PambiancoMagazine_n2_XVII

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Poste Italiane - In caso di mancato recapito inviare al CMP di Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi - ANNO XVII - N°2 APRILE/MAGGIO 2021

NUMERI, FATTIE PROTAGONISTI E PROTAGONISTI DELLA MODA DEL LUSSO NUMERI, FATTI DELLA MODA E DELELUSSO

07-208 LUGLIO/AGOSTO APR/MAG 2018 2021

COVER BY OLIMPIA ZAGNOLI

MAGAZINE

Il 2020 è stato l’anno del CROWDFUNDING tra le Pmi del Made in Italy. Ma le aziende scoprono anche l’importanza degli investimenti GREEN. Intanto la moda si aggrappa all’ E-COMMERCE


Il tempo dedicato alle persone che amiamo è il fondamento del nostro destino.

Lando Simonetti


Photo credits: theartofpolo

La Martina manifesto

Soul and Purpose In La Martina crediamo che esista davvero la possibilità di prenderci “tempo”: tempo per noi stessi e per le persone che amiamo, tempo per contemplare il nostro pianeta e per prendercene finalmente cura. Fin dalle origini abbiamo fondato La Martina su un semplice valore universale: l’Integrità. Per noi, Integrità significa rispetto per gli altri e per la natura, in intima connessione con i principi ispiratori del Polo. Principi immortali che guideranno le future generazioni chiamate a custodire le sorti del mondo. Per questa ragione è vitale riscoprire il valore e la qualità della nostra quotidianità, per dedicarla ai nostri figli e alla trasmissione di un retaggio che li ispiri alla costruzione di un mondo più pulito, più equo e più giusto. Per un futuro davvero a misura d’uomo.


editoriale

Torna in gioco il progetto dei poli di lusso italiani di David Pambianco

È

una regola non scritta nel mondo dell’economia. In tempi di crisi, e questa pandemia di Covid-19 ne è un esempio, le aziende trovano nello strumento dell’aggregazione una leva per accrescere le proprie potenzialità sul mercato. La moda non fa eccezione. Secondo lo studio PwC Global and Italian M&A Insights: Fashion & Luxury market, nell’anno dell’emergenza sanitaria in Italia il valore delle operazioni nel comparto moda è aumentato del 177 per cento. Che questa sia la grande occasione per l’Italia per creare dei poli del lusso lo diranno i mesi a venire. Certo la speranza è che non replichi quanto accaduto al giro di boa degli Novanta. Basti pensare a Finpart con, tra gli altri Cerruti, Frette, Moncler ed Henry Cotton’s; Prada che si era aggiudicata Jil Sander e la Hdp guidata da Maurizio Romiti che aveva raggruppato sotto la stessa sigla editoria (Rcs), sport (Fila) e luxury brand (Valentino e Gft). Gli inizi degli anni Duemila hanno visto tramontarne l’idea tra crac finanziari e cessioni. Così l’Italia ha perso il treno e da acquisitrici, le aziende italiane sono diventate acquisite. Dal 1999 a oggi sono stati ceduti Fendi, Pucci, Gucci, Brioni, Valentino, Loro Piana, Bulgari, Krizia, La Perla e Versace. Quasi tutti entrati nell’orbita dei francesi che, però, ne hanno mantenuto l’identità italiana e investito in Italia, come conferma il caso del nuovo polo logistico di Kering a Trecate. Il 2020 e il 2021 hanno coinciso con l’inizio di una nuova alba e qualche segnale non ha tardato ad apparire. Solo guardando alle cronache recenti, occorre citare l’accordo tra Moncler e Stone Island, Jil Sander che torna in mani italiane sotto Otb di Renzo Rosso, Ovs che ha messo in salvo Stefanel. E poi ci sono i fondi di private equity italiani protagonisti di alcuni operazioni, come Made in Italy Fund che ha appena rilevato Dondup (quarto nel settore del fashion, dopo 120% Lino, Rosantica e Gcds) o Exor, la holding della famiglia Agnelli. L’elenco comprende anche canali istituzionali del Fondo strategico italiano, f2i e Cdp impegnata a mobilitare ingenti risorse per le Pmi italiane del fashion. Certo, non è pensabile che questa manciata di operazioni, seppur rilevanti, possano recuperare il terreno perduto ma è comunque un segnale positivo. Soprattutto se perfino Giorgio Armani, da sempre restio ad aprire il capitale e l’azienda agli esterni, parlando della successione ha aperto la possibilità di un “legame con una importante azienda italiana, non necessariamente un’azienda di moda”. Sarebbe un segnale fondamentale per il made in Italy nel mondo.

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sommario

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Attualità Finanziamenti e bond per la moda green

La sostenibilità è ormai parte delle agende dei brand, che decidono così di chiedere un supporto concreto per meglio raggiungere i propri obiettivi. Come? Attraverso bond e finanziamenti ‘green’.

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Dossier Equity crowdfunding, il piatto è ricco

I bassi tassi d’interesse e la grande liquidità sul mercato hanno fatto crescere l’appetito nei confronti del crowdfunding, uno strumento agile per le aziende. Lo confermano i dati dell’Osservatorio Pambianco e le case history di successo

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Intervista Verso un polo “luxury sportswear”

Made in Italy Fund, il fondo gestito e promosso da Quadrivio & Pambianco, torna a investire nel fashion. Parlano Alessandro Binello, AD di Quadrivio e David Pambianco (CEO di Pambianco e Managing Partner di Made in Italy Fund.)

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Analisi Nel 2020 la moda si aggrappa al web

Lo scorso anno ha inevitabilmente visto crescere l’incidenza dell’ecommerce sui ricavi delle aziende di settore. Per i colossi del fast fashion, come anche dello sportswear e del lusso è la conferma della necessità di un’accelerazione digitale.

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Tendenze Romantic Memories

Le collezioni femminili A/I 202122 sembrano strizzare l’occhio a indumenti che non sfigurerebbero alla corte di Versailles. Lo confermano le cascate di rouches presenti sulle passerelle (virtuali) e le voluminose nuvole di tulle.

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Fenomeni Quando il beauty è sostenibile

Per avere un prodotto beauty veramente green e a basso impatto serve il rispetto di disciplinari, sempre più specifici e aggiornati. Cosmetica Italia si affianca alle aziende per attività di coaching.

In copertina: Olimpia Zagnoli “Hug” In mostra da settembre 2021 presso: Fondazione Palazzo Magnani, Reggio Emilia “Caleidoscopica. Il mondo illustrato di Olimpia Zagnoli”

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Cover story pag. 88

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Questa rivista è stampata con inchiostri cobalt free e priva di oli minerali

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overview

Crescono i patrimoni dei Paperoni: quelli della moda valgono 1,7 trilioni

Non c’è crisi per gli ultra ricchi, nemmeno in un anno sfidante come il 2021. Secondo la 35esima classifica annuale di Forbes delle persone più ricche del mondo il numero dei miliardari nel 2021 è lievitato a 2.755, 660 in più rispetto a un anno fa. Nel complesso, la somma dei loro patrimoni è di 13.100 miliardi di dollari: 8mila miliardi in più del totale della classifica 2020. È il tech a dominare quasi tutte le prime posizioni con 2,5 trilioni di dollari, superando di gran lunga i successivi settori con le migliori prestazioni, la moda e la vendita al dettaglio (1,7 trilioni di dollari) e la finanza e gli investimenti (1,5 trilioni di dollari). Al vertice della classifica si conferma Jeff Bezos con un patrimonio di 177 miliardi di dollari. Al secondo posto si piazza Elon Musk che grazie alla crescita di Tesla sui mercati finanziari in un anno è passato da un patrimonio di 24,6 miliardi (32esima posizione) a uno da 151 miliardi di dollari. Al terzo il magnate del lusso Bernard Arnault, raddoppiando in un anno la sua ricchezza da 76 a 150 miliardi di dollari.

Armani ipotizza un futuro con un partner italiano

Giorgio Armani ripensa al futuro del proprio impero. In una lunga intervista a Vogue America ha dichiarato che, a differenza di quanto affermato in passato, restare indipendenti non è “strettamente necessario” aggiungendo inoltre che “si potrebbe pensare alla liaison con un’importante azienda italiana”. I piani non comprenderebbero un player francese ma che potrebbe trattarsi anche di una realtà non necessariamente legata alla moda. Il designer conferma la volontà di affidare la maggior parte del business alla sua famiglia, come i nipoti Andrea Camerana, Roberta e Silvana Armani e lo storico collaboratore Leo Dell’Orco.

Zara entra nei marketplace. Scatta la collaborazione con Veepee

Zara sbarca per la prima volta su un portale esterno e si affida alla piattaforma di flash sale Veepee. La svolta sarebbe dovuta a notevoli quantità di rimanenze accumulatesi a causa dei lockdown. Per il momento, la prima campagna di Zara su Veepee è disponibile solo in Francia, uno dei mercati più penalizzati dal punto di vista retail. Nessun altro dettaglio emerge sulle tempistiche dell’operazione. A differenza degli altri marchi del colosso spagnolo come Bershka e Oysho, finora Zara aveva scelto di proporre le proprie collezioni online solo attraverso canali diretti.

Bottega Veneta lancia il suo magazine digitale come ‘sfida’ ai social

Essere online senza usufruire dei social network. Sembra questa la nuova ‘mission impossibile’ di Bottega Veneta che, a sorpresa, ha appena

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lanciato il primo numero del suo magazine digitale intitolato Issue 01. La pubblicazione avrà cadenza trimestrale e sarà condivisa in concomitanza con l’arrivo delle nuove collezioni in boutique. Un’operazione coerente con la strategia controcorrente del direttore creativo Daniel Lee che ha recentemente dichiarato al The Guardian: “I social media rappresentano l’omogenizzazione della cultura. Tutti guardano lo stresso flusso di contenuti. Un enorme quantità di riflessioni viene incarnata in quello che faccio, e i social media lo semplificano eccessivamente”.

Chiara Ferragni entra nel cda di Tod’s.

Chiara Ferragni è stata nominata membro del Consiglio d’Amministrazione del gruppo Tod’s di Diego Della Valle. La società ha motivato la scelta sottolineando l’importanza dell’“occuparsi di impegno sociale, della solidarietà verso il prossimo e della sostenibilità nel rispetto dell’ambiente e del dialogo con le giovani generazioni. “Siamo certi – spiega la nota del Gruppo – che la conoscenza di Chiara del mondo dei giovani, unita all’esperienza dei membri del cda, possa costruire un gruppo di pensiero dedicato a progetti focalizzati alla solidarietà verso gli altri, con forte attenzione al mondo giovanile che, mai come in questo momento, ha bisogno di essere ascoltato”. Il gruppo Tod’s ha chiuso il 2020 con ricavi a 637,1 milioni di euro, in calo del 30,4% rispetto al 2019.

Gucci svela la collaborazione annuale con Farfetch

Arriva la collaborazione annuale di Farfetch e Gucci. Divisa in quattro parti della durata di un anno, ‘Imagined Futures’ si ispira alla nuova collezione sostenibile ‘Off The Grid’ della maison italiana lanciata la scorsa estate. Attingendo a una serie di creativi in tutto il mondo, il primo capitolo della collaborazione mette in luce l’esperta di sostenibilità americana Dominique Drakeford, i suoni del musicista britannico Kam-BU, l’artista sudcoreano Novo e l’editore norvegese del Wallet Magazine Elise by Olsen.

Paul Andrew lascia la direzione creativa di Ferragamo

Paul Andrew e Salvatore Ferragamo prendono strade diverse. Il brand italiano ha annunciato ufficialmente che il designer lascerà il ruolo di direttore creativo. Lo stilista inglese aveva inizialmente ottenuto il controllo della linea di calzature donna nel 2016 e successivamente, nel 2019, per tutte le categorie di prodotto. Andrew lascerà l’azienda a maggio 2021 per perseguire altre opportunità professionali. La creatività e lo stile delle collezioni Ferragamo, sottolinea la maison, saranno affidate al team di designer interno all’azienda. Salvatore Ferragamo ha chiuso il bilancio 2020 con un ebitda di 160 milioni di euro in calo del 52,2% rispetto ai 336 milioni di euro dell’esercizio 2019.

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Boicottaggio boomerang. In Cina è corsa a Nike?

Il boicottaggio di Nike in Cina potrebbe in realtà aumentare le vendite nell’Ex Celeste Impero. Lo sostengono gli analisti contattati da Retail Gazette. “Mentre alcuni marchi come H&M venivano cancellati dal panorama dell’ecommerce cinese – si legge su Retail Gazette -, i prodotti Nike e Adidas erano ancora disponibili per l’acquisto sul più grande mercato del Paese, Tmall. Il boicottaggio, in realtà, proveniva da funzionari governativi, non da clienti, e i rapporti potrebbero essere stati esagerati”. L’effetto potrebbe essere imprevisto. La notizia di un boicottaggio, infatti, potrebbe piuttosto far salire alle stelle la domanda di prodotti Nike, con clienti convinti che presto sarà quasi impossibile mettere le mani sui prodotti del brand dello swoosh. Nike ha archiviato il terzo trimestre dell’esercizio 2020-21 con ricavi in crescita del 3% a 10,4 miliardi di dollari (circa 8,7 miliardi di euro). Nel periodo, il gruppo ha assistito ad una ripresa disomogenea nei vari mercati, con la Cina in forte progressione (+51% nel terzo trimestre).

Pvh, turnover sotto le previsioni nel Q4

Anche il gruppo americano Pvh accusa l’impatto del Covid-19 sul proprio bilancio annuale. Nel 2020, la controllante, tra gli altri, di Tommy Hilfiger e Calvin Klein, ha registrato ricavi per 7,13 miliardi di dollari (poco più di 6 miliardi di euro), in calo del 28 per cento. Guardando ai singoli brand, Tommy Hilfiger ha perso 23 punti percentuali, mentre Calvin Klein e Heritage Brands hanno perso, rispettivamente, il 28% e il 44 per cento.

Rolex, la quota di mercato sfiora il 25%

Secondo un report di Morgan Stanley sulle dinamiche dell’industria orologiera svizzera del 2020, Rolex si conferma medaglia d’oro nella classifica dei marchi di orologeria con le maggiori quote di mercato, con un’incidenza del 24,9%, quasi tre volte superiore a quella raggiunta da Omega, secondo con l’8,8%. In terza posizione c’è Cartier, che copre il 6,7% del mercato globale degli orologi.

Italia Independent cresce del 46%

Italia Independent ha archiviato l’anno della pandemia con un fatturato pari a 11,35 milioni di euro (46,1%) e ha registrato un ebitda negativo per 0,03 milioni di euro, mettendo a segno un rialzo del 96,8% rispetto alle previsioni del Piano industriale 2020-2024. “I positivi risultati si devono principalmente al lancio dei nuovi brand CR7 e Laps, la focalizzazione sui brand storici I-I e Hublot, la ristrutturazione dei processi e della struttura aziendale, le nuove politiche commerciali, la digitalizzazione e l’avvio del piano di sviluppo vendite internazionali”, spiega la nota.

Kering, nuovo polo logistico a Trecate Kering ha annunciato il completamento della prima fase del nuovo polo logistico globale di Trecate, in provincia di Novara. La prima parte dello stabilimento è operativa da marzo 2020, mentre si prevede che la seconda parte di oltre 100mila metri quadrati entrerà in attività entro la fine del secondo trimestre del 2021.

Etro, possibile interesse da parte di L Catterton

Etro finisce nel mirino del private equity L-Catterton. Lo rivelano indiscrezioni de il Sole 24 Ore che ricorda come, in passato, la maison abbia già attirato l’interesse dei fondi (nel 2019 Wwd aveva parlato di Mayhoola, la holding che fa capo alla famiglia reale del Qatar, già controllante di Valentino, Pal Zileri e Balmain). “Il Covid, però, nell’ultimo anno, ha impattato pesantemente sulla marginalità di tutto il settore e anche sui numeri di bilancio del gruppo milanese”, si legge sul quotidiano economico. Pre-pandemia, nel 2019, il fatturato della capogruppodi Etro, Gefin, era scivolato leggermente da 284,98 milioni di euro a 283,59 milioni. In flessione anche l’ebitda, che nel 2019 è stato di 15,7 milioni, contro i 22,49 milioni dell’anno precedente.

Tiffany, Peter Marino per il celebre flagship di Ny

Lvmh fa le cose in grande per Tiffany & Co, arruolando uno tra gli architetti più famosi al mondo, Peter Marino, per il rinnovo del flagship del brand sulla Fifth Avenue di New York. A riportare l’indiscrezione è Wwd, che ricorda come Tiffany abbia annunciato il rinnovo del suo store più celebre nel 2018, per poi chiudere il punto vendita a gennaio 2020 a causa della pandemia Covid-19. I ritardi legati all’emergenza santiaria hanno già spinto la società a posticipare la data di completamento alla primavera del 2022 invece che al quarto trimestre di quest’anno. Le fonti di Wwd hanno fatto sapere il Natale 2022 o l’inizio del 2023 siano ora le tempistiche più probabili.

Gap vende Janie and Jack

Gap riassetta il suo portafoglio. Il player americano ha infatti stipulato un accordo con la piattaforma di investimento Go Global Retail per cedere il suo marchio Janie and Jack, acquisito nel 2019. Obiettivo dell’acquirente è quello di rilevare tutto il business del brand, ovvero l’ecommerce, i negozi (circa 115 negli Usa) e i vari asset. I termini del deal non sono stati resi noti. Il gruppo ha spiegato che la priorità è far crescere i nostri brand Old Navy, Gap, Banana Republic e Athleta. Nel 2020, il gruppo ha registrato ricavi per 13,8 miliardi di dollari, in flessione rispetto ai 16,4 miliardi dell’anno precedente. Nell’anno, il gruppo ha registrato una perdita di 665 milioni di dollari.

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The Italian Sea Group salpa con Armani

The Italian Sea Group naviga con stile. L’azienda specializzata nella nautica di lusso e Giorgio Armani hanno appena annunciato la progettazione e la realizzazione di un motor yacht all’avanguardia Admiral da 72 metri. Il progetto sarà consegnato all’inizio del 2024. Nel corso dell’esercizio 2020, la società di nautica ha realizzato ricavi totali pari a 116,4 milioni di euro, in crescita del 16,1% rispetto ai 100,3 milioni di euro registrati nello stesso periodo del 2019, l’ebitda è pari a 14,5 mln (+49,8%), l’ebit raggiunge i 9,4 mln più che raddoppiato rispetto ai 4,5 dell’esercizio precedente. Il risultato ammonta a 6,2 milioni di euro, in netto aumento rispetto a 0,43 mln del 2019.

di euro (+14%) e un’incidenza del 9% sull’export complessivo di beni di consumo, contro il 7% nel 2019. L’e-commerce e il digitale hanno avuto un ruolo fondamentale nel contenere il crollo degli scambi commerciali tradizionali che, in seguito all’emergenza di Covid-19, sono calati in Italia di circa il 10 per cento. A metterlo nero su bianco sono i dati della ricerca dell’Osservatorio Export Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, presentata durante il convegno online ‘Export digitale, Covid ed emergenza: strategie per la ripartenza’. Nonostante un calo del 9% rispetto al 2019, il fashion è ancora il settore più importante, con un valore di 7,1 miliardi di euro, pari al 53% delle esportazioni digitali di beni di consumo e al 16,5% di quelle di settore.

L’America riparte. E ricomincia dai tacchi alti

A Milano aprirà un megastore nel cinema Odeon

Il calo dei contagi e l’accelerata della campagna vaccinale sono alla base dell’ottimismo americano delle ultime settimane. Gli Stati Uniti sembrano avanti nel ritorno alla normalità pre-epidemia. Per quanto concerne il segmento moda, un dato fa presagire che il peggio possa essere passato. I recenti dati Google hanno dimostrato che, a partire dallo scorso febbraio, c’è stata una vera e propria impennata di ricerche relative a scarpe con il tacco, categoria finora nettamente trascurata dalle utenti del motore di ricerca causa lockdown e smart working. Le ricerche inerenti alle categorie ‘high-heeled shoes’ sono tornate ai livelli del febbraio 2020, poco prima del diffondersi del Covid-19 oltreoceano. Parallelamente, riporta Business of Fashion, le ricerche di sweatpanst, i classici pantaloni sportivi indossati spesso in casa, sono crollate ai minimi storici.

Negli Usa il plus-size vola verso i 46 miliardi dollari

La moda curvy guadagna terreno. Uno studio realizzato dal portale data e marketing Statista evidenzia come il segmento plus size sia destinato a una vero e proprio boom. La ricerca si basa sul mercato statunitense dove, nel 2019, il giro di affari dell’abbigliamento femminile per taglie morbide ha raggiunto i 28,9 miliardi di dollari e si stima arriverà a ben 46,6 quest’anno. Negli Stati Uniti, la spesa per beni di abbigliamento non plus size è stimata intorno ai 934 dollari a persona all’anno mentre, in media, i consumatori di capi plus size spendono circa 637 dollari. Nel paese nordamericano un caso su otto delle offerte moda online è dedicato alle taglie plus size; il 25,8% degli utenti in cerca di abbigliamento opta per capi di taglie grandi.

Il fashion copre da solo il 53% dell’export digitale b2c italiano

Nel 2020, l’export digitale italiano di beni di consumo ha raggiunto un valore di 13,5 miliardi

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I posti in sala nel centro di Milano continuano a diminuire. The Space Cinema Odeon, storico multisala in via Santa Radegonda, a due passi da Piazza Duomo, ha scelto di riconvertire parte dei propri spazi per accogliere attività d’uso commerciale. Sebbene non siano stati ancora comunicati i nomi dei marchi partner dell’operazione, in rete si rincorrono indiscrezioni che annunciano l’ingresso di department store internazionali, da Harrods a Galeries Lafayette. Odeon dovrebbe preservare l’attuale destinazione a sala cinematografica per quanto riguarda il piano interrato, riconvertendo i piani dal terreno al secondo, permettendo l’accesso sia da via Santa Radegonda che da via Agnello.

Fifth Avenue, c’era una volta. Ora è guerra di affitti

L’impatto negativo della pandemia Covid-19 e la quasi totale assenza di turisti stanno mettendo in ginocchio Fifth Avenue di Manhattan, dove è in atto una battaglia tra proprietari di spazi e inquilini in cerca di una via d’uscita da contratti di locazione che non riescono più a sostenere. La conferma arriva da Bloomberg che sostiene come “I pochi commercianti che cercano di firmare nuovi contratti di locazione chiedono sconti elevati. Alcune insegne che sono state lì da sempre, come gli store dell’Nba o di Marc Fisher, sono coinvolti in battaglie legali con i loro landlords per l’affitto non pagato”. Meno complessa la situazione della Upper Fifth Avenue, che si estende fino alla 60esima strada, dove gli affitti sono scesi del 3,7 per cento.

Lululemon oltre le stime nel Q4 (+24%)

Lululemon batte le stime nel quarto trimestre dell’anno chiuso lo scorso 31 gennaio. Il player dello sportswear ha iregistrato ricavi per 1,7 miliardi di dollari (circa 1,4 miliardi di euro), in crescita del 24% sull’anno precedente, e quindi superando le previsioni degli analisti ferme a 1,66 miliardi, come riportato da Reuters.

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attualità

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attualità di Sabrina Nunziata

FINANZIAMENTI e BOND per sostenere il lato GREEN della moda La sostenibilità è ormai parte delle agende di brand, che decidono così di chiedere un supporto concreto per meglio raggiungere i prop

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al lusso allo sportswear fino al fast fashion. La necessità di perseguire obiettivi sempre più ambiziosi nel campo della sostenibilità sta spingendo diversi player attivi in molteplici settori a richiedere fondi tanto alle banche quanto al mercato. Tra gli strumenti finanziari a cui sempre più frequentemente i brand stanno ricorrendo ci sono, per esempio, i sustainability loan caratterizzati da meccanismi premianti legati al raggiungimento di determinati obiettivi di sostenibilità. A questi si aggiungono poi i bond, di tipo green e sustainability dove il primo è legato a specifici progetti, mentre il secondo a obiettivi da raggiungere a livello aziendale.

FINANZIAMENTI Lo scorso marzo, Save The Duck, prima azienda fashion italiana ad aver ottenuto il riconoscimento B Corp, ha annunciato di aver ricevuto un finanziamento S-Loan (Sustainability Loan) da parte di Intesa Sanpaolo pari a 3 milioni di euro. Come si legge nella nota del marchio di piumini 100% animal free, l’operazione, della durata di 72 mesi, prevede due obiettivi di miglioramento in ambito Esg (environmental, social, governance). Il primo è riferito all’introduzione di una politica di approvvigionamento green estesa a tutta la filiera (acquisti, trasporti e forniture energetiche) che si traduce nella preferenza di prodotti e servizi a minor impatto ambientale. Il secondo obiettivo è relativo alla quota di clienti e fornitori coinvolti sui temi della sostenibilità attraverso programmi specifici di promozione della cultura finalizzati al coinvolgimento nell’adozione di pratiche virtuose. Sempre con Intesa Sanpaolo, lo scorso anno, Moncler ha annunciato di aver sottoscritto un accordo di finanziamento per un importo complessivo massimo di 400 milioni di euro. Nello specifico, l’operazione consiste nella con-

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attualità

cessione a favore di Moncler di una linea di credito, di tipo sustainability linked revolving credit facility, con un meccanismo premiante legato al raggiungimento di specifici obiettivi di riduzione dell’impatto ambientale. La linea di credito committed ha scadenza nel 2023, con la possibilità di rinnovo per altri due anni. A inizio anno, Prada è arrivata addirittura a quota due. Infatti, dopo il primo finanziamento legato alla sostenibilità firmato con Crédit Agricole Group nel 2019, ne ha stipulato un altro con Unicredit. Il primo è un sustainability term loan quinquennale di 50 milioni di euro “il cui tasso di interesse può essere ridotto in funzione del raggiungimento di obiettivi relativi al numero di punti vendita con certificazioni Leed Gold o Platinum, al numero di ore di formazione per i dipendenti e all’uso di Prada Re-Nylon (nylon rigenerato) per la produzione”, spiegava la nota. Il secondo, definito sustainability linked loan, ha invece un valore di 90 milioni di euro, sempre quinquennale, i cui obiettivi di riferimento riguardano la rigenerazione e riconversione degli scarti di produzione e l’incremento della quota di energia autoprodotta. GREEN E SUSTAINABILITY BOND Considerando invece i bond, tra i casi più recenti c’è quello del colosso del fast fashion H&M che, a febbraio, ha emesso un sustainability bond da 500 milioni di euro. Della durata di 8 anni e mezzo e con un tasso di interesse annuo dello 0,25 per cento, il bond ha “generato grande interesse”, come specificato dal gruppo svedese in una nota, venendo sottoscritto più dell’effettiva disponibilità per 7,6 volte. Gli obiettivi green di H&M, fissati al 2025, a cui è legato il bond sono: incrementare al 30% la quota di materiale riciclati, ridurre le emissioni del gruppo del 20%, e ridurre del 10% le emissioni della categoria Scope 3 provenienti dalla produzione di tessuto, realizzazione di abiti, dalle materie prime e dal trasporto a monte della filiera. Dal fast fashion al lusso, anche Chanel, lo scorso settembre, ha annunciato di aver raccolto 600 milioni di euro tramite l’emissione di un sustainability bond. Il denaro raccolto ha lo scopo di trasformare il business model di Chanel e di completare gli obiettivi prefissati dall’azienda in termini di sostenibilità che prevedono la riduzione dell’impatto ambientale di processi e pratiche della maison, in linea con i target del Climate Agreement di Parigi del 2015. Allo stesso modo, anche Burberry ha emesso un sustainability bond, mentre Adidas e Vf Corporation hanno optato per dei green bond. Adidas ha emesso obbligazioni con scadenza a otto anni per un valore di 500 milioni di euro e il capitale servirà per finanziare iniziative ambientali e sociali all’interno della realtà tedesca. Nello specifico, verranno finanziati gli acquisti di materiali riciclati, l’uso di energie rinnovabili e verrà modificata la fornitura di elettricità degli uffici per renderli efficienti dal punto di vista energetico. Vf invece, gruppo a cui fanno capo brand quali Vans, The North Face, Timberland, con un certo piglio pionieristico (l’annuncio risale infatti all’inizio dello scorso anno) ha emesso un green bond da 500 milioni di euro per sostenere i programmi nell’ambito della strategia “Made for Change Sustainability & Responsibility”. In particolare, il framework delle obbligazioni ha definito i criteri di ammissibilità al finanziamento nelle seguenti tre aree: Sustainable Products & Materials, Sustainable Operations & Supply Chain e Natural Carbon Sinks.

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dossier

Equity crowdfunding, il piatto è ricco I bassi tassi d’interesse e la grande liquidità sul mercato hanno fatto crescere l’appetito nei confronti del crowdfunding. Uno strumento agile anche per le aziende, alla ricerca di forme alternative di finanziamento rispetto al canale bancario. Secondo l’Osservatorio Pambianco, l’equity crowdfunding ha raccolto, tra le startup e Pmi del settore food, beauty, design e moda quasi 10 milioni di euro. Tra i nuovi player, anche il progetto Pambianco4Growth.

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dossier

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dossier di Milena Bello

CROWDFUNDING anche nel 2020 cresce l’appetito. Al top food, design e MODA Lo rivelano i dati del primo Osservatorio Crowdfunding promosso da Pambianco. Nell’anno della pandemia sono state 27 le operazioni concluse tra startup e Pmi dei settori cardine del Made in Italy per un raccolta di quasi 10 milioni di euro.

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e startup e le pmi innovative, basate su nuovi modelli di business, cercano sempre di più lo strumento del crowdfunding per accelerare il percorso di crescita. Anche e soprattutto in un anno particolare come il 2020, a riprova del fatto che questa modalità, introdotta in Italia nel 2012 e che consiste nel finanziare un progetto di una società in cambio di quote di partecipazione, si è dimostrata uno strumento resiliente e pronto a colmare le necessità di liquidità delle aziende laddove i canali di finanziamento tradizionali non sono riusciti ad arrivare in tempi brevi. È anche la conferma che la pandemia ha aperto nuove opportunità di investimento nell’economia reale attraverso il digitale, ambito in cui si sviluppa questa tipologia, nata su Internet chiamando a raccolta i ‘web surfers’ per la raccolta di piccoli capitali, dando la possibilità ad un pubblico più ampio di intervenire anche con piccole somme. Lo strumento, aperto al pubblico, ora sta dimostrando le sue potenzialità anche tra le categorie di investitori più interessati alla diversificazione dei propri investimenti. Il contesto attuale, con bassi tassi d’interesse e grande liquidità sul mercato, vede infatti in forte ascesa gli investimenti in asset alternativi, tra cui appunto l’equity crowdfuding anche tra l’esercito degli ex cassettisti italiani, cioè di quei risparmiatori abituati a collocamenti più sicuri e che stanno sempre di più guardando al crowdfunding come possibilità di partecipare alla raccolta di capitali di imprese più piccole e “locali”. Lo attesta una ricerca condotta dall’Osservatorio Crowdfunding di Pambianco che, per la prima volta, ha raccolto i dati sulle operazioni di crowdfunding in Italia nel 2020 nel segmento equity (che prevede la sottoscrizione di quote del capitale di rischio della società). Lo studio è stato condotto monitorando i sei principali siti di crowdfunding

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attivi nel Belpaese e quindi Mamacrowd, Backtowork, Crowdfundme, Opstart, TheBestEquity e StartsUp, nonché il portale specializzato Crowdfunding Buzz. NEL 2020 È BOOM DEL FOOD Nel corso dell’ultimo anno sono state 27 le operazioni di equity crowdfuding concluse con successo nei settori del food, design, fashion e beauty (escludendo quindi l’equity immobiliare). La raccolta complessivamente ha sfiorato i 10 milioni di euro (9,9 milioni di euro per la precisione), con una media di 366mila euro per operazione. La valutazione pre-money si è attestata a 3 milioni di euro. Il food è il settore che più di tutti è ricorso a questo strumento, e non a caso: l’anno della pandemia ha avuto un impatto importante nelle abitudini delle persone soprattutto nell’ambito alimentare, a partire dal delivery. Il solo settore alimentare ha chiuso l’ultimo esercizio fiscale con 15 deal su un totale di 27, oltre la metà delle operazioni messe a segno nel corso del 2020, per un valore complessivo di poco più di 5 milioni di euro. Nella sola top ten delle principali operazioni per valore, la metà è rappresentata da startup e Pmi innovative legate al mondo della ristorazione e della distribuzione alimentare, tra cui il breadbar Forno Brisa che ha totalizzato una raccolta di 1,2 milioni di euro per una valutazione pre-money di 3,2 milioni e la catena di ristoranti kids-friendly Benvenuto Family che ha concluso a fine febbraio 2020 una campagna con 1 milione di euro di raccolta e una valutazione pre-money di 9 milioni. Il design si piazza al secondo posto tra i settori più ricettivi dal punto di vista dell’utilizzo dello strumento del crowdfuding con cinque deal (Fresco Frigo Holding, Playwood, Ayuppie, Soldi Design e RD24) per un totale di un milione di euro. Il fashion guadagna la terza posizione con quattro operazioni concluse nel corso del 2020 che hanno raccolto complessivamente 1,4 milioni di euro e che hanno in comune una forte spinta sul mondo digitale. Si tratta di Out of, startup innovativa di ottica sportiva, che si è piazzata al quarto posto nella top ten delle principali operazioni del 2020 “incassando” un milione di euro per una valutazione pre-money di 3,2 milioni, il sito Gaiamyfriend (196mila euro), il sito di abiti a noleggio Dress you can (144mila euro) e la piattaforma Logaritmica dedicata all’experience nel mondo del lusso (46mila euro). Il beauty chiude “solo” tre operazioni ma tutte di successo sotto il profilo della raccolta, piazzandosi nella top ten 2020 per un totale di 2,3 milioni di euro, di cui oltre la metà legati alla raccolta crowdfunding della catena di beauty per l’uomo Barberino’s (1,250 milioni di euro per una valutazione pre money di 5,2 milioni). Le altre due operazioni del 2020 sono The Longevity Suite (600mila) e Econviene (464mila). Nel primo trimestre di quest’anno sono state tre le operazioni concluse, la metà rispetto a quelle archiviate nello stesso periodo del 2020. Il food si aggiudica due operazioni: Etilika, un e-commerce specializzato nella vendita di vini e superalcolici, che ha raccolto quasi 1 milioni di euro (a fronte di una valutazione pre-money di 8,2 milioni) e Acquainbrick che ha ottenuto un finanziamento di 500mila euro (valutazione pre-money di 3,1 milioni di euro). La terza operazione ha coinvolto il beauty con la piattaforma di vendita online Profumeria Web (545mila euro di raccolta per una valutazione pre-money di 12,5 milioni). L’equity crowdfunding è stato introdotto in Italia dal Decreto Sviluppo bis del 2012 con l’obiettivo di introdurre la raccolta di capitale di rischio attraverso Internet per favorire la nascita e lo sviluppo di imprese startup innovative (poi esteso a tutte le Pmi). Gli ultimi mesi hanno portato delle novità regolamentari per l’equity crowdfuding, ovvero la possibilità per i portali autorizzati i collocare minibond a investitori professionali in una sezione dedicata. 20

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Le top ten del crowdfunding nel 2020 Principali operazioni per valore della raccolta in euro

Società

Settore

Raccolta

Valutazione premoney

1

Barberino's

Beauty

1.250.000

5.200.000

2

Forno Brisa

Food

1.200.000

3.200.000

3

Benvenuto Family

Food

1.040.085

9.000.000

4

Out of

Fashion

1.000.000

3.200.000

5

The Longevity Suite

Beauty

600.000

3.400.000

6

Fresco Frigo Holding

Design

500.000

3.500.000

7

Agristeria

Food

490.000

1.000.000

8

Econviene

Beauty

463.769

1.600.000

9

Orapesce

Food

399.995

900.000

10

Osteria Rabezzana

Food

356.294

1.113.725

Ripartizione per settore delle 27 operazioni del 2020 11% 15% 56% 19%

Food Design Fashion Beauty Fonte: Pambianco Srl

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Criteri prioritari di selezione delle aziende

1. Business model innovativi che forniscano ai singoli progetti vantaggi competitivi di lunga durata

2. Progetti consumer in ambito e-commerce e di distribuzione diretta o che cavalchino i trend quanto mai attuali e sempre più imprescindibili del digitale e della sostenibilità

3. Progetti b2b i cui contenuti d’innovazione rappresentino un cambiamento dirompente su processi fino ad oggi consolidati nella industry

David Pambianco (CEO di Pambianco) tra Antonio Chiarello e Cristiano Busnardo (Founder e CEO di ClubDealOnline Spa)

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dossier di Rossana Cuoccio

PAMBIANCO4GROWTH finanzia le migliori PMI del MADE IN ITALY Pambianco e ClubDealOnline alla ricerca delle più promettenti Scale-up e piccole e medie imprese (fashion, design, beauty, wine&food, turismo) su cui investire e che possono diventare, un domani, leader nel settore di appartenenza.

I

l made in Italy rappresenta una quota importante del pil del nostro Paese, siamo universalmente invidiati per le numerose storie di eccellenza, sia dal punto di vista della qualità artigianale sia della capacità di innovazione. In questo ambito, il peso delle startup e delle scale-up sta crescendo sempre più e, accanto ai grandi nomi noti, si intravedono un numero sempre maggiore di realtà che saranno leader un domani e che potrebbero necessitare di un supporto nella raccolta di capitali per la loro crescita. Perciò è nata Pambianco4Growth, una partnership tra Pambianco e ClubDealOnline.com che ha come obiettivo proprio quello di supportare scale-up e pmi del made in Italy nella raccolta di capitali per il loro percorso di sviluppo. La partnership unisce la capacità di scouting e l’expertise pluriennale di Pambianco nei settori del fashion, del design, del beauty, del wine&food e del turismo, al know-how e al network di ClubDealOnline, la prima piattaforma di private crowdfunding, autorizzata Consob, che si rivolge esclusivamente a family office e hnwi (high net worth individual) anche tramite partnership con intermediari finanziari. A spiegare come è nata questa sinergia è Fosca Palumbo, project leader Pambianco4Growth: “Ci ha messo in contatto un professionista che conosceva entrambe le realtà. In Pambianco, il supporto delle aziende nell’implementazione delle loro strategie di crescita, anche tramite forme di finanza straordinaria, è sempre stato una convinzione. Il primo passo in questo senso è stato il fondo Made in Italy, destinato alle pmi dai 10 ai 50 milioni di euro di fatturato. P4G ci permetterà di focalizzarci anche su realtà più piccole, con fatturato tra 0,5 e 10 milioni”. “Andiamo alla ricerca delle miglior scale-up e pmi su cui investire, aziende che possono diventare, un domani, leader nel settore di appartenenza”, ha spiegato Cristiano Busnardo, CEO di ClubDealOnline. “Operiamo attraverso delle partnership che ci garantiscono

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accesso ad un dealflow qualificato, ad esempio con iStarter (acceleratore italiano basato a Londra ed operante in un contesto internazionale) e i suoi equity partner o con boutique finanziarie con comprovata esperienza nel settore. Volendo approcciare il mondo della moda e, in generale, del made in Italy, volevamo un partner che ci affiancasse nell’individuare le migliori opportunità, e in Pambianco l’abbiamo trovato, grazie alla profonda conoscenza del settore che ha acquisito operando come consulente strategico per oltre 40 anni nel mondo del made in Italy”. Alla base del successo di questa tipologia di investimenti ci sono diversi fattori, in primo luogo il contesto di mercato, caratterizzato da tassi bassi e rendimenti compressi, sia per gli investitori finali sia per gli intermediari. Inoltre, è ormai un dato di fatto che, affinché possa esistere un’impresa profittevole, le idee non bastano, ma c’è bisogno anche di capitali e, spesso, anche di un supporto alla governance. “Il private crowdfunding (operazioni di raccolta di capitali destinati a clientela di alto livello) – continua Busnardo - è il luogo in cui queste esigenze si incontrano. Da un lato rappresenta, per le aziende, una modalità di finanziamento alternativo al consueto canale bancario, dall’altro, per gli investitori, costituisce una valida opportunità di differenziazione e una modalità di ottenere rendimenti interessanti, il tutto agevolato dal canale digitale”. “In un momento storico in cui i tassi d’interesse sono molto bassi – spiega Palumbo – il private crowdfunding permette a chiunque abbia della liquidità di diversificare il rischio ed investire somme anche limitate in progetti ad alto potenziale. Permette di avvicinare al mondo affascinante e pieno di opportunità delle start-up in fase di crescita chiunque voglia sentirsi parte di un progetto o condividere il sogno dell’imprenditore. Lato investitore, crediamo che il made in Italy sia una grande opportunità”. Specie in una fase storica come quella attuale, caratterizzata dall’impatto del Covid sulle economie internazionali ed italiana in particolare, è fondamentale per le imprese della filiera trovare modalità alternative di finanziamento rispetto al tradizionale canale bancario. Il made in Italy riveste un appeal particolare per la clientela “private”, e quindi iniziative innovative, incentrate sull’unicità del know how del capitale umano, possono rappresentare un’ottima opportunità di investimento. “D’altronde - continua Busnardo - lo spazio di crescita nei private asset in Italia è molto ampio: infatti, se mediamente i gestori dei grandi patrimoni di hnwi consigliano un’allocazione tra il 10% e il 20% del patrimonio in private asset, questi target si confrontano con una percentuale in Italia risibile. Secondo Aipb (Associazione italiana private banking), di 900 miliardi di euro in gestione al private banking in Italia solo 3,9 miliardi, quindi solo lo 0,4%, faceva riferimento a private market. Inoltre, in questo momento, sono parcheggiati sui conti correnti oltre 1.700 miliardi per un’allocazione prudenziale dei capitali per effetto della pandemia. La sfida per gli operatori nei private assets è rappresentata dal mobilitare parte di tali disponibilità a supporto strategico dell’economia reale del nostro sistema Paese il cui dna è proprio costituito dai settori del made in Italy”. L’Italia è il Paese della creatività. “Ogni anno – continua Palumbo - vedono la luce società innovative, basate su nuovi modelli di business. Queste realtà cercano capitali e competenze per strutturarsi ed accelerare il percorso di crescita. In questo il private crowdfunding può rivelarsi un grande alleato. Tra i criteri di selezione di P4G, idea di business e prospettive di crescita avranno un peso rilevante, ma anche la figura degli imprenditori e delle imprenditrici, che ci aspettiamo combinino visione e capacità di esecuzione”. Da un punto di vista operativo, Il processo ha inizio con una prima valutazione del progetto da parte del team di P4G in base ad alcuni requisiti predefiniti. I progetti che superano questa prima fase, vengono condivisi con il team di ClubDealOnline per l’approvazione definitiva e l’inserimento nel portale di private crowdfunding.

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Dall’alto in senso orario, un’immagine relativa a DressYouCan; Nazzareno Mengoni, co-founder di Startupbootcamp Italia; Arianna Pozzi, fondatrice di Gaia

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dossier di Giorgia Ferrais e Giulia Mauri

Dalla PIATTAFORMA per teenager al CLOTHING RENTING: ecco le case history di successo Sono sempre di più le startup che scelgono di attivare finanziamenti partecipativi anziché fare ricorso a banche o fondi di private equity. E, nonostante la pandemia, nell’ultimo anno quelle hi-tech italiane hanno raccolto quasi 700 milioni di euro.

D

alla startup innovativa rivolta alle adolescenti che grazie all’intelligenza artificiale risolve il problema dell’outfit da indossare empatizzando con l’utente, alla realtà milanese protagonista del mondo del fashion renting di abiti e accessori di alta moda femminile. Pambianco Magazine ha raccolto le testimonianze di alcuni startupper che, nel corso del 2020, sono ricorsi a campagne di equity crowdfunding per raggiungere i propri obiettivi di crescita e conquistare nuovi mercati. Un trend confermato peraltro anche da Startupbootcamp e dal suo programma di accelerazione verticale per il settore della moda e del tessile lanciato nel 2019 a Milano.

GAIA: L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE FEMMINILE CHE CONSIGLIA COME VESTIRSI La passione per la moda della diciasettenne romana Arianna Pozzi l’ha portata ad aprire nel 2018 Gaia, piattaforma digitale che attraverso l’utilizzo di tecnologie di Artificial Intelligence si pone nei confronti dell’utente come un’amica fidata esperta di moda in grado di proporre outfit personalizzati basati sui gusti e desideri degli utenti, selezionandoli dalle proposte di moda dei brand e dai trend del momento. Lanciata poi al pubblico a marzo 2020, in piena pandemia, grazie a una campagna di equity crowdfunding sulla piattaforma BacktoWork, la startup fashion tech ha da subito ottenuto un incredibile successo che ha visto circa 16.000 utenti registrarsi sulla piattaforma gaiamyfriend.com e la definizione di importanti partnership fra cui quella con Yoox. “Per implementare la nostra roadmap avevamo bisogno di fondi e il crowdfunding ci è sembrata l’alternativa più adatta per il nostro stadio di sviluppo e per il modello di business, permettendoci anche di aumentare l’awareness dell’azienda”, racconta la giovane startupper a Pambianco Magazine. “Abbiamo fatto le prime call con BacktoWork

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in estate per capire se fossimo idonei alla creazione di una campagna di crowdfunding sulla loro piattaforma. Poi a settembre siamo partiti operativamente con le varie attività propedeutiche al lancio: preparazioni di documenti, call con investitori e la registrazione del video. La campagna è andata online a metà novembre”. E per quanto riguarda i vantaggi del crowdfunding, “sono molti, in particolare permette di coinvolgere molti investitori che possono condividere la crescita di Gaia anche con investimenti limitati”. La funzionalità principale di Gaia è Ask, che permette all’utente di farsi consigliare l’outfit da parte dell’amica virtuale sia con i propri prodotti caricati nell’armadio virtuale sia con outfit che si possono acquistare. La piattaforma ha infatti stretto affiliazioni con Yoox, Shein, Zalando e Asos che permettono all’utente, una volta consigliato l’outfit, di comprare gli abiti che preferisce. Attraverso la seconda funzione, Gossip, un utente può mostrare alla community i propri abiti, ricevere e dare feedback basati sulle emozioni che questi suscitano e capire pertanto come viene percepito dalla community. Infine, la terza funzione, denominata Shop, uscirà nei prossimi mesi e si tratterà di una funzione gaming che permetterà agli utenti di ringraziare l’amica Gaia regalandole abiti virtuali (virtual goods) da farle indossare per poi mostrarla alla community. I virtual goods saranno realizzati sia da stilisti emergenti sia dai brand. “Questo è un aspetto che nella moda si afferma sempre più, moltissimi brand noti a livello mondiale si stanno approcciando a questo mondo e Vogue ha definito il Digital Clothing la prossima frontiera del fashion”, spiega Arianna. “Nel mese di aprile, poi, rilasceremo un restyling completo della piattaforma, che migliorerà sia lo stile, sia la user experience. A seguire rilasceremo anche il marketplace di Gaia che sarà principalmente dedicato ai brand e stilisti emergenti che creano prodotti ecosostenibili: il futuro della moda è green!”. In questo percorso la giovane liceale è stata supporta da un team di professionisti ed esperti, tra i quali i professori di Roma3 Francesco Riganti e Antonino Laudani, che si occupano dell’Intelligenza Artificiale, dal CTO Massimo Nicolardi che ha sviluppato sia il sito che l’app di Gaia (disponibile per Android e Ios) e da Elena Viezzoli e Michele Monaco che supportano Gaia lato business development. “Inoltre, mio padre Fabrizio mi ha sempre supportata, e direi anche sopportata, nel mio percorso imprenditoriale”, aggiunge Pozzi. “Per me è stato inoltre molto importante il percorso di accelerazione intrapreso con Startup University. In questo periodo siamo anche affiancati da esperti del mondo startup su vari aspetti per accelerare la crescita di Gaia”. Con riferimento al futuro, la founder racconta che “nei prossimi anni vorremmo espanderci in Europa e successivamente anche nel resto del mondo, e poi vorremmo inoltre lanciare dei prodotti a marchio Gaia”. DRESSYOUCAN: IL FASHION RENTING ALLA CONQUISTA DEL MERCATO INTERNAZIONALE A BacktoWork si è affidata anche DressYouCan, realtà milanese protagonista del mondo del fashion renting di abiti e accessori di alta moda femminile, fondata nel 2015 da Caterina Maestro. La sua prima campagna di equity crowdfunding, che si è da poco conclusa con la raccolta di quasi 150mila euro in adesioni, è nata dal desiderio di continuare a crescere e raggiungere nuovi mercati, ampliando sempre di più quell’armadio collettivo rappresentato dal proprio catalogo online. E per una startup che fa della sharing economy il proprio punto di forza, non poteva che essere il crowdfunding il modo migliore per raggiungere nuovi traguardi. “Una scelta strategica di marketing prima ancora che di ‘cassa’ – rivela la fondatrice e CEO –: dopo aver riflettuto a lungo sulle varie possibilità per il nostro futuro ci siamo infatti resi conto di come scommettere sulle nostre utenti fosse la via per dimostrare come, sebbene il bisogno che soddisfiamo non sia ancora universalmente riconosciuto come indispensabile e quotidiano all’inter28

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no del mondo ‘ufficiale’ del fashion, esso rappresenti in realtà l’esigenza insoddisfatta di un’utenza che nutre crescente consapevolezza per una moda più ‘inclusiva’ e sostenibile. Esigenza che si è confermata avvertita anche da tutti gli investitori istituzionali che hanno scommesso sul fashion renting e dunque su DressYouCan, riconoscendovi un servizio mancante e indispensabile”. La campagna è arrivata in un momento molto particolare, ma ha trovato proprio nei mutamenti in atto terreno fertile: i mesi di quarantena hanno, infatti, modificato le abitudini di acquisto, ampliando la capillarità dell’online. Per DressYouCan, che ha nel frattempo avviato la totale digitalizzazione del servizio, il 2020 ha significato ordini online triplicati e visibilità sui social network in aumento del 424% anno su anno. Ora, scalabilità e redditività dovranno basarsi sull’eccellenza operativa e sulla previsione del comportamento dei consumatori. In quest’ottica, i fondi raccolti attraverso la campagna di crowdfunding “saranno quasi equamente distribuiti fra attività di marketing, IT development, employees e inventory”, spiega Maestro. “Lo sviluppo di una strategia di marketing digitale è il fulcro dei nostri investimenti e consiste in tutte quelle attività rivolte a migliorare la piattaforma e-commerce e il sito web attuale, a integrare sistemi di indicizzazione intelligente, servizi di chat e help desk per un’assistenza real time. Insomma, vogliamo rendere il nostro servizio sempre più immediato ed essere più vicine alle nostre clienti”, conclude. L’INNOVAZIONE È DI MODA CON STARTUPBOOTCAMP FASHIONTECH Sono sempre di più le startup che scelgono di attivare una raccolta fondi, anziché fare ricorso a banche o fondi di private equity. Lo conferma Nazzareno Mengoni, co-founder di Startupbootcamp Italia, uno dei principali acceleratori di startup al mondo attivo in diversi settori, tra cui servizi finanziari, energia, salute, media, commercio, con 15 hub presenti in tutti i continenti, un totale di 20mila candidature annuali e un portafoglio di investimenti in oltre mille aziende. Per FashionTech, il suo primo programma di accelerazione verticale dedicato alla moda e al tessile, Startupbootcamp ha scelto Milano come luogo principe per favorire l’incontro e la sinergia tra startup ad alto potenziale e aziende leader del settore. “Il progetto ha da poco terminato il secondo ciclo di accelerazione e sono ormai 20 le startup internazionali che abbiamo accelerato – su un totale di oltre 2.000 selezionate da circa 40 Paesi nel mondo – che rispondono alle attuali sfide della moda con soluzioni e nuovi modelli di business”, afferma Mengoni. Il motivo della rapida ascesa del crowdfunding? Per Mengoni si spiega così: “il supporto bancario, attraverso il sistema dei mutui, costringe le startup a rallentare la propria crescita”. La presenza, invece, di un investitore corrisponde “non solo a un nuovo partner economico che ti supporta economicamente nello sviluppo, ma anche a un nuovo socio che crede nel tuo stesso progetto”. Per questo, emerge l’urgenza di creare un ecosistema economico solido e coerente. “Dobbiamo unire la filiera degli operatori di innovazione e aggregarci per affrontare le sfide internazionali in un mercato globale – esorta Mengoni, che rivela di essere al lavoro per unire l’acceleratore di startup al mondo degli investitori attraverso un progetto strutturato –. Dobbiamo andare nel mercato con tutta la catena del valore dell’innovazione dove l’acceleratore supportato da investitori fa scouting e seleziona le migliori startup, le cresce, le migliora e le avvia a collaborazioni con le aziende, oltre a offrirle al network di investitori, tra i quali anche chi fa crowdfunding”.

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VIDIEMME: DA UN’IDEA DIGITALE ALL’ESPERIENZA DI OMNICANALITÀ

Alan Cassini, Sales director di Vidiemme

SALESFORCE FOTOGRAFA I NUOVI CLIENTI ONLINE Quale sarà il futuro dell’e-commerce e delle vendite? Salesforce, multinazionale specializzata in Crm, nel report State of Commerce ha analizzato i dati provenienti da più di 1.400 leader aziendali e oltre 1 miliardo di consumatori. Secondo il documento, i leader del B2C danno ancora valore alla presenza fisica e ai marketplace ma l’attenzione si sta concentrando anche siu siti Web e social network. I ricavi dell’e-commerce sono aumentati del 75% nel secondo trimestre e del 55% nel terzo trimestre del 2020. Tra gli asset diventati essenziali, i servizi di chat o live video: una forte maggioranza (il 73%) riferisce di averli implementati. Il 58% degli intervistati afferma di organizzare eventi virtuali su piattaforme come Instagram Live. Anche i pagamenti avvengono con modalità mobile Wallet. Durante l’estate del 2020, il 38% dei consumatori ha dichiarato di utilizzare metodi di pagamento contactless più di prima. Il negozio fisico è diventato un luogo per evadere gli ordini online. Nel terzo trimestre del 2020, i rivenditori che avevano già attiva l’opzione “ritira in negozio” hanno registrato una crescita del 76 per cento.

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“Il digitale e l’omnicanalità saranno sempre di più un must per i retailer, per consentire ai propri clienti una User Experience fluida e personalizzata”. Lo conferma Alan Cassini, sales director di Vidiemme, azienda milanese del Gruppo BIP che, grazie al suo forte know how tecnologico, affianca i brand nella realizzazione di soluzioni digitali innovative anche per il settore fashion & luxury. “L’omnicanalità rappresenta un’opportunità per tutti quei retailer che vogliono offrire ai propri consumatori un’esperienza d’acquisto unica e seamless, unendo i diversi touchpoint. Vogliamo aiutare i brand a creare ambienti digitali dedicati all’interazione con i propri clienti. Questi ambienti si basano su solide infrastrutture tecnologiche in grado di abilitare la raccolta e l’utilizzo dei dati, offrendo così un servizio esclusivo”. Per progettare insieme ai brand qualsiasi digital idea, anche la più ambiziosa, Vidiemme punta a realizzare una User Experience semplice e intuitiva sviluppando i layer tecnologici necessari per l’integrazione con l’ecosistema aziendale.

MINSAIT: AUTOMAZIONE “INTELLIGENTE” PER UNA SOSTENIBILITÀ DIGITALE L’Intelligent Process Automation (IPA) è un elemento chiave per la digitalizzazione e sostenibilità delle imprese. Secondo Minsait, la società di Digital Transformation del gruppo Indra, le aziende che adotteranno queste soluzioni otterranno vantaggi decisivi sia in termini di efficienza che di agilità. L’IPA nasce dall’evoluzione del concetto di Robotic Process Automation (RPA), che non segue più un tradizionale approccio step-by-step, ma riceve feedback e impara in real time grazie all’IA. Minsait ha creato una proposta di valore end-to-end, unica nel mercato italiano, grazie anche alla recente acquisizione di SmartPaper. “Con SmartPaper copriamo in modo integrato l’intero processo di gestione documentale: dalla presa in carico degli archivi e la dematerializzazione, sino all’intelligent search tra i diversi documenti (digitali o cartacei) offrendo un servizio unico che libera le risorse dei nostri clienti, rende più accessibile il patrimonio delle informazioni e ha importanti impatti in termini di riduzione dei costi, sostenibilità economica, digitale e ambientale”, afferma Sergio Scornavacca, responsabile Industry & Consumer Markets di Minsait in Italia.

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digital & tech

IL “COMPRA ORA, PAGA POI” DI SCALAPAY PARTE ALLA CONQUISTA DELL’EUROPA

Simone Mancini, CEO di Scalapay

SOPRA STERIA, IL FUTURO È SEMPRE PIÙ OMNICHANNEL L’omnicanalità è un concetto sempre in evoluzione, guidato da un contesto e da aspettative delle persone in continuo mutamento. Ogni brand definisce la propria strategia, cercando di prevederne l’evoluzione futura. Il punto chiave diventa la capacità di adeguarsi rapidamente a tali cambiamenti, attraverso la costruzione di un modello operativo flessibile e agile costituito da componenti fondamentali, orchestrabili di volta in volta in una architettura omnicanale mutevole nel tempo. La vista unica del cliente e dello stock sono solo due di essi, fondamentali per costruire processi fluidi di interazione con i clienti in fase di acquisto, consegna e gestione resi. Sopra Steria è in grado di affiancare i propri clienti in tale trasformazione attraverso una consulenza di settore e tecnologica distintiva. Il gruppo fornisce soluzioni end-to-end per rendere le grandi aziende e organizzazioni più competitive combinando una conoscenza approfondita di una vasta gamma di settori, di attività e tecnologie innovative con un approccio pienamente collaborativo.

Scalapay, la fintech che nel 2019 ha lanciato un metodo di pagamento per acquistare beni e servizi dilazionando la spesa in 3 rate, senza interessi, è pronta per il grande salto. Dopo aver conquistato il mercato italiano ed essere approdata con successo in Francia e Germania, nel 2021 si espanderà in tutta Europa. “I nostri merchant ci chiedono da tempo di aprire nei mercati in cui operano – commenta l’amministratore delegato Simone Mancini –. Lato piattaforma è già tutto predisposto e quindi siamo pronti a procedere Paese per Paese”. Il funzionamento è molto semplice: il servizio è totalmente gratuito per il cliente finale, mentre viene applicata una piccola commissione al venditore che, in cambio, incassa immediatamente l’intero importo della transazione. Sono più di 1.000 i brand partner che hanno visto in questo sistema un’occasione d’oro per aumentare l’ordine medio e la conversione al checkout, tra questi: Twinset, Calzedonia e Liu-jo. Un modello win-win anche perché, conclude Mancini, “i clienti che utilizzano Scalapay acquistano più spesso”.

VENISTAR, PAROLA D’ORDINE PHYGITAL L’omnicanalità è il nuovo campo di battaglia per i Brand del Fashion & Luxury e il digitale è un alleato determinante per guardare al futuro con ottimismo. “Se prima la tecnologia era considerata come un facilitatore per dare una spinta competitiva ai Brand, - commenta Roberto Da Re, AD di Venistar - ora è evidente quanto essa costituisca un prerequisito necessario per espandere il business aziendale. Abilitare un’esperienza omnicanale e una customer experience seamless non è più una scelta ma una necessità. La parola d’ordine è Phygital: con le nostre soluzioni cerchiamo di far raggiungere ai Brand l’equilibrio perfetto tra il mondo online e quello offline”. Anche il gruppo Dainese ha cominciato a lavorare su questo fronte intraprendendo un percorso di digital transformation che abbraccia l’intera esperienza cliente in ogni suo touchpoint, fisico e digitale. Il progetto ha visto l’implementazione della piattaforma CX – Commerce eXperience di Venistar per la parte di Order Management System con l’obiettivo di gestire gli ordini B2C, unificando così le vendite sui vari canali e accedendo in tempo reale ai dati di business relativi a inventario, ordini e clienti.

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APTOS, LA RIVOLUZIONE DIGITALE NELLA SUPPLY CHAIN È GIÀ REALTÀ

Andrea Basso, Sales director Italy di Aptos

WORKDAY MIGLIORA L’INCLUSIONE CON VIBE Inclusione e promozione delle diversità sono due concetti chiave nel mondo del lavoro. Workday, società specializzata in applicazioni cloud per la finanza e le risorse umane, ha creato due soluzioni, VIBE Central e VIBE Index in grado di aiutare i responsabili HR a promuovere le iniziative in materia di appartenenza e diversità e a valutare meglio l’inclusione, l’appartenenza e l’equità, appunto (Value Inclusion, Belonging, Equity, VIBE in inglese). La prima, VIBE Central, si propone come una base dati e offre contenuti di best practice e report per fornire alle imprese una visione centralizzata della diversità e della composizione della propria forza lavoro in modo da valutare meglio quali ambiti presentano eventuali lacune in materia di pari opportunità in termini di assunzioni, promozioni, leadership o dimissioni. Il secondo strumento, VIBE Index, che utilizza Workday Prism Analytics, misura la performance relativa per intensificare gli sforzi in materia di appartenenza e diversità e stabilire una strategia in materia di appartenenza e diversità.

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“Da tempo i retailer stanno investendo nella digitalizzazione della supply chain. In questo panorama, la pandemia di Covid-19 ha agito come un acceleratore, facendo adottare le nuove tecnologie lungo tutto il ciclo di vita del prodotto”. Lo racconta Andrea Basso, Sales director Italy di Aptos, società che opera nel settore retail technology solutions, secondo cui sono molte le aree dove si sta vivendo una evoluzione verso il digitale. “Bozzetti e disegni digitali, per esempio, possono essere condivisi e modificati in modo collaborativo. I buyer e gli area manager possono condividere immagini e dati di prodotto in remoto e inviare tempestivamente imput per adeguare il design di una collezione alle esigenze dei mercati locali. Nuove applicazioni per la realtà aumentata e la realtà virtuale aiutano a visualizzare tessuti e materiali e loro vestibilità. L’integrazione con PLM consente poi di visualizzare un prodotto in modo realistico e da diverse prospettive”. E nel futuro? “Molti retailer stanno pensando di estendere queste tecnologie per ottenere subito feedback dei consumatori, testare prodotti su mercati locali e attivare progetti di crowdsourced design.

DEDAGROUP STEALTH CRESCE CON SOSTENIBILITÀ E OMNICANALITÀ Il prodotto Stealth the Fashion Platform di Dedagroup Stealth comprende due nuovi moduli pensati per monitorare le performance di sostenibilità e potenziare la gestione dell’ordine digitale nonché il servizio di customer care. Rilevare e valutare le proprie performance di sostenibilità è prioritario per l’industria della moda al fine di favorire la redazione di bilanci di sostenibilità. Integrando la reperibilità di questi dati nelle routine delle aziende si semplificano sia i processi che la valutazione dei Kpi di sostenibilità scelti. Una piattaforma tecnologica in grado di offrire una vista sul dato anche in questo ambito comporta un vantaggio competitivo per l’impresa. I recenti cambiamenti che hanno visto coinvolto il comparto retail hanno reso sempre più rilevante la gestione dell’ordine digitale. Altra complessità che impatta sulla gestione del dato, che deve garantire una rilevazione puntuale per massimizzare l’efficienza dell’esperienza acquisto online, è potenziare un aspetto delicato per la brand reputation: il customer care. Su queste premesse Dedagroup Stealth sviluppa il proprio Stealth Oms.

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digital & tech

FILOBLU, È IL MOMENTO DI RIPENSARE L’AZIENDA IN OTTICA DIGITAL BASED

Christian Nucibella, Ceo e fondatore di FiloBlu

LECTRA PRESENTA FURNITURE ON DEMAND La crisi sanitaria del Covid-19 sta accelerando la trasformazione dell’industria manifatturiera, soprattutto nell’arredamento e i produttori devono adattarsi alla crescente domanda di arredamento personalizzato. Lectra, azienda che progetta soluzioni industriali intelligenti per brand, produttori e retailer combinando software, apparecchiature, dati e servizi ha presentato Furniture On Demand by Lectra, l’offerta 4.0 dedicata alla produzione di arredamento personalizzato e in piccole serie. Si tratta di una soluzione chiavi in mano per i produttori di poltrone e divani che aiuta i produttori a industrializzare e ottimizzare la produzione sia di piccole serie che di ordini personalizzati grazie a processi di produzione ad hoc (Made to Order e Made to Customize). In pratica, acquisisce automaticamente le informazioni su stili, materiali e componenti del prodotto direttamente dagli ordini dei clienti. I dati vengono trasformati in ordini di taglio, trasmessi alla sala taglio e monitorati in tempo reale durante l’intero processo. Si accelera la produzione, minimizzando il rischio di errori.

La pandemia ha trasformato lo scenario di mercato. “Le organizzazioni tradizionali sono da sempre caratterizzate da barriere tra le divisioni interne che impediscono una visione univoca e un approccio integrato ai diversi canali, il passaggio a modelli digital based richiede invece un cambio di prospettiva che coinvolge l’azienda a 360°”, spiega Christian Nucibella, Ceo e fondatore di FiloBlu, società di consulenza strategica on e offline. Il risultato? “Affrontare un processo di trasformazione digitale implica il ripensare anche l’organizzazione interna, i ruoli e i rapporti con l’ecosistema di riferimento oltre ai mercati/canali da approcciare”, continua Nucibella. Obiettivo di FiloBlu è accompagnare i brand verso la maturità digitale generando risultati tangibili (sin dal breve termine) su cui, spiega Nucibella, “scommettiamo con un meccanismo di revenue basato sulle performance generate”. Tre le aree di attività di FiloBlu: Digital Transformation, per spostare la prospettiva del business in ottica omnicanale, Performance Optimization, ottimizza le performance commerciali, finanziarie, marketing ed operative e Go-to-Market, per un ingresso rapido sui mercati.

TEMERA INNOVA IN MODO VISIONARIO IL SEGMENTO MODA E LUSSO Temera realizza soluzioni premium in ambito IoT che facilitano la trasformazione digitale della filiera del settore Fashion&Luxury. Dal 2009 sono più di 60 i brand ai quali fornisce servizi: implementando supply chain resilienti ed accelerando le operations di queste prestigiose realtà su scala globale, l’azienda nata nel cuore del Mugello opera in oltre 100 paesi nel mondo. Temera si occupa sin dalla nascita di soluzioni per la tracciabilità: grazie alle opportunità fornite dalla tecnologia Blockchain ora punta a trasformare ulteriormente i processi delle aziende del lusso. Sicuramente la trasparenza sarà una delle chiavi di ripresa per il settore moda. L’azienda afferma dopo essersi confrontata con molti brand in un osservatorio privilegiato: “I marchi si sono obbligati a fornire una risposta concreta alla domanda di trasparenza e sostenibilità da parte dei consumatori finali”. Nasce così la soluzione t!Care per tracciare le filiere di materia prima esponendo in trasparenza le certificazioni di sostenibilità.

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INTERVISTA A DAVID PAMBIANCO E ALESSANDRO BINELLO

MADE IN ITALY FUND VERSO UN POLO “LUXURY SPORTSWEAR” di Rossana Cuoccio

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Da sinistra, David Pambianco e Alessandro Binello


intervista

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l fondo di private equity, gestito e promosso da Quadrivio & Pambianco, torna a investire nel fashion. Alessandro Binello, AD di Quadrivio e David Pambianco (CEO di Pambianco e Managing Partner di Made in Italy Fund), raccontano come creeranno un gruppo industriale specializzato nella moda.

Avete appena messo a segno una nuova e importante acquisizione, come vi state muovendo? A.B. La logica di acquisizione di Dondup segue tutte le nostre operazioni precedenti. Le nostre linee di investimento sul fashion riguardano società cosidette ‘rising star’, ovvero aziende che stanno crescendo molto come GCDS o Rosantica, oppure aziende con un heritage importante come nel caso di Dondup e 120% Lino. L’obiettivo è quello di creare un grande gruppo di luxury sportswear che promuova e valorizzi le sinergie attuabili tra l’azienda acquisita e alcune delle realtà già in portafoglio. Mi parli dell’ultimo investimento, Dondup… D.P. Dondup ha chiuso il 2020 con un fatturato di oltre 52,6 milioni di euro e un EBITDA di 14,2 milioni di euro con una quota export prevalentemente europea, pari al 35%. L’acquisizione da parte di Made in Italy Fund intende sostenere ulteriormente lo sviluppo del business, attraverso un piano di espansione internazionale, con focus in Europa e, in un secondo step, nel mercato statunitense. Promuoveremo e rafforzeremo il posizionamento del brand, attraverso una strategia di comunicazione mirata, e tra le leve per lo sviluppo del marchio, c’è anche il potenziamento del canale retail e dell’online. Come la pandemia ha influito sul comparto del fashion & luxury in termini di operazioni straordinarie e, nello specifico sulle vostre strategie? A.B. Il settore ha reagito in maniera attiva. In generale si è osservata una grande volontà di fare operazioni di aggregazione in tutti i comparti, soprattutto nel fashion. E tutto ciò è stato accelerato dal processo di digitalizzazione delle aziende. Made In Italy Fund, investito per il 70%, ha alzato il target da 200 a 300 milioni di euro proprio perché c’è una grande necessità di equity nel settore del made in Italy che per noi è sinonimo non solo di fashion, ma anche di design, cosmetica e food&wine. La pandemia ha notevolmente accelerato i processi di investimento perché chi stava crescendo bene ha capito che doveva cogliere le opportunità. Sono state privilegiate le aziende più digitali, quelle legate al luxury sportswear e quelle che allo stesso tempo possono avere uno sviluppo internazionale e retail, perché una volta sparita la pandemia tutto, ci auguriamo, ritornerà alla normalità. È di poco più di quattro mesi fa l’acquisizione della maggioranza di GCDS, cosa avete implementato al brand dei fratelli Giuliano e Giordano Calza e quali sono gli obiettivi? D.P. Gli obiettivi su GCDS sono molto ambiziosi. Abbiamo in mente una crescita importante del fatturato nell’arco di 3-4 anni attraverso uno sviluppo internazionale, soprattutto in Asia dove ci aspettiamo di aprire diversi negozi, con partner locali o tramite joint venture, come quella che stiamo definendo in Cina. Allo stesso tempo andremo a sviluppare il canale digitale, per il quale abbiamo appena assunto un head of digital e content manager, e spingeremo verso la più tradizionale strategia di apertura di flagship store. Abbiamo appena inaugurato uno store a Roma, in via del Babuino, con l’obiettivo di far scoprire tutto il mondo di GCDS, che è in continua trasformazione, raggiungendo il consumatore in maniera globale.

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intervista

Quali strategie avete in mente, invece, per Rosantica, il marchio di borse gioiello e accessori preziosi, che avete rilevato sette mesi fa? D.P. L’azienda, fondata dalla presidente Michela Panero, sta andando molto bene ed è più conosciuta della dimensione che ha. La strategia su questo brand è prettamente digitale con l’obiettivo di posizionarlo sul segmento lusso con l’apertura di corner nelle città più importanti del mondo perché è appunto un brand internazionale. Lavoreremo per renderlo più digitale e accessibile. La gamma prodotto sarà ampliata, c’è già uno studio per sviluppare prodotti non solo per la sera (in cui il brand è già forte), ma anche per il giorno. Come sta andando 120% Lino, azienda che produce abbigliamento in lino e altre fibre naturali, entrata nel vostro portafoglio nel 2018 come prima vostra prima operazione? A.B. Stiamo parlando di un’azienda leader nel suo settore. La strategia verso 120% Lino sta rispettando gli obiettivi che si era prefissata, ovvero concentrare le aperture negli Stati Uniti. Quindi sono stati aperti negozi, sia sulla East Coast che sulla West Coast, e adesso stiamo iniziando a vedere i primi frutti di questi investimenti. Ovviamente, essendo un marchio basato sul retail, dovremo aspettare il ritorno dei consumatori nei negozi (che peraltro in America è già iniziato). Siamo molto soddisfatti anche del prodotto perché essendo ecologico rispetta appieno il valore della sostenibilità in cui il nostro fondo credo molto. Quali sono i vostri progetti futuri sul settore fashion? Avete già messo gli occhi su altri settori e marchi in particolare? D.P. Quella delle calzature è una realtà che ci manca, pertanto stiamo studiando un’operazione nel settore delle sneakers. E rimane sempre vivo il nostro interesse per il mondo digitale. Stiamo guardando a brand che siano ‘rising star’ o a società che possano avere un potenziale internazionale. Entro settembre prevediamo di concludere altre 3 acquisizioni (due nel segmento fashion e una nel settore del vino online). Che tipo di valore aggiunto un fondo di private equity può apportare a una società operante nel segmento fashion? A.B. Made in Italy Fund è un fondo tematico in cui la specializzazione è il punto di forza. Siamo un fondo atipico, nato con l’idea di offrire competenze. Nel nostro team ci sono persone che hanno 30-40 anni di esperienza nel settore del fashion. Offriamo sì soldi, ma soprattutto competenze. Il valore aggiunto che la nostra realtà può dare è un po’ diverso da quello di un fondo di private equity non specialistico. Abbiamo un team specialistico, competente un po’ in tutte le aree funzionali, dalla produzione alla ricerca di fornitori, di distributori, di joint venture a livello internazionale. Questo è forse il motivo per il quale abbiamo chiuso molti più deal dei nostri concorrenti in questo periodo, proprio perché veniamo riconosciuti nell’ambito delle PMI italiane come un unicum. Più che operazioni finanziarie facciamo operazioni e progetti industriali. Pensiamo che il futuro del private equity, soprattutto per specifici settori, sia quello di portare soldi ma allo stesso tempo esperienza e lungimiranza nei progetti di crescita.

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intervista

Dall’alto un’immagine della produzione di Dondup e della boutique Dondup di via della Spiga a Milano; un look uomo e donna di 120% Lino; il GCDS store di via del Babuino a Roma e due immagini delle borse gioiello di Rosantica

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PH: Pixabay

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analisi di Giulia Sciola

La moda si aggrappa al WEB. Nel 2020 il Covid impone una TRASFORMAZIONE STRATEGICA Lo scorso anno ha inevitabilmente visto crescere l’incidenza dell’e-commerce sui ricavi delle aziende di settore. Per i colossi è la conferma della necessità di un’accelerazione digitale.

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bilanci 2020 della moda come testimonianza della Covid disruption e di una sempre maggiore incidenza dell’e-commerce sulle vendite. È infatti nei conti di un anno duramente segnato dalla pandemia che emerge, contraltare alla crisi del retail, lo slittamento dei consumi verso la rete. Vale per il fast fashion e per i giganti dello sportswear, ma anche per il lusso. Le diverse fasi di chiusura dei negozi monomarca e delle boutique, nell’ultimo anno, hanno portato i clienti a fare acquisti online. I big spender internazionali, inoltre, hanno comprato su Farfetch, Net-a-porter, Mytheresa o sui siti delle griffe quello che in altri anni compravano, da turisti, nelle vie dello shopping più note del mondo. Segnali dello shift in corso sono anche il superamento di Walmart da parte di Amazon, diventato così il primo rivenditore di moda negli Usa, e la conversione dei negozi tradizionali in hub per l’e-commerce. LA RETE TRAINA IL LUSSO “Con la pandemia che tiene le persone a casa – spiega il report The State of Fashion 2021 di Business of Fashion e McKinsey & Company -, il 2020 potrebbe essere ricordato come l’anno in cui le vendite al dettaglio di moda hanno registrato lo shift definitivo verso l’online. In un periodo di soli otto mesi, la quota di vendite di moda e-commerce è quasi raddoppiata dal 16% al 29% a livello globale, facendo un balzo in avanti pari a sei anni di crescita”. Danno man forte a questa tesi i numeri dei big di settore. Lvmh ha archiviato il 2020 con ricavi per 44,7 miliardi di euro, in flessione del 17% sul 2019. La performance ha registrato un lieve miglioramento durante il Q4, quando il colosso di Bernard Arnault ha riportato un calo di appena il 3% a livello organico, contro il -7% del Q3, il -38% del Q2 e il -17% del Q1. Nei 12 mesi il gruppo ha visto forte accelerazione delle vendite

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analisi

online, che ha in buona parte compensato la chiusura dei negozi. Simile l’andamento del competitor Kering, che ha chiuso il 2020 con ricavi per 13,1 miliardi di euro, in calo del 17,5 per cento. Nel solo Q4 la flessione risulta però limitata a un -4,8%, segno della ripresa del mercato. Tra i diversi canali di vendita, alle difficoltà del retail (-15,9%) e del wholesale (-17,4%), fa da contrappeso il +67,5% dell’online, che ha raggiunto il 13% delle vendite retail. Il mercato cinese e il web hanno limitato la flessione 2020 anche per le italiane Moncler, Ferragamo, Tod’s e Brunello Cucinelli. LA TRASFORMAZIONE DI INDITEX E NIKE Dai conti di Inditex arriva il messaggio simbolo del doppio volto di un anno segnato dalla pandemia, ma anche da un’intensa trasformazione strategica. Il gigante spagnolo del fast fashion, nell’esercizio concluso il 31 gennaio 2021, ha visto l’e-commerce crescere del 77%, ma, soprattutto, ha visto la rete generare, secondo l’analisi di Bloomberg, “un terzo dei ricavi totali”. Il boom dell’online (la cui incidenza nel 2019 era del 14%) ha quindi accelerato rispetto alle stesse previsioni della controllante di Zara: a giugno 2020, Inditex aveva infatti stimato che l’e-commerce sarebbe arrivato al 25% del fatturato nel 2022. Nei 12 mesi le vendite del gruppo si sono assottigliate da 28,2 a 20,4 miliardi di euro, mentre i profitti sono crollati del 70% a 1,1 miliardi. Il giro d’affari del web ha superato i 6,6 miliardi di euro, con 5,3 miliardi di visite agli e-shop delle controllate (+50 per cento). “Inditex – spiega Bloomberg – ha raggiunto l’obiettivo di ottenere il 25% delle entrate dall’e-commerce due anni prima del previsto poiché la pandemia ha cambiato le abitudini di consumo. L’azienda investirà 1 miliardo di euro, tra il 2020 e il 2022, per rafforzare ulteriormente il proprio business digitale”. L’innovazione in chiave tech è al centro delle strategie di un altro colosso, Nike. Il CEO John Donahoe guida il gruppo dello swoosh verso un modello di vendita direct-to-consumer, dove c’è sempre meno spazio per i rivenditori terzi (molti contratti di fornitura sono cessati nel 2020, per uno stop definitivo che dovrebbe concretizzarsi quest’anno) e sempre maggior tutela dei propri margini. Nel Q3 dell’esercizio 2020-21 Nike ha evidenziato ricavi in crescita del 3% a 10,4 miliardi di dollari (circa 8,7 miliardi di euro). Le vendite dirette del gigante dello sportswear hanno segnato un +20% a 4 miliardi di dollari, mentre l’utile trimestrale ha toccato quota 1,4 miliardi (+71 per cento). Nel Q3 i ricavi digitali del solo marchio Nike sono aumentati del 59%, ha affermato la società, citando una forte crescita in ogni regione. AMAZON BATTE WALMART Nella sfida tra giganti per il dominio del mercato, nel 2020 Amazon ha superato Walmart, diventando il primo rivenditore di abbigliamento negli Stati Uniti. Lo ha reso noto un’analisi di Wells Fargo, secondo le cui stime, le vendite 2020 di abbigliamento e calzature di Amazon negli Stati Uniti sono aumentate di circa il 15% a 41 miliardi di dollari, il 20-25% in più rispetto a quelle di Walmart. “Ciò rappresenta una quota dell’11-12% di tutto l’abbigliamento venduto negli Stati Uniti e del 34-35% di tutto l’abbigliamento venduto online - hanno dichiarato in una nota alla Cnbc gli analisti della multinazionale di servizi finanziari -. Stimiamo che Amazon supererà i 45 miliardi di dollari di vendite di abbigliamento e calzature nel 2021”. Il gruppo di Seattle ora rivendica una quota dal 30% al 35% del mercato dell’abbigliamento e delle calzature online, ha affermato Wells Fargo. Collaterale alla centralità dell’e-commerce, infine, la corsa di molte insegne ai dark store, hub dedicati e progettati per servire i clienti della rete. Il calo del prezzo degli affitti dei locali commerciali e l’aumento dell’online hanno portato al moltiplicarsi di questi magazzini logistici, ubicati dove precedentemente erano ubicati i negozi. Durante le fasi di lockdown, iniziative simili sono state adottate dai player spagnoli Inditex, El Ganso ed El Corte Inglès. Questo tipo di hub, del resto, favorisce consegne rapide, trovandosi nel centro città o in zone residenziali. 40

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INTERVISTA A ALESSANDRO DELL’ACQUA

ALESSANDRO DELL’ACQUA racconta il suo rapporto con MILANO dagli esordi ai tanti progetti in cantiere. di Marco Caruccio

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Alessandro Dell’Acqua


intervista

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na Marilyn Monroe contemporanea fissa l’obiettivo mentre alle sue spalle si staglia l’inconfondibile profilo della Stazione Centrale di Milano. Alessandro Dell’Acqua ha deciso di scattare le immagini della collezione pre-fall 2021 di N°21 tra le camere dell’Hotel Gallia, luogo storico della città che negli anni ha testimoniato l’ascesa dello stilista nel mondo della moda internazionale. Tra i nomi di punta della fashion week milanese, il designer ha un rapporto speciale con il capoluogo lombardo che ospita il suo headquarter polifunzionale e una prestigiosa boutique nel Quadrilatero. Oltre al lavoro, la città fa da sfondo alle lunghe passeggiate tra Porta Venezia e Porta Vittoria insieme all’inseparabile Gringo.

Un napoletano a Milano. Qual è il suo primo ricordo della città? Mi sono trasferito a Milano a 18 anni. Ho trovato il mio primo lavoro da Enrica Massei, una delle designer più avant garde dell’epoca. La mia prima impressione è stata quella di una città che si svelava poco a poco. In che cosa è cambiata principalmente la città negli ultimi anni? Ci sono luoghi a me particolarmente cari che divennero popolari in quegli anni e che oggi sono diventati dei classici milanesi che mantengono un fascino senza tempo. Molti dei luoghi che in quegli anni erano estremamente popolari, grazie alla visibilità di Milano post Expo, hanno vissuto una rinascita. La pandemia ha lasciato però un segno indelebile. Oggi Milano è una città ferita nel profondo e ci vorrà tempo per ripristinare l’energia e la vitalità che l’hanno sempre contraddistinta. Un difetto di Milano che vorrebbe cambiare. Per la sua internazionalità tende ad essere troppo esterofila. È piena di talenti ma spesso non ce ne accorgiamo e tendiamo a celebrare chi viene da Parigi, Londra o New York. I luoghi che preferisce visitare, che la fanno stare bene. L’area di Milano a cui sono più affezionato è quella tra Porta Venezia e Porta Vittoria. Qui ho sempre abitato e ho sempre avuto il mio atelier. E in quest’area, oltre a casa e a lavoro, ritrovo alcuni tra i luoghi a me più cari. Amo immergermi nell’atmosfera sospesa nel tempo della Casa Museo Boschi di Stefano o camminare per i saloni di Villa Necchi. A pochi passi, la Sala Venezia, storica balera che ha fatto da cornice a innumerevoli cene danzanti tra amici. Mi piace passeggiare con il mio cane Gringo nei giardini di largo Marinai d’Italia e sfogliare riviste nel cortile interno della pasticceria Sissi. Tra i ristoranti della zona sono particolarmente affezionato alle Specialità di via Calvi con il suo stile rustico anni 80. Una caratteristica di Napoli che vorrebbe trasportare qui. La spontaneità e l’accoglienza dei suoi cittadini. Come definirebbe l’headquarter di N°21 in via Archimede? L’headquarter di N°21 è caratterizzati da una facciata completamente nera che, insieme all’architettura postmoderna anni 80 preesistente, dà all’esterno un aspetto austero e allo stesso tempo scultoreo. L’ingresso rende omaggio agli eleganti ingressi milanesi della zona progettati da architetti milanesi quali Portaluppi, Gio Ponti o Caccia Dominioni. Annesso al palazzo, ho avuto la fortuna di poter ristrutturare un garage che ad oggi viene utilizzato per sfilate, shooting e showroom vendita.

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intervista

Ha recentemente lanciato un progetto volto ad aiutare i nuovi talenti: in cosa consiste? Con Tomorrow ho presentato un programma di consulenza di cui beneficeranno due designer emergenti a stagione, uno italiano e l’altro internazionale presso lo showroom Garage Ventuno. Io mi propongo come guida per la parte creativa e per lo sviluppo della collezione, mentre Tomorrow offre il proprio sostegno per lo sviluppo della produzione e la distribuzione. Questa stagione ha visto il debutto di AC9 e Nensi Dojaka. In Nensi Dojaka ritrovo l’ossessionata ricerca di femminilità ed erotismo, qualcosa di molto vicino al mio dna. AC9 invece arricchisce tessuti molto basici con costruzioni inaspettate. Sono convinto che la nostra iniziativa volta al sostegno di giovani talenti costituisca una vera e propria occasione per entrare in contatto con un’ampia platea di stampa, buyer internazionali e operatori del settore. Come ha progettato il suo primo monomarca nel cuore del Quadrilatero? La boutique è divisa in tre spazi, ciascuno concepito con una propria estetica fatta di contrasti e forti contenuti architettonici. Il primo spazio è caratterizzato dall’opposizione cromatica di bianco e nero nel marmo del pavimento, da soffitti in policarbonato, da pannelli a muro in bachelite e da una boiserie-scultura. La seconda stanza, invece, è fatta con espositori a specchio che decorano le pareti, creando un effetto spazio-dilatato. Al centro, un tavolo Art Déco diviso in sei parti, ciascuna contenuta in un box di cristallo, è un richiamo all’opera di Damien Hirst. La terza stanza, dedicata agli accessori, è un omaggio all’architettura milanese. Cosa rappresenta per lei sfilare all’interno del calendario ufficiale di Milano fashion week? Per me rimane un appuntamento di grande visibilità a cui non si può rinunciare. Con una sfilata in presenza o virtuale, è per me fondamentale trasmettere allo spettatore la passione e l’amore per ciò che faccio. Quali sono le differenza tra la fashion week di Parigi, che conosce bene grazie all’esperienza da Rochas, e quella di Milano? Parigi ti permette di osare di più a tutti i livelli: location, donne, collezioni. E le istituzioni ti sostengono, anche se sei un piccolo brand indipendente. A Milano è più difficile osare, siamo più cauti e le regole sono difficili da infrangere. Collezioni moda per donna, uomo e bambino, una linea beauty lanciata di recente e la collaborazione con Elena Mirò appena svelata. Ci sono altri progetti in serbo per il 2021? Stiamo valutando alcune opportunità per dare continuità e allo stesso tempo ampliare la linea beauty lanciata con Garage Ventuno. Sto inoltre lavorando a delle capsule collection che esplorano nuove categorie merceologiche. La collezione pre-fall 2021 di N°21 è stata scattata all’interno di un luogo speciale, l’Hotel Gallia. Come mai lo ha scelto? Ho dedicato questa collezione a Marilyn Monroe perché in lei riconosco un atteggiamento molto moderno della sensualità. Quello che mi affascinava dell’Hotel Gallia è il contrasto tra la sua storica facciata liberty, quasi decadente, e interni estremamente moderni, in cui si mescolano design milanese contemporaneo e dettagli senza tempo. Descriva Milano usando solo 3 parole. Forte nella personalità, sensuale nelle architetture, sorprendente per i contrasti che la caratterizzano. Un po’ come il mio ideale di donna.

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intervista

Dall’alto in senso orario: capsule Alessandro Dell’Acqua x Elena Mirò, look N°21 A/I 2021-22, Garage Ventuno, flagship in via Santo Spirito, lookbook pre-fall 2021

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dast.agency

NEW OPENING › BELLUNO PIAZZA DEI MARTIRI 29 › STIMM.COM


WHAT’S NEW? Romantic memories

di Marco Caruccio

Questo mese ha compiuto 80 anni ma la sua influenza continua ad essere palpabile. Quando Vivienne Westwood, indiscussa regina del Punk, rispolverò corsetti e demi-crinoline i critici coniarono il termine ‘New Romantic’. Le collezioni femminili autunno/inverno 2021-22 sembrano nuovamente strizzare l’occhio a indumenti che non sfigurerebbero alla corte di Versailles. Lo confermano le cascate di rouches presenti sulle passerelle (virtuali) e le voluminose nuvole di tulle, spesso in nuance sorbetto. Colori neutri e fit over sono invece gli ingredienti principali dei completi oversize, da indossare come continua a fare da oltre quattro decenni Diane Keaton, protagonista di ‘Annie Hall’, indimenticabile capolavoro (anche stilistico) di Woody Allen. Le it-bag di stagione non corrono il rischio di passare inosservate; molte compagnie aeree le relegherebbero in stiva ma potrebbero essere complici preziose per eventuali traslochi.


Runway

Andrea Pompilio Christian Pellizzari Emporio Armani

Gabriele Colangelo

IL RITORNO DI DIANE KEATON

La famosa attrice non cessa di essere, per una volta è il caso di dirlo con cognizione di causa, un’icona di stile. A partire dalla celebre pellicola ‘Annie Hall’ (1977), l’artista americana ha reso celebri i maxi suit dal fit generoso che ora tornano prepotentemente in voga. Bigger is better.

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Calcaterra Massimo Alba

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Vivienne Westwood

Cividini


tendenze

Mario Dice Giambattista Valli

Valentino

Christian Siriano

90S ROMANTICISM

Un’inedita generazione di inguaribili romantiche sta salendo alla ribalta. Blumarine e Giambattista Valli fotografano perfettamente il ritorno di certe silhouette smaccatamente anni 90 decorate da rouches e strascichi. A rendere contemporanei gli outfit ci pensano galoche e cuissard.

Chiara Boni La Petite Robe

Longchamp Blumarine

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Giorgio Armani

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tendenze

Rick Owens

Thom Browne

Miu Miu

Louis Vuitton

LET IT SNOW

Complice l’emergenza sanitaria, Miu Miu e Thom Browne hanno presentato le proprie collezioni in alta quota. Le modelle hanno sfilato tra sentieri innevati celebrando una delle principali tendenze del prossimo inverno: maxi piumini di ispirazione sportswear ma, perché no?, anche couture.

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Dsquared2

Ermanno Scervino Tom Ford

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GCDS


tendenze

Laura Biagiotti Genny

Drome

Salvatore Ferragamo

BIANCO LATTE

Niente a che fare con l’omonima pasticceria milanese in via Turati. Il candore del bianco risplende attraverso sperimentazioni knitwear e completi formali. Sfumature cremose e nuance ottiche colorano total look pronti a fare breccia nel monotono grigio metropolitano.

MRZ Simona Marziali

Luisa Spagnoli Ports 1961

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Elisabetta Franchi

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tendenze

Sunnei

Alberta Ferretti

Fendi

Marni

COME MARY POPPINS

Il rischio di incorrere in un’imposta immobiliare è tutt’altro che improbabile. Le borse di stagione non sono semplicemente maxi, le dimensioni suggeriscono la somiglianza a veri e propri pied a terre-à-porter. Ideali per trasportare non solo smalto e rossetto ma l’intera profumeria di quartiere.

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Brunello Cucinelli

Gabriela Hearst

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Tod’s Gianluca Capannolo


tendenze

Simone Rocha Andreas Kronthaler Vivienne Westwood

Dior

Act N°1

NUVOLE DI SEDUZIONE

Il tulle, tecnicamente una garza composta da fili resistenti minuziosamente intrecciati a macchina, acquista spazio nel guardaroba della prossima stagione. Dalle sofisticate sperimentazioni di Simone Rocha alle balze di Dior fino al voluminoso wedding gown firmato Luisa Beccaria.

Red Valentino Veronica Iorio

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Aniye By

Luisa Beccaria

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tendenze

Antonio Marras

Missoni

Etro

Pierre-Louis Mascia

GIPSY QUEEN

Tessuti a contrasto, pattern vivaci, colori sgargianti. Un mix and match dal sapore gitano ha animato le passerelle autunno/inverno 2021-22 tra mantelle, poncho e cardigan tricot. L’heritage di Etro e PierreLouis Mascia fotografa il desiderio di tornare a viaggiare, anche solo aprendo l’armadio.

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Marine Serre

Alanui Anna Sui

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Chloè


tendenze

Philosophy di Lorenzo Serafini Alessandro Dell’Acqua x Elena Mirò

Versace

Moschino

HEART OF RED

La supersexy di Versace, l’urban posh di Victoria Beckham, la college girl by Philosophy di Lorenzo Serafini, la Drama Queen firmata Moschino. Donne diverse ma tutte accomunate dal rosso porpora che infuoca le proposte più disparate, comprese quelle pensate da Alessandro Dell’Acqua per Elena Mirò.

Del Core

Carolina Herrera

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Victoria Beckham

Beatrice B

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INTERVISTA A FAUSTO PUGLISI

“ROBERTO CAVALLI sarà un continuo ping pong tra HOLLYWOOD e la strada” di Marco Caruccio

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Fausto Puglisi


intervista

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oberto Cavalli torna a ruggire. Pochi giorni prima dell’ultima edizione di Milano Moda Donna il brand italiano ha svelato la prima collezione realizzata da Fausto Puglisi, direttore creativo dallo scorso autunno. Gli scatti realizzati da Max Vadukul fotografano il mix di sensualità e luxury streetwear infuso dallo stilista siciliano. Roberto Cavalli sembra aver ritrovato un’identità felina coerente con il proprio heritage, lontana dalle sperimentazioni azzardate di Peter Dundas e Paul Surridge. Nonostante i promettenti curricula, i precedenti designer non sono riusciti a replicare i successi raggiunti dal brand a cavallo del nuovo millennio. Dal 2019 la casa di moda è passata da Clessidra Sgr al fondatore e presidente di Damac Properties, Hussain Sajwani, attraverso la sua società di investimenti privati Vision Investments. A rimarcare la svolta all’interno della maison, lo scorso anno è stato segnato dall’arrivo di Ennio Fontana nel ruolo di direttore generale, seguito dall’addio del CEO Gian Giacomo Ferraris mentre, pochi mesi fa, è stato annunciato l’ingresso di Antonella Leoni alla direzione del marketing. Nello showroom milanese Fausto Puglisi spiega come sarà la nuova era della griffe.

Com’è avvenuto l’approccio con i vertici di Roberto Cavalli? Il primo contatto arriva da New York e mi chiedono di incontrare subito Sajwani a Firenze; in seguito ci sono stati altri meeting sul Lago di Como e a Dubai, c’è stata subito alchimia. Ho rispetto per chi ha una visione e il coraggio di perseguire le proprie ambizioni. Come si è accostato allo stile Roberto Cavalli? Nel 2021 non è semplice declinare il sogno hollywoodiano all’interno della quotidianità. Ho attinto dalle origini di Roberto Cavalli che nasce come denimwear in grado di sperimentare tinture, lavaggi e applicazioni innovative. Ho disegnato tutto io a mano in sei settimane, senza l’ausilio del computer, cercando di interpretare un dna potente che la gente non ha dimenticato perché legato agli anni Duemila. In quel periodo ero a New York e ricordo perfettamente Sarah Jessica Parker nominare costantemente il brand in ‘Sex and The City’ così come Victoria Beckham, Jennifer Lopez e Sharon Stone in Cavalli sui red carpet. Quanto c’è di Fausto Puglisi? La collezione include anche cose mai fatte da me, ad esempio ci sono solo stampe animalier, nuance neutre e nero, nessun colore primario. Oggi i codici della sensualità sono cambiati. Anche una call su Zoom diventa un evento, ma si sceglie un look più rilassato. Questo tipo di dimensione è espressa dalla maglieria in jaquard di ciniglia, da blazer, camicie, bluse, pantaloni. Qual è la percezione di Roberto Cavalli oggi? Roberto Cavalli, Gucci e Versace sono i tre brand in assoluto più citati nelle canzoni rap quindi dalla cultura popolare che nasce nelle periferie. Un marchio così intriso di italianità è riuscito ad arrivare nel Bronx, nel quartiere di Harlem e quindi ai giovani. Ho attinto alla fluidità di genere, a valori come l’inclusività, rappresentati dalla serie ‘Euphoria’ con la mia amica Zendaya, un perfetto spaccato delle generazioni di adesso.

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intervista

A quali riferimenti ha attinto per la collezione? Ho sempre amato mixare l’alto e il basso, la mia playlist Spotify passa da Beethoven agli AC/DC a Katy Perry. Sulla scia di questi contrasti nascono le felpe decorate da candide piume e stampe di zanne mannare. I bermuda da wrestler convivono con maxi collier dorati a forma di tigri. Le voluminose gonne di raso sono indossate insieme agli anfibi. Il celebre abito ‘Profumo’ di Roberto l’ho cambiato nei volumi per renderlo più contemporaneo e ora convive con i lavaggi di denim. I circa 600 pezzi includono anche borse animalier, indumenti logati e altri decorati da una semplice ‘C’, simile a un sigillo reale. Il mondo delle calzature ingloba stivali cuissard, sneakers e décolleté i cui tacchi riprendono il profilo di artigli felini. Che rapporto ha con le stampe animalier, da sempre sinonimo del marchio? Adoro l’animalier perché è da sempre simbolo di potere, uno status regale. Ho voluto renderlo più pittorico, ad esempio la tigre bianca e il manto zebrato diventano segni grafici. Mentre il giaguaro è stato bagnato con spray neri, rivisitato per le donne di oggi. A causa dell’emergenza sanitaria non è stato possibile allestire una sfilata. Come si immagina il ritorno il passerella di Roberto Cavalli? Notte degli Oscar, feste a Cannes, sfilate milanesi all’Arco della Pace. Con una tradizione simile il debutto in passerella non sarebbe potuto avvenire a porte chiuse, quello di Cavalli dovrà essere necessariamente un evento d’impatto. Per la prima volta oltre agli abiti da sera la collezione include proposte streetwear, come si coniugano con il glamour di Roberto Cavalli? Oggi un ragazzo di Berlino veste come uno di Shanghai e Los Angeles, certo i lessici possono differire ma non esiste più un total look, si mixa Cavalli con le sneakers Nike e il pezzo di Zara. Ho voluto creare un guardaroba delle meraviglie da cui ognuno può prendere quello che vuole e interpretarlo in maniera personale. Cavalli sarà un continuo ping pong tra il sogno hollywoodiano e la strada, le modalità sono molteplici. ‘Strada’ significa in primis social perché arrivano subito alla gente.

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intervista

Roberto Cavalli autunno/inverno 2021-22

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progetti di Sabrina Nunziata

McArthurGlen non si ferma tra INVESTIMENTI e iniziative ON e OFFLINE McArthurGlen Group, proprietario, sviluppatore e gestore di Designer Outlet in Europa, guarda all’anno in corso con “moderato ottimismo”. Lo racconta Donatella Doppio, regional director italy, aggiungendo che il gruppo ha confermato il piano di investimenti di oltre 40 milioni per Serravalle, al cui interno verrà realizzato un water park. L’ultimo anno è stato particolarmente sfidante per il comparto outlet, come è andato per voi? I nostri centri hanno sofferto per la natura del loro business model che vede un mix tra retail, ristorazione, turismo. I nostri numeri sono stati in linea con quelli registrati dall’intero comparto e riportarti da Cncc, che ha registrato chiusure per oltre 100 giorni e un calo del 40 per cento. Nel nostro caso però, la contrazione è fortemente motivata anche dalle limitazioni turistiche, essendo gli outlet tra i siti più visitati in Italia. L’estate è alle porte e la speranza è riaprire. In che modo siete organizzati? Tra le varie iniziative, abbiamo sempre offerto fin dall’inizio mascherine, gel igienizzanti e contingentiamo gli ingressi. L’anatomia dei nostri outlet rende l’esperienza sicura in quanto, proprio come nei centri città, abbiamo strade e piazze all’aria aperta. Non solo, avendo degli ingressi identificabili e una regia di comando unica, possiamo mantenere un rigido controllo sui flussi. Abbiamo poi lanciato i friends&family online e prolungato il calendario commerciale, evitando promozioni concentrate in un solo giorno. Non a caso, abbiamo ottenuto la certificazione Safeguard Covid 19 da parte dell’ente internazionale Bureau Veritas per lo shopping sicuro. Avete lanciato diverse iniziative che spaziano dall’on all’offline… Esatto, tra queste si conta ‘Shopping da casa’ che permette ai clienti di visionare e acquistare le collezioni presenti nei negozi tramite WhatsApp o email, e quindi interagire direttamente con gli shop assistant. Nonostante questo servizio persisterà anche post pandemia, noi continueremo a privilegiare l’esperienza fisica come parte integrante del nostro modello di business, ulteriormente agevolata dal servizio ‘By appointment’ che consente di fissare il proprio slot di shopping in store. Ci sono dei progetti particolari che riguardano i vostri outlet in Italia? È stato confermato il piano di investimenti di oltre 40 milioni di euro per Serravalle che comporta la costruzione di sette unità che vanno ad arricchire il brand mix, e nelle quali sono compresi Off-White, con il primo store all’interno di un outlet, e Starbucks. Un’altra parte dell’investimento riguarda il mondo dell’intrattenimento, con la costruzione di un’area famiglia di 2000mq interamente dedicata alle famiglie che, oltre a una nuova playground, un baby park e un’area pic-nic, vedrà l’apertura di un water park, unico esempio nel comparto di riferimento. Quali sono le prospettive per l’anno in corso? Nonostante la pandemia, guardiamo con moderato ottimismo al 2021. 60

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Le aziende si raccontano

in collaborazione con:

HUNGARIAN FASHION & DESIGN AGENCY

SIMEST

YVES ROCHER

ONE OCEAN FOUNDATION

VENISTAR

MICAM MILANO

SOLOS

GALLERIA CAVOUR

SOPRA STERIA

CLEARPAY

NYLOLITE B.PLUS


One Ocean Foundation

One Ocean Forum da cui è nata la Fondazione

Sette linee guida per un’industria sostenibile della moda Moda e sostenibilità sono compatibili? Secondo l’indagine “Business for Ocean Sustainability - The Fashion Industry” di One Ocean Foundation, le soluzioni esistono e sono da ricercarsi nell’intera filiera. Si parla ormai da molti anni della salvaguardia del Pianeta e della tutela delle persone, ma oggi più che mai, il mondo sta chiedendo alle aziende di diventare più sostenibili. In particolare lo sta invocando all’industria della moda, tra le più inquinanti. Si stima che circa 1400 trilioni di microfibre stiano inondando i nostri mari che, con sostanze inquinanti e altri contaminanti, mettono a rischio la biodiversità marina. Come ridurne quindi l’impatto ambientale? Le soluzioni sono da ricercarsi nell’intera filiera. One Ocean Foundation cerca di rispondere con Business for Ocean Sustainability - The Fashion

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Industry, l’indagine realizzata in collaborazione con SDA Bocconi Sustainability Lab e il patrocinio di Camera Nazionale della Moda Italiana, che presenta una proposta di 7 linee guida per un’industria sostenibile della moda. Responsabile dal 4% al 10% delle emissioni globali di CO2 – di cui il 30% viene assorbito dagli oceani - l’industria della moda supera l’impronta di carbonio dei voli internazionali e del trasporto marittimo, pari circa alla stessa quantità totale di gas serra emessa ogni anno da Germania, Francia e Regno Unito messe insieme. E, negli anni a venire, la situazione potrebbe peggiorare, se si

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considera che nel decennio in corso si prevede un incremento di oltre il 63% del consumo globale di abbigliamento: da 62 milioni di tonnellate nel 2019 fino a 102 milioni di tonnellate nel 2030. Lo studio di One Ocean Foundation, condotto attraverso un’analisi approfondita dei report di sostenibilità di 28 aziende del fashion, sostiene che rendere tutto più sostenibile è possibile purché ci sia un approccio olistico. È necessario abbandonare la convinzione che l’impatto del settore sull’ambiente sia circoscritto alla sola fase produttiva, ma che questo interessi tutte le fasi della value chain, dall’estrazione delle materie prime, al consumo, fino ad arrivare allo smaltimento del prodotto. Anche le istituzioni e i consumatori possono fare la loro parte con piccoli e concreti gesti (guidati talvolta dalle aziende stesse) per un consumo più consapevole e ocean friendly. Ecco le 7 linee guida per un’industria della moda che sia realmente sostenibile: 1. Fare ricorso a una pianificazione strategica, definendo obiettivi concreti, implementando iniziative lungo tutta la value chain e monitorandone i risultati; 2. Adottare pratiche sostenibili in fase di coltivazione e produzione delle materie prime; 3. Ripensare il design e gli imballaggi, dalla progettazione alla produzione, fino allo smaltimento; 4. Migliorare la filiera logistica al fine di rimuovere le emissioni di CO2; 5. Sensibilizzare i propri clienti verso comportamenti di consumo sostenibili, attraverso modelli di business innovativi e precise indicazioni per la cura degli indumenti.

One Ocean Foundation, fondata a marzo 2018 da un’idea dello Yacht Club Costa Smeralda, è un’iniziativa italiana di rilevanza internazionale dedicata alla conservazione degli ambienti marini. La mission della Fondazione è di accelerare soluzioni ai problemi degli oceani - ispirando istituzioni, aziende e individui-, promuovendo un’economia blu sostenibile e migliorando la conoscenza degli ecosistemi

6. Svolgere attività di ricerca e sviluppo in ogni fase della value chain; 7. Garantire trasparenza e tracciabilità dei prodotti, favorire partnership virtuose e adottare standard e certificazioni per rafforzare e ufficializzare il proprio impegno in materia di sostenibilità. Cambiare quindi si può. L’industria della moda si sta già attivando in questa direzione, lo dimostrano le best practice che alcuni brand (come ad esempio Patagonia, Asos, Benetton...) in alcuni passaggi specifici della loro catena del valore, hanno già iniziato ad adottare con successo riconoscendo il proprio impatto ambientale e attivandosi concretamente per cercare di minimizzarlo. È possibile scaricare il report completo sul sito di One Ocean Foundation (1ocean.org).

BUONE PRATICHE PER LA SOSTENIBILITÀ DELL’OCEANO NEL SETTORE DELLA MODA

marini attraverso l’ocean literacy. L’elemento distintivo di One Ocean Foundation è rappresentato dal proprio network di partner e da un comitato scientifico di alto livello che permette alla Fondazione di selezionare e sviluppare progetti ad alto impatto in tre aree specifiche: blue economy, progetti ambientali e progetti di educazione e sensibilizzazione. “Se si pensa a quanto le risorse naturali siano importanti per il nostro benessere

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e la nostra salute, così come per lo sviluppo di molte imprese, prendersi cura del nostro ecosistema è, oggi più che mai, fondamentale. Oggi le aziende hanno l’opportunità, e la responsabilità, di ripensare ai propri modelli produttivi e invertire la rotta verso una strategia di profitto che sia sostenibile e abbia a cuore la salute delle nostre acque” - commenta Riccardo Bonadeo, vicepresidente di One Ocean Foundation.

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Yves Rocher

Il futuro di Yves Rocher corre grazie al successo della formula Social Selling Il colosso francese investe nel digital potenziando l’innovativo canale Social Selling, diretto in Italia da Milena Pellegrino. La manager racconta l’evoluzione di una professione che, dalla vendita «porta a porta», è passata all’interazione online senza dimenticare il costante contatto umano con clienti attuali e potenziali. Quando è stato introdotto e cosa rappresenta il Social Selling per Yves Rocher in Italia? Quando nel 1984 Yves Rocher arriva in Italia, lo fa con un sistema di vendita basato su un modello di business dal doppio binario distributivo: negozi monomarca da una parte e vendita diretta dall’altra. Per quanto riguarda il Social Selling, si è lavorato giorno dopo giorno per migliorare ed evolversi costantemente con l’ambizione di consolidare la posizione della marca come leader nel settore della vendita diretta in Italia. Sono state sviluppate diverse attività per modernizzare ed innovare questo specifico sistema di

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vendita, seguendo principalmente i trend digitali più innovativi e quelli dei social media, e per eliminare tutti quei pregiudizi che sono esistiti su questo mestiere, rendendolo sempre più credibile, moderno, digitale e sempre più accattivante. Ormai parliamo sempre di più di Social Selling, un modello di business in cui si utilizzano principalmente i social media per trovare, interagire e relazionarsi con i clienti, offrendo valore e accompagnandoli all’acquisto. È l’evoluzione della «vendita diretta» o di quello che un tempo veniva nominato «porta a porta». È un lavoro che appassiona da anni migliaia di persone in tutta Italia.

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Come viene organizzato il social selling? Il social selling appassiona da anni migliaia di persone in tutta Italia, contando ad oggi ben oltre 220mila tra donne e uomini, affascinati da un’opportunità di lavoro che permetta una totale indipendenza di gestione dei tempi e modi di lavoro. Siamo capillari sul tutto il territorio italiano attraverso 8 Direttori Regionali che gestiscono diverse aree d’Italia con una struttura lineare e orizzontale, e non a cascata, che prevede una crescita da Consulente di Bellezza (+220.000), a Capogruppo (+7.000) e infine a Responsabile di Zona (+400) per chiunque lo desideri. L’incarico che offriamo è totalmente libero da vincoli ed indipendente. Quale percentuale rappresenta il social selling all’interno delle vendite complessive del brand? Il peso del canale Social Selling è da sempre stato fondamentale per la crescita della filiale italiana anche all’interno del Gruppo Rocher e ha permesso all’Italia di inserirsi, in termini di fatturato, come la seconda filiale nel mondo all’interno delle filiali del brand Yves Rocher e al primo posto in termini di fatturato legato al Social Selling, seguita da Messico e Portogallo. La realtà del social selling infatti è internazionale ed oggi presente in 6 Paesi nel mondo (Italia, Portogallo, Messico, Tailandia, Grecia, Mauritius). A livello italiano, il suo peso conta circa il 70% del fatturato totale, dimostrazione dell’eccellente gestione e della forza stessa del team. A fronte di questo continuo successo, a partire da settembre 2020 la filiale italiana si è unita in un unico cluster con il Portogallo per portare il proprio case study di successo e accompagnare il Paese verso un processo di crescita e consolidamento del Social Selling. Siamo molto soddisfatti dei risultati ottenuti anche nel 2020, chiudendo a +21% verso il 2019.

un format video di intrattenimento e informazione, totalmente in digitale, che vedrà coinvolti in prima persona 6 protagonisti della rete di vendita, che racconteranno con un tono di voce estremamente personale, le loro storie di approccio al social selling. Lodovica Comello è il volto d’eccezione che apre questo nuovo format, amata sia dal pubblico televisivo, sia da quello dei social network, dove è seguitissima, e rappresenta un’opportunità per la marca Yves Rocher di far conoscere a sempre più persone il mondo del Social Selling e abbattere tutti i dubbi a riguardo.

In alto: Milena Pellegrino, Direttrice Social Selling Yves Rocher Italia. Scannerizzando il QRcode o visitando il sito www.yves-rocher.it è possibile esplorare l’opportunità del Social Selling Yves Rocher

In cosa consiste il progetto #ACTalks nato all’interno della campagna internazionale di comunicazione Act Now dedicato al Social Selling di Yves Rocher? Il formato #ACTalks permette di ispirare chi non conosce il mondo del Social Selling approfondendo e conoscendo le storie dei protagonisti del canale di vendita, mettendo in luce le caratteristiche e i benefici di questa professione. È

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Galleria Cavour

Galleria Cavour, una nuova era Sostenibilità, innovazione e rispetto ambientale, da oltre 60 anni sono le linee-guida su cui poggia l’attività di Galleria Cavour, cuore dello shopping dei top brand nel cuore di Bologna. Al suo debutto, ora, il nuovo sito web e un nuovo logo, altamente museale, che ne ricorda le origini. Mentre anche in Galleria Cavour, si attende la ripresa post lockdown in questi lunghi mesi si è continuato a progettare, con uno spirito legato coerentemente alle scelte delle origini. E, per fare focus sui prossimi obiettivi, si è ritenuto indispensabile ritrovare le radici, ossia il momento della fondazione, e la vera anima della Galleria Cavour, tra moda ed eleganza, design e architettura. L’ingegner Paola Pizzighini Benelli, Amministratore Unico di Magnolia, da 8 anni alla guida della immobiliare di famiglia che comprende, oltre alla Galleria, anche Palazzo Boncompagni, spiega a Pambianco Magazine come i contenuti

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del nuovo sito web www.galleriacavour.it – on line da poche settimane - sono pensati per mettere in risalto e comunicare con maggiore forza i valori di cui Galleria Cavour è portatrice fin dalle sue origini, alla fine degli anni ’50: sostenibilità, innovazione e rispetto ambientale. Ultimo recentissimo traguardo, l’acquisizione della certificazione ‘Carbon Neutrality’, per cui Galleria Cavour entra a pieno titolo tra le aziende che oggi scelgono il contrasto ai cambiamenti climatici come driver di crescita. La stessa strategia a cui hanno già aderito top brand del fashion business come Armani, Gucci, Cucinelli, Tod’s, Polo Ralph Lauren,

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Barbour, Borbonese, che non a caso hanno scelto la location di Galleria Cavour. Il palazzo razionalista di via de’ Foscherari da cui, negli anni ‘50, prende il via il progetto urbanistico di Galleria Cavour, peraltro, è già improntato a una visione ecologica ed avveniristica per l’epoca, con il riscaldamento a pavimento con termopannelli e un roof garden nel cuore dell’edificio. Il nuovo sito web www.galleriacavour.it, online da pochi giorni, è caratterizzato da un nuovo logo, non a caso, altamente museale, in linea con la storicità del complesso urbanistico: un pittogramma che si ispira alla facciata razionalista (a cura del designer bolognese Federico Poggioli mentre lo shooting è stato affidato a DSL studio). “Nella reimpostazione del sito www.galleriacavour.it abbiamo innanzitutto pensato a un rebranding del logo, e a contenuti che raccontino anche le nostre origini, e parlino della ‘vera anima‘ di Galleria Cavour, che da sempre è moda ed eleganza, ma anche design e architettura”, spiega Paola Pizzighini Benelli. Moda, benessere, food, arte, e cultura: dalle numerose immagini sezionate, emergono sul sito le tante sfaccettature di ‘destinazione d’uso’, che fanno parte della ‘visione’ con cui nel ’59 il progettista, ingegner Giorgio Pizzighini, concepì questo edificio razionalista nel cuore della città medievale. Ma Galleria Cavour è anche la storia della moda a Bologna, il luogo dove da sempre si incontrano brand che rappresentano stile ed innovazione sotto il comune denominatore dell’eccellenza. Tutte presenze di rilievo, queste, che fanno parte dell’heritage. Sul sito www.galleriacavour.it, si possono visitare digitalmente i

negozi, la parte food rappresentata da Emporio Armani Ristorante e Caffè, e i servizi lifestyle. Il coinvolgimento sociale e l’intensa attività culturale in cui Galleria Cavour ha rivestito un ruolo predominante nel corso degli anni, viene ben documentato sul neo sito web nelle sezioni ‘arte’, ‘cultura’ ed ‘eventi’. Un impegno, quello sul terreno della promozione culturale, che prosegue tuttora più che mai. La grande Mostra GREGORIO XIII e MICHELANGELO PISTOLETTO - DAL RINASCIMENTO ALLA RINASCITA, dedicata a Michelangelo Pistoletto, si inaugura a Palazzo Boncompagni il 7 maggio prossimo (fino al 18 settembre).

In alto, il nuovo logo della Galleria Cavour e la facciata razionalista. A sinistra, lo store di Gucci all’interno della Galleria Cavour In apertura, Paola Pizzighini Benelli

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Sopra Steria

Oltre il front-end. Soluzioni Sopra Steria per un e-commerce efficace Per una customer experience proficua e soddisfacente vanno considerati non solo gli aspetti visibili di un e-shop, ma anche la struttura delle operations e la logistica. Lo spiega la società di consulenza, servizi digitali e sviluppo software. Avere un e-commerce non è più sufficiente. È la costruzione di un’e-commerce efficace e strutturato a misura del cliente finale una delle direttive di Sopra Steria per un’economia digitale di successo. L’azienda, leader europeo nella consulenza, nei servizi informatici e nello sviluppo software, propone un’offerta end-to-end capace di rendere aziende e organizzazioni più competitive, coniugando una conoscenza approfondita dei diversi mercati e delle tecnologie più innovative, in una dimensione collaborativa. “L’e-commerce – ha raccontato a Pambianco Magazine Enrico Cantoni,

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Direttore della divisione Retail, Fashion & Industria di Sopra Steria Italia - non è solo una piattaforma, ma un ecosistema di piattaforme digitali e di servizi che vanno prima immaginati e strutturati, poi tradotti in una customer journey efficace, declinata secondo abitudini e cultura d’acquisto nei diversi mercati. Sopra Steria è partner delle aziende, su scala globale, con strumenti che permettono di massimizzare l’efficacia dell’esperienza d’acquisto, orchestrando i vari elementi di tale ecosistema e garantendo la vista unica del cliente, con idee creative sviluppate in coerenza con l’immagine del

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marchio e del suo storytelling, ma anche agendo a livello di modello operativo, che deve supportare l’omnicanalità ed essere reattivo”. In uno scenario competitivo dove tutti hanno un e-commerce diventa fondamentale sviluppare un “point of difference”. Per ottenere questo risultato Sopra Steria opera su tre dimensioni principali: la prima è quella di individuare dei servizi innovativi che possano migliorare l’esperienza del cliente finale. Un primo esempio può essere la scelta di offrire un’opzione per il pagamento rateale. Un secondo esempio è quello del video-clienteling (offrire ai propri clienti la possibilità di video-chattare con un concierge, basato presso una boutique oppure presso un dark store). La seconda dimensione riguarda l’efficienza e la spinta alla conversione. In questo senso, Sopra Steria applica un approccio data-driven al design: vengono sviluppate più versioni delle pagine- o componenti-chiave, lasciando che siano i dati (attraverso un A/B testing) a mostrare la strada più corretta. L’ultima dimensione è quella legata alla direzione creativa e allo sviluppo di concept innovativi. L’ecommerce, proprio come il negozio fisico, non può essere considerato solo un “luogo di vendita” ma – al contrario - deve contribuire attivamente alla costruzione del brand. “Nel disegnare la customer experience – ha aggiunto Simone Oltolina, Head of marketing, Service design & AI di Sopra Steria - vanno considerati non solo gli

Enrico Cantoni, Direttore della divisione Retail, Fashion & Industria di Sopra Steria Italia

aspetti legati al front-end ma anche gli aspetti legati alle operations e alla logistica. La nostra expertise, di natura end-to-end, ci permette di offrire una consulenza a 360°. Nell’immaginare una strategia omnichannel dobbiamo considerare, inoltre, che l’e-shop non è solo il sito proprio di un brand, ma si affiancano la presenza sui marketplace, come Farfetch, o sulle piattaforme in crescita nei diversi Paesi. Si pensi all’importanza di presidiare le destinazioni di shopping online in Cina o le stesse opzioni di social-commerce”. Sempre più cruciale per le aziende, infine, il tema della sostenibilità: tutela dell’ambiente e salute del consumatore sono temi oggi ineludibili per il sistema moda. “Sostenibilità – ha continuato Oltolina – può voler dire investire in una produzione sostenibile, ma anche, se pensiamo a una piattaforma digitale, includere indicatori della quota green dei diversi prodotti o del loro ciclo di vita”. Il tema è dunque articolato, si va dalla tracciabilità del capo alla creazione di iniziative per la compensazione del carbon footprint, fino al tema del second hand. In ogni caso, sottolinea Sopra Steria, questo tema deve riflettere un impegno a lungo termine delle aziende e non limitarsi a iniziative isolate. ll second hand si inserisce nelle nuove abitudini di consumo. Tra le opzioni di re-commerce c’è la creazione di un marketplace C2C, basato su una piattaforma white-label, in cui permettere ai fan del brand di mettere in vendita i loro capi.

Simone Oltolina, Head of Marketing, Service design & AI di Sopra Steria

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Nylolite B.Plus

Nylolite B.Plus incrementa il suo approccio cold resistant e hi-tech La collezione autunno/inverno 2021-22 del brand di Fgf Industry è ricca di capispalla che garantiscono la massima protezione e sicurezza. Non mancano ingegnosi dettagli tecnologici e la spinta propulsiva verso una moda streetwear luxury. Nylolite B.Plus svela la nuova collezione autunno/ inverno 2021-22 all’insegna dell’evoluzione tecnologica. Il brand di proprietà di Fgf Industry mixa l’heritage di Blauer Usa con le ultime tendenze urbane dando vita a uno streetwear luxury che si presta a molteplici interpretazioni. I capispalla sono realizzati con minuziosa attenzione, come fossero dei veri e propri indumenti sartoriali. Grazie agli innumerevoli dettagli ergonomici le proposte Nylolite B.Plus garantiscono la massima protezione e sicurezza. La tasca sul petto, tratto distintivo del brand sin dal suo esordio, diventa un alleato speciale contro l’oscurità: il mobile light hole permette l’inserimento dello smartphone e, azionandone la torcia, assicura un’ottima visione notturna, lasciando le mani libere. Ogni capospalla è realizzato con tessuti altamente performanti, e spesso troviamo delle sovrapposizioni di tessuti diversi che fanno sembrare

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il capo composto da due giubbotti sovrapposti. Per migliorare la resistenza alle intemperie le cuciture sono incollate o nastrate. Il vero must have della stagione è rappresentato dal Technical Knit, la maglia in poliestere imbottita in piuma che può essere indossata in alternativa al giubbotto per garantire il massimo comfort e ancora più calore. I colori usati rispecchiano le nuance metropolitane includendo tutte le sfumature del grigio, ma anche il verde oliva scuro, l’arancio e il blu. Applicazioni e texture a contrasto ravvivano l’impatto estetico degli indumenti che fondono innovazione e hi-tech. I capi autunno/inverno 2021 Nylolite B.Plus sono eleganti e versatili, adatti ad ogni situazione, avveniristici per trattamenti e materiali. Le imbottiture sono realizzate in piuma vera che, complici i tessuti tecnici con i quali sono realizzati i giubbotti Nylolite B.Plus, assicura il massimo isolamento dalle temperature più rigide.

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Hungarian Fashion & Design Agency

Zsófia Bata-Jakab, CEO dell’Agenzia Ungherese di Moda e Design

Milano celebra nuovamente le promesse della moda ungherese La partnership con la Camera Nazionale della della Moda Italiana ha aiutato i giovani talenti dell’Hungarian Fashion & Design Agency, protagonisti della fashion week digitale di febbraio con sfilate live-streamed da migliaia di views. L’ultima edizione di Milano Moda Donna dedicata alle collezioni autunno/inverno 2021-22 ha rinsaldato la partnership professionale tra l’Hungarian Fashion & Design Agency e Camera Nazionale della Moda Italiana. I due enti hanno iniziato a collaborare nel 2018, raggiungendo un accordo strategico per aiutare congiuntamente gli attori del settore della moda ungherese ad accedere ai mercati internazionali. Nell’ambito di tale accordo è stato creato un programma di mentoring internazionale, grazie al quale per molti brand ungheresi si sono aperte nuove prospettive in tutto il mondo. L’indicatore principale del successo del programma è una base di esportazione più ampia e una comprovata posizione sui mercati esteri per gli stilisti che completano il percorso. L’aspetto più importante del programma di mentoring internazionale è la partecipazione a MFW. A causa dell’emergenza sanitaria gli organizzatori della manifestazione hanno proposto un’edizione digitale che 72

ha ospitato sette brand ungheresi presenti con una sfilata live-streamed lo scorso febbraio: ABODI, CUKOVY, Elysian, Kata Szegedi, MERO, THEFOUR e ZIA Budapest. L’Agenzia Ungherese di Moda e Design ha scelto di svelare le creazioni dei brand sotto l’egida di Budapest Select, fornendo così una visibilità più elevata al design ungherese agli occhi dei buyer che hanno assistito all’evento. “Grazie al nostro programma di mentoring internazionale congiunto con CNMI abbiamo potuto ancora una volta partecipare alla MFW. Anche se in modo diverso i contenuti video e le immagini delle collezioni sono state condivise attraverso il sito ufficiale dell’evento visitato da migliaia di addetti ai lavori. Le proposte dei brand ungheresi possono inoltre essere acquistati all’interno del Budapest Select Concept Store online, lanciato a dicembre”, ha spiegato Zsófia Bata-Jakab, CEO dell’Agenzia Ungherese di Moda e Design.

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Micam Milano

MICAM Milano, lo show è digitale. Ma si punta al formato fisico a settembre Sono già oltre 2000 i buyer che si sono registrati su MICAM Milano Digital Show, la piattaforma digitale della fiera della calzatura che ospita le novità per l’A/I 2021-22. Nel frattempo, la kermesse guarda a settembre, con la speranza di tornare al formato fisico. Non solo proposte prodotto, ma anche workshop e talk a MICAM Milano Digital Show. La versione digitale di MICAM Milano, il salone internazionale della calzatura che solitamente si tiene fisicamente a Fiera Milano Rho, è tornato per la seconda edizione a partire dall’8 marzo e, fino all’8 maggio, ospita le novità di settore del prossimo A/I 202122 per le quali, finora, si sono registrati oltre 2000 buyer. “La rassegna deve di fatto ancora concludersi, quindi un bilancio potremo tracciarlo solo più avanti”, ha spiegato Siro Badon, presidente MICAM e Assocalzaturifici. “Al momento però il feedback degli operatori è positivo. La digitalizzazione in questo senso è stata di grande aiuto garantendo le attività di business”. Tra i macro trend che si possono individuare lungo gli stand virtuali, così come svelato da Wgsn in esclusiva per MICAM, ci sono ‘Conscious Clarity’, ovvero la sostenibilià con il conetto portabandiera di ‘less is

more’; ‘Phantasmagoria’, con dettaglia drammatici per esorcizzare le paure del momento; e ‘New Mithologies’, che mixa eredità e artigianalità per creare calzature contemporanee. Accanto all’offerta merceologica, come anticipato, non mancano gli eventi di contenuto di MICAMX, il laboratorio dedicato all’innovazione e alle proposte all’avanguardia nel mondo del calzaturiero. Per quanto riguarda la prossima edizione, “noi auspichiamo che il MICAM di settembre si possa organizzare nella veste tradizionale, in presenza. E naturalmente speriamo che nel prossimo dpcm del Governo finalmente si tolga il blocco delle fiere. Garantendo dunque la ripartenza per un intero settore”, ha aggiunto Badon. In ogni caso, “la pandemia ha accelerato alcuni processi in corso tra cui anche la digitalizzazione. Una rivoluzione che ha investito anche le fiere. Il giusto mix tra parte espositiva tradizionale e digitale è la via virtuosa per il futuro delle rassegne”.

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Venistar

CX Order Management System, il cuore pulsante delle operazioni omnicanale La piattaforma digitale omnicanale CX – Commerce eXperience si arricchisce di funzionalità per rispondere alle sfide globali dell’universo moda. Tra le innovazioni più interessanti, gli Ordini di Collezione, i Riassortimenti e il Multishipping per ordini B2C. Dainese, Forte_Forte, Geox, Moncler, Off-White, Versace, Vivienne Westwood. Sono solo alcuni tra i brand del fashion & luxury che hanno avviato progetti di innovazione digitale con CX–Commerce eXperience, la nuovissima piattaforma di headless commerce sviluppata da Venistar per rispondere concretamente ai cambiamenti e alle sfide di mercato che le aziende della moda e del lusso affrontano, sia a livello nazionale che internazionale. “I nostri clienti hanno come obiettivo ultimo quello di costruire una customer experience efficace attraverso i diversi punti di contatto per conquistare il consumatore”, dichiara Carlo Zuccon, Chief Technology Officer di Venistar – Gruppo Retex. “Ma una delle principali urgenze che i Brand si trovano ad affrontare è quella della visibilità in real time del proprio stock. Nel corso dell’ultimo anno la Business Unit Ricerca e Sviluppo di Venistar ha investito molto nello sviluppo di funzionalità innovative della piattaforma per soddisfare 74

le sempre maggiori esigenze dei Clienti. L’Order Management System è stato indubbiamente il perimetro d’azione su cui abbiamo concentrato gli investimenti, con il rilascio dell’OPI (One Pool Inventory), delle OBR (Omnichannel Business Rules) e dello SPR (Stock Protection Rules)”. Tra le innovazioni più interessanti apportate alla piattaforma vanno menzionate gli Ordini di Collezione (con refactoring del catalogo, videoclips, articoli correlati e area My Account), i Riassortimenti (disponibilità immediata, futura e Hybrid Order che possono contenere prodotti a catalogo, disponibili a magazzino o in ATP per gestire tutti i tipi di ordine, con impegno immediato dello stock da ogni device mobile), il Multishipping per ordini B2C (per gestire ogni singolo evento come picking, capture, shipment, cancellation per singolo pezzo e con la possibilità di spedire da magazzini diversi e/o in tempi diversi), gli ordini in store con pagamento tramite POS o Adyen Pay by Link.

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Clearpay

Clearpay arriva in Italia per soddisfare le esigenze dei Millennial Clearpay è un nuovo metodo di pagamento basato sullo stile di vita dei Millennial. Nato nel 2014 in Australia e arrivato in Italia a marzo, il gruppo vanta ora 13 milioni di clienti e 75.000 partner nel mondo, di cui già più di 200 nel nostro Paese. “Acquista ora, paga più tardi”: è questo il metodo di pagamento online di cui Clearpay – o Afterpay, come è conosciuta fuori dall’Europa – è leader a livello globale e che è sempre più apprezzato dalle nuove generazioni. Basti pensare che è stato scelto da 50 milioni di utenti nel mondo in 5 anni. Anche in Italia, grazie alla forte presenza di millennial, all’incremento della loro capacità di spesa e al loro crescente desiderio di modi nuovi, più innovativi e più convenienti per comprare online senza indebitarsi, c’è un grande potenziale per proporre servizi di pagamento basati su questo modello. Clearpay è la risposta a queste necessità: permette agli acquirenti online di acquistare ciò che desiderano pagando subito solo il 25% della somma e dilazionando il pagamento in 4 rate, sempre a interessi zero e senza commissioni, con un processo facile e veloce 100% online. I vantaggi sono numerosi anche per i retailer che

alle soluzioni di pagamento tradizionali desiderano affiancarne una innovativa come quella di Clearpay: innanzitutto, la liquidazione dell’intero importo della vendita avviene entro il giorno seguente, azzerando di fatto ogni rischio. Ci sono poi l’incremento del tasso di conversione (+22%), l’aumento dello scontrino medio (+20/+30%), la generazione di nuovi clienti e la riduzione del tasso di abbandono del carrello. “Il metodo ‘Acquista ora, paga più tardi’ riscuote grande successo tra millennial e GenZ anche in Italia. Con Clearpay, i retailer che vendono online possono soddisfare i desideri di queste generazioni e trarre il massimo dal loro business digitale, aumentando la customer base e proponendo un sistema di pagamento più sostenibile, a zero interessi”, afferma Federica Ronchi, Country Manager Italy Clearpay. Per maggiori informazioni e integrare Clearpay nel tuo eCommerce, visita www.clearpay.com/it.

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SIMEST

SIMEST si fa in quattro per supportare la competitività delle esportazioni italiane Si allarga la famiglia degli strumenti di SIMEST per le imprese italiane esportatrici: ai già operativi contributi ‘Credito Acquirente’ e ‘Credito Fornitore’ si aggiungono i nuovi ‘Contributo su Lettere di Credito Export’ e ‘Contributo su Leasing all’Esportazione’ Dopo un 2020 dedicato al rinnovamento dei finanziamenti agevolati per l’internazionalizzazione, potenziati grazie alle risorse stanziate dal Governo con il Patto per l’Export, nel 2021 l’attenzione di SIMEST si rivolge alle agevolazioni a supporto alle esportazioni. La società del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti – che da 30 anni si occupa di supportare finanziariamente le imprese italiane che operano anche all’estero – ha introdotto, infatti, due nuovi strumenti, gestiti in convenzione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, a disposizione delle imprese esportatrici italiane di beni di investimento. Si tratta del ‘Contributo su Lettere di Credito Export’, un contributo a fondo perduto rivolto alle imprese italiane che richiedono il pagamento delle proprie commesse estere tramite una lettera di credito emessa da una banca estera e finanziata a medio lungo termine da una banca italiana confermante, e del ‘Contributo

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sul Leasing all’Esportazione’, agevolazione applicabile su commesse export e, quindi, dedicata sia alle imprese italiane che concedono in leasing a medio lungo termine beni strumentali e relativi servizi, sia alle società di leasing italiane che acquistano beni e servizi da produttori italiani per concederli in locazione a controparti estere. I due strumenti si aggiungono alle altre agevolazioni già operative: il ‘Contributo Export su Credito Fornitore’, erogato in favore dell’esportatore italiano, e il ‘Contributo Export su Credito Acquirente’, concesso direttamente al cliente estero della nostra impresa esportatrice. Sono tutti contributi a fondo perduto che consentono alle imprese esportatrici, in particolare a PMI e imprese di media dimensione, di presentare offerte competitive rispetto ai competitor internazionali, aggiudicarsi le commesse e migliorare la propria posizione nello scacchiere internazionale. Un valore aggiunto che diventa ancora più prezioso nell’attuale contesto.

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SOLOS

SOLOS e SSL insieme per fornire soluzioni di intralogistica hardware e software Nel 2016 si sono trovati per la prima volta a lavorare per gli stessi clienti. Nel corso degli anni si sono avvicinati sempre di più, tanto da ufficializzare oggi la loro partnership che ha l’intento di “unire i flussi fisici e quelli informatici, integrando le due tecnologie”. Nasce la partnership tra SOLOS, system integrator specializzato in soluzioni di identificazione, anticontraffazione e tracciabilità e SSL – Servizi Sistemi Logistici, system integrator che distribuisce in Italia il sistema Schönenberger per le aziende di abbigliamento dalla produzione allo stoccaggio del prodotto finito. “Nel corso degli anni ci siamo trovati a lavorare con SOLOS per alcuni clienti in comune, come Herno, Stefano Ricci, Peserico, Pattern, International Promo Studio e Il Gufo”, spiega Alberto Gregotti, amministratore di SSL insieme a Massimo Dall’Olio. “Chi ha creato questo tipo di partnership è stato il cliente finale stesso, che, anziché comprare un prodotto alla volta, valuta l’implementazione di un progetto completo, e noi con SOLOS siamo in grado di fornirglielo”. “SOLOS è in grado di offrire soluzioni in maniera trasversale rispetto alla tecnologia scelta per raccogliere i dati sul prodotto”, aggiunge Alessandro Vivarelli, founder di SOLOS. “Che provengano da

barcode, tag RFID, o altri marker siamo in grado di garantire una gestione certa e affidabile del dato”. L’intento dell’unione è quello di “unire i flussi fisici e informatici, integrando le due tecnologie: quella più legata all’hardware, quindi i sistemi di trasporto aerei o su carrellino, propria di Schönenberger, e la parte software sviluppata da SOLOS”, spiega l’Ingegner Davide Dall’Olio, responsabile tecnico di SSL. “L’obiettivo finale è quello di dare al cliente una soluzione completa non solo dal punto di vista hardware ma anche software”. “Anche in un periodo di crisi come è stato il 2020, insieme siamo riusciti a portare a compimento tutti i progetti che ci sono stati richiesti”, fa eco Vivarelli. “Non solo ciò che era pianificato non si è fermato, ma si sono create nuove prospettive a dimostrazione che i progetti che realizziamo insieme non sono contingenti al momento, ma sono necessari per le strategie aziendali”.

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master di Alessia Perrino

Pambianco ACADEMY, i nuovi MASTER ONLINE sull’e-commerce e la sostenibilità Le tematiche scelte sono in linea con le ultime tendenze in materia di gestione aziendale, nettamente caratterizzate dalla richiesta di nuovi punti di riferimento per ripensare i modelli di business.

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ogliamo diventare il punto di riferimento nella formazione professionale dei settori fashion, design e beauty. La necessità di orientarsi nei nuovi scenari del consumo rende necessario per i professionisti un aggiornamento costante, verticale e dal forte orientamento digital e sostenibile”, ha commentato David Pambianco. Le tematiche scelte per i master di Pambianco Academy, la piattaforma di formazione realizzata da Pambianco, sono in linea con le ultime tendenze in materia di gestione aziendale, con una netta caratterizzazione legata alla richiesta di nuovi punti di riferimento per rimodulare i modelli di business. Fresco di realizzazione, il Master “Aprire e gestire un e-commerce: come sviluppare una strategia di vendita efficace” ha l’obiettivo di far comprendere ai partecipanti come poter avviare e utilizzare in maniera efficace questo canale di vendita, che riveste un ruolo centrale nelle strategie di crescita di ogni brand, sia attraverso canali proprietari che marketplace. Il secondo Master proposto è “Sostenibilità nel Fashion, Design e Beauty”, che si propone di fornire ai partecipanti tutti gli strumenti per avviare e gestire un percorso verso la sostenibilità all’interno della propria azienda. Il programma si suddivide in 4 aree specifiche, la prima delle quali dal titolo ‘Come iniziare un percorso di sostenibilità’ per proseguire poi con i macro-focus su ‘Responsabilità ambientale’, ‘Sviluppo delle risorse umane’ e ‘Trasparenza nella governance aziendale’. La proposta si avvale di un sistema di formazione con video-lezioni sempre disponibili, docenze di professionisti qualificati e testimonianze di manager delle più importanti aziende di settore. Per programma e costi, potete visitare il sito academy.pambianconews.com oppure scriverci a e-academy@pambianco.com

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fenomeni

Immagini Natrue

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fenomeni di Giulia Sciola

CERTIFICAZIONI e best practice per una bellezza SOSTENIBILE Quando un prodotto beauty è veramente green e a basso impatto? La risposta sta nel rispetto di disciplinari sempre più specifici e aggiornati. Cosmetica Italia si affianca alle aziende per attività di coaching.

U

n segmento in piena espansione, dove la domanda è alimentata da consumatori sempre più consapevoli e informati. Parliamo dei cosmetici green, oggetto del desiderio di clienti che, ancor più nel 2020, hanno visto acuirsi la propria sensibilità rispetto a temi come la salute, la tutela dell’ambiente, quella degli animali, e che nella cosmesi cercano dunque ingredienti a basso impatto. Tuttavia, individuare prodotti realmente bio non è semplice: a livello normativo non esiste una definizione univoca dei concetti di ‘naturale/bio’ e ‘sostenibilità ambientale’ riferita ai cosmetici. Allo scopo di permettere le rilevazioni statistiche sul settore, Cosmetica Italia ha sentito l’esigenza di tracciare un perimetro di classificazione individuando due aree: cosmetici a connotazione naturale/biologica (quelli in cui si riscontrano, tra gli altri, un alto numero di ingredienti biologici o di origine naturale nella composizione formulativa, nonché la conformità allo standard internazionale ISO16128) e i cosmetici con connotazione di sostenibilità ambientale/green (qui l’attenzione è sul ciclo di vita del prodotto e/o le politiche corporate dell’impresa verso la sostenibilità ambientale, sociale ed economica). Va a vantaggio dei consumatori anche la possibilità di cercare prodotti che godano di una certificazione bio, che viene rilasciata quando sono stati superati accurati controlli. Le principali certificazioni green o organismi certificatori oggi includono Ccpb, Natrue (acronimo di True Friends of Natural and Organic Cosmetics), attestazioni del consorzio Icea (Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale) o di Aiab (Associazione Italiana Agricoltura Biologica), Ecocert e BioAgriCert (organismo che dà alle aziende anche la possibilità di certificare in base al disciplinare VeganCert). A questi si aggiungono Ecolabel UE, marchio europeo che certifica il ridotto impatto ambientale dei prodotti, nel loro intero ciclo di vita, secondo il regolamento CE n. 66/2010, e la dicitura ‘Nickel, cromo e cobalted tested’, che verifica che le concentrazioni di metalli siano inferiori a una determinata soglia. APRILE/MAGGIO 2021 PAMBIANCO MAGAZINE

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fenomeni

IL CONTRIBUTO DI NATRUE “La pandemia Covid-19 ha avuto un grande impatto non solo sul modo in cui i consumatori percepiscono i cosmetici, ma anche sulle caratteristiche che devono avere - ha spiegato Natrue a Pambianco Beauty -. C’è più consapevolezza ora sull’importanza di prendersi cura dell’ambiente e della biodiversità, ma anche del proprio benessere. Per questo motivo, molti consumatori richiedono sempre più prodotti sostenibili con ingredienti naturali acquistati in modo responsabile ed etico. Sebbene vi sia stato un calo delle vendite di alcune categorie di prodotti per la cura della persona, saponi, gel e prodotti per la cura delle mani hanno registrato una forte crescita. Anche i cosmetici per la cura della pelle, principalmente del viso e del corpo, sono rimasti una categoria popolare tra i consumatori durante la pandemia”. Il nuovo standard 3.9 di Natrue riduce i livelli di certificazione dell’etichetta Natrue a due sole categorie, ‘naturale’ e ‘biologico’. Quali sono però gli sviluppi normativi, a livello Ue e internazionale, di cui i produttori devono tenere conto? Il Regolamento 1223/2009 sui prodotti cosmetici, che rappresenta la base giuridica per la produzione e commercializzazione di prodotti cosmetici nell’Ue, sarà adattato e aggiornato nei prossimi mesi. Ci sono una serie di sostanze che saranno valutate dal Comitato Scientifico per la Sicurezza dei Consumatori (Sccs) per stabilire l’uso nei cosmetici. “Ad esempio - prosegue Natrue-, la Commissione europea dovrebbe pubblicare la sua prima relazione annuale sulla situazione dei nanomateriali nei cosmetici nel primo trimestre del 2021. Vengono valutate le sostanze a rischio, sospettate di essere cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione (CMR) o gli interferenti endocrini (DE) dal Comitato Scientifico per la Sicurezza dei Consumatori (SCCS) per stabilirne l’uso controllato entro limiti di sicurezza o il loro divieto nell’uso di cosmetici nell’Ue”. Possiamo anche aspettarci ulteriori sviluppi riguardo alle raccomandazioni sull’uso di cannabis e sostanze correlate alla cannabis nei cosmetici da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. COMUNICARE LA SOSTENIBILITÀ In questo scenario l’industria della bellezza ha iniziato ad attuare o a rafforzare le proprie strategie di sostenibilità ambientale, con un impegno diffuso a misurare gli impatti di prodotti e produzioni. In particolare, le aziende pongono particolare attenzione ai processi produttivi in termini di emissione di CO2, consumi di acqua, gestione dei rifiuti e risparmio energetico, ma anche ai materiali che costituiscono il packaging, alla gestione dell’intera filiera (approvvigionamento materie prime, trasporto, logistica, etc..) e, come detto in precedenza, alla presenza di certificazioni di prodotto. Dal 2017, Cosmetica Italia Servizi e Green Bocconi accompagnano le aziende cosmetiche nel percorso di sviluppo delle loro performance ambientali, con il progetto ‘Sostenibilità in azienda’. L’edizione 2021 dell’iniziativa ha preso il via nelle scorse settimane, offrendo nuove occasioni di approfondimento; nella pratica, un consulente di Green Bocconi fa visita all’azienda e individua pratiche già di per sé virtuose, e dunque da potenziare e da trasformare in veri e propri progetti di sostenibilità. “Cosmetica Italia – ha dichiarato a Pambianco Beauty Matteo Locatelli, vice presidente di Cosmetica Italia – da quest’anno è attiva anche sul fronte della Sostenibilità Internazionale con percorsi dedicati supportati da Quantis. L’interesse per i nostri webinar è termometro dell’interesse per questi temi: il coinvolgimento è molto alto, ma è fondamentale passare dalla teoria alla pratica con il supporto di una corretta comunicazione. Da qui l’idea di percorsi di coaching. Tra i temi di approfondimento fondamentali anche le normative ambientali in vigore nei diversi mercati, il Green Deal europeo e gli obiettivi al 2030”. La necessità delle aziende, infine, è quella di ampliare l’organico con figure professionali a cui affidare la supervisione delle iniziative di sostenibilità.

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In arrivo otto store Primark

Primark ha annunciato l’apertura di otto nuovi negozi in tutta Italia entro la fine del 2022. Una decisione che riflette il continuo impegno del rivenditore nel mercato italiano, portando così a quattordici il numero complessivo di negozi Primark in Italia. Si inizia con l’inagurazione del primo negozio all’interno del centro commerciale Roma Est nella capitale durante la stagione estiva. Successivamente, entro la fine del 2021, sarà inaugurato anche il punto vendita presso lo shopping center Centro Sicilia di Misterbianco, in provincia di Catania, e lo store presso Megalò, il centro commerciale situato a Chieti. Entro la fine del 2022 Primark aprirà nuovi punti vendita anche presso Shopville Le Gru (Grugliasco, TO), Shopville Gran Reno (Casalecchio di Reno, BO), Centro Commerciale Campania (Marcianise, CE), Centro Commerciale Nave De Vero (Marghera, VE) e infine a Milano in via Torino, che ospiterà la sede centrale di Primark Italia. I nuovi store, che raddoppieranno la superficie commerciale totale di Primark sul suolo italiano portandola a 65mila metri quadrati, offriranno un’ampia gamma di prodotti per donna, uomo, bambino, inclusi calzature, accessori, biancheria intima, beauty e articoli per la casa. Inoltre, saranno presenti anche le collezioni di Primark realizzate interamente con materiali sostenibili, riciclati e organici.

Dior inaugura una boutique a Milano Dior apre una nuova boutique nel cuore di Milano, dove svelare le collezioni femminili di Maria Grazia Chiuri e il guardaroba maschile immaginato da Kim Jones. Lo spazio, situato in Galleria Vittorio Emanuele II, si sviluppa su due livelli.

Nuove aperture in Oriente per Lardini

A pochi mesi dall’inaugurazione dello store di Cesena, il marchio womenswear made in Italy sceglie di ampliare la sua rete retail con un indirizzo che si aggiunge agli oltre 50 punti vendita su tutto il territorio. Esteso su una superficie di 150 metri quadrati al civico 2 di piazzale degli Erri, il nuovo store Martino Midali si sviluppa su un unico livello con cinque importanti vetrine e una doppia arcata che personalizza l’ampio ingresso.

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Furla atterra negli Emirati Arabi

Furla inaugura un nuovo flagship store a Dubai, all’interno del Dubai Mall. Situato al piano terra della Fashion Avenue, è il secondo negozio di Furla a seguire lo store concept del flagship store milanese, ideato dallo studio David Chipperfield Architects Milano e inaugurato durante la settimana della moda meneghina, lo scorso settembre. La boutique di Dubai consiste in un unico piano che si estende su 149 metri quadrati e si sviluppa in una serie di stanze diverse, collegate tra loro da aperture ad arco.

Pinko si espande negli Stati Uniti

Pinko si espande negli Stati Uniti con l’apertura di un nuovo flagship store di 460 metri quadrati su tre livelli, nel quartiere di SoHo a New York, al 143 Spring Street. Il brand di abbigliamento, che vanta una presenza globale con oltre 250 negozi monomarca e in franchising e circa 1.500 punti vendita multibrand, oltre alla sede di SoHo appena inaugurata vede attualmente cinque negozi negli Stati Uniti, tra cui Bloomingdale’s a Manhattan, Atlanta e Miami; e le boutique dell’Aventura Mall e dei Bal Harbour Shops, a Miami.

United Colors of Benetton torna nelle Marche e sceglie Ancona

Lardini scommette nuovamente sul mercato coreano, uno dei suoi territori più importanti a livello di vendita e mediatico. Insieme al partner Shinsegae International, con il quale porta avanti una solida collaborazione dal 2016, apre un’altra boutique monomarca a Seoul presso la location Hyundai Main, dove era precedentemente presente con un pop-up. Ad oggi il brand italiano conta otto punti vendita in Corea del Sud, distribuiti strategicamente su tutto il territorio.

Martino Midali investe a Modena

All’interno sono disponibili le varie collezioni del brand, da Martino Midali Twelve Months, la capsule collection mono tessuto per tutte le taglie e tutte le donne, fino ai look più eleganti con la nuova collezione Party 2021 o ai capi continuativi dei guardaroba femminili della linea Essential.

United Colors of Benetton inaugura ad Ancona un nuovo punto vendita situato nel centrale corso Garibaldi. All’interno, in uno spazio di oltre 120 metri quadrati distribuiti su un unico piano, si possono esplorare le collezioni dedicate all’uomo e alla donna. Il gruppo vanta sul territorio nazionale oltre 1.000 punti vendita, di cui circa 40 nelle Marche.

Prénatal punta su Arezzo

Prénatal, l’insegna di riferimento per l’infanzia, apre un nuovo punto vendita ad Arezzo: 440 metri quadrati dedicati alla famiglia che cresce. All’interno, si può trovare tutto l’occorrente per soddisfare i bisogni delle neo e future mamme e i bambini dalla nascita agli 8 anni.

Elisabetta Franchi sbarca nel Principato di Monaco

Elisabetta Franchi inaugura un negozio monomarca a Monte Carlo, cuore pulsante della città-Stato Principato di Monaco. La boutique di 90 metri quadrati si colloca al piano terra del Metropole Shopping Monte-Carlo, uno dei complessi più significativi del quartiere monegasco, situato in Avenue des Spélugues.

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giro poltrone GIOVANNI ZOPPAS Tecnica Group

WILLY CHAVARRIA Calvin Klein Willy Chavarria, fondatore dell’omonimo brand lanciato nel 2015, è ora senior vice president of design per il Nord America e global essentials apparel per il menswear di Calvin Klein. In precedenza, il designer ha lavorato anche per Ralph Lauren e American Eagle Outfitters.

Giovanni Zoppas lascia Thelios. Da maggio 2021 sarà infatti il nuovo CEO e direttore generale di Tecnica, dove aveva già lavorato in veste di direttore generale di Nordica tra il 2003 e il 2006. Zoppas vanta una lunga serie di esperienze in grandi gruppi internazionali, quali Benetton, Gruppo Coin e Marcolin.

LEONARDO FERRAGAMO Salvatore Ferragamo Giro di poltrone in famiglia per Salvatore Ferragamo. Ferruccio Ferragamo lascerà la presidenza dell’azienda al fratello Leonardo, attuale amministratore delegato della Palazzo Feroni Finanziaria, cui fanno capo gli alberghi e le proprietà immobili e agricole.

MARGARET ZHANG Vogue China Margaret Zhang è la nuova editor-in-chief di Vogue China. La giovane, che va a prendere il posto di Angelica Cheung, conta 1,2 milioni di follower su Instagram e ha all’attivo diverse esperienze, tra cui quella di regista, direttrice creativa, fotografa, stylist e scrittrice.

MARCELLO FAVAGROSSA La Sportiva

MUGE ERDIRIK DOGAN Amazon Fashion

SUSIE MULDER Timberland

Giro di poltrone in casa Amazon che, alla presidenza della propria divisione fashion, ha nominato Muge Erdirik Dogan. La manager, che negli ultimi 13 anni ha ricoperto diverse cariche all’interno del colosso e-commerce, va così a prendere il posto di Christine Beauchamp.

Susie Mulder è la nuova global brand president di Timberland. La manager sostituirà Martino Scabbia Guerrini, che ha ricoperto il ruolo di presidente ad interim del marchio negli ultimi 14 mesi, e riporterà al presidente e CEO del gruppo Steve Rendle.

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La Sportiva ha nominato Marcello Favagrossa nel ruolo di general manager. Il dirigente, che succede a Lanfranco Brugnoli, da 19 anni al fianco del CEO e presidente Lorenzo Delladio, vanta una consolidata esperienza nel marketing di importanti aziende internazionali. MARCO TOMASETTA Montblanc Marco Tomasetta è il nuovo direttore creativo di Montblanc. Laureato all’Istituto Europeo di Design di Milano, il designer vanta una profonda conoscenza della pelletteria e degli accessori, grazie alle esperienze in importanti maison tra cui Givenchy, Prada, Chloé e Louis Vuitton.

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Il mondo a colori di OLIMPIA ZAGNOLI

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ono molte le donne che, in modo del tutto singolare e autentico, animano il caleidoscopico mondo di Olimpia Zagnoli, che a settembre sarà allestito dalla Fondazione Palazzo Magnani negli spazi cinquecenteschi dei Chiostri di San Pietro a Reggio Emilia. Dopo aver conquistato in pochissimi anni il mondo dell’editoria, della moda e della comunicazione, l’eclettica illustratrice torna nella città dove è nata nel 1984 con un progetto espositivo capace di valorizzare le innumerevoli sfaccettature del suo universo creativo. Figure bidimensionali, immagini sinuose, illusioni ottiche, accostamenti a contrasto e colori saturi. Un archivio di forme che ha preso corpo a partire dal 2008, dopo il diploma presso l’Istituto Europeo di Design a Milano, attraverso pubblicazioni su testate italiane e internazionali come Il Sole 24 Ore e il New Yorker; campagne di aziende quali Google, Apple, Barilla, Perugina e Fiat; collaborazioni con maison della moda tra cui Fendi, Marella, Prada e Uniqlo. Il suo stile inconfondibile si ritrova così declinato in disegni, stampe, neon, tessuti, sculture in ceramica, legno e plexiglass, oltre che in oggetti di uso comune, che trovano spazio all’interno della mostra ‘Caleidoscopica. Il mondo illustrato di Olimpia Zagnoli’. Tra le precedenti occasioni espositive si ricordano ‘Parco Zagnoli’ alla galleria Nina Sagt di Düsseldorf nel 2014, ‘Cinetica Zagnoli Elettrica’ alla 121+ di Milano nel 2015, ‘How To Eat Spaghetti Like a Lady’ alla galleria Antonio Colombo di Milano nel 2017 e ‘Cuore di Panna’ alla HVW8 di Los Angeles nel 2018.

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Direttore Responsabile Carlo Pambianco Direttore Editoriale David Pambianco Redazione e Collaboratori Luca Testoni (caporedattore), Milena Bello, Marco Caruccio, Rossana Cuoccio, Chiara Dainese, Giorgia Ferrais, Anna Gilde, Giulia Mauri, Sabrina Nunziata, Alessia Perrino, Giulia Sciola Grafica e Impaginazione Mai Esteve, Lucrezia Alfieri Cover Project Anna Gilde Pubblicità Isabella Bernardi Wegher, Alessia Bresciani, Camilla Ceruti, Lia Lasagna, Cristina Tana (beauty) Contatti redazione@pambianco.com adv@pambianco.com abbonamenti@pambianco.com Telefono 02.763.886.00 Tipografia Starprint Srl - Bergamo Registrazione Tribunale di Milano n. 343 del 2/05/2005 Proprietario ed Editore Pambianco Strategie di Impresa Srl Corso Matteotti 11 - 20121 Milano Costo dell’abbonamento annuale: 69 euro Abbonamento (spedizione con corriere espresso) Per abbonarti alla rivista cartacea vai su: magazine.pambianconews.com

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