La lettera GIUGNO 2019
anno XXXIII numero 2
Bollettino della parrocchia prepositurale di san Giovanni Battista in Palazzago e di san Carlo in Burligo
Orari Sante Messe Palazzago
LA DECAPITAZI0NE DEL BATTISTA
Sabato
I segni ci sono tutti: l’agnello accovacciato a guardare la scena; il bastone a forma di croce con il cartiglio “Ecce Agnus Dei”, eco della predicazione ferma e forte del più grande tra i nati di donna; la conchiglia per il Battesimo di penitenza al fiume Giordano; la spada che sta per essere estratta dal fodero; le due donne Erodiade e Salomé - con il vassoio in mano; gli angeli che dal cielo si affacciano con la palma del martirio tra le mani. E’ solo un attimo e la testa di Giovanni cadrà. A qualcuno la verità non piace. Un ultimo segno in fondo a destra: lo stemma della famiglia che ha commissionato il quadro. Ma questa è un’altra storia.
ore 18.00 Beita ore 19.00 Chiesa Parrocchiale
Domenica
ore 08.00 Montebello ore 10.30 Chiesa Parrocchiale ore 18.00 Chiesa Parrocchiale
Giorni Feriali Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì
ore 20.00 ore 20.00 ore 20.00 ore 20.00 ore 20.00
Brocchione (Cappella) Precornelli Montebello... Cimitero Ca’ Rosso
Orari Sante Messe Burligo Sabato
ore 18.00 Chiesa Parrocchiale
Domenica
ore 09.00 Collepedrino ore 10.30 Chiesa Parrocchiale
Giorni Feriali Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì
ore 18.00 ore 18.00 ore 18.00 ore 20.00 ore 18.00
Chiesa Parrocchiale Acqua Chiesa Parrocchiale Cimitero Chiesa Parrocchiale
Recapiti Don Giuseppe Don Roberto Don Giampaolo Don Paolo
035.550336-347.1133405 035.540059-348.3824454 338.1107970 035.550081
www.oratoriopalazzago.it parrocchia@oratoriopalazzago.it segreteria@oratoriopalazzago.it palazzago@diocesibg.it
Segreteria Parrocchiale (Via Maggiore 19) da martedì a venerdì, dalle 10.00 alle 12.00. Ci si può rivolgere ai volontari per certificati, pratiche, richieste, fotocopie, ritiro materiale,... La Lettera
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[Editoriale]
Nel mese di maggio un gruppo di bambini della Scuola dell’Infanzia con le insegnanti ha fatto visita alla Chiesa Parrocchiale e al museo. Non è la prima volta, ed è sempre bello vedere gli sguardi dei piccoli posarsi su ciò che viene spiegato.
Perdere ne rappresenta il martirio. Ed è questo il quadro che abbiamo da poco restaurato. I colori originari recuperati, ci aiutano ad entrare nella scena raccontata dal Vangelo. La testa del precursore sta per cadere sotto il colpo dell’armigero che è sceso nella prigione. Giovanni “perde la testa” per la verità. Noi utilizziamo spesso quest’espressione: perdere la ragione, perdere la faccia, perdere l’amore, perdere la trebisonda, perdere una persona…
Uno dei particolari che hanno poi riportato a casa riguarda il Martirio di Giovanni Battista, cui è dedicata la Chiesa. Noi celebriamo le feste patronali il 24 giugno, memoria della nascita, Chiesa Santa Margherita, Carosso ma anche il 29 Decapitazione di San Giovanni Battista agosto, meAmbito Lombardo,1730-1754 moria della C’è qualcoAutore Ignoto decollazione. sa che stiamo Negli ultimi perdendo? anni questa data, essendo nel cuore della Festa di Comunità, è diventata il giorno C’è qualcuno che stiamo perdendo? del grazie a tutti i volontari con la celebrazione eucaristica e una spaghettata tra amici. In diverse chiese della frazioni c’è qualcosa (un quadro, un affresco…) che le unisce alla figura del Patrono. A Carosso, ad esempio, una delle tele del presbiterio La Lettera giugno ‘19
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Quaresima e Pasqua In Quaresima prima e nel tempo di Pasqua poi, la grande croce che si abbassa nell’abbraccio dell’umanità, è stata il punto di riferimento dell’assemblea. Lì era appeso il Cristo crocefisso; lì è fiorito l’albero della vita risorta; lì sono state attaccate le calamite dei ragazzi della Cresima; lì si sono accese le sette lampade di Pentecoste. Proprio guardando questa croce, qualcuno ha scritto, sul quadernone che abbiamo all’ingresso della chiesa sopra il libro dei Vangeli: Le due insieme. E sapete come chiama questo la liturgia? O felix culpa. Felice colpa, come abbiamo sentito nel canto dell’annuncio pasquale: “O felice colpa che ci ha meritato di avere un così grande Redentore”. Ripercorriamone i tratti. Il cammino di Quaresima, ritmato dal sì di Maria, serva del Signore e dal sì di Gesù, servo sofferente, ci ha portato alla settimana suprema della storia e della fede, la settimana santa. Nei giorni che diciamo «santi» è nato il cristianesimo, è nato dallo scandalo e dalla follia della croce. Lì si concentra e da lì emana tutto ciò che riguarda la fede dei cristiani. Per questo improvvisamente, dalle Palme a Pasqua, il tempo profondo, quello del respiro dell’anima, cambia ritmo: la liturgia rallenta, prende un
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altro passo, moltiplica i momenti nei quali accompagnare con calma, quasi ora per ora, gli ultimi giorni di vita di Gesù: dall’entrata in Gerusalemme, alla corsa di Maddalena al mattino di Pasqua, quando anche la pietra del sepolcro si veste di angeli e di luce. Li abbiamo vissuti anche noi così, partecipando ai molteplici appuntamenti comunitari, pensati, preparati, ricordati. E mentre i credenti di ogni fede si rivolgono a Dio e lo chiamano nel tempo della loro sofferenza, i cristiani vanno a Dio nel tempo della sua sofferenza. «L’essenza del cristianesimo è la contemplazione del volto del Dio crocifisso» (Carlo Maria Martini). Contemplare come le donne al Calvario, occhi lucenti di amore e di lacrime; stare accanto alle infinite croci del mondo dove Cristo è ancora crocifisso nei suoi fratelli, nella sua carne innumerevole, dolente e santa. Come sul Cal-
vario «Dio non salva dalla sofferenza, ma nella sofferenza; non protegge dalla morte, ma
nella morte. Non libera dalla croce ma nella croce» (Bonhoeffer). Ancora una volta ecco il Vangelo di una bellezza che stordisce: un Dio che mi ha lavato i piedi e non gli è bastato, che ha dato il suo corpo da mangia-
re e non gli è bastato; lo vedo pendere nudo e disonorato, e devo distogliere lo sguardo. Poi giro ancora la testa, torno a guardare la croce, e vedo uno a braccia spalancate che mi grida: ti amo. Proprio a me? Sanguina e grida, o forse lo sussurra, per non essere invadente: ti amo. Perché Cristo è morto in croce? Non è stato Dio il mandante di quell’omicidio. Non è stato lui che ha permesso o preteso che fosse sacrificato l’innocente al posto dei colpevoli. Placare la giustizia col sangue? Non è da Dio. Quante volte ha gridato nei profeti: «Io non bevo il sangue degli agnelli, io non mangio la carne dei tori», «amore io voglio e non sacrificio». La giustizia di Dio non è dare a ciascuno il suo, ma dare a ciascuno se stesso, la sua vita. Ecco allora che Incarnazione e Passione si abbracciano, la stessa logica prosegue fino all’estremo. Gesù entra nella morte, come è entrato nella carne, perché nella morte entra ogni carne: per amore, per essere con noi e come noi. E la attraversa, raccogliendoci tutti dalle lontananze più perdute, e a Pasqua ci prende dentro il vortice del suo risorgere, ci trascina con sé in alto, nella potenza della risurrezione.
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L’arte di essere fragili
[Via Crucis itinerante del Venerdì Santo]
Spesso Gesù si ritirava solo: per pregare, per immergersi nel cuore del Padre, per non farsi fagogitare dalle cose. E spesso lo faceva sul monte. Nel Vangelo di Matteo Gesù sale su sei monti che non hanno nome (noi li chiamiamo il monte delle tentazioni, delle Beatitudini, della preghiera, dei miracoli, della trasfigurazione, della chie-
che però ci ha acquistato la salvezza. E quella non è solo arte, ma vita. Un breve filmato ha introdotto il percorso, lo stesso che alcuni mesi prima i giovani avevano visto e dal quale erano partiti per elaborare i testi. Grazie alla Famiglia Profumo e alla famiglia Capaccioli Andrea e Francesca con la piccola Chiara, le cui testimonianze sono ripor-
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sa). Solo l’ultimo, il Calvario, ce l’ha. Nella Via Crucis di quest’anno abbiamo seguito il Maestro proprio sui monti, giungendo con lui alla croce. In alcune stazioni abbiamo incontrato anche alcuni “monti” di fragilità che ci aiutano ad imparare l’arte di essere fragili”. Del resto, anche la morte di Gesù è stata una grande fragilità
tate di seguito, e ai familiari di Elena Pellegrinelli che tutti conosciamo anche dal libro “Tutto bene”. “Oggi non farò lezione, non voglio proclamare nulla, nè indicarvi una qualche verità. Avrei solo un segreto da confidarvi: un tempo anch’io ero un uomo forte, quando si insegnava a voce piena e si pretendeva autorità. Al tempo della forza sopraggiunge quello della fragilità e non è facile sentirsi improvvisamente delicati, può rivelarsi un inferno se si è soli. Io solo non lo sono mai stato. Era una notte piena di stelle, uno di quei momenti in cui ci ritroviamo sperduti, briciole nell’enormità, eppure il cuore si riempie di pace e scoprii che queste sensazioni non sono in
contraddizione. La fragilità ci permette di scoprire la meraviglia, il riconoscersi piccoli ci fa percepire l’infinito, è lo stato che ci consente di svelare quello che si trova al di là. Ora so che la vulnerabilità è l’arma più potente”.
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Sono Andrea. Purtroppo, mia moglie Francesca non è potuta venire per problemi di salute. Vi ringrazio soprattutto perché ho avuto l’onore di essere qui, questa sera e vi racconterò la nostra storia. Famiglia normalissima, niente di che, siamo stati sempre bene. Ci siamo conosciuti io e mia moglie, ci siamo sposati, abbiamo vissuto nell’agio, nel vizio anche. Si usciva alla sera… fino a 6 anni fa quando è nata la mia prima figlia. Qui mi sono avvicinato di più alla fede. Fede cosa significa? E’ nata la mia prima bambina Marianna, tutto sembrava bello, ma poi c’è stata un’infezione e anche mia moglie aveva la febbre a 40. Così mi sono avvicinato alla fede, ho cominciato a pregare e ho ricevuto la grazia, sì perché in pochi giorni sono guarite entrambe. Però è quella grazia che non ho gustato perché è durata quei dieci giorni e poi si è tornati alla vita normale. Nel mezzo uno dice “finalmente si ricomincia a vivere”. Dopo invece è stata colpa mia. Mia moglie è stata chiamata dal lavoro e le hanno detto La Lettera
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“Signora, suo marito è in ospedale, ha tre ore di vita”. Sono caduto al lavoro, ma sono qua. In quel caso io ho ricevuto la grazia. Mia moglie ha pregato tanto…io le ho stravolto la vita. Stava preparando la cena, mi aspettava a casa e le è crollato il mondo addosso. Non sapeva neanche cosa volesse dire “emorragia cerebrale”. Passata anche questa, è tornato tutto come prima, alla normalità. Si usciva la sera con la bambina, si andava in giro... fino a 4 anni fa quando è nata Annachiara, con un problema al cuore. Lo sapevamo già prima che nascesse. Ci siamo guardati di fronte ai dottori che ci hanno messo davanti ad una scelta. Io e mia moglie non abbiamo aspettato un secondo: sì, la vogliamo. Se il Signore ce l’ha regalata, ce l’ha donata, noi cercheremo di fare i genitori per condurre la sua vita per insegnarle e farla crescere nei migliore dei modi. Ci hanno detto che sarebbe stata una vita seria, difficile, piena di problemi, perché secondo loro è una bambina diversa. Volevo portarla stasera, ma, essendo fragile perché ha appena subito un intervento
dieci giorni fa, non mi sembrava giusto farle patire questo freddo. Anche se mi sarebbe piaciuto molto farvela conoscere. Annachiara ci ha avvicinato davvero alla fede. Questa volta io e mia moglie ci siamo completamente abbandonati al Signore. Perché vi dico questo? Perché prima erano grazie ricevute che duravano quel periodo. E’ guarita la mia prima figlia, sono guarito io, ma questa è una grazia che deve durare. Io e mia moglie siamo diventati un’unica persona in questa esperienza. Abbiamo pregato, ci siamo abbandonati completamente alle mani del Signore. Quando mi hanno detto che mia figlia non sarebbe arrivata all’età di 4 anni, mi sono completamente abbandonato. Il tema di questa Via Crucis è la fragilità e io mi ci ritrovo in questo. Io ero uno forte, uno che faceva tutto lui, posso fare io, al lavoro faccio io. In quel momento non posso fare niente. Io, a mia figlia, non posso fare niente se non darle il mio amore e pregare per lei. Io e mia moglie ci siamo detti: sia fatta la sua volontà. Tante persone, anche i più vi-
cini, i familiari, ci hanno detto: “Pensaci, è uno sbaglio. Sarà malformata. Dovrai prendere carrozzine, letti appositi”. Mia figlia è una bambina normalissima. Ha un problema al cuore. Non vi sto a spiegare cosa, i termini medici nemmeno io li capisco. Io guardo mia figlia, è un dono che mi è stato donato e io e mia moglie la stiamo crescendo nel migliore di modi. Almeno, speriamo di farlo. Oggi posso dire e affermare che solo la preghiera mi ha aiutato. I medici ci hanno aiutato e io prego che le loro mani siano in grado di operare mia figlia. E fino ad oggi è andato davvero tutto bene. Certo, ci sono state delle complicazioni come spesso accade durante gli interventi. Però sono fiero della scelta e la rifarei infinite volte. La scelta che abbiamo fatto 4 anni fa guardandoci negli occhi, io e mia moglie: no, nostra figlia, noi la vogliamo. Noi siamo custodi della nostra bambina che il Signore ci ha voluto donare. Sì, è una prova e anche difficile, però cerchiamo di portarla avanti nel migliore dei modi. Sono felice e continuerò a ripeterlo. E ringrazio ancora per avermi dato l’opportunità di fare questa testimonianza; soprattutto, ringrazio il Signore, perché mi ha donato questa bambina. L’ultimo medico mi ha detto: “E’ un dono a termine”. No, è un dono. A termine, tutti lo siamo. Mia figlia magari vivrà pochi anni, però ci stiamo godendo nostra figlia e questo ci ha confermati come genitori, come sposi. Per me è come avere riscoperto un nuovo giorno, un nuovo matrimonio, una nuova famiglia ed è una cosa unica. Scusate se balbetto, se non sono
preparato come le altre testimonianze. Se un giorno ce ne sarà l’opportunità, vi presenterò mia figlia, vi garantisco che è un terremoto vivente pur essendo cardiopatica! Vi racconto solo un aneddoto: è uscita qualche giorno fa dall’ospedale. Io e mia moglie prima degli interventi andiamo sempre ad Imbersago e facciamo la Scala Santa e tutte le volte in quei momenti ci sentiamo avvolti da un vento e noi pensiamo: sarà lo Spirito Santo che ci viene incontro e ci sentiamo un’unica cosa. Torniamo in ospedale, accompagno mia figlia all’uscita della sala operatoria e aspetto perché è l’unica cosa che posso fare. Ho chiesto di darmi la forza di guardare mia figlia. Dammi la forza perché sicuramente non sarà come quando l’ho lasciata. L’ho guardata e le ho detto: “Amore, come stai?” e lei mi dice “Tutto bene, papà”. Mia figlia era intubata, con i drenaggi e l’unica cosa che ha saputo dirmi è stata: “Sto bene”. Cosa posso dire? Ho vissuto tutta la terapia intensiva con mia figlia che mi diceva “Sto bene papà, non ti preoccupare”. Quindi sicuramente tutte le preghiere che abbiamo fatto e non solo noi. In primis ci siamo, io e mia moglie, ma penso che parecchie persone, conoscenti e anche no, come passaggio di parola, tra i miei amici, il parroco... E mia figlia ha vissuto questo momento in terapia intensiva con serenità. Ha avuto i suoi problemi post-operatori, ma con serenità. Mi sono affidato al Signore e mi sono trasformato. Prima dicevo:” faccio tutto io”, mentre ora dico “fa tutto Lui”. Grazie. La Lettera giugno ‘19
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Titolo Titolo Titolo Le Comunità Ecclesiali: un esercito di Carità Il vescovo Francesco agli oltre 600 presenti a Chiuduno “Non inauguriamo un’istituzione, ma un cammino che ci porta verso la vita”
Cos’è la Comunità ecclesiale territoriale? Dove ci conduce e cosa ci chiede di lasciare? E chi sono i protagonisti di questa nuova avventura di Chiesa? Lo ho spiegato in modo approfondito nel pomeriggio di sabato 9 marzo il vescovo Francesco Beschi durante la prima assemblea dei 13 Consigli pastorali territoriali convocata a Chiuduno nella struttura del Palasettembre. Tra essi anche Ivan Rota e Riccardo Perico, membri del Consiglio. Il cambiamento «La Cet è un esercizio di carità ispirato dalla fede e che prende la forma di un cammino generativo», ha detto in apertura del suo intervento parlando alle oltre 600 persone presenti. «Quello che ci accingiamo a percorrere non è solo un cammino, ma un processo generativo. Il progetto di riforma che La Lettera
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ci ha condotto all’istituzione delle Cet ci mette nella condizione migliore per essere generativi, per creare, sostenere, riscattare e dare vita». Le 13 Cet insieme rappresentano l’intero territorio della diocesi. «Il territorio è la destinazione della Cet - ha spiegato - non solo come contesto geografico, ma inteso nel complesso dei mondi vitali dentro cui le persone vivono il loro tempo quotidiano». Monsignor Beschi ha analizzato il significato di questo cambiamento decisivo, strutturale e pastorale, della Chiesa di Bergamo che chiude i 50 anni di storia dei 28 Vicariati locali prima esistenti. «Abbiamo lasciato una forma che era consolidata e riconosciuta. Ora non abbiamo semplicemente allargato i confini del Vicariato locale. Non stiamo inaugurando una nuova istituzione, ma stiamo aprendo un cammino». Il vescovo ha indicato alcune delle fatiche che si percepivano all’interno dei vicariati, con «più della metà di essi senza un Consiglio pastorale, con una certa stanchezza rispetto a iniziative irrigidite nel tempo, con una certa dose di autoreferenzialità o con sacerdoti che a volte non si riconoscevano in
questa realtà». Ricordandone la storia ha però sottolineato come non ci si possa fermare a questo. «Cosa ci chiede questa storia? - ha detto -. A Bergamo appartiene un’enorme ricchezza di opere, ma quali sono i frutti? Oggi si corre il rischio che la cultura del bisogno sia quella che ispira, regola e verifica le opere. Dio è attento a qualcosa di più del bisogno dell’uomo, è attento all’uomo». Ed è verso la vita degli uomini che le Cet pongono lo sguardo. «Il cammino che intraprendiamo ci porta verso quella terra promessa che è la vita - ha spiegato -. Andare significa assumersi fino in fondo la serietà della vita, prenderla sul serio come sta a cuore a Dio. Quello che siamo chiamati a donare è il senso di una vita bella, riconoscendo dove Gesù è già arrivato e noi nemmeno lo immaginavamo». Le terre esistenziali Poi un approfondimento sulle terre esistenziali, cioè quei mondi vitali che costituiscono il volto della comunità e di ciascun membro di essa. «Le terre esistenziali non sono settori separati e affiancati l’uno all’altro - ha precisato - ma sono la morfologia, la forma della vita». Relazioni, lavoro e festa, cittadinanza, tradizione e fragilità sono le cinque terre
esistenziali che interpellano la Cet. «Da cristiani - ha chiesto monsignor Beschi - cosa possiamo dire sul nostro territorio che magari vede il fiorire di famiglie giovani oppure invecchia sempre più? E sul lavoro e il suo rapporto con lo sviluppo umano? Rispetto al tema della cittadinanza abbiamo qualcosa da dire, da fare, da generare? Come viene alimentata la cultura della solidarietà?». Il rapporto tra Chiesa e mondo, tra vita e fede si concretizza nell’apporto di esperienza e di competenze che i membri dei Consigli pastorali territoriali portano nella loro missione di Chiesa. «La Cet si nutre di un’esperienza il cui grembo è la parrocchia, nella verità dei volti che la abitano. È lì che sperimentiamo la decisività delle relazioni. Nel Cpt non portiamo semplicemente idee e teorie, ma un’esperienza di cui i laici sono i veri protagonisti. La laicità è prendere sul serio l’umanità dell’uomo». In conclusione ha tracciato le motivazioni e le caratteristiche della scelta di riforma della Chiesa di Bergamo. «Non vogliamo costruire un’alternativa, un altro mondo, contrapposto a quello non cristiano. Non vi è nemmeno l’intenzione di voler occupare nuovi spazi, ma la nostra è la scelta della mediazione culturale e della sua potenzialità generativa, Ci viene chiesto di impegnarci perché il Vangelo sia fermento di una vita umanamente degna per tutti. La mediazione culturale è la necessità di macinare il Vangelo nelle condizioni attuali, non nella nostalgia del passato, scoprendo la bellezza di impastare il Vangelo con
questa nostra vita, la vita di tutti insieme con tutti». Ringraziando l’assemblea per la disponibilità offerta ha invitato a compiere con pazienza tutti i passi necessari. «Non abbiate fretta di produrre. Avviate il cammino e tra un po’ di tempo non vi verrà chiesto quali opere avete fatto, ma quali frutti sono nati. La Cet è il volto dei cristiani nel territorio della vita di tutti. Sentiamoci partecipi di questo cammino con quello che può essere uno slogan: ricominciamo dalla vita, dalla vita di tutti». Il nostro Consiglio ha poi vissuto altri appuntamenti tra cui quello di sabato 8 giugno a Pontida, dalle 9.30 alle 16.00, come tempo più prolungato per orientare e approfondire il cammino. Ha aperto i lavori la riflessione di don Giuliano Zanchi, proponendo sei grandi capitoli, gli stessi
che compongono il suo libro, Rimessi in viaggio. Immagini da una chiesa che verrà: 1) Tornare alla realtà (Concilio, riforme, secolarità) 2) Preservare il segno (Liturgia, sacramenti, preghiera) 3) Mantenere la parola (Scrittura, catechesi, cultura) 4)Salvare la profezia (Etica, carità, politica) 5) Riaprire i passaggi (Giovani, donne, trasmissione) 6) Dividere le responsabilità (Compiti, carismi, ministeri). Dopo una prima reazione assembleare e il pranzo, i lavori sono continuati con il lavoro di gruppo nelle terre esistenziali.
Il Vescovo Francesco in bici, in centro città, “assistito” dalla forza dello Spirito e… dallo scattante segretario. La Lettera giugno ‘19
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Titolo Titolo ITitolo giovani, l’Europa e il Mondo Lunedì 8 aprile, presso l’oratorio di Cisano, si è tenuto il primo appuntamento organizzato dalla neonata Comunità Ecclesiale Territoriale (CET) VII, quella che riunisce le parrocchie che in precedenza costituivano i vicariati della Valle San Martino e di Ponte San Pietro. Le CET sono il frutto di una revisione profonda del rapporto fra Chiesa di Bergamo e territorio, con l’obiettivo di promuovere ed alimentare la relazione fra la comunità cristiana e tutte le altre realtà, attraverso un ampio coinvolgimento dei laici. Laici che agiscono nelle CET all’interno di cinque ambiti, chiamati Terre Esistenziali, ovvero dei gruppi di lavoro che si occupano dei seguenti temi: Relazioni d’amore; Tradizione e cultura; Lavoro e Festa; Fragilità; Cittadinanza. All’interno dell’attività della Terra Esistenziale “Cittadinanza” è stata individuata da subito l’opportunità di organizzare La Lettera
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un incontro formativo in vista delle prossime elezioni Europee, rivolto a tutti, ma con un occhio di riguardo ai più giovani, soprattutto a quelli che si presentano, nell’occasione, per la prima volta ai seggi. Grazie ad un contatto personale, è stata individuata la disponibilità di Francesco Rocchetti, un giovane ricercatore bergamasco, attivo presso l’Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI) di Milano, e quotidianamente impegnato nell’analisi dei trend europei all’interno della geopolitica mondiale. L’intervento, ovviamente, non ha avuto un taglio “partitico”, ma piuttosto motivazionale, in quanto ha avuto l’obiettivo di spiegare l’importanza delle sfide che attendono l’Europa oggi, di sottolineare come nessuno possa sentirsi disinteressato rispetto alle scelte che vanno prese, nonostante l’apparente distanza dell’Europa dai problemi quotidiani. Si tratta di riflessioni pienamente in linea con la chiamata ad una vita cristiana oggi, ed in particolar a quel tipo di impegno per il mondo che è richiesto alle CET oggi, come sottolineato dalle linee guida dell’Ufficio per la Pastorale Sociale, appena distribuite nelle nostre parrocchie, dal titolo “Pensieri e provocazioni in preparazione alle prossime elezioni amministrative ed europee”, In merito agli argomenti di-
scussi, la serata è stata particolarmente ricca. La relazione di Francesco Rocchetti si è articolata in tre momenti principali: dapprima un richiamo al funzionamento delle istituzioni europee, soprattutto al ruolo del Parlamento, per la cui composizione siamo chiamati al voto; a seguire, un’introduzione ai grandi temi di dibattito che oggi caratterizzano l’orizzonte europeo; infine, un posizionamento dell’Europa all’interno delle trasformazioni che stanno sconvolgendo il mondo intero negli ultimi anni. L’intervento di Francesco è stato molto profondo, ma al tempo stesso accessibile anche ad un pubblico che vedeva rappresentate tutte le età e tutte le estrazioni. I messaggi più importanti possono essere sintetizzati in tre punti. Innanzitutto, l’Europa vive oggi un grave problema di tipo demografico. La popolazione del vecchio continente è caratterizzata da una bassissima natalità e da un’alta aspettativa di vita, il cui effetto combinato è un invecchiamento progressivo della popolazione, che sta ridisegnando equilibri economici e sociali. Secondo, l’Europa si trova a dover affrontare, a livello internazionali, paesi di grandi dimensioni demografiche ed economiche. Solo considerata nel suo complesso l’Europa sembra in grado di potersi interfacciare con
il giusto peso. Terzo, le sfide attuali evidenziano le difficoltà delle nostre istituzioni democratiche ad essere efficaci in momenti dove occorrono decisioni importanti, anche impopolari. Siamo stati provocati rispetto al futuro che può attendere un continente che basa sulla democraticità delle sue istituzioni il suo punto di forza, quando i paesi centralistici ed autoritari sembrano i più efficienti e veloci. Alla relazione di Francesco Rocchetti è seguito un dibattito vivace, che ha visto intervenire giovani ed adulti, con ulteriori spunti di riflessione. Pare di poter dire che fra gli adulti ci si interroghi soprattutto su cosa è andato storto nel processo di crescita dell’Unione, sul perché l’entusiasmo di venti anni fa si è trasformato in un pessimismo crescente, tanto che oggi l’Unione pare al
massimo sopportata, ma da pochi amata, capita, valorizzata. Gli interventi dei più giovani sono stati ispirati invece a capire dove risiedono oggi le potenzialità dell’Europa, con particolare riferimento ai temi del lavoro e della sostenibilità ambientale. E’ stato chiaro a tutti che non basta una serata introduttiva per dare risposte, né per poter capire appieno se l’offerta politica corrente affronta questi temi con la dovuta profondità. La serata è stata per tutti un un punto di partenza. Lo è stata anche per la CET nel suo complesso. Siamo tutti invitati, a valle di una serata come questa, a interrogarci sul nostro ruolo nella società di oggi. Con la CET, il Vescovo ha messo nelle nostre mani uno strumento perché tutti, laici e non
solo, si sentano protagonisti nella Chiesa, con un ruolo attivo nel dialogo con il mondo. E’ il momento di mettersi in gioco, perché essere cristiani oggi significa appassionarsi alle vicende del mondo, e fare la propria parte perché il vivere dell’uomo, nei luoghi dell’esistenza (le “Terre esistenziali”), è affare nostro. E tutti, nel piccolo e nel grande, possiamo fare la nostra parte. Michele Meoli Coordinatore della Terra Esistenziale “Cittadinanza” della Comunità Ecclesiale Territoriale Valle San Martino Ponte S. Pietro
Ritiro Terza Media Il 6 aprile 2019 noi ragazzi di terza media abbiamo partecipato ad un ritiro e la cosa più bella è che siamo anche rimasti a dormire in Casa di Comunità! Il tema del ritiro era la storia del profeta Giona, un uomo a cui Dio aveva detto di andare a Ninive per avvertire il popolo, ma lui andò da tutt’altra parte per sfuggire alla volontà di Dio. Dopo aver letto, parlato e discusso della storia di Giona con don Giuseppe, ci siamo messi da soli e abbiamo risposto a delle domande sulle quali poi ci siamo confrontati. Dopo questo momento insie-
me siamo andati a mangiare la pizza all’oratorio, in seguito siamo tornati nella Casa di Comunità, dove dopo aver steso i sacchi a pelo abbiamo messo il pigiama. La parte più bella però è stata quando abbiamo visto un film molto toccante: “Io non ho paura” tratto dal romanzo di N. Ammaniti. La nottata è trascorsa tra chiacchiere, risate e qualche sonnellino. Il giorno seguente, quando ci siamo svegliati siamo andati al bar (dell’oratorio) per fare colazione e abbiamo mangiato le brioches (buonissime!). Finito colazione, abbiamo ripreso
le nostre riflessioni finché è giunta l’ora di andare insieme a messa, infine siamo tornati ognuno alla propria casa. È stato un bellissimo ritiro e spero che se ne facciano altri così, perché oltre ad aver approfondito la Parola di Dio, è stato divertente e siamo stati tutti insieme! La Lettera giugno ‘19
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Prima riconciliazione Per la prima volta nelle nostre Parrocchie di Palazzago e Burligo, hanno vissuto il sacramento della prima riconciliazione i bambini di terza elementare. Questo spostamento, pensato e attuato per favorire una maggior consapevolezza da parte dei piccoli, è stato fatto anche per uniformare i percorsi con le parrocchie vicine. Il nostro è un piccolo gruppo, di soli quindici bambini. Un tempo si diceva “poca brigata, vita beata”. E se a questo aggiungiamo un anno in più per prepa-
[a cura di Ivana]
rarci, effettivamente abbiamo fatto le cose con calma. I commenti dei bambini rivelano la loro serenità e tranquillità. In tanti anni da catechista, rimango sempre meravigliata della “serietà” con cui i bambini si presentano ai Sacramenti. Commovente!!! Un dialogo un po’ particolare, tra l’anello e i calzari, ci ha aiutati a entrare ancor più nella parabola del Padre misericordioso, la stessa che aveva guidato anche il ritiro dei genitori e il lavoro dei ragazzi.
DIALOGO FRA L’ANELLO E I CALZARI APPENA MESSI AL FIGLIO MINORE NELLA FESTA ANELLO: ehi; ma siete proprio nuovi? CALZARI: sì, il papà ci ha messi ai piedi di quel figlio. Dovevi vedere come erano conciati gli altri. In pratica non c’erano più, tutti consumati. Doveva proprio essere messo male quel giovanotto. Ma anche tu sei nuovo o sbagliamo? ANELLO: sì, anch’io sono appena stato messo al dito di quel figlio dal papà. CALZARI: abbiamo più volte sentito parlare il papà di come quel figlio se ne sia andato e abbia buttato via l’anello. ANELLO: sì, anch’io ho sentito questa storia. Sapete, sono sempre rimasto in tasca del papà. Il papà aveva una voglia matta di mettermi al dito di quel figlio appena fosse ritornato. Ho visto tutto quello che quel papà ha fatto. E’ una cosa incredibile. CALZARI: su racconta. Noi siamo stati qui e abbiamo solo intuito qualcosa. ANELLO: quel papà non si è dato pace per un attimo, ha consumato gli occhi sulla torre ad aspettare il figlio. Era in casa, ma era come se fosse fuori, alla ricerca del figlio. E poi quando è arrivato Il figlio è successo un finimondo: si è messo a correre, quasi mi perdeva dalla tasca, è uscito, si è gettato sul figlio, lo ha abbracciato e baciato. CALZARI: e tutto questo quando il figlio gli aveva voltato le spalle? Fossimo stati noi gli avremmo arrivato una pedata nel sedere e gli avremmo detto di andarsene via. ANELLO: anch’io penso che avrei fatto così, ma quel papà no. E non è finita: poi il papà ha messo in movimento tutta lo casa: non bisognava aspettare un attimo a fare festa. CALZARI: e in quel momento immaginiamo ha ordinato di venire a prendere anche noi. ANELLO: proprio così. Lì a tavola ha fatto qualcosa di eccezionale, ha fatto rinascere Il figlio: mi ha preso di tasca e mi ha messo al dito del figlio, di quel figlio che mi aveva buttato via. CALZARI: e poi ha fatto mettere noi ai suoi piedi ANELLO: proprio così. Quel figlio era rinato come figlio. Una cosa eccezionale. CALZARI: che razza di papà! La Lettera
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LE IMPRESSIONI DEI RAGAZZI Eva: all’inizio avevo paura perchè mi vergognavo di stare davanti a Don Giampaolo perchè non l’ho mai conosciuto, ma dopo che mi sono confessata ho capito che la confessione è come una preghiera. Sofia: ho provato emozione perchè attraverso il don ho potuto parlare con Gesù e confidargli i miei peccati, avendo il suo perdono. Elodie: all’inizio ho avuto molta paura, quando ho visto il mio compagno che aveva finito. Avevo il batticuore perchè toccava a me. Alla fine mi sono sentita meglio perchè ho abbracciato mio papà, mia mamma e i padrini. Isabel: mi sono sentita molto agitata e felice, perchè almeno non dovevo pensarci più e mi sentivo più libera. Don Robeto è stato molto gentile e mi ha aiutato molto con i suoi consigli e adesso li sto seguendo. Asia: La mia prima confessione è andata bene, non ero agitata e Don Giampaolo è stato molto bravo a confessarmi. Niccolò: Oggi è stato il giorno della mia prima confessione e io ero molto emozionato perchè ho detto i miei peccati a Gesù e lui mi ha perdonato. Irene: prima di andare alla cerimonia ero molto agitata, poi quando sono salita sull’altare e ho parlato con il don mi sembrava di parlare con un amico e dopo mi sono sentita in pace con Dio. Subito dopo abbiamo fatto pace anche con i nostri genitori, i padrini e le madrine, infatti ognuno di noi è andato ad abbracciarli. Questo gesto mi è piaciuto molto ed è stato molto bello. Matteo: io, mentre mi confessavo, sono stato felice perchè ero contento di essere stato sincero. Sono contento di avere condiviso questo momento con i miei amici. La Lettera giugno ‘19
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Attiraci a Te, Signore!
[Il sacramento della Cresima]
Entrando in chiesa gli occhi guardano e fissano la grande croce gloriosa e fiorita della risurrezione: tutto il nostro cammino è giunto lì e ripartirà da lì. Con il piccolo gesto di attaccare alla croce la calamita con il nastro, espressione del percorso in preparazione alla cresima e simbolo della loro vita, i ragazzi hanno compiuto un grande gesto di fede: Gesù, Tu sei il nostro Salvatore e noi vogliamo stare sempre uniti a Te! Lo Spirito Santo sarà la nostra forza nei momenti di prova della nostra vita e ci ricorderà il tuo grande amore, fino a dare la vita per noi. Lo Spirito Santo illuminerà la nostra strada e noi potremo essere riflesso di questa luce…la lampadina colorata che ci è stata donata dalla comunità ci ricorderà che noi dobbiamo portare luce a chi è nel buio, essere testimoni del vangelo di Gesù! L’augurio di noi catechiste, guardando con stupore le rose in fiore sulla croce e sull’altare, è che ciascuno dei nostri ragazzi possa fissare sempre lo sguardo su Gesù, possa sentirsi attirato dal suo amore, possa stare sempre attaccato a Lui nei momenti gioiosi e tristi della vita, possa trovare sempre la speranza di fiorire nonostante tutto. FIORIRE Impara a fiorire nonostante tutto. Con le tue timidezze e le tue paure. Fiorisci e profuma la vita di coloro che si avvicinano. Fiorisci e profuma senza fare i conti, senza nessuna differenza tra buoni e cattivi, tra chi merita e chi no. Devi profumare e non giudicare; devi spargere bellezza e far portare gli occhi altrove. Perché le nostre fioriture servono al mondo per portarlo altrove, per contaminarlo di bellezza per renderlo capace di qualcosa che spesso dimentica: e cioè far fiorire la bellezza in tutti. Questo potrebbe essere un impegno di resurrezione: imparare a fiorire per dare agli altri la possibilità di fiorire, sempre e nonostante tutto. E per fiorire non devi avere tutte le cose in ordine, non devi essere impeccabile… la fioritura è questione di disponibilità, di coraggio, di capacità di moltiplicazione delle cose belle che hai. Allora fiorisci con i sorrisi, con le vicinanze, con le bellezze che hai e non tirarti indietro. La Lettera
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ALCUNI RAGAZZI SI RACCONTANO… Domenica 19 maggio abbiamo ricevuto il sacramento della S. Cresima. È stata una bella esperienza, perché mi sono sentita più vicina a Gesù. Ora forti e consapevoli del suo amorevole abbraccio, iniziamo ognuno il nostro cammino di testimonianza. (Sofia) È stata una bella cerimonia e grazie allo Spirito Santo mi sento più sicuro! (Andrea) Secondo me è stata un’esperienza molto educativa che mi ha fatto crescere come cristiana e mi ha reso più consapevole e più forte. Per questa esperienza ringrazio la mia famiglia che mi ha aiutato e il mio padrino, ringrazio le catechiste e il don che in questo anno hanno avuto molta pazienza e nonostante tutto hanno continuato a seguirci. (Martina) È stata una bella giornata di festa, tanta emozione e trepidazione, ma alla fine è andato tutto bene, anche con momenti divertenti. Grandi don Giuseppe e monsignor Rota Scalabrini. Spero di vivere appieno e con gratitudine i doni dello Spirito Santo. ( Valentina) Secondo me la Cresima è un cambiamento molto importante perché diventi più consapevole delle scelte che fai. Il momento migliore è stato in chiesa quando il monsignore e i due don mi hanno messo le mani sul capo. (Angelo) In quest’anno di catechismo mi sono divertita molto, ho rafforzato amicizie e soprattutto ho vissuto momenti e attimi magnifici. Il giorno della cresima ero vicino a persone
fantastiche. All’inizio ero agitata, ma poi ho visto tutte le facce dei miei compagni nella mia stessa situazione e mi sono tranquillizzata. Per tutti è stato un grande passaggio che ci accompagnerà per tutta la vita ed io non posso altro che essere felice. (Gaia) Mi è piaciuto quando hanno imposto le mani sulle nostre teste e quando ci hanno fatto il segno della croce con l’olio profumato. (Arianna) Il 19 maggio ho vissuto un momento magico, sensazionale che attendevo da tanto tempo. Finalmente lo Spirito Santo è entrato in me, nella mia vita. È stata un’esperienza bellissima. Quel giorno ero molto felice e spero che anche gli altri lo fossero e che abbiano provato le mie stesse emozioni. Ho vissuto questo momento con i miei parenti e la mia famiglia e sono felice che ci fossero in quel momento e vorrei dirgli grazie. Vorrei ringraziare don Giuseppe e monsignor Patrizio per avermi dato questo sacramento. Soprattutto ringrazio te Spirito Santo per essere entrato nella mia vita. Grazie.
(Alissa) Mi è piaciuto intraprendere questo percorso con mia sorella ed è stato emozionante quando ci ha chiamato per nome. Mi sono divertita a preparare la calamita. (Francesca) Mi è piaciuto condividere con gli amici l’esperienza di Roma. È stato divertente durante la funzione l’intreccio dei nastri con le calamite che si staccavano. Per fortuna c’erano i papà che in qualche modo hanno fatto funzionare le cose. (Stefano)
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La nascita del Battista Giovanni ha un ruolo così importante che nel calendario si celebrano due feste: una per la nascita e una per la morte. 1 La liturgia dell’Anno C propone la lettura del vangelo di Luca, che affronta il tema dell’infanzia di Gesù a partire dall’annunciazione. Prima, però, Luca presenta l’annuncio della nascita di Giovanni Battista, il cui ruolo è così importante che nel calendario cristiano vengono celebrate due feste: una per la nascita e una per la morte. In Oriente era celebrata anche la festa della concezione sostituita, in Occidente, dalla visitazione. Figlio di Zaccaria
ed Elisabetta la sua nascita e circoncisione sono descritte fin nei particolari, ma gli Apocrifi, soprattutto il Protovangelo di Giacomo, e la Legenda aurea, diffusero altri episodi influenLa Lettera
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zando l’iconografia. Frequenti sono nell’arte i Cicli dell’infanzia, con le scene dell’annuncio a Zaccaria, l’incontro fra Maria ed Elisabetta, la nascita e l’imposizione del nome. Il racconto dell’annuncio da parte di un angelo si ispira alla nascita di Isacco, Sansone e Samuele: Zaccaria, come Sara, non riesce a credere alla notizia e per punirlo della sua incredulità, l’angelo lo rende muto. In un capitello di Notre-Damedu-Port a Clermont- Ferrand la scena si svolge nei pressi di un edificio circolare che rappresenta il tempio. E mentre l’angelo si rivolge a Zaccaria, che fa oscillare un turibolo, questi, non potendo parlare, 2 mostra una tavoletta sulla quale è scritto: Johannes est nomen. In altre opere Zaccaria indica il proprio mutismo con un dito sulla bocca; talvolta Elisabetta è accanto a lui e l’angelo mostra un cartiglio. Nella volta della sagrestia, in chiesa parrocchiale, abbiamo l’inizio della storia del Battista con l’affresco (1) dell’annuncio a Zaccaria. Stranamente la scena, dipinta da Simone Paganelli, è in plein air, all’aperto,
mentre sappiamo dal vangelo che era nel tempio. L’Angelo, con la molla, sta sistemando i carboni ardenti del braciere, collocato sull’altare con tanto di tovaglia, noncurante che il calore la possa incendiare, mentre Zaccaria è in ginocchio, rapito dalla visione. Giotto (2), molto prima, nella Cappella Peruzzi a Santa Croce, con la scena dell’annuncio dà l’avvio alle storie della vita del Battista: sotto un ciborio gotico Zaccaria sventola un turibolo, mentre dall’altra parte dell’altare gli si fa incontro l’angelo. Davanti all’edificio si trovano alcuni personaggi, tra cui due donne e un gruppo di musici. Anche Domenico Ghirlandaio nella Cappella Tornabuoni raffigura la vita del Precursore a partire dall’annuncio dell’angelo: qui la scena si svolge entro l’elegante architettura rinascimentale di una chiesa, nella cui abside si trova Zaccaria intento a spargere incenso, mentre gli appare l’arcangelo Gabriele. Nell’affresco accanto è rappresentato anche il momento dell’imposizione del nome. L’altro tema molto diffuso è quello della nascita di Giovanni a cui, a volte, è associata l’immagine dell’imposizione del nome e della circoncisione. Elisabetta è rappresentata a letto seduta o distesa, mentre Zaccaria scrive il nome del bambino su una tavoletta. Giotto raffigura un grande edificio con due stanze: a destra la camera di Elisabetta, sdraiata sul letto e
4 circondata da tre inservienti, a sinistra Zaccaria che scrive su un foglio il nome del figlio. Nella tela di sinistra (3) del presbiterio, in chiesa parrocchiale, (Giovanni Scaramuzza, 1893) abbiamo la scena dell’imposizione del nome con l’anziano sacerdote dalla lunga barba, che incide sulla tavola il nome di Giovanni. E’ qui che, insieme ad Elisabetta che tiene il pic3
colo sulle ginocchia, compare anche una giovane donna vestita di bianco: Maria, la madre di Gesù. Anche il Beato Angelico (4) mostra l’anziano sacerdote seduto all’interno di un cortile, che scrive il nome del figlio circondato da un gruppo di vicini. Sullo stesso tema è la tela di Artemisia Gentileschi del 1635: nel quadro si vede Elisabetta dopo il parto, assistita da una ancella, mentre Zaccaria sta scrivendo qualcosa: al centro la scena familiare di un parto, con quattro donne, levatrici e inservienti, intente a lavare e fasciare il neonato. In quest’o-
pera c’è anche il tema del bagnetto, come nell’iconografia della nascita della Vergine. Giovanni Baronzio (5), in una tavola del 1340, raffigura tre episodi della vita del Battista: la nascita, l’imposizione del nome e la circoncisione. A sinistra si vede la ricca camera di Elisabetta poiché, secondo una tradizione apocrifa, Zaccaria era un sacerdote benestante e aveva accolto Maria bambina nel Tempio, che ora assiste la puerpera e prende in braccio il piccolo Giovanni; al centro Zaccaria sta scrivendo il nome; a destra è raffigurata la circoncisione compiuta otto giorni dopo la nascita del bambino. La presenza di Maria che riceve dalle mani di Elisabetta il bambino appena nato è presa dalla Legenda aurea, tre mesi dalla sua parente, prendendosi cura di lei durante la gravidanza: fu lei che ricevette nelle sue sante mani il neonato e compì per lui il compito di levatrice», come nella tela di Iacopo e Lorenzo Salimbeni nell’oratorio di San Giovanni a Urbino. Qui gli artisti raffigurano il Ciclo completo dell’infanzia del Battista, compresa l’iconografia molto rara del commiato della Vergine da Elisabetta e Zaccaria. Talvolta una serva fa il bagno al nascituro e la tinozza ha la forma di un fonte battesimale, come nel portale della cattedrale di Auxerre (XIII sec.), quale allusione alla futura vocazione del Battista. Nella tela di Van der Weyden siamo in un tipico interno fiammingo
con soffitto a cassettoni; la luce entra da una finestra e illumina il letto dove la puerpera Elisabetta riposa. In primo piano Zaccaria vestito come un ricco mercante scrive il nome del figlio che la giovane Maria, con i capelli sciolti e l’aureola, tiene in braccio davanti a lui. Raramente si rappresenta la fuga di Elisabetta col piccolo Giovanni per sfuggire a Erode che, furioso, fa uccidere nel Tempio Zaccaria, poiché non rivela dove si nasconde il figlio. Questo racconto, tramandato dagli Apocrifi e in particolare dal Protovangelo di Giacomo, è stato creato per fare pendant con la fuga in Egitto. 5
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Titolo Titolo Dario, DavideTitolo e Francesca in Malawi Continuano le testimonianze che hanno caratterizzato gli incontri giovani nell’anno del Sinodo e dell’uscita della lettera di papa Francesco “Christus vivit” ai giovani e a tutto il popolo di Dio. È ora di partire! L’agitazione sale rapidamente e le emozioni sono alle stelle. Ci si accorge di non avere particolari aspettative di come sarà, ma la testa si riempie immediatamente di tutti quei racconti fatti dalle persone che prima di noi, hanno deciso di mettersi in gioco e di affrontare questa straordinaria esperienza. Queste sono le emozioni, per chi come noi sceglie all’improvviso di essere volontario dall’altra parte del mondo. Emozioni che proseguono per l’intera durata dell’esperienza, che ti cambiano la vita, o più semplicemente ti cambiano il modo di guardarla e di viverla. Emozioni che restano vive dentro di te ogni giorno, con il passare delle settimane, dei mesi e degli anni. Da un momento all’altro ci troviamo catapultati in un’altra realtà. Siamo atterrati a Blantyre, in Malawi, dopo un lunghissimo viaggio aereo. Un sole luminoso, un’accoglienza strepitosa e l’ascolto delle prime parole di una lingua “lontana”, ci fanno realizzare di essere giunti alla nostra meta, che in realtà sembra proprio essere solo l’inizio di una grande esperienza. Fuori dall’aeroporto tutti ci vengono incontro, c’è chi ci vuole portare le numerose valigie, chi La Lettera
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vuole aiutare e chi invece vuole solo conoscerci. Dopo l’ansia dei controlli, riusciamo a raggiungere la macchina che ci condurrà presso la missione dei Padri Monfortani; lì, durante il tragitto su quelle strade di terra rossa prevale il silenzio, un bel silenzio! I nostri occhi sono incollati al finestrino, ad osservare la realtà che c’è là fuori, dentro di noi siamo sempre più convinti di aver fatto la cosa giusta. Eccoci arrivati presso la missione, a Balaka. È qui che, io, Dario e Davide, abbiamo deciso di trascorrere la nostra prima esperienza di volontariato. Bambini per le strade, canti, colori e profumi sono alla base di tutte le giornate africane; condividere, ascoltare e sorridere sono i pilastri di una cultura molto lontana dalla nostra. È facile entrare a far parte della loro quotidianità ma non è altrettanto facile dimenticarsene.
Sin dal primo giorno siamo stati travolti dai loro ritmi, lì le giornate iniziano per tutti con il sorgere del sole e si concludono al calare di esso, per godere a pieno della luce solare. Subito veniamo accolti da tutti i bambini e i ragazzi del Cecilia Youth Center (centro giovanile), i quali ci coinvolgono nelle attività di quei giorni. Prima ancora di godere della nostra prima colazione africana, seguiamo i ragazzi attraverso le strade dei villaggi, i nostri occhi si disperdono tra le capanne, i colori e la gente; le nostre orecchie, vengono attratte da una parola particolare, che tutti urlano al nostro passaggio e sembra proprio essere rivolta a noi: Azungu! Che significa uomini bianchi, quasi per richiamare la nostra attenzione e per avvisare i vicini del passaggio di persone “straniere”. Dopo una breve passeggiata, tra canti e nuove conoscenze,
arriviamo in un campo immenso; immediatamente, capiamo quale è l’attività che ci spetta. I bambini non stanno nella pelle, ci prendono per mano e ci mostrano tutti i passaggi per piantare alcune piantine, che rappresentano il primo passo per ricreare le foreste, ormai distrutte. Siamo inizialmente straniti ma riescono presto a coinvolgerci, e ci ritroviamo con le ginocchia nella terra a scavare buche con le mani; tra una piantina e l’altra ci accorgiamo che i bambini rincorrono cavallette o qualsiasi altro tipo di insetto, e con delle rapide mosse le acchiappano e le mettono nelle loro tasche per portarle presso la capanna della loro famiglia. Ovviamente ci mostrano orgogliosi il loro bottino, anche se le nostre espressioni involontarie, probabilmente disgustate, non credo facciano trasparire la loro stessa felicità, nonostante ciò loro continuano la caccia. Dopo qualche ora, stanchi e accaldati, torniamo alla missione. Non solo esperienze di quotidianità ma anche esperienze di vita. Abbiamo avuto la fortuna di trascorrere una giornata per far visita ai detenuti delle prigioni maschili e femminili, e portare a ciascuno di loro un pensiero Natalizio: pane, marmellata e sapone. Non nego, in quest’occasione regnava la tensione e la paura di mettersi a confronto con una realtà cruda, al limite dell’umano. Il nostro arrivo, però, è stato un momento di festa per i prigionieri. Canti e balli facevano svanire lentamente la nostra ansia, i nostri occhi incrociavano i loro e le nostre orecchie erano allietate dai loro discorsi e dalle loro voci, in grado di trasportarti pur
non parlando la stessa lingua. Al momento della visita ci accorgiamo di quanto le condizioni siano dure, ma nonostante ciò si legge nei loro occhi la speranza e la voglia di darsi da fare all’interno di quelle mura, infatti, c’è chi lavora il legno, chi cucina, chi, invece, si occupa del cucito. Non da meno, è stata la giornata tra i villaggi con Marina, un’infermiera Italiana; la quale ci ha permesso di scoprire la realtà dei villaggi africani. Saliamo nel cassone della sua macchina, nel quale sono posizionati dei semplici materassini, per il trasporto dei suoi pazienti. Marina è lì con noi, ci travolge con la sua forza e la sua tenacia. Al volante un ragazzo africano, in passato paziente di Marina ed ora suo collaboratore. Sin dal primo momento ci rendiamo conto di quanto le sue giornate siano intense e frenetiche, durante il tragitto, infatti, ci racconta le storie delle persone a cui faremo visita. Giunti al villaggio, parcheggiamo la macchina sul giglio della strada, scendiamo dall’auto e Marina si carica in spalla il suo borsone pieno di farmaci e di tutto quello che può essere utile ai suoi pazienti. L’accoglienza, è come sempre, molto calorosa: i bambini ci corrono incontro, gli adulti si inchinano e ci stringono la mano, salutandoci ad uno ad uno. Veniamo accompagnati alla capanna e Marina ci presenta ai familiari; l’ospitalità è davvero incredibile, nonostante la situazione del malato, spes-
so, non sia delle migliori. Rimaniamo colpiti dalle condizioni di vita e ci accorgiamo di quanto risulta loro complicata anche solo la somministrazione dei farmaci assegnati da Marina; spesso, infatti, dimenticano di assumere le pastiglie, proprio per questo l’infermiera rilascia loro un sacchettino con raffigurati i momenti della giornata (sole che sorge, sole alto, sole che tramonta, luna), per fornire loro un’indicazione dell’orario di assunzione. Il contributo di Marina è essenziale per queste persone, sia dal punto di vista medico che morale, la sua forza e la sua solarità sono contagiose. Ovviamente, anche in qualità di volontari, non ci è mancato il tempo per visitare e scoprire la terra meravigliosa del Malawi! La Lettera giugno ‘19
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La Missione Si Fa
Come ogni anno anche quest’anno i gruppi di IV,V elementare e I media hanno con entusiasmo partecipato al 16° Convegno Missionario dei ragazzi, a Bergamo, dal titolo “LA MISSIONE SI FA”. Filo conduttore la musica con le sue note, le sue sinfonie, le sue melodie che devono essere fatte insieme ad altri «proprio come il Vangelo». All’arrivo in oratorio dell’Immacolata l’accoglienza dei bambini e ragazzi è stata accompagnata da una musica stonata a significare come le note unite senza senso non creano armonia. Suddivisi in gruppi formati da coetanei di più parrocchie, la mattinata è stata animata dalla testimonianza di un’insegnante di danza, che ha raccontato la sua esperienza. La passione che in lei è nata sin da piccola per la danza è diventata la sua missione, non solo insegnare i passi di danza, ma con la musica manifestare le emozioni, gli stati d’animo in un grupLa Lettera
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po di giovani e meno giovani ballerini. La musica ha sicuramente un ruolo fondamentale nella vita di tutti, crea armonia, non va ascoltata da soli, non deve isolare ma unire, avvicinare gli uni agli altri. Al termine della testimonianza gli animatori hanno chiesto ai ragazzi di scrivere su una nota musicale la loro qualità (gioia, passione, curiosità, ascolto ecc ecc ) che portano all’interno del gruppo per creare armonia. Le note scritte son state raggruppate e sistemate su un pentagramma, a creare musica di vita. Successivamente ci siamo spostati formando un corteo gioioso, nella chiesa di Sant’Alessandro in Colonna per la Messa con il Vescovo Monsignor Francesco Beschi. Lungo il cammino fino alla chiesa si è creato un clima festoso che ha attirato l’attenzione e la curiosità di molti passanti. La chiesa era stracolma di gente, ci siamo seduti nella navata centrale, più fortunati i piccoli di quarta che erano sull’altare accanto al Vescovo. Durante la messa sono state esposte una alla volta le 7 note musicali, ogni nota associate ad una parola: LA SINFONIA FACCI ATTENTI PERDONO SOLIDARIETA’ REGALIAMO MISTERO SI CI STO
[Convegno Missionario Ragazzi]
Al termine della celebrazione liturgica il Vescovo, partendo da una domanda postagli dal musicista Christian Serazzi, ha sottolineato l’importanza della musica come qualcosa che accade, che succede o non esiste, proprio come il Vangelo. Quando celebriamo l’Eucarestia, dobbiamo esserci con cuore e testa, si deve mettere in gioco la propria vita. La musica dà gioia e così facciamo scoprire agli altri quello che c’è di bello nell’essere cristiano. Non si deve dimenticare che la musica è sempre comunione, come la missione. Nella parte conclusiva della celebrazione i ragazzi hanno risposto alle domande d’impegno rivolte dal Vescovo e con una sola voce hanno scandito per tre volte le parole “Ci sto”. Una novità di quest’anno è stata la richiesta rivolta da due ragazzi al vescovo, perché anche lui esprimesse il suo “Ci sto”. Così “l’impegno a continuare a dirigere la bellissima orchestra” è stata sugellata dal dono di una bacchetta da direttore, mentre quello “a portare la bella sinfonia in tutto il mondo attraverso i missionari” è stato condiviso con i ragazzi, che in dono hanno ricevuto un flautino. Nel pomeriggio sono stati proposti giochi per sottolineare ai ragazzi come la musica sia espressione di diversi stati d’animo e come riesca ad unire a prescindere dal paese d’origine dal ritmo e dalla melodia.
“Abbiamo il cuore che trabocca di gioia! La parola irrompe nella nostra vita riempiendola di una magnifica sinfonia. Signore aiutaci ad essere strumenti che regalano, con la musica melodiosa della tua amicizia, la gioia di essere tuoi figli.” IMPRESSIONI DEI RAGAZZI • E’ stata un giornata piacevole, mi ha colpito la testimonianza dell’insegnante di ballo che con la musica ha realizzato il suo sogno. (Beatrice, Sara, Anna, Marta e Asia prima media) • Mi è piaciuta l’attività con la musica che ci ha fatto percepire diverse emozioni. (Anna e Mattia prima media) • Durante il corteo mi è piaciuto il clima festoso che i è creato. (Lorenzo prima media) • Mi sono divertito quando ci hanno fatto giocare con le musiche e quando ci hanno fatto giocare a calcio. (Mattia prima media) • E’ stato molto bello al convegno giocare con la musica è stato molto melodioso e anche giocare a calcio è stato molto bello. Altrettanto bello è stato il viaggio di ritorno sul pullman guardando la partita dell’Atalanta. LA missione SI FA! (Cristian prima media) • Questa esperienza è stata molto bella, mi sono divertita tanto e ho capito che la musica è amicizia, gioia e preghiera. (Chiara quinta elementare) Gruppo Quarta Elementare • “E’ stata una bella esperienza perché mi sono diver-
tito a ballare. La cosa che mi ha stupito di più è stata la S. Messa celebrata dal Vescovo Francesco e da tantissimi altri sacerdoti e c’erano anche moltissimi calici pieni di particole” (Andrea B.) • “Mi è piaciuto partecipare perché abbiamo parlato di quanto sia importante la musica nella vita come le parole di Gesù. Mi è piaciuto quando abbiamo cantato, fatto il lavoretto, camminato tutti insieme verso la Chiesa dove abbiamo celebrato la S. Messa con il Vescovo, con il quale alla fine abbiamo fatto la foto” (Elisabetta) • “Al Convegno Missionario ho fatto nuove conoscenze. Mi sono emozionato quando il Vescovo è salito sull’altare, quando ci hanno regalato il flauto, quando abbiamo costruito uno strumento, quando abbiamo cantato tutti insieme, quando ci siamo messi in cammino verso la Chiesa. Ma quando siamo tornati a casa ho provato tristezza perché era terminata questa esperienza bellissima. L’anno prossimo ci tornerò sicuramente” (Nicola) • “Mi è piaciuto molto andare al Convegno Missionario. Sono contento di aver donato un euro per poter aiutare le persone in difficoltà. E’ stato
bello quando ci hanno fatto scegliere la sciarpa dei Cinque Continenti. Dopo siamo andati alla S. Messa celebrata dal Vescovo Francesco; noi eravamo proprio sull’altare seduti ai suoi piedi e alla fine della S. Messa ci hanno consegnato un fischietto fatto dai bambini cubani”. (Davide).
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Maria, Regina della famiglia Le Parrocchie della Fraternità hanno iniziato insieme il mese di maggio con il pellegrinaggio a Ghiaie di Bonate. Molte persone si sono date appuntamento alla chiesa –inizialmente nata come primo santuario in Diocesi dedicato alla Sacra Famiglia e poi divenuta
“Finalmente!”, “Non è cambiato niente”, “ce n’era bisogno”, “tanto si pregava già”, “hanno negato tutto”, “le chiesa sta cambiando”, “allora vedi che qualcosa di vero c’era”, “ci voleva proprio”. Sono solo alcune tra le reazioni “a caldo” seguite all’annun-
parrocchia - dove il parroco don Marco ci ha accolto, introducendo la preghiera del rosario, recitato poi nel cammino verso la cappella. La scelta del luogo del pellegrinaggio non è stata casuale, motivata dal recente decreto con il quale il Vescovo Francesco ha dato riconoscimento al culto a “Maria Regina della Famiglia” presso Ghiaie di Bonate. Don Alberto Monaci scriveva:
cio da parte del Vescovo Francesco il 13 febbraio scorso del riconoscimento del culto a “Maria Regina della Famiglia” presso la cappella parrocchiale a Ghiaie di Bonate. Il testo del decreto e della lettera sono facilmente reperibili e consultabili sul sito della diocesi e sull’opuscolo di preghiera preparato per i pellegrini. Mi pare prezioso condividere qui alcune brevi riflessioni che provino, in modo semplice, a
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[Pellegrinaggio a Ghiaie di Bonate]
sottolineare alcune dimensioni oltre le facili e spesso superficiali semplificazioni. Anzitutto il fatto che, questa, sia una scelta squisitamente pastorale da parte del Vescovo che ha come prima preoccupazione la genuinità dei cammini di fede dei fedeli che gli sono affidati. L’orizzonte è quello della preghiera: si riconosce che quel luogo è da lunghissimo tempo segnato da un “fiume” di preghiera e di devozione alla Madre di Dio invocata come Regina della Famiglia e si stabiliscono le condizioni perché ciò possa essere vissuto in modo fruttuoso, anche a fronte di alcuni modi di vivere la devozione a Maria che più che manifestare la fede rischiano di esprimere fanatismo o appartenenze divisive in seno alla comunità cristiana. Con questa decisione la chiesa diocesana “fa sua” quella devozione, riconosce il senso buono dei semplici fedeli che nell’affidarsi a Dio attraverso l’intercessione di Maria hanno trovato nutrimento per le loro scelte di vita cristiana; in qualche modo potremmo dire che fa uscire dal “privato” tale devozione indicando quella cappella come un luogo “sicuro” e in cui anche come comunità è bello pregare e nutrire cammini di Vangelo. Non si è ingenui dal dimenticare che quel luogo è stato segnato da una vicenda particolare legata alle presunte ap-
parizioni avvenute ad Adelaide Roncalli nel 1944. La scelta del Vescovo è andata maturando dentro un lungo cammino di Chiesa e nel dialogo con la Santa Sede che si è fatta garante di questo cammino. Niente di improvvisato o superficiale. Proprio questo lungo discernimento ha portato a ritenere che non vi fossero elementi tali da rendere necessaria la riapertura del processo e quindi la revisione del giudizio dato allora dal Vescovo Bernareggi, che rimane tutt’ora valido. È l’atteggiamento esempla-
re sempre tenuto dalla stessa Adelaide a tracciare il solco in cui vivere queste decisioni: la serenità in coscienza sul suo vissuto e il rimettersi fiducioso al giudizio della Chiesa come ultimo e insuperabile riferimento. Il dibattito proseguirà certamente e potranno proseguire gli studi, utili se condotti con serietà e onestà; non mancherà nemmeno chi cercherà di strumentalizzare anche questa scelta e di fomentare polemiche astiose e divisive. Ma per chi, con il cuore umile, è in cerca di un luogo dove affi-
dare la propria storia, le proprie scelte, i propri dolori, la propria fede serena o vacillante, la cappella di Ghiaie è ora più che mai un porto sicuro ove trovare riparo. Lì giorno e notte, in ogni stagione dell’anno alla Regina della famiglia potremo continuare, come singoli credenti o come comunità e associazioni cristiane, ad affidare il cammino gioioso, promettente o ferito delle nostre famiglie, sapendo di farlo ora dentro al cammino sicuro di quella grande famiglia che è la Chiesa di cui Maria santissima è immagine e modello.
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TitolodiTitolo Titolo Mese maggio: il volto di Maria 1. SAN LUCA RITRAE LA MADRE DI DIO
go e da Natalina Riva a Burligo. 2. L’ODIGHITRIA, Colei che indica la via Il primo è la Madonna Odighítria.
la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. Abbiamo celebrato nell’Azienda florovivaistica Colleoni a Palazzago e da Ermanno Mangili a Burligo. 3. LA GLIKOFILUSSA, La Madonna della tenerezza.
L’evangelista Luca (colui che ci accompagna in questo anno liturgico) ricorda, nel prologo del proprio vangelo, di essere stato molto scrupoloso nel raccogliere informazioni da “testimoni oculari” (1,1-4). Fu, di fatto, l’unico a inserire nel racconto notizie accurate sulla Vergine e sull’infanzia di Gesù: questo è sicuramento un motivo importante che ha fatto di lui “il pittore di Maria”. E noi nel mese di maggio abbiamo preso a prestito alcune icone che la tradizione ci consegna come dipinte dal “caro medico”, per tracciare il ritratto di Maria, donna bellissima. C’è una grande varietà di icone mariane, diverse per forme e per denominazioni; ma in questo insieme possiamo riconoscere tre modelli fondamentali. Abbiamo celebrato nel giardino di Ulisse e Giusy a PalazzaLa Lettera
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È quello in cui Maria regge col braccio sinistro il Figlio, sollevando la mano destra per indicarlo: la “via” è appunto Cristo. Gesù, nel Vangelo di Giovanni cap. 14 così dice: ”Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l’avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via,
Il secondo modello fondamentale è la Madonna della tenerezza. Qui i volti di Maria e di Gesù sono accostati in espressione di dolce intimità, mentre nell’Odighítria restano sempre staccati. Le immagini di questo tipo hanno spesso nomi particolari, presi dalle località dove furono più onorate (Madonna di Vladimir, di Pskov e così via): oppure inventati dalla pietà popolare, come il greco Glykofilussa, che in italiano potrebbe essere tradotto con «dolce baciante». E se le due guance unite fossero anche riferimen-
to al “porgi l’altra guancia”? Abbiamo celebrato alla cappella del Golf e dalla Famiglia Agazzi a Burligo.
formava il tavolo adoperato per la preghiera e per il cibo dalla Sacra Famiglia.
4. LA DEESIS, Maria che intercede.
Terzo modello di icona: anch’esso viene fatto risalire dalla tradizione all’evangelista Luca, ed è quello in cui la Madonna appare senza il Figlio, in atteggiamento orante con le braccia sollevate; oppure nella supplica di interceditrice, come viene raffigurata in una composizione particolare detta in greco déesis: qui, al centro della scena campeggia Cristo, mentre eri suoi lati sono raffigurati la ‘Vergine Maria e Giovanni Battista nell’atto di supplicarlo. Maria ha lo sguardo su Gesù ed è così che orienta il credente. Non teme di “mettersi di mezzo” per amore dei suoi figli, diviene nostra “avvocata”, prende le nostre difese. Abbiamo celebrato nella casa di Giancarlo e Lucia Rota Scalabrini e dalle Famiglia di Clivati Bruna. 5. LA GRANDE PANAGHIA DEL SEGNO, Maria Tuttasanta.
Anche qui Maria è in piedi, nell’atteggiamento dell’orante, con le braccia che richiamano la croce del Figlio che vediamo, Bambino, nel tondo del grembo della madre. L’ispirazione di questa icona è il passaggio del profeta Isaia (7,1014) in cui si legge: “Ascoltate, o casa di Davide…il Signore stesso vi darà un segno: ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio e lo chiamerà Emanuele”. E con le parole di Dante contempliamo Maria : “tu sei colei che nobilitò a tal punto la natura umana, che Colui che la creò non disdegnò di diventare anch’Egli creatura. Nel tuo ventre si riaccese l’amore grazie al cui calore è germogliato questo fiore nell’eterna beatitudine”. Abbiamo celebrato nella Chiesa di Carosso (per il maltempo) 6. MADONNA DI JASNA GORA Częstochowa, Montagna luminosa. La tradizione dice che anche questa sia stata realizzata da San Luca su di un legno che
Allora è bello pensare che Maria diventa la montagna luminosa (Jasna Gora, appunto) che accende nelle nostre case e comunità ciò che è veramente importante. Ed è luce anche per coloro che sono segnati dalla vita, proprio come l’immagine porta sulla guancia “due segni di violenza” ancora ben visibili. Abbiamo celebrato al Campo delle rane e nella casa di Nazarena a Burligo. 7. MADONNA NIKOPEIA, operatrice di vittoria.
La Madonna di San Luca, detta La Lettera giugno ‘19
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Maria Nicopeia, cioè operatrice di vittoria, è conservata nella basilica di San Marco a Venezia, nell’omonima cappella, sembra giunta a Venezia in seguito alle Crociate, come bottino del saccheggio di Costantinopoli. Maria è rappresentata frontalmente, con il volto che sprigiona forza e ispira fiducia, è seduta in trono, con il Bambin Gesù in braccio, rivestito di color rosso, come un roveto ardente. Ci indica la vera vittoria per il credente: “questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede”. (1 Gv 5,4) Abbiamo celebrato a Salvano, San Filippo Neri 8. SALUS POPULI ROMANI, Santa Maria Maggiore, Salvezza del popolo romano.
L’immagine miracolosa, Protettrice del Popolo Romano, è forse la più amata e onorata icona mariana a Roma, al punto da essere quasi considerata come un palladio della città. Conosciamo la devozione di papa Francesco per questa icona: appena eletto papa le ha portato un bouquet di fioLa Lettera
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giugno ‘19
ri, come poi per ogni viaggio apostolico. La tradizione ci dice che Maria, dopo la morte di Gesù si trasferì nella casa di San Giovanni, portando con sè tutti gli effetti personali, fra i quali una tavola fatta dal Redentore stesso nella falegnameria di San Giuseppe Su questa Luca dipinse l’immagine di Maria. E’ bello pensare che le mani stesse di Gesù ci affidano nel legno –della croce- il mistero pasquale della nostra salvezza. Abbiamo celebrato nel cortile della Locanda dell’Annunciata e nella chiesa di Collepedrino. 9. LA MADONNA DELLA CONDISCENDENZA (Padre Rupnik)
A conclusione del mese di maggio e come ringraziamento per i percorsi di catechesi, abbiamo preso a prestito un’immagine contemporanea, di cui papa Francesco ha parlato ai seminaristi lombardi. “Mi hanno regalato … un’icona: la Madonna è al centro, grande, e ha il piccolo Gesù in grembo ma in piedi, un Gesù di quattro o cinque anni; le mani della Madonna sono così, come una scaletta, e Gesù scende, scende da noi... Nella mano destra tiene la pienezza della legge (un rotolo) e con la sinistra si
aggrappa alla Madonna, per non cadere. Dio è un uomo che scende. È la Madonna della condiscendenza: il centro è Gesù. La Madonna fa da scala per questo mistero della vicinanza. Gesù è venuto a farsi uno di noi: così vicino! È la condiscendenza di Dio che scende: quella che si chiama la synkatabasi. Il cammino cristiano non tollera gli arrampicatori, non è per arrampicarsi, per farsi vedere, per pavoneggiarsi, come la vanità, è per seguire Gesù. E Gesù lo si segue sempre sulla strada del servizio, della testimonianza, dell’abbassamento, della condiscendenza e questo ci dà pace e felicità”. Al termine della celebrazione abbiamo distribuito a tutti i presenti un gomitolo colorato, come quelli delle cinque tappe dell’anno pastorale; i diversi gruppi di catechesi (bambini, ragazzi, adolescenti, giovani e gruppi nelle case) hanno formato con essi un simbolo nel quale hanno racchiuso il loro cammino. Ed è così che abbiamo visto, come d’incanto, fiorire spighe, intrecciarsi strade, formare ragnatele, comporsi la croce, guizzare pesci, allungarsi auricolari… La fantasia non manca.
[a cura di Davide]
È sempre bello celebrare la festa di San Giuseppe a Precornelli. Quest’anno a presiedere l’Eucarestia è stato don Renè Zinetti, vicario parrocchiale di Pontida. Nella sua riflessione ha sottolineato tre tratti caratteristici della figura di Giuseppe: Giuseppe è uomo innamorato, Giuseppe è uomo giusto, Giuseppe è uomo affidabile. Il padre putativo di Gesù dimostra tutta il suo amore per Maria e il bambino, lasciandosi trasformare, anzi meglio trasfigurare dalla volontà di
[a cura di Antonietta]
L’annuale appuntamento dell’Associazione S. Francesca Romana si è svolto a Comonte di Seriate il 10 marzo. La mattina ha visto l’intervento di don Stefano Manfredi, parroco di Lurano, presentato dall’assistente ecclesiastico don Marco Perletti, sul tema diocesano “Uno sguardo che genera”. E’ stato molto interessante, semplice e chiaro, seguito con attenzione dalle numerose partecipanti –tra cui un folto gruppo della nostra Comunità-che hanno portato dubbi e difficoltà. Due le parole chiave della mattinata: continuità e cambiamento. Don Marco ha collocato l’iniziativa della Festa in una linea di continuità. Don Stefano, invece, ha evidenziato i cambiamenti rapidi nella società tutta ed in particolare nel mondo dei
San Giuseppe a Precornelli Dio, accettando con cuore generoso le vicende di quella strana storia. Giuseppe è uomo giusto perché è immerso nella Parola di Dio e sa che Egli guiderà i suoi passi, nonostante le incomprensioni. Giuseppe è poi uomo affidabile, perché è uomo di parola, mantiene le promesse, porta a termine la vocazione che gli è stata affidata. La festa è poi continuata con un buon rinfresco insieme e con i ringraziamenti a chi tutto l’anno si prende cura di questa frazione.
Santa Francesca Romana giovani e nella comunicazione, ed ha articolato il suo intervento sviluppando tre punti: ascolto, sguardo e parola. Effettivamente l’assemblea, attenta e partecipata manifestava la soddisfazione nell’adesione della proposta. Tutti abbiamo seguito con interesse la relazione, ma il mio pensiero critico mi stimola a sottolineare che le donne presenti superavano i 60/70 anni, alcune anche 80; solo una ventina era, al disotto dei 50 anni! Dalla proposta più spirituale, siamo poi passate al vivace convivio e ad una allegra tombolata. Ringrazio con tanto affetto le signore di Palazzago, che hanno partecipato a questo importante incontro e per l’attenzione e la gioia condivisa. Al prossimo incontro per rivivere le stesse emozioni. La Lettera giugno ‘19
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Titolo Titolo Titolo Titolo Pillole Con il ritiro di Quaresima abbiamo terminato gli appuntamenti con il Bibliodramma, originale approccio alla Parola, con un coinvolgimento di tutta la persona e uno scavo interiore significativo. Sempre bravo Manuel a condurci.
San Giuseppe, festa del papà: il teatro ha ospitato la serata degna del padre putativo di Gesù e di tutti i papà (ma non solo) che hanno partecipato. Rosolino ci ha tenuto compagnia con musica e danze. “V” di voci profetiche. È continuato l’alfabeto degli incontri quaresimali con le parrocchie vicine. San Paolo VI presentato da Roncalli Marco, Giuseppe Lazzati da Pizzolato Franco e Giorgio La Pira da Giua Margherita.
Abbiamo anticipato le Giornate Eucaristiche e la processione del Corpus Domini a maggio, con un bel coinvolgimento dei gruppi di catechesi per l’adorazione. Anche la processione unitaria, Burligo e Palazzago, è stata partecipata. Il maggio piovoso non ci ha però regalato molti petali di rosa per il tappeto profumato da creare al passaggio del Santissimo, ma ci sono venuti in soccorso petali di altri fiori.
Il tempo di Pasqua è anche il tempo delle CONSEGNE. Il segno della Croce, il Padre Nostro, i Comandamenti e il Credo. Quest’anno abbiamo invitato anche i genitori e continueremo a farlo anche nei prossimi anni, cosi che i diversi appuntamenti dei figli, siano una bella occasione anche per loro di rivedere i pilastri della nostra fede.
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Il Palio
[a cura di Leonardo]
È 31 anni che esiste a Palazzago il “Palio delle contrade”. 31 anni in cui si è passati dai giochi del primo maggio a edizioni che coprivano diverse settimane con eventi e sfide. 31 anni in cui sono cambiate persone, gare, contrade e trofei. Ci sono stati periodi più floridi e altri meno. Quest’anno la vittoria l’hanno conquistata ancora i Verdi, che sono a quota 2 (se dovessero vincere anche l’anno prossimo si porterebbero a casa il trofeo del Palio). Il bilancio di quest’edizione, però, lo definirei “in pari”. Ma non il bilancio economico, bensì quello sociale, quello della relazione e della dose di comunità che abbiamo costruito insieme. Da un lato abbiamo le voci negative: solo 4 contrade hanno partecipato e le defezioni più importanti sono state quella dei Lilla (Burligo) e dei Blu (Longoni alta); qualche errore, fisiologici direi, da parte del direttivo (per cui facciamo nostra culpa); un diffuso sentimento di fatica, di incertezza. Dall’altro ci sono quelle positive: la competizione è sta-
ta onesta e corretta, alcune gare hanno avuto un successo di partecipazione quasi insperato e, nonostante tutto, ci siamo divertiti tantissimo. Quella di quest’anno è stata un’edizione che mi ha personalmente lasciato un po’ di amaro in bocca, forse perché con lo slancio che ci eravamo dati nel 2018 mi aspettavo una rinascita in positivo, almeno per quanto riguarda i numeri. Come dice qualcuno, però, bisogna insistere anche quando le reti non sono sempre piene. E allora che fare in futuro? Beh, l’equipe educativa e le contrade rimaste non intendono abbandonare la barca, ma abbiamo davvero bisogno di nuovi marinai per andare lontano (sia nel direttivo che sul territorio). Il Palio è una creatura nelle mani della comunità di Pa-
lazzago ed è custodito e fatto crescere dai suoi abitanti. Si parla tanto di giovani che “dovrebbero prendere in mano” l’eredità della vecchia guardia, ma è per me una falsa speranza. Chi vive a Palazzago e ci vivrà nei prossimi anni non sono i ventenni, ma i trentenni. Mi piacerebbe, nel prossimo futuro, un Palio custodito e cresciuto non dai giovani, ma da famiglie giovani che ci tengono ad avere un’occasione in più per fare comunità in quella che è e sarà la loro di comunità. Perché sentirsi parte di qualcosa non è semplicemente bello, ma è essenziale.
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Rendicontazione Economica Titolo Titolo Titolo Titolo A cura dei Consigli Affari Economici RENDICONTO ENTRATE PALAZZAGO anno 2018
Rendiconto entrate Palazzago
Rendite Immobiliari Rendite terreni - vendita terreno San Sosimo Totale Interessi depositi bancari Offerte festive Parrocchia Offerte Celebrazione Sacramenti… Offerte per candele Offerte raccolte straordinarie Offerte varie (buste…) Erogazioni libere deducibili (per Casa) Totale offerte
€ 1.810,78 € 40.250,00 € 42.060,78 € 16,95 € 16.479,52 € 9.837,60 € 3.602,98 € 23.503,27 € 30.222,88 € 25.950,00
€ 109.596,25
€ 625,00 € 350,12 Totale Contributi € 975,12 Feste Oratorio (serate, feste patronali, festa di € 77.338,65 Comunità..) Iniziative estive Oratorio € 56.734,00 (Cre, Baby Cre,Mare ado,…) Totale entrate attività Parrocchiali e € 134.072,65 Oratoriali Alienazione Immobili € 12.000,00 Entrate Oratorio € 6.526,64 Altre entrate € 8.618,18 Contributi da Comune Contributi da Enti Diocesani
TOTALE ENTRATE ANNO CORRENTE € 313.866,57
Rendiconto uscite Palazzago
Manutenzione Ordinaria Assicurazioni Imposte e tasse Remunerazioni professionali Spese Generali e Amministrative (Elettricità, acqua, telefoni, gas, gasolio, rifiuti, cancelleria ...) Interessi passivi su mutuo
Bar Oratorio Feste Oratorio Iniziative estive Oratorio Carità – Missionari Totale Uscite Attivita’ Pastorali Oratoriali Tributi Curia Ristrutturazione Casa di Comunità Acquisto Mobili, Arredi Altre uscite straordinarie
€ 14.366,66 € 3.750,00 € 4.688,15 € 9.026,64 € 43.081,80 € 2.666,31 € 3.116,35 € 27.957,71 € 74.289.45 € 5.180,00 € 107.427,16 € 4.408,93 € 50.463,49 € 5.003,70 € 1.173,29
TOTALE USCITE ANNO CORRENTE € 249.172,48 Utile esercizio corrente € 64.694,09 (entrate - uscite) Totale a pareggio € 313.866,57 Mutuo - Debiti Verso Istituti di Credito € 410.000,00 Debiti verso privati - Deposito Cauzionale € 160.000,00 Facciamo mente locale degli ultimi anni:
La Lettera anno 2015 entrate € 368.806,10
uscite € 420.618,84
giugno ‘19 [32] anno 2016 entrate € 315.140,60 uscite € 666.067,89
anno 2017 entrate € 704.598,48 uscite € 788.211,54 anno 2018 entrate € 313.866,57 uscite € 249.172,48
[a cura dei Consigli Affari Ecomici]
PALAZZAGO Facciamo mente locale degli ultimi anni: anno 2015 entrate € 368.806,10 anno 2016 entrate € 315.140,60 anno 2017 entrate € 704.598,48 anno 2018 entrate € 313.866,57
uscite € 420.618,84 uscite € 666.067,89 uscite € 788.211,54 uscite € 249.172,48
Risulta immediatamente che siamo tornati a cifre più “normali”, e, forse, un po’ sotto. Ed è comprensibile dopo il grande sforzo degli ultimi anni per gli interventi fatti. Non dobbiamo dimenticare che continua il mutuo (€ 410.000,00) che ci tiene impegnati in rate trimestrali di circa 14.000,00 € fino al 2026. Inoltre abbiamo il cantiere aperto per la ristrutturazione interna della Chiesa della Beita e per alcuni spazi dell’Oratorio. All’appello manca anche il secondo lotto dell’abbattimento delle barriere architettoniche verso il teatro. La gestione ordinaria della Parrocchia, con entrate e uscite, rileva poi tutto il movimento di iniziative rese possibili da tanta disponibilità di volontari e persone che si sentono parte di una grande famiglia. Nella tabella troviamo le cifre, in loro troviamo il cuore pulsante. Grazie per chi ancora sarà segno della Provvidenza e della passione per la Comunità.
Rendiconto entrate Burligo Offerteentrate domenicali e feriali Rendiconto Burligo
Offerte Celebrazione Sacramenti… Offerte domenicali e feriali Offerte per candele Offerte Celebrazione Sacramenti… Offerte raccolte Offerte per straordinarie candele Totale offerte Offerte raccolte straordinarie Contributi da Enti Diocesani Totale offerte Attività pastorali e Feste Contributi da Enti Diocesani Attività oratoriali Attività pastorali e Feste Entrate straordinarie Attività oratoriali TOTALE ENTRATE ANNO CORRENTE Entrate straordinarie
TOTALE ENTRATE ANNO CORRENTE
Rendiconto uscite Burligo Manutenzioni Rendiconto uscitestraordinarie Burligo
Manutenzioni ordinarie Manutenzioni straordinarie Assicurazioni Manutenzioni ordinarie Imposte e tasse Assicurazioni Remunerazioni Imposte eprofessionisti tasse Ritenute d’acconto Remunerazioni professionisti Spese Generali Amministrative Ritenuteed’acconto Elettricità, acqua, gas, gasolio, cancelleria Spese Generali e Amministrative Elettricità, acqua, Feste gas, gasolio, cancelleria Mobili, arredi… Feste Attività Mobili, pastorali arredi… Tributi Curia Attivitàverso pastorali
Tributi verso Curia TOTALE USCITE ANNO CORRENTE Avanzo esercizio corrente Uscite) TOTALE USCITE ANNO(EntrateCORRENTE Situazione economica al 31/12/2017 Avanzo esercizio corrente (Entrate- Uscite) Situazione economica al 31/12/2017
€ 2.740,88
827,83 €€2.740,88
€ 359,31 € 827,83 € 906,34 € 359,31 € €4.834,36 906,34
35,54 € €4.834,36 € 99.630,04 € 35,54 € 2.495,00 € 99.630,04 €€ 1.784,66 2.495,00 € €108.779,60 1.784,66 € 108.779,60 € 17.006,56 6.683,35 €€ 17.006,56 €€ 2.300,00 6.683,35 € 210,00 € 2.300,00 €€5.432,84 210,00 € 940,00 € 5.432,84 €€6.767,63 940,00 € 6.767,63 € 60.998.47 5.299,00 €€ 60.998.47 €€ 7.445,34 5.299,00 479,00 €€7.445,34
€ 479,00 € 113.562,19 4.782,59 €€113.562,19 €€19.270,29 4.782,59 € 19.270,29
BURLIGO Burligo Il Ilbilancio 2018presenta presenta un incremento delle entrate 2017 (€ 101.026,96,) bilanciodell’anno dell’anno 2018 un incremento delle entrate rispetto rispetto al 2017 (€al101.026,96,) con alcune Burligo con voci riassuntive che caratterizzano la vita comunitaria di Burligo: vocialcune riassuntive che caratterizzano la vita comunitaria di Burligo: Il bilancio dell’anno 2018 presenta un incremento delle entrate rispetto al 2017 (€ 101.026,96,) con alcune -le offerte (messe, celebrazioni, sacramenti…) -le offerte (messe, celebrazioni, sacramenti…) voci riassuntive che caratterizzano la vita comunitaria di Burligo: -lebuste buste (di Natale, dei -le (di Natale, deimorti…) morti…) -le offerte (messe, celebrazioni, sacramenti…) -lafesta festa della campagna (sempre l’entrata più cospicua). -la campagna (sempre l’entrata più cospicua). -le buste della (didiNatale, dei morti…) L’impegno diverse persone con ravioli, sottoscrizioni, cesti,cesti, feste… garantisce poi, lungo L’impegno di diverse persone ravioli, feste… garantisce poi,l’anno, lungoun l’anno, -la festa della campagna (semprecon l’entrata piùsottoscrizioni, cospicua). gruzzolo interessante. un gruzzolodi interessante. L’impegno diverse persone con ravioli, sottoscrizioni, cesti, feste… garantisce poi, lungo l’anno, un
gruzzolo interessante. Nelle uscite, che presentano una riduzione rispetto al 2017 (€ 109.874,49) sono contemplate alcune spese Nelle cheinpresentano riduzione rispetto sono contemplate per gliuscite, interventi chiesa e negliuna ambienti comunitari, maal la 2017 somma(€più109.874,49) ingente, che giustifica anche il Nelle uscite, una 2018, riduzione alcopertura 2017 (€comunitari, 109.874,49) sonolaBlinti, contemplate alcune spese alcune spese perpresentano gli interventi in chiesa erispetto negli ma somma ingente, che passivo della che gestione dell’anno è stata per laambienti della Casa eredità un più intervento resosi per gli interventi in chiesa e negli ambienti comunitari, ma la somma più ingente, che giustifica anche il necessarioanche per garantire la sicurezza dell’edificio e impedirne continuo degrado. Certo,della ci si Casa chiedeeredità cosa giustifica il passivo della2018, gestione dell’anno 2018, èildella stata pereredità la copertura passivo della ambienti. gestione dell’anno è statauscite per lasono copertura Casa Blinti, un intervento resosi fare di questi Va da sé che alcune per le utenze e la gestione ordinaria. Blinti, un intervento resosi necessario per garantire la sicurezza dell’edificio eCerto, impedirne il continuo necessario per garantire la sicurezza dell’edificio eparrocchiale impedirne ile continuo degrado. ci si chiede cosa In cantiere abbiamo il chiede nuovo portale delladi Chiesa la bussola: speriamo di uscite poterle inaugurare degrado. Certo, ci si cosa fare questi ambienti. Va da sé che alcune sono per le fare di questi ambienti. Va da sé che alcune uscite sono per le utenze e la gestione ordinaria. nella festa patronale. utenze e la abbiamo gestioneilordinaria. In cantiere nuovo portale della Chiesa parrocchiale e la bussola: speriamo di poterle inaugurare festa patronale. Innella cantiere abbiamo il nuovo portale della Chiesa parrocchiale e la bussola: speriamo di poterle
inaugurare nella festa patronale. Su tutto, grazie a coloro che contribuiscono in modi diversi alla gestione della Comunità, anche con quei lavori che permettono un risparmio sulle uscite La Lettera giugno ‘19
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Titolo Titolo Titolo Elevazione musicale in occasione del X anniversario dalla scomparsa di Mons. Egidio Corbetta
Il ricordo del X anniversario dalla scomparsa del sacerdote e musicista palazzaghese Mons. Egidio Corbetta è stato impreziosito domenica 26 maggio dalla presenza del Coro dell’Immacolata di Bergamo che si è esibito nella nostra chiesa parrocchiale, proponendo un’elevazione musicale dedicata proprio allo storico maestro, il quale per ben 50 anni (1955-2005) ha prestato servizio e passione come direttore del coro. Tra i brani eseguiti riecheggiavano familiari le soavi note di “Dolce memoria”, diventato forse il canto liturgico più celebre di Mons. Corbetta, il cui testo è una rielaborazione delle parole di David Maria Turoldo sul celebre inno di San Tommaso d’Aquino Adoro Te devote. Degna di nota anche la “Cantata a Papa Giovanni XXIII” composta La Lettera
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nel 1962 e dedicata al pontefice bergamasco. Con quest’ultimo grande esempio di abilità polifonica e di grande profondità poetica si è concluso il momento di elevazione, seguito da un lungo e commovente applauso. La messa vespertina, presieduta da Don Luca Testa, è stata animata dallo stesso coro, accompagnato all’organo dal M° Fabio Nava. La grande attività musicale di “Don Egidio”, come tutti lo chiamavano, è ricordata tutt’oggi da almeno due generazioni di coristi e da molti laici e sacerdoti che l’hanno avuto come insegnante di musica, e spesso capita di sentire risuonare nelle nostre assemblee liturgiche, magari nei giorni più solenni, le note della famosa “Messa Facile” conosciuta dovunque nelle nostre parrocchie e anche fuori diocesi. La memoria di questa grande passione e perseveranza ci è stata testimoniata dall’attuale direttore del Coro dell’Immacolata Don Ugo Patti e anche dal nostro sindaco, il quale, prima dell’evento, ha voluto confidare alcuni aneddoti legati alla sua esperienza di studio in seminario, quando Don Egidio era insegnante di musi-
ca sacra e canto corale. Durante gli anni del Concilio cominciò ad intensificarsi sempre di più l’esigenza di rendere la musica sacra adeguata alle nuove esigenze di una Chiesa in cammino, in grado di esprimere la propria fede comunitaria con parole ed armonie strettamente legate al mistero della salvezza. Don Egidio seppe dar voce a questo grande bisogno e il suo contributo cominciò pian piano ad essere sempre più determinante per la storia della musica sacra diocesana. Nella sua grande e nobile umiltà riuscì sempre ad essere distante dall’esibizionismo e dal virtuosismo imperversante in quegli anni. Egli preferiva, infatti, che la musica fosse intesa come servizio e come vera e propria chiave di lettura dei divini misteri. Alcuni tratti in comune raccolti nelle diverse testimonianze di chi l’ha conosciuto: umiltà, cordialità e riservatezza che facevano di Don Egidio un uomo capace di ascolto, di grande compagnia ma di poche e misurate parole, sempre intrise di saggezza e di bontà. Un uomo ma soprattutto un sacerdote che attraverso la musica ha pregato ed è riuscito ad amare e far amare il Signore anche agli altri. Andrea Alborghetti
Nell’omelia, don Luca ha sottolineato due parole che hanno caratterizzato la sua vita: DISCREZIONE e AMABILITÀ. Mons. Egidio infatti esprimeva i suoi sentimenti profondi con discrezione e poche parole. Tutto quello che non esprimeva a parole, lo riversava nella musica e nel canto. Era di po-
che parole buone e questo lo rendeva più amabile con tutti. Amava stare in oratorio ed aveva cura per i giovani: per questo don Luca, in accordo con i parenti, alla sua morte ha deciso di lasciare la salma in chiesa, continuando la vita della parrocchia nonostante il rumore dei più piccoli che gio-
cavano nel cortile. Da allora sono passati dieci anni; non sono tanti, ma non sono neppure pochi. Questa è una data importante per tenere viva la sua memoria e per riconoscere la sua testimonianza pubblica, artistica e spirituale. Raffaele Previtali
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Work in Progress Continuano i lavori alla chiesa della Beita. Siamo a buon punto con pareti e volte, son stati definiti e in parte già tracciati gli impianti. Si sta attendendo il pavimento poiché le piastrelle di graniglia che recuperano il pavimento antico trovato in piccola porzione sotto i successivi, vengono fatte una ad una, secondo la tecnica di un tempo. La posa è prevista per l’inizio di luglio. A metà giugno è stato fatto un ulteriore sopralluogo con tutte le Ditte impegnate nei lavori, coordinate dallo Studio Bono- De Filippi per ottimizzare tempistica e interventi. A oggi è prematuro ipotizzare il periodo dell’inaugurazione; nel frattempo si sta procedendo con la formulazione dei luoghi liturgici. Durante le feste della Beita si pensa ad una “assemblea itinerante”, con la visita al cantiere. Continuano i lavori alla chiesa della Beita. Siamo a buon punto con pareti e volte, son stati definiti e in parte già tracciati gli impianti. Si sta attendendo il pavimento poiché le piastrelle di graniglia che recuperano il pavimento antico trovato in piccola porzione sotto i successivi, vengono fatte una ad una, secondo la tecnica di un tempo. La posa è prevista per l’inizio di luglio. A metà giugno è stato fatto un ulteriore sopralluogo con tutte le Ditte impegnate nei lavori, coordinate dallo Studio Bono- De Filippi per ottimizzare tempistica e interventi. A oggi è prematuro ipotizzare il periodo dell’inaugurazione; nel frattempo si sta procedendo con la formulazione dei luoghi liturgici. Durante le feste della Beita si pensa ad una “assemblea itinerante”, con la visita al cantiere. La Lettera
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Battesimi Domenica 5 maggio ore 15.00 Santiago Giuliani, di Denny e Nicole Perico, nato il 6 agosto 2018
Santiago
Domenica 2 giugno ore 11.30 Luca Manzoni di Nicola e Clara Gandolfi, nato il 18 febbraio 2019 Katleya Fumagalli, di Mario e Hilary Facheris, nata il 20 dicembre 2018
Luca
Katleya
Domenica 9 giugno ore 17.00 Burligo Samuele Beloli di Alen e Ylenia Vitali, nato il 16 gennaio 2019
Samuele
-Cre 2019: 24 giugno-19 luglio, in Oratorio. -Baby Cre: 1-26 luglio, Scuola dell’Infanzia.
-Mare adolescenti e 3 media a Rimini: 22-26 luglio -Biciclettata in Valtellina e trenino del Bernina: 29 luglio-2 agosto -Festa di Comunità: dal 23 agosto all’8 settembre
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Matrimoni
Valentina Agazzi Mazzoleni e Alessandro Minelli 22 aprile, Burligo
Moira Merelli e Fabio Longhi 11 maggio, Orezzo di Gazzaniga
Gaia Russo e Nicola Alborghetti 3 maggio, Barzana
Michela Grassi e Pietro Milesi 31 maggio, Chiesa San Giorgio, Almenno S.S.
Defunti
LUIGIA CEFIS, di anni 82, deceduta a Scanzorosciate il 15 aprile, funerata e sepolta a Palazzago il 17 aprile 2019 GIUSEPPE BIFERA, di anni 50 deceduto a Palazzago il 20 marzo, funerato e sepolto il 22 marzo 2019 So che tutti dicono che non ci sei più ma si sbagliano, tu vivi dentro i cuori delle persone che ti hanno voluto bene e per sempre ci vivrai. I tuoi cari
STEFANO PREVITALI, di anni 29 rinvenuto a Calusco d’Adda l’11 aprile 2019, funerato e sepolto a Palazzago il 16 aprile 2019 Talvolta ci domandiamo perché la tua breve vita sia stata tanto difficile e tormentata. Ora però siamo certi che hai raggiunto la vera pace che tanto disperatamente cercavi. Ciao Stefano, prega per noi. I tuoi cari
In cielo è il nostro amore. Abbiate Gesù Cristo come unico tesoro. (Sant’Angela Merici) Sicuri che da Lassù preghi e proteggi tutti noi. I tuoi cari GIUSEPPINA PELLEGRINELLI in ROTA, di anni 76 deceduta a Bergamo il 3 maggio, funerata e sepolta a Palazzago il 6 maggio 2019. A voi che mi avete tanto amato non guardate la vita che lascio ma quella che inizierò. I tuoi cari ANNA CARRARA ved. ERNANI LOCATELLI, di anni 81 deceduta a Bergamo l’11 maggio, funerata a Palazzago il 13 maggio; deposizione ceneri il 18 maggio 2019 Vivere nel cuore di chi resta non è morire. Con affetto, i tuoi cari
Il 13 marzo è venuto a mancare nella sua Parrocchia di Prato Mons. Pierluigi Milesi, originario di Dalmine ma conosciuto anche a Palazzago dove veniva a far visita ai parenti e, in quelle occasioni, partecipava alle celebrazioni in Parrocchia. Così lo ricordano i suoi parrocchiani: “Ti ringraziamo Signore per averci donato don Pierluigi, Esempio di totale e fedele dedizione alla Chiesa, vissuta con mitezza e generosità di cuore. Nel suo lungo ministero sacerdotale, vissuto con passione per oltre 50anni, ha spezzato con noi e per noi il pane della Parola e dell’Eucarestia nei diversi contesti sociali e pastorali: in parrocchia, nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro, nelle diverse aggregazioni ecclesiali e nei campi scuola tra le sue amate montagne” (tratto da “in memoriam” Basilica Cattedrale di Prato - 15/03/2019) E dall’Azione Cattolica di Prato: “Profondamente commossa ma illuminata dalla Speranza della Resurrezione affida alla Misericordia di Gesù Buon Pastore, l’anima buona di Mons. Pierluigi Milesi, Assistente Ecclesiastico Generale dell’Azione Cattolica di Prato, già Assistente Ecclesiastico Nazionale del Movimento Lavoratori di Azione Cattolica e ne ricorda la mitezza d’animo, la forza del pensiero, la disponibilità nell’azione, l’amore per la parola, la testimonianza del Vangelo, la dedizione alla Chiesa, la corresponsabilità fraterna con il laicato cattolico, l’impegno per il mondo del lavoro, la tensione ideale verso la Città di Dio e la passione quotidiana per la Città dell’Uomo” (Azione Cattolica Basilica Cattedrale di Prato - 15/03/2019) La comunità di Palazzago, è vicina alla sorella Donatella e nipoti, nella certezza che i frutti buoni di questa vita donata al servizio degli altri siano motivo di consolazione.
Anniversari GIACOMO MALVESTITI (14 - 1 - 2018 14 - 1 - 2019) Da un anno ci hai lasciato. Ogni angolo della casa, ogni tratto della tua strada, ogni momento della nostra vita, qui tutto parla di te. Sentiamo la tua mano che ci guida. Sei la forza nel nostro cuore. Con amore, la tua famiglia
GIOVANNI ROTA (1989 - 2019)
MARIA CEREDA ved. ROTA (1995 - 2019)
GIOVANNA CEREDA ved. PELLEGRINELLI (2018 - 2019)
GIOVANNA TERESA CEREDA in NAVA (1997 - 2019)
SAVINA CEREDA ved. CEREDA (2008 - 2019)
DOMENICO CEREDA (1990 - 2019)
FRANCESCO MAZZOLENI (30 - 6 - 2000 30 - 6 - 2019) I ricordi rivivono ogni giorno e destano nostalgie, ma ravvivano l’amore che non conosce tempo. I tuoi cari
ELVIRA ALBORGHETTI (2016 - 2019)
Gli anni trascorrono velocemente, ma voi vivete sempre nei nostri pensieri e nei nostri cuori. I vostri cari