FRANCESCO: NOMEN, hOMEN “Francesco d’Assisi è per me l’uomo della povertà, l’uomo della pace. L’uomo che ama e custodisce il creato”. Queste parole del nuovo Vescovo di Roma ci dicono il motivo della scelta del nome. Guardo il quadro di Arcabas e trovo una festa di uccelli: uno è appoggiato sulla spalla, uno sul capo, uno sulla mano e un altro, staccandosi dal piccolo stormo variopinto, arriva davanti al volto del poverello d’Assisi. Questa festa, i colori del saio e la postura, lo trasformano già in un albero fecondo, profondamente piantato nel terreno dell’umanità e del cielo e, per questo, capace di elevarsi in alto; ma lo vedo anche come colonna solida, pronta a reggere la basilica di San Giovanni che rischia di cadere. Poi, il bastone tra le mani: lo attende un lungo cammino, verso il quale già si dirige il suo sguardo. “Dammi fede retta, speranza certa, carità perfetta e umiltà profonda...”
INDICE
ORARI SANTE MESSE DALL’1 GIUGNO
03 04 07 08 09 10 11 13 14 16 17 18 20 21 22 23 26 28 30 32
Sabato
34 35 36 37 38 39
Editoriale Settimana Santa Prima Riconciliazione Cresima Prima Comunione La “C” di Credo Esercizi di fede Come una biglia... da affidare Il tesoro e la perla Feste del papà I lavori dei consigli parrocchiali La prima omelia di papa Francesco Everybody: il Cre 2013 Un calice stracolmo di allegria Visita alle sette Chiese Nof of nof. Nove uova nuove Palio delle contrade Pellegrinaggio con la zona pastorale Il maggio nell’anno della fede Conclusione del mese di maggio e dell’anno catechistico Concorso Cartolandia Matrimoni Gruppo giovani – Gruppo di cammino Battesimi Defunti – Anniversari Festa del Patrono
ore 18.00 Beita ore 19.00 Chiesa Parrocchiale
Domenica
ore 08.00 ore 09.00 ore 10.30 ore 18.00
Montebello Beita Chiesa Parrocchiale Chiesa Parrocchiale
Giorni Feriali Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì
ore 20.00 ore 20.00 ore 20.00 ore 20.00 ore 20.00
Brocchione (cappella) Precornelli Beita Cimitero Ca’ Rosso
RECAPITI Don Giuseppe 035.550336-347.1133405 Don Lorenzo 035.540059-339.4581382 Oratorio e Sagrestia 035.551005 www.oratoriopalazzago.it dongiunav@alice.it
Segreteria Parrocchiale (Via Maggiore 108) da martedì a venerdì, dalle 10.00 alle 12.00. Ci si può rivolgere ai volontari per certificati, pratiche, richieste, fotocopie, ritiro materiale,...
hABETIS PAPAM editoriale Mentre tutti gridavano l’habemus Papam, Ecco perché anche chi, per partito preso o qualcuno si affrettava a scrivere: habetis per situazioni sofferte non si riconosce in Papam. una comunità, può trasalire di gioia vedenNon: abbiamo il do come l’orizPapa, ma: avete zonte che il il Papa, prendennuovo Vescovo do le distanze di Roma apre è da tanto rumore di togliere i seper una fumata. gni del potere E anche i primi per dare potere gesti, densi di siai segni. gnificato per la Ecco perché un loro disarmante uomo vestito di potenza, non tobianco che porglievano il desita un bouquet derio di trovare di fiori a Maria, qualche schelepuò essere pretro negli armaso come icona di della vita del del grazie e delCardinal Bergola riconoscenglio. za, sempre più Così va il mondo rari. o così andava inUna società ortorno al 13 marfana di padri zo 2013. e orfana di rihabemus Papam conoscenza si è anche: abbiasente dire: Buomo un padre. nasera. In una società “Fratelli e soreldefinita “orfana le… Buonasera” di padri” quegli Poi, tutto il reocchi incollati ad sto, lo stiamo un comignolo, lo scoprendo giorspiegamento dei no per giorno. media di tutto il Contenti di avemondo e la piazre un Padre. Arcabas: Saint Francois d’Assise. Huile sur toile za San Pietro Contenti di avegremita, stanno re un padre in a dire questo bisogno: sì, abbiamo bisogno papa Francesco. Per questo continuiamo a di padri, del Padre. dire: habemus… Ecco perché anche uno che non crede - o crede solo in sè , nelle sue forze e nelle sue possibilità – potrebbe sentirsi dentro il cuore di un Padre che chiede innanzitutto una benedizione ai suoi figli. La Lettera |3| Giugno 2013
domenica delle palme
SETTIMANA SANTA
giovedĂŹ santo
La Lettera |4| Giugno 2013
ogni essere umano ha il diritto all’esistenza, all’integrità fisica, ai mezzi indispensabili e sufficienti per un dignitoso tenore di vita ed ha quindi il diritto alla sicurezza in caso di malattia, di invalidità, di vedovanza, di vecchiaia, di disoccupazione ed in ogni altro caso di perdita di mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà. agli esseri umani è inerente il diritto di libera iniziativa in campo economico e il diritto al lavoro in condizioni non lesive della sanità fisica e del buon costume. va messo in rilievo il diritto ad una retribuzione, determinata secondo i criteri di giustizia, sufficiente secondo le ricchezze disponibili a permettere al lavoratore e alla sua venerdì famiglia un tenore di vita conforme alla dignità umana. e’ santo inoltre un’esigenza del bene comune che i poteri pubblici contribuiscano alla creazione di un ambiente umano nel quale a tutti i membri sia reso possibile e facilitato l’effettivo esercizio degli accennati diritti, come pure l’adempimento dei rispettivi doveri. e’ perciò indispensabile che i poteri pubblici si adoperino perché allo sviluppo economico si adegui il progresso sociale e quindi siano sviluppati i servizi essenziali quali: la viabilità, i trasporti, le comunicazioni, l’acqua potabile, l’abitazione, l’assistenza sanitaria, l’istruzione, condizioni idonee per la vita religiosa, i mezzi ricreativi. Questo e molto altro diceva papa Giovanni XXIII nella sua enciclica “pacem in terris” nel lontano 1963; oggi a 50 anni di distanza è sempre più attuale. la mia famiglia lavora nel settore del commercio dalla fine del 1800, con impegno e onestà e per questo ha cresciuto i suoi figli con dignità sempre nello stesso territorio senza mai migrare, sempre convinti di dare ed avere con la stessa correttezza. lavorare a palazzago come commerciante in questi anni è diventato un’impresa non facile. tante le cause che ci hanno messo in difficoltà: la grande distribuzione, la crisi economica, la posizione geografica in cui ci troviamo che, purtroppo non ci permette di essere a contatto con tutta la popolazione. le poche attività commerciali rimaste da decenni operano con impegno, dedizione e sacrificio per portare avanti il proprio lavoro. nei momenti bui, quando in certe giornate il lavoro viene meno, l’angoscia e le preoccupazioni si fanno sentire, eccome se si fanno sentire! ci domandiamo: “come faremo ad andare aventi?” “come faremo a far fronte alle prossime scadenze?”. nonostante questo, noi commercianti siamo grati a tutte le persone che continuano a sostenerci, con il sorriso entrano nei nostri negozi e ci dicono: “almeno voi, non mollate!”. Questo ci dà la forza, ci sprona a continuare e capiamo che non siamo soli. noi ce la mettiamo tutta, perché crediamo nel nostro lavoro e abbiamo capito, che non è stando soli, con i crucci, che si risolvono i problemi, per questo motivo, ci siamo riuniti ed insieme abbiamo iniziato un percorso per poter migliorare qualcosa. speriamo davvero di riuscire a farlo, non sarà facile, ma ci proveremo, convinti che l’unione tra di noi e la forza di chi ci vuole bene ci aiuti veramente. Testimonianza di Isabella per i commercianti di Palazzago, in una delle stazioni della Via Crucis itinerante del Venerdì Santo La Lettera |5| Giugno 2013
se DovessI sceGlIere se dovessi scegliere una reliquia della tua passione prenderei proprio quel catino colmo d’acqua sporca. Girare il mondo con quel recipiente e ad ogni piede cingermi dell’asciugatoio e curvarmi giù in basso, non alzando mai la testa oltre il polpaccio per non distinguere i nemici dagli amici. e lavare i piedi del vagabondo, dell’ateo, del drogato, del carcerato, dell’omicida, di chi non mi saluta più, di quel compagno per cui non prego mai, in silenzio, finché tutti abbiano capito nel mio il tuo amore.
veglia pasquale
madeleine Delbrel
La Lettera |6| Giugno 2013
i c o n c i li a z i o n e prima r o
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Gl o r ia A u r ora Gior gio Aurora Alessand ro
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il oLICE è Il P O L più vicino. C re p e r te l p r e ga n i . S o n o d i to a o c i d n qui vici o più mincia e ti sono più o rd i a m i è h c c i r o i r c o l i r co e d i c u e r i n o st r i ca n o s r e le p ga r e p t e . P re Aur n e m l i fa c ora ligo”. loLuc Guido ce obb l o d p e r co n a u g a M “ e r P G . ta elis iulia I N D I C E c u ra n o . Q u e s ’ l è sa o e siv u ca n o succes rofesso I l d i t o n s e g n a n o, e d d e m a e s t r i , p b i s o i ro c h e o r i a c o m p r e n r d o t i . h a n n o e r ce ap cate g i c i e s a n o e s a g gez z a d e m , ri s o ste g a g i u st gno di e agli altri l semdali i n d i ca r . R i c o r h i e re . e n o i z d i re p re g lle tue p re n e
La Lettera |7| Giugno 2013
Il dito successivo, il MEDIO è il più alto. Ci ricorda i nostri governanti. Prega per il presidente, i parlamentari, gli imprenditori e i dirigenti. Sono le persone che gestiscono il destino della nostra patria e guidano l’opinione pubblica… hanno bisogno della guida di Dio. Il quarto dito è l’l’ANULARE. Lascerà molti sorpresi, ma è questo il nostro dito più debole, come può confermare qualsiasi insegnante di pianoforte. È lì per ricordarci di pregare per i più deboli, per chi ha sfide da affrontare, per i malati. hanno bisogno delle tue preghiere di giorno e di notte. Le preghiere per loro non saranno mai troppe. Ed è li per invitarci a pregare anche per le coppie sposate.
rdo icca ia R ce etiz Beatri a L Sar atteo M
La Lettera |8| Giugno 2013
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P Alessia De nis Ilaria Chiara E per ultimo arriva Danny Fab io il nostro dito MIGNOLO, il
più piccolo di tutti, come piccoli dobbiamo sentirci noi di fronte a Dio e al prossimo. Come dice la Bibbia, “gli ultimi Matteo o s a m saranno i primi”. Il dito mignolo ti ricorda m o ilvia T Laura S isa Alberto di pregare per te stesso… Dopo che avrai El pregato per tutti gli altri, sarà allora che pol trai capire meglio quali sono le tue necesManue a e r d sità guardandole dalla giusta prospettiva. la An
Miche a Laura Seren
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UNA PREGHIERA PER OGNI DITO DELLA MANO Papa Francesco
La Lettera |9| Giugno 2013
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Denis
LA “C” DI CREDO Il percorso di quaresima dell’Unità Pastorale Carissimi fratelli, l’espressione me l’ha suggerita don Vincenzo, un prete mio amico che lavora tra gli zingari, e mi è parsa tutt’altro che banale. Venne a trovarmi una sera nel mio studio e mi chiese che cosa stessi scrivendo. Gli dissi che ero in difficoltà perché volevo spiegare alla gente (ma in modo semplice, così che tutti capissero) un particolare del mistero della Santissima Trinità: e cioè che le tre Persone divine sono, come dicono i teologi con una frase difficile, tre relazioni sussistenti. Don Vincenzo sorrise, come per compatire la mia pretesa e comunque, per dirmi che mi cacciavo in una foresta inestricabile di problemi teologici. Io, però, aggiunsi che mi sembrava molto importante far capire queste cose ai poveri, perché, se il Signore ci insegnato che, stringi stringi, il nucleo di ogni Persona divina consiste in una relazione, qualcosa ci deve essere sotto. E questo qualcosa è che anche ognuno di noi, in quanto persona, stringi stringi, deve essere essenzialmente una relazione. Un io che si rapporta con un tu. Un incontro con l’altro. Al punto che, se dovesse venir meno questa apertura verso l’altro, non ci sarebbe neppure la persona. Un volto, cioè, che non sia rivolto verso qualcuno non è disegnabile… Colsi l’occasione per leggere al mio amico la paginetta che avevo scritto. Quando terminai, mi disse che con tutte quelle parole, la gente forse non avrebbe capito nulla. Poi aggiunse: “Io ai miei zingari sai come spiego il mistero di un solo Dio in tre Persone? Non parlo di uno più uno più uno: perché così fanno tre. Parlo di uno per uno per uno: e così fa sempre uno. In Dio, cioè, non c’è una Persona che si aggiunge all’altra e poi all’altra ancora. In Dio ogni Persona vive per l’altra. E sai come concludo? Dicendo che questo è uno specie di marchio di famiglia. Una forma di ‘carattere ereditario’ così dominante in ‘casa Trinità’ che, anche quando è sceso sulla terra, il Figlio si è manifestato come l’uomo per gli altri”. Don Tonino Bello La Lettera |10| Giugno 2013
Con le parrocchie della zona pastorale, negli incontri annuali di Quaresima, stiamo componendo le lettere dell’alfabeto. Così, dopo la A (assemblea, altare, ambone) e la T (tesoro della presenza, della rigenerazione, della misericordia), ecco la C di Credo. E poteva essere diversamente nell’anno della fede? Don Giovanni Gusmini ci ha guidati nelle tre serate di approfondimento in questo percorso: • Io Credo: l’atto di fede • Io Credo in Dio: Padre e Figlio e Spirito Santo • Noi Crediamo: la dimensione ecclesiale dell’atto di fede, ogni volta in una parrocchia diversa. Raccogliamo qui soltanto alcuni passaggi delle ricche esposizioni che ci ha fatto: “Fede e fiducia hanno la stessa radice: fede è atteggiamento che fa parte della identità dell’uomo. Ogni atto della nostra vita procede da un atto di fiducia che proviene da qualcun altro…” “Il Vangelo di Giovanni non usa mai la parola fede; parla solo del credere, quasi a dire che il Verbo va coniugato continuamente”. “Prima ancora di essere un contenuto, la fede è una relazione. Questo è il succo della Bibbia. Dio dice il suo nome attraverso la storia del popolo. E poi “Io sono per te”. Tutto ciò toccherà il suo apice nella storia di Gesù.” “Più che fare entrare in noi il mistero della Trinità, bisogna entrarci. La fede prima ancora di un sapere è una forma di relazione.” “Noi diciamo: credo IN (utilizzando il moto a luogo, come entrare in casa). Dire: “Io credo in Dio” significa: entro dentro il suo Mistero.”
Esercizi di fede Triduo dell’Addolorata Nel triduo dell’Addolorata, don Giovanni Mongodi ci ha aiutati a fare degli “esercizi di fede”, attraverso alcune pagine scelte di Vangelo che hanno scandito la preparazione alla festa ma, anche, alla grande settimana santa, intrecciando la figura di Maria, l’anno della fede e il tema della fraternità. Così abbiamo pregato e guardato a Maria, perché ci aiuti a vivere una vita in pienezza; vita come: • amore con-diviso e impegno di comunione • fontana di speranza e porta del servizio • profumo della carità Qualcuno ha detto che le riflessioni di don Giovanni sono state un po’ lunghe, ma che “si faceva ascoltare bene”. Allora siamo contenti di averlo ascoltato per esercitarci sempre più nella fede. Poi, tutto nel solco della tradizione (che, certo, va continuamente motivata e alimentata): la processione vissuta bene, i flambeaux, il trono dell’Addolorata circondato da un tappeto di rose, il bacio della reliquia, la tombola, la festa. Abbiamo esposto il simulacro di Maria che tiene tra le braccia il Cristo morto, nel Venerdì Santo, fino alla benedizione delle uova, visto che- stranamente- non c’è nella nostra parrocchia la statua di Cristo morto. Anche i ragazzi e le famiglie hanno così potuto “mandare un bacio” e dire una preghiera davanti al gruppo statuario di fattura fantoniana, così caro ai palazzaghesi. La Lettera |11| Giugno 2013
Lasciatela stare… i poveri li avete sempre con voi. (Gv 12) Finalmente Gesù prende la parola. Sembra il suo, un imperativo: lasciatela stare, lasciala fare. Ma il testo originale dice: scioglietela. Liberatela. Si, occorre sciogliere, lasciar andare, lasciar essere, permettere di fare a Maria che con gli occhi dell’amore e della tenerezza si slancia verso il Signore, compie verso di lui l’opera buona, l’unica necessaria. Egli ci indica i poveri: ci dice che sono sempre lì, accanto a noi. Ma abbiamo bisogno che Gesù ce li mostri, che accenda il nostro sguardo per riconoscerli. I poveri li avete… i poveri sono un appello, una realtà vera e chiedono alla chiesa di essere ascoltati e accolti. Se Gesù non ce li indica , se non ce li mostra nella giusta luce, essi possono essere solo un bisogno da soddisfare, un aiuto da portare, un numero statistico da indagare, un progetto da sostenere, una realizzazione da promuovere. Certo questo non è poco, ma non è il senso del povero evangelico. Per il vangelo i poveri sono un’eredità preziosa, sono l’appello che Gesù ci lascia perché noi possiamo scoprire la nostra chiamata.. Ma bisogna intendere bene questo appello e questo richiamo: la chiesa e i cristiani devono rispondere in modo competente ai bisogni, perché non siano semplicemente fornitori di servizi a buon prezzo e di buon cuore. Il servizio della carità deve essere disinteressato, senza discriminazioni. Il povero non ha bisogno solo di aiuto, ma chiede relazione, vicinanza. I poveri sono un appello al vangelo in pienezza, custodito dal gesto di Maria: i poveri mi dicono di accogliere il vangelo nella sua integralità. Li avete sempre… i poveri sono un compito. Nella parola di Gesù appare un sorprendente avverbio: li avete sempre. I poveri sono un compito, un impegno interminabile, non possono essere un episodio, un’attenzione da risvegliare solo in alcuni momenti e termini, quando si accende un bisogno, accade un’emergenza, succede una tragedia. Il gesto di “dare una mano” comporta di stringere una mano, di entrare nella relazione con gli altri. Superiamo la pratica di un volontariato solo improvvisato, che assaggia solo qualche gesto ma che non persiste nell’impegno. Non solo per costruire la propria identità, non solo perché ascoltare e accogliere il povero richiede di andare oltre i ritagli di tempo, ma perché la forma propriamente cristiana della cura del povero è quella della dedizione stabile, della fedeltà. La cura del povero ci mette in strada con loro, ci fa suo compagno di viaggio, non sopporta interventi a pioggia Sempre con voi… è una chiamata comune. La dedizione ai poveri diventa un impegno comunitario, ecclesiale.
La Lettera |12| Giugno 2013
COME UNA BIGLIA… DA AFFIDARE L’ammissione agli Ordini di Davide “Si è come quei fanciulli che tendono una biglia nella mano sinistra e non lasciamo in cambio la presa finché non son certi di avere in cambio una moneta nella mano destra: si vorrebbe una vita nuova, ma senza perdere la vecchia. Si vorrebbe non conoscere l’istante del passaggio, l’ora della mano vuota”. (C. Bobin) La vita è davvero come descritto nel brano sopra: vuoi avere tutto nuovo, senza lasciare il vecchio se prima non sei sicuro della validità del nuovo. Vuoi essere sempre sicuro del contraccambio che ti sarà dato e così succede anche con Dio. Se non sei sicuro di una restituzione pronta prima che lasci il vecchio, non consideri il Signore, anzi la tua fiducia nei suoi confronti viene meno. Ecco il cammino che mi ha accompagnato all’ammissione agli ordini sacri di quest’anno: dai tutta la tua vita al Signore, perché tu con le tue forze non puoi nulla (SINE PROPRIO, il tema dell’anno). È necessario affidarti! C’è una consapevolezza di cui ti devi fare carico: hai qualcosa da mettere di fronte al Signore, che Lui raccoglie e rende molto più grande. Affidi la tua povera vita e lui la accoglie per farne un piccolo strumento. Quella biglia è la tua vita che devi presentare al Signore tutta, senza riserve. Ecco un po’ il rito dell’ammissione agli ordini svoltosi il 17 maggio in seminario: il consegnare la mia storia al Signore e alla Chiesa e la volontà di dirigere i miei passi nella volontà di Dio. In modo particolare si guarda al sacerdozio: d’ora in poi il discernimento riguarda questa strada e il
mio cammino è decisamente preparato verso la figura del prete. C’è stato un sì reciproco: io ho detto “eccomi” alla Chiesa, impegnandomi a lascarmi plasmare e illuminare dalla sua sapienza; Lei esprime la sua fiducia nei miei confronti accertandosi che il mio cammino sia libero, fiducioso e pieno di passione per il Signore e gli uomini. La cerimonia è avvenuta durante la scuola di preghiera in seminario davanti al Vescovo e i miei superiori, con tante persone e moltissimi giovani. Ringrazio chi da Palazzago ha partecipato e dico grazie in modo particolare per la preghiera e la vicinanza che so non essere mancati. So che sono grandi la speranza e l’interesse per il mio cammino. È davvero bello sentire tanto affetto e sostegno. Chiedo di continuare ancora il vostro ricordo nella preghiera per me, per gli altri seminaristi della nostra comunità e per le vocazioni. Diventiamo capaci di lasciare la nostra piccola biglia nelle mani del Signore e affidiamola affinché nella sua fiducia siamo consapevoli che “è Lui che fa crescere”.
La Lettera |13| Giugno 2013
Davide
Il tesoro e la perla I catechisti del vicariato incontrano il Vescovo Francesco I catechisti del Vicariato hanno incontrato il Vescovo Francesco il 13 marzo, a Mozzo, proprio nel giorno dell’elezione di papa Francesco. Il programma ha subìto per questo alcune modifiche, ma ha permesso di vivere insieme una significativa esperienza di chiesa. Già da diversi mesi in vicariato si lavorava intorno alla traccia proposta dall’Ufficio Catechistico: • I punti di forza e di debolezza della proposta catechistica attuale • Le urgenze rilevate e le motivazioni che le sostengono • Le attese nei confronti del Vicariato e della Diocesi. Il confronto fatto nelle zone pastorali e nel Consiglio Presbiterale e la sintesi messa insieme da alcuni rappresentanti dei catechisti e dei sacerdoti, ha permesso di formulare la duplice relazione presentata al Vescovo: una da parte dei catechisti e una dei preti. Come è comprensibile, il Vescovo non ha risposto alle molteplici domande, (anche perché si
stanno attendendo le riflessioni e le decisioni che i Vescovi italiani faranno sulla catechesi nel 2015), ma ha sottolineato due aspetti essenziali dell’azione catechistica, facendo eco a ciò che già aveva proposto nella Lectio Divina sul Vangelo di Matteo, con cui si era aperto il pomeriggio. Li riassumiamo così: • prima dei catechismi ci sono i catechisti (dimenticherò “cosa” mi dicono i catechisti, ma non la loro fede, il loro essere); • prima dei catechisti c’è la Comunità (il vero problema è la fede della comunità adulta e la rinascita della catechesi passa attraverso questa consapevolezza). Il Vescovo ha così indicato in questi due aspetti la prima e l’ultima lettera necessarie (prendendo spunto dal “giochetto” proiettato sullo schermo come introduzione alla relazione dei preti e riportato qui al centro), dentro cui passa poi tutta l’originalità e la varietà dei percorsi nelle diverse parrocchie.
La Lettera |14| Giugno 2013
Vescovo Francesco, il lavoro fatto in Vicariato intorno alla catechesi, ci permette di evidenziare alcuni aspetti che proponiamo quasi in forma di indice: dentro c’è tutto il movimento delle nostre 22 parrocchie (con 64.100 abitanti), dei 45 sacerdoti, dei 17 religiosi, delle 46 religiose e dei 400 catechisti. • Anzitutto non è cosa nostra e basta, ma del Signore (e allora siamo un po’ tutti operai nella sua vigna); • La catechesi non solo si fa, ma si vive, in una triplice direzione: 1. Catechesi nella comunità (comunità come luogo dove si svolge la catechesi); 2. Catechesi attraverso la comunità (comunità come autore della catechesi, attraverso la sua stessa vita, per la testimonianza, per ciò che permette di vivere); 3. Catechesi della comunità (la comunità come destinataria di una catechesi permanente - è catechizzata - verso la professione di fede a Pasqua); • Grande disponibilità e passione dei catechisti (gruppo più numeroso) e costanza nel portare avanti gli impegni assunti. Non sempre sperimenta gratificazioni e “risultati”; • I preti percepiscono come i problemi, le ansie, le frustrazioni dei catechisti siano un po’ come le loro (vd ambito catechesi adulti); anche per questo l’ambito della catechesi è un esercizio di grande umiltà; • Alcuni elementi che stanno caratterizzando l’azione pastorale: 1. c’è sicuramente più consapevolezza e partecipazione all’azione liturgica, conosciuta, preparata e proposta, anche grazie all’azione catechistica;
2. c’è una riscoperta del fondamento biblico con la conoscenza, la lettura, la preghiera che parte dalla Scrittura; così pure gli itinerari sono costruiti sulla Parola di Dio; 3. sempre più si comprende che è questo il tempo in cui quello che bisogna fare è soprattutto decidere come si deve essere; 4. la difficoltà a vivere in una società sempre più complessa e frammentata, non toglie il desiderio di condividere le ansie, le attese, le preoccupazioni degli uomini e delle persone affidate nei percorsi di catechesi, in una credibilità della testimonianza; 5. la consapevolezza di “lavorare in perdita” si avvicina molto alla gratuità evangelica. Queste sottolineature sono – come abbiamo già visto per la sintesi dei catechisti – aspetti anche di debolezza (basta guardarli dall’altra faccia della medaglia), uniti alla necessità di una formazione costante dei catechisti, al maggior coinvolgimento e interesse delle famiglie in una genitorialità allargata, alla difficoltà a trovare tempi e metodologie giuste, al salvaguardare la giusta creatività dei singoli mantenendo una fedeltà al percorso tracciato dall’impostazione catechistica nazionale, al non abbassare la guardia sul giorno del Signore. Tutto questo in una dimensione che possa sì far dire “guarda come si amano!” ma anche “guarda come ci amano, guarda come mi amano!” perché la comunità non sia autoreferenziale ma missionaria. Un grande grazie ai collaboratori della nostra Comunità che, con stile e bravura, hanno garantito il buffet per i 400 catechisti, i sacerdoti e il Vescovo.
La Lettera |15| Giugno 2013
feste del papà Festa di san Giuseppe
proposte vissute insieme). Il Coro “Assunta” di Bonate Sotto ha animato, come ormai è tradizione , il canto, sorprendendoci sempre per bravura e scelta dei brani. Abbiamo ascoltato attentamente la riflessione di Mons. Lino intorno alla figura di San Giuseppe che abbiamo invocato per la Chiesa, le famiglie, la Comunità, i papà e i sofferenti. Erano tra l’altro anche i primi giorni di Papa Francesco , che ha celebrato la messa di inizio ministero petrino proprio nella solennità di San Giuseppe.
FESTA DEL PAPA’
Ancora acqua a Precornelli per la festa di San Giuseppe. Ma, nonostante questo, il clima del pomeriggio è stato bello e sereno. A presiedere l’Eucarestia, quest’ anno, è stato Mons. Lino Casati, Vicario del Vescovo per le Unità Pastorali (sì, proprio l’espressione che sentiamo da alcuni anni anche tra di noi, che raccoglie- pur senza ancora mandato ufficiale-le parrocchie di Burligo, Palazzago, Barzana, Gromlongo e Roncallo Gaggio, nella collaborazione tra sacerdoti, nei percorsi e nelle
La Lettera |16| Giugno 2013
I lavori dei Consigli Parrocchiali a cura di Patrizia Ore 23.20, la seduta è tolta. Era iniziata con la preghiera alle 20.30, con la presenza dei Consigli riuniti, nell’appuntamento di verifica e programmazione. Ci si è guardati indietro, rileggendo il nostro anno pastorale, seguendo la traccia inviata precedentemente ai rappresentanti. Sono uscite tante cose (di cui la Lettera è sempre eco, con parole e foto). Qui raccogliamo soltanto lo stile del confronto che indica il tentativo di collaborazione e corresponsabilità che deve caratterizzare il nostro vivere insieme. Diversi interventi hanno espresso parere positivo per il percorso di catechesi attuato nella Visita alle sette Chiese (ci si aspettava più partecipazione proprio all’ultimo, nella chiesa madre), coinvolgendo le diverse fasce di età e le famiglie delle diverse frazioni. Ci sono state anche altre occasioni di formazione per adulti (genitori dei sacramenti, genitori dei ragazzi di terza media e degli adolescenti, catechesi del giovedì mattino e quello sul Credo con l’unità pastorale…). Per molto tempo ci si confronta sull’adorazione (e già questo è il segno dell’importanza di questo aspetto) considerando la bella partecipazione alle giornate eucaristiche da parte dei ragazzi, meno quella degli adulti e dei gruppi. A volte ci si lamenta delle nuove generazioni, ma in alcune occasioni sono meglio di loro. Si fanno alcune proposte che cercheremo di tenere presente per il prossimo anno, evidenziando comunque che l’adorazione ha una sua consistenza nelle proposte della nostra comunità (primo venerdì del mese, giornate eucaristiche, la Domenica dei tempi forti, Giovedì e Venerdì Santi…) E’ bene mantenere le giornate eucaristiche come preparazione alla festa di prima Comunione. Si continuano i lavori, sottolineando come in questi anni si è cercato di “aprire tante finestre” su diverse realtà , dando attenzione ai vari ambiti: caritativo, liturgico e catechistico, che tuttavia necessitano di essere portate avanti, senza dover essere ogni volta sollecitati nell’offrire un servizio. C’è la fatica di un cammino, ma anche la bellezza di condividere insieme esperienze di fraternità e
di fede, cercando sempre l’accoglienza, la collaborazione e di allargare lo sguardo, senza richiudersi in sé stessi o cercare protagonismi. Prendono la parola alcuni consiglieri per relazionare sul XXV Palio delle contrade (un successo), sulle feste fatte e in programma (ben riuscite ma sempre con la necessità di nuove forze). Per il prossimo anno pastorale 2013/2014, si insisterà con la catechesi degli adulti come ci suggerisce la diocesi, si continuerà con ciò che già caratterizza il cammino annuale: proposta del tema con priorità, adorazione mensile, giornate eucaristiche, via crucis dei venerdì di Quaresima e del Venerdì Santo coivolgendo gruppi e associazioni, mese di maggio, percorsi dell’unità pastorale, confessioni mensili, settimana santa, appuntamenti terza età; si cercherà di partire con la Lectio Divina: una volta al mese ( il terzo giovedì), guidati da don Carlo Tarantini, sostando sulla Parola, spiegata e pregata con la Parola. Per il percorso dell’ Unità Pastorale per genitori di terza media e adolescenti vi è un’ipotesi di itinerario con don Chino Pezzoli (fondatore Comunità Promozione Umana). Il gruppo giovani sta pensando di proporre alle giovani coppie un appuntamento mensile (domenica tardo pomeriggio o sera); sarà mantenuta viva la proposta di visita alle sette chiese. I temi ancora aperti sono: animazione alla celebrazione dei funerali, disponibilità per coordinare i chierichetti e alcune mamme per il Cre, nuovi catechisti e attenzione alle strutture. Per quanto riguarda queste ultime si concluderà la sistemazione del pian terreno dell’oratorio con un porticato. Si porta a conoscenza dei consiglieri l’iter della casa di Comunità e l’installazione di cinque telecamere per la sicurezza e la videosorveglianza (due in chiesa e tre all’esterno e sull’Oratorio). Al termine si guarda il nutrito programma di fine anno pastorale, la settimana patronale e le iniziative estive. La seduta è tolta… l’abbiamo detto all’inizio. Ma ne valeva la pena.
La Lettera |17| Giugno 2013
LA PRIMA OMELIA DI PAPA FRANC ne di Gesù Cristo, così custodisce e protegge il suo mistico corpo, la Chiesa, di cui la Vergine Santa è figura e modello» (Esort. ap. Redemptoris Custos, 1).
Cari fratelli e sorelle! Ringrazio il Signore di poter celebrare questa Santa Messa di inizio del ministero petrino nella solennità di San Giuseppe, sposo della Vergine Maria e patrono della Chiesa universale: è una coincidenza molto ricca di significato, ed è anche l’onomastico del mio venerato Predecessore: gli siamo vicini con la preghiera, piena di affetto e di riconoscenza. Con affetto saluto i Fratelli Cardinali e Vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i religiosi e le religiose e tutti i fedeli laici. Ringrazio per la loro presenza i Rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali, come pure i rappresentanti della comunità ebraica e di altre comunità religiose. Rivolgo il mio cordiale saluto ai Capi di Stato e di Governo, alle Delegazioni ufficiali di tanti Paesi del mondo e al Corpo Diplomatico. Abbiamo ascoltato nel Vangelo che «Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’Angelo del Signore e prese con sé la sua sposa» (Mt 1,24). In queste parole è già racchiusa la missione che Dio affida a Giuseppe, quella di essere custos, custode. Custode di chi? Di Maria e di Gesù; ma è una custodia che si estende poi alla Chiesa, come ha sottolineato il beato Giovanni Paolo II: «San Giuseppe, come ebbe amorevole cura di Maria e si dedicò con gioioso impegno all’educazio-
Come esercita Giuseppe questa custodia? Con discrezione, con umiltà, nel silenzio, ma con una presenza costante e una fedeltà totale, anche quando non comprende. Dal matrimonio con Maria fino all’episodio di Gesù dodicenne nel Tempio di Gerusalemme, accompagna con premura e con amore ogni momento. E’ accanto a Maria sua sposa nei momenti sereni e in quelli difficili della vita, nel viaggio a Betlemme per il censimento e nelle ore trepidanti e gioiose del parto; nel momento drammatico della fuga in Egitto e nella ricerca affannosa del figlio al Tempio; e poi nella quotidianità della casa di Nazaret, nel laboratorio dove ha insegnato il mestiere a Gesù. Come vive Giuseppe la sua vocazione di custode di Maria, di Gesù, della Chiesa? Nella costante attenzione a Dio, aperto ai suoi segni, disponibile al suo progetto, non tanto al proprio; ed è quello che Dio chiede a Davide, come abbiamo ascoltato nella prima Lettura: Dio non desidera una casa costruita dall’uomo, ma desidera la fedeltà alla sua Parola, al suo disegno; ed è Dio stesso che costruisce la casa, ma di pietre vive segnate dal suo Spirito. E Giuseppe è “custode”, perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a ciò che lo circonda, e sa prendere le decisioni più sagge. In lui cari amici, vediamo come si risponde alla vocazione di Dio, con disponibilità, con prontezza, ma vediamo anche qual è il centro della vocazione cristiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato! La vocazione del custodire, però, non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. E’ il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in
La Lettera |18| Giugno 2013
CESCO cui viviamo. E’ il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. E’ l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. E’ il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene. In fondo, tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio! E quando l’uomo viene meno a questa responsabilità, quando non ci prendiamo cura del creato e dei fratelli, allora trova spazio la distruzione e il cuore inaridisce. In ogni epoca della storia, purtroppo, ci sono degli “Erode” che tramano disegni di morte, distruggono e deturpano il volto dell’uomo e della donna. Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo “custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo! Ma per “custodire” dobbiamo anche avere cura di noi stessi! Ricordiamo che l’odio, l’invidia, la superbia sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è da lì che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono! Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza! E qui aggiungo, allora, un’ulteriore annotazione: il prendersi cura, il custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza. Nei Vangeli, san Giuseppe appare come un uomo forte, coraggioso, lavoratore, ma nel suo animo emerge una grande tenerezza, che non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, di amore. Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza!
Oggi, insieme con la festa di san Giuseppe, celebriamo l’inizio del ministero del nuovo Vescovo di Roma, Successore di Pietro, che comporta anche un potere. Certo, Gesù Cristo ha dato un potere a Pietro, ma di quale potere si tratta? Alla triplice domanda di Gesù a Pietro sull’amore, segue il triplice invito: pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle. Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce; deve guardare al servizio umile, concreto, ricco di fede, di san Giuseppe e come lui aprire le braccia per custodire tutto il Popolo di Dio e accogliere con affetto e tenerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli, quelli che Matteo descrive nel giudizio finale sulla carità: chi ha fame, sete, è straniero, nudo, malato, in carcere (cfr Mt 25,31-46). Solo chi serve con amore sa custodire! Nella seconda Lettura, san Paolo parla di Abramo, il quale «credette, saldo nella speranza contro ogni speranza» (Rm 4,18). Saldo nella speranza, contro ogni speranza! Anche oggi davanti a tanti tratti di cielo grigio, abbiamo bisogno di vedere la luce della speranza e di dare noi stessi speranza. Custodire il creato, ogni uomo ed ogni donna, con uno sguardo di tenerezza e amore, è aprire l’orizzonte della speranza, è aprire uno squarcio di luce in mezzo a tante nubi, è portare il calore della speranza! E per il credente, per noi cristiani, come Abramo, come san Giuseppe, la speranza che portiamo ha l’orizzonte di Dio che ci è stato aperto in Cristo, è fondata sulla roccia che è Dio. Custodire Gesù con Maria, custodire l’intera creazione, custodire ogni persona, specie la più povera, custodire noi stessi: ecco un servizio che il Vescovo di Roma è chiamato a compiere, ma a cui tutti siamo chiamati per far risplendere la stella della speranza: Custodiamo con amore ciò che Dio ci ha donato! Chiedo l’intercessione della Vergine Maria, di san Giuseppe, dei santi Pietro e Paolo, di san Francesco, affinché lo Spirito Santo accompagni il mio ministero, e a voi tutti dico: pregate per me! Amen.
La Lettera |19| Giugno 2013
EVERYBODY: il Cre 2013 Un corpo mi hai preparato Nel corpo “preparatomi da Dio” e che mi accomuna ad ogni uomo e al tempo stesso mi personalizza, è incisa la mia unicità, la mia irripetibilità, ma anche la mia chiamata ad esistere con gli altri, grazie agli altri e per gli altri: il corpo è appello e memoriale della vocazione di ognuno alla libertà e alla responsabilità. (“Il Corpo”, Luciano Manicardi) Ogni uomo è accomunato da un elemento che è dono e responsabilità. È fattore di potenzialità e di fragilità. Insieme vita e morte, forza e limite. Tesoro da mostrare, da custodire, da curare. Dono sempre consegnato. Mai deciso, voluto, e purtroppo - pensano alcuni - nemmeno scelto. Questa immensa dimensione è il «corpo», strumento fondante che permette ad ogni uomo di vivere la propria vita e di incarnarsi nella storia. Il «Corpo»: dimensione che sarà al centro dell’estate di tutti i nostri oratori, grande tema per il prossimo Centro Ricreativo Estivo delle nostre comunità. Un corpo... “preparatomi da Dio” Decido di iniziare a descrivervi i punti salienti del tema 2013 a partire da questa prima considerazione. Il mio corpo è stato preparato per me da Dio. È il primo spunto, dal quale nascono di riflesso tutti gli elementi che nell’estate prossima i ragazzi scopriranno. Dio, ha preparato, ha costruito, ha curato fin dal principio il corpo della Sua creatura, facendolo a Sua immagine e somiglianza (Gn 1,27). Per comprendere meglio ciò, è utile rileggere le parole di Giovanni Paolo II: «Il Creatore ha assegnato all’uomo come compito il corpo. A ciascun cristiano è chiesto di divenire il proprio volto - l’elemento più personalizzante del corpo -, realizzando quell’unicità creata e voluta da Dio, e tutto questo in riferimento all’uomo compiuto (Ef 4,13), Gesù Cristo. L’immagine e somiglianza con Dio trova proprio nella corporeità il suo culmine. Del resto, tutta l’esperienza della salvezza, dalla creazione all’incarnazione fino alla resurrezione della carne ha il suo centro nel corpo: caro cardo salutis, «la carne è il cardine della salvezza» (cfr. Tertulliano). «Un corpo mi hai preparato», appunto, e con questo corpo io vivo tutto il mio tempo, le mie azioni, le mie relazioni, la mia fede. Un corpo... “la mia unicità” Il corpo è appunto la forma di una grande comunità, che è quella umana, ma anche il particolare che rappresenta
l’unicità e l’irripetibilità di ogni vita e di ogni persona. Si potrebbe dire, forse facendo sorridere qualcuno per la profonda banalità del mio pensiero, che “il mio corpo sono io”. D’altronde è radicale in ogni caso riflettere su come ognuno di noi nella propria vita debba fare i conti con il corpo. Da una parte riconoscendone le ricchezze, ma dall’altra - sempre più attuale nelle nostre giovani generazioni – coesistendo e coabitando con le mancanze, i difetti, i canoni di bellezza posti dagli altri e dalla società. Allora riconoscere insieme ai ragazzi il grande dono dell’unicità del proprio corpo sarà uno degli obiettivi della prossima estate. Nella profonda consapevolezza che la maturità si raggiunge anche riconoscendo il bello di essere se stessi. Un corpo... “per esistere con gli altri” La gioia di ricevere un dono, sappiamo bene, provoca due possibili vie. L’egoismo di chi tiene e desidera ancora. Oppure l’implicita istanza interiore di ridonare, di ricreare gioia e scambio. Così dovrebbe funzionare anche con il grande dono del corpo. Se è vero che è ricevuto, allora deve essere donato. E a chi, se non all’altro? Un secondo spunto che nasce dal tema del Cre 2013 è proprio la missionarietà della dimensione corporea, che spinge all’utilizzo del proprio corpo nella relazione con il prossimo. Uno strumento quindi per raccontarsi, per giocare, per conoscersi, per coltivare amicizie. Per servire, per aiutare, per pregare. Un corpo per imparare ad amare. Nell’estate prossima sarà bello scoprire insieme che con il corpo non solo si costruisce la propria vita, ma si contribuisce a scrivere anche la storia degli altri. Un corpo... “appello e memoriale per il Cre” Questo tema, che certo contiene mille altri possibili spunti di riflessione e di crescita, è un piccolo “corpo” donato agli oratori. Anche al nostro. Ed in questa corporatura, nella sua forza, ma sicuramente anche nei suoi punti di debolezza, speriamo che quella comunità del Cre (anch’essa corpo, come il grande corpo della Chiesa) possa trovare le emozioni e le gioie che ogni esperienza estiva lascia sempre ed indelebilmente sulla pelle. E con il proprio corpo, perchè solo con quello si può fare, ciascuno possa cogliere i frutti che la prossima estate saprà donare ad ognuno di noi.
La Lettera |20| Giugno 2013
di Michael Longhi
UN CALICE STRACOLMO DI ALLEGRIA Festa Di Clackson 2013 Come di consueto anche quest’anno il 25 aprile è stato per i chierichetti di Palazzago un giorno speciale infatti, invece di stare a letto a dormire sono partiti alla volta del seminario per condividere tutto il giorno con tanti amici chierichetti provenienti dalle altre parrocchie della diocesi. Durante la festa di Clackson, che quest’anno è arrivata alla quarantesima edizione, più di mille chierichetti hanno invaso i cortili del seminario con la loro allegria e vivacità. Una volta all’anno tantissimi chierichetti della nostra diocesi si ritrovano per fare festa, giocare, pregare insieme. Questa è anche l’occasione per ascoltare una proposta vocazionale (preparata dai seminaristi di terza media). Quest’anno la riflessione aveva al centro la storia di un ragazzo in gamba e molto determinato, che ha voluto inseguire un sogno fin da giovane Angelo Giuseppe Roncalli il futuro Papa Giovanni XXIII, un ragazzo che in mezzo alle difficoltà e senza doti straordinarie volle cercare una vita buona, in ascolto della parola del Signore e a disposizione dei fratelli. Un ragazzo che fin da piccolo volle affidarsi al Signore perché realizzasse il suo sogno di diventare prete, non sapendo che il cammino lo avrebbe spinto di qua e di là nel mondo, a diventare la guida di tutti i cattolici e infine a riunire un Concilio perchè desse una boccata d’aria fresca alla Chiesa e ridire il messaggio d’amore di Gesù. Ogni anno c’è anche un entusiasmante concorso che consiste nel costruire un oggetto, che fa parte degli attrezzi del mestiere del chierichetto; quest’anno bisognava realizzare un calice. Poteva esse-
re di qualunque forma e dimensione e così il sabato e la domenica precedenti alla festa dopo aver osservato quelli usati nella nostra chiesa parrocchiale, con l’aiuto di Betty abbiamo realizzato, con carta colla e tempera, il nostro oggetto ispirandoci a quelli visti. Non abbiamo vinto ma è stato bello lavorare insieme a un oggetto prezioso e con un compito importantissimo quello di contenere il vino della messa che diventa il sangue di Gesù. Questa giornata è anche il momento di portare le offerte raccolte durante la Quaresima e destinate a un’iniziativa di solidarietà, quest’anno era l’hogar San Lorenzo di Santa Cruz in Bolivia, una struttura che ospita un centinaio di bambini orfani o abbandonati con un’età che va da pochi mesi a dieci anni, i soldi raccolti serviranno a pagare la merenda o il materiale scolastico per i bambini che vivono lì. Anche il Vescovo Francesco ha voluto rivolgere un messaggio a tutti i chierichetti; durante l’omelia ci ha fatto alzare tutti in piedi e ci ha invitati ad allargare le braccia verso l’alto così da formare ognuno un calice umano. Il Vescovo ci ha invitato a diventare dei calici viventi pronti a ricevere e ridonare tutti i doni di cui ci riempie il Signore, soprattutto a noi chierichetti che abbiamo la possibilità di stare sull’altare vicinissimi a Gesù che nella messa diventa carne e sangue. Una bella giornata per riscoprire e condividere la bellezza di questo piccolo ma indispensabile servizio nella messa, che continua ad essere un occasione per sentirci uniti come comunità intorno alla mensa del Signore. Gigi
La Lettera |21| Giugno 2013
Visita alle sette chiese Don Maurizio ci sta sempre accompagnando nella visita alle sette chiese, l’itinerario dell’anno della fede alla riscoperta dei simbolismi presenti nelle nostre chiese, intrecciati con la nostra realtà di uomini e donne credenti. Abbiamo vissuto a febbraio l’appuntamento a Precornelli, ad aprile quello a Brocchione e a Maggio in Chiesa Parrocchiale. In sintesi ecco la riflessione.
Precornelli: si parte dai gradini, sull’azione del salire e dello scendere; si sale per andare in chiesa, si scende verso il paese, la nostra terra collinosa ci insegna questo continuo sali e scendi. Anche nella Bibbia si sale sul Monte Sinai, sul Tabor, sul Monte delle Beatitudini, sul Calvario. San Giuseppe salì in Giudea, scese in Galilea, a Nazareth; Gesù morirà innalzato. In questo salire e scendere c’è la legge della vita, è incluso il verbo crescere che ricorre spesso nel vangelo di Luca, un verbo che affascina e spaventa. La luce e l’acqua scendono, chi ti vuol bene scende verso di te, si avvicina a te.
Chiesa Parrocchiale: siamo partiti con un grande cerchio, a seconda dell’anno di nascita, trovando che quel posto non ce lo siamo dati noi, l’abbiamo accolto. E un grande cerchio (la perfezione con inscritto un ottagono (l’ottavo giorno, la Risurrezione) ci accoglie ogni volta che entriamo nella chiesa di San Giovanni. La liturgia stessa è tutta nel segno del tempo (pensiamo ai giorni del triduo sacro, ai quaranta giorni, ai cinquanta, cioè l’ottava Domenica, la pienezza…)La Domenica cristiana non è l’week end, ma il primo giorno, quello della gratuità e della festa. E dal cerchio, all’abbraccio del coro: l’abbiamo riempito nei diversi livelli, recuperando uno spazio poco conosciuto, ma importante e particolarissimo, che rivela la singolarità e la coralità nella preghiera. Anche qui ancora un centro: il tabernacolo. Da lì la rilettura dei giorni del triduo: giovedì santo (eucarestia, tabernacolo) venerdì santo (croce) sabato (sepolcro, tribuna aperta) e la Pasqua (il Risorto alla sommità). Abbiamo concluso con questa sintesi visiva del triduo pasquale. Il cuore della storia e dell’anno liturgico. Poi, don Maurizio, non ha potuto resistere dall’illustrare l’apparato del triduo (che non a caso si chiama raggera). Rimane il pellegrinaggio del 2 giugno tra tutte le chiese. Intanto, però, ci gustiamo questa riflessione di don Maurizio sui significati- addirittura nove- dell’uovo. Già il titolo ci piace.
Brocchione: è di scena la porta come luogo del dialogo,del primo approccio e conoscenza; è sulla porta che ha luogo il dialogo battesimale ed è dalla porta che passa la morte. La bussola, nata a Roma nelle grandi basiliche, indica il passaggio dalla vita alla morte e di nuovo alla vita in Dio entrando in chiesa. La porta che viene addobbata diventa segno di festa. Il crocifisso alla porta ricorda la salvezza dal Suo sangue, quella salvezza già annunciata con il sangue dell’agnello sparso sulle architravi delle porte dal popolo ebraico.
La Lettera |22| Giugno 2013
NOF OF NOF. NOVE UOVA NUOVE Don Maurizio Rota, Preti del Sacro Cuore di Bergamo Perché l’uovo per “il Giorno di Pasqua”? Oltre a richiamare la vita che si risveglia puntualmente ogni anno a primavera, in modo sorprendente l’uovo richiama la tomba nuova scavata nella roccia dove Cristo risorge il terzo giorno. Evidenziamo “nove” significati dell’uovo da cui il titolo: “Nof of nof”. Il numero nove è un numero di vita, esso ricorda i nove mesi dell’attesa della nascita di un bambino. Alcune note di catechesi sulle nove caratteristiche dell’uovo: tempo, nuovo, intero, silenzio, sorpresa, vita, infinito, nutriente, collante.
1. L’uovo è “tempo”: passato, presente,futuro “Venuta la sera giunse un uomo ricco d’Arimatea…” (Mt 27,57). “Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve…” (Mt 27,62). “Passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana…” (Mt 28,1). L’uovo è segno del passato: il concepimento. E’ segno del presente: la gestazione. E’ segno del futuro: la nascita. Così: Cristo è morto, è sepolto, è risorto. Il tempo non è passato invano. Quel “terzo giorno risusci-
tò da morte” è il compimento sorprendente del tempo. Il numero tre dice le tre dimensioni del tempo: passato, presente, futuro. 2. L’uovo è “nuovo” (E’ interessante anche solo la relazione “uovo”-“nuovo”). “…e lo depose nella sua tomba nuova…” (Mt 27,60). “…cantate al Signore un canto nuovo…” (Dal Salmo 97,1). “…Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo, lode al nostro Dio” (Dal Salmo 41,4). “…Mio Dio, ti canterò un canto nuovo, suonerò per te sull’arpa a dieci corde” (Dal Salmo 145,9). “…Cantavano un canto nuovo: Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli…” (Ap 5,9). L’uovo è una nuova vita. La tomba di Gesù è per una vita assolutamente nuova: la sua risurrezione! Nella tomba nuova scavata nella roccia di Giuseppe d’Arimatea, Cristo realizza la novità assoluta. Il guscio richiama la tomba scavata nella roccia. Il guscio è composto da minerali e ricorda la roccia, infatti la gallina mangia i sassolini per il calcio che serve per la formazione del guscio. La cavità, invece, ricorda la tomba. 3. L’uovo è “intero” …Gesù disse: “Tutto è compiuto”. E chinato il capo, spirò. (Gv 19,30). Nell’uovo c’è tutto per una vita. E’ segno dell’intero. La mamma desidera che il suo bambino nasca sano, sia bello, sia…”intero”. Gesù muore dicendo che tutto è perfetto, cioè tutto è stato dato, tutto è compiuto. Il peccato è tolto ed è regalato il perdono fonte di pace. L’ultima parola prima di morire: “Tutto è compiuto”. La prima parola da risorto ai suoi discepoli: “Pace a voi”. 4. L’uovo è “silenzio” “…rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. Erano lì, davanti al se-
La Lettera |23| Giugno 2013
polcro, Maria di Màgdala e l’altra Maria” (Mt 27,60-61). Era il giorno della parascève e già splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo secondo il comandamento (Lc 23,54-55). Nel silenzio il pulcino si forma dentro l’uovo. Il silenzio della tomba di Cristo sembra dire “sconfitta”, invece come il pulcino si forma perché a suo tempo venga fuori dall’uovo così grande sarà la sorpresa “per la tomba vuota”. Il silenzio ricorda anche le parole profetiche di Cristo all’entrata trionfale in Gerusalemme quando. “Alcuni farisei tra la folla gli dissero: “Maestro, rimprovera i tuoi discepoli”. Ma egli rispose: “Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre” (Lc 19,39-40). Nel silenzio ha gridato la pietra del sepolcro, il “guscio” della morte è stato infranto.
5. L’uovo è “sorpresa” “…E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Ma-
ria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli. Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse. Pietro tuttavia corse al sepolcro e china-
tosi vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l’accaduto. (Lc 24,9-12) L’uovo di cioccolato diventa interessante perché dentro viene collocato un qualcosa che per altri diventa sorpresa. Così facendo “si celebra” il senso dell’uovo. La sorpresa è qualcosa di bello che fa vedere la vita in “modo nuovo”. La sorpresa suscita stupore che è sentimento di bellezza perché accade qualcosa di nuovo. Si intuisce che la vita è più ricca… La sorpresa suscita la ricerca per capire bene ciò che è accaduto. L’evangelista davanti al fatto della risurrezione di Cristo presenta un cammino in tre tappe: “Incredulità, stupore, fede pasquale”. Per passare dallo stupore alla fede pasquale è necessario l’incontro con il Risorto. 6. L’uovo è “vita” “Io sono la risurrezione e la vita. Chi crede in me anche se è morto vivrà e chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno” (Gv 11,25) L’uovo è segno di una vita che nasce. Nel mondo animale e umano si parla di uovo, nel mondo vegetale si parla di seme. Gesù nelle parabole parla di seme che è più originario dell’uovo. Il seme rimanda alla materia dell’eucarestia: pane e vino. Gesù davanti a Marta, sorella di Lazzaro morto, si rivela risurrezione e vita e il miracolo della risurrezione di Lazzaro a questa vita ancora è se-
La Lettera |24| Giugno 2013
gno dell’identità di Cristo. Nella sua Risurrezione Gesù rivela pienamente il suo essere “Risurrezione e Vita”. Nell’incontro con il Vangelo che annunzia Gesù risorto in forma progressiva diciamo: Gesù è la vita perché è più forte della morte. Gesù è l’autore della vita. Gesù è il Signore. Gesù è Dio. 7. L’uovo è “infinito” “Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato” (Gv 1,18) L’uovo è senza vertice e senza lato. L’uovo ricorda la forma della terra un po’ schiacciata. La cosa più grande sulla terra è la presenza della vita, degli esseri viventi, dell’uomo. L’uovo ne è segno. Il Figlio di Dio si è fatto uomo per rivelare il volto di Dio Padre e lo ha rivelato in pienezza nell’ora della morte. Là dove l’uomo è mortale e finito, Gesù si è rivelato come l’infinito. L’uomo può “vedere” Dio faccia a faccia: “Chi ha visto me, ha visto il Padre” (Gv 14,9). 8. L’uovo è “nutriente” “Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una
serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!”. (Luca 11,9-13)
L’uovo è molto nutriente, infatti va mangiato con misura. In passato c’era la cura a base di uova per rinforzare le persone indebolite. Pensiamo allo zabaglione, alimento comune nelle nostre case. Gesù è venuto a nutrirci con il suo amore. Il segno dell’incontro con Lui è il suo corpo da mangiare e il suo sangue da bere. Il segno dell’incontro è mangiare qualcosa di buono insieme. Mangiare insieme è condividere.
9. L’uovo è “collante” Così parlò Gesù. Quindi, alzati gli occhi al cielo, disse: “Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. (Gv 17,1.11) L’uovo è segno di unità. La vita nasce dall’unità tra la femmina e il maschio di una specie. Anticamente l’albume di uovo veniva usato come la materia prima per fare la colla, in particolare per le pitture e da sempre l’uovo è il collante in cucina perché tiene uniti i diversi ingredienti. Vita, arte e cucina. Tre campi dove l’uovo ha dimora. Sono richiamati tre verbi: vivere, vedere, mangiare. Gesù è venuto a unire. La sua morte e risurrezione è il collante dei discepoli, dei credenti nella Vita più forte della morte. L’amore vero è amore che purifica e unisce, rende una cosa sola. Accogliere il Risorto è vivere, vedere, mangiare, cioè esistere in modo nuovo, cioè riconoscere che “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”. Anche un uovo ha molto da insegnare. Molto.
La Lettera |25| Giugno 2013
PALIO DELLE CONTRADE: UNA ST Domenica 12 maggio 2013. Longoni primo classificato. Partiamo proprio da qui, dal gran finale della 25esima edizione del Palio delle Contrade, la più longeva manifestazione del nostro Paese. Una giornata, quella conclusiva, che ben ha riassunto lo spirito che nei 20 giorni del palio tutti quanti abbiamo respirato: aria di gioia e di festa, competitività, voglia di mettersi in gioco. A partire dai giochi nel campo che hanno visto le 6 frazioni partecipanti - Burligo, Cà Quarengo-Precornelli (campioni uscenti), Brocchione, Longoni, Beita-S. Sosimo e Gromlongo- sfidarsi in prove originali da loro ideate; fino alla finale di calcio BeitaLongoni che per la seconda volta in tre anni si sono incontrate nello scontro finale e per la seconda volta la vittoria è andata agli arancioni. E non dimentichiamo lo spettacolo pirotecnico che ha aperto la serata in un’atmosfera che è veramente raro vedere: spalti e balconi dell’oratorio gremiti di persone, tutti in silenzio a godersi la piacevole serata. Come più volte ripreso durante gli spettacoli della prova di teatro, che si è svolta sabato 11 maggio con la vittoria della frazione Cà Quarengo-Precornelli (nda. Oscar alla migliore scenografia); durante il Palio delle Contrade il paese sembra prendere vita, si anima e si colora, si veste a festa, la gente esce dalle proprie case con uno spirito diverso: ci
si mette in gioco non necessariamente per la posta in palio, ma per spirito di gruppo, per fare squadra. E allora ogni anno, a fianco dei veterani, vedi delle facce nuove, persone che ci vogliono provare, persone che ci credono. Sono questi i motivi che ti confermano degli sforzi fatti, che premiano la costanza di credere, per ben 25 anni, che un palio sia davvero un motore per far correre la persone verso un’unica meta: lo stare insieme, il condividere. E allora anche se fai parte della giuria, del famigerato “direttivo”, e sai che ogni tua decisione può essere criticata in ogni momento; sorridi alla bellezza di vedere che centinaia di persone hanno partecipato con entusiasmo a tutte le sfide proposte: dalla gara di ballo al torneo di pallavolo; dal ’48 al ping-pong; dalla prova culturale al biatlon; sorridi quando vedi il teatro dell’oratorio gremito e tante persone soddisfatte, che a fine serata ti confermano che sia gli spettacoli che le esibizioni canore sono state di qualità. Anche questo è Palio! Ringraziamo ancora le 6 frazioni che si sono sfidate, i capitani, tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile lo svolgimento della manifestazione e un grosso arrivederci a…settembre! Abbiamo già in programma per voi la prima sfida durante la Festa di Comunità.
La Lettera |26| Giugno 2013
TORIA LUNGA 25 ANNI A cura del comitato Francesco, Laura, Roberto, Stefania e Stefano Siamo arrivati a 25, un quarto di secolo per la storia del Palio delle Contrade di Palazzago che dal 1989 vede scontrarsi le diverse frazioni del comune. 6 le squadre che hanno partecipato all’edizione 2013: Burligo, Cà Quarengo-Precornelli, Brocchione, Longoni, Beita-S. Sosimo e Gromlongo. Nato per la volontà dell’allora parroco don Eliseo Pasinelli, il Palio delle Contrade può considerarsi il vero appuntamento della comunità di Palazzago, in grado di riunire tutti i cittadini in un’unica grande sfida. Nel corso degli anni le prove sono cambiate; se nei primi anni tutto il Palio veniva giocato nella giornata del 1 maggio, in cui si svolgeva anche il palo della cuccagna; nel corso del tempo sono state inserite prove a squadre e ogni anno una new-entry. Quest’anno grazie alla collaborazione con “La compagnia del Bernabo” di Trezzo sull’Adda si è svolta una gara di tiro con l’arco che ha entusiasmato grandi e piccini (1°classificato Beita-S. Sosimo). Il Palio viene gestito da un comitato organizzatore che stende i regolamenti, assiste alle gare e cerca ogni edizione di trovare qualche idea in più. Come ogni anno grande attenzione per i giochi a squadre: il torneo di pallavolo (1°classificato Longoni) e quello di calcio (1°classificato Beita-S. Sosimo). Tra gli appuntamenti più attesi c’è sicuramente il teatro, ogni frazione propone uno spettacolo teatrale su una tema definito dal comitato, argomento dell’edizione 2013 “…XXV…” proprio in onore del traguardo raggiunto dalla manifestazione (1°classificato Cà Quarengo-Precornelli) Sempre la stessa sera si svolge anche una gara di canto (1°classificato Beita S.Sosimo). Ma non è tutto, tra le altre sfide troviamo: gara di ballo (1°classificato Longoni), torneo di ping-pong (1°classificato Gromlongo), torneo di 48 (1°classificato Burligo), biathlon (1°classificato Longoni), prova culturale (1°classificato Burligo), mini-olimpiadi per i bambini (1°classificato Longoni), striscione (1°classificato Cà Quarengo-Precornelli) e i giochi nel campo proposti dalle varie frazioni nell’ultima domenica. La 25esima edizione del Palio delle Contrade è stata vinta dalla frazione del Longoni che si è aggiudicata il palio in corso perché vincitrice di 3 edizioni. Ora cerchiamo idee fresche per il nuovo palio da mettere in premio. Tutta la storia, i risultati e le gallery fotografiche sul sito www.oratoriopalazzago.it La Lettera |27| Giugno 2013
PELLEGRINAGGIO CON LA zON Sotto il Monte, Sombreno, Cornabusa, Somasca: a queste mete, raggiunte con il pellegrinaggio della zona pastorale nel 1° maggio, si è aggiunto il Santuario della Madonna della Castagna. Nonostante il tempo incerto e il numero esiguo di chi si è cimentato nel percorso a piedi e in bici , nel momento della celebrazione ci si è ritrovati in tan-
ti, andando con il pensiero e la preghiera anche a Papa Giovanni XXIII che guardava a questo santuario con particolare devozione e affetto. Nel 1910 in occasione del 400° dell’apparizione Don Angelo Roncalli scrisse le prime note storiche del piccolo Santuario, raccolte e pubblicate in un libretto che inizia cosi:
AL DEVOTO LETTORE Fra gli innumerevoli fiori che schiudono gli odorosi calici al sole, non tutti sono egualmente belli e magnifici. Vi sono piccoli fiori: fiori di giardino e fiori di campo: fiori di montagna e fiori di convalle. Ma ogni fiore ha una bellezza e un profumo suo proprio: e talora il piccolo l’umile fiore del campo spande intorno a sé un così soave olezzo, che si preferisce al suo pomposo confratello di giardino. Devoto lettore! I molti santuari di Maria SS. onde è sparsa questa nostra diocesi di Bergamo, singolarmente benedetta fra le diocesi d’Italia, formano un vaghissimo serto intorno al capo della nostra Regina Celeste. Quelli di Borgo S. Caterina, di Desenzano, di Ardesio, di Ponte Nossa, di Stezzano, della Cornabusa e tanti altri che tu conosci ... quali splendidi fiori nella corona di Maria! Ma io amo raccogliere il tuo sguardo e il mio sul romito Santuario di S. Maria della Castagna presso Fontana. E’ un piccolissimo, umilissimo fiore di campo. Ego fIos campi. Ma esso diffonde una così dolce e sua propria fragranza che sofferma il passante a rimirarlo e a gustarlo. Abbiamo conosciuto la storia legata ai fatti che hanno dato origine al santuario rappresentati anche nel gruppo scultoreo esposto sul trono essendo nella settimana della festa (che cade il 28 aprile) Il racconto - l’unico racconto dell’ Apparizione a cui attinsero, fino a ieri, gli storici del Santuario- è quello che il notaio Gerolamo Ceresoli trascrisse e, trascrivendo, riassunse da un’antica “scrittura” circa il 1646, ai tempi della contesa fra Ossanesga e Fontana. La traduzione del racconto trascritto e riassunto dal notaio Ceresoli dice: Nel mese di aprile - in un appezzamento di terra di
proprietà di Don Giovannino Moroni - apparve a un uomo -cuidam- una signora dall’aspetto venerando, la quale, asserendo di essere la Beatissima Genitrice di Dio gli impose di recarne l’annunzio agli uomini dei villaggi vicini e di comandar loro di erigerle là, in suo onore, un tempio e indicò anche il luogo dove lo si doveva erigere”. Abbiamo pregato, riflettuto e condiviso una giornata nel segno di Maria all‘ inizio del mese a lei dedicato - nel quale, questa volta come comunità di Palazzago, abbiamo raggiunto anche il Santuario del Lavello.
La Lettera |28| Giugno 2013
Zona Pastorale Primo Maggio
UNA LUNGA ESTATE CRE EVERYBODY dal 24 giugno al 19 luglio BABY CRE dal 1 al 26 luglio Vacanza al mare Adolescenti e Terza Media dal 21 al 27 luglio a Lignano Sabbiadoro BICICLETTATA dal 5 al 9 agosto Binasco - Lago Maggiore UN’ESTATE AL MARE... STILE FAMILIARE dal 10 al 17 agosto a Bellaria
Plinio racconta che la castagna veniva chiamata ”ghiandola di Dio”, e probabilmente per tale ragione venne in seguito considerata frutto di Cristo. L’autore latino peraltro non si capacita di come un frutto comunemente ritenuto di cosi scarsa importanza possa essere protetto con tanta cura dal riccio esterno che lo contiene. Proprio per la sua particolare conformazione, chiusa in un guscio ricco di aculei spinosi, la castagna ha evocato nella cultura cristiana l’immagine di Gesù tormentato. Per il medesimo motivo tale frutto può rimandare alla figura della Vergine Maria e dell’Immacolata Concezione: la castagna è nata tra le spine senza essere scalfita, così come Maria è immune dal peccato originale nonostante questo la circondi. A tale frutto si è voluto associare anche il concetto di castità, di purezza, in quanto, giacendo al riparo nel suo guscio spinoso, evoca l’immagine di qualcosa che deve essere preservato. Simile interpretazione sembra inoltre derivare dal nome latino castanea che contiene la radice casta, ovvero ”pura”. Infine la raffigurazione di un albero di castagno può alludere alla resurrezione, dal momento che questa pianta possiede la curiosa caratteristica di germogliare quasi subito dopo essere stata tagliata.
FESTA DI COMUNITA’ dal 23 agosto all’8 settembre
La Lettera |29| Giugno 2013
IL MAGGIO NELL’ANNO DELLA FEDE Maggio, Maria, anno della fede, Parola, in giro per il paese, ragazzi e famiglie, adulti, celebrazione, rosario, Giotto: tutti insieme questi ingredienti hanno reso vivo il mese di maggio, con una bella partecipazione e preghiera. Ritroveremo i misteri della vita di Cristo, affrescati da Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova, nella Processione del Patrono, portati dai gruppi di catechesi, proprio nell’anno della fede. Intanto ripercorriamo i diversi momenti dell’itinerario. 1) Una casa riempita da un sole dai raggi rossi, un po’ come fuoco nel giorno di Pentecoste. Una casa, quella di Lidia (Atti degli Apostoli) aperta alla fede nel Signore Risorto. Una casa, quella di Maria, aperta al mistero di Dio. Una casa, quella dei ragazzi della Cresima, riempita dal dono del “dolce consolatore dell’anima”. Tra le case del Campo delle rane.
2) Nel giardino della Risurrezione le guardie ignorano l’evento, mentre Maria Maddalena vorrebbe trattenere il Risorto. Ad Atene, il “dio sconosciuto” assume i tratti del volto di Gesù, annunciato da Paolo. In Maria si tesse il corpo di Gesù che la Madre accoglierà di nuovo, ma senza vita, ai piedi della croce. Ai ragazzi di terza media chiediamo, con la promessa d’impegno, di tenere aperta la porta. In cima al monte, guardando la valle, dalla cappella della Longa.
3) Al luogo del cranio, si sono dati appuntamento il cielo (con il volo degli angeli) e la terra (con molte persone, da una parte e dall’altra). Ad Efeso, “non abbiamo neppure sentito dire che esista uno Spirito Santo.” A Nazaret lo Spirito Santo ha fatto casa in Maria. Alla Cappella del Golf abbiamo accolto i bambini della prima riconciliazione (ancora profumati dal nardo della misericordia) e i ragazzi di quarta elementare (che condividono l’unico pane sulla barca). La Lettera |30| Giugno 2013
4) Tutti intorno al tavolo, nella casa che diventa cenacolo per la cena d’addio, tutti con l’aureola- anche Giuda- perché a tutti è data la via dell’amicizia. E per tutti Gesù lascia il suo testamento. Tutti piangono a Efeso, gettandosi al collo di Paolo, mentre lascia il suo testamento. Tutti intorno a Maria, come figli che sono nel mondo ma non sono del mondo. Tutti riuniti all’area feste –per il tempo inclemente-pensando alla Madonna di Caravaggio della Casella. Tanti gli amici di prima elementare e prima media.
5) Un annunciatore celeste -l’Angelo- arriva da una giovane donna –Maria- che apre il cuore al progetto di Dio. Un giovane sfigurato dal male (sordo, muto, epilettico) incontra Gesù appena sceso dal monte dove si è trasfigurato: viene preso per mano, fatto alzare e messo in piedi. Torna la vita. Una risposta: “Eccomi sono la serva del Signore” che apre un orizzonte di vita per tutta l’umanità. Una zona nuova –via Longoni 129- con i bambini che per la seconda volta ricevono il corpo del Signore, con l’entusiasmo e la gioia di ciò che è novità.
6) Gesù si china sugli apostoli nel gesto dello schiavo: lavare i piedi; vero antidoto allo sguardo malato (invidioso). Gesù allarga l’orizzonte: “chi non è contro di noi è per noi” ad un Giovanni che vorrebbe restringere solo a coloro che sono dei “nostri”. Gesù accolto da uno sguardo trasparente e puro, quello della Madre. San Filippo Neri, nella chiesa di Salvano a lui dedicata, con uno sguardo che si dilata verso le sofferenze e la fatica di vivere del suo tempo. Gesù, anche per gli amici di quarta elementare.
La Lettera |31| Giugno 2013
CONCLUSIONE DEL MESE DI MAG Perché proprio il compianto di Cristo per la celebrazione conclusiva del mese di maggio e come grazie per l’anno catechistico? Perché il cammino della comunità cristiana ha a che fare con il corpo. Le stesse feste più importanti ci portano lì (anche il tema del Cre 2013 è sul corpo) Un corpo che si forma nel grembo di una donna. Un corpo di bambino contemplato come il Signore del cielo e della terra. Un corpo che cresce in età, sapienza e grazia. Un corpo che plasma il mondo, pialla il legno, costruisce oggetti. Un corpo che incontra altri corpi: piagati, sofferenti, malati, abitati abusivamente dal male, senza vita. Un corpo prigioniero, condannato, ucciso sulla croce. Un corpo che non sta al suo posto nel sepolcro dove è stato chiuso. Un corpo dato in cibo, un corpo da costruire
come chiesa… Ecco, tutti i nostri percorsi di catechesi- quelli dei bambini, dei ragazzi, degli adolescenti, dei giovani e degli adulti- ci hanno condotti a quel corpo, facendoci identificare con il discepolo Giovanni che, in mezzo alla scena, con le braccia spalancate a formare con la roccia che scende, una croce, unisce tristezza, stupore, desiderio di non fermarsi. Tanti e belli sono stati i simboli intorno ai quali i diversi gruppi hanno raccolto i loro percorsi, ma tutti ci riconosciamo in questo. Un anno dunque, in cui siamo cresciuti come fratelli…come corpo comunitario: ”tornino i volti”… Le braccia a forma di croce del discepolo, in uno scorcio ardito nella pittura di Giotto, si trasforma in una freccia che fa centro nel Signore; diventa anche la prua di una nave che arriva finalmente in porto.
La Lettera |32| Giugno 2013
GGIO E DELL’ANNO CATEChISTICO
La Lettera |33| Giugno 2013
Concorso Cartolandia Scuola dell’Infanzia e Scuola Primaria Scuola dell’infanzia I bambini verdi e gialli di anni 5 della scuola dell’Infanzia Statale di Palazzago hanno partecipato al concorso “Cartolandia” indetto dall’Eco di Bergamo. I lavori realizzati, insieme a quelli delle altre scuole della provincia che hanno aderito al progetto, sono stati esposti a marzo presso la fiera di Bergamo. I bambini accompagnati dalle loro insegnanti hanno partecipato a questo evento e, nei laboratori, hanno potuto svolgere alcune interessanti attività. Gli elaborati realizzati dalla nostra scuola dell’infanzia gruppo grandi, dal titolo “diventiamo giornalisti”, sono stati scelti e premiati durante la manifestazione, momento accolto dai bambini con grande entusiasmo e soddisfazione. L’iniziativa era rivolta ad incentivare a far conoscere da vicino le istituzioni locali e in particolare le persone che le rappresentano. All’interno di questo progetto i bambini hanno intervistato per il Municipio il sindaco Dott.Michele Jacobelli, il rappresentante di polizia locale sig. Giacomo Carrara (con cui svolgono da anni il corso di educazione stradale e rispetto delle rego-
le), la bibliotecaria Dott.ssa Marta Cisana e infine per la Parrocchia hanno incontrato il parroco Don Giuseppe Navoni. Il sindaco, dopo essersi presentato, ha parlato loro del comune e delle sue mansioni e responsabilità per poi accompagnarli nei vari uffici comunali dove la Dott.ssa Marta ha spiegato le diverse funzioni e attività del personale impiegato. In biblioteca hanno appreso come e dove vengono posizionati i vari libri e riviste, quali sono i compiti della bibliotecaria e come funziona il servizio di prestito. Il rappresentante di polizia municipale ha mostrato loro il suo ufficio e spiegato le sue funzioni e le regole del codice della strada con l’aiuto del libro di Codicino. Il parroco don Giuseppe li ha accolti in chiesa e qui, ha spiegato loro i suoi compiti e il significato di tutto ciò che in essa è presente: i vari altari, il battistero, ecc. Attraverso i preziosi dipinti inoltre, ha raccontato la storia del nostro patrono S. Giovanni Battista a cui la nostra chiesa è dedicata. Attraverso tutti questi incontri i bambini hanno potuto conoscere ed apprendere meglio la realtà del nostro paese avvicinandosi in modo attivo alle persone che rappresentano le principali istituzioni locali.
La Lettera |34| Giugno 2013
Scuola primaria Gli alunni delle classi terze della scuola primaria “S. Quasimodo” di Palazzago sono stati premiati per la loro partecipazione al concorso “Cartolandia” indetto da L’Eco di Bergamo. Gli alunni hanno realizzato un elaborato sulla chiesa parrocchiale di Palazzago e, in particolare, sul quadro dell’Assunta di G. Moroni.
Matrimoni
Marchesi Paolo e Cisana Angela, Parrocchia, 4 aprile 2013 Alborghetti Luciano e Cefis Cecilia, Brocchione di Palazzago 30 aprile 2013 Rotini Isaia e Rota Conti Gessica, Brocchione di Palazzago 9 maggio 2013
GRUPPO GIOVANI a cura di Vanessa Sulla letterina, ogni settimana , ci sono degli appuntamenti fissi: il lunedì ore 20.15 gruppo adolescenti e il giovedì alle 20.30 il gruppo giovani. Così, ogni giovedì, alcuni di noi si trovano con il don per un percorso che ci aiuta a conoscere e a confrontarci su alcune tematiche e poi ci apre ad alcuni appuntamenti comunitari, quali la preparazione della Veglia di Natale, della Via Crucis itinerante del Venerdì Santo e delle proposte di animazione nella festa di comunità. Questi obiettivi orientano anche le piste di approfondimento all’interno della Bibbia e della tematica dell’anno pastorale.
Quest’anno poi abbiamo anche seguito il cammino giovani vicariale, con l’appuntamento mensile con stili e destinazioni diversi ogni volta. Dalla verifica sono nati anche punti intorno ai quali continuare o iniziare nel prossimo anno, allargando anche il numero dei partecipanti: - incontro settimanale del giovedì - partecipazione, un giovedì al mese, alla lectio che sarà proposta da don Carlo Tarantini - preparazione della Veglia di Natale e della Via Crucis del Venerdì Santo, ancora con il coinvolgimento delle associazioni e dei gruppi del paese - partecipazione al percorso con i giovani del Vicariato - animazione della festa di comunità e disponibilità per il CRE - cena preparata da noi (una domenica sera al mese, animando anche la messa delle 18.00) aperta anche ai giovani che non partecipano il giovedì e alle giovani coppie.
GRUPPO DI CAMMINO Il giorno 2 Aprile 2013, con la partecipazione dell’assessore allo sport e associazioni del Comune di Palazzago, c’è stata la prima uscita del Gruppo di Cammino. Si tratta di gruppi di persone coordinate da un conduttore che camminano ad andamento sostenuto attraverso un percorso stabilito; quindi una semplice attività fisica adatta a tutti, come modalità di prevenzione di tante malattie, ampiamente documentata dalla letteratura scientifica. Camminare è un’attività piacevole, naturale, sana, particolarmente benefica per l’apparato muscolo-scheletrico, il sistema car-
dio-circolatorio e l’apparato respiratorio. Lo diventa ancora di più se praticato in compagnia e in mezzo alla natura. Nella foto è riconoscibile, in prima fila, la decana del gruppo che con i suoi 83 anni batte tutti, non solo come età ma anche come gamba. Ci troviamo, per ora, ogni martedì alle 14,30 nella piazzetta del teatro dell’Oratorio Parrocchiale, in attesa che il miglioramento del clima ci permetta di spostare l’uscita in orario serale e mattutino. I percorsi scelti sono tutti gradevoli perché si snodano lungo strade poco frequentate e sentieri facili, in un contesto collinare che in primavera manifesta tutta la sua ricchezza di prati fioriti e boschi verdeggianti. Per informazioni i numeri di riferimento sono: Roberto Pogna, medico e fondatore del gruppo: 337.446474 Andrea Bolognini, assessore allo sport e associazioni: 349.6612501 Partecipare ad un GRUPPO DI CAMMINO: ecco quello che fa per te! Permette di fare esercizio fisico, è un toccasana per la salute, non costa nulla, aiuta a fare nuove amicizie e a passare del tempo in compagnia!
La Lettera |36| Giugno 2013
Battesimi Il 14 Aprile 2013 Gelmini Allegra di Marco e Gualandris Paola, nata il 6 agosto 2012 Rocchi Tommaso di Alessandro e Fumagalli Monica, nato il 9 dicembre 2012 Acquaroli Andrea di Ivan e Carrara Loretta, nato il 27 settembre 2012 Gelmini Allegra
Carrara Alice di Marco e Torri Valentina, nato il 25 settembre 2012
Crippa Gianluigi
Gerosa Sofia di Efrem e Carminati Flora, nata il 6 febbraio 2013 Cattaneo Sveva di Marco e Visentin Renata, nata il 22 luglio 2012 Crippa Gianluigi di Crippa Chiara, nato il 17 novembre 2012 Vendramini Mattia di Andrea e Fustinoni Claudia, nato il 21 settembre 2012
Rocchi Tommaso
Gavazzeni Elisa di Nicola e Cerri Rosanna, nata il 15 novembre 2012
Acquaroli Andrea
Vendramini Mattia
Gavazzeni Elisa
Il 12 Maggio 2013 Carrara Alice
Palladino Sofia di Leonardo e Carpentieri Francesca, nata il 5 giugno 2012
Palladino Sofia
Mauri Elena di Alessio e Motta Irene, nata il 29 ottobre 2012 Coter Joseph di Simon e Ghislanzoni Orietta, nato il 9 gennaio 2013
Gerosa Sofia
Mauri Elena
Cattaneo Sveva
Coter Joseph
Defunti
MARIA “Mariulì” ROTA SCALABRINI vedova ROTA MARTIR di anni 91, deceduta il 16 aprile 2013
MARIO PREVITALI di anni 80, deceduto il 19 marzo 2013.
Le mamme non muoiono mai, salgono in cielo e illuminano il nostro cammino. I tuoi cari
Non piangete la mia assenza, sono beato in Dio e prego per voi. Io vi amerò dal cielo come vi ho amati sulla terra. Lo ricordano i figli
ANNA ROTA MARTIR in ALBORGHETTI di anni 74, deceduta il 23 aprile 2013
VINCENZA PELLEGRINELLI sorella di Vittorio della Beita di anni 90, deceduta il 31 marzo 2013
Cara mamma, grazie per tutto quello che ci hai insegnato; la tua forza, la tua bontà e la tua disponibilità per gli altri, rimarranno sempre ricordo vivo in noi. Ti porteremo sempre nel nostro cuore. I tuoi cari
Ti ricorderemo per sempre nei nostri cuori. Con affetto... Vittorio e Giromina
GIULIANO MONTI di anni 63, deceduto l’1 maggio 2013 Ciao compagno della mia vita, nel tuo cammino ti sei mosso con discrezione, sempre attento a “non disturbare” e così ogni giorno godevi delle cose più semplici; gli amici, il sole, i tuoi figli, la natura e gli animali. Era poco? Era niente? Per te era la serenità. Siamo smarriti e svuotati, abbiamo bisogno di sentirti ancora con noi. Ciao, tua moglie
VIRGINIA CIMADORO in BOTTI di anni 85, deceduta l’1 aprile 2013 Non scongiurare la morte di lasciarla qui sulla terra: ha già sentito il profumo di Dio lasciala andare nei suoi giardini. (Alda Merini)
CRISTINA BOTTI ved. MORDINI di anni 86, deceduta il 18 maggio 2013
MARIO MAGNO di anni 84, deceduto il 15 aprile 2013
Dona Signore alla carissima mamma la pace dei tuoi Santi, alle nostre anime perfezione, fede e pace. Figlia e famiglia
Sopravviverà il tuo ricordo nei pensieri e nei nostri cuori. I tuoi cari
Anniversari PIETRO CAROZZA (4/3/2007 - 4/3/2013) Chi vive nel cuore di chi resta non muore mai. I tuoi cari
DAVIDE CEFIS (14/5/2011 - 14/5/2013) La vita continua nel tuo ricordo. I tuoi cari
BENIGNO COLOMBI (16/04/1986 16/04/2013)
CLAUDIA ZANETTI ved. COLOMBI
MARIA BOSATELLI ved. ZANETTI
La comunità di Palazzago ricorda con riconoscenza il Dr.Colombi con la moglie e la suocera, per l’umanità dimostrata negli anni in cui ha svolto qui la sua professione medica.
ALFREDO ROTA MARTIR (1972-2013)
GIUSEPPE ROTA CAREMOLI (1979-2013) LUCIA GUALANDRIS (2003-2013)
GEMMA RIPAMONTI (2008-2013)
Per l’amore e l’essenza della vita che avete trasmesso, ogni giorno siete nei primi pensieri dei vostri cari. Grazie per sempre. FRANCESCO MAZZOLENI (30/6/2000 - 30/6/2013) Per te nei nostri cuori ci sarà sempre un posto speciale. Con affetto, I tuoi cari Valter Magri
Luca Mangili
Chi ha saputo farsi amare nella vita vive per sempre, e voi siete sempre vivi e presenti in mezzo a noi. I vostri cari
ONORANZE FUNEBRI DELL’ISOLA s.r.l. Serviziodiurno, diurno, notturno notturno ee festivo festivo •• Trasporti tutta Servizio Trasporti in tutta inItalia Italia Vestizione salme • Disbrigo pratiche Addobbi funerari • Cremazioni 24030 BREMBATE DI SOPRA (BG) - Via XXV Aprile 32 - Tel. 035.620916 - Fax 035.6220326 Cell. Valter 335 6923809 - Cell. Luca 335 6904124