XXV Don Giuseppe Navoni

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“Colui che vi chiama è fedele” (1 Tess 5,24)

A don Giuseppe Navoni, nel XXV anniversario di ordinazione sacerdotale

Le comunità parrocchiali di Palazzago e Burligo


Ut unum sint Consigli Pastorali di Palazzago e Burligo

L’immaginetta scelta da don Giuseppe per l’ordinazione (in copertina un particolare).

Era il 19 ottobre 2008 quando don Giuseppe iniziava il suo ministero di parroco alla guida della nostra parrocchia. Vogliamo ricordare le sue parole di augurio e di speranza prima del suo ingresso: “… Prego allora il Signore perché faccia germinare e fruttificare tutto ciò che è nei suoi progetti… e prego per voi, carissimi, di accogliermi, aiutandomi ad essere un prete secondo il cuore di Dio…”. Possiamo, ben dire, dopo otto anni, che i sì al Signore hanno veramente dato tanti frutti di bene alla nostra comunità, abbiamo visto agire lo Spirito Santo in tante scelte e azioni di don Giuseppe e confidiamo di essergli stati vicini, di averlo sostenuto nei momenti di difficoltà sia con la preghiera che con aiuti concreti e di avere condiviso con lui le fatiche e le gioie del suo apostolato in mezzo a noi. Abbiamo fatto tesoro di tanti suoi insegnamenti, anche se all’inizio organizzare e definire le tantissime proposte, iniziative, itinerari non è stato facile. Guardando, tuttavia, al cammino fatto finora, ci accorgiamo di quanta ricchezza umana e spirituale abbiamo ricevuto e di quanti passi abbiamo fatto insieme per vivere alla sequela di Gesù. Da qui nasce il nostro grazie e il profondo sentimento di stima e di riconoscenza di tutti i membri dei consigli pastorali della parrocchia di Palazzago e di Burligo che hanno lavorato a fianco di don Giuseppe, trascinati dal suo entusiasmo e dalla sua passione a far sempre bene

e meglio. Come non ricordare nei nostri incontri l’importanza data alla verifica e alla programmazione delle proposte pastorali, alle priorità, all’idea di vivere l’anno pastorale a tappe con un’immagine e una frase guida, che potesse essere riflesso del cammino personale di fede di ciascuno nel tempo della vita. Inoltre l’attenzione posta ai tre pilastri di una chiesa secondo il vangelo: l’ascolto e l’annuncio della Parola (in tutte le sue dimensioni e sono proprio tante:

l’effetto Bibbia, la catechesi ai ragazzi e adulti, i ritiri, i gruppi nelle case, i corsi di formazione per lettori, catechisti, gli incontri per i genitori dei sacramenti e ado, gli incontri a livello di unità pastorale…), la liturgia ( nei suoi molteplici aspetti: la cura e dedizione nel preparare le celebrazioni, i volontari, i momenti di preghiera, di adorazione, le confessioni, la veglia di Natale, il presepe vivente, le XXV don Giuseppe Parrocchie di Palazzago e Burligo Ottobre 2016

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iniziative in Avvento e Quaresima, la via crucis itinerante, la settimana santa, i sacramenti, il mese di maggio, le quarantore, le processioni, le feste patro-

nali…) e infine l’ambito caritativo (con tutte le necessità sempre crescenti: le visite agli anziani e ammalati, il sacramento dell’unzione, i ministri dell’eucarestia, i momenti di festa, i pellegrinaggi, la raccolta viveri, le missioni, il progetto di accoglienza diffusa, il Sermig…). Tutto questo ha un suo fondamento e noi tutti lo abbiamo ben compreso: l’amore di don Giuseppe per la comunità, un bene che lo porta a spendersi con generosità per creare un terreno fecondo in cui tutti possano sentirsi a casa e possano essere accolti come in una famiglia. Don Giuseppe continua quindi ad educarci ad un senso di appartenenza e di responsabilità che ci aiuta a crescere insieme. Anche i momenti più ricreativi in estate: CRE, BabyCRe, vacanza mare ado, biciclettata, vacanza stile famigliare, la festa di Comunità sono esperienze educative in questo senso. Inoltre il creare un ambiente accogliente negli spazi comunitari è un’altra delle attenzioni sem-

pre presenti in don Giuseppe e i numerosi lavori di sistemazione in oratorio e in chiesa con opere di restauro ne sono la dimostrazione, come ora la casa parrocchiale, un’opera coraggiosa visti i tempi che corrono. Nel consiglio parrocchiale sperimentiamo che con don Giuseppe ogni ambito è un cantiere aperto, sempre in evoluzione, in crescita che ci sprona ad essere creativi, a trovare soluzioni nuove e diverse per avvicinare i più lontani al Signore. Nella pluralità delle idee, non mancano il confronto e talvolta lo scontro, perché in tutti ci sono limiti e fragilità, ma è la via che Gesù stesso ha scelto per evangelizzare. Riconosciamo a don Giuseppe lo sforzo di aver sempre cercato l’unità, di avere coinvolto in tante occasioni i gruppi parrocchiali e le associazioni e soprattutto le frazioni sparse sul nostro territorio e il merito di averle valorizzate con il logo “Ut unum sint” e con la visita alle sette chiese. Un sentimento di unione che abbiamo condiviso anche quando è stato nominato parroco di Burligo con la processione del Corpus Domini e la via crucis del venerdì santo. In conclusione vogliamo ringraziare il Signore per tutte le grazie che Lui ha riversato su di noi attraverso il nostro parroco don Giuseppe, il pastore che la Provvidenza ha voluto mettere sul nostro cammino e che ci auguriamo possa continuare con la sua presenza in mezzo a noi ancora per parecchi anni. Al nostro augurio si unisce la nostra preghiera affinché possa continuare ad essere un prete, un parroco, un umile servo della vigna del Signore secondo la volontà e il cuore di Dio.

Un nuovo vigore Parrocchia di Burligo ti nelle celebrazioni comunitarie con la Parrocchia di Palazzago: nella funzione della Via Crucis, nella Veglia Pasquale e nella celebrazione del Corpus Domini. Ci ha spronati nel continuare con maggiore impegno nelle varie attività della Parrocchia: catechesi, coro, festa della campagna, decoro della chiesa,… Ha saputo rendere ancora più bella la nostra chiesa sostituendo il vecchio altare e il leggio. Grazie al suo amore per l’arte abbiamo scoperto il valore di un crocifisso da anni presente nella nostra chiesa. Non da ultimo ricordiamo la sua volontà di procedere al restauro della statua della Madonna Addolorata. Concludendo le rivolgiamo un sincero grazie per quello che ha fatto e per quello che continuerà a fare per la nostra comunità, la Carissimo Don Giuseppe, il Signore l’ha scelto come suo apostolo e ha riposto nelle sue mani la missione di Pastore che lei svolge con grazia e amore da 25 anni, 2 dei quali nella nostra piccola Comunità di Burligo. Comunità che negli ultimi anni ha dovuto affrontare varie prove, che lei ha saputo farci superare con tanta pazienza e coraggio, dimostrandoci che nella vita non ci si deve arrendere mai. Don Giuseppe in questo breve periodo ci ha incoraggiati a prenderci di nuovo cura della nostra Parrocchia, introducendo nuove iniziative per noi sinora sconosciute, come la formazione del Consiglio Pastorale ed Economico. Ci ha coinvol-

sua capacità di farci vivere e conoscere il Vangelo nella vita di tutti i giorni è per noi fonte di ispirazione.

XXV don Giuseppe

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Parrocchie di Palazzago e Burligo Ottobre 2016

Parrocchie di Palazzago e Burligo Ottobre 2016

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Tornado G Gruppo Catechisti Nell’autunno del 2008 Tornado G ha percorso il fondo valle dei “Lungù” fino alle pendici del Linzone. Non riuscendo a superarlo, è stato costretto a fermarsi sulla Parrocchia di Palazzago, sconvolgendo con il suo vortice tutto e tutti. Lo sparuto gruppo catechisti è stato il più sconquassato. Tornado G ha sconvolto con il suo entusiasmo la nostra tranquillità, e ai dormienti ha fatto sentire anche il suono delle sue trombe! Così sono arrivati i temi per ogni anno catechistico, niente di strano se non fosse che tutto veniva presentato corredato da opere d’arte. Abbiamo imparato a conoscere Arcabaz con le croci d’oro e i tre occhi, L’Icona della Trinità di Rublév, L’uomo di Verdirosi, Giotto. La Pietà di Michelangelo. Poi sono arrivate le opere “vere” in chiesa, I bronzi di Defendi e Grimaldi. Le formelle di Don Tarantini. E poi tanti quadri.L’opera più appariscente è stata senz’altro la grande “CROCE-ABBRACCIO” di Bombardieri, ma è stato sicuramente di forte impatto emotivo “Esodo” di Previtali. Ha restaurato e presentato: “La donna del primo sguardo” e “La donna del primo passo,. “L’Assunta”, “L’Addolorata”, “I Cherubini”, la “Madonna del Santo Rosario”. Poi è arrivata “La Veronica” del Guercino ed è stata festa grande, con fazzoletti con quel “Volto” che sventolavano in mani ai bambini. I temi ci hanno fatto compiere un bel percorso sulle beatitudini e le opere di misericordia in simbiosi con le lettere del Vescovo

Francesco. Dopo il periodo di Avvento, il Santo Natale con i presepi sempre in tema. L’Epifania ha visto l’arrivo dei Re Magi, con un corteo di figuranti arrivato a circa 200 persone. Dobbiamo, a questo proposito, ringraziare i volontari uomini per gli allestimenti dei presepi e per la sistemazione dell’altare: candelabri, statue, apparati ecc., ma soprattutto le sarte che pensiamo abbiano perso il conto di quante Casule, tuniche dei chierichetti e della Prima Comunione hanno fatto, per non parlare delle tovaglie e delle lesene (bellissime quelle azzurre per la Madonna del Rosario), ma soprattutto per gli abiti dei figuranti usati all’Epifania e nella Via Crucis del Venerdì Santo. Già, perchè dopo il Natale arriva la Quaresima e giustamente la chiesa viene spogliata, si fa per dire! Da noi arrivano le opere d’arte che ci aiutano a seguire i percorsi proposti, sempre più profondi (non bastava Tornado G, ora si fa anche aiutare!). Così abbiamo scoperto anche un certo Sieger Köderӧder che dipinge il Volto di Gesù “riflesso” nel vino del calice e nell’acqua del catino dove lava i piedi a Pietro e a noi tutti. I bambini della Prima Comunione, con i loro genitori, preparano una stazione della Via Crucis del Venerdì Santo Il Giovedì Santo li vede impegnati per la lavanda dei piedi. Il Venerdì Santo inizia con l’adorazione dei ragazzi e poi la Passione alle tre del pomeriggio, si conclude con la VIA CRUCIS, la sera, per le contrade

del paese, anche con Burligo. La chiesa è stata addobbata, in occasione dei Sacramenti, in modo molto estroso. Si sono visti aquiloni, globi e fontane, pesci rossi e perfino una barca a vela, ultimamente grandi mani e grande Porta Santa. Un ringraziamento è doveroso al gruppo “fiori” altrettanto estroso! Non ultimo per importanza “il canto”! Tornado G fa cantare tutti, dai 7 ai 77 anni! Grazie anche al coro che ci ha insegnato a cantare. Così sono cambiate le nostre abitudini nelle Domeniche ordinarie e nelle Funzioni Solenni. Ma non è finita, ci sono anche gli adulti!!! Un giorno Tornado G ha fatto dipingere le chiese delle frazioni con al centro la parrocchiale, con un cartiglio che le unisce come una strada: “ut unum sint” (che tutti siano una cosa sola). Questo logo è diventato il percorso per la catechesi per adulti. I primi anni sono state aperte le chiese delle frazioni per la catechesi e abbiamo letto le lettere dell’Apocalisse, oggi

ci sono i gruppi nelle case, uno per ogni frazione, dove viene proposto il cammino della diocesi. Ogni occasione è buona per seminare: i corsi per fidanzati, la preparazione dei genitori al Battesimo dei loro bimbi, gli incontri dei genitori per i Sacramenti, ma anche i funerali! E le messe al cimitero per i morti e poi le adorazioni del 1°venerdì del mese!!! Detto così sembra una gran confusione di proposte! Stiamo guardando l’opera di Tornado G dal verso sbagliato. E’ un arazzo!!! E noi stiamo guardando i fili e i nodi. Ma, se diamo una sbirciata al verso giusto, possiamo già ammirare il suo capolavoro: “la casa del pane”. Già, tutto questo lavoro, questo inventarsi cose nuove ogni giorno, serve ad un unico scopo: fare casa, quella di persone! Per ringraziare Tornado G non basta un regalo/oggetto. Il più bel regalo che possiamo fargli è: esserci! Oggi e domani! Grazie Don Giuseppe, è bello che tu sia qui!

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Parrocchie di Palazzago e Burligo Ottobre 2016

Parrocchie di Palazzago e Burligo Ottobre 2016

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Tempo di bilanci

Lo zelo per la sua casa

Consiglio Affari Economici La ricorrenza del 25° anniversario di ordinazione sacerdotale, per un prete rappresenta il raggiungimento di una tappa importante della vita, nella quale stilare un bilancio provvisorio. Non è il resoconto finale, ma è una sosta nella quale si prende fiato per ripartire con più slancio di prima. Ci si volta per un momento e si valuta il tratto di strada percorso da quando si è sentita, forte ed esigente, la Chiamata. Appena una sosta, per prendere consapevolezza di quanto il Signore abbia operato, sostenuto e guidato lungo il cammino fin qui vissuto. Un traguardo raggiunto per continuare l’impegnativa missione con il bagaglio di esperienze acquisito. E così il 25° di sacerdozio diventa occasione per rinnovare la volontà di seguire il Signore e di servirlo ancora più generosamente a vantaggio di tutti gli uomini ed in particolare di tutte quelle persone che il Signore ancora vorrà mettere sul cammino. Don Giuseppe, tu sei la guida e riferimento della nostra Comunità di Palazzago nel suo complesso: sei al servizio di tutto il paese, credenti e non credenti e proprio in un periodo difficile come quello attuale, sono straordinariamente importanti

Lettori, Caritas e Ambito Caritativo figure referenziali, persone in grado di operare e muoversi nelle realtà tenendo ben presente i mutamenti della nostra società e le virtù di riferimento. La crisi attuale, ancor prima che economica, è crisi di valori, per combatterla abbiamo bisogno di esempi, come tu ce li stai dando, che difendono e testimoniano qualità condivise: l’aiuto al prossimo, l’attenzione ai più deboli e ai malati, la solidarietà e la dignità della persona. In questi anni della tua presenza in questa comunità hai contribuito non solo ad aumentare la conoscenza di Dio, ma a renderLo vivo e presente nella nostra vita; hai permesso a Dio, con la celebrazione dei sacramenti, di mantenere la sua promessa: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Ma questa importante ricorrenza può essere spunto di riflessione anche per noi, sulle molte iniziative intraprese, specifiche di questo consiglio. Auguri carissimi, don Giuseppe! Che il Signore “Onnipotente nell’Amore”, ti ricolmi di ogni benedizione per essere ogni giorno, per la tua comunità, segno vivo della Misericordia di Dio. Grazie di cuore per ciò che fai ogni giorno per ognuno di noi.

E i discepoli allora si ricordarono che sta scritto in un Salmo: “Mi divora lo zelo per la tua casa” (Sal 69). Eccessivo il paragone? Chi, almeno una volta, non si è trovato a dire qualcosa di simile per Don Giuseppe? Lo si è visto subito con quanta e quale profonda passione questo prete intendeva spendersi, “senza misura” per trasformare la nostra comunità in una Chiesa attiva, dinamica; un popolo che cammina (…e canta, balla, prega, mangia, ride, soffre…) con e verso il suo Dio; una Chiesa in uscita direbbe il don sull’onda del monito di Papa Francesco; entusiasta testimone delle molteplici sfaccettature dell’unico Volto del Cristo. Le idee e le proposte sembrano uscire da un pozzo di S. Patrizio; ce n’è per tutti e, per tutti i giorni dell’anno. Non può passare inosservata l’attenzione meticolosa per la chiesa come luogo per la preghiera, il culto e la conservazione dell’Eucarestia; sia oggetto di una cura che esprima la preziosità della sua funzione. E la liturgia?! Viva, partecipata con gioia e fervore, responsabilmente, ognuno per la parte che gli compete. Ed ecco, per il gruppo dei lettori il GRAZIE a Don Giuseppe è difficile da contenere in poche righe; quanta pazienza con noi; consigli, sollecitazioni e “tirate d’orecchi” e, sussidi, messalini ed indicazioni dettagliate per giungere ben preparati al servizio, coscienti che è proclamazione della Parola di Dio. Grazie per averci “coltivati” meticolosamente anche con corsi specifici ed

inviti a liturgie e vari incontri di formazione e catechesi, per una preparazione tecnica, biblica e liturgica; per la cura della dizione e la comprensione letterale dei testi, per cercare di collocarli nel proprio contesto e per vivere più consapevolmente i riti e le funzioni dei vari tempi liturgici. “Per tutto quello che ci hai offerto e ci offri, perché ci fai crescere nonostante le nostre resistenze. GRAZIE DON GIUSEPPE”. Anche i gruppi Caritas, l’Ambito caritativo ed i Ministri Straordinari della Comunione esprimono il proprio grazie a don Giuseppe. I bisogni sono tanti e si possono vedere quando lo spirito di Carità impregna ogni giornata ed ogni gesto della vita. “Grazie perché ci spingi in questa direzione”. L’attenzione ai poveri, alle nuove fragilità sociali, ai malati, agli anziani, a casa o negli ospedali o nelle strutture specifiche, e gli interventi in collaborazione con la Caritas diocesana o con il Comune o con Associazioni possono sembrare briciole, ma per noi sono semi che “continui a seminare in terreni che stai coltivando e fertilizzando con impegno”.

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Parrocchie di Palazzago e Burligo Ottobre 2016

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Carta di identità di un uomo di Fede

Argento Vivo

Coro Parrocchiale Nome: Giuseppe Cognome: Navoni Professione: Sacerdote Età: 50 anni Primi passi giovani nel Seminario… la teologia… il mondo fuori… 25 anni di sacerdozio. Segni particolari: La Messa come una festa… il pellegrinaggio dell’uomo che trova il Cristo perché lo va cercando… la fatica di ricominciare ogni volta, la Comunità che vive e cammina… l’uguaglianza fondamentale di tutti i membri del gregge nei confronti dell’unico pastore… la presenza discreta ma attenta… il favore disponibile… la parola di conforto… il silenzio doloroso e partecipe…, le comunità di Leffe, Seriate, Palazzago e Burligo. E’ difficile riassumere 25 anni di vita in poche righe, ma di una cosa siamo certi: abbiamo incontrato un uomo di Dio. Grazie di cuore caro Don, non ci stancheremo mai di esprimerti la nostra gratitudine. Ci hai consolato, commosso, divertito, sorpreso, con gli “effetti speciali” della tua Fede ricca di umanità e di vita. Ci hai regalato tempi di grazia, ogni domenica, alla Messa. La Messa di una grande famiglia, delle nostre famiglie. Un’occasione per tutti divenuta bisogno vitale, indispensabile luogo dove ricaricarci e riprendere il cammino un po’ più forti, un po’ più ricchi… di speranza e di voglia di vivere. Creativo nella Fede, ricco di intelligenza in

Adolescenti e Giovani ogni situazione, abbiamo incontrato l’uomo-sacerdote che sulla propria pelle ha vissuto tutto ciò che ci ha predicato. Ci hai insegnato la forza di reagire sempre in un dialogo costante e originale con il Padre eterno, l’amore per la vita intesa come luogo di incontro con tutti. Ci hai detto e non solo a parole che essere cristiani è bello, che gioire è degno dell’uomo, che non dobbiamo vergognarci o avere paura di emozionarci perché vuol dire che siamo vivi. Siamo grati per la tua Fede, per la tua fraterna condivisione di questi anni, per gli orizzonti più vasti che ci hai indicato. Il progetto di Dio ha bisogno ancora oggi, come 25 anni fa, delle tue mani per continuare a benedire; ha bisogno delle tue labbra per continuare a parlare; ha bisogno del tuo cuore per continuare ad amare, ha bisogno di te per continuare a salvare. Oggi, testimoni di questo traguardo importante, ci sentiamo tutti partecipi dell’emozione del tuo sacerdozio, di chi come te ci fa gustare il sapore dell’amicizia, dei gesti semplici, della solidarietà, l’emozione delle parole franche e benevoli, la bellezza del cantare la musica di Dio, quella musica che tanto ti sta a cuore e che dà sapore alle nostre celebrazioni. E noi, raccolti in un coro e una voce sola, vogliamo dirti: Auguri vivissimi e… grazie di esistere .

Anche se non si dovrebbe, inizio con un ricordo personale: il primo incontro con don Giuseppe. Al suo arrivo nel 2008, faceva a tutti la stessa richiesta: «Ditemi tre buoni motivi per venire a Palazzago». Gli replicai più o meno così: «Di motivo ce n’è uno solo: ha scelto lei di fare il sacerdote». Ammetto di essere stato insolente, come spesso si è a diciotto anni. Con il senno di poi, però, non posso dire che la risposta fosse sbagliata: da quando lo conosciamo, ogni giorno don Giuseppe sceglie di fare il sacerdote. A ben vedere, potrebbe fare moltissime altre scelte: fiorista, ciclista, fotografo e attacchino, gelataio (con le sue Algide), designer (ha lanciato il marchio “Cose fatte bene”), tipografo (chiedetegli di una certa signora venuta dall’Est, tale Konica), regista e produttore (“Via Crucis” è la saga più famosa), event manager, un po’ cantan-

te e un po’ “strillone”, un po’ trafficante d’arte e un po’ guardia giurata (attenti alla videosorveglianza!)... scusate, queste sono cose che fa già. Con questo movimento, qualcosa lo abbiamo capito: il compito di fare il sacerdote non è così diverso dalla scelta di essere una comunità. E cioè, per citare alcuni passaggi con cui siamo cresciuti: avere uno “stile”, senza paura di cambiarlo; pensare in grande, ma non “da dive” o “da solisti”; prendere parte, non essere solo dei “membri”; “rinnovare il nostro grazie” a chi già lavora, ma non “aspettarsi sempre tutto pronto”. Da ultimo: “entrà sö ‘ndì laùr”! A volte sarà anche faticoso, ma si dice di noi giovani che abbiamo “l’argento vivo addosso”. Proprio come le tue nozze, caro don Giuseppe: nozze d’argento. Argento vivo.

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Parrocchie di Palazzago e Burligo Ottobre 2016

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Sacerdoti in divenire - Memoria e coraggio Mons. Daniele Rota Una famiglia di famiglie in festa a Palazzago. Tutti gli anni della vita sono sacri a Dio, sono suo dono e sua misericordia, ma vi sono alcune scadenze nel corso dell’esistenza che lo sono ancora di più. Il Venticinquesimo e Quarantesimo di Sacerdozio si collocano fra queste date di singolare rilevanza. La festa dei suoi preti poi per una Parrocchia è la festa di tutti, come lo è, ad esempio, la festa della mamma che è festa dell’intera famiglia. Così questa domenica del 2 ottobre 2016 rimarrà nella memoria di Palazzago come data unica e forse irrepetibile. Quando mai, con i terribili tempi che corrono, avremo ancora la gioia di celebrare in famiglia e in un sol giorno, tre Venticinquesimi e un Quarantesimo di Messa? Alla nostra ribalta, oggi ci sono

quattro figure e quattro volti di sacerdoti concelebranti che ci sono familiari, che fanno parte della nostra quotidianità, che condividono e guidano il nostro cammino sulle strade del Vangelo: Mons. Patrizio nostro concittadino, Don Giuseppe nostro Prevosto, Don Roberto suo collaboratore, Don Giampaolo collaboratore festivo. Per cui questa ricorrenza del 2 ottobre 2016 è decisamente importante anche perché vuol rappresentare per tutti e per ciascun parrocchiano una tappa nel viaggio comune e la vigilia per nuovi, programmatici itinerari. Al centro dell’attenzione, motivo della nostra letizia, sono certo i quattro sacerdoti festeggiati, il loro ministero giunge a un traguardo di grazie vissute nel tempo, di cui loro stessi a fatica riescono a rendersi conto: venticinque anni di ministero, come quaranta sono un abisso di esperienze spirituali e non solo, che danno le vertigini. Tutto questo nell’anno santo straordinario del Giubileo della divina Misericordia voluto da Papa Francesco per la redenzione di tutto il genere umano. La Misericordia per il sacerdote e per

il cristiano è una virtù di particolare valore perché ci assicura la salvezza. E’ lo strumento che ogni pastore d’anime tiene a disposizione per aprire ai credenti le porte dell’eternità beata. E’ la missione principale di ogni ministro della Chiesa: predicare il Vangelo, portare le anime a Dio e Dio alle anime attraverso la sua misericordia. La misericordia del Padre che si manifesta attraverso il ministero dei nostri pastori. Una misericordia per la giustificazione la quale è ben diversa da quella che siamo soliti considerare come espressione ed esigenza della convivenza umana. La giustizia degli uomini giudica la colpa, definisce la pena, stabilisce il danno… La giustizia divina perdona, perdona sempre, perdona soltanto. I nostri quattro sacerdoti che oggi festeggiamo sono detentori di questo immenso perdono, di questa prerogativa divina. Per questo li onoriamo e ci accostiamo a loro con intima gioia e sicura speranza. A lungo hanno esercitato questo loro ministero fra noi e vogliamo credere che ancora rimangano sui nostri intricati percorsi di vita vissuta. Vero è che in questi tempi si sono verificate e stanno verificandosi a livello planetario, tristi e terribili realtà di violenza e di morte. Le vittime non si contano, anche fra i sacerdoti. Questi martiri dei tempi nostri accentuano una realtà già di per sé grave: la scarsità di vocazioni al sacerdozio. Una crisi questa che nella sua gravità, non ha precedenti nella storia della Chiesa. I sacerdoti sono sempre più pochi, invecchiano, muoiono e le parrocchie e le anime anche qui da noi, restano senza pastore. Una tristezza dell’anima che fa temere per la tenuta stessa della fede nelle nostre terre. La Chiesa trova

consistenza soltanto attorno all’Eucaristia e non v’è Eucaristia senza ministro. La festa sacerdotale di oggi vuol risvegliare nella nostra comunità anche questo senso di vuoto che avvertiamo attorno ai sacerdoti i quali avanzano negli anni e alle loro spalle si accentua un vuoto che risucchia all’indietro l’azione misericordiosa del Padre. Oggi è anche la giornata delle vocazioni, del futuro della Chiesa, della fede da tramandare alle generazioni future. La Chiesa la quale, anche per i suoi sacerdoti, non teme il martirio, teme i tradimenti e gli abbandoni, la sordità e i dinieghi alla divina chiamata. I nostri adolescenti e i giovani oggi, in modo particolare, son chiamati a un sereno esame di identità per scoprire i valori e i perché dell’esistenza. Una scrollatina di spalle non giova né al loro futuro, né al bene della comunità. Ai nostri sacerdoti festeggiati auguriamo, volti agli anni a venire, una sempre più costante fedeltà al loro sacerdozio, un amore all’ideale che cresca nel tempo, per realizzare pienamente anche fra noi quella “Chiesa in uscita” che si fa tutta a tutti e che è l’auspicio più vibrante di Papa Francesco. Sempre grati a Dio, alla Vergine Santa Regina del Rosario che oggi celebriamo, a San Giovanni Battista nostro patrono, per i giorni che furono, che sono, che saranno.

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Parrocchie di Palazzago e Burligo Ottobre 2016

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La fiamma nel cuore Mons. Patrizio Rota Scalabrini «Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del proprio Figlio» (Atti degli Apostoli 20,28). Queste parole sono rivolte da Paolo ai presbiteri della chiesa di Efeso, durante il discorso con cui si congeda e nel quale traccia anche un profilo del loro ministero pastorale. È questo tratto della custodia vigile, attenta e amorosa del gregge del Signore che riconosciamo senza esitazioni nel servizio che don Giuseppe dona da quasi un decennio alla comunità cristiana di Palazzago. È una questione di passione e di stile. La passione è un fuoco interiore che muove tutto, dalla mente al corpo, dai pensieri alla parola. Non a caso don Giuseppe ama molto il pittore Arcabas, di cui ammira il dipinto in cui Gesù cammina tra i due discepoli di Emmaus, infiammando il loro cuore. Questa passione si palesa anzitutto nell’incontrare le persone, nell’ascolta-

re i loro bisogni, nel farsi carico dei loro problemi e nel condividere le loro gioie. Ed è così che il popolo di Dio affidato a don Giuseppe si sente accudito, rinvigorito, rimotivato nello scegliere un’adesione personale al Signore, e non massa che si accontenta semplicemente di mantenere una tradizione. Passione che poi si riversa nella proposta di tante iniziative, tutte volte non solo ad animare la comunità di fede, ma anche quella civile. Don Giuseppe non si limita a lanciare stimoli, sollecitazioni, ma sa convogliare e far collaborare competenze diverse, scoprire energie magari latenti in attesa di essere liberate per una fruttuosa disponibilità. E poi c’è tutto il suo lavoro per restituire alla loro bellezza e funzionalità le tante strutture di cui la parrocchia di Palazzago deve farsi carico, partendo dalle splendide chiese e chiesette delle singole frazioni fino a giungere alla Casa di Comunità. Certamente egli profonde la sua grande sensibilità artistica, che si manifesta non solo nella cura degli ambienti con le loro opere d’arte, ma anche nella promozione e comunicazione degli

eventi, e in particolare nelle celebrazioni liturgiche e paraliturgiche (come per il Natale, la Quaresima, la Via Crucis…). Il suo agire rivela uno stile che riflette la ricchezza della sua persona. Anzitutto uno stile di azione intelligente e competente. È l’intelligenza che l’estensore di questo contributo – essendone stato prima educatore e poi docente in teologia – ha riconosciuto in lui fin dagli anni del Seminario. All’intelligenza don Giuseppe ha saputo unire lo sforzo di approfondimento, di riflessione sulle problematiche attuali, specie quelle del mondo giovanile. E così ha maturato una solida competenza attraverso gli anni di servizio nell’oratorio di Leffe e poi nel grande oratorio di Seriate, competenza di cui oggi possono godere sia la comunità di Palazzago che quelle limitrofe. Uno stile di collaborazione fraterna con gli altri sacerdoti per creare una vera unità pastorale; e proprio per questa sua ricerca di un lavoro pensato e realizzato insieme è stato scelto come Vicario del Vicariato di Ponte S. Pietro-Mapello. È la collaborazione che peraltro egli sollecita continuamente – con cordialità e fermezza – tra i vari gruppi e le singole frazioni. E la sua attenzione alla collaborazione fraterna si manifesta poi anche nel saper valorizzare quei sacerdoti che il Vescovo manda a prestare un loro servizio sia pure temporaneo, per le particolari necessità della parrocchia. In tutto questo, don Giuseppe si applica sempre con grande tenacia, non iniziando mai qualcosa per poi lasciarla sospesa. I suoi più stretti collaboratori

conoscono bene questa tenacia e la sua incredibile resistenza alle fatiche, e anche alle frustrazioni! Intelligenza, competenza, tenacia, sensibilità non dicono ancora la realtà più profonda e più vera della persona di don Giuseppe: il suo amore per Gesù e per la sua Chiesa. Ed è per questo che, al di sopra di tutti gli impegni – a volte davvero logoranti – egli non manca mai di curare con estrema dedizione l’annuncio della Parola (dalle sue splendide omelie alla catechesi, alle giornate di ritiro spirituale, ai pellegrinaggi) e la celebrazione dei sacramenti. Attraverso questa sua cura, in cui peraltro profonde la sua grande creatività, è stato davvero possibile per molti fare la scoperta della bellezza affascinante della forza della liturgia. Pensando a don Giuseppe e al suo servizio nella comunità cristiana di Palazzago, la mente va così al profeta, quando esclama: «Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: “Regna il tuo Dio”» (Isaia 52,7).

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Parrocchie di Palazzago e Burligo Ottobre 2016

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Un pensiero di augurio

Come il Buon Pastore

Mons. Lino Casati

Don Paolo Mazzoleni La figura del sacerdote ha in primo piano il riferimento alla figura di Gesù Buon Pastore che si prende cura di tutte le sue pecorelle, che le pasce, le porta ai pascoli, alle fonti per dissetarsi e le protegge. Quante belle immagini di grandi pittori abbiamo potuto osservare, attraverso le quali si è evidenziata la maestà, la dolcezza, la tenerezza del vero pastore. Gesù, sommo pastore, è maestro, guida, salvatore, dispensatore di ogni grazie. A sua volta, Gesù, ha voluto far crescere alla sua scuola, formare altri pastori: gli apostoli e successori che lungo i secoli avrebbero portato il suo messaggio salvifico. Ecco i sacerdoti nella loro grande dignità e umiltà, dispensatori di doni del Signore.

Quest’anno ricordiamo il XXV anno di sacerdozio di don Giuseppe, che attualmente svolge il suo ministero sacerdotale tra noi: dal 2008 prevosto di Palazzago e dal 2015 anche parroco di Burligo. Don Giuseppe possiede un grande zelo; la sua ansia di portare il messaggio evangelico è spiccata, le sue iniziative molteplici. Ognuno di noi deve essere a fianco del sacerdote per aiutarlo nella sua missione e sentirsi cooperatore del Regno di Dio nello spirito di pace e amore. Auguriamo a don Giuseppe che sia sempre il pastore mite e buono, comprensivo, che porta serenità e pace a tutte le persone.

Quando un prete si ferma un attimo e rivede 25 anni del suo ministero presbiterale penso che in lui spontaneamente sorgano alcuni sentimenti. La riconoscenza prima di tutto, per la grazia della vita spesa nel ministero: in essa ha sperimento il tanto che ha ricevuto dal Signore attraverso persone, vicende, esperienze, condivisioni e realizzazioni, ma anche attraverso delusioni che lo hanno fatto crescere. Lo stupore per quello che le sue fragili capacità hanno saputo generare, segno paradossale ma reale dell’azione dello Spirito nel mondo e in lui stesso. La sorpresa di vedere le tante cose che in 25 anni gli è capitato di compiere nello sforzo, mai scontato, di essere fedele al mandato affidatogli dalla Chiesa. Il desiderio appassionato di dare continuità, magari in forme diverse a seconda delle persone e delle situazioni, a questa obbedienza alla chiamata. Naturalmente questo non vuol dire che egli non debba rimproverarsi nulla o che non avverta anche sofferenza per la sua debolezza. Eppure, celebrando 25 anni di prete, oggetto di memoria gioiosa e grata sono le varie forme attraverso le quali Dio ha agito nella sua vita. Pensando a don Giuseppe mi sorgono gli stessi sentimenti, mentre mi passano nella mente i sei anni nei quali ho condiviso il tempo di ministero a Palazzago celebrando l’eucaristia domenicale e il sacramento della riconciliazione. La riconoscenza prima di tutto per la vici-

nanza rispettosa e attenta, espressione di una sensibilità d’animo che non è scontata neanche in noi preti. Lo stupore per la sua non comune capacità creativa di immaginare forme e modi per dire il Vangelo e per comunicarlo nel linguaggio e nell’esperienza dell’uomo, e dei giovani, di oggi. La sorpresa, vedendo il coraggio e la tenacia nel proporre e nel guidare pratiche pastorali e nuove iniziative, segno questo di una convinzione profonda sulla necessità che una comunità cristiana si lasci affascinare dal Vangelo come bella notizia per la vita dell’uomo. Infine, l’attenzione alla bellezza della liturgia e lo sforzo di “legarla” all’insieme delle pratiche pastorali della comunità cristiana, per dare coerenza e unità ai vari momenti nei quali si ritrova la comunità tutta (o alcuni settori di essa), sono stati per me motivo di felice sorpresa. Tutto questo non significa “fare il panegirico” di don Giuseppe (questo se mai lo farà qualcun altro quando celebrerà il suo 75 di sacerdozio). Semplicemente vorrei vedere questa tappa della vita di un prete, di don Giuseppe in particolare, non semplicemente come la continuazione o riXXV don Giuseppe Parrocchie di Palazzago e Burligo Ottobre 2016

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petizione dell’entusiasmo dei primi mesi o anni. Piuttosto tale tappa mi pare una sorta di seconda chiamata che sopravviene appunto dopo alcuni anni dalla prima. In essa magari non c’è più l’entusiasmo ingenuo, e a volte un po’ irruento, dell’inizio. Piuttosto c’è una sorta di “istruzione” generata dalla fatica, tanta o poca in 25 anni di prete, e dall’esperienza delle proprie fragilità e a volte fallimenti o anche dalle attese eccessive e dalle incomprensioni patite. Questa “istruzione” gli ha però consentito di riscoprire in modo nuovo e più maturo la chiamata originaria e gli ha permesso di toccare con mano la fedeltà del Signore nei propri confronti. Fedeltà che è all’origine della dedizione appassionata e creativa nel servizio al Vangelo attraverso le comunità di Palazzago e, più recentemente, anche di Burligo. Quei sentimenti, di cui dicevo all’inizio, probabilmente affondano le loro radici nel temperamento, nella formazione, nella volontà, nella persona di don Giuseppe. Tuttavia

io penso che il suo stile e il suo modo di essere e di fare il prete ora, siano il frutto non solo di attitudini naturali ma di questa esperienza nella quale il Signore ha instancabilmente plasmato il “vaso” della sua persona, affinché potesse contenere, custodire e poi versare tutta l’abbondanza del tesoro che è il Vangelo. A don Giuseppe, insieme alla gratitudine e alla gioia per questo evento, vorrei augurare di conservare sempre quella carità pastorale che è fatta di passione per l’umanità del Vangelo e di paziente attenzione a dare coerenza alle pratiche pastorali quale segno di unità della comunità e fra le comunità. Una carità pastorale che è sintonia non ripetitiva con il cammino della Chiesa di Bergamo presieduta dal Vescovo, perché solo così non si dimentica di essere stati mandati a servizio di una Chiesa attraverso quelle comunità che sono le parrocchie. Comunità che per altro sono sempre il luogo che concorre in modo determinante alla crescita umana e cristiana di un prete.

Alcuni anni... Don Gianpaolo Tironi Pensando al legame che ho avuto con don Giuseppe, mi è venuta in mente l’espressione: “alcuni anni”… In realtà sono molti anni. Alcuni anni legati a cosa? Vi verrà spontaneo pensare all’ordinazione, poiché si sta ricordando il XXV anniversario di messa di don Giuseppe. Ed è un pensiero legittimo. Ma io ho pensato agli anni del cammino in seminario che, sia per me, sia per don Giuseppe, è cominciato quattordici anni prima dell’ordinazione, all’inizio dell’anno scolastico 1977-1978. Credo fosse proprio il 1 ottobre 1977, come era solito cominciare l’anno scolastico in quei tempi. Quindi 25 più 14 fa 39! Ci conosciamo dunque da una vita! Ma i giochi matematici con cui si incrociano le nostre vite non finiscono qui: ci sono anche gli 11 anni in cui io sono stato parroco a Pognano, il suo paese di origine, molto amato da don Giuseppe. Undici anni in cui la relazione tra noi ha conosciuto una nuova profondità, nuove vicinanze. Poi, mi sono venuti in mente gli ultimi due anni, quelli sì, ancora pochi, nemmeno da indicare con la parola “alcuni”: due anni in cui mi sono accostato al suo servizio di pastore nelle comunità di Palazzago e Burligo. Quattordici anni di seminario

Le Fiaccole del Cuore, insieme al Gruppo Calcio Oratorio, sono lieti di festeggiare nella propria Parrocchia la ricorrenza del 25° anno di consacrazione sacerdotale di Don Giuseppe, ringraziandolo per tutto il suo lavoro svolto nell’aiutare, consigliare e fare da guida spirituale nei vari Pellegrinaggi ciclo-podistici.

Eravamo ragazzini con nel cuore un orizzonte di vita già abbastanza determinato: volevamo diventare preti. Ci sembrava una cosa bella, un desiderio grande che eravamo chiamati a realizzare. Io e Giuseppe (allora non era ancora don…) abbiamo co-

minciato in due sezioni diverse. Non ricordo di preciso quanti eravamo ma all’incirca una quarantina. Responsabile di questo gruppo fu allora un giovane prete la cui vicenda rimarrà legata alla nostra vita: un certo don Patrizio Rota Scalabrini, che forse qualcuno dei lettori conosce… Noi sapevamo che lui insegnava Sacra Scrittura ai grandi ma ciò che ci colpiva di lui era il suo essere velocissimo nel correre, la sua immediatezza e la sua spontanea allegria; oltre al fatto che ci insegnava molte cose, era il nostro punto di riferimento e ci aiutava a pregare anche con i gesti, il corpo; cosa che allora sembrava davvero inconsueta… Dunque eravamo due gruppi di più o meno venti da una parte e venti dall’altra. Se la memoria non mi inganna io ero nella B e lui nella A. Una caratteristica che mi servì subito per distinguerlo dagli altri era che lui era in classe con suo cugino, Antonio (oggi anche lui don Antonio…). Due cugini nella stessa sezione era una situazione sufficientemente singolare per poterli riconoscere oltre ai loro nomi.

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Né io né lui eravamo dei draghi nello sport: se così non fosse stato forse ci saremmo conosciuti più facilmente perché quelli bravi a giocare a calcio erano anche quelli che costituivano le squadre e questo li metteva nella situazione di conoscere i propri coetanei. Ricordo però in Terza media che io giocavo nella squadra di basket e che Beppe (così a volte lo chiamavamo) aveva organizzato il tifo con striscioni e scritte che avevano già dell’artistico, quell’attenzione alla pulizia e alla forma che poi gli riconoscemmo sempre di più… Un altro ricordo della sua perizia e bravura sono le ‘vetrate’ realizzate con il cartoncino nero e la carta velina colorata: ricordo ancora quelle immagini stilizzate a cui si era posta dietro una luce e che riportavano gli episodi dei vangeli di Avvento: ero rimasto ammirato per la bellezza di quelle opere. Gli anni delle medie sono passati come un lampo. Più faticosi sono stati gli anni dell’adolescenza: la crescita, lo sviluppo fisico, il desiderio di capire chi fossimo… Io ricordo Giuseppe in quegli anni come un ragazzo che era molto più autonomo e capace di molti altri; lo ricordo anche affrontare con una certa forza anche il confronto con i superiori; lo ricordo amante della parola (sia quella con la p minuscola, sia quella con la p maiuscola), della lettura, dell’arte. Penso di non svelare nessun segreto di stato se scrivo che Giuseppe è stato un leader nella classe che nel frattempo era diven-

tata unica perché assottigliata nel numero. Non posso prolungare troppo il mio scritto e allora vi do due pennellate sulla teologia: quegli anni sono stati ricchissimi di spunti, di riflessioni e scoperte che abbiamo condiviso. Di questi anni, indimenticabili sono stati certamente la scuola (Giuseppe sapeva prendere appunti in modo intelligente e veloce e non si faceva problema a prestarli a chi rimaneva indietro…) e le esperienze di preghiera e di spiritualità. Chi ci guidava era un terzetto di formatori che ci hanno davvero plasmato: mons. Roberto Amadei che sarebbe poi diventato vescovo di Bergamo; don Maurizio Gervasoni e don Gianni Carzaniga… E poi, quegli anni, sono stati anni di servizio: in parrocchia, da prefetti (cioè educatori dei seminaristi più piccoli di noi), nei compiti legati alla vita della comunità di teologia. Ricordo Giuseppe messo alla prova nello svolgere il servizio di prefetto nella comunità del liceo; lo ricordo indaffarato come sacrista nella cappella della teologia, nella Chiesa Ipogea del seminario e anche in duomo… In quei quattordici anni la promessa di una vita dedicata nel sacerdozio ha sempre più preso forma e per noi ha trovato il suo primo compimento proprio nell’ordinazione ricevuta l’8 giugno 1991. Quel giorno, per l’imposizione delle mani di mons. Giulio Oggioni, la nostra umanità che era cresciuta e si era solidificata nell’esperienza formativa del seminario veniva dichiarata degna della vocazione al presbiterato. Venticinque anni di ordinazione Mi sento di sottolineare che in questi venticinque anni ogni seconda domenica del mese la nostra classe di ordinazione ha avuto un appuntamento fisso serale: una

pizzata al mese, al termine della giornata più impegnativa della settimana per un prete impegnato in parrocchia. Solo per una pizza? E il confronto spirituale e teologico e culturale? Poca roba, potrebbero dire alcuni. Eppure, pur con alti e bassi, questo appuntamento ci ha aiutato a stare un po’ vicini e a raccogliere gioie e dolori dei nostri compagni ordinazione, dei nostri confratelli. Don Giuseppe è stato certamente molto più assiduo di me a questi incontri e, certo, non per la pizza, ma proprio per incontrare i propri compagni di messa. Insieme al sapore delle pizze, sentivamo il sapore buono e

forte della promessa che aveva caratterizzato la nostra esistenza nei tempi del seminario e che ci aveva fatto diventare una classe, un gruppo di persone che avevano condiviso una storia comune, un gruppo di fratelli. Per lo meno il ricordo per chi oggi vive un momento di prova tra noi è costante… Undici anni nel paese di origine Nell’anno 2000, quello del Grande Giubileo, mentre don Giuseppe era curato a Seriate arrivò per me la chiamata del vescovo Roberto a diventare parroco a Pognano. Pognano era il paese di mons. Roberto ma anche dei miei due compagni di messa, i cugini Navoni! Ci sono andato molto volentieri e ho vissuto anni bellissimi. Stando lì ho conosciuto anche un don Giuseppe più intimo e i suoi più cari: la mamma Maria, la nipotina (allora!) Roberta, il fratello Franco e la cognata Carla sempre generosi nel dare tempo e passione alla comunità parrocchiale. Ho avuto modo di sentire i racconti di Giuseppe da ragazzino che celebrava la messa, come faceva il parroco (!), di Giuseppe adolescente e giovane che animava tantissimi momenti della vita parrocchiale,

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di Giuseppe capace di coinvolgere coetanei e ragazzi più giovani in molte iniziative, non ultime quelle dal taglio formativo e spirituale. Quando si vive nello stesso luogo ci si trova a condividere anche aspetti molto personali e delicati. Conservo nel cuore con riconoscenza e rispetto molte confidenze consegnatemi da chi ha conosciuto Giuseppe e che gli ha voluto bene. Sono grato a Dio per questo incrocio di vite, per questi incontri, per avermi dato la responsabilità di custodire le storie di tante persone.

Due anni di condivisione di un servizio Alla fine, ecco gli ultimi due anni in cui ci siamo ritrovati. Per undici anni io sono stato il parroco del suo paese di origine; ora sono il suo curato festivo! Bella la chiesa che ci fa vivere compiti diversi nell’ottica del servizio e non del potere. E fortunato io che ho trovato un parroco paziente e generoso. Esemplare in tanti aspetti del ministero. Ho ritrovato il Giuseppe creativo e il Giuseppe leader, trascinatore, capace di coinvolgere.

Ho trovato un prete capace di attenzioni e finezze e generosità che mi stupiscono sempre. Attenzioni, finezze e generosità nell’accogliermi, nel ricordare piccole e grandi ricorrenze, nel preoccuparsi di me e degli altri impegni che ho nel mio ministero. In questi due anni ho visto la sua attenzione per la dimensione comunitaria dei cammini, la cura al coinvolgimento delle persone in tanti momenti, l’attenzione al cammino spirituale dei singoli e dei gruppi e ho potuto partecipare a celebrazioni presiedute da don Giuseppe che mi hanno suscitato preghiere e pensieri buoni. Ho condiviso anche il passaggio da parroco di Palazzago a parroco anche di Burligo con le preoccupazioni e le gioie che questo ha comportato e comporta. Pur stando in una posizione discosta, ho condiviso l’impegno della ristrutturazione radicale della casa parrocchiale che nel pensiero di don Giuseppe deve diventare un luogo di riferimento per la comunità. Pur nella brevità del servizio ho già avuto modo di condividere tanti momenti belli. Un momento particolarmente bello è quando riusciamo a trovare il tempo di una chiacchierata riferita al cammino delle comunità e di come questo ci chiede di costruire una modalità magari nuova, magari migliore di essere preti, pastori. La vita della comunità provoca il prete ad essere tale nella cura attenta ai cammini di fede di ognuno. Lo sforzo è quello di mettere insieme il Vangelo, la Tradizione buona della Chiesa e la vita concreta di una comunità parrocchiale. Quando ci capita di fare questo sforzo, a me sembra che stiamo cercando di rispondere a ciò che il Signore vuole da noi. E sono molto contento e grato di farlo con un mio confratello prete, ordinato con me, che sa tante cose della mia persona, di cui so tante cose della sua storia…

Sull’elicottero come su ali d’aquila Don Cesare Passera Che storia la sera dell’8 giugno del 1991 nel paese di Pognano con la grande festa preparata da tutta la popolazione per l’ordinazione sacerdotale dei due cugini Navoni, don Giuseppe e don Antonio! Io ero parroco da 10 mesi, quindi alle prime armi, ma subito ho avuto la netta sensazione che quell’evento stava a cuore a tutti, ma proprio tutti, piccoli e grandi, vicini e lontani, praticanti e non, insomma coinvolgeva davvero tutti i pognanesi. Con stupore e ammirazione ho visto le donne organizzarsi nel preparare i fiori per abbellire le case e le vie, mentre gli

uomini allestivano nei luoghi strategici del paese porte e archi, con scritte inneggianti ai due preti novelli. Nessuno era spettatore, tutti avevano un compito da svolgere una mansione

da portare a termine. Ho toccato con mano che quella fosse sentita e vissuta come la festa di tutti, don Giuseppe e don Antonio erano i figli di ogni famiglia, come se in loro si realizzasse un desiderio o un sogno che abitava il cuore di ogni mamma e di ogni papà. Si, la sera dell’8 giugno siamo arrivati dal cielo, su quell’elicottero c’erano i due novelli sacerdoti, don Giuseppe e don Antonio, freschi di ordinazione, il sindaco e io,mentre il vescovo Mons. Roberto Amadei aveva preferito aspettare a terra. Che spettacolo Pognano dall’alto, in una serata piena di emozioni, con il sole al tramonto che allungava le ombre delle case e degli alberi e disegnava nel cielo tutti i colori della tavolozza! Guardando dall’alto si vedeva bene che tutto il paese era deserto, tutte le persone erano accorse presso il santuario di San Giuseppe, dove il contadino aveva tagliato l’erba per permettere un facile e comodo atterraggio e poi via sul tappeto rosso dove don Giuseppe e don Antonio hanno accolto l’applauso e l’abbraccio della gente. I tifosi di calcio direbbero in puro dialetto “pel de poia” ed è vero, dopo 25 anni mi commuovo ancora a pensare e a rivivere quei giorni, densi di preparativi esteriori, ma anche di momenti di preghiera e di annuncio della Parola di Dio. Il proverbio dice, che “chi ben comincia

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è a metà dell’opera” ebbene don Giuseppe ha fatto tesoro di quella grande festa e si è sempre adoperato perché il suo essere prete, da curato a Leffe e a Seriate e da parroco a Palazzago, portasse in dote i caratteri dell’evangelii gaudium, cioè di un servizio pastorale gioioso e luminoso, capace di essere generativo. Don Giuseppe in questi suoi primi 25 anni di sacerdozio ha imparato ad esse-

Augere! Don Emiliano Poloni Augere! Voce del verbo seminare cioè andare in profondità. Stupore e meraviglia per ciò che ogni giorno si rinnova e cresce. Condividendo i due anni trascorsi insieme mentre mi stavo preparando per l’ordinazione ho sperimentato il tuo desiderio di spenderti per la comunità, il desiderio di crescere con gli altri guidati da un Senso, dal gusto del bello, dalle “cose fatte bene”. Auguri! Cresci sempre nel testimoniare e condividere la tua passione per le storie che ogni giorno intrecci per narrare la storia di Chi per primo ha intrecciato la tua.

re libero, per essere più fedele alla vocazione nell’essenzialità, senza essere schiavo della paura e dell’ipocrisia, ha testimoniato la giovinezza dell’essere prete, per offrire alle comunità che ha servito con generosità e impegno la possibilità di respirare un’aria di libertà e di speranza. Di sicuro gli è rimasto quello sguardo sul mondo visto dal finestrino dell’elicottero, quella sera dell’8 giugno 1991, una visione sulla realtà a 360 gradi senza chiusure e pregiudizi, ma nello stesso tempo con occhio lungimirante e ali d’aquila che sanno scrutare lontano nell’abbraccio del Padre Lui si , caro don Giuseppe, “ti farà brillar, come il sole,così nelle sue mani vivrai”. Tanti auguri e un abbraccio forte.

Come edera... Davide Invernizzi

«Colui che vi chiama è fedele» (1 Ts 5,24) è la frase che ha guidato il tuo essere prete in questi 25 anni. Conoscendoti e condividendo tempo con te posso dire che la sua fedeltà l’hai sperimentata moltissime volte, anche nelle occasioni in cui i Suoi disegni ti sembravano poco chiari. La Sua fedeltà ti ha guidato e nello stesso tempo ti sei fatto testimone fedele presso gli altri di questa fedeltà: fedeltà nella preghiera e nella celebrazione dell’Eucarestia, nel stare con la gente, nell’essere pastore e guida, nelle varie attività spirituali e ricreative, senza mai mollare e lasciare nulla di adempiuto. Un secondo pensiero mi viene dalla nuova traduzione della frase da te scelta 25 anni fa: «Degno di fede è Colui che chiama». Questa citazione dice non solo la fedeltà di Dio per te, ma la fede che hai dato degnamente a Lui, lo hai seguito in quello che ti ha chiesto e continui a farlo nella tua vita. Penso che sia una delle cose che io da seminarista sto guardando con attenzione

e ammirazione. Mi permetto un ricordo: una volta hai fatto una predica di Pasqua proprio sulla fedeltà, usando l’immagine dell’edera: fedele perché si attacca, perché segue i contorni dell’oggetto a cui si aggrappa. In questi 25 anni credo che come l’edera hai preso la forma del crocifisso e l’hai trasmessa a chi hai incontrato. Ti auguro ancora di essere come edera… perché possa aderire sempre alla sequela di Cristo, che è la sua Passione; perché tu possa guidare le comunità affidate all’amicizia con Dio; perché possa essere attaccato alla figura del buon pastore nel tuo ministero; perché aiuti altri a lasciarsi sorprendere dalla vocazione al sacerdozio; perché l’Amore di Dio sia nella Chiesa. Ti ringrazio per quando sei stato edera per me nella fedeltà di seguirmi, incoraggiarmi e aiutandomi ad approfondire molti aspetti della vita del prete. Con amicizia e affetto.

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Interlocutore cordiale e disponibile

Con il massimo dell’impegno

Il Sindaco di Palazzago, Michele Jacobelli La ricorrenza del 25° di Sacerdozio è per me una gradita occasione per ringraziare don Giuseppe Navoni per il ministero che svolge nella comunità cristiana di Palazzago e per lo spirito di iniziativa nel promuovere le attività parrocchiali e nel realizzare opere importanti. Anche a nome dell’Amministrazione comunale posso dire di avere trovato nel Parroco un interlocutore cordiale e disponibile con il quale è stato possibile collaborare in maniera proficua.

Corpo Musicale Gioacchino Rossini A tal proposito voglio ricordare, con tanta riconoscenza, la funzione religiosa con la quale abbiamo accolto i tre Caduti rientrati in Patria, risolvendo con la Diocesi la sovrapposizione della liturgia di Ognissanti con quella delle esequie ai nostri cari Soldati. La cordialità e la disponibilità di don Giuseppe rende possibile valutare insieme altri progetti che hanno come fine la pubblica utilità, in una naturale collaborazione tra Comune e Parrocchia. L’augurio e’ che don Giuseppe continui ad esercitare con tanta energia e sapienza il suo Ministero tra noi e con questo pensiero formulo, a nome della cittadinanza di Palazzago, i più sinceri e riconoscenti auguri per i Suoi 25 anni di Sacerdozio.

Non sono lontane due date importanti: 8 giugno 1991, Lei, don Giuseppe, veniva consacrato sacerdote; oggi siamo onorati di festeggiare insieme questo traguardo; 19 ottobre 2008, Lei, don Giuseppe, entrava ufficialmente in quella di Palazzago come Parroco pro tempore; ricordiamo il suo entusiasmo, la sua serenità, la sua intraprendenza. Siamo stati felici di accoglierLa parlandoLe con la nostra musica, ora siamo felici di averLa nella nostra Comunità come ambasciatore di Fede, che apprezza la nostra presenza alle cerimonie. Siamo orgogliosi di condividere con

eventi e festività, per come cura la chiesa, per come prepara nei singoli dettagli ogni cerimonia e soprattutto per tutto quanto ci trasmette quando ci testimonia il Vangelo. Grazie.

Lei finalità che esprimono arte, canto e musica, portando allegria tra la nostra gente. Le cose migliori si ottengono con il massimo dell’impegno e della passione, questo lo riconosciamo in Lei, inimitabile per il suo far bene per la Comunità, per il suo carisma, per come affronta

Siamo lieti di prendere parte alla sua festa, pensando che quando suoniamo musica religiosa stiamo pregando due volte, una di queste la dedichiamo a Lei. Congratulazioni per il suo 25°anniversario di sacerdozio, con stima.

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L’augurio delle Associazioni Pro Loco Egregio Don Giuseppe Navoni, in occasione del 25 anniversario di consacrazione della vita sacerdotale, l’Associazione Pro Loco di Palazzago si sente in dovere di ringraziarla per la generosità, l’impegno, la dedizione, la pazienza e tutto quanto di buono e di bello ha por-

tato nella nostra Parrocchia e continua giornalmente ad essere di esempio per grandi e piccoli. In momenti così difficili, il suo esempio di vita pastorale verso la nostra comunità, ci è da sprono e ci dà la forza ed il coraggio di proseguire nel cammino difficile e irto di difficoltà, per il traguardo finale che ci porterà verso l’incontro con Gesù. Un sincero augurio.

Il direttivo Aido di Palazzago, in rappresentanza dei numerosi associati, si felicita con don Giuseppe per il compimento del 25° anno

di consacrazione sacerdotale. L’augurio è di poter esercitare un altrettanto lungo e fruttuoso periodo di ministero diffondendo la “Buona Novella” nei migliori modi che il Signore saprà indicare.

Aido

ANMIL Caro Don Giuseppe, a nome del gruppo A.N.M.I.L. di Palazzago e mio personale esprimo i più sentiti auguri per il 25° anniversario della sua consacrazione a sacerdote. Per quel che ci riguarda anche nell’ultima nostra festa durante la Santa

messa abbiamo colto in lei quel modo di far coesistere la parola del Signore con la nostra associazione. La ringrazio ancora una volta per la sua sensibilità, disponibilità che ci ha sempre riservato. Don Giuseppe, le auguriamo un lungo cammino al servizio di Gesù Cristo affinché il suo carisma sacerdotale non si spenga mai.

Gruppo Alpini Mi si chiede di redigere alcune riflessioni in occasione del XXV anno di sacerdozio di don Giuseppe... ...sicuramente noi Alpini, non siamo fra gli amici più vicini, ma è dato certo, fra i più rispettosi. Essere Alpini è sinonimo di condivisione degli ideali e dei valori di libertà, di pace, di solidarietà e di fratellanza. Valori che don Giuseppe, in questi anni di permanenza in mezzo a noi, ha manifestato di condividere. Don Giuseppe ama la sua Chiesa con cuore ardente ed affettuoso ed esercita la sua professione di sacerdote con tanto amore. Ha la virtù di conquistare l’affetto e la stima di quanti lo avvicinano con un carattere fermo quanto determinato.

Promuove feste con l’intento di coltivare nel miglior modo possibile la sua gioventù con ardimento, saggezza e tenacia. Impetuoso nello spronare propri parrocchiani nell’operazione di ristrutturazione della casa parrocchiale. Caro don Giuseppe, gli Alpini la pensano e la vedono così!!! In conclusione le auguriamo tanto bene e che il suo fecondo apostolato pastorale possa continuare nel tempo con le migliori soddisfazioni.

Gruppo Fanti Il gruppo Fanti, certo di interpretare il sentimento di tutta la popolazione gioisce con Lei nel 25° anniversario di Ordinazione Sacerdotale , tappa importante nello svolgimento del Suo ministero, augurandole ogni bene. Se il Sacerdozio per Lei è stato una scelta e un dono, per la nostra comunità, la Sua venuta tra noi è stata un grandissimo dono e lo sarà anche per l’avvenire. Quanto umanamente e spiritualmente profuso da Lei in questi anni, ha dato nuova vita a bambini, giovani e meno giovani, praticamente a tutta la comunità di Palazzago, suscitando ammirazione e stima anche nelle comunità vicine.

Orgogliosi e fieri del suo operato, il gruppo Fanti di Palazzago Le rinnova sinceri auguri e Le rivolge un grazie dal profondo del cuore per l’enorme contributo che con la Sua presenza a dato a noi fedeli e che ne siamo certi continuerà a prodigare nel Suo servizio per gli anni a venire.

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Mi ami tu?

Polisportiva

Le ragazze e i ragazzi più giovani e meno giovani della Polisportiva insieme a tutto il direttivo partecipano con gioia alla celebrazione del venticinquesimo dell’Ordinazione Sacerdotale di Don Giuseppe. Siamo molto contenti e fortunati ad avere Don Giuseppe come nostro Parroco. Sin da primi tempi del suo arrivo a Palazzago ha usato inventiva ed energia per offrire nuove attività e nuovi spazi che aiutino i giovani a crescere sani e motivati nel progredire e dare il meglio di sé. Don Giuseppe ha insegnato ai nostri giovani ad identificare obbiettivi che danno senso e soddisfazione alla loro vita individuale e sociale. In un mondo dove tendiamo ad isolarci, Don Giuseppe insegna ad aprirsi agli

altri, costruire il futuro insieme, gioire di successi e accettare sconfitte insieme. Questo modo di operare di Don Giuseppe con i giovani di Palazzago è diventato modello e incoraggiamento per la Polisportiva di Palazzago. Don Giuseppe ci insegna che quando si perde si impara ad accettare l’insuccesso e a vivere con l’esperienza ricavata guardando avanti per fare meglio la prossima volta. Se non ci fosse stato il suo esempio, il direttivo della Polisportiva sarebbe stato meno determinato nel perseguire la sua strada di raggiungere obbiettivi di crescita comune ottenuta tramite attività sportive. Approfittiamo perciò della felice occasione del venticinquesimo di ordinazione sacerdotale di Don Giuseppe per mostrargli la nostra riconoscenza per aver fatto tanto con perseveranza per i nostri parrocchiani ed essere solido esempio e guida nel fare altrettanto. Con la gratitudine e ringraziamenti, vogliamo tutti insieme anche esprimergli i più sentiti auguri affinché continui a vivere con soddisfazione ancora molti anni in mezzo a noi la sua missione di guida e servizio con la stessa energia ed entusiasmo.

25 anni di sacerdozio don Giampaolo e don Roberto

Insieme con don Giuseppe festeggiano i 25 anni di sacerdozio don Giampaolo e don Roberto, anche loro figure presenti attivamente nella nostra comunità. Il brano più bello per dirvi il nostro augurio è quello di Gv 21 del dialogo tra Gesù e Pietro e in particolare la domanda: “Mi ami tu?”. Interrogativo che molte volte nel vostro ministero avete sentito per voi; domanda che riecheggia nel vostro cuore in un anniversario così importante e che continuamente sentirete sul vostro cammino. L’augurio è che l’amore del Signore avvolga sempre il vostro essere preti, come già avete

sperimentato più volte, nonostante le vostre mancanze e fatiche. L’augurio è che questo “Mi ami tu?” possiate farlo sentire alla gente che incontrante sul vostro cammino e che tanto necessita di amore vero, di un amore che renda veramente felici, di un Amore che duri in eterno. La nostra comunità rivolge il suo grande grazie a voi per tutto quello che fate in collaborazione con don Giuseppe. Grazie che diventa preghiera per voi e per il vostro cammino nella sequela di Gesù eterno sacerdote, nella continua ricerca della risposta alla domanda “Mi ami tu?”.

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