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Optimist addio

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N. 3

N. 3

Il mio mondo in una barca

Quest’anno per gli esami di terza media ho deciso di portare come percorso multidisciplinare un argomento a me molto caro: la vela. Posso dire che il mare e l’Optimist sono il mio ossigeno, pratico questo sport da quando avevo 5 anni. Le mie giornate scorrono tra allenamenti in barca, studio, scuola e molti viaggi che mi hanno permesso di conoscere ragazzi provenienti da tutte le parti del mondo e non solo dall’Italia: Olanda, Israele, Turchia, Malta, Francia, Germania, Stati Uniti ecc. Ho attraversato l’Italia, regatato nel mar Adriatico e nel Tirreno e ne ho compreso le differenze, ho conosciuto le forti correnti del mare del nord e dell’oceano Atlantico e poi dalla parte opposta il mare di Malta. Ho scoperto il Ponale un vento impetuoso che entra di botto e porta tempesta sul Lago di Garda, poi l’Ora e il Peler, la Bora a Trieste e la bonaccia, ho avvistato delfini e strani pesci, a volte ho avuto paura altre mi sono divertita da matti. Sotto la pioggia battente, con la nebbia fittissima, con il sole cocente, d’inverno e d’estate ma sempre dentro la mia barchetta, persa in questa immensità ad inseguire un sogno. Quando sono in barca mi sento libera, travolta dai mille colori e dalle infinite tonalità del mare. Osservo ogni cosa, quando tutto quello

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che è intorno a me è scuro, piove e c’è un vento a volte forte a volte leggero, il cielo che si confonde con il mare, le nuvole che appaiono così pesanti quasi da toccarmi la punta del dito e si riempiono i miei occhi e i miei polmoni, e il mio sguardo va verso l’orizzonte e l’infinito. Mi diverto quando vedo il sole tramontare e il mare sembra diventare arancione ma poi, improvvisamente, ritorna come tutte le notti nero. È bello vedere quelle onde così alte che sembra quasi che mi travolgano e poi cavalcarle, apparire e scomparire, quasi inghiottita per poi rivedere di nuovo tutto ed io in cima a loro. Riuscire a vedere il vento, non solo sentirlo ma addirittura toccarlo, imprigionarlo nella mia vela che si gonfia e mi fa andare veloce e allora tutti gli schizzi dell’acqua ancora fredda mi arrivano in viso, e vedo il mare entrare dentro e sento il rumore del vento sulla vela e in quel momento ho la sensazione di poter divorare il mondo. In questi momenti provo un’emozione indescrivibile ed è quella che mi dà la carica per affrontare i miei impegni, le tante rinunce, godere delle vittorie, ritrovare la forza dopo le sconfitte più amare. Questo sport non è solo competizione ma è qualcosa di diverso perché del mare ci si innamora e non lo si lascia più, ed è forse la cosa più difficile da spiegare quando mi domandano “ perché lo

fai ?” o quando devo convincere i mie genitori a mandarmi a fare una regata. Ho provato l’immensa felicità: la gioia del mio primo podio o quando venni premiata per essere la più piccola regatante, avevo 8 anni ed eravamo più di 1000 al Meeting del Garda; lo scorso anno per la mia qualifica agli europei, dopo una selezione agguerrita e lunga; la prima convocazione al Gan, il gruppo agonistico nazionale; tagliare il traguardo prima, dopo un testa a testa difficilissimo, mantenere dietro l’avversario, fare tutto perfetto o quasi, la regolazione della vela millimetrica, l’andatura, la posizione in barca, la virata, sgottare, cinghiare, scegliere un bordo piuttosto che un altro, sentire la vittoria e sentirsi quel giorno vincenti. Ma ho assaporato anche le delusioni più amare: essere vicina all’arrivo e poi per un salto di vento improvviso, non ben calcolato o per distrazione, rovinare tutto e ritrovarsi quasi ultima; perdere la concentrazione; aver voglia di buttare la spugna; vedere il traguardo lontanissimo e demoralizzarsi perché si ha combinato un disastro, mancare l’obiettivo nelle selezioni più importanti. Quante lacrime versate e quanti sorrisi. La vela mi sta insegnando molto: il valore dell’amicizia, il rispetto delle regole, l’autonomia, la gestione del tempo, la pazienza, credere nelle proprie capacità anche quando si sbaglia, restare sempre lucida fino all’ultimo istante e vi assicuro non è così facile perché buttarsi alle spalle una prova andata male e ritrovare la grinta per affrontare la successiva è veramente complicato; cercare di migliorarsi sempre anche quando non si capisce dov’è l’errore e trovare un obiettivo anche quando sai che l’avversario è più forte di te o lo ritieni imbattibile; difendere un risultato con il comitato delle proteste, spiegare ai Giudici le proprie ragioni, vincere una protesta ma anche imparare a perderla e ad accettarne il giudizio. Se penso agli anni trascorsi nel mio Optimist ora che mi preparo a doverlo lasciare per il passaggio di classe e mi guardo indietro, mi accorgo di quanta strada ho fatto, certamente spesso sarei potuta andare molto meglio, ho qualche delusione con me stessa per non essere stata sempre al top o non aver capito il campo di regata, per non essere stata sempre compresa e per la confusione che a volte ho in testa, ma una cosa è certa mi sono sempre veramente divertita, l’ho fatto con la massima passione e so che farne a meno sarebbe una grande rinuncia. Voglio ringraziare gli insegnanti che mi hanno accompagnata in questo lungo viaggio che spero continui, vi dico grazie per tutta la pazienza che avete avuto con me, per tutte le lezioni perse che poi mi avete rispiegato, per le manifestazioni alle quali non ho partecipato, per essere sempre interessati a quello che faccio, è bello rientrare in classe e sentirsi domandare: “Alice come è andata?”. So che mi mancherete moltissimo ma so anche che siete stati una parte fondamentale della mia crescita, non ci sono professori come voi e per questo vi ringrazio.

Alice Ruperto III C

Optimist addio

Ciao a tutti, vorrei ringraziare innanzitutto il mio circolo, il Circolo Velico Ravennate e tutti gli allenatori che ho avuto durante la mia bellissima esperienza in Optimist. Ringrazio l ‘Aico e tutti i collaboratori, in particolare Marcello che mi ha accompagnato e aiutato a crescere per affrontare le mie regate nazionali ed internazionali. Ringrazio Norberto, le sue parole e la sua presenza mi hanno sempre rassicurato. Far parte del Gruppo Carissimo Norberto, Carissimo Marcello, Carissimi tutti dell’AICO Al termine del percorso “Optimista” della nostra Claudia volevamo ringraziarvi per come avete contribuito alla crescita sportiva e personale di Claudia. Per i genitori non è sempre semplice “affidare” i propri figli agli allenatori del circolo, farli partire per le prime regate a 7 anni, sapere che dovranno cavarsela da soli in mezzo al mare con condizioni a volte imprevedibili. Eppure in questi anni grazie al vostro lavoro abbiamo assistito alla crescita fisica e caratteriale di Claudia che si è trasformata da una timida bambina in un atleta capace di affrontare e risolvere difficoltà sportive e non. Sin dal primo momento ci siamo fidati di Beppe Palumbo e della vostra organizzazione, e siamo Agonistico Nazionale è stata una bellissima esperienza che accompagnerà qualsiasi mia classe futura. Per ultima cosa vorrei ringraziare tutti gli atleti che hanno fatto parte del Gan durante la mia presenza, perché fare parte di questa squadra ha permesso di migliorarsi a vicenda, ma anche di stringere nuove amicizie. Non mi dimenticherò mai di quest’esperienza incredibile.

Picci sicuramente stati ripagati da immense soddisfazioni. Ricorderemo sempre nel nostro cuore il primo campionato europeo a squadre, la vittoria nel secondo, la partecipazione ai campionati europei individuali, la vittoria nei campionati Italiani. Come abbiamo avuto modo di scrivere a Beppe Palumbo, dopo le ultime selezioni per gli europei e i mondiali, non sempre le ciambelle escono con il buco; siamo tuttavia certi che l’esperienza agonistica abbia insegnato a Claudia e a tutti i ragazzi che praticano questo sport che l’impegno, la serietà e la forza di volontà ripagano anche le mancate vittorie o le più grandi delusioni.

Con affetto e stima Susana e Nicola Quaranta

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