La lettera SETTEMBRE 2014 anno XXVIII numero 3
Bollettino della parrocchia prepositurale di san Giovanni Battista in Palazzago
Gianni Grimaldi LA CHIESA
(1975-1980) Fusione in bronzo 2005
Materia amorfa e figura forgiata: è l’incontro scaturito dalle mani dell’artista, è l’incontro tra corpi a parlare di Chiesa. La fede infatti è anche corpo; la fede ha un corpo. E lo vedi deposto dalla croce, accolto tra braccia, novella pietà, non già con la Madre, Maria, ma con la Chiesa, sposa. Qui, lei, fa tutt’uno con il suo Principio e non sai bene dove finisce l’Uno e comincia l’altra. Ci piace così, per una Chiesa che non ha altra parola se non la Sua, non ha altra speranza, che quella accesa dal modo di morire del Figlio, non ha altra carità che l’amore dal cuore trafitto. Ma cosa succede quando vuole e cerca altri? Capita che l’Altro sia come fagocitato, coperto, svilito, deturpato, perduto. Il dramma è tutto qui, nel bronzo come nella storia degli uomini: se non dai ali al mistero, lo rinchiudi, lo fai morire. Si direbbe che c’è del vento, dietro e sopra, a sospingere questa vela che fluttua nel mare della storia. Ma sembra come trattenuto o bloccato là dove avviene l’incontro dei corpi. E tutto si fa più pesante. Sì, se la Chiesa non ha i passi del Maestro, si appesantisce. E Lui, Pastore danzante, a ri-portare su di sé l’umanità sfinita. Non più dunque depositio o pietà: il Cristo non è né deposto né sorretto. È Lui che sostiene, è Lui a portare la Chiesa, è Lui a fare germogliare di nuovo la terra. Cammina, allora, piccola Chiesa, bambina dei primi passi, anche dopo secoli di storia. Cammina, lasciandoti portare, per imparare l’alfabeto divino che vibra nella materia, impastata di Spirito.
[Editoriale]
Non avrei mai pensato di iniziare un nuovo anno pastorale con la bella notizia di un sacerdote – don Davide – assegnato alla nostra Comunità. E’ una benedizione. E una sfida: per lui, per me, per tutti noi. Vivremo insieme, io e don Davide, adattandoci nella casa dove sono provvisorio (una provvisorietà che è agli inizi dei sette anni), in attesa che la casa di Comunità sia pronta, dopo che tutti i permessi sono arrivati; quasi certamente novembre vedrà l’inizio dei lavori. Ciò che spesso ho ripetuto su questo argomento – in attesa della casa di Comunità diamoci da fare per fare della Comunità una casa – vale evidentemente anche per noi preti. La sfida è quella di vivere il Vangelo che annunciamo in un confronto che ha i tratti della preghiera insieme, dei pasti fraterni, delle decisioni prese insieme e della condivisione delle fatiche e delle gioie. Tra l’altro è interessante che la Diocesi di Bergamo, in questo anno pastorale, abbia scelto come riferimento il libro degli Atti degli Apostoli, dove troviamo le caratteristiche della comunità degli inizi: ”Stavano tra loro insieme...” come “un cuor solo e un’anima sola”. Anche noi stiamo insieme nel nome del Signore e stiamo in mezzo ad una Comunità come pastori, ma alla scuola dell’unico Maestro. Così diventiamo
Stavano tra loro insieme...
capaci di Eucarestia, non solo perché la celebriamo, ma perché ne viviamo le dimensioni di gratuità, di dono, di gratitudine, di servizio, di ascolto, di missione… E qui inserisco anche l’altra novità: un’azione pastorale che si allarga alla Comunità di San Rocco in Burligo, come il Vescovo ha indicato no-
minandomi Amministratore Parrocchiale. Tutto inserito nella preghiera di Gesù che già orienta il nostro cammino: “Che tutti siano una cosa sola”. Dunque, buon anno pastorale.
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Donne e uomini capaci di Eucaristia La nuova lettera del Vescovo Francesco per l’anno pastorale 20142015, ha come titolo “Donne e uomini capaci di Eucaristia”. È evidente la continuità con il cammino iniziato lo scorso anno con “Donne e uomini capaci di Vangelo” che ha aperto il percorso triennale di attenzione alla catechesi degli adulti. Tale cammino continua e sfocia nell’itinerario formativo biennale promosso dall’Ufficio Catechistico per i catechisti degli adulti, che inizierà nei prossimi mesi. L’icona biblica da cui parte la nuova lettera pastorale “Donne e uomini capaci di Eucaristia” è il testo di Atti 2,42-48: “Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando La Lettera
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il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.” L’icona artistica che illustra il brano di Atti è di don Carlo Tarantini dal titolo “Un cuor solo e un’anima sola”. Anche qui un filo rosso lega in continuità di cammino questa opera con l’immagine dello scorso anno: il Gesù Maestro con i discepoli nell’antica opera del Beato Angelico del Sermone della Montagna è come se si rispecchiasse nella moderna immagine della Chiesa radunata da Cristo, dipinta da un sacerdote della nostra diocesi (di cui noi abbiamo portato lo scorso anno alcune opere materiche per il cammino di Quaresima). L’acquarello mostra delle figure umane stilizzate, riunite attorno a un luminoso spazio, una mensa, al centro della quale spicca una pennellata dorata che evoca un pane. Il cielo, nelle sue tonalità di azzurri, si schiude attorno ad un occhio luminoso, centrale e immacolato, discreto ma rassicurante e fecondo: un grembo di luce. Sotto, le macchie di un turchese intenso e variegato raccontano un mare, metafora della vita, considerata da sempre un faticoso passaggio. Una Chiesa in cui gli apostoli avevano “un cuor solo e un’anima sola”
[Cammino Pastorale 2014-15]
e “fra loro tutto era comune”. Questa comunità di credenti-credibili mai è separata dal suo Signore che, con Lui, attraversando i mari della storia e gli oceani del tempo, è chiamata a raggiungere quel porto tanto desiderato che è il materno, celeste e accogliente grembo del Padre. Allora la Chiesa diventa il centro stesso della storia: vivendo tra cielo (divino) e mare (umano), naviga attraverso i secoli attorno a quella Mensa che è Sacramento, fraterna condivisione di tutti quei beni gratuitamente ricevuti dal Padre e, con gratuità, condivisi con i suoi figli più bisognosi. Uscirà anche il sussidio “Un cuor solo e un’anima sola”, proposto per aiutare e sostenere la riflessione e la catechesi degli adulti nelle varie occasioni di formazione. Dodici schede che delineano alcuni tratti della comunità cristiana che è innanzitutto convocata attorno all’Eucarestia, come comunità che celebra. Dalla celebrazione liturgica e dall’incontro con Cristo la comunità trae alimento per il proprio essere Chiesa. Le proposte per i tempi forti di Avvento e Quaresima, riprenderanno il tema della lettera pastorale, declinato poi nelle singole settimane, seguendo i Vangeli della domenica. Avvento: “Stavano insieme: una casa per…” Quaresima: “Spezzavano il pane: una tavola per…”
[Un nuovo sacerdote nella nostra Comunità] Il 4 giugno 2011, il giorno nel quale sono diventato prete, dentro di me ho pensato: “Ora
si comincia davvero!”. Mai avrei pensato quel giorno che quello sarebbe stato soltanto il primo di una lunga serie di ‘inizi’. Ed è così che a più di tre anni da quell’emozionante inizio mi ritrovo ancora una volta di fronte ad un nuovo inizio tra la gente di Palazzago. Talvolta si sente dire che l’inizio di un’esperienza è un momento cruciale nel quale ci si gioca gran parte di quel che ci sarà poi. Io stesso, in questi giorni che stanno precedendo l’inizio del mio servizio a Palazzago, mi ritrovo spesso a pensare alle parole più adatte per presentarmi, all’impressione che potrei dare di me; mi sono quasi spaccato la testa alla ricerca di qualche intuizione particolare, di qualche espressione a effetto che potesse lasciare una buona impressione, ma alla fine mi sono convinto che nelle mie parole e nei miei gesti deve parlare innanzitutto il Vangelo. Non solo, ma mi sembra di aver
Un nuovo inizio imparato che, quando si tratta di entrare in una realtà nuova, sconosciuta, non esistono strategie vincenti, se non quella di essere semplicemente se stessi e lasciarsi indicare la strada dalla stessa guida che mi ha condotto fin qui: il Vangelo. Certamente un programma come questo non cancella la fatica di conoscere e lasciarsi conoscere dalla realtà e dalle persone, ma sono convinto che possa rasserenare il cuore, soprattutto quando si è troppo presi dalla preoccupazione di non deludere nessuno. Non sarà allora l’inizio a determinare il valore di ciò che ci attende, ma saranno la voglia e la capacità di costruire insieme la quotidianità della vita di questa comunità. Non sarà determinante cosa fare; se tanto o poco, ma soltanto il sentire che quel che viviamo ci appartiene; sentire che fa parte della nostra vita. Così vorrei iniziare! C’è poi un altro importante motivo di novità in questo inizio. Come sapete io e don Giuseppe condivideremo la stessa casa. Le motivazioni di questa scelta non sono solo pratiche, ma sono anche, e soprattutto, di carattere pastorale. Questa è una grande opportunità per me, per don Giuseppe e, penso di poter parlare anche a nome suo, anche per tutta la comunità di Palazzago. In questi ultimi due anni ho vissuto un’espe-
rienza simile nella parrocchia di S. Gervasio e nonostante le fatiche iniziali ho subito percepito quanto questo stile fraterno di vita sacerdotale valga più di tante prediche. Mi auguro che possa essere così anche per Palazzago. Nonostante tutto non vi nascondo anche una certa preoccupazione per il ministero che mi aspetta in mezzo a voi. È la preoccupazione che nasce da ciò che non si conosce, da ciò che è nuovo, ma che, ne sono certo, con il tempo diventa amato e familiare. Per questo motivo mi piacerebbe davvero entrare in questa comunità secondo lo stile che l’esperienza di questi anni mi ha insegnato, ossia entrarvi come uno che innanzitutto desidera condividerne la vita, con discrezione, e comunque sempre cercando la comunione tra tutti. Penso davvero che non ci sia strategia migliore, dato che il Signore chiama sempre indipendentemente dai meriti e dalle capacità di ciascuno. Non a caso ha chiamato anche me, che in questi anni ho scoperto di ricevere costantemente più di quel che meriti e forse anche più di quel che con le mie capacità posso restituire. Voglio davvero considerare un dono nuovo per me questa comunità a cui appartenere e alla quale mettermi a servizio. Tutto questo mi supera eppure la ricevo in dono, e un dono, se è tale, chiede soltanto di essere accolto. [don Davide] La Lettera settembre ‘14
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All’Angelo della Comunità di Palazzago, nella Chiesa di Bergamo scrivi: Così parla l’Uno, il Redentore del mondo, Colui che è, che era e che viene.
Conosco le tue opere: la pluralità di proposte e iniziative; le molteplici occasioni di ascolto della Parola e l’impegno nella catechesi; la partecipazione alle celebrazioni eucaristiche; l’attenzione alle povertà. Ho però da rimproverarti: che fai tanto ma non sempre con efficacia; sei poco disponibile all’ascolto e al cambiamento ti limiti a vivere gesti religiosi senza trasformare la Parola in vita; trascuri la relazione tra persone e frazioni e non sai vivere un’accoglienza che sia costruzione di storia insieme. Ti consiglio di aprire le cinque dita della tua mano per accogliere da me i mattoni necessari a costruire la strada che unisce. Ascolta allora frequentemente la mia Parola per capire te stessa, quello che stai vivendo e comprendere ciò che Io, il Signore, sto operando nella storia di oggi.
Non lasciarti rubare il Vangelo.
Illumina la tua vita con una preghiera intensa che ti apre il cuore all’amore del Padre e dei fratelli, e ti fa scoprire, anche con la catechesi, i passi da compiere per vivere la mia proposta nella quotidianità.
Non lasciarti rubare la Speranza.
“Vivi con entusiasmo e impegno l’Eucarestia domenicale, non solo come un precetto, ma con la gioiosa consapevolezza che Io, il Vivente, sono sempre con te. E allora la domenica sarà veramente “il giorno del Signore, della comunità, dell’uomo”.
Non lasciarti rubare la Comunità e l’Amore fraterno.
Testimonia la fede come il dono più grande per ogni uomo, rendendo ragione della speranza che c’è in te, anche alle nuove generazioni.
Non lasciati rubare la gioia dell’Evangelizzazione e la forza missionaria.
Solo allora, pietra dopo pietra, la strada prenderà forma e direzione, a partire dal profondo di te stessa. Lì mi potrai trovare e da lì Io ti invierò nella vita di ogni giorno, per portare al mondo la mia Parola, che si fa Presenza in un piccolo pezzo di pane.
Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese.
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[Omelia di papa Francesco nella solennità della Natività di San Giovanni Battista]
Preparare, discernere, diminuire. In questi tre verbi è racchiusa l’esperienza spirituale di san Giovanni Battista, colui che ha preceduto la venuta del Messia «predicando il battesimo di conversione» al popolo di Israele. E Papa Francesco, durante la messa celebrata a Santa Marta nella mattina di martedì 24 giugno, solennità della Natività del Precursore, ha voluto riproporre questo trinomio come paradigma della vocazione di ogni cristiano, racchiudendolo in tre espressioni riferite all’atteggiamento del Battista nei confronti di Gesù: «Dopo di me, davanti a me, lontano da me». Giovanni ha lavorato anzitutto per «preparare, senza prendere niente per sé». Egli, ha ricordato il Pontefice, «era un uomo importante: la gente lo cercava, lo seguiva», perché le sue parole «erano forti» come «spada affilata», secondo l’espressione di Isaia (49, 2). Il Battista «arrivava al cuore» della gente. E se «forse ha avuto la tentazione di credere che fosse importante, non vi è caduto», come dimostra la risposta data ai dottori che gli chiedevano se fosse il Messia: «Sono voce, soltanto voce — ha detto — di uno che grida nel deserto. Io sono soltanto voce, ma sono venuto a preparare la strada al Signore». Il suo primo compito, dunque, è «preparare il cuore del popolo per l’incontro con il Signore». Ma chi è il Signore? Nella ri-
Preparare, discernere, diminuire sposta a questo interrogativo c’è «la seconda vocazione di Giovanni: discernere, tra tanta gente buona, chi fosse il Signore». E «lo Spirito — ha osservato il Papa — gli ha rivelato questo». Cosicché «lui ha avuto il coraggio di dire: “È questo. Questo è l’agnello di Dio, quello che toglie i peccati dal mondo”». Mentre «nella preparazione Giovanni diceva: “Dietro di me viene uno...”, nel discernimento, che sa discernere e segnare il Signore, dice: “Davanti a me... è questo”». Qui si inserisce «la terza vocazioni di Giovanni: diminuire». Perché proprio «da quel momento — ha ricordato il vescovo di Roma — la sua vita incominciò ad abbassarsi, a diminuire perché crescesse il Signore, fino ad annientare se stesso». È stata questa, ha fatto notare Papa Francesco, «la tappa più difficile di Giovanni, perché il Signore aveva uno stile che lui non aveva immaginato, a tal punto che nel carcere», dove era stato rinchiuso da Erode Antipa, «ha sofferto non solo il buio della cella, ma il buio del suo cuore». È stato assalito dai dubbi: «Ma sarà questo? Non avrò sbagliato?». Tanto che, ha ricordato il Pontefice, chiede ai discepoli di andare da Gesù per domandargli: «Ma sei tu davvero o dobbiamo aspettare un altro?». «L’umiliazione di Giovanni — ha sottolineato il vescovo di Roma
— è doppia: l’umiliazione della sua morte, come prezzo di un capriccio», ma anche l’umilia-
zione di non poter scorgere «la storia di salvezza: l’umiliazione del buio dell’anima». Quest’uomo che «aveva annunciato il Signore dietro di lui», che «lo aveva visto davanti a lui», che «ha saputo aspettarlo, che ha saputo discernere», ora «vede Gesù lontano. Quella promessa si è allontanata. E finisce solo, nel buio, nell’umiliazione». Non perché amasse la sofferenza, ma «perché si è annientato tanto perché il Signore crescesse». È finito «umiliato, ma con il cuore in pace». «È bello — ha affermato in conclusione Francesco — pensare la vocazione del cristiano così». Infatti «un cristiano non annunzia se stesso, annunzia un altro, prepara il cammino a un altro: al Signore». Inoltre «deve sapere discernere, deve conoscere come discernere la verità da quello che sembra verità e non è: uomo di discernimento». E infine «dev’essere un uomo che sappia abbassarsi perché il Signore cresca, nel cuore e nell’anima degli altri». La Lettera settembre ‘14
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Metafore di Verità
Vi sono tre metafore che possono aiutarci a guardare agli uomini di oggi nel loro rapporto con la verità. La prima metafora è quella dei vagabondi: questi sono coloro che non hanno una meta, né pretendono di averla; non riconoscono che possa esserci un senso, una direzione da dare alla vita. Vivono di emozioni e da esse si lasciano guidare, vanno dove li porta l’emozione, la voglia, l’istinto, ciò che ‘sentono’ vero sul momento. Un giorno qua e un giorno là: sono dei “senza fissa dimora”, non hanno casa né la cercano. Seconda metafora: nel nostro mondo ci si può imbattere forse più spesso che nei vagabondi - in altri tipi di viandanti, i turisti. Essi sono mossi dalla curiosità, adorano viaggiare per conoscere sempre nuove situazioni. Di ciò o di coloro che incontrano ambiscono portarsi a casa le fotografie, non certo i problemi. Non son disposti a lasciarsi mettere in gioco dai luoghi che visitano, non hanLa Lettera
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no il coraggio di fare domande che vadano al di là del loro personale interesse, né di condividere con chi incontrano la loro ricerca più profonda. Forse perché non sono realmente in ricerca. La terza metafora è quella dei pellegrini. Questi invece sono dei ricercatori disposti a lasciarsi ferire dagli incontri che fanno, disposti a lasciarsi mettere in questione ma insieme convinti di una meta, conquistati da essa. Essi sono in cammino solo per raggiungere la loro meta e lasciarsi portare fino ad essa. Non possono cambiare meta, sono equipaggiati di pazienza e coraggio, di attenzione e volontà. Animati dal desiderio di pienezza, di significato, si mettono in cammino e continuano fino al raggiungimento del traguardo.
[Vagabondo, turista o pellegrino?]
[Visita alle sette chiese]
Quest’anno il nostro pellegrinaggio del 2 giugno alle sette chiese, ha ripercorso le sette lettere dell’Apocalisse che abbiamo ascoltato e meditato nelle diverse tappe dell’anno pastorale. L’approfondimento
è stato proposto ancora da don Maurizio Rota con riflessioni profonde e concrete. Prima tappa: Chiesa di San Giuseppe a Precornelli “Dal libro dell’Apocalisse 1,1-2,6: Alla Chiesa di EFESO“ RITORNO AL PRIMO AMORE Il Signore ci mostra come non dobbiamo essere persone ferme, ma dobbiamo passare da una vita cristiana mediocre ad una vita entusiasta, cioè dove percepiamo che il protagonista è il Signore che non ci abbandona. In questa lettera ci sono immagini che riguardono il Paradiso: noi siamo chiamati a passare dalla morte alla vita. Quando auguriamo “Buona Pasqua”, questo augurio vuo-
Cammino di Fede le significare il passaggio dalla morte alla vita, una vita che possa cambiare e Dio ci offre questa possibilità. Tutto attorno a noi parla di Pasqua e ciò indica che noi siamo di passaggio. La stessa natura rappresenta un passaggio, una trasformazione. Noi siamo un passaggio, un frutto per essere consapevoli della Pasqua per godere e rinnovare l’amore delle origini. I tempi migliori sono i tempi della fede, i tempi in cui si dà fiducia al Signore. Seconda tappa: Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista “Dal libro dell’Apocalisse 2,8-11: Alla Chiesa di SMIRNE“ SII FEDELE FINO ALLA MORTE! Prima c’è la Parola, poi la scrittura. Nella lettera viene messo in luce la conoscenza delle tribolazioni, delle fatiche, degli impostori che ci sono nella comunità,ma il Signore dice di fidarsi di Lui. La Pasqua, cioè il Signore risorto il terzo giorno, è una prova: la prova termina, il lavoro termina , la fatica termina. Il Signore che tu vedi nella prova non lo devi temere, anche se la prova sarà dura, perchè alcuni di voi saranno messi in carcere, trattati come persone pericolosissime. Al vincitore verrà data la vittoria piena, non sarà colpito dalla seconda morte, la dannazione dell’inferno.
Noi siamo stati creati per la vittoria, perciò è importante fidarsi, credere e pregare ogni giorno. Terza tappa: Chiesa di San Giovanni Battista a Brocchione “Dal libro dell’Apocalisse 2,12-17: Alla Chiesa di PERGAMO“ CAMBIA LA TUA CONDOTTA! Lo schema delle lettere è sempre lo stesso: c’è un mittente che è il Signore, questa volta è Colui che si presenta con la lingua a forma di spada affilata; il destinatario, la Chiesa di Pergamo , lo scrivano, Giovanni l’evangelista e apostolo e il contenuto. Il Signore sa cosa avviene nella comunità e se si vuole vincere, bisogna fare questa cosa, cioè bisogna cambiare condotta. La nostra società non è la semplice società di cent’anni fa, dove il parlare del papà è lo stesso della mamma, il parlare dei genitori è il medesimo del parroco, il parlare dei genitori e del parroco era lo stesso della maestra in classe, quindi un bambino cresceva in un’unità di pensiero, la fatica di allora era legata al procurarsi il cibo. Oggi, invece, accade il contrario, perchè sono tanti i pensieri, sono molteplici le interpretazioni della vita e il rischio è di lasciarci trascinare verso le bugie presentate bene. Noi siamo nel mondo segnato dalLa Lettera settembre ‘14
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Si deve stare con il Signore per capire il segno che sei, entrare nella sapienza della vita e le cose più importanti sono quelle quotidiane “...dacci oggi il nostro pane quotidiano ...” Quarta tappa: Chiesa di Santa Margherita a Carosso “Dal libro dell’Apocalisse 2,18-29: Alla Chiesa di Tiatira“ CONSERVA LA DOTTRINA AUTENTICA
la pubblicità e noi dobbiamo pensare ad essere cristiani in questa società. A Pergamo si dice che Satana è sul trono, il vescovo è stato ucciso: è una società impostora e assassina. Devo stare con il Signore per essere veramente credente, perchè c’è il rischio di inventarsi la religione, anche se esiste differenza fra un Dio vero e un idolo. Occorre stare attenti, perchè in questa società si rischia e le trappole sono tante. Stai attento, ti ho dato degli orecchi per ascoltare la mia parola che è come una spada a doppio taglio. La mia parola ti mostra la vita, ti porta a vedere in profondità. Siamo cristiani in una società complessa, dobbiamo stare uniti al Signore per non lasciarci imbrogliare. Il Signore è il sole che riscalda. Ecco che si capisce l’Apocalisse che sfrutta immagini: anche la nostra vita si esprime con immagini, segni che esprimono noi stessi. Noi stessi siamo immagine dei nostri genitori, dei nostri nonni, dei nostri bisnonni, ...cioè siamo segno di qualcun’ altro. La Lettera
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A tutti è dato il tempo per convertirsi, ma bisogna stare attenti a non cambiare fondamento. Il fondamento è permanente; la vita nella sua semplicità ci dice che il tesoro è identico per tutti. Ognuno di noi si deve dare del tempo per contemplare le cose di sempre, bisogna essere in grado di dialogare con Dio e le altre generazioni. Dobbiamo coltivare la cultura dell’incontro, dobbiamo conoscere ciò che ci fa incontrare, perchè se ci accontentiamo delle nostre gelide idee, siamo soli, tristi. Dobbiamo condividere ciò che abbiamo in comune, perchè Dio parla questo linguaggio di semplicità. Altrimenti si rischia di cadere nella trappola dell’ideologia, cioè il porre una propria idea come fondamento della realtà. Il Signore ci raccomanda di conservare la dottrina autentica, perchè ognuno di noi possa fare Pasqua, cioè possa seguire il Figlio di Dio. E’ con il Figlio di Dio che si realizza l’incontro e la chiesa è il luogo dell’incontro. Il sacerdote e l’assemblea hanno il loro punto d’incontro all’altare, dove c’è il Signore. In Gesù poi
si scopre che la nostra diversità non è contrapposizione, ma è ricchezza: abbiamo tutto nel vivere bene insieme e rimanendo ciascuno al proprio posto. E’ la chiesa il luogo dell’inconrtro e luogo dei capolavori, si celebrano le arti, perchè con il Signore tutto è bello, se camminiamo per la giusta strada. Quinta tappa: Chiesa della Trinità e di San Lorenzo a Montebello “Dal libro dell’ Apocalisse 3, 1–6: Alla Chiesa di Sardi“ DEVI ESSERE VIGILANTE! Il Signore che scrive alla comunità di Sardi dice: “STAI SVEGLIO, SII VIGILANTE“, perché il Signore sta per arrivare come un ladro, cioè improvvisamente. Il Signore non va inteso come un ladro, ma è lo sposo che arriva improvvisamente dalla sposa che lo deve vedere. Sii vigilante, cioè guarda lontano. Questa sposa pensa di vedere, ma c’è modo e modo di vedere. Si vede bene nella verità attraverso la RICONOSCENZA. In questa lettera l’apostolo dice che ci dobbiamo domandare come ascoltiamo la parola: la si deve ascoltare molto bene per essere umili. Se si impara a dire GRAZIE dal Signore, si vedrà molto bene, perché quello che si è e si ha è DONO. Dobbiamo ascoltare la parola di Dio, riconoscere che tutto riceviamo, dire grazie per poter vedere bene e cominciare a dire anche alla nostra età: “SONO RICCO”. Purtroppo, siccome non ascol-
tiamo la parola, ci rivolgiamo al Signore elencando le cose che ci mancano, quindi siamo ciechi, vediamo male. Se andiamo in chiesa e non ascoltiamo la parola, non vediamo il Signore. Un ritornello dice: “CHI HA ORECCHI PER ASCOLTARE, ASCOLTI“, diventa un monito. Questa è la via di Dio che ci ha creato a sua immagine e somiglianza. Sesta tappa Chiesa di San Filippo Neri a Salvano “Dal libro dell’ Apocalisse 3, 7–13: alla Chiesa di Filadelfia“ RIMANI FEDELE In questa lettera viene sottolineato l’invito a rimanere fedeli. La parola fedeli richiama la parola fede. L’anello che portano le persone sposate sull’anulare sinistro a significare che la destra è occupata, non è per lo sposo e la sposa, ma è per gli altri. Sull’anello della sposa è impresso il nome dello sposo e viceversa. Sii fedele, a che cosa? Alla messa nella quale celebriamo la fedeltà di Dio. Nella messa noi non diamo, ma riceviamo. Venire a messa significa imparare la fedeltà di Dio, il suo amore che è fedele, si sta con Dio per imparare ad essere fedeli. Questa fedeltà tocca la nostra vita in modo continuativo, infatti nel Padre Nostro noi diciamo “DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO“, cioè quel “quotidiano” significa che dobbiamo pregare tutti i giorni, dobbiamo andare a messa tutte le domeniche e in questo allenamento noi im-
pariamo ad essere fedeli. Lasciandoci amare dal Signore, impariamo a volerci bene nelle cose quotidiane ed è qui che si gioca il bello e il brutto della vita. La fedeltà rende meravigliosa la vita di tutti i giorni e con Dio si comprende come l’uomo sia al centro del mondo. Il centro del mondo dove si celebra l’Altissimo è l’altare come del resto anche il centro della nostra quotidianità è la tavola. La fedeltà si celebra attorno alla mensa, alla tavola di tutti i giorni: si celebra il nostro volerci bene, il nostro lavoro, il nostro trovarci, il nostro comprenderci. Nella chiesa del Signore c’è sempre il centro del mondo: l’Eucaristia che è il centro della vita, Gesù. Settima tappa: Chiesa della Madonna della Salette alla Beita
Il cammino verso le sette chiese dell’Apocalisse ci deve servire per dire che il bello della vita è stare anche insieme come comunità. Il Signore ci invita a darci una mossa, perché ha fatto tutto per noi, ora dobbiamo essere fiduciosi, protagonisti, in quanto non siamo soli, c’è una comunità di credenti attorno a noi, la Chiesa. Il Signore vuole bene alla sua Chiesa, manda la sua parola per convertirla, per farle fare Pasqua, affinché si lasci amare e giunga alla sua meta che è l’eternità. In cammino, iniziato nel mattino, si è concluso all’ora della merenda che non è mancata, al termine del pellegrinaggio, presso la struttura della festa. [Katia]
“Dal libro dell’ Apocalisse 3, 14–22: Alla chiesa di Laodicea “ NON RIMANERE TIEPIDA! Nell’ultima lettera si dice che il rischio della vita è quello di accontentarsi, di non prendere iniziativa, di aver paura delle proprie responsabilità. Ci vuole prudenza: il Signore ci invita ad essere più grintosi, volenterosi, fiduciosi, pensiamo a cosa Dio ha fatto per noi, cerchiamo di conoscerlo, di entrare in dialogo con Lui nella nostra comunità, nel nostro territorio, affinché possiamo essere persone libere, responsabili, disponibili, attive, generose. Gesù si è donato, si è spalancato sulla croce (segno apocalittico per eccellenza) , Gesù ha vinto il male. La Lettera settembre ‘14
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Cre e Babycre 2014 Proponiamo la riflessione sul tema dell’abitare, alla luce del tempo estivo che è stato, ancora una volta, l’occasione per
“fare casa” in un luogo, in un tempo, in una passione per l’umano che caratterizza l’essere chiesa. Dentro, ci mettiamo 60 piccoli, 160 bambini e ragazzi, 60 animatori, 20 mamme e tanti genitori. E ancora: musica e danze, preghiera e gioco, tornei e tuffi in piscina, gite e raduni, laboratori e ghiaccioli, pranzetti e merende, acqua e sole, serate e punteggi, foto e selfie, Smemo e Rino, calendarione e… tante lacrime al termine, perché anche il Cre finisce. Un bambino dice alla mamma: “non è giusto, però: i mesi di vacanza sono tre, perché solo un mese il Cre?” Chiedilo al don… In continuità con gli anni scorsi, tra ‘passività’ e ‘attività’! Il tema dell’abitare si pone in continuità con quanto proposto gl’anni scorsi: la parola e il corpo, per raggiungere il loro compimento (e parafrasare fino in fondo quanto l’evangelista Giovanni ha magistralmente sintetizzato nei primi versetti del suo prologo) hanno bisogno di “prendere dimora” nella vita degli uomini, di “venire ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). Per entrare in relazione con sé, con gli altri e con Dio occorrono certamente parole e gesti efficaci, ma se questi non prendono dimora, non si radicano nelle pieghe dell’esistenza umana, rischiano di
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essere lasciati alla mercé del tempo che passa e scivolano via come l’acqua sulla roccia. Se si vuole continuità, occorre prendere dimora, occorre abitare e far abitare. E già qui si può cogliere una prima sostanziale questione intorno all’“abitare”: nasciamo senza aver avuto la possibilità di scegliere dove abitare e moriamo venendo ‘giudicati’ per dove e come abbiamo abitato ovvero per quello che abbiamo costruito. C’è una passività dell’abitare che non può che essere accolta e c’è un’attività dell’abitare che non può che essere agita in ogni esistenza se si vuole dire degna di essere vissuta. Tra ‘passività’ e ‘attività’: la prima casa dell’uomo è il corpo Possiamo dire che la prima casa dell’uomo forse è proprio il suo corpo. Una casa ‘subita’ perché espulsi dal paradiso terrestre della pancia calda della madre e lanciati in un mondo praticamente sconosciuto e a volte insidioso. Tuttavia il corpo è anche una casa da accogliere ogni giorno di più perché nella casa del suo corpo l’uomo ha misura di sé, acquista una sua posizione, riconosce il senso che ordina le cose: l’alto, il basso, l’avanti, il dietro, la destra e la sinistra.
Tra ‘passività’ e ‘attività’: la seconda casa dell’uomo sono gli abiti Possiamo continuare dicendo che gli abiti sono come una seconda casa per l’uomo. Gli abiti esplicitano il bisogno di custodire come un secondo grembo il proprio corpo, di impedire ad altri una furtiva conquista del proprio sé. Non può che essere così perché la nudità rimanda inevitabilmente ad una fragilità costitutiva e da custodire: “ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto” disse Adamo e riprese Dio: “Chi ti ha fatto sapere che eri nudo?” (cfr. Gen 3,10-11). Ma gli abiti sono anche un messaggio, una parola offerta, un ponte sul mondo. Essi non rinchiudono il corpo ma lo accompagnano nella sua vocazione ad esporsi. La pelle nuda è vulnerabile, violabile, come una casa senza porte. Gli abiti invece no. Permettono all’uomo di farsi vedere senza essere divorato come un oggetto. Per questa ragione essi non si accontentano di coprire, di svolgere delle semplici funzioni di protezione fisica, ma vogliono essere belli. In modo
da coprire non per nascondere ma per presentare. Gli abiti sono la casa che rendono presentabili quei corpi animati che sono gli esseri umani. Tra ‘passività’ e ‘attività’: la terza casa è proprio la casa Per una buona parte dell’inizio della nostra vita, l’abitare si connota come un’azione passiva: “abito qui perché qui mi hanno messo, mi ci sono trovato, perché hanno deciso i miei genitori”. Col tempo si apprende una modalità diversa di abitare, capace di scegliere e agire cambiamenti, non di subire il già dato. Quando gli uomini decidono di costruire delle case vere infatti – o di terra o di legno o di pietra - non fanno altro che prolungare simbolicamente il desiderio di presenza del proprio corpo. La casa è per l’uomo come un altro corpo. Egli dunque la edifica come modellando attorno a sé l’involucro di un nuovo grembo e infondendogli l’eleganza di un abito su misura. Non a caso l’architettura è da sempre arte di composizione di questi bisogni che hanno segnato nella notte dei tempi l’alba dell’uomo. In parole povere: tutti i tentativi dell’uomo sono proiettati ad una sola finalità: abitare il mondo. Ma appunto non si può abitare il mondo se non si ha una casa in cui abitare. La casa è lo spazio di mondo che l’uomo può abitare. La casa è quel pezzo di mondo con cui l’uomo riesce a relazionarsi, perché è dell’essere uomo ritagliarsi spazi, abitare solo qualche angolo e mai il mondo intero. Ancora: l’abitare vero è riuscire
a trovare o a creare un luogo in cui star bene, e come ogni trovare, chiede sempre un cercare che rimane sempre una delle prime forme dell’agire (cfr. “maestro, dove dimori?” Gv 1,38). Tra ‘passività’ e ‘attività’: la quarta casa è la casa per il divino Lungo quasi tutta la storia umana, l’uomo ha sempre sentito come un compito viLa Lettera settembre ‘14
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tale costruire una casa per il divino. L’invenzione del tempio è il frutto di questo bisogno pressoché universale poiché l’uomo sente che lo spazio non è tutto uguale. Non è una estensione senza differenze. E non basta il proprio corpo a dargli un ordine. Nemmeno la sua casa. Presenze in fondo
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troppo fragili. Sono quei punti in cui appare innegabile che sia passato il divino. Quello infatti è il punto esatto a partire dal quale si può dire per tutti dove si trovi l’alto e il basso, le quattro direzioni della terra, il lontano e il vicino. Naturalmente questo punto così prezioso, da cui
dipende il senso del mondo, deve essere identificato, per sapere bene che è proprio lì, deve essere delimitato, per ricordarsi che è solo lì, deve essere custodito, per garantire che sia sempre lì. Questo punto così prezioso diventa dunque sacro, separato dal profano.
Con il breve articolo che arriva adesso, pubblicato su l’Eco di Bergamo insieme ad una foto del nostro Cre, abbiamo vinto una televisione. Ma la vittoria più grande -più ancora della squadra Maison che ha raggiunto la vetta della classificaè stata la passione che ci ha abitato. “Ti racconto una cosuccia originale del CRE di Palazzago: il gioco d’inizio. D’inizio CRE? No, di inizio giornata. Infatti, dopo la preghiera mattutina, due delle quattro squadre si affrontano in una sfida, che consiste nell’aprire una porta che presenta una prova da superare. Ovviamente, tutto strettamente legato al tema: piano terra. Pensando a una casa da abitare, i tre giochi sono: • salutiamo (si tratta di un memory, girando cartoncini di due colori diversi con i saluti nelle varie lingue del mondo: shalom, hi, hola, hallo, salut, Ni hao, Saluton, Aloha, Zdravo, Hei, CzeSc) • ripuliamo (cartacce trasformate in pallottole devono finire in un cestone) • facciamo il bucato (si tratta di riempire la lavatrice con le pezze di colori diversi, guidati dalla voce di un amico di squadra, poiché il concorrente viene bendato). Questo gioco di inizio dà la possibilità di portare alla propria squadra alcuni punti, che si uniscono a quelli guadagnati nei tornei, nei laboratori, nei grandi giochi, nelle serate genitori... Così, la giornata aperta all’insegna della simpatia e dell’intraprendenza, continua con tutte
le altre proposte che fanno del mese estivo un tempo speciale, dove i grandi protagonisti sono bambini e ragazzi suddivisi nelle squadre: maison, house, domoy, Zuhause, accompagnati da fluorescenti animatori.” [Domus] (P.S: Domus è il gruppo animatori e Dominus lo sai vero?)
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Di cotte e di crude Di solito per una vacanza si spera il meglio: bel mare e bella spiaggia, una compagnia buona e divertente, cibo in abbondanza, sole, etc…Una vacanza con gli adolescenti può tralasciare simili prospettive? Forse non c’erano tutti questi ingredienti (sole dove sei stato?), ma un gruppo così scatenato e vivace è davvero difficile trovarlo. Cosa si ricorderanno all’Euro camp di Cesenatico del gruppo di Palazzago-Gromlongo? Tanti cori da stadio (di ogni genere), la preghiera cantata senza vergogna in mezzo a quattrocento persone, una anguria dalla finestra (per forza è marcita: è stata tenuta nello zaino per un giorno intero durante la gita a
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Ravenna), un po’ di sano caos, poco sonno… insomma di cotte (il posto non aiutava la continenza dei partecipanti e loro di certo non si tiravano indietro) e di crude. Durante questa vacanza nella preghiera insieme abbiamo approfondito la vicenda di madre Teresa di Calcutta. Molti non conoscevano questa figura di santa, che ci ha permesso di essere più amici, e di vivere la giornata con particolare attenzione a chi ci sta accanto, nel nostro piccolo e con le nostre capacità. L’obiettivo della vacanza era questo: fare una piccola comunità di 37 persone fuori dalle nostre parrocchie e ci siamo riusciti. La condivisione dei momenti di divertimento
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ha certamente aiutato tutto questo: giochi (calcio e beach volley) e animazione in spiaggia, la stupenda visita a Ravenna (qualcuno ha scoperto cosa è il mosaico e che Ravenna è stata capitale dell’impero romano…aiuto!!! Che scuole abbiamo!!!), il pedalò, le carte, gli autoscontri… e molti hanno chiesto, dopo tanta allegria e poca nostalgia della mamma: “possiamo rimanere?”. Ecco la bellezza di portare in vacanza gli ADO: un mix di tutto quello che può venire dalla loro energia, che dà vivacità a un gruppo e che se stimolati può fare davvero bene anche nelle nostre comunità. [Davide]
Biciclettata dei tre fiumi A Mantova, dove molte costruzioni sono ingabbiate per il dopo terremoto, città patrimonio dell’umanità, dove ogni angolo riserva sorprese, siamo accolti in un oratorio dove da anni una piccola comunità “recupera” scelte sbagliate. Il segno è un cesto di pane, pieno il mattino e vuoto la sera, collocato nella chiesa dove celebriamo: chi ne ha bisogno attinge perché la condivisione è la vera moltiplicazione. A Canneto sull’Oglio, il segno è la medaglietta miracolosa – i ragazzi non ne hanno mai sentito parlare e quasi con sorpresa la accolgono – che le suore della carità presentano, meravigliate di un gruppo di giovani che canta e prega nella loro
chiesetta. A Quinzano una strada che attraversa i due grandi spazi dell’Oratorio, con la palestra dove pernotteremo, e degli impianti sportivi, segno della cura di una comunità che si fa in quattro per creare occasioni di incontro, amicizia e riflessione. A Urago d’Oglio, l’accoglienza dell’Oratorio dentro un’antica corte: alto porticato con tavoli e panche, fontana che riempie una vasca di pietra, spazi accoglienti come le persone che ci ospitano e ci fanno sentire a casa, proprio come avveniva nelle cascine di un tempo, con un posto sempre disponibile per chi arrivava. Alla fine della quarta biciclettata, con maglietta compresa, dopo aver macinato 252.75
Km, fino a Sarnico, la cosa sorprendente e bella è l’incontro con diverse esperienze che arricchiscono e allargano gli orizzonti, insieme al cammino che il gruppo dei partecipanti (31) fa giorno e… notte, mentre pedala, prega, celebra, mangia insieme, fa il bagno nel fiume, arriva alla meta. Tante altre cose nei messaggini, in facebook e soprattutto nel cuore. Come sempre tutto questo non sarebbe possibile senza i “fratelli maggiori” che hanno assicurato la programmazione e l’accoglienza, il cibo, l’acqua e l’assistenza in ogni momento. Rimane una domanda in sospeso: chi ha forato i materassini del don?
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Miramare da amare Bergamo, Barzana, Burligo, Palazzago, Almenno San Bartolomeo, Treviolo: vacanza multi… etnica con questo ventaglio di paesi di provenienza dei 46 vacanzieri in quel di Miramare. “Miramare da amare”, c’era scritto un po’ ovunque, e mentre a Palazzago il paesaggio imbiancato (dalla grandine) faceva pensare più all’Immacolata (8 dicembre) che all’Assunta (15 agosto) noi ci lasciavamo dolcemente cullare dalle onde, dal sole e dalla bella compagnia nella vacanza “stile familiare”. I 7 gruppi si sono alternati nei diversi servizi di casa ed af-
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[Vacanze stile familiare]
frontati nei tornei di beach volley, scala 40 e bocce, mentre per i più piccoli non son mancati castelli di sabbia e piste da biglie. Due momenti di preghiera (tassativamente facoltativi…) erano le lodi del mattino e la celebrazione della messa alla sera nella Parrocchia del Sacro Cuore. In questa settimana un’amicizia contagiosa (anche del virus allo stomaco…) ha unito le diverse età nel segno della condivisione, dell’allegria e delle spedizioni in alto mare con il bananone e il disco galleggiante a 70 km/h. [Vanessa]
[Fiaccole del cuore a Lourdes]
A due anni dalla bellissima ed emozionante esperienza di Medjugorje, le Fiaccole del Cuore sono ripartite per raggiungere il Santuario di Lourdes, una mèta che ha richiesto molto più sacrificio, sia sul lato organizzativo che durante il pellegrinaggio vero e proprio: 22 tedofori e, novità, un camper di amici ciclisti che ci hanno accompagnato durante tutto il percorso e dando vita ad un’esperienza particolare. La persona più rappresentativa conta ben 77 primavere e, con la fiaccola in mano e indossando con orgoglio il berrettino della ciclistica Palazzago, ha fatto da apripista al gruppo completo delle 27 Fiaccole che Mercoledì 11 Giugno, nel primo pomeriggio, ha attraversato il fiume Gave ed è entrato nel Santuario di Lourdes dalla Porta di S.Michele. L’ingresso in quel luogo Sacro ha commosso un po’ tutti e l’emozione provata ha permesso così di scaricare e dimenticare la tensione e le varie preoccupazioni vissute durante il percorso. Qui, ad aspettarci c’erano don Giuseppe e un gruppo di nostri parrocchiani tra i quali anche molti parenti; tutti insieme abbiamo trascorso due intense giornate. Grazie alla collaborazione e al prezioso intervento di don Giuseppe e di Claudia presso i religiosi responsabili del Santuario, abbiamo partecipato in modo attivo a diverse celebrazioni religiose. Dalla Messa celebrata da don Giuseppe prima del ritorno, alla Via Crucis e anche alla processione serale aux flambeaux degli ammalati, molto toccante e sicuramente indimenticabile per tutti. In quella sera le Fiaccole , con le 18 lampade (una per ogni appa-
Due anni dopo... rizione) in mano, hanno assicurato il servizio d’ordine per facilitare gli ammalati con gli accompagnatori e i pellegrini della processione, a giungere nella grande spianata della Basilica. Il secondo giorno il nostro gruppo ha partecipato direttamente anche alla processione con il Santissimo che si è snodata lungo tutto il percorso del Santuario ed è culminata nella basilica sotterranea immensa, colma di fedeli ed ammalati in preghiera. Alle 18 abbiamo recitato il Rosario alla Grotta delle apparizioni, quello che viene trasmesso in televisione e che anche molti a casa seguono; l’intensità della spiritualità raggiunge però il culmine nelle occasioni in cui si é da soli davanti alla Signora, cui si aprono i cuori . Sono stai due giorni molto belli nei quali ognuno ha vissuto momenti e sensazioni che difficilmente potrà dimenticare e che si sente in dovere di condividere con tutti coloro che stanno leggendo questo nostro diario. I vari momenti impegnativi e spirituali sono stati alternati ad altri di svago e divertimento che hanno contribuito a migliorare ulteriormente l’amalgama del gruppo; ecco allora le serate trascorse fuori dal camper a raccontare le sventure finite bene (vd Ilaria, Pierino, Marco, Roby…), discussioni che purtroppo non lasciavano dormire tranquillo e disturbavano “il giovane” Vittorio. Ci sono state pure le barzellette di Alba, richieste dalle varie tavolate e infine “ l’anguria party“ improvvisato da Alida sulla spiaggia. Uno degli scopi dei Pellegrinaggi delle Fiaccole del Cuore è quello di raccogliere fondi per Comunità bisognose che abbiamo adottato.
Con l’aiuto degli Sponsor, delle varie Associazioni e anche di singole persone, quest’anno siamo arrivati a €2.500 che verranno distribuiti a queste realtà: - Comunità sollievo Yahweh - Orfanatrofio “Famiglia ferita” di suor Kornelya - Scuole elementari “Kourbusse” Senegal. Grazie alla nostra fiaccola Claudia nel pellegrinaggio a Medjugorje, saranno portati i fondi alle prime due, mentre attraverso uno sponsor provvederemo alla scuola in Senegal.
Un particolare grazie a don Giuseppe che ci ha sostenuti con grande spiritualità prima, durante e dopo questo pellegrinaggio, facendoci partecipi attivi dei momenti celebrativi. Grazie ai familiari che ci hanno fatto la sorpresa di aspettarci davanti alla Statua della Madonna di Lourdes emozionandoci e facendoci piangere come bambini ed infine grazie a tutti voi parrocchiani che ci avete sostenuto sin dalla partenza con un semplice, ma grande saluto. Le Fiaccole del Cuore non si fermano qui, siate pronti per nuove esperienze... [Robimister] La Lettera settembre ‘14
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Anno catechistico 2013-14 PRIMO ANNO
TERZO ANNO
I bambini del primo anno di catechesi si sono immedesimati nei colori del mondo, quando ancora litigavano per chi era il migliore; ma poi hanno capito che dovevano stare uniti per formare una cosa bella come l’arcobaleno e per muovere i passi verso Dio in unione e felicità.
Quest’anno ci siamo impegnati per prepararci bene alla nostra prima comunione. Durante la liturgia abbiamo ricevuto un piccolo fiore, di questa piantina dovremo prenderci cura tutti i giorni se non vogliamo farla morire, perché la nostra fede è come questo fiore che va curato, annaffiato, potato, protetto dagli insetti, dalle malattie e concimato. Annaffiato con l’acqua viva della nostra preghiera; potato, eliminando le parti secche o malate, sforzandoci di migliorare sempre con il sacramento della confessione; protetto dagli insetti e dalle malattie, sforzandoci di partecipare alla catechesi con attenzione per poter conoscere il Vangelo ed avere la protezione della Chiesa, nostra guida; concimato per nutrire la nostra vita con Gesù Eucarestia che giorno dopo giorno farà fiorire il nostro cuore come Lui desidera.
SECONDO ANNO
In questo anno di catechesi abbiamo imparato a conoscere Dio come Padre buono, che ha un cuore talmente grande da perdonarci sempre. Le sue braccia, in ogni occasione dopo il nostro pentimento, si aprono pronte ad accoglierci in un caloroso abbraccio. Ti ringraziamo Signore, per questo tuo infinito amore e ti promettiamo di impegnarci a seguire la strada che Tu ci indichi, pronti anche noi ad accogliere tutti a braccia aperte. La Lettera
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QUARTO ANNO
[La sintesi del percorso]
Noi bambini di quarta, abbiamo rivolto il nostro sguardo a Maria, mamma di Gesù. Abbiamo letto e commentato notizie della sua vita e abbiamo imparato a pregare insieme. Insieme abbiamo modellato una corona del rosario, simbolo della preghiera dedicata alla Madonna. Abbiamo portato al polso la nostra coroncina e pure i nostri genitori si sono lasciati coinvolgere e hanno costruito una corona con tanta pazienza, perché tutti insieme stiamo camminando verso Gesù. Infine abbiamo scritto alcuni pensieri che vogliamo rivolgere a Maria, la mamma del sì: • Maria, sei stata una ragazzina come noi, giocavi, correvi per le vie del tuo villaggio sotto lo sguardo dei tuoi genitori • Come noi sognavi il tuo futuro da ragazzina innamorata, ma senza indugi e dubbi hai accettato quello che il Signore tramite l’arcangelo ti ha proposto • Sei stata una mamma che in silenzio seguivi tuo Figlio e lo amavi. Da te tutte le mamme hanno imparato a donare senza chiedere nulla • Sei stata una mamma che ha sofferto in silenzio, quando hai visto morire tuo Figlio, ma tre giorni dopo hai condiviso con tutti la tua gioia • Sei stata una persona piena di fede, disponibile; una mamma premurosa, gentile e affidabile. • Aiutaci ad aprire i nostri occhi
per accogliere come te il tuo Figlio Gesù QUINTO ANNO
Le sette chiese: comunità capaci di vangelo Abbiamo preso spunto dalla lettera del Vescovo “Donne e uomini capaci di vangelo” per riflettere sui contenuti che la chiesa, la diocesi e la nostra parrocchia ci proponeva in questo anno pastorale. Abbiamo quindi letto le lettere dell’Apocalisse cercando di capire come le prime comunità cristiane dell’Asia Minore, pur in mezzo alle persecuzioni e a tante difficoltà, hanno vissuto il vangelo annunciato dagli apostoli. I santi: uomini capaci di vangelo Abbiamo poi parlato della vita di due papi: San Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II che sono stati canonizzati e di San Giovanni Bosco, la cui urna è arrivata nella nostra diocesi. Anche in questo caso abbiamo cercato di capire come questi uomini hanno vissuto il vangelo nella loro vita, indicandoci la strada della santità. Noi: ragazzi capaci di vangelo Infine abbiamo pensato anche a noi, a come possiamo vivere il vangelo di Gesù. Abbiamo significato con delle foto alcuni momenti della nostra vita: i sacramenti che abbiamo ricevuto finora, che sono stati un incontro con il Signore, e alcu-
ne occasioni che si sono presentate durante quest’anno, in cui possiamo dire di avere fatto nostri alcuni sentimenti o scelte di Gesù come la preghiera, la s. messa, la catechesi, l’amicizia, il perdono, la pace, il cammino di avvento, di quaresima e il mese di maggio. Le beatitudini: cuore del Vangelo. Inoltre ogni domenica, durante la catechesi e la s. messa, abbiamo letto e ascoltato una pagina di vangelo, in particolare il vangelo di Matteo e le Beatitudini, per cui abbiamo seguito la frase guida di questo anno: “Beato chi legge e beati coloro che ascoltano…” e pensiamo che questo possa essere il messaggio che viene inviato all’angelo della chiesa di Palazzago.
• Madre Teresa di Calcutta • Santo Papa Giovanni XXIII • San Giovanni Paolo II • Santa Teresa del Bambin Gesù • San Francesco d’Assisi Abbiamo ascoltato anche la voce dello Spirito che parla alle SETTE chiese nelle SETTE lettere dell’Apocalisse, prendendo consigli e modelli di fede. Al termine del nostro viaggio, vogliamo mettere in questa scatola i SETTE doni dello Spirito Santo, con il proposito di farne tesoro e riscoprirli poi l’anno prossimo con il sacramento della Cresima. SETTIMO ANNO (2ª media)
SESTO ANNO (1ª media)
Quest’anno è stato l’occasione per approfondire il nostro rapporto con Gesù attraverso lo Spirito Santo; abbiamo iniziato a guardare al nostro futuro per prepararci al sacramento della Cresima. In una scatola da noi costruita, inseriamo i nostri ricordi “di viaggio”. Per imparare a conoscere lo Spirito Santo abbiamo fatto riferimento a SETTE grandi figure di santità nei quali egli si è manifestato: • La Madonna, figura centrale nel mese di Maggio e prima donna piena di Spirito Santo • Giovanni Bosco
Il simbolo che ci ha accompagnato in tutto l’anno è la strada e abbiamo voluto rappresentarla con tutte le tappe che abbiamo percorso insieme al don e alle nostre catechiste: dal pellegrinaggio a Sotto il Monte, al nostro viaggio a Roma, al raduno dei Cresimandi sempre a Sotto Il Monte e molte altre ancora, fino a raggiungere la tappa tanto attesa del Sacramento della Cresima. Arrivati a questo punto ci viene posta la domanda “Quo Vadis?” – dove vai? –. Sappiamo che d’ora in poi sarà in salita ma ci metteremo tutto il nostro impegno per continuare il percorso che ci è stato aperto. Speriamo di ritrovarci ancora tutti insieme l’anno prossimo, sempre in questa sede, ma appartenenti al gruppo di 3^ media. La Lettera settembre ‘14
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OTTAVO ANNO (3ª media)
la libertà è una scelta difficile, ma non dobbiamo lasciarci andare! SECONDO E TERZO ANNO ADOLESCENTI
I consigli di Gesù, nel discorso della montagna, ci hanno fatto riflettere su come dobbiamo comportarci e sulle scelte di vita che è meglio fare. Noi ragazzi di terza media ci impegniamo a proseguire la nostra formazione e a seguire le proposte che ci verranno fatte nel cammino adolescenti. PRIMO ANNO ADOLESCENTI
Come i cartelli stradali insegnano il rispetto del codice della strada, così anche noi ci siamo allenati a rispettare i pensieri, le idee, le abitudini e i sentimenti degli altri. Abbiamo cercato di educarci al rispetto del codice del vivere insieme, interpretando i segnali di precedenza, di stop, di divieto e di invito alla prudenza che esistono nei rapporti umani.
ranza, di chi vede una luce anche quando è notte fonda, di chi lascia maturare i tempi di Dio, di chi respira la speranza e la pazienza di Dio. Presentiamo il lenzuolo che ha accolto il Cristo morto nella Via Crucis del Venerdì Santo, formato dai sette teli delle rispettive stazioni. Vediamo in questo la sintesi del cammino dell’anno, con il desiderio di metterci insieme, pensare, proporre e vivere momenti di comunione nella nostra Comunità. ADULTI
QUARTO ANNO ADOLESCENTI Il tema che più ci ha affascinato negli incontri è la libertà. La rappresentiamo con un aquilone, che vola libero in cielo, ma pur sempre legato alla terra, cioè alla nostra volontà. Infatti, “libertà non è fare ciò che si vuole, ma volere ciò che si fa”. Oltre all’aquilone, abbiamo pensato che la libertà possa racchiudersi anche in altre immagini, azioni, oggetti… Ad esempio: • i soffioni: perché prendendo il volo si disperdono liberandosi • il sogno: perché possiamo vederci ogni cosa, senza nessun condizionamento • (trovare il coraggio di) essere se stessi: perché solo difendendo le nostre idee, possiamo dirci liberi • speranza: perché sappiamo che La Lettera
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I sandali che presentiamo rappresentano il cammino fatto, su una strada a volte in discesa, a volte in salita, una via percorsa insieme, fatta di tante piccole tappe. Poi il mattone, simbolo di che costruisce, anche con fatica, ma con la gioia di chi vuol arrivare a compiere l’opera. Così ci apprestiamo al passaggio ai giovani, cercando di continuare a costruire. GIOVANI Prendersi cura è l’atteggiamento di chi sa sperare contro ogni spe-
Una cartelletta raccoglie le schede della catechesi del giovedì mattino, sui temi della liturgia e della celebrazione eucaristica. Insieme, anche un candelabro a sette bracci che ci ricorda tutto il cammino con la lettura, la riflessione e l’approfondimento delle sette lettere dell’Apocalisse e che culminerà nel cammino del 2 giugno. “Ecco- dice l’ultima lettera- io sto alla porta e busso, se qualcuno mi apre, entrerò da lui e cenerò con lui…” Il nostro desiderio è di aprire sempre la porta e fare festa con il Signore. [Patrizia]
[Verbale del 17 giugno 2014]
Dopo un momento di preghiera, don Giuseppe invita i membri dei consigli a fare una verifica del cammino dell’anno pastorale che ha avuto come tema generale la lettera del vescovo “Donne e uomini capaci di vangelo”, con sottotitolo per la nostra comunità: “Beato chi legge e beati coloro che ascoltano”, una frase tratta dall’Apocalisse, il libro contenente le lettere alle sette chiese dell’Asia Minore, che sono state i testi guida del percorso di catechesi per i ragazzi e gli adulti durante l’anno. Questo percorso si è concluso con il pellegrinaggio alle sette chiese della nostra parrocchia il 2 giugno e con la processione del patrono: san Giovanni Battista, durante la quale i vari gruppi della catechesi hanno portato i teli con i testi delle sette lettere. Quest’anno è stata in parte cambiata la modalità di proposta della catechesi per gli adulti, perché si sono svolti due incontri mensili tenuti da don Maurizio Rota: uno il pomeriggio nelle chiesette delle frazioni, a rotazione, e uno in chiesa parrocchiale nello spazio dell’abside, la sera; inoltre, durante i giovedì della catechesi si è passati per la benedizione alle famiglie e un altro aspetto di novità è stata la let-
Il lavoro dei Consigli riuniti tura mensile di ciascuna lettera durante la celebrazione eucaristica domenicale, offrendo così a tutti una possibilità di riflessione. Ai bambini e ragazzi della catechesi, invece, sono stati distribuiti un portalettere in cartoncino e il testo di ogni lettera colorata con chiusura a busta, in modo che i contenuti potessero essere semplificati e trattati durante la catechesi e portati poi in famiglia per una lettura insieme. Alcuni membri del consiglio esprimono un parere positivo in merito alla proposta realizzata quest’anno perché vi è stata la presenza costante di circa 50, 60 persone alla catechesi, un numero che fa pensare ad una buona e c o n s a p e vo l e adesione, ma nello stesso tempo si spera siano sempre più numerosi gli adulti che desiderano approfondire la loro fede per potere essere di esempio alle nuove generazioni. Anche il pellegrinaggio del 2 giugno ha visto la partecipazione di molte famiglie,
che hanno seguito con interesse il momento di sintesi dei contenuti nelle varie chiese. La benedizione alle famiglie ha coinvolto circa 460 famiglie e a questo proposito don Giuseppe sottolinea il fatto che il movimento è stato di una chiesa in uscita che va incontro alle persone, ottenendo una risposta di apertura e di accoglienza. Altri momenti di formazione per gli adulti sono stati la catechesi il giovedì mattina, dopo la santa messa e gli incontri a livello di zona pastorale in Quaresima sul tema della santità (canonizzazione dei due papi e la figura femminile di Santa Teresa di Lisieux), inoltre vi è stato un incontro generale con i genitori dei bambini/ ragazzi della catechesi e poi a seguire incontri più specifici per la preparazione ai sacramenti. In particolare sono stati apprezzati quelli condotti da don Chino per gli adolescenti, cammino fatto con la zona pastorale. Il tema della catechesi degli adulti, che si sviluppa in un cammino triennale, avrà come attenzione il prossimo anno la formazione dei catechisti per gli adulti. Qualche spunto di riflessione è costituLa Lettera settembre ‘14
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ito anche da alcuni approfondimenti sul bollettino parrocchiale “La Lettera” e sul foglio settimanale “ La Lette…Rina”. Per quanto riguarda le celebrazioni e i momenti di preghiera, i membri del consiglio ritengono che ci sia stata una buona partecipazione dei ragazzi e delle famiglie alle messe del mese di maggio; anche alle confessioni mensili e a quelle programmate vi è sempre un bel numero di persone. Si pensa sia importante mantenere l’ora di adorazione quotidiana nel tempo d’Avvento (oltre a quelle mensili) e la Via crucis quotidiana, introdotta quest’anno, nel tempo di Quaresima. Don Giuseppe sottolinea il fatto che la liturgia è importante e che le celebrazioni vanno curate e sono preparate grazie anche al contributo e al lavoro di molte persone. Questa partecipazione e questo sentire ci rendono protagonisti della celebrazione dando voce al Vangelo; è tuttavia utile educare alla responsabilità, in modo che chi collabora sia anche corresponsabile nel portare avanti il proprio servizio. Per quanto concerne l’ambito della carità, oltre la festa della terza età con il sacramento dell’unzione degli infermi in ottobre, si stanno investendo energie per aiutare anziani e ammalati a sentirsi parte della comunità, si organizzano momenti di festa con gli anziani, La Lettera
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che stanno volentieri in compagnia e partecipano in buon numero oppure si va a fare loro visita in casa, nei ricoveri o negli ospedali. Questa attenzione e questo impegno dovrebbero essere meglio organizzati, magari dividendosi gli incarichi, informandosi meglio sulle necessità, programmando già a settembre le iniziative: una visita ad un santuario, una gita o un presente da portare in occasione del Natale e della Pasqua, coinvolgendo magari anche i ragazzi. Per quanto riguarda le feste, si pensa di mantenere quelle programmate, anche se si avverte una certa fatica, perché scarseggiano i volontari, occorrono forze nuove e talvolta manca la collaborazione e un certo senso di responsabilità; per la festa di comunità vi è la disponibilità di molti adolescenti e giovani, ma alle spalle debbono esserci dei referenti adulti che portano avanti il lavoro di organizzazione. Anche per il bar, vi sono problemi per la gestione, emersi in occasione di alcune serate del palio, perché sono venute meno delle forze di volontariato e un certo coordinamento. Nel periodo estivo gli animatori del CRE hanno organizzato anche serate di festa per i genitori. Per quanto attiene ai lavori in corso o da avviare, è stato approvato il settimo progetto per la casa di comunità che prevede altre modifiche e una diversa collocazione degli spazi e il cantiere non partirà prima di novembre per poter chiedere il finanziamento CEI. L’appartamento dell’ Oratorio verrà lasciato libero e quindi si ricaveranno aule per la catechesi e il CRE; nel contempo bisognerà
valutare la possibilità di una persona che assicuri la sua presenza e la sua azione per l’oratorio e per la chiesa, facendo da referente per i volontari dei diversi ambiti. Anche la casa della parrocchia a Brocchione non è più occupata; la chiesa della Beita è in attesa di una ristrutturazione dell’interno, anche se la Curia frena per evitare di far partire due cantieri significativi. Nell’ultima parte si anticipa qualcosa sul tema del prossimo anno per la Diocesi di Bergamo, a partire dalla lettera del Vescovo e l’attenzione alla formazione degli adulti. In Comunità potrebbe essere importante rilanciare l’Oratorio e l’attenzione missionaria. Si conclude con uno sguardo agli appuntamenti estivi, alla festa di Comunità e si decide che la celebrazione seguita dalla processione della Madonna del Rosario sarà fatta al mattino per dare la possibilità anche ai ragazzi di vivere alcuni gesti della tradizione che altri-
menti non vedrebbero mai se collocati alla sera. Il 5 ottobre sarà anche l’occasione per gli anniversari di sacerdozio (don Mario, don Eliseo e don Elio) e di professione religiosa (Suor Maria Grazia). [Patrizia]
[Lavori in corso]
Ancora alcuni spazi dell’Oratorio rivisitati: la zona-pizzeria della cucina e il grande porticato. E’ ormai lontano il tempo del cucinino che era stato ricavato sotto il portico, al pianterreno, accanto dalla cosiddetta “sala da basso”, fuori norma e poco agevole. La cucina, sistemata e lodata dai fornitori che sono abituati a vedere cucine di diverse strutture, ma soprattutto capacissima di fornire buoni pasti (e i partecipanti al Cre, come coloro che partecipano alle cene e alle diverse feste lo possono testimoniare) è stata completata con uno spazio in cui è collocato il forno della pizza e un grande finestrone per il passaggio dei piatti. Il tutto riparato dal bel porticato in lamellare e tegole, che ha dato un valore aggiunto alla struttura, muovendola un po’ dal punto di vista architettonico e assicurando uno spazio significativo, riparato dal sole e dalla pioggia, che già abbiamo potuto godere in questi mesi. Che
Work in progress dire? I lavori continuano anche qui. Ora si tratta di completare il vano per il passavivande che servirà i due piani dell’Oratorio, partendo dalla cucina e arrivando accanto alla sala onde e al Teatro. I prossimi interventi interesseranno gli accessi al Teatro, al Bar e alle Aule, con l’eliminazione delle barriere architettoniche. Il Consiglio Affari Economici sta valutando da tempo, per queste opere, il contributo dell’Amministrazione Comunale, come riconoscimento dell’utilizzo della Piazza don Giovanni Ceroni ad uso parcheggio (contratto sottoscritto il 15 giugno 1984 e scaduto). Inoltre, l’ex appartamento del Curato, resosi libero dopo tre anni dalla scadenza dell’accordo con la famiglia che lo abitava e che ringraziamo per il lavoro fatto a beneficio della struttura e delle iniziative lì proposte, avrà bisogno di ulteriori interventi, per creare alcuni ambienti per la catechesi e per le necessità dell’Oratorio.
P.S. Il porticato, la saletta annessa, la cucina, come anche la sala onde accanto al bar, possono essere richieste per feste di compleanno, incontri, ritrovi… di singoli e gruppi, compatibilmente con le attività parrocchiali. Chiamare Amos e Renata338.4044394 La Lettera settembre ‘14
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A caccia di colombe No, non chiamate gli animalisti: nulla di violento. Piuttosto, una caccia un po’ strana. Abbiamo girato le diverse chiese della nostra Comunità con la sorpresa che in tutte c’è il riferimento allo Spirito Santo, nella simbologia della colomba. Un classico, quando si parla della terza persona della Trinità, riferimento immancabile, preparandosi alla Cresima, simbologia ricorrente anche nel pacifismo. Ma a noi interessa vedere come, nei diversi secoli e con stili e forme diverse, non ci si è dimenticati dello Spirito Santo, anzi, lo si è raffigurato secondo questa simbologia, inserito anche in luoghi centrali nello spazio liturgico. Alla Beita l’abbiamo proprio sopra l’altare, nel presbi-
Maria da parte dell’Angelo è come riproposto dal volo di una colomba che arriva verso altre due. Più legata alla
speranza la colomba della volta (1940-60, tempera su intonaco) avendo al collo una catena con la quale sorregge l’ancora, classico modo per proporre la virtù della speranza.
[Un viaggio nello Spirito Santo] [Sottotitolo sottotitolo]
zato 1750-1799) là dove si annunciava la Parola, sempre tra raggi luminosi su un cielo azzurro; nella tela del transito di S. Giuseppe (1750-1774), tra le nuvole da cui sbuca il Padreterno e sopra la scena che raffigura Maria e Gesù vicinissimi allo
sposo e al padre terreno che li sta lasciando; bassorilievo nella cornice in ges-
A Carosso c’è solo l’imbarazzo della scelta. Spirito Santo dipinto al centro del baldacchino del pulpito (legno intagliato e dipinto marmorizterio, in un bassorilievo in gesso dorato, sprigionante raggi grandi e piccoli. In uno dei dipinti –l’Annunciazione, olio su tavola di Sarzilla Giovanni, 1940-60) - il momento dell’annuncio a
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so che racchiude la tela con il martirio di S. Eurosia. E, decorazione in tempera su intonaco (1800), anche qui sopra l’altare, nella geometria ben definita di raggi che diventano strade.
pleto. Così nella pala d’altare, dove il Padre sostiene la croce del Figlio e tra i due
Entriamo a Salvano, la più piccola. La tela con la visione della Madonna a San Filippo Neri, (1650) cui è dedicata la chiesa (copia molto fedele di quella più famosa di Guido Reni, custodita a Roma, nelle stanze di San Filippo Neri), è sotto l’egida
dello Spirito che viene proposto, sempre come colomba, nella decorazione barocca in gesso. Lasciato Salvano, entriamo a Montebello, la chiesa nella quale si festeggia San Lorenzo ma dedicata alla Trinità. E qui, insieme al Padreterno e al Signore Gesù, c’è sempre la colomba, cioè la famiglia divina al com-
lo Spirito. Così nell’affresco ovale della volta, dove scendiamo al Giordano per il Battesimo: ”il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di una colomba, e vi fu una voce dal cielo: “Tu
sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto” Lc 3,22. Anche, nella cupoletta del presbiterio dove la colomba conclude come vertice il triangolo (immagine classica della Trinità) formato dal Padre con lo scettro in mano e dal Figlio con la croce. Inaspettatamente, anche nel soffitto della sa-
grestia, forse rimasuglio di brani pittorici più estesi, una colomba e lì, vicino, l’attacco del lampadario: un modo per ricordarci che lo Spirito è luce?
Saliamo verso il centro e troviamo Brocchione. Anche qui una colomba è disegnata sull’elegante baldacchino del pulpito (1720-1749), tra
una corona di nuvole e piccoli raggi. Ne scoviamo un’altra
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[Sottotitolo sottotitolo]
nella tela (1650-1699), restaurata alcuni anni fa, della Donna dell’Apocalisse: qui
a dire: ”Abbà, Padre”. Poco sotto, nel bassorilievo in legno dorato della cantoria di destra, la scena del battesimo ci presenta una nuvola con la colomba e il raggio che giunge sul capo di Gesù.
dacchino, insieme al pellicano e ai simboli eucaristici. Sempre nel museo, una bella tela del ’700 con un’insolita pietà: il Padre che allarga le braccia, accogliendo il Cristo morto, sorretto anche da Angeli, mentre tra di essi giunge la colomba dello Spirito Santo. Chiude il nostro percorso la
la colomba sembra partire nella sua azione verso Maria, all’ordine del Padre, che tende la mano verso di essa quasi dando il la. E lei catapulta il suo raggio verso la Vergine, raggio che diventa soffio, cascata, profumo, strada. Giungiamo in chiesa parrocchiale, dove una raggiera si affaccia dal capocielo (co-
struzione lignea scolpita, intagliata e dipinta, 1800, sospesa sul presbiterio) e al centro la colomba in legno argentato: tutta l’azione liturgica è nel segno dello Spirito che ci insegna
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Il palco è di metà ‘800, ma questo riquadro e anche il corrispondente con la predicazione del Battista nella cantoria di sinistra, così severi nelle forme, potrebbero essere molto più antichi, magari della chiesa precedente e adattati qui. Guardando bene nei pennacchi della volta (1775) che con il trompe-l’oeil diventa una cupola, lo Spirito, sempre sotto forma di colomba, ispira uno dei padri della chiesa, S. Gregorio Magno. Se poi, con un po’ di
pazienza apriamo i profondi cassetti del museo, troviamo una colomba ricamata in oro su uno dei lati del bal-
chiesa di Precornelli, dove una piccola colomba in stucco modellato e dipinto (1749) vola sopra il presbiterio. In sagrestia, alle pareti, ci sono alcuni quadretti devozionali, come quelli che un tempo venivano
messi a capo del letto, con il soggetto ricorrente della Sacra Famiglia, protetta dalla colomba. Anche qui lo Spirito non lascia mancare la sua danza, portatrice di vita. Davvero una bella… caccia.
[Santa Margherita a Carosso]
Partendo da Gesù che nel Vangelo si rivolge ai piccoli e non ai saccenti, don Alex Carlessi, direttore dell’Oratorio di Curno, ha raccolto nella celebrazione della festa la figura di Santa Margherita intorno a tre caratteristiche: La giovinezza: quell’età che spesso è una scusa (“sono giovani…poverini…”) è stata per lei sinonimo di fortezza. Spesso i giovani “non si tirano insieme”: lei sapeva quello che voleva e ha vissuto la giovinezza come tempo per decidere.
G V C: giovinezza, verginità, coraggio La verginità: di fronte a chi voleva farle violenza lei dice “no”, vivendo la verginità non come una sfortuna o qualcosa da cui liberarsi il prima possibile, ma come “un di più”, un di più d’amore. Il coraggio: s’è lasciata tagliare la testa perché consapevole che c’è qualcosa di più grande della stessa vita. Per lei è stato l’incontro con il Signore. Noi oggi gettiamo subito la spugna. Santa Margherita ci insegna che solo nel farci piccoli evangelicamente possiamo
accogliere il Signore. Don Alex ha presieduto anche la processione con la statua della Santa, scesa verso Cabacaccio, percorrendo la via parata a festa; era la destinazione dello scorso anno, quando le condizioni metereologiche l’avevano impedita. Dopo la benedizione ci attendeva una cenetta preparata nella tensostruttura di Carosso che concludeva in serata i giorni della festa, dopo aver subito le bizze di una strana estate.
A Roma, Claudia rimane stupita: come ti trasformo le guardie del corpo in… APOSTOLI!!!
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Giugno 2014: Due giornate speciali Lo scorso mese di Giugno un gruppo della nostra comunità, è andato a Roma dove ha vissuto una bellissima esperienza che difficilmente riuscirà a cancellare dalla propria memoria, partecipando alll‘udienza del Mercoledì di Papa Francesco, con l’opportunità di consegnare il libro testimonianza “Ho fatto goal alla sclerosi multipla“ del nostro compaesano Giorgio, accompagnato dalla moglie Nicoletta.
E’ stata un’esperienza di breve durata ma molto intensa, vissuta con una perfetta tempistica e organizzazione grazie al contributo di Mons. Maurizio Malvestiti che ci ha sempre fatto da tramite nei vari momenti delle due giornate romane. Il suo ottimo intervento nel gestire al meglio le varie situazioni, ci ha permesso di vivere in prima linea alcuni momenti speciali e superare facilmente tutti quegli ostacoli burocratici che sussistono in circostanze così particolari. Un GRAZIE di cuore a Mons. Maurizio. La Lettera
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Grazie a lui, il 3 Giugno, insieme a tanti altri bergamaschi, si é potuto partecipare alla Messa in Vaticano celebrata dal Cardinale Angelo Comastri, Vicario del Papa, in occasione dell’anniversario della morte di San Giovanni XXIII (la prima dopo la sua Canonizzazione). Nella circostanza Rosella, Claudia e Giorgio, direttamente dall’altare del Vaticano e con emozione, hanno letto i brani delle letture e delle varie preghiere previsti dalla funzione religiosa; al termine della Cerimonia si è avuto l’opportunità di consegnare il libro di Giorgio al Cardinale che con cortesia e disponibilità ci ha ricevuto direttamente nella sagrestia di San Pietro. Il giorno dopo Mons. Malvestiti ha saputo organizzare al meglio anche la nostra partecipazione all’udienza di Papa Francesco, disponendoci in posizione strategica e privilegiata, così da poterLo vedere transitare in auto molto vicino, in mezzo all’entusiasmo dei tanti fedeli presenti in piazza S. Pietro. In questo modo GianMario e
[L’incontro con papa Francesco]
Claudia con onore hanno potuto consegnare al personale del seguito del Papa la pubblicazione “I nostri primi 40 anni ….” riguardante il 40° anniversario della loro attività imprenditoriale. Giorgio e Nicoletta invece sull’altare dell’udienza, hanno potuto dialogare e consegnare direttamente nelle mani del Santo Padre il diario della loro esperienza di vita, coronando un sogno che solo alcuni giorni prima pareva impensabile e irrealizzabile. La delegazione di Palazzago ha potuto così vivere con sincera e forte emozione questo particolare momento e gli occhi lucidi di ognuno e il pianto a dirotto di Rosella sono stati proprio la testimonianza e l’espressione di qualcosa di grande che si è condiviso intensamente, una parentesi di vita che ha messo a dura prova gli stati d’animo di ognuno, ma che sicuramente resterà sempre aperta nei propri cuori. Sono state due giornate talmente perfette sia sul lato organizzativo che su quello emotivo, che tutto sembra es-
sere stato programmato molto tempo prima con tanta cura e premura nei vari dettagli, mentre non è stato altro che il susseguirsi di vicende che il destino ha saputo miscelare alla perfezione solo alcuni giorni prima della partenza, ma che infine sono sfociate in DUE GIORNATE SPECIALI e indimenticabili. Grazie a Gian Mario Ripamonti con Claudia, a Mario Ghezzi con Rosella e a Don Giuseppe. Un dovuto ringraziamento a Ste-
[E’ il ventiseiesimo] Mentre prepariamo la Lettera, giunge l’annuncio che Papa Francesco ha nominato vescovo di Lodi mons. Maurizio Malvestiti della nostra diocesi, finora Sottosegretario della Congregazione per le Chiese Orientali. E’ stato il vescovo mons. Francesco Beschi al termine del Pontificale in Duomo per Sant’Alessandro a darne notizia. Mons. Malvestiti è nato a Marne il 25 agosto 1953. Dopo gli studi nel Seminario Vescovile di Bergamo, è stato ordinato sacerdote l’11 giugno 1977. In seguito ha proseguito gli studi accademici in Teologia a Roma. Ha svolto i seguenti incarichi: Vicario parrocchiale a Pedrengo; dal 1978 al 1994 Educatore, Insegnante e Vicerettore delle Medie del Seminario di Bergamo, Coadiutore festivo nella Parrocchia di Suisio, Vicerettore della Comunità del Liceo del Seminario, Studente a Roma. Dal 1994 al 2009 Of-
fania e Fabio Ghezzi che, organizzando viaggio e soggiorno in modo impeccabile, hanno consentito al gruppo di trascorrere due giornate in perfetta sintonia con orari e spostamenti che dovevano essere rispettati per affron-
tare al meglio i vari impegni che ci attendevano. GRAZIE!!! [Giorgio]
Un nuovo Vescovo bergamasco ficiale e poi Capo-ufficio nella Congregazione per le Chiese Orientali col compito di segretario particolare dei tre Cardinali Prefetti che si sono succeduti alla sua guida. Dal 2009 Sottosegretario della medesima Congregazione, Responsabile dell’ufficio Studi e Formazione, Membro delle Commissioni Bilaterali tra la Santa Sede e gli Stati di Israele e Palestina, Docente nel Pontificio Istituto Orientale e Rettore della Chiesa di San Biagio degli Armeni in Roma, Cappellano Conventuale dell’Ordine di Malta. È stato nominato Cappellano di Sua Santità nel 1996 e Prelato il 26 agosto 2006. Il motto episcopale da lui scelto è: “In silentio et spe” frase tratta dal Profeta Isaia e riportata anche da Santa Teresa d’Avila. Qualcuno potrebbe immediatamente vedere strano quel “silentio”, conoscendo la simpatia e la loquacità di don Maurizio, ma la traduzione è:
“nell’abbandono confidente”. E infatti “è proprio l’abbandono confidente alla volontà divina che mi ha guidato nel mio sacerdozio e desidero che il Signore confermi la sua benedizione sul nuovo ministero concedendomi in abbondanza questo dono”. Nella foto a sinistra Mons. Maurizio tiene tra le mani la reliquia di S.Papa Giovanni XXIII che la sera del 2 giugno sarebbe arrivata a Sotto il Monte per la solenne celebrazione; in quella di destra è con le catechiste della Cresima nel maggio scorso. La Lettera settembre ‘14
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Un conto è credere, un conto è credere di credere Questa espressione di Padre Turoldo ha aperto la riflessione che don Umberto ha proposto nella festa di San Lorenzo a Montebello. Abbiamo chiesto a lui, nominato parroco del Sacro Cuore in città, dopo 12 anni a Barzana, di essere con noi, nella frazione più vicina alla sua Parrocchia, anche in segno di ringraziamento per la collaborazione e la disponibilità dimostrate in questi anni, soprattutto da quando si cammina come zona pastorale. Don Umberto ha ripercorso il
Vangelo della Domenica, agitato dal lago in tempesta e dal desiderio di Pietro di andare verso Gesù in un modo sensazionale, camminando sulle acque, cioè senza tempeste e problemi. Per un po’ ce la fa, ma quando distoglie lo sguardo dal maestro e lo fissa sulle onde e sulle sue paure, allora comincia ad affondare. Da qui il grido: “Signore salvami!” grido che troviamo altre volte nella Bibbia. E’ il grido che facciamo nostro e, attraverso San Lorenzo, martire della Chiesa dei primi secoli, chiediamo forza per la nostra fragile fede e coraggio comunitario per l’annuncio del Vangelo, anche in mezzo alle tempeste della vita. Poi, con la processione, abbiamo raggiunto Montebello alta, parata a festa, risplendente al
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sole che, tra giorni di pioggia, ha permesso il cammino. Non poteva mancare il rinfresco, allietato dalle note della Banda, come già per la processione e la simpatia di coloro che hanno organizzato la festa. [Davide]
[Monte Linzone: il tempio dedicato alla Santa Famiglia]
Vent’anni dopo La commemorazione del ventennale di fondazione del santuario della Santa famiglia di Nazareth, sul Monte Linzone tra Palazzago e Roncola, ha vissuto il suo momento più significativo mercoledì 20 agosto, alle 11.00, con la Messa presieduta da monsignor Lucio Carminati, delegato dal Vescovo. assente dalla diocesi
[Festa di san Lorenzo a Montebello]
perché al seguito del pellegrinaggio Assisi-Roma. «Sono già trascorsi vent’anni quando dissi a monsignor Roberto Amadei, da soli tre anni vescovo di Bergamo, che lassù sul monte Linzone i lavori di consolidamento dell’antica stalla erano ormai a buon punto e che c’era l’idea di ren-
derla luogo di culto - racconta monsignor Daniele Rota -. Lui si mostrò favorevole al progetto. Mi indicò il 20 agosto, festa di San Bernardo, per il rito previsto. Monsignor Amadei giunse sul luogo in uno splendido mattino di sole (purtroppo quest’anno c’era nebbia) con un panorama sgombro da nubi, che spaziava
su gran parte della pianura pa- lemme, ove la Santa Famiglia dana, dalle Alpi agli Appennini. aveva trovato rifugio nella La presenza del vescovo, la notte del primo Natale, tra il splendida giornata, l’amenità bue e l’asinello. Ma il motivo del paesaggio incontaminato a sul quale il vescovo maggior1250 metri d’altitudine e il fa- mente insistette fu la costacile accesso attirarono sul luo- tazione che la famiglia cristiago tantissima gente, quanta na si stava pericolosamente mai se n’era vista sul Linzone. avviando verso una deriva di Prima del rito della benedi- identità d’imprevedibili svilupzione il compianto vescovo, pi negativi, cui era necessario visibilmente soddisfatto. pre- contrapporre significative ocse la parola e volle motivare l’ casioni e luoghi di preghiera intendimento di dedicare alla e di riflessione onde evitare Santa Famiglia un futuro sendi Nazareth za famiglia che quella vecchia sarebbe la più stalla consoligrande svendata che avetura per l’uva assunto le manità. Dopo sembianze del vent’anni, tempio. Correquelle parole va il 1994, anno di monsignor internazionale Amadei sul della famiglia monte risuoed era desidenano cariche di rio del vescovo preoccupazioche sul Linzone ni e previsioni ne rimanesse profetiche che S.E. Mons. Roberto Amadei un duraturo rihanno anticibenedice e inaugura cordo». pato il futuro». la chiesetta S. Famiglia La chiesetta, Nei vent’anni realizzata apormai trascorpunto in un’antica stalla di- si, il santuario ha mantenuto il smessa e diroccata, sul fianco suo primitivo fascino di localidel monte, «rimanda per as- tà alpestre, benedetta e semsociazione di idee - aggiun- plice, dove la Santa Famiglia è ge monsignor Rota, nativo di al centro. L’intervento muraPalazzago –alla grotta di Bet- rio infatti venne realizzato da volontariato locale, «attivo, tenace e intraprendente» precisa monsignor Rota. L’interno, giorno dopo giorno, fu arredato dalla generosità dei fede-
li «che provvide a tutto, ma senza troppe preoccupazioni estetiche – aggiunge il canonico onorario della basilica vaticana di San Pietro. Così ogni arredo e ogni suppellettile, anche il mobilio e la biancheria hanno tutti una loro storia da ricordare e stanno lì per quello. Una caratteristica, questa della spontaneità ornamentale, che rende il santuario del Linzone unico nel suo modo di porsi e di proporsi, in quella modesta dimora della Santa famiglia. Forse anche per questo palese culto della memoria il santuario è meta sempre più ricercata dai pellegrinaggi della speranza, sia delle famiglie in crisi, come dei giovani in difficoltà, seduti sui muretti intorno, «con la testa tra le mani, immobili per ore, di giorno e di notte - racconta monsignor Rota -, supplicando una grazia che qualche volta accade e cambia la vita. Il santuario del Linzone diventa così molto spesso uno spartiacque esistenziale, con un prima e un dopo, drasticamente dissociati». La Lettera settembre ‘14
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Oratorio Calcio Quest’anno a causa dei lavori che interesseranno la casa parrocchiale, il campo di calcio a 7 risulterà impraticabile. L’Oratorio Palazzago Calcio avvisa tutti i suoi tifosi e simpatizzanti che disputerà le sue partite di campionato la Domenica mattina, presso il centro sportivo don Aldo Tubacher di Via Longoni. Lo staff e i giocatori sperano comunque di tornare il più presto possibile a giocare all’Arena Stadium, teatro di indimenticabili sfide, per contribuire ad animare ancora l’Oratorio la Domenica mattina subito dopo la Santa Messa.
Babycre La sera del 24 luglio si è svolta la festa finale in cui i piccoli, dai tre ai sei anni, iscritti al Baby Cre, hanno dato prova della loro bravura, cimentandosi in balletti e canzoni imparati in questo mese trascorso velocemente, che ha come finalità
La Lettera
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“lo stare insieme”, per divertirsi, socializzare, imparare, e fare attività sperimentando tecniche diverse. “Pianoterra” e venne ad abitare in mezzo a noi: questo è lo slogan conduttore della nostra esperienza estiva, basata proprio sul tema “abitare”. Ognuno di noi ha una casa, un’abitazione. I piccoli hanno parlato, descritto e riprodotto graficamente la loro casa e i componenti della loro famiglia. In questo mese, i bimbi hanno
imparato a convivere e giocare, hanno capito l’importanza dell’amicizia e vissuto insieme tante belle avventure. Nel concludere vogliamo ringraziare don Giuseppe per la disponibilità. Grazie alle signore volontarie che hanno collaborato a mantenere lindo e pulito l’abitato e alla cuoca Mirella per i prelibati cibi che ci ha preparato tutti i giorni. Arrivederci al prossimo anno. [Le Animatrici ]
Battesimi
Domenica 13 luglio 2014 ore 11.30
Rota Bulò Giulia di Alessandro e Mazzoleni Lorena, nata il 13 gennaio 2014 Erba Nicolò di Stefano e Villa Noemi, nato il 17 marzo 2014 Fumagalli Gianluca Filippo di Nicola e Butta Annise, nato il 14 aprile 2014
Giulia
Nicolò
Gianluca Filippo
Matrimoni Pellegrinelli Mirko e Cassis Monia Brocchione, 3 luglio 2014
Rota Stefano e Gualandris Marika Parrocchia, 26 luglio 2014
Defunti
Costanza Claudio e Alborghetti Sara Brocchione, 7 luglio 2014 Lippolis Matteo e Magitteri Ilaria S. Rocco, Fontana, Bergamo, 24 luglio 2014
MARIA ROTA vedova BATTAGLIA di anni 89, deceduta il 7 maggio 2014
RITA LOZZA in CARENINI di anni 67, deceduta l’1 luglio 2014
Ci manchi nella vita di tutti i giorni, ma non manchi nei nostri pensieri di ogni ora. Grazie Signore di avercela donata. I tuoi figli
L’immenso amore che ci hai donato sarà sempre rinchiuso nei nostri cuori. Ti vogliamo bene. I tuoi cari
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LETIZIA PELLEGRINELLI vedova ROTA di anni 96, deceduta il 12 luglio 2014 sepolta a Pontida
BOTTI MARIO di anni 87, deceduto il 7 luglio 2014
La semplicità e l’amore che ci hai sempre donato rimarranno vivi nei nostri cuori. I tuoi cari
Adesso ci sei vicino in modo diverso di prima, ma infinitamente più di prima e ci guardi con la stessa pietà, con lo stesso sguardo di Colui in cui sei. Aiutaci, tu che adesso vedi senza ombre quel Mistero che tanto ci attira e ci affascina tutti, a vivere con più verità la nostra vita ed il nostro compito. Don Giussani
MAGNO GIANMARIO di anni 59, deceduto il 3 agosto 2014 Ci manca la tua voglia di vivere, il tuo sorriso e la tua voce. Ma ora stai affrontando il viaggio più lungo della tua vita. I tuoi cari
GIUSEPPE VISCONTI (30/08/2006 30/08/2014) Il tuo caro ricordo ci accompagna. Sei sempre nei nostri cuori. I tuoi cari
Anniversari
GIOVANNI CEFIS (1/08/2011 1/08/2014) Dolce è il ricordo del tuo sguardo, del tuo sorriso… Infinitamente triste non averti più. Ti vogliamo bene, i tuoi cari
CASTELLI SANTINA (2008 - 2014)
BUTTA ELIA (2012 - 2014)
BUTTA CARLO (2012 - 2014)
Il ricordo unisce ciò che la vita separa e la memoria del cuore vi fa continuare a vivere in noi. I vostri cari KATIUSCIA CANDEAGO (15/09/1993 - 15/09/2014) Ventuno anni sono passati e il tempo ci riavvicina sempre di più, siamo state divise per troppo tempo, ma il nostro tempo è nulla per l’eternità, ci ritroveremo per non lasciarci più, con tanto amore e tanta grazia per esserci stata con me per quel breve tempo ma molto intenso. Valter Magri Luca Mangili La tua mamma
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ANDREA PANZA (6/08/2000 6/08/2014) Il tempo non lenisce il dolore del vuoto incolmabile che hai lasciato, ma il tuo dolce ricordo continua a vivere nel mio cuore con l’amore di sempre. Tua moglie
ONORANZE FUNEBRI DELL’ISOLA s.r.l. Serviziodiurno, diurno, notturno notturno ee festivo festivo •• Trasporti tutta Servizio Trasporti in tutta inItalia Italia Vestizione salme • Disbrigo pratiche Addobbi funerari • Cremazioni 24030 BREMBATE DI SOPRA (BG) - Via XXV Aprile 32 - Tel. 035.620916 - Fax 035.6220326 Cell. Valter 335 6923809 - Cell. Luca 335 6904124
Ci impegniamo...
Promessa d’impegno Terza Media
Indice
Orari Sante Messe
[03] Editoriale [04] Cammino Pastorale 2014-15 [05] Don Davide, un nuovo sacerdote [06] All’Angelo della Chiesa di Palazzago [07] Omelia di papa Francesco [08] Metafore di Verità [09] Visita alle sette chiese [12] Cre e Baby CRE 2014 [16] Adolescenti al mare [17] Biciclettata dei tre fiumi [18] Vacanze stile familiare [19] Fiaccole del Cuore [20] Poster: Anniversari di matrimonio [22] Anno catechistico 2013-14 [25] I lavori dei Consigli riuniti [27] Work in progress [28] A caccia di colombe [31] Santa Margherita a Carosso [32] L’incontro con papa Francesco [33] Mons. Malvestiti Vescovo di Lodi [34] San Lorenzo a Montebello [34] Anniversario Monte Linzone [36] Lettera di Effetà [36] Oratorio Calcio [36] Babycre [37] Anagrafe parrocchiale
Sabato
ore 17.00 Beita ore 19.00 Chiesa Parrocchiale
Domenica ore ore ore ore
08.00 Montebello 09.00 Beita 10.30 Chiesa Parrocchiale 18.00 Chiesa Parrocchiale
Giorni Feriali Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì
ore 16.30 ore 16.30 ore 16.30 ore 09.00 ore 16.30
Brocchione Precornelli Beita Chiesa Parrocchiale Ca’ Rosso
Recapiti Don Giuseppe Don Davide Don Lorenzo Oratorio e Sagrestia
035.550336-347.1133405 035.550336-340.4000226 035.540059-339.4581382 035.551005
www.oratoriopalazzago.it parrocchia@oratoriopalazzago.it segreteria@oratoriopalazzago.it palazzago@diocesibg.it
Segreteria Parrocchiale (Via Maggiore 108) da martedì a venerdì, dalle 10.00 alle 12.00. Ci si può rivolgere ai volontari per certificati, pratiche, richieste, fotocopie, ritiro materiale,...
CRE
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Palazzago
fantastico... come sempre!!!