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PRIMO PIANO
Corriere del Veneto Domenica 9 Febbraio 2020
La prevenzione no segnali positivi da maggio; critici, invece, fino a fine aprile». Quanto durerà l’epidemia? Si allargherà e quanto? Ne va della propensione al viaggio in tutto il mondo. Nell’incertezza, De’ Medici ritiene saggio avviare «una campagna sui nostri mercati tradizionali: Germania, Francia e Inghilterra». Comunicazione e promozione per rassicurare e invogliare i «clienti abituali» e limitare gli effetti negativi di un allarme che non si arrestasse. Secondo un’indagine di Cna Turismo, c’è già un 4% di disdette da parte di turisti che dovevano arrivare in Italia (dato identico per il Veneto) entro il 28 febbraio, che scendono al 3% per le prenotazioni entro il 30 marzo. L’analisi indica anche un’impennata di disdette per le gite scolastiche: - 8% entro febbraio, che diventa - 7 entro marzo. Per questo il presidente di Cna Conte e il segretario veneto, Matteo Ribon, confidano nel ministro Franceschini, «che ha assicurato come il tavolo di emergenza sul turismo sarà convocato automaticamente e sarà il luogo per studiare le misure di indennizzo con il meccanismo già sperimentato per il terremoto». La via: aiuti a chi dimostra disdette dalla Cina dopo un primo acconto. L’ultima voce di peso, quella di Marco Michielli, numero uno di Federalberghi in Veneto, frena: «Il controllo delle disdette può essere oggettivo ma resta complicato. Sulle mancate prenotazioni si va a sensazioni.Preferisco evitare la sfera di cristallo, che non ho... Detto ciò, le presenze cinesi in Veneto lo scorso anno sono state 1 milione e 27 mila, su 74 milioni...». Tradotto? «Se si limitasse a quella cinese, l’assenza sarebbe disdicevole e deprecabile ma non una catastrofe. Se, invece, la questione perdurasse e la paura del viaggio dovesse diffondersi nel turista americano o tedesco, allora sarebbero...» problemi grossi. Il futuro, però, resta insondabile e Michielli resta ancorato ai fatti: «C’è il crollo dei cinesi, c’è una situazione in evoluzione da valutare bene, ma disdette dai nostri grandi player,Germania, Stati Uniti, Francia e Inghilterra, non ce ne sono». Renato Piva
di Marco Bonet
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Studenti dalla Cina in quarantena volontaria Zaia plaude al ministro
Mediazionesullapropostaveneta:ragazziascuolamamonitorati
VENEZIA Il ministro della Salute
Il punto ● Il ministero della Salute ha aggiornato la circolare del 2 febbraio sulla gestione degli studenti di ritorno dalla Cina ● Le famiglie vengono invitate a segnalare ai dirigenti scolastici bambini e ragazzi tornati dalla Cina anche se asintomatici, e cioè anche se non manifestano tosse e febbre ● Il dirigente scolastico attiva il servizio di prevenzione dell’Usl che prende in carico lo studente tenendolo costantemente monitorato ● Le famiglie, su base volontaria, possono tenere a casa lo studente per 14 giorni. L’assenza in quel caso è automaticame nte giustificata
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Roberto Speranza ha deciso di modificare la circolare del primo febbraio sulla gestione degli studenti di ritorno dalle zone della Cina colpite dal coronavirus, con una scelta di mediazione rispetto alla richiesta di quarantena avanzata alcuni giorni fa dal presidente Luca Zaia, insieme ai colleghi leghisti di Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Provincia di Trento. Ribadito che si sta parlando di soggetti asintomatici, dunque che non manifestano né tosse né febbre (viceversa verrebbero subito sottoposti a controlli e misure di prevenzione di rito), l’isolamento non sarà obbligatorio come suggerito dai governatori, ma lasciato alla libera decisione dei genitori di bambini e ragazzi, sotto il monitoraggio delle scuole e delle Usl. La decisione del ministero è maturata dopo le nuove indicazioni arrivate dal Comitato tecnico scientifico istituito dal Angelo Borrelli, commissario della Protezione civile che pure nei giorni scorsi aveva invitato a non suscitare allarmismo con misure esagerate ed ingiustificate («Non si va a caccia di farfalle col martello»). Ora, di fronte all’aumento della diffusione del coronavirus e visto che nelle prossime settimane è previsto il rientro di studenti dalla Cina, «nell’ottica della massima precauzione» Speranza ha stabilito che i bambini che frequentano i servizi dell’infanzia e gli studenti fino alla scuola secondaria di secondo grado, di ogni nazionalità, che nei 14 giorni precedenti il loro arrivo in Italia siano stati nelle aree interessate dall’epidemia, siano sottoposti a «sorveglianza attiva» da parte
Prevista a Roma
La firma veneta sulla cittadella anti guerra biochimica
Il messaggio Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha visitato ieri una scuola romana dove sono presenti molti studenti cinesi
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«Quand’ero al liceo, durante le vacanze estive, facevo il cameriere per comprarmi la Vespa. E mi sono anche divertito». E si è notato, hanno raccontato poi i presenti, perché con sorprendente disinvoltura «teneva il vassoio su una mano sola e sembrava uno di quei camerieri veneziani che vedi portare i caffè tra i ponti e le calli». Mica facile, con la pasta e fagioli calda e
abbondante e un rischio-splash che terrorizzava soprattutto le sindache in camicetta e pantalone eleganti. Se l’è cavata anche Mario Conte, sindaco di Treviso e presidente Anci Veneto, che ha dimostrato cosa vuol dire farsi le ossa alle feste della Lega, portando stinchi e birre fra le panche da sagra dei tendoni. A distanza di sicurezza - senza incroci pericolosi -
del Dipartimento di prevenzione dell’Usl di riferimento, attivato dal dirigente scolastico su segnalazione della famiglia. Non saranno quindi tenuti fuori da scuola («Fermo restando il diritto inalienabile di bambini e ragazzi di frequentare liberamente e regolarmente la scuola in assenza di evidenti e conclamate controindicazioni di carattere sanitario» si legge nella nuova circolare) ma al più invitati alla «permanenza volontaria fiduciaria» a casa sino al completamento del periodo di 14 giorni dalla partenza dalla Cina. Nel caso le famiglie optassero per questa soluzione (come peraltro già stanno facendo in molti casi, del tutto autonomamente), il ministero dell’Istruzione ha dato indicazione che le assenze siano considerate giustificate. «È un provvedimento che richiede grande collaborazio1 Il sindaco di Jesolo, Valerio Zoggia 2 Selfie di gruppo con, da sinistra, Roberto Padrin (Longarone), Luca De Carlo (Calalzo), Luigi Brugnaro (Venezia), Jacopo Massaro (Belluno), Francesco Rucco (Vicenza) e Mario Conte (Treviso) 3 Brugnaro e Conte con le maglie della Reyer e della Tvb in vista del derby 4 Brugnaro mentre serve ai tavoli 5 Conte con il vassoio in mano
ne tra scuola e famiglia, con senso di responsabilità - commenta il presidente dell’Associazione nazionale Presidi, Antonello Giannelli -. I segnali registrati su questo fronte finora sono confortanti, le comunità cinesi si sono attivate spontaneamente ed è bene ricordare che in questo momento il rischio di contagio da coronavirus nel nostro Paese è prossimo allo zero». Soddisfatto Zaia: «Con questo provvedimento Speranza dimostra onestà intellettuale e correttezza, scegliendo la via della tutela della salute e del bene dei cittadini. Ho sentito più volte il ministro in questi giorni, a lui va riconosciuto che, come noi, sa guardare oltre gli schieramenti politici. È un preciso dovere - conclude - oltre che una norma di buon senso mettere in sicurezza rispetto al possibile contagio le comunità di giovanissimi studenti». © RIPRODUZIONE RISERVATA
servivano ai tavoli anche Marco Della Pietra, sindaco di Spresiano e il suo avversario alle urne di maggio, Domenico Presti: quasi un anticipo della sfida che però, in terra trevigiana, è già parecchio frizzantina fra colpi di scena e polemiche. C’erano i sindaci di Vicenza Francesco Rucco e di Belluno Jacopo Massaro, la padrona di casa Paola Moro sindaco di di Monastier, il sindaco di Jesolo Valerio Zoggia, amministratori trevigiani, bellunesi e veneziani. Tanto alleati e tanto solidali sì, nel momento del bisogno, ma quando c’è di mezzo il derby più atteso dell’anno, che si fa? Fairplay, ovvio. Questa sera, al Taliercio di Mestre, si gioca la gara della serie A di pallacanestro fra la Reyer Venezia e la De Longhi Treviso. Brugnaro e Conte venerdì si sono simbolicamente scambiati le maglie delle rispettive squadre ma oggi non c’è dubbio che tifo e cuore prevarranno. Al termine della serata, grazie ai commensali paganti e alla lotteria (con in palio palloni e maglie autografate dai campioni del basket) sono stati raccolti 11.655 euro. Aggiunte le ore lavorate gratis dai dipendenti Sogedin, promotori dell’iniziativa, il valore della donazione è di oltre 30 mila euro. «Noi sindaci veneti siamo una squadra» ha detto Conte, portavoce dei colleghi. «In momenti drammatici come l’acqua alta di Venezia, o la devastazione delle montagne del Bellunese, a volte gli amministratori rischiano di trovarsi soli, ma i primi a stringersi attorno a loro sono gli altri sindaci e i cittadini». Silvia Madiotto © RIPRODUZIONE RISERVATA
VENEZIA Un’impresa trevigiana, la Biodisin, sta per ultimare la cittadella anti guerra biochimica allo Spallanzani di Roma. Con un personale composto di ricercatori e tecnici tutti italiani, l’impresa della Marca ha anche inventato un prodotto chimico che abbatte il virus, oltre ad un «robottino» per sanificare spazi prima e durante l’uso. La cittadella allo Spallanzani, commissionata da palazzo Chigi, è un edificio con laboratori e posti letto dove isolare e curare persone colpite da virus o batteri di cui non si conoscono natura e quindi cura. É una delle tre strutture militari con queste caratteristiche (nome in codice Bls4)in realizzazione in Europa, otto nel mondo. «L’efficacia del nostro lavoro - dice l’amministratore unico di Biodisin, Roberto Franzoi è che il prodotto disinfettante contro il Coronavirus - ma anche di contrasto ad altri elementi patogeni come Sars, Aviaria, Peste Suina, Ebola per i quali è già stato usato - una volta espanso nell’aria si attiva all’istante e moltiplica i propri effetti perché anziché appoggiarsi al suolo galleggia nell’aria rimbalzando e facendo si che le “micele”, le gocce che lo compongono, si frantumino moltiplicando nel tempo l'effetto distruttivo degli agenti nocivi». La Biodisin è stata, con il suo prodotto, la prima a sanare aree colpite dall’Ebola, per poi sviluppare la propria ricerca e potenziare prodotti e strumenti che in Italia sono utilizzati in 140 ospedali. In pratica, per contrastare il contagio da virus e batteri con il Polidisin e il «robottino», un gioiellino da 35 mila euro, che evita all’uomo di esporsi, si possono bonificare e rendere praticabili aeroporti, stazioni ferroviarie, metropolitane o palestre, luoghi ad alta presenza di persone e ad alto rischio di trasmissione infettiva oltre che, come fatto per il Bls4, i luoghi deputati allo studio di virus e batteri rendendoli sicuri per gli operatori. © RIPRODUZIONE RISERVATA
BELLUNO
DOMENICA 9 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
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i problemi della sanità
«Radioterapia, macchinari spesso non funzionanti» Proteste dei pazienti Il marito di una utente chiede di trovare una soluzione Bompani (Cittadinanzattiva): «L’Usl si scusi con i malati»
chinari per la radioterapia al San Martino di Belluno. A denunciarlo è il marito di una signora che purtroppo è costretta a sottoporsi a cicli di radioterapia per la sua malattia.
sterebbero due milioni l’uno, ci hanno detto gli operatori», dice il cittadino che lancia quindi un appello alla Regione: «Vogliamo far sapere questa cosa all’assessore regionale e al presidente Zaia? O da bravi bellunesi ci mettiamo in quattromila e diamo ciascuno 500 euro?».
IL CASO
CITTADINANZATTIVA
«Mia moglie e numerose altre signore, ma anche uomini, devono sottoporsi a decine di radioterapie perché sono stati colpiti da tumore», denuncia il signor Roberto. «Ogni settimana, però, i due macchinari si fermano o per breve tempo o anche completamente. L’altra mattina, ad esempio, dal reparto ci hanno mandati via tutti dopo tre ore di attesa, perché il macchinario si era bloccato e doveva intervenire l’unico tecnico disponibile che viene da Trieste. Un intervento che avviene o via telefono o come l’altro giorno direttamente». Il signor Roberto spiega che a sottoporsi alla radioterapia ci sono non solo pazienti della Valbelluna, ma anche provenienti dal Cadore o dal Comelico. E dover venire a Belluno, sorbirsi tanti chilometri per poter fare una cura, e poi dover tornare a casa senza nulla di fatto, non è certo il massimo. «Due nuovi macchinari co-
«Siamo di fronte ad una cosa gravissima che va sicuramente va segnalata alla stampa e bene ha fatto il marito della signora che si sottopone alla radioterapia», interviene la referente di Cittadinanzattiva, Ottorina Bompani che invita la direzione generale, ma anche la Regione «a scusarsi con i pazienti sapendo che il macchinario ha dei problemi. Qui stiamo parlando di attrezzature che servono a persone colpite da tumore, che stanno già soffrendo, che hanno già tanti disagi, prima di tutto quello di dover venire dal Comelico o dal Cadore, sopportando tanti chilometri per una terapia che poi non fanno. Senza contare che, saltando una seduta, il loro programma terapeutico si allunga nel tempo. Quindi, aggiungere un altro disagio non va bene», precisa Bompani che continua: «Se questi macchinari hanno problemi così frequenti è bene intervenire o si-
Paola Dall’Anese BELLUNO. Problemi con i mac-
emergenza personale
A giugno se ne va il primario Sperti dell’Oculistica Continuano i pensionamenti nell’Usl 1 Dolomiti. Un’emorragia che sta mettendo in serie difficoltà l’azienda sanitaria. A giugno, infatti, si ritirerà dal servizio al San Martino di Belluno, il direttore dell’unità operativa di oculistica, il dottor Francesco Sperti che andrà in pensione anticipata. Una figura importante che ha aperto insieme ai suoi collaboratori nuove frontiere negli interventi e nelle malattie degli occhi. Oltre all’addio del dottor Sperti, da domani si dovrà aggiungere una perdita anche tra il personale medico della Cardiologia, sempre del San Martino. Luca de Manzoni Matteucci, infatti, assunto con un rapporto di lavoro a tempo indeterminato all’ospedale di Belluno, ha infatti rassegnato le proprie dimissioni. Il professionista andrà a lavorare in un’altra azienda sanitaria, a seguito di un concorso pubblico.
L’inaugurazione del nuovo acceleratore per la radioterapia avvenuto nel 2012
stemando il problema una volta per tutte o cambiando i macchinari stessi. Non è possibile sottoporre i pazienti a questo stress continuo». LE ALTRE CRITICITÀ
Ma Bompani lamenta anche altri problemi con la sanità bellunese. «Mi giungono sempre più lamentele anche sulla terapia antalgica. I medici di famiglia», spiega la referente di Cittadinanzattiva, «non possono prescrivere questa terapia come urgente o entro 10 giorni, ma entro 30 giorni, perché i tempi
italia viva
lo schianto venerdì
La deputata Moretto in visita nel capoluogo
Incidente alle Andreane migliora la donna ferita
Al centro Sara Moretto, ai lati Maria Croce e Gaetano Rizzo
BELLUNO. Migliorano le condizioni della donna rimasta ferita nell’incidente stradale di venerdì pomeriggio alle Andreane. Non è in pericolo di vita e oggi sarà operata. La donna, 50 anni dell’Alpago (C.N. le iniziali) era al volante di una Lancia Y quando, per cause che sono in corso di accertamento da parte dei carabinieri, si è trovata di fronte, sulla sua corsia di marcia, una Peugeot Partner condotta da una 70enne dell’Agordino. Ad avere la peggio è stata proprio la conducente della Lancia Y, che è rimasta incastrata fra le lamiere, gravemente ferita. Trasportata al Pronto soccorso dell’ospedale San Mar-
BELLUNO. È giunta a Belluno la parlamentare veneziana Sara Moretto di Italia Viva, capogruppo in commissione Attività produttive della Camera. La parlamentare ha incontrato i neo coordinatori di Italia Viva Belluno nominati dopo la prima assemblea nazionale di Cinecittà a Roma, Maria Croce e Gaetano
Rizzo. Tema dell’incontro l’organizzazione del partito in provincia di Belluno. Riconosciute le difficoltà del territorio, i coordinatori hanno stabilito il primo passo e cioè la prossima assemblea provinciale degli iscritti da cui partire e ricevere spunti, idee ed energie per iniziare il percorso. —
tino, è stata ricoverata in Rianimazione. Oggi sarà operata. Migliorano anche le condizioni dell’operaio di 58 anni rimasto colpito da una struttura metallica alta sei metri nell’azienda per la quale lavora, la Carpenterie Romor. La struttura si sarebbe staccata da un carro ponte, e cadendo ha colpito l’operaio, fortunatamente senza schiacciarlo. S.L. residente a Vittorio Veneto, si trova ancora ricoverato in Terapia intensiva al San Martino, ma non è in pericolo di vita. È stato operato già nel pomeriggio-serata di venerdì e le sue condizioni sono date in miglioramento. — A.F.
di attesa sono lunghissimi. Se un paziente ha dolore e dopo gli accertamenti si arriva ad una diagnosi, la terapia del dolore dovrebbe essere eseguita subito. Non si può lasciare che una persona soffra». La referente dell’associazione per i diritti del malato fa presente che un paziente non può essere sottoposto ad antinfiammatori per il dolore, deve essere ammesso alle cure necessarie. «Quello che manca e di cui moltissimi si stanno lamentando è l’umanità, l’umanizzazione delle cure. In molti dicono
che non si riesce a creare un rapporto di fiducia tra paziente e medico od operatore. Il sistema sanitario non funziona più bene come un tempo: si vede molto pressapochismo, per taluni aspetti anche una certa indifferenza verso il paziente. E ritardi anche nell’avere gli appuntamenti. Capisco che il personale è poco, che magari è anche stressato, ma il benessere e la salute del paziente deve essere sempre e comunque l’obiettivo principale per tutti coloro che operano nella sanità». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
ATTUALITÀ
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La grande paura Il ministro dell’Istruzione: «La responsabilità della scelta non deve ricadere sulle famiglie»
Azzolina: «Spetta ai medici stabilire se gli allievi devono stare a casa o meno» L’INTERVISTA
Federico Capurso
«S
Il ministro Gualtieri. A lato Visco
to a quanto effettivamente accade. Una malattia mondiale insomma si aggiunge ai problemi di un’Italia malata cronica. Lo spread tricolore, pur calato, resta doppio rispetto a Spagna e Portogallo e Visco non fatica ad elencare i motivi. A non
convincere gli investitori sono, ancora una volta, oltre «alle manifestazioni di disaffezione nei confronti del disegno europeo» le incognite relative a futuri aumenti dell’Iva o alle misure per evitarli, le tendenze della spesa corrente. Secondo Visco occorre ridurre l’incertezza «che frena gli investimenti privati fondando gli interventi in materia di tassazione su una visione complessiva del sistema tributario, dando piena attuazione al programma di investimenti pubblici del governo». Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, anche lui a Brescia, concorda sui «seri elementi di preoccupazione» legati al nuovo virus. Ma sull’Italia si mostra molto più ottimista dell’inquilino di Palazzo Ko-
ch: «Gli indicatori anticipatori del ciclo fanno pensare e un recupero nel primo semestre» di quest’anno, afferma. Quanto al coronavirus «ci si aspetta un impatto negativo sulla crescita dell’economia cinese difficile da valutare, che potrebbe essere limitato a pochi decimi di punto, anche se non si possono escludere effetti più ampi». Il 92% della platea di banchieri e finanzieri risponde a un sondaggio dicendo che gli impatti del virus saranno solo temporanei. Victor Massiah, ad di Ubi, si schiera con la maggioranza dei presenti. «Non credo sia questo, dal punto di vista economico, uno dei problemi più importanti per il nostro paese che ha ben altre priorità». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
e gli studenti rientrati dalla Cina devono restare a casa o meno, lo decidono i medici». Il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, vuole mettere in chiaro che con la nuova circolare per le scuole, emessa dal ministero della Salute, non si scaricano le responsabilità sulle famiglie. «Solo gli studenti che non presentano sintomi possono scegliere se andare a scuola o rimanere a casa». Viene il dubbio che chi non sa di essere infetto dal coronavirus, perché ancora nel periodo di incubazione, possa decidere di entrare in classe e mettere in pericolo i propri compagni. È così? «Nessun pericolo, perché ci sarà un monitoraggio quotidiano degli studenti di ritorno dalla Cina. Non da parte delle scuole, ma delle Asl di riferimento. La questione è medica, non scolastica». Non saranno i presidi o i genitori a dover decidere, quindi, se un ragazzo può entrare a scuola? «Assolutamente no. Solo nel caso in cui i medici delle Asl rilevino delle controindicazioni, si può impedire la frequentazione. L’Istituto superiore di sanità e il centro Spallanzani, insieme al ministero della Salute, hanno deciso che queste sono le massime precauzioni necessarie e io mi fido del loro lavoro. Si devono fidare tutti delle autorità sanitarie. Hanno già dimostrato quanta bravura ci sia tra i nostri medici». Intanto Matteo Salvini esulta. Dice che i governatori leghisti avevano ragione a chiedere un “isolamento volontario” degli studenti di ritorno dalla Cina. «I governatori fanno il loro lavoro. Hanno ascoltato il territorio e reagito di conseguenza. Ma Salvini usa il coronavirus per prendere un punto in più nei sondaggi. Prenda esempio da Luca Zaia. Provi ad avere lo stesso atteggiamento di responsabilità che hanno avuto i suoi governatori. Non si specula su certi temi». Lei Salvini proprio non lo può vedere… «Mi chiedo chi lo possa vedere. Di una sola cosa sono sicura: mai più con la Lega». Il rischio che emergano nuovi casi di discriminazione legati al coronavirus, anche nelle scuole, è forte. Cosa può fare il suo ministero? «Nei nostri dirigenti, affiancati dal personale scolastico, ho
visto tanta responsabilità e buon senso. Hanno saputo creare il giusto clima con le famiglie e li ringrazio per questo. Noi siamo al loro fianco, in costante contatto, ma occorre che tutti facciano la loro parte, compresa la politica, condannando episodi di discriminazione legati alla gestione del coronavirus». Continuerà ad andare nelle scuole? Magari lì dove la presenza di studenti cinesi è più forte? «Le visito tutte le settimane e continuerò a farlo. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha offerto un grande esempio di educazione civica andando in una scuola con numerosi bambini cinesi. Nelle scuole con grande multiculturalità si fa inclusione e si costruisce davvero la sicurezza futura del Paese. Per me sarà sempre un piacere». Meno piacevole il rapporto con i sindacati della scuola, che hanno già annunciato uno sciopero a marzo. «A tre settimane dal mio insediamento. Dopo aver annunciato 3 concorsi per assumere più di 60mila docenti tra scuole primarie e secondarie. Non me l’aspettavo. Mi hanno molto delusa». Li ha fatti arrabbiare in fretta proprio per i concorsi. Sbagliano? «Scioperano perché vogliono avere prima le domande del quiz del concorso. Ma quella non è una merce di scambio. Io da ministro devo avere una visione complessiva della scuola e certe richieste non le posso prendere in considerazione». La porta quindi è chiusa? «La mia porta è sempre aperta. Detto questo, vado avanti. Sono stati loro a rompere, quando erano ancora al tavolo di trattativa. Da ministro, poi, devo avere una visione complessiva della scuola, che comprende anche gli alunni e le famiglie, non solo tarata sul corpo docente. La meritocrazia, in questa visione complessiva, non può essere messa in secondo piano». Aumentare lo stipendio del corpo docente potrebbe essere un buon viatico per ritrovare l’intesa. Ci sarà un aumento in busta paga, come promesso dal suo predecessore? «Non so se riusciremo ad arrivare ai 100 euro di cui aveva parlato Fioramonti, ma sono ottimista, perché tra gli stanziamenti fissati in legge di bilancio e la riduzione del cuneo fiscale, ci sarà un aumento importante dello stipendio del personale scolastico e del personale tecnico e amministrativo». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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DOMENICA 9 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE
Autonomia: governo e Lega alla resa dei conti
Il ministro delle Regioni visita Padova Capitale europea del volontariato Riscritto l’articolo 2 del testo, M5s e Italia Viva impongono modifiche
All’Accademia della Lega di scena il governatore, i rappresentanti delle Regioni a statuto speciale e i giuristi della delegazione trattante
Boccia: finite le verifiche Zaia: mai intese al ribasso con il sì di Palazzo Chigi il referendum veneto la legge va in Parlamento è la nostra stella polare Albino Salmaso PADOVA. La pazienza è finita, basta con i veti di Renzi e delle truppe grilline. La virtù gandhiana che Zaia dispensa per tenere a bada il «popolo veneto in subbuglio per l’autonomia» viene evocata da Francesco Boccia che da Padova manda un segnale di speranza ai tre governatori di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. «Il mio lavoro è finito, la legge quadro è stata riscritta con la modifica dell’articolo 2 sui Lep. Ho tenuto conto delle indicazioni del M5s e di Italia Viva. Conclusa la verifica dei partiti di maggioranza, il testo può tornare in Consiglio dei ministri e dopo il via libera di Conte approdare in Parlamento. Nel giro di 6 mesi emendato e approvato, per poi passare alla fase finale: la firma delle intese con le tre regioni che hanno avviato nel 2017 il percorso dell’autonomia differenziata. Il Veneto vuole le 23 materie?Così si rischia di finire fuori strada: lo decideremo al momento della firma». Basta per essere ottimisti? Mercoledì il ministro torna a riferire in Commissione per le questioni regionali ma l’ottimismo della volontà deve fare i conti con i veti di Renzi sulla giustizia. Ci sarà il via libera entro febbraio? LA VISITA A PADOVA
Boccia arriva a Padova per un dibattito con il forum del Terzo settore che gli presenta subito il conto: il volontariato si candida a gestire i servizi sociali, quella fetta di welfare da definire con i Lep che non sono un refuso della Costituzione, dopo la modifica del ti-
tolo V del 2001. E qui arriva la prima novità: l’articolo 2 della legge quadro è stato riscritto. I Lep riguardano l’assistenza sociale, i trasporti, la sanità e la scuola per l’infanzia (nidi e materne) e vanno definiti nel giro di un anno, dopo il via libera del Parlamento. Per bruciare le tappe, il ministro ha deciso di affidare al Ragioniere Generale dello Stato l’incarico di “Commissario per l’Autonomia” proprio per coordinare i tempi dei ministeri: chi tira i remi in barca e non fornisce i dati sui costi rischia il commissario ad hoc fino alla definizione dei Lep. Prendere o lasciare, basta con i rinvii. LA PAZIENZA È FINITA
Prima del meeting con il Terzo settore, Boccia ha spiegato la road map del federalismo ai dirigenti del Pd, alle prese con il rebus del candidato anti-Zaia. A fianco del ministro è rimasto il capogruppo Stefano Fracasso, che spera nell’investitura per le primarie. L’autonomia sarà il cavallo di battaglia Dem che spera di cavalcarne l’onda dopo il fallimento della Lega con il ministro Stefani, bloccata dai veti dei sei ministri 5 stelle. Boccia in otto mesi ha cambiato strategia e rassicurato il Sud che non teme più la secessione del Nord perché nella legge quadro si fa riferimento non solo all’articolo 116, ma anche al 117–18 e 19. E ha previsto un fondo di perequazione di 36 miliardi in 10 anni per garantire la stessa qualità dei servizi sociali. «Ho convinto Zaia ad ammainare la bandiera dei 9 decimi di tasse assegnati al Veneto, le resistenze più forti arrivano da Fontana che vuole gesti-
IL MINISTRO FRANCESCO BOCCIA CON L’ASSESSORE VENETO ALLA SANITÀ MANUELA LANZARIN
I ministeri sanzionati se perdono tempo I Lep previsti dalla Costituzione fin dal 2001 non sono stati attuati la manifestazione
Le sardine a Padova e poi a Roma Le sardine dopo aver trionfato a Bologna a fianco di Bonaccini hanno deciso di tornare in piazza domani sera per manifestare contro Salvini. Il sit in è fissato alle 18,30 al Portello, quartiere degli studenti di Padova. Sul palco Andrea Pennacchi, attore e volto Rai, per tutti il “pojana” leghista su La 7. Mercoledì le “sardine” saranno a colloquio con il ministro Francesco Boccia a Roma. Vogliono capire la riforma dell’autonomia.
re il personale della scuola in Lombardia. Ma non l’avrà mai. Ho convinto anche la Cgil di Landini: basta con le mediazioni. Manca solo il sì della maggioranza. O ce lo danno o ce lo prendiamo. Ne ho parlato con Zingaretti, il Pd è stanco di portare tutte le croci sulle spalle e abbiamo due strade: o la mia legge quadro viene approvata dal consiglio dei ministri entro febbraio, oppure diventa un ddl del Pd che la incardina alla Camera e poi si cerca la maggioranza in Parlamento con chi ci sta». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Filippo Tosatto PADOVA. C’è l’autonomia “moderata” del Friuli Venezia Giulia: «La meno speciale di tutte, ogni giorno dobbiamo difendere le risorse e i poteri del nostro statuto dai tentacoli di Roma», sbotta Barbara Zilli, l’assessore regionale alle Finanze. E quella “spinta” del Trentino: «Lo stato ci riconosce competenze complete su sanità, scuola, strade, agricoltura» riassume Maurizio Fugatti, il presidente della Provincia «ciò richiede decisioni just in time, i cittadini ci giudicano e non ci sono più alibi». Il Veneto? Tra referendum, promesse e trattative, arranca nella terra di nessuno: «Renzi e Gentiloni hanno provato a boicottare la consultazione popolare, Conte si è limitato alle chiacchiere, Di Maio voleva sottoporre l’intesa al giudizio degli accademici napoletani... Il ministro Boccia? Valuteremo dai fatti», scandisce il governatore Luca Zaia. OBIETTIVI E OSTACOLI
L’uditorio, affollatissimo, è quello dell’Accademia federale della Lega, la scuola di formazione politica orchestrata dal deputato Manuel Vescovi (padovano di nascita, toscano d’adozione) che ambisce a trasformare una generazione di volenterosi militanti in potenziali governanti capaci, all’occasione, di cavare un ragno dal buco. Si parla di autonomia differenziata e le testimonianze delle regioni confinanti confermano la complessità di un percorso che investe le fondamenta della Repubblica. «Il margine decisionale che ci viene riconosciuto è insufficiente», graffia Zilli «per
questo il presidente Fedriga ha avviato una rinegoziazione con il Governo. Quest’anno noi verseremo a Roma 716 milioni, che potrebbero aumentare del 10% in caso di “congiunture speciali”. Non sarà un’elargizione a fondo perduto: siamo pronti ad assumere maggiori responsabilità, esigiamo più competenze». «Noi tratteniamo il 90% delle tasse versate dai cittadini, che diventa 75% perché garantiamo mezzo miliardo di contributo annuale allo Stato», le parole di Fugatti, che ricorda come «ogni euro di gettito deve tradursi in migliori servizi alla comunità» e sollecita Zaia a non mollare perché «l’autonomia altrui legittima la nostra». IL DIALOGO E GLI INSULTI
Non solo slogan e parole d’ordine utili a scaldare il cuore della platea. A ricapitolare in punta di diritto le ragioni della causa veneta, provvedono Andrea Giovanardi e Ludovico Mazzarolli, giuristi attivi nella delegazione trattante guidata da Mario Bertolissi. Zaia, per parte sua, invita a svelenire i toni del confronto: «Appena ho citato la frase del presidente Mattarella circa il binomio “autonomia e sussidiarietà” qualcuno ha gridato buu. È triste svilire l’esito di un referendum che non appartiene a me e neppure alla Lega ma riflette le aspirazioni del nostro popolo. Io dico: attaccate i comportamenti, se volete, ma rispettate le idee. Vale per noi, vale per le Sardine, che fanno bene a manifestare in piazza ma sbagliano a insultare gli avversari sui social. La trattativa in corso? Abbiamo chiesto 23 materie non per capriccio ma in coerenza con
IL GOVERNATORE VENETO LUCA ZAIA E L’ASSESSORE ALLE FINANZE DEL FRIULI BARBARA ZILLI
Zilli (Friuli): «Anche noi lottiamo ogni giorno con Roma» Fugatti (Trento): «È una causa giusta e Luca la spunterà» Domani
Salvini al Geox di Padova su sport, turismo, atenei Domani alle 18.30 al Teatro Geox di Padova, dibattito pubblico a più voci su sport, turismo, università e agricoltura. Partecipano: il leader della Lega Matteo Salvini e il suo vice Lorenzo Fontana, il governatore veneto Luca Zaia, il campione di sci Kristian Ghedina, Marco Michielli di Confturismo e Federalberghi Veneto, Francesco Cavalla professore di filosofia del Diritto al Bo, Camilla Rossi Chauvenet, imprenditrice e Ceo di Massimago Wine.
quanto è scritto nella Costituzione, siamo pronti a dialogare con tutti ma non firmerò mai accordi al ribasso: la mia stella polare sono i cittadini di questa regione, rispondo esclusivamente a loro». FRECCIATA AI VENETISTI
Intanto il neonato Partito dei veneti punge a distanza l’amministrazione della Lega... «È o strano che gli indipendentisti attacchino me anziché il centralismo romano, se hanno qualche proposta la presentino anziché denigrare quelle altrui». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
V
Treviso
Domenica 9 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
Usl, report sulle visite Rispetto dei tempi d’attesa Primo appuntamento CLASSE DI PRIORITÀ: 1° Semestre
2° Semestre
Treviso
96%
99%
Asolo
90%
93%
Pieve di Soligo
96%
93%
1° Semestre
2° Semestre
Treviso
92%
92%
Asolo
96%
98%
Pieve di Soligo
95%
91%
1° Semestre
2° Semestre
Treviso
97%
95%
Asolo
96%
97%
Pieve di Soligo
98%
96%
Distretto B Entro 10 giorni dalla prenotazione
Distretto D entro 30 giorni dalla prenotazione
Distretto P entro 60/ 90 giorni
Liste d’attesa abbattute «Rispettati tutti i tempi» In un anno 250mila prestazioni in regime pubblico `Uniche criticità legate agli appuntamenti liberi Zaia: «In tutto ciò in Veneto mancano 1.300 medici» Benazzi: «Se si ha veramente bisogno ci si sposta» `
L’ANALISI TREVISO Bene il distretto di Treviso-Oderzo e quello di Castelfranco-Montebelluna. Un po’ meno bene quello di Conegliano-Vittorio Veneto, soprattutto quando i pazienti rifiutano il primo appuntamento disponibile. È questo il profilo che emerge scorrendo le tabelle che tirano le fila sul rispetto dei tempi d’attesa dettati dalla Regione per le prestazioni sanitarie erogate dall’Usl della Marca, sia le visite specialistiche ambulatoriali che gli esami strumentali. In un anno sono state eseguite oltre 250mila prestazioni in regime pubblico: solo con il pagamento del ticket. E la tabella di marcia è stata quasi sempre rispettata.
I DATI Negli ultimi sei mesi del 2019 nel distretto di Treviso il 99% delle visite con priorità B, entro 10 giorni dalla prenotazione, è stato erogato nei tempi previsti. Il target è il 95%. I distretti di Castelfranco-Montebelluna e Conegliano-Vittorio Veneto sono un po’ sotto: 93%. Le carte si mischiano prendendo in considerazione la priorità D, entro trenta giorni dalla prenotazione. A Castelfranco-Montebelluna si è al 98%. A Treviso e Conegliano-Vittorio Veneto, invece, rispettivamente al 92 e al 91%. Mentre non ci sono particolari problemi per la priorità P, entro 60 o 90 giorni dalla prenotazione, secondo l’indicazione del medico. Le cose cambiano nel momento in cui i pazienti rifiutano il primo ap-
puntamento libero, magari in una struttura a qualche chilometro di distanza rispetto a quella a cui fanno solitamente riferimento. In questo caso i tempi si allungano. Dopo il primo rifiuto, le visite con priorità B passano da 10 a 20 giorni e quelle con priorità D da 30 a 60. Può suonare strano, ma diversi pazienti preferiscono rimandare piuttosto che farsi visitare da altre parti, sempre comunque all’interno dell’Usl trevigiana.
LE PREFERENZE
IL GOVERNATORE Problemi legati anche alla libera professione
Comprendendo nell’analisi anche le visite fissate dopo un rifiuto, negli ultimi sei mesi del 2019 nel distretto di Conegliano-Vittorio Veneto è stata rispettata la tabella di marcia nell’89% dei casi per la priorità B. Percen-
tuale identica per la priorità D. Mentre per la priorità P si scende addirittura all’81%. Anche a Castelfranco-Montebelluna si fatica dopo un rifiuto: il 91% delle richieste in priorità B ha ricevuto risposta nei tempi previsti. Per il resto si è in linea, o sopra, il target del 95%. «Abbiamo fatto un grosso sforzo per recuperare tutti i pazienti che erano nelle liste di galleggiamento (cioè in attesa di un posto, ndr). Per questo in alcune situazioni siamo rimasti sotto al 95% – spiega Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl della Marca – sembra strano che alcune persone rifiutino il primo appuntamento. Se si ha veramente bisogno, si pensa, si dovrebbe essere disponibili anche a spostarsi. Non mi riferisco alla distanza tra Treviso e
Motta: per questo puntiamo ad ampliare borgo Cavalli entro giugno. Ma se dall’hinterland di Treviso c’è la possibilità di andare a Montebelluna, ad esempio, non dovrebbe essere un problema. Dopotutto stiamo parlando sempre della stessa Usl provinciale. Noi, comunque, stiamo lavorando al massimo per rispondere a ogni richiesta rispettando tutte le normative».
IL PUNTO Ieri anche il governatore Luca Zaia ha fatto il punto sulle visite specialistiche nella giornata di studio organizzata dalla Cgia di Mestre nel Castello di Roncade. «La richiesta di sanità sta aumentando in modo esponenziale. Dieci anni fa Treviso lavorava con gli stessi cittadini con una risonanza magnetica. Oggi ne ha quattro – fa il punto il presidente della Regione – in tutto ciò, c’è l’assenza dei medici: ne mancano 1.300 in Veneto. E l’invecchiamento della popolazione. Questo, ad esempio, porta a un aumento delle cataratte. E c’è carenza di oculisti. Quindi la coda può arrivare a un anno. Si dice che se si paga, si trova subito posto per una visita. Ma questo bisogna dirlo a Rosy Bindi che ha fatto la legge che prevede l’intra moenia (la libera professione in ospedale, ndr) per i medici, che per legge hanno diritto ad avere una loro lista, a pagamento. Non contesto la cosa. Ma è giusto che si sappia come funziona». Mauro Favaro © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’ambasciatrice trevigiana dell’Avis «Grazie donatori, ci salvate la vita» LA STORIA TREVISO «Donare il sangue può sembrare anche una piccola cosa, ma è quello che accade dopo che non si può misurare da quanto grande è. Basta pensare a quante vite, a quante Agathe può salvare». È una donna trevigiana originaria dello Zambia, Agathe Wakunga, 39 anni, da venti di casa a Treviso, l’ambasciatrice per l’Avis nazionale dei riceventi delle trasfusioni. È affetta fin dalla nascita da una rara malattia genetica, la drepanocitosi, meglio conosciuta come anemia falciforme. Sabato a Padova nel Palazzo della Salutedurante le celebrazioni di Padova capitale europea del volontariato, è stata la portavoce di un “grazie collettivo” al volontariato e all’impegno civile
in Italia.
LA MALATTIA Figlia di un medico, curata fin da piccola dal padre, all’età di 20 anni Agathe è arrivata in Italia alla ricerca di nuove cure. La storia della sua battaglia contro la malattia che altera la conformazione dei globuli rossi è uscita allo scoperto quando lo scorso 14 giungo ha deciso di scrivere una lettera all’Avis per ringraziare tutti i donatori che
AGATHE WAKUNGA FARMACISTA, ARRIVO’ IN ITALIA 20 ANNI FA ORA È FARMACISTA: «IN CONGO CURARSI ERA IMPOSSIBILE»
le permettono di vivere. A causa di questa rara malattia genetica Agathe deve ricevere in media dalle 3 alle 4 sacche al mese. Quaranta all’anno: «I globuli rigidi non sono in grado di scorrere all’interno dei piccoli vasi creando occlusioni della piccola circolazione – racconta Agathe –. I dolori che provoca sono terribili in particolare alle articolazioni. Quando sopraggiunge una forte crisi non riesco nemmeno a muovermi». Ma non per questo si è data per vinta. A 20 anni raggiunge una sorella in Italia e approda a Treviso. È qui che ancor prima del permesso di soggiorno le sue forze si concentrano nella ricerca delle cure necessarie per vivere. In Congo dove viveva con la famiglia era impossibile ricevere trasfusioni periodiche. Da vent’anni il reparto di Ematolo-
gia di Treviso è diventato per lei una seconda famiglia. Durante i day hospital periodici è sottoposta agli esami del sangue che tengono sotto controllo l’emoglobina. La regolarità delle trasfusioni le permette di stare meglio: «Il sangue s’irradia piano piano i tutto il corpo e torna il respiro, ti torna la vita» ha raccontato Agathe nella sua intervista sul periodico dell’Avis Veneto che l’ha fatta conoscere in tutta Italia.
LA TESTIMONIAL Agathe Wakunga, 39, ambasciatrice nazionale Avis
RITORNO ALLA VITA Sposata con un trevigiano, Denis, da 12 anni è mamma di un bambino. La stabilità delle cure le permette oggi di lavorare come estetista specialista in dermocosmesi in una farmacia in città. Per un giorno in veste di testimonial dell’Avis nell’ambito delle celebrazioni che vede
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Padova capitale delle azioni di volontariato in Europa Agathe ha parlato di inclusione e accoglienza, a partire dalla cultura del dono: «Il sangue che si dona e che si riceve è senza confini. Ci dice chiaramente che siamo tutti uguali – conclude –. È necessaria solo la compatibilità.
Ricordo quello che mi diceva sempre mio papà da piccola quando nel mio Paese vedevo i bambini poveri. Se uno di quei bambini un giorno ti donerà il suo sangue ti salverà la vita». Alessandra Vendrame © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Nordest
PRIMI CITTADINI CAMERIERI PER BENEFICENZA Il veneziano Luigi Brugnaro e altri 30 sindaci, addestrati dall’Associazione persone Down, hanno servito alla cena promossa da Sogedin per raccogliere fondi dopo l’Aqua Granda. Domenica 9 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
Boccia: «Autonomia, fugati i dubbi» Il ministro: «Ho completato il mio lavoro, adesso i tempi li `Zaia sul mormorìo a Padova: «Che veneto è uno che la ritiene decide il premier Conte ma l’ultima parola è del parlamento» un disvalore? È una riforma che prescinde dalle idee politiche» `
LA RIFORMA TREVISO «Quando ho pronunciato la parola autonomia all’inaugurazione di Padova capitale europea del volontariato, tre o quattro persone si sono messe a fischiare. Ma che veneto è uno che pensa che sia un disvalore avere l’autonomia per la propria Regione?». È un Luca Zaia quasi incredulo quello che nella giornata di studio organizzata ieri dalla Cgia di Mestre a Roncade (Treviso) è tornato a parlare della quota di dissenso emersa, pur tra gli applausi, durante la cerimonia di avvio dell’anno europeo del volontariato, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Stavo proprio citando una frase di Mattarella – spiega il governatore – solo un paio di mesi fa il Presidente della Repubblica ha detto che l’autonomia non mette in discussione l’unità nazionale. E, soprattutto, ha detto che è un valore costituzionale. Quindi non stiamo chiedendo cose strane. È fondamentale che i veneti restino compatti su questo fronte. Dopodiché ognuno vota chi vuole. Ma la filosofia deve rimanere valida. Al referendum del 2017 sono andati a votare oltre 2,3 milioni di persone. Non c’è un partito in Veneto che ha tutti questi voti. Vuol dire che si è andati a votare a prescindere dalle idee politiche». Fino ad ora il percorso post-referendum è stato più che accidentato. Zaia non lo nasconde. Anzi, fa l’elenco. «Abbiamo avuto degli interlocutori pessimi – dice – li abbiamo avuti nel governo Gentiloni, che è stato il primo governo dopo il referendum. Li abbiamo
avuti nel governo Conte 1, dove c’eravamo anche noi. È stato un pessimo interlocutore: non abbiamo portato a casa niente, se non l’apertura dei tavoli tecnici, questo va riconosciuto. Per quanto riguarda il Conte 2, il ministro Francesco Boccia dice che porterà all’intesa con una legge quadro, di cui non abbiamo ancora visto il testo definitivo. Questo governo ha due possibilità: o fa l’autonomia o gliela fa fare a qualcun altro. È un percorso iniziato. E arriverà alla fine. Inesorabile. La porteremo a casa. Ne è la prova il fatto che ci sono 17 Regioni su 20 che hanno votato per il processo di autonomia. Nessun Paese davanti a 17 Regioni su 20 può esimersi dal portare avanti il progetto».
questo accordo e tenere allo stesso tavolo i presidenti delle Regioni e i sindaci metropolitani è un dovere della politica. Quello che abbiamo fatto è stato ricostruire un clima di fiducia tra i diversi livelli istituzionali». «Il fondo di perequazione di 3,4 miliardi che prima non c’era e ora c’è – aggiunge – consente un intervento dello Stato su tutte le aree in difficoltà, non solo al sud ma anche al nord, come quelle interne e di montagna».
INCERTEZZA
SVOLTA VICINA A quanto pare ora si è davvero vicini alla svolta. Francesco Boccia, ministro per gli Affari regionali e le autonomie, ha annunciato di aver definito la legge quadro andata nel Consiglio dei Ministri. «Il mio lavoro l’ho completato – ha spiegato ieri a Padova – i tempi li deciderà il presidente Giuseppe Conte. Ora penso sia utile, giusto e corretto dare la parola al Parlamento». «Si è a buon punto – continua – è stato fatto un lavoro molto rigoroso in questi mesi. Il Consiglio dei Ministri ha avuto più di un’informativa e la settimana scorsa abbiamo trasmesso gli ultimi ritocchi. I dubbi sono stati tutti fugati. Siamo di fronte a una grande opportunità». Non per una singola Regione, ma per l’intero Paese. «Il tema è dare più competenze ai Comuni e alle Regioni, che però non devono diventare nuovi centri di potere – specifica il ministro – fare
AUTONOMIA Il ministro Francesco Boccia
La proposta
La Lega: «Niente tasse a chi riapre negozi chiusi» Nessuna tassa comunale, per 4 anni, per chi riapre un negozio chiuso, nei Comuni fino a 20mila abitanti. Dopo aver introdotto una norma specifica nel Decreto crescita, la Lega in commissione Finanze alla Camera, con un emendamento ad hoc, ha ottenuto anche l’ampliamento dei tempi per presentare la domanda per le agevolazioni: il termine è così
spostato dal 28 febbraio al 30 settembre di quest’anno. La misura è stata presentata da Lorenzo Fontana, deputato veronese, ex ministro e vicesegretario federale della Lega. La misura prevede un rimborso dei tributi comunali per quattro anni a chi amplia o riapre un locale chiuso da almeno sei mesi da destinare ad attività legate
all’artigianato, al turismo e al commercio al dettaglio. Sono comprese la somministrazione di alimenti e bevande al pubblico e i servizi destinati alla tutela ambientale, alla fruizione di beni culturali e al tempo libero. «Il commercio al dettaglio, soprattutto nei piccoli Comuni, è un presidio che ha anche un valore sociale», ha spiegato Fontana.
C’è ancora incertezza, però, sul numero della materie che potrebbero passare a una gestione diretta da parte delle Regioni. Si vedrà solo quando si arriverà alla firma dell’intesa vera e propria. «Questo discorso rischia di portarci fuori strada. Zaia ha fatto una proposta, io ho apprezzato la modifica di quella proposta. Il tema era dateci le materie, dateci i soldi e facciamo noi. Quell’approccio non c’è più. Sulle materie discuteremo quando firmeremo l’intesa – tira le fila il ministro Boccia – abbiamo costruito un tavolo che consente a tutti di sentirsi rappresentati. Quando firmeremo l’intesa, capiremo di quante materie c’è bisogno. Aver separato le materie Lep (Livelli essenziali delle prestazioni, ndr) da quelle non Lep agevolerà il confronto. Partire dalle materie non Lep significa accelerare i tempi». Il prossimo appuntamento è per il 12 febbraio, quando lo stesso ministro sarà protagonista nella commissione parlamentare per le Questioni regionali per l’illustrazione delle linee programmatiche. Mauro Favaro © RIPRODUZIONE RISERVATA
Venezia, Bugliesi getta la spugna Troppe spaccature nella sinistra CENTROSINISTRA Una candidatura sorta e passata sul viale del tramonto nel giro di pochi giorni, quella di Michele Bugliesi, rettore dell’Università di Ca’ Foscari, a candidato sindaco di Venezia per il centrosinistra. Un nome finito nel tritacarne dei veti incrociati di una coalizione che fatica a trovare il candidato che dovrà sfidare Luigi Brugnaro alle elezioni di primavera a Venezia. Un film a puntate che ha avuto ieri quello che pare un epilogo. Ma poiché, in politica, la parola “fine” non esiste, meglio non azzardare previsioni. Certo è che il rettore si è sfilato dopo aver annunciato la propria disponibilità a guidare un fronte ampio, che unisse i partiti di centrosinistra e i numerosi movimenti civici di area. Il rettore in un primo tempo aveva risposto sì alla chiamata di un fronte che pareva sufficientemente ampio da garantirgli una comoda investitura. Aveva anche messo a punto un suo program-
IL CANDIDATO ANTI-BRUGNARO RINUNCIA: «NON CI SONO LE CONDIZIONI, SERVIVA UN’AMPIA CONDIVISIONE»
ma per sfidare Brugnaro. Ma evidentemente quel consenso tanto ampio non era. Innanzitutto perché, anche all’interno del Pd, c’era chi inizialmente aveva manifestato una certa freddezza attorno al suo nome (come il deputato Nicola Pellicani o il deus ex machina Massimo Cacciari) poi perché i Dem si sono arrovellati attorno al tema “primarie sì, primarie no”.
SFIDA A destra il Rettore dell’Università di Venezia, Michele Bugliesi. A sinistra, il sindaco Luigi Brugnaro
CANDIDATO UNICO
Tutto questo mentre si moltiplicano gli appelli all’unità e a una candidatura non divisiva. Ma i fatti portano in un’altra direzione. Il risultato è che Michele Bugliesi si è stancato di aspettare e ieri ha vergato una nota in cui, presentando il proprio programma e la propria visione di città, dice espressamente: «Le mie sono idee per un progetto civico, da costruire e realizzare con il contributo di più persone competenti e rappresentative delle diverse sensibilità. Ma un progetto come questo ha senso solo se trova un’adesione ampia e unitaria.
Infatti, mentre per l’anti-Zaia in Regione il partito ha scelto questa strada, per il sindaco di Venezia è stato deciso di puntare su un candidato unico, scelto senza consultazioni preventive. Strategia che ha provocato la spaccatura con l’ala sinistra guidata dal sociologo Gianfranco Bettin che ritiene quella del rettore «una candidatura già vista e troppo istituzionale» e con alcuni movimenti tra cui quello creato da Giovanni Martini, presidente della Municipalità di Venezia, che per creare una sua civica si è dimesso dal Pd.
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Purtroppo, è del tutto evidente che quelle attuali non sono le condizioni per poterlo realizzare».
LA RESA DEI CONTI Come dire: mi chiamo fuori. Il Pd, attraverso il segretario comunale Giorgio Dodi e il segretario metropolitano Valerio Favaron, continua a credere nella candidatura di Bugliesi, nome a cui hanno già dato la benedizione anche altre forze, come Italia Viva, i moderati di Ugo Bergamo, Più Europa, Italia in Comune e qualche civica come il Gruppo 25 Aprile. Ma la resa dei conti sarà mercole-
dì prossimo a Mestre, quando i Dem, gli altri partiti della coalizione e i movimenti Civici si confronteranno. Da quella riunione, fanno sapere tutti, si dovrà uscire con il nome dello sfidante di Brugnaro. Il sindaco intanto, da parte sua, aspetta di capire le mosse degli avversari per mettere a punto la sua strategia, che al momento prevede un fronte il più ampio possibile, coinvolgendo in prima battuta la Lega che ha già fatto sapere, comunque, di non poter più accettare un ruolo di comparsa. M.Fus. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Nordest
LA POLEMICA VENEZIA Il convegno è fissato per il prossimo 22 aprile in una sala del Parlamento Europeo a Bruxelles: “Olimpiadi invernali 2026”. La bozza del programma cita il gruppo promotore (S&D, Socialisti e Democratici) ed elenca i relatori (in parte ancora da confermare), ma i politici italiani chiamati a intervenire su Milano-Cortina, insieme ai rappresentanti del Coni, sono tutti del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle (tranne il sindaco bellunese Gianpietro Ghedina, espressione di una civica dall’orientamento di centrodestra). Insorgono la Lega e Forza Italia, partiti che governano Veneto e Lombardia e cioè le Regioni che sono il motore della macchina organizzativa olimpica, ma che non risultano fra gli oratori dell’incontro, accusando il Pd di voler «intestarsi i Giochi», mentre l’eurodeputata dem Alessandra Moretti parla di «polemica senza senso».
Domenica 9 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
Olimpiadi 2026, bufera sull’euro-evento del Pd Convegno a Bruxelles, fra i relatori italiani `Fi e Lega: «Scandaloso, è una vittoria di tutti» solo dem e grillini. Escluse anche le Regioni Moretti: «L’elenco non è ancora definitivo» `
Quando i giallorossi erano critici sul dossier
LA DIFESA
L’ABBOZZO La scaletta circolata prevede, al momento, i saluti istituzionali del presidente David Sassoli (Pd-S&D) e della commissaria Mariya Gabriel (Gerb-Ppe); poi una prima sessione con Giovanno Malagò (Coni), il ministro Vincenzo Spadafora (M5s), gli eurodeputati Pierfrancesco Majorino e Alessandra Moretti (Pd-S&D); quindi una seconda sessione con i sindaci Giuseppe Sala (Pd) e Gianpietro Ghedina (Sistema Cortina), Diana Bianchedi (Coni) e la campionessa Sofia Goggia; infine un cocktail. Postilla conclusiva: «Con la partecipazione di: xxxx». L’abbozzo non precisa se, al posto delle crocette, troveranno spazio gli amministratori regionali, che nelle maggioranze veneta e lombarda sono di centrodestra.
LE ACCUSE Tanto basta però perché la lista, finita in mano a forzisti e leghisti, scateni la furiosa reazione degli esclusi. Il primo ad andare
L’INCONTRO SI TERRÀ ALL’EUROPARLAMENTO, FRA GLI ORATORI PREVISTI I DUE SINDACI, IL MINISTRO E I VERTICI DEL CONI
IL VIDEO VENEZIA Non è la prima volta che il centrodestra polemizza con Pd e M5s sulle Olimpiadi. In particolare nel giugno scorso, nella notte dei festeggiamenti trasversali per l’assegnazione dei Giochi a Milano-Cortina, sui social era diventato virale un video che documentava la perplessità, se non addirittura la contrarietà, espressa nel 2018 dai futuri alleati giallorossi. Fra i dem, erano stati citati Alessia Rotta («Zaia non riesce a costruire le relazioni») e Roger De Menech («Il dossier Zaia non va oltre la cartella stampa»); fra i pentastellati, Jacopo Berti («Il dossier Zaia è una sbruffonata»). Da spiegare sono invece i cartelli in giapponese (in foto) esibiti dal Pd, nell’aula del Consiglio regionale, per dire «tanti saluti al governatore del Veneto», che era a Tokyo a presentare la candidatura: i dem avevano chiesto invano di rinviare il dibattito sul Bilancio, dedicato anche a Vaia, per attendere il ritorno di Zaia. (a.pe.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
PROMOTORI Comuni, Regioni, Coni e Cip. Nel tondo Moretti
tacall’atchele co è MiZuin, coordinatore veneto di Fi: «È scandaloso. È un successo italiano, non del Pd. Se celebrazione deve essere, allora devono essere presenti tutti. Ed è una scorrettezza ulteriore il fatto che il convegno sia organizzato in piena campagna elettorale per le elezioni regionali». Il padovano Marco Marin, ex medagliato olimpico e ora deputato azzurro, afferma che l’esclusione «non fa giustizia della battaglia che l’Italia ha vinto giocando tutti insieme». Il coro di accuse oltrepassa
i confini regionali. L’ex presidente forzista Antonio Tajani twitta: «Giù le mani dalle Olimpiadi Milano e Cortina». Mariastella Gelmini, capogruppo di Fi alla Camera, auspica l’intervento di Sassoli «affinché venga corretta la rotta e questo momento di confronto possa essere davvero im-
parziale, istituzionale e con tutti gli attori protagonisti in campo». Dura è anche la delegazione della Lega all’Europarlamento: «È assurda la scelta di non invitare i presidenti Fontana e Zaia, tenuti all’oscuro della cosa. Per la sinistra, evidentemente, le due regioni che ospiteranno l’evento inter-
VENEZIA Se ne è andato a 76 anni Giuseppe Da Re, imprenditore trevigiano e creatore dei Bibanesi, metà pane, metà grissino, la sua opera d’arte, lui che di arte era un grande appassionato. Da Re ha trasformato il forno di famiglia in un’impresa ma soprattutto ha inventato un’icona finita sulle tavole d’Italia e non solo. «La mia grande passione era l’arte, ma l’attività dei miei genitori aveva bisogno di aiuto», raccontava in una recente intervista a questo giornale. Ultimo di nove figli, si mette al lavoro coinvolgendo nella sua impresa disegnatori famosi come Altan, Forattini, Mordillo, Giannelli e Nicoletta Costa. Si poteva rimanere ad ascoltarlo per ore in questo suo alternare gli elogi all’impasto, quello di un tempo senza additivi chimici e fatto con materie prime di altissima qualità, e i quadri che negli anni ha studiato e raccolto fino a diventare amico di Dario Fo, il Nobel della Letteratu-
ra e pittore di tutto rispetto che definì i Bibanesi quei «panetti arcaici». Che oggi escono dai due stabilimenti trevigiani, quello storico a Bibano di Godega e quello aperto nel Duemila a pochi chilometri di distanza, a Zoppè di San Vendemiano. Di strada ne ha fatta tanta, tantissima dagli anni ‘50. «I miei genitori avevano un panificio. Avevo già preso il diploma e stavo frequentando il liceo artistico a Venezia, pensando poi di entrare in Accademia spiegava Da Re, presidente della spa da una quindicina di milioni di fatturato in cui lavorava al fianco dei tre figli Nicola, Francesca e Armando - quando mi accorsi che la mia famiglia aveva bi-
VOLEVA DIVENTARE UN PITTORE MA FU “CATTURATO” DAL FORNO DI FAMIGLIA CHE FECE DIVENTARE UN’IMPRESA PER LAVORARE DI GIORNO
sogno di me». Orfano di padre da quando aveva undici anni e ultimo di nove figli, mette da parte tavolozza e pennelli e inizia ad infornare pagnottelle. «Avevamo una quindicina di dipendenti e facevamo il pane più buono del Nordest - rassicurava - negli anni Settanta ero stato in Russia e mi avevano corteggiato affinché investissi lì, ma ho rifiutato: non volevo allontanarmi dai miei tre figli piccolini». La crescita è arrembante. La fatui pure. E si arriva agli anni Ottanta. «A un certo punto i miei dipendenti hanno iniziato a dirmi che non sapevano per quanto avrebbero ancora resistito e anche per me iniziava ad essere dura - ricordava Da Re tutte le notti al lavoro e il venerdì addirittura con la doppia infornata per la domenica». E ha iniziato a pensare cosa avrebbe potuto fare per continuare a produrre pane, senza tradire la vocazione familiare, ma lavorando di giorno. Scartato qualche progetto, ecco che nel 1987 arrivano i Bibanesi lavorati un po’ a macchina e un po’ a mano. E in pochi an-
Ma la dem Moretti, promotrice dell’iniziativa insieme al collega Majorino, scatta in difesa: «Sarebbe bastato alzare il telefono, prima di lanciare critiche assurde. Il quadro delle presenze non è ancora definito, lo stiamo ultimando proprio in questi giorni, ma intanto bisognava prenotare la sala e indicare i primi ospiti. Sassoli è il presidente del Parlamento Europeo e quindi rappresenta tutti. La commissaria Gabriel è del Ppe, il gruppo conservatore con cui noi di S&D lavoriamo molto bene sui temi della sostenibilità ambientale che saranno al centro della conferenza, tutt’altro che celebrativa, mentre la Lega con l’Efd su questi argomenti si è autoisolata votando sempre contro tutto». Ma i politici italiani? «Innanzi tutto – risponde la vicentina – non tutti hanno ancora confermato la loro presenza. Aspettiamo una risposta da Ghedina, mentre Sala probabilmente sarà impegnato altrove per cui potrebbe mandare l’assessora Roberta Guaineri. Spadafora è ancora in ballo, ma siamo in contatto con il ministro Vincenzo Amendola e con il sottosegretario Andrea Martella (entrambi del Pd, ndr.). Perciò prima di polemizzare, bisognerebbe almeno aspettare il piano definitivo. In ogni caso penso che due europarlamentari del Pd abbiano tutto il diritto di organizzare un evento e di invitare chi ritengono». Ma allora i governatori Luca Zaia e Attilio Fontana, o altri rappresentanti di Veneto e Lombardia, sono stati intenzionalmente esclusi? Puntualizza Moretti: «Le Regioni sono nella lista degli invitati, non tra i relatori. Ma lunedì da Strasburgo contatterò l’assessore lombardo Antonio Rossi...». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA
PERSONAGGIO Giuseppe Da Re, singolare connubio di industriale ed artista, nel suo studio di San Vendemiano
Addio a Da Re dei “Bibanesi” artista e industriale dei grissini IL LUTTO
nazionale non devono parlare, per lasciare spazio a esponenti politici del Pd. È inaccettabile: i giochi olimpici invernali sono un successo di tutti, non di una sola parte politica, un motivo di orgoglio per l’intero Paese, non qualcosa da usare per fare propaganda per un partito». Aggiunge l’eurodeputata leghista Silvia Sardone: «Proporre un evento sui Giochi Olimpici, politicizzandolo e non invitando né Fontana né Zaia, lascia veramente basiti. Il Pd e Sala, in mancanza di consensi reali in Italia e sul territorio, cercano di appropriarsi delle Olimpiadi per darsi un tono».
ni diventano un cult delle tavole, conquistando tutti gli scaffali dalla grande distribuzione alla bottega sotto casa. «Il segreto è l’eccellenza delle materie prime spiegava - olio extravergine di oliva, farine delle migliori, solo paste madri, e poi la linea bio». Ma non era ancora soddisfatto, mancava il tocco d’artista.
EDIZIONI SPECIALI «Quando qualche Bibanese usciva dal forno e assomigliava a un volto o a un animale lo dipingevo - rivelava Giuseppe Da Re - ho così pensato di realizzare delle edizioni speciali». Iniziano “Gli allegri Bibanesi” dai strani formati: è un Bibanaso se il naso è grande, ma diventa un Baronese se è nobile nel formato e via così. Seguono le edizioni a cui hanno collaborato i più famosi disegnatori italiani e di beneficenza. Ma quella che più di altre stava a cuore a Giuseppe Da Re era l’edizione dei Bibanesi “Danzanti” con disegni e dedica di Dario Fo. Da Nobel. M.Cr. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Rubrica di Gare, Aste, Appalti e Sentenze
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del NordEst
ANNO 134- N° 34
VENEZIA MESTRE
Domenica 9 Febbraio 2020
Chioggia Droga e denaro Umiliazioni e botte chi sgarrava
Il libro Un pellegrinaggio in 500 fotografie lungo le rive della “madre Piave”
Calcio Ronaldo non basta impresa Verona che ferma la corsa della Juve: 2-1
Pierobon a pagina 19
Drudi a pagina 22
Degan a pagina XIII
L’analisi
Il silenzio Democratico sulle alleanze dell’America Romano Prodi nche se Trump non è ancora sicuro di vincere le elezioni del prossimo novembre, è tuttavia generale convinzione che gli ultimi dieci giorni siano stati i più belli di tutta la sua vita politica. Il Senato lo ha infatti definitivamente liberato dal procedimento di “impeachment” che metteva a rischio il suo futuro. Un’altra non trascurabile soddisfazione gli è inoltre arrivata dal caucus dell’Iowa, dove non solo si è presentato ai seggi un numero di elettori democratici inferiore ad ogni previsione, ma nessuno dei candidati è sembrato raccogliere un condiviso entusiasmo da parte dei votanti. Ci mancava solo il pasticcio del conteggio elettronico per rendere Trump felice nel presente e fiducioso per il futuro. Sentimenti che sono stati espressi in modo addirittura trionfante nel discorso dell’Unione, la cui eco è stata certo amplificata dagli errori dei suoi oppositori politici, ma anche da un’economia che gode di un momento favorevole, anche se i suoi avversari mettono in rilievo che il vento in poppa soffia ormai da undici anni e che esso è stato soprattutto alimentato dalla politica delle amministrazioni precedenti. In questo quadro non ci si deve sorprendere che il gradimento dell’opinione pubblica americana nei confronti di Trump sia ancora in aumento. Desta invece stupore il fatto che il primo dibattito elettorale del Paese arbitro della sorte del nostro pianeta abbia trascurato (...) Continua a pagina 27
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Virus, governo in retromarcia Accolte le richieste dei governatori della Lega: `La quarantena sarà volontaria. Presidi «A casa 14 giorni gli studenti rientrati dalla Cina» ancora perplessi. Zaia: ministro corretto `
Il Ricordo. Egea Haffner, figlia di un infoibato
Si scrive «permanenza volontaria fiduciaria», ma si legge: dietrofront del Governo sul Coronavirus. La circolare di ieri del dicastero della Salute infatti accoglie in pieno la richiesta dei presidenti leghisti di Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trento e Lombardia, che avevano invitato il ministro Speranza a prevedere «un periodo di 14 giorni prima del rientro a scuola da parte degli studenti, di qualsiasi nazionalità, italiani compresi, giunti da aree affette della Cina». Zaia: «Speranza dimostra onestà intellettuale e correttezza». Presidi perplessi. Evangelisti e Pederiva alle pagine 2 e 3
La storia
Le ricadute
I due contagiati “fantasma” in giro per l’Italia
«Calo del turismo, il Veneto perderà fino a tre miliardi»
Mauro Evangelisti er dieci giorni hanno viaggiato a Roma e in Italia ed erano già stati contagiati dal coronavirus, anche se non lo sapevano. Quando sono tornati a casa, a Taiwan, sono stati ricoverati (...)
Tre miliardi di euro in meno, un milione di turisti cinesi in meno, altri due milioni di visitatori stranieri che per paura del contagio potrebbero non partire. La stima dei danni per il Veneto è dell’assessore regionale al Turismo Federico Caner.
Continua a pagina 3
Favaro a pagina 5
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Il Pd in Europa si “intesta” le Olimpiadi, rabbia Lega Convegno sui Giochi, tutti invitati tranne i governatori veneto e lombardo
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«Io, esule giuliana, dico no alla cittadinanza onoraria» LA BAMBINA CON LA VALIGIA Egea Haffner, esule giuliana numero 30.001: «No voglio contrappormi alla Segre». Pederiva a pagina 10
Il convegno è fissato per il prossimo 22 aprile in una sala del Parlamento Europeo a Bruxelles: “Olimpiadi invernali 2026”. La bozza del programma cita il gruppo promotore ed elenca i relatori (in parte ancora da confermare), ma i politici italiani chiamati a intervenire su Milano-Cortina sono tutti del Pd e del M5s (tranne il sindaco bellunese Gianpietro Ghedina). Insorgono la Lega e Forza Italia, partiti che governano Veneto e Lombardia e cioè le Regioni che sono il motore della macchina organizzativa olimpica, ma che non risultano fra gli oratori dell’incontro, accusando il Pd di voler «intestarsi i Giochi». Pederiva a pagina 15
L’intervista
Palenzona: «Autostrade, ecco gli errori dei Benetton» «Caso Autostrade, fatti errori: ma il settore ora va difeso». Così in un’intervista Fabrizio Palenzona, presidente dell’Aiscat (l’associazione dei concessionari). «Dove hanno sbagliato i Benetton dopo Genova? A lasciare un uomo solo al comando». Mancini a pagina 16
PRESIDENTE Fabrizio Palenzona
Friuli
L’intervento
Svastica sulla casa della deportata Choc a San Daniele
La città metropolitana è l’intero Veneto Agostino Bonomo*
Oltre 300 persone sono scese in strada ieri pomeriggio a San Daniele del Friuli per manifestare lo sdegno verso il gesto antisemita compiuto ai danni di Arianna Szorenyi, deportata ad Auschwitz: sul muro della sua abitazione era stata tracciata una svastica. Qualcuno, dopo che la notizia dello sfregio si era diffusa, ha attaccato un cuore rosso sopra la croce uncinata. Sdegno anche del presidente Fedriga che ha auspicato «l’immediata individuazione dei responsabili». A pagina 9
ensare in chiave post-metropolitana il contesto urbano policentrico del Veneto, e del nord più in generale, significa sostituire l’dea della scala con quella della rete, ragionando orizzontalmente e traendo vantaggio dalla varietà del tessuto urbano. Serve rinunciare a cercare a tutti i costi accorpamenti (...)
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Continua a pagina 27 REDAZIONE: via Torino 110 - 30172 Venezia Mestre - Tel. 041.665.111
∆ *Il prezzo degli abbinamenti è aggiuntivo al prezzo de “Il Gazzettino” e fino ad esaurimento. La promozione è valida solo per l’area della provincia di edizione. Spedizione in abbonamento postale: DL 353/’03 (conv. in L. n. 46 del 27/02/04) art. 1 comma 1, VE ∆ “Ritratti Veneziani vol. 3” + € 7,90 ∆ “Il libro dei Pensieri - Agenda 2020” + € 5,90 ∆ “Il Calendario Barbanera 2020” + € 2,90
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IL GIORNALE DI VICENZA
Domenica 9 Febbraio 2020
ITALIA&MONDO
Un’altraipotesi: colpadelpangolino
Telefono 045.9600.111 Fax 045.9600.120 | E-mail: interni.esteri@larena.it
Dopo i serpenti il pangolino: potrebbeesserequestol'animaleselvatico nel quale il coronavirus dei pipistrellipotrebbeesseremutato e diventato capace di aggredire
l'uomo. A puntare l'indice su questo piccolo mammifero simile a un formichiere e minacciato di estinzione,nonchévittimaditrafficiilleciti, è la ricerca condotta in Cina da
Shen Yongyi e Xiao Lihua, entrambi della South China Agricultural University di Guangzhou. La ricercaèpubblicatasolosulsitodell'universitàequestodestaperplessità.
L’EMERGENZA. Conle nuoveregole del Ministeroesultanoi governatori delNord- Este Salvini
Effettocoronavirus Lascuolaè nelcaos Gianluca Vannucchi ROMA
Nuova circolare per le scuole sul coronavirus che rimette alle famiglie degli alunni «di ogni nazionalità» che arrivano dalle zone a rischio della Cina, la responsabilità della segnalazione ai presidi, con una «quarantena» volontaria di due settimane in casa, e «assenze giustificate». Indicazioni che riaccendono la polemica politica, con i governatori leghisti del Nord e Salvini che gridano vittoria dopo gli scontri dei giorni passati, ma soprattutto con l'Iv di Matteo Renzi che chiede al Governo di «scegliere» e di «non scaricare il peso» sulle famiglie. Mentre i presidi vogliono, ora, da Viale Trastevere «nuove e certe indicazioni». La nuova circolare del ministero della Salute, che aggiorna quella del primo febbraio, prevede di avviare un monitoraggio con «permanenza volontaria a casa» per la «puntuale verifica della febbre e dei sintomi tipici del nuovo coronavirus». La richiesta interessa bambini e studenti che nei «14 giorni precedenti il loro arrivo in Italia siano stati nelle aree della Cina interessate dall'epidemia». La circolare è ispirata «al principio di massima precauzione»: «Fermo restando il diritto inalienabile di bambini e ragazzi di frequentare liberamente e regolarmente la scuola in assenza di evidenti e conclamate controindicazioni di carattere sanitario, in uno spirito di massima precauzione, il Dipartimento di prevenzione della Asl di riferimento, favorisce una permanenza volontaria fiduciaria a casa sino al completamento del periodo di 14 giorni dalla partenza dalla Cina».
L’ingressoascuola deglialunni ANSA
Ipresidi fannoappello aVialeTrastevere peravere indicazioni sicure
Lanuova circolare èispirata alprincipio dimassima precauzione
Il presidente dell'Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli «invita tutte le famiglie a collaborare serenamente con le scuole e ribadisce che al momento non ci sono elementi che giustifichino allarmismi di sorta. La lucidità è più che mai necessaria nelle situazioni di criticità». Poi la richiesta al ministero dell'Istruzione: «L'aggiornamento delle misure precauzionali prevede che dirami a sua volta nuove istruzioni alle scuole». I dirigenti scolastici saranno chiamati ad attivare il Dipartimento di prevenzione Asl «ma solo su segnalazione delle singole famiglie. Per quanto è dato di sapere il personale sanitario provvederà in questi casi a rilevare lo stato febbrile e gli altri eventuali sintomi, e questo costituisce un deciso miglioramento rispetto a quanto previsto dalla precedente circolare che affidava il monitoraggio al personale scolastico. Ancora una volta - conclude Giannelli - si fa affidamento sulla affidabilità dei dirigenti scolastici e sul loro senso di responsabilità». Pronto l'intervento del leader leghista, Matteo Salvini: «Anche il ministero alla fine ha deciso. I governatori della Lega, insultati da qualche fesso di sinistra per giorni, allora avevano ragione e aspettano le scuse di chi li ha accusati di allarmismo è razzismo: prevenire è meglio che curare». Da parte sua il governatore veneto Luca Zaia ha parlato di provvedimento «corretto e responsabile», dando atto al ministro Roberto Speranza di «guardare oltre gli schieramenti politici». Per il presidente lombardo, Attilio Fontana, alla fine «il buonsenso auspicato da me e dai colleghi di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino ha avuto il sopravvento». Il governatore Fontana ha poi voluto stigmatizzare i «sepolcri imbiancati» che avevano «voluto strumentalizzare la nostra richiesta». •
L’ingressodellascuola italo-cinesedi Padova ARCHIVIO ANSA
Leiniziative disolidarietà
PerSalaeRaggipranzoall’orientale InToscanac’è ilmenùcineseascuola RisoallaCantonese,pollo alle mandorleeverduresaltate nel wok:èilmenù tuttocineseeanti pregiudizio,causa allarme coronavirus,chesarà servito il 13 febbraioa oltre7.000bambini di 56scuole diSesto Fiorentino, CampiBisenzio, Signae Calenzano,inprovincia di Firenze.Tutticomuni dove la comunitàorientaleèlargamente presente.Aibimbianche offerte letradizionali bacchette. L'iniziativaèstata promossada Qualità&Servizi-società pubblicacontrollatadai quattro comunicoinvolti eper i quali svolgeserviziomensa - in«segno disolidarietàverso la comunità
cinese»eanche«come occasione discoperta,dialogo einterazione traculture contro i pregiudizie l'intolleranzachesi sono vistein questigiorniintante zonedel Paeseedi cuisoprattutto i bambinirischianodiessere vittime».«Pensavamodagiorni a uniniziativa dasvilupparenelle scuole- spiegaFilippoFossati amministratoreunicodi Qualità&Servizi-.Lo spunto decisivocièstato offerto dalla visitadelPresidente della RepubblicaSergio Mattarella nellascuolaromanaeil bellissimosegnaledivicinanza, paceefratellanzatrasmessoalla comunitàcinese». Intanto ieria
Milanoilsindaco Giuseppe Sala haorganizzatola tradizionale colazionedelsabato coni cittadiniinviaSarpi, nella Chinatowndellacittà,al Centro culturalecinese. Unmodo«per portarela nostra solidarietà» ai cittadiniecommercianticinesi cherisentono, anche economicamente,dellapsicosi delcoronavirus. Anchea Roma iniziativasolidale dellasindaca VirginiaRaggi che, sempreieri, ha pranzatodaSonia, unnoto ristorantecinesedellaCapitale, situatonelmultietnicoquartiere dell’Esquilino,un’area diventata oramiuna vera epropria Chinatownitaliana.
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Quarantenafai date,le assenzesaranno giustificate Ivdi MatteoRenzichiedealgovernopiùcertezze «Non scaricare tutta la responsabilità sulle famiglie»
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DOMENICA 9 FEBBRAIO 2020 LA TRIBUNA
TREVISO
Treviso Corso del Popolo, 42 Centralino0422/417.611 Fax 0422/579.212 Abbonamenti 800.420.330 Pubblicità 0422/575611
Il risiko immobiliare il dibattito
franco rosi
Il Pd attacca Gentilini e Gobbo «Il centro svuotato da loro»
«Oggi la città paga vent’anni d’inutili sfide al mattone tra prime donne»
L’analisi di Pelloni e Piazza dopo la rottura tra Camera e Fondazione Cassamarca «Non hanno fatto gioco di squadra, pensando solo alla Cittadella dell’Appiani» «C’è una responsabile sola, per la crisi del centro di Treviso: la Lega Nord, per il patto sottoscritto con De Poli e per l’Appiani che ha svuotato la città. Autori Gobbo, Gentilini e Zaia» Il Pd prende di petto la questione del risiko immbilaire, oggi messo a rischio, dopo 22 anni, dalla rottura fra Camera e Fondazione Cassamarca sul trasloco dell’ente camerale fuori mura. E lo fa con il capogruppo del Pd ai Trecento, Stefano Pelloni, e con l’ex sindaco di Silea, Silvano Piazza. Pelloni chiede a sindaco e giunta, e a tutte le istituzioni, di «non avanzare soluzioni ulteriori, mentre è ancora in corso la trattativa fra Camera e Fondazione», perché «un fallimento rappresenterebbe il drammatico epilogo della storia del risiko immobiliare di Gobbo-Gentilini, De Poli, Zaia: iniziato male e finito peggio». Ma il giovane capogruppo ricostruisce i passaggi storici del patto, per denunciare come «la storia del risiko immobiliare racconta della miopia degli attori pubblici che non hanno saputo giocare di squadra, ciascuno pensando al proprio piccolo interesse, trascurando una visione di sistema», con «risultati oggi evidenti». Appunto «un centro storico svuotato, un patrimonio dilapidato e una città che ancora fatica a individuare una sua vocazione funzionale». E addita le origini di tutto: «A Fondazione venne concessa una variante
L’Appiani: sul fondo le torri di Finanza-Entrate (a sinistra) e quella destinata alla Camera (a destra)
al Prg con aumento di volumetria molto importante per la Cittadella delle Istituzioni (da 84 mila teorici ai 236mila reali
«La soluzione sia frutto di una riflessione e non basata sull’urgenza» , un Piruea reso possibile dalla legge 11/96 ndr), proprio per la funzionalità pubblica che avrebbe dovuto avere l’area» Piazza, dal canto suo, cita il libro (da lui edito), «Testimo-
ne oculare” di Renato Sartor, già segretario di Fondazione fino al 2010, scomparso nel 2018: «Lì dentro è scritto tutto, il grande patto ha avuto un marito, De Poli, e una moglie, la Lega, con tutti i suoi big di allora, Gentilini e Zaia, e il leader politico Gobbo», dichiara, «per questo nulla può essere ascritto oggi a Conte, e ieri a Manildo. Chi parla di crisi del centro si rivolga a quei 4 signori, i veri responsabili. Con un solo nome, politicamente: Lega Nord». Pelloni, infine, chiama la città a fare squadra e si schiera contro il vincolo pubblico:
Dallo scorso autunno è cambiato tutto per il nuovo presidente impegnato nel risanamento finanziario e nella svolta culturale
Tre siluri da Lega, Pd e Camera L’inattesa solitudine di Garofalo IL CASO
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no dei più noti romanzi del compianto Manuel Vazques Montalban si chiama “La solitudine del manager”. A Treviso c’è un’altra trama, non letteraria: la solitudine del nuovo presidente. Sot-
tinteso: di Fondazione Cassamarca. Luigi Garofalo, nuovo timoniere a Ca’ Spineda da un anno, scopre di non avere più tante sponde in città. L’avvocato, designato a suo tempo da Manildo e poi voluto da Gobbo a tutti i costi, si è tuffato con grande energia e grande attenzione, quasi certosina, sui conti, per dare realizzazione alla
prioritaria missione del suo mandato, il risanamento finanziario del bilancio tramite dismissione del patrimonio immobiliare e spending review su ogni voce di spesa. E intanto imprimeva una svolta strategica di fatto rivoluzionaria per piazza San Leonardo. Uno: abbandono di ogni vocazione immobiliare, e dunque addio
«C’è confusione, nel piano degli Interventi la stessa maggioranza di oggi votò con noi per bocciare ogni stralcio, Conte eviti di proporre questa deroga. Se la trattativa Camera-Fondazione dovesse fallire, la soluzione sia frutto di una riflessione di prospettiva di Treviso, non basata sull’urgenza. Prima di ogni cosa, va scongiurato che la Cittadella diventi un futuro “buco nero”. Come? Non con soluzioni spot o annunci, con alberghi o speculazioni di privati, con ulteriore depauperamento del beneficio pubblico». — A.P. © RIPRODUZIONE RISERVATA
mattone. Missione culturale piena, e dunque università, incontri, conferenze, rilancio dei teatri ancora di proprietà, scuole e master di musica. Tutto bene fino all’autunno. Ex Questura venduta; intesa con la Camera (i fatidici 30 milioni oggi discussi); le speranze di cedere a 20 milioni l’ex Distretto per farvi il supercampus misto di Venezia a Padova. Sul più bello, è cambiato tutto. Solo attacchi e delusioni. Primo contraccolpo il blitz di Zaia e Benazzi su Medicina: corsi alla futura Cittadella, e picconata al supercampus, squagliatosi nonostante gli annunci di Conte (sì, vice di Garofalo è l’ex sindaco Gobbo, ma gli assetti nella Lega cittadina devono esser cambiati). Neanche il tempo di incassare. E siluro di
«Per vent’anni Treviso è stata vittima di una gara a chi aveva il cervello e il portafogli più grosso... tra chi però aveva idee molto piccole e limitate. E le conseguenze oggi sono sotto gli occhi di tutti». Franco Rosi, ex presidente del consiglio e oggi portavoce di Treviso Civica, guarda la “grana Appiani” da lontano, e punta il dito. «Fanno bene a temere che la Cittadella delle Istituzioni si svuoti», dice Rosi citando le tensioni degli ultimi giorni tra Fondazione e Camera di Commercio per il trasloco di quest’ultima all’Appiani, ma anche il futuro trasloco alla Salsa di Finanza ed Entrate, «oggi i presupposti sono quelli. Ma se l’amministrazione pensa basti una variante urbanistica per risolvere o scongiurare il problema di una possibile cittadella sfitta, allora si sbaglia di grosso, ancora». Franco Rosi chiama in causa l’idea che serpeggia nella maggioranza, ovvero rivedere il vincolo che suddivideva gli spazi in residenziali, direzionali privati e direzionali pubblici eliminando quest’ultima categoria. «Così facendo in caso di uscita di enti, i posti vuoti potrebbero essere occupati anche da istituti non pubblici scongiurando i vuoti» aveva chiarito qualche esponente della maggioranza. «Questa è una soluzione tampone, di minima» incalza Franco Rosi, «uguale a tutte quelle che hanno caratterizzato la pianificazione
Luigi Garofalo
Antonella Tocchetto (Pd). Personale («esecutore bancario») e all’ente («l’assoluta carenza di governance sull’università»; Fondazione vuol solo ven-
del futuro della città ai tempi della Lega e di De Poli. Si è sempre assistito ad una corsa al progetto più grande, la Provincia col Sant’Artemio, Fondazione con l’Appiani. Né da una parte né dall’altra si è mai deciso di sottoporre questi interventi al vaglio di tutti i potenziali portatori di interesse della città. Ognuno ha sempre ragionato pensando a se stesso ed ai propri interessi, quasi a farsi vedere più forte. Altro che logica di sistema» attacca il consigliere di Treviso Civica. «Il risultato? Cattedrali che oggi sono in crisi di identità, e di appetibilità, proprio perché mal pensate. Prima di disegnare i pro-
La provocazione: «Inizino a pensare a vendere il colosso del Sant’Artemio» getti bisognava chiamare al tavolo commercio, imprese, associazioni, istituzioni e disegnare insieme un progetto per la città. non l’hanno fatto. E ora Treviso dimostra chiaramente di non avere un piano». Di qui la provocazione: «Vogliono cambiare le cose? Inizino col vendere il Sant’Artemio, vincolandolo ad un uso intelligente e compatibile. Basta manie di grandezza inutili e dannose, pensino a fare rete, e recuperare un po’ dei milioni spesi». – F. D. W.
dere il patrimonio e non è interessata allo sviluppo di Treviso universitaria: ma non ci interessa il profitto immobiliare di una Fondazione ormai senza scopo»). E picconata anche all’ottimo rapporto Manildo-Garofalo: l’ex sindaco era primo sponsor dell’avvocato presidente. E siccome non c’è due senza tre, ecco la guerra di Pozza e Camera sul trasloco, contestando i 30 milioni pattuiti. E sì che Pozza ha un consigliere in Fondazione: ma proprio lui, e il segretario generale Tiozzo (voluto da Zaia) sono i più tenaci nel chiedere una revisione al ribasso della cifra. Garofalo ha capito messaggio e antifona: nessun sostegno, nessun aiuto. La solitudine del presidente. — Andrea Passeroni
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DOMENICA 9 FEBBRAIO 2020 LA TRIBUNA
Lo scontro sull’ambiente
La rabbia di Zaia «Glifosate? Mai» Bufera sulla Docg e Nardi ci ripensa Zanette (Doc): «Innocente ha tradito la fiducia degli associati» La replica: «Noi primi a combattere il diserbante, non si cambia» Francesco Dal Mas CONEGLIANO. Il glifosate? «Io dico assolutamente di no, è un capitolo che deve essere chiuso». Luca Zaia, presidente della Regione, si sorprende - «con amarezza e con allarme» - che qualche produttore consideri con nostalgia il ricorso ai fitosanitari. «E Dio non voglia – dice – perfino sulle colline Docg». Per il governatore non ci sono né se né ma. «L’agricoltura, la coltivazione ed il vigneto del futuro sono a impatto zero. Non si può partire dal presupposto che dobbiamo mantene-
AncheConfagricoltura fa un passo indietro: «Non ostacoleremo il percorso della Docg» re presidi, fitofarmaci e anticrittogamici come il glifosate – aggiunge -. La lotta al glifosate è la madre di tutte le battaglie. In tutti i vigneti del mondo lo utilizzano? Bene, noi non lo dobbiamo utilizzare». E di questo è convinto, anzitutto, Stefano Zanette, presidente del Consorzio Doc. Che ha un diavolo per capello.«Non mi sorprende – mette le mani avanti – che il presidente di Confagricoltura abbia confermato la sua notoria posizione sull’uso della chimica. Semmai mi sorprende che lo abbia fatto a pochi giorni dall’ingresso nell’Associazione Colline Unesco, in-
gaggiando una battaglia con il presidente del Consorzio Docg, Innocente Nardi».«Ma – aggiunge Zanette .- considero un vero e proprio tradimento quello dell’amico Innocente. Perché lo immaginavo convintamente assertore della sostenibilità, fino ad usarla per vincere la candidatura Unesco». Sappiano, Giustiniani e Nardi – insiste il presidente del Consorzio Doc – che hanno perso la fiducia di gran parte dei loro associati, soprattutto i piccoli, di tutti i produttori Doc e pure dei sindaci che hanno voluto il regolamento che escludeva il glifosate, mentre loro, i produttori, nicchiavano. Per il presidente Zaia c’è una ragione in più ad escludere il ricorso ai fitosanitari. «Siamo nella zona del patrimonio dell’umanità, Unesco – ricorda -. È vero che l’Unesco non ci valuta sull’utilizzo del glifosate o altri pro-
dotti del genere, ma dobbiamo dare un segnale: quello che si fa nelle colline del Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene, dei 9 mila ettari patrimonio dell’umanità diventa cassa di risonanza a livello internazionale. Da qui deve partire il segnale “no glifosate, no Folpet e no Mancozeb». Con che faccia – si chiede Zanette – ci presentiamo nel mondo quando stiamo asserendo da anni che il Prosecco si fa senza uso della chimica? E’ da insensati – accusa – aver lanciato un messaggio così controproducente». Marina Montedoro, presidente dell’Associazione Colline Prosecco, pone, dal canto suo, l’esigenza della massima chiarezza. «Quando si parla di Colline Unesco non s’intende affatto il Prosecco – precisa -. Non è il business la nostra mission, ma la protezione di un territorio straordina-
rio per paesaggio e civiltà. Quindi – aggiunge - il sito Unesco va tutelato sotto tutti i punti di vista, non da ultimo quello ambientale. I numeri certificano che l’area non va identificata unicamente come zona viticola. La “core zone” comprende circa 9.200 ettari, di questi il 70% è a bosco e il restante 30% a vigneto e si questo 30, meno del 40% è a Docg». Zaia in queste ore ha un timore: che riesploda quel conflitto socia-
le contro i produttori di Prosecco che la vittoria a Baku aveva sopito. Ed è la paura che avverte anche Stefano Zanette. «Non vorremmo rivivere la contrapposizione di qualche tempo fa – dice l’uomo Doc -. E se lor signori non faranno marcia indietro, siamo pronti a far valerci valere in sede Associazione Unesco non appena, fra tre mesi, ci sarà il rinnovo del Cda». Da parte sua Innocente Nardi, sotto pressione, ieri è
stato costretto ad una inversione a “U”. «Siamo stati i primi ha detto - a vietare il glifosate sul nostro territorio, non torneremo certo indietro». Paolo Casagrande, presidente del sindacato Anpa, è caustico. «Reintrodurre il glifosate mi pare assurdo perché già da due anni non si usa e i viticoltori hanno ormai intrapreso tecniche di lotta alle malerbe con mezzi meccanici». In Confagricoltura, intanto, il sostegno al presi-
dopo la minaccia di azioni legali
Il bancomat del Prosecco rimosso dalle vie di Londra TREVISO. Il bancomat delle
bollicine, comparso a Londra, è stato tolto, sotto l’incalzare delle proteste da Treviso e non solo. Era stato installato in una via centrale di Londra ad opera della vineria "Vagabond Wine". Il Consorzio di tutela del Prosecco Doc aveva annunciato azioni legali per frode verso i consumatori inglesi. Per i produttori di Prosecco Doc questo modo di somministrazione è in-
vece "contrario al disciplinare" in quanto il consumatore non può avere visione dell'autenticità del prodotto acquistato attraverso l'etichetta e la fascetta della bottiglia. Il Consorzio aveva preannunciato ieri iniziative legali «contro chiunque, in Italia e all'estero, continuerà a somministrare del vino alla spina vendendolo come Prosecco, cosa non ammessa in alcun modo dal disciplinare vigen-
te». E l’installazione, dopo queste minacce, è stata portata in magazzino. Anche se una raccolta di firme on line chiedeva: fino a quando i cittadini inglesi saranno privati del diritto di godersi un calice di spumante da distributori automatici in luogo pubblico? «Poniamo fine a questa ingiustizia e incentiviamo l'installazione di Automatic bubble machine nelle strade princi-
La via di Londra con il distributore di Prosecco e subitodopo la sua rimozione
pali», sollecitava la petizione. Ma, nonostante l’autonomia portata dalla Brexit, la vineria londinese ha inteso
mettersi al riparo da pericolose azioni legali, rilanciate anche ieri mattina dal presidente del Consorzio Doc, Stefa-
no Zanette, prima di venire a sapere di aver vinto la curiosa battaglia. — F.D.M.
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Lo scontro sull’ambiente la scheda
L’erbicida ammesso dalla Ue fino al 2022
Una panoramica sulle colline del Prosecco, in zona Docg A sinistra, il governatore del Veneto Luca Zaia
dente Giustiniani è pieno. Ieri, dopo le dichiarazioni del governatore Zaia ci si è posti qualche riflessione. Ed è stato lo stesso Giustiniani a ribadire di non voler far saltare nessuna scelta già fatta nei Consorzi Doc e Docg. «Siamo i primi a sostenere che qualsiasi sostanza che può far male al consumatore vada ovviamente evitata – interviene il presidente provinciale Giangiacomo Bonaldi – Però in questo caso abbiamo
semplicemente preso atto che le autorità scientifiche americane hanno riscontrato che il glifosate non è tossico, quindi non è dannoso» Bonaldi ribadisce che proprio nel rispetto delle evidenze scientifiche si fonda l’agricoltura a impatto zero, «Se poi ci sono produttori che precauzionalmente ritengono di fare scelte diverse, non saremo certo noi ad opporci», conclude. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
TREVISO. «Nessuno stop all’uso del glifosato». A stabilirlo, il primo ottobre scorso, la Corte di Giustizia Ue. A riaprire il caso è stata la causa presentata dal Tribunale penale di Foix (Francia) dopo la protesta dei “Mietitori volontari anti ogm dell’Ariège”. Il gruppo ambientalista era stato accusato di aver danneggiato dei bidoni di Roundup, contenente glifosato, nella città di Pamiers. Da qui è seguita la domanda di chiarimenti alla Corte Ue da parte della giustizia francese sulla validità della normativa europea inerente l’utilizzo dell’erbicida. A Lussemburgo i giudici hanno passato in rassegna vari elementi della normativa. Dalla valutazione dei rischi derivanti dall'uso dei prodotti fitosanitari, alla procedura che prevede test e studi forniti dal richiedente di un'autorizzazione per l'immissione sul mercato, fino alla verifica di tali elementi da parte delle autorità competenti e l'accesso pubblico ai documenti. Il risultato? Non sussiste alcun elemento capace d'inficiare la liceità dell’uso del glifosato. Il glifosate è l’erbicida più utilizzato al mondo - conta quasi 5 miliardi di dollari di vendite è un diserbante non selettivo, dunque una molecola che elimina indistintamente tutte le erbe infestanti. Introdotto nel 1974, dalla sua immissione nel mercato ne sono state spruzzate sui campi milioni di tonnellate. Nel marzo 2019 la Commissione europea ha annunciato l’intenzione di nominare un gruppo di Stati membri correlatori della prossima valutazione del glifosate, che scade il 15 dicembre 2022. Nei regolamenti di polizia rurale dei comuni della Docg esiste però già il divieto dell’uso, ovunque, dell’erbicida. Il Consorzio Doc lavora in questo senso. —
Cosa c’è dietro l’improvvisa apertura di Confagricoltura alla reintroduzione dell’erbicida sdoganato in Usa da Trump
Le multinazionali cercano il traino dell’Unesco per il business bollicine
Lodovico Gustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto
L’ANALISI
S
i gioca una partita nascosta sul Prosecco Docg. Il Consorzio Doc è stato il primo ad autotutelarsi, vietando il ricorso al glifosate. L’esempio è stato seguito dalla Regione e dai Comuni che hanno imposto in area Conegliano-Valdobbiadene un regolamento di polizia rurale condiviso. E che impedisce il ricorso a questo trattamento. Le multinazionali della chimica in agricoltura hanno avvertito subito il pericolo. Ed hanno ottenuto, grazie alla complicità di Trump, che l’agenzia per la protezione dell’ambiente Usa (Epa) escludesse qualsiasi pericolo per la salute umana derivante dall’utilizzo del glifosate, erbicida in uso particolarmente nelle tecniche di agricoltura conservativa. I grandi produttori di bollicine – ai quali interessa anzitutto
il business e che in questa prospettiva considerano anche il possibile traino dell’Unesco – non hanno trovato di meglio che rivolgersi al loro rappresentante più autorevole, Lodovico Giustiniani, perché nella veste di presidente regionale di Confagricoltura rilanci l’ammissibilità dell’erbicida. E, magari, perché lo faccia anche all’interno della go-
Fra tre mesi la governance dell’Associazione Unesco sarà rinnovato vernance dell’Associazione Colline Prosecco Docg, riconosciute patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Un’evenienza urgente, da materializzare in tempi brevi, perché fra tre mesi il cda si rinnova e Giustiniani potrebbe anche non sedere più in questo con-
Fitofarmaci vicino alle case ma in regola, irroratore assolto sto a confine con la loro abitazione, come la presenza di forti odori chimici, disturbi alle vie aeree, l'impossibilità di tenere le finestre aperte o rimanere in giardino. Nelle denunce i cittadini chiedevano alla procura della Repubblica di Treviso di accertare eventualmente i reati di getto pericoloso di cose e di inquinamento ambientale. I residenti avevano inoltre richiesto più vol-
te l'intervento dei carabinieri e degli ispettori del servizio Igiene della Asl 2 della Marca. Interventi all'esito dei quali, però, non erano mai state rilevate irregolarità, né nell’effettuazione dei trattamenti né nella gestione dei registri di campagna. Il giudice, nonostante l'opposizione dei denuncianti, ha ritenuto che i trattamenti effettuati - di cui era stata verificata la regolarità negli
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accertamenti ispettivi dell’Asl - non potessero ritenersi non consentiti dalla legge e che pertanto non fosse sostenibile un'accusa per getto pericoloso di cose né per inquinamento ambientale, richiedendo quest’ultima ipotesi una compromissione significativa e misurabile delle acque, dell'aria e di porzioni estese di suolo o sottosuolo. Situazione lamentata ma non riscontrata. Da qui la decisione del giudice per le indagini preliminari di Treviso, Bruno Casciarri, di archiviare le denunce ed ha escluso che l'attività di irroramento delle viti costituisca reato di getto pericoloso di cose. —
dopo la denuncia dei residenti a cappella maggiore
CAPPELLA MAGGIORE. Archiviata la denuncia sporta contro il titolare di una ditta “contoterzista” che si occupa di trattamenti sui vigneti. L’uomo (assistito dallo studio Caldart - Arrigo & associati) era stato denunciato da due residenti di Cappella Maggiore, tra l’autunno del 2017 e l’estate 2018, perché lamentavano i disagi subiti a causa del trattamento del vigneto po-
sesso. Conosciute ed apprezzate come sono nel mondo, le bollicine sono oggi considerate il meglio della sostenibilità enologica. Ma pochi sanno che il glifosate è stato bandito. Se ritornasse in uso, le multinazionali potrebbero vantarsi anch’esse di un’eccellenza, brevettata addirittura Unesco, certificando che la chimica non compromette la salute, anzi la promuove. Fatto sta che il presidente della Regione Luca Zaia, da quando ha concepito questa candidatura, ha sempre sostenuto la “viticoltura a chimica zero”. E che da ministro dell’Agricoltura ha stoppato gli Ogm, entrando nel mirino delle multinazionali. E’ evidente, dunque, l’arrabbiatura di tutti in queste ore, non solo perché rischia grosso la maggior parte dei piccoli vignaioli Docg e, di riflesso, corre grossi pericoli il popolo dei produttori Doc. Ma anche perché il solo evocare il ritorno dei fitofarmaci mina la credibilità dei primi passi dell’Associazione. E della stessa Regione. Con la conseguenza sicura di riaccendere il conflitto sociale da parte dei sempre più numerosi Comitati che contrastano i trattamenti e, quindi, l’uso della chimica. Finanche della Diocesi di Vittorio Veneto che si è fatta paladina di questa sensibilità. I riflettori sono accesi in particolare sul vertice del consorzio Docg, per capire in quale misura il confronto molto duro sul rinnovo degli incarichi rischierà di compromettere un patrimonio di stabilità economica e sociale costruito con tanta fatica. Ricordiamo solo che il Consorzio Docg vale 90 milioni di bottiglie vendute per il 70% circa in Italia. — Francesco Dal Mas
L’irrorazione meccanica dei fitofarmaci
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