La lettera Febbraio 2015

Page 1

La lettera FEBBRAIO 2015 anno XXIX numero 1

Bollettino della parrocchia prepositurale di san Giovanni Battista in Palazzago


Vi ricordate, dal catechismo di Pio X, la risposta alla domanda: Quale è il Mistero fondamentale della fede cristiana? Certamente sì. Ma ripassiamolo: “Unità e Trinità di Dio. Incarnazione, passione, morte e risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo”. Doveva saperlo bene l’ignoto pittore di ambito lombardo, ancor prima che papa Sarto lo definisse, quando nel ‘600 realizzò la tela che è custodita nel museo parrocchiale. Infatti, troviamo le tre persone divine: il Padre che allarga le braccia, nel gesto di un dono totale, quasi croce invisibile per le braccia del Figlio

che da poco l’hanno lasciata e ora, esanimi, si abbandonano, l’una lungo il corpo reso nel bianco cadaverico e l’altra come ancorata alle ginocchia del Padre. Tra i due, la colomba, inconfondibile simbolo dello Spirito Santo: nella forza dell’Amore che ha scandito i suoi giorni sulla terra, quel Cristo risorgerà, nuovo “in principio” della vita redenta che aleggia sull’umanità. Bravo, vero, questo pittore? E beati noi a vivere di questo Mistero: “Unità e Trinità di Dio. Incarnazione, passione, morte e risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo”.

Indice

Orari Sante Messe

[03] Esagerato

Sabato

[04] La satira estrema che abusa di Dio [07] Ci sto! [08] Natale: nella casa un mobile [10] Concorso Presepi [11] Stavano insieme... una casa per Gesù! [12] Impressioni da Roma... aspettando la Cresima [14] Un solo corpo un solo spirito [17] Casa di Comunità [18] “Un cuor solo e un’anima sola...” alla stessa tavola [24] 2015: anno della vita consacrata [26] Artefede [28] Pillole [30] Rendere grazie [33] 1815-2015: due secoli con San Giovanni Bosco [34] In volo con il Papa [36] Anagrafe parrocchiale

ore 17.00 Beita ore 19.00 Chiesa Parrocchiale

Domenica ore ore ore ore

08.00 Montebello 09.00 Beita 10.30 Chiesa Parrocchiale 18.00 Chiesa Parrocchiale

Giorni Feriali Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì

ore 16.30 ore 16.30 ore 16.30 ore 09.00 ore 16.30

Brocchione Precornelli Beita Chiesa Parrocchiale Ca’ Rosso

Recapiti Don Giuseppe Don Lorenzo Don Giampaolo Oratorio e Sagrestia

035.550336-347.1133405 035.540059-339.4581382 338.1107970 035.551005

www.oratoriopalazzago.it parrocchia@oratoriopalazzago.it segreteria@oratoriopalazzago.it palazzago@diocesibg.it

Segreteria Parrocchiale (Via Maggiore 108) da martedì a venerdì, dalle 10.00 alle 12.00. Ci si può rivolgere ai volontari per certificati, pratiche, richieste, fotocopie, ritiro materiale,...


Esagerato...

[Editoriale]

Ci sono dei particolari, nella vita come nel Vangelo, che fanno pensare. Uno di questi riguarda il profumo, quel profumo abbondantissimo sparso da Maria sui piedi di Gesù che mette in allerta Giuda, non perché gli importasse dei poveri, ma perché era ladro. Questo racconto si trova nel capitolo 12 di Giovanni. Ma in quello precedente, la rianimazione di Lazzaro, Maria era già identificata come quella che aveva cosparso i piedi di Gesù con il profumo. Cioè, Giovanni definisce Maria secondo ciò che accadrà dopo, come a suggerirci che il dono, quello vero, gratuito, sovrabbondante, non ha categorie spazio-temporali, ma si diffonde sempre, anche prima che avvenga. Il profumo di certi martiri lo si sentiva già prima, in una vita fatta dono. Così come il profumo buono emanato dalla storia di Gesù. Ed è interessante che la passione e la morte di Gesù siano racchiusi nel gesto di alcune persone -Maria, Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo- che hanno a che fare con il profumo. Chi ha capito il dono smisurato -senza misuradel Signore non può che dare a piene mani, senza calcoli, senza interessi,

Cristo in Pietà con Padre e Colomba, anonimo lombardo del ‘600. senza secondi fini. Per un morto bastava mezza libbra di profumo. Nicodemo ne porta trecento (come per la sepoltura dei re). Per dei piedi ancora meno: Maria, secondo la stima di Giuda, ne versa per 300 denari.

scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo” (Lc 6,38). Maria e Nicodemo celebrano una esagerazione perché hanno compreso l’amore esagerato del Cristo: “Il tuo nome è profumo” (Cantico dei Cantici 1,3)

Charitas sine modo, un amore senza misura, come nel cammino di Quaresima di alcuni anni fa. Amore senza misura quello di Cristo e di chi ha capito cosa significa stargli dietro. “Una buona misura, pigiata,

Sulla tavola della nostra Quaresima, ci sarà questo profumo buono di dono?

La Lettera febbraio ‘15

[3]


La satira estrema che abusa di Dio Giovedì mattina, Bergamo, via Mazzini. Incrocio un anziano, ultraottantenne certamente. Porta in mano alcuni giornali: sopra, a far da contenitore agli altri, spicca il verde smagliante della prima pagina di Charlie Hebdo: una delle cinque milioni di copie vendute dal giornale satirico alla sua ricomparsa in edicola dopo la strage del 7 gennaio. I media avevano informato che, prima ancora di essere stampato, il giornale aveva suscitato proteste da parte del mondo islamico che contestava, precisamente, l’immagine di Maometto che troneggia in prima pagina: per i musulmani, infatti, il Profeta non può essere rappresentato. Charlie Hebdo, per non rinnegare se stesso, ritorna a fare ciò che ha sempre fatto e a correre i rischi che ha sempre corso. Per cui i problemi di cui si è tanto parlato nei giorni scorsi, tornano puntualmente a galla Uno soprattutto: il «diritto di satira». Di che diritto si tratta e quali sono i suoi limiti? All’indomani dell’attentato, molte vignette di Charlie Hebdo sono state pubblicate da molti giornali, in omaggio ai giornalisti uccisi. Anche il Corriere ne ha pubblicate diverse, tra le quali una in cui si vedono un rabbino, un vescovo e un iman andare a braccetto e gridare insieme: il faut voiler Charlie Hebdo. ll Corriere La Lettera

[4]

febbraio ‘15

traduce: «Bisogna oscurare Charlie Hebdo» (per la verità sarebbe meglio tradurre: «Bisogna mettere il velo a Charlie Hebdo» con una evidente allusione al velo islamico).E poi spiega: «È la prima pagina di un numero speciale uscito nel 2007 in occasione del processo al giornale, citato in giudizio dalla Grande moschea di Parigi e dall’Unione delle organizzazioni islamiche francesi per aver pubblicato le caricature di Maometto che avevano fatto scalpore in Danimarca». Dunque il processo era avvenuto per iniziativa delle autorità religiose ebree e musulmane, non di quelle cattoliche o cristiane. Ma mettere solo iman e rabbino faceva ridere dimeno. Mettere invece il vescovo, con tanto di mitria e di pastorale, non è vero ma fa ridere di più. La satira è questo: deve distorcere la realtà perché è precisamente quella distorsione che suscita il riso di chi legge. È soprattutto la sati-

[di Alberto Carrara da L’Eco di Bergamo 16 gennaio 2015]

ra, infatti, che usala caricatura: la realtà non viene riprodotta, fotografata: quello lo fa la cronaca. La satira carica, gonfia, deforma Deve, altrimenti non è satira È lì che si misura la differenza fra satira e ironia. L’ironia rispetta la realtà, la satira no. L’ironia sorride, la satira non ride: fa ridere con i suoi eccessi. A quel punto nascono le domande: esistono limiti agli eccessi della satira o, in omaggio alla libertà, i limiti non ci devono essere? Giorgio Forattini non ha mai rappresentato il Papa nudo, Charlie Hebdo sì, Giannelli, il vignettista del Corriere, usa spesso immagini religiose,


ma evita commistioni fra temi religiosi e temi sessuali. Per Charlie Hebdo, invece quelle commistioni sono ricorrenti, quasi una idea fissa Ovvio che non si può risolvere il problema proibendo tutto, ma è altrettanto ovvio che non si può neppure risolvere non proibendo nulla. Charlie Hebdo manca di quel settore dell’etica dell’informazione che è il rispetto che viene dalle esigenze dell’altro. Spingendo tutto all’estremo si rischia sempre di suscitare reazioni estreme. È quello che è successo ed è quello che, probabilmente, succederà ancora . Tra le tante attestazioni in fa-

vore del settimanale francese ce n’è una molto particolare. «In tutte le religioni, dice, ci sono credenti e estremisti. La differenza è che gli estremisti mettono Dio alloro servizio, mentre i credenti si mettono al servizio di Dio». Sono parole di Guy Gilbert, prete operaio. Verissimo. Con una annotazione, però. La satira che usa e abusa di immagini e temi religiosi, si serve di Dio per un altro scopo: far ridere. Anche questo è un uso improprio di Dio e della religione, e dunque una forma particolare di estremismo. Che non giustifica, certo, nessun’altra forma di estremismo, ma che fatica anche, mi pare, a giustificare se stessa.

Il papa, ancora una volta, ci ha sorpreso, in aereo, nel dialogo con i giornalisti, con l’affermazione : “si aspetti un pugno chi offende mia madre… avere dunque la libertà senza offendere … ma se il dr. Gasparri, che è un amico, dice una parolaccia contro mia mamma, si aspetti un pugno” (il papa fa il gesto di dare un pugno)”. E’ evidente il linguaggio del paradosso, ma che permette al Papa di sottolineare come “due siano i diritti fondamentali :la libertà religiosa e la libertà d’espressione. Parliamo chiaro, però andiamo a Parigi. Non si può nascondere una verità, ognuno ha diritto di esprimere la propria religione senza offendere. Secondo: non si può offendere e fare la guerra, uccidere in nome della propria religione, in nome di Dio. A noi ciò che succede adesso stupisce. Ma pensiamo alla nostra storia: quante guerre di religione abbiamo avuto. Pensiamo alla notte di San Bartolomeo. Anche noi siamo stati peccatori su questo, ma non si può uccidere in nome di Dio. Questa è una aberrazione”.

Le immagini postate dalla coppietta Coulibaly-Boumeddiene mentre si addestra a sparare assomigliano non poco a quelle degli stragisti dei college americani, a quelli dei nazi alla Breivik, a quelle dei killer paranoici del mondo intero. Esiste, trasversale ai terrorismi, un narcisismo delle armi in pugno, qualcosa come «credevate fossi solo il cretino della porta accanto, guardate qui, invece, che razza di impavido guerriero». Rimando al giudizio, più competente, degli psicanalisti, ma viene da pensare che la componente più “contemporanea” del terrorismo, meglio dei terroristi, sia il narcisismo. La ricerca disperata di un’immagine nella quale rispecchiarsi e finalmente approvarsi e affermarsi. ll famoso “anonimato delle periferie” dev’essere una soma ben pesante se in così tanti, pur di liberarsene, diventano assassini pazzi. Rimane il mistero di come in precedenza e per generazioni, l’anonimato sia stato una pena così leggera da sopportare, quasi impercepibile. Forse la fame, il freddo e altri problemi più assillanti, riguardanti il corpo e non l’anima, suggerivano di rimandare il lusso di sentirsi protagonisti. E poi, certo, la mediaticità moltiplica la questione del “chi sono io?” al punto che non c’è stragista, oramai, che non certifichi sul web di esserlo, uno stragista. Come fa il professionista con iI biglietto da visita. M. S., 11 gennaio 2015. La Lettera febbraio ‘15

[5]


“MONDO” (Cremonini-Jovanotti ) Ho visto un posto che mi piace si chiama Mondo Ci cammino, lo respiro la mia vita è sempre intorno Più la guardo, più la canto più la incontro Più lei mi spinge a camminare come un gatto vagabondo… Ma questo è il posto che mi piace si chiama mondo… Uomini persi per le strade, donne vendute a basso costo Figli cresciuti in una notte come le fragole in un bosco Più li guardo, più li canto più li ascolto Più mi convincono che il tarlo della vita è il nostro orgoglio Ma questo è il posto che mi piace si chiama mondo… sì questo è il posto che mi piace… Viviamo in piccole città (nascosti dalla nebbia) prendiamo pillole per la felicità (misericordia) Non siamo virgole (amiamo l’Inghilterra) Crediamo nell’’eternità… Ho visto un posto che mi piace si chiama Mondo Dove vivo non c’è pace ma la vita è sempre intorno Più mi guardo, più mi sbaglio, più mi accorgo che Dove finiscono le strade e proprio li che nasce il giorno Ma questo è il posto che mi piace si chiama mondo…. sì questo è il posto che mi piace… Viviamo in piccole città (nascosti dalla nebbia) prendiamo pillole per la felicità (misericordia) Non siamo virgole (amiamo l’Inghilterra) Viviamo dell’eternità… Gira e gira e non si ferma mai ad aspettare Sorge e poi tramonta come un delfino dal mare Muove la sua orbita leggero e irregolare Distribuisce sogni e ritmo buono da danzare Mondo cade, Mondo pane, Mondo d’abitare Mondo che ci salva, Mondo casa da ristrutturare Tutto è falso, tutto è vero, tutto è chiaro, tutto scuro Questo è il posto che mi piace aldiquà aldilà del muro Viviamo in piccole città (nascosti dalla nebbia) prendiamo pillole per la felicità (misericordia) Non siamo virgole (amiamo l’Inghilterra) Viviamo dell’eternità… Ho visto un posto che mi piace si chiama Mondo Gira e gira e non si ferma mai ad aspettare Sorge e poi tramonta come un delfino dal mare La Lettera

[6]

febbraio ‘15


Ci sto!

[Veglia nella Notte di Natale]

“Ho visto un posto che mi piace si chiama MONDO” Un UOMO e un POSTO. Il posto di ogni uomo. La sua CASA. E Ci STO. CI STO, due parole per dire la volontà di un’appartenenza a questo mondo, lì dove Dio in Gesù di Nazareth ha fatto CASA. Un mondo che piace e un CI STO da vivere. • CI STO a cantare con la vita “Ho visto un posto che mi piace e si chiama mondo” • CI STO a spalancare orizzonti di sguardo e pensiero sul mondo • CI STO a scorgere i germogli di vita nella nostra storia per farne segni di speranza e slanci di cammino • CI STO a fermarmi e lasciarmi prendere dal sentimento di meraviglia davanti al mondo • CI STO a sognare il sogno di Dio, un regno di pace e di giustizia • CI STO a fare del mondo la casa comune dell’umanità.

«Con che cosa mi presenterò al Signore, mi prostrerò al Dio altissimo? Mi presenterò a lui con olocausti, con vitelli di un anno? Gradirà il Signore migliaia di montoni e torrenti di olio a miriadi? Gli offrirò forse il mio primogenito per la mia colpa, il frutto delle mie viscere per il mio peccato?».

Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio . (Michea 6, 8).

Sì! CI STO a praticare la giustizia! CI STO ad amare la pietà! CI STO a camminare umilmente con Dio! Anche il segno dato al termine della celebrazione, trasformava in cammino l’augurio: tre bastoncini di incenso avvolti ad una casetta di legno, per profumare di buono questo mondo, la nostra casa.

Ci siamo introdotti così alla notte del Natale, accendendo man mano tantissime lanterne, portate dai partecipanti ai gruppi nelle case, nei diversi momenti della veglia e accogliendo la statua di Gesù Bambino. Dall’alto del pulpito maggiore don Giampaolo proclamava il profeta Michea, aprendo così i tre momenti della nostra preghiera: La Lettera febbraio ‘15

[7]


Natale: nella casa un mobile La casa ci ha accompagnato in tutto l’Avvento. E anche a Natale. Allora è interessante guardare anche dentro casa, scoprendo che, almeno dal Seicento, esiste un mobile chiamato in italiano “credenza”. Anzi, se si approfondiscono le indagini, si scopre che “credenza” non designava solo un mobile su cui si posavano i piatti e le portate da servire in tavola, ma anche l’assaggio che veniva fatto delle bevande e dei cibi da parte del “maestro credenziere” e inoltre la maniera di porgere in tavola le portate da parte della servitù. L’etimologia del vocabolo italiano rinvia evidentemente al latino credere, ma non tanto nel senso di “depositare”, “affidare” (luogo dove vengono depositati i piatti e le portare prima di servirli in tavola), quanto nel senso di “dare fiducia”. Dalla competenza tecnica e dall’affidabilità del personale di cucina e di sala dipendeva la vita del padrone: gli avvelenamenti erano molto temuti ... Significativamente, in italiano tanto il mobile su cui siappoggiavano i cibi freddi e i piatti, quanto la modalità di porgere le vivande senza toccarle con le mani, prendendole tra due tovaglioli, tra due La Lettera

[8]

febbraio ‘15

pezzi di pane o tra due piatti avevano il nome di “credenza”, derivato dal verbo latino credo, “dare fiducia” . Nelle grandi e ricche famiglie nobiliari dell’epoca esisteva dunque un vero e proprio “servizio di credenza” che doveva verificare la genuinità dei cibi per salvare dai rischi di avvelenamento e intossicazione i commensali. Da quanto abbiamo detto emergono alcune osservazioni riguardanti più in generale la fiducia. La fiducia ha a che fare con la vita; investe l’ambito dell’esistenza quotidiana; essa serve a rassicurare, ma non è esente da rischi: il servo particolarmente fidato che ha il compito di assaggiare i cibi corre i suoi rischi. Anche nell’ambito liturgico si introdurrà l’assaggio del vino da parte dei suddiaconi, prima che venisse portato al Vescovo per la celebrazione. Nei presbitèri, infatti, il mobile su cui si appoggiano calice, ampolle e manutergio si chiama credenza. L’hanno scoperto anche i nostri chierichetti nella notte del Natale ascol-

[Itineraio Avvento-Natale]

tando la riflessione. Inoltre, la fiducia permette la vita associata, la convivenza, così come l’usanza della “credenza” aveva come fine di salvaguardare e consentire la convivialità. Dalla “credenza” possiamo dunque passare alla fiducia. La fiducia quotidiana L’esperienza umana avviene all’interno e grazie alla dimensione della fiducia. Qualsiasi pratica umana si fonda sulla fiducia. Vi è una fiducia di base, originaria, nata nello spazio corporeo ed emotivo preverbale, grazie alla quale il bambino può vivere e che gli consentirà di sviluppare l’attività

critica e di dubbio. Ha scritto Wittgenstein: “Il bambino impara, perché crede agli adulti. Il dubbio vien dopo la credenza. Sono innumerevoli i gesti della vita quotidiana che noi compiamo accompagnandoli con un atto minimale ma basilare di fiducia negli altri e nella vita stessa: se tutto, nella nostra vita, dovesse continuamente venire sotto-


posto a dubbio sistematico, a verifica, a discussione, la vita si muterebbe in un inferno. Senza il concreto vissuto della disposizione fiduciale non è possibile alcuna comunità umana né alcuna prassi socializzante: una vita sociale è impensabile senza una rete di fiducia originaria a partire da cui i vari membri si possono riconoscere e incontrare . Noi viviamo di fiducia molto più di quanto ne siamo coscienti. Facciamo fiducia a ciò che il maestro insegna a scuola, crediamo che la forma dell’ Australia sia come disegnata negli atlanti geografici, crediamo che il nostro nome sia effettivamente quello con cui siamo sempre stati chiamati anche se non abbiamo fatto

verifiche e ricerche all’anagrafe. In tante situazioni la fiducia è spontanea, naturale, ovvia. Entriamo in un ristorante che non abbiamo mai provato, di cui non conosciamo né gestori né cuochi, e “credi am o” che i cibi che ci verranno serviti non saranno avvelenati o avariati. In tante situazioni assumiamo comportamenti che diamo per scontato che anche gli altri che vivono la medesima situazione assumano. La strategia degli attentati suicidi mina in radice la fiducia soppiantandola con il terrore perché conduce a sospettare dell’assembramento su un autobus, della gente che affolla una sala ci-

nematografica, delle persone che si incrociano in un aeroporto, ovvero di coloro che vivono situazioni in cui ci si attende un comportamento uniforme da parte di tutti. Capiamo perché la fiducia sia colta negli studi sociali come una forza che rende possibile lo sviluppo della socialità e come un meccanismo che opera la riduzione della complessità . Su questa base essenziale di fiducia l’uomo si apre alla fede. Ma noi in casa abbiamo la “credenza”?

La Lettera febbraio ‘15

[9]


Concorso Presepi [CATEGORIA SIMBOLICO]

Giorgia Agazzi

1

2

Lorenzo e Nicholas Vecchi

3 Elena Ernani Locatelli [CATEGORIA TRADIZIONALI]

2

4

Ismaele e Sephora Mangili

[PREMIO FEDELTA’] Scuola Infanzia sez. Verde

1

Davide Mazzoleni

Daniele Pedretti [PREMIO ORIGINALITA’] Matteo, Nicola, Paolo e Beatrice Nava

La Lettera

[10]

febbraio ‘15

[PREMIO SIMPATIA] Scuola Infanzia sez. Giallo


Grazie a coloro che hanno realizzato il presepe in chiesa parrocchiale, sempre attenti a ciò che si sta vivendo in Comunità e nel mondo. • Verbum caro factum est: il Verbo si fatto carne, ma, anche, casa e pane: Verbum Panis factum est. Betlemme: casa del pane. • Tra i personaggi che vanno alla capanna c’è il ciclo del pane: terreno arato, seminato e germogliato, grano maturo, macinato e reso farina, impastato e cotto al forno. Pane, di tanti tipi, come i paesi e le culture. • L’Italia, ospita l’Esposizione Universale, con il tema: Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita. Expo Milano 2015 si confronta con il problema del nutrimento dell’uomo e della Terra e si pone come momento di dialogo tra i protagonisti della comunità internazionale sulle principali sfide dell’umanità. Il modellino fedele e in scala del Duomo di Milano ci porta proprio nella città sede dell’EXPO; nello sfondo, una delle immagini-guida dell’esposizione che unisce in modo suggestivo il mondo e la vita, con un bambino che attinge il latte. Per lui quel seno è il mondo, è il cibo, è la vita. Anche Gesù è stato bambino; anche Gesù ha attinto al seno della Mamma cibo e vita.

Titolo Titolo Titolo [Camposcuola Adolescenti]

Dal 27 al 30 dicembre abbiamo vissuto la bella esperienza del camposcuola invernale a Mezzoldo, insieme a Barzana e Gromlongo: un gruppo di 48 adolescenti. Guidati da don Lorenzo, don Fabrizio, dagli animatori e dalle cuoche Renza e Lucia abbiamo cercato di vivere questi giorni nella gioia, nella condivisione degli spazi, nel prenderci cura gli uni degli altri lavando, asciugando piatti e pentole, etc.; ma soprattutto abbiamo messo in comune le nostre idee su come siamo e come viviamo. Immaginando di essere una casa, abbiamo pensato la porta come il luogo dell’accoglienza (chieden-

Stavano insieme... una casa per Gesù!

doci quanto siamo accoglienti gli uni gli altri), la cucina (chiedendoci quanto sappiamo gustare il dono della fraternità), la camera da letto (chiedendoci se siamo capaci di riflettere su quanto viviamo e di conoscere noi stessi) e infine la porta in uscita per portare a casa qualcosa di buono di quanto ab-

biamo vissuto nell’esperienza. Sono stati giorni molto belli, con giochi e divertimento, in un contesto educativo e formativo. La gioia di stare insieme non manca... per questo stavano insieme (che era il titolo del camposcuola) è diventato alla fine: stiamo e staremo insieme!

La Lettera febbraio ‘15

[11]


Impressioni Roma... Titolo Titolo da Titolo aspettando la Cresima

[Pellegrinaggio a Roma con i cresimandi delle Parrocchie della zona pastorale: Barzana, Burligo, Gromlongo e Palazzago 27-30 dicembre 2014. A cura di Federica]

Ciò che ci colpisce di Roma é la sua grandezza. La grandezza delle chiese, la grandezza delle piazze e degli edifici. E la grandezza del cielo, che in queste giornate ci ha accompagnato, regalandoci sempre il suo tempo migliore. Ma anche la grandezza dei ragazzi, pronti ad accogliere questa esperienza e affrontarla insieme. “Ma si può fare davvero un selfie col Papa?” Questa domanda si diffonde durante il tragitto in pullman. Arriviamo in piazza San Pietro con grandi aspettative quella domenica. Un po’ dispersi, ma ci ritroviamo tutti sotto a quella finestra, come se sapessimo che dovevamo arrivare tutti lì. Il Papa esce e il cuore scoppia di gioia. Un applauso spontaneo sale dalla piazza. Dopo di che, il silenzio. La cosa che più ci colpisce in questa piazza é il silenzio che si crea, nonostante la presenza di circa 100.000 persone. Un silenzio non solo nelle voci, ma anche nelle azioni. Un ragazzo toglie timidamente il cellulare dalla tasca, ma poi ci ripensa e lo mette via, pensando forse che é meglio vedere il papa dal vivo, piuttosto che attraverso uno schermo. Colpisce il silenzio di tutti i ragazzi, con il naso rivolto verso l’alto a fissare il Papa. Alcuni si stringono la mano, altri si agitano per salutare. Papa Francesco ad un certo punto dice: “I cresimandi di Bergamo”. “Siamo noi, siamo noi!”. “Sì, ma il Papa ci chiede di pregare per lui”. E così preghiamo. Preghiamo tutti insieme. E partecipiamo all’Angelus, quella preghiera con la quale iniziamo spesso la nostra catechesi. Noi lo sappiamo in italiano, qui è in latino: per abbracciare tutto il mondo, come ricorda il possente colonnato del Bernini nel quale siamo raccolti. Federica

Roma... E’ stato Questa è la riflessione su ’esperienza mi qualcosa di bellissimo. Quest itare una città ha dato la possibilità di vis ei occhi opere stupenda e di vedere con i mi rattutto di cod’arte spettacolari ma sop nuovi amici noscere nuove persone, farmi za con loro nel e condividere quest’esperien L’ es pe ri en a e azi Gr . ile iuta sib pos e ent ert modo più div za a Roma mi è piac a iar Ch io! rtente vedere i vasi ve bac tutti per questa gita un moltissimo, è stato di e girare la enti con i propri amici um on ta m sta è a m Ro a di a ti che la git ento che mi è piaciuto a um m on li, m ua Il Sono Serena e volevo dir ug i. o ed an pi av a br sem città ta davvero i; certo, le chiese ci uti significa- più è stata la Basilica di S.Pietro. L’ ho trova ten bella con molti monument con e ch an con e ers div ratteristiche in prattutto per le varie sta nta so sa te, la an sca ss la ognuna però aveva delle ca e ere lir int sa e e lo nt bel affascina ente il to alla chiesa. È stato Papa visto ebra la messa esclusivam il cel tto ve tivi anche per il nome da ttu do ra re sop lta e l’a evi r Tr pe e di e tu in piazza S. seo , la Fontana è stato anche l’Angelus ginocchio e visitare il Colos la esperienza. te an bel a ion un oz ta Em sta . è e pa m pa r pe nto! mai stata; i sarebbe piaciuto così ta m e ch o che io a Roma non ci sono av ns pe n no ... Pietro te molto belle e mi sono vvero fantastica, mi ate in compagnia sono sta ser Le e La visita a Roma è stata da “Gianicolo”. Devo dire ch lte cose nuoil mo e o rat ere pa m im ca ho le e o lto olt mo m ita piaciute sono divert bia mai molto ricca e bella. tra le più belle che io ab a sa, un olo ta fav tà sta è cit a ta un gi è a a est Rom qu ve. to erienza per crescere vis sono veramente beled è stata anche un esp tto fa n Le chiese che abbiamo visitato co soli. Se devo riassumere buono. La parte lto da mo re o sti cib ge il e o m ino va car è ve do rgo che ci le. L’albe “favolosa”! Alessia P. di è la sera. Ho incongettivo questa gita direi ag un della giornata che preferisco oscevo e con cui ho Gromlongo. trato nuove persone che non con i are rif la a, sim lis bel a git a legato molto. È stato un colpito di altre mille volte. Giulia issimo! La cosa che mi ha olt m ta ciu pia è i m a m che la gita a Ro o e abbiamo assistito all’ an tic Va il to vis Sono Raffaela volevo dirti o m bia ab izzare Piazza San Pietro quando e hanno collaborato a organ ch i ell più è stata la Domenica in qu tti tu e iar az gr co! Perciò volevo rin Angelus di Papa Frances Raffaela!!! questa gita! Grazie mille La Lettera

[12]

febbraio ‘15


Laura Baracchetti: il giorn o che mi è piaciuto di più è stato l’ultimo, perché, anche se eravam o tutti tirati perché dovevam o tornare alle nostre case e quindi all a vita di sempre, per me è stato un ricordo che mi porterò dietro . Ora vi racconto cosa mi è successo di tanto entusiasmante. Dopo ess ere partiti e aver lasciato il nostro hotel, siamo arrivati in piazza San Pietro. Adesso arriva il bello della giornata. Quando siamo sce si dalla cupola siamo andati a celebrare la messa nell’altare laterale della basilica, dedicato a Sa n Giuseppe e mentre mi stavo sedendo il don mi dice: <<Laura vie ni a fare il chierichetto>> e io sono anda ta a non ho subito realizzato il concetto che stavo facendo il chierich etto nella Basilica di San Pie tro, nella chiesa più importante del mo ndo. Ma non è finita qui, per ché dopo la messa il don mi ha chies to di andare con lui in sagres tia e io l’ho seguito, e siamo stati accom pagnati da un maggiordomo , il quale Sono Elisa. Per me que- continuava a farci strada tra la gente che si voltav sta esperienza a a guardare chi passava, fino ad arrivare nel è stata molto teressante: le ch la sagrestia. In quel mome iniese, le basilich nto mi sono erano stupende e e le cattedrali sentita importante; quando siamo ent rati e stavo posando il calice e non avevo mai Monsignore addetto mi ha ch il visto cose del gen don Giuseppe iamato “reverendo”, mentre ere; spiegava molto il do n sor rid be eva ne ; ho anche visto menti e mi è pia questi monudei cardinali e i chierich ciuta un sacco etti la Cappella Sis Inoltre mi sono tina. del papa. Ma una cosa bella divertita il seco è nd o giorno quand abbiamo passato o stata vedere dei preti che altutto il pomerig gio camminan per la città visi do tando edifici e m cuni giorni dopo ho visto all a onumenti spetta lari. Insomma, co questa esperienz televisione e continuavo a a è più belle della m stata una delle ia vita, se non la dire “io li ho visti quelli”… più bella, e ques 4 giorni sono st ti ato a dir poco fantastici... l’u cosa che mi fa nica stare male è il fatto che non ri tantissimo piterà più una caMi é piaciuto vacanza così co hi, ma n i propri amic sono felice di av stati un po’ poc i, ma no so erla vissuta. i rn io g i llo se Grazie di tutto tico. E’ stato be io a Roma. For as g nt g fa na ri ro g ve le (anche per aver el av p d il stato se che mi aiutato quan avevo mal di pan ici fuori casa é i insieme. Le co tt tu do re cia). ia g an stare con gli am m ro, iese, fare foto, piazza San Piet ch a, le e ap p tt il tu e re er d ta visi ate: ve tto ozionato sono st pola vedendo tu più mi hanno em ttutto stare in cima all’alta cu tita! Ciao da sopra no molto diver so i M il colosseo, ma à. tt ci la fantastica il panorama del i. Martina Auston

ratesperienza fantastica sop Andare a Roma è stata un chito e del papa,mi ha arric on izi ed ben la re eve ric tutto histe. don Giuseppe e le catec spiritualmente. Ringrazio Francesco Di Sciacca

Sono Eleonora Panza di Gromlongo. Questa gita a Roma mi è piaciuta molto e mi sono divertita tantissi mo. Il Don e voi catechiste siete stati bravissimi con noi e sempre disponibili. È stata un’esperienza favolosa che non mi sarei aspettata, infatti mi ha stupito molto. Le opere che mi sono piaciute di più sono tre: il Colosseo per la sua gra ndezza (avrei voluto visitarlo anche all’interno); piazza San Pietro per la sua spettacolare bellezza religiosa; la Cup ola di S. Pietro, (all’interno per la sua struttura, per la bell ezza rappresentata dalle opere che la ricoprono; all’ester no per la visuale che si affaccia su piazza S. Pietro e tutta Roma). Ma a dirla tutta, tutte le opere visitate mi hanno entu siasmato! Grazie, a presto Eleonora.

La Lettera febbraio ‘15

[13]


Un solo corpo un solo spirito

[A cura di Vanessa]

Il Vescovo Francesco scrive nella Lettera Donne e uomini capaci di Eucarestia: “La forma eucaristica della Chiesa è quella del corpo. Nella seconda preghiera eucaristica, il presidente prega con queste parole: “Ti preghiamo umilmente: per la comunione al corpo e al sangue di Cristo, lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo. Lo scopo dell’Eucaristia è dunque di trasformare quell’assemblea in un solo corpo e un solo spirito, il Corpo e lo Spirito del Crocifisso Risorto. Il corpo sacramentale di Cristo, diventa un Corpo esistenziale e storico. Non è difficile immaginare cosa significhi questo, rispetto ad ogni forma di individualismo, di divisione, di ostilità, di diffidenza, di indifferenza nella Chiesa e da parte della Chiesa. La preghiera ricorrente nell’Eucaristia è quella per l’unità della

Chiesa: non è un’unità funzionale al potere, ma alla testimonianza dell’amore di Dio, manifestato in Cristo Signore. È un’unità che non mortifica i doni diversi, i carismi, le vocazioni, le condizioni esistenziali, le esperienze spirituali, anzi si arricchisce e vive di tutte queste. È un’unità generata dall’amore e vivente testimonianza di amore, capace di raggiungere tutti gli uomini, come l’amore di Cristo. Il peccato di ogni battezzato, diventa in qualche modo il peccato di tutta la Chiesa, una deforma-

zione del corpo di Cristo; la grazia e il bene di ogni battezzato è grazia e bene di tutta la Chiesa. I tempi della comunità eucaristica diventano quelli delle relazioni familiari, del lavoro che c’è e che manca, dei rapporti di vicinato che non vogliamo ra s s e g n a rc i a consegnare all’assoluto anonimato, della dedizione e della responsabilità per il territorio. Il tempo di queste esperienze, può assumere un valore eucaristico non solo in termini personali, ma anche comunitari.”

Dunque, unità e diversità, unità nella diversità. L’esperienza dei gruppi di preghiera e catechesi iniziata con l’Avvento in 7 case e continuata a gennaio in 8 grazie alla disponibilità di alcuni animatori, ci ha fatto sperimentare la verità di ciò che il Vescovo scrive e che troviamo anche nella Sacra Scrittura. Giorni e luoghi diversi, ma con quello spirito di unità che ha fatto sentire una sola famiglia le 110 persone che hanno partecipato. Settanta di loro hanno portato settanta lampade nella notte del Natale, scandendo i momenti della Veglia e della celebrazione eucaristica. Leggiamo qui alcune impressioni dei partecipanti. Questi 3 incontri durante l’Avvento sono stati per noi un modo per incontrare il Signore nella quotidianità di una casa, di una famiglia accogliente che ha saputo “spalancare le porte” ai fratelli; questo ci ha fatto sentire comunità viva e ci ha fatto capire che il Signore è veramente più concreto di quello che penLa Lettera

[14]

febbraio ‘15

siamo. Così, a volte, l’abbiamo incontrato in un sorriso, in un ricordo, in una preghiera, in un canto insieme. E quella sedia che, casualmente, ogni sera restava vuota ha dato verità alla frase “Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. Stefania e Fabio (Carosso)

Vorrei trasmettere alcune impressioni sulla catechesi fatta dai nostri giovani in una delle case del nostro paese. Al primo impatto viene da chiedersi “Cosa ci faccio io qui? Cosa possono insegnarmi dei ragazzi così giovani che io già non so?”, ma nonostante ciò ho voluto vivere questa esperien-


za. Pensavo che questi ragazzi potessero trasmettere poco dal punto di vista della catechesi, ed invece… Vi dico che l’esperienza è stata davvero positiva e il fatto che sia stata organizzata dai nostri giovani ha reso ancora più belli gli incontri. Noi, i “giovani di un tempo”, siamo soliti dire che non si prega più come una volta: forse è vero, ma ritrovarsi in una casa, in un ambiente così domestico, mi ha riportato a quando ero bambina e ricordato quando i miei nonni ci raccontavano che ai loro tempi la famiglia si ritrovava nella stalla, allora l’ambiente più caldo nelle serate invernali, tutti insieme per raccontarsi la giornata e per pregare. “Non si prega più come una volta”, eppure in questi incontri ho respirato l’atmosfera raccontata nelle storie dei miei nonni quindi ho pensato che forse non è poi così vero e che se anche lo fosse, ciò non è detto sia un male. Pregare, fare la catechesi con i giovani è stato bellissimo: vedere come pregano mi ha fatto riflettere su come preghiamo spesso noi adulti. Mi sono detta che non è vero che non si prega più, che non è vero che i giovani sono lontani da noi: semplicemente sono diversi i tempi e i modi. Forse oggi i giovani che hanno fede sono più pochi rispetto ad anni fa, ma quelli che credono hanno per me una fede più forte! Noi adulti spesso e volentieri preghiamo per abitudine; i nostri giovani pregano diversamente da noi, mi trasmettono una preghiera molto più profonda e una fede molto meno vacillante di chi è “abituato”.

Ben venga quindi il “non si prega più come una volta”: una volta è passato, il presente è ora. E i giovani hanno bisogno di fiducia, anche nel loro modo di porsi nella fede… Perché questi incontri mi hanno dimostrato quello che sono in grado di fare! E’ stata un’esperienza emozionante, da rivivere e da rifare… Quante cose abbiamo imparato da loro! Margherita (Al Forno) Gli incontri di preghiera sono stati una bella occasione per condividere storie ed esperienze di vita famigliari e personali e per ritrovare nella testimonianza degli altri l’importanza della fede in Gesù, che è nato per noi. Elena Paganelli (Beita) La nostra comunità accoglie il periodo dell’Avvento con le riflessioni, l’ascolto della Parola di Dio, la testimonianza e soprattutto la preghiera. Le animatrici, Francesca e Tabita, sulla base della loro esperienza e dei loro talenti, ci hanno proposto di vivere insieme nell’ascolto, nella comunione, nel perdono e nella preghiera. Ritornare ad essere come i primi cristiani nella riscoperta che Dio è dolcezza e amore, vivendo la vita con attenzione e consapevolezza, nel rispetto di una società che per certi aspetti non riconosce o non vive più quei sentimenti ritenuti ormai superati dalla storia e dal progresso. La Lettera febbraio ‘15

[15]


Il nostro esempio e i nostri valori devono prima continuare a vivere nella famiglia, come Chiesa domestica, nei gesti e nei simboli quotidiani, non nascondendoci ma cercando di produrre buoni frutti operosi. E’ Natale, Gesù è la Via, la Verità e la Vita: per tutti è la nostra luce; ascoltiamolo per riscoprire con gioia, crescere e sperare. Carletto Mangili (Beita)

ro, sono stata costretta a partecipare alle serate in case diverse. Il momento di preghiera di questo gruppo è stato particolarmente raccolto e meditato; ci sono stati i canti e la lettura del libretto guida con una riflessione degli animatori del gruppo: il sig. Antonio è stato molto profondo ed in alcuni tratti anche un po’ difficile ma la sig.ra Ivana è intervenuta con spiegazioni ed esempi più semplici ed immediati. C’è stato poi anche un momento di confronto e di dialogo tra le persone presenti che però, a mio avviso, è durato poco; c’è stato solo un accenno mentre sarebbe stato ancora più bello ed interessante riportare il tema della serata all’interno della nostra quotidianità. Complessivamente però l’impressione di questo gruppo è stata positiva: il clima raccolto ha consentito di vivere più internamente il momento, e la presenza di una persona preparata a guidare la meditazione ha aiutato nell’approfondimento del testo. Ivonne Frigeni

Incontri per rafforzare le mura della nostra casa (comunità) che ha tanto bisogno di persone che s’incontrano, che pregano per il futuro della nostra parrocchia. Quest’ultima è infatti come una casa dove tutti devono dare ed attingere per crescere insieme. E’ stato bello vedere persone di ogni età partecipare a questi incontri, ascoltando gli altri, condividendo i problemi, rischiarando i dubbi e pregando Il caldo abbraccio del calore di per crescere insieme. Lucia Previtali (Carosso) Sono stata presente al gruppo di preghiera di Brocchione solo un giovedì sera perché, a causa dei turni di lavoLa Lettera

[16]

febbraio ‘15

una casa, la fievole luce di una lanterna accesa, l’accogliente atmosfera di una musica che accompagna, un grande tavolo dove pregare, raccontare, ascoltare, condividere: queste sono le immagini che sono rimaste dette tre serate di incontro nelle famiglie. Ritrovarsi insieme per pregare è mettere al centro della preghiera la quotidianità di una famiglia che molto assomiglia alla quotidianità di tutte le nostre famiglie vuol dire raccontarci, confrontarci, ascoltarci; vuol dire mettere nella preghiera riflessioni, pensieri, dubbi, doman-

de, preoccupazioni; vuol dire parlare delle nostre casa, delle nostre famiglie, della nostra Chiesa, dei nostri sacerdoti. Così i pensieri diventano preghiera anche quando quest’ultimi sembrano fuori argomento. Forse tre serate possono solo essere l’inizio di un cammino, ma noi in cammino ci siamo messi ed è stato davvero piacevole. Non dimentichiamo poi che le torte di Maria sono sempre state ottime e ci hanno aiutato a concludere le serate in allegria prima della buona notte. Gruppo Brocchione


Casa di Comunità

[A che punto siamo?]

Il titolo di una Lette… Rina di gennaio diceva: Santa Lucia a Gennaio, riferendosi allo stanziamento di €150.000 che la Conferenza Episcopale Italiana (C.E.I.) ha fatto per la nostra Casa di Comunità. Ma quale è il punto della situazione? Lo riassumiamo così: • I permessi (Soprintendenza, Curia di Bergamo, Comune) ci sono tutti (non è stata operazione semplice né immediata). • I soldi non ci sono tutti, anzi! • Abbiamo come base 110.000,00 euro della vendita del terreno di Montebello; si aggiungono 75.000,00 € (metà del finanziamento C.E.I che verrà dato all’inizio dei lavori); speriamo di poter concludere la vendita del terreno di Via Longoni (Comune Almenno S.B.) per portarci a casa il doppio di quello già venduto. • Così avremmo di che partire (La Curia chiede che ci sia almeno il 20% della spesa totale) avendo quasi metà dell’importo. E sarebbe bellissimo. • La Commissione Casa proporrà poi le diverse modalità con cui contribuire da parte di singoli, famiglie, Ditte, Istituzioni…(quota annuale, prestiti, donazioni, testamenti…) sapendo bene che tutto ciò che abbiamo si-

• •

stemato in questi anni (con questi importi avremmo potuto costruire alcune case di Comunità) è stato pagato grazie alla generosità di tutti e alle tante iniziative realizzate. Dovremo poi sicuramente aprire un mutuo che impegnerà la Parrocchia almeno otto anni. Il Consiglio Affari Economici ha inviato alcune lettere alle Ditte Edili presenti sul territorio (valutando la disponibilità di persone e mezzi, vista l’entità dell’intervento) perché possano presentare le proposte d’appalto (entro metà febbraio). Così si spera di partire con i lavori entro l’estate 2015 (anche perché il contributo C.E.I decadrà improrogabilmente se entro otto mesi dalla comunicazione non saranno iniziati i lavori, ai sensi dell’art. 7, quinto comma del Regolamento). Su tutto, siamo decisamente convinti che la Provvidenza ci darà una mano.

La Lettera febbraio ‘15

[17]


“Un cuorTitolo solo e un’anima Titolo Titolo sola...” alla stessa tavola

[Quarta Tappa Quaresima-Pasqua]

Vivi con entusiasmo e impegno l’Eucarestia domenicale, non solo come un precetto, ma con la gioiosa consapevolezza che Io, il Vivente, sono sempre con te. E allora la domenica sarà veramente “il giorno del Signore, della comunità, dell’uomo”. Non lasciarti rubare la comunità e l’amore fraterno. E’ a prezzo della passione e della morte di Gesù che ancora oggi possiamo sentirci figli amati e fratelli fra noi, condividendo l’unico Pane di Vita. [IL RIFERIMENTO ALL’ICONA BIBLICA DI ATTI] Anche il tema di Quaresima-Pasqua è ispirato dalla lettera pastorale del nostro vescovo: “Donne e uomini capaci di Eucaristia”. In particolare in questo tempo l’azione messa in risalto è quella dello spezzare insieme il pane, memoriale dell’ultima cena con Gesù e gesto concreto di condivisione fraterna. “Spezzavano il pane” è la frase estrapolata dal testo degli Atti degli Apostoli (2,42-47) che viene intrecciata con l’itinerario di Quaresima e Pasqua. Essa evoca la dimensione comunionale del vivere evangelico: l’Eucaristia rende possibile la comunione dei cuori e dei corpi, mentre si celebra tale comunione è visibile e possibile. “La preghiera ricorrente nell’Eucaristia è quella per l’unità della Chiesa: non è un’unità funzionale al potere, ma alla testimonianza dell’amore di Dio, manifestato in Cristo Signore. È un’unità che non mortiica i doni diversi, i La Lettera

[18]

febbraio ‘15

carismi, le vocazioni, le condizioni esistenziali, le esperienze spirituali, anzi si arricchisce e vive di tutte queste. È un’unità generata dall’amore e vivente testimonianza di amore, capace di raggiungere tutti gli uomini, come l’amore di Cristo.

tutta la vicenda di Gesù ino al suo compimento. Il suo corpo oferto alla tavola di Gerusalemme e sulla croce al Calvario è lo stesso in fasce che da poco abbiamo contemplato a Betlemme. I cristiani imparano da Gesù a spezzare il pane

Il peccato di ogni battezzato, diventa in qualche modo il peccato di tutta la Chiesa, una deformazione del corpo di Cristo; la grazia e il bene di ogni battezzato è grazia e bene di tutta la Chiesa” (Francesco Beschi, Donne e uomini capaci di Eucaristia, 2014). Ripetere la frase “Spezzavano il pane...” permette di rileggere

ainchè nella loro vita si compia il miracolo della condivisione che moltiplica i pani e i pesci. I cristiani spezzano il pane per dare vita alla comunione dei cuori e dello stesso unico pane si nutrono per diventare ciò che mangiano, per rinascere nello Spirito nuove donne e nuovi uomini, capaci di Eucaristia.


[L’IMMAGINE DEL PANE E DELLA TAVOLA] Il tema di questa Quaresima-Pasqua invita tutta la diocesi a mettere al centro la celebrazione eucaristica, cogliendone anche quegli aspetti concreti, umani, quotidiani che la legano alla vita di ciascuno. L’immagine della tavola (coperta da una tovaglia o al cui centro è posto un paniere) è l’immagine ricorrente. La tavola è il luogo deputato al mangiare, un mangiare umano che solleva da terra il cibo per portarlo vicino alla bocca, ma anche per allargare lo sguardo sugli altri commensali. Il cibo intrecciato da sguardi e parole diventa nutrimento non solo per il corpo, ma anche per l’anima, si svela veicolo di relazione. Il 2015 è anche l’anno del grande evento dell’Expo che ci vede particolarmente vicini e coinvolti. Si tratta di un’occasione di incontro e di conoscenza, di scambio e di apertura sul mondo che ci sorprenderà e potrà rendere le nostre comunità più ricche, più fraterne. Inoltre i Cre questa estate vivranno appieno il tema del mangiare e sicuramente coinvolgeranno le loro famiglie in questa incredibile avventura. [LE SCANSIONI DELLE SETTIMANE] Ogni settimana/domenica di Quaresima e Pasqua si cerca-propone “una tavola per...”. L’invito è quello di sedersi alla tavola di Gesù per imparare a mangiare (e a vivere) da fratelli nella riconoscenza e nella condivisione. • MERCOLEDÌ CENERI Matteo 6,1-6.16-1 Una tavola per iniziare • 1° DI QUARESIMA Marco 1,12-15 Una tavola per la sobrietà • 2° DI QUARESIMA Marco 1,12-15 Una tavola per contemplare • 3° DI QUARESIMA Giovanni 2,13-25 Una tavola per condividere • 4° DI QUARESIMA Giovanni 3,14-21 Una tavola inondata di luce • 5° DI QUARESIMA Giovanni 12,20-33 Una tavola per offrire • DOMENICA DELLE PALME Marco 11,1-10 Una tavola per Gesù • GIOVEDì SANTO Giovanni 13,1-15 Una tavola per essere fratelli • VENERDì SANTO Giovanni 18,1-19,42 Una tavola per il sacrificio • PASQUA Matteo 28,1-10 Una tavola per il pane nuovo

[MYSTERIUM: I COLORI DELLA PASQUA] Nelle pagine seguenti sono presentate le opere esposte in Chiesa Parrocchiale dell’artista Cosetta Arzuffi che accompagnano il cammino di Quaresima. La Lettera febbraio ‘15

[19]


Mysterium: ricordare il mistero della passione. “ Ricor-dare” significa letteralmente “ri-dare al cuore”, cioè mettere nel cuore, metterci il cuore. “Passione”invece è una parola che raccoglie due poli estremi: passione è la sofferenza più atroce, passione è l’amore più bruciante. Il “mysterium” ne è il segreto e l’energia. Ricordare Gesù che muore, solo, nudo, nell’angolo più misero dell’impero mentre a Roma, capitale politica, si gestisce il potere e ad Atene, capitale culturale, si elabora il pensiero - spinge a cambiare prospettiva di visuale: non ciò che tramo (Roma) o ciò che escogito (Atene) ma solo la “passione” che metto in gioco dà senso alla storia e alle mie storie, anche se si compie nel buio di un angolo remoto (Gerusalemme). I colori e i simboli di queste opere di Cosetta Arzuffi, come sistole e diastole di un cuore palpitante, ci prendono per mano per farci camminare nella via santa della “passio-

ne”: introdotti dalla porta del dolore, sbirciamo alla finestra del cenacolo, ci accostiamo con le vertigini al baratro degli inferi, veniamo illuminati dalla pallida luce dell’alba che accarezza la pietra spostata del sepolcro, per ritrovarci davanti alla porta del nostro cuore, chiusa dal di dentro come quella del cenacolo, attraverso la quale il Crocifisso Risorto passa, lasciandola chiusa. Sta a noi decidere di aprire quella porta. È l’opzione fondamentale della libertà, è la nostra dignità di figli di Dio. La stessa sinfonia della passione viene intonata da Pilato con voce greve, “Ecco l’uomo!”, ed ha il suo culmine nel canto sussurrato dell’angelo del mattino di Pasqua: “Non abbiate paura! Non è più qui: è risorto!”. Dentro questa “passione” ci sta l’enigma dell’uomo, il problema serio della vita: Adamo salì sull’albero del bene e del male per andare “contro” Dio; Cristo sale sull’albero della croce per andare “incontro” all’uomo.


Cosetta Arzuffi è nata a Zanica (BG) ed è figlia d’arte. Si accosta infatti giovanissima alla pittura nell’atelier dello zio paterno Pasquale Arzuffi che la indirizza alla composizione classica. Dopo gli studi professionali frequenta corsi di disegno figurato presso l’Istituto Marangoni di Milano diplomandosi nel 1963. Prosegue la sua formazione artistica sotto la guida del maestro Luigi Arzuffi e del pittore Piero Urbani. Apprende l’arte dell’incisione dal pittore Ignazio Nicoli. Frequenta inoltre corsi di pittura antica, restauro pittorico e ligneo. Dal 1970 partecipa alla vita artistica con numerose mostre personali e collettive sia in Italia che all’estero. Le sue opere figurano in raccolte pubbliche e private in Italia, Francia, Inghilterra, Svizzera, Olanda, Belgio, Canada, Giappone e Australia. E’ presente anche in molte chiese, con opere di arte sacra dal carattere fortemente simbolico. Dal 1985 ad

oggi si è dedicata agli studi di ricerca sulla luce, sul colore e sull’espressione simbolica del pensiero. Di lei hanno scritto numerosi critici in Italia e all’estero. Vive e lavora a Bergamo.


[MERCOLEDÌ DELLE CENERI, 18 FEBBRAIO] • ore 9.00 e ore 20.30: Celebrazioni Eucaristiche con imposizione delle ceneri (Beita 16.30) • ore 15.00: Confessioni e imposizione delle Ceneri per ragazzi [CONFESSIONI] All’inizio dell’itinerario quaresimale e vicino al Triduo Pasquale celebreremo l’incontro con la Misericordia. • Sabato 14 febbraio, ore 15.45: Ragazzi alla Beita • Mercoledì 18 febbraio, ore 15.00: Ragazzi in Chiesa Parrocchiale • Venerdì 20 febbraio, ore 20.30: Giovani e Adulti • Mercoledì 25 marzo, ore 15.00: Ragazzi in Chiesa Parrocchiale • Sabato 28 marzo, ore 15.45: Ragazzi alla Beita • Lunedì 30 marzo, ore 20.30: Adolescenti con il Vicariato a Palazzago • Martedì 31 marzo, ore 20.30: confessioni Comunitarie in Chiesa Parrocchiale • Sabato 4 aprile dalle 15.00 alle 19.00: per tutti in Chiesa Parrocchiale [VIA CRUCIS] • ogni giorno, ore 15.00 in Chiesa Parrocchiale • ogni venerdì, 20.30 in Chiesa Parrocchiale animata da alcuni gruppi di catechesi (alla Beita ore 20.00, come nelle date sotto e anche il 27 marzo) • • • • •

Venerdì 20 febbraio: Terza Media (con possibilità di confessioni) Venerdì 27 febbraio: Seconda Media Venerdì 6 marzo: Prima Media Venerdì 13 marzo: Quinta Elementare Venerdì 20 marzo: Quarta Elementare

• •

Lunedì 23 marzo: Via Crucis con i gruppi missionari del Vicariato, ore 20.30 ad Almenno S.B. Venerdì Santo, 3 aprile: Via Crucis itinerante partendo dalla Chiesa Parrocchiale e salendo alla Longa La regia è affidata ai giovani che coinvolgeranno la diverse realtà associative della comunità (Alla Beita viene proposta con Gromlongo)

[CONVEGNO MISSIONARIO RAGAZZI] • Domenica 1 marzo, ore 8.30-17.00, Cattedrale S. Alessandro, Città Alta Partecipano 4 e 5 elementare e 1 media [CATECHESI ADULTI E GIOVANI] Un percorso sul cammino spirituale di Santi, con le comunità dell’Unità Pastorale. Dopo le tre A, le tre T, le tre C e le tre S arriviamo alla M di Monoteismo: • Dio nell’Islam (don Massimo Rizzi). Martedì 3 marzo Oratorio di Barzana • Dio nell’Ebraismo (Mons. Patrizio Rota Scalabrini) Martedì 10 marzo Oratorio di Palazzago • Dio nel Cristianesimo (don Giovanni Gusmini) Martedì 17 marzo Oratorio di Gromlongo Gli incontri iniziano alle 20.30 [RITIRI] • Domenica 1 marzo: Bambini e Genitori Prima Confessione • Domenica 8 marzo: Bambini e Genitori Prima Comunione • Domenica 16 marzo: Ragazzi e Genitori Cresima (dalle 9.15 alle 16.30 per ragazzi; dalle 15.00 anche i genitori) La Lettera

[22]

febbraio ‘15


[DOMENICA DELLE PALME, 29 MARZO] • ore 10.00: Benedizione ulivi, corteo e celebrazione eucaristica I ragazzi della catechesi con i catechisti, dopo la messa, passeranno di casa in casa per portare l’ulivo benedetto (così anche alla Beita, sabato 28 aprile) [GIOVEDÌ SANTO, 2 APRILE] • ore 20.30: Celebrazione della Cena del Signore con il gesto della lavanda dei piedi I ragazzi porteranno le offerte per le Missioni raccolte nel paniere-salvadanaio • Adorazione all’altare della reposizione fino a mezzanotte [VENERDÌ SANTO, 3 APRILE] • ore 9.00: Lodi • ore 10.30: Preghiera all’altare della reposizione per ragazzi e chierichetti (seguono le prove) • ore 11.00: Preghiera all’altare della reposizione per adolescenti • ore 15.00: Memoria della Morte del Signore • ore 20.30: Via Crucis itinerante partendo dalla Chiesa Parrocchiale e salendo alla Longa (alla Beita Via Crucis con Gromlongo) [SABATO SANTO, 4 APRILE] • ore 15.00: Benedizione delle uova in Chiesa Parrocchiale (dalle 13.30 decorazione uova in oratorio) • ore 22.00: SOLENNE VEGLIA PASQUALE [PASQUA DI RISURREZIONE, DOMENICA 5 APRILE] • Messe da orario festivo • ore 17.30: Vespri Solenni [SETTIMANA DELL’ADDOLORATA, 20 – 27 MARZO] • Gruppi nelle case da lunedì a mercoledì, ore 20.30 • Celebrazioni Eucaristiche con riflessione: da mercoledì a venerdì, ore 9.00 • Venerdì 20 marzo, ore 20.30: Presentazione restuaro Addolorata e Stabat Mater di Pergolesi • Venerdì 27 marzo, ore 20.00: Messa e Processione con il simulacro dell’Addolorata [PROPOSTE] • Libretto per la preghiera in famiglia (si può ritirare nelle chiese) • Cartoncino con preghiera e impegno per ragazzi • Adorazione eucaristica in chiesa parrocchiale ogni domenica • dalle 17.00 alle 18.00: via crucis quotidiana (ore 15.00). • Evangeliario all’ingresso della chiesa e libro per riflessioni, preghiere… • Raccolta economica per missioni diocesane e Terrasanta (per i ragazzi, nel paniere-salvadanaio) • Riflessione-preghiera con gli Adolescenti (lunedì in chiesa, ore 20.15) • Canto guida: Re di gloria [I SACRAMENTI] Dalla Pasqua scaturiscono i Sacramenti della Chiesa che celebreremo così: • Domenica 12 aprile: ore 15.00, Prima Riconciliazione • Domenica 3 maggio: ore 10.30 ,Cresima (Raduno cresimandi vicariato con il Vescovo a Pontida, Domenica 19 aprile, ore 15) • Domenica 17 maggio: Battesimi, ore 10.30 • Domenica 24 maggio: Prima Comunione, ore 10.30 La Lettera febbraio ‘15

[23]


2015: anno della vita consacrata “Svegliate il mondo! Illumina- Christi”, rappresentata - spietelo con la vostra testimonian- ga - da tutti coloro che hanno za profetica e contro corrente”. “deciso di lasciare ogni cosa per imitare Cristo più da viciE’ l’esortazione del Papa no mediante la professione dei aprendo l’Anno della Vita Con- consigli evangelici”. Guardando sacrata, da lui indetto, a 50 alle “tante iniziative” che saanni della promulgazione del ranno “attuate in ogni parte del decreto conciliare “Perfectae mondo”, il Papa esorta alla tecaritatis” sul rinnovamento stimonianza luminosa indicandella vita religiosa. Francesco, do, ancora una volta, tre parole nel messaggio letto nella Ba- programmatiche: “Essere giosilica Vaticana, si stringe in un iosi”, ovvero mostrate a “tutti abbraccio reciproco alle consa- che seguire Cristo e mettere in crate e consacrati, mostra “la pratica il suo Vangelo riempie il bellezza e la preziosità di que- cuore di felicità”. Essere “coragsta peculiare forma di sequela giosi” perché - scrive - “chi si

Modelli di vita, testimoni, punti di riferimento per le comunità parrocchiali: i religiosi e le religiose sono tutto questo e molto di più. L’anno dedicato alla vita consacrata si è aperto anche a Bergamo con una veglia il 30 novembre e, come ha suggerito il vescovo di Bergamo Francesco Beschi, “rappresenta un’occasione per pensarci, per vedere cosa succede”. Come vediamo oggi la vita consacrata nelle nostre parrocchie? Che genere di sguardo posiamo sui religiosi, che cosa pensiamo del loro ruolo nelle nostre comunità? L’indagine parte dal Consiglio paLa Lettera

[24]

febbraio ‘15

storale diocesano, attraverso un questionario, elaborato da un’apposita Commissione, ed esteso alle parrocchie per cogliere alcuni elementi di un’esperienza di incontro. In generale, i dati che riguardano la realtà bergamasca parlano ancora di “ricchezza”: ci sono in diocesi 1872 consacrate, presenti in 153 comunità, distribuite in 42 famiglie religiose o congregazioni. Il quadro diventa più complicato se guardiamo la loro età: solo 76 hanno meno di 50 anni, 62 tra 50 e 60, 193 tra 61 e 70, 466 tra 71 e 80, ben 897 hanno superato gli 80 anni. Sono ancora molti, come ha chiarito al consiglio pastorale diocesano suor Gemma Boschetto, i compiti e i servizi di cui queste donne si incaricano: dalle scuole alle collaborazioni in parrocchia, dall’attenzione alle donne in difficoltà (in carcere, accanto alle vittime della tratta) alla pastorale sanitaria, dalla vicinanza ai poveri all’attenzione ai migranti.

sente amato dal Signore sa di riporre in Lui piena fiducia”, potendo “come i vostri fondatori” aprire “vie nuove di servizio al regno di Dio”. Terzo punto essere “donne e uomini di comunione”. “Siate instancabili costruttori di fraternità” - sprona - specialmente nei confronti dei “più poveri”, mostrate “che la fraternità universale non è un’utopia, ma il sogno stesso di Gesù per l’umanità intera”. I monasteri di clausura sono 10 e accolgono 143 monache di 5 ordini: Benedettine, Francescane, Domenicane, della Visitazione e Carmelitane. Ci sono poi 13 istituti secolari, due dei quali maschili, che hanno in tutto 135 membri, e l’ordo virginum, che comprende otto consacrate più due in formazione. I religiosi sono 218 in tutto, suddivisi in 18 istituti maschili. Certo, sono molte le difficoltà e le fatiche, ma ci sono anche nuove sfide da accoglier e tra le più importanti sicuramente quelle della vita fraterna, della collaborazione con i laici e dell’attenzione ai poveri. Un dato è certo: «Quello della vita consacrata -ha sottolineato il vescovo- non è un mondo a parte, ma riguarda tutti. Parlando dei consacrati parliamo di noi, delle nostre comunità. Questo ci fa capire quanto sia importante questa presenza che rappresenta un dono e un segno preziosi”.


Il logo dell’anno dedicato esprime l’orizzonte della vita consacrata: Una colomba sostiene sulla sua ala un globo poliedrico, mentre si adagia sulle acque da cui si levano tre stelle, custodite dall’altra ala. [La colomba sulle acque] La colomba, planando su un mare gonfio di vita inespressa, richiama la fecondità paziente e fiduciosa, mentre i segni che la circondano rivelano l’azione creatrice e rinnovatrice dello Spirito. La colomba evoca altresì la consacrazione dell’umanità di Cristo nel battesimo. [Le acque] Formate da tessere di mosaico, indicano la complessità e l’armonia degli elementi umani e cosmici che lo Spirito fa “gemere” secondo i misteriosi disegni di Dio (cf Rom 8, 26-27) perché convergano nell’incontro ospitale e fecondo che porta a nuova creazione. Tra i flutti della storia la colomba vola sulle acque del diluvio (cf Gn 8, 8-14). [Le tre stelle] Ricordano l’identità della vita consacrata nel mondo come confessio Trinitatis, signum fraternitatis e servitium caritatis. Esprimono la circolarità e la relazionalità dell’amore trinitario che la vita consacrata cerca di vivere quotidianamente nel mondo. Le stelle richiamano anche il trino sigillo aureo con cui l’iconografia bizantina onora Maria, la tutta Santa, Madre di Dio, prima Discepola di Cristo, modello e patrona di ogni vita consacrata. [Il globo poliedrico] Il piccolo globo poliedrico significa il mondo con la varietà dei popoli e delle culture, come afferma Papa Francesco (cf EG 236). Il soffio dello Spirito lo sostiene e lo conduce verso il futuro: invito ai consacrati e alle consacrate «a diventare portatori dello Spirito (pneumatophóroi), uomini e donne autenticamente spirituali, capaci di fecondare segretamente la storia» (VC 6).

La Lettera febbraio ‘15

[25]


Artefede

Può essere questa la sintesi del primo appuntamento con Artefede di Domenica 25 gennaio. Sorpresa per il numero dei partecipanti- più di cento- che si sono dati appuntamento alle 16.00 davanti al Monastero di Pontida. Sorpresa per la visita ad un luogo così vicino eppure mai conosciuto così. Sorpresa per la testimonianza che il monaco Manuel, la guida, ha dato, intrecciata alla visita del Basilica e del Monastero. Così, di sorpresa in sorpresa ci siamo immersi nell’atmosfera severa eppure accogliente della Basilica, sorretta da otto pilastri in pietra (dei dodici di quella antica), sotto lo sguardo benedicente del Cristo “Pantocrator”, mosaica del 1944. Il coro, luogo importante per la preghiera e il canto dei Monaci e la mensa (sotto la quale sono collocate due lastre di pietra dell’antica tomba di S. Alberto da Prezzate, fondatore di Pontida nell’XI secolo; la più grande con il Cristo nimbato in trono con l’arcangelo S. MiLa Lettera

[26]

febbraio ‘15

[Sorpresa]

chele che offre su un mantile Il passaggio nel chiostro supel’anima di S. Alberto; a sinistra riore con venti arcate e venti S. Benedetto, S. Giacomo e di pilastri in forme cinquecennuovo S. Alberto; la più piccola tesche e l’immancabile pozzo raffigura una psicostasi o pe- centrale, ci avvia alla sala capitolare tutta in pietra, con ampio satura delle anime). Poi la sagrestia, tutto un invito portale fiancheggiato da due al silenzio e alla preparazione eleganti bifore. Nella lunetta delle azioni liturgiche, a parti- sopra la porta è affrescato S. re dalla scritta sopra la porta Benedetto tra i santi Mauro e d’ingresso: “Probet se ipsum Placido e con la leggenda “Mehomo” (1 Cor Alberto da Prezzate, appartenente a un’importante e 11,28), “L’uo- potente famiglia bergamasca di probabili origini lonmo esamini gobarde, fondò l’abbazia nel 1076, inserendola, nella se stesso”. vasta rete conventuale che faceva capo a Cluny. Il concetto L’abbazia trae origine da un piccolo edificio ecclesiale della reden- dedicato a san Giacomo donato da Alberto assieme ad zione domina altri beni ai monaci cluniacensi. Aderente ai principi ritutto l’am- formatori cluniacensi ne fu uno strenuo propugnatore biente rina- in Lombardia dove fondò anche l’abbazia di Sant’Egiscimentale. In dio, XI secolo. alto l’Eterno Il monastero ebbe fin dalle origini un grande sviluppo, Padre, ai lati specialmente sotto la gestione di Ubaldo da Vimercasopra le fine- te, inizi del XII secolo, che per la sua vicinanza politica stre lo Spirito al comune di Milano ne ebbe numerosi benefici tanto Santo e l’an- da potere essere ampliato nel 1118. nunciazione, Il periodo di decadenza del monastero iniziò con le nella lunetta il lotte tra i guelfi e i ghibellini che coinvolsero tutta la Cristo morto, bergamasca, culminando nel grave danneggiamento nel centro l’a- subito per opera di Bernabò Visconti nel 1373. Alla dorazione dei fine del XV secolo, 26 settembre 1491, il complesso fu pastori, nelle affidato da papa Alessandro VI, in accordo con Venefinte nicchie zia, ai monaci benedettini che si adoperarono fattivaS. Benedetto mente per la sua rinascita. Seguì un nuovo periodo di e S. Giustina sviluppo e di ampliamenti che portò alla costruzione di a sinistra, S. nuovi locali, di due chiostri e della sala capitolare. Con S e b a s t i a n o il periodo napoleonico subì la soppressione e la cone S. Cateri- seguente dispersione di beni e clero entrando così in na a destra. un nuovo stato di decadenza fino ai primi anni del XX Nella volta in secolo quando fu affidata nuovamente ai benedettini diciotto me- che ne curarono lo sviluppo materiale e liturgico. daglioni, due angeli, il precursore, gli apo- mor esto congregationis tuae” stoli con S. Paolo e gli evan- (ricordati della tua famiglia). gelisti. Nella regola che S. Benedetto


regge aperta in mano leggiamo “Neque dissimulet abbas peccata delinquentium, sed mox ut coeperint oriri radicitus ea ut praevalet amputet”. Ex Reg. cap. II (L’abate non dissimuli i peccati dei trasgressori, ma subito appena spuntano fuori, li recida decisamente alla radice). Chiara allusione alla specifica funzione della sala capitolare, dove l’abate deve caritatevolmente correggere i difetti morali dei monaci. Le strutture della sala e gli affreschi che l’adornano sono ancora cinquecenteschi. Sopra il seggio abbaziale abbiamo l’Addolorata col Cristo morto, e con ai lati S. Giovanni e S. Benedetto, S. Maria Maddalena e S. Scolastica. Nel centro della volta domina il Cristo risorto, circondato da monocroma mandorla di cherubini. Sopra la fascia dell’ornato delle quattro pareti sono distribuiti i quattro evangelisti. La sala è anche il cimitero monastico, sotto gli avelli del pavimento, custodisce le ceneri dei monaci. Le sorprese continuano nella Biblioteca dove le pareti sono ricoperte da scaffali pieni di libri che partono dall’era della carta stampata. Nel 1740 Don Alberto Mazzoleni da Caprino Bergamasco (1695-1760) che ricopriva l’ufficio di priore claustrale, impiantò nello stesso monastero una tipografia per potervi stampare il suo imponente

catalogo della collezione numismatica Pisani-Correr da lui studiata antecedentemente, mentre soggiornava nei monasteri di Venezia e di Padova. Quei quattro stupendi volumi, finemente incisi, formano ancor oggi uno dei più preziosi possessi della biblioteca pontidese, a causa delle dicitura del frontespizio che li dice stampati In monasterio Benedictino-Cassinate S. Jacobi Pontidae Agri Bergomatis Apud Joannem Santinum Sumptibus Societatis anno MDCCXL. Fu proprio questa inusitata dicitura a richiamare su quei libri l’attenzione dell’allora delegato apostolico ad Istambul, mons. Angelo Giuseppe Roncalli, il quale li rinvenne durante l’ultima guerra su una bancarella in riva al Bosforo e , dopo averne fatto acquisto per la sua personale biblioteca, da Parigi, dove nel frattempo era stato trasferito come Nunzio, li inviò in dono a Pontida nel 1949. Senza quel generoso intervento l’attuale biblioteca del monastero non avrebbe nemmeno più una copia di quella sua uni-

ca, ma pur prestigiosa pubblicazione. Infatti l’antica biblioteca monastica di Pontida, in seguito alla soppressione napoleonica del monastero, nel 1798 venne venduta a peso di carta, mentre il ricchissimo archivio venne trasferito all’archivio di Stato di Milano. L’ultimo passaggio ci porta al Museo, vero e proprio scrigno d’arte: statue, tele, quadri, oggetti di uso liturgico sono riuniti in alcune sale che testimoniano stili e gusti di diverse epoche. Così si conclude il nostro percorso, mentre il suono delle campane annuncia l’ora della messa vespertina. Poi, dopo la cena, la giornata degli undici monaci che è iniziata alle 5.15 terminerà con la preghiera di Compieta. E nel silenzio ognuno entrerà nella sua cella. Ce ne sono quindici. Quattro sono ancora libere. Chissà…

La Lettera febbraio ‘15

[27]


Pillole [POLENTA E…] Piatto base tipico bergamasco di sempre e anche della cena fatta in Oratorio il 7 dicembre. Taglieri variegati per accompagnare questo cibo dorato, fino a giungere al dolce, sempre in tema (polenta e uccelli). Non poteva poi mancare la festa dell’ultimo dell’anno, dopo aver elevato il grazie per il tempo che ci è dato con il Te Deum e la benedizione.

[IMMACOLATA] Mons. Patrizio Rota Scalabrini ha presieduto la celebrazione a Brocchione nella solennità dell’Immacolata. Strano, come diceva qualcuno, non sentire suonare le campane della frazione. Ma niente paura: sono ritornate più belle di prima, squillanti dopo il restauro che è stato richiesto dal loro stato precario. Inciso nel bronzo troviamo: • Prima campana: A fulgure et tempestate libera nos Domine (Dai fulmini e dalla grandine liberaci Signore) Fonderia Santini Bergamo 1749 • Seconda campana: Immaculate M.V. (Dedicata alla Vergine Immacolata) Brocchione 1953 Fonderia Crespi Crema Offerenti: Coniugi Rota Scalabrini Pietro, Migliorini Caterina; Coniugi Cimadoro Giuseppe e Pelosi Adele e figlio Angelo; Sac Giovanni Migliorini Prev., don GianMaria Carrara Coad. • Terza campana: S. Antonio (Dedicata a S. Antonio) Brocchione 1953 Fonderia Crespi Crema Offerenti: Benedetti Francesco e Rota Bulò Maria; Sac Giovanni Migliorini Prev., don GianMaria Carrara Coad. Il restauro di due è già stato offerto. Grazie La Lettera

[28]

febbraio ‘15


[CASSE DIGITALI] “Adesso non si può più neppure dormire…” ha detto qualcuno sentendo l’effetto dei microfoni appena sistemati. Bastano due casse digitali di ultima generazione per far giungere la voce in ogni angolo del grande abbraccio della chiesa parrocchiale e anche nei vuoti che la configurazione dell’aula liturgica creava. Abbiamo cominciato anche a intervenire sulle luci, sostituendo le lampadine dei quadri della Via Crucis con lampade a led. Effetto migliorato, costo dimezzato (nelle fatture di energia). E sul campanile? La croce è tornata ad essere interamente luminosa, accompagnata nel periodo di Natale da quattro stelle più calde.

Per il pittore Masolino (S. Maria del Carmine, Cappella Brancacci, 1424-1425 Firenze) anche alla Predica di Pietro, qualcuno dormiva...

[SANTA LUCIA] Puntuale è arrivata Santa Lucia, avvolta in un manto giallo che risaltava nel buio delle strade, dove avanzava con tanto di carretto e asinello, accompagnata dalle note della Banda. La chiesa, traboccante di bambini e genitori, ha accolto questo momento della tradizione. Poi, tutti sotto le coperte, per la notte più lunga.

[G.A.S]. Metano? Niente paura, non ci sono bollette da pagare. C’è invece il Gruppo Animazione Stabile composto da una dozzina di ado e gio che sta facendo l’anno di rodaggio, proponendo l’animazione delle domeniche insieme e delle feste organizzate. A volte erano quasi più loro dei ragazzi, ma non si perdono d’animo, in attesa della grande “esplosione” estiva. [LOURDES] Abbiamo celebrato la giornata dell’ammalato nel giorno della Madonna di Lourdes, 11 febbraio, con la preghiera del rosario, seguito da un momento fraterno in Oratorio con tanto di merenda e tombolata. Va da sé che i fortunati son sempre quelli…

La Lettera febbraio ‘15

[29]


Rendere Grazie

[Andrè Fossion: ri-Cominciare a credere]

La storia della Chiesa presenta diverse modalità di vivere e pensare la fede cristiana. Per meglio comprendere la nostra missione di evangelizzazione oggi, distinguiamo tre figure di cristianesimo. IL CRISTIANESIMO DELLA LEGGE

IL CRISTIANESIMO DELLA PROMESSA

E’ il cristianesimo imparato e vissuto dai nostri nonni e , prima di loro, da numerose generazioni di cristiani. E’ il cristianesimo dei tre <<bisogna>> che scandiscono i catechismi classici: le verità che bisogna ricevere. La vita cristiana appariva così come un ordine da eseguire, un imperativo da onorare, una conformità da rispettare, in sintesi come una forma di obbedienza a Dio e alla Chiesa. Questo cristianesimo ha educato e affinato la coscienza di numerose generazioni. Molti vi hanno trovato una guida e vi hanno riconosciuto non solo un dovere, ma un ideale di vita che si sono impegnati ad assolvere con fedeltà e, riconosciamolo, con sufficiente amore e libertà da sentirsi veramente felici. Ma sappiamo che questo cristianesimo di osservanza ha generato ugualmente molte coscienze infelici, rinchiuse nell’immagine di un Dio Giudice, nell’ossessione della colpa e nella paura dell’inferno, a dispetto della buona notizia evangelica. Anche se non più dominante, questo cristianesimo della legge è sempre vivo in noi come uno strato di noi stessi ricevuto in eredità il quale, in certe circostanze, può riaffiorare con forza. Teniamo anche conto che esso continua a essere ben presente nella memoria profonda di coloro che se ne sono allontanati, perché lo hanno sperimentato come sempre più soffocante piuttosto che liberatorio. Nel loro allontanamento, conservano, in maniera duratura e senza possibilità di ritorno, un ricordo amaro. Per l’uomo d’oggi, in particolare per i giovani, questo cristianesimo della legge appare assai poco adatto a suscitare il gusto, il desiderio, la gioia di essere cristiani.

E’ il cristianesimo di coloro che hanno trovato nel messaggio cristiano non un dovere da compiere, ma un appello a impegnarsi liberamente nel mondo per renderlo migliore, testimoniando la potenza liberatrice del vangelo. E’ il cristianesimo del militante, dei movimenti, delle organizzazioni caritative, delle comunità di base che, in nome del vangelo, si prendono decisamente a carico le cause umanitarie e le sfide sociopolitiche, con uno spirito di servizio soprattutto verso i più poveri. E’ questo un cristianesimo di azione e di impegno, che mira a rendere presenti, nella misura del possibile e già da ora, le promesse del Regno con la speranza che si compiranno definitivamente alla fine dei tempi. Questo impegno per un mondo migliore è costitutivo della vita cristiana e della missione di evangelizzazione. Cosa sarebbe, infatti, la testimonianza resa al vangelo se non si incarnasse in un’opera di trasformazione del mondo? Tuttavia, senza negare nulla della sua importanza e della sua urgenza, occorre riconoscere che questo cristianesimo della promessa, considerato o presentato in maniera isolata, non basta più. Prima di tutto per il fatto che la militanza si rivela oggi difficile in un mondo interdipendente, estremamente complesso e governato da logiche economiche implacabili, di fronte alle quali gli individui si sentono presto impotenti. Poi, perché l’impegno per la trasformazione del mondo necessita anzitutto di convinzioni forti, le quali non nascono nelle persone che non hanno attraversato le questioni esistenziali del senso della vita, la ricerca di identità e l’integrazione nel proprio ambiente sociale. Per questo motivo, nella missione di evangelizzazione, ci sembra opportuno valorizzare oggi una terza forma di cristianesimo, quello della grazia.

La Lettera

[30]

febbraio ‘15


“Dalla sua pienezza, noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia” (Gv 1,16)

IL CRISTIANESIMO DELLA GRAZIA Dentro questa prospettiva, essere cristiani non è prima di tutto assolvere un dovere o agire per un mondo migliore ma, in ogni circostanza e senza condizioni, ricevere un dono gratuitamente offerto. L’annuncio evangelico ci dice, infatti, che ci è donata una relazione di <<grazia>> con Dio e che siamo invitati a viverla e a diffonderla in tutti i rapporti umani. Ma in cosa consiste questa relazione di grazia? Il senso della parola lo suggerisce. E’ una relazione connotata di gratuità (<<gratis>>), di perdono (<<graziare>>), di piacere (<<gradimento>>, <<gradito>>), di riconoscenza (<<gratitudine>>), di fine dolcezza (<<gracile>>) e di bellezza (<<grazioso>>). Notiamo che la parola latina gratia ha il suo corrispondente greco in charis, che si trova nelle parole <<carità>>, <<carisma>>, <<eucaristia>>. Così, ciò a cui il messaggio cristiano ci invita è la riconoscenza nel più intimo di noi stessi di questo dono di grazia; una grazia più originale del peccato, una grazia che in ogni circostanza, malgrado le nostre manchevolezze, nel cuore stesso delle infelicità e sofferenze che possono colpirci, ci tiene in piedi, ci custodisce, ci rialza o ci riconduce nella dignità dei figli e delle figlie di Dio. E’ questa grazia che il vangelo di Gesù Cristo annuncia per la nostra gioia. Se possiamo separarci dall’amore di Dio, non possiamo però spegnere l’amore che Dio ha per noi. L’opera di Dio consiste nello strapparci dall’inferno nel quale possiamo mettere noi stessi e non nel portarci o farci sprofondare in esso. Poiché Dio non può che amare. <<Nulla potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore>> (Rm 8,39). E’ questo il messaggio fondamentale di ogni evangelizzazione. La Lettera febbraio ‘15

[31]


Se questo è l’amore di Dio per noi, vivere da cristiani consiste prima di tutto nel <<rendere grazie>>, nel considerare se stessi sotto lo sguardo amante di Dio e nel lasciar fiorire in noi la nostra condizione di figlie e figlie di Dio. Come dice san Paolo, <<Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: “Abbà, Padre!”>> (Rm 8,15). Riconoscersi amati in questo modo, senza condizioni, dona ali alla vita. Dilata l’esistenza. I nostri errori risultano relativizzati e siamo liberati da un senso di colpa che ci fa rinchiudere in noi stessi. La grazia di Dio, in ogni circostanza, ci ricupera all’amore di noi stessi e ci apre continuamente a un futuro di speranza. Così, per grazia di Dio, siamo condotti verso le più alte aspirazioni alle quali non potremmo tendere con le nostre sole forze. <<Rendere grazie>> fa della vita cristiana non

La Lettera

[32]

febbraio ‘15

un punto di osservanza timorosa, ma una saggezza, un’arte di vivere. La salvezza appare in questo modo come la scrittura della nostra vita con Dio. Questa scrittura della nostra vita – questa <<autobiografia>> - non è mai conclusa; per la grazia di Dio che ci accompagna lungo il cammino essa può essere sempre riletta, ripresa, salvata. Essa costituisce in qualche modo una nuova pagina di vangelo, pagina scritta personalmente nella forza dello Spirito con gioia, immaginazione e libertà. Questo cristianesimo della grazia include le due altre dimensioni della legge e della promessa, ma in una nuova prospettiva. La grazia, infatti, tocca i soggetti nel loro intimo più profondo, ma tuttavia non li allontana dall’impegno, dall’azione per la trasformazione del mondo. Perché la grazia conferisce a tutti, indipendentemente dalla loro storia, la più elevata dignità e promessa. Vivere nella grazia sarà dunque impegnarsi

con un’accresciuta determinazione nel compito di stabilire, per quanto possibile, le condizioni sociali che corrispondono alla dignità ed alla vocazione di eternità di tutti gli esseri umani, soprattutto là dove le condizioni sono più carenti. Quanto alla legge, essa viene ripresa non più in una prospettiva timorosa di osservanza, ma come principio di vita, a servizio della dignità umana, in quanto partecipe del dinamismo della grazia. La legge, quindi, non è più vissuta come un comando da osservare, ma come il frutto di una storia di salvezza, di un’alleanza senza dominio, di una libera scrittura sempre in corso dell’uomo con Dio. Il problema più grande dell’evangelizzazione oggi è di rendere il cristianesimo non solo comprensibile, ma molto di più, desiderabile, buono per la propria vita. La vita cristiana trova la sua sorgente nella buona novella. Non va quindi, allora e prima di tutto, assaporata?


1815-2015: due secoli con san Giovanni Bosco Nato nel piccolo regno dei Savoia, che ha sempre amato e rispettato, don Bosco lo sentì troppo stretto per la sua missione educativa. Ecco che allora superò rapidamente già nei primi anni cinquanta del XIX secolo i confini liguri-piemontesi per raggiungere con la sua stampa educativa e religiosa quanti leggevano la lingua italiana; e nei secondi anni settanta eccolo aprire opere e case nell’ormai sorto Regno d’Italia del 1861 (Toscana, Lazio, Sicilia, Veneto, Lombardia), sia pure all’indomani delle prime case in Argentina e in Francia (1875). Non solo, ma già nella stessa Valdocco dei primi decenni di esistenza erano accolti ragazzi da molte regioni d’Italia e nel 1856 aveva scritto una fortunata Storia d’Italia con decine di edizioni nel mezzo secolo successivo. Senza dimenticare che ha avuto contatti personali ed epistolari con la maggior parte delle autorità politiche nazionali, che pur nella diversità delle opinioni politiche, non hanno mancato di riconoscere il valore della sua azione educativo-assistenziale in favore dei giovani più svantaggiati. Fra l’altro sono numerosi gli educatori, sacerdoti e laici, che si ispirarono a don Bosco nelle loro opzioni e

fondazioni educative, culturali, scolastiche, dei mezzi di comunicazione di massa. Una missione e una ispirazione che facevano di lui una vera sentinella, attento alla Parola di Dio e ai tempi (anche se ancora non si parlava dei “segni dei tempi”). Però non si tratta oggi qui di incensare ancora una volta la sua persona, perché lui non ha bisogno di incenso e fuochi di artificio. Basta che facciamo memoria di questo uomo umile e attaccato agli ultimi che ha vissuto molto sul serio le parole dette da Gesù ai dodici: “Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti”. E sappiamo bene che questi “tutti”, sia per Gesù, sia per Don Bosco, sono stati soprattutto i più piccoli e quelli più svantaggiati. Nelle parole del nostro padre: “i più poveri, abbandonati e in pericolo”. Stralci dell’Omelia del Rettor Maggiore della Congregazione Salesiana Àngel Fernández Artime nella celebrazione nazionale italiana del Bicentenario di Don Bosco (Basilica di Maria Ausiliatrice, 24 gennaio 2015).

Nella festa di San Giovanni Bosco, abbinata alla giornata della vita e della famiglia, la riflessione a più voci –don Giuseppe, don Giampaolo e ragazzi– ha delineato il volto di questo grande santo, nella sua grande capacità di incontrare le persone, incarnando la forza che il Vangelo faceva emergere in Gesù, mentre liberava l’uomo posseduto dallo spirito impuro. Abbiamo trovato una bella sintesi dei diversi motivi che ci hanno raccolto Domenica 1 febbraio, nella frase di un’altra grande figura di santità, Madre Teresa, la quale diceva: ”Io sono solo una matita nelle mani di Dio”. Questo messaggio è stato abbinato ai vasetti di primule e alla matita donata alle famiglie. E, sorpresa, nel pomeriggio abbiamo gustato in Teatro lo spettacolo delle “Simpatiche canaglie” dal titolo: ”La guerra dei colori”, pastelli litigiosi fino a quando comprendono la bellezza di ciascuno, per scrivere pagine di pace. Colorate, ma soprattutto buone, anche le torte con le quali abbiamo fatto merenda. La Lettera febbraio ‘15

[33]


In volo con il Papa E’ durata quasi un’ora la conferenza stampa – come di consueto a braccio – che il Papa ha tenuto a bordo dell’aereo che dalle Filippine, seconda tappa del suo secondo viaggio in Asia durato una settimana, lo stava riportando a Roma. “Vedere il popolo di Dio pregare dopo la catastrofe del tifone, a Tacloban, pensare ai miei peccati. Mi sono sentito annientato. Quasi non mi veniva la voce”, ha detto Francesco ricordando la messa sotto il diluvio nelle zone sconvolte dalla catastrofe naturale. “RIFIUTARE OGNI MONDANITA’” Centrale, come è ovvio che fosse dopo i momenti intensi vissuti sull’arcipelago asiatico, il ricordo di quanto toccato con mano nelle Filippine, a cominciare dalla povertà. “I poveri sono le vittime di questa cultura dello scarto. Oggi non si scarta solo quello che avanza, ma le persone”, ha detto Francesco, che ha aggiunto: “Questa è la povertà e la Chiesa deve dare esempio ogni volta di più nel rifiutare ogni mondanità. Per noi consacrati, vescovi, preti, suore e laici, il peccato più grave è la mondanità”. LA COLONIZZAZIONE IDEOLOGICA DEL GENDER Tornando a uno dei concetti più forti ribaditi dal Papa a Manila, la “colonizzazione ideologica” in corso, Francesco ha voluto chiarire cosa intendesse dire: “Dirò un esempio che ho visto. Vent’anni fa una ministra dell’istruzione aveva chiesto un

La Lettera

[34]

febbraio ‘15

prestito per costruire le scuole dei poveri. Glielo hanno dato a condizione che nelle scuole ci fosse un libro di scuola per bambini, preparato bene, dove si insegnava la teoria del gender. Questa è la colonizzazione ideologica. Colonizzano con una idea che non ha niente a che fare con il popolo per cambiare una mentalità o una struttura”.

PAOLO VI E L’APERTURA ALLA VITA Chiaro, poi, Francesco è stato sulla Humanae Vitae di Paolo VI, il Pontefice da lui beatificato lo scorso ottobre a chiusura del Sinodo straordinario sulla famiglia: “L’apertura alla vita è condizione del sacramento del matrimonio. Paolo VI ha studiato come aiutare tanti casi particolari, problemi


di tutti i giorni. Non è stato antiquato, chiuso, ma un profeta. Il suo rifiuto non era legato solo ai casi personali, dirà ai confessori di essere misericordiosi, di capire. Ma lui guardava al neo-malthusianesimo universale che cercava un controllo della natalità da parte delle potenze”. FARE FIGLI MA NON COME CONIGLI Proprio su questo punto, il problema della denatalità nel mondo e lo squilibrio tra Occidente e periferia, il Pontefice ha osservato che un cristiano “non deve fare figli in serie, ho rimproverato una donna che era all’ottava gravidanza dopo sette parti cesarei: vuole lasciare orfani i sette figli? Questo è tentare Dio”. Tre, a giudizio di Francesco, “è il numero di figli che gli esperti ritengono importante per mantenere la popolazione. Quando si scende, succede ciò che ho sentito dire”, e cioè che nel 2024 in Italia “non ci saranno soldi per pagare i pensionati. La parola chiave è paternità responsabile. Alcuni credono che per essere buoni cattolici si debba essere come conigli”.

regola i nostri rapporti. Io non posso provocare, insultare una persona continuamente, perché rischio di farla arrabbiare e ricevere una reazione ingiusta. E’ umano. Io dico che la libertà di espressione deve tenere conto della realtà umana e perciò deve essere prudente. Educata. Nella teoria siamo tutti d’accordo, c’è libertà di espressione e una rea-

zione violenta è cattiva sempre. Ma nella pratica fermiamoci un po’”. Il Papa s’è detto fiducioso riguardo le autorità dell’islam moderato: “Alcuni hanno fatto qualcosa. Io credo si debba dare loro un po’ di tempo. La situazione per loro non è facile. E io ho speranza, perché c’è tanta gente buona, tra loro, tanto leader buoni. Sono sicuro che ci si arriverà”.

“I bambini della sezione Verdi della Scuola dell’Infanzia di Palazzago, a dicembre hanno scritto al Santo Padre per augurargli buon compleanno e buon Natale: in questi giorni la Segreteria di Stato Vaticano ha risposto con la lettera qui allegata”.

“LA LIBERTÀ D’ESPRESSIONE DEVE ESSERE PRUDENTE” Bergoglio è poi tornato sull’ormai celebre frase del pugno che può capitare a chi provoca e irride le fedi altrui: “In teoria possiamo dire che una reazione violenta davanti a una offesa, a una provocazione, non si deve avere. Che dobbiamo porgere l’altra guancia, come dice il Vangelo. Che abbiamo la libertà di espressione, in teoria, ed è importante. Ma siamo umani. E c’è la prudenza, che è la virtù della convivenza umana che

La Lettera febbraio ‘15

[35]


Battesimi

Domenica 9 gennaio, ore 10.30 Emma Bonalumi di Dimitri e Lisa Ripamonti, nata il 31 luglio 2014 Nicole Vanoli di Roberto e Ilenia Secomandi, nata il 2 settembre 2014

Emma

Nicole

Domenica 8 febbraio, ore 15.00 Tommaso Mazzocchi di Roberto e Perucchini Irene, nato il 10 ottobre 2014 Gabriele Mauri di Alessio e Motta Irene, nato l’8 agosto 2014 Sharon Isacchi di Jury e Piazzalunga Moira, nata il 31 ottobre 2014 Nicole Benedetti di Luca e Perniceni Federica, nata il 19 settembre 2014 Aronne Francesco Alborghetti di Luciano e Cefis Cecilia, nato il 22 agosto 2014 Alessandro Mangili di Igor e Fuselli Cristina, nato l’11 dicembre 2014 Zoe Maria Elisabeth Cornali di Manuel e Brambilla Tamara, nata il 25 ottobre 2014

Tommaso

Gabriele

Sharon

Nicole

Aronne Francesco Alessandro

La Lettera

[36]

febbraio ‘15

Zoe Maria Elisabeth


Defunti BERNARDO CIMADORO di anni 81, deceduto il 26 novembre 2014 Resterai sempre nel cuore di quanti ti vollero bene. I tuoi cari

GIUSEPPINA MAURI IN CASTELLI di anni 58, deceduta il 26 dicembre 2014, funerata e sepolta a Gromlongo “Signore rendete a lei in felicità tutto quello che ha dato a noi in amore e tenerezza.” I tuoi cari

GIUSEPPE ROTA di anni 85, deceduto il 12 gennaio 2015, funerato e sepolto in Albenza

Verrà un’alba Verrà un’alba, in cui il coraggio sia senza calcolo e la pietà senza difesa, in cui la ragione si appaghi solo con il reale e l’anima con l’assoluto. Verrà un’alba, in cui una vita travagliata e rifiutata, disprezzata e calunniata, invece di indurire il cuore si abbandoni alla provvidenza. Verrà un’alba, in cui siano l’umiltà e la mitezza ad accogliere e la semplicità a rassicurare. Verrà un’alba, in cui riserbo, prudenza, dignità, semplicità e dolcezza mi avvicinino al prossimo. Verrà un’alba, in cui come il sole posa sulla montagna e la montagna sul mare, la pace si posi sul cuore e gli occhi sulla speranza. Verrà un’alba, in cui finisca davvero la notte, e si possa spegnere la lampada fumigante perché si è accesa la luce d’un giorno nuovo.

MIRIAM NOZZA IN CORNA di anni 43, deceduta il 18 novembre 2014, sepolta a Boltiere

CARLO ALBERTO PANZA di anni 75, deceduto il 9 dicembre 2014 Perchè rimanga vivo nella memoria di chi lo conobbe e ne apprezzò l’animo generoso e buono. Valter Magri Luca Mangili

(d Luigi Verdi)

ONORANZE FUNEBRI DELL’ISOLA s.r.l. Serviziodiurno, diurno, notturno notturno ee festivo festivo •• Trasporti tutta Servizio Trasporti in tutta inItalia Italia Vestizione salme • Disbrigo pratiche Addobbi funerari • Cremazioni 24030 BREMBATE DI SOPRA (BG) - Via XXV Aprile 32 - Tel. 035.620916 - Fax 035.6220326 Cell. Valter 335 6923809 - Cell. Luca 335 6904124

La Lettera febbraio ‘15

[37]


Anniversari ADRIANO BENEDETTI (2010 - 2015) Nel 5° anno della tua salita al cielo vogliamo rinnovarti i nostri ringraziamenti per tutto quanto hai fatto per noi qui in terra e per quanto continui a fare, sentiamo il tuo sostegno e la tua vicinanza! Ora che sei nelle braccia di Dio sappiamo che vivi nella pace eterna che ti sei meritato e ciò ci conforta. La tua mancanza nel nostro cuore e nella nostra vita terrena non cesserà mai. Un abbraccio forte, forte, forte da chi sempre ti ama ed amerà. La tua Grazy, Pamela, Luca ed il tuo Niccolò

I giorni stanno passando della vostra mancanza terrena ma nei nostri cuori siete presenti che ci proteggete sempre. I vostri figli VILLA MASSIMO (13.02.2012 - 13.02.2015) Ti vogliamo ricordare per la tua tenacia, per la tua forza d’animo e per la tua fede. Ci ha dato tanto. Non ti dimentichiamo mai. I tuoi cari

Il tuo caro ricordo è con noi ogni giorno, dall’alto dei cieli veglia su di noi. I tuoi cari

Nel ricordo il tuo volto mostra il sorriso, come se ci ricordassi di non smettere mai di sorridere nella vita. Mamma, tu sei stata la più amabile, la più bella creatura che in questo mondo sia mai esistita e per sempre sarà. I tuoi cari MAZZOLENI PIETRO (11.3.2010 - 11.3.2015) Non vivi solo nel nostro ricordo, sentiamo la tua presenza nella vita di ogni giorno. Ci manchi, ma ti portiamo sempre nel cuore. Maria, Simone, Silvia

FUMAGALLI VIRGILIO (27.3.2010 - 27.3.2015)

CEFIS ELIANA IN TIRONI (26.3.2010 - 26.3.2015)

A te il primo pensiero di ogni giorno, veglia sempre su tutti noi.

Il tuo dolce ricordo è racchiuso in noi e nel cuore di tutti coloro che ti hanno conosciuto e stimato. I tuoi cari

I tuoi cari

febbraio ‘15

BENEDETTI CESARE (2010 - 2015)

TESTA SEBASTIANA (2013 - 2015)

Il tempo non allontana il tuo ricordo dai nostri cuori. I tuoi cari

La Lettera

POMA ARIELE (1953 - 2015)

ANNA IELLINA IN CIMADORO (2008 - 2015)

MANZONI FRANCO (1994 - 2015)

[38]

BENEDETTI PIETRO (1997 - 2015)


Parrocchia San Giovanni Battista, Palazzago ZONA PASTORALE: BURLIGO, PALAZZAGO, BARZANA, GROMLONGO E RONCALLO GAGGIO

Artefede2

Dopo le tre A, le tre T , le tre C, e le tre S, ecco

Continuiamo il nuovo percorso comunitario, alla scoperta dei luoghi della fede, vicini e lontani, testimonianze di spiritualità, arte e passione per Dio e per l’uomo. Li visitiamo insieme, invitando i gruppi che si trovano nelle case ma, anche, tutti coloro che hanno sete di bellezza e ricercano la verità.

Seconda tappa: Domenica 22 febbraio 2015

Abbazia di Sant’ Egidio in Fontanella, Sotto il Monte

La scelta è motivata dalla continuità con Pontida-prima tappa- poiché anche questo luogo (che era Monastero benedettino) è stato fondato da S. Alberto da Prezzate. Ed è una singolare testimonianza del Romanico nella nostra terra. E’ inoltre ancora viva la voce di P. Turoldo che qui abitò molti anni. Programma: ore 15.00 ritrovo (con mezzi propri) davanti all’Abbazia. Visita guidata alla Chiesa e al chiostro. Ore 16.30 merenda negli spazi della Rettoria.

le tre D

1) Martedì 3 marzo 2015: Dio nell’Islam

(don Massimo Rizzi) Oratorio Barzana

2)Martedì 10 marzo: Dio nell’ebraismo

(Mons. Patrizio Rota Scalabrini) Oratorio Palazzago

3) Martedì 17 aprile: Dio nel cristianesimo (don Giovanni Gusmini) Oratorio Gromlongo

Gli incontri iniziano alle 20.30

Presentazione del restauro dell’

ADDOLORATA

Venerdì 20 marzo Chiesa Parrocchiale ore 20.30

STABAT MATER

di Pergolesi

Soprano, Contralto e Piano

(Grazioso Fantoni Il Giovane, XVIII secolo)


Quando scrivere una cartolina era un’arte...

Quando alla fidanzata si dava del Lei...

Quando sotto il francobollo si nascondeva un “bacio” (l’unico permesso)...


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.