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COVER BY RENATO GUTTUSO, MOSTRA “VICO MAGISTRETTI ARCHITETTO MILANESE”

Poste Italiane - In caso di mancato recapito inviare al CMP di Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi ANNO VI- N°3 MAGGIO 2021

ATTUALITÀ Crowfunding, opportunità dall’elettrico

ANALISI 2021, l’anno della crescita

INTERVISTA De Cotiis al debutto con Azimut

NAUTICA, UNA NUOVA PRIMAVERA



Dedicato alle persone che hanno la sensibilità di cogliere l’energia e l’anima che le nostre creazioni trasmettono

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editoriale

Nautica e interior design, un percorso convergente di David Pambianco

L

interno di una barca, che sia a vela o a motore, richiede da sempre, sia per la sua conformazione che la sua funzione, una realizzazione custom made. Tuttavia, è solo in tempi recenti che l’attenzione dei cantieri e degli armatori verso le firme del design è cresciuta, insieme al desiderio di un arredamento dalla personalità sempre più riconoscibile ed espressione della visione dell’armatore. Dal lato dell’azienda di arredamento invece, il peso specifico di questo particolare filone di business è relativo. Volendo esprimere un ordine di grandezza, esso si aggira intorno al 5-10% del costo complessivo dello yacht. Ciò nonostante, stiamo assistendo ad una crescente attenzione del modo del design verso la nautica, in quanto realizzare, sotto la guida di un architetto famoso, gli interni di una barca che spesso viene pubblicata dalle riviste di nautica di tutto il mondo, rappresenta un eccezionale moltiplicatore di awareness e posizionamento del brand. Un percorso in cui da una parte l’armatore richiede spazi interni in grado di rispondere alle sue esigenze e che siano capaci di rispecchiare un precisa estetica, dall’altra le aziende del mobile mettono a disposizione non solo pezzi della collezione, ma si strutturano per la produzione su misura, internalizzando falegnamerie specializzate. In mezzo l’interior designer che ha il compito di recepire, interpretare e dunque rinnovare il concetto stesso di abitabilità. In tutto ciò vi è anche l’opportunità di diffondere un gusto più europeo in un ambiente dove il ‘classico’ soprattutto negli Stati Uniti e in Asia l’ha sempre fatta da padrone, con ulteriori potenzialità di sviluppo per i brand italiani. Da notare che il mercato della nautica, di cui l’Italia è tra i protagonisti se non il protagonista, ha mostrato resilienza nell’anno della pandemia e le stime per l’anno in corso indicano una forte crescita per un comparto che ha archiviato il 2020 con un giro d’affari di circa 4,8 miliardi di euro, valore invariato rispetto all’anno precedente. Ora la sfida si gioca innanzitutto sul terreno delle materie prime, con le note difficoltà che stanno incontrando i produttori nel reperirle, ma soprattutto sul fronte della sostenibilità, che per il settore significa innanzitutto propulsione elettrica e, a tendere, a idrogeno. Ma anche interventi sul disegno stesso delle imbarcazioni che nell’alleggerimento dello scafo e nella modifica della forma delle carena possono trovare spazi di riduzione del consumo di energia. Un mondo, quello della nautica, che mette a sistema una composita platea stakeholder e che, alla vigilia dei prossimi Saloni Nautici, sembra lanciato verso una nuova era di sviluppo post pandemia.

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sommario

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Attualità La nautica sperimenta il Crowdfunding

Nel 2020 sono state tre le campagne dedicate al mondo delle imbarcazioni che, complessivamente hanno raccolto quasi 3,5 milioni di euro.

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Attualità DeepSpeed e la sua campagna dei record

A fine 2020 la start up innovativa ha raccolto 3 milioni di euro in poche settimane. Per William Gobbo, fondatore di Sealence è un successo non solo in termini economici ma anche per fissare nuovi criteri per i futuri finanziamenti.

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Dossier Nautica, una nuova primavera

Non solo è resiliente, definizione quasi abusata in questi lunghi mesi di emergenza, ma cresce. La nautica italiana, l’altissimo di gamma in particolare, non cede terreno. Anzi, ne conquista.

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Intervista Vincenzo De Cotiis

Incaricato da Azimut Yachts, l’architetto e designer si è cimentato per la prima volta nell’interior design di un’imbarcazione, interpretandola come un’opera d’arte: è il Magellano 25 metri, recentissimo gioiello di Azimut Yachts.

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Punto di vista Tanti modi di essere armatore

Tre uomini, un minimo comune denominatore. Il mare. Vissuto a bordo di uno yacht a vela, a motore o impegnati in una regata. Le testimonianze di Panfilo Tarantelli, Enrico de Crescenzo e Roberto Balma.

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Scenario A vela o a motore, la barca è ‘su misura’

Progettare un’imbarcazione non ha a che fare soltanto con disegno, finiture, colori e performance. Necessarie l’attenzione all’ambiente e una risposta custom alle esigenze dell’armatore.

In copertina: Renato Guttuso Sedia rossa, libri e bicchiere, 1968 In mostra fino al 12 settembre “Vico Magistretti Architetto milanese” presso la Triennale di Milano Courtesy Galleria Mazzoleni

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overview

Il Salone apre a pubblico e vendite scontate

Sarà l’architetto Stefano Boeri a curare l’Evento Speciale 2021 targato Salone del Mobile.Milano, che si svolgerà dal 5 al 10 settembre a Fiera Milano Rho. Un progetto unico, nel format e nell’ideazione artistica, che si rivolgerà non solo al mondo degli operatori di settore e alla comunità internazionale del design, ma anche al grande pubblico dei consumatori. I visitatori potranno accedere al quartiere fieristico per tutta la durata dell’evento e oltre a visionare le novità e le creazioni dei brand messe a catalogo negli ultimi 18 mesi, potranno acquistare in fiera le creazioni delle aziende a prezzi esclusivi. Una parte del ricavato contribuirà a una causa benefica.

Loreto Open Community vince il bando per riqualificare Piazzale Loreto

Il bando per la riqualificazione di piazzale Loreto, promosso dal Comune di Milano e C40 per promuovere la trasformazione urbana che parte dall’ascolto del territorio e pone la comunità al centro del progetto, se l’è aggiudicato Ceetrus Nhood, con la regia di Arcadis Italia per il coordinamento tecnico, la consulenza ambientale, l’ingegneria e il project development management. A coordinare il Design Team c’è l’architetto Andrea Boschetti di Metrogramma Milano che si occuperà di assicurare uno sviluppo coerente di tutte le discipline coinvolte. È inoltre autore e responsabile della progettazione architettonica della nuova piazza di ‘Loc, Loreto Open Community’ e coautore del masterplan insieme a Studio Andrea Caputo e MIC Mobility In Chain. Loc sarà incubatore di attività e hub attrattivo, un nuovo distretto cittadino del commercio di vicinato; ospiterà co-working e un asilo di quartiere.

NB Aurora investe in Veneta Cucine

Il veicolo di permanent capital quotato sul segmento MIV di Borsa Italiana e promosso da Neuberger Berman, NB Aurora, ha firmato un contratto vincolante per l’acquisto, con soli mezzi propri, di una quota di minoranza pari al 30% di Veneta Cucine, realtà industriale italiana che da oltre 50 anni progetta, produce e realizza mobili per cucina, living e complementi d’arredo, con 6 stabilimenti e una produzione di 60mila sistemi cucina ogni anno.

Milano Contract District debutta nell’ufficio

Milano Contract District, forte della sua esperienza nel settore residenziale, debutta nel mondo dell’ufficio all’interno dell’office mockup del progetto di riqualificazione a destinazione terziario The Medelan, complesso immobiliare che si trova nella centrale piazza Cordusio di Milano, oggetto di riqualificazione urbana del valore di 100 milioni di euro, firmata dallo Studio GLA, su iniziativa di DeA Capital Real Estate SGR, quale gestore del Fondo Broggi con Paref nel ruolo di advisor. Per la progettazione e la realizzazione del nuovo office mockup, al terzo piano di The Medelan, MCD ha creato una divisione dedicata al settore dell’office che propone un approccio innovativo alla realizzazione dei nuovi spazi lavorativi contemporanei attraverso l’applicazione di alcuni principi del ‘resimercial’ design.

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Calligaris: “Pronti per nuove acquisizioni” Calligaris Group, dopo aver chiuso il 2020 con un Ebitda di 26 milioni di euro (+6% sul 2019) e un fatturato di gruppo di 142 milioni, è pronta per nuove acquisizioni. “Cerchiamo aziende che portino valore aggiunto al nostro Gruppo – afferma Stefano Rosa Uliana, CEO di Calligaris Group – Vorremmo rafforzarci nel settore dei sistemi e dei mobili; dopo l’acquisizione di Luceplan attiva nell’illuminazione decorativa cerchiamo ora una realtà di luce tecnica per creare un polo dell’illuminaziome completo all’interno del gruppo. Poi potremmo ampliare l’outdoor e il contract inteso come corporate. Siamo pronti ad accogliere partner che vogliano unirsi al nostro progetto”.

Gruppo Colombini: “Con aggregazioni verso un polo dell’arredo familiare”

Tra le intenzioni del Gruppo, che ha registrato nel 2020 un fatturato di 170 milioni di euro e un Ebitda di 7,8 milioni, con un’incidenza del 5% sui ricavi e una posizione finanziaria netta positiva per 4 milioni di euro, c’è la crescita per aggregazioni. Diversi i dossier allo studio, alcuni dei quali potrebbero già concretizzarsi tra fine anno e inizio 2022. “Il nostro obiettivo è creare un polo dell’arredo italiano, sia in termini dimensionali che di ampiezza dell’offerta, a matrice familiare – afferma l’AD Giovanni Battista Vacchi – in cui tutti gli imprenditori a capo delle aziende aggregate restino gestori e soci attivi anche post acquisizione”. Le aziende a cui guarda il Gruppo sono pmi complementari per posizionamento nei settori cucina, imbottito, centro stanza e contract.

Joint venture tra Fendi e Design Holding per la casa

Il gruppo Design Holding, controllato pariteticamente da Investindustrial e The Carlyle Group, ha annunciato insieme a Fendi il lancio della joint venture Fashion Furniture Design (FF Design) per lo sviluppo del business Fendi Casa. La joint venture vedrà la partecipazione di Design Holding in qualità di socio di maggioranza. Dopo più di 30 anni termina quindi la collaborazione tra il brand italiano del lusso, parte del gruppo Lvmh, e Luxury Living, parte di Lifestyle Design, alla scadenza della relativa licenza a fine 2021.

Victoria rileva 5 marchi italiani della ceramica

Dopo aver acquisito il gruppo Ceramiche Ascot nel marzo 2020 e Ceramiche Serra nel 2017, Victoria Plc, quotata all’Aim di Londra dal 1963, torna a fare acquisti in Italia puntando a creare un polo internazionale della ceramica. La multinazionale inglese ha, infatti, annunciato l’acquisizione dei marchi Colli, Vallelunga, Casabella dal gruppo sassolese Colli e di tutti gli asset dell’azienda ferrarese Ceramica Santa Maria (con i brand Santa Maria e Capri).

Kartell cresce nel 2020

Kartell ha chiuso il 2020 a +4% rispetto al 2019 quando il fatturato era stato di 83 milioni di euro. Merito della ricerca sulle nuove plastiche bio ed ecosostenibili, dell’ampliamento del catalogo con nuovi materiali e della riscoperta della centralità della casa.

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overview

Snaidero cede la tedesca Rational a Bravat

Il Gruppo Rino Snaidero ha ceduto i marchi Rational, Regina e Mahlzeit by Rational, che contano un volume d’affari annuo di circa 18 milioni di euro, al gruppo internazionale Bravat, con sede a Linden in Germania, tramite un’operazione di asset deal. Bravat è un marchio globale nato nel 1873, molto noto in Germania, che si è ampliato passando dalla produzione di attrezzature per il bagno e accessori a sistemi per la tecnologia di costruzione di bagni e cucine.

Mezzalira Investment Group acquisisce Rexite

Dopo aver acquisito, nel dicembre 2020, l’azienda bolognese Mascagni Ufficio, il Gruppo MIG – Mezzalira Investment Group ha scelto di incorporare un altro storico brand: si tratta dell’azienda milanese Rexite, specializzata nella produzione di complementi d’arredo di design per l’ufficio e per la casa. I prodotti di Rexite, realizzati nello stabilimento milanese di Cusago, per l’80% circa sono esportati all’estero, in particolare in Europa, in Medio Oriente, nel Nord America e in Estremo Oriente.

Design Holding acquisisce l’e-commerce Usa YDesign International Design Group (Idg), società di nuova costituzione soggetta all’attività di direzione e coordinamento di Design Holding, ha acquisito YDesign Group, società di e-commerce statunitense con sede a Walnut Creek, California che commercializza e vende illuminazione di alta gamma e arredi di design a consumatori, interior designer e altri professionisti, principalmente negli Stati Uniti e in Canada. Più di 300 i marchi distribuiti attraverso i siti lumens.com e ylighting.com e un fatturato 2020 di 160 milioni di dollari.

Herman Miller acquista Knoll per 1,8 mld

L’americana Herman Miller, specializzata in design e arredo di interni, ha siglato un accordo per l’acquisizione della competitor Knoll per 1,8 miliardi di dollari (circa 1,5 miliardi di euro). Transazione che vedrà il closing entro la fine di settembre 2021. I termini dell’intesa prevedono che i soci Knoll ricevano 11 dollari in contanti e 0,32 azioni Hermann Miller per ogni titolo detenuto. L’offerta è a premio del 45% rispetto alla chiusura di venerdì a Wall Street.

Per l’arredo rimbalzo previsto dal 2022

Il manifatturiero italiano dovrebbe vedere nel biennio 2021-22 un rimbalzo importante, anzi “più intenso di quello osservato in altre fasi cicliche”. Lo definisce così il rapporto ‘Analisi sui settori industriali’ presentato da Intesa SanPaolo con Prometeia, che anticipa anche i numeri di questo rimbalzo: +8,4% nel 2021 e un +5,3% nel 2022 a prezzi costanti, che assieme alla spinta dei prezzi porterà il fatturato a superare la soglia dei 1.000 miliardi di euro, oltre 70 miliardi in più del 2019. Per il ciclo edilizio, nel quinquennio 2021-25, il sostegno delle costruzioni sarà visibile sui Prodotti e materiali da costruzione (+4.2% in media d’anno nel 2021-25) e sui Mobili (+4%), sommandosi, nel

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caso di questi ultimi, a un contributo determinante del canale estero e dei consumi interni legati al comfort domestico, che potranno divenire un trend strutturale anche post pandemia, agevolati dagli incentivi legati alle ristrutturazioni edilizie. Gli Elettrodomestici, invece, in recupero nel periodo di crisi, torneranno a registrare tassi di crescita più moderati lungo l’orizzonte di previsione (+1.9%).

Milano e Roma trainano il mercato delle costruzioni

Milano e Roma sono le città italiane più resilienti dal punto di vista immobiliare, rappresentando un mercato vivace e sostenibile sia in termini economici sia ambientali. È quanto emerge dal report annuale di Arcadis ‘International Construction Cost Index (ICC)’, un indice comparativo con cui la società ogni anno esamina i costi di costruzione globali, i dati di bilancio e di mercato dei diversi paesi e città. A livello internazionale le due città italiane presenti nel report si posizionano verso metà classifica. Un alto posizionamento nella classifica significa, in sintesi, mercato vivace e sostenibile, sia in termini economici sia ambientali.

Hines in j-v con Blue Noble per Borgospesso 15

Il player internazionale del real estate Hines ha finalizzato l’accordo preliminare per l’acquisizione dell’immobile di via Borgospesso 15, nel cuore del Quadrilatero della Moda di Milano. L’operazione, con un valore complessivo di oltre 70 milioni di euro, è stata condotta in joint venture con Blue Noble, investment manager del panorama immobiliare internazionale basato a Londra. L’acquisizione è stata finalizzata attraverso il fondo Smart Stay di nuova costituzione, gestito da Antirion SGR.

Outcomist vince il bando per lo Scalo di Porta Romana

È guidato da Outcomist il team che firma il progetto ‘Parco Romana‘ per il masterplan scelto tra sei team finalisti, vincitore del concorso internazionale per la rigenerazione dello Scalo di Porta Romana a Milano, bandito dal Fondo Porta Romana, partecipato da Coima Esg City Impact Fund, Covivio e Prada Holding, in accordo con il Gruppo FS Italiane. Protagonista del progetto un intreccio di reti ecologiche e urbane che comprendono edifici residenziali, commerciali, uffici e un grande parco.

Covivio, risultati stabili nel primo trimestre

“Risultati solidi e prospettive incoraggianti”. Così Covivio descrive l’andamento dei primi tre mesi dell’anno. I ricavi a fine marzo ammontano a 206 milioni di euro, di cui 144 milioni di pertinenza del gruppo, rispetto ai 241 milioni, di cui 158,2 di pertinenza del gruppo, ottenuti nel medesimo periodo del 2020. Con un patrimonio di 25,7 miliardi di euro, di cui 17,1 miliardi di pertinenza del gruppo, di asset in Europa, la società francese operante nel settore immobiliare ha costruito lo sviluppo del suo business sulla diversificazione delle attività.

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attualità

La palina di ricarica elettrica E-dock realizzata dalla startup E-concept

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attualità di Milena Bello

La nautica sperimenta il CROWDFUNDING. Opportunità dal mondo elettrico Nel 2020 sono state tre le campagne dedicate al mondo delle imbarcazioni che, complessivamente hanno raccolto quasi 3,5 milioni di euro. Nonostante siano ancora pochi gli esempi si potrebbero aprire spazi da parte di piccole realtà dedicate alla sostenibilità.

È

una strada in salita, un percorso da affrontare a piccoli passi quello che sta intraprendendo la nautica nei confronti dell’uso dell’equity crowdfuding come strumento di investimento nato con lo scopo di agevolare aziende, quali startup e PMI, nella raccolta di capitale. Nel 2020, come anche negli anni precedenti, la maggior parte delle campagne promosse attraverso le piattaforme specializzate in questa tipologia di investimento, introdotta in Italia nel 2012 e che consiste nel finanziare un progetto di una società in cambio di quote di partecipazione, hanno interessato il settore immobiliare, ma importanti operazioni sono state concluse anche nel settore food, beauty, moda e arredo. Qualche importante risultato arriva, però, anche per la nautica. E arriva in un anno, quello del 2020, che universalmente ha tracciato uno spartiacque anche nello sdoganamento dell’utilizzo di tutto ciò che è legato al mondo digitale. C’è da sottolineare che qualche timida iniziativa in questo settore era stata lanciata. È il caso di Sea Crowd, piattaforma europea verticale dedicata esclusivamente progetti e idee per la nautica, l’ingegneria marina, la cantieristica navale, yacht e brokerage, tecnologia e innovazione, sport e turismo, ittica e tutela dell’ambiente marino. Presentata nel 2016 in occasione della 56esima edizione del Salone Nautico di Genova ha avuto un’esistenza piuttosto breve, due anni circa, nonostante, come si legge sulla stampa specializzata, “in pochi mesi i progetti innovativi degni di nota caricati sulla piattaforma sono stati 22 e globalmente hanno richiesto sostegni finanziari per oltre 4 milioni di euro”. Tornando al presente, secondo i dati dell’Osservatorio Pambianco sull’Equity Crowdfuding, nel 2020 le raccolte sulla nautica concluse sui siti cosiddetti generalisti di equity crowdfuding (CrowdFundMe e OpStart) sono state due a cui se ne aggiunge una terza sulla piattaforma Ecomill dedicata a progetti nei settori dell’energia, dell’ambien-

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attualità

te e del territorio. Nei primi due casi si tratta rispettivamente di DeepSpeed e Rascala Boats mentre su Ecomill si è conclusa la campagna E-concept. Al momento non sono state ancora aperte nuove campagne per il 2021 ma è possibile che possano esserci novità nei prossimi mesi. Il motivo lo spiega Chiara Candelise, fondatrice della piattaforma Ecomill: “In generale per il settore della nautica non si può ancora parlare di un accesso importante allo strumento dell’equity crowdfunding. Ci sono state alcune operazioni che si sono concluse con successo per un mix di fattori. Dal nostro punto di vista, essendo una piattaforma dedicata alla sostenibilità, siamo interessati non solo alla nautica nel panorama cantieristico tradizionale, ma anche a piccole realtà innovative che guardano alla nautica sostenibile in generale”. Non è un caso che il progetto principale del 2020, quello che ha concluso la raccolta più importante dal punto di vista del valore è proprio una realtà collegata al mondo della nautica elettrica. Si tratta di Sealence che ha sviluppato la tecnologia DeepSpeed che consente di utilizzare anche nel settore nautico la propulsione elettrica e che ha raccolto ben 3 milioni di euro nell’arco di una manciata di settimane. L’altra importante raccolta del 2020 è stata quella di Rascala Boats, un marchio storico della nautica, tornato sul mercato dopo un decennio di assenza. La sua campagna di crowdfuding su OpStart ha raccolto 262mila euro con un valore pre-money dell’azienda di 662,5 mila euro. Come spiega la start up innovativa, guidata da Daniele Rizzo, l’obiettivo è il ritorno “sul mercato con il lancio di 13 nuove imbarcazioni da 5 a 15 metri, riprendendo la produzione a costi estremamente contenuti grazie alla delocalizzazione della produzione in Albania, sotto controllo di tecnici italiani, e sfruttando una rete di vendita in parte già esistente e forte della fiducia guadagnata negli anni dallo storico brand. La nuova linea di barche Rascala manterrà lo stile e il know-how del marchio, aggiornandoli. All’esperienza dell’utente sarà dedicata una nuova piattaforma di e-commerce evoluta, introducendo un metodo di ordinazione online assolutamente innovativo grazie al quale i clienti potranno configurare la propria barca e ordinarla scegliendo motorizzazione e concessionario su una piattaforma ad hoc con sconti e bonus speciali”. Diversa come iniziativa quella presenta sulla piattaforma Ecomill specializzata in progetti e investimenti sostenibili. A fine dicembre E-concept, startup innovativa veneziana che ha concepito e realizzato la prima infrastruttura di ricarica per la nautica elettrica, pensata in primo luogo per la Laguna (il progetto e-dock) si è conclusa con una raccolta di 141,8mila euro alla quale hanno partecipato 75 investitori, a fronte di un obiettivo minimo di raccolta di 100mila euro. La startup era stata valutata 1,5 milioni di euro. “In questo caso si è trattato di un’operazione di successo anche per via delle importanti partnership che il progetto aveva già alle spalle con la municipalità”, sottolinea Chiara Candelise. Ovvero con Veritas, principale utility veneziana, per la fornitura, entro la fine del 2020, di paline per la ricarica dei loro mezzi elettrici di smaltimento rifiuti ma anche con Enel X per la fornitura tecnologica per il sistema di ricarica pubblica e privata. Il piano prevede una successiva espansione sia in Italia che nei paesi europei dove maggiore è la spinta all’elettrificazione della nautica.

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attualità

Un rendering del sistema di propulsione elettrica DeepSpeed

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attualità di Milena Bello

DEEPSPEED e la sua campagna dei RECORD: “Così si va oltre la old economy” A fine 2020 la start up innovativa ha raccolto 3 milioni di euro in poche settimane. Per William Gobbo, fondatore di Sealence è un successo non solo in termini economici ma anche per fissare nuovi criteri per i futuri finanziamenti.

È

stata definita la campagna dei record e non solo nel settore nautico. La startup innovativa Sealence ha lanciato a fine 2020 una raccolta di Equity Crowdfunding per lo sviluppo del suo progetto che si chiama DeepSpeed. Si tratta del primo jet navale fuoribordo elettrico ed è in pratica una tecnologia che consente di utilizzare anche nel settore nautico, tradizionalmente legato ai motori ad elica e a idrogetto, la propulsione elettrica solitamente appannaggio del mondo aeronautico. La particolarità di questa terza tipologia di propulsione, alla base del progetto DeepSpeed, è che questo tipo di jet incrementano il loro rendimento con l’aumentare della velocità, arrivando ad un’efficienza impensabile per le altre tipologie di propulsione. La raccolta si è conclusa in poco più di due settimane sfiorando i 3 milioni di euro ed è entrata al quattordicesimo posto nella classifica elaborata dall’aggregatore Favilla sulle campagne di crowdfunding di maggior successo in Europa nel Regno Unito e Italia. “È il segno tangibile delle potenzialità di uno strumento come il crowdfunding. A patto, però, che una azienda o una startup abbia in mano un progetto facilmente comunicabile e sappia cosa divulgare e come”, racconta a Pambianco Design William Gobbo, Ceo di Sealance. Con un lungo curriculum che va dal settore bancario a quello industriale (Senior project manager in Fca dal 2013 al 2019) prima di lanciare nel 2017 il suo ultimo progetto, la startup Sealance, Gobbo conosce bene sia il mondo della comunicazione sia quello finanziario. Già a ottobre 2019 aveva chiuso un round con la consulenza di Crowd Advisors che ha raccolto nel complesso 450 mila euro sul portale CrowdFundMe grazie a 126 soci. “Il nostro primo crowdfunding voleva essere un test della capacità di questo progetto di attrarre investitori”. La visibilità è arrivata un anno più tardi con la seconda campagna che rientra nell’ambito di un aumento di capitale Series A deliberato per 7

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attualità

milioni suddiviso tra finanziamento online e offline. La valutazione pre-money un anno più tardi è schizzata a 33,5 milioni di euro rispetto ai 5 milioni del precedente Equity Crowdfunding del 2019. “La nostra idea in una prima fase era quella di destinare allo strumento del crowdfunding una raccolta complessiva di un milione di euro e di reperire gli altri sei milioni attraverso la finanza tradizionale”. I piani però cambiano in corsa nel momento in cui Sealence riscontra un grande interesse da parte del mercato, “tanto che abbiamo fissato dei paletti”, aggiunge Gobbo. In meno di 2 settimane gli ordini d’investimento arrivano a 2,2 milioni di euro, mentre i primi 1,2 milioni sono stati raccolti in sole 24 ore dal lancio (avvenuto il primo dicembre). Gli investitori hanno acquistato delle azioni di Sealence con una quota minima d’investimento di 2.820 euro, che corrispondeva a un lotto di 1.000 azioni. La campagna ha attirato sia grandi investitori - il chip massimo risulta pari a circa 350.000 euro - sia clienti retail, per un totale di oltre 400 soci che hanno aderito all’Equity Crowdfunding. Un successo la definiscono sia i vertici di Sealence sia il portale che ha organizzato la campagna, Crowdfundme. I fondi raccolti tramite crowdfunding saranno investiti per strutturare la startup, il team e le attività tecnico/operative, accelerare e finalizzare le attività di sviluppo e di testing dei jet DeepSpeed, per cui sono previste il prossimo anno le prime consegne. Ma tra gli obiettivi messi nero su bianco in occasione della campagna, ci sono anche: avviare l’iter di certificazione propedeutico alla commercializzazione, estendere sul piano internazionale la tutela brevettuale della tecnologia DeepSpeed, rafforzare la brand awareness nei più importanti mercati mondiali con adeguate strategie di comunicazione e marketing ma anche a cogliere opportunità di crescita per linee esterne, attraverso l’acquisizione di aziende ad elevate competenze specialistiche o elevato contenuto tecnologico. In linea con lo sviluppo della società, anche l’organico sarà incrementato nel breve periodo. “In due anni siamo passati da una persona a 26 risorse e abbiamo un piano di assunzioni di altre 30 figure per arrivare a una sessantina di dipendenti entro il 2021. Noi siamo ufficialmente una startup ma stiamo già ragionando da azienda strutturata. Per intendersi, seppur si parli di ordini per sette milioni di euro, abbiamo stilato un piano di investimenti per i prossimi anni da 25 milioni. E già alla fine di quest’anno abbiamo in programma l’apertura di branch in America, Cina e Nuova Zelanda”. Il crowdfunding nel caso di DeepSpeed ha accelerato un percorso di crescita già in atto, incrementando l’esposizione mediatica e la liquidità per poter investire sul suo sviluppo. “È sicuramente uno strumento che può dare molto alle startup nelle prime fasi. Nel nostro caso l’abbiamo interpretato anche come un modo per scardinare il sistema della finanza old economy”, spiega il Ceo di Sealance. “Nonostante in Italia il panorama delle startup non sia assente e ci sia anche una legislazione a favore, non esiste ancora una cultura del capitale di rischio. In questo modo abbiamo voluto - e spero di poter dire che ci siamo riusciti - a fissare dei criteri di mercato attraverso il crowdfunding che possono essere utilizzati in un secondo momento, quando la partita si fa più ambiziosa e gli investimenti sono più importanti, e serve quindi interfacciarsi con i fondi di investimento”.

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dossier

Nautica, una nuova primavera Non solo è resiliente, definizione quasi abusata in questi lunghi mesi di emergenza, ma cresce. La nautica italiana, l’altissimo di gamma in particolare, non cede terreno. Anzi, ne conquista. E ora che anche il mare e la vela tornano attrattivi più che mai, c’è da scommettere che per i cantieri nostrani sarà una nuova primavera. Mentre si riempiono le scuole di giovani, che vogliono ritrovare un rapporto con il mare, la natura e lo sport. Ma la scommessa più grande si gioca sul green e la sostenibilità. Tra prolusione elettrica e idrogeno. MAGGIO 2021 PAMBIANCO DESIGN

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Saverio Cecchi, presidente di Confindustria Nautica

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dossier di Maria Elena Molteni

FONDAMENTALI solidi per il mercato nautico, che punta sulla BLUE ECONOMY Un settore che, nonostante tutto, ha saputo reggere bene l’onda d’urto del Covid, quello della nautica, e che ora, alla vigilia di una nuova stagione estiva più libera dalle restrizioni, promette di crescere.

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n anno archiviato all’insegna della solidità del settore il 2020. Nonostante tutto, nonostante il Covid. La nautica italiana ha retto il colpo, pur manifestando qualche criticità nella segmento del turismo nautico. Per ovvie ragioni. E il futuro lascia ben sperare con trend in crescita, favorito anche dalla campagna vaccinale che potrebbe rilanciare proprio il segmento rimasto più indietro. Intanto nel 2020, a livello globale, il settore chiude sui livelli di fatturato analoghi a quelli dell’anno precedente, intorno a 4,8 miliardi di euro. E punta su sostenibilità e Blue Economy, come spiega il presidente di Confindustria Mautica, Saverio Cecchi. Siamo di fronte a ‘una nuova primavera’ per il settore? L’indagine condotta dall’Ufficio Studi di Confindustria Nautica tra gli Associati sul sentiment relativo all’anno nautico in corso indica una maggiore fiducia delle imprese dell’industria nautica rispetto al 2020: per il settore delle unità da diporto oltre due aziende associate su tre indicano una crescita rispetto al precedente anno nautico. Segnali positivi anche per il leasing nautico: secondo i dati Assilea, nel 2020 il volume di stipulato è tornato a crescere, raggiungendo un valore dei contratti complessivo pari a 593,7 milioni di euro, il 15,9% in più rispetto al 2019. E nel settore dei superyacht l’Italia conferma anche per il 2021 la leadership a livello mondiale: il Global Order Book, elaborato da Boat International, posiziona l’industria italiana al vertice per gli ordini delle unità superiori a 24 metri, con 407 yacht in costruzione su un totale di 821 a livello globale. Quella del 2020 è stata sicuramente un’estate particolare e positiva per il settore: un’estate che ha fatto scoprire la nautica da diporto ad un gran numero di italiani. Nel contesto dell’emergenza sanitaria, la vacanza in barca è stata percepita, a ragione,

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come sicura in quanto a bassa aggregazione e strategica per il distanziamento. Questo ha riguardato sia la fascia di mercato più popolare, sia quella alta. È stato un momento di significativa crescita e di grande soddisfazione anche per il charter, anche qui di tutte le dimensioni. Si è trattato di un vero e proprio fenomeno, che ha coinvolto persone che per la prima volta si sono avvicinate alla nautica e alle attività del mare per vivere una vacanza all’aria aperta a contatto con la natura, in libertà e in distanziamento sociale. Il 60esimo Salone Nautico, unico evento di settore organizzato in Europa lo scorso anno nell’era Covid-19, ha costituito un momento strategico per il consolidamento di questi risultati e ha consentito da una parte al pubblico di avere a disposizione un’esposizione completa dell’offerta internazionale di settore e agli espositori di raccogliere e soddisfare la domanda del mercato. Quali driver possono comportare una accelerazione della crescita nel corso del 2021 e a tendere? Confindustria Nautica monitora sempre attentamente la situazione a livello europeo e mondiale per cogliere ogni opportunità di sviluppo, partecipando direttamente agli organi direttivi e ai comitati di indirizzo tecnico-scientifico alle federazioni nautiche ICOMIA (International Council of Marine Industry Associations) e EBI (European Boating Industry) per la promozione della nautica mondiale e europea. Rilevanti cambiamenti dell’industria nautica sono già in atto da tempo, da prima della pandemia: il tema centrale è e rimane quello della sostenibilità ambientale e delle opportunità di sviluppo offerte dalla Blue Economy. Abbiamo ragione di credere che si proseguirà su questa strada con sempre maggiori motivazioni: il Salone Nautico lo scorso anno ha ospitato le più importanti novità sul tema della sostenibilità e la nostra Associazione è impegnata a svolgere un ruolo di primo piano insieme alle aziende del settore. Rimane inoltre strategico il supporto all’internazionalizzazione delle aziende del settore: insieme ad ICE Agenzia– Istituto per il Commercio Estero, proseguiamo nel programma di promozione del Made in Italy a livello mondiale, partecipando ai principali Saloni esteri, con la formula di presenza istituzionale e collettiva di aziende. A settembre una nuova edizione del Salone Nautico di Genova. Su cosa è necessario fare leva, a suo avviso, per conservare primato, competitività e attrattività della manifestazione? Il Salone Nautico di Genova, organizzato da Confindustria Nautica, è al lavoro per preparare la 61esima edizione in programma dal 16 al 21 settembre, dopo un anno complesso e importante, in cui l’evento si è distinto come l’unico appuntamento di settore organizzato in presenza in Europa gestito nel segno dell’efficacia, della sicurezza e della qualità dei contatti per gli espositori e per il pubblico. Per noi il tema fondamentale è la fiducia delle aziende del comparto, e da questo punto di vista il riscontro importante in termini di richiesta di partecipazione è significativo. La manifestazione rappresenta un punto di riferimento e lo strumento strategico prioritario per tutto settore della nautica da diporto internazionale in quanto garantisce la presenza qualificata di espositori e di addetti ai lavori con un pubblico specializzato, competente e orientato al business. Cosa contiene o non contiene il PNRR che possa favorire il comparto? Abbiamo presentato al ministero dello Sviluppo Economico un piano per il sostegno agli investimenti della filiera in chiave di sostenibilità, approvato dal Governo Conte, ma cassato dal dicastero Draghi, insieme ad altri investimenti, per aumentare gli impieghi sulla scuola. Confidiamo che il lavoro fatto con la Direzione Generale per la politica industriale, l’innovazione e le PMI trovi spazio in successivi provvedimenti del Governo. 26

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Il megayacht charter di 55 metri Geco del cantiere The Italian Sea Group

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dossier di Andrea Guolo

IL BELLO deve ancora arrivare. Nella nautica il 2021 sarà l’anno della GRANDE CRESCITA I risultati del 2020 appaiono condizionati da lockdown, blocco della supply chain e iniziale impatto psicologico della pandemia. Poi la domanda ha preso il volo. Ora conta soprattutto la capacità di gestire gli ordini.

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fatturati del 2020 raccontano solo in parte l’andamento felice del settore nautico. Con la pandemia, i cantieri specializzati hanno iniziato a navigare a vele spiegate e gli ordinativi raccolti dalle aziende leader di un comparto di eccellenza del made in Italy – 4,78 miliardi di ricavi, di cui 1,64 nel mercato interno, con 23.510 addetti diretti che diventano oltre 180mila considerando tutta la filiera (dati elaborati da Fondazione Symbola) – sono ai massimi storici. I risultati dell’ultimo anno sono però stati condizionati dal primo lockdown, quando i lavori si sono bloccati, e dal fatto che diversi gruppi chiudono i bilanci durante l’estate e non a fine anno. L’impatto positivo sui conti delle società si avrà pertanto a partire dall’esercizio 2021 ed è destinato a proseguire per almeno un altro anno, anche se diverse realtà sono riuscite a mettere a segno dei significativi aumenti già nel corso del 2019-20.

INTERNI ‘IN HOUSE’ PER AZIMUT BENETTI In vetta alla classifica delle prime 10 società si conferma Azimut Benetti, che nel 201819 aveva ottenuto un valore della produzione di oltre 913 milioni di euro. Il gruppo presieduto da Paolo Vitelli sorvola sul risultato dell’ultimo anno, sostenendo che apparirebbe fuorviante rispetto alla situazione reale dei conti basati su un portafoglio d’ordini in piena espansione. “Non potrebbe andare meglio di così” commenta infatti il CEO Marco Valle, svelando di avere un portafoglio d’ordini tale da poter generare 1,4 miliardi di euro e ipotizzando per il 2020-21 una chiusura ben al di sopra dei risultati 2018-19. “Quest’anno realizzeremo 250-255 imbarcazioni e per il prossimo anno ho chiesto un aumento di 40 volumi nel solo cantiere di Avigliana. Prevediamo almeno 50 nuove assunzioni. La principale criticità è dettata proprio dalla domanda in forte

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espansione ed è legata alla scarsa disponibilità di materie prime, che in prospettiva potrebbe determinare qualche ritardo di consegna. Noi comunque, almeno fino ad agosto, siamo coperti perché abbiamo già tutto in casa”. Altrettanto positiva, se non di più, parrebbe la situazione legata alla marginalità. Perché se è vero che in Azimut Benetti si sta verificando una situazione di extra costi causata dalla necessità di lavorare su tre turni all’interno dei cantieri, è altrettanto vero che la cancellazione dei saloni nautici e il blocco dei viaggi internazionali hanno permesso di generare un risparmio più che compensativo. Dall’osservatorio di Marco Valle, il buon momento della nautica italiana riflette la situazione generale del mondo yacht. “Quel che conta oggi è la capacità produttiva dei cantieri, perché tutti hanno i magazzini vuoti e il portafoglio ordini pieno. Io penso, ragionando in termini di quota Italia rispetto alla produzione mondiale, che alla fine ci sarà una ripartizione in linea con il recente passato ma al tempo stesso legata alla capacità che un cantiere avrà di reagire rapidamente a una domanda in forte espansione, riuscendo a realizzare un numero maggiore di imbarcazioni”. Quanto durerà questo momento favorevole? “Prima o poi è prevedibile un raffreddamento del mercato, ma almeno fino al 2022 la situazione continuerà a essere positiva” replica il CEO. Del resto, l’attuale portafoglio ordini per gli yacht di grandi dimensioni a marchio Benetti assicura una copertura della produzione per i prossimi due anni, e il boom della domanda di imbarcazioni di medie dimensioni (tra 50 e 70 piedi) ha permesso ad Azimut di coprire, a metà maggio, il 60% dell’intera stagione di lavoro che si aprirà a settembre. E una novità significativa riguarderà la gestione della produzione degli interni, storicamente affidata a terzisti specializzati ma ora affiancata da una parte gestita ‘in house’. “Nel cantiere di Avigliana – precisa Valle – ci stiamo strutturando per realizzare un reparto di falegnameria dedicato ai mobili seriali per le imbarcazioni. La ragione di questo investimento, che determinerà parecchie nuove assunzioni, è la volontà di ottimizzare i tempi. Inoltre, prevediamo l’apertura di una scuola di formazione interna per la falegnameria, perché dobbiamo assolutamente evitare che il ricambio generazionale in atto determini la perdita di competenze tanto preziose per il nostro comparto”. L’INNOVAZIONE SOSTENIBILE DI SANLORENZO L’olimpo della nautica italiana vede altre tre aziende sopra la soglia dei cento milioni di ricavi. Dietro Azimut Benetti compaiono infatti Ferretti Group (vedere intervista a pag. 40), Sanlorenzo e The Italian Sea Group. Il 2020 di Sanlorenzo è stato caratterizzato da una lieve crescita di fatturato (+0,4%, a 457,7 milioni di euro). “Un risultato che si può considerare straordinario, se letto nel contesto in cui è avvenuto, che ha visto la maggior parte delle aziende del nostro settore e non solo registrare pesanti contraccolpi per l’interruzione della produzione protratta per mesi, la drastica caduta della domanda, la difficoltà degli approvvigionamenti” afferma l’executive chairman Massimo Perotti. Ancor più significativi sono i dati legati a ebitda (+7%), ebit (+13,8%) e risultato netto (+27,7%). Nel frattempo, la società è riuscita a trasformare la voce indebitamento (9,1 milioni) in cassa positiva (3,8 milioni). “Queste performance provano, ancora una volta, l’efficacia e la resilienza del modello di business di Sanlorenzo, che è unico nel nostro settore: una produzione limitata e quindi esclusiva di imbarcazioni di eccellente qualità, rigorosamente costruite su misura per una selezionata clientela sofisticata, esperta e fedele” evidenzia l’imprenditore. Intanto, nel primo trimestre 2021, la situazione della società quotata in Borsa continua a migliorare (+20,5% i ricavi) e il valore globale del portafoglio ordini è salito a 632 milioni: “La quota relativa al 2021 è pari a 457 milioni, che corrisponde al valore dei ricavi per l’intero 2020 – rimarca Perotti – e consideriamo molto solida la previsione di crescita a doppia cifra di tutte le principali metriche 30

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Top 10 per fatturato 2020 della Nautica -25 958

723

-6 649 611 0,4 456 458

16

Valori in milioni di euro

44

59

63

53

19 42

50

CRANCHI 2

67

FRATELLI ROSSI1

69

-15

33

OVERMARINE 2

74

2

72

-2

ABSOLUTE

85

PALUMBO 3

85

THE ITALIAN SEA GROUP

SANLORENZO

FERRETTI

AZIMUT BENETTI 2

3

116

CANTIERE DEL PARDO1, 2

0 100

Fatturato 2019

1 I dati di vendita corrispondono al valore della produzione 2 Chiusura anno fiscale 31/8/20 3 Valore aggregato

Fatturato 2020 (preconsuntivo) Variaz. %

Fonte: Pambianco

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che abbiamo dichiarato per il 2021”. Sanlorenzo è stato il primo cantiere a coinvolgere i grandi nomi del design contemporaneo nell’arredamento degli interni delle proprie barche, dallo Studio Dordoni a Patricia Viel e Antonio Citterio, fino ad arrivare a Piero Lissoni che dal 2018 è art director del brand con una collaborazione estesa dall’interior design alla supervisione dell’immagine del marchio. Una scelta che è andata di pari passo con la partnership con marchi di arredo quali Boffi per l’ambiente cucina e Minotti, Cassina, Flexform, B&B, Poltrona Frau, Living Divani, Porro, Paola Lenti, Roda, Kettal ed altri per i restanti ambienti. L’impulso al business nautico, secondo Perotti, arriverà dalla sostenibilità. “Oggi e sempre di più domani, i prodotti dovranno rispondere alla richiesta di responsabilità” precisa, evidenziando gli investimenti in atto da parte di Sanlorenzo per le tematiche dello yacht Diesel Elettrico e per la valutazione sull‘impiego marino delle Fuel Cell, oltre all’utilizzo di materiali sostenibili e riciclabili. BRAND EXTENSION PER TISG Dopo Sanlorenzo, anche per The Italian Sea Group si sta avvicinando il momento della quotazione in Borsa. La società fondata e amministrata da Giovanni Costantino si presenta al mercato con numeri importanti: 116,4 milioni di ricavi nel 2020 (+16%) e 14,5 milioni di ebitda (+50% circa), con un piano di sviluppo che prevede nuovi investimenti nei cantieri, l’ampliamento della gamma dei prodotti, una maggiore presenza estera e il potenziamento dell’attività di brand extension attraverso le collaborazioni con i marchi del lusso (tra cui spicca la partnership siglata lo scorso anno con Automobili Lamborghini per la realizzazione dello yacht Tecnomar for Lamborghini 63). “Il 2020 – racconta Giovanni Costantino – è stato un anno entusiasmante: 19 navi in costruzione, importanti investimenti per ampliare il sito produttivo, 96 assunzioni. Abbiamo potuto raggiungere questi risultati grazie alla solidità del nostro modello di business, al crescente apprezzamento da parte degli operatori, all’altissima qualità dei nostri yacht e dei servizi offerti”. E i primi mesi del 2021 sono in linea con le aspettative della società, che dispone di due business unit: costruzione di yacht (con i marchi Admiral e Tecnomar) e refitting. “Proseguiamo a ritmo serrato con i piani di produzione e con le attività di ampliamento del cantiere. Abbiamo inaugurato gli spazi produttivi dedicati alla linea Tecnomar for Lamborghini 63 e realizzato il primo capannone, come da piano TISG 4.0, in cui potranno essere allestite contemporaneamente fino a 2 navi da 75 metri” precisa Costantino, raccontando come la domanda degli armatori sia sempre più rivolta a soddisfare un desiderio di avventura e libertà. “Vogliono yacht in grado di navigare in qualsiasi condizione e luogo, garantendo la migliore esperienza di navigazione con il massimo comfort indipendentemente dalla destinazione, una distanza ridotta tra ‘il dentro’ e ‘il fuori’, con spazi ampi e comunicanti per garantire un continuo rapporto con il mare e numerosi toy”. E per quanto riguarda gli interni, il founder e CEO di The Italian Sea Group afferma: “Se non fosse per le grandi vetrate che danno sul mare, si potrebbe pensare di guardare la foto di un lussuoso appartamento in città. Luce, dettagli, arredi di design, spazi aperti, percorsi studiati, arte, nulla è lasciato al caso e soprattutto tutto è pensato per ricreare la stessa armonia del residenziale di alto livello. Collaboriamo con i più grandi brand del design italiano in quanto riteniamo che siano gli unici a garantire gusto, bellezza e lusso”.

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Navetta 64 del cantiere Absolute, Photo by Alberto Cocchi

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dossier di Andrea Guolo

A bordo come a casa, con AMPI SPAZI da vivere all’ARIA APERTA. E le vendite decollano I gruppi della nautica hanno ordini tali da coprire la produzione per oltre un anno. La domanda degli armatori premia le imbarcazioni “aperte” e la ricerca dei cantieri punta alla navigazione sostenibile.

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o stato di grazia della nautica italiana è destinato a continuare per almeno due anni. I cantieri stanno raccogliendo ordini che garantiscono una copertura a lungo termine per la realizzazione degli yacht, soddisfacendo un desiderio di “grandi spazi” da vivere in esterno da parte dell’armatore. Se l’idea di barca è sempre più simile a quella di casa, le attenzioni dei clienti sembrano quindi rivolte un po’ meno agli interni e un po’ più all’outdoor, come del resto accade nell’ambito residenziale. BARCHE COME CASE “La crescita aziendale, anche nei momenti di crisi del 2008, è stata veramente consistente, direi esponenziale”, afferma Paola Carini, amministratore delegato in Absolute. E il 2020 della società di Podenzano (Piacenza) non ha fatto eccezione. Nonostante i due mesi di fermo, il fatturato è aumentato del 2,8% salendo così a quota 73,9 milioni di euro. Le previsioni a breve termine sono altrettanto positive: si stima un +5,8% per l’esercizio in corso, mentre il 2021-22 si dovrebbe chiudere con un ulteriore +15 percento. “Da molti esercizi – precisa Carini – registriamo un aumento di fatturato costante e abbiamo conseguito importanti risultati operativi, tutti reinvestiti in azienda. Absolute è da tempo ben patrimonializzata e opera totalmente con mezzi propri”. Nel frattempo, le direzioni di sviluppo sono prestabilite e si basano sulla volontà di arricchire il portafoglio prodotti con nuovi e rivoluzionari progetti, e di dotare le proprie infrastrutture produttive di nuovi spazi e nuovi macchinari tecnologici. “Oggi questo atteggiamento incontra un momento di mercato favorevole per la nautica: in questo scenario, Absolute prosegue anche nella terza rotta di sviluppo, e cioè la base di presenza geografica, andando così ad attivarsi nuove concessionarie locali” aggiunge Cesare Mastroianni, anch’egli ammini-

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stratore delegato con Paola Carini e con il fondatore Sergio Maggi. La società piacentina sta investendo particolarmente su prodotti con ampie finestrature ideate come strutture portanti per l’intera costruzione, scelta che le permette di intercettare una clientela attenta alla massima unione tra spazi interni e natura. Un esempio di questa filosofia è l’ultimo nato della flotta Absolute, il 60 Fly The Absolute Prisma. “La nautica da diporto è un segmento cresciuto notevolmente negli ultimi anni, e ci aspettiamo che continui a crescere” aggiunge Mastroianni. L’azienda dispone di un centro studi interno e non si avvale di designer esterni. Tra i partner di riferimento per gli arredi spiccano Paola Lenti e Minotti. “Absolute ha colto già da molti anni l’esigenza dell’armatore di vivere la barca a motore un po’ come se fosse la sua casa. Di conseguenza gli spazi, il comfort, e il design degli interni puntano a creare un ambiente che permetta all’armatore e a chi naviga con lui di vivere a bordo più a lungo possibile” conclude Sergio Maggi. ACQUA E LUCE La consegna posticipata di un’imbarcazione, su richiesta dell’armatore, ha impedito a Overmarine Group di mettere a segno un incremento di fatturato nel corso del 2020. Sono dinamiche abbastanza frequenti nel mondo nautico e il cantiere viareggino, fondato nel 1985 dalla famiglia Balducci e conosciuto nel mondo per i suoi Maxi Open a marchio Mangusta, ha ottime ragioni per non lamentarsi del -2% dell’ultimo esercizio, chiuso con 67,1 milioni di ricavi, soprattutto considerando le previsioni per l’anno in corso. Si parla infatti di un +50%, “grazie ai nuovi modelli che abbiamo lanciato, che sono molto apprezzati dagli armatori, ed al fatto che la nave viene vista come un posto sicuro dove trascorrere le vacanze”, afferma il CEO Maurizio Balducci. Oggi Mangusta offre tre nuove linee di prodotto, che corrispondono a tre modi diversi di vivere il mare: Mangusta Open (per i clienti che si vogliono spostare velocemente da un porto ad un altro), Mangusta Oceano (navi dislocanti con autonomia transoceanica) e Mangusta GranSport. “Gli armatori – aggiunge Balducci – richiedono zone vicino all’acqua (beach area) e luce per i locali della nave, caratteristiche che hanno tutte le nostre nuove navi”. Tra le circostante che potrebbero dare ulteriore impulso al settore della nautica da diporto, viene citata la semplificazione delle regole a cui si devono sottoporre le navi, “regole che devono essere uguali almeno nel nostro paese, ma auspicabilmente in tutta Europa”. Overmarine collabora per gli interni con tutti i principali brand di arredo e tra questi compaiono Minotti, Flexform, Paola Lenti, Dedar, Rubelli e Boffi. Quanto agli architetti, si predilige il rapporto con giovani freschi di laurea. “Quello che insegniamo a loro è che, per fare bene il nostro lavoro, dobbiamo realizzare i sogni del nostri clienti e non dobbiamo imporgli il nostro stile. Anche se questo ci potrebbe a volte semplificare il processo costruttivo, ci piace che ogni nostra nave sia un pezzo unico”. DA VELA A MOTORE Per Fabio Planamente, CEO di Cantiere del Pardo, il 2020 è stato certamente un anno da ricordare sotto l’aspetto strettamente professionale. L’azienda con sede a Forlì ha chiuso l’anno nautico ad agosto con 58,5 milioni di ricavi contro i poco meno 44 milioni del 2018/19, riuscendo anche a realizzare un ebitda su fatturato nell’ordine del 15 percento. Le prospettive? “Ottime direi. Le imbarcazioni sono considerate come uno dei luoghi più sicuri dove poter trascorrere vacanze e tempo libero e di conseguenza c’è stata una vera e propria corsa all’acquisto. Anche il 2022 è stato pressoché completato in termini di vendite e attualmente abbiamo una visibilità di preordini fino ai 15 mesi”. La produzione per il 2020-21 è stata già ampiamente coperta e si prevede, a fine anno, un fatturato di circa 75 milioni di euro, mentre per l’esercizio successivo si punta a sfondare 36

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Dall’alto, Oceano 43 mt a marchio Mangusta del cantiere Overmarine Group, M/Y OKTO – ISA GranTurismo 66 mt del cantiere Palumbo Superyachts, Florentia 52 mt del cantiere Rossinavi

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il muro dei cento milioni. E intanto il cantiere forlivese ha pianificato l’ampliamento da 24 a 30 mila metri di superficie coperta. Il boom della società è la conseguenza di una diversificazione di business pienamente riuscita. Fino al 2017, Cantiere del Pardo si occupava solo di barche a vela, mentre oggi la produzione di imbarcazioni a motore genera l’80% dei ricavi. “I nostri punti di forza da nuovi entrati? Design, investimento in nuovi modelli e produzione made in Italy” sostiene Planamente. La metà del fatturato aziendale dipende dagli Stati Uniti, il 40% dall’Europa e il restante 10% dal resto del mondo. “In particolare – aggiunge il CEO – i clienti americani chiedono barche customizzate e motorizzazioni sempre più potenti. Inoltre, la gamma walk around è pensata per un armatore che dispone di ampie ville a Miami o in altre località costiere e quindi non vive lo yacht come se fosse una casa. Quel che conta, per lui, sono le esigenze delle ore diurne, a cominciare dagli spazi da vivere all’aria aperta”. La costruzione delle barche di Cantiere del Pardo è il frutto delle collaborazioni con studi specializzati nel design navale, tra cui Nauta Design a Milano, e dell’affidamento degli interni a maestranze locali: “I nostri artigiani gravitano tra Forlì e dintorni e sono tra le eccellenze della nautica italiana” precisa Planamente. “Inoltre, realizzando direttamente gli arredi, otteniamo parecchi vantaggi a livello di customizzazione, scelta dei materiali e cura dei dettagli”. CONCLUSIONI IMMEDIATE Anche se il fatturato si è contratto da 62,5 a 53,2 milioni, il 2020 è stato un ottimo anno per Rossinavi. La flessione è dipesa dalla chiusura a fine anno di tre imbarcazioni, che incideranno sul giro d’affari dell’anno in corso. Il COO Federico Rossi racconta: “I risultati sono destinati a salire drasticamente per il 2021. Il mercato sta attraversando uno stato di grazia ed era davvero difficile immaginarlo nel febbraio del 2020”. A stupire il management di Rossinavi è stata la rapidità delle negoziazioni: “I nostri clienti hanno concluso gli ordini senza esitare: contro una media di un anno e oltre, si è arrivati alla firma nel giro di due mesi. E spesso i primi contatti sono avvenuti tramite i social media, dove siamo molto presenti, e si sono rivelati una vetrina molto efficace, soprattutto Instagram” evidenzia Rossi. Un occhio di riguardo, da parte degli armatori, per gli spazi utilizzabili all’interno degli yacht: “Se quando si parla di un 70 metri ce ne sono fin troppi, di spazi da utilizzare soprattutto per il contatto con l’esterno, nelle imbarcazioni da 50 metri ci viene richiesto di ottenere il maggior numero possibile di metri quadrati, da vivere come se fossero zone verandate”. In prospettiva, tutte le attenzioni di Rossinavi saranno rivolte alla rivoluzione tecnologica che sta prendendo il sopravvento rispetto alle stesse innovazioni di design. “L’obiettivo è la svolta dello yacht elettrico, esattamente come sta accadendo nel mondo delle automobili. Le imbarcazioni sono nate come mezzo di mobilità sostenibile, nella vela che per sua stessa natura è ecologica, eppure oggi sono rimaste indietro. Il nostro impegno nell’ambito della sostenibilità è massimo e lo dimostra il fatto che già oggi realizziamo barche per il 97% riciclabili. Il futuro è legato alla riduzione graduale dei consumi: le batterie ci aiuteranno, l’energia solare da sola non basta ma va utilizzata, e mettendo tutto assieme – compresa l’intelligenza artificiale – riusciremo a contenere lo spreco di carburante”. Per gli interni, Rossinavi mixa le collaborazioni con i grandi nomi dell’arredo (Armani, Paola Lenti, Minotti, Giorgetti) al custom sulla base dei desideri dell’armatore. ARMONIA A BORDO Nell’anno nautico 2019/20, la lombarda Cranchi Yachts ha messo a segno una crescita del 19% superando i 50 milioni di ricavi e per l’esercizio in corso punta a superare abbondantemente i 55 milioni. L’azienda familiare (ai Cranchi si è poi aggiunta la fami38

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glia Monzino) fondata a Bellagio e ora basata a Brienno (Como) è ora giunta alla quinta generazione ed esporta il 70% della propria produzione di imbarcazioni a motore. “Noi costruiamo imbarcazioni orgogliosamente pensate, disegnate e realizzate in Italia” afferma Paola Cranchi, responsabile della comunicazione. La gamma contempla 15 modelli e parte dai 26 piedi per arrivare fino ai 78 piedi di lunghezza. Cranchi Yachts dispone inoltre di uno showroom permanente in Friuli Venezia Giulia dove i clienti hanno anche la possibilità di effettuare delle prove in mare. “La tendenza – afferma Paola Cranchi – è quella di avere sempre più spazio a bordo a disposizione dell’armatore. Razionalità e ricerca estetica si alleano per creare ambienti confortevoli, belli e funzionali. Nelle scelte di design applicate dallo studio di architettura Christian Grande, impegnato in una stretta collaborazione con il Centro Studi Ricerche del Cantiere, non c’è nulla di eccessivo, forzato o aggressivo. Tutto è fluido e armonioso e così funzione e forma si fondono per regalare comfort all’armatore”. Per quanto riguarda gli interni, Cranchi evidenzia come la richiesta dell’armatore di una barca sempre più simile alla propria abitazione stia comportando l’abbandono di materiali e codici stilistici che da sempre caratterizzano il mondo della nautica. “Abbiamo dato a questi ‘appartamenti galleggianti’ nuove forme e nuovi colori, senza mai dimenticare la sicurezza e l’affidabilità. Il gusto italiano è molto apprezzato nel mondo e noi, grazie anche all’attività del nostro Atelier sotto l’attenta guida di Christian Grande, riusciamo a cucire l’abito giusto ad ogni imbarcazione. Un partner di riferimento del settore dell’arredamento con il quale collaboriamo in esclusiva è Flexform, della quale utilizziamo molti elementi d’arredo a bordo dello Yacht Cranchi Settantotto”. CONSEGNE FINO AL 2023 Il 2020 di Palumbo Superyachts si è chiuso con 12 imbarcazioni in costruzione che verranno consegnate tra il 2021 e 2023. Giuseppe Palumbo, amministratore unico della società appartenente a Palumbo Group (fondato nel 1967 come piccola carpenteria di supporto per la riparazione delle navi) punta a chiudere il 2020 (il bilancio sarà depositato a giugno) in linea con il precedente, a 85 milioni di valore della produzione. “Certamente, il 2020 è stato un anno difficile anche se tutti e 5 i nostri cantieri (Ancona, Savona, Malta, Marsiglia, Napoli) sono sempre rimasti aperti garantendo assistenza alle imbarcazioni in refit presenti all’interno delle strutture”, precisa Palumbo, evidenziando che “la pandemia ha creato dei rallentamenti nel 2020 ma siamo soddisfatti di come si è chiuso lo scorso anno e siamo molto positivi per il 2021. Abbiamo appena siglato un contratto per un nuovo 43 metri Columbus e abbiamo in costruzione diverse imbarcazioni con consegne fino al 2023”. La società è oggi in fase di consolidamento: “Stiamo investendo in attrezzature tecniche con l’obiettivo di dare sempre maggiori servizi ai nostri clienti. Vogliamo che il mercato comprenda molto bene l’offerta di prodotto di cui possono disporre, 4 brand (Columbus, Isa, Mondomarine ed Extra) con connotazioni diverse e un marchio dedicato al refit, con un network di 5 cantieri nel mar Mediterraneo”. Palumbo Superyachts dispone di architetti interni che vengono affiancati al designer di riferimento scelto dal cliente. “Lavoriamo con diversi studi a seconda delle caratteristiche specifiche del progetto. L’ultimo superyacht consegnato, Columbus Sport 50 M/Y K2, ha arredi Fendi Casa, Trussardi Casa, Bentley Home, Contardi, Paola Lenti, Maxalto e tanto altro”. Le prospettive per lo yachting italiano? “Certamente l’arrivo dei vaccini ha disteso il clima internazionale e si sta tornando lentamente alla normalità. Una politica più attenta alle infrastrutture ed ai servizi marittimi, oltre ad avere dei regolamenti ben chiari, sarebbe certamente auspicabile” conclude Palumbo.

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Avvocato Alberto Galassi, amministratore delegato di Ferretti Group

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dossier di Andrea Guolo

L’anno del RINASCIMENTO. Boom di ordini per Ferretti Group Dopo il lockdown, la svolta. Con i suoi sette brand, il gruppo forlivese ha ottenuto un numero di commesse superiore alle previsioni. E il trend continua quest’anno: ad aprile sono entrati ordini per 130 milioni di euro contro i 36 milioni previsti.

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l 2020 è stato un vero e proprio spartiacque per Ferretti Group. “Lo considero il nostro Rinascimento” commenta l’avv. Alberto Galassi, amministratore delegato della società a cui fanno capo sette marchi della nautica di lusso (Ferretti Yachts, Riva, Pershing, Itama, CRN, Custom Line e Wally). Dopo lo shock della pandemia, il mercato è ripartito in maniera sorprendente per rapidità e numero di ordini, a cui le aziende del gruppo hanno risposto altrettanto rapidamente per la necessità di rispettare i tempi di consegna entro l’anno per circa 150 yacht. “Ci siamo accorti – aggiunge Galassi – che il claim da noi utilizzato, your private island, era quanto di più attinente ci potesse essere rispetto alle richieste degli armatori, i quali chiedono sicurezza, privacy, libertà. Così stiamo correndo a velocità supersonica e vediamo rifiorire un mercato che premia le peculiarità dei nostri prodotti. Questo perché offriamo qualcosa di speciale, la funzionalità unita al bello e alla capacità di innovare”. Iniziamo dai numeri. Come si è chiuso il 2020? Con 611 milioni di ricavi, quasi 60 di ebitda e 22 milioni di utili. In sostanza, nonostante i due mesi di lockdown, abbiamo quasi eguagliato l’ebitda del 2019. I dati del 2021 confermano il trend: nel primo trimestre abbiamo totalizzato 18 milioni di ebitda contro i 5,5 del 2020. L’outlook per fine anno è eccezionale e ci aspettiamo un balzo a doppia cifra importante per il fatturato e a doppia cifra importantissima per la marginalità. Quali sono i marchi che stanno performando meglio? Ne abbiamo diversi. A cominciare da Ferretti Yachts, protagonista a fine maggio a Venezia con il varo del Ferretti Yachts 1000, la cui produzione 2021 e parte di quella del 2022 è stata già tutta venduta. Intanto Riva sta sbalordendo per ritmi di crescita e anche Wally, MAGGIO 2021 PAMBIANCO DESIGN

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entrato nel gruppo un anno e mezzo fa, e Pershing stanno esaurendo la capacità produttiva di quest’anno e buona parte del prossimo. Il dato relativo ad aprile parla da solo: ci attendevamo ordini per 36 milioni di euro, ne abbiamo raccolti per 130 milioni. Questi successi sono la conseguenza della necessità di isolamento sociale? Non solo. La voglia di sentirsi al sicuro si unisce alla richiesta di privacy e al desiderio di libertà. E poi c’è l’esigenza, da parte dell’armatore, di non rinviare decisioni che influiscono sulla qualità della sua vita. Se un tempo pianificavano l’acquisto in un arco di tempo compreso tra cinque e dieci anni, oggi hanno capito che “di doman non c’è certezza”. Pertanto, chi può, decide di coronare un sogno e di farlo subito. Il crollo del 2008-09 è un ricordo ormai lontano... Altro mondo, peraltro conseguenza di una bolla enorme nel nostro settore. All’epoca, il 40% del fatturato dipendeva da Italia e Grecia che oggi, messe assieme, non arrivano al 15 percento. Vendiamo in tutto il mondo, l’area Emea e in particolare i Paesi del Mediterraneo continuano a rappresentare la nostra destinazione principale, ma il mercato che sta crescendo più rapidamente sono gli Stati Uniti. Cosa potrebbe dare ulteriore impulso alla nautica italiana di lusso? La valorizzazione delle nostre coste. Io davvero non capisco perché dobbiamo aver fatto delle Baleari il paradiso dello yachting… proprio noi italiani che siamo i maestri dell’ospitalità! Ma poi ci mancano le infrastrutture e non riusciamo ad attrarre tutto l’anno gli armatori che, se solo decidessero di ormeggiare le imbarcazioni in marine adeguatamente attrezzate, darebbero lavoro a un indotto molto ampio che va dalla manutenzione agli equipaggi, dall’hotellerie alla ristorazione. Cosa stiamo aspettando? Il recovery plan dovrebbe essere l’occasione per investire nelle infrastrutture per la diportistica. Cosa predilige oggi l’armatore quando ordina uno yacht? Spazi all’aperto e ampi volumi. Gli armatori interpretano le barche come se fossero abitazioni, ponendo maggiori attenzioni al comfort, all’attenuazione dei rumori e delle vibrazioni, alla riduzione dei consumi. A livello di interni, quali sono i vostri partner di riferimento? Siamo felicissimi della collaborazione avviata con lo studio Citterio Viel per il brand Custom Line. Tra i marchi dell’arredo, lavoriamo moltissimo con Minotti, Poltrona Frau, Flos per le luci. Poi c’è naturalmente la nostra controllata Zago, realtà specializzata che fa gli interiors tra i più belli del mondo operando sostanzialmente in esclusiva per Fincantieri e per i marchi del gruppo Ferretti, ma solo noi arriviamo a costruire 200 yacht l’anno e non possiamo certo pensare che Zago possa far tutto. Quali saranno le fiere fondamentali della nautica? Non si può prescindere dai saloni nautici di Cannes, Monte Carlo per i grandi yacht, Miami o Ford Lauderdale per il mercato Usa e infine da quello indoor di Düsseldorf. Poi c’è la new entry Venezia, sulla quale crediamo molto – infatti saremo presenti all’Arsenale – perché è l’unico salone del Mediterraneo orientale e perché si svolge in una città ineguagliabile per offerta di ospitalità. Poi potremmo partecipare a Singapore e Dubai ma certamente eviteremo di essere presenti ovunque, anche perché nel periodo in cui non c’erano fiere siamo riusciti a vendere lo stesso numero di barche, e anche di più. Il futuro è un giusto mix di fiere selezionate, eventi privati e presenza nelle location più belle del mondo. 42

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Sommella & Anonima Luci, 2020


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L’Arsenale di Venezia

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dossier di Maria Elena Molteni

SALONI NAUTICI ai blocchi di partenza. Si punta sull’attrattività del TERRITORIO Venezia e Genova a coprire le sponde dell’Adriatico e del Tirreno. E poi Cannes e Monaco a presidiare le coste francesi. I boat show del Mediterraneo puntano sulla capacità di accogliere con infrastrutture e nuove formule.

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eri e propri ecosistemi che puntano sulla qualità dell’offerta e sull’attrattività propria e del territorio. I Saloni Nautici lanciano il guanto di sfida al futuro, dopo il fermo del 2020. Ad eccezione di una coraggiosa Genova che lo scorso anno ha voluto e organizzato la manifestazione. E i numeri le hanno dato ragione. La parola d’ordine è attrattività. Del boat show, certo. Ma anche del territorio. Di Venezia, Cannes e Monaco, nulla da dire. Sul versante infrastrutturale sarà invece una prova importante, per Genova, non fosse altro che per lo spettro che aleggia sulla regione, alle prese, come tutta Italia, ma con un peso specifico maggiore, con i controlli dei viadotti autostradali e la messa in sicurezza degli stessi. Che in Liguria, nei giorni di traffico, paralizza i trasporti. Una ulteriore sfida per la sessantunesima edizione della manifestazione nautica più blasonata. In vista della quale è bene sperare che i lavori procedano il più rapidamente possibile. VENEZIA, TRA ARTE E ARCHITETTURA Ma andiamo con ordine, perché in Italia il primo appuntamento con la nautica è in calendario il prossimo 29 maggio, quando si apriranno i battenti della seconda edizione del Salone Nautico Venezia che si concluderà il 6 giugno successivo. Oltre 220 imbarcazioni e 160 espositori troveranno spazio nella cornice mozzafiato dell’Arsenale. Un’occasione per poterlo visitare, tanto più che in contemporanea si svolge La Biennale di Architettura (dal 25 maggio al 21 novembre). L’attrattività, dicevamo. Nel proliferare di manifestazioni legate al settore, chiaramente la leva della capacità di richiamare operatori, da terra o dal mare, diventa importante. E Venezia ha anche promosso una iniziativa speciale proprio per chi ‘vien dal mare’: biglietti omaggio e tre notti di ormeggio per tutti gli armatori che vorranno raggiungere l’evento via mare. Potranno attraccare

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al Venezia Certosa Marina a spese dell’organizzazione e utilizzare transfer dedicati per raggiungere l’Arsenale. Per Venezia è il segno di una vera e propria ripartenza come ha indicato il sindaco Luigi Brugnaro: “un appuntamento che insieme alla Biennale di Architettura e alla riapertura delle istituzioni museali e culturali accompagna la ripartenza di Venezia e dell’Italia. La manifestazione, che abbiamo fortemente voluto, suggella l’importanza della nautica e del mare per questa città. E’ un appuntamento che anche nei prossimi anni continueremo a promuovere e a valorizzare per sostenere l’industria nautica e tutta la filiera del settore, insieme ai temi della sostenibilità e della progettazione, per vivere il mare in tutte le sue potenzialità”. Tante le presenze illustri a questa seconda edizione. A partire dal Gruppo Ferretti, che è nato sull’Adriatico, e, come ribadisce il Ceo Alberto Galassi, “crede in modo importante in questa iniziativa. Ci siamo stati nell’edizione del 2019 e ci ha portato fortuna, siamo tornati a Venezia nel 2020 per girare uno spot per Riva con Pier Francesco Favino e torniamo oggi per testimoniare la rinascita del settore, che sta vivendo un momento positivo e di grande crescita, potrei dire che sta volando. Se si guarda il panorama espositivo non c’è un salone nautico in tutto il Mediterraneo Orientale, dal Libano alla Slovenia, alla Turchia, alla Grecia e Venezia rappresenta l’opportunità perfetta quanto a località, ubicazione e data, per presentare le proprie creazioni e le innovazioni a questo mercato. Per noi essere al Salone per 9 giorni rappresenta uno sforzo importante ma siamo convinti che sia la scelta migliore, tanto è vero che, d’accordo con il nostro armatore, presenteremo in anteprima a Venezia il nostro yacht più grande, il Ferretti 1000. Mi meraviglio di quelli che non ci sono, che non hanno creduto nella fattibilità del Salone di Venezia quest’anno. Non c’è vetrina migliore al mondo e non c’è posto più sicuro con una ospitalità di maggiore qualità”. Per Gianguido Girotti, Ceo di Beneteau, “Venezia è l’hub ideale per un evento nautico internazionale e per la visibilità dell’asse est mediterraneo che è quasi interamente scoperto. Non si può non sfruttare questa sinergia tra cultura e passione per il mare. Tra la prima e la seconda edizione si è generato un grandissimo interesse da parte di tuta la filiera della nautica, dalla cantieristica all’innovazione tecnologica ma che si allargherà in futuro anche altri settori legati ai servizi e al turismo che si troveranno rappresentati in un evento come questo. Cannes e il Principato di Monaco attirano perché hanno anche un territorio di qualità alle spalle e ritengo che Venezia non manchi di nulla per dare al visitatore qualcosa di più. Ho creduto in questo evento sin dall’inizio, non posso che confermare che continueremo a sostenerlo”. SPAZIO ALL’ELETTRICO E AI PROGETTI GIOVANI Il Salone di Venezia dedicherà anche spazi riservati, sempre all’Arsenale, a progettisti e designer professionisti o studenti che hanno partecipato al bando promosso dalla Fondazione Musei Civici di Venezia, insieme al Comune di Venezia e alla società Vela. Due le tipologie di progetti che sono stati presi in considerazione tenendo le caratteristiche di sostenibilità come condicio sine qua non per la partecipazione: yacht a vela e motore appartenenti a classi fino a 24 metri; mezzi di trasporto di persone e/o mezzi per acque interne. E la sostenibilità, in particolare l’elettrico, avranno un ruolo cruciale. Verrà infatti allestito un E-Village, spazio dedicato esclusivamente alla propulsione elettrica e ibrida, che iniziano a diventare un traguardo non più così a lungo termine da raggiungere, ma una risposta per alcuni versi già reale. In programma c’è anche una regata dedicata a barche full electric (E-Regatta): che si svolgerà in stretta contemporaneità con il Salone dal 2 al 4 giugno. La regata è dedicata esclusivamente a imbarcazioni a propulsione elettrica, è organizzata da Assonautica di Venezia, Associazione Motonautica Venezia, VeniceAgenda2028, Inland Waterways International, Venti di Cultura in collaborazione 46

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Monaco Yacht Show, salone nautico di Montecarlo

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con Triumph Group International e Vela. Un evento unico nel suo genere che darà la possibilità a giovani progettisti e ingegneri di incontrare il mondo industriale. A GENOVA MACCHINA OPERATIVA AL LAVORO Dalla laguna al mare con Cannes Yachting Festival, dal 7 al 12 settembre 2021. Tra Vieux Port e Port Canto, nel centro cittadino, tra la Croisette e il Palais Du festival. Prima di passare il testimone a Monaco, dove dal 22 al 25 settembre si terrà la 30esima edizione del Monaco Yacht Show, la più grande esposizione annuale di superyacht a livello mondiale, si svolgerà l’attesa 61esima edizione del Salone Nautico di Genova. Organizzato da Confindustria Nautica, in calendario da 16 al 21 settembre. Nel 2020 è stata il solo appuntamento di settore ad essere stato organizzato, con un buon successo stando ai dati di Assilea (l’Associazione italiana delle aziende del leasing) che indicano un aumento del 21,34 % del numero dei contratti stipulati nel 2020, con un picco a ottobre, nei giorni immediatamente successivi alla kermesse. Per il presidente di Confindustria Nautica e de I Saloni Nautici, Saverio Cecchi, si è trattato di un “traguardo storico, un’edizione simbolo di coraggio, qualità, saper fare italiani e un forte segnale per la ripartenza dell’economia”. Ecco perché quest’anno l’obiettivo è “capitalizzare il grande lavoro svolto e realizzando ancora una volta un evento concreto ed efficace, costruito su misura, in questo frangente ancora complesso, per continuare a rispondere alle esigenze del mercato e consentire l’incontro reale tra domanda e offerta e lo sviluppo del business”. Di “aspettativa molto alta” parla Carla Demaria, amministratore delegato de I Saloni Nautici: “la macchina organizzativa è già operativa, siamo pronti a questa nuova sfida, a cui ci presentiamo con un piano di comunicazione internazionale che saprà mantenere alta l’attenzione sulla centralità del Salone Nautico”. Per quanto riguarda il layout espositivo, è stato confermato il format multi-specialistico, con rinnovati servizi dedicati e sviluppati per i cinque segmenti di mercato che lo rappresentano: Yacht e Superyacht, Sailing World, Boating Discovery, Tech Trade e Living the Sea. MONACO SI RIPROGETTA, NUOVO PROFILING DEI VISITATORI Chiuso anche il secondo appuntamento italiano, si torna in Francia, nel Principato. Per uno Yachting festival che gli organizzatori spiegano essere stato completamente rinnovato. Lo annuncia proprio The Informa Group, proprietario del Monaco Yacht Show, anticipando di avere “approfittato del rinvio del Salone del 2020 per lavorare a stretto contatto con l’industria dello yachting sulla riprogettazione dell’evento”, con l’obiettivo di affrontare le sfide commerciali e di marketing del mercato, promuovendo lo stile di vita dei superyacht a una nuova serie di clienti facoltosi. A questo scopo è stato creato un comitato direttivo, composto da “decision-makers dello yachting” che “svolgerà un ruolo consultivo, sostenendo la strategia di sviluppo di MYS nei prossimi anni e fornendo un riconoscimento formale dell’impegno di Informa Group a lavorare in partnership con l’industria”. Informa prevede anche di “fornire un sostegno finanziario” per “mostrare quello che è il lifestyle dei superyacht”. Profilate meglio anche le tipologie di visitatori divise in tre gruppi, ciascuna con il proprio badge. ‘Discover’ sarà riservato ai clienti degli yacht; i consulenti indosseranno un badge ‘Advise’; i visitatori professionali, invece, saranno riconosciuti grazie a un badge ‘Connect’. Obiettivo di chiarato del nuovo badge anche “migliorare il flusso di visitatori sulle banchine; sarà più facile per i visitatori privati salire a bordo dei superyacht e dei tender di lusso. Mercoledì 22 settembre, la Dockside Area sarà aperta solo ai badge “Discover” e “Advise”, in modo che queste categorie di visitatori possano incontrare cantieri, yacht broker, designer o produttori di tender in un ambiente più intimo e personalizzato. Da giovedì in poi, la Dockside Area sarà aperta a tutti i partecipanti.

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dossier di Maria Elena Molteni

MARINE, lavori in corso. Tra porti turistici e WATERFRONT sempre più DIALOGANTI Infrastrutture, servizi, attività di contesto. L’attrattività delle marine italiane passa su una nuovo rapporto tra la terraferma e il mare. Su quel confine si sperimenta una nuova vivibilità.

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a marina, nel suo rapporto con la città. Mentre procedono diversi interventi nei porti turistici italiani, di ammodernamento delle strutture di accoglienza di imbarcazioni e diportisti, si manifesta oggi più che mai l’esigenza di uno stretto rapporto con il contesto - cittadino o naturale - che li ospita. Marina e Waterfront arrivano a dialogare, nella necessità e urgenza non solo di restituire a entrambi un giusto ruolo, ma anche di offrire sempre più servizi e accrescere l’attrattività. Le marine italiane, infatti, difficilmente potranno aumentare di numero, a meno di interventi invasivi e impattanti sull’ecosistema marino. Sicuramente andranno rese più moderne e fruibili. Ecco, dunque che, al netto degli interventi sui pontili, fondamentali ragiona a progetti di ampio respiro, che comprendano anche abitazioni, hotel, aree ciclopedonali lungomare, come nella Liguria di Ponente. A VENTIMIGLIA IL TERZO PORTO DEL PRINCIPATO DI MONACO Proprio a Ventimiglia si attende l’inaugurazione del rinnovato porto turistico Cala Del Forte di proprietà del Principato di Monaco, che ha acquistato la concessione per i prossimi 85 anni, diventando il terzo porto dei monegaschi e un ponte con l’Italia. Ma intanto sono stati stanziati 200 milioni di euro per un intervento di rigenerazione urbana. Su una superficie di 57mila metri quadrati verranno realizzate diverse opere. Innanzitutto nel Borgo del Forte, tra Scoglietti e Marina San Giuseppe, verrà realizzata una struttura alberghiera con hotel 5 stelle dotato di 20 camere, spa, ristorante e diversi appartamenti. Il tutto inserito nel verde. Ci sarà anche un ristorante e un polo di food&beverage, oltre a una grande area verde destinata a campus con campi da tennis, piscina, scuola e dormitorio per docenti, studenti e atleti.

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FLOATING BOAT, TRA TERRA E MARE Quello che non si può più costruire o offrire sulla costa lo si ‘ruba al mare’. Un esempio che farà scuola arriva proprio, e non a caso, dalla Romagna, che in fatto di turismo e accoglienza ha solo da insegnare. La conferenza dei servizi del Comune di Rimini, dopo anni di tira e molla, ha dato il via libera al ‘Marina Resort’, ad house boat che troveranno posto in darsena accanto al Marina che accoglie le imbarcazioni. Un intervento che non comporta, di fatto, un carico urbanistico. Da che furono in passato considerate alla pari di un abuso edilizio alla consapevolezza che potevano diventare una vera e propria offerta turistica. Il passo non è stato breve ma ora il dato e tratto. Ogni ospite avrà a disposizione, a seconda della tipologia di Floating Resort richiesta, un’isola privata con ingresso riservato, composta da piscina, solarium con sdraio e divani e House Boat. Quest’ultima dispone di camera matrimoniale, camera con letti singoli, soggiorno con cucina attrezzata, divano letto, bagno completo. Il link con il resto del marina è presto fatto: a richiesta con il pacchetto vacanza è possibile avere un motoscafo/gommone e godere del mare aperto. Ma il resort galleggiante di Rimini offre anche escursioni con natanti per pesca d’altura e barche a vela. CRESCE LA DOMANDA DI NUOVI PONTILI Si assiste, in generale, a un fiorire di iniziative lungo le coste della penisola che, dopo il lungo periodo di fermo, promettono di rinnovare e accrescere l’offerta di approdi per imbarcazioni di tutte le dimensioni e fanno ben sperare per la ripresa del turismo nautico in Italia. Protagonista di questa primavera Ingemar affronta il 2021 con in cantiere un nutrito portafoglio di installazioni galleggianti per il diporto nautico. Dopo i recenti ampliamenti della superfice produttiva di Casale sul Sile, il Gruppo ha deciso di riunire in Veneto sotto lo stesso tetto anche tutte le funzioni di amministrazione e finanza che sinora erano dislocate nel capoluogo lombardo. Da gennaio quindi tutte le operatività aziendali sono state concentrate nei nuovi spazi di Casale sul Sile, mentre a Milano, dove Ingemar è stata fondata oltre 40 anni fa, sono state mantenute alcune funzioni di vertice e la Sede Legale della società. All’interno di questo processo di riorganizzazione e rinnovamento, alcune società del Gruppo sono state trasformate per far fronte alle nuove sfide dei mercati. Le attività della ‘sister company’ Ingemar T&S (Trading & Services) sono state fatte confluire nella gestione diretta della società capogruppo Ingemar ed è stata costituita una nuova società, denominata INGE R.E. (Real Estate), per la gestione delle proprietà e delle attività immobiliari del gruppo. Con l’avvicinarsi dell’attesa ripresa e visti gli ultimi trend positivi delle attività di leasing per le imbarcazioni sono in tanti a puntare su una rinnovata crescita del diportismo nautico, cosi come aumentano i nuovi spot, grandi e piccoli, che si apprestano ad arricchire da nord a sud l’offerta di approdi del Bel Paese. Sono davvero molti i nuovi insediamenti galleggianti che stanno prendendo forma in diverse regioni grazie anche all’intervento di Ingemar. In Sardegna, sulla scia del positivo risultato del cantiere mobile Ingemar di Olbia, che ha consentito la creazione del nuovo Marina di Cala Balbiano a La Maddalena, nel Golfo di Cugnana sono in fase di allestimento le opere di protezione degli ormeggi del Marina dei Sardi. Altri pontili galleggianti hanno trovato spazio a Punta Nuraghe, così come a Porticciolo e a Cala Gavetta dove sono stati installati nuovi telai per una piattaforma fissa e diversi pontili galleggianti a corredo. E ancora in Sardegna, nuovi elementi galleggianti a Porto Pozzo, ad Alghero per il Consorzio Porto di Alghero e nel porticciolo di Buggerru con il totale rifacimento dei pontili a cura dell’amministrazione comunale. E DI QUELLI STAGIONALI Molti altri interventi in Sicilia, Toscana e Liguria. In Francia a Portovecchio, il 2020 di Ingemar ha visto anche la conclusione di una nuova e inconsueta sfida per un’origina-

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le realizzazione: quella di progettare e prefabbricare in stabilimento tutti gli elementi necessari per la realizzazione di un pontile fisso ma rimovibile da utilizzare solo per gli impieghi “stagionali”. Un progetto innovativo, fortemente voluto da PortoVecchio Marine. La presenza di fondali bassi e sabbiosi e la necessità di ormeggi per i lussuosi yacht lunghi fino a 20m, l’impossibilità di adottare soluzioni tradizionali e soprattutto l’esigenza di una struttura che potesse essere facilmente rimossa nei mesi invernali, sono state le condizioni imprescindibili per lo studio e la realizzazione del progetto, tutte pienamente soddisfatte dal nuovo pontile di PortoVecchio Marine. UN CIRCOLO VIRTUOSO POST PANDEMIA “Stiamo vivendo una nuova primavera: da diversi anni, in particolare in Italia, non si assisteva a una ripresa dell’interesse verso la nautica in generale e, più nello specifico, per le attrezzature destinate ai porti turistici”, sottolinea Lorenzo Isalberti, fondatore e presidente di Ingemar. E se la pandemia ha indotto necessità di distanziamento sociale, “non c’è nulla di meglio di una barca in mezzo al mare” chiosa. “Da tanti anni non assistevano in Italia e un momento di interesse da parte degli operatori, dunque non posso dire altro che siamo soddisfatti e ottimisti”. Al netto di tutte le difficoltà a capire come verrà trattato il tema delle concessioni demaniali, se affidate allo stesso soggetto o meno, “la volontà degli imprenditori è andare avanti, spingere per una ripresa generale dell’economia, ma anche stare al mare e vivere la natura in solitudine: queste componenti hanno creato un circolo virtuoso che sta alla base dell’interesse degli investitori nei circoli nautici e di tutte le iniziative, grandi e piccole connesse con la creazione di posti barca”. E la sostenibilità? “Faccio un discorso molto pragmatico: non si può fermare un fenomeno sociale. Non si può fermare, ma si possono tutelare gli interessi della collettività, riducendo il più possibile gli effetti negativi. Da una parte, c’è l’industria ha bisogno di crescere. Dall’altra dobbiamo comunque considerare che parliamo di strutture già normate e l’attenzione all’ambiente che è già diffusa. Pensiamo al cambiamento che porterà l’elettrico: oggi circolano le auto e presto inizieremo a vedere per mare anche barche elettriche”. Tanto più che l’occasione del Salone Nautico di Venezia, in calendario dal 29 maggio al 6 giugno, tutto un settore, con manifestazioni collaterali collegate, sarà dedicato proprio alle imbarcazioni elettriche. ORDINE IN MARE, MENO INGOMBRO In assenza di una marina, fa notare Isalberti “un grande yacht può essere ormeggiato al largo in una baia, ma in questo caso non c’è possibilità di controllo, non ci sono servizi a terra, collegamenti delle utenze e svuotamento delle casse”. Ma il tema riguarda anche le piccole barche in situazioni di sovraffollamento di una baia: “la risposta non può essere creare parchi e aree protette limitando drasticamente il turismo”. La risposta è “avere dei servizi cercando di minimizzare quello che è l’impatto sull’ambiente”. E’ accaduto, ad esempio, nella baia di la Spezia. Nella baia de Le Grazie da tempo Ingemar ha realizzato una serie di approdi galleggianti che “hanno consentito di sostituire gli ormeggi su gavitelli con dei veri e propri piccoli marina. Risultato: una maggiore ordine e minore occupazione di spazio marino”. Una barca ormeggiata ad un pontile, infatti, “occupa meno spazio di una barca alla boa; se guardiamo alle foto di 20 anni fa, questa baia era piena di barche, disordinata e scomoda. Oggi è ordinata pulita con un ingombro visivo che è del 50% inferiore”. MENO IMPATTO SUI FONDALI Altro elemento importante l’impatto sui fondali. Ma come si ormeggiano pontili galleggianti? “O mettendo sul fondale blocchi di calcestruzzo, i cosiddetti ‘corpi morti’ e poi con una catena si collegano al pontile, che dunque resta fermo. I corpi morti non sono case o

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caserme, ma elementi di circa 4 metri quadrati. E quanto sono? mediamente uno ogni 12 metri. Se facciamo valutazione dell’area su cui insiste questo impianto, la superficie interessata dalla posa in opera è infinitesima, quindi l’ingombro è modestissimo. Se poi, invece dei corpi morti si utilizzano i pali ai quali si aggancia il pontile, l’invasività sul terreno è ridottissima”. “Dunque – chiosa l’imprenditore - non esageriamo con il tema dell’impatto su fondale”. UNA NUOVA CULTURA NAUTICA E oggi, cosa possiamo fare per migliorare l’attrattività e portare ancora più turismo nautico in Italia? “In altri Paesi la nautica è stata pensata come fonte di sviluppo, ricchezza e attrazione del turismo. Noi, per troppi anni, abbiamo immaginato la nautica come un divertimento per persone agiate. Senza renderci conto che l’85% della flotta italiana è fatta da barche di giovani con pochi quattrini o pensionati. La nautica è stata sempre associata alla ricchezza, ma le cose non stanno così”. Un fattore culturale, o scarsa conoscenza del mare. Tant’è. “Abbiamo subito un approccio politico/culturale negativo nei confronti della nautica. In altri paesi hanno fatto investimenti, avendo alla base una visione differente”. Un esempio? I francesi (di cui sopra, la Marina di Ventimiglia, ndr) che con un piano quinquennale hanno deciso di costruire 23 porti turistici e li hanno realizzati. In Italia l’iniziativa è sempre stata quasi tutta dei privati e con tante difficoltà”. E così il Belpaese si è trovato a competere ad armi impari con Francia, Croazia e Grecia. Ora però, va detto, “l’approccio sta cambiando, alcune Regioni si sono espresse denunciando i vincoli eccessivi del pubblico. Ci si sta rendendo conto che la nautica significa anche posti di lavoro”. Perché, infatti, Maranello si (sede di Ferrari), e invece le città votate alla nautica devono scontare un pregiudizio ideologico? RISTRUTTURARE L’ESISTENTE Altro elemento, sottolinea Isalberti, la morfologia delle coste italiane: “la Grecia e la Croazia hanno la fortuna di avere linee di costa molto frastagliate, isole e situazioni in cui è agevolato lo sviluppo delle marine. Diverso è fare un porto a Civitavecchia dove hai di fronte un mare potente e dove i costi sono più rilevanti, dove la costa è sabbiosa, e sono necessari i dragaggi”. Insomma, la costa italiana è dritta, senza anfratti, mancano baie protette. Quelle che c’erano sono state tutte impiegate. Oggi non è possibile creare nuovi posti barca perché o la baia è protetta o lo hanno già fatto. Risorse naturali non ne abbiamo più”. Cosa servirebbe? “Opere di ristrutturazioni dell’esistente”. Resta comunque ancora aperto il tema delle concessioni demaniali, tanto che Assonautica, che pur si dice “soddisfatta” delle luce delle recenti ordinanze emesse dal Consiglio di Stato sulla questione della proroga della durata delle concessioni demaniali marittime, “aprono ai rinnovi fino al 2033, ma chiede che si faccia chiarezza su tale questione che riguarda anche il settore nautica”. L’Assonautica sfa presente che “non deve essere dimenticato che tra i titolari delle concessioni demaniali marittime, figurano centinaia di imprese legate al settore della nautica quali approdi, cantieri nautici ed ormeggi”. Così il presidente Giovanni Acampora “ chiede di attuare immediatamente un percorso che consenta di garantire una certezza in merito all’effettiva ed uniforme applicazione su tutto il territorio italiano della normativa in tema di proroga delle concessioni demaniali comprese quelle afferenti al settore della nautica e della portualità, evitando situazioni differenziate a livello locale, in modo da garantire a tutti gli operatori economici (ma anche ai diportisti) di poter far affidamento su di un quadro normativo chiaro e senza incertezze, a maggior ragione in questo peculiare momento storico che tutti noi stiamo vivendo”.

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Andrea Giora, direttore commerciale di Rosetti Superyachts

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dossier di Andrea Guolo

Dai supply vessel agli YACHT, la sfida be-spoke di ROSETTI SUPERYACHTS Gruppo Rosetti Marino di Ravenna investe in Rosetti Superyachts per offrire una risposta ad armatori esigenti ed esperti alla ricerca di un’alternativa alla produzione in serie. A fine maggio il debutto.

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ntrare nel mondo nautico per soddisfare le richieste di armatori competenti, con un’offerta innovativa. Questa, in sostanza, è la strategia alla base di Rosetti Superyachts, realtà di Ravenna che si pone come new comer per il suo comparto ma ha alle spalle la capogruppo Rosetti Marino, leader nell’ambito dell’energy e della cantieristica navale per il settore petrolifero (205 milioni di ricavi nel 2020). Il varo tecnico del primo yacht, un Explorer di 38 metri, è stato fissato per fine maggio e l’obiettivo, come racconta il direttore commerciale Andrea Giora, è la crescita graduale sia in termini di fatturato sia di dimensioni delle imbarcazioni realizzate, che saranno proposte al mercato come una nicchia nella nicchia e come un be-spoke per acquirenti che non si accontentano del brand e vogliono uscire dal concetto della produzione seriale. “Armatori che vogliono costruire una barca, seguendola passo dopo passo”. Come e perché nasce Rosetti Superyachts? Occorre ripercorrere la storia della Rosetti Marino, fondata nel 1925 per occuparsi di carpenteria metallica, accompagnando la crescita del polo industriale di Ravenna e alzando sempre l’asticella nello sviluppo della costruzione di piattaforme petrolifere. La prima svolta arriva con la realizzazione di supply vessel e rimorchiatori, diventando un player di riferimento a livello mondiale nella costruzione di imbarcazioni da lavoro estremamente affidabili e caratterizzate da alti livelli di tecnologia, come dimostra il recente intervento di un nostro rimorchiatore per disincagliare la nave che ha causato l’incidente nel Canale di Suez. Nel 2015, il mercato dei supply vessel subisce un’importante flessione. Ed ecco la seconda svolta: l’ingresso negli yacht, anche per garantire l’operatività del cantiere navale da 65mila metri quadrati.

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Come se un marchio di camion decidesse di investire nella produzione di fuoriserie? È un paragone a cui ho più volte pensato. In realtà l’industria automobilistica garantisce oggi i più alti livelli di sicurezza mentre noi ci proponiamo di costruire scafi della stessa affidabilità di quelli da lavoro, che devono assicurare un’operatività costante. Non siamo stati certamente noi i primi ad avviare una simile conversione, peraltro non totale perché Rosetti Marino continuerà ad occuparsi delle imbarcazioni da lavoro, ma Rosetti Superyachts è stata fondata come una società a parte e non come una divisione navale della Rosetti Marino. Avere alle spalle una capogruppo così specializzata nella gestione di progetti e processi molto più complessi rispetto a quelli legati alla costruzione degli yacht, ci permette di offrire ai nostri armatori esperienza oltre a forte solidità, anche a livello finanziario. Quali sono i principali punti di diversificazione rispetto alla concorrenza? Nella sua storia, Rosetti Marino è sempre stata scelta per la realizzazione di commesse con un alto livello tecnologico, per le quali ha potuto offrire il proprio valore aggiunto. Sapevamo che non sarebbe stato facile ritagliarci uno spazio nel settore degli yacht, ma eravamo altrettanto certi che ci fosse un mercato interessato alla nostra proposta. L’attenzione ai dettagli, l’esperienza nella costruzione di scafi affidabili, la capacità di gestire progetti complessi, un portafoglio di fornitori che difficilmente altri cantieri possono vantare, sono i principali elementi che ci stanno facendo emergere. Il nostro ufficio tecnico poi, che stiamo continuamente rafforzando, è in grado di valutare dal punto di vista della fattibilità e dell’ingegneria i progetti che ci vengono sottoposti da quegli armatori che sono alla ricerca del costruttore più idoneo. Come nasce il vostro primo Explorer? Il contratto è stato concluso all’inizio del 2019. Si tratta di un 38m della stazza di 410 GT, quindi paragonabile a quella di barche di lunghezza ben maggiore. La realizzazione sta richiedendo due anni e mezzo di lavoro durante i quali ci confrontiamo con armatori molto preparati ed esigenti, che hanno fatto sviluppare il progetto dall’ing. Sergio Cutolo e dalla sua Hydro Tec e, una volta pronto, si sono messi alla ricerca di un costruttore che disponesse di esperienza nella realizzazione di scafi solidi e affidabili. Il nostro pedigree faceva al caso loro. Riteniamo che questa modalità si possa ripetere e, dalla firma di quel contratto, continuiamo ad essere contattati da altri armatori che hanno analoghe esigenze. Come avete gestito la parte legata agli interni degli yacht? Rispetto alle navi da lavoro, i due principali elementi che caratterizzano la costruzione di uno yacht sono la stuccatura e verniciatura di scafo e sovrastruttura unitamente all’arredo dell’area nobile della barca. Abbiamo scelto di affidarci, per il progetto degli interni, ai designer dello studio BurdissoCapponi e a due aziende specializzate per la loro realizzazione. Anche per la parte dell’arredo abbiamo puntato su fornitori che permettessero una grande flessibilità nel recepire le richieste degli armatori. Quali sono gli obiettivi a lungo termine della vostra società? Crescere, un passo per volta, fino a coprire la capacità produttiva del cantiere, che al momento può ospitare contemporaneamente quattro imbarcazioni di 50 metri fino a 500 GT di stazza. Per ordini di imbarcazioni di stazza superiore abbiamo già l’autorizzazione per costruire un nuovo capannone; inoltre abbiamo recentemente acquistato un terreno adiacente alla nostra sede per un eventuale ulteriore ampliamento.

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INTERVISTA A VINCENZO DE COTIIS

Vincenzo De Cotiis: “L’onda DISEGNA il MAGELLANO 25 metri di Azimut”

di Antonella Galli

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rchitetto e designer con una spiccata vocazione all’arte, che ha alimentato tutta la sua carriera fino a divenirne cifra distintiva, Vincenzo De Cotiis è internazionalmente noto per le sue collezioni di arredi in serie limitate e la ricerca sui materiali. Incaricato da Azimut Yachts, si è cimentato per la prima volta nell’interior design di un’imbarcazione, interpretandola come un’opera d’arte: è il prestigioso Magellano 25 metri, recentissimo gioiello del marchio italiano specializzato nella gamma di yacht tra i 10 e i 35 metri. Lo contraddistinguono le raffinate linee esterne dal gusto chic e dall’eleganza senza tempo firmate dal progettista britannico Ken Freivokh, ma anche l’impiego del carbonio e delle più avanzate tecnologie.

Come ha avvicinato questo progetto, che per lei segna il debutto nel mondo della nautica? Il progetto del Magellano 25 metri disegnato da Ken Freivokh mi ha molto affascinato. Non appena l’ho visto, ho capito che poteva essere una barca capace di ispirarmi, di darmi degli elementi per trasmettere la mia esperienza di progettista all’interno dell’imbarcazione. È uno yacht dalla forma forte, presente nell’acqua. Una barca che è pronta a lunghi viaggi, ma nella tranquillità. Queste sono le caratteristiche che mi hanno colpito maggiormente, poiché sembrano rimandare a un viaggio rilassante, in grado di restituire il tempo a chi lo compie e di far apprezzare quello che si scopre durante il viaggio stesso. Ho immaginato la vita sul Magellano 25 metri più in una dimensione abitativa che di movimento sul mare. Gli interni, a partire dal layout del grande salone del main deck, che consente di vedere il mare da qualsiasi punto, trasmettono il senso della fluidità e dello spazio. Qual è stata l’idea che li ha ispirati? Il progetto si è sviluppato attorno al concetto dell’onda. Tutto riconduce al movimento dell’onda e del mare. Le sedute stesse, la profondità cercata nella dimensione della spazialità: tutto fluisce verso questa idea. I divani sui due lati del salone del main deck hanno forme variabili, che offrono diverse profondità secondo un’idea di geometria organica. Anche le tonalità degli arredi e dei rivestimenti richiamano intensamente il mare, a partire dalla scelta del verde. Può sembrare un colore non idoneo alle imbarcazioni, ma si tratta di un verde scurissimo, quasi piombo, come l’acqua del mare dove è più profondo. E poi il bianco, il legno, elementi molto naturali per le imbarcazioni, sempre dettagliati e sottolineati dalla presenza della luce. Lo studio accurato della luce, naturale e artificiale, ha giocato un ruolo decisivo nella definizione degli spazi? È un elemento fondamentale in questo progetto. La luce naturale che dall’esterno confluisce all’interno viene sfruttata al massimo: vaste aperture e grandi profondità prospettiche permettono alla luce di fare da padrona, scorrere, diventando protagonista. Nella suite armatoriale, nel lower deck, si ha l’impressione che lo spazio si dilati grazie alla posizione inclinata della cabina armadio; l’abbiamo poi rivestita di specchi, che ne fanno scomparire il volume, riflettono la luce e il panorama di tribordo, creando effetti ottici di grande suggestione. Anche nel salone living la paratia di prua viene smaterializzata attraverso il rivestimento a specchio che riflette la luce.

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Che ruolo riveste la vetroresina nel progetto degli interni e come è stata trattata per conferirle la dignità di materiale prezioso accanto ad altri utilizzati sull’imbarcazione, come il marmo Verde Alpi, l’ottone o il legno di noce? La vetroresina è un elemento fondamentale in questo progetto. È sempre stata presente nel mio lavoro ed ha molta attinenza rispetto agli interni del Magellano poiché si tratta di vetroresina recuperata da imbarcazioni. Nel mio lavoro riservo molta attenzione al riciclo. Lavorare a un progetto nautico mi ha permesso di rendere protagonista questo elemento di ricerca. La vetroresina, generalmente usata nella nautica come elemento strutturale, è stata qui reinterpretata rendendola un componente dell’arredo. Ho portato alla luce un elemento che generalmente viene nascosto e rivestito e le ho dato importanza, aggiungendo dettagli preziosi. L’abbiamo dipinta, lucidata, ingentilita con inclusioni preziose: è un materiale dotato di grande forza e presenza, che qui abbiamo utilizzato per realizzare arredi e piani d’appoggio. Lucidatura, spessore, densità e colorazione hanno valorizzato e impreziosito il materiale, che di per sé non avrebbe la preziosità di un metallo o di un legno, ma la acquista anche maggiormente poiché l’aspetto finale è sorprendente. Quali sono le caratteristiche estetiche che questa speciale lavorazione della vetroresina mette in evidenza? I segni che il tempo deposita sulla materia sono un elemento per me importante, e che cerco di non occultare mai, ma anzi di valorizzare. Questi segni lasciati dal tempo sono particolarmente evidenti su un materiale di riciclo come la vetroresina e creano un’imperfezione unica, che deriva dalla lavorazione. L’imperfezione nei materiali, per quel che mi riguarda, è un valore aggiunto, che amo comunicare. Così la vetroresina può essere avvicinata a un materiale naturale, che in sé cela sempre delle imperfezioni, dei difetti che è meraviglioso valorizzare. Il tempo ha un valore inequivocabile, non solo sugli oggetti ma anche sulle persone. Credo che il tempo sia quello che determina il nostro background, il nostro passato. Questo è vero anche per gli oggetti, ed è la ragione per cui tengo a non occultarlo mai. Non mi piace restare legato ad un tempo passato, che invece voglio coinvolgere e riportare alla contemporaneità. Il Magellano 25 metri possiede grandi finestrature che percorrono tutto il main deck: come ha interagito il progetto degli interni con questo elemento? L’interno della barca è dettato dall’esterno. Un esterno estremamente bilanciato, in cui lo spazio è a disposizione dell’interno. Tutto ciò che è all’esterno si riflette sull’interno. Basti pensare alla luce: non ci siamo fermati alla dimensione delle grandi finestrature, ma sono state dilatate in modo tale che l’esterno comunichi direttamente con la zona living. La luce è fondamentale in un oggetto come la barca, che nasce per permettere di vedere luoghi e paesaggi. Per questo abbiamo dilatato tutto ciò che era possibile aprire. Che importanza ha il mare nella sua vita? Con il mare ho un rapporto contemplativo. Nella mia infanzia ho vissuto vicino al mare e la sua energia mi avvolge sempre. Preferisco i mesi non propriamente dedicati alle attività in spiaggia, ma quelli in cui è possibile vivere il mare in forma più intimista. Mia moglie Claudia Rose ed io abbiamo casa a Pietrasanta, che è a solo 4 km dal mare, ma si trova anche ai piedi delle Alpi Apuane. Una delle attività marine che amo di più è pescare: rappresenta una forma di antica saggezza, che sviluppa l’osservazione e la pazienza.

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intervista

In alto, il Magellano 25 metri di Azimut Yachts, progetto degli esterni di Ken Freivokh. Qui sopra, il luminoso salone principale nel main dock, progettato da De Cotiis: le linee curve richiamano il movimento delle onde

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Luduan 2.0, Grand Soleil 48, Cantieri del Pardo

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punto di vista di Maria Elena Molteni

L’UOMO e il MARE, tanti modi di essere armatore. E per ADRENALINA, quel senso unico di libertà Tre uomini, un minimo comune denominatore. Il mare. Vissuto a bordo di uno yacht a vela, a motore o impegnati in una regata, il rapporto è assoluto e non convertibile con altro. Le testimonianze di Panfilo Tarantelli, Enrico de Crescenzo e Roberto Balma.

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i solito è amore a prima vista. E se non lo si coltiva da bambini, sicuramente lo si rincorre finché non lo si raggiunge. La barca, la vela, il mare non rappresentano soltanto un luogo, uno spazio, un mezzo. Sono soprattutto un modo di essere e di vivere l’elemento. Alla ricerca di un rapporto, quando è autentico, con la natura, il silenzio, l’assoluto. Ma anche con la competizione, quando la passione di trasforma in uno sport. Che è di squadra, fatto di team, di ruoli, di un prima e di un dopo regata. SENZA COMPROMESSI Per Panfilo Tarantelli, presidente di Credito Fondiario e fondatore e Ceo di Tages, 35 anni di esperienza nell’alta finanza, la passione “nasce in realtà da una privazione, perché – confida - i miei genitori, mio padre in particolare, non amavano moltissimo il mare: ci andavamo poco e per periodi brevi. Invece, il mare mi è sempre piaciuto. Ogni occasione era buona: a pesca con mio zio, sulle derive. Ma sempre per un lasso di tempo troppo breve. Quindi, non appena me lo sono potuto permettere, avevo 30 anni, ho iniziato ad affittare barche insieme agli amici e quella che era una mia passione innata, si è materializzata”. Tarantelli si definisce un velista ‘stra-puro’: “adoro la vela che è silenzio, contemplazione, sensazione di essere indipendenti e non condizionati dalla benzina o dal un rumore. Confesso: detesto tutto quello che è motore”. Ma c’è un’altra ragione che rende mediamente una persona più ‘adatta’ alla vela: il movimento e le continue attenzioni che la barca richiede: “sono iperattivo. Se mi metto sotto un ombrellone in spiaggia vado in tilt. Invece la barca mi piace perché mi impegna, anche cerebralmente. Essere responsabile della vela è un impegno mentale importante, anche quando ti fermi, metti l’ancora e vai all’ormeggio, tutto è un

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costante pensiero”. Un modo per “staccare e pensare a cose diverse. Il solo modo – per Tarantelli - per rilassarmi”. Del resto. “la vela è anche riconquistare spazi di equilibrio per se stessi”. Ma qual è la barca della vita? “Io ho cominciato con una barca acquistata quando avevo 40 anni, un bellissimo Sciarelli One Off, costruito in un cantiere all’inizio degli anni Settanta, in lamellare con l’albero di legno che ho comperato da uno zio di mia moglie. E’ stata una grande passione. Oggi ho un Southern Wind 72, che sicuramente va molto al di là della più bella barca che ho mai sognato di avere prima. Sono andato oltre il mio stesso sogno di gioventù”. Più difficile il rapporto con il mare e le marine italiane per Tarantelli: secondo me l’Italia è già troppo costruita, ci sono troppe barche, ci sono troppe strutture. Mi piace andare a vela in luoghi abbastanza isolati, in Grecia, Tunisia. Italia, Francia sono troppo affollate per i miei gusti”. Certamente, per Tarantelli la nautica deve crescere per creare posti di lavoro, “è – afferma - assolutamente corretto. Ma non posso negare che preferirei che tutto rimanesse così. Già troppe costruzioni, troppo affollamento. E’ un pensiero un po’ politically incorrect, un po’ retrogrado ma non posso non dire che mi piacerebbe che la natura potesse essere lasciata il più possibile così”. E questo sottostante è anche il motivo “per cui me ne sono andato in Atlantico”. Due le transoceaniche affrontate a oggi, una ancora da fare. Ma probabilmente di più, un giro del mondo. “Tra qualche anno. Amo le traversate. Sono le situazioni in cui posso stare più a contatto con il mare. Non c’è niente di più forte che una traversata notte e giorno. L’Atlantico è sempre stato un sogno, sin da ragazzo, e mi sono sempre chiesto se un giorno lo avrei mai attraversato. Oggi ho 65 anni e sono dell’opinione che i sogni bisogna sempre perseguirli, anche se sono un po’ bislacchi. Del resto, la vita è il continuo inseguimento di un sogno. Quello per me lo era. E mi è piaciuto così tanto che poi ci sono ritornato e ora voglio davvero fare un giro del mondo”. Insomma, la barca a vela, per il rapporto unico con la natura e con se stessi, ma anche, afferma Tarantelli, “con la famiglia. Ho sei figli e il mare è il nostro modo per stare insieme”. E sempre nel solco del rispetto dell’ambiente e della natura, Tarantelli vede che “si inizia a materializzare la possibilità di avere motori ibridi anche sulla barca a vela, propulsione elettrica e possibilità di sfruttare le energie rinnovabili che sono, a questo punto, disponibili. Così se si è costretti a usare il motore perché non c’è vento, almeno lo si può fare nella maniera più sostenibile possibile”. Un traguardo questo “molto vicino. Stanno iniziando a sperimentare questa tecnologia sui Southern Wind, che poi è il cantiere che ha fatto la mia barca nel 1999. La tecnologia ha fatto passi da gigante e sarebbe una bella svolta per la nautica”. TUTTO UN MONDO INTORNO ALLA VELA Per Enrico de Crescenzo, avvocato di Roma, “la prima passione è stata per le barche, indipendentemente che fossero a vela, a motore o da pesca. Da bambino, ogni occasione era buona per andare con i pescatori, con chiunque avesse una barca a motore. Mi è sempre piaciuto l’oggetto barca. Da piccolo mi regalarono una piccola barca a di legno ma, al di là delle uscite con gli amici, la prima esperienza velica è stata quella con il windsurf, fino a 28 anni”. E’ stato nel 1996 che “ho comunicato alla mia famiglia l’intenzione di acquistare una barca a vela. Mi accompagnarono alcuni amici e ne scelsi una di 8 metri. Da lì si è avviata questa esperienza di mare, non ancora legata alle regate”, che arrivano dopo, nel 2012. “Mi sono appassionato e non ho più smesso”. Avendo sperimentato sia la vela sia il motore, “posso dire che la barca a motore è un mezzo; con la vela si crea un rapporto di passione e di amore. E’ una barca con la 66

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Sopra: Luduan 2.0, Grand Soleil 48, Cantieri del Pardo

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quale instauri una relazione. Ne consegue un modo di pensare che chi non appartiene a questo mondo difficilmente comprende. E’ totalizzante, c’è sempre qualcosa da fare quando sei su una barca a vela. Va curata e accudita”. Insomma “diventa un pezzo di vita: qualcosa che ti fa sentire vivo. Una regata, una sessione di allenamento è qualcosa che mi fa bene come persona, come uomo, marito e padre. Se i tuoi figli vedono che sei attivo e vedono che ti diverti come si divertono loro, diventi più credibile, in qualche modo”. De Crescenzo confessa che “la vita mi ha dato molto e il mare e la vela ci hanno messo una bella rosa intorno. Sono due passioni e le passioni sono fondamentali. E dopo 4 anni arrivano le regate e le vittorie”. Il primo amore, racconta, è stato un Grand Soleil 46 “che ho amato immensamente perché su quella barca si è formato l’equipaggio. Tutti quanti abbiamo individuato in quella barca il luogo dove si sono create delle relazioni affettive. La barca attuale, un Grand Soleil 48 Full Carbon, rappresenta quello che per me è l’ideale: una barca molto comoda, ma gestibile anche quando sei al di fuori del campo di regata. E c’è spazio per tutta la famiglia. Luduan 2.0 è stata costruita dai Cantieri del Pardo, cercando di rispondere a ogni più piccola richiesta dell’armatore. Certo, essendo una barca da crociera e da regata “è sempre un compromesso”. “Ma se ne hai due – fa notare – non riesci a creare quel rapporto speciale. Questa barca l’ho cercata, l’ho fatta costruire come la volevo io e il cantiere mi ha seguito. E’ fantastica da crociera e per la regata ci stiamo lavorando”. E i risultati si vedono, dal momento che è stata proprio Luduan 2.0 il vincitore finale overall della Coppa Regina dei Paesi Bassi, dopo avere percorso 112 miglia in 20 ore e 10 minuti, vincendo anche la classifica ORC, il Trofeo Marinariello per la line-honours. E questo anche grazie a “una forma di impegno della mente, di continui interventi e migliorie. Trovo che questo sia importante anche come messaggio. A me regattare piace, ma quello che amo ancora di più è organizzare tutto, vedere il team che cresce, migliorare le prestazioni a bordo. Una regata non è mai fine a se stessa. E la barca non è un investimento, ma un impegno che dura 360 giorni l’anno. Mi sveglio di notte e penso: “ma per alleggerire la poppa di 10 kg come posso fare? Allora, l’indomani chiamo l’ingegnere, il progettista, il team manager. Un divertimento, ma a tutti gli effetti un lavoro”. Prossimo appuntamento la ‘151 Miglia’, la cui partenza è in calendario il 30 maggio. Una stagione che, a causa del Covid, “è andata così, con tre regate nell’Arcipelago toscano”. E sulla sicurezza a bordo, De Crescenzo è netto: “abbiamo un protocollo Fiv che a mio avviso è migliorabile. Il discorso è molto semplice: se il virus sale a bordo, sei finito. Null’altro da dire. Nella regata c’è sempre un momento in cui il metro di distanza è impossibile e, se hai la mascherina e dai i comandi, non li sente nessuno”. Allora, “il Covid non deve salire a bordo e a quel punto sei nel posto più sicuro del mondo. Quindi noi ci siamo dato come obbligo un tampone molecolare quattro giorni prima della regata e il giorno prima un antigienico. Andare in barca in queste condizioni è più sicuro che al supermercato. Abbiamo di molto potenziato quelle che erano le richieste Fiv”. DAL MARE E SENZA LIMITE Anche per Roberto Balma, presidente e amministratore delegato di Nu Air, il rapporto con il mare è assoluto. “Ho sempre avuto un rapporto con la natura molto forte, mare o montagna che fosse. Ho avuto la fortuna, a 12 anni, di poter frequentare dei corsi di vela a Cannigione. Nasco dunque come velista. Sono andato in barca a vela fino all’età di 25 anni e non nascondo che quelli sono i ricordi più belli, con gli amici,

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le traversate notturne, gironzolando per il Mediterraneo in un mix di vita spartana e contatto con il mare”. Un’esperienza che sicuramente “ha contribuito ad alimentare il mio amore per le imbarcazioni”. Poi un momento di pausa. Ma 8 anni fa “è riesploso l’amore quando sono entrato in contatto con Sanlorenzo. So che qualcuno avrebbe da dire pensando a un velista che sale su barca a motore, ma chi ama il mare lo può immaginare. Dall’avere sempre affittato le barche sono dunque diventato armatore”. La scelta ricade su Sanlorenzo perché è un cantiere che ti consente “personalizzare la barca esattamente su misura delle tue esigenze. E’ stato un colpo di fulmine. Lì ho trovato tutto quello che cercavo. Sanlorenzo è famosa per il design, per lo stile e per la personalizzazione di interni ad alto livello”. E poi “la uso per me, non come status symbol o strumento di ostentazione. In questo - scherza Balma - sono molto sabaudo. E’ la mia casa sul mare. Ho voluto qualcosa di esteticamente bello, che avesse una grande qualità di finiture interne e soprattutto una grande affidabilità a livello di impiantistica e motoristica”. E poi, confessa, “quando devo scendere dalla barca mi piange il cuore. Il livello di comfort è eccezionale, hai la possibilità di andare dove vuoi, cambiare direzione e programma, sei libero e puoi visitare nel Mediterraneo i più bei posti al mondo. Con la barca li vedi tutti, dal mare e senza limite”. E non appartiene, Balma, a quella categoria di armatori che amano la velocità: “vengo dalla vela - chiosa – e non è il mio obiettivo. Mi piace la brezza in faccia, ma anche vedere la costa e godermi il mare, essere un giorno a Capri e un altro in un’isola disabitata e inaccessibile”. Tutto questo “è impagabile, ovviamente se ami il mare, il sole e la vita all’aria aperta. Emozioni che solo la barca è in grado di darti. E’ anche un momento in cui si riunisce la famiglia, è felice, serena, ci si ritrova con gli amici. Non a caso l’ultima barca l’ho chiamata Together e il nome di quella in arrivo avrà un grandissimo significato di emozione e effetto per il mare”. E poi un appello, che è soprattutto la speranza di un cambio di passo: basta con la logica del proprietario di barche che è evasore. “Un assurdo che venga esteso a tutti questo concetto, che diventa pregiudizio, anche verso chi paga regolarmente le tasse e la sua barca se l’è guadagnata”. Un tema anche culturale che porta a distorsioni tali per cui “un Paese come l’Italia, con le coste e le meraviglie naturali che si ritrova, demonizza chiunque abbia una barca, di qualsiasi dimensioni. Francia e Australia incentivano questa attività perché è tutto business. Invece noi facciamo di tutto per mettere in difficoltà gli armatori, allontanare gli stranieri. Abbiamo tutto quello che il mondo ci invidia e fatichiamo a organizzare il turismo compreso quello nautico”.

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Electric Elegance 38, disegnato da Jean-Jacques Coste per Electric Marine. Gli interni di questo day cruiser totalmente elettrico da 12,5 metri sono firmati da Parisotto+Formenton

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scenario di Valentina Dalla Costa

A VELA o a MOTORE, la barca è sempre più ‘SU MISURA’ Progettare un’imbarcazione non ha a che fare soltanto con disegno, finiture, colori e performance. Necessarie l’attenzione all’ambiente e una risposta custom alle esigenze dell’armatore.

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ostenibilità, inclusività, sicurezza e personalizzazione. Queste le parole chiave imprescindibili e le richieste da parte degli armatori, che i progettisti devono considerare per approciarsi ad un progetto per una barca da realizzare ad hoc, come fosse un disegno sartoriale per il cliente. Che si tratti di barca a vela o motore.

MISA POGGI PORTA IN SWAN RICERCA ED ESPERIENZA PLURIENNALE Velista e progettista con un’esperienza pluriennale, Misa Poggi da sempre realizza l’interior design di barche partendo dalla conoscenza profonda dell’armatore. “Il progetto deve essere come un abito su misura – spiega – e per questo motivo è sempre diverso; si adatta ai desideri del cliente privato e alle sue esigenze di quando va per mare. Tutto cambia a seconda che si tratti di uno sportivo oppure no, serve studiare quali siano le abitudini, gli interessi e la progettazione si adatta ai desideri del cliente”. Da due anni collabora con Swan, marchio storico finlandese rilevato da Leonardo Ferragamo nel 1998, e insieme all’architetto German Frers ha dato vita allo Swan88: un maxi yacht le cui basi si fondano sull’evoluzione delle precedenti imbarcazioni popolari del marchio, con l’aggiunta di caratteristiche innovative, mai viste prima su uno Swan. Eleganza definita ‘femminile’, una piattaforma efficiente e di facile manutenzione che offre una perfetta esperienza di superyacht. “Quando sali su una barca, dovresti entrare in un luogo molto confortevole, armonioso e magico. Questa magia – sottolinea - nasce dall’equilibrio creato tra volume, geometrie, architettura e materiali. Con lo Swan88 abbiamo seguito la tradizione, inserito l’innovazione, ma sempre rimanendo nell’importante contesto storico che rimanda all’identità del marchio e alla sua estrema qualità”. Caratteristica fondamentale per chi si approccia a un progetto che ‘va per mare’ è

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l’esperienza personale legata al contesto nautico, e Misa Poggi è una velista da sempre. “Se non si ha esperienza in mare, certe cose non si possono capire, soprattutto quando parliamo di grandi dimensioni come quelle del mondo dei maxiyacht. Per me, la cosa fondamentale in un progetto è che l’interno della barca sia concepito esattamente come l’esterno, non ci deve essere differenza, anzi al contrario è necessario percepire un’immediata continuità: l’impatto della luce e il contatto con la natura devono essere riproposti come uno scenario continuativo, con l’unica differenza che all’interno della barca ci si deve sentire protetti, al riparo”. La coperta, cuore dello yacht, può essere separata in quattro aree differenti e definite, dove le prime tre sono nel pozzetto, a poppa, mentre la quarta sta nella zona prodiera. “E’ un concept flessibile, in cui siamo riusciti a ricavare una cabina ‘jolly’ che può diventare uno studio in cui lavorare, per far fronte alle tante richieste di vita in mare durante questo periodo di smart working, oppure viene utilizzata come laboratorio/officina, soprattutto da armatori nordici, che amano molto questo genere di attività manuali”. Molta attenzione anche ai dettagli e alla personalizzazione legata a finiture, tessuti ed essenze, partendo da un mood studiato dall’architetto Poggi insieme a Swan. “Ad oggi è difficile parlare di tendenze, perchè ogni barca è diversa, essendo diverso l’armatore che la sceglie. Di certo, chi si avvicina al mondo delle barche per la prima volta – evidenzia - opta per soluzioni più basiche e semplici, mentre chi ha già avuto una barca in precedenza si spinge su richieste determinate, legate al proprio modo di vivere la vita in mare. Quel che accomuna ogni progetto è la scelta di materiali sostenibili, come le moquette ottenute da plastica riciclata, o le fibre naturali e il bamboo. Oggi, grazie alla continua ricerca in atto, noi progettisti abbiamo a disposizione materiali straordinari, dalle elevate prestazioni e di altissima qualità. E’ stata la richiesta di certificazioni a spingere il progetto in questa direzione; penso sia l’unico vero volano che anno dopo anno ci ha portati a puntare l’attenzione verso il tema della sostenibiltà”. DESIGN FOR ALL, INCLUSIVITÀ IN BARCA Dopo gli anni passati all’interno dello studio Marco Piva e poi di Vincenzo De Cotiis, Sara Banfi collabora ora con Sanlorenzo. Cercare di introdurre le tendenze e il gusto tipicamente europeo all’interno di un progetto di interior design per una barca è cosa ardua, soprattutto perché il gusto degli armatori spesso non coincide con quel che viene apprezzato all’interno del mercato italiano ed europeo. “Il mercato americano – racconta la Banfi – apprezza uno stile prettamente classico, anche se in anni recenti c’è stato un lieve cambio di rotta. Bisogna tener presente che spesso le tendenze non coincidono con i trend di vendita: serve un buon bilanciamento, ma soprattuto un adattamento a quelli che sono i gusti dell’armatore”. Sara Banfi vuole rendere inclusivi gli spazi della barca, puntando sul concetto di ‘Universal design’, ovvero il design per tutti, senza distinzioni legate a disabilità o altre patologie. “Per poter affrontare il tema, per me è stato di grande interesse leggere il libro di Paolo Ferrari che nel 2019 ha pubblicato ‘Progettare imbarcazioni accessibili. Un nuovo approccio per lo Yacht design e incontrare Andrea Stella, fondatore dell’associazione Wheels and Waves. Dopo essere diventato paralitico, ha progettato insieme al padre un catamarano accessibile a tutti. Con l’associazione organizzano regate per persone disabili”. Tema ancora ‘giovane’, su cui alcuni progettisti stanno ragionando, ma dagli sviluppi lenti per via delle normative. “Non esistono delle leggi come nel civile, per la costruzione di barche dedicate alla disabilità c’è ancora molto da fare e si va a rilento, perchè comunque rappresenta una piccola minoranza del settore. Il mercato è più reticente, sono progetti molto costosi e le componenti necessarie sono ancora esteticamente poco apprezzabili. Il mercato non è così rispondente; sembra strano, ma molto spesso si va al 72

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risparmio: anche una piccola modifica e l’aggiunta di un optional fanno alzare il budget, cosa spesso non amata dal cliente finale”. Il tema suggerito da Andrea Stella è quello di provare a progettare componenti esteticamente apprezzabili, pur inserendo dettagli per rendere gli spazi agibili e accessibili a tutti, pensando all’inclusione e non all’esclusione. “Non è necessario progettare, per esempio, un bagno diverso, ma al contrario un bagno per tutti. I dispositivi esistenti dovrebbero diventare meno aggressivi, integrati nello spazio alla stregua di armadiature o tavoli”. Sara Banfi insegna Interior Design alla Naba, Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, e nel suo corso ha coinvolto Sanlorenzo per far concepire agli studenti del biennio una barca che rispetti i codici estetici del marchio, rendendo però il progetto inclusivo. “Sfida stimolante anche se complessa – conclude – Obbligherò i ragazzi a ragionare non solo sulla spinta estetica, ma anche sulla funzionalità oltre che sull’aspetto empatico del progetto, aspetto fondamentale che si sta sempre più recuperando negli ultimi tempi”. LA ‘TESLA’ DEL MARE La barca è un’architettura in movimento, che deve garantire un certo grado di sicurezza e comfort. L’intento di Aldo Parisotto, dello studio Parisotto+Formenton, appassionato velista con regate d’altura alle spalle, è quello di interpretare il mondo marino italiano secondo stili e accorgimenti che si adattano al cliente. Trend dell’ultimo periodo è la tecnologia dei motori ibridi applicata alla nautica, settore “ancora arretrato rispetto alla ricerca tecnologica fatta nell’automotive – dichiara l’architetto. – E’ una questione di numeri: nonostante sia un mercato florido, la nautica ha numeri molto inferiori rispetto alla presenza di automobili nel mondo”. L’ultimo progetto in tal senso firmato dallo studio Parisotto+Formenton è Electric Elegance 38, yacht full electric daycruiser da 12,5 metri disegnato per Electric Marine, azienda nordeuropea che ha come missione quella di restituire un ambiente marino migliore attraverso la transizione da combustibile fossile alla propulsione elettrica. Architetto ed esperto velista, Aldo Formenton è da sempre sensibile ai temi che corrispondono ai valori di Electric Elegance. “Il lavoro è stato fatto partendo dalle disposizioni generali ricevute da Jean-Jaques Coste, designer dell’Electic Elegance38, pensando a un progetto unitario e allo stesso tempo flessibile e sicuro, proponendo una precisa combinazione di colori e materiali come la pelle naturale per i cuscini di coperta. Per la cabina abbiamo studiato una disposizione flessibile che consente di utilizzare lo spazio come dinette, salotto o zona notte, trasformando i divani e il tavolo della cabina in un letto piuttosto ampio. Le due versioni proposte sono caratterizzate dal teak con elementi in fibra di carbonio, mentre l’altra da un legno più scuro, l’eucalipto affumicato, per un ambiente più d’atmosfera. L’obiettivo era riuscire ad unire il tradizionale patrimonio italiano degli interni da diporto con il linguaggio del design contemporaneo. E’ stata fatta molta attenzione anche alla sostenibilità dei materiali utilizzati, come ad esempio i ponti dello yacht, che sono realizzati in teak sintetico, materiale prodotto utilizzando plastica riciclata proveniente dal mare”. Dettaglio non trascurabile per un’azienda dall’impronta green, da tempo partner di One Ocean Foundation.

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Cloud of Sea, progetto di tesi di Matteo Brasili, è uno strumento ideato dal giovane designer per le imbarcazioni in grado di sfruttare il filtro rotante posto al suo interno per catturare le microplastiche presenti nel mare

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sostenibilità di Valentina Dalla Costa

Imbarco GREEN, quando la SOSTENIBILITÀ non è solo a bordo L’ecosistema marino è da preservare con una coscienza nautica che deve diventare sempre più verde. Se è vero che l’impatto specifico del comparto è sufficientemente relativo, è necessario considerare l’intero ecosistema, fatto anche di cantieristica, impatto a terra e trasporto.

L

a sostenibilità nel mondo nautico deve considerare diverse tematiche, non solo riferite alla barca in sé ma a tutto l’ecosistema che la circonda. Secondo dati forniti da World Bank, più di 3 miliardi di persone, quindi circa il 40% della popolazione mondiale, dipendono dalla biodiversità e da tutti i servizi forniti dagli ecosistemi marini e costieri, che comprendono l’approvvigionamento di cibo e acqua dolce, energia rinnovabile, vantaggi per la salute e il benessere, valori culturali, turismo, commercio e trasporti, contribuendo allo sviluppo economico e sociale. OneOcean, fondazione istituita nel 2017 nata per accelerare le soluzioni ai problemi degli oceani ispirando leader internazionali e aziende, ha promosso un’importante ricerca a sfondo manageriale condotta da Manlio De Silvio, Sustainability Committee Coordinator di SDA Bocconi, in collaborazione con McKinsey e il Consiglio Superiore di Ricerca Scientifica Spagnola (l’equivalente del nostro Cnr). Una ricerca unica nel suo genere, poichè coinvolgere direttamente le imprese per capire quale sia il loro livello di consapevolezza riguardo alle pressioni esercitate sui sistemi marini e oceanici e alle azioni già intraprese per mitigare le pressioni. Una ricerca iniziata nel 2019 e aggiornata lo scorso anno con ulteriori dati: sono state coinvolte 50 multinazionali, raccogliendo oltre 220 questionari. “Calcolando nel complesso tutte le aziende coinvolte – commenta De Silvio – arriviamo a circa 1000 miliardi di euro di fatturato totale, e dunque al 15% circa del pil italiano. Un campione estremamente rappresentativo del Paese”. L’indagine ha una prospettiva nuova sulle relazioni tra sostenibilità ed economia degli oceani, la cosiddetta Blue Economy (comprendente tutti quei settori che hanno un collegamento diretto con l’ecosistema marino che, se si paragonasse a un Paese, sarebbe la settima economia mondiale. Dati World Bank), e si concentra sulla consapevolezza delle

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organizzazioni aziendali, sulle strategie e sulle pratiche innovative messe in atto. Dallo studio emerge che il 60% delle aziende coinvolte punta al raggiungimento dei SDG (Sustainable Development Goals) nei report sulla sostenibilità: “solitamente vengono considerate solo le imprese che hanno contatto diretto con il mare, come la cantieristica, i porti, il trasporto marittimo, il turismo costiero, ma queste rappresentano solo una minima parte delle aziende da dover coinvolgere”. Gli studi parlano di una pressione sul sistema marino che deriva da attività che hanno origine sulla terra ferma, per questo le ricerche sono state allargate ‘oltre confine’. Inoltre sono da considerare i contaminanti che arrivano dell’agroindustria e l’inquinamento derivato dalla plastica. Dai risultati emerge un 67% delle aziende coinvolte consapevoli delle pressioni esercitate sull’ambiente marino dalla loro produzione, “sono i cosiddetti Sustainability leaders, presenti in tutti i settori industriali, che stanno operando per ridurre o abbattere il loro impatto sul sistema marino per rispettare i loro valori, per sviluppare nuove opportunità di crescita e per far fronte alle richieste del mercato. Non dimentichiamoci – commenta ancora De Silvio – che la sostenibilità è diventata strumento di marketing e vendita importante”. Tre i grandi cluster evidenziati dalla ricerca, su cui investire nell’immediato futuro: il passaggio a fonti rinnovabili, l’utilizzo di nuovi materiali per la costruzione, per il risanamento o la pulizia dall’inquinamento arrecato al mare, e infine un terzo cluster è relativo a un meta-settore, quello digitale. “Si parla di innovazione e monitoraggio – conclude – che consente per esempio il sustainable fishing, la pesca selettiva attenta al mantenimento di stock ittici che non distruggano i fondali. Serve sviluppare un approccio sistemico fin dalla progettazione di prodotti e servizi più sostenibili, la sfida è sempre più quella di consentire alle imprese di avere soluzioni tecnologiche in grado di traghettarle nel novero dei Sustainability Leaders, proponendo iniziative per aumentare la consapevolezza da parte delle imprese”. I VERI E FALSI MITI DELLA SOSTENIBILITÀ NELLA PROGETTAZIONE NAUTICA Partiamo da una questione assodata. “La sostenibilità in mare passa o dovrebbe passare per la barca più ecologica che c’è, ovvero la vela. Stranamente il valore ecologico della barca a vela spesso non viene considerato, e si lavora sull’ibridazione delle barche a motore”. Parole di Antonio Vettese, giornalista di nautica che assieme al professor Andrea Ratti coordina la Italian Yacht Conference, iniziativa organizzata nell’ambito degli eventi del Master in Yacht Design del Politecnico di Milano, giunta alla sua quinta edizione, che rinnova il dibattito tra designer e industria della nautica da diporto. “Se parliamo di sostenibilità e consideriamo gli ambienti di lavoro – prosegue - ormai da anni è stato fatto uno sforzo dai cantieri, per poter lavorare in atmosfera controllata ottimizzando la produzione. Se consideriamo i materiali, la vetroresina è indistruttibile, ma non così facilmente si può smaltire: quel che sta accadendo tra gli armatori à la page è la costruzione di barche in alluminio o in legno, in modo da utilizzare materiali più riciclabili”. Nonostante venga considerata la scelta più ‘ecologica’, anche la barca a vela non rinuncia al motore Diesel, poichè è necessario per assicurare una determinata autonomia, che quando si va per mare non può essere di qualche ora, ma di qualche giorno. “La navigazione è ben diversa dal trasporto su strada – precisa Vettese – Se si resta senza motore in mare si corrono rischi di vita, e quindi le procedure di sicurezza e la presenza di determinate componenti permettono il rientro in porto e la garanzia di riuscire sempre ad uscire dalla situazione d’emergenza. Per questo motivo quasi tutte le imbarcazioni attuali sono ibride: v’è certamente la propulsione elettrica, impiegata per alcune ore e soprattutto per non far rumore quando si esce dal porto o quando si naviga in notturna, 76

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sostenibilità

Conversione Gpl di Autogas Italia su motore Yamaha F150 fuoribordo con sistema iniezione sequenziale

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ma non è ancora possibile una totale conversione, per imbarcazioni di una certa importanza”. Non è però un mistero quello della nautica che si sta muovendo verso il mondo dell’ibridazione e dell’elettrico. Nel 2020 sono state vendute 15mila barche ad alimentazione elettrica, secondo una ricerca di IDTech. Un numero che è destinato a crescere: si parla di 75mila entro la fine del decennio. Preferire e immaginare il passaggio a imbarcazioni del tutto elettriche è complesso, vanno considerati comunque anche tutti gli aspetti ancora negativi legati alle batterie e al loro smaltimento. “Al momento non si può pretendere che superino una autonomia di quattro o massimo cinque ore. Le batterie poi inquinano, invecchiano rapidamente. Dal punto di vista della ricerca c’è ancora molto da fare, per poterle rendere più piccole e soprattutto più affidabili e sicure”. Vettese ribadisce che la nautica, ad ogni modo, è un settore già di per sé sostenibile, e la proposta di una imbarcazione ibrida è spesso legata a questioni commerciali, che “complicano solo la barca, senza darle effettivamente degli autentici contenuti innovativi. Imprenditori storici come Vitelli o Ferretti hanno sempre ribadito l’urgenza di dover lavorare sull’efficienza e la riduzione dei consumi, dando così dei risultati effettivi in termini di inquinamento”. LA CONVERSIONE DEI MOTORI PER ABBATTERE I LIVELLI DI CO2 Aspetto da considerare è la riduzione dell’impronta di carbonio del settore, anche attraverso l’utilizzo di carburanti meno inquinanti e di soluzioni tecnologiche che aiutino lo sviluppo di una nautica ‘sostenibile’, nonostante questa rappresenti solo l’1% dell’inquinamento complessivo dei nostri mari. Autogas Italia, azienda operante nel settore gas per autotrazione, lavora sulla conversione dei motori nautici da ormai sei anni. “Purtroppo in Italia si parla molto della qualità delle acque, ma poi dal punto di vista politico e burocratico queste restano solo parole, non si fa molto – commenta Valter Madreperla, Presidente Autogas Italia – Noi lavoriamo molto in Sud America, abbiamo clienti che trasformano circa un migliaio di motori fuoribordo all’anno, e lo fanno per una questione ecologica: navigando vicino ad allevamenti di pesci, possono utilizzare solo motori GPL. Poi, c’è anche il fattore economico: a parità di litri, il metano costa meno della metà rispetto alla benzina”. I progetti in essere in territorio italiano insistono sul lago di Garda, dove vengono utilizzati da una azienda che noleggia motoscafi e barche per turisti. “Il problema grave che abbiamo in Italia è legato alle omologazioni – spiega – C’è una normativa europea, ma non esiste in Italia un ente che rilasci una certificazione dell’installazione e conversione avvenuta. Questo impedisce le trasformazioni. Il nostro cliente sul Garda è in grado di farlo perchè è un costruttore di imbarcazioni, e dunque procede con l’omologazione in modo autonomo”. Considerando le prestazioni, la performance è la medesima, il rendimento è lo stesso se paragonati benzina e GPL, e la conversione avviene applicando una serie di componenti sotto il coperchio che copre il motore fuoribordo, anche se in alcuni casi l’installazione avviene nella parte esterna a seconda dell’imbarcazione. Infine, c’è la collocazione del serbatoio che deve contenere il gas. “Il serbatoio può essere permanente, come nel caso delle imbarcazioni sul Garda, oppure talvolta si usano serbatoi estraibili, con cui si va a far rifornimento presso le stazioni di servizio”. La grande questione legata alla conversione, specialmente in Italia, è strettamente connessa a problemi logistici. Non ci sono infrastrutture per l’approvigionamento. “Se la barca ha un motore a benzina, si trova facilmente rifornimento in tutti i porti – afferma Madreperla – mentre l’unico distirbutore di GPL in Italia si trova a Venezia, un’assurdità perchè non viene utilizzato quasi mai”. A conferma di ciò, la presenza nel Mediterraneo di due navi da crociera alimentate con gas naturale liquefatto (LNG) della Costa Crociere, che per fare rifornimento 78

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devono andare in Francia. “Ad oggi l’interesse per il miglioramento delle infrastrutture non è un tema. Se si potesse davvero attuare una conversione vera si abbasserebbero le emissione almeno del 40%, mantenedo le medesime prestazioni e aumentando la qualità delle acque”. RIPULIRE IL MARE L’inquinamento marittimo è composto, tra gli altri, dai rifiuti marini, definiti Marine Litter (ML), considerati una delle maggiori preoccupazioni per il futuro e la salute del sistema marino. Con ML si intende il materiale antropogenico disperso in acqua in modo intenzionale o meno e la sua composizione chimica varia a seconda delle sue caratteristiche fisiche. Molti dei ML fluttuano, finendo poi in battigia, ma la maggior parte di essi finiscono sul fondo del mare. Il progetto ‘marGnet’ (Mapping and recycling of marine litter and ghost nets on the sea-floor, coordinato dall’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche di Venezia, Cnr-Ismar) si focalizza su ML accumulati sul fondo del mare, generati da attività di pesca e acquacoltura, includendo attrezzi da pesca abbandonati, persi, dismessi, e rifiuti generati dalla gestione dei prodotti ittici e marini, comprese corde, punti di ormeggio, reti degradate e i loro componenti. Secondo la Commissione Europea, rappresentano il 27% di tutti gli ML presenti in mare. Il progetto ‘marGnet’ propone un approccio che combina azioni per affrontare il fenomeno in tutte le fasi, dalla riduzione alla prevenzione, attraverso il monitoraggio, la quantificazione, la rimozione e il riciclo, con l’obiettivo di ideare e testare soluzioni multi-livello per monitorare, mappare, prevenire, rimuovere e riciclare ML da fonti marine presenti sul fondo del mare. Due sono i siti pilota situati nell’Adriatico settentrionale: la Laguna di Venezia in Italia e l’arcipelago di Cherso e Lussino in Croazia, luoghi considerati Siti di importanza comunitaria (SIC) all’interno della rete Natura 2000 dell’UE. Altro problema sono le microplastiche, la cui quantità è in continua crescita: da uno studio dell’ONU del 2017, sono circa 51mila miliardi le particelle di miroplastica presenti nei mari. Un pericolo per la fauna ittica e per l’uomo, che finisce per ingerire le particelle ormai integrate nella catena alimentare: nel solo mar Mediterraneo ci sono il 7% delle microplastiche mondiali. Molta la ricerca, oltre che la sensibilizzazione, in atto per poter proporre soluzioni al problema, tra cui la proposta di un giovane designer emergente, vincitore dell’edizione italiana del James Dyson Award 2020. L’idea, nata come tesi di laurea di Matteo Brasili, laureato presso la Nuova Accademia di Belle Arti di Milano (NABA) ha l’obiettivo di creare un dispositivo che permetta a chi naviga per mare di contribuire personalmente alla raccolta delle microplastiche e della spazzatura che ogni giorno finisce in mare. Si chiama Cloud of Sea ed è uno speciale parabordo con all’interno un filtro rotante dotato di fori rastremati in grado di trattenere anche le particelle di plastica più invisibili. “Per renderlo commercialmente sostenibile – commenta Matteo – servono però ulteriori miglioramenti dal punto di vista meccanico e tecnico”.

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Luna Rossa sul campo di regata ad Auckland

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tendenze di Maria Elena Molteni

A TUTTA VELA, torna la PASSIONE per il mare e il race sulla scia di LUNA ROSSA Il combinato disposto tra i recenti successi di Luna Rossa a Auckland e la necessità di adottare regole stringenti per la salute in conseguenza di Covid-19 ha avuto quale conseguenza immediata un ritorno di fiamma per il mare e la vela.

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iorni (e notti) trascorsi a tifare il team capitanato dallo skipper Max Sirena hanno riacceso la passione e la testimonianza è resa dall’overbooking dei corsi di vela destinati ai più giovani. Lo testimonia la Lega Navale Italiana, che a breve aprirà i suoi corsi nelle basi italiane, e il Centro Velico di Caprera da marzo al completo per tutta la stagione estiva. “Le attività del Centro Velico, tradizionalmente, iniziano a metà aprile – spiega il segretario generale Enrico Bertacchi - con i corsi che vedono coinvolti adulti e universitari. Poi, nel periodo che va dal termine delle scuole, quindi da metà giugno, fino alle prime settimane di agosto, partono i corsi per i nostri junior, dai 12 ai 14 anni, e per i ragazzi dai 15 in su. Corsi deriva che svolgiamo nella base più grande, Punta Coda, che ospita fino a 80 ragazzi”. In tutto Caprera dispone di 180 posti letto la settimana come capienza massima. Lo scorso anno e quest’anno a causa delle restrizioni covid è stata ridotta di circa il 25%, dunque circa 125-130 posti. “Da metà marzo siamo al completo. Molti genitori di giovanissimi hanno scelto di rinnovare il corso per i propri figli dopo avere sperimentato lo scorso anno il livello di sicurezza che possiamo garantire. Abbiamo- sottolinea Bertacchi - protocolli molto attenti, siamo stati i primi a introdurre tutta una serie di accorgimenti ancor prima che uscissero nelle normative della Federazione Italiana Vela. Lo scorso anno ha funzionato molto bene. Ma possiamo dire che si tratta di una sommatoria di fattori: il fatto che non ci si fidi ancora ad andare all’estero, la positiva esperienza dello scorso anno che ha aiutato molti a decidere. La conseguenza è che noi siamo pieni fino almeno a metà agosto”. E questo, confida, “ci fa un gran bene. I ragazzi da noi fanno una vita ‘fulminante’: o la ami o la odi. Ma nel 98% dei casi la ami. Un’esperienza che consiglio a tutti perché recuperi tanti valori che oggi effettivamente mancano un po’ nei giovani”.

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Rispetto alle origini, il Centro Velico nasce nel 1967, non è cambiato molto: “ritmi e cadenze sono i medesimi, quelli delle barche che navigano. Sono aspetti che, se anche le tecnologie evolvono, restano immutati”. Il segretario generale spiega anche che alta è l’attenzione, ad esempio, all’uso del cellulare: “cerchiamo di isolare i ragazzi dai loro telefonini, soprattutto tra i 12 e i 14 anni, li requisiamo. Possono usarli mezz’ora, per chiamare a casa la sera. Ma va sempre a finire che dal terzo giorno non li chiedono più”. Negli anni anche i temi della diversity e dell’equità di genere sono diventati fondamentali: “nessuno si deve sentire escluso. Inoltre, ogni anno lanciamo protocolli di sensibilizzazione dei ragazzi ai danni che fanno le pratiche in acqua e altre problematiche di questa natura. Questi sono gli aspetti più nuovi rispetto agli anni 70-80, ma è sempre la buona vecchia Caprera che insegna un po’ di scuola di vita e di mare”. Sono circa 130 le persone in base ogni settimana. Da metà giugno a fine luglio l’80% sono minorenni. Da fine luglio arrivano i maggiorenni e i corsi proseguono fino a fine ottobre. “Lo scorso anno abbiamo avuto un grande boom proprio a ottobre”. Qualche numero: in una stagione ordinaria sono 3600 le settimane di corsi e 600gli istruttori volontari che si aggiungono a uno staff di dipendenti. Il giro d’affari si attesta a circa 3 milioni di euro. Tutto viene tutto reinvestito nella scuola: “i costi di manutenzione sono importanti e la base è all’interno di un parco, i guadagni vengono indirizzati in progetti per il Centro Velico”. PICCOLI MARINAI CRESCONO L’Ammiraglio Donato Marzano è il presidente della Lega Navale Italiana e testimonia che “c’è una grande voglia e desiderio di tornare alla natura e allo sport. E il mare, secondo il nostro punto di osservazione, giocherà un ruolo da protagonista. Assistiamo a un grande desiderio di ritorno alla socialità e alla normalità e ad affrontare lo sport acquatico. Con grande attenzione a tutte le attività solidali e sociali. Il mare è e deve essere per tutti, fonte di vita e ricchezza per il paese” tiene a sottolineare, ricordando che “è fondamentale per noi ripartire in sicurezza. Già lo scorso anno abbiamo riaperto due centri nazionali per le attività sportive”. La Lega Navale infatti, in particolare in estate, si rivolge ai ragazzi dagli 8 ai 16 anni con corsi che durano circa 10 giorni: si dorme in tenda o in container e ci si dedica ad attività di formazione. I centri nazionali della Lega navale si trovano a Sabaudia, Ferrara e Taranto. “Inseriamo i ragazzi – sottolinea Marzano - in ecosistemi che sono uno diverso dall’altro. Li avviciniamo alla cura dell’ambiente e a corsi di protezione ambientale e di sicurezza. I giovani non si limitano, dunque, a imparare ad andare tecnicamente a vela o in canoa. Cerchiamo di formare dei piccoli marinai. Gente che rispetta il mare, lo considera e lo protegge. I nostri ragazzi ci ‘mettono le mani’, puliscono, segnalano le situazioni critiche. Abbiamo avviato tante attività in collaborazione con diverse Università italiane. E lo facciamo perché questo è un momento di ripartenza del sistema Paese in cui c’è voglia di sport, di mare, di vivere a 360 gradi il nostro ambiente. Che è poi il motivo per cui 124 anni fa è nata la Lega Navale: mettere il mare al centro degli interessi nazionali. I fondatori sono stati lungimiranti: già allora avevano capito che il mare non era esattamente la priorità del nostro paese. E non è cambiato molto” chiosa l’ammiraglio. La Lega Navale è inserita nel cluster marittimo con la Marina Militare e la Guardia Costiera con l’obiettivo di fare capire a tutti l’importanza del mare. “Io ho lasciato la Marina Militar, dove mi occupavo della difesa delle vie di navigazione e ora, in Lega Navale, continuo a difendere il mare in altra veste”. Lo scorso anno, le richieste delle famiglie per iscrivere i giovani ai corsi sono state tantissime e anche quest’anno c’è il pieno di iscrizioni per i corsi che partiranno alla fine di giugno per concludersi a settembre con la formazione degli aiuto-istruttori. Tutto questo 82

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Il pontile di Punta Coda della Scuola del Centro Velico di Caprera

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avviene “non solo nei centri nazionali, ma nelle circa 80 basi nautiche su oltre 260 sezioni dove si tengono corsi giornalieri. Abbiamo quasi 50mila soci. Siamo un ente pubblico e ci confrontiamo con diversi ministeri. Per il 2021 ci stiamo orientando a mantenere il 50% dei posti disponibili tradizionalmente nel rispetto delle normative anti-Covid. A regime, gli scorsi anni, abbiamo avuto con noi circa 400 ragazzi nei centri nautici nazionali”. A questi vanno sommati tutti i ragazzi che frequentano i corsi delle sezioni locali. PROSSIMO APPUNTAMENTO THE OCEAN RACE EUROPE Spesso, nei ragazzi più talentuosi, scatta anche la passione per le regate e l’agonismo. Gli skipper diventano riferimenti, da Max Sirena a Francesco De Angeli, da Paul Cayard a Russel Cutts, solo per citarne alcuni, ma anche di Giovanni Soldini reduce da un nuovo record con il Maserati Multi 70 e il record sulla rotta originale del Fastnet in 23 ore, 51 minuti e 16 secondi. Ma ora è attesa per la grande novità della vela oceanica: alcuni dei migliori velisti ed equipaggi del mondo il prossimo mese affronteranno la sfida di The Ocean Race Europe, in una regata a tappe con partenza da Lorient, in Francia e arrivo a Genova. I team regateranno in due classi: i veloci monotipo VO65 e gli innovativi e super-tecnologici Imoca 60. Tutti gli equipaggi avranno almeno una velista donna in squadra. Nella classe VO65 è prevista la partecipazione di sette team, provenienti da Austria, Lituania, Messico, Paesi Bassi, Polonia e Portogallo. Tutti considerano la regata europea come un primo passo sulla rotta per l’edizione 2022-23 di The Ocean Race, che segnerà il 50mo anniversario dell’evento. In The Ocean Race Europe faranno il loro esordio sulla scena della vela oceanica nuovi velisti che affiancheranno veterani della regata come l’olandese Bouwe Bekking, che ne ha portate a termine ben otto, e che è stato recentemente annunciato nel ruolo di skipper di Sailing Team Poland. “Credo che The Ocean Race Europe sia un modo eccellente per mostrare al mondo che la Polonia è una delle nazioni emergenti nella vela, e al tempo stesso che la sostenibilità e il rispetto per l’ambiente sono elementi chiave per una crescita di successo” ha dichiarato Bouwe Bekking. “Da quel che vedo, molti degli altri team VO65 adotteranno lo stesso approccio di Sailing Team Poland, mescolando esperienza e gioventù. Noi abbiamo velisti come me, Pablo Arrate, Jens Dolmer, Aksel Magdhal che hanno fatto diversi giri, ma anche giovani velisti polacchi di valore, uomini e donne, che hanno ottenuto ottimi risultati nelle classi olimpiche o in regate offshore più corte e che avranno la possibilità di imparare, crescere e fare esperienza nell’ambito di The Ocean Race”. Ci saranno almeno cinque Imoca in rappresentanza di Francia, Germania e degli USA, con la possibilità di almeno altri due team che potrebbero confermare la loro partecipazione.

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Imbarcazioni NNS Yachting, società charter che ha, tra le altre, una base strategica a 15 km dall’aeroporto di Olbia: Marina Cala dei Sardi, in Costa Smeralda

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fenomeni di Valentina Dalla Costa

La BARCA, eletta SOLUZIONE IDEALE per le vacanze estive degli italiani nel 2021 Un’impennata di prenotazioni italiane, per le vacanze in barca della prossima estate. Trend iniziato già nell’anno 2020, ma che si riconferma tale, forse con una ulteriore crescita.

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li operatori del charter confermano che le prenotazioni pervenute superano quelle dell’anno precedente, con un incremento del 30%. La barca si rivela tra le mete più sicure, nel percepito delle persone. Studi effettuati da Airbnb presentati in occasione dell’accordo con Agriturist (Associazione Nazionale per l’Agriturismo, l’Ambiente e il Territorio di Confagricoltura) ribadiscono come oltre un anno di pandemia abbia ridisegnato le priorità delle persone, per quel che riguarda il tempo libero: gli italiani, ora più che mai, sognano una vacanza (47%), anche piccola, assai più che cene al ristorante (26%) o serate al cinema (16%). Cambia però l’idea del viaggio: oltre alla rinnovata attenzione per sicurezza e distanziamento, la voglia di disconnessione si traduce in un forte interesse per destinazioni isolate, pronte a fare il bis dopo l’exploit dell’estate 2020.

IL SUCCESSO DEL CATAMARANO

NSS Charter, azienda nata nel 1998 fondata da Simone Morelli, ha registrato una crescita esponenziale in 20 anni di attività. Da qualche barca in affitto è passata oggi ad essere un’azienda che occupa oltre 100 persone a pieno regime, sparse su tutto il territorio nazionale: è la più grande società di charter italiana per numero di barche e basi divise tra Toscana, Campania, Sicilia, Palma di Maiorca, Sardegna. “Abbiamo una flotta di oltre 140 imbarcazioni a vela – commenta Morelli – quasi tutte di proprietà e alcune in yachting management. In questi ultimi due anni sta passando un messaggio chiaro: la vacanza in barca è la più sicura che ci sia. Tra l’altro, la nostra azienda già prima della pandemia sanificava tutte le barche con l’ozono, e oggi a maggior ragione garantiamo la massima igiene a ogni cambio equipaggio”. La posizione strategica delle basi, ovvero in prossimità degli aeroporti, rende l’esperienza ancora più comfortevole. “Il turista atterra – continua – e poco dopo mette i

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piedi in barca. Sempre più persone stanno facendo prenotazioni, e il dato interessante è che queste arrivano anche da chi si approccia al mare per la prima volta. La richiesta più frequente è il catamarano, percepito come più stabile, comfortevole, ‘facile’. Ad oggi non ne resta più uno disponibile per la stagione estiva”. Una flotta che si rinnova molto frequentemente, grazie ad un servizio aggiuntivo di NSS: “abbiamo vinto il premio come Miglior Venditore di catamarani nel 2019 e nel 2020. La nostra flotta – precisa – è sempre nuova, abbiamo un turn-over che ci consente di acquistare imbarcazioni aggiornate. La scelta di avere servizio di vendita e charter è una strategia precisa: molto spesso la vendita è legata a un programma di gestione: il cliente acquista un catamarano, si fa un accordo e si decide quando la utilizza durante l’anno. Nei mesi restanti, noi possiamo affittarlo, garantendo a noi la possibilità di disporre di più barche per il servizio charter, e al cliente di avere un guadagno extra”.

PRENOTAZIONI IN ANTICIPO RISPETTO AGLI ANNI PRECEDENTI

Mondovela Yachting, nata nel 1995 come charter, in un momento in cui ancora pochi si stavano orientando verso il turismo nautico, mette in luce un dato che differenzia questa stagione rispetto alle precedenti. “La vendita del 2021 è partita con largo anticipo. La richiesta è iniziata a febbraio, mentre solitamente il nostro cliente medio pensa alle vacanze estive verso fine aprile”, spiega Guglielmo Masala, Founder e Managing Director dell’azienda. “Altro fattore distintivo per quest’anno è la tipologia di clientela. Solitamente noi lavoriamo con chi ha una patente nautica, oppure organizziamo crociere con imbarco singolo in flottiglia. Molte persone - sottolinea - stanno ricercando la vacanza in barca anche se non hanno mai fatto esperienze simili in passato, con l’aggiunta di skipper per farsi condurre in sicurezza in mare”. Si conferma la prevalenza di richieste per barche più sicure, confortevoli, che vengono percepite come una sorta di prolungamento della casa su terra. “Non riusciamo a far fronte alle richieste di catamarani – conferma – che sono esauriti ormai da molto tempo sia in Toscana che in Sardegna”. Altro fenomeno legato al periodo è la richiesta di spazi aggiuntivi all’interno delle imbarcazioni, per poter gestire in modo agevole e sicuro le giornate lavorative. “Il famoso smart working ha aumentato la richiesta di prenotazioni, per tutte quelle persone che hanno la possibiilità di lavorare da remoto, e che hanno il desiderio di farlo attraccati in un porto in Liguria o in Toscana, circondati da tutti i comfort necessari”.

RIAPERTURE E TURISMO GREEN

Sulla terra ferma, c’è anche chi si sta attrezzando per accogliere i clienti attenti alle nuove tendenze nel mondo della nautica, come quella delle barche elettriche: non solo un trend, ma una rivoluzione nel settore per le tratte brevi e per contesti come quello lacustre, in cui il passaggio dal motore a combustione a quello elettrico potrebbe migliorare considerevolmente la qualità delle acque e di tutto l’ecosistema. Un esempio, che di recente ha riaperto le sue porte per la stagione primaverile ed estiva, è la struttura ricettiva Filario Hotel & Residences a Lezzeno, sul Lago di Como. “Siamo la prima realtà alberghiera sul lago di Como a inaugurare nel proprio porto una stazione di ricarica per barche elettriche” spiega Alessandro Sironi, giovane imprenditore fondatore di AS Hospitality e gestore di Hotel Filario. “Questa novità arriva, non a caso, nell’anno in cui si celebra il 250esimo anniversario dello storico cantiere lariano Ernesto Riva, tra i pionieri nella realizzazione di imbarcazioni elettriche di lusso in legno. Con le nuove colonnine Filario punta a favorire la diffusione delle barche elettriche, contribuendo a promuovere uno stile nautico ecosostenibile sul lago di Como”.

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In alto, il profilo filante del superyacht Silver Fox di Baglietto, un 48 metri T-Line. Qui sopra, il fly deck con arredi Talenti

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progetto di Antonella Galli

Dalla PISCINA a sfioro al BEACH CLUB: gli esterni protagonisti sul Silver Fox di Baglietto Uno yacht dislocante di 48 metri che privilegia il rapporto diretto con il mare su ciascuno dei ponti, fino al superbo fly deck, dove 140 mq sono dedicati alla convivialità e ai piaceri ‘en plein air’.

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aglietto, il marchio spezzino del Gabbiano, è internazionalmente riconosciuto per l’eleganza discreta e senza tempo delle sue imbarcazioni. Nel settore dei megayacht dislocanti superiori ai 40 metri il Cantiere Baglietto annovera uno dei modelli più attraenti, grazie al progetto degli spazi e alla speciale relazione tra interni confortevoli e ampie zone outdoor. Stiamo parlando di Silver Fox, il secondo della serie dei 48 metri T-Line, con scafo in acciaio e sovrastrutture in alluminio, livrea esterna firmata da Francesco Paszkowski Design. Volumi generosi e grande vivibilità caratterizzano il progetto degli spazi di Silver Fox, curato direttamente dall’Interior Design Baglietto, che ha saputo riformulare il rapporto tra interni ed esterni a favore di questi ultimi. Per consentire agli ospiti di godere appieno del contatto con il mare e incrementare la sensazione di libertà che la navigazione sa regalare. L’ELEGANZA DI LEGNI PREGIATI E TESSUTI SOFT TOUCH Sul Silver Fox le aree giorno e le zone notte sono accomunate da un fil rouge di stile, basato sulle essenze chiare del noce nazionale, le rifiniture color oro, gli ottoni bronzati, i tessuti in tinte naturali e di mano morbida, il parquet in noce canaletto. Entrando da poppa, il ponte principale accoglie gli ospiti con una zona bar nell’ampio salone, valorizzato dalle finestre a tutt’altezza da cui lo sguardo abbraccia il mare. Ma non solo: lo sguardo si può soffermare anche sulle opere d’arte alle pareti, fornite dalla Galleria Marcorossi di Pietrasanta, con firme come Arcangelo, Medhat Shafik, Sergi Barnils e sui lavori dello scultore colombiano Gustavo Vélez. I divani Edmond, disegnati da Carlo Colombo per Flexform, sono articolati in composizioni accoglienti e ingentiliti da rivestimenti in una luminosa tinta avorio. Un divisorio a tutt’altezza, rivestito da pannelli in

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Nella pagina a fianco, il fly deck con le poltrone Cleo di Talenti, design Marco Acerbis; sotto, il salone del main deck con le finestrature a tutt’altezza e i divani Edmond di Flexform, disegnati da Carlo Colombo In questa pagina, in alto, il divano outdoor del main deck; a sinistra, una doppia per gli ospiti con bagno; qui sopra, la lussuosa cabina armatoriale

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tessuto e acciaio, separa la zona conversazione dall’area pranzo, in cui fa bella mostra di sé un tavolo per dodici persone (gli ospiti che il Silver Fox può imbarcare), realizzato in marmo e acciaio appositamente per l’armatore su disegno del team interior di Baglietto. La cabina armatoriale è separata dalla zona giorno da una grande area lounge, in cui trovano posto la scala principale e la zona cucina, attrezzata per l’alta ristorazione e con accesso diretto alle celle frigo, oltre ad altre aree di servizio. LA SUITE ARMATORIALE, UN CONCENTRATO DI STILE La zona a prua del ponte principale è riservata alla cabina dell’armatore: si estende per tutta larghezza dell’imbarcazione e include, oltre alla zona letto, un ufficio, una cabina armadio e il bagno padronale. La moquette chiara con inserti color oro delimita l’area del letto mentre l’ampio impiego di pelli color crema caratterizza l’ambiente. Gli arredi sono stati realizzati con generoso e sapiente uso del legno di noce in forme pulite e stondate, in particolare nel giroletto. La ricercatezza delle finiture di questo ambiente privato è evidente anche sul lato della stanza a cui poggia il letto con la testata imbottita e vestita da tessuti di Dedar, collezione Hermès: il rivestimento della parete è in una carta da parati del prestigioso brand tedesco Zimmer Rhode, armonizzato con l’intera stanza grazie a un mix di toni naturali. UNA SUDDIVISIONE DEGLI SPAZI RAZIONALE ED EFFICIENTE Il ponte inferiore, come da configurazione classica, è riservato alle stanze per gli ospiti, che sono declinate con gli stessi accenti e materiali della suite armatoriale. Si articolano in due stanze matrimoniali e due stanze doppie, con letti singoli e terzo letto a scomparsa, tutte dotate di bagno personale. All’equipaggio (di 9 persone) è dedicata la parte di prua, con quattro cabine doppie tutte con bagno. Tra le aree di servizio presenti a questo livello, una zona dedicata al deposito bagagli, una lavanderia e un’area di storage, utile in caso di lunghe navigazioni o traversate transatlantiche. Passando al ponte superiore, si ritrovano le finestrature a tutt’altezza nello spazio interno dedicato alla sala cinema con grande tv centrale. Oltre alla lounge, lo spazio a prua è riservato alla timoneria integrata, alla radio room e all’alloggio del comandante. PER OGNI PONTE UNA TERRAZZA SUL MARE Infine le aree outdoor, a cui è stata riservata un’attenzione speciale: ogni livello possiede uno spazio esterno attrezzato e vivibile, che consente agli ospiti di scegliere quello corrispondente alle proprie esigenze e al momento della giornata, dalle sdraio a filo d’acqua nel lower deck alla piscina a sfioro del fly deck. L’arredo degli esterni è stato interamente firmato da Talenti, azienda umbra leader mondiale nell’outdoor di alta gamma, a riprova della crescente sinergia dell’azienda con il mondo nautico, grazie a collezioni firmate da designer internazionali che creano una continuità ideale tra interni ed esterni. Lo spagnolo Ramòn Esteve e l’italiano Marco Acerbis, ad esempio, hanno rispettivamente firmato le collezioni Casilda e Cleo, selezionate per arredare gli spazi generosi del Silver Fox. A poppa del lower deck, ad esempio, spostando i tender a prua, è stato ricavato un beach club di 47 mq a bordo acqua, con bar e divani e un’area gym attrezzata. Nel ponte principale, invece, un grande divano esterno fronteggia l’ingresso, mentre salendo ancora di un livello, nel ponte superiore, lo spazio esterno a poppa ospita un tavolo da pranzo per 12 persone, un bar e divanetti per la conversazione. Infine il sun deck, con i suoi 140 mq interamente dedicati alla convivialità e alla vita all’aria aperta: in questa terrazza sul cielo non resta che scegliere: un bagno nella piscina infinity collocata a poppa, uno spuntino a tavola nell’area pranzo centrale o un bagno di sole nell’ampio spazio riservato a prua. O, nel cuore della notte, una romantica sessione di stargazing. 94

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Il progetto del Silver Fox, curato dall’interior design studio di Baglietto, prevede per ogni ponte un’area outdoor con arredi Talenti. In alto, lo spazio esterno dell’upper deck; al sinistra, il lower deck, dove è stato ricavato un beach club di 47 mq Qui sopra, la sala da pranzo con il grande tavolo in marmo, appositamente disegnato per l’armatore

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Florentia, il superyacht custom 52 metri di RossiNavi completato nel 2020, viaggia a una velocità massima di 17 nodi

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progetto di Antonella Galli

Florentia, in navigazione come a casa, tra ambienti e DETTAGLI di una DIMORA di LUSSO Il motoryacht varato in autunno da RossiNavi è un 52 metri che negli interni esprime l’allure e il comfort del design più esclusivo, firmato dallo studio A++ di Carlo Colombo e Paolo Colombo.

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erfettamente ritagliata intorno alla visione dell’armatore: così si può definire Florentia, motoryacht dislocante recentemente varato da RossiNavi, il marchio di nautica specializzato in imbarcazioni di lusso custom-made nato dallo storico Cantiere Rossi e con tre siti produttivi tra Viareggio e Pisa. Florentia è un 52m con scafo in acciaio e sovrastruttura in alluminio, dalle linee pulite e filanti; ha preso il mare nel tardo autunno dello scorso anno ed è atteso in navigazione nel Mediterraneo nei prossimi mesi. Il design esterno è stato affidato allo Studio Vafiadis, con base a Roma, mentre per il progetto degli interni l’armatore ha incaricato A++, studio multidisciplinare con headquarter a Lugano fondato dagli architetti Carlo Colombo e Paolo Colombo. Il team di A++, che si avvale di altre 8 sedi nel mondo, ha seguito passo a passo il progetto di Florentia curando ogni dettaglio, personalizzato sui desiderata dell’armatore. È stata una sfida al centimetro per creare un gioiello nautico senza tempo, che abbinasse il lusso delle finiture all’estrema abitabilità e all’ottimizzazione degli spazi, come la vita in mare richiede. COMFORT ASSOLUTO, SENZA COMPROMESSI A++ è uno studio internazionale, ma di impronta italiana, di riconosciute capacità nel costruire uno stretto rapporto con la committenza per progetti chiavi in mano. Nel caso di Florentia si trattava di spostare in ambito nautico le competenze maturate nel residenziale, trasferendo a bordo il comfort assoluto e l’atmosfera avvolgente di una dimora di lusso. Il disegno su misura di ogni spazio è basato sull’impiego a tutta scala di linee morbide: gli ambienti e gli spazi di collegamento sono stati ispirati dalle forme della natura, combinate all’applicazione della tecnologia e alle ricerche sulla funzionalità di ciascun elemento.

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L’imbarcazione si articola su quattro livelli, dal lower deck al flybridge, passando per il il main e l’upper deck. L’apporto specifico di A++ consiste nell’aver trasferito a bordo le competenze e la ricerca sviluppata nel residenziale, realizzando sullo yacht spazi dal carattere esclusivo, accogliente e confortevole, quasi a far dimenticare di trovarsi su un’imbarcazione - sia pur grande. La maggior parte degli arredi su misura sono stati realizzati da un fornitore di fiducia di RossiNavi, la pisana Mobilart, specializzata nello yacht furniture, e seguiti passo a passo dai progettisti. Lo sviluppo di tutti gli interni è stato realizzato fuoribordo, provato in simulazioni e validato, quindi trasferito on board. MAIN DECK, ATMOSFERA ESCLUSIVA E PEZZI UNICI Nel main deck si trova il salone principale, in cui all’ingresso ampi divani si sviluppano sinuosi lungo le due murate, invitando a proseguire verso gli interni. Il passaggio dall’esterno all’interno è accompagnato da colori chiari ma caldi, in un’atmosfera raffinata. Più oltre, verso prua, trova posto un maestoso tavolo in legno e marmo per i pranzi e le cene degli ospiti. ‘La maggior parte degli arredi, così come il tavolo, è stata disegnata dallo Studio su misura’, afferma Giacomo Carena, ingegnere di A++ e appassionato di nautica, che ha coordinato il progetto, ‘abbiamo inserito anche alcuni arredi firmati da Carlo Colombo, come la poltrona Elisa di Giorgetti presente in questo spazio, che però è stata rivisitata interamente nei materiali per rispondere alle indicazioni dell’armatore. Florentia nasce così, esclusivamente come progetto custom.” Nel main deck è collocata anche la cabina dell’armatore a tutto baglio, definita da linee sagomate, in cui non si interrompono i toni caldi e naturali dei materiali. Gli accorgimenti necessari agli interni di un’imbarcazione sono ovunque applicati, come le porte e i cassetti dotati di apposito blocco, ma adeguatamente nascosti, grazie al disegno di ciascun singolo pezzo che ne ha mantenuto l’aspetto consueto. L’atmosfera esclusiva della cabina amatoriale è accentuata da un grande plafone circolare che sovrasta il letto: è un pezzo-scultura di Carlo Colombo, ottenuto da uno stampo plastico rivestito con metallo liquido (un escamotage tecnico per sottrarre peso alle strutture degli arredi). Il grande corpo circolare richiama i riflessi del mare, grazie alla tonalità metallizzata semilucida. LOWER DECK, A CIASCUNO IL SUO SPAZIO (PRIVATO) Lo spazio in barca è un lusso e gli ospiti di Florentia ne possono godere con generosità. A bordo, infatti possono essere ospitate 12 persone incluso l’armatore, oltre ai 10 membri dell’equipaggio più il capitano. Nel lower deck sono state ricavate quattro cabine per gli ospiti, ‘meno ampie di quelle dell’armatore’, continua l’ingegnere Carena, ‘ma sufficientemente grandi per consentire momenti riservati in spazi comodi, grazie ai divani e a bagni eleganti e confortevoli.’ Anche in queste aree c’è un richiamo costante dei materiali, tra le pareti dei bagni rivestite in ceramica effetto marmo e i dettagli in noce canaletto. Da una camera all’altra, però, la distinzione avviene a livello di accenti di colore, per conferire un ulteriore tocco personale ad ogni spazio. UNA SCALA DAI TRATTI MATERICI La scala a chiocciola interna è il fulcro dell’imbarcazione: si sviluppa a tutta altezza dal lower deck all’upper deck ed ha le pareti rivestite con pannelli 3D in un gioco di micro-rilievi. “Piuttosto che valorizzare il blocco centrale della scala, come avviene solitamente, abbiamo puntato l’attenzione alle pareti’, prosegue Giacomo Carena, ‘per le quali è stato studiato un rivestimento dall’effetto molto accentuato di matericità. Con lo stesso materiale plastico superleggero del plafone, anche qui stampato e rivestito con metallo liquido, abbiamo dise98

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A sinistra, il Florentia visto dall’alto; i volumi sono distribuiti su quattro ponti, in cui trovano posto 12 ospiti e 10 membri dell’equipaggio più il comandante In alto, il fly deck, che sul Florentia è interamente dedicato a una suite presidenziale con stanza da letto, studio, bagno, cabina armadio e ampi spazi esterni attrezzati Qui sopra, la cabina armatoriale nel main deck, caratterizzata da un plafone luminoso sculturale rivestito con metallo liquido e appositamente disegnato per questo spazio

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gnato forma e rilievi del rivestimento. Generano un movimento visivo sottile e fluido, che richiama le increspature della superficie marina. Sempre con la stessa tecnica del metallo liquido è stato rivestito il corrimano, non perfettamente lucido e dall’effetto cangiante, e che segue una linea morbida a spirale.’ Dall’alto discende una luce a sospensione con cinque corpi illuminanti cilindrici rifiniti in metallo dorato, perfettamente armonizzati con le tinte chiare e calde dell’intero vano scala. UNA SALA CINEMA PERSONALIZZATA Attraverso la scala si raggiunge l’upper deck, dove si sviluppa un secondo salone pensato in chiave lounge, con la possibilità di trasformarsi in una sala cinema. Sedute e divani sono più profondi e ampi rispetto alle sedute del main deck e sono stati, anche in questo caso, interamente customizzati. Spiccano con la loro presenza scultorea due grandi poltrone Hug di Rossella Pugliatti per Giorgetti, in cui la struttura esterna tondeggiante in noce canaletto massello integra i braccioli e abbraccia l’imbottitura generosa di schienale e seduta. A incorniciare la zona lounge, un tappeto in tinta crema con superficie a effetto tridimensionale, una specifica richiesta dell’armatore, il cui desiderio era di possedere un’imbarcazione totalmente personalizzata e inedita negli arredi, con cui stupire i propri ospiti. In quest’area, come anche in altre stanze, sono previsti cabinet per contenimento, la cui presenza è quasi impercepibile grazie alle ante rivestite in metallo liquido, che dona un effetto simile alla carta da parati. L’illuminazione è per la maggior parte integrata nel controsoffitto, in cui sono ricavate scenografiche linee luminose dall’andamento curvilineo, a richiamare il movimento delle onde. Nell’upper deck è collocata anche la cabina di comando, che lo Studio A++ ha progettato per intero. In particolare, il disegno della plancia di comando è stato studiato come fosse un’auto di lusso, rivestito in pelle e con la strumentazione integrata, abbinando materiali tecnici e finiture sofisticate. UNA SUITE VICINO AL CIELO Il flybridge, che solitamente è uno spazio condiviso dagli ospiti dell’imbarcazione, in Florentia è stato trasformato in una suite presidenziale, totalmente privata, che comprende anche il ponte con gli spazi outdoor. Riservata solo a chi la abita, la cabina presidenziale contempla anche uno spazio giorno per la lettura, dove è stata inserita la poltrona Sveva che Carlo Colombo ha disegnato per Flexform. Le forme sinuose degli arredi, i materiali raffinati, il gioco di specchi e marmi nella sala da bagno si ricollegano allo stile complessivo dell’imbarcazione. Gli spazi sono generosi, in una continua modulazione di tinte naturali, dal panna al cuoio, dal tortora al noce. L’outdoor prevede ampie cuscinature per i bagni di sole e la balaustra in vetro trasparente per non perdere d’occhio l’orizzonte. E per chi, degli ospiti di Florentia, ha la buona sorte di alloggiare nella suite del fly bridge, anche da letto lo sguardo può spaziare lontano, sul mare e verso il cielo.

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In alto, il salone del main deck, dove grandi divani accolgono gli ospiti in un ambiente raffinato; verso prua è situata la zona pranzo, in cui un grande tavolo in legno e marmo è sovrastato da una sospensione con corpi illuminanti in metallo dai riflessi dorati Qui sopra, lo studio della suite presidenziale del fly deck, dove predominano le tinte chiare e naturali e i materiali pregiati, dal noce canaletto alla pelle A sinistra, il lussuoso vano scala a chiocciola, che congiunge tutti i ponti, caratterizzato da un rivestimento a parete appositamente disegnato con superfici in rilievo che richiamano le increspature del mare

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Slamp

Slamp sostiene la filiera con il Business Program L’azienda di illuminazione lancia un innovativo pacchetto di servizi che prevede un approccio etico a sostegno di progettisti e imprenditori, per la ristrutturazione o la nuova costruzione di strutture commerciali. Slamp, l’azienda guidata da Roberto Ziliani, attiva da oltre venticinque anni nell’illuminazione, punta su etica e sostenibilità con il nuovo progetto dedicato al settore della progettazione d’interni ‘Slamp Business Program’, un pacchetto di servizi riservato a progettisti e imprenditori che scelgono l’illuminazione firmata Slamp per la ristrutturazione o la nuova costruzione di una struttura commerciale (hotel, ristorante, negozio, ufficio). “Il processo di innovazione del nostro modello aziendale verso un approccio sempre più etico e sostenibile era partito già nel 2018, pre-Covid, –

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esordisce Ziliani – ponendo al centro l’attenzione all’individuo. Questa filosofia ci ha permesso di affrontare la pandemia compatti e con maggiore solidità. Il lockdown non ha mai fermato la nostra creatività e ha spinto l’evoluzione digitale grazie alla quale siamo rimasti in costante contatto con la nostra rete vendita, con i clienti e con gli stakeholder di filiera“. Slamp Business Program si pone come ulteriore passo all’interno di questo scenario di valori, proponendosi come supporto concreto per progettisti e imprenditori che vogliono far rifiorire le idee

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in cui credono e le attività a cui hanno dedicato tempo, passione e investimenti. Sono molteplici i servizi e i vantaggi riservati a chi inserisce l’illuminazione di Slamp nel suo progetto: il rimborso del 5% del fatturato lordo della fornitura, il raddoppio della garanzia, la consulenza illuminotecnica, un pacchetto di visibilità internazionale e l’accesso al Business Club. “Il programma abbraccia un insieme di valori nei quali crediamo fermamente e che ci ha spinto a voler dare una mano in particolare ad un settore, l’Ho.re.ca., che vedevamo in sofferenza – prosegue l’imprenditore -. Abbiamo così deciso di comprimere la nostra marginalità per essere al fianco di imprenditori e progettisti e guardare con ottimismo al futuro e alla rinascita, insieme. Da qui è nata l’idea di riconoscere un rimborso e abbinarlo a un’offerta strutturata di servizi che spaziano dalla consulenza progettuale e stilistica al supporto nell’accrescimento della visibilità sui media”. L’impegno di Slamp, che Ziliani definisce “culturale”, consiste nell’intessere una rete relazionale di supporto, in un momento di difficoltà, che vada oltre la semplice vendita di prodotto per costruire un rapporto di condivisione delle competenze e delle esperienze con i partner del Business Club. Obiettivo: “dare vita al miglior locale, negozio o albergo possibile”. “Vedere la nostra azienda reagire in modo rapido ed efficace ai repentini cambi di scenario dell’ultimo anno, canalizzando l’energia in modo chirurgico per trasformare minacce in opportunità di accelerazione di cambiamenti necessari, mi ha reso particolarmente fiero di ogni persona che ne

fa parte. Il Business Program – conclude Ziliani – è la trasposizione dell’identità etica, visionaria e moltiplicatrice di Slamp in elementi concreti per altri imprenditori e progettisti che vogliono dar luce alle loro idee”. Le registrazioni dei progetti sono già aperte e possono essere finalizzate sul sito dedicato businessprogram.slamp.com entro il 30 settembre 2021. Dalla data di conferma di registrazione, l’iscritto avrà a disposizione 12 mesi di tempo per completare il progetto. Tutti i dettagli sono disponibili nel Regolamento dell’operazione, riportato sul sito dedicato.

Sopra, Slamp, Hanami Stella Island Creta – Greece A sinistra, Slamp, Etoile The Sense Resort Follonica Italy In apertura, Roberto Ziliani presidente di Slamp

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Kuta, Oluce, 1972-1980. Case MBM al quartiere Gallaratese, Milano, 1963-1971, Schizzi di studio. Pubblicità del Maralunga, Cassina, 1997, Courtesy Cassina, Foto: Carlo Orsi. Mod 892, Cassina, 1963. Vico Magistretti con la lampada Atollo, Courtesy Oluce, Foto: Giorgio Lotti. Eclisse, red, Artemide, 1967. Casa Cassina, Carimate, 1964-1965, Fronteovest, 1964. Sinbad, Cassina, 198, Foto: Mario Carrieri, Archivio storico Cassina.

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Vico Magistretti, 100 anni +1

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a mia vera passione è l’architettura. Il design, l’ho sempre detto, è una cosa che faccio con la mano sinistra. Però un po’ mento, se dico così: perché il design è l’unico modo di entrare in contatto con il prossimo”. A rivelarlo è l’architetto e designer milanese Vico Magistretti (1920-2006), al cui Triennale Milano rende omaggio con un’esposizione, visitabile dall’11 maggio al 12 settembre 2021, che ne ripercorre l’intero percorso progettuale, iniziato proprio al Palazzo dell’Arte negli anni del secondo dopoguerra, dove ottiene i primi riconoscimenti per il suo lavoro. Inizialmente prevista nel 2020 per celebrare il centenario della nascita di Magistretti, la mostra, realizzata in collaborazione con la Fondazione Vico Magistretti e curata da Gabriele Neri, espone il patrimonio di disegni, schizzi, modelli, fotografie, prototipi e pezzi originali conservati nell’archivio dell’architetto, insieme a materiali provenienti da aziende, istituzioni e privati. All’interno delle sezioni tematiche convivono architettura e design in tutte le loro molteplici declinazioni, al fine di restituire l’ampiezza dell’attività di Magistretti e di evidenziarne l’apertura internazionale. “Semplicità, eleganza e genio sono le tre grandi componenti nel dna progettuale di Vico Magistretti, tra i principali artefici di quella storia straordinaria che, dal secondo dopoguerra, grazie al fecondo dialogo tra progettisti e imprenditori illuminati, ha proiettato il design italiano da Milano nel mondo intero”, commenta Stefano Boeri, presidente di Triennale Milano. Nel 1945, al termine degli studi in Architettura, prima al Politecnico di Milano e poi a Losanna, Magistretti inizia l’attività professionale presso lo studio del padre, in via Conservatorio, dove lavorerà per tutta la vita. Autore di numerosi edifici, dagli anni Sessanta collabora con aziende tra cui Artemide, Cassina, Oluce, De Padova, Schiffini Mobili Cucine, Flou, Fritz Hansen, Kartell e Campeggi. Nel 1986 riceve la medaglia d’oro dal SIAD (Society of Industrial Artists and Designers), nel 1994 il Compasso d’Oro alla carriera e nel 2005 il premio speciale ‘Abitare il tempo’. In seguito alla sua scomparsa nel 2006, lo studio, sede della Fondazione a lui intitolata, è convertito in un museo.

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Direttore Responsabile David Pambianco Redazione e Collaboratori Paola Cassola, Milena Bello, Valentina Dalla Costa, Antonella Galli, Andrea Guolo, Maria Elena Molteni Grafica e Impaginazione Mai Esteve, Lucrezia Alfieri Coordinamento Paola Novati Cover Project Anna Gilde Pubblicità Martina Leoni Contatti design@pambianco.com adv@pambianco.com abbonamenti@pambianco.com Telefono 02.763.886.00 Tipografia Starprint Srl - Bergamo Registrazione Tribunale di Milano n. 62 del 29/02/2016 Proprietario ed Editore Pambianco Srl Corso Matteotti 11 - 20121 Milano Costo dell’abbonamento annuale: 69 euro Abbonamento (spedizione con corriere espresso) Per abbonarti alla rivista cartacea vai su: magazine.pambianconews.com

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