RASSEGNA STAMPA DELL'8 MARZO 2020

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BELLUNO

DOMENICA 8 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

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summit l’altroieri a trento

«Soldi da utilizzare anche per progetti sociali» Cambiano le modalità di utilizzo delle future annualità dei fondi dei Comuni di confine: manca solo l’ok ministeriale

Francesco Dal Mas BELLUNO. Spese per servizi. E non solo per investimenti, per opere. È così che cambierà il fondo per i Comuni di confine. I sindaci, una volta approvata la svolta, potranno farsi finanziare non solo piste ciclabili, piste da sci, strade, acquedotti, ma anche progetti di gestione sociale. Un esempio? Si potrà attrezzare il poliambulatorio, ma anche provvedere per due anni alle spese di personale. L’Unicum studenti troverà finalmente un seguito. I piani di marketing per il turismo pure. È quanto si sono sentiti assicurare i sindaci dei 48 Comuni di confine che l’altro ieri a Trento hanno incontrato il presidente Roger De Menech. Presidente della Conferenza dei Comuni di confine è il sindaco di Feltre, Paolo Perenzin; vicepresidente il prosindaco di Ponte di Legno Mario Bezzi, mentre il Coordinamento è costituito da 12 membri: Ornella Noventa (Lamon), Tatiana Pais Becher (Auronzo), Michele Costa (Falcade) per i confinanti della provincia di Belluno. Poi gli altri, delle province venete e lombarde. «Insieme abbiamo fatto il punto della situazione su una serie di tematiche, in vista dell’approvazione della deli-

bera di modifica dell’intesa», informa Perenzin. La bozza verrà portata all’esame del ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, il 12 marzo, insieme al vertice del Fondo. «Non ci sono dubbi che verrà approvata», anticipa De Menech, «poi procederemo alla pianificazione del programma di interventi per il quinquennio 2019-2023. Con un nuovo respiro, quello della regia a maglia larga, per meglio affrontare emergenze come quella dello spopolamento». Il presidente Perenzin sottolinea, al riguardo, l’accordo sulla nuova modalità di gestione del fondo di 500 mila euro l’anno per ciascuno dei 48 Comuni di confine. «Secondo un percorso iniziato col precedente presidente Saviane e portato avanti con l’attuale De Menech», spiega, «si avrà modo finalmente non solo di snellire le procedure che erano troppo ingessate, soprattutto nella rendicontazione, ma anche di intraprendere nuovi percorsi. Non più, o meglio non più solo spese di investimento, ma anche per servizi che siano utili ad arrestare, o per lo meno a ridurre lo spopolamento». Avere i soldi per costruire un presidio sanitario, ma non disporre del personale necessario è un controsen-

so. Eppure accadeva. D’ora in avanti non più. Si avrà modo, ad esempio, di provvedere per qualche anno, almeno, alla presenza di un’infermiera che possa coordinare l’attività medica che si svolge in quel presidio. Ed esempi analoghi si possono ripetere per tutti i servizi sociali. «In effetti, l’obiettivo che ci siamo dati, noi per la montagna veneta, i lombardi per quella loro», conferma De Menech, «è proprio quello di operare in area vasta, quindi non solo sul confine; questo per trattenere la gente sulle terre alte, quindi garantendo scuola, assistenza medica, ogni altro servizio, magari anche l’attività turistica». I sindaci hanno insistito, oltre che sugli obiettivi di lungo respiro, anche sulle modalità di lavoro, auspicando che vengano eliminate le farraginosità del passato. «Mi sembra che le nuove misure per la rendicontazione rispondano proprio a questa esigenza», riconosce Perenzin, «l’eccessiva macchinosità ha comportato gravi ritardi, specie per i programmi tra il 2013 ed il 2014. Stiamo recuperando, ma per andare a regime ci vorrà qualche anno. Certo è», conclude Perenzin, «che non possiamo più permetterci 4 anni d’attesa per procedere coi progetti». – © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Signore ha chiamato a Sé

ONORINA DE CASSAN in VIECELI di anni 81 Ne danno il triste annuncio il marito Giacomo, la figlia Annalisa con Paolo, la sorella Vanna, il nipote Massimo, la pronipote Emma, il nipote Marco e parenti tutti. La benedizione della salma alla presenza dei soli familiari avverrà in forma privata nella Chiesa Parrocchiale di Gron. Si proseguirà poi per la cremazione. In base alle modifiche dell’Ordinanza Regionale verrà celebrata una Messa Esequiale con data da destinarsi.La Famiglia rivolge un ringraziamento particolare a Carla e Roberto, alla Signora Margherita, alle Infermiere Elisa e Annalisa e a tutti coloro che sono stati vicino alla cara Onorina. Si ringraziano sin d’ora tutti coloro che vorranno onorarne la memoria. SOSPIROLO - Torbe, 8 Marzo 2020 GANZ - Sedico - Mas - Sospirolo - Santa Giustina - Limana - tel. 0437 852088

Dopo lunga malattia, amorevolmente assistito dai suoi cari è mancato

Un momento dell’incontro di Trento

l’iniziativa

Un libro di musica per le scuole ladine firmato da De Cortà PIEVE DI CADORE. Le scuole

dell’area ladina bellunese avranno un libro di musica che il musicista Andrea Da Cortà realizzerà appositamente. La realizzazione del libro di Da Cortà dedicato alle scuole ladine è stata inserita infatti nel programma per il 2020 approvato all’unanimità dall’assemblea dell’Union Ladina del Cadore de Medo. «Da tempo», ha spiegato la presidente Cinzia Vecellio Mattia presentando il bilancio preventivo e il program-

ma per il 2020, «il musicista Andrea Da Cortà, nostro socio e membro del consiglio direttivo da oltre 10 anni, si è assunto l’incarico di fare una ricerca sulla musica tradizionale ladina. Tra il materiale raccolto c’è anche del materiale interessante i bambini in età scolare. Ha così proposto la realizzazione di un volume specifico sulla musica adatta ad essere insegnata nelle scuole ladine cadorine». «Per questo», ha concluso la presidente, «il consiglio di-

Dopo la malattia è mancato all’affetto dei suoi cari

MAURIZIO CLERICI

ANGELO BACCHETTI

di anni 65 Ne danno il triste annuncio la moglie Anna, le sorelle Lorena e Marilena con Giorgio, le cognate, i cognati, gli zii, i nipoti e parenti tutti. Su ordinanza della Regione Veneto le esequie avranno luogo in forma privata, con i soli famigliari, lunedì 9 marzo alle ore 15.30 nella chiesa parrocchiale di Mussoi da dove, si proseguirà per la cremazione. Un particolare ringraziamento a tutto il personale dei Reparti di Ottorino e Oncologia dell'Ospedale San Martino di Belluno, dell'Associazione Cucchini, di Casa Tua 2, delle cure palliative ed al Dottor Bortot. Grazie a tutti voi che, in ogni forma e modo, vorrete unirvi al nostro dolore e ne vorrete onorare la memoria. Belluno via Fratelli Cairoli, 22 - 8 marzo 2020 O.F.Donadel al vostro servizio in tutta la Provincia di Belluno 0437 981241 condoglianze online www.onoranzefunebridonadel

rettivo, dopo aver seguito la presentazione del progetto da parte di Da Cortà, ha deciso d’inserire la proposta nel programma del 2020 e finanziarla, inserendolo nel capitolo pubblicazioni libri sulla lingua e cultura e tradizioni ladine, nel quale è stata prevista la somma di 5 mila euro». La proposta è stata approvata all’unanimità dall’assemblea. Spetta quindi al musicista produrre al più presto la bozza della sua opera e il relativo preventivo. Il numero di copie e la sua diffusione saranno decisi dal consiglio direttivo del Unione. Andrea Da Cortà, musicista sulla cresta dell’onda, è stato autore di numerose opere nell’ambito del movimento ladino. È stato il vincitore nel 2008 del primo premio al concorso di canzoni in ladino bellunese Ladincantando. — Vittore Doro

di anni 71 Ne danno il triste annuncio i figli Denis con Marika e Tiziano con Elena. La benedizione della salma alla presenza dei soli familiari avverrà in forma privata nella chiesa arcipretale di Sedico. Si proseguirà poi per la cremazione. In base alle modifiche dell’Ordinanza Regionale verrà celebrata una Messa Esequiale con data da destinarsi. La Famiglia rivolge un ringraziamento particolare a tutto il personale del Reparto Otorinolaringoiatria di Feltre, dell’Hospice “Le Vette” di Feltre e a tutti i cari amici che hanno aiutato e sono stati vicino ad Angelo nel periodo della malattia. Si ringraziano sin d’ora tutti coloro che vorranno onorarne la memoria. SEDICO - Via Mirabei, 8 Marzo 2020 GANZ - Sedico - Mas - Sospirolo - Santa Giustina - Limana - tel. 0437 852088


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PRIMO PIANO

DOMENICA 8 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

L’allarme globale: la politica veneta I partiti divisi sullo scenario elettorale con le amministrative e il referendum di fine maggio Il sottosegretario agli Interni Achille Variati: «Sarà decisiva l’evoluzione dell’epidemia»

Pd, M5s e FI: si voti in ottobre Ma la Lega ha fretta: «No al rinvio» Albino Salmaso PADOVA. Votare per eleggere i sindaci e il consiglio regionale a fine maggio o in ottobre? I partiti di palazzo Ferro Fini sono divisi, con Pd, M5S e anche Forza Italia decisi a chiedere il rinvio mentre la Lega ha fretta con il capogruppo Nicola Finco convinto più che mai che il risultato sia già scritto. In autunno l’emergenza coronavirus sarà davvero solo un brutto ricordo e si potrà parlare dello scenario economico e sociale del Veneto senza la spada di Damocle della pandemia? Nessuno azzarda previsioni, anche se al Viminale tirano il freno con il sottosegretario agli Interni Achille Variati che mette fine a tutte le il-

In senso orario: il consiglio regionale, Erika Baldin (M5s) Maurizio Conte (FI) e Stefano Fracasso (Pd)

nel giro di due settimane l’emergenza possa stabilizzarsi, con una ripresa regolare della vita quotidiana, per questo mi auguro davvero che si possa votare a fine maggio». Di questo avviso è Nicola Finco, capogruppo della Lega in consiglio regionale: «In questo difficile momento non stiamo pensando alle elezioni e tantomeno a possibili rinvii. La situazione è delicata e la politica deve prestare la massima attenzione per garantire la salute dei cittadini. Come Lega riteniamo si possa votare a maggio, nel pieno rispetto delle norme di sicurezza per i cittadini, anche se questo uso della democrazia sembra non piacere più di tanto a coloro che governano il Paese». Che sarebbero Pd e M5s. Quanto all’appello di Lorenzoni per un incontro con Zaia, la

Il sottosegretario Achille Variati

risposta è netta: «Mi pare un tentativo di uscire dall’anonimato, il governatore ha ben altro cui pensare», ribatte Finco. Il tema è uno solo: come garantire la campagna elettorale ai partiti che con i divieti in vigore non possono convocare assemblee nei cinema e teatri, né praticare il porta a por-

ta per consegnare i “santini” con le preferenze ai cittadini. «Se il governo raccomanda di restare chiusi in casa è evidente che nessuno si azzarda a sfidare i divieti convocando comizi in piazza: gli stadi sono deserti, i militari presidiano le zone rosse, le scuole chiuse. Mi pare difficile che tutto funzioni a meraviglia a fine maggio, forse conviene ipotizzare il voto a giugno», spiega Stefano Fracasso, capogruppo Pd. «La legge elettorale del Veneto prevede il ricorso alle urne tra metà maggio e metà giugno, ma penso che Zaia voglia l’election day e quindi attende la decisione del governo. Il consiglio regionale va sciolto 45 giorni prima e nessuno può dire se a metà aprile l’emergenza sarà davvero superata. Ce lo auguriamo tutto, ma se le scuole resteranno

lorenzoni scrive a zaia

«Sono pronto a collaborare Unità senza polemiche»

Arturo Lorenzoni

sa integrazione alle stelle? Il rinvio a ottobre consente di mettere a punto dei programmi veri per l’intera legislatura». Chi parla di assoluta necessità di ripristinare la par condicio è Erika Baldin, consigliera regionale del M5S. «Non ci possiamo rassegnare all’idea di vedere Zaia in tv 12 ore al giorno. I network locali, le dirette Rai, Mediaset, Sky e le tv straniere. Mai un medico o uno scienziato interpellati per rappresentare il Veneto, solo il presidente della Lega, organo politico. Massimo rispetto e senso di collaborazione per uscire dall’emergenza, ma poi va ripristinata la par condicio tra i partiti e i candidati. Il Paese sta attraversando un momento molto difficile con il governo che sta trovando nuove soluzioni all’emergenza sociale e nessuno si azzarda ad avviare la campagna elettorale. Le restrizioni sono giuste, ma l’eventuale slittamento non va scartato a priori perché consente di parlare del futuro in un clima normale, con pari dignità tra i partiti e i candidati». —

PADOVA. Arturo Lorenzoni scrive a Luca Zaia e gli propone un incontro per collaborare sull’emergenza corona virus. Il candidato civico del centrosinistra alla Regione Veneto è disponibile ad «affrontare al meglio questa fase, coinvolgendo tutte le parti plurali di società veneta. In queste difficili settimane sempre più cittadini e imprese, spaventati» precisa nella lettera aperta a Zaia, «si rivolgono a me per capire insieme come affrontare al meglio il momento e come prepararsi ad un futuro, speriamo prossimo, di ripresa sociale ed economica. Molte persone mi stanno anche sottoponendo punti di vista importanti e manifestando specifiche richieste. È una fase di grande difficoltà che sono convinto vada affrontata in modo unitario». Lorenzoni ricorda che «la campagna elettorale non può entrare nel vivo; non è questo il campo e neppure il momento di un confronto tra fazioni contrapposte. Credo che un’emergenza di queste dimensioni e di questo impatto quotidiano per tutti i veneti sia su un piano di salute che su un piano di ricadute economiche, possa essere affrontata solo tutti insieme, con spirito di comunità e di collaborazione. È proprio partendo dal questa convinzione che le propongo un incontro» conclude Lorenzoni. —

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Fracasso e Conte: Senza comizi e incontri nei cinema e bar non c’è sfida elettorale

Erika Baldin: va subito ripristinata la par condicio, oggi parla solo il governatore lazioni: «La questione non è all’ordine del giorno del governo. Per le amministrative di maggio siamo ancora in una fase prematura per decidere. L’evoluzione dell’emergenza coronavirus sarà ovviamente decisiva. Entro il 23 marzo si dovrà decidere la nuova data del referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari e prevale l’indirizzo di accorparla alle amministrative e regionali di fine maggio». In questo scenario lo slittamento viene e a cadere. Un giudizio condiviso da Arturo Lorenzoni, candidato presidente del centrosinistra: «Non voglio nemmeno immaginare l’ipotesi del rinvio, perché se così fosse ci troveremmo con il Paese in ginocchio, stremato dalla crisi sanitaria ed economica. Io penso che

chiuse fino al 3 aprile temo ci vorrà molta pazienza prima di tornare a pieno regime. Sono sospese le udienze anche nei tribunali e le liste vanno depositate in Corte d’appello: se i cancellieri e i magistrati non possono lavorare, penso sia impossibile far decollare la campagna elettorale. Ecco perché chi parla di voto a settembre-ottobre dimostra di essere prudente e saggio», conclude Fracasso. E Forza Italia? Maurizio Conte, approdato nel partito di Berlusconi dopo una lunga militanza nella Lega, dice che le regionali hanno la peculiarità delle preferenze e non basta fare campagna elettorale sui social e sul web, ma «bisogna girare tra la gente, frequentare i mercati rionali, entrare nei bar. Temo che troveremo il deserto, i ristoranti sono vuoti. Chi ti ascolta quando parli di ripresa economica con il turismo a picco e la cas-

L’ITALIA SUL LETTINO

Così il virus cambierà la visione del mondo nei giovani

VERA SLEPOJ on una parola, non un profeta, non una guerra, ma un virus invisibile, una sorta di killer del nuovo millennio, cambierà il mondo, il modo di guardare la realtà, le emozioni, le percezioni, i sogni, i

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progetti, gli amori, gli stili di vita. Bambini e adolescenti, i millennials: il futuro per loro si fa nebuloso, una visione impalpabile che progressivamente porterà a vivere il trauma, prima il rifiuto, l’accettazione e la rinascita, passaggi che incroceranno l’istinto di sopravvivenza, quello che ha salvato l’umanità facendola evolvere e talvolta precipitare, avanzare, regredire e infine progredire, in un vortice di illusioni che sulla scena

del Novecento ha fatto pensare quasi all’immortalità. Cambiano gli stili di vita, i nostri bambini dovranno imparare la lentezza del giorno, l’obbligo dell’incontro imprevisto con sé stessi, la percezione che inevitabilmente ridurrà i social a essere meno propositivi, enfatici. Gli influencer avranno meno importanza, perché uscire, esibirsi, essere competitivi, postare, mostrare, sarà meno facile e forse anche innaturale, talvolta inaccettabile. Il con-

sumare, grande totem dell’espressione del pensiero dell’ultimo Millennio, avrà meno senso. Il coronavirus, che ci piaccia o no, sta riuscendo a scardinare i comportamenti relazionali e sociali, i grandi concerti rimarranno per un po’ un ricordo, una nostalgia, ma se le nuove regole della relazione sociale rimarranno per dei mesi tali, inevitabilmente la mente umana dovrà riorganizzarsi. La movida, la discoteca, la

massa, si trasformeranno in un danno, un rischio profondo per cui sarà necessario un altro modello di comunicazione, perché i social rimarranno ma avranno altre caratteristiche, perché la distanza del corpo abituerà l’individuo a essere capace di riconoscere i propri limiti, dando alla natura, alla naturalità della comunicazione, una nuova consapevolezza. Non sarà Greta, ma il Covid 19 a rivoluzionare il pensiero. La natura rimane di-

stante, incontaminata, gli animali avranno forse un destino migliore, perché è l’uomo che oggi viene condannato da sé stesso, avendo rifiutato da tempo il senso del limite. I bambini però impareranno a farsi bastare ciò che hanno, i genitori forse saranno la realtà più vicina al loro futuro, eliminando la loro non presenza e creando una nuova identità familiare. Le nuove generazioni, tradite dalla fragilità del mondo virtuale, impareranno velocemente a riconsiderare inevitabile la realtà, senza escluderla ma ridisegnando un nuovo progetto di vita. — © RIPRODUZIONE RISERVATA


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L’allarme globale: le reazioni

Venezia, Padova e Treviso zone rosse Zaia: «Le nostre osservazioni a Conte» Il governatore al governo: abbiamo visto le misure all’ultimo momento e dovevamo dire sì in breve tempo, impossibile

Filippo Tosatto VENEZIA. Nel Veneto si profi-

la un angosciante coprifuoco. Il dilagare del coronavirus induce il Governo a prevedere misure senza precedenti che – oltre all’intera Lombardia, epicentro esplosivo dell’epidemia – trasformerebbero in zone rosse le province di Venezia, Padova, Treviso, Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Pesaro, Urbino, Asti e Alessandria. In questi territori l’esecutivo presieduto da Giuseppe Conte intende introdurre il «divieto assoluto» di entrata e uscita fino al 3 aprile, limitando a «indifferibili esigenze lavorative o situazioni d’emergenza» la circolazione dei cittadini entro i confini provinciali con sanzioni penali (fino a tre mesi d’arresto) ai trasgressori. La bozza dei provvedimenti in queste ore è oggetto di confronto tra Roma e i governatori del Nord – che hanno richiesto sostanziali modifiche: si ipotizza che il piano definitivo entrerà in vigore dopo la mezzanotte odierna. SENZA PRECEDENTI

Provvedimenti drastici quelli discussi in consiglio dei ministri in una seduta notturna a tinte drammatiche, che lasciano presagire una gravità del contagio ben diversa e assai superiore a quanto dichiarato finora dalle autorità politiche e sanitarie. Né, salvo modifiche in corsa, le restrizioni saranno limitate alla mobilità. Analogamente a quanto sperimentato a Vo’(ironia del destino, la piccola comunità euganea aveva appena concluso la quarantena) il cordone sanitario stretto al cuore del Veneto – ma ora esteso in buona parte al resto dell’Italia – prorogherà la chiusura di scuole, cinema, teatri, pub, discoteche, sale giochi e scommesse, palestre, piscine, stazioni sciistiche, musei. Centri commerciali accessibili da lunedì e venerdì ma off limits nel week end; sospese le cerimonie religiose (messe, matrimoni, funerali), consentite invece la manifestazioni sportive a porte chiuse. Resteranno aperti bar e ristoranti, già semideserti, con l’obbligo – a carico del gestore – di far rispettare il dropster, ovvero la distanza di sicurezza interpersonale (un metro almeno) dettato dai virologi dell’Istituto superiore di sanità. AUTOSTRADE PRESIDIATE

A sorvegliare il rispetto del decreto governativo – si ap-

Il provvedimento oggi all’approvazione entrerà in vigore domani «A noi sta a cuore prima di tutto la salute dei cittadini, ma ora norme chiare» prende – provvederanno le forze dell’ordine e l’Esercito; sarà quest’ultimo, in particolare, a pattugliare i caselli autostradali. Circostanza inedita in tempi di pace, che acuisce il senso di smarrimento e di choc di una giornata destinata, purtroppo, a restare impresa nella memoria collettiva del Paese. Evidente il rischio di una paralisi, pressoché totale, delle attività economiche e dell’occupazione al punto che i decreti di Palazzo Chigi raccomandano ai datori di lavoro di anticipare ai lavoratori – esclusi quelli della sanità, “precettati” precettati in servizio – la fruizione dei congedi e delle ferie. CONFRONTO

NOTTURNO-

Nell’estrema confusione di queste ore, la trattativa tra Roma e i territori maggiormente aggrediti dal virus vede protagonisti i governatori che provano ad attenuare il giro di vite. «Se il decreto venisse approvato così, noi presenteremmo una serie di osservazioni elaborate dal comitato scientifico a supporto dell’unità di crisi del Veneto», dichiara a notte fonda Luca Zaia; «A noi sta a cuore prima di tutto la salute dei cittadini, ma per applicare un decreto bisogna che le norme siano chiare. Abbiamo visto questo provvedimento all'ultimo minuto, non abbiamo partecipato alla redazione preventiva e ci chiedono di confermarlo nel giro di breve: è letteralmente impossibile». «Bozza pasticciata», pur se va «nella giusta direzione», è l’obiezione del lombardo Attilio Fontana, che lamenta «confusione» e sollecita al Governo «chiarimenti per consentire ai cittadini di capire cosa si può fare o meno». «Ho chiesto al presidente Conte e al ministro Speranza, in una logica di leale collaborazione, di poter lavorare ancora alcune ore per addivenire alle soluzioni più coerenti e condivise», fa sapere Stefano Bonaccini, il presidente dell’Emilia-Romagna. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’esercito all’ingresso del comune di Vo’: il blocco che riguardava il piccolo centro padovano ora è esteso alle province di Venezia, Padova e Treviso

il sottosegretario all’economia

Baretta: sacrifici necessari per tutelare la salute di tutti Scatterà la cassa integrazione per i dipendenti che non potranno andare al lavoro Il ministro D’Incà: sul tavolo l’applicazione delle prescrizioni dello staff di scienziati

Albino Salmaso PADOVA. «Cosa ne penso

dell’ordinanza del governo che bloccherà gli spostamenti delle persone anche nelle nostre province di Padova, Venezia e Treviso? E’ una misura assolutamente necessaria per evitare la rapida diffusione del virus. Nessuno vuole creare panico, ma tutti debbono dare il loro contributo per far rispettare le regole. Io sono bloccato a Venezia e non posso più tornare a Roma». Pier Paolo Baretta è a Mestre per un incontro elettorale legato alla sua candidatura a sindaco di Venezia e domani non rientrerà nel suo ufficio al Mef, in via XX Settembre a Roma. Stop fino al 3 aprile per tutti i “pendolari” della politica? Forse no. I “trasferimenti” per lavoro sono ammessi, con deroga motivata. Anche quelli istituzionali. La presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti

Casellati, potrà quindi rientrare senza ostacoli burocratici a Palazzo Madama per guidare l’assemblea legislativa in una fase delicatissima. E così pure la pattuglia di parlamentari, a partire dal senatore Antonio De Poli, che ha un asse diretto con Palazzo Chigi. Una deroga forse la strapperà anche il sottosegretario Baretta, ma ai caselli dell’autostrada verrà schierato l’esercito, per effettuare i controlli agli ingressi sulla A4 Venezia-Padova- Brescia, sulla A13 Padova-Bologna e sulla Valdastico a Santa Margherita d’Adige. Misure eccezionali per garantire la salute ai cittadini, fa sapere il sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri Andrea Martella, rientrato a Venezia in serata. A Roma è invece il ministro Federico D’Incà che invita alla prudenza: il testo diffuso in serata può ancora essere modificato dallo staff legislativo di Palazzo Chigi,

con la Lombardia e le 11 province “segregate” che trattano sulla “libertà” di movimento delle persone che si spostano per lavoro. Il braccio di ferro l’ha avviato Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia, in pieno accordo con Zaia e Fontana. L’impatto più grosso riguarda i lavoratori, che non potranno uscire dalle tre province di Padova, Venezia e Treviso: «Ci rendiamo conto che si sta per bloccare il motore economico del Paese, l’intera Lombardia e il cuore del Veneto. Per tutti i dipendenti scatterà la cassa integrazione, poi applicheremo i provvedimenti decisi mercoledì dal governo, con il sostegno diretto alle famiglie», spiega Baretta. «Abbiamo messo a disposizione oltre 7 miliardi calcolati sulla base dell’emergenza delle zone rosse: Codogno-Lodi e Vo’-Limena. Ora lo scenario cambia rapidamente e siamo pronti ad adottare tutte le misure per fron-

teggiare una situazione che mai si era presentata prima d’ora». Baretta invita poi alla cautela: «Noi ci affidiamo alla comunità scientifica, il governo decide sulla base dei pareri emessi dall’Iss e dall’Oms. Il mio appello? Invito tutti alla prudenza e al rispetto assoluto delle regole. Ci vuole grande senso di responsabilità e di solidarietà verso tutti». Da Roma, Federico D’Incà aggiunge: «Nel Consiglio dei ministri di ieri sera abbiamo approvato una serie di misure per potenziare il sistema sanitario nazionale con nuove risorse in termini di personale e strumenti. Così da dare una maggiore operatività dal punto di vista medico sul fronte degli interventi sanitari. Ogni cittadino può e deve fare la propria parte attenendosi scrupolosamente alle indicazioni date e seguendo le prescrizioni aggiornate», conclude il ministro. — © RIPRODUZIONE RISERVATA


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PRIMO PIANO

DOMENICA 8 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

L’allarme globale: la sanità

la distribuzione

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OPERATORE TECNICO

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TECNICO DELLA PREVENZIONE

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TECNICO DI LABORATORIO

INFERMIERE

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TOTALE AZIENDA

501 - Dolomiti 502 - Marca Trevigiana 503 - Serenissima 504 - Veneto Orientale 505 - Polesana 506 - Euganea 507 - Pedemontana 508 - Berica 509 - Scaligera 901 - AO di Padova 912 - AOUI di Verona 952 - IOV TOTALE PROFILO

BIOLOGO

AZIENDA

MEDICO

LA DISTRIBUZIONE DEL NUOVO PERSONALE NELLE AZIENDE SANITARIE

Privilegiati i presìdi in prima linea

32 41 56 9 31 43 16 62 46 103 86 0 525

I rinforzi consentiti dalle assunzioni straordinarie prevedono l’arrivo nel sistema sanitario del Veneto di 19 medici, 2 biologi, 19 tecnici di laboratorio, 6 tecnici di radiologia, 2 tecnici della prevenzione, 279 infermieri professionali, 149 operatori sociosanitari, 44 assistenti sanitari e 5 operatori tecnici. Saranno inviati in tutti gli ospedali regionali e così distribuiti: 32 all’Ulss Dolomiti, 41 alla Marca Trevigiana, 56 alla Serenissima, 9 al Veneto Orientale, 31 alla Polesana, 43 all’Euganea, 16 alla Pedemontana, 62 alla Berica, 46 alla Scaligera, 103 all’Ospedaliera di Padova e 86 a quella di Verona.

Assunzioni già autorizzate con nota prot. 95566 del 28 febbraio 2020 Assunzioni autorizzate in sedute straordinarie CRITE del personale 3 marzo 2020 e 5 marzo 2020

Lanzarin e Zaia, l’ospedale di Schiavonia e medici con protezioni

Zaia assume d’urgenza 525 medici e infermieri Sos agli over in pensione Il messaggio ai camici bianchi quiescenti: «Tornate in corsia, c’è bisogno di voi» Rientreranno in servizio 617 lavoratori isolati ma negativi ai test e asintomatici

Filippo Tosatto VENEZIA. Boccata d’ossigeno

ai reparti ospedalieri assediati dal coronavirus. Salgono a 525 le assunzioni immediate a tempo indeterminato di personale sanitario decise dal governatore del Veneto che nell’occasione si è valso dei poteri straordinari attribuitigli dai decreti di governo. Il reclutamento (già avviato) attinge con procedura d’urgenza ai candidati risultati idonei nelle graduatorie concorsuali di Azienda Zero: medici e biologi; tecnici di laboratorio, radiologia e prevenzione; infermieri professionali, operatori sociosanitari, tecnici e assistenti. Saranno “spalmati” alle diverse Ulss privilegiando la prima linea tra Padova e Verona. MONITORAGGI IN CORSIA

«Dobbiamo e vogliamo mettere altre forze in campo e aiutare chi è già all’opera, creando comunque nuove disponibili-

tà anche in via precauzionale», le parole di Luca Zaia «nei prossimi giorni presenteremo al premier Conte un nuovo e più importante piano». L’allusione corre alla deroga annunciata dal Governo che prevede fino a 20 mila camici bianchi in più nel circuito nazionale: «Allo scopo abbiamo avvia-

no precedente: ebbene, accogliendo la richiesta del governatore veneto – e di molti esponenti della comunità medica che ventilavano il rischio di paralisi nelle attività di assistenza e cura – il ministero della Salute ha deliberato il loro ritorno immediato in corsia, accompagnato da un monitoraggio quotidiano “di garanzia” (tampone, controllo della temperatura) non inferiore alla due settimane.

Distribuite 76 mila mascherine, ordinati 1,6 milioni di dispositivi GLI STOCK DI MATERIALI di protezione sanitaria Non basta. Zaia rilancia l’apto una ricognizione generale in vista dei bandi straordinari», fa sapere l’assessore Manuela Lanzarin. L’altra notizia rilevante riguarda il richiamo in servizio del personale privo dei sintomi virali e negativo al tampone ma posto in isolamento domiciliare volontario alla luce degli «stretti contatti» con persone contagiate; il report di ieri ne segnalava 617 contro i 564 del gior-

pello ai veterani in quiescenza: «Invieremo un avviso ai lavoratori ospedalieri in pensione, per noi sono come i riservisti, se vogliono o possono dedicarsi all’attività ordinaria nei reparti, saranno i benvenuti»; un’opportunità che ora è contemplata dalla legge: «Il Governo ha capito la bontà di questa strategia che il Veneto ha anticipato, ricordo gli insulti che abbiamo ricevuto a suo tempo ma non è tempo di polemiche», commenta. Non

il goVernatore

«Raccapriccianti i centri commerciali gremiti di gente» «Ho visto alcuni video raccapriccianti di centri commerciali pieni di gente, tra cui anche tanti bambini, che si accalcavano per un evento con qualche star». Lo ha detto il governatore Luca Zaia, interpellato dai giornalisti sul fatto che la chiusura dei centri commerciali non rientra nelle misure di contenimento degli assembramenti. «Io penso che i cittadini chiedano uniformità di norme, ma non mi avventuro nel proporre regole e sono contrario al coprifuoco», aggiunte «semmai trovo scandaloso e vomitevole quello che stanno facendo a livello internazionale, mostrandoci come la nuova Wuhan, mentre siamo stati quelli più attenti nelle diagnosi».

solo risorse umane. Sul versante delle dotazioni materiali, Azienda Zero comunica che nelle ultime quarantott’ore sono state distribuite alle aziende sanitarie 70 mila mascherine chirurgiche e 6700 dotate di filtri; altri 500 mila pezzi arriveranno a partire da domani mentre la lista complessiva degli ordinativi – rivolti perlopiù a fabbricanti in Brasile e Sudafrica («In Italia ormai ci limitiamo quasi esclusivamente all’assemblaggio, l’epidemia sta evidenziando vuoti desolanti nella nostra capacità produttiva in quest’ambito») comprende 1,6 milioni di ulteriori dispositivi tra i camici, tute, visiere, confezioni di gel idroalcolici e occhiali protettivi. Un impegno finanziario che non trova precedenti recenti. DA SCHIAVONIA A VO’

Ancora: Palazzo Balbi conferma che stamani avrà inizio la «graduale riapertura» dell’ospedale padovano di Schiavonia; e ribadisce, in una lettera al presidente del Consiglio cui è seguito un colloquio telefonico, di porre «immediatamente» fine all’isolamento delle comunità di Vo’. Che altro? L’Unità di crisi regionale, riunita nel comando della Protezione civile a Marghera, non nasconde la preoccupazione per l’evolversi della situazione. Nel Veneto il sistema della sanità sta reggendo la pressione e la curva dei contagi – pure in crescita – è definita «sotto controllo». Ma la stessa comunità scientifica non è unanime nel prevedere evoluzione, picco e (sospirato) decremento della diffusione virale, quasi una mina vagante che genera timori e smarrimento. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

in breVe

«Non ci sono pericoli» Sangue, appello Avis «Continuate a donare» Il presidente dell’Avis regionale, Giorgio Brunello, torna a rivolgersi ai 131 mila soci donatori veneti perché non rallentino il loro periodico appuntamento con la donazione. «La sicurezza è sempre al primo posto» assicura «così come quella dei malati che ricevono il sangue. Chi va a donare entra in un ambiente protetto: l’autodiagnosi prima, i controlli all’ingresso, i controlli sanitari e la visita medica sono una garanzia per la salute dei donatori. I Centri trasfusionali e i centri di raccolta associativi, già sottoposti a rigorosi controlli per il loro ruolo, da febbraio applicano anche ulteriori protocolli di prevenzione. Ma dal 21 febbraio e per i primissimi giorni c’è stato un brusco arresto delle donazioni, con molte disdette di prenotazioni».

Ferrovie austriache Interrotti i collegamenti nelle ore notturne A causa degli sviluppi in relazione al coronavirus, le ferrovie austriache stanno interrompendo i collegamenti ferroviari notturni con il Nord Italia. Il provvedimento riguarda il Nightjet per Milano e per Venezia. Anche il collegamento con gli autobus InterCity da Klagenfurt/Villach a Venezia verrà interrotto.


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Primo Piano

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L’emergenza coronavirus

Assistenti, tecnici e infermieri: l’Usl ne chiede altri 32 e vengono assunti La Regione: «Nei prossimi giorni, anche alla luce del nuovo decreto presenteremo un nuovo e più importante piano» `

LA NOVITÀ BELLUNO Servono rinforzi. E ne arriveranno. Trentadue in provincia di Belluno: dieci infermieri, due tecnici di laboratorio, due tecnici di radiologia, sei assistenti sanitari e dodici oss. Si tratta di assunzioni già autorizzate dalla Regione il 28 febbraio e con due delibere successive, il 3 e 5 marzo. Insomma forze nuove in tutte le linee. I tempi per averli operativi non saranno immediati ma è chiaro a tutti che in questo momento la macchina sta lavorando al massimo per fare in modo che non si perda neanche un minuto.

rus in Veneto. Un ruolo che consente la possibilità di agire in tempi più rapidi rispetto alle situazioni ordinarie. Possibilità dunque di attingere con procedura d’urgenza ai candidati risultati idonei nelle graduatorie dei concorsi già effettuati da Azien-

IL PRESIDENTE ZAIA: «DOBBIAMO E VOGLIAMO METTERE ALTRE FORZE IN CAMPO, PER AIUTARE CHI È GIÀ ALL’OPERA: È IL PRIMO PASSO»

L’OBIETTIVO Si tratta di un contingente di assunzioni che è stato deciso prima del decreto approvato la scorsa notte dal consiglio dei Ministri. Il nuovo provvedimento del Governo consente infatti di provvedere ad ancora più massicce iniezioni di dotazioni organiche sia di medici, che di infermieri e Oss e, a cascata, le nuove assunzioni potrebbero essere impiegate anche in provincia di Belluno. L’immissione immediata in servizio di questo primo contingente è stata decisa dal presidente della Regione, Luca Zaia, utilizzando il ruolo di Soggetto attuatore per l’emergenza coronavi-

da Zero.

SODDISFAZIONE «Anche su questo fronte siamo sul pezzo - ha commentato il Governatore Luca Zaia - e mano a mano che emerge la necessità, rafforziamo gli organici, che pure negli ultimi anni sono continuamente aumentati. Dobbiamo e vogliamo mettere altre forze in campo e aiutare chi è già all’opera, creando comunque nuove disponibilità anche in via precauzionale. Nei prossimi giorni, anche alla luce del nuovo decreto che allarga la possibilità di assunzioni, presenteremo al Governo un nuovo e più importante piano. Le assunzioni sono comunque a tempo indeterminato per cui queste 525 unità rimarranno in servizio, dove sarà più utile, anche dopo la fine dell’emergenza».

IN PROVINCIA

IL GOVERNATORE Luca Zaia presidente della regione Veneto

Sono 28 gli operatori attualmente in quarantena nell’Usl Dolomiti perché stretto contatto di un caso positivo. Due medici dell’ospedale di Belluno, sei di quello di Feltre, ai quali vanno aggiunti diciassette infermieri e tre oss. Secondo quanto previsto dal nuovo decreto del Governo potrebbero rientrare in servizio subito e saranno sottoposti a nuovi tamponi ogni quarantotto ore. Andrea Zambenedetti

PRESIDIO L’ospedale di Feltre intanto rimane presidiato dalle forze dell’ordine e dalla protezione civile

Un volontario

«Io positivo montando le tende» era uno scherzo Ha scritto un post in un gruppo Facebook, seppur chiuso, partecipato da centinaia di utenti: «Strano scoprire di essere positivo». Gli altri frequentatori della piazza virtuale hanno iniziato a chiedergli i sintomi e lui ha spiegato di avere solo un po’ di raffreddore. Poi ha rincarato la dose, ha spiegato che era della protezione civile e che aveva montato le tende e che per questo era stato sottoposto a tampone. Un post che ha collezionato in poco

tempo decine e decine di commenti. La pagina dell’autore riporta ad un ventenne attivissimo a Feltre. Volontario tra l’altro proprio della protezione civile. A casa, contattati al telefono, i familiari confermano che ha partecipato al montaggio delle tende all’esterno dell’ospedale, con la protezione civile, ma aggiungono anche che ha effettuato proprio ieri, sabato, il presidio all’esterno dell’ospedale di Feltre per

RIENTRANO AL LAVORO Nel nuovo decreto è previsto che gli operatori con tampone negativo possano rientrare in corsia.

In 133 sottoposti all’esame: mai così tanti in un giorno IL BOLLETTINO BELLUNO Centotrentatré persone sottoposte a tampone in una sola giornata. Contro i centosettanta controllati, in totale, da quando è partita l’emergenza Covid-19. L’augurio è che siano tutti negativi, chiaramente, ma se così non fosse questo pomeriggio il numero di persone positive in provincia, fermo a tredici, potrebbe subire un’improvvisa impennata. «La crescita dei tamponi - ha spiegato il direttore generale dell’Usl 1 Dolomiti, Adriano Rasi Caldogno - è dovuta alla quantità di persone che sono un contatto stretto con chi è risultato positivo». Si tratta di verifiche perlopiù limitate tra personale sanitario, e pazienti, del reparto di geriatria di Feltre dove un paziente è stato trovato positivo e di Medicina ad Agordo.

I CONTROLLI Nel frattempo, nel corso di questa settimana, anche in provincia di Belluno ci sarà la possi-

bilità di eseguire i tamponi per verificare la positività da Covid-19. Non si tratta di un dettaglio banale ma di una misura che potrebbe permettere di accorciare in fretta i tempi per avere un riscontro e di conseguenza ad isolare ancora più in fretta le persone contagiate.

ANCHE IL SECONDO TAMPONE A CUI SONO STATI SOTTOPOSTI GLI OPERATORI È RISULTATO NEGATIVO AUMENTANO DI 21 LE PERSONE IN ISOLAMENTO FIDUCIARIO: NESSUNO IN RIANIMAZIONE

LA BUONA NOTIZIA Nel frattempo anche il secondo tampone a cui sono stati sottoposti gli operatori sanitari della chirurgia di Feltre è risultato negativo. In ventisei potranno quindi rientrare al lavoro, in ossequio a quanto previsto dall’ultimo decreto del Governo. Per loro si prospetta comunque un controllo ripetuto a distanza di quarantotto ore. Sarà istituto anche l’istituto dell’auto vigilanza a cui dovranno sottoporti gli operatori sanitari.

QUARANTENA DOMICILIARE Aumentano di 21 le persone sottoposte a isolamento domiciliare fiduciario e sorveglianza attiva, in totale in provincia sono quindi 94. L’altra buona notizia è che sei delle persone ricoverate che sono state sottoposte a tampone sono risultate negative e i ricoveri per “sintomatologia sospetta” calano così a quattro. Tutti sono ancora in attesa di tampone e nessuno si trova in rianimazione. Rimane, invece, a quota 13 il numero totale delle

controllare gli accessi. Quanto basta per capire che qualcosa non torna. E infatti dai meandri del social network spunta anche un secondo post (nel frattempo viene cancellato il primo) «Sto bene scrive - era un esperimento sociale in accordo con gli admin». Nessuna richiesta di scuse, agli utenti che aveva allarmato. Chissà cosa ne pensa la protezione civile dell’esperimento «in accordo con gli admin».

persone risultate positive.

L’ORGANIZZAZIONE Nel tardo pomeriggio di ieri, in seguito alle indagini epidemiologiche per la ricostruzione dei contatti stretti di alcuni casi positivi e all’esito dei tamponi effettuati tra il personale dipendente, le attività dell’Ulss Dolomiti so-

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no state così rimodulate. Ad Agordo sospesi i ricoveri dal territorio o da altre strutture sanitarie per Medicina, Lungodegenza, Ospedale di Comunità. Sospesa l’attività ambulatoriale della Medicina, la chirurgia generale e l’ortopedia. I ricoveri e le prestazioni urgenti saranno garantiti dagli altri ospedali. A Feltre c’è

invece la sospensione temporanea dei ricoveri nel reparto di Geriatria, degli interventi programmati in Chirugia. I ricoveri in ambito geriatrico sono garantiti all’interno del Dipartimento di area medica di Feltre presso gli altri reparti. In linea con le misure adottate a livello nazionale per il contenimento della diffusione la Regione ha disposto la chiusura dal 9 al 15 marzo delle unità di offerta semiresidenziale sociosanitarie e sociali, comprese quelle per anziani, persone con disabilità, minori, persone con dipendenza e con problemi di salute mentale. Tutte le attività degli altri ospedali e servizi dell’Ulss Dolomiti proseguono e vengono erogate applicando la normativa vigente come ad esempio la distanza droplet e il divieto per gli accompagnatori di accedere alle agli accompagnatori dei pazienti di permanere nelle sale di attesa dei dipartimenti emergenze e accettazione dei Pronto Soccorso, salve specifiche diverse indicazioni del personale sanitario preposto.


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Coronavirus, appelli e storie LE INIZIATIVE PADOVA Dopo il coprifuoco dei giorni scorsi, il centro inizia lentamente a rianimarsi e dal sindaco arriva un appello accorato: «La socialità è positiva, ma non bisogna abbassare la guardia. A pagare il conto rischiano di essere le categorie più deboli». E il vicesindaco Arturo Lorenzoni ha scritto una lettera a Zaia chiedendogli un incontro per discutere una linea comune sulle iniziative da adottare per contrastare l’emergenza Coronavirus. Ieri dunque, dopo, quasi due settimane di centro storico quasi vuoto, il cuore della città ha iniziato a rianimarsi. Un circostanza che è stata accolta a palazzo Moroni con un sospiro di sollievo. Allo steso tempo, però, il primo cittadino invita tutti a non sottovalutare i rischi legati al Covid – 19. «Come amministrazione stiamo continuando a seguire la situazione legata al nuovo Coronavirus ora dopo ora, giorno dopo giorno. Io personalmente mi tengo in costante contatto con tutte le autorità, le quali stanno operando al meglio. Niente panico quindi, Padova sta dando prova di grande civismo e maturità e proprio questa è una prima fondamentale garanzia per tutti – ha spiegato -. Ai medici in prima linea che stanno lottando con ogni loro forza, ai dipendenti pubblici, a tutti i padovani attivi nel campo del volontariato, ma pure a tutti i cittadini, va un grande grazie. Ma dobbiamo perseverare ancora, non dobbiamo abbassare la guardia e la nostra soglia di attenzione».

IL RILIEVO «Fa piacere vedere che nella giornata di oggi una certa rinnovata vitalità abbia iniziato a rivedersi in città. La nostra socialità è un bene prezioso di cui forse in questi giorni complessi capiamo la valenza come mai prima», ha aggiunto Giordani, che, poi ha proseguito: «Ricordo a tutti con forza che ora l’unione fa la forza e non dobbiamo per nessuna ragione trascurare le norme di comportamento che i massimi vertici sanitari della nazione ci hanno comunicato e che già da domani diffonderemo in città». «La forza della nostra comunità sarà misurata nell’attenzione che avremo verso i più fragili. Il fatto che i dati statistici dicano che il virus colpisce in maniera più grave gli anziani, e chi ha patologie significative pregresse, non deve essere per nessuna ragione un motivo di minor attenzione e disinteresse ma, anzi, deve spingerci a dare il massimo per essere vicini a questi nostri concittadini più deboli – ha continuato -. Che sia anziano, o ammalato, chi è più fragile viene prima e va tutelato con grande cu-

LA NOVITÁ Da ieri il centro cittadino ha fatto registrare un po’ di movimento dopo il “coprifuoco” dei giorni scorsi dovuto all’emergenza e alla paura del contagio

Giordani: «Città viva? Si, ma con prudenza» Il sindaco auspica che non venga abbassata la guarda sul contagio e chiede al governo la possibilità di sbloccare i fondi camerali e di accendere i mutui

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ra: dobbiamo continuare a seguire scrupolosamente le indicazioni del Governo e dei medici, come ci ha detto anche il Capo dello Stato». A Giordani, però, sono ben presenti le pesantissime conseguenze economiche legate all’emergenza Coronavirus. «Prima le persone quindi, ma non mi sfuggono i gravi danni che sta subendo il sistema economico e produttivo – ha concluso -. Con i nostri tecnici e con le categorie economiche abbiamo focalizzato una serie di richieste di intervento urgente. Sono in contatto con

tutti i canali del Governo, ma anche con esponenti delle opposizioni. E’ urgentissimo sbloccare le risorse delle Camere di commercio virtuose. Inoltre, bisogna dare subito la possibilità ai comuni virtuosi di contrarre nuovamente mutui per avere più spazi finanziari di manovra».

LA MISSIVA Ieri, poi, Lorenzoni ha scritto un lettera aperta a Zaia, suo principale competiror alle prossime Regionali, in cui chiede al governatore un incontro per delineare una strategia comune per andare oltre all’emergenza. «In queste difficili settimane sempre più cittadini e imprese, spaventati, si rivolgono a me per capire insieme come affrontare al meglio il momento e come prepararsi ad un futuro, speriamo prossimo, di ripresa sociale ed economica. - ha spiegato Lorenzoni nella lettera È una fase di grande difficoltà che

IL PRIMO CITTADINO: «I SOGGETTI FRAGILI, COME ANZIANI E AMMALATI, VANNO TUTELATI CON ATTENZIONE»

Per i medici e gli infermieri pizza gratis dopo il turno SOLIDARIETÀ PADOVA «Non voglio pubblicità. Lo faccio per ripagare delle persone straordinarie che stanno sacrificando la loro vita e i loro affetti per tutti noi». Lo vuole sottolineare mille volte Andrea Madonna, titolare del Cocò Restaurant alle porte di Camin, che da ieri offre pasti gratuiti al personale sanitario dell’ospedale di Padova impegnato nel fronteggiare l’emergenza Coronavirus. «Se a fine servizio siete stanchi, stremati, se è tardi e siete affamati allora fate un salto al Cocò. Vorremmo ringraziarvi personalmente offrendovi una pizza, una birra e un buon caffè. Vi aspettiamo», ha scritto ieri pomeriggio il gestore sulla pagina Facebook del locale, facendo in

poche ore incetta di centinaia di condivisioni. Un’iniziativa nata dopo una sua visita in Azienda ospedaliera dove Andrea si è trovato di colpo catapultato nel mondo frenetico e che non conosce soste di medici, infermieri, operatori sanitari che da più di due settimane vivono pressoché costantemente in corsia, nei reparti, nelle tende montate all’esterno per tutti i malati che stanno facendo i conti con il Coronavirus. «Lì dentro ho visto scene e sentito storie che mi hanno commosso e toccato nel profondo – racconta – ho parlato con uomini e donne che danno tutti sé stessi, senza pensare agli orari, ai giorni di riposo, allo stipendio. Persone e lavoratori che a casa hanno la loro famiglia, i loro figli i loro amici e magari riescono a vederli giusto due ore al

giorno. Stanno rinunciando ad avere del tempo per loro, a dedicarlo ai loro affetti per aiutare tutta la comunità e in particolare chi in questo momento ne ha più bisogno. Lo fanno senza lamentarsi, per spirito di servizio ma soprattutto per umanità».

LE MOTIVAZIONI Madonna è stato all’Azienda ospedaliera insieme ai membri di un’associazione: «Andare in

ANDREA MADONNA RISTORATORE DI CAMIN: «STANNO LAVORANDO SENZA RISPARMIARSI E VOGLIO FAR QUALCOSA PER RICAMBIARE»

IL PROTAGONISTA Andrea Madonna offre la pizza

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quei reparti mi ha fatto aprire gli occhi e capire che non basta dire a parole che siamo tutti uniti. Bisogna agire, fare qualcosa. Io ho un ristorante e quel che potevo fare è questo: regalare un pasto a chi si sta sacrificando. In ospedale ormai hanno difficoltà anche a rifornire i distributori automatici per gli snack e le bibite. Non volevo renderlo pubblico, non mi interessa avere pubblicità, ma non sapevo come altro fare per far giungere la voce ai destinatari». L’iniziativa è semplice nella sua grandezza: operatori, infermieri, medici che prestano servizio nei reparti del policlinico i cui sono ricoverati pazienti affetti da Coronavirus possono avere un pasto gratis al ristorante Cocò di via Vigonovese. Come si è già tristemente dimostrato in queste settimane di allarme gli

approfittatori non mancano, ma Andrea ha già adottato delle contromisure affinché il suo altruismo non finisca per ingrassare chi non lo merita. «Purtroppo siamo abituati a furberie e scorrettezze, per questo chiederemo a tutti quelli che si presentano il tesserino che dimostri che hanno lavorato nei reparti legati all’emergenza - spiega il titolare -. Due ore dopo l’annuncio mi avevano già chiamato diverse persone estranee che speravano di beneficiare dell’offerta. Non parliamo di marketing, non è un concorso a premi: è un modo piccolo per provare a ripagare almeno in parte grandi uomini e grandi donne. Speriamo che nessuno ne voglia approfittare, anche perché verranno scoperti e segnalati a chi di dovere». Serena De Salvador


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Transenna al bar per tenere le distanze con gli avventori Singolare iniziativa dei gestori del Totobar di Piombino: il bancone ora è completamente isolato dal resto del locale

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LA CURIOSITÁ PIOMBINO DESE Una rete metallica da cantiere, fissata su due piedistalli e collocata a ottanta centimetri dal bancone. Piergiorgio Vallotto e Alessandra Martellozzo, titolari del Totobar in via Piave, l’unico della frazione di Torreselle di Piombino Dese, venerdì hanno avuto la singolare idea di creare una sorta di “zona rossa” tra il banco e gli avventori del locale. Una sdrammatizzazione del momento difficile che tutti stiamo vivendo e un modo originale per far rispettare le nuove disposizioni ministeriali imposte per prevenire il contagio da Covid 19. La bizzarra iniziativa ha avuto un successo clamoroso ed è diventata virale sui social. La transenna che delimita il metro di distanza dal bancone è piaciuta soprattutto ai clienti del bar.

IL PARERE IL CASO I titolare del “Totobar” Piergiorgio Vallotto ha collocato una barriera metallica davanti al bancone per evitare il contagio da Coronavirus: eccolo mentre serve un cliente, passandogli la consumazione tra le maglie della rete metallica, distante un metro da lui

sono convinto vada affrontata in modo unitario». “La campagna elettorale non può ora entrare nel vivo; non è questo il campo e neppure il momento di un confronto tra fazioni contrapposte – ha aggiunto il vicesindaco - Credo che un’emergenza di queste dimensioni e di questo impatto nella vita quotidiana di tutti i veneti, sia su un piano di salute che di ricadute economiche, possa essere affrontata solo tutti insieme, con spirito di comunità e di collaborazione». Ieri, intanto altri 7 dipendenti comunali hanno chiesto di poter aderire al progetto di telelavoro promosso dall’amministrazione. Alberto Rodighiero

E LORENZONI CHIEDE A ZAIA UN APPUNTAMENTO: «COLLABORIAMO PER SUPERARE QUESTO MOMENTO»

Vigodarzere

In Consiglio solo 3 microfoni: bufera (l.lev.) «Costretti a nostro rischio e pericolo a passarci di “mano in mano” e di “bocca in bocca” gli unici tre microfoni funzionanti: la seduta del consiglio comunale è stata un cattivo esempio per la prevenzione della diffusione del Coronavirus». I consiglieri comunali del M5S e della civica “Brentana” hanno sollevato perplessità e preoccupazioni sulla gestione dell’emergenza sanitaria a Vigodarzere. Si riferiscono all’ultimo consiglio comunale, che avevano chiesto di posticipare appunto per evitare eventuali contagi, e osservano: «Abbiamo assistito ad una seduta che sa di tragicomico, in cui non sim è tenuto conto della salute dei presenti - dice il consigliere della “Brentana” Fabrizio Callegaro -. Correttamente divisi nelle distanze, abbiamo

da subito fatto notare il mal funzionamento, oramai cronico, del sistema di amplificazione e dei microfoni collegati. Nostro malgrado siamo stati costretti a passarci di bocca in bocca gli unici 3 microfoni funzionanti. Quando abbiamo avvertito della pericolosità il vice sindaco, tra l’altro raffreddato, ha risposto che la sala è pubblica e i microfoni vengono utilizzati e a volte rovinati». «Ci preoccupiamo fortemente conclude - che la gestione della saluta pubblica a Vigodarzere, a partire anche da questa aggregazione a nostro giudizio mal gestita, sia in mano a persone impreparate. Offriamo la nostra disponibilità ad affrontare l’emergenza, a condizione che il sindaco sia disposto a fare “squadra”».

«Non mi aspettavo una condivisione e un’eco così positiva - ammette orgoglioso della sua iniziativa Piergiorgio Vallotto -. In realtà io in un primo momento avevo pensato di mettere del filo spinato sopra al bancone. Un amico, però, mi ha dissuaso e mi ha suggerito la rete in alluminio da cantiere. Quando ho installato la protezione i clienti erano inizialmente sorpresi, ma poi tutti, nessuno escluso, ha rispettato le nuove regole del servizio. Tra le grate della rete ho servito bicchieri di birra e alcuni amari. Per il caffè ci sono stati degli intoppi: per tutti coloro che lo ordinano, la consegna necessariamente è al tavolo, in quanto non riesco a passare la tazzina perchè il piattino è troppo largo. Al momento del conto, però, tutti pagano attraverso le grate, tra un sorriso e una battuta». Vallotto e la sua compagna Alessandra erano stanchi di ripetere agli avventori di rimanere lontano dal bancone. «Da giorni continuavamo a dire a chi entrava nel bar di stare lontano dalla nostra postazione per ottemperare alle nuove regole di contrasto a questo vi-

rus micidiale - ammette il titolare del Totobar -. Siamo consapevoli che è difficile far cambiare le abitudini alla gente, ma non ne potevamo più. Già i clienti sono terrorizzati dal possibile contagio e c’è una psicosi generale inquietante. Ed ecco allora la voglia da parte nostra di sdrammatizzare e prenderci un po’ in giro. Devo dire che da venerdì nel nostro locale è uno spettacolo: si ride, si scherza anche sul Coronavirus e si ascolta un po’ di musica in compagnia».

la che noi chiamiamo zona rossa, cioè lo spazio tra la rete e il bancone, e vogliono ordinare o pagare il conto - aggiunge Vallotto - ma noi che siamo dietro al banco li rimproveriamo e li facciamo tornare indietro, al di là della barriera in metallo. Venerdì sera, ad un certo punto, alcuni ragazzi hanno cominciato a sbattere i bicchieri contro la rete in alluminio gridando “vogliamo la libertà”, ma era chiaramente una bravata che, visto il contesto, ci poteva stare”».

GLI EFFETTI

L’inserimento della rete davanti al balcone è stata salutata con grande entusiasmo e ilarità da parte di tutti. Tra coloro che più hanno apprezzato l’idea c’è il sindaco di Piombino Dese Cesare Mason. «Sdrammatizzare è la ricetta salvavita di noi veneti - ha detto il primo cittadino piombinese -. Il sarcasmo in questi frangenti aiuta tantissimo a superare le difficoltà. Personalmente ha apprezzato moltissimo questa iniziativa. La gente di Torreselle, l’ho sempre detto, ha una marcia in più». Luca Marin

In questi primi giorni in cui la transenna è stata piazzata davanti al bancone non tutto fila liscio. «In effetti ci sono i “furbetti” che entrano in quel-

IL TITOLARE VALLOTTO: «AVEVO PENSATO DI INSTALLARE DEL FILO SPINATO MA POI HO OPTATO PER LA RETE IN FERRO»

GOLIARDIA

IL LOCALE La transenna collocata all’interno del “Totobar”

Ponte San Nicolò, arriva il divieto: «Niente più messe» e della settimana». `Disposto dalle autorità domenica Una scelta imposta, ma inevita-

il blocco delle cerimonie a don Rino Pittarello LA PRESCRIZIONE PADOVA “Dura lex, sed lex”, firmato don Rino Pittarello. Con questo messaggio appeso al portone della chiesa di San Nicola a Ponte San Nicolò il parroco ha annunciato ai fedeli che le funzioni religiose sono sospese. Ieri sera, quindi, chi pensava di assistere alla messa si è trovato la porta della chiesa chiusa. E lo stesso succederà oggi. Nel cartello il sacerdote ha anche aggiunto: «Carissimi fedeli: sono obbligato a sospendere tutte le funzioni di

bile, essendoci un decreto ministeriale che blocca qualsiasi funzione aperta al pubblico. A questo si aggiunge che la Diocesi aveva a sua volta posto il veto a ogni tipo di celebrazione che potesse richiamare più persone. Insomma, la condivisione non è più ammessa fino a quando non cesserà l’emergenza Coronavirus. E vale anche per don Rino, il quale l’altro ieri aveva invece affermato perentorio: «Il mio capo è Dio, non il premier Conte e quindi non vedo perché non posso celebrare le messe in chiesa con i miei fedeli». Ma ieri mattina dopo aver appreso da un articolo pubblicato da “Il Gazzettino” della presenza a Ponte San Nicolò di un parroco, probabilmente l’unico della Diocesi, che

continuava ad officiare le celebrazioni nonostante i rischi di contagio, si è scatenato il finimondo. Il prefetto Renato Franceschelli, il questore Paolo Fas-

sari, il comandante provinciale dei carabinieri Luigi Manzini e il sindaco Martino Schiavon si sono allertati per capire cosa stesse accadendo e alla fine don Ri-

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no ha dovuto chiudere la chiesa al pubblico. E anche numerosi cittadini che abitano a Ponte San Nicolò hanno criticato la scelta di confermare i riti religiosi, nonostante il pericolo del contagio, tenuto conto del fatto che i partecipanti sono prevalentemente anziani e quindi maggiormente esposti al rischio di ammalarsi. A preoccupare in maniera significativa tutte le massime autorità era soprattutto quanto sarebbe avvenuto domani, quando don Rino Pittarello, come da lui stesso annunciato, avrebbe dovuto celebrare un funerale alla presenza di centinaia di fedeli. «Il defunto è stata una persona molto apprezzata nella comunità - aveva spiegato il parroco - e non voglio rinunciare alla celebrazione per nessuna cosa al

mondo». Adesso, però, è arrivata una disposizione diversa e il rito funebre è stato rimandato a data da destinarsi come sta accadendo in tutto il resto della provincia di Padova. Conosciuto negli ambienti religiosi come persona di indubbia professionalità, ma anche di carattere deciso, venerdì don Rino aveva spiegato: «Ma che problema ci può essere se pochi parrocchiani, per esempio l’ultima volta erano meno di dieci, assistono alla messa in una chiesa grande, dove ci possono stare almeno trecento persone? La ressa che può favorire il contagio non esiste proprio. E la domenica si arriva al massimo a una cinquantina di presenze: sempre pochissime, quindi, rispetto alla capienza possibile». Cesare Arcolini


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L’emergenza in Veneto

Altri 3 morti in Veneto I malati salgono a 598 Quasi 200 i ricoverati Deceduti a Padova un sessantottenne `Ventinove i dimessi. E il municipio e a Mestre un’anestesista e un anziano di Vittorio Veneto rischia la chiusura

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IL QUADRO VENEZIA Siamo quasi a quota 600. Il Veneto si conferma la terza regione in Italia per numero di contagi da coronavirus dopo la Lombardia e l’Emilia Romagna. Peraltro con un trend, sia per i casi positivi che per i decessi, in aumento rispetto al giorno precedente. E anche questo deve aver influito nella decisione del Governo di trasformare le province di Venezia, Padova e Treviso in “zone rosse”, esattamente come il piccolo Comune di Vo’.

I DATI Più di un decimo di contagiati di tutta Italia si trova in Veneto. Il bollettino nazionale diramato dal capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, dava a ieri 5.061 malati per coronavirus in Italia, con un incremento di 1.145 persone rispetto a venerdì, e 233 i morti, 36 in più. Borrelli ha spiegato che si sono aggiunti più di 300 casi positivi che non erano stati conteggiati nei giorni scorsi. I guariti a livello nazionali ammontano a 589, 66 in più rispetto a venerdì. Il Veneto è a quota 598 casi positivi (+87 in un giorno), con i morti saliti a 15 (+3), mentre i pazienti ricoverati sono diventati 188 (+33) di cui 46 (+7) in Terapia intensiva. Peggio del Veneto ci sono la Lombardia con 2.742

PADOVA E TREVISO LE PROVINCE CON PIÙ CONTAGI MA A VENEZIA LA SITUAZIONE È ESPLOSA

malati e l’Emilia-Romagna con 937.

L’ESPLOSIONE In Veneto la provincia più colpita è Padova con 138 malati (+6), seguita da Treviso (124, +14). Ma l’incremento maggiore l’ha registrato la provincia di Venezia schizzata in un solo giorno a 119 casi conclamati di contagio (+19). Il “cluster” del Comune di Vo’, isolato ormai da due settimane, è rimasto immutato con 84 casi, senza alcun aumento. La richiesta del governatore Luca Zaia di “liberare” il Comune sui Colli Euganei («È il posto più sano del mondo») a questo punto deve fare i conti con il resto del territorio, avendo l’intera PaTreVe trasformata in “zona rossa”. Per quanto riguarda le altre aree di residenza, la classifica segue con Verona (60 malati), Vicenza (41), Belluno (11), Rovigo (5), più altri 13 pazienti non acora assegnati. L’unico dato positivo è quello dei dimessi, in 29 sono usciti dall’ospedale. Ma in una sola

Il sospetto

giornata sono morte tre persone che erano positive al Sars-CoV 2.

TRIESTE Rosa Costante, 87 anni, è morta ieri mattina all’ospedale di Cattinara, a Trieste. Nella notte tra venerdì e sabato è stata portata d’urgenza in Pronto soccorso dalla residenza per anziani Casa Serena, dov’era ospite da anni. È entrata in ospedale con una grave sofferenza intestinale, le cui complicazioni l’hanno portata alla morte. Contestualmente, però, è stata trovata positiva al Coronavirus, risultando così la prima vittima positiva in Friuli Venezia Giulia. Ma non è stato il virus a ucciderla, spiegano dall’Azienda sanitaria triesti-

TOTALE REGIONE VENETO

84

5

Vo’

Rovigo

*# 3

Venezia Vicenza Casi collegati alla Lombardia Assegnazione epidemiologica in corso

60

124

Verona

Treviso

41 13

598

119

15

29

deceduti

dimessi

* 138

11

Padova

Belluno

Ricoverati totali

(di cui in Terapia Intensiva)

Azienda Ospedale Università Padova

42

16

Azienda Ospedaliera Univ. Integrata Verona

12

ULSS2 - Ospedale Treviso

57

4

ULSS3 - Ospedale Mestre

23

9

ULSS3 - Ospedale Venezia

11

4

ULSS3 - Ospedale Mirano

5

3

ULSS5 - Ospedale Rovigo

5

ULSS7 - Ospedale di Santorso

6

ULSS8 - Ospedale Vicenza

10

6 2

ULSS9 - Ospedale Legnago

3

Ospedale Sacro Cuore Don Calabria

4

«Il coronavirus è entrato in Italia già a metà dicembre». A dirlo è Carlo Agostini, direttore del dipartimento di Medicina interna dell’Usl della Marca. Anche alla luce di diversi casi di polmoniti anomale. Il primo caso emerso nel trevigiano il 25 febbraio, con la morte di Luciana Mangiò, la professoressa di 76 anni di Paese, insomma, non sarebbe stato che il primo contagio certificato dall’esito degli esami di microbiologia. Il virus cinese, in altre parole, è tra noi da tre mesi. E questo spiegherebbe la sua diffusione esponenziale. «È certo che il coronavirus girava già tra dicembre e gennaio», conferma Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl della Marca. Però non c’erano i test per individuarlo.

Tot. Regione Veneto

parto di Malattie infettive dell’ospedale di Padova Mansueto Miazzo, 68 anni, di Grantorto, malato oncologico che era stato ricoverato in isolamento in Pneumologia a Cittadella la notte tra martedì e mercoledì scorso e trasportato in condizioni disperate nel capoluogo la mattina successiva. Si tratta del secondo decesso in provincia di Padova, dopo quello si Adriano Trevisan di Vo’, il primo morto da coronavirus in Italia. Due i morti in provincia di Venezia, entrambi erano ricoverati nel reparto di Terapia intensiva all’ospedale dell’Angelo di Mestre: Chiara Filipponi, anestesista all’ospedale di Portogruaro da giorni ricoverata all’Angelo per patologie pregresse e un anziano di 84 anni, residente a Mestre, con un qua-

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Strutture di ricovero

«Troppe polmoniti strane LE VITTIME l’infezione è qui da 3 mesi» Ieri mattina è morto nel re-

188

46

Nel numero di 11 deceduti sono stati inseriti i 3 che nei precedenti bollettini erano stati collocati fra i decessi non correlati a infezione da coronavirus, in ottemperanza a quanto fissato da una circolare del Ministero della Salute che chiede che tutti i decessi vengano inseriti nello stesso cluster. I decessi eventualmente non correlati saranno valutati dall’Istituto Superiore di Sanità.

dro clinico ormai compromesso. In tutto sono 15 i morti per Covid-19 in Veneto da quando è scoppiata l’emergenza.

87

I nuovi casi positivi registrati nella giornata MUNICIPIO A RISCHIO di ieri in Veneto Il municipio di Vittorio Vene-

46 I pazienti ricoverati in Terapia intensiva: l’aumento è di 7 unità

Le vittime

to (Treviso) è rischio chiusura: sei dipendenti sono infatti in quarantena perché entrati in contatto con il primo caso di positività al Covid-19, una donna delle pulizie, dipendente di un’azienda che offre questo servizio anche per il Comune.

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1

Deceduta anziana della casa di riposo test e quarantena per 200 persone IN FRIULI

Casi confermati (al 07.03)

na. La donna soffriva a causa di più di una patologia e a risultarle fatale è stato l’acutizzarsi della sofferenza addominale. Rosa Costante è morta con il Coronavirus, non per il Coronavirus. Ma per le statistiche risulta la prima vittima dell’emergenza in Friuli Venezia Giulia. Non solo.

ANCHE PORDENONE HA I SUOI CONTAGIATI NESSUN TERRITORIO FRIULANO È ORA PRIVO DI PERSONE POSITIVE

Solidarietà

Alì, la raccolta di fondi per la sanità È iniziata ieri la maratona di solidarietà promossa dai supermercati Alì, azienda della grande distribuzione che prevede una raccolta fondi per l’acquisto di materiale sanitario a sostegno delle strutture del Servizio Sanitario Regionale del Veneto e dell’Emilia Romagna. Le modalità di partecipazione per i clienti Alì sono quelle già messe in atto nelle precedenti raccolte fondi dell’azienda che

in questi anni è riuscita a dare un contributo per l’emergenza litorale del 2019, quella maltempo in Veneto del 2018, il terremoto del centro Italia – Amatrice 2016 e il tornado nei comuni di Pianiga-Dolo-Mira del 2015. Si potrà quindi donare 1 euro con 100 punti della carta fedeltà che verranno raddoppiati dall’azienda veneta a 2 euro, oppure fare una donazione libera alle casse.

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padovano di Grantorto 6 1 IlMansueto Miazzo, 68 anni dottoressa Chiara 6 2 La Filipponi morta a Mestre casa di riposo di Trieste 6 3 La dov’era ospite l’anziana deceduta

La sua positività al doppio tampone rischia di mettere in ginocchio un’intera residenza per anziani. Duecento persone, tra ospiti, operatori sanitari della struttura e anziani, nelle ultime ore sono stati sottoposti ai test di rito, i cui risultati sono attesi in giornata. Il timore è quello che l’87enne possa aver infettato altri ospiti della struttura, gestita dal Comune di Trieste. Anche 15 operatori sanitari dell’ospedale di Cattinara sono sotto osservazione e per precauzione sono stati messi in quarantena domiciliare: tutti sono entrati in contatto con l’anziana dal momento del suo ingresso in Pronto soccorso.

IL CONTAGIO Da ieri pomeriggio non esiste più una zona della regione senza un caso di Coronavirus. I primi pazienti risultati positivi in provincia di Pordenone sono stati resi noti dalla Regione: si tratta di due uomini di mezza età residenti in città e nel comune di Valvasone Arzene. Il primo caso è da ricondurre al focolaio udinese; il secondo a quello trevigiano, in quanto il contagio sarebbe avvenuto durante una cena di lavoro a Conegliano. Il paziente di Valvasone Arzene è stato inizialmente ricoverato nel reparto di Malattie infettive dell’ospedale di Udine, ma già ieri è stato dimesso. Entrambi i pordenonesi


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ROVIGO La maxi tenda allestita al pronto soccorso per separare

LE ALTRE REGIONI Per quanto riguarda le altre regioni italiane, il capo della Protezione civile ha dato le seguenti cifre: 202 malati in Piemonte, 201 nelle Marche, 112 in Toscana, 72 nel Lazio, 61 in Campania, 42 in Liguria, 39 in Friuli Venezia Giulia, 33 in Sicilia, 23 in Puglia, 24 in Umbria, 14 in Molise, 14 nella provincia di Trento, 11 in Abruzzo, 9 nella provincia di Bolzano, 8 in Valle d’Aosta, 5 in Sardegna, 4 in Calabria e 3 in Basilicata. Il Friuli Venezia Giulia ieri ha avuto il primo decesso per coronavirus: si tratta di una donna di 87 anni ospite di una struttura comunale per anziani di Trieste; ricoverata d’urgenza al Pronto soccorso di Cattinara è deceduta ieri mattina. Casi di contagio sono stati registrati anche in provincia di Pordenone, area che fino all’altro giorno pareva indenne. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

Malata ma al lavoro La polmonite fatale la dottoressa Chiara per Mansueto, l’ex contagiata in corsia autista di scuolabus L’anestesista di Portogruaro Filipponi era ricoverata all’Angelo di Mestre per un tumore

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ino all’ultimo disponibile per coprire i turni di lavoro. Malgrado la malattia si fosse ripresentata ha vissuto ogni giorno con positività e impegno. Era molto stimata Chiara Filipponi, anestesista dell’ospedale di Portogruaro, morta ieri nell’ospedale dell’Angelo di Mestre. Affetta da una grave neoplasia, si trovava ricoverata da qualche giorno per alcuni approfondimenti diagnostici e pare che proprio all’interno dell’ospedale sia stata infettata da coronavirus. «Il suo decesso – precisano però dall’azienda sanitaria Ulss 4 Veneto Orientale, per cui l’anestesista lavorava – è avvenuto per cause non determinate dal contagio da Covid-19». Chiara Filipponi, classe 1963, compagna da molti anni del primario di Odontostomatologia di San Donà di Piave, Michele Capuzzo, era laureata in Medicina e Chirurgia e si era poi specializzata sia in Chirurgia che in Anestesia. Residente a Musile di Piave, aveva prestato servizio sia a Mirano che a San Donà di Piave e da circa quattro anni lavorava all’ospedale di Portogruaro.

F

IL PRIMARIO FABIO TOFFOLETTO: «COMPETENZA E PROFESSIONALITÀ ERANO LE SUE PRINCIPALI DOTI» positivi al Coronavirus sono in discrete condizioni e ora si trovano in quarantena a domicilio. Sono in corso indagini per cercare di disegnare la mappa del contagio e isolare così le persone che sono state a stretto contatto con i due pazienti risultati positivi al Coronavirus. Salgono quindi a 42 i casi in Fvg su un totale di 696 test effettuati. Otto persone sono ricoverate in ospedale, una delle quali in terapia intensiva (ma già prima di ricevere il responso del tampone), mentre quelle in isolamento domiciliare sono 34. Gli asintomatici sono 19. Sono 13, quindi, le positività accertate rispetto a venerdì. Nessuno versa in condizioni di salute preoccupanti. Le positività sono così suddivise: 17 i casi a Trieste e Gorizia, 23 a Udine, 2 a Pordenone. Nella base statunitense di Aviano ci sono 134 persone in isolamento volontario e zero pazienti positivi. Marco Agrusti © RIPRODUZIONE RISERVATA

perché mi ero accorto che faticava a respirare. Non sapevo ancora della sua situazione. Mi rispose con un sorriso, rassicurandomi che lo avrebbe fatto, ma che voleva continuare a lavorare». Il male incurabile che l’aveva colpita alcuni anni fa nell’ultimo periodo si era ripresentato più forte di prima. «Aveva un ottimismo degno di chi voleva vivere ogni giorno come fosse l’ultimo - dice Toffoletto - Con estrema dignità e con serena accettazione ha affrontato anche gli ultimi giorni». Provata la collega e amica. «Siamo frastornati - dice Morena Tonzar - abbiamo perso una combattente, una professionista che non si è mai tirata indietro nel lavoro e che fino a fine gennaio dava la propria disponibilità per coprire i turni. Non eravamo solo colleghe, ma tra noi c’era una profonda amicizia. Condividevamo i nostri pensieri e ci raccontavamo le nostre esperienze di vita. Ci mancherà moltissimo». Teresa Infanti © RIPRODUZIONE RISERVATA

Padova, 68 anni, da 2 lottava contro il cancro «Aveva una bronchite, poi è arrivato il virus»

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ra malato da due anni, ma sarebbe sopravvissuto ancora se non fosse stato colpito dal Coronavirus che ha scatenato una polmonite che gli è stata fatale. Mansueto Miazzo, 68 anni, di Grantorto, in provincia di Padova, è spirato ieri mattina nel reparto di Malattie infettive dell’azienda ospedaliera del capoluogo euganeo. È il secondo deceduto padovano positivo al Covid-19. Miazzo, ex autista del pulmino della scuola, oggi in pensione, era in cura per un tumore ai polmoni, domenica scorsa si è rivolto all’ospedale di Cittadella per problemi respiratori e gli è stata diagnosticata la positività al virus. Rimasto vedovo nel 2001, aveva quattro figli che l’avevano reso nonno. Il 68enne viene descritto dai compae-

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LA FIGLIA: «NON POSSIAMO FARE IL FUNERALE NOI FAMILIARI SIAMO TUTTI IN QUARANTENA»

Vo’ La manifestazione di fine quarantena

LA GRANDE STIMA A ricordarla con affetto e stima è Fabio Toffoletto, il primario dell’Anestesia e Rianimazione di Portogruaro: «La dedizione al lavoro, la disponibilità, la competenza e la professionalità erano le sue principali doti. Con spirito di servizio e passione – ricorda il primario – è rimasta in corsia fino a quando la malattia gliel’ha permesso. Davanti ad una richiesta che arrivava dai colleghi non si è mai tirata indietro. Metteva davanti agli interessi personali quotidiani il suo lavoro. Era molto serena, anche quando la malattia le dava evidenti segnali. Un giorno – ha ricordato – le consigliai di andare a fare degli esami

Un volo liberatorio di lanterne cinesi Decine di lanterne cinesi sono state lanciate ieri sera dagli abitanti di Vo’, il borgo padovano primo focolaio veneto del Coronavirus. I vadensi, in attesa della “liberazione”, con lo scioglimento del cordone sanitario, hanno manifestato la loro voglia di “evasione” dalla quarantena, lanciando oltre il blocco le lanterne. Ma il presidio poi è stato esteso alla provincia di Padova

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sani come una persona concreta, capace di svolgere tanti lavori, per primo quello della terra. Coltivava ancora un suo piccolo appezzamento ed aveva degli animali. Dipendente della ditta di trasporti Castellan, conduceva prevalentemente gli scuolabus. E proprio per questa sua professione a contatto con i giovanissimi, era conosciutissimo in paese.

IL RICORDO «In punto di morte era preoccupato perché doveva fare un lavoro meccanico nel trattore del cognato e c’erano poi i campi da seguire - racconta la figlia Lara Negli ultimi tempi purtroppo la malattia si era ripresentata più aggressiva. Aveva una bronchite, poi è arrivato il virus. Ad ora non è possibile sapere se lo avesse già o se l’abbia preso spostandosi». Venerdì della scorsa settimana aveva fatto la visita oncologica di controllo e i medici gli avevano prescritto dei farmaci e la terapia d’ossigeno domiciliare che avrebbe dovuto cominciare lunedì. Però poi tutto è precipitato. «Sabato si è recato in farmacia e poi domenica sono sopraggiunte le difficoltà respiratore. Siamo andati subito all’ospedale di Cittadella dov’è stato messo in isolamento. Martedì pomeriggio - continua la figlia - è stato trasferito a Padova. Purtroppo non ce l’ha fatta». Per ora è impossibile sapere quando si potranno fare i funerali. «Hanno chiesto a noi familiari anche se non siamo stati contagiati, di stare a casa fino a lunedì 16 marzo». Quindi fino a quel momento non sarà possibile dire addio al loro caro. «Una persona meravigliosa, sempre con il sorriso, disponibile. Vogliamo, ricordarlo così, sul suo pulmino che quotidianamente portava a scuola e a casa tantissimi ragazzi» ricorda il sindaco di Grantorto, Luciano Gavin. Michelangelo Cecchetto © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Marghera Marcon Mogliano

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Marghera Estate scalda i motori, pronto il bando `Parte il 3 luglio

la manifestazione in piazza Mercato L’EVENTO MARGHERA Parte la macchina organizzativa di Marghera Estate. La popolare kermesse che anima il cuore della città giardino e che, negli anni Ottanta,

era stata ideata dall’allora Consiglio di quartiere Marghera Catene, si prepara a ritornare dal 3 luglio al 6 settembre, con la speranza che all’epoca l’emergenza sanitaria in atto sia risolta e che non ci siano limiti agli interventi pubblici. Michele Casarin, dirigente del settore Cultura del Comune, ha pubblicato una determinazione con cui pone le basi all’occupazione del suolo pubblico del centro che sarà interessato dei chioschi per la som-

ministrazione di bevande a ridosso del palco e della tribuna di Marghera Estate che verranno posizionati dal Comune che si occuperà, tra l’altro, della definizione del calendario delle iniziative culturali. Calendario che spazierà, come ogni anno, dall’ambito musicale, a quello teatrale fino alla lunga programmazione di film della stagione cinematografica. “Per la somministrazione temporanea di alimenti e bevande dal 7 al 10, dal 14 al 17 e dal 21 al 24

luglio 2020 – si legge nella determinazione di Casarin - è prevista un’area food di minimo quattro e massimo otto piazzole con posizionamento di stand/gazebi o truck e posizionamento di tavoli e panche, a norma con i requisiti sanitari”. Con questo provvedimento, Ca’ Farsetti dà il via alla procedura pubblicando anche il bando che permetterà ad aziende private, iscritte al Registro delle imprese, di presentare la

KERMESSE L’edizione 2019 di Marghera Estate

propria “candidatura” all’attivazione di uno dei quattro stand gastronomici, previsti in piazza. Stand in cui venga “valorizzato il patrimonio gastronomico italiano e internazionale”. La determinazione prevede, inoltre, che, in un secondo momento, venga costituita una commissione che sarà composta da esperti chiamata a valutare le domande pervenute e ad assegnare le piazzole. Giacinta Gimma

Il centro diurno per gli anziani resta in parrocchia `Rinnovata

la convenzione con il Comune MARCON

AMBIENTE Una veduta aerea degli impianti di Ecoprogetto a Fusina dove dovrebbe sorgere il nuovo termovalorizzatore

Impianto di Fusina, i comitati preparano un ricorso al Tar Nel mirino i sindaci che hanno votato `Il Gruppo Veritas ribadisce: «Così il progetto per il termovalorizzatore si ridurrà la produzione di rifiuti»

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AMBIENTE MESTRE Si profila un ricorso al Tar contro il progetto del nuovo impianto di trattamento di rifiuti progettato da Ecoprogetto - società del Gruppo Veritas - a Fusina. Lo annunciano i 13 comitati che contestano il progetto che l’altro giorno ha ottenuto l’approvazione del Consiglio di Bacino di Venezia Ambiente, l’ente di programmazione del servizio di gestione dei rifiuti urbani nei 44 Comuni del territorio metropolitano di Venezia, più il Comune di Mogliano Veneto.

LA POLEMICA È proprio contro questo organismo, composto dai sindaci o dagli assessori delegati dei Comuni che si rivolgono gli strali dei comitati per i quali «è stata calpestata la democrazia», ovvero la possibilità di discutere pubblicamente del progetto. «Nessun sindaco di nessuna amministrazione scrivono i comitati che domani si riuniranno per decidere le prossime mosse da prendere - si è preso la briga di organizzare incontri pubblici per informare i cittadini, né tanto meno sono stati investiti del

problema i Consigli comunali». Ma ce n’è anche per il sindaco Luigi Brugnaro e la sua maggioranza che giovedì scorso a Ca’ Farsetti hanno rinviato il dibattito sulle due mozioni presentate in relazione al progetto di Fusina. Un fronte trasversale che, per i comitati, va dal centrodestra - con la Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia - alle forze centriste fino al Partito Democratico. Ma il voto favorevole, ribatte Veritas, sarebbe giustificato da alcuni punti di forza del progetto valutati positivamente dal Consiglio di Bacino di Venezia Ambiente: «Prima di tutto la flessibilità - scriveva l’altro giorno l’azienda multiutility - che consentirà ai Comuni di attuare politiche di riduzione della quantità dei rifiuti». Poi la possibilità di «aumentare ulteriormente la quantità di materiali differen-

SOTTO ACCUSA ANCHE IL RINVIO DELLA DISCUSSIONE A CA’ FARSETTI «CALPESTATA LA DEMOCRAZIA»

ziabili e riciclabili, fino ad arrivare al 76% di media territoriale e al 65% nei Comuni del Litorale». Il terzo punto di forza del progetto identificato dal Bacino è «la possibilità di diminuire la quantità dei cosiddetti sovvalli (gli scarti), con conseguente riduzione dei costi per il loro smaltimento». Temi che non convincono i comitati, che temono che il nuovo impianto progettato a Fusina, destinato al tratta-

mento di combustibile solido secondario - rifiuti non riciclabili - finisca per impiegare una quantità superiore di materiale rispetto quanto comunicato, estendendo la provenienza ad aree esterne a quella veneziana. In particolare i fanghi contaminati da Pfas provenienti dal Vicentino. Il progetto è ora all’attenzione della commissione regionale per la valutazione d’impatto ambientale. (a.fra.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Rinnovata la convenzione con la parrocchia di San Giorgio per la gestione delle attività ricreative e aggregative a favore degli anziani. Il Comune di Marcon ha deciso di dare continuità al progetto di contrasto all’isolamento sociale degli anziani rinnovando per ulteriori dodici mesi la convenzione che assegna alla parrocchia, con la supervisione del Comune, la gestione di tale progetto presso i locali dell’oratorio. La scelta di ricorrere agli spazi parrocchiali a fianco della canonica intitolata a Papa Luciani è stata decisa dalla Giunta comunale, in via sperimentale, più di due anni fa.

IL TRASFERIMENTO

La motivazione era stata che la sede di via della Cultura che all’epoca ospitava il centro anziani doveva essere liberata per consentire alcuni interventi di manutenzione, come il rifacimento dell’impianto elettrico e di quello idraulico, la sistemazione della copertura e la necessità di eseguire altri interventi minori per la messa in sicurezza dell’edificio. Sembrava che una volta sistemata la struttura gli anziani sarebbero rientrati nella loro sede, ma l’idea del sindaco Romanello e della sua Giunta, come molti anziani avevano cominciato a paventare e come poi si è verificato, fosse un’altra, ovvero mettere i locali di via della Cultura a disposizione del vicino istituto scolastico e alloggiare gli anziani da un’altra parte. Una decisione che è stata più volte contestata dai gruppi consiliari di opposizione del Pd, del Gruppo misto e della civica “Io scelgo Marcon”, che

hanno sempre ritenuto quegli spazi una struttura di assoluta importanza. Per tanto tempo c’è stata pure una delegazione di anziani che assieme a rappresentanti dell’associazione di volontariato Auser e del sindacato Spi-Cgil ha continuato a protestare per la decisione della Giunta organizzando dei presidi davanti all’ex centro. Il sindaco è stato, però, irremovibile e così quello che ad agosto 2017 venne presentato come un progetto sperimentale è diventato oggi una soluzione definitiva. La convenzione tra Comune e parrocchia è stata rinnovata fino al 28 febbraio 2021 e prevede che gli anziani vengano impegnati in attività ricreative presso il centro diurno parrocchiale per un minimo di 22/24 ore alla settimana. Il Comune riconoscerà alla parrocchia di San Giorgio per questo servizio un contributo economico annuo non superiore a 13mila euro a titolo di partecipazione alle spese sostenute per la gestione delle attività, per la manutenzione ordinaria e per i costi derivanti dall’uso dei locali (luce, acqua, gas, pulizia), nonché per l’assicurazione degli anziani. Mauro De Lazzari

CONVENZIONE La parrocchia

Manca personale, biblioteca gestita da terzi `Servizio

sperimentale per un anno, ma ora l’opposizione attacca MOGLIANO Servizio di biblioteche: si va verso l’esternalizzazione. La misura è stata presentata dal vicesindaco Giorgio Copparoni per far fronte alla carenza di organico in Comune. Il servizio prestiti sarà affidato ad una cooperativa che garantirà a

fronte di un risparmio consistenze, tre ore settimanali in più per poter usufruire della biblioteca anche il sabato pomeriggio. «Una misura che porterà un servizio migliore, con tre ore in più settimanali a fronte di un risparmio di 40mila euro» spiega Copparoni difendendo la misura sperimentale. Ma l’opposizione attacca. «Scelta miope che ridimensiona lo slancio ai servizi bibliotecari» ribatte Giacomo Nilandi di Mogliano Bene Comune. Il piano verrà portato nel Consiglio comunale di martedì pros-

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simo. Dal progetto di una maxi biblioteca a Villa dei Longobardi all’esternalizzazione del servizio di prestito: in poco più di un anno mutano drasticamente le prospettive della biblioteca comunale a Mogliano. «Confermo che affideremo il servizio sportello ad una cooperativa esterna - spiega l’assessore alla cultura Giorgio Copparoni - mentre gli altri servizi restano in capo al Comune. Il pensionamento di due dipendenti e le mobilità ci obbligano a trovare soluzioni. Ma in questo modo noi riusci-

remo a garantire tre ore in più di servizio, con l’apertura il sabato pomeriggio e un risparmio per la città di 40 mila euro». Copparoni spiega anche come il servizio sia proposto in via sperimentale per un anno. «Sarà un test, al termine del quale valuteremo la funzionalità». Ma la misura non piace a Mogliano bene Comune che la ritiene una scelta miope perchè sono state sbloccate le assunzioni nella pubblica amministrazione e quindi una soluzione interna sarebbe in teoria possibile.


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Primo Piano

Domenica 8 Marzo 2020 www.gazzettino.it

L’emergenza a Nordest IN OSPEDALE VENEZIA Emergenza coronavirus, in Veneto si sta pensando di riaprire ospedali dismessi per far fronte a possibili necessità di ricovero. Servono posti letto e servono respiratori meccanici. «Questa partita la si vince con la Terapia intensiva», ha detto il presidente della Regione, Luca Zaia. Intanto il Veneto ha vinto la battaglia dei tamponi negativi: i medici, gli infermieri, gli operatori socioassistenziali che sono stati a contatto con persone contagiate dal coronavirus ma che non presentano sintomi e, soprattutto, hanno superato l’esame del tampone - e stiamo parlando di oltre 600 persone in tutta la regione - potranno lavorare. La loro quarantena precauzionale sarà abolita. Lo prescrive il decreto legge varato venerdì sera dal Consiglio dei ministri. «È stata colta l’istanza del Veneto», ha detto con soddisfazione il governatore Luca Zaia. Ma è passata anche un’altra richiesta: poter richiamare in servizio i medici pensionati. Dopodiché va detto che le 525 assunzioni autorizzate prima del decreto varato a Palazzo Chigi riguardano per la maggior parte infermieri e assistenti sanitari: i medici da assumere sono appena 19.

LA RIANIMAZIONE Partiamo dalla Rianimazione. Da domani verranno attivati altri 52 posti letto. Attualmente in Veneto ce ne sono 450 e il tasso medio di occupazione si aggira sull’80 per cento. L’obiettivo è curare i pazienti contagiati da coronavirus e nel contempo non compromettere l’attività ospedaliera ordinaria. Il presidente della Regione ha chiesto alle Ulss di presentare nell’arco di 24 ore un monitoraggio delle strutture ospedaliere dismesse per valutarne il possibile utilizzo. Stamattina, intanto, riaprirà l’ospedale di Schiavonia.

LE ASSUNZIONI Sono salite a un totale di 525 unità le assunzioni immediate a tempo indeterminato di personale sanitario in Veneto per far fronte alla situazione causata dall’epidemia di coronavirus. Le prime 215 erano state disposte il 26 febbraio scorso. Si tratta di un contingente di assunzioni deciso dal presidente della Regione utilizzando i poteri derivatigli dall’essere “soggetto attuatore” per l’emergenza coronavirus in Veneto. Una decisione, dunque, precedente il decreto approvato

I numeri

525 le nuove assunzioni di personale sanitario autorizzate nel Veneto. Tra queste, 19 sono di medici.

600 i medici posti in quarantena anche se negativi al test, che adesso potranno ritornare al lavoro.

450 i posti letto disponibili in Rianimazione negli ospedali veneti. Da domani ne vengono aggiunti 52.

80% la quota di occupazione dei posti in Rianimazione: l’epidemia Covid-19 ne “stressa” la richiesta.

Medici, 600 tornano in corsia Niente quarantena ai negativi Il governo accoglie le proposte della Regione Veneto `Per far fronte all’emergenza le nuove assunzioni Via libera anche al “reinserimento” dei pensionati di personale sanitario sono salite a quota 525 `

l’altra notte dal Consiglio dei ministri che prevede complessivamente 20mila assunzioni. I numeri, dunque, potrebbero ulteriormente aumentare. Sempre che, ovviamente, si trovino medici. Per ora - a breve i bandi predi-

sposti da Azienda Zero - sono previsti 19 medici, 2 biologi, 19 tecnici di laboratorio, 6 tecnici di radiologia, 2 tecnici della prevenzione, 279 infermieri professionali, 149 operatori sociosanitari, 44 assistenti sanitari, 5 operatori tecnici.

NEGLI OSPEDALI AUMENTANO I POSTI LETTO IN RIANIMAZIONE: CE NE SONO 450, DA DOMANI ALTRI 52

RISERVISTI

Padova Il caffè alla “giusta distanza”

NON SI TROVANO MASCHERINE, ZAIA NE FA ACQUISTARE SENZA IL MARCHIO CE: «LE USEREMO COME EXTREMA RATIO»

Oltre alle assunzioni, in corsia potranno tornare i pensionati. «Manderemo un avviso ai lavoratori ospedalieri in pensione, che per noi sono come dei “riservisti”, se vogliono o possono dedicarsi all’attività ordinaria nelle strutture - ha detto Zaia - Il go-

Carraro: «Anche le Terme pagano la crisi del turismo» L’INTERVENTO

La proposta

aro direttore, le scrivo perché aprendo i giornali ho letto il report di una fondazione che descriveva il danno che il coronavirus porterà a Venezia, al litorale, al Lago di Garda e alle nostre montagne. A tutti i colleghi del comparto turistico che si trovano in difficoltà va chiaramente tutta la nostra solidarietà e ringraziamo la stampa per tenere acceso il focus sul settore-traino della nostra regione che rischia di sprofondare in un pesante crisi a causa dell’epidemia. Spiace però rilevare che nell’elenco delle località turistiche citate, che si trovano a fronteggiare una crisi i cui contorni non sono ancora ben definiti,

Cinema a posti alterni Uno sì e due vuoti

C

Al cinema a poltrone alternate per rispettare la “distanza di sicurezza” di un metro, prevista dai decreti emergenziali contro il coronavirus. Molti cinema stanno prendendo le misure: per garantire un metro di distanza minima tra una persona e l’altra si dovranno far sedere le persone una poltrona sì e due no, perché diversamente la distanza non sarebbe garantita. Anche per la fila alla cassa faremo in modo di far rispettare le distanze previste tra una persona e l’altra, permettendo l’accesso al foyer a gruppi di cinque-sei persone per volta.

manca il comparto delle Terme e del Parco dei Colli Euganei. I numeri dei nostri associati, l’indotto dell’intero sistema ci consentono di sottolineare con forza che non siamo la cenerentola del turismo veneto, spesso siamo la base di approdo di turisti che approfittando della vacanza e cura termale per poi visitare Venezia, oppure prolungando la vacanza al lago, o in montagna. Per questo ci dispiace che non sia stato dedicato spazio al nostro importante settore che tuttavia porta il suo importante contributo al pil della Regione, prediligendo uno studio estremamente settoriale del turismo che ci vede esclusi. Solo alcuni numeri per dare le dimensioni del comparto Terme-Colli: Le Terme di Abano, Montegrotto, Galzignano,

verno ha capito la bontà di questa strategia che il Veneto ha da sempre adottato. Ricordo gli insulti che abbiamo preso a suo tempo, ma non è tempo di polemiche». Capitolo Dpi, dispositivi di

Il barista dietro le transenne PADOVA Come tenere le distanze al bar? Con una inferriata. Questa l’idea singolare venuta a Piergiorgio Vallotto e Alessandra Martellozzo, titolari del Totobar di Piombino Dese, che hanno isolato il bancone dal resto del locale. Spiega Vallotto: «All’inizio i clienti erano sorpresi, ma poi tutti hanno rispettato le regole del nuovo servizio. L’unica difficoltà è per servire il caffè».

«I COLLI EUGANEI SONO LA PIÙ GRANDE AREA TERMALE D’EUROPA, IL 50% DELLA CLIENTELA VIENE DALL’ESTERO»

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Battaglia e Teolo sono la più grande area termale d’Europa. Undicimila camere d’albergo per un totale di circa 18 mila posti letto. Circa 5 mila dipendenti. Il fatturato totale annuo delle imprese alberghiere delle terme euganee è di circa 350 milioni di euro, cifra che rende

l’intero bacino, nel suo complesso, una tra le più grandi realtà imprenditoriali della Provincia di Padova in grado di registrare circa 3.200.000 presenze l’anno. Il 50 per cento dei visitatori è straniero (Francesi, Svizzeri, Russi, Tedeschi e Austriaci). Al complesso termale si aggiungono 1.862 attività commerciali attive (ristoranti, bar, negozi e aziende agricole e importanti realtà espositive e museali), per un totale di oltre 7000 addetti e un fatturato complessivo stimato di oltre 500 milioni di euro. Le perdite stimate per il mese di marzo sono pari a 20 milioni di euro. Abbiamo bisogno di lavorare insieme per tutelare il nostro territorio, il lavoro della stampa in questa fase è determinante soprattutto nel prendere visione del fenomeno collettivo. Grazie Umberto Carraro Presidente del Consorzio Terme Colli e Marketing


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Primo Piano IN OSPEDALE Medici e operatori sanitari in prima linea: il Veneto vara un altro pacchetto di assunzioni

Domenica 8 Marzo 2020 www.gazzettino.it

Tele-udienze in Corte d’Appello Venezia la prima sede “smart” Gli avvocati si collegheranno via Skype: si comincia `Marini: «Dalla crisi può nascere un’opportunità, il 10 marzo, con i procedimenti della sezione lavoro non servirà più spostarsi da Belluno alla Laguna»

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GIUSTIZIA

CANDIDATO Arturo Lorenzoni

Lorenzoni chiede a Zaia un incontro protezione individuale: la Regione Veneto - ha detto Zaia - ha deciso di acquistare anche mascherine senza il marchio CE per fare magazzino, «le useremo per eventuali emergenze ulteriori, come ultima ratio». In arrivo 23 respiratori meccanici che andranno ad aggiungersi agli attuali 36: «Il mercato è asfittico. Anche da questo punto di vista lo spaccato del Paese è inquietante - ha detto Zaia - Questo Paese non produce più nulla di sanitario, siamo assemblatori in poche realtà, ma è un problema diffuso in tutta Europa. Una volta c’erano i “presìdi di guerra”, fabbriche di Stato che producevano armi. Oggi l’industria bellica è l’industria della salute. Dopo questa vicenda dovremo avere un progetto per non dipendere da nessuno».

DISABILI L’assessore alla Sanità e al Sociale ha motivato la chiusura da domani al 15 marzo dei Ceod, i centri per i disabili e delle Rsa per motivi di sicurezza: trattandosi di strutture frequentate per diverse ore, anche in tempi prolungati, da utenti con propria residenza altrove, si evita il crearsi di contesti d’aggregazione di diversi utenti, in molti casi più fragili. Alda Vanzan

LA PROPOSTA VENEZIA Il candidato civico del centrosinistra alla Regione Veneto, Arturo Lorenzoni, attuale vicesindaco di Padova, propone al presidente del Veneto, Luca Zaia, una collaborazione e un incontro «attraverso il quale comprendere come affrontare al meglio questa fase, coinvolgendo tutte le parti plurali di società veneta». Ma - precisa il suo staff - non è una richiesta di rinviare le elezioni. «È una fase di grande difficoltà che sono convinto vada affrontata in modo unitario» dice Lorenzoni ricordando che «la campagna elettorale non può ora entrare nel vivo; non è questo il campo e neppure il momento di un confronto tra fazioni contrapposte. Credo fermamente che un’emergenza di queste dimensioni e di questo impatto nella vita quotidiana di tutti i veneti, sia su un piano di salute che su un piano di ricadute economiche, possa essere affrontata solo tutti insieme, con spirito di comunità e di collaborazione». Di qui la proposta di un incontro. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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«Ma cosa ci fate qui?» Discriminato ad Ancona perché viene dal Veneto IN TRASFERTA CAVALLINO TREPORTI Deriso e isolato perché veneto. E per la precisione di Cavallino-Treporti. Lui è un quarantenne, M.S., dallo scorso autunno in trasferta di lavoro ai cantieri navali di Ancona. Nei primi giorni di esplosione del caso coronavirus, non ha registrato problemi. E lo stesso è accaduto per gli altri colleghi veneti. Ma da lunedì scorso la situazione si è cambiata radicalmente. E sempre per effetto di come viene percepito il fenomeno Covid-19. Ma in ogni caso la sostanza non cambia e per il 40enne litoraneo l’amarezza è stata inevitabile. Anche perché, alla fine, gli episodi in cui è stato suo malgrado protagonista sono stati addirittura tre e tutti sono avvenuti nella stessa giorna-

ta. «La scorsa settimana, quando si sono registrati i primi casi – racconta l’uomo – non ho avvertito alcun problema. La situazione, invece, è cambiata lunedì scorso. Tutto è iniziato quando un altro collega mi ha chiesto di dove sono originario: appena ho pronunciato la parola Veneto, ha indossato una mascherina. In quel momento ho pensato ad uno scherzo, tant’è gli ho risposto ridendo, dicendo che noi veneti “bruciamo” il vi-

«LE PRIME VOLTE HO PENSATO CHE LO FACESSERO PER SCHERZO, POI HO CAPITO CHE ERA SUL SERIO»

VENEZIA Teleudienze per gestire al meglio l’emergenza coronavirus nelle aule giudiziarie veneziane, con l’obiettivo di organizzare un futuro più efficiente anche quando il rischio sanitario sarà finito. A Venezia, primo caso in Italia, lo smart working nei palazzi di giustizia diventerà realtà a partire dalla prossima settimana, grazie alla stretta collaborazione tra Corte d’Appello e Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Venezia, che hanno raggiunto un accordo per lo svolgimento delle udienze “a distanza”. Il primo test si è svolto mercoledì scorso, grazie ad una “Skype for business call” che ha visto protagonisti il presidente dell’Ordine, Giuseppe Sacco, gli avvocati Mario Rigo e Federica Santinon, assieme ai magistrati della Corte, Fabio Laurenzi e Cinzia Balletti, e a Chiara Coppetta Calzavara della sezione lavoro del Tribunale. Un progetto al quale si è impegnata con determinazione la presidente della Corte lagunare, Ines Marini.

dal punto di vista tecnico eravamo pronti - spiega Ines Marini - È necessario ringraziare il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Venezia perché si è sempre dimostrato disponibile, collaborativo e di supporto creando un vantaggio per tutti».

L’ORGANIZZAZIONE L’attività giudiziaria potrà proseguire senza mettere a rischio la

salute di magistrati, avvocati e delle altre parti interessate. «Con il virus si è avverato quanto avevo dichiarato all’inaugurazione dell’anno giudiziario prosegue la presidente della Corte - Da una crisi può nascere una opportunità e questa epidemia ha rappresentato proprio quell’opportunità per noi di rivedere i modelli organizzativi, ripartire le udienze in più giorni

TELECAMERA E MICROFONO La procedura sarà operativa dal 10 marzo, data nella quale è prevista la prima udienza a distanza: via email sarà inviato un link agli avvocati che dovranno avere un pc o uno smartphone dotato di telecamere e microfoni con il quale prendere parte all’udienza della sezione lavoro, di quelle per cui il decreto del governo non ha previsto alcun rinvio per via della loro urgenza. «La Corte d’Appello di Venezia stava lavorando da tempo su questa iniziativa: le difficoltà da superare non erano poche, complice anche la normativa, ma noi

(questa mattina ho fatto un ordine di servizio in tal senso) e quindi intervenire anche sulle udienze da remoto. In questo modo portiamo vantaggi per tutti, ad esempio un legale da Belluno o Verona non dovrà recarsi a Venezia per partecipare ad un’udienza in cui si precisano le conclusioni, con un risparmio di costi, tempi e disagio. Questo provvedimento rimarrà valido anche dopo il coronavirus e potrà esser esteso a casi come l’audizione di un testimone o ai periti. In un momento drammatico c’è stata un’opportunità che non dico ci porterà nel futuro, ma almeno nel presente». «In un momento di grande emergenza, la strettissima collaborazione tra Avvocatura e Magistratura ha guardato avanti in modo propositivo - precisa l’avvocato sacco - È stata infatti avviata a tamburo battente la sperimentazione, con esito positivo, di collegamenti in video conferenza tra gli Uffici e alcuni colleghi del Consiglio dell’Ordine per verificare l’effettiva possibilità di collegamento per tenere udienze in remoto. Un’importante innovazione nella stessa mentalità degli operatori del diritto che nasce in un momento difficilissimo che ne ha costituito il motore creando l’opportunità attuativa». Gianluca Amadori

CORTE D’APPELLO La presidente Ines Marini (FOTOATTUALITÀ)

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LA “TELECONFERENZA” È GIÀ STATA SPERIMENTATA IN COLLABORAZIONE CON L’ORDINE DEGLI AVVOCATI

rus con la grappa, aggiungendo poi che non sono né contagiato né un appestato». Il secondo episodio è accaduto poco dopo, nei bagni del cantiere. «In questo caso – dice sempre M.S. – un operaio appena ha sentito il dialetto veneto si è allontanato in tutta fretta. È stato in quel momento che ho avvertito che qualcosa era cambiato nei rapporti quotidiani e che non si trattava di uno scherzo». Anche perché il terzo episodio è avvenuto in serata, fuori dall’orario di lavoro. «Ero assieme ad altri due colleghi, anche loro residenti nella provincia di Venezia – continua a raccontare il 40enne – ci trovavamo in supermercato per fare la spesa: al momento di pagare la cassiera ci ha chiesto da dove arrivassimo, appena abbiamo detto dalla provincia di Venezia, ha sgranato gli occhi e in malo modo ci ha detto cosa stessimo facendo li. Personalmente sono rimasto incredulo e senza parole». Giuseppe Babbo

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VENEZIA

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verso Le eLezioni

Centrosinistra, tre liste a sostegno di Baretta «Uniti possiamo essere il dopo Brugnaro» La sintesi finale del documento: «È urgente e necessario dare alla città un’alternativa di progetto, programma e governo» Mitia Chiarin Tre liste a sostegno della candidatura a sindaco per il centrosinistra, di Pier Paolo Baretta, attuale sottosegretario all’Economia, veneziano, già sindacalista e parlamentare del Partito Democratico. Un politico di lunga esperienza sia parlamentare che di governo e che ha lavorato molto per Venezia, dal rifinanziamento della legge speciale per Venezia, alla ZLS e al Centro Internazionale sui Cambiamenti Climatici. E che ha portato milioni alla città. Da ieri la candidatura di Pier Paolo Baretta è ufficiale, sancita da un affollato vertice di partiti e civiche in sede Pd a Mestre che si è dovuto spostare nella sala del dopolavoro ferroviario di piazzale Bainsizza. Con tutti gli attori distanziati, per rispetto alle norme igienico-sanitarie in tempi di Coronavirus, il virus che costringe alla quarantena il segretario del Pd Zingaretti. «Uniti, i giochi ora cambiano davvero», dice Baretta, soddisfatto e convinto che questa coalizione può rappresentare il dopo Brugnaro. Il sostegno a Baretta viene ufficializzato in una nota firmata da tutti: ci sono + Europa, Azione di Calenda, Il nostro impegno per la città (Articolo Uno, Possibile, Rifondazione Comunista, Sinistra Italiana, Verdi), Italia Viva di Renzi, Partito Democratico, Partito Socialista, Venezia è tua di Bergamo. Baretta, dicono, è la figura di candidato «capace di fare sintesi tra le diverse identità politiche della città e di aggregare intorno a sé sia le forze riformiste, moderate e progressiste». Al tavolo si è presentata anche la parlamentare Sa-

Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia del governo Conte bis, è da ieri il candidato ufficiale del centrosinistra e delle civiche come sindaco di Venezia

ra Moretto per Italia Viva che prima era mancata. E ci sta anche il pd Maurizio Baratello. Il comunicato finale sancisca la ufficialità attesa. «È urgente e necessario dare alla città un’alternativa di progetto, programma e governo. L’obiettivo comune è dare un futuro a Venezia, unendo attorno ad un progetto che guardi con coraggio alle grandi scelte da compiere; che valorizzi le specificità di questo complesso territorio; che metta in campo una nuova classe dirigente della città, non solo della politica; che, da subito, attivi una nuova partecipazione democratica, coinvolgendo le comunità del nostro territorio e decentrando la gestione

amministrativa. Le difficoltà che oggi vive la nostra comunità sia sul piano sanitario che economico sono un motivo di preoccupazione e di sforzo comune per assicurare ai cittadi-

Accordo con il polo rosso-verde: sulle grandi navi si valutano tutti i progetti in campo ni il massimo impegno di tutti noi per affrontare, gestire e risolvere al più presto questa delicata congiuntura», dicono dal centrosinistra in coro. Tre, dicevamo, le liste di appoggio. Quella del Partito Democrati-

co; quella del polo rosso-verde di Bettin e Mognato, quanto mai agguerriti. E poi c’è il polo moderato che raggruppa tutti gli altri, dai socialisti di Gigi Giordani a Ugo Bergamo e Gian Angelo Bellati. «Ci stiamo provando a creare un fronte largo e progressista e sono fiducioso», spiega Giordani. La questione nodale, al momento, è quella di capire come creare un polo civico con anime anche fortemente politiche visto che socialisti e +Europa faticano a pensare di non correre senza i loro simboli. Ora Baretta scriverà il programma, che farà sintesi tra le varie anime della coalizione che lo sostiene. E anche la questione, delicata, delle grandi navi trova

una soluzione unificante: quelladella comparazione tra i progetti con pari attenzione. Quanto basta per far dire sia a Gianfranco Bettin che Gianluca Trabucco che l’intesa parte, stavolta, con il piede giusto. Ugo Bergamo, ex sindaco, loda Baretta. «È pronto alla sfida e ha grande rispetto per tutti. Dimostreremo quanto è coesa questa coalizione. Non stiamo mica attaccati da un posticcio Vinavil», commenta. «Baretta è l’uomo giusto per la città che ha bisogno di persone di governo serie e attente», aggiunge Michele Scibelli (+Europa). Resta l’incognita di uno slittamento del voto, causa situazione sanitaria nazionale. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

fermata di san zaccaria

Actv, un pontile provvisorio costruito al ponte della Paglia Actv ha finito di costruire in questi giorni il nuovo pontile provvisorio al ponte della Paglia, entrerà però in funzione a partire dalla fine della prossima settimana. Il pontile provvisorio arriva a distanza di quasi quattro mesi dall’acqua alta che ha gravemente danneggiato l’imbarcadero di San Zaccaria (Danieli) e gli approdi E ed F. In attesa del loro ripristino, previsto non prima di

Ponte della Paglia

alcuni mesi necessari a sostituire interamente l’imbarcadero, il terminal G al ponte della Paglia permetterà l’attracco delle linee 5.2 e 4.2. Nelle scorse settimane era stato inaugurato il pontile B1, per le linee 4.1 e Notturno. Nel frattempo, dopo la sospensione dal 2 marzo degli approdi di San Tomà A e B fino al termine dei cantieri, Actv fa sapere di aver sospe-

fronte civico

Uacp e 25 Aprile vanno avanti Mercoledì i nomi Venerdì sera si sono riuniti anche i movimenti del cosidetto Fronte civico. Gruppo 25 Aprile, Un’altra città possibile e Noi Venezia, il gruppo autonomista. «Clima costruttivo e propositivo» dicono da Uacp e 25 Aprile. Il primo movimento si riunisce domani attorno al proprio manifesto. Mercoledì nuovo tavolo per chiudere sulla squadra da presentare alla città.

so l’approdo di Rialto “B” per consentire i lavori di rifacimento dell’impianto. Queste le modifiche alla navigazione: dalle 04.55 la linea 1 in partenza da Rialto con direttrice Ferrovia P.Roma effettuerà la fermata di Rialto “C”; dalle 05.20 la linea 1 proveniente da P.Roma con direttrice Lido effettuerà la fermata di Rialto “D”; la linea Alilaguna Arancio effettuerà la fermata al nuovo approdo di Rialto “A1” fronte Palazzo Cavalli. Continuano invece i lavori di rifacimento degli approdi dell’Arsenale, uno dei più danneggiati dall’acqua alta, oltre che di Murano Faro e di San Tomà, chiusi almeno fino al 10 aprile. —


PRIMO PIANO

DOMENICA 8 MARZO 2020 IL MATTINO

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L’allarme globale: sanità da oggi

L’ingresso del nuovo reparto “Covid 19” come si legge nel cartello sul muro a sinistra: l’ospedale di Schiavonia riprende oggi l’attività e il day surgery è diventata l’ala per accogliere i contagiati Nelle foto a destra le sedie “proibite” per garantire il mantenimento delle distanze di sicurezza nelle sale d’attesa e al Cup

Aperto il reparto Covid 19 Schiavonia torna in attività Riparte l’ospedale della Bassa padovana, l’ingresso alla struttura sarà vigilato Il Pronto soccorso si doterà di un pre-triage in una tenda all’esterno

Nicola Cesaro MONSELICE. È il giorno della

riapertura del “Madre Teresa”, ma per ritornare alla normalità ci vorrà inevitabilmente del tempo. L’ospedale di Schiavonia apre “timidamente” le porte oggi, a sedici giorni dalla chiusura totale del plesso imposta dai primi contagi registrati proprio nell’ospedale della Bassa padovana. La lettera che sancisce l’apertura del “Madre Teresa” è stata firmata venerdì pomeriggio da Domenico Mantoan, direttore generale dell’Area Sanità e Sociale della Regione. APERTURA GRADUALE

Quella di oggi pare più un apertura simbolica, visto che l’attività riprenderà concretamente da domani o comunque dai primi giorni della settimana. Né Usl né Regione hanno diramato una nota ufficiale sul cronoprogramma della riapertura. Gli stessi lavoratori del “Madre Teresa” – medici, infermieri e oss – non hanno ancora a disposizione una turnistica chiara per la settimana che va cominciando. La situazione, d’altra parte, è in continua evoluzione e le riunioni si susseguono di ora in ora per chiarire l’iter da seguire. Pare molto probabile che da domani sarà attivo il Pronto soccorso e saranno riaperti

lo scorso mese

Lo stop dopo il decesso del paziente Trevisan L’ospedale di Schiavonia è stato chiuso e gradualmente svuotato dopo la morte di Adriano Trevisan, il pensionato di Vo’ contagiato insieme a un amico con il quale giocava a carte nel bar del paese. Il decesso dell’uomo è stato il primo in Italia che ha portato a una duplice misura: da una parte la chiusura dell’ospedale col progressivo svuotamento, dall’altra la chiusura del paese.

anche numerosi ambulatori per cui sono già state fissate delle visite. Fino ad oggi l’attività ambulatoriale era stata “tamponata” attraverso gli ospedali di Montagnana e Conselve. Si riattiverà anche l’ordinaria attività di ricovero tra i reparti, seguendo una scala graduale da qui a metà settimana. L’INGRESSO

Il varco d’ingresso principale

sarà costantemente vigilato. Non ci saranno i militari a impedire l’accesso, ma saranno imposte forti restrizioni. Stando a un primo disegno, potranno entrare solo coloro che dimostreranno di avere una visita prenotata. Ogni utente verrà sottoposto alla misurazione della temperatura e dovrà compilare un questionario indicando i propri dati anagrafici e confermando l’assenza di sintomi legati al contagio da

Covid-19. A meno che non ci siano esigenze particolari, non sarà permesso l’ingresso ad accompagnatori. Pure l’accesso ai reparti, per visite a conoscenti e famigliari, verrà ridotto al minimo indispensabile. Su questo la direzione dell’ospedale emanerà specifiche direttive. Misure stringenti sono state applicate anche a comportamenti che possono sembrare banali ma che in realtà possono favorire sensi-

bilmente la trasmissione del virus: le sedie negli spazi d’attesa del Cup e del Centro prelievi, ad esempio, sono state interdette con nastro da pacchi e segnali di divieto d’utilizzo. Difficilmente, questa settimana, potranno inoltre riaprire le attività commerciali ospitate dalla hall del “Madre Teresa”. PRONTO SOCCORSO

Il Pronto soccorso si doterà di un “pre-triage” che si terrà in una tenda all’esterno del reparto. Qui qualsiasi paziente verrà esaminato per scongiurare segnali che possano richiamare il contagio da Covid-19. L’interno Pronto soccorso – dalla sala d’attesa ai singoli ambulatori – è stato letteralmente diviso di un due aree: una definita “zona rossa”, dove ci si occupa di pazienti a rischio Covid-19, e un’altra “neutra” dove vengono trattati quelli privi di sintomi o che comunque non hanno dichiarato situazioni di convivenza o contatto con persone infette da coronavirus. Una sorta di triage preliminare è previsto anche per chi arriverà in ambulanza, nello spazio coperto in cui stazionano i mezzi di soccorso prima di far accedere il paziente al reparto. La vera difficoltà pare sia quella di “diversificare” il personale a disposizione del Pronto soccorso – già alle prese con forze ridotte rispetto alle necessità – per far sì che non ci siano forme di contatto tra i lavoratori impegnati tra “area rossa” e “neutra”. L’HUB CORONAVIRUS

La vera grande novità di questa “seconda vita” dell’ospedale di Schiavonia sarà tuttavia il nuovo hub dedicato interamente ai contagiati del coronavirus. L’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin, lo ha definito anticipatamente un’eccellenza e l’etichetta non è stata messa a ca-

so. Gli addetti ai lavori confermano l’altissimo livello qualitativo di questo reparto, dove sono stati attrezzati ben 53 posti letto ventilati, un numero davvero importante e peraltro allestito in tempi record. L’ala dedicata interamente ai malati contagiati dal Covid-19 si trova al primo piano, nella week day surgery. I primi pazienti potrebbero arrivare già oggi. Ieri sono comparse le prime insegne con la scritta “Reparto Covid-19”. L’ingresso per i pazienti sospetti o accertati che arrivano da altri ospedali avverrà dalla parte posteriore dell’ospedale, con un percorso completamente separato dal resto della struttura. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

i numeri

Soltanto due contagiati tra il personale La particolarità dell’ospedale di Schiavonia è che pur avendo registrato qui il primo decesso (peraltro di una persona ricoverata da giorni), il numero di contagiati tra il personale è tra i più bassi in assoluto di tutti i presidi sanitari del Veneto. Si tratta infatti di due persone, un infermiere e un altro addetto. Il tampone, nei giorni immediatamente successivi all’accaduto e prima di procedere al graduale svuotamento dell’ospedale, è stato fatto a tutto il personale. Evidentemente la decisione della Regione e dell’Usl 6 di imporre lo stop all’attività ospedaliera ha aiutato a ottenere questo risultato. Ora l’ospedale riparte con un nuovo reparto: il Covid 19 che ospiterà se necessario - i contagiati provenienti da tutto il Veneto. —


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PRIMO PIANO

DOMENICA 8 MARZO 2020 IL MATTINO

L’allarme globale: i contagiati

Positivo al coronavirus, terzo decesso Muore autista di scuolabus di Grantorto Già affetto da una grave patologia polmonare, è stato colpito da crisi respiratoria. In quarantena medici di ospedale e Usl Paola Pilotto GRANTORTO. Da uno a tre, ieri, i morti padovani positivi al coronavirus. E sale a 14 il triste bilancio delle vittime nella Regione Veneto, da quando è iniziata l’emergenza sanitaria. L’ultima è una donna di 56 anni di Portogruaro ma originaria di Selvazzano, l’anestesista Chiara Filipponi malata terminale, mentre prima di lei è deceduto l’uomo di Grantorto risultato positivo al tampone martedì scorso. Si tratta di Mansueto Miazzo, 69 anni, autista di scuolabus in pensione che, lunedì sera, aveva accusato una crisi respiratoria. Pensando fosse legata alla grave patologia polmonare di cui soffriva da tempo, si era rivolto prima alla Guardia medica e poi al Pronto soccorso di Cittadella. Il giorno successivo, dopo l’esito del test, era stato trasferito d’urgenza all’Ospedale di Padova. Le sue condizioni sono sempre state critiche, fino al decesso avvenuto venerdì sera per patologie pregresse. Il virus si è insidiato in un quadro di salute già compromesso. ISOLAMENTO

È il primo caso nell’Alta Padovana di decesso collegato al coronavirus, e il secondo nella Provincia di Padova, dopo quello di Adriano Trevisan, 77enne prima vittima accertata del virus in Italia, padre dell’ex sindaca di Vo’. All’ospedale di Cittadella due medici e cinque infermieri, che erano venuti a contatto con il paziente di Grantorto, erano già stati messi in isolamento domiciliare in via cautelativa all’indomani dell’esito positivo. Stanno bene ma saranno controllati quotidianamente, come prevede il protocollo di salvaguardia. A Grantorto, invece, ci sono altre 3 persone positive, collegate alla sfera familia-

Il trasferimento in ospedale di un paziente risultato positivo al coronavirus; a destra Mansueto Miazzo, 69 anni, di Grantorto, morto venerdì sera: lascia la moglie e quattro figli

re o delle strette conoscenze di Miazzo. Rimane sempre chiusa anche la trattoria alla Sega in via Carlo Alberto, dove sembrerebbe esserci stato un contagio. Le preoccupazioni in paese salgono come la commozione per la morte di Miazzo, che tutti conoscevano e che lascia la moglie e quattro figli.

basta a consolare una morte sopraggiunta in 4 giorni. La gente ha paura, fa mille congiunture su chi possa essere positivo e di come essere certi che rimanga in isolamento per evitare le possibilità di contagio in bar e supermercati. Si innesca una sorta di “caccia all’untore” che non fa bene a nessuno, alimentando ulteriore panico.

IL DOLORE DEL PAESE

«Siamo tutti addolorati», spiega il sindaco Luciano Gavin. «Mansueto era una cara persona, che tutti ricordano con grande affetto. Per anni è stato l’autista dello scuolabus: ha visto crescere intere generazioni di studenti. Sempre disponibile e con il sorriso per tutti. Dispiace moltissimo a tutta la comunità». Miazzo aveva già una situazione di salute delicata, ma questo non

MANTENERE LA CALMA

«Invito tutti a mantenere la calma e la fiducia verso le istituzioni per superare tutti insieme questo momento», ribadisce il sindaco Gavin. «È fondamentale attenersi alle misure igieniche e alle distanze di sicurezza più volte ribadite. Come autorità sanitaria locale, noi sindaci non abbiamo strumenti per fare altro». — RIPRODUZIONE RISERVATA

i dati

Primo caso di positività a Camposampiero PADOVA. Sono 14 i morti in

Veneto e 543 i casi accertati di contagio da coronavirus con 164 ricoverati di cui 41 in terapia intensiva. Nel bollettino dell’Usl 6 Euganea di ieri pomeriggio, vola in testa la Provincia di Padova con 138 casi, 6 in più rispetto alla mattinata, oltre agli 84 nel cluster (territorio geografico di infezione) di Vo’. I 138 contagiati padovani superano quindi il cluster di Treviso che conta 124 persone. Seguono Venezia (119),

Verona (60), Vicenza (41), Belluno (11) e Rovigo (5). Nell’azienda ospedaliera di Padova sono ricoverati 42 pazienti con coronavirus, di cui 16 in terapia intensiva, mentre dal 21 febbraio ne sono stati dimessi 22. Nessun positivo nell’ospedale di Schiavonia, aperto ieri. Due invece i decessi da inizio emergenza: Adriano Trevisan, 77 anni di Vo’ e Mansueto Miazzo, 69 di Grantorto. Ieri il direttore generale dell’Usl 6, Domenico Scibet-

€ 6,90 oltre al prezzo del quotidiano

La saggezza degli antichi detti dalla A alla Z

In edicola con

ta, ha comunicato il primo contagio a Mirko Patron, sindaco di Campodarsego, e a Alessandro Bolis di Carmignano di Brenta: si tratta di una persona in isolamento fiduciario nella propria abitazione. Primo caso anche a Massanzago e Vigonza, mentre sono due a Legnaro: il sindaco Vincenzo Danieletto ha esortato i cittadini ad andare a far la spesa una persona per famiglia. Un secondo caso accertato anche a Rubano. Salgono invece a 4 le persone contagiate a Piove di Sacco e a 3 quelle di Grantorto. A Vigodarzere sono 3 i casi. In un bar a Piombino Dese è stata messa una rete metallica da cantiere per non far avvicinare gli avventori al bancone. — P.PIL.


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DOMENICA 8 MARZO 2020 LA TRIBUNA

MOGLIANO - PREGANZIOL - CASALE

i progetti nell’hinterland di treviso

«Nuovi capannoni e iper? Vogliamo vederci più chiaro» L’Ascom: «Si prospettano danni per il territorio, l’occupazione e la viabilità» Perplesso il Pd: «Meglio tutelare le nostre campagne dalla cementificazione»

Matteo Marcon CASALE SUL SILE. Nuovi ca-

pannoni e supermarket? No, grazie. Tra progetti urbanistici che giungono a compimento, come il nuovo Despar all’ex Metalcrom lungo il Terraglio, e altri che si profilano all’orizzonte, come il maxi polo logistico da 500 mila metri quadrati di Casale sul Sile, sia le categorie che il mondo politico passano all’attacco. Con opportuni distinguo, dati dalle diverse casistiche in campo, il mondo del commercio e il Pd, due voci non sempre all’unisono, commentano stavcolta entrambe con durezza la rinascita del cemento. Il presidente dell’Ascom-Confcommercio, Federico Capraro, si esprime in maniera netta: «Sono solo danni per il territorio, il commercio, l’imprenditoria esistente, l’occupazione e, non ultimo, la viabilità e il traffico», è il commento relativo al piano di riqualificazione dell’area ex Metalcrom alle porte di Treviso, nel territorio comunale di Casier. «E le due palazzine inflazioneranno un mercato immobiliare che ha già molto invenduto. I nuovi 2500 metri quadri di grande distribuzione che stiamo vedendo sorgere», aggiunge, «non servono al consumo della popolazione, non assicurano alcuna crescita economica perché, per ogni nuovo super che apre rischiano di chiuderne altri due, con conseguenti riflessi occupazionali e danni per tutti». Se l’intervento a Casier

© RIPRODUZIONE RISERVATA

le partite in gioco

L’ex Metalcrom a Casier e 500 mila metri quadri di “polo” a Casale

Il cantiere per i nuovi insediamenti commerciali e residenziali alla ex Metalcrom (foto Film)

coinvolge un’area di circa 10 mila metri quadrati, quello previsto a Casale sul Sile, lungo il Passante, in ambito logistico, arriva a addirittura a 500 mila metri quadrati e apre numerose incognite: «Servono spiegazioni e maggiore chiarezza», commenta in questo caso Capraro, «Chiediamo al sindaco di sederci al tavolo e di vedere nel

dettaglio le autorizzazioni. In un momento in cui i capannoni hanno dimostrato la fine di un’epoca e sono già archeologia economica, sociologica ed industriale, ora ci vengono presentati come il futuro innovativo. Vogliamo che amministratori di passaggio smettano di rovinare il territorio e il tessuto di migliaia di imprese del terzia-

rio». La notizia dell’ex parco tematico a Casale viene commentata anche dal Pd: «Con una recessione alle porte sarebbe folle non accogliere con favore a nuove iniziative imprenditoriali che creano lavoro e sviluppo purché onesto e con giusti stipendi. Ma questo non deve avvenire sacrificando quel poco di suolo

il caso del centro per anziani di casale

Claudia Augusta non si ferma «Tutto a posto, annullate la revoca» CASALE SUL SILE. La casa al-

loggio per anziani Claudia Augusta non si ferma: non sono bastati il blitz dei Nas del 20 dicembre scorso, la revoca dell’agibilità alberghiera da parte del sindaco Stefano Giuliato l’11 febbraio scorso e nemmeno l’iscrizione nel registro degli indagati da parte della procura della repubblica di Treviso nei confronti del legale rappresentante della società che gestisce la struttura. Forti delle loro ragioni, del supporto del Codacons e del comitato dei parenti degli ospiti (costituito in associazione), i gestori non mollano. «Nonostante il pericolo di epidemie in corso la vita nella casa Claudia Augusta prosegue serenamente»,

vergine che è rimasto nella nostra provincia», commentano il segretario provinciale Giovanni Zorzi e Matteo Favero, responsabile tematico ambiente e agricoltura, «Assindustria ha censito 92mila capannoni industriali in Veneto, 32mila solo fra Padova e Treviso; sparsi su 5.679 aree produttive per oltre 41mila ettari di terreno: il 12% del totale sono dismessi e inutilizzati. I dati dimostrano come non ci sia ragione per cui bisogna usare nuovo suolo». «Viviamo in un’emergenza ambientale e climatica senza precedenti che ci impone di tutelare le nostre ultime campagne dalla cementificazione», aggiunge il consigliere regionale Andrea Zanoni. «iI questo caso invece si incaricano addirittura dei legali per andare contro la già blanda legge regionale sul consumo di suolo del Veneto. Questa è una scelta da anni ’80, quamndo non c’era ancora la consapevolezza dei danni che avrebbe causato il consumo di suolo». —

sottolinea il portavoce del comitato Tommaso Todesca. «Gli anziani sono tutti in buona salute e protetti dai pericoli esterni grazie al divieto delle visite. Con le foto e i filmati forniti dalla direzione i parenti vengono informati dello stato di benessere degli ospiti. Gli adeguamenti prescritti dai vigili del fuoco sono stati tutti adempiuti». Dopo le segnalazioni delle autorità competenti, a cavallo tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 i titolari della struttura hanno effettuato alcuni interventi. Proprio una settimana fa Angelo Tonolo, legale rappresentante dell’ex albergo riconvertito in residenza per anziani, ha inviato al Comune di Casale

LA FESTA. Per Vittoria Moro, che ha compiuto 100 anni

A fine gennaio la giunta di Casale ha escluso dall’applicazione della legge regionale sul consumo di suolo un progetto da 500 mila metri quadrati in un’area vicino al confine con il comune di Quarto d’Altino. L’intervento, in un’area strategica, si aggiunge ai recenti interventi dell’H-Campus a Roncade, del Vega a Mogliano Veneto, il magazzino Toyota Tusho a Dosson di Casier e altri interventi a risalire verso la futura Pedemontana (deposito Poste Italiane a Villorba): segnali che l’occupazione “produttiva” del territorio non si ferma. Alle porte di Treviso, prima della rotonda San Lazzaro, sarà realizzato un nuovo supermarket a meno di mezzo chilometro dall’esistente Conad nell’ex fabbrica Metalcrom. (M. M.)

la documentazione per riottenere l’agibilità. Nel frattempo anche il Codacons, per voce del presidente veneto Franco Conte, si è fatto sentire chiedendo un incontro al primo cittadino. «Chiediamo di accogliere la richiesta di annullamento della revoca del certificato di agibilità», scrive Conte al primo cittadino Giuliato, «per permettere il proseguimento delle attività di utilità sociale svolte all'interno della struttura, dal momento che i requisiti sono ora pienamente soddisfatti». Uno degli aspetti più controversi della gestione, oggetto della segnalazione dei Nas, riguardava la presenza irregolare nella struttura (non accreditata come casa di riposo, ma come residenza per anziani) di ospiti non autosufficienti. «Piena collaborazione», sottolinea il Codacons, «è stata data per la ricollocazione degli ospiti non autosufficienti in strutture adeguate, di concerto con le Usl locali e i servizi sociali, purché il Comune e la Regio-

mogliano

Bonisiolo e Zerman non perdono il medico MOGLIANO. Bonisiolo e Zerman non perdono il presidio del medico di base: l’ambulatorio è salvo grazie alla staffetta tra Piersante Toso e la nuova entrante Ala Chim che prenderà il suo posto dal 16 marzo prossimo. «Nei mesi scorsi», rende noto il Comune, «la notizia di pensionamento del medico di famiglia Piersante Toso ha destato molta preoccupazione tra i residenti di Zerman e Bonisiolo». Si temeva il ripetersi di quanto già avvenuto a Marocco, nella primavera del 2018, quando fu chiuso l'ambulatorio nella frazione. «Dopo non poche difficoltà», prosegue il comunicato, «e grazie all’impegno profuso si è riusciti a individuare il medico di base che andrà a sostituire il dottor Toso: si tratta della dottoressa Ala Chim, che già opera presso la guardia medica di Mogliano. La dottoressa ha già ricevuto l'archivio degli assistiti ed è pronta a farsi carico dei pazienti nella sede degli ambulatori delle frazioni di Bonisiolo e Zerman con gli stessi orari finora usati». Negli anni scorsi, l’associazione di Bonisiolo, pur di tutelare il proprio ambulatorio si era anche impegnata a garantire a proprie spese una connessione wifi in banda larga. «È importante mantenere i servizi per non far morire i nostri quartieri ma soprattutto per scongiurare enormi disagi ai moglianesi più anziani» ha commentato il sindaco Davide Bortolato. «Stiamo lavorando affinché sia riattivato anche il servizio del medico di base nella frazione di Marocco», aggiunge l’assessore alle politiche sociali Giuliana Tochet. — M.M.

ne si facciano carico dei maggiori costi non sostenibili dagli anziani pensionati. Per quanto riguarda i residenti autosufficienti, riteniamo sia nel loro pieno diritto di proseguire il rapporto con l'associazione che eroga i servizi di loro pieno gradimento e di evidente utilità sociale per tutte le famiglie che ne beneficiano». «Nessun ospite andrà via», sottolinea Todesca, del comitato. «Anzi, la struttura riceve di continuo nuove richieste di accesso per la qualità dei servizi erogati. Non vuole essere una casa di riposo ma un ambiente familiare con servizio alberghiero per ospiti autosufficienti che usufruiscono di servizi adatti alla loro età e ai loro bisogni. Le esternazioni che il sindaco di Casale sul Sile ha fatto negli ultimi giorni hanno lasciato tutti gli ospiti perplessi e pure i loro familiari, per questo ci attendiamo in breve tempo un incontro di chiarimento». — Ma. Ma. © RIPRODUZIONE RISERVATA


REGIONE

DOMENICA 8 MARZO 2020 LA TRIBUNA

la presidenza di viale dell’autonomia

Pasini si fa da parte E ora è testa a testa fra Bonomi e Mattioli

Carlo Bonomi

Confindustria, anche il Veneto freddo con il bresciano Bonomi in pole, Verona con Mattioli, Belluno deciderà

Luigi dell’Olio MILANO. A meno di tre settima-

ne dal voto del consiglio generale, fissato per il 26 marzo, i contendenti alla presidenza di Confindustria restano soltanto due. Infatti ieri Giuseppe Pasini ha inviato una lettera ai colleghi di Brescia per annunciare il suo ritiro. Una deci-

sione sulla quale avrebbe pesato anche la difficoltà di fare breccia in terra veneta, dove pure l’imprenditore manifatturiero si era creato negli anni una vasta rete di contatti. «In queste settimane di grande tensione per il nostro Paese e per il mondo intero ho pensato fosse giusto dare priorità alla responsabilità nei confronti della collettività», scrive Pasi-

ni. «Per questo sono arrivato alla conclusione che sia utile rafforzare la nostra associazione, dando io per primo, un segnale di compattezza e di unità che il nostro Paese si aspetta a tutti i livelli». Leggendo tra le righe il seguito della missiva, si individua l’amarezza del patron della bresciana Feralpi per la mancata condivisione nella

Giuseppe Pasini

Licia Mattioli

classe imprenditoriale verso il suo programma. «Il mio progetto presupponeva un cambio chiaro di valori e un approccio indipendente. Su queste linee programmatiche ho registrato grandi apprezzamenti ma non sufficienti, in termini di voti». Resta da capire su chi confluiranno i suoi voti e se questo potrà modificare gli equili-

bri. Prima di questa decisione era dato per favorito Bonomi, presidente di Assolombarda, che può contare sull’appoggio di grandi elettori come Diana Bracco, Marco Tronchetti Provera e Gianfelice Rocca, oltre che su un vasto seguito in Emilia-Romagna, dove proprio Pasini aveva fin qui registrato un buon seguito. In Veneto ha il sostegno di Assindustria Vene-

Main sponsor

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toCentro, la territoriale nata dalla fusione tra Venezia e Treviso, e Venezia-Rovigo. La discussione è in corso a Vicenza, ma con una prevalenza anche in questo caso del presidente di Assolombarda. Belluno non ha ancora deciso, mentre Verona appoggerà la Mattioli, forte del sostegno nel suo Piemonte e in buona parte del Mezzogiorno. Essendo vicepresidente uscente dell’associazione, costituisce la candidatura all’insegna della continuità del mandato di Vincenzo Boccia. Sullo sfondo resta il ruolo di Andrea Illy, che dopo aver annunciato il ritiro dalla corsa, ha inviato una lettera a tutti i presidenti delle associazioni territoriali e di categoria per illustrare il proprio pensiero. Potrebbe essere l’outsider in caso di stallo tra gli altri due candidati o, dicono i rumors, sostenere la Mattioli con un certo seguito, oltre che nel suo Friuli-Venezia Giulia, anche in Emilia-Romagna, dove operano molti fornitori dell’azienda di famiglia. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

nomine

Minali in corsa contro Selvetti per la guida di Banca Mps

Alberto Minali e, a destra, Mauro Selvetti MILANO. Corsa a due per l’inca-

ULTIME SETTIMANE! VERONA, GRAN GUARDIA - 16 NOVEMBRE 2019 - 5 APRILE 2020

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rico di amministratore delegato di Mps. Alberto Minali, ex ad di Cattolica ed ex cfo delle Generali, sarebbe il candidato forte su cui puntano il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, e il direttore generale del Mef, Alessandro Rivera. A contendere il posto a Minali è Mauro Selvetti, ex ad del Creval, sponsorizzato dai 5 Stelle. Minali ha dalla sua una forte esperienza nella relazione con gli investitori, maturata in un colosso come le Generali, di cui è stato direttore finanziario, e proseguita in Cattolica, nel cui azionariato, prima di essere oggetto di una controversa sfiducia da parte del Cda, era riuscito a fare entrare fondi e investitori istituzionali, incluso l’oracolo di Omaha Warren Buffett che, nell’ottobre del 2017, ha acquistato il 9% del capitale di quella che è una cooperativa regolata dal voto capitario. Qualità che il Tesoro, evidentemente, ritiene importanti per guidare Mps in una fase di transizione che dovrà concludersi, entro il 2021, con l’uscita dello Stato italiano dal capitale della banca, come previsto dagli impegni con la Ue, e che ri-

chiederà un confronto impegnativo sia con la Commissione che con la Bce. Selvetti, che avrebbe tra i suoi sponsor il sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Riccardo Fraccaro, e l’ex capo politico dei Cinque stelle Luigi Di Maio, ha avuto una carriera tutta interna al Creval, di cui è diventato ad nel 2018, curando con suc-

L’ex amministratore delegato di Cattolica sarebbe sostenuto da Gualtieri e dal Mef cesso l’impegnativa ricapitalizzazione da 700 milioni di euro per poi essere sostituito dai nuovi azionisti con l’ex Unicredit Luigi Lovaglio. La lista del Mps dovrà essere definita entro la prossima settimana, in quanto il deposito deve avvenire almeno 25 giorni prima dell’assemblea, in calendario per il 6 aprile. Per la presidenza, nel caso in cui non venisse confermata Stefania Bariatti, è circolato il nome di Francesca Bettio, professoressa ordinaria di Politica economica all’università di Siena. —


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