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È NECESSARIO GIUNGERE A DISARMARCI
from Camminiamo Insieme
“Bisogna fare la guerra più dura che è la guerra con- tro noi stessi. È necessario giungere a disarmarci. Io ho combattuto questa guerra per molti anni. È stato terribile… Ho rinunciato a fare confronti. Ciò che è buono, vero, reale, per me è sempre il meglio. Per questo non ho paura… Se uno si disarma, se smette di possedere, se si apre al Dio fatto uomo che fa nuove tutte le cose, allora Egli fa sparire il passato negativo e ci apre il panorama di un tempo nuovo in cui tutto è possibile”. Sono parole di Atenagora, patriarca di Costantinopoli che è vissuto nel secolo scorso. In questi tempi in cui la guerra si è presentata a livello globale, da far dire a papa Francesco che stiamo vivendo una guerra mondiale a pezzi, queste parole ci aiutano a interrogarci su quello che ciascuno di noi può fare per contribuire ad una convivenza che abbia il profumo della pace. Si discute spesso se sia giusto o no aiutare i Paesi in guerra dando le armi a chi è stato invaso, con tutti i problemi e le conseguenze; spesso, questi ragionamenti, rischiano di metterci dentro un campo di battaglia dove devi essere pro o contro qualcuno e dove la pace sembra che non si possa realizzare se non attraverso un braccio di forza che prevede il potere e quindi la violenza. Queste parole del patriarca ci aiutano a rientrare in noi stessi “è necessario giungere a disarmarci”; le armi sono fatte molto spesso di silenzi, parole, di sguardi e atteggiamenti in cui esprimiamo rivalità e rivendicazioni. La guerra contro se stessi di cui parla Atenagora non è una violenza, ma un cammino di disarmo che richiede pazienza, tempo e fatica. Non si tratta di assumere degli atteggiamenti di pace, ma di riconoscere quelle dinamiche di violenza che ci sono dentro di noi, che spesso sono il risultato di ferite che ci portiamo dentro, di incomprensioni e storture che ci hanno attraversato e vanno conosciute, curate ed elaborate; la speranza è che questa pacificazione arriviamo a sentirla dentro di noi come un cammino di liberazione che sgorga dal di dentro. Sappiamo bene quanto sia più semplice ma devastante cercare un colpevole, che siamo noi o gli altri, mentre ognuno ha la sua storia diversa e particolare, con le sue luci e le sue ombre, che va riconosciuta e abbracciata. C’è un bene che vogliamo salvaguardare, che siamo noi, la nostra originalità e diversità per vivere una fraternità universale; tutto questo è un bene per cui vale la pena lottare. Forse dovremmo provare a scommettere e credere di più al dono della nostra libertà, come possibilità di fare scelte diverse e creative, piuttosto che lamentarci e distrarci dal come gli altri usano male la loro libertà. Potremmo percorrere il sentiero della legittimazione, a partire da noi, per dare spazio e visibilità alla bellezza che siamo e che necessita di esprimersi per quello che è; per la paura che non sia riconosciuta spesso cadiamo nella trappola dell’arena dove veniamo prosciugati da un confronto che spesso ci squalifica perchè se non sei il primo, sei ultimo. Il disarmo di noi stessi non è una strategia per essere più bravi, è il cammino che scegliamo di percorrere perché la nostra vita possa manifestarsi nella sua potenzialità di amore. Quel sentiero che ci permette di maturare la fiducia nel bene che siamo per avere la forza e il coraggio di scegliere la via che ci rappresenta davvero, quella dell’amore creativo. É quel percorso dove cresce la fiducia in quel divino che siamo come scintilla di bellezza, quella che ci permette di credere che davvero non tutto è già fatto ma tutto è possibile, il cammino della speranza che si invera.
Pietro Rabitti
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