostanze ripugnanti, soprattutto in campo alimentare - prosegue Francesco Mancini -. Per gli occidentali, è rivoltante anche solo immaginare di mangiare insetti, per orientali e africani è invece un costume normale». Allo

DISGUSTO?

stesso modo per le popolazioni musulmane è disgustoso nutrirsi di maiale come per gli indù lo è farlo di bovini. «Ma l’emozione del disgusto è suscitata anche da comportamenti, azioni e persone che agiscono in modo che riteniamo corrotto e che mettono in pericolo l’integrità sociale», prosegue Mancini. «Infatti, con lo strutturarsi dell’umanità, il Disgusto di base si è evoluto anche in “Disgusto Morale”. Prendiamo due camicie, lavate e stirate, ma una appartenente ad padre di famiglia e l’altra ad un pedofilo, tra le due sceglieremmo sicuramente quella dell’uomo “pulito”, poiché indossare l’altra ci causerebbe un disgusto morale.» Davanti a un cumulo di sporcizia nauseabonda e a una persona che ha commesso un delitto efferato il nostro viso assume la stessa espressione di ribrezzo. Il disgusto è così potente che persino oggetti puliti, ma associati all’idea di sporco, bastano a scatenarlo. È ciò che è accaduto anni fa in alcuni ospedali pediatrici statunitensi, dopo la segnalazione che gli infermieri bevevano i succhi di frutta destinati ai bambini, che restavano senza. «Il problema fu risolto sostituendo i normali bicchieri con conteni-tori simili a quelli usati per la raccolta di urina - racconta Mancini -. I bambini non ci fecero caso, ma gli infermieri, abituati a utilizzarli per tutt’altro scopo, non li usarono più per bere». La regione più coinvolta quando proviamo disgusto è “l’insula”, una porzione della corteccia cerebrale. Se un incidente o una malattia la danneggiano, perdiamo questa caratteristica così come le espressioni facciali tipiche di questa emozione. Studi di neuroimaging hanno dimostrato che il disgusto è contagioso. In uno di questi, pubblicato su Neuron e condotto all’Istituto di neuropsicologia di Marsiglia (Francia), ad alcuni volontari fu fatto annusare un liquido maleodorante, mentre altri guardavano. L’attività cerebrale di quest’ultimi così come l’espressione che assu¬meva il volto, ricalcavano quelle tipiche di chi è disgustato. La ripugnanza è tuttavia un tratto individuale. «Non siamo tutti sensibili allo stesso modo», precisa Mancini. «Le donne, sono più inclini al disgusto, forse perché protegge non solo loro stesse, ma anche la prole». Secondo Daniel Fessler, antropologo evoluzionista all’Università della California di Los Angeles (Usa), le nausee tipiche dei primi tre mesi di gra-vidanza hanno una funzione protettiva: in questo periodo, infatti, il sistema im¬munitario delle donne è meno efficace, e stare lontano da ciò che può causare malattie, a se stesse oppure al feto, è quindi più importante. (M. M.).

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PERCHÉ I CAPELLI DIVENTANO BIANCHI? Fattori genetici, psicoemotivi, ossidativi, metabolici e nutrizionali della biologia dell'incanutimento di Biancamaria Mancini 52 Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2020


SALUTE

La pigmentazione del capello è strettamente associata al suo ciclo vitale e inizia durante l'anagen III per raggiungere il suo massimo in anagen VI

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no dei primi segnali associati all'invecchiamento umano è l’incanutimento dei capelli, il capo che da moro diventa argenteo svelando il passare degli anni. Le cause della perdita del colore sono molteplici e in gran parte ancora sconosciute, all’eziologia dell’evento partecipano infatti fattori genetici, psicoemotivi, ossidativi, senescenti, metabolici e nutrizionali. Tale fenomeno assume da tempo un grande fascino per tutti i biologi ricercatori, per i dermatologi e per le industrie commerciali. Lo scopo di tali ricerche non è solo estetico, si è compreso infatti che l’unità pigmentaria del follicolo umano (HFPU) si comporta come gli altri organi complessi e fornisce quindi un modello eccellente per studiare i meccanismi molecolari dell'invecchiamento nell’uomo (gerontobiologia). Sappiamo che il ciclo del capello è costituito da 3 fasi di cui l’anagen è la fase che dura di più ed è a sua volta costituita da 6 sottofasi. La pigmentazione del capello è strettamente associata al suo ciclo vitale e inizia durante l'anagen III per raggiungere il suo massimo in anagen VI. Una volta in catagen, i melanociti di HFPU più differenziati vanno incontro ad apoptosi, mentre le cellule staminali mesenchimali (MSC) del bulge sopravvivono per reintegrare i melanociti bulbari all'inizio di ogni nuova fase anagen. Considerato quanto scritto, l’ingrigirsi della chioma inizia proprio con la graduale diminuzione della melanogenesi, la ridotta attività della tirosinasi, il trasferimento rallentato dei melanosomi e l'apoptosi dei melanociti [1]. È importante notare che la perdita progressiva o temporanea del trasferimento di melanina dai melanociti HFPU ai cheratinociti del fusto (tricociti) avviene esclusivamente durante la fase di anagen III-VI; quanto

espresso ha spinto i ricercatori a sostenere che il capello che perde il suo naturale colore è un evento primario del bulbo pilifero in anagen e non dipende in primis dal bulge dove sono presenti invece le MSC. Alla fine del processo, anche il pool MSC si esaurirà e l'ingrigimento diventerà irreversibile. Nonostante i molti studi, non esiste ancora un modello universalmente accettato di incanutimento dei capelli umani, oltretutto anche l’influenza genetica rimane poco chiara. La comunità scientifica è tuttavia concorde nell’indicare il danno ossidativo come un fattore cruciale dell'ingrigimento in quanto porta all’interruzione della sopravvivenza dei melanociti HFPU e non supporta più il mantenimento delle MSC e dell'apparato enzimatico della melanogenesi stessa. Lo stress ossidativo in realtà è intrinseco alla melanogenesi stessa, infatti all'interno dei melanociti l'idrossilazione della tirosina e l'ossidazione da dopa a melanina necessari nella via della melanogenesi, portano ad alti livelli di rilascio di ROS. Un efficiente sistema antiossidante locale gestisce i ROS prodotti, pertanto è possibile che durante l'invecchiamento i sistemi antiossidanti si alterino e aumentino gli stimoli esterni come l’infiammazione, i raggi UV, il fumo e gli agenti ossidanti che contribuiscono alla perdita dell'equilibrio redox. A sostegno di questa tesi, alcuni studi dimostrano che bulbi piliferi ingrigiti spesso mostrano melanociti vacuolati, una risposta cellulare comune allo stress ossidativo [2]. Mentre i fattori neuroendocrini sono ben noti regolatori dei melanociti del follicolo pilifero umano e della melanogenesi (α - MSH, ACTH, ß - endorfina, CRH, TRH), rimane da approfondire come contribuiscano alla modulazione dell’incanutimento altri fattori ormonali (Ormoni tiroidei, HGF, P-cade-

rina, MITF) e come lo stress psicoemotivo influisca su questo processo. I fenomeni clinici di incanutimento possono essere reversibili se insorgono in età precoce e forniscono informazioni importanti nello studio dei percorsi che possano ripristinare la funzionalità dell'HFPU o il suo corretto rifornimento da parte delle MSC. Alcuni studi molecolari su singoli segmenti di capelli mostrano proprio una transizione di ripigmentazione da bianco a scuro; nei casi in cui lo sbiancamento dei fusti è dovuto a stress psicoemotivo (epilessia, convulsioni, psicosi), questo può essere invertito dopo la fine di episodi neurologici intensi. Nei pazienti trattati con l’antidepressivo Fluoxentina i follicoli mostravano in anagen VI un aumento della pigmentazione. Ancora, si è osservata ripigmentazione dei capelli nei pazienti trattati con ormoni tiroidei T3 e T4 in cui migliora la sintesi della melanina intrafollicolare, oppure nelle persone che hanno assunto integratori di calcio pantotenato e precursori della melanina. Si prospettano così opportunità terapeutiche, magari a livello topico, per arrestare il declino della pigmentazione dei capelli nell’uomo, e per stimolare la nuova sintesi di melanina ed il suo trasferimento ai tricociti. Concludiamo con un ultimo spunto offerto da un numero crescente di studi che ha identificato i capelli bianchi come predittori, indipendenti dall'età, di gravi patologie extra cutanee, tra cui il morbo di Alzheimer, il morbo di Parkinson e le malattie cardiovascolari, facendo pensare che proprio l'invecchiamento dei capelli possa agire come importante indicatore della patologia associata all'invecchiamento sistemico [1]. Questa frontiera della ricerca fornisce un tesoro prezioso per l’indagine biomedica interdisciplinare sull’invecchiamento e sulla senescenza, sulla pigmentazione, sulle cellule staminali e su tutta la biologia del danno ossidativo.

Bibliografia 1. James D. B. O’Sullivan et al. (2020).The biology of human hair greying” Biol. Rev. (2020) 2. TOBIN, D. (2009). Aging of the hair follicle pigmentation system. International Journal of Trichology 1, 83.

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SALUTE

di Carla Cimmino

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a pelle costituita da tre strati: epidermide, derma, ipoderma, rappresenta una barriera di protezione, tale protezione è fornita soprattutto dallo strato corneo SC. Questa può mostrare cambiamenti (cellulite), spesso localizzati principalmente sui fianchi e sui glutei, assumendo un aspetto a buccia d'arancia, che colpisce il 90% delle donne di età superiore ai 20 anni e solo il 2% degli uomini, e rappresenta una condizione patologicamente complicata, che si attribuisce alla diminuzione del microcircolo, edema, crescita eccessiva di adipociti, stress ossidativo, infiammazione continua della matrice extracellulare. In commercio ci sono prodotti farmaceutici, che trattano la cellulite aumentando il flusso microvascolare, inducendo la lipolisi, ripristinando le strutture del derma e del tessuto connettivo alterato dalla formazione dei radicali liberi. Un trattamento farmacologico efficace per trattare la cellulite dovrebbe permettere ai farmaci di arrivare agli strati profondi della pelle, grazie a sistemi di auto-somministrazione indolori, biodegradabili e facilmente utilizzabili. La stragrande maggioranza delle molecole attive, presenti nei prodotti destinati al trattamento della cellulite, non sono in grado di penetrare nella pelle, quelle a basso peso molecolare o quelle aventi log P (coefficiente di partizione logaritmo) uguale a 1–3 riescono a diffondersi passivamente attraverso lo SC. Molte tecniche innovative (ionoforesi, elettroporazione ecc.) sviluppate da un po' di anni, sembrano permettere il superamento di questa barriera. Recentemente sono però stati scoperti i Microneedles (MN), considerati molto efficaci, per avere i vantaggi della via “invasiva” (iniezione) della somministrazione dei farmaci e non invasiva (cerotti transdermici). Questo sistema di somministrazione offre un'alternativa in-

dolore alla strategia di trattamento comIl trasporto del prodotto avviene atbinata dei dispositivi di “microneedling” traverso minuscoli canali formati nello SC, e dei prodotti anticellulite. L’utilizzo degli la selezione del tipo di MN e della tecniMN è considerata ca da utilizzare è di una tecnica prometnotevole interesse. tente per scopi diaEsistono infatti due gnostici, cosmetici, La "pelle a buccia d'arancia" tipi principali di desiterapeutici e vacgn MN: solidi o cavi. si attribuisce anche a cinali, questi rapessere di diminuzione del microcircolo Possono presentano un vanmetallo, silicio (non o stress ossidativo taggioso sistema di biodegradabili e non rilascio transdermico biocompatibili), po(TDDS). I loro aghi limeri permettono il infatti agiscono penetrando nella barriera rilascio rapido di farmaci macromolecolari, offerta dallo SC e negli strati superiori del possono essere rigonfiabili, solubili o bioderma, per fornire diverse molecole o per degradabili. Gli MN rigonfiabili (ad esemprelevare il sangue. pio alcool polivinilico) si gonfiano nella

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INESTETISMI DELLA PELLEL'utilizzo E POSSIBILI CURE di prodotti a base di erbe incapsulati in microaghi polimerici

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pelle ma non si dissolvono, a differenza auty mouse”, che migliora la sensibilità deldegli MN solubili (ad esempio, polisacca- la pelle all'agente anticellulite, attraverso la ridi come destrano, destrina o alginato di creazione di microcanali nella pelle. sodio), che si dissolAttraverso quevono completamente sto studio, si è cerdopo l'applicazione. cato di testare come I Microneedles si Gli MN biodegradaestratti di foglie di bili non si gonfiano considerano promettenti per V. agnus-castus e T. o si dissolvono nella incapsulati scopi diagnostici, cosmetici, indica, pelle, ma si degradaall'interno di MN, terapeutici e vaccinali no, come quelli a base rilasciati nel tesdi acido polilattico e suto sottocutaneo, chitosano. Sono state forniscano risultati sviluppate alcune strategie che utilizzano promettenti nel miglioramento dei segni applicazioni MN con crema anticellulite e dei sintomi della cellulite. Il sistema di topica. Infatti "Dermaroller®”, Germania, somministrazione a microneedle rappreha prodotto un dispositivo chiamato “Be- senta un nuovo strumento sicuro ed effi-

ciente eliminando la necessità di aspirare il grasso in eccesso con la liposuzione ad ultrasuoni, e l’utilizzo di famaci orali. L’utilizzo di prodotti erboristici è aumentato, perché oltre dare visibili miglioramenti dell’inestetismo, difficilmente danno reazioni avverse al prodotto rispetto ai farmaci. Tra i prodotti erboristici utilizzati c’è: il Tamarindus indica L. (Fabaceae), pianta molto utilizzata nella medicina popolare, usata anche per curare reumatismi, tosse e ittero; T. indica (foglie, semi e frutti) con proprietà antiossidanti, antinfiammatorie, epatoprotettive ecc., grazie alle elevate quantità di fenoli, flavonoidi, acidi grassi e minerali. Una formulazione acqua / olio caricata con estratto di semi di T. indica, ha mostrato essere un potenziale antietà efficace, con un elevato effetto antiossidante. Vitex agnus-castus L., da sempre utilizzato per disturbi gastrointestinali, diuretico, farmaco anti-ansia, e dei disturbi ginecologici, secondo molti studi biologici è un buon candidato in erboristeria, con attività antiossidante, antimicrobica, antitumorale e antinfiammatoria, contiene oli volatili, iridoidi, flavonoidi, acidi fenolici. Le bacche di questa pianta sono presenti in una formula chiamata "Densorphin, Mibelle group, Svizzera" perché migliorano l'elasticità della pelle. Stambini et al. fabbricò due diversi tipi di MN cavi: uno era sotto forma di un microchip di biossido di silicio, utilizzato per iniezione / campionamento, mentre l'altro era usato come biosensore transdermico, in grado di misurare i livelli di glucosio nel liquido interstiziale con elevata precisione e riproducibilità. STUDIO: 24 maialini (femmine), del peso di 185-200 g, tenuti in condizioni di umidità e temperatura adeguate (umidità 60-70%, temperatura 24 ± 2 ° C)nutriti con cibo in pellet standard (El-Nasr Chemical Co., Cairo, Egitto), hanno ricevuto

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SALUTE acqua ad libitum oltre a lattuga e carote. Sono stati nutriti con HFC per 60 giorni implementando un modello di obesità indotta. Gli estratti di V. agnus-castus e T. indica (200 mg / kg) caricati su MN sono stati somministrati alle cavie testate. I maialini di quattro settimane sono stati divisi in quattro gruppi di sei ciascuno. Il gruppo di controllo normale (gruppo 1) ha ricevuto cibo standard per 60 giorni; al gruppo 2 è stato somministrato per via orale HFCS (55% p / v) due volte al giorno per 60 giorni; al gruppo 3 è stato somministrato per via orale HFCS due volte al giorno per 60 giorni e quindi trattato con V. agnus-castus (200 mg / kg) caricato su MN per 14 giorni; e al gruppo 4 è stato somministrato per via orale HFCS due volte al giorno per 60 giorni, seguito da un trattamento con T. indica (200 mg / kg) caricato su MN. Per valutare l'effetto sulla cellulite, il peso corporeo è stato registrato ogni 10 giorni. Dopo 75 giorni, è stato fatto un prelievo di sangue a ciascun maialino, il siero è stato conservato a −20 ° C per la rilevazione di diversi biomarcatori. La pelle è stata asportata, risciacquata in soluzione salina ghiacciata e fissata in formalina al 10% per l'esame istopatologico per determinare l'elasticità e la salute della pelle con un microscopio digitale e da microfotografie digitali. Per determinare le principali cause della cellulite, sono stati misurati i livelli

di ormone adiponectina e di ossido nitrico endoteliale sintasi (eNOS), mentre i livelli di marker infiammatori come il fattore di necrosi tumorale alfa (TNF-α) e la mieloperossidasi (MPO) sono stati misurati utilizzando kit commerciali (MyBioSource Inc., USA). Per stimare le caratteristiche del rilascio del farmaco dagli MN polimerici preparati, è stato condotto uno studio di permeazione in vitro di tutte le formulazioni di MN medicate. In questo studio, per indurre l'aumento di peso corporeo il HFC utilizzato era a livelli significativamente più alti (circa il 52%) rispetto a quelli utilizzati per gli animali alimentati normalmente, stimolando la lipogenesi aumentando l'attività della lipasi lipoproteica. Normalmente, il livello di glucosio nel sangue è regolato da diversi ormoni; l'adiponectina è uno degli ormoni prodotti nel tessuto adiposo, che aumenta l'utilizzo del glucosio e inibisce la gluconeogenesi epatica. In caso di insulino-resistenza, degradazione degli acidi grassi e obesità, i livelli di adiponectina sono ridotti. Risultati: 1) i livelli di adiponectina erano significativamente ridotti negli animali alimentati con HFC, indicano un aggravamento della condizione infiammatoria. Questo risultato è stato confermato anche dall'aumento dei livelli sierici di TNF-α e MPO (proteina secreta dai globuli bianchi, biomarcatore dell'infiammazione); 2) l'aumento del peso corporeo riportato nello

studio, ha innescato l'aumento della MDA sierica (~ 63%) insieme alla riduzione del GSH ridotto (~ 47%), indicando la presenza di stress ossidativo; 3) aumento della permeabilità vascolare per la quale l'NO ha un ruolo chiave. Infatti si è ritenuto, che una quantità costante di NO fosse prodotta da eNOS sia in condizioni fisiologiche che patologiche, mentre l'aumento patologico di NO fosse indotto solo da iNOS. Ma, questa ipotesi è stata respinta per mancanza di sufficienti evidenze sperimentali, che possono escludere completamente il coinvolgimento di eNOS in questi effetti patologici. Nello studio attuale, i livelli di eNOS erano elevati negli animali che hanno ricevuto HFCS, così come in altre condizioni infiammatorie, il che supporta l'ipotesi che eNOS potrebbe essere coinvolto negli effetti patologici dell'NO. Conclusione: nonostante il coinvolgimento dell'infiammazione e le note alterazioni nella biochimica, struttura e morfologia del tessuto sottocutaneo di soggetti con cellulite; la patogenesi della cellulite deve ancora essere chiarita. È noto che il trattamento della cellulite con metodi convenzionali non è efficace e non può alleviare completamente i sintomi. In questo lavoro sono state fatte delle prove utilizzando microaghi, per permettere un rapido e indolore trasporto di farmaci (rispetto ad altre tecniche di somministrazione sistemica), che alleviano le manifestazioni della cellulite. Gli MN caricati con estratto di T. indica, possono aiutare a migliorare l'aspetto della pelle, riducrre i parametri infiammatori e migliorare il potere antiossidante. Quindi l'uso dei microaghi offre un modo semplice e relativamente economico per la somministrazione dei farmaci, incoraggiandone così un più ampio utilizzo nelle applicazioni biomediche. Pertanto, lo sviluppo di nuovi approcci terapeutici porterà alla scoperta di trattamenti efficaci per questa condizione angosciante. Articolo tratto da: Characterization and Pharmacological Evaluation of Anti-Cellulite Herbal Product(s) Encapsulated in 3D-Fabricated Polymeric Microneedles • Reham I. Amer, • Ghada H. El-Osaily, • Riham O. Bakr, • Riham Salah El Dine & • Ahmed M. Fayez

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La competenza medica di Celso Il trattato "De medicina", fonte di apprendimento della medicina antica di Barbara Ciardullo

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ra gli scrittori di discipline scientifiche in lingua latina sicuramente dobbiamo annoverare Aulo Cornelio Celso, vissuto nell’età di Tiberio (14 d.C. – 37 d.C.) e autore di una vasta enciclopedia dal titolo “Artes” cioè “Discipline”, di cui ci sono rimasti soltanto gli otto libri del trattato “De medicina”. La chiarezza e l’efficacia dell’esposizione hanno indotto storici e critici a ritenere che Celso fosse anche un medico, perché egli dimostra saggezza ed equilibrio nella sua trattazione per questa disciplina scientifica e anche tanta competenza che gli permette di intervenire sugli aspetti specifici della malattia che viene descritta. Il trattato “De medicina” comprende nel I libro un’introduzione storica, dalle origini fino all’età di Augusto (31a.C.-14 d.C.) e, poi, gli elementi generali di dietetica; nel II libro la patologia e le terapie generali; nel III e IV libro le terapie particolari: nel V e nel VI la farmacologia; nel VII la chirurgia; nell’VIII le malattie delle ossa. Gli argomenti sono distribuiti, tenendo presente la tripartizione della medicina, risalente a Erofilo ed Erasistrato, in tre sezioni: dietetica, farmaceutica e chirurgia. Grande interesse Celso dedica soprattutto alla dietetica che, a suo giudizio, abbraccia implicazioni etiche ed evidenzia questo suo modo

di vedere allorché afferma quanto sia importante la sobrietà nell’assunzione dei cibi e come siano da condannare gli eccessi alimentari. Il contenuto del trattato non è originale, deriva per lo più da fonti greche, ma Celso denota buone conoscenze tecniche a tal punto che il suo medesimo trattato è considerato una delle fonti principali ed autorevoli di apprendimento della medicina antica. Nell'introduzione al “De medicina” Celso fa una breve disamina della medicina greca ed espone in modo lineare e chiaro i termini della contesa tra coloro i quali ritengono che la medicina presupponga la conoscenza dei principi fisici e naturalistici da cui derivano le malattie e gli empiristi che preferiscono limitarsi a metodi di cure fondati sull’esperienza dei singoli casi. In questa controversia si inserisce l’altra diatriba fra i vecchi seguaci della scuola ippocratea, secondo cui il medico deve attenersi ad assecondare l’opera della natura e della sua forza risanatrice, e la scuola di Asclepiade di Prusa (medico vissuto a Roma nel I secolo a.C.) che porta avanti la tesi di una medicina più attiva con interventi decisi e drastici. Celso segue una via mediana tra le opposte scuole, ma il suo studio poco concede alle discussioni di principio ed è tutto fondato sull’esame mirato e pratico dei casi patologici e sulle cause evidenti che li hanno originati, così come predicavano gli studiosi romani di scienza medica, il cui “modus operandi” tendeva verso l’empirismo cioè affidarsi all’esperienza. Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2020

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na grande marcia verso nord per spostare migliaia di elefanti. Fra qualche mese, nel cuore dell'Africa, potrebbe avvenire qualcosa di impensabile: centinaia e centinaia di pachidermi che, con l'aiuto degli uomini, "traslocheranno" da un paese all'altro, dal Botswana all'Angola. Un gigantesco spostamento alla ricerca di un futuro privo di conflitti-uomo animale. Il Botswana è oggi infatti uno dei Paesi che ospita più elefanti al mondo e sicuramente quello dove vivono più elefanti africani: in questa terra abitano infatti 135mila esemplari, "racchiusi" in un'area di 520mila chilometri quadrati. Negli anni questo stato africano è diventato di fatto una sorta di santuario, un luogo dove nonostante il ritorno della caccia recentemente autorizzata dal governo, i pachidermi hanno prosperato nel tempo. Talmente tanto che i conflitti fra agricoltori, allevatori, residenti e animali, si stanno facendo sempre più intensi e pericolosi, in maniera tale da mettere a rischio il futuro sia dei grandi mammiferi sia delle

persone. Mentre l'habitat degli animali si sta gradualmente riducendo e aumentano gli insediamenti urbani, capita spesso infatti che gli elefanti si avvicinino troppo alle aree abitate: qui possono fare danni a raccolti e strutture e sempre più sovente, purtroppo, sta capitando che i proprietari dei terreni reagiscano uccidendo i pachidermi. Una situazione che si sta acuendo nel tempo, e nonostante le varie ripercussioni che gli elefanti del Botswana hanno dovuto subire, la soluzione ideata per mettere fine ai conflitti è quella di spostare migliaia di elefanti verso nord, in Angola, dopo un accordo che si sta perfezionando fra i due governi. I pachidermi del Botswana recentemente sono stati al

Il Botswana è uno dei Paesi che ospita più elefanti al mondo. Sicuramente quello dove vivono più esemplari africani

centro delle cronache per tre fatti. In primis le solite e terribili azioni di bracconaggio che hanno portato alla morte di diversi animali per poterne ottenere le zanne, poi la discussa revoca del divieto di caccia che vigeva dal 2014 da parte del governo e infine una strana malattia, che si crede sia legata a un batterio presente nell'acqua, che negli ultimi mesi ha fatto strage uccidendo almeno 300 animali. Ora, si torna a parlare degli elefanti del Botswana anche in tema di agenda politica, dato che nel paese il conflitto uomo-animali è molto sentito e la questione sta prendendo piede all'interno delle campagne elettorali. Dopo essere arrivati persino a minacce di abbattimento, la soluzione trovata dal governo è dunque quella di spostare gli animali che dovranno affrontare una sorta di ritorno a casa, visto che molti esemplari provengono proprio dall'Angola. In questo paese, prima della guerra civile dal 1991 ai primi anni Duemila, si contavano almeno 100mila elefanti, mentre oggi ne sono rimasti appena 10mila. La migrazione ipotizzata dai due governi, che

SPOSTARE MIGLIAIA DI ELEFANTI È

Nel cuore dell'Africa, centinaia di pachidermi camb

di Giacomo 58 Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2020


continuano a lavorare sull'accordo, prevederà in sostanza di "liberare la strada", ovvero agevolare il cammino degli animali oltre i confini, togliendo recinzioni, sminando terreni, privando la via di ostacoli e pericoli. Con l'Angola che offre territori ideali per le popolazioni di elefanti, la speranza è che i pachidermi riescano pian piano a muoversi verso nord, ovviando così per il governo del Botswana al problema della sovrappopolazione. Molti animali, da tempo, si stanno in realtà già muovendo verso l'Angola, ma talvolta vengono appunto fermati da ostacoli di origine antropica. Al momento tramite radiocollari e gps, sono stati monitorati e studiati alcuni elefanti che hanno già intrapreso lo spostamento e potrebbero indicare il cammino che gli animali percorreranno. «L'Angola meridionale ha un habitat privilegiato per gli elefanti e, se le condizioni sono per loro sicure, torneranno in Angola in gran numero» sostiene Mike Chase, fondatore e direttore dell'organizzazione Elephants Without Borders. «È

naturale, per gli elefanti, abbandonare gli spazi troppo affollati per spostarsi in quelli dove l'accesso a cibo e acqua sia più facile - aggiunge - e sono fiducioso che, con l'offerta della giusta protezione, il numero di elefanti nelle aree protette dell'Angola potrebbe aumentare rapidamente». In Botswana, tra l'altro, elefanti e fauna selvatica sono da anni i grandi protagonisti su cui punta quell'industria del turismo che rappresentava, prima della pandemia, almeno un quinto dell'economia nazionale. Il problema è che nel tempo, sostiene il governo, sono diventati troppi e ora a prevalere sono soprattutto i conflitti con l'uomo. A tal proposito si spera che le po-

Capita spesso che gli animali si avvicinino troppo alle aree abitate: qui possono fare danni a raccolti e strutture

polazioni di pachidermi, presenti nell'area di conservazione transfrontaliera Okavango-Zambesi, possano trarre beneficio da una serie di interventi, come la realizzazione di corridoi migratori, per poter arrivare presto in Angola. L'organizzazione Elephants Without Borders a breve darà conto dei risultati su 150 esemplari seguiti grazie a collari di localizzazione satellitare, animali che stanno tornando proprio in Angola. Il governo dell'Angola da parte sua finora ha invece stanziato 60 milioni di dollari, per esempio per rimuovere le mine e altri interventi, e crede nella possibilità che i grandi mammiferi possano portare anche più turismo al paese dopo la fine dell'emergenza pandemia. Di sicuro serve ancora un grande sforzo per il ritorno a casa di così tanti pachidermi e «ulteriori fondi serviranno per la rimozione delle recinzioni per il bestiame, per la protezione dei corridoi migratori e per l'educazione delle comunità locali» chiosa Tamar Ron, consulente per la biodiversità del governo angolano.

LA SFIDA DI BOTSWANA E ANGOLA

bieranno casa e traslocheranno da un Paese all'altro

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PREVENIRE È MEGLIO CHE CURARE COME USCIRE DALL’“ERA DELLE PANDEMIE” Secondo l'Ipbes, 850 mila virus minacciano l’uomo. Prevenirli costa 100 volte di meno. Come? Smettendo di distruggere la natura

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Secondo gli esperti dell'Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services la soluzione sarebbe nel preservare di più ambiente e biodiversità

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n solo minuscolo virus, Sars-Cov2, habitat e territori, più è infatti inevitabile che in poco meno di un anno con un la vicinanza e il contatto fra uomo e animali impatto gigantesco ci ha obbligato selvatici possano portare alla diffusione di a rivedere i nostri comportamenti nuove malattie, virus e pandemie. sociali, a ripensare ai nostri sistemi sanitari, Secondo gli esperti dell'IPBES, infatti, il a ricalibrare le nostre vite e le nostre eco- Covid-19 è la sesta pandemia globale dopo la nomie. In poco più di nove mesi ha ucciso grande influenza del 1918. Ce ne sono altre, oltre 1,3 milioni di persone, con almeno 55 dall'Hiv all'aviaria, che abbiamo imparato a milioni di contagiati nel mondo e stiamo an- conoscere e combattere, e che hanno in cocora disperatamente lottando contro questo mune processi di zoonosi, di passaggio animinuscolo virus per male-uomo. Ma molte trovare una soluzione altre pandemie, se non a un futuro che possa Gli esperti sostengono che riusciremo a frenare la restituirci la nostra saa territori e sviSars-Cov2 è solo uno dei corsa lute, le nostre libertà e luppo sconsiderato, virus della cosiddetta le sicurezze perdute. andando a devastare Eppure, ci dicono gli habitat e ponendoci “era delle pandemie” esperti, il Sars-Cov2 sempre più in stretto è solo uno dei virus contatto con la fauna dell’“era delle pandeselvatica, potrebbero mie”. Perché ci sono sino a 850mila virus presto comparire. Oggi si stima che altri 1,7 animali che ancora dobbiamo scoprire e che milioni di virus che esistono nei mammiferi, un domani potrebbero - esattamente come negli uccelli e in diverse specie, non siano accaduto con il Covid-19 - infettare le perso- ancora stati scoperti: di questi tra 540mila e ne e devastare nuovamente vite ed economie 850mila - stimano gli esperti - hanno la capacimondiali. C'è dunque un modo per fermare tà di infettare le persone, portando pandemie tutto questo? Secondo 22 esperti internazio- più frequenti, mortali e costose. Attualmente, nali convocati dall'IPBES (Intergovernmen- gli impatti economici della pandemia in cortal Science-Policy Platform on Biodiversity so sono cento volte superiori al costo stimato and Ecosystem Services), l'unica strada per- per la prevenzione, che andrebbe basata su corribile è quella della un un cambiamento prevenzione. Perché il sistematico e urgente. concetto "prevenire è Secondo Peter Daszak, Esistono centinaia di meglio che curare" è di EcoHemigliaia di virus animali che Presidente applicabile anche alle alth Alliance e del worpandemie: «Per ridurdobbiamo scoprire e che kshop IPBES, «non c'è re il contatto fra fauna grande mistero sulla potrebbero infettare l'uomo un selvatica e uomo serve causa della pandemia prevenzione, non solo Covid-19 o di qualsiareazione, come successi pandemia moderna. so col Covid-19» dicono gli esperti. Come si Le stesse attività umane che guidano i cambiapreviene? Smettendo di distruggere la natu- menti climatici e la perdita della biodiversità ra, di minare la biodiversità del Pianeta, rie- determinano anche il rischio di pandemie atquilibrando il rapporto fra umani e animali. traverso il loro impatto sul nostro ambiente». Più riduciamo gli spazi naturali, più togliamo Per questo, dicono gli esperti, dobbiamo lavo-

rare con la prevenzione limitando «il contatto fra agenti patogeni e persone, la via in cui si sviluppano le pandemie». Come farlo quindi? Per ridurre i rischi bisogna implementare la conservazione delle aree protette con misure che riducono lo sfruttamento non sostenibile delle regioni ad alta biodiversità, ridurre il contatto tra fauna selvatica-bestiame e uomo e lasciando il giusto spazio alla natura. «Le prove scientifiche schiaccianti indicano una conclusione molto positiva - continua Daszak - ovvero il fatto che abbiamo una crescente capacità di prevenire le pandemie: ma il modo in cui le stiamo affrontando in questo momento ignora ampiamente questa capacità». Nella relazione IPBES si parla di un attuale approccio «stagnante. Ci affidiamo ancora ai tentativi di contenere e controllare le malattie dopo la loro comparsa, attraverso vaccini e terapie». E' necessario giocare d'anticipo, la stessa necessità che sarebbe utile anche per combattere i cambiamenti climatici. Affidarsi solo alla progettazione di vaccini e misure terapeutiche è, secondo gli esperti, un "percorso lento e incerto". Per esempio, si stima che il possibile costo del Covid-19, calcolato la scorsa estate (e dunque ora decisamente maggiore), sia tra 8 e 16 trilioni di dollari a livello globale. Al contrario, sostengono i relatori, ridurre i rischi prevenendo sarebbe cento volte inferiore al costo della risposta a tali pandemie. Per poter agire d'anticipo bene però, suggeriscono gli scienziati, serve «un consiglio intergovernativo di alto livello sulla prevenzione delle pandemie» per fornire ai decisori politici la migliore scienza e le migliori prove sulle malattie emergenti ma anche «prevedere le aree ad alto rischio; valutare l'impatto economico di potenziali pandemie e mettere in evidenza le lacune della ricerca». Fra le altre azioni, è necessario inserire le pandemie nei bilanci politici relativi ai consumi, ridurre l'espansione agricola e il commercio globalizzato, valutare tasse e imposte sul «consumo di carne, sulla produzione zootecnica e su altre forme di attività ad alto rischio di pandemia» e ridurre i rischi di zoonosi togliendo «le specie ad alto rischio di malattia dal commercio di animali selvatici». Infine, gli esperti ci avvertono che l'influenza dell'uomo sulla natura ci sta portando a pandemie che «aumentano rapidamente, con più di cinque nuove malattie che emergono nelle persone ogni anno, ognuna delle quali ha il potenziale per diventare pandemica». La nota positiva è però quella che «sfuggire all’era delle pandemie è ancora possibile, ma questo richiederà un cambiamento sismico nell'approccio, dalla reazione alla prevenzione» chiosano gli scienziati. (G. T.).

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ACQUA, IN ITALIA 425MILA KM DI RETI OBSOLETE

Il nostro Paese è il fanalino di coda tra gli Stati Ue per tasso di investimenti nel settore idrico

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acqua può e deve essere uno dei per un’efficace politica di adattamento al pilastri nel Piano nazionale di ri- cambiamento climatico a partire dalle città. presa e resilienza. È necessario, Occorre intraprendere, però, un percorso però, “curare” la rete di distri- concreto di discussione tra tutti i soggetti buzione e puntare gli occhi anche sull’emer- coinvolti per avviare un processo virtuoso genza depurativa, per la quale l’Italia è già che coniughi investimenti, progettazione di stata condannata dall’Unione Europea a pa- qualità e innovazione». gare molti milioni di euro; saremo costretti a Durante la seconda edizione del “Fosborsarne altri se ogni rum Acqua: per un sei mesi accumuliamo Servizio Idrico InteUn servizio idrico integrato grato sostenibile” l’asritardi nella messa a norma degli impianti. sociazione ambientalisostenibile è centrale per «Nella discussione sul sta ha lanciato cinque Recovery plan italia- andare nella direzione prevista proposte per conserno - dichiara Giorgio vare una risorsa tandalle direttive comunitarie Zampetti, direttore to preziosa. La prima generale di Legamprevede l’ammoderbiente - si continua a parlare di progetti namento della rete di distribuzione non solo lontani dai bisogni dell’Italia, come il tunnel per limitare le perdite, e dunque gli sperpesotto lo stretto di Messina o il confinamento ri, ma anche per far calare i volumi prelevati geologico della CO2 nei fondali marini in dalle fonti. Occorre, poi, migliorare gli imalto Adriatico, di fronte la costa ravennate, pianti di depurazione esistenti, molte volte ma non si mettono in inadeguati, sottodiprogramma gli intermensionati, programDurante il “Forum Acqua: venti realmente canmando e portando tierabili e utili al Paese per un Servizio Idrico Integrato avanti la costruzione e ai cittadini, come i altri più efficienti. sostenibile” sono state lanciate di depuratori, gli acqueA ciò bisogna unire dotti o le reti fognarie. 5 proposte per la conservazione la separazione delle Un Servizio reti fognarie, compleidrico integrato sotando la raccolta degli stenibile è centrale per andare nella dire- scarichi urbani, dividendo le acque induzione prevista dalle direttive comunitarie, striali e di prima pioggia, per farle arrivare in termini di disponibilità dell’acqua per in strutture che favoriscano il recupero o la le persone, di tutela della risorsa idrica e reimmissione. Riusare la risorsa idrica, difat-

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ti, può contrastare gli effetti del cambiamento climatico. Un’altra via, per portare a compimento l’economia circolare, è data dagli investimenti su ricerca e sviluppo, che consentono di espandere le tecniche alternative come la fitodepurazione, il riutilizzo delle acque reflue, piovane, industriali, prendendo il via dai digestori anaerobici per trattare i fanghi e la produzione di biometano. «Gli investimenti delle utilities - commenta il vicepresidente di Utilitalia, Alessandro Russo - oggi ammontano a tre miliardi annui e potrebbero salire a circa trenta miliardi nei prossimi cinque anni. Restano aree del Paese in forte ritardo soprattutto nel Mezzogiorno, dove sono ancora numerose le gestioni comunali “in economia”: ciò si traduce in livelli di servizi e risorse non adeguati, creando iniquità fra diverse parti del Paese. Per colmare il gap infrastrutturale accumulato nei decenni passati, sono necessari ingenti investimenti,


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il cui finanziamento e la cui concreta realizzazione sul piano tecnico possono essere assicurati solo da soggetti industriali qualificati. In questo quadro, il Recovery fund può rappresentare una grande occasione: Utilitalia ha raccolto le proposte delle utilities, progetti concreti ripartiti fra transizione verde e digitalizzazione». Si deve lavorare, in aggiunta, nelle misure per la “riqualificazione idrica” delle aree urbane: oltre a promuovere incentivi e defiscalizzazione, come accade nel campo dell’efficientamento energetico, bisognerebbe stabilire obiettivi di recupero e separazione delle acque bianche e grigie. Indispensabili, per cambiare rotta, i Sistemi di drenaggio sostenibile (SUDS) sostituendo l’asfalto e il cemento con i quali si realizzano piazze, parcheggi e marciapiedi. La cinquina si completa irrobustendo la rete dei controlli, consolidando il Sistema nazionale di protezione ambientale e approvan

do i decreti attuativi previsti dalla legge 132 del 2016. Tutelare le sorgenti dall’inquinamento, inserendo nei piani di monitoraggio pure gli inquinanti emergenti e uniforman-

do in tutta l’Italia l’osservazione costante da parte degli organismi competenti, è una sfida che il nostro Paese deve cogliere per costruire una gestione virtuosa. (G. P.).

I dati Istat

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el biennio 2018 - 2019 l’Istat ha registrato un calo nei prelievi per uso potabile: 419 litri per abitante al giorno (9,2 miliardi di metri cubi). Ancora rimarchevoli, purtroppo, le perdite della rete idrica: circa 44 metri cubi al giorno per chilometro nei comuni capoluogo di provincia o città metropolitane. In dodici comuni capoluogo di provincia - città metropolitane (soprattutto nel Meridione) sono state prese misure per il razionamento. La maggior parte delle famiglie residenti in Italia (86,6%) è molto o abbastanza soddisfatta del servizio idrico, pur se è cresciuta la spesa mensile familiare per l’acquisto di acqua minerale (+9,4% sul 2015). La quota di nuclei familiari che non si fidano a bere dal rubinetto è del 29%. Era il 40,1% nel 2002. Sono quaranta i comuni senza allaccio alla rete fognaria, circa 394.000 i residenti interessati. È, infine, 37,3% il volume di oro blu immesso nelle reti dei capoluoghi che non raggiunge gli utenti a causa delle dispersioni, un piccolo passo in avanti guardando al 39% del 2016.

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entre il mondo applaude ai molteplici annunci di vaccini in arrivo, c'è un piccolo e simpatico animale che preoccupa gli scienziati impegnati nella lotta contro il Covid-19. È il visone, mammifero che come i furetti, ha registrato casi di infezione da Sars-Cov2 (anche in Italia). In diversi allevamenti del Nord Europa, in particolare in Olanda e Danimarca, tra i paesi principali che operano nel commercio di questi animali e delle loro pelli, sono stati registrati diversi casi di infezione, ma a preoccupare è ora una mutazione del virus che è stata rilevata in alcuni esemplari. Questa mutazione, o altre che potrebbero essere scoperte in futuro, rischia di complicare l'efficacia dei vaccini finora studiati. Al momento, sostiene il centro Europeo per il Controllo delle Malattie (Ecdc) in un documento di valutazione, la mutazione non sembra aver reso il virus né più contagioso né più aggressivo rispetto a come lo conoscevamo finora, ma non è detto che questo meccanismo possa cambiare nel tempo. C'è infatti ancora molto da studiare per comprendere il rapporto fra virus, visoni e uomo: già lo scorso aprile erano stati segnalati i primi casi in cui il virus poteva trasmettersi dall'animale all'uomo e viceversa. Da allora sempre più casi di infezione si sono registrati in Danimarca, Italia, Olanda, Spagna, Svezia e Usa e il rischio che animali come il visone diventino un serbatoio del virus, è guardato con preoccupazione dall'Oie, l'Organizzazione mondiale per la sanità animale. In particolare, sotto la lente di ingrandimento è finito un ceppo mutato di SarsCov-2 comparso in alcuni allevamenti di visoni della Danimarca e che avrebbe infettato circa dodici persone. Le varie varianti legate ai visoni hanno infettato sinora più di 200 persone di cui appunto una dozzina sarebbe stata infettata con il virus che ha subi-

to la mutazione chiamata Cluster 5. Proprio pio diminuire l'efficacia dei vaccini in fase di questa mutazione, così come l'aumento di sviluppo, anche se come detto per ora quecontagi tra gli animali, ha spinto il governo sta preoccupazione sembra allontanarsi. Al danese ad autorizzare momento la variante l'abbattimento di 15 danese del coronavimilioni di esemplari, rus sembra presentaL'Ecdc ha spiegato un piano poi sospeso re due mutazioni che dopo varie opposi- che la mutazione non ha reso secondo lo Statens zioni, fra cui quelle di Institute di il virus né più forte né più Serum attivisti e ambientaliCopenaghen riguarcontagioso di prima sti che, proprio come dano in particolare la in Italia, da tempo ormai famosa proteichiedono uno stop na spike, quella che il generale agli allevamenti di visoni. virus usa per infettare le cellule. Per ora le attenzioni si concentrano Alcune analisi da parte dell'istituto dadunque sulla mutazione Cluster 5, nel tenta- nese sostengono che le mutazioni possano tivo di capire realmente se possa per esem- ridurre l'efficacia degli anticorpi, ma at-

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COVID-19 E VISONI, IL DILEMMA DEL VIRUS CHE MUTA

Sars-Cov-2 ha subito delle mutazioni negli animali da laboratorio Cosa c'è da sapere © Andrii Vodolazhskyi/www.shutterstock.com

tualmente la stragrande maggioranza degli specificando che i rischi legate alle mutaesperti indica che le mutazioni non forni- zioni, per ora, sono decisamente bassi. «È scono particolari motivi di preoccupazione. troppo presto per saltare a conclusioni Per esempio, il sulle implicazioni di genetista Francois queste mutazioni speBalloux, dello Unicifiche» ha detto la La variante danese versity College di responsabile scientifiLondra, ha scritto ca dell'OMS Soumya del coronavirus presenta che a causa dell'eledue mutazioni della famosa Swaminathan. vato tasso di mutaSe la questione proteina Spike zione alcune varianti mutazioni offre anpotrebbero essere cora motivi di dubbi già apparse negli eslegati ai vaccini ma seri umani senza far registrare vantaggi o non desta imminenti preoccupazioni, i fatsvantaggi nella diffusione della trasmissio- ti riguardanti i visoni e i furetti stanno però ne. A tal proposito, anche l'Organizzazione portando a ragionare gli scienziati sulla Mondiale della Sanità (OMS) si è espressa possibilità che il virus si diffonda in modo

rapido e indipendente nelle popolazioni animali: questo sì che potrebbe essere un problema, dato che visoni e altre specie costituirebbero un rifugio permanente al virus compromettendo la guerra contro il virus in maniera significativa. Come ha scritto Lars Fischer su Scientific American «supponiamo che il virus sia stato completamente eradicato in una certa regione. Se però continuasse a essere presente negli animali da allevamento o anche negli animali domestici, potrebbe riemergere in qualsiasi momento e in modo improvviso». A questo punto gli animali potrebbero creare nuove epidemie, innescando pericolose reazioni a catena e sul banco degli imputati finirebbero subito gli allevamenti intensivi, enormi serbatoi del virus con migliaia di animali a stretto contatto. Tutti scenari, questi, che necessitano di lunghi e approfonditi studi - legati per esempio alle mutazioni - in attesa e nella speranza che i vaccini sviluppati facciano il loro corso in maniera efficace, ma che ci indicano anche di non abbassare la guardia sulle zoonosi. Anche per questo, l'Oie ha invitato tutti i Paesi a «proteggere la salute e il benessere degli animali, e di conseguenza la salute pubblica, attuando misure efficaci di gestione del rischio». Perché anche se per ora il virus si diffonde soprattutto da uomo a uomo, «vi sono preoccupazioni che l'introduzione e la circolazione di nuovi ceppi virali nell'uomo, come quello dai visoni, possa comportare modifiche della trasmissibilità o virulenza e una diminuzione del trattamento e dell'efficacia del vaccino. Tuttavia, le conseguenze complete rimangono sconosciute e sono necessarie ulteriori indagini per comprendere appieno l'impatto di queste mutazioni - chiosa l'Oie chiedendo una - stretta collaborazione tra le autorità sanitarie pubbliche e degli animali è fondamentale per identificare e ridurre meglio l'impatto». (G. T.).

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Gli obiettivi ambiziosi della biodiversità «Solo così possibilità di fermare e invertire le perdite entro il 2050»

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issare obiettivi ambiziosi per la biodiversità e la sostecenti analisi globali della natura vivente e del clima mostrano un nibilità”: si intitola così lo studio da poco pubblicato peggioramento delle tendenze e una finestra d'azione che si sta su Science da 60 ricercatori provenienti da 27 Paesi. rapidamente restringendo. I ricercatori hanno dunque stabilito Il team, del quale fa parte tra gli altri anche Carlo Rondinini del con metodo scientifico come gli obiettivi si rinforzino o si indeDipartimento Biologia e biotecnologie Charles Darwin della Saboliscano vicendevolmente: il risultato è stato la produzione di pienza, ha sviluppato una riflessione a partire dal mancato ragun toolkit, una cassetta degli attrezzi, da fornire ai negoziatori ingiungimento degli obiettivi che la Convenzione sulla Diversità ternazionali che avranno il compito di fissare gli Obiettivi futuri. Biologica dell'Onu aveva fissato per il 2020. Si è resa dunque Gli studiosi hanno fissato principalmente tre punti decisiurgente la necessità di tracciare un bilancio, purtroppo non povi se lo scopo è quello di stabilizzare o invertire il declino della sitivo come si sarebbe sperato, in vista della Convenzione delle natura. In primo luogo sono necessari obiettivi multipli a causa Parti in programma per maggio 2021 che avrà il compito di fissadella complessità della natura, con sfaccettature diverse - geni, re l'Agenda per il 2030 e il 2050. La Convenzione sulla diversità popolazioni, specie, storia evolutiva profonda, ecosistemi, e il biologica (CBD) ha infatti recentemente annunciato che nessuno loro contributo alle persone - che hanno distribuzioni geografidei 20 obiettivi di Aichi per la biodiversità che e risposte marcatamente diverse rispetto fissati nel 2010 è stato raggiunto e solo sei ai fattori umani. Il secondo punto è che le inLo studio, da poco pubblicato terconnessioni tra queste sfaccettature signisono stati parzialmente raggiunti. La ricerca ha inteso dunque fissare le ficano che gli obiettivi devono essere definiti sulla rivista Science, basi scientifiche sulle quali ridisegnare gli e sviluppati in maniera olistica piuttosto che obiettivi sulla biodiversità, a partire da è stato seguito da 60 ricercatori isolata, con il potenziale di far avanzare più un'attenta analisi di quanto emerso e cirobiettivi contemporaneamente e di ridurre provenienti da 27 Paesi colato fino a questo momento, proprio in al minimo i compromessi tra di essi. Il terzo vista dell'appuntamento operativo nel coned ultimo punto è che soltanto il massimo testo della Convenzione sulla Diversità Biologica delle Nazioni livello di ambizione nel fissare ogni obiettivo, e nell'attuare tutti Unite. Bisogna precisare che lo studio non ha inteso esprimere gli obiettivi in modo integrato, darà una possibilità realistica di un giudizio sui singoli segmenti che si stanno abbozzando e che fermare - e cominciare ad invertire - la perdita di biodiversità si tramuteranno nei futuri Obiettivi: traccia, però, lo scenario entro il 2050. Nello specifico, secondo quanto affermato da Carall'interno del quale bilanciare le azioni sulla base di valutazioni lo Rondinini del Dipartimento Biologia e biotecnologie Charles di natura scientifica. Darwin della Sapienza, lo studio «fornisce le basi scientifiche Carlo Rondinini ha spiegato come l'assunto dal quale partire per distinguere tra obiettivi di basso e alto impatto e una vera e sia che è la natura stessa ad essere connessa nelle sue parti. Una propria check list che ne assicuri un equilibrio». Fra gli altri, ha realtà da tenere a mente nella necessità di fissare un obiettivo continuato il ricercatore, «indica come incisivi il ripristino mirato ambizioso sulla tutela delle specie che non prescinda dalla tutela degli ecosistemi, la minima perdita di specie e la conservazione dell'ecosistema. Valutazioni da fare avendo ben presente che redel 90% della diversità genetica». (D. E.).

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Il protossido di azoto minaccia il clima Le emissioni di questo gas serra sono cresciute negli ultimi decenni

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l protossido di azoto fu scoperto da Joseph Priestley nel 1772. fertilizzanti azotati nella produzione alimentare in tutto il mondo». Vent’anni dopo, Humphry Davy lo sperimentò su se stesso Il contributo della ricercatrice del Cnr- Ismar, specialista della e su alcuni amici. Scoprì così che l’ossido di diazoto attenua modellistica numerica dei cibi biogeochimici, è stato rappresentaconsiderevolmente la sensazione del dolore, anche quando to dall’offerta di stime sulle fonti di protossido di azoto rilasciate chi lo assume è ancora semi- cosciente. Fu così che entrò nell’uso dall’oceano per lo studio corrente. «Finora, ha proseguito Landolmedico come anestetico. fi, le emissioni di protossido di azoto dall’oceano hanno rappreIl crescente e, soprattutto, sistematico utilizzo di fertilizzansentato una grande incertezza. Con l’ausilio di un nuovo modello ti azotati in ambito agricolo ha provocato, negli ultimi decenni, del sistema terrestre globale (Esm), in uso presso il nostro Istituto, un’impennata della concentrazione atmosferica di protossido siamo stati in grado di stimare meglio le emissioni da parte dell’odi azoto, il terzo gas serra di lunga durata più importante dopo ceano, individuando con maggiore precisione i fattori che ne inl’anidride carbonica e il metano, che contribuisce alla riduzione fluenzano la produzione e le emissioni». dell’ozono stratosferico. Se questo trend dovesse proseguire a Hanqin Tian, dell’Università americana di Auburn, direttoritmi così sostenuti, l’aumento della temperatura media globale re dell’International center for climate change research e primo potrebbe sforare ben oltre la soglia dei 2°C firmatario dello studio, ha affermato: «I dati stabilita dagli accordi di Parigi 2015. Questo hanno evidenziato che, la spinta principale L'impennata è legata è quanto dimostrato da uno studio pubblicato dell’aumento del protossido di azoto atmosu Nature, coordinato dalla Auburn Universferico proviene dall’agricoltura e stimiamo al crescente e sistematico sity (Alabama, Usa), sotto l’egida del Global che aumenterà ulteriormente a causa della uso di fertilizzanti azotati Carbon Project e della International Nitrogen crescente domanda di alimenti e mangimi per Initiative, che ha coinvolto scienziati di 14 Paanimali». in ambito agricolo esi e 48 Istituti di ricerca, tra i quali l’Istituto I tassi di crescita più elevati per le emisdi scienze marine del Consiglio nazionale delsioni di protossido di azoto provengono da le ricerche (Cnr- Ismar). paesi emergenti in cui la produzione alimentare è aumentata noAngela Landolfi, ricercatrice del Cnr- Ismar e co-autrice della tevolmente, in particolare Brasile, Cina e India. L’Europa è l’unica ricerca, il cui obiettivo era quello di quantificare in modo comregione al mondo che ne ha ridotto le emissioni negli ultimi due pleto ed esaustivo tutte le fonti naturali e artificiali di protossido decenni, grazie a stringenti politiche agricole ed industriali. Così di azoto su scala planetaria, ha così argomentato: «Il protossido ha concluso la ricercatrice del Cnr- Ismar: «Le attuali emissioni di azoto è un importante gas serra e la sua presenza in atmosfera, di anidride carbonica, protossido di azoto e altri gas serra stanno dove può resistere oltre cento anni senza degradare, contribuisce portando al continuo riscaldamento globale. Limitare le emissioni nella misura del 7% al riscaldamento globale causato dall’uomo. Il di protossido di azoto è di grande importanza per raggiungere gli nostro studio ha evidenziato che, negli ultimi decenni, il protossiobiettivi dell’accordo sul clima di Parigi. Tuttavia, questo deve esdo di azoto è aumentato del 20% rispetto ai livelli preindustriali. sere necessariamente accompagnato alla riduzione delle emissioni La ragione principale dell’aumento risiede nel crescente utilizzo di di anidride carbonica, che appare ancora più urgente». (P. S.). Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2020

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Terzo trimestre, su consumi ed emissioni Ripresa dopo la prima ondata Covid, antecedentealle nuove restrizioni di Felicia Frisi

«Un dato – spiega Gracceva – legato all’accelerazione della decarbonizzazione del sistema energetico italiano. In soli sei mesi del 2020 il saldo negativo ha raggiunto i 422 milioni di euro, contro i 530 milioni economia italiana, come quella di una larga fetta del resto dell’intero 2019, pressoché interamente a causa dell’importazione di del mondo, ha arrancato con il lockdown della prima onveicoli elettrici e ibridi e di accumulatori agli ioni di litio». data del Covid-19. Le elaborazioni statistiche dell’ENEA Nello scenario complessivo emergono anche segnali positivi e il ci dicono che nel terzo trimestre del 2020 c’è stato un forte calo delle emissioni che con questo andamento consente di prevedere, rimbalzo dei consumi di energia (+18%) e delle emissioni di CO2 per fine 2020, una traiettoria coerente con gli obiettivi di riduzione (+20%), rispetto ai minimi raggiunti nel trimestre precedente, come al 2030. Più complessa la situazione per le fonti rinnovabili «dove il conseguenza della ripresa del ciclo economico. Naturalmente questo persistente rallentamento nella costruzione di nuovi impianti incide dato non tiene conto della successiva seconda ondata virale che certanegativamente sul raggiungimento degli obiettivi al 2030». Più in dettaglio, l’Analisi evidenzia che, in termini di fonti energemente avrà ricadute pesanti sul sistema Paese. Lo evidenzia l’ultimo numero dell’analisi trimestrale del sistema tiche, i minori consumi del III trimestre 2020 rispetto allo stesso perioenergetico nazionale dell’ENEA che rimarca un do 2019 (-7%) derivano in gran parte dal calo netto miglioramento (+42% nei primi 9 mesi della domanda di petrolio (-12%) e in misura I risultati dell’analisi dell’anno rispetto allo stesso periodo 2019) minore dal carbone (-30%) e dalle importazioni dell’indice ISPRED che monitora sicurezza, nette di elettricità (-26%). Sostanzialmente statrimestrale del sistema prezzi ed emissioni, grazie all’avvicinamento dei bile la domanda di gas (-1%). L’unica variazione energetico nazionale prezzi dell’energia elettrica italiani a quelli europositiva riguarda le fonti rinnovabili (+2%). pei e al forte calo delle emissioni (-14%). «Sul fronte emissioni, circa 2/3 della riduredatto dall’Enea «Dopo il drastico calo dei consumi di enerzione riscontrata nei primi tre trimestri è da atgia nel II trimestre (-29% ad aprile rispetto allo tribuire alla caduta del PIL, il resto alla crescita stesso mese 2019), il rimbalzo dell’attività economica sul trimestre del peso delle rinnovabili sui consumi totali, all’accelerazione della precedente (PIL +16%, produzione industriale +18%) ha deterdecarbonizzazione nel settore elettrico e alla riduzione dell’intensità minato un parallelo rimbalzo congiunturale dei consumi di energia, energetica dell’economia», conclude Gracceva. che però rispetto al 2019 restano comunque su livelli inferiori», dice Inoltre, sempre nel III trimestre, i consumi di energia elettrica Francesco Gracceva, il ricercatore ENEA che ha coordinato l’Analisi sono diminuiti del 3% rispetto allo stesso periodo del 2019, sopratdisponibile sul sito enea.it. tutto a causa del dato di luglio (-7%) con una domanda tornata a L’analisi mette inoltre a fuoco le criticità nel settore della raffisettembre ai livelli dello scorso anno. La produzione nazionale si è ridotta meno della domanda sulla rete in conseguenza della drastica nazione del petrolio, con ripercussioni sulla sicurezza degli approvriduzione delle importazioni, mentre le fonti rinnovabili tornano a vigionamenti, e il crescente disavanzo commerciale nel campo delle tecnologie green (+40% nella prima metà del 2020 rispetto all’anno una quota inferiore al 40% della richiesta, dopo il record del 50% precedente). del II trimestre.

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Super molecole dal tabacco selvatico Un metodo biotecnologico per produrre molecole benefiche per l’uomo

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nea ha sviluppato un metodo biotecnologico innoGianfranco Diretto del Laboratorio Biotecnologie di Enea, ha vativo e veloce finalizzato alla produzione in grande spiegato: «Tali quantità sono superiori di quasi 150 volte rispetto quantità ed a costi contenuti di crocine, picrocrocine e a precedenti studi e rappresentano un risultato molto significativo safranale, vale a dire molecole benefiche per l’uomo e tenuto conto che in natura queste molecole, appartenenti al gruppo di grande interesse per le industrie alimentare, cosmetica e fardegli apocarotenoidi e responsabili del colore, del gusto e dell’amaceutica, tuttavia molto scarse in natura. Il metodo è rappreroma dello zafferano, sono presenti, appunto, solo nello zafferano sentato in uno studio condotto in collaborazione con l’Istituto che ha reso molto scarse, e nella buddleja, o “pianta delle farfalle”, di Biologia Molecolare e Cellulare Vegetale (IBMCP) di Valennon idonea all’utilizzo alimentare». Inoltre, aggiunge il ricercatore cia e l’Università di Castilla- La Mancha (UCLM) che è stato di Enea, «la Nicotiana benthamiana trattata con questo metodo pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Metabolic rappresenta, quindi, una valida e veloce alternativa rispetto allo Engineering. La crocina è presente nei fiori del genere crocus. zafferano e alla buddleja. Questi studi ci consentono di compiere Ha un colore rosso intenso ma sciolta in acqua conferisce alla un ulteriore passo in avanti nella ricerca sullo sfruttamento biotecsoluzione una colorazione arancione. La picrocrocina si trova nologico di molecole benefiche per l’uomo e di aprire nuovi scenello zafferano, ha un sapore amaro ed è la nari sulla produzione veloce ed a basso costo sostanza chimica più responsabile del gudelle crocine, al fine di arrivare ad un utilizzo Il metodo è rappresentato sto dello zafferano. La safranale è presente a livello industriale e farmaceutico su larga come uno dei principali costituenti volatili scala». Ad oggi, la coltivazione dello zafferain uno studio dell’IBMCP di crocus sativus Linn. (fiori di zafferano). no è limitata a terreni marginali; ogni pianta L’interesse farmaceutico/industriale è di Valencia e dell’Università di produce al massimo 3 fiori, ognuno dei quali strettamente connesso alle proprietà antios- Castilla - La Mancha (UCLM) porta al massimo 3 stigmi, che rappresentasidanti, analgesiche, antinfiammatorie e preno i tessuti che accumulano le crocine. Tutte ventive di queste vere e proprie “super mole operazioni di raccolta e processamento si lecole”, utili per la cura di numerose patologie quali le malattie svolgono manualmente. Inoltre, lo zafferano è una pianta sterile, degenerative della retina, alcune forme di carcinoma, demenza aspetto che ne aumenta le difficoltà di miglioramento genetico e senile e depressione, ma anche come coloranti, profumi, aromi e delle sue caratteristiche produttive. Tutti questi motivi rendono lo integratori alimentari. Il sistema innovativo si basa sull’utilizzo di zafferano la spezia più costosa al mondo, con prezzi che possono un virus vegetale non patogeno, opportunamente, “ingegnerizzaraggiungere 15mila euro al chilo. La Buddleja davidii è una pianta to” che viene introdotto nelle piante di tabacco selvatico (Nicooriginaria delle zone montuose della Cina. È caratterizzata da fiori tiana benthamiana): in appena due settimane è stato possibile otnella cui corolla vengono prodotte ed accumulate le crocine e che tenere fino a 2 mg di crocine e 8 mg di picrocrocina per grammo costituiscono una bella e tipica infiorescenza con colorazioni che di peso secco della foglia e, successivamente, attraverso ulteriori variano dal bianco al rosa/rosso porpora fino al blu/viola, profuesperimenti di ingegneria metabolica, a un ulteriore aumento delmata e ricca di nettare che attira le farfalle, da cui il nome “albero le crocine fino a 3,8 mg. delle farfalle”. (P. S.). Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2020

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CASE IN SALVO CON LA TECNOLOGIA PER EDIFICI A "DANNO ZERO" L'Enea ha presentato un brevetto per realizzare abitazioni e palazzi a basso impatto sismico e per ricostruire in sicurezza i centri storici di Gianpaolo Palazzo

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ro ancora nel dormiveglia quand’ecco, di colpo, tremare con orribile fragore le finestre e le mura, pur costruite a volta su salde fondamenta di pietra; e il lume da notte, che ho sempre l’abitudine di tenere acceso mentre dormo, si spegne». Francesco Petrarca descrive con precisione a Giovanni Colonna, nel quinto libro delle sue epistole familiari, il terremoto del 1343 a Napoli. Dopo secoli di distanza, quell’orribile fragore petrarchesco potrà essere solo un brutto ricordo grazie a un brevetto Enea per nuovi edifici “a danno zero”, utile pure al rinnovamento in sicurezza dei centri storici. Tutto si fonda su una piattaforma in cemento armato, alleggerita mediante tubi in vetroresina e sviluppata in collaborazione con “Tekva”, azienda toscana che lavora nelle opere civili, la quale consente di abbattere fino all’80% gli effetti delle scosse sismiche sugli immobili. I tempi di costruzione si riducono insieme ai costi, secondo i ricercatori, mantenendo l’assetto urbanistico e architettonico. Al di là dell’isolamento sismico, c’è la possibilità di adoperare i tubi per i servizi come acqua, fogna, gas, impianti elettrico e telefonico, teleriscaldamento, una soluzione che permette installazioni, ispezioni, manutenzioni facili e poco costose. «Il sistema consente a tecnici e amministratori locali - spiega Paolo Clemente, dirigente di ricerca dell’Enea - di prendere in considerazione la possibilità di ricostruire “come era” e, laddove possibile, “dove

era” e per questo può essere una soluzione efficace per la ricostruzione di centri storici al fine di conservarne la memoria storica come, ad esempio, nei casi dei comuni di Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto. Sul basamento, di superficie anche molto grande, si possono riprodurre gli edifici preesistenti di qualsiasi tipologia e materiali e anche aggregati edilizi

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complessi di forma irregolare». Dopo lo scavo, quindi, si dovrà costruire una piattaforma in cemento armato, alleggerita con tubi in vetroresina o altro materiale. All’interno, tra la parte inferiore appoggiata sul terreno e quella superiore, che reggerà i fabbricati, andranno inseriti i dispositivi d’isolamento sismico per “disaccoppiare” il movimento dell’edificio da quello del terreno. L’opera si completa con pareti perimetrali collegate alle parti inferiori dei tubi, altre alle parti superiori e ulteriori sistemi


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I livelli di riferimento

Si tratta di una piattaforma in cemento armato, alleggerita da tubi in vetroresina, che consente di abbattere fino all’80% gli effetti delle scosse sismiche sugli edifici per la dissipazione. «La realizzazione del basamento - conclude Clemente - è semplice e veloce. In generale, con l’isolamento sismico si spende di più in fondazione, ma si recupera in elevazione, perché le strutture sovrastanti saranno progettate e costruite per sopportare azioni sismiche molto ridotte e, pertanto, con risparmi significativi dovuti sia alla minore quantità di materiale che alla maggiore semplicità dei dettagli costruttivi. L’isolamento sismico è addirittura competitivo rispetto alle tecniche tradizionali, almeno in zone a media e alta sismicità». Per agevolare la ricostruzione nei comuni danneggiati dal terremoto, in collaborazione con Cnr-Igag, Ingv e Università degli studi “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara, l’Enea ha curato la raccolta di dodici articoli scientifici dedicati alla stima della pericolosità sismica per lo speciale del “Bulletin of Earthquake

Engeneering”, dal titolo “Seismic Microzonation of Central Italy following the 2016-2017 Seismic Sequence”, Issue editors Salomon Hailemikael, Sara Amoroso, Iolanda Gaudiosi. Le analisi portate avanti nell’attività per la microzonazione sismica dell’Italia Centrale, coordinata dal Centro per la Microzonazione Sismica (CentroMS) e finanziata dal Commissario di Governo per la ricostruzione, hanno visto all’opera 114 gruppi di professionisti e oltre cento ricercatori, tra cui gli esperti dell’Enea. Il CentroMS raccoglie i maggiori enti di ricerca e dipartimenti universitari fornendo un supporto tecnico-scientifico. «Le caratteristiche geologico-geotecniche dei siti possono concorrere a modificare

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ono tre i livelli di approfondimento per la microzonazione sismica. Il primo si basa sulla raccolta e l’elaborazione di dati precedenti per frazionare il territorio in microzone con comportamento sismico omogeneo qualitativamente. Il risultato è la Carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica. Nel secondo sono portati avanti gli approfondimenti per le incertezze riconosciute nel precedente livello. Alle microzone omogenee si associa l’elemento quantitativo. Si redige in tal modo la Carta di microzonazione sismica. Il terzo viene realizzato nelle zone stabili suscettibili di amplificazioni locali, nei casi di situazioni geologiche e geotecniche complicate, per opere particolarmente importanti, oppure nei territori con instabilità particolarmente gravose. I risultati sono di tipo quantitativo come, ad esempio, gli spettri di risposta, per le amplificazioni, gli spostamenti, i cedimenti, l’indice di liquefazione. Il prodotto di questo livello è la Carta di microzonazione sismica con approfondimenti su tematiche o aree particolari.

sensibilmente lo scuotimento sismico atteso alla fondazione e determinare altri effetti indesiderati come frane, cedimenti, liquefazione del terreno. Per questo - conclude Salomon Hailemikael del Laboratorio tecnologie per la dinamica delle strutture e la prevenzione del rischio sismico e idrogeologico dell’Enea - la microzonazione sismica è di fondamentale importanza per ottenere una vera e propria “fotografia” delle aree a maggior pericolosità, utile per la pianificazione e la ricostruzione in sicurezza». Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2020

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Bidone per rifiuti elettronici che fa lo sconto Smart Bin rilascia voucher ai cittadini che smaltiscono bene i RAEE

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mart Bin è un contenitore ingegnoso, capace di dare buoni Anche nel terzo trimestre del 2020 è proseguita la ripresa nella sconto a chi smaltisce i rifiuti elettrici ed elettronici (RAEE). raccolta di rifiuti elettrici ed elettronici domestici, dopo il blocco È stato presentato dall’Enea a “Ecomondo”, la fiera interdi molte attività dovuto al Covid-19, raggiungendo 108.544 tonnazionale sull’economia verde (3 - 15 novembre), dato che nellate. Il dato, secondo il Centro di coordinamento RAEE, è in è capace di riconoscere il rifiuto conferito, premiando la consegna crescita del +17% a luglio e del +12% a settembre; più contenudi telefonini, pc, tablet, una vera e propria miniera di oro, argento, to l’incremento di agosto (+8%). La raccolta nei primi nove mesi palladio, rame e altri materiali di grande valore presenti nelle schedell’anno ci consegna un +5,49% rispetto al 2019, pari a 266.689 de elettroniche. tonnellate complessive Particolarmente positivi i numeri proveLe dimensioni di circa 170 x 50 x 60 centimetri rendono semnienti da Sud e Isole, che con un +23% staccano le altre due aree plice il posizionamento e lo svuotamento. Si apre solo se l’utente del Paese, +7% (Nord) e +14% (Centro). s’identifica con la tessera sanitaria. I primi modelli sono entrati Da gennaio in Italia i Sistemi collettivi hanno gestito 147.185 in funzione nei pressi di scuole, supermercati e luoghi pubblici a ritiri e si spera di poter comunque raggiungere e semmai superare Cava de’ Tirreni, nel salernitano, e altre iniziative sono previste il 2019 quando sono state raccolte 343.069 tonnellate di RAEE, a Trento e Bath (Regno Unito) per il piano quasi 32.460 tonnellate in più rispetto al europeo Inno-Wee (Innovative WEEE trace2018, con un incremento del 10,45%, in asÈ capace di riconoscere ability and collection system and geo-interosoluto la crescita migliore dal 2014. Era salita perability of WEEE data). Sullo scontrino il anche la raccolta media pro capite con 5,68 gli oggetti, premiando cittadino legge le emissioni di gas serra evitate kg per abitante (+10,68%). Nello scorso anno la consegna di telefonini, i cinque raggruppamenti nei quali sono sude l’importo che può spendere in alcuni esercizi commerciali convenzionati, che vanno daldivisi i RAEE, secondo le diverse esigenze tablet e computer la libreria al panificio. «Il progetto - dichiara di trattamento e riciclo, hanno registrato un Marco Tammaro, responsabile del Laboraaccrescimento: spicca il +15,28%, riguardantorio tecnologie per il riuso, riciclo, recupero e valorizzazione di te l’elettronica di consumo e i piccoli elettrodomestici (R4) con rifiuti e materiali dell’Enea - vuole creare un modello innovativo e 72.609 tonnellate. In Italia e in Europa, però, occorre fare di più, replicabile per incentivare il corretto recupero, riuso e riciclaggio poiché si tende a tenere ancora in casa i rifiuti elettrici o a smaltirli dei rifiuti elettrici ed elettronici, in linea con i principi dell’econoin modo improprio, con pericoli per la salute e il Pianeta. «Per mia circolare. Per questo stiamo lavorando per migliorare la tracquesto motivo - conclude Tammaro - riteniamo che il riutilizzo delciabilità della filiera, promuovere un vero e proprio cambiamento le apparecchiature elettriche ed elettroniche e il riciclo dei RAEE culturale attraverso un sistema di premialità verso i comportamenti attraverso tecnologie sostenibili sia fondamentale per offrire benepiù virtuosi e fornire supporto tecnico-scientifico agli enti locali fici in termini di riduzione del conferimento in discarica, estensioanche attraverso il trasferimento di metodologie e strumenti inne della vita delle apparecchiature, produzione di materie prime novativi per l’adozione da parte della cittadinanza delle migliori seconde, ma anche opportunità per i green job, con la creazione di pratiche disponibili». nuove iniziative imprenditoriali e posti di lavoro». (G. P.).

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Pannelli solari "strappati" e "rammolliti" Dall'Enea il brevetto per recuperare i materiali di scarto utili

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el Paese che canta ‘O sole mio l’effetto fotovoltaico, vale la Puglia, con 3.622 GWh (15,3% dei 23.689 GWh di produzione a dire la proprietà di alcuni materiali semiconduttori di totale nazionale). Seguono la Lombardia (2.359 GWh) e l’Emigenerare elettricità se colpiti da radiazione luminosa, ci lia Romagna (2.312 GWh), che hanno fornito un contributo pari ha fatto produrre nel 2019 23.689 GWh, in aumento rispettivamente al 10% e al 9,8% della produzione complessiva rispetto al 2018 (+4,6%), soprattutto per migliori condizioni di italiana. Per quasi tutte le regioni sono state riscontrate variazioirraggiamento. La caratteristica principale dei pannelli fotovoltaici ni positive delle produzioni rispetto all’anno precedente; quella si realizza con il “silicio di grado solare”, un materiale non presente caratterizzata dall’aumento più rilevante è la Sardegna (+9,5% in natura allo stato puro, ma ottenuto attraverso una lavorazione rispetto al 2018), seguita da Valle D’Aosta (+9,3%), Piemonte e che lo porta a un grado di purezza fino al 99,9%. Quando, però, Liguria con dati prossimi al 7%. dopo venti o trent’anni l’impianto smette di produrre che fare? Ci Tornando ai pannelli e guardandoli da vicino, scopriremmo ha pensato l’Enea, che ha brevettato un processo a basso consumo che sono costituiti da uno strato di vetro protettivo, seguito da energetico e ridotto impatto ambientale per il recupero dei prinuno sottile di materiale polimerico, l’etilene vinil acetato (EVA), cipali componenti presenti nei pannelli fotopoi abbiamo le celle di silicio, contatti elettrici voltaici in silicio cristallino. I materiali utili in metallo, un secondo strato di EVA e una come strati polimerici, contatti elettrici, celle retrostante di supporto, solitamenUn processo che consente superficie e vetro vengono separati, mentre il resto può te in polivinifluoruro (PVF). A chiudere ogni la riduzione dell'impatto essere smaltito in sicurezza. cosa ci pensa una cornice in alluminio. «L’aumento esponenziale dei rifiuti coVa da sé, quindi, che sia necessario “slegasull'ambiente e l'eccessivo stituiti dai pannelli fotovoltaici a fine vita re” i componenti dall’EVA, che fa da collante, dispendio economico sottolinea Marco Tammaro, responsabile del al fine di poter recuperare le superfici poliLaboratorio tecnologie per il riuso, il riciclo, meriche, i contatti elettrici, le celle, il vetro, il recupero e la valorizzazione di rifiuti e mail foglio backsheet (in PVF) e lo stesso strato teriali, inventore del brevetto insieme all’imprenditrice Patrizia di etilene vinil acetato. «Con questo processo - aggiunge Tammaro Migliaccio - ha reso estremamente urgente affrontare il problema - si evitano: il rischio di degrado dei materiali, inutili dispendi di della loro gestione, anche a fronte delle leggi nazionali ed europee energia e si riducono sensibilmente pericolose emissioni gassose. che impongono regole severe». Inoltre, l’impiantistica necessaria è semplice, adatta a un trattaIn Italia l’esposizione ottimale per moduli fissi è verso Sud con mento in continuo e altamente automatizzabile, senza necessità di un’inclinazione di circa 30 - 35 gradi. Un impianto fotovoltaico, otun’atmosfera controllata mediante uso di gas specifici». Il brevetto timamente orientato e inclinato, può produrre in media dai 1.000 sfrutta il “rammollimento”, minimo e localizzato, per staccare gli kWh per kWp installato nell’Italia Settentrionale ai 1.500 kWh strati polimerici e mettere in moto un andamento continuo e auper kWp installato nell’Italia Meridionale. Nel 2019, secondo il tomatizzato. I pannelli sono riscaldati, mentre procedono su un “Rapporto statistico solare fotovoltaico”, a cura del Gestore dei nastro trasportatore, e gli strati polimerici staccati a strappo. Uno servizi energetici, la regione con la maggiore produzione è risultata “strappo alla regola”, ma a vantaggio dell’Ambiente. (G. P.). Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2020

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Nuove potenzialità della “materia attiva” Studi sperimentali di emulsioni attive con nuove proprietà meccaniche di Pasquale Santilio

flusso esterno con un profilo di velocità lineare. Antonio Lamura dell’Istituto per le applicazioni del calcolo del Cnr- Iac e coautore dello studio, ha dichiarato: «In letteratura sono descritti studi su gel no studio condotto dall’Istituto per le applicazioni del contrattili, come le sospensioni di microalghe, che riportano un aucalcolo del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr- Iac), mento della viscosità con l’attività del sistema. Nel nostro lavoro able Università di Bari ed Edimburgo e l’Istituto italiano di biamo studiato, attraverso simulazioni numeriche basate sul metodo tecnologia, ha permesso di osservare le proprietà morforeticolare di Boltzmann, il comportamento dinamico di una emullogiche e viscose di una emulsione, contenente due fluidi di cui uno sione composta da una miscela di un fluido passivo e un gel polare attivo (autopropulso), sotto l’azione di un flusso con profilo lineare. contrattile attivo in presenza di un surfattante che favorisce l’emulLa ricerca ha potuto mostrare che, in presenza di opportune consificazione dei due fluidi. Troviamo diversi modi in cui i due fluidi dizioni, il flusso imposto e l’attività del fluido riescono a favorire si organizzano al variare dell’attività contrattile e del flusso imposto. È di particolare interesse la formazione di un canale soffice in cui il la formazione di un canale soffice in cui il fluido passivo scorre fra due strati di materiale attivo. I risultati, che sono stati pubblicati fluido passivo scorre tra due strati di materiale attivo. Con il nostro sulla rivista Scientific Reports, aprono la stramodello siamo in grado di verificare che l’attida a studi sperimentali di emulsioni attive con vità del fluido è fondamentale per stabilizzare La ricerca è di Cnr- Iac, nuove proprietà meccaniche dalle notevoli ed il canale e caratterizzare quantitativamente il esponenziali possibilità applicative. comportamento del sistema determinandone Università di Bari e di Molti di noi si saranno certamente imbattula viscosità». Edimburgo e Istituto ti nell’osservazione di stormi di uccelli, banchi L’importanza e la straordinarietà che rivedi pesci e altri gruppi di animali che sembrano ste lo studio della materia attiva, risiede nella italiano di tecnologia muoversi in modo sincronizzato e organizzato proposizione di un esempio di sistemi fuori tanto da sembrare un unico corpo animato. Lo dall’equilibrio e, quindi, in grado di fornire stesso accade in ambiti più piccoli: sospensioni di batteri, tessuti cella realistica possibilità di costruire e testare nuovi approcci teorici. lulari e organismi artificiali in grado di muoversi autonomamente Inoltre, quelle che vengono considerate le più recenti tecnologie, mostrano movimenti di gruppo sorprendenti. Questi sistemi sono poichè caratterizzate dall’utilizzo di materiale biologico su micro e quelli che vengono denominati “materia attiva”, un termine coniato nano scale, incorporano materiali attivi. solo da pochi anni al fine di descrivere queste strutture composte da «Per questo motivo descrivere ed essere in grado di predire molti elementi biologici o artificiali, dove ogni singolo elemento è in nuove proprietà, avrà un forte impatto su nuove tecnologie. Da grado di estrarre energia, fornita internamente o dall’esterno e, in tal questo punto di vista ci auguriamo che i nostri risultati possano stimolare nuovi studi sperimentali capaci di creare emulsioni attive modo, generare movimento. Questo determina la comparsa di nuovi caratterizzate dalla presenza di canali microfluidici soffici con nuoeffetti sorprendenti come flussi spontanei, separazione di fase attiva e proprietà fluide nuove. Di particolare interesse è la ricca fenomeve proprietà meccaniche dalle notevoli possibilità applicative», ha nologia che i materiali attivi evidenziano quando sono sottoposti a così concluso il ricercatore del Cnr –Iac Antonio Lamura.

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Nanotecnologie e diagnostica biomedica La fotonica può “illuminare” le patologie ancora nell’ombra

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a prevenzione erode a velocità variabili, a seconda del male “Il fenomeno dei BIC – aggiunge Zito – consente di accumulare che si combatte, la pericolosità delle patologie che colpii fotoni, i quanti dell’energia della luce, in una specifica posizione scono l’umanità. In questo ambito, la ricerca taglia ogni anche se non vi sono reali barriere fisiche a contenerli”. giorno nuovi traguardi, spesso grazie alle nuove tecnologia Per Silvia Romano del Cnr-Isasi, «La luce emessa dalle molecoper le diagnosi sempre più accurate. le fluorescenti, alla base del nanosensore, può essere confinata ed Il Cnr, nel campo di ricerca della sensoristica e diagnostica, punta amplificata dalla nanostruttura ed alterata in maniera specifica dalsulla possibilità di manipolare e confinare la luce su dimensioni del la presenza del campione da identificare. Dalla misura amplificata miliardesimo di metro, dove particolari fenomeni di risonanza ereditadell’indice di rifrazione puntuale del campione analizzato, è possibiti dalla meccanica quantistica possono aprire scenari inesplorati anche le rivelare e mappare in maniera puntuale la superficie della cellula in sistemi di comune utilizzo che possono essere applicati in campo tumorale o eventualmente altro materiale biologico”. biomedico. In particolare, i ricercatori del gruppo di Nanofotonica Secondo Vito Mocella, che coordina il gruppo di nanofotonica dell’Istituto di scienze applicate e sistemi intelligenti del Consiglio del Cnr-Isasi, «Gli stati legati nel continuo offrono lo spunto per nazionale delle ricerche (Cnr-Isasi), in collaborazione con l’Istituto enormi innovazioni nel campo della fisica, e in questo caso abbiadi biochimica e biologia cellulare (Cnr-Ibbc) mo raggiunto un risultato raffinato grazie alla e la Molecular Foundry (Lawrence Berkeley coesistenza di due BIC con proprietà ottiche National Laboratory, USA), hanno sviluppato Il Cnr punta sulla possibilità uniche, con una opportuna configurazione una nuova tecnica per manipolare e confinare la di manipolare e confinare che ne consentisse l’applicazione nel campo luce su una superficie nano-strutturata e periodella microscopia correlativa avanzata. Riula luce su dimensioni del scire ad applicare questa tecnica su vari tipi dica (definita “cristallo fotonico”) che consente di misurare e visualizzare con una precisione cellulari e su vasta scala potrebbe fornire un miliardesimo di metro incredibilmente elevata le caratteristiche ottiche nuovo strumento diagnostico per identificare di qualsiasi campione con cui entri in contatto, cellule tumorali. Applicare metodologie bafornendo un’immagine ricca di informazioni non ottenibili con le tecsate sulla più moderna ricerca nel campo della nanofotonica può nologie attuali. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista ACS Nano. davvero fare la differenza consentendo un passo avanti significati«La nuova tecnica, applicata all’identificazione e visualizzazione vo anche e soprattutto nella diagnostica precoce mediante la midiretta di cellule tumorali, può rappresentare una svolta anche nelcroscopia correlativa”. lo studio delle patologie oncologiche e in generale nel campo della Questa nuova tecnologia «dà la possibilità – conclude Zito – di diagnostica medica. L’innovazione sta nell’impiego di un particolare acquisire una vera e propria immagine spaziale del campione da pofenomeno, inizialmente teorizzato per la meccanica quantistica degli ter correlare con altre informazioni morfologiche dello stesso, come elettroni e poi traslato in molti ambiti della fisica, dal suono ai fluidi, in microscopia. In particolare, nel lavoro questo viene dimostrato su e infine alla luce, fenomeno che prende il nome di Stato legato nel cellule tumorali della prostata. In prospettiva, altri lavori ci consenticontinuo (BIC, Bound State in the Continuum)”, afferma Gianluigi ranno di dimostrare la versatilità di questa applicazione in molti altri Zito (Cnr-Isasi), ideatore del lavoro. campi della ricerca scientifica». (F. F.) Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2020

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Biomining spaziale con l'aiuto dei batteri L’estrazione di REE e metalli attraverso i microrganismi su Luna e Marte di Michelangelo Ottaviano

supererà presto l'offerta. Questo nuovo traguardo della scienza apre alla possibilità di attingere a risorse extraterrestri per soddisfare la richiesta delle industrie tecnologiche. Non solo: la comprensione delle utilizzo di microrganismi per i processi di produzione interazioni microbo-minerali aiuterà a sviluppare nuove modalità di industriale è ormai molto diffuso. Questo perché procaapprovvigionamento di metalli e minerali essenziali per la sopravvirioti, funghi e piante svolgono un ruolo di primo piano venza nello spazio. nei processi naturali come la trasformazione delle rocce I batteri potrebbero un giorno essere usati per abbattere le rocnel suolo e il ciclo degli elementi nella biosfera. La biomining (o ce nel terreno per la coltivazione, per fornire minerali ai sistemi di biominazione) è una di queste tecniche biologiche, e viene utilizzata supporto vitale che producono aria e acqua o per la produzione di per estrarre elementi e metalli (in tal caso assume il nome specifibiocarburante. Ma perché l’importanza di utilizzare un regime di mico di bioleaching) dal loro minerale attraverso l’uso di organismi crogravità e gravità marziana? È noto che condizioni di gravità alterate viventi. Il grande risultato degli astronauti della Stazione Spaziale influenzano la crescita microbica e i processi metabolici. La gravità Internazionale è stato quello di riprodurre tale metodo in condizioni condiziona la sedimentazione e la convezione, e conseguentemente di microgravità e gravità marziana, con l’uso di anche la miscelazione di nutrienti e rifiuti, anun reattore di biominazione progettato appodando così a modificare la crescita microbica e sitamente dagli scienziati del Centre for Astro- L’esperimento di tre settimane il metabolismo. biology del Regno Unito. Il test, dunque, è consistito nel caricare in ha consentito di prelevare L’esperimento di tre settimane ha dunque dispositivi di piccole dimensioni frammenti di materiali utili dalle rocce consentito di prelevare questi materiali utili dalroccia basaltica, comune sia sulla Luna che su le rocce attraverso i batteri terrestri. Sulla rivista attraverso i batteri terrestri Marte, immersi in una soluzione batterica. Per Nature, è stato illustrato lo studio dei ricercatori l’esperimento sono stati scelti i batteri Sphindella School of Physics and Astronomy dell'ugomonas desiccabilis, Bacillus subtilis, Cuprianiversità di Edimburgo, in cui gli esperti hanno spiegato l’impatto vidus metallidurans. I risultati del team suggeriscono che i batteri che può avere nello sviluppo di nuove tecnologie nel settore. Come potrebbero migliorare la rimozione di REE dal basalto nei paesaggi già detto, la bioming è impiegata sul nostro pianeta per l’estrazione lunari e marziani fino a circa il 400 per cento, un incremento a dir di elementi economicamente importanti, il rame e l’oro ad esempio, poco straordinario. Per concludere, i ricercatori hanno anche indicama anche per i cosiddetti elementi delle terre rare (REE), i lantanidi, to alcuni siti lunari dove sono presenti altri materiali che potrebbero lo scandio e l'ittrio. Per via delle loro proprietà fisiche, tra cui ferrestituire rese ancora più elevate. Nonostante la gravità lunare non sia romagnetismo e luminescenza, le REE sono utilizzate in dispositivi stata direttamente testata, essa si trova tra la microgravità e la gravità di elettronici come i telefoni cellulari e schermi di computer, nonché nelMarte, e i risultati ottenuti riflettono la potenziale efficacia delle opela catalisi, nella produzione di leghe metalliche e magneti, e in molte razioni di biomining sotto gravità lunare. Le regioni suggerite per la altre applicazioni ad alta tecnologia. Le REE sono elementi che stanno costruzione di impianti sono Oceanus Procellarum e Mare Imbrium inevitabilmente venendo a mancare sulla Terra, pertanto la domanda della Luna, dove le rocce KREEP sono abbondanti.

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BENI CULTURALI

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Le nanoparticelle per la biotutela del legno Idrossido di carbonio e di magnesio negli interventi di restauro trasformano in sistemi molto acidi che attaccano, disgregano e distruggono le componenti legnose. Finora – prosegue - la produzione di nanoparticelle di idrossido di magnesio e di calcio prevedeva l’impiego di processi multi-step, lunghi e costosi. L’ul Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iom), in collaboso di alcol come solvente in cui sospendere le nanoparticelle ha razione con l’Università degli Studi dell’Aquila, ha indivireso proibitiva l’applicazione di questo metodo su campioni di duato nelle nanoparticelle di idrossido di magnesio e calcio grandi dimensioni. Immaginare vasche sufficientemente grandi un alleato per la conservazione dei beni culturali e, in partiper l'immersione di una barca, piene di alcol, basta a capire la colare, per il restauro del legno. Lo studio, pubblicato sulla rivinon sostenibilità economica ed ecologica del processo». sta Nanometerials, è stato condotto sui materiali provenienti dal L’equipe ha brevettato un processo sicuro e innovativo che relitto dalla Lyon Saint George 4, un’antica barca galloromana consentirà la sintesi delle nanoparticelle non nell’alcol, bensì rinvenuta a Lione, in Francia. nell’acqua, consentendo un notevole risparmio in termini econoLa nave fu rinvenuta nei fondali di un lago nel 2003 e poi conservata in uno stagno fino al 2014. Lunga 17 metri e datata mici e garantendo il rispetto dell’ecosistema ambientale. attorno al II secolo d.C., oggi appartiene al «Nel nostro studio - spiega Giuliana Museo Lugdunum della città. Come molte Taglieri, coordinatrice del gruppo di lavoro Lo studio è stato condotto dell’Università dell’Aquila - ci siamo procualtre imbarcazioni d’epoca, ha un evidente valore storico e antropologico, che rende rati dei campioni della barca galloromana. Li dal Consiglio nazionale abbiamo testati sia in presenza che in assenza ancora più importante il risultato scientifico raggiunto dalle nuove tecnologie nel campo delle ricerche e dall'Università di precursori acidi, e abbiamo dunque usato le nanoparticelle non solo in funzione curadella biotutela dei beni culturali. degli Studi dell'Aquila tiva, per deacidificare la parte malata, ma «Queste particelle sono impiegate nel anche in funzione preventiva, per conservare processo di deacidificazione, con il quale si le parti ancora sane. Abbiamo dunque applicato le particelle ai cura una delle principali malattie del legno d’epoca proveniente campioni sani e li abbiamo poi sottoposti a un processo di acidida relitti marini e fluviali, il cosidetto “cancro del legno” o “acificazione indotto, verificando l'effetto del trattamento: il legno è dificazione del legno” – spiega Claudia Mondelli, del Cnr-Iom rimasto sano proprio grazie alle particelle basiche che gli aveva-. Si tratta di un processo che ha origine nelle componenti memo fornito». talliche di una struttura in lignea, in questo caso le viti presenti Il prossimo step sarà quello di mettere in pratica il procesnella barca. Queste, attraverso una serie di fenomeni chimici, si so su campioni di dimensioni maggiori, che saranno trattati in ambienti più grandi e adeguati alle esigenze. L’auspicio è che la * sperimentazione possa condurre all’uso definitivo delle nanoparConsigliere tesoriere dell’Onb, delegato nazionale per le regioni ticelle nella cura e nel recupero di questo pregiato e sempre atEmilia Romagna e Marche. tuale materiale.

di Pietro Sapia*

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C 1A0 DIEGO di Antonino Palumbo

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ell’aldilà, il 25 novembre dev’essere una data speciale, con qualche ricorrenza calcistica che noi umani non possiamo cogliere. Una specie di Festa del Ringraziamento, con qualche ora d’anticipo. Perché nel giorno in cui gli amanti del calcio ricordavano con post, link e citazioni i 15 anni dalla scomparsa di George Best, a prendersi la scena è stata la notizia che ha fatto invecchiare all’improvviso un paio di generazioni: Diego Armando Maradona non c’è più. Il “Dio” del calcio è morto a sessant’anni, compiuti meno di un mese fa, per un’insufficienza cardiaca acuta provocata da un edema polmonare acuto. All’inizio di novembre lo storico campione argentino era stato operato d’urgenza a Buenos Aires per un edema subdurale. Calciatore unico, personaggio controverso, divino in campo e umanissimo nella vita privata, Diego è stato raccontato in tutte le salse e con ogni mezzo. Libri, documentari, film, canzoni. Amato dai compagni di squadra, rispettato dagli avversari (anche se non tutti), ha saputo farsi “perdonare” anche gli innumerevoli vizi – doping, droghe, alcol, controversie giudiziarie, simpatie politiche contestate, vicende familiari – con l’aura di rivoluzionaria poesia che ha saputo infondere al suo personaggio. Maradona è stato del resto uno dei più grandi artisti del Novecento. E storicamente nessuno tra pensatori, scrittori, musicisti, pittori, registi ha potuto sottrarsi alle umane debolezze. Si chiami Parmenide o Caravaggio, Andy Warhol o Dumas, Kerouac o Picasso, Jimi Hendrix o Van Gogh: per

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uno stile di vita virtuoso non è dalle loro parti che bisognava citofonare. E neppure a casa Maradona. Eppure, malgrado tutto e fatta eccezione per chi non è riuscito a cogliere l’estasi suprema che D10S ha saputo esprimere e donare con la sua arte, le fragilità dell’uomo sono state parte integrante di un personaggio che ha segnato la storia del calcio e i colorati i sogni giovanili di milioni di appassionati. Cresciuto in povertà, Maradona iniziò a giocare nell’Estrella Roja, la squadra del padre, ma a 10 anni era già nelle giovanili dell’Argentinos Juniors e alla vigilia dei 16 esordì da professionista. Quattro anni dopo era al Boca Juniors, quindi nel 1982 passò al Barcellona, dopo un interessamento da parte della Juventus. L’esperienza catalana non fu particolarmente prolifica, a causa di un’epatite virale e di una serie di infortuni, tra cui quello alla caviglia procuratogli da un violento tackle di Andoni Goijoetxea, difensore basco dell’Athletic. Fu a Napoli, dove arrivò nel 1984, che Maradona otten-


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Se ne va a sessant’anni Diego Armando Maradona irraggiungibile interprete del calcio giocato L’amico-rivale Pelè: “Un giorno giocheremo insieme a calcio in cielo”

ne la sua consacrazione con una serie di trofei (fra cui due scudetti e una Coppa Uefa) e, nel frattempo, il Mondiale di Mexico 1986 con l’Argentina. Diego era capace di fare con il pallone cose che gli altri non riuscivano neppure a pensare. Piuttosto minuto di statura (165 centimetri), era dotato di una struttura fisica compatta e aveva doti atletiche fuori dal comune. Grazie alle sue gambe forti e al baricentro basso, era in grado di resistere efficacemente alla pressione degli avversari nelle sue azioni in velocità palla al piede. L’idea che fosse il più forte di sempre, in una disciplina che negli anni era stato illuminata dalle giocate di Di Stefano, Pelè, Best e Crujiff, fu trasformata dai tifosi del Napoli nel coro “Maradona è meglio ‘e Pelè”. Ma El Pibe de Oro, come veniva chiamato Diego, rappresentò per il popolo napoletano e per quello argentino soprattutto l’uomo del riscatto, sociale oltre che sportivo. Non è un caso che il Napoli ha ritirato la maglia numero 10 e stia pensando di intitolargli lo Stadio San Paolo, né che l’Argentina gli abbia perdonato anche qualche figuraccia da ct (come il 6-1 dalla Bolivia, anni fa) e dopo la

morte di Maradona abbia proclamato tre giorni di lutto nazionale. Il Mondiale dell’86 fu un meraviglioso condensato di tutto ciò che Maradona era: 5 gol e 5 assist nelle sette partite giocate, compreso quello per il 3-2 decisivo di Burruchaga nella finale con la Germania Ovest. Memorabile la sfida vinta con l’Inghilterra, nella quale prima portò in vantaggio l’Argentina con la celebre “mano de dios” (una rete truffaldina su un pallone alzato a campanile da Steve Hodge) e poi realizzò il “gol del secolo”, una corsa di 60 metri in 10 secondi verso la porta inglese, con cinque avversari più il portiere Shilton seminati per strada prima di spedire il pallone in rete. Quasi a volersi far perdonare la furbata di qualche minuto prima. Gli inglesi, comunque, se la sono segnata, tanto che “Nelle mani di Dio” è stato il titolo proposto con scarsa originalità da numerosi tabloid inglesi, il giorno dopo la morte di Maradona. Qualcuno, con dubbio gusto, ha anche invocato la VAR (ossia la moviola in campo) retroattiva, dimenticando che l’unico mondiale vinto dall’Inghilterra è macchiato da un gol fantasma. Diego è stato un leader carismatico, prima che un innamorato del pallone (non si risparmiava neppure nelle amichevoli in periferia) e un calciatore extraterrestre (la punizione contro la Juventus ne sintetizza il genio). Ottavio Bianchi, tecnico del Napoli in quegli anni, ha ricordato il modo in cui Maradona si comportava con i suoi compagni: “Non l’ho mai sentito rimproverarne uno per un passaggio sbagliato. Li difendeva tutti, li spronava, li caricava, pur essendo lui di un altro pianeta rispetto a loro. E vederlo giocare era come ascoltare Mozart”. E quando la tensione rischiava di schiacciare ragazzi poco abituati ai grandi appuntamenti, la scacciava via a modo suo concentrando l’attenzione di su sé. Come quando palleggiò sulle note di “Live is life”, nel riscaldamento della partita col Bayern Monaco, semifinale di ritorno della Coppa Uefa 1988-1989. Generoso, sensibile, sognatore. Fragile. Paulo Roberto Falcão l’ha fotografato dicendo: «Diego un semidio: divino in campo, umano fuori». Per Paolo Maldini è stato «un artista, avversario ma mai nemico». Aggiungendo: «Vivere oltre i limiti l’ha reso immortale». Come tale lo hanno salutato Zlatan Ibrahimovic («Vivrà per sempre»), l’erede Leo Messi («Diego ci lascia ma non se ne va, è eterno») e l’amico-rivale Pelè: «Un giorno, spero, giocheremo insieme a calcio in cielo». Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2020

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here’s a new kid in town, everybody loves him” cantavano gli Eagles nel novembre del 1976. Un mese dopo, l’Italia festeggiava il successo storico nella Coppa Davis di tennis. Erano gli anni di Corrado Barazzutti, Adriano Panatta e Paolo Bertolucci, epigoni di un movimento in grande spolvero. Oggi il “new kid in town”, giovane volto nuovo del tennis italiano e mondiale si chiama Jannik Sinner, classe 2001, altoatesino di nascita e monegasco d’adozione, slalomista mancato e fuoriclasse in erba. Poche settimane fa, Sinner è diventato il più giovane italiano di sempre a conquistare un titolo Atp (a 19 anni, 2 mesi e 29 giorni), battendo in finale a Sofia il canadese Vasek Pospisil in tre set. Una crescita esponenziale, quella dell’enfant prodige di San Candido, ora numero 37 al mondo: due anni fa era 551esimo, dodici mesi fa 78esimo e fresco vincitore delle Next Gen ATP Finals a Milano. I quarti del Roland Garros a Parigi (ko con Nadal) e la finale a Colonia (vinta da Zverev) sono stati l’antipasto del successo nell’ATP 250 di Sofia. Quanto in alto potrà arrivare Sinner? Considerato il talento e i margini di crescita, questo dipenderà in gran parte da lui. C’è chi alla sua età, 19 anni e tre mesi, aveva fatto meglio. Ma ad un Rafa Nadal che era secondo nel ranking ATP e aveva vinto già 11 titoli, fa da contraltare un Roger Federer ancora all’asciutto, così come Marat Safin e Gustavo Kuerten. Intanto a fine 2020 l’altoatesino ha consolidato il suo strapotere nella TTT, la virtuale Top 10 maschile dei teen-ager: al secondo posto, numero 127 assoluto, c’è un altro italiano, il classe 2002 Lorenzo Musetti, vincitore degli Australian Open U18 lo scorso anno e finali agli US Open di categoria due anni fa. Il successo di Sinner a Sofia è stato l’ennesima istantanea di un anno d’oro per i ragazzi italiani del tennis. E la graduatoria ATP racconta un altro record, sottolineato dal por-

TENNIS, LA NUOVA STAR È SINNER

Altoatesino classe 2001, è il più giovane italiano ad aver vinto una finale Atp

tale UbiTennis: era dal 5 dicembre 1977 che come testa di serie n. 7 al Roland Garros e non trovavamo quattro italiani tra i primi 40 o addirittura n. 6 nel torneo newyorkese. Fabio nello specifico tra i primi 37. All’epoca i quat- Fognini non è riuscito a bissare le meraviglie tro “moschettieri” erano Corrado Barazzutti del 2019, il suo anno migliore con successo a (numero 11), Adriano Panatta (23), Paolo Montecarlo e nono posto ATP, anche a causa Bertolucci (30) e Zugarelli (37). Oggi abbia- dell’operazione alle caviglie e della positività mo Matteo Berrettini al Covid-19, a ottobre. (10), Fabio Fognini Miglior risultato staCresciuto esponenzialmente gionale: gli ottavi agli (17), Lorenzo Sonego (33) e Jannick Sinner due anni fa era il 551esimo Australian Open. (37). Il totale delle A rendere indial mondo, ora è al 37 posto menticabile il 2020 classifiche dei quattro italiani è 97, meglio risportivo di Sonego è e può crescere ancora spetto a quello di fine stato invece il 6-2, 6-1 1977 (102). su Novak Djokovic a Dopo aver raggiunto le ATP finals di Vienna, peggior sconfitta di sempre per un Londra lo scorso anno, grazie all’ottavo posto leader ATP, che ha fatto del torinese il sesto nel ranking Matteo Berrettini ha solo sfiorato tennista italiano ad aver battuto un numero il bis, venendo inserito come riserva. Iniziato uno mondiale, nell’era della classifica comsotto una cattiva stella - problema muscola- puterizzata. C’erano riusciti in precedenza re, poi stop all’attività per Covid - il 2020 lo Barazzutti con Nastase nel 1974 a Monaco di ha visto raggiungere gli ottavi agli US Open Baviera, Panatta con Connors nel ‘75 a Stoce i quarti agli Internazionali d’Italia e partire colma e nel ‘77 a Houston, Pozzi con Agassi

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2021, avvio a rischio

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nel 2000 al Queen’s, Volandri con Federer a pio. Il numero uno Novak Djokovic cercava Roma nel 2007 e Fognini con Murray tre anni il sesto titolo per eguagliare Roger Federer, fa, sempre nella Capitale. Prima di quest’im- mentre Rafa Nadal era chiamato a sfatare il presa Sonego aveva vinto il titolo italiano a tabù per eliminare uno dei pochi “0” del suo Todi, grazie al successo in finale su Andrea palmares. Entrambi hanno superato la fase a Arnaboldi, e raggiunto gli ottavi al Roland gironi, il serbo alle spalle di un effervescente Garros di Parigi, miDaniil Medvedev nel glior prestazione in gruppo Tokyo 1970, Il movimento tennistico carriera a livello Slam. lo spagnolo preceduto Con un altro curioso da Dominik Thiem italiano attraversa primato: il 19-17 su finalista lo scorso anno una nuova primavera Taylor Fritz, nel terzo con Stefanos Tsitsipas set dei sedicesimi, è con molti atleti che brillano - nel girone Londra il tie-break più lungo 2020. Ed è stato prodella storia del torneo. prio Thiem, in un’eChiudono la stagione nella Top 100 mondia- pica semifinale di tre ore, a interrompere il le anche Stefano Travaglia, Salvatore Caruso cammino di Djokovic, rimontando da 0-4 nel (76) che grazie ai quarti di Sofia ha guada- tie-break del terzo set. Nadal è invece caduto gnato sei posizioni, Marco Cecchinato (80) e con Medvedev, dopo aver servito per il set. E proprio il russo ha completato l’opera in finaGianluca Mager (99). Dal 15 al 22 novembre Londra ha ospita- le, infliggendo a Thiem la seconda sconfitta to le ATP finals di tennis, con i migliori otto di fila in finale (due set a uno) e laureandosi tennisti delle classifiche di singolare e di dop- “Maestro” del 2020. (A P.)

emergenza Covid rischia di condizionare l’inizio della prossima stagione tennistica internazionale. L’ATP, l’associazione che riunisce i professionisti del tennis maschile di tutto il mondo, ha infatti informato i giocatori che ci sarebbero difficoltà riguardo alle date di arrivo previste per i giocatori e i loro team in Australia, in vista dei tornei di preparazione agli Australian Open. Il programma prevede l’arrivo verso la metà di dicembre più di 500 giocatori nello stato di Victoria, dove sono in programma i tornei a Sydney, Brisbane, Perth, Hobart, Adelaide e Canberra prima dell’inizio a Melbourne dell’Australian Open (dal 18 al 31 gennaio). I giocatori dovrebbero mettersi in quarantena – due settimane, secondo le norme vigenti in Australi - e allenarsi lì prima del via della stagione. Un eventuale ritardo potrebbe mettere a rischio l’intera organizzazione, considerato che i primi tornei dovrebbero iniziare all’inizio di gennaio.

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A 40 anni dall’oro olimpico di Mennea

Un francobollo celebra l’impresa del 1980 a Mosca nei 200 metri

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uella gara lì non la voleva neanche correre. Poi per Arrivato a Mosca, nell’80, la Freccia del Sud si è dovuto fortuna cambiò idea: partì male, reagì e regalò alla confrontare con il suo rapporto complicato con le Olimpiadi, storia dell’atletica leggera una delle rimonte più già stregate a Montreal quattro anni prima. L’esito della semimemorabili. A 40 anni dalla medaglia d’oro nei 200 finale dei 100 metri nel Grande Stadio Lenin è stato traumatimetri alle Olimpiadi di Mosca 1980, a celebrare quell’impresa co: Mennea sesto, eliminato e minato nelle sue certezze. Trandi Pietro Mennea è uno speciale francobollo emesso da poche ne una: il senso di responsabilità è un fardello e nelle gare di settimane. Immortala l’esultanza del campione barlettano subivelocità bisogna correre senza pesi. Via via, lungo il cammino to dopo il traguardo della gara, chiusa con appena due centesidi Pietro, era del resto comprensibilmente sparita quella legmi di vantaggio sullo scozzese Alan Wells, che a metà percorso gerezza delle gare scolastiche e delle sfide sui 50 metri con le sembrava destinato al bis dopo l’oro nei 100 metri. Alfa e con le Porsche sullo stradone di Barletta. Quella che ha Al gigante britannico, del resto, era già capitato di battespesso lasciato spazio alla malinconia e alla paura di non essere re Mennea: Torino, 5 agosto 1979, finale di Coppa Europa dei all’altezza. Forse anche per questo, dopo la finale negata nei 200 metri allo Stadio Comunale. Il giorno prima l’italiano si era 100, il primo pensiero è stato: “Quasi quasi i 200 non li corro imposto nei 100 e nessuno se n’era meraviproprio”. Per fortuna ci ha dormito su e ha gliato, visto che era il campione europeo in rimandato il ritiro, ricaricato le batterie e Un anno prima aveva carica su entrambe le distanze. Una supresuperato i due step per raggiungere la finale mazia ribadita a settembre con il record del della sua gara speciale. stabilito il primato mondo dei 200 metri a Città del Messico, La sera del 28 luglio, però, malgrado del mondo, ancora quel 19”72 che nessun europeo ha ancora la vittoria in semifinale, Mennea ha dovuto migliorato e che per 17 anni è stato record partire dalla scomodissima corsia 8, affiancaoggi primato europeo del mondo. to dal solo Wells sulla sinistra. E con l’impeL’umile Pietro, però, non ignorò il camrativo di restare solido, in caso di probabile panello d’allarme torinese. Se la sua resistenza alla velocità gli era partenza sprint dello scozzese: “Ti raggiungerà dopo cinquanta servita per sorpassare su Wells in rettilineo ma non era stata sufmetri e dopo la curva avrà due o tre metri di vantaggio. Ma tu non ficiente per batterlo, significava che lo sprinter di Edimburgo era preoccuparti” la profezia di Vittori. E’ andata esattamente così. Il un serio rivale per l’oro olimpico. Così Mennea, che già era solito rettilineo finale è stato per Mennea un crescendo rossiniano, con allenarsi 5-6 ore al giorno per 350 giorni all’anno, si impegnò una posizione guadagnata per ogni “Recupera” del telecronista ancora di più (“Ma se potessi tornare indietro mi allenerei anche RAI Paolo Rosi, prima del liberatorio “Ha vinto”, delle braccia al otto ore al giorno. Chi lavora prima o poi raccoglie qualcosa”, ha cielo, dei baci alle tribune, del soprannome “Pietro il Grande” a dichiarato anni dopo). Ed era Pietro che chiedeva all’allenatore fotografare l’impresa dello zar italiano della velocità. Quarant’anCarlo Vittori di intensificare la preparazione, forse rimuginando ni, un francobollo ricorda quell’evento e ci fa sentire ancora di sulle parole dello stesso tecnico: “Il tuo peggior nemico sei tu e più l’assenza di un campione andato via troppo in fretta. Come non ci può essere nessuno che può darti più fastidio”. quando batteva le Porsche. (A. P.)

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Tao Geoghegan Hart.

Ciclismo, tre marchi italiani ai Grandi Giri I vincitori in sella alle bici Colnago, Bianchi e Pinarello

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osa accomuna lo sloveno Tadej Pogacar, il suo connazionarisale a quasi cinquant’anni fa, con Fausto Bertoglio al Giro del ‘75. le Primoz Roglic e il britannico Tao Geoghegan Hart, vinSei anni dopo arrivo la doppietta Vuelta-Giro di Giovanni Battaglin. citori rispettivamente di Tour de France, Vuelta a España Le vittorie di Pedro Delgado al Tour ‘88 e alla Vuelta ‘89 anticiparoe Giro d’Italia, le tre più importanti e prestigiose corse no le imprese anni Novanta, contrassegnati dal dominio di Miguel ciclistiche a tappe? L’Italia. Tutti e tre, infatti, pedalano su bicicletIndurain (4 Tour, 2 Giro, record dell’ora, titolo iridato e olimpico), te prodotte da costruttori del nostro Paese: Colnago per Pogacar, dagli exploit di Franco Chioccioli al Giro del ‘91, Bjarne Riis al Tour Pinarello per Geoghegan Hart, Bianchi per Roglic. Tre aziende daldel 96, Abraham Olano alla Vuelta e ai Mondiali Crono del ‘98. Senla storia diversa, ma capaci di abbinare tradizione e tecnologia per za dimenticare Jan Ullrich, primo al Tour (‘97) e alla Vuelta (‘99). Il puntare ai vertici del ciclismo mondiale. La loro storia nei grandi giri Tour di Oscar Pereiro Sio (2006) su Prince Carbon 50HM1K e la è eloquente. Vuelta di Alejandro Valverde (2009) impreziosiscono la sala trofei Prima della V3Rs di Pogacar e dell’UAE Team Emirates, in sesdel nuovo millennio, nel contesto di un palmares sconfinato nel quasant’anni Ernesto Colnago ha realizzato bici per un bel po’ di clienti le Geoghegan Hart e la sua Dogma F12 si sono ritagliati uno spazio. illustri, facendo incetta di Mondiali, classiche, titoli olimpici, “grand Parla da sé anche la ricca bacheca di Bianchi fra grandi giri, clastour” e record dell’ora. Ci fu la sua mano diesiche Monumento e Mondiali. I primi successi tro al trionfo di Fiorenzo Magni al Giro d’Italia al Giro sono legati a un ciclismo di altri tempi, Tour de France, Vuelta del ‘55, la sua perizia alla base dell’impresa di con Carlo Galetti nel 2011 e Gaetano BelloGianni Motta undici anni più tardi. Ma la spinni nove anni dopo. Nel secondo dopoguerra, a España e Giro d’Italia ta decisiva all’innovazione firmata Colnago la l’Aquila accompagnò la leggenda di Fausto sono le tre più importanti Coppi che, su Bianchi, vinse per quattro voldiede all’inizio degli anni Settanta il “Cannibale”, alias Eddy Merckx, che con le bici dell’Aste il Giro d’Italia (1947, 1949, 1952,1953) e in corse ciclistiche a tappe so di Fiori vinse tutto: Giro, Tour, Classiche, due occasioni il Tour De France (1952). Icona record dell’ora. Dopo Merckx è arrivato Bepdi Bianchi, il bergamasco Felice Gimondi vinse pe Saronni, due volte “re” del Giro e iridato nell’82, mentre gli anni il Giro d’Italia del 1967 e del 1976, oltre alla Vuelta a España del Novanta sono stati segnati da Tony Rominger (Vuelta 1994), Pavel 1968. Poco più tardi, Bianchi conquistò anche il Giro d’Italia del Tonkov (Giro 1996) e Denis Menchov (Vuelta 1997), oltre che dalle 1978 con il belga Johan De Muynck. Indimenticabile la doppietta di cinque Parigi-Roubaix vinte dal Mapei Team con la Colnago C40. Marco Pantani al Giro d’Italia e al Tour de France del ‘98, così come L’impresa di Pogacar è dunque solo l’ultima di un elenco che incluil successo di Stefano Garzelli nella “corsa rosa” del 2000, la prima de anche numerosi titoli mondiali fra strada e ciclocross. grande gara a tappe del nuovo millennio. Sviluppo tecnologico e La storia recente del ciclismo è stata segnata anche dallo straimportanti investimenti hanno fatto tornare in alto Bianchi nell’ulpotere del Team Sky che, con bici Pinarello, ha vinto sette Tour de timo decennio: podi a ripetizione con Thomas De Gendt, Primoz France fra il 2012 e il 2019 con Bradley Wiggins, Chris Froome (4), Roglic e Steven Kruijswijk e finalmente due successi assoluti con lo Geraint Thomas ed Egan Bernal, una Vuelta e un Giro, ancora con stesso Roglic, che ha conquistato le ultime due edizioni della Vuelta Froome. Il primo successo della casa trevigiana in una corsa a tappe a España. (A. P.) Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2020

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LA BIOLOGIA IN BREVE Novità e anticipazioni dal mondo scientifico a cura di Rino Dazzo

SALUTE Malattie infettive: più rischi con cambiamenti climatici

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ra gli effetti nefasti dei cambiamenti climatici ci sono anche quelli legati al maggior rischio per gli animali di contrarre malattie infettive e, quindi, di trasmetterle agli esseri umani. È quanto sostengono i ricercatori di tre università statunitensi (Notre Dame, Florida e Wisconsin-Madison), che hanno raccolto ed elaborato i dati provenienti da più di 7mila documenti relativi ad animali e agenti patogeni in ambienti acquatici e terrestri. Lo studio ha preso in esame le temperature medie e le variazioni climatiche. Il pericolo da scongiurare, secondo il gruppo di studio, è quello del disallineamento termico, fenomeno per il quale il rischio di diffusione di malattie infettive tra animali che vivono in climi glaciali aumenta con l'innalzamento delle temperature, mentre per le specie che vivono in ambienti caldi aumenta con l'abbassamento delle stesse.

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ANIMALI Gli alligatori come le lucertole: possono rigenerare la coda

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ome le lucertole, anche gli alligatori hanno un'impressionante capacità: quella di rigenerare la coda. Lo ha scoperto un gruppo di studio dell'Arizona State University e del Dipartimento di Caccia e Pesca della Louisiana, che ha pubblicato i risultati della sua ricerca su Scientific Reports. Gli alligatori più giovani possono infatti riguadagnare fino a 23 centimetri di coda danneggiata, il 18 per cento della lunghezza totale del corpo, proprio come le lucertole. Lo studio è stato condotto utilizzando tecniche avanzate di imaging combinate con ricerche di anatomia e di organizzazione dei tessuti. La capacità di rigenerare la coda, grazie a un particolare tessuto connettivo in grado di riparare cartilagine, vasi sanguigni, squame e nervi, offre agli alligatori un vantaggio funzionale in ambienti acquatici e potrebbe fare da apripista per nuovi percorsi terapeutici applicabili anche per l'artrite umana.


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INNOVAZIONE Stop alla neurodegenerazione con le cellule retiniche

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articolari elementi retinici, le cellule bipolari, sono in grado di costrastare i tipici fenomeni di neurodegenerazione legati alla sclerosi multipla. Lo hanno scoperto i ricercatori dell'Irccs Fondazione Bietti, in collaborazione con l'Irccs Neuromed e la Clinica Neurologica dell'Università di Tor Vergata, autori di uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Medicine. L'indagine ha riguardato 88 soggetti affetti da sclerosi multipla e ha accertato come le cellule bipolari (il cui ruolo è quello di connettere i fotorecettori retinici alle cellule ganglionari) blocchino i processi neurodegenerativi, consentendo un recupero completo della funzione visiva dopo una neurite ottica, processo infiammatorio del nervo ottico spesso sintomo di sclerosi. La scoperta apre la strada a ulteriori sviluppi applicativi contro la neurodegenerazione in varie forme di disabilità visiva, motoria e sensoriale.

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AMBIENTE In Italia aria più pulita, ma è il Paese dove si muore di più

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egli ultimi dieci anni la qualità dell'aria è migliorata in tutta l'Ue, Italia compresa. Lo rende noto l'Agenzia europea per l'ambiente, che ha pubblicato il decimo rapporto sulla qualità dell'aria 2020. Nel 2018 nell'Ue sono morte 379mila persone a causa dell'inquinamento da PM2.5, il particolato fine, 60mila in meno rispetto al 2009; i decessi causati da NO2, il biossido da azoto, sono stati invece 63mila in meno, oltre la metà. In Italia il parametro di riferimento è coi dati del 2012. I decessi da PM2.5 sono diminuiti da 59.500 a 52.500, quelli da NO2 da 21.600 a 10.400. La Penisola resta il paese europeo col maggior numero di decessi causati dal biossido di azoto e il secondo per morti da particolato alle spalle della Germania. E la Pianura Padana si conferma tra le aree più inquinate d'Europa, nonostante la diminuzione (da 3,3% a 1,8%) degli abitanti più esposti allo smog.

ONCOLOGIA Due proteine che favoriscono lo sviluppo dei tumori

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ue proteine determinano se le cellule debbano invecchiare repentinamente o trasformarsi in cellule tumorali, attraverso un meccanismo che potrebbe essere utilizzato da apripista per un nuovo percorso terapeutico a bersaglio molecolare. Le hanno scoperte i ricercatori dell'Istituto Regina Elena di Roma e dell'Istituto di genetica e biologia molecolare di Strasburgo, sostenuti dalla Fondazione Airc. La separazione cellulare è garantita dalle proteine Csa e Csb, note come fattori di riparazione del Dna. Lo studio ha appurato come le due proteine partecipino alla degradazione di una terza proteina, Prc1, tagliando il ponte tra le cellule figlie. Appena mutano, Csa e Csb danno origine alla sindrome di Cockayne, caratterizzata da invecchiamento precoce. Quando le due proteine non funzionano portano all'invecchiamento delle cellule, mentre quando funzionano troppo favoriscono i tumori.

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LAVORO

Concorsi pubblici per Biologi Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Biochimica e Biologia Cellulare di Napoli Scadenza, 2 dicembre 2020 È indetta una selezione pubblica, per titoli e colloquio, per il conferimento di un assegno professionalizzante per lo svolgimento di attività di ricerca inerenti all’area Scientifica di Scienze Biomediche da svolgersi presso l’Istituto di Biochimica e Biologia Cellulare del CNR, nella sede di NAPOLI Via P. Castellino 111, che effettua ricerca in “Scienze Biologiche, Biochimiche e Farmacologiche” nell’ambito del PROGETTO: “TACKLING BIOLOGICAL BARRIERS TO ANTIGEN DELIVERY BY NANOTECHNOLOGICAL VACCINES (NANOTECHVAX)”. BANDO 2017 PROT. 20173ZECCM, per la seguente tematica: “Analisi della risposta immune a vaccini formulati con nanotecnologie”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Neuroscienze di Pisa Scadenza, 3 dicembre 2020 È indetta una pubblica selezione per titoli e colloquio, per il conferimento di una borsa di studio per laureati, per ricerche inerenti all’area scientifica “Neuroscienze” da usufruirsi presso l’Istituto di Neuroscienze del CNR di Pisa nell’ambito del Progetto di Ricerca di Natura 6 “Retinal Rescue: targeting the bystander effect with mutation independent approaches to save cone-mediated vision”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi).

Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Biofisica di Trento Scadenza, 3 dicembre 2020 È indetta una selezione pubblica, per titoli e colloquio, per il conferimento di un assegno professionalizzante per lo svolgimento di attività di ricerca inerenti all’area Scientifica “biotecnologie molecolari e cellulari e biofisica” da svolgersi presso la Sede Secondaria di Trento dell’Istituto di Biofisica del CNR nell’ambito del Progetto di ricerca stipulato tra Fondazione CARITRO e CNR-IBF di Trento dal titolo “FisiCi - Identificazione di contromutazioni per la cura della Fibrosi Cistica” per la seguente tematica: “Fluorescent biosensor CRISPR-based continuous evolution to rescue defective CFTR”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Biostrutture e Bioimmagini di Napoli Scadenza, 7 dicembre 2020 È indetta una pubblica selezione per titoli, eventualmente integrata da colloquio, per il conferimento di una borsa di studio per laureati, per ricerche inerenti all’area scientifica “Scienze Biomediche” da usufruirsi presso la Sede dell’Istituto di Biostrutture e Bioimmagini del CNR, nell’ambito del progetto di PON MOLIM ONCOBRAIN LAB: “Metodi innovativi di imaging molecolare per lo studio di malattie oncologiche e neurodegenerative”. Tematica: “Ricerca pre-clinica per l’allestimento di modelli murini idonei all’imaging molecolare”. Titolo di studio (vecchio ordinamento): Lau-

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rea in Biotecnologie, Laurea in Scienze Biologiche DM 5/05/2004 9/S Biotecnologie mediche, 6/S Biologia DM 9/07/2009 LM/9 Biotecnologie mediche, veterinarie e farmaceutiche, LM/6 Biologia. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione di Roma Scadenza, 9 dicembre 2020 There will be a public selection procedure, based on qualifications and an interview, for the assignment of n. 1 (one) - Type of Grant: “Graduate Fellowship (Assegno di Ricerca Professionalizzante)” for conducting research related to the Scientific Area “pedagogical and psychological sciences” at the Institute of Cognitive Sciences and Technologies, CNR, in the scope of the research program “IM-TWIN: from Intrinsic Motivations to Transitional Wearable INtelligent companions for autism spectrum disorder”, in the following topic: “Development of Artificial Intelligence algorithms and implementation on experimental interactive devices, addressed to the therapy of neurodevelopmental disorders, with particular reference to Autism Spectrum Disorders”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Genetica e Biofisica “Adriano Buzzati Traverso” di Napoli Scadenza, 9 dicembre 2020 È indetta una selezione pubblica, per titoli e colloquio, per il conferi-


LAVORO mento di un assegno di ricerca, tipologia “Professionalizzanti”, per lo svolgimento di attività di ricerca inerenti all’area Scientifica “Scienze biomediche” nell’ambito del progetto di ricerca PRIN prot. 20179J2P9J_002 dal titolo “Unraveling cardiac progenitor biology: in vivo mechanistic insights and significance for congenital heart disease”, per la tematica “Metodi bioinformatici per l’analisi di dati omici”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria di Milano Scadenza, 10 dicembre 2020 È indetta una selezione pubblica, per titoli e colloquio, per il conferimento di un assegno di tipologia Senior per lo svolgimento di attività di ricerca inerente all’area Scientifica 07 - Scienze agrarie e veterinarie da svolgersi presso la sede di Milano dell’Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria del CNR che effettua ricerche nell’ambito del Programma di ricerca “SMARTER - SMAll RuminanTs breeding for Efficiency and Resilience”, Progetto europeo H2020SFS-2016-2017 (RIA) Grant Agreement n. 772787, per la seguente tematica: “Analisi bioinformatiche su dati genomici relativi a popolazioni ovine e caprine”. Per informazioni, www.cnr. it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca sulle Acque di Bari Scadenza, 24 dicembre 2020 È indetta una pubblica selezione per titoli, eventualmente integrata da colloquio, per il conferimento di una borsa di studio per laureati, per ricerche inerenti all’rea Scientifica “Scienze del Sistema Terra e Tecnologie per l’ambiente” da usufruirsi presso l’Istituto di Ricerca Sulle Acque del CNR Sede Secondaria di Bari, nell’ambito dei progetti di ricerca: “NETSIGN”, “STATTE” e “FITOFARMACI” per la seguente Tematica: “Monitoraggio di prodotti fitosanitari, altri inquinati organici e inorganici in matrici ambientali ed alimentari ed implementazione di banche dati regionali per la messa a punto di modelli di gestione sostenibile delle risorse ambientali”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi).

Università di Brescia Scadenza, 6 dicembre 2020 Procedura di selezione per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato e pieno, settore concorsuale 05/F1 - Biologia applicata, per il Dipartimento di medicina molecolare e traslazionale. Gazzetta Ufficiale n. 87 del 06-11-2020. Fondazione PTV “Policlinico Tor Vergata” di Roma Scadenza, 6 dicembre 2020 Selezione pubblica, per titoli e colloquio, per la copertura di un posto di dirigente biologo, a tempo pieno e determinato della durata di cinque anni, disciplina di anatomia patologica, per la U.O.S.D. Anatomia patologica ad indirizzo istopatologico. Gazzetta Ufficiale n. 87 del 06-11-2020. Università di Bologna “Alma Mater Studiorum” Scadenza, 10 dicembre 2020 Procedura di selezione per la chiamata di un professore fascia degli ordinari, settore concorsuale 06/A3 - Microbiologia e microbiologia clinica, per il Dipartimento di medicina specialistica, diagnostica e sperimentale. Gazzetta Ufficiale n. 88 del 10-11-2020. Università di Trento Scadenza, 10 dicembre 2020 Valutazione comparativa per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato della durata di tre anni, settore concorsuale 05/E2 - Biologia molecolare, per il Dipartimento di biologia cellulare, computazionale e integrata. Gazzetta Ufficiale n. 88 del 10-11-2020. Università “La Sapienza” di Roma Scadenza, 13 dicembre 2020 Valutazione comparativa, per titoli e colloquio, per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato e pieno, settore concorsuale 05/B1, per il Dipartimento di biologia e biotecnologie C. Darwin. Gazzetta Ufficiale n. 89 del 13-11-2020. Università “La Sapienza” di Roma Scadenza, 13 dicembre 2020 Scadenza, 13 dicembre 2020 Valutazione comparativa, per titoli e colloquio, per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato

e pieno, settore concorsuale 05/D1, per il Dipartimento di biologia e biotecnologie C. Darwin. Gazzetta Ufficiale n. 89 del 13-11-2020. Azienda Sanitaria Locale Roma 4 di Civitavecchia Scadenza, 17 dicembre 2020 Conferimento dell’incarico quinquennale di dirigente medico/biologo/ chimico, responsabile della U.O.C. servizio igiene degli alimenti e della nutrizione, per il Dipartimento di prevenzione. Gazzetta Ufficiale n. 90 del 17-11-2020. Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena Scadenza, 20 dicembre 2020 Procedura di stabilizzazione, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di dirigente biologo, per le esigenze della struttura semplice di genetica oncologica. Gazzetta Ufficiale n. 91 del 20-11-2020. Università di Bologna “Alma Mater Studiorum” Scadenza, 22 dicembre 2020 Procedura di selezione per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato della durata di trentasei mesi e pieno, settore concorsuale 05/ A1 - Botanica, per il Dipartimento di farmacia e biotecnologie. Gazzetta Ufficiale n. 90 del 17-11-2020. Azienda Unità Locale Socio Sanitaria N. 1 Dolomiti di Belluno Scadenza, 24 dicembre 2020 Conferimento dell’incarico di direttore della struttura complessa U.O.C. Servizio igiene degli alimenti e della nutrizione del Dipartimento di prevenzione, ruolo sanitario profilo medici, biologi, chimici, disciplina di igiene degli alimenti e della nutrizione. Gazzetta Ufficiale n. 92 del 24-11-2020. ESTAR - Ente di supporto tecnico-amministrativo regionale della Toscana Scadenza, 24 dicembre 2020 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di dirigente biologo, disciplina di microbiologia e virologia, per le attività del laboratorio di sanità pubblica dell’Azienda USL Toscana Nord Ovest. Gazzetta Ufficiale n. 92 del 24-11-2020.

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SCIENZE

L’associazione tra una durata alterata del sonno e il declino cognitivo Uno studio cinese riscontra il collegamento tra le ore del riposo notturno e alcune funzioni della sfera cognitiva

di Sara Lorusso

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no studio [1] condotto tra il Peking University Clinical Research Institute di Pechino e il Dipartimento di Epidemiologia Clinica dello Beijing Chaoyang Hospital ha individuato un’associazione tra la durata del sonno e il declino cognitivo complessivo. I ricercatori hanno in particolare messo in evidenza come i risultati ottenuti suggeriscano che la funzione cognitiva dovrebbe essere monitorata in individui con una durata del sonno insufficiente, minore o uguale alle quattro ore per notte, o eccessiva, superiore alle dieci ore per notte. Lo studio, che ha aggregato i dati di oltre 28mila individui, ha rivelato che la funzione cognitiva globale nelle persone con una durata del sonno posizionata in uno dei due eccessi (troppo lunga o troppo breve) è diminuita in modo statisticamente significativo più velocemente rispetto al gruppo di riferimento, quello di individui con una durata del sonno media di sette ore. La ricerca di Yanjun Ma, Lirong Liang, Fanfan Zheng e altri è stata portata avanti sfruttando i dati di due coorti di studio sull’invecchiamento, per una platea complessiva di 28.756 individui. La prima, relativa a uno studio londinese basato su dati di ultracinquantenni nei periodi 2008-2009 e 2016-2017, la seconda relativa a uno

studio cinese sulla popolazione con più di 45 anni nel periodo 2011-2015. La misurazione della durata del sonno è stata fornita dagli stessi partecipanti, che erano stati intervistati faccia a faccia nei rispettivi studi originari: a tutti è stato chiesto di indicare la durata senza che fossero fornite loro opzioni preimpostate tra cui scegliere. In entrambi gli studi di partenza, poi,

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SCIENZE la valutazione cognitiva era stata condotta su memoria, funzione esecutiva e orientamento. In base ai dati presenti nei due dataset, il team di ricercatori coordinato da Ma, Liang e Zheng ha deciso di dividere i partecipanti in sette gruppi, in base alla durata del sonno dichiarata (meno di 4, 5, 6, 7, 8, 9 o più di 10 ore di sonno a notte). La curva generata dall’analisi dei dati ha assunto una forma di U invertita. I ricercatori del gruppo sono partiti dalla constatazione che non esistono prove concrete sull’associazione tra la durata del sonno e la traiettoria del declino cognitivo. La popolazione anziana è aumentata rapidamente negli ultimi decenni, tanto che già nel 2015 il 12% della popolazione mondiale aveva più di 60 anni. Ed entro il 2050, questa fascia di età dovrebbe raggiungere il quinto della popolazione. Il Report sulla Popolazione stilato dalle Nazioni Unite [2] ha previsto che a livello globale la speranza di vita alla nascita aumenterà dal limite medio di 70 anni stimato nel periodo 2010-2015 a 77 anni nel periodo 20452050 e a 83 anni nel 2095-2100. Le previsioni dicono che l’Africa guadagnerà circa 19 anni di aspettativa di vita entro la fine del secolo, raggiungendo i 70 anni nel 2045-2050 e i 78 anni nel 2095-2100. L’Asia, l’America Latina e i Caraibi guadagneranno 13-14 anni di aspettativa di vita entro il 2095-2100, mentre l’Europa, il Nord America e l’Oceania dovrebbero guadagnare 1011 anni. Di conseguenza, anche la quota di anziani con deficit cognitivo e demenza sarà proporzionalmente aumentata. La demenza è uno dei disturbi più comuni e gravi nella vita adulta: una condizione che è responsabile delle più pesanti disabilità e di una notevole percentuale di mortalità nelle persone anziane, senza contare che impone un enorme carico di assistenza a lungo termine alle famiglie e alla società. Secondo l’Alzheimer’s Disease International, la federazione internazionale delle associazioni che si occupano di Alzheimer nel mondo, riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, le persone affette da demenza hanno scarso accesso a un’assistenza sanitaria adeguata, anche nella maggior parte dei Paesi ad alto reddito, dove solo il 50% circa delle persone affette da demenza riceve una diagnosi. Nei Paesi a basso e medio reddito, invece, viene diagnosticato meno del 10% dei casi. Secondo il World Alzheimer Report 2016 [3], con l’invecchiamento della popolazione, è possibile stimare che nel 2015 ci fossero 46,8 milioni di persone in tutto il mondo con demenza e questo numero raggiungerà i 131,5 milioni nel 2050. Il report rilasciato nel 2019 [4] aggiunge alle stime sul declino cognitivo interessanti informazioni collegate all’atteggiamento nei confronti della demenza, grazie ai risultati del più ampio sondaggio mai realizzato sul tema, con quasi 70.000 persone in 155 Paesi e territori controllati. L’indagine, sviluppata dalla London School of Economics and Political Science, ha attenzio-

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nato quattro gruppi demografici: persone affette da demenza, assistenti, operatori sanitari e pubblico in generale. È emerso che l’80% degli intervistati è preoccupato per lo sviluppo improvviso della demenza e una persona su quattro pensa che non ci sia nulla da fare per prevenirla. Oltre il 50% dei caregiver a livello globale afferma che la propria salute ha sofferto a causa delle proprie responsabilità assistenziali, pur esprimendo sentimenti positivi sul proprio ruolo, e quasi il 62% degli operatori sanitari in tutto il mondo pensa che la demenza faccia parte del normale invecchiamento. In Italia, secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità (Iss) vi sono circa 1 milione di persone affette da demenza e circa 900 mila affette da una condizione a rischio definita come “Mild Cognitive Impairment (Mci, deficit cognitivo isolato)”. Nel 2018 è stato diffuso lo European Carers’ Report 2018 [5], il rapporto sugli ostacoli rilevati dai familiari nella diagnosi tempestiva delle persone con demenza, relativo a cinque nazioni (Italia, Scozia, Olanda, Repubblica Ceca, Finlandia) che rappresentano un campione significativo della situazione in Europa in merito al percorso diagnostico, ai tempi e alle modalità affrontate anche dai familiari dei malati. I dati più significativi riguardano la tempistica della diagnosi e la sua comunicazione al malato. Tra i principali ostacoli alla diagnosi precoce, il rapporto indica le segnalazioni dei familiari circa un ritardo significativo nell’individuazione della diagnosi stessa: in media servono 2,1 anni per ricevere la diagnosi corretta. Al 25% dei malati, inoltre, viene diagnosticata inizialmente un’altra condizione medica. Il documento infine spiega come una volta stabilita la diagnosi corretta, si registri tra i malati un 53% di demenza lieve, 36% moderata, 4% grave. In generale, quasi la metà dei familiari (47%) è convinta che il tasso di diagnosi sarebbe risultato migliore se valutato più tempestivamente. Poiché ad oggi non sono disponibili terapie efficaci per il trattamento della demenza, lo sviluppo di percorsi di prevenIl Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2020

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SCIENZE

zione è l’unica strada percorribile per ridurne l’impatto socio-sanitario. Ecco perché l’individuazione di possibili marker della condizione e di specifici fattori di rischio rientra di diritto tra le strategie prioritarie nell’affrontare la patologia cognitiva. Un recente studio dell’Associazione Alzheimer [6] ha analizzato l’impatto sulla salute pubblica della malattia di Alzheimer, inclusa l’incidenza e la prevalenza, la mortalità e la morbilità, i costi delle cure e l’impatto complessivo sui caregiver e sulla società. L’indagine è riuscita a esaminare i vantaggi di una diagnosi della malattia nelle prime fasi del processo patologico, nella fase di lieve deterioramento cognitivo dovuto alla malattia di Alzheimer. I numeri sono emblematici. Nel 2017, nei soli Stati Uniti d’America oltre 16 milioni di familiari e altri caregiver non retribuiti hanno fornito circa 18,4 miliardi di ore di assistenza alle persone con Alzheimer o altre demenze: il valore economico stimato di questa assistenza è pari a oltre232 miliardi di dollari, ma i suoi costi si estendono all’aumento del rischio di disagio emotivo e di esiti negativi per la salute mentale e fisica dei caregiver familiari. Ora, negli ultimi anni l’identificazione della malattia è passata da un riconoscimento dei sintomi a una comprensione basata sui cambiamenti cerebrali. Poiché questi cambiamenti iniziano molto prima che si manifestino i sintomi clinici, la diagnosi precoce potrebbe avere importanti vantaggi sull’individuo e sul carico finanziario globale. Un modello matematico condiviso dall’Associazione Alzheimer stima che una diagnosi precoce e accurata potrebbe far risparmiare fino a 7,9 trilioni di dollari in costi medici e assistenziali. Rispetto al declino cognitivo l’approccio preventivo più promettente sembra quello capace di valutare la sua natura multicausale: gli effetti combinati di particolari fattori di rischio vascolare [7] possono accelerare il processo di declino cognitivo, così come il fumo e la pressione arteriosa a lungo termine sembrano aumentare il rischio di declino cognitivo negli anziani. Un recente aggiornamento della Commissione Lancet del 2017 su demenza, prevenzione, intervento e cura [8] espande il numero di fattori di rischio modificabili da nove a dodici, includendo anche lesioni alla testa nella mezza età, consumo

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eccessivo di alcol nella mezza età ed esposizione all’inquinamento atmosferico. Studi precedenti hanno già riportato una forte associazione tra il sonno e la funzione cognitiva negli anziani. Nel 2013 una ricerca finlandese [9] aveva individuato come durata e qualità del sonno in individui di mezza età fossero associati alla funzione cognitiva nella successiva età più tarda. Un altro studio della Harvard School of Public Health [10] invece si è soffermato in particolar modo sulla durata del sonno nelle donne. Durate estreme del sonno in età avan© Naeblys/www.shutterstock.com zata sono state associate a una cognizione media peggiore. Le donne della platea che dormivano meno di 5 ore al giorno risultavano avere una cognizione globale peggiore di quelle che dormivano 7 ore al giorno. Analoghi risultati erano emersi per donne il cui sonno medio superava le 9 ore al giorno. Così come era risultata peggiorata la capacità cognitiva delle donne che avevano subito una modifica peggiorativa nel tempo della durata del proprio riposo. I disturbi respiratori nel sonno si erano rivelati un elemento soggetto all’associazione con il declino cognitivo in una ricerca statunitense [11] focalizzata sulle donne anziane: quelle con disturbi respiratori del sonno rispetto a quelle senza disturbi respiratori del sonno mostravano un maggiore rischio di sviluppare disturbi cognitivi. Rispetto agli studi precedenti, gli scienziati della ricerca cinese si sono concentrati in modo specifico sulla durata del sonno attraverso le informazioni delle due coorti considerate. Hanno così osservato un’associazione statisticamente significativa tra la durata del sonno più lunga (8, 9 o più di 10 ore) o più breve (meno di 4 ore) e i punteggi basali inferiori nei tre domini cognitivi osservati (memoria, orientamento e funzione esecutiva). Ha fatto eccezione la durata del sonno compresa tra 9 e 10 ore. Una durata del sonno di 4 ore o meno era statisticamente associata in modo significativo a un declino dell’orientamento più rapido, ma non al declino della memoria o alla funzione esecutiva. Del resto, in letteratura [12, 13] sono già disponibili acquisizioni circa il nesso tra una privazione acuta del sonno e la codifica e il consolidamento della memoria e sul fatto che la breve durata del sonno sia associata a un aumento del rischio di sviluppare deficit di memoria. Le funzioni del sonno sono molteplici, ma è ormai assodato che ve ne sia una fondamentale collegata alla capacità di elaborare, consolidare e conservare informazioni acquisite in altri momenti. Così come diversi studi epidemiologici [14, 15] hanno verificato che la durata eccessiva del sonno è statisticamente associata in modo significativo a deficit


SCIENZE di memoria sia negli adulti di mezza età che negli individui più anziani. Tra gli adulti che si sentono spesso non ben riposati sia la durata del sonno breve che quella lunga sono state associate a una minore velocità della funzione cognitiva. Gli autori della ricerca ricordano che, tuttavia, i meccanismi alla base dell’associazione tra la durata del sonno e il declino cognitivo rimangono poco chiari, sebbene siano stati identificati diversi percorsi biologici plausibili. Alcune ricerche hanno, per esempio, affrontato la questione indagando l’eventuale associazione tra la durata del sonno e l’assottigliamento della corteccia cerebrale secondo andamenti accelerati rispetto a quello medio collegato con l’età. Altre indagini hanno lavorato sull’associazione del declino cognitivo con i disturbi infiammatori. Altri ancora sono riusciti a collegare i brevi periodi di privazione del sonno con un aumento della plasticità sinaptica e con la conseguente funzione cognitiva compromessa. È stato anche riscontrato che la proteina tau, una proteina associata alla neurodegenerazione correlata alla malattia di Alzheimer, aumenta durante la privazione cronica del sonno [16]. Il punto di forza dello studio, segnalano gli stessi autori, è nell’associazione tra la durata del sonno e la funzione cognitiva rilevata in due grandi coorti relative a culture e geografie molto diverse. E poiché i risultati sono apparsi coerenti in entrambe le coorti basate su una comunità rappresentativa a livello nazionale è possibile ipotizzare una reale generalizzabilità dei dati. Tra i limiti dello studio vanno invece segnalati la tipologia di indagine (studio osservazionale, quindi non è stato possibile dimostrare alcuna relazione causale) e la possibilità di causalità inversa (una durata del sonno eccessiva o breve potrebbe, infatti, essere una manifestazione precoce di danno cerebrale). Va inoltre ammesso che persone con problemi di memoria potrebbero non ricordare con precisione la durata del sonno. È stata, in conclusione, osservata un’associazione a forma di U invertita statisticamente significativa tra la durata del sonno e la funzione cognitiva e il suo successivo declino. Questi risultati, seppur con le necessarie ulteriori ricerche sul tema, appaiono indicatori importanti del fatto che la funzione cognitiva dovrebbe essere monitorata in individui di mezza età e anziani con durata del sonno insufficiente o eccessiva.

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SCIENZE

Le cellule sane del polmone sono in realtà alleate dei tumori Scoperto il meccanismo con cui le cellule alveolari sane collaborano con quelle metastatiche promuovendone la sopravvivenza e l’adattamento

di Giada Fedri

I

l cancro al seno è il secondo tumore più comune al mondo e il primo tra le donne, in cui rappresenta la seconda causa di morte [1]. La quasi totalità dei decessi, circa il 90% [2], non è causata dal tumore primario bensì dagli eventi metastatici successivi [3] che spesso non vengono rilevati fino ad anni o decenni dopo la prima diagnosi [4], [5]. Infatti, solo il 10-15% delle pazienti con carcinoma mammario ha una malattia aggressiva e sviluppa metastasi entro 3 anni, il resto può avere recidive anche 10 anni o più dopo la diagnosi iniziale [6] e comunque il rischio permane per tutto il corso della vita [7]. Nonostante lo sviluppo di nuovi approcci terapeutici e il significativo miglioramento dei tassi di sopravvivenza negli ultimi vent'anni, la malattia metastatica, principalmente alle ossa, ai polmoni e al cervello rimane incurabile [8]. La progressione del cancro che porta alla diffusione metastatica delle cellule tumorali è un processo altamente complesso e poco compreso, che consiste in una serie di eventi che inizia con la perdita delle caratteristiche tipicamente epiteliali in alcune cellule tumorali primarie, che acquisiscono così proprietà simili a quelle mesenchimali in un processo noto anche come transizione epiteliale-mesenchimale (EMT), che permette la degradazione della membrana basale, l’invasione della matrice interstiziale [9] e l’inizio del viaggio verso gli organi bersaglio. Durante questa cascata metastatica multi-step, solo una piccola percentuale di cellule, denominate cellule tumorali disseminate (DTC), riesce ad acquisire le alterazioni genetiche ed epigenetiche necessarie a completare la transizione allo stadio successivo.

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Di questa piccola popolazione, solo una minima porzione riesce a sopravvivere ed alcune, in seguito a stravaso, rimangono spesso quiescenti negli organi distali subendo lunghi periodi di latenza, noti anche come fasi di dormienza [10]. A onor del vero, evidenze cliniche dimostrano che le DTC rilevate in pazienti prima dello sviluppo di macro-metastasi possono contenere meno aberrazioni genetiche rispetto ai tumori primari o pre-metastatici, suggerendo che la disseminazione delle cellule tumorali è spesso un evento precoce durante la progressione del cancro [11] e questa teoria è supportata da prove sperimentali che indicano che le cellule di tumore al seno possono metastatizzare e rimanere dormienti in un sito secondario anche prima della crescita rilevabile del tumore primario [12]. Tra l’altro, questo fenomeno è stato osservato anche in modelli murini di cancro al pancreas, dove l'EMT e la diffusione delle cellule tumorali nel fegato potevano verificarsi anche prima della formazione del tumore stesso [13]. Queste considerazioni sono alla base della necessità di decifrare i complessi meccanismi che governano la dormienza delle cellule tumorali metastatiche e la fuga dallo stato latente, mentre allo stesso tempo sottolineano l'importanza di sfruttare questa finestra temporale per un trattamento efficace delle metastasi tumorali. Mantenere lo stato di dormienza non è un processo semplice per le cellule cancerose, prevede infatti una serie controllata di meccanismi di sopravvivenza, di mantenimento costante della vitalità, di auto-rinnovamento ottimizzati sia al mantenimento della capacità di tumorigenesi che all’equilibro


SCIENZE di attivazione/soppressione e di proliferazione/ apoptosi che ripristina o previene la crescita aggressiva. E’ durante questo periodo che possono insorgere i tratti genetici ed epigenetici indipendenti che guidano le recidive e che non saranno presenti nei tumori primari originali [14]. In realtà, la maggioranza delle cellule tumorali disseminate non riesce a sopravvivere e proliferare dopo l'arrivo in un tessuto estraneo poiché tutti i meccanismi descritti finora implicano un dialogo incrociato tra le cellule dormienti e il loro nuovo microambiente, che devono sfruttare e modellare per la sopravvivenza. Tra questi, emergono lo switch angiogenico e l'angiogenesi [15], l’immuno-sorveglianza [16] e un'ampia varietà di interazioni micro-ambientali con la matrice extracellulare (ECM) e le cellule stromali, mieloidi e fibroblastiche [17], dove la secrezione di fattori di crescita e citochine è fortemente correlata alla dormienza. E’ proprio la difficoltà di questa delicato equilibrio che seleziona la piccola frazione che resterà vitale ed avrà successo perché oltre alle mutazioni e l’acquisizione delle caratteristiche necessarie alla transizione da tumore primario a metastatico, qualsiasi cellula, incluse quelle cancerogene, hanno bisogno di un ambiente favorevole specifico per poter sopravvivere e riprodursi, anche semplicemente per rimanere vitale nella fase di dormienza. Questo microambiente specifico, favorevole ed accogliente è tecnicamente definito “nicchia”. Alcuni microambienti tissutali sono più ospitali di altri per le cellule tumorali infatti in alcuni organi come i polmoni, le ossa e il cervello, le lesioni metastatiche vengono rilevate più frequentemente nei pazienti. Ogni organo, o più in particolare ogni tessuto ha delle caratteristiche ambientali tipiche, quindi come fanno delle cellule tumorali originate in un organo, in una nicchia specifica, a sopravvivere in un ambiente totalmente diverso dall’originario? Molti studi hanno confermato la straordinaria capacità delle cellule tumorali di costruirsela ex-novo una volta raggiunto l’organo bersaglio. L'interazione tra le cellule tumorali e l'ambiente metastatico era già stata proposta nel 1889 da Sir Stephen Paget, il quale suggerì che la colonizzazione metastatica di un organo distante non è un processo casuale e che le cellule tumorali possono crescere esclusivamente in un microambiente di supporto [18]. Tuttavia, più di un secolo dopo, siamo ancora in fase di comprensione della complessa interazione tra le cellule tumorali e i microambienti target, le cosiddette "nicchie metastatiche", e diventa ancora più difficile quando i primi cambiamenti dell'espressione dei componenti della matrice extracellulare e della mobilizzazione delle cellule progenitrici del tessuto bersaglio si verificano addirittura già prima che le cellule tumorali arrivino negli organi target come il midollo osseo o il polmone [19]. Le DTC si preparano la cosiddetta "nicchia pre-metastatica" per crearsi in anticipo un microambiente conduttivo per accertarsi la diffusione negli organi scelti, che richiede il rimodellamento e la deposizione aberrante dell’ECM dove la fibronectina, la fibrina e la tenascina sono le molecole maggiormente implicate nella formazione delle reti fibrillari, nella regolazione dell'adesione e nella crescita delle cellule tumorali

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[19]. Studi precedenti hanno infatti dimostrato che la fibronectina dell'ECM può determinare se le cellule tumorali migrate nell’organo bersaglio possano rimanere in uno stato dormiente interagendo con il recettore dell'attivatore del plasminogeno urochinasi (uPAR) nelle cellule tumorali, che, associandosi con l’integrina, aumentano l'adesione delle cellule alla fibronectina [20]. Inoltre, tale associazione genera livelli persistentemente alti di ERK attivo, una pretein-chinasi mitogenica famosa per il suo ruolo chiave nella differenziazione e crescita tumorale in vivo. Al contrario, quando i livelli di uPAR sono bassi e le fibrille sono assenti, le cellule entrano in uno stato dormiente [21]. Pochi anni fa è stato dimostrato che le cellule tumorali metastatiche extravasate utilizzano il meccanismo di polimerizzazione dell'actina per estendere protrusioni simili a filopodia (FLP) contenenti integrina, per interagire in modo attivo con la matrice extracellulare circostante, processo chiave nella proliferazione iniziale [22] e favorito dal programma di EMT. Al contrario, le cellule dormienti e a proliferazione lenta sviluppano pochissimi prolungamenti e placche di adesione allungate nel parenchima polmonare e mostrano bassi livelli di attivazione di ERK [24], suggerendo che la capacità di estendere abbondanti FLP determina in modo critico la capacità delle cellule di cancro al seno di colonizzare i tessuti estranei. In effetti, lo stesso gruppo di ricerca aveva già dimostrato che nei melanomi bloccare la formazione dei FLP aveva ridotto notevolmente la capacità di colonizzare i polmoni, il fegato e il midollo osseo [24]. Sull’onda di questi risultati, una nuova importante ricerca pubblicata su “Nature Cell Biology” e coordinata dal Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università di Padova e dal Francis Crick Institute di Londra, fa luce sui meccanismi di sopravvivenza e di dormienza delle cellule metastatiche del cancro Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2020

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SCIENZE

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al seno che raggiungono i polmoni. Hanno scoperto che, una volta arrivate nell’epitelio polmonare, le DTC sono aiutate attivamente dalle cellule alveolari sane dei pazienti, e che è proprio questo dialogo dinamico che permette alle cellule metastatiche di sopravvivere nel nuovo ambiente e di creare la nicchia ottimale. Nello specifico, hanno individuato le cellule epiteliali alveolari di tipo 1 (AT1) come le principali protagoniste di questa interazione, rivelandole come principali effettrici della stimolazione nelle cellule di cancro al seno che hanno raggiunto il polmone dell’espressione di geni specifici per la formazione e il mantenimento di fibrille di fibronectina e dei prolungamenti simili a filopodia necessari all’aderenza e alla sopravvivenza nella nuova nicchia, e alla guida di segnali pro-sopravvivenza dipendenti dall'integrina [25]. Il gruppo di ricerca è riuscito anche ad identificare il gene responsabile di questa "comunicazione collaborativa", il gene sfrp2, già conosciuto in ambito oncologico. Studi precedenti infatti, avevano sottolineato come questo gene fosse over-espresso nei cheratinociti infettati dal virus del Papilloma umano (HPV) [26], come la sua metilazione fosse un potenziale marker per la presenza di cancro al colon-retto [27] e come svolgesse un ruolo di oncogene nel sarcoma [28]. Così come le cellule alveolari di tipo 1 cooperano con le cellule dormienti di tumore al seno metastatico, altre condizioni patologiche hanno mostrato la stessa collaborazione: nei melanomi, i fibroblasti dermici hanno mostrato un impatto profondo sulla progressione della malattia [29] proprio tramite la secrezione della proteina sFRP2. Quest’ultima, attivava una cascata di segnalazione in più fasi nelle cellule di melanoma che si traduceva in un aumento della sopravvivenza, dell'angiogenesi, delle metastasi e dell’invasione nelle cellule polmonari [30] ed era anche correlato alla resistenza alle terapie convenzionali [31]. Per studiare gli effetti di sFRP2 nel cancro al seno metastatico, i ricercatori hanno effettuato esperimenti in vitro utilizzando due linee cellulari metastatiche, una dormiente (D2.0R) e una proliferativa, D2A1 [32]. Le cellule D2.0R persistevano per molte settimane nei polmoni ma senza formare grandi colonie, mentre le cellule D2A1 crescevano in modo aggressivo anche se entram-

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be, una volta extra-vasate nello spazio alveolare, hanno contattato il parenchima polmonare formando lunghe estensioni simili a filopodia [22] formate da fibrille di fibronectina. In particolare, le cellule alveolari di tipo 1 a stretto contatto con le cellule D2.0R, che in condizioni normali restano quiescenti, iniziavano a proliferare creando delle espansioni di parenchima polmonare attorno alle metastasi dormienti. Inoltre, le cellule AT1 aumentavano a loro volta il numero di cellule dormienti D2.0R sopprimendone l'apoptosi e aumentandone il tasso mitotico infatti, le protrusioni filopodio-simili erano positive per Src fosforilato attivo, una proteina fortemente implicata nei segnali pro-metastatici [23], [33]. In conclusione, la scoperta rivela che sono le cellule alveolari sane che iniziano il cross-talk con le cellule metastatiche, stimolando la produzione di SFRP2 che, tramite l’integrina, si lega alla fibronectina ed è incorporato in una frazione ECM insolubile [34] dove promuove la crescita delle cellule dormienti, la deposizione e l'organizzazione delle protrusioni filopodio-simili ed aumenta le via di segnalazione specifiche per l’attività metastatica, aumentandone il numero e le dimensioni. Ecco confermato che è proprio l'interazione con il parenchima polmonare che permette la sopravvivenza e la dormienza delle cellule metastatiche e la diafonia tumore-stroma [30], [34]. A questo punto, una volta scovati i meccanismi chiave, i ricercatori hanno deciso di testare un farmaco su modelli murini in vivo, la cilengitide (già in sperimentazione per la cura del glioblastoma) che imita il motivo di legame dell'integrina alla fibronectina e ad altre molecole della matrice extracellulare. I risultati sono stati strabilianti: oltre a ridurre i prolungamenti necessari alla sopravvivenza, ha ridotto il numero di micro e macro metastasi anche quando già stanziate nei tessuti polmonari ed ha eliminato le cellule tumorali silenti disseminate ai polmoni dei topi trattati. Appurato che le cellule di carcinoma sono altamente sensibili ai segnali provenienti da cellule epiteliali non trasformate in sedi metastatiche, bloccare questo cross-talk è una proposta efficace per colpire le cellule metastatiche silenti, difficili da eliminare. La chemioterapia adiuvante è infatti efficace nel ridurre le recidive entro i primi 5 anni ma inefficiente nel prevenire le recidive tardive tra i 5 ei 15 anni [15] ed in tutti i casi, una volta che le metastasi si sono sviluppate, la malattia rimane per lo più incurabile e il trattamento è limitato alle cure palliative. La durata prolungata della fase di dormienza è una preziosa finestra di opportunità per l’intervento terapeutico, pertanto è di fondamentale importanza colpire le cellule metastatiche prima dello sviluppo delle recidive e inibire la colonizzazione degli organi più colpiti. Tutto questo è possibile solo decifrando i meccanismi che permettono l’adattamento delle cellule tumorali al nuovo ambiente e alla formazione della nicchia, sviluppando approcci terapeutici che sopprimono le comunicazioni con le cellule sane e il loro microambiente al fine di eliminare le DTC o mantenerle in uno stato perennemente dormiente.


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SCIENZE

Le azioni extra-scheletriche della vitamina D Lo studio “vital” mettere in relazione supplementazione di Vitamina D e prevenzione di patologie come neoplasie e affezioni cardio-vascolari

di Lisa Fiore, Gianni Zocchi, Niccolò Zocchi, Franco Bardini, Giorgia Carabelli, Giacomo Ciampi e Stefano Bernardi

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he la vitamina D svolga un ruolo fondamentale nel regolare i processi di mineralizzazione ossea è ormai un punto fermo ma cosa sappiamo ad oggi di tutte le sue azioni extra-scheletriche? Non corriamo il rischio di sopravvalutarne il ruolo con aspettative non confortate da evidenze scientifiche? L’anno 2018 ha visto la pubblicazione delle linee guida italiane di gestione della Vitamina D sia in ambito pediatrico (1) che per l’adulto (2). Due anni dopo la prestigiosa rivista The Journal of Steroid Biochemistry and Molecular Biology pubblica il report definitivo dello primo vero studio randomizzato denominato “VITAL” (3) che aveva lo scopo di mettere in relazione supplementazione di Vitamina D e prevenzione di patologie quali neoplasie e affezioni cardio-vascolari. La domanda quindi sorge spontanea: perché la comunità scientifica avverte l’esigenza di porre dei punti fermi sulla gestione di questa vitamina? Il problema ha radici profonde e forse mai del tutto chiarite. A fianco dell’ormai nota e consolidata azione della Vitamina D sul metabolismo osseo ed in altri ambiti, che comunque rimandano al suo ruolo scheletrico, ci si è spinti ad ipotizzare, a torto o a ragione a seconda degli studi, un suo ruolo di spicco in situazioni molto diverse che vanno da una specifica azione nella regolazio-

ne del sistema immunitario alla prevenzione di stati alterati dell’umore. Con il termine “azioni extra-scheletriche” (4) quindi si raggruppano tutti gli ambiti diversi da quello “classico” in cui la Vitamina D assume ipoteticamente un ruolo primario di controllo. L’ipotesi di azioni extra-scheletriche della Vitamina D nasce intorno agli anni ’80, periodo in cui avviene la rivoluzio-

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SCIENZE

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naria scoperta del suo recettore (VDR) e dell’enzima 1-alfa-idrossilasi (attivatore della Vitamina D) in tessuti e cellule non coinvolti nel metabolismo calcio-fosforo, quali cellule della cute, del cervello, della placenta, del pancreas e nelle cellule del sistema immunitario (5). In anni successivi, quando anche l’epigenetica si affaccia alla ribalta delle scienze applicative, si osserva che quasi la totalità delle cellule esprimono il VDR e che la Vitamina D attiva è in grado di regolare, direttamente o indirettamente, l’espressione di oltre 1300 geni diversi (6). Da qui l’ipotesi di un suo ruolo ad ampio raggio e non più confinato in ambito scheletrico. Da allora si sono susseguiti molti studi che hanno dato luogo ad altrettante pubblicazioni ma ad oggi la comunità scientifica non ha ancora assunto una posizione univoca sul reale ruolo di questa importante vitamina in ambiti diversi dal metabolismo osseo. Si ipotizza che una sua carenza possa aumentare il rischio di neoplasie (in particolare tumore del colon, mammella e prostata), di malattie cardiovascolari, di condizioni autoimmuni o ridotta fertilità. Non vi sono ad oggi evidenze certe delle correlazioni sopra esposte (7), o quantomeno non inconfutabili, e se ci si aspettavano nuove certezze dallo studio VITAL anche questo non è stato in grado di porre punti fermi e inequivocabili. Lo studio osservazionale, randomizzato e controllato, ha coinvolto oltre 25.000 soggetti (uomini e donne di età superiore a 50 anni) trattati per più di 5

anni con supplementazione giornaliera di 2000 UI di Vitamina D e di 1 gr di acidi grassi Omega-3. Lo scopo era quello di osservare una riduzione di rischio di insorgenza di neoplasie e/o patologie cardiovascolari in relazione ai supplementi assunti nel tempo. Sia questo imponente studio che metaanalisi precedenti non hanno evidenziato una significativa riduzione di incidenza di neoplasie né di condizioni a carico del sistema cardio-vascolare. Dallo studio VITAL sembra emergere una riduzione significativa della mortalità dovuta a neoplasie, tuttavia lo stesso studio non è stato in grado di chiarire le condizioni soggettive che possono far trarre beneficio dalla integrazione con Vitamina D. Come ci si pone quindi di fronte a “ipotesi” di correlazione tra bassi valori di Vitamina D attiva circolante e aumento di rischio di sviluppare patologie autoimmuni come ad esempio il diabete mellito di tipo 1, la sclerosi multipla, il morbo di Chron e l’artrite reumatoide o situazioni quali ipertensione, infarto del miocardio, ictus, malattia cardio-vascolare, schizofrenia, depressione e progressivo deficit neurocognitivo? La Vitamina D, al di là delle sue azioni ormai note, può essere considerata una vera e propria “panacea” come da molti ipotizzato? Quello che realmente oggi manca è l’evidenza di solide basi causa-effetto tra ipovitaminosi D e le condizioni sopra descritte. In altre parole: la carenza di vitamina D è la causa o Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2020

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l’effetto di un determinato problema? Per chiarire ulteriormente il concetto prendiamo un esempio concreto: l'obesità e la carenza di vitamina D sono viste oggi come un importante problema di salute in tutto il mondo ed in particolare nei paesi occidentali (8). Eppure, nonostante vari Focus la relazione tra i livelli sierici di Vitamina D e Indice di Massa Corporea (IMC) è controversa poiché, a seconda dei lavori pubblicati, si osserva sia una correlazione negativa che una correlazione positiva tra questi parametri, o addirittura assenza di correlazione (9). Diversi autori spiegano questa variabilità come frutto di errati disegni degli studi clinici e si è osservato che possono intervenire più fattori (esterni e/o interni ai vari studi) quali: luogo in cui vive la popolazione presa in esame, stagione in cui si protrae lo studio, differenze di genere (uomini e donne con uguale IMC hanno una diversa distribuzione del tessuto adiposo), diversi stili di vita, diverso approccio del Sistema Sanitario di vari paesi rispetto al problema “integrazione di Vitamina D”. Un esempio? Una meta-analisi condotta su 34 studi trasversali (10) ha dimostrato una correlazione debole o negativa tra i livelli sierici di Vitamina D attiva e l'IMC in adulti sani, maschi che vivono nei paesi sviluppati. Una correlazione analoga era evidente anche per gli uomini che vivevano nei paesi in via di sviluppo, ma non per le donne. La stessa meta-analisi ha dimostrato inoltre una debole correlazione inversa tra vitamina D e IMC. I pazienti obesi (BMI> 30 kg / m2) potrebbero richiedere 2-3 volte più vitamina D sia per il trattamento che per la prevenzione della carenza di vitamina D ma non vi è evidenza univoca (10). Queste stesse “discrepanze” si osservano anche in altri ambiti quali, ad esempio, il ruolo della Vitamina D nella regolazione del sistema immunitario o delle infezioni. Le evi-

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denze ad oggi disponibili non supportano in maniera univoca una relazione causale tra ipovitaminosi D e infezioni tanto che le attuali Linee Guida sconsigliano l’uso della Vitamina D per il trattamento e/o la prevenzione delle condizioni sopra descritte, in attesa di trials clinici definitivi. Le raccomandazioni, sia in ambito nazionale (2) che internazionale (11), frutto di una attenta e meticolosa revisione delle più importanti pubblicazioni ad oggi disponibili parlano chiaro: la determinazione della vitamina D e il trattamento sostitutivo non sono ancora consigliati per prevenire o curare disturbi clinici diversi dalle patologie ossee e non possono essere raccomandati come prevenzione primaria. © FotoHelin/www.shutterstock.com Ricorrere alla vitamina D a scopo preventivo in alcuni contesti avviene senza che, ad oggi, sia stato dimostrato in maniera inequivocabile che tali integrazioni siano realmente in grado di contrastare le patologie che si intendono prevenire. Alcuni autori (5), in maniera forse più cauta, pur mettendo in evidenza associazioni tra stato e/o integrazione della Vitamina D e alcune patologie, sottolineano come non sia ancora possibile definire un ruolo di causa ed effetto evidenziando la necessità di ulteriori trial clinici che ne valutino gli effetti in maniera chiara ma soprattutto specifica. Le aspettative sul ruolo extra-scheletrico della Vitamina D restano comunque elevate e si dovrà porre sempre maggiore attenzione a trials clinici che ne evidenzino il ruolo preventivo.

Bibliografia 1) Saggese et al., Italian Journal of Pediatrics 2018 2) Cesareo et al., Nutrients 2018 3) Manson J.E. et al., The Journal of Steroid Biochemistry and Molecular Biology 2020 4) Shaw NJ et al., Arch Dis Child 2013 5) Brandi M.L., Michieli R., Pacini Editore 2015 6) Hossein-Nezhad A. et al., PLoS One 2013 7) Autier P. et al., Lancet Diabetes Endocrinol. 2017 8) World Health Organization. Fact Sheet: Obesity and Overweight 2018 9) Saneei P. et al., Ob. Rew. 2013 10) Drincic A. et al, J. Clin. Endocrinol. Metab. 2013 11) Dimitrakopoulou V.I. et al, BMG 2017



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European Green Deal, One Health e Zoonosi a Trasmissione Alimentare La salute umana e quella animale sono sottoposte alle stesse minacce, poiché legate all'ecosistema in cui convivono

di Alessandra Mazzeo*

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omo, animali e ambiente costituiscono un unico e inseparabile sistema, in cui la salute umana e quella animale sono interdipendenti e legate alla salute dell’ecosistema in cui vivono; in esso, gli animali domestici, quelli selvatici e l’uomo sono esposti alle stesse minacce. Tra tali minacce spiccano le zoonosi, malattie infettive (sostenute da batteri, virus e agenti infettivi non convenzionali) o infestive (sostenute da organismi eucarioti, animali o vegetali, unicellulari o pluricellulari) trasmissibili da una specie animale all’uomo. Le zoonosi, incluse quelle trasmesse da vettori, costituiscono oltre il 70% delle malattie trasmissibili che affliggono la popolazione umana. Esse insorgono per adattamento di un patogeno animale all’uomo. Tale evento ecologico è detto spillover ed è conseguenza di mutazioni genomiche e di selezione naturale, come drammaticamente accaduto nella recente pandemia di COVID-19 sostenuta dal SARS-CoV-2, un virus facilmente adattabile che replica il proprio genoma in modo poco accurato, probabilmente arrivato in un wet market dove avrebbe trovato l’animale che ha fatto da ponte tra il reservoir (il maggiore indiziato è il pipistrello) e l’uomo. I cambiamenti che favoriscono lo spillover sono quelli ambientali, quelli legati alle attività antropiche che inducono commistioni

Biologa, Specialista in Microbiologia e Virologia - DiAAA, Università degli Studi del Molise.

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innaturali di animali di diversi gruppi tassonomici, sia domestici che selvatici, come i suddetti wet market, la modernizzazione delle pratiche agricole (soprattutto nei Paesi in via di sviluppo), i cambiamenti climatici e la distruzione degli habitat naturali di specie animali che vengono forzate a spostarsi e a invadere nuovi habitat, dove vengono a contatto con specie diverse instaurando nuove convivenze di specie selvatiche e domestiche. Dopo lo spillover sono possibili, alternativamente, 2 vie: 1. l’uomo, ovvero il nuovo ospite, non contagia i suoi simili ed è un cul de sac della catena epidemiologica; conseguentemente la zoonosi è sempre causata da un contatto diretto (come ad esempio nella rabbia) o anche indiretto (come ad esempio nella brucellosi) con l’animale infetto; l’infezione umana esita generalmente in malattia con sintomatologia clinica letale o grave, oppure cronica e ingravescente perché manca l’adattamento ospite/patogeno che si verifica con i numerosi passaggi del patogeno negli ospiti della stessa specie, portando generalmente all’attenuazione dei sintomi; 2. l’uomo, ovvero il nuovo ospite, è in grado di diffondere il contagio all’interno della propria specie e l’infezione diventa indipendente dal contatto con l’animale, che rimane un importante amplificatore in quanto costituisce una sorgente di nuovi focolai che poi si sviluppano indipendentemente dalla sorgente stessa. L’andamento epidemiologico nella popolazione umana dipende da: • capacità infettante durante il periodo di incubazione: - il nuovo patogeno può essere trasmesso solo dopo la com-


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© Jonathan Chancasana/www.shutterstock.com

parsa della sintomatologia clinica nell’ospite; - il nuovo patogeno può essere infettante anche durante il periodo asintomatico di incubazione; • sopravvivenza al di fuori dell’ospite: - il patogeno ha una sopravvivenza limitata nell’ambiente esterno, quindi la trasmissione è diretta e si verifica solo quando si è a stretto contatto o si transita nell’ambiente, respirando o toccando superfici e oggetti contaminati di recente; - il patogeno ha una lunga sopravvivenza nell’ambiente esterno, quindi la trasmissione è anche indiretta e coinvolge individui separati dall’ospite infettante da ampi intervalli spaziali o temporali; • possibile attenuazione della sintomatologia in seguito ai numerosi passaggi da un ospite all’altro nell’ambito della stessa specie, che consentono l’adattamento ospite/patogeno (la sopravvivenza del patogeno è legata alla sopravvivenza della specie ospite). Le operazioni mirate ad eliminare completamente il reservoir dal suo areale, purtroppo, sortiscono spesso l’effetto contrario, in quanto creano un vuoto biologico che attrae il flusso di animali della stessa specie o di specie affini, infettati dallo stesso agente zoonotico o da altri patogeni. La protezione dell’ambiente diviene, dunque, il tema centrale che dovrebbe consentire di evitare nuovi spillover, oltre a migliorare tutti gli aspetti della salute del consumatore legati alla produ-

zione degli alimenti. L’European Green Deal è il piano che mira a rendere sostenibile - ovvero a impatto ambientale “zero” - l’economia, rendendola circolare entro il 2050. Esso rilancia la Farm to Fork Strategy per un sistema alimentare salutare e ecosostenibile, avente come obiettivi principali: - riduzione dei pesticidi e dei fertilizzanti in agricoltura; - riduzione degli antibiotici utilizzati in animali d’allevamento e in acquacoltura; - promozione dell’Organic Farming, che prevede la fertilizzazione con i rifiuti agricoli e l’uso di colture che prevengono l’erosione e l’impoverimento del suolo; - miglioramento dell’etichettatura degli alimenti, con inclusione di informazioni relative all’ambiente di produzione e agli aspetti sociali, con la finalità di facilitare le scelte dei consumatori nella direzione di diete salutari e sostenibili. Gli alimenti di origine animale - sia per la loro eventuale derivazione da capi di bestiame infetti, sia per la contaminazione che può insorgere nelle varie fasi del processo produttivo (allevamento, impianti di produzione, distribuzione, commercializzazione) costituiscono comunque un’importante fonte di trasmissione delle zoonosi che, attraverso la commercializzazione di alimenti, raggiungono anche consumatori che non sono mai entrati in contatto con animali infetti o con l’ambiente contaminato. L’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) aderisce alla One Healh Initiative, che promuovere azioIl Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2020

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SCIENZE ni di tutela della salute considerando il continuum tra salute umana, salute animale e salubrità dell’ambiente, concretizzandola unitamente all’European Food Safety Authority (EFSA) con l’elaborazione dei report The European Union One Health Zoonoses Report, che descrivono l’andamento delle zoonosi nella UE e favoriscono l’evidenziazione delle intersezioni epidemiologiche grazie all’assemblaggio di dati relativi a: - zoonosi che colpiscono la popolazione umana; - agenti zoonotici che causano infezioni nelle popolazioni di animali d’allevamento; - agenti zoonotici che causano infezioni nella fauna selvatica; Escherichia coli - contaminazione da agenti zoonotici delle materie prime e degli alimenti; - attuazione e risultati dei Piani Nazionali di Controllo (PNC) delle zoonosi in produzione primaria. I PNC in produzione primaria sono basati su: - test diagnostici eseguiti in tutti i capi allevati nel territorio degli Stati Membri; - eliminazione, alternativamente, di: - animali infetti (risultati positivi ai test diagnostici); - intero allevamento ove si è presentato anche un solo caso di infezione (stamping out). L’obiettivo finale è quello dell’eradicazione, che non contempla vaccinazioni della popolazione animale dopo il raggiungimento della qualifica di “Ufficialmente Indenne” (Officially Free). La farmacoterapia non è mai consentita. Nella UE sono attivi e cogenti i seguenti piani a livello di produzione primaria, mirati all’eradicazione o al controllo delle zoonosi a trasmissione alimentare: eradicazione della brucellosi e tubercolosi negli allevamenti bovini e bufalini; eradicazione della brucellosi negli allevamenti ovini e caprini; controllo della salmonellosi negli allevamenti avicoli (pollame e tacchini). Si attende l’attivazione delle azioni necessarie ad avviare il piano di controllo per la campilobatteriosi, che nella UE si colloca al primo posto della casistica di casi umani di zoonosi, e per Escherichia coli che produce tossine Shiga-like (STEC), ora al terzo posto, caratterizzata da elevata plasticità genomica che può tradursi nell’acquisizione di fattori genetici che ne esaltano la virulenza. Dai report EFSA-ECDC emerge che la casistica umana delle zoonosi trasmesse da animali da reddito diminuisce nei casi in cui sono attivi PNC in produzione primaria: la salmonellosi umana (ovvero l’infezione sostenuta dai sierotipi di Salmonella senza specificità d’ospite - quindi trasmissibili dagli animali all’uomo che sono emersi a partire dalla seconda metà del secolo scorso) è passata da prima a seconda zoonosi nella UE, con dimezzamento del numero di casi umani registrati, mentre sono aumentati i focolai infettivi causati dagli agenti batterici trasmissibili attraverso gli alimenti, per i quali non sono stati avviati piani di controllo in allevamento (VTEC e Yersiniosi, attualmente al quarto posto nella casistica dei casi umani).

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© fusebulb/www.shutterstock.com

Per la tutela della salute dei consumatori, sono stati istituiti e fanno capo all’ECDC i seguenti sistemi e reti: * Rapid Alert System for Food and Feed (RASFF); * European Food- and Waterborne Diseases and Zoonoses Network (FWD-Net); * Epidemic Intelligence Information System for Food- and Waterborne Diseases and Zoonoses (EPIS-FWD), piattaforma di comunicazione, riservata agli esperti, finalizzata ad individuare sul nascere le emergenze epidemiologiche; * Early Warning and Response System (EWRS), che costituisce il canale ufficiale per le notifiche tra Stati Membri; * The European Surveillance System (TESSy). È stato, inoltre, introdotto l’obbligo di vigilare sull’antibiotico-resistenza acquisita dagli agenti zoonotici isolati nel corso dell’attuazione dei PNC e del controllo degli alimenti, considerando la grave problematica costituita dalle infezioni umane sostenute da microrganismi che presentano resistenza alle terapie antibiotiche. È indispensabile la più ampia diffusione, ai consumatori, delle suddette tematiche per consentire di acquisire le conoscenze per un approccio edotto e consapevole alla fruizione di alimenti: dalle scelte di acquisto in base ai principi di tutela dell’ambiente, agli aspetti nutrizionali, al rispetto delle norme igieniche nella conservazione e manipolazione dei cibi anche in ambito domestico, ai presidi posti in essere a tutela della salute. Solo attraverso la conoscenza - bene supremo che è utile solo se appannaggio collettivo - si potrà approdare a un sistema alimentare che sostenga lo sviluppo sociale ed economico. Nel panorama descritto, il ruolo del Biologo è fondamentale non solo come trait d’union tra le diverse competenze professionali (medicina umana, medicina veterinaria, scienze agrarie e alimentari, scienze della nutrizione ecc.), ma diviene indispensabile per colmare la lacuna che non vede incluso, nel report ONE HEALTH, il monitoraggio dei casi di contaminazione ambientale da agenti zoonotici, che gioca un ruolo fondamentale nell’instaurarsi delle catene di trasmissione dei patogeni all’uomo direttamente o attraverso i prodotti di origine animale.


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Incidenza relativa delle visite in ufficio e tassi cumulativi di diagnosi fatturate lungo l’asse della vaccinazione di James Lyons-Weiler e Paul Thomas

Traduzione dell’articolo “Relative Incidence of Office Visits and Cumulative Rates of Billed Diagnoses Along the Axis of Vaccination” di James Lyons-Weiler (Institute for Pure and Applied Knowledge, Pittsburgh) e Paul Thomas (Integrative Pediatrics, Portland), pubblicato su International Journal of Environmental Research and Public Health

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Introduzione bbiamo eseguito un’analisi retrospettiva che copre dieci anni di pratica pediatrica focalizzata sui pazienti con vaccinazione variabile nati nel corso dello studio, presentando un’opportunità unica per studiare gli effetti della vaccinazione variabile sui risultati. L’incidenza totale media delle visite in studio fatturate per esito correlato ai risultati è stata confrontata tra i gruppi (Incidenza relativa delle visite in ufficio (RIOV)). Il “RIOV” ha dimostrato di essere più potente del rapporto di probabilità (l’odds ratio) delle diagnosi. Le analisi di coorte complete, di incidenza cumulativa, abbinate per giorni di cura e abbinate per storia familiare sono state condotte attraverso i quantili di assorbimento del vaccino. L’aumento delle visite ambulatoriali relative a molte diagnosi era robusto per analisi abbinate ai giorni di cura, storia familiare, blocchi di genere, blocchi di età e rischio di false scoperte. Molti risultati hanno avuto rapporti di probabilità RIOV elevati dopo l’abbinamento per giorni di cura (ad esempio, anemia (6.334), asma (3.496), rinite allergica (6.479) e sinusite (3.529),

tutti significativi sotto il test Z). È stato determinato che i disturbi dello sviluppo sono difficili da studiare a causa della prevalenza estremamente bassa nella pratica, potenzialmente attribuibile agli alti tassi di cessazione del vaccino in seguito a eventi avversi e alla storia familiare di autoimmunità. Sorprendentemente, zero dei 561 pazienti non vaccinati nello studio presentavano un disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) rispetto allo 0,063% dei vaccinati (parzialmente o completamente). Le implicazioni di questi risultati per gli effetti netti sulla salute pubblica della vaccinazione dell’intera popolazione e per il rispetto del consenso informato sulla salute umana sono convincenti. I nostri risultati danno spazio a bandi di ricerca condotti da individui indipendenti da qualsiasi fonte di finanziamento relativa all’industria dei vaccini. Mentre i bassi tassi di disturbi dello sviluppo hanno impedito test di ipotesi sufficientemente potenti, è da notare che il tasso complessivo di disturbo dello spettro autistico (0,84%) nella coorte è la metà di quello del tasso nazionale degli Stati Uniti (1,69%). Il tasso di ADHD a livello di pratica era circa la metà del tasso nazionale. I dati indicano che i bambini non vaccinati non sono in realtà meno sani dei bambini vaccinati e, in verità, i risultati complessivi potrebbero indicare che i pazienti pediatrici in questo studio non vaccinati siano complessivamente più sani in di quelli vaccinati. Traduzione di Chiara Di Martino. Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2020

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Alimentazione, sport e adolescenti Il ruolo dell’attività fisica su aderenza alla Dieta Mediterranea, composizione corporea e markers biochimici in un gruppo di adolescenti DiMeNu, studio trasversale condotto in Calabria

di Catia Morelli, Ennio Avolio, Angelo Galluccio, Giovanna Caparello, Emanuele Manes, Simona Ferraro, Daniela De Rose, Marta Santoro, Ines Barone, Stefania Catalano, Sebastiano Andò, Diego Sisci, Cinzia Giordano e Daniela Bonofiglio

* Progetto DIMENU (Dieta Mediterranea e Nuoto) presentato a valere sul POR CALABRIA FESR-FSE 2014-2020 (ASSE I PROMOZIONE DELLA RICERCA E DELL’INNOVAZIONE AZIONE - Obiettivo specifico 1.2 -- "Rafforzamento del sistema innovativo regionale e nazionale" Azione 1.2.2 "Supporto alla realizzazione di progetti complessi di attività di ricerca e sviluppo su poche aree tematiche di rilievo e all'applicazione di soluzioni tecnologiche funzionali alla realizzazione delle strategie di S3"). Il progetto è il risultato di un’associazione tra l’azienda proponente Amphiios S.c.r.l., responsabile dell’attività sportiva attraverso la gestione della Piscina Comunale di Cosenza, l’agenzia di comunicazione e pubblicità Elle17 S.r.l., l’Istituto Istruzione Superiore -“Valentini – Majorana” Castrolibero (CS), l’Università della Ca-

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labria – Dipartimento di Farmacia e Scienze della Salute e della Nutrizione e il centro biomedico e nutrizionale Health Center S.r.l. (CS). **Estratto dalla pubblicazione sulla rivista internazionale Nutrients (2020 Mar 11;12(3):742. doi: 10.3390/nu12030742), dal titolo “Impact of Vigorous-Intensity Physical Activity on Body Composition Parameters, Lipid Profile Markers, and Irisin Levels in Adolescents: A Cross-Sectional Study” a cui hanno contribuito: Catia Morelli, Ennio Avolio, Angelo Galluccio, Giovanna Caparello, Emanuele Manes, Simona Ferraro, Daniela De Rose, Marta Santoro, Ines Barone, Stefania Catalano, Sebastiano Andò, Diego Sisci, Cinzia Giordano and Daniela Bonofiglio.


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a nuova piramide alimentare racchiude l’insieme delle esigenze di tutta l’area del Mediterraneo adattandosi alla realtà di ogni paese e regione [1]. E’ noto da tempo il concetto di Dieta Mediterranea (DM) come unico principio di ‘Mediterraneità’, un atto complesso che esprime soprattutto un modo di pensare e vivere il cibo. La Mediterraneità pone l’attenzione su concetti come convivialità, tradizionalità, stagionalità. L’inserimento dell’attività fisica alla base della piramide alimentare svolge infatti un ruolo fondamentale nello stesso stile di vita Mediterraneo; essa ha un effetto terapeutico, preventivo e protettivo per diverse malattie, contribuisce a migliorare la qualità della vita [2,3]. L’introduzione dell’attività fisica nella piramide alimentare (Figura 1) non è solo una necessità pratica ma anche un modo di vivere l’esperienza sportiva in funzione educativa e sociale, l’obiettivo principale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è appunto quello di aumentare i livelli di attività fisica poiché attraverso questa è possibile trattare e prevenire patologie come cancro, malattie respiratorie, diabete e malattie cardiache le quali, sono le principali cause di morbilità e di mortalità in Europa e nel mondo [4]. Diversi studi di monitoraggio dell'attività fisica hanno analizzato i modelli di attività nell'infanzia e nell'adolescenza e il rischio associato a comportamenti sedentari che possono indurre morbilità [5]. I benefici dell’attività fisica (svolta a diversi livelli) possono essere monitorati con la valutazione di parametri antropometrici e di composizione corporea del soggetto tramite opportuni strumenti medicali [6,7] così come attraverso la valutazione delle analisi biochimico-clinico. Scopo del progetto di ricerca L’obiettivo di questo studio, che nasce all’interno di un progetto di ricerca Di, Me, Nu (Dieta Mediterranea e Nuoto) da parte del EU Regional Operational Programme Calabria, Italy (POR Calabria FESR-FSE 2014–2020) (prot.#52243/2017), è stato principalmente quello di incoraggiare una popolazione di adolescenti verso un consumo consapevole degli alimenti tipici della DM attraverso incontri periodici con i professionisti medici endocrinologi e biologi nutrizionisti, con diverse

Figura 1. Nuova Piramide Alimentare [1].

attività: visite mediche e nutrizionali, seminari, promozione di un sito web e sito social facebook dedicati [8, 9]. E’ indispensabile aumentare la consapevolezza nei confronti dell’alimentazione per divulgare l’importanza del concetto salutistico di aderenza alla DM, proponendo programmi di educazione alimentare che avvalorano la valida azione protettiva della DM nei confronti dello sviluppo di numerose patologie cronico degenerative e neoplastiche. Inoltre il raggiungimento degli obiettivi prefissati dal progetto DiMeNu ha voluto considerare l’introduzione di una moderata e vigorosa attività fisica praticata regolarmente soprattutto durante l’adolescenza, per permettere il mantenimento di un peso corporeo adeguato e di conseguenza dell'Indice di massa corporea (IMC), oltre al miglioramento di parametri della composizione corporea come la massa magra (FFM), la massa grassa (FM), lo stato di idratazione del soggetto (TBW) e dei parametri biochimici nel profilo lipidico, glucidico ed ormonale. Metodi Lo studio trasversale è stato condotto nel periodo compreso tra dicembre 2018 e gennaio 2019 ed ha visto come partecipanti 92 adolescenti (tra 14 e 17 anni), reclutati tra gli studenti dell’Istituto Istruzione Superiore - “Valentini – Majorana” Castrolibero (CS) e tra gli allievi della Scuola Nuoto della piscina di Campagnano- Cosenza, di Paola e di Crotone. Sono stati arruolati gli adolescenti che presentavano un buon stato di salute e sono stati esclusi i soggetti che presentavano patologie croniche, facevano uso di farmaci, seguivano una specifica restrizione dietetica. Il razionale del progetto di ricerca e l’adeguatezza del protocollo è stato approvato dal Comitato Etico dell’Università della Calabria (#5727/2018).I partecipanti sono stati suddivisi in tre gruppi in base ai livelli di attività fisica praticati: Gruppo A (inattività fisica), Gruppo B (moderata attività fisica) e Gruppo C (attività fisica vigorosa) [10]. Per valutare il grado di aderenza alla DM è stato utilizzato il questionario KIDMED [11] e a seconda del punteggio ottenuto da ogni partecipante sono stati classificati i seguenti gruppi di aderenza: bassa aderenza alla DM (≤3 punti); media aderenza alla DM (tra 4 e 7 punti ) alta aderenza alla DM (≥8). Tutti gli adolescenti sono stati sottoposti a misurazioni biochimiche e ormonali. Le determinazioni degli analiti sono state eseguite presso il Laboratorio di Analisi Chimico-Cliniche e Tossicologiche del Centro Sanitario dell’Università della Calabria (accreditato con D.D.G. n. 909 del 04.02.10). L’anamnesi fisiologica, familiare e nutrizionale dei partecipanti è stata effettuata da un team di professionisti della nutrizione durante un colloquio utilizzando un registro della storia nutrizionale [12,13]. Durante la visita, i biologi nutrizionisti hanno effettuato le misurazioni antropometriche (altezza, peso, circonferenze corporee) e la valutazione della composizione corporea attraverso esame della bioimpedenziometria. Analisi Statistica L’analisi descrittiva è stata effettuata con il calcolo delle medie (M) e delle deviazioni standard (SD) per le variabili quantitative, e con le percentuali (%) per le variabili qualitative, utilizzando i test t-student e chi quadro, rispettivamente. I radar charts sono stati utilizzati Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2020

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Tabella 1. Caratteristiche antropometriche, aderenza alla Dieta Mediterranea (KIDMED score) e livelli di attività fisica dei partecipanti suddivisi per sesso.

per la valutazione di bassa, media e alta aderenza alla dieta mediterranea nei gruppi. Grazie a questa rappresentazione è possibile valutare la percentuale di popolazione che aderisce alle raccomandazioni rispetto alla situazione ideale (100%). Nelle analisi statistiche il valore di P<0.05 è considerato significativo. Risultati Le caratteristiche dei partecipanti, ulteriormente suddivisi in maschi, femmine, Gruppo A, B e C a seconda del livello di attività fisica svolta, nonché punteggio relativo al KIDMED score sono rappresentate in Tabella 1. Dai risultati ottenuti complessivamente è emerso che la maggior parte dei partecipanti (60,87%) ha una media aderenza alla DM e solo il 22,83% presenta un’aderenza ottimale [14]. In accordo con la categorizzazione in gruppi a seconda dei

diversi livelli di attività fisica, i parametri della composizione corporea sono stati valutati in tutti i soggetti differenziandoli in relazione al sesso (Tabella 2). Differenze significative sono state osservate nel campione totale per le seguenti variabili: IMC, PhA, BCM, FFM, FM e TBW paragonando il Gruppo A con C, mentre non si sono evidenziate differenze significative nella composizione corporea tra Gruppo A e B, ad eccezione di IMC e FM (espressa in kg) che risultano essere più bassi paragonando Gruppo B ed A (21.93±2.17 vs 24.56±5.41, p<0.01 e 12.80±5.67 vs 18.09±9.99, p<0.05, rispettivamente); IMC e FFM (espressa in percentuale), che aumenta nel Gruppo B rispetto ad A (32.19±5.32 vs 31.95±5.08, p<0.01 e78.62±8.88 vs 73.74±10.61, p<0.05, rispettivamente). I parametri della composizione corporea analizzati nelle femmine non danno significative variazioni nei tre diversi gruppi A, B e C; a differenza di IMC il quale si riduce nel Gruppo C vs A e B (20.65±1.73 vs 23.18±2.42 and 22.02±2.25, p<0.01, rispettivamente). Lo stato di idratazione dei soggetti sembra essere migliore nel Gruppo C rispetto agli altri due (60.1±4.73 vs 53.61±7.06 and 54.34±4.66, p<0.05, rispettivamente). Si evince che differenze statisticamente significative sono evidenti nei maschi per tutte le variabili analizzate come mostrato in Tabella 2. Analizzando il campione di popolazione sulla base dei tre livelli di intensità dell’attività fisica, non sono state trovate differenze nel punteggio KIDMED (Gruppo A: 5.92 ± 2.34, Gruppo B: 5.64 ±2.43, Gruppo C: 6.03 ± 2.39) (Tabella 1). Tuttavia, nei tre gruppi sono state calcolate le differenze di aderenza alla

Figura 2. Radar Chart. Consumi e abitudini alimentari nei Gruppi A, B e C.

Tabella 2. Valutazione della composizione corporea del campione in studio, classificato in base all’attività fisica svolta e differenziato in maschi e femmine. IMC: Indice di Massa Corporea; PhA: Angolo di fase; BCM: Massa cellulare; FFM: Massa Magra; FM: Massa Grassa; TBW: Acqua corporea totale. Le differenze statistiche sono state determinate da One Way ANOVA, dove per le differenze significative è stato utilizzato il Student's t-test per le coppie §Group A vs B, *Group A vs C; °Group B vs C.

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DM per le raccomandazioni per ogni alimento (Figura 2). Gli adolescenti del Gruppo C hanno mostrato un’ assunzione di frutta secca superiore a quella dei Gruppi B e A (47% vs 23% e 20%, p <0,05) così come la percentuale di soggetti che facevano colazione era più alta in Gruppo C rispetto ai gruppi B e A (94% vs 71% e 64%, p <0,05), anche le assunzioni di cereali integrali, pane e fette biscottate a colazione erano del 34% contro il 51% el’84% nel gruppo C vs Gruppi B e A, rispettivamente (p <0,05) (Tabella 3). Infine, nello studio DiMeNu per sottolineare l’importanza dei parametri della composizione corporea è stata analizzata l'utilità di questi insieme agli indici antropometrici, al profilo lipidico e alla valutazione dell’irisina come predittori di un attività fisica vigorosa rispetto all'inattività negli adolescenti (Gruppo C vs A). La Tabella 3 mostra l'AUC, i cut-off ottimali


SCIENZE e le misure di accuratezza per i valori di irisina, LDL e HDL (AUC> 0,7), per IMC (AUC> 0,6) e variabili selettive della composizione corporea (AUC> 0,7). In particolare, i risultati dimostrano che FFM e TBW avevano la sensibilità più alta (> 90%), mentre irisina, BMC e PhA hanno mostrato la specificità più alta (> 80%). Conclusione I risultati di questo progetto di ricerca evidenziano l'importanza di sviluppare programmi di stile di vita sano che includano il miglioramento dell'intensità dell’attività fisica soprattutto tra i giovani come strategia per garantire una migliore qualità della vita. L’introduzione dell’esercizio fisico regolare e un'aderenza al pattern della Dieta Mediterranea negli adolescenti con conseguente miglioramento del profilo lipidico rappresenta un esempio di come lo stile di vita corretto possa rappresentare una via di prevenzione delle malattie croniche che caratterizzano l’età adulta.

Tabella 3. Correlazione tra Kidmed Score e popolazione suddivisa nei diversi livelli di attività fisica A, B e C.

Table 3. Irisina, profilo lipidico, parametri antropometrici e della composizione corporea come predittori di attività fisica vigorosa. Il cut-off ottimale è stato scelto sulla base dei massimi prodotti di sensibilità e specificità LDL: Lipoproteine a bassa densità; HDL: Lipoproteine a alta densità; IMC: Indice di Massa corporea; FFM: Massa magra; BCM: Massa Cellulare; PhA: Angolo di fase; TBW: Acqua corporea totale; AUC: Area sotto la curva.

Bibliografia 1. 1st World Conference on the Mediterranean Diet. Revitalizing the Mediterranean Diet from a healthy dietary pattern to a healthy Mediterranean sustainable lifestyle. Milano 2016 (available at http://www.ifmed. org/1ST-WORLD-CONFERENCE-ON-THE-MEDITERRANEAN-DIET/ 2. Janssen I, LeBlanc A.G. Systematic review of the health benefits of physical activity and fitness in school-aged children and youth. International Journal of Behavioral Nutrition and Physical Activity7:40 2010 3. Diane L. Gill, Cara C. Hammond, Erin J. Reifsteck, Christine M. Jehu, Rennae A. Williams, Melanie M. Adams, Elizabeth H. Lange, Katie Becofsky, Enid Rodriguez, YaTing Shang. Physical Activity and Quality of Life. Journal of Preventive Medicine and Public Health; 46(Suppl 1): S28-S34 2013 4. WHO South-East Asia Journal of Public Health, Special issue: Diabetes in the South-East Asia Region; 5 (1):1-75 2016, 5. Janz, K.F.; Burns, T.L.; Levy, S.M.; Iowa Bone Development, S. Tracking of activity and sedentary behaviors in childhood: The Iowa Bone Development Study. Am. J. Prev. Med. 2005, 29, 171–178,doi:10.1016/j.amepre.2005.06.001. 6. Serairi Beji R, Megdiche Ksouri W, Ben Ali R, Saidi O, Ksouri R, Jameleddine S. Evaluation of nutritional status and body composition of young Tunisian weightlifters. Tunis Med. 2016 Feb;94(2):112-7. PMID: 27532526. 7. Khoshoo V. Nutritional assessment in children and adolescents. Curr Opin Pediatr. 1997 Oct;9(5):502-7. doi: 10.1097/00008480-199710000-00011. PMID: 9360831. 8. https://www.dimenu.it/il-progetto 9. https://www.facebook.com/dimenu2019/ 10. Global Strategy on Diet, Physical Activity and Health What is Moderate-intensity and Vigorous-intensity Physical Activity? 20 Dec 2019]; Available from: https://www.who. int/dietphysicalactivity/physical_activity_intensity/en/ 11. Serra-Majem L, Ribas L, Ngo J et al. (2004) Food, youth and the Mediterranean diet in Spain. Development of KIDMED, Mediterranean Diet Quality Index in children and adolescents. Public Health Nutr 7(7):931–935 12. Hark, L.; Deen, D., Jr. Taking a nutrition history: A practical approach for family physicians. Am. Fam.Physician. 1999, 59, 1521–1528. 13. Biro, G.; Hulshof, K.F.; Ovesen, L.; Amorim Cruz, J.A.; EFCOSUM Group. Selection of methodology to assess food intake. Eur. J. Clin. Nutr. 2002, 56, S25–S32, doi:10.1038/sj.ejcn.1601426. 14. Morelli C, Avolio E, Galluccio A, Caparello G, Manes E, Ferraro S, De Rose D, Santoro M, Barone I, Catalano S, Andò S, Sisci D, Giordano C, Bonofiglio D. Impact of Vigorous-Intensity Physical Activity on Body Composition Parameters, Lipid Profile Markers, and Irisin Levels in Adolescents: A Cross-Sectional Study. Nutrients. 2020 Mar 11;12(3):742. doi: 10.3390/nu12030742. PMID: 32168929; PMCID: PMC7146488.

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Anno III - N. 11/12 Novembre/dicembre 2020 Edizione mensile di AgONB (Agenzia di stampa dell’Ordine Nazionale dei Biologi) Testata registrata al n. 52/2016 del Tribunale di Roma Diffusione: www.onb.it

Direttore responsabile: Claudia Tancioni Redazione: Ufficio stampa dell’Onb Novembre/dicembre 2020 | Anno III - N. 11/12 | www.onb.it

Edizione mensile di AgONB, Agenzia di stampa dell’Ordine Nazionale dei Biologi. Registrazione n. 52/2016 al Tribunale di Roma. Direttore responsabile: Claudia Tancioni. ISSN 2704-9132

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ARRIVANO I VACCINI Governi, ricercatori e società farmaceutiche al lavoro per liberare il mondo dal Covid-19

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DELEGAZIONE REGIONALE TOSCANA E UMBRIA DELEGAZIONE REGIONALE EMILIA ROMAGNA E MARCHE

4 Dicembre 2020 Live webinar

SPORT & STILI DI VITA

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