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VENERDÌ 6 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE
Le “regionarie” sulla piattaforma Rousseau: si clicca fino alle 12 di oggi poi parte la campagna elettorale, in 17 in corsa per la poltronissima
Il M5s vota il presidente Cappelletti torna in pista con Baldin e Scarabel Sfida a Zaia e Lorenzoni REGIONALI 2020
l M5S si avvia a scegliere il candidato presidente sulla piattaforma Rousseau per lanciare la sfida a Zaia e a Lorenzoni. Si vota fino alle 12 di oggi e i 10 mila iscritti del Veneto, sui 132 mila in Italia, avranno solo l’imbarazzo della scelta. In corsa 17 candidati, ma la gara riguarda tre big: Enrico Cappelletti, ex senatore e stretto collaboratore di Vito Crimi, capo politico del M5s e viceministro agli Interni. Poi c’è Erika Baldin, consigliere regionale in carica, avvocato di Chioggia e protagonista delle battaglie contro il megadeposito di Gpl e della sanatoria con il demanio delle 200 abitazioni del Lusenzo. Per capire come la pensa, basta leggere questo post su Facebook:
I
Un comizio di Enrico Cappelletti in piazza delle Erbe a Padova
«Dopo la sparata sui topi vivi mangiati dai cinesi e la ritirata con le scuse all’ambasciata cinese, ora il Governatore del Veneto Zaia punta tutto sugli influencer per “salvare la Regione”. È veramente su questo che dovremmo sperare per il nostro futuro?». C’è anche il riferimento alle “regionarie” su Rousseau: «Io sono tra i candidati presidenti, pronta ad assumermi le responsabilità di questo incarico, tanto importante. Buon voto...». Il terzo candidato è Simone Scarabel, vicepresidente del consiglio regionale, che su Facebook scrive: «Ho scelto di candidarmi al ruolo di Presidente perché so cosa mi aspetta, avendolo già fatto, e posso dire che questi 5 anni in Consiglio Regionale del Veneto, sono stati veramente utili per capire ancora meglio le qualità e le criticità di questa bellissima regione». Nella lista della piattaforma Rousseau compaiono anche Andrea Pegoraro di Vigonovo; Tindaro Giuseppe Bisazza di Scorzè; Antonio Gallo di Verona; Katia Bannò di Verona; Luigi Capoani di Treviso; Dario Dedi di Musile di Piave; Fabio Rossignoli di Caorle; Caterina Ivana De Muri di Schio; Massimo Trento di Sovramonte; Gloria Testoni di Marano di Valpolicella; Stefano Pedrollo di Arcole; Flavio Pinton di Villafranca Padovana; Maria Salandra Viale di Bassano del Grappa; Viktoria Vlasovskaia di Erbezzo. Ma Enrico Cappelletti che dice? Nel M5s tutti lo danno per favorito. I conti si faranno oggi
alle 12, ammesso che tutto fili liscio, visto che la procedura per votare su Rousseau è assai complicata sotto il profilo burocratico. Cappelletti è uno storico attivista grillino, uno di fondatori del Movimento con Di Maio, Dibattista, Morra e Crimi. Eletto senatore nel collegio di Vicenza dal 2013 al 2018, ha scritto e depositato da primo firmatario sette disegni di legge in materia di riforma della prescrizione, concussione, corruzione e abuso d’ufficio. In Veneto ha guidato la protesta e le battaglie dei comitati contro la Pedemontana da Montecchio a Spresiano. Con Luigi Di Maio, Sonia Perenzoni, Jacopo Berti e Manuel Brusco ha scritto e consegnato all’ex procuratore di Vicenza, Antonino Cappelleri, l’esposto che ha fatto partire l’inchiesta contro la Miteni sull’inquinamento da Pfas. Un passaggio fondamentale, senza il quale difficilmente si sarebbe arrivati al processo che si sta celebrando in questi mesi in tribunale a Vicenza a carico di 12 ex manager del colosso di Trissino. Conclusa la sua attività di parlamentare, Cappelletti ha ceduto le quote della sua azienda di certificazione sostenibile e ha lavorato per un paio d’anni all’ufficio legislativo di Palazzo Chigi con il governo Conte1. Poi, con la nascita dell’alleanza rosso-gialla si è trasferito al Viminale, nello staff di Vito Crimi. Ora conta di approdare in consiglio regionale. — Albino Salmaso
TREVISO. Un ginecologo dI Treviso è agli arresti domiciliari con l’accusa di violenza sessuale. Nelle scorse ore, il professionista è stato raggiunto da un ordine di custodia cautelare, emesso dal giudice delle udienze preliminari Bruno Casciarri su richiesta della procura. Pochi i dettagli emersi su una vicenda ancora al vaglio delle indagini degli investigatori. In base alle poche notizie filtrate sul delicatissimo caso, il ginecologo è finito nei guai dopo una visita avvenuta nel gennaio scorso, in una struttura ospedaliera della Marca, su una paziente di 30 anni, che vive nella provincia di Treviso. La donna aveva prenotato regolarmente la visita attraverso il Cup e per la prima volta si era affidata alle cure del ginecologo indagato. Tutto sarebbe avvenuto durante la visita. Il professionista sarebbe, secondo la denuncia, inequivocabilmente andato oltre il suo ruolo allungando le mani e compiendo un particolare atto sessuale che ha sconvolto la donna. E’ la seconda denuncia. —
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arresto a treviso
Violenza su una ragazza Ginecologo ai domiciliari
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civ. 12/1, piena proprietà per l’intero di unità immobiliare catastalmente composta da: uffici e servizi al piano primo. Libero. Prezzo base Euro 70.000,00. Offerta minima per la partecipazione all’asta Euro 52.500,00. Lotto 4, civ. 8 (catastalmente 6), piena proprietà per l’intero di unità immobiliare catastalmente composta da: palestra con locali accessori e di servizio al piano terra. Occupato con titolo non opponibile alla procedura. Prezzo base Euro 178.500,00. Offerta minima per la partecipazione all’asta Euro 133.875,00. Lotto 5, civ. 10, piena proprietà per l’intero di unità immobiliare catastalmente composta da: magazzini e servizi al piano terra. Libero. Prezzo base Euro 197.000,00. Offerta minima per la partecipazione all’asta Euro 147.750,00. Lotto 6, civ. 14, piena proprietà per l’intero di unità immobiliare censita come opificio e catastalmente composta da: magazzini, ufficio, negozio e servizi al piano terra. Occupato con titolo non opponibile alla procedura. Prezzo base Euro 160.000,00. Offerta minima per la partecipazione all’asta Euro 120.000,00. Vendita senza incanto sincrona mista in data 23.06.2020 ore 10.30. Offerte analogiche in busta chiusa presso la sede A.P.E.T.; offerte digitali tramite modulo precompilato scaricabile dal sito del Ministero della Giustizia e da inviare all’indirizzo PEC offertapvp.dgsia@giustiziacert.it. Delegato alla vendita Notaio Paolo Valvo presso A.P.E.T. – Treviso. Custode Giudiziario I.V.G. Treviso-Silea via Internati 1943-45 n. 30 Tel. 0422435022/030 fax 0422/298830, e-mail asteimmobiliari@ivgtreviso.it, sito internet www.ivgtreviso.it. R.G.E. N. 94/2016
VENDITE ADAV ABITAZIONI ED ACCESSORI ESECUZIONE: RG N. 179/2017 E.I. Giudice dell’esecuzione: Dott. Marco Saran; Delegato alla vendita: Avv. Julka Lanfranco presso A.D.A.V. Lotto unico, piena proprietà per l’intero. Unità immobiliari consistenti in un appartamento sito al piano terra con area scoperta esclusiva pertinenziale - compreso in un complesso condominiale denominato “Residence Raffaello B” e costituito da n. 2 corpi di fabbrica di tre piani oltre a piano interrato, ubicato nel Comune di Oderzo (TV), in via F. Coppi n. 7 - composto da ingressosoggiorno, cucina, due camere, due bagni, loggia e terrazzo (su cui insiste tettoia in legno con copertura retraibile non autorizzata), di superficie commerciale di ca. mq. 103,40, oltre ad area esterna pertinenziale scoperta di superficie catastale di mq. 174,00 ed a garage, sito al piano interrato, della superficie lorda di ca. mq. 27,15. In perizia di stima si evidenzia difformità edilizia. Stato di conservazione: buono. Gli immobili sono occupati da parte esecutata con famiglia. Custode giudiziario: ASTE.COM srl Istituto Vendite Giudiziarie con sede in Silea (TV), via Internati ‘43-45 n.30; tel. 0422 435030 – e-mail: asteimmobiliari@ivgtreviso.it -
sito internet: www.ivgtreviso.it - pec: ivgtreviso@pec.ivgtreviso.it. Prezzo base: Euro 107.551,00. Offerta minima per la partecipazione all’asta: Euro 80.664,00. Rilancio minimo in caso di gara tra gli offerenti Euro 2.000,00. Vendita senza incanto nella forma della vendita telematica sincrona mista 16 giugno 2020 h. 16.10, presso la sala aste di ASTE.COM srl Istituto Vendite Giudiziarie in Silea (TV), via Internati ‘43-45 n.30, offerte da presentare in bollo entro le ore 13 del giorno precedente in forma analogica presso lo studio del delegato avv. Julka Lanfranco in Treviso via G. L. Olivi n. 34 ovvero in forma telematica secondo le indicazioni riportate nel Manuale Utente pubblicato sul portale delle vendite telematiche del Ministero della Giustizia e le Disposizioni stabilite dal Tribunale di Treviso. ESECUZIONE: RG N. 632/2014 E.I. Giudice dell’esecuzione: Dott.ssa Francesca Vortali; Delegato alla vendita: Avv. Maria Miraglia (A.D.A.V.) LOTTO UNO: piena proprietà per l’intero. Trattasi di appartamento al piano terra, con garage al piano terra su corpo staccato, compreso in un edificio a tre unità edilizie, con ingresso e vano scale comuni, sito in Comune di Cordignano, via Vittorio Veneto n. 33 e via dei Tintori. L’appartamento è composto da: ingresso, cucina, soggiorno, 1 bagno, 3 camere e vano c.t.. Al garage, dotato di piccolo ripostiglio, si accede da via Tintori. Stato di conservazione e manutenzione: sufficiente. Prezzo base: Euro 65.000,00. Offerta minima per la partecipazione all’asta: Euro 48.750,00. Rilancio minimo in caso di gara tra gli offerenti Euro 3.000,00. LOTTO QUATTRO: piena proprietà per l’intero. Trattasi di abitazione al piano terra con soffitta al piano primo, e garage al piano terra, siti in Comune di Cordignano, via dei Tintori. L’appartamento è composto da: ingresso, soggiorno, cottura, bagno e antibagno, camera e portico, per una superficie lorda di circa mq.77, con una pompeiana di 22 mq. Soffitta al piano primo di circa 37 mq. Stato di conservazione e manutenzione: buono. Prezzo base: Euro 94.000,00. Offerta minima per la partecipazione all’asta: Euro 70.500,00. Rilancio minimo in caso di gara tra gli offerenti Euro 4.000,00. Vendita senza incanto nella forma della vendita telematica sincrona mista: 11 giugno 2020 h. 10.30, presso la Sala Aste Telematiche messa a disposizione dal Gestore della vendita telematica incaricato Edicom Finance s.r.l, sita in Treviso, via Strada Vecchia di San Pelajo, 20 (presso Aste 33 srl). Offerte da presentare in bollo entro le ore 13 del giorno precedente: - in forma analogica presso lo studio del delegato avvocato MARIA MIRAGLIA, sito in Conegliano, Via Cavour n. 36 - o in forma telematica secondo le indicazioni riportate nel Manuale Utente pubblicato sul portale delle vendite telematiche del Ministero della Giustizia e le Disposizioni stabilite dal Tribunale di Treviso. Custode giudiziario: Istituto Vendite Giudiziarie con sede in Silea (TV), Via Internati 43-45 n. 30, tel. 0422/435022, fax 0422/298830 – email asteimmobiliari@ivgtreviso.it – web www.ivgtreviso.it. La richiesta di visita dell’immobile deve essere inoltrata attraverso il Portale Vendite Pubbliche (https://portalevenditepubbliche.giustizia.it/)
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CORTINA
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milano-cortina 2026
la soddisfazione di seam
Olimpiadi, dalla Regione fondi per 113,5 milioni
Linea Bianca: Cortina in passerella su Rai1 sabato 21 marzo
Disponibile online la suddivisione dei soldi per capitoli di spesa e per annualità Il presidente Zaia: «Dimostriamo da subito la serietà con cui affrontiamo le cose»
Alessandra Segafreddo CORTINA. Ammonta a 113 milioni e mezzo di euro lo stanziamento che la Regione Veneto ha messo a bilancio per i Giochi Olimpici invernali Milano-Cortina 2026. La Regione, come annunciato, concorre alle spese per la realizzazione dei Giochi olimpici e paralimpici, sia con spese di investimento, per un totale di 113, 5 milioni di euro, sia con spese di natura corrente, per un importo di oltre 43 milioni di euro, già stanziati a bilancio per il periodo 2020-2022. In un’ottica di trasparenza, alla base del progetto olimpico, i numeri sono pubblicati sul sito della Regione e consultabili da chiunque. Tra le spese di natura corrente si evidenziano quelle per il funzionamento e per il finanziamento delle attività degli Organismi e dell’Agenzia di progettazione olimpica quantificate in 200 mila euro per ciascuno degli esercizi 2020, 2021 e 2022. Rientrano inoltre fra le spese correnti quelle per il concorso all’eventuale copertura di deficit del Comitato organizzatore dei Giochi quantificate in 14. 210. 261, 56 euro per ciascun esercizio fino al 2026. La giunta veneta, guidata da Luca Zaia, che ha fortemente voluto i Giochi invernali, contribuisce poi al finanziamento delle spese di investimento per la realizzazione di sedi competitive e non competitive nel Comune di Cortina d’Ampezzo e nel Co-
Mauro Corona durante la puntata di Linea Bianca
La delegazione di Milano-Cortina nel giorno dell’assegnazione dei Giochi
mune di Verona con 15 milioni di euro nel 2020 e con 35 milioni di euro per ciascuno degli esercizi 2021 e 2022, per un totale di 85 milioni nel triennio 2020-2002. Al finanziamento dei Giochi Paralimpici
«Dal 2020 iniziano gli investimenti e gli accantonamenti per le garanzie al Cio» nell’area dolomitica, il Veneto concorre inoltre con un importo di 27, 5 milioni di euro nel triennio 2020-2022, quantificati in euro 5, 5 milioni per l’esercizio 2020 e in euro 11 milioni
l’incontro
Accolti in municipio i cinque nuovi operatori del Sagf della Finanza
Il benvenuto in municipio ai nuovi operatori del Sagf
per ciascuno degli esercizi 2021 e 2022. Per far fronte infine alle spese di partecipazione della Regione del Veneto, in veste di aderente istituzionale, al Comitato organizzatore dei Giochi invernali Milano Cortina 2026 (Ocog) e all’Agenzia di progettazione Olimpica è stato stanziato 1 milione di euro per l’esercizio 2020. «Questo», spiega il governatore Luca Zaia, «è il primo bilancio regionale che contiene la voce “Giochi Olimpici”. Dal 2020 iniziano gli investimenti e gli accantonamenti per le garanzie da fornire al Cio. Ancora una volta dimostriamo da subito la serietà del Veneto nel portare a buon fine l’evento olimpico, consapevoli che si tratta
di risorse che resteranno sul territorio e che, per quanto riguarda le garanzie, al termine dei giochi invernali del 2026 ritorneranno nella disponibilità della Regione per nuovi investimenti. La Regione ha fortemente creduto all’importanza dell’organizzazione della XXV edizione delle Olimpiadi invernali perché, oltre a rappresentare un’irripetibile opportunità per il territorio del Veneto e, in particolare per l’area dolomitica, gli investimenti economici porteranno benefici a lungo termine, quali la crescita dell’offerta turistica sostenibile, opere infrastrutturali che miglioreranno l’accessibilità di tutta la Provincia di Belluno». –
CORTINA. In sala consiliare il benvenuto dell’amministrazione comunale ai cinque nuovi elementi in forza alla stazione di soccorso della Guardia di Finanza di Cortina. «Grazie per averci accolto in Comune per la presentazione di questi giovani, veri esperti della montagna», ha dichiarato ieri pomeriggio il colonnello Gaetano Giacchi presentando al sindaco Gianpietro Ghedina, e al vice Luigi Alverà, le nuove forze del Sagf: Gabriele Colomba Gabriele, Fabio Pettinà, Osvaldo Zanella, Federico Dellantone e Igor Valt Igor. «I militari», ha aggiunto Giacchi, «hanno superato un concorso difficile e selettivo per seguire la loro passione e vocazione per la montagna. Nell’anno del centenario del-
la scuola alpina della Guardia di Finanza di Predazzo è un piacere dare il benvenuto a Cortina a questi ragazzi, che portano a 14 il numero totale di operatori di soccorso alpino della stazione di Cortina: fondamentali anche in vista dei prossimi grandi appuntamenti internazionali». «È un piacere dare il benvenuto a questi grandi professionisti e angeli custodi del nostro territorio», ha dichiarato il sindaco Ghedina, «alla presenza del colonnello Giacchi, del capitano Massimo Perrone, del maggiore Alessandro Caputo, del maresciallo aiutante Paolo Simoni e del vicesindaco Alverà. Il Soccorso alpino è un fiore all’occhiello del nostro territorio». — A.S.
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CORTINA. «Il nome Cortina è già di per sé un brand, la realtà vanta una tradizione ampiamente consolidata. Per questo motivo la conversione tra passaggio televisivo e presenza turistica è da considerare certa». Parola di Seam Cortina Marketing che, con Chiara Costa, ha seguito da vicino, nei giorni scorsi, il confezionamento della puntata di Linea Bianca che andrà in onda il 21 marzo alle 14 su RaiUno. Una puntata concentrata attorno al tema dei grandi eventi sportivi attesi all’ombra delle Tofane ma che divagherà su più fronti. «Possiamo anticipare che sarà dato ampio spazio al parco naturale delle Dolomiti d’Ampezzo che il 22 marzo festeggerà i trent’anni», ha aggiunto la Costa, «poi ancora alla gastronomia con la partecipazione speciale di Mauro Corona sul set realizzato al passo Giau nel ristorante Da Aurelio dello chef Luigi Dariz. Si parlerà anche di sensibilizzazione alla donazione del sangue grazie alla presenza speciale a Cortina dell’autoemoteca di Donatorinati». Linea Bianca sarà per la terza volta in onda, quest’anno, dal territorio dolomitico bellunese, per la prima centrando l’obiettivo su Cortina tra passato, presente e futuro. «È un
momento importante per il nostro territorio, i grandi eventi in programma hanno ridato linfa ed entusiasmo», prosegue Chiara Costa, «insieme alla Dmo Dolomiti abbiamo sposato il progetto senza tentennamenti, convinti che un passaggio televisivo oggi, per una realtà come Cortina, rappresenti il miglior bigliettino da visita possibile. Linea Bianca poi, sotto questo punto di vista, rappresenta una garanzia. Lo testimoniano i numeri: ogni puntata fa registrare milioni di telespettatori che per noi, si trasformano, tutti indistintamente, in potenziali turisti. Se la Dmo Dolomiti crede ciecamente nella bontà del prodotto Linea Bianca noi non possiamo che essere d’accordo». Un lavoro sviluppatosi su più giorni, a metà tra i sopralluoghi e le riprese. Il tutto con la supervisione del cobduttore Massimiliano Ossini, da considerare a tutti gli effetti “cittadino onorario” di Cortina dove lo si vede spesso anche in veste privata. «Il prodotto confezionato è di assoluto pregio», conclude Chiara Costa, «ogni puntata di Linea Bianca riesce a generare sentimenti ed emozioni; sarà così anche per la nostra Cortina». — Gianluca De Rosa © RIPRODUZIONE RISERVATA
un incidente a s.stefano
Due soccorsi per malori in abitazione e in baita CORTINA. Due attacchi di cuore risolti dall’intervento dei sanitari: i due pazienti, ricoverati al San Martino di Belluno, stanno meglio dopo i trattamenti e ricoverati in unità coronarica. Un cortinese è stato soccorso ieri in elicottero perché si è sentito male nella sua abitazione. Il secondo caso c’è stato invece in una baita a Pecol, con un turista di Fermo che si è sentito male ed è stato soccorso. Non sono gravi invece le
condizioni di una automobilista, portata in ospedale a Pieve di Cadore dopo l’incidente che l’ha coinvolta a S. Stefano. La donna a bordo di una Punto si è scontrata con una Seat che aveva fatto per svoltare, lungo via Udine a S. Stefano. Un brutto incidente ma lesioni non gravissime per la donna che è rimasta incastrata nell’abitacolo ed è stata estratta dai vigili del fuoco del distaccamento. Sul posto anche i carabinieri. —
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BELLUNO
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longarone
Safilo, i lavoratori dicono sì all’accordo solidarietà o incentivi per i 400 esuberi Lo stabilimento continuerà a produrre con 460 dipendenti. I sindacati chiedono un accordo quadro al Mise Francesco Dal Mas LONGARONE. I lavoratori della
Safilo di Longarone hanno detto di sì all’accordo che il sindacato è riuscito a strappare al gruppo. Ieri si sono svolte le assemblee che, a larga maggioranza, hanno condiviso quanto hanno ottenuto Femca Cisl, Filctem Cgil e Uiltec Uil. Per il momento è stato detto sì alla continuità dello stabilimento con 460 lavoratori e ai contratti di solidarietà, oppure agli incentivi, per i 400 ritenuti in esubero. L’ipotesi di accordo, arrivata dopo mesi di una complessa trattativa che ha interessato in modo importante anche le segreterie regionali e nazionali di categoria, la Regione Veneto e il Ministero dello sviluppo Economico, prevede, dunque, un impianto che opera su diversi livelli di intervento. Da una parte vengono messi in conto – come spiegano i sindacalisti Nicola Brancher, Denise Casanova e Rosario Martines – una serie di strumenti finalizzati alla difesa dell’occupazione e di incentivo all’esodo volontario, quali il contratto di solidarietà per 12 mesi rinnovabile, a fronte di un confronto fra le parti 3 mesi prima della scadenza del primo anno, per un ulteriore anno e uno schema di in-
centivazione che può arrivare alle 12 mensilità. Dall’altra c’è l’impegno dell’azienda per un confronto serrato con i delegati Rsu e i sindacati territoriali, per individuare per ogni singolo reparto gli elementi di continuità e garanzia produttiva. «Si è condiviso di valorizzare l’esperienza delle commissioni di efficienza nate con l’ultimo accordo integrativo, rilanciandone l’attività anche attraverso percorsi di formazione congiunti definiti appositamente», affermano i tre dirigenti sindacali.
«È solo un punto di partenza Ora l’azienda deve recuperare» Ieri non c’è stata un’unica assemblea, ma si sono tenuti circa 10 incontri, con modalità rispettose di quanto previsto dalla normativa a contrasto della diffusione del Covid-19, quindi rispettando la distanza di almeno un metro tra un lavoratore e l’altro. L’accordo raggiunto è stato approvato con la considerazione che deve rappresentare un punto di partenza e non di arrivo. La Safilo è un’azienda che rappresenta un patrimonio di storia e di com-
I lavoratori Safilo di Longarone in marcia a difesa dello stabilimento bellunese dell’azienda
petenze inestimabile che dev’essere difesa in modo forte ed organico, l’ipotesi in questo riprende la necessità che l’intesa raggiunta a Longarone venga ricompresa in un accordo quadro da siglare al Mise, a ulteriore garanzia di una pressione importante da fare sulla proprietà e sull’azionista di maggioranza per un futuro di prospetti-
va e di mantenimento prima e di rilancio poi delle attività nel nostro Paese. I sindacati riconosco, al riguardo, che la Regione Veneto attraverso l’unità di crisi aziendali ha giocato un ruolo determinante per arrivare ad una soluzione condivisa, un impegno che sollecitiamo vada mantenuto anche nel coordinare l’attività conse-
guente agli obbiettivi assunti durante il primo incontro degli stati generali dell’occhialeria. Ecco, dunque, l’atteso appuntamento del 16 marzo sul tema “annoso quanto strategico” della difesa del Made in Italy conferma questo approccio, non solo della Regione ma anche della Provincia, di Confindustria Belluno e
delle principali aziende ad essa associate. Le segreterie territoriali di Femca Filctem Uiltec di Belluno unitamente alle RSU presenti nei vari stabilimenti continueranno con forza – si legge in una nota a conclusione della giornata – a stimolare soluzioni anche strategiche che tutelino tutti i lavoratori e le lavoratrici del settore. –
borgo valbelluna
Il mercato accoglie con favore l’istanza di Wanbao La richiesta finalizzata alla dichiarazione di insolvenza piace sia ai grandi clienti che ai fornitori, scongiurato il buco produttivo BORGO VALBELLUNA. Il 2 marzo Italia Wanbao ACC s.r.l. ha depositato al Tribunale di Venezia l’istanza per essere dichiarata insolvente e per essere poi ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria. L’istanza è sottoscritta dall’amministratore delegato della società, Lu Haijiang, e dai suoi legali Junyi Bai e Davide Boffi. Il Tribunale di Venezia dovrebbe, di concerto con il Ministero dello sviluppo economico, nominare il commissario giudiziale entro tre settimane: al commissario spetterà di valutare se esistano le condizioni, attraverso l’amministrazione
straordinaria, per la cessione dell’azienda in regime di continuità industriale e occupazionale. La notizia che Wanbao, anticipando di qualche giorno l’impegno preso con il Mise per il 6 marzo, abbia messo un punto fermo nella complessa e drammatica vicenda dello stabilimento di Mel è stata accolta con grande favore dal mercato, oltre che fra i lavoratori ed i sindacati. Sia i grandi clienti (Electrolux, Whirlpool, Bosch, Vestel, Snaige, Ugur, Liebherr), sia i fornitori hanno tirato un sospiro di sollievo: con la procedura di salvataggio prevista dalla Legge Prodi-bis, infatti, i primi sono certi che i significativi volumi che intendono affidare a Mel saranno realizzati; e i secondi sono certi che lo spettro di un enorme buco produttivo e finanziario è
scongiurato. Paradossalmente, la vicenda di Covid-19 disegna uno scenario favorevole a Mel. Alcuni grandi produttori cinesi sono in enorme difficoltà: Donper ha sede a Wuhan ed è pressoché paralizzata; e lo stesso leader mondiale Jiaxipera consegna a ritmi ridotti. Ciò potrebbe costituire un doppio incentivo per Mel: la crisi cinese indurrebbe infatti da un lato i big cinesi del compressore ad assicurarsi, attraverso l’acquisizione degli impianti bellunesi, una fonte alternativa di produzione in Europa occidentale; e dall’altro indurrebbe i produttori continentali del freddo come Bosch, Whirlpool ed Electrolux, a favorire la costituzione intorno alla vecchia ACC di un terzo polo del compressore, indipendente e indigeno, corsaro rispetto al duopolio op-
primente dei giapponesi di Nidec e dei cinesi di Jiaxipera. Restano sul tavolo due questioni. Lo scenario positivo potrebbe essere perturbato dal tentativo di Nidec, appoggiata dalla Stiria, di acquisire lo stabilimento di Fürstenfeld, destinato a chiudere quest’estate: Nidec, approfittando della crisi di Wanbao ACC, ha chiesto alla Commissione Europea l’autorizzazione a rilevare lo stabilimento austriaco, operazione che solo pochi mesi fa le autorità antitrust avevano drasticamente vietato. La fiera opposizione del Veneto è condivisa dal Mise, potrebbe però essere decisiva per rassodare il no europeo che minaccia vistosamente di consegnare lo sviluppo tecnologico del freddo, che è un asset strategico europeo in mano a due giganti asiatici. La seconda questione è posta con
LO STABILIMENTO WANBAO ACC DI VILLA DI VILLA A BORGO VALBELLUNA
La preoccupazione è che la fornitura dei componenti fatti in Cina continui ad arrivare come promesso
insistenza dal sindacato, che chiede un incontro urgente al Mise prima della nomina del commissario giudiziale. Se non si vuol fermare la produzione di Mel, il Gruppo Wanbao deve continuare a fornire lo stabilimento bellunese dei componenti (statori e rotori) un tempo prodotti in casa ma poi delocalizzati in Cina: almeno fino a quando non saranno riattivati canali di fornitura interni. Wanbao ha promesso verbalmente di farlo a più tavoli: ma il sindacato, che ricorda bene alcuni cambiamenti di rotta del management cinese, esige che quelle promesse siano ratificate in un’intesa a livello governativo. Il sindacato, insomma, è sempre più preoccupato – tra Whirlpool e Arcelor – dell’affidabilità contrattuale di molte multinazionali. — F. D. M.
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Primo Piano
Venerdì 6 Marzo 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza virus Il numero di casi per Comune NELLA MARCA TREVISO L’emergenza coronavirus bussa alle porte dei singoli Comuni. E i sindaci, come soldati in prima linea, si attrezzano per affrontarla. Uniti al di là degli steccati politici. Cominciando dalla chat che li raggruppa tutti. Utilizzata dai primi cittadini per scambiarsi opinioni, consigli e per unificare i provvedimenti relativi all’apertura oppure alla chiusura di biblioteche, riunioni, allenamenti. «Una grande squadra di chi condivide il fronte» come dice la sindaca di Vedelago Cristina Andretta. Mentre l’Usl 2 precisa che i casi di Covid-19, cioè soggetti positivi al test ma nella quasi totalità asintomatici, “vengono seguiti a domicilio dagli operatori dell’Usl 2 con criteri di massima prudenza”. Tutti i casi con sintomatologia sono invece ospedalizzati “e seguiti da professionisti di qualità”. «A parere dell’Azienda sanitaria in questa fase non sono necessari ulteriori provvedimenti attivati dalle autorità comunali» scrive l’Usl 2.
DA CASALE L’emergenza vissuta dai sindaci viene raccontata da Stefano Giuliato, di Casale: «Siamo in prima linea. Con il telefono che scotta e mille impegni da organizzare. D’altra parte è il nostro compito». Il suo Comune conta 9 casi positivi al Codiv-19. «Mi alzo alle 6.30 e poi è tutto un rincorrere comunicati, decreti ministeriali, telefonate, internet, gruppi whatsapp e Facebook. E questo continua fino a mezzanotte, come ieri che ho aspettato il Dpcm del presidente del Consiglio Giuseppe Conte per metterlo subito in rete». La cosa bella? «La chat di noi sindaci. Ci serve per adottare le stesse misure e per inviare un messaggio univoco ai cittadini della Marca superando campanilismi e bandiere politiche». Tra le tante cose da fare, una riunione con artigiani e commercianti “a un metro di distanza l’uno dall’altro” per affrontare i problemi di categorie in sofferenza. A puntare sulla collaborazione delle forze istituzionali, tra Comuni, Regione, Prefettura, Usl è Marco Serena, sindaco di Villorba. «Il lavoro di squadra messo in campo è fenomenale. Facciamo tutto quello che è possibile fare. In prima linea? Certo ma fa parte del contratto».
A VEDELAGO «Sono giorni che si lavora con una strana sensazione addosso. Arrivano Decreti, circolazioni, disposizioni e specifiche che richiedono approfondimenti e interpretazioni. Il telefono è bol-
TREVISO
19
CASALE
SILEA
3
MORGANO
1
9
ISTRANA
2
PONZANO
1
RONCADE
8
MASERADA
2
POVEGLIANO
1
MOGLIANO
6
MONTEBELLUNA
2
PREGANZIOL
1
VILLORBA
6
ODERZO
2
RIESE PIO X
1
PAESE
5
QUINTO
2
SAN BIAGIO
1
ZERO BRANCO
4
RESANA
2
TREVIGNANO
1
BREDA DI PIAVE
3
CARBONERA
1
VEDELAGO
1
CASIER
3
GIAVERA
1
«Noi, sindaci al fronte ma uniti ce la faremo» Andretta, Vedelago: «Telefono bollente e stress ma vedo tanta collaborazione» Giuliato, Casale: «Chat per unificare le nostre decisioni al di là dei colori politici»
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distretto asolano della collega Annalisa Rampin». Preoccupazione? Tanta. Ma si guarda avanti. Lo dice bene Andretta: «Anche se pare incredibile, in tutto questo ci vedo del positivo. Ci vedo un profondo spirito di collaborazione, un confronto assiduo e costante». Come la sta vivendo? «Con un bel po’ di tensione ma proiettata al dopo, cercando di raccogliere meno cocci possibile e tentando di esserci con la mia comunità e di rispondere. Ripeto “rispondere”». «Siamo al fronte, è vero, e come soldati lavoriamo a testa bassa. Ieri, ad esempio, abbiamo riunito la prima e la seconda commissione con i consiglieri a debita distanza. Ma si va avanti» attacca Davide Bortolato, sindaco di Mogliano. Che ha in mente di venire incontro ai propri dipendenti. «Vogliamo adottare un orario flessibile per chi lavora in Comune. Con le scuole chiuse, in
lente: messaggi e richieste nei social a qualsiasi ora del giorno...e della notte. È difficile reggere le pressioni e lo stress» ammette Cristina Andretta, sindaco di Vedelago. Ma c’è collaborazione. «È una situazione di emergenza questo è chiaro - come è altrettanto chiaro che tutti ce la stanno mettendo tutta, in primis la Regione e il presidente Zaia, e a cascata tutti gli altri enti e amministratori, fino all’Usl 2 e ai sindaci che stanno cercando una linea condivisa con il gruppo whatsapp e il coordinamento per il
SERENA DI VILLORBA, BORTOLATO DI MOGLIANO E ROSSETTO DI BREDA: «UNA DURA PROVA MA PASSERA’»
molti hanno problemi per tenere i figli. Siamo in un periodo di tensione e preoccupazione. Noi tentiamo di stemperarla mandando messaggi positivi».
E BREDA DI PIAVE Tutti uniti per affrontare il coronavirus, dunque. Perchè l’emergenza è indiscutibile “ma c’è anche chi sta facendo di tutto per arginarla con un lavoro coordinato che unisce la Presidenza del Consiglio, la Protezione civile, l’Usl e i Comuni” dice Moreno Rossetto primo cittadino di Breda. «Una emergenza che ci obbliga a inventare nuove strategie, come ad esempio l’organizzazione comunale e il lavoro agli sportelli. Da adesso il cittadino può prenotarsi al telefono e quando arriva agli sportelli non fa coda e si evitano gli assembramenti. Almeno questo virus ci lascerà qualcosa di positivo». Valeria Lipparini
Il diario degli studenti: «Distanti e niente abbracci, assurdo» L’IDEA MONTEBELLUNA Non sembrano avere una paura definita, ma vivono con un sottile disagio e fastidio le restrizioni legate alla diffusione del Coronavirus. Turbati da quanto accade, cercano di ricacciare indietro i brutti pensieri, che però fanno capolino. E hanno tanta voglia di normalità. Così appaiono gli studenti di due classi quarte dell’istituto tecnico Einaudi, cui lo storico e insegnante Lucio De Bortoli, in questo periodo di stop forzato delle lezioni in presenza, ha chiesto di contribuire a una sorta di “Diario online ai tempi del coronavirus”. E la sua idea rappresenta l’ennesimo esempio del fatto che non mancano i docenti che riescono a trasformare un momen-
to di crisi in una splendida opportunità. «Li ho lasciati ovviamente liberi di scrivere ciò che ritengono» spiega De Bortoli. E i ragazzi sembrano aver gradito, esprimendosi con immediatezza e di getto, persino con qualche errore che conferma la mancanza di troppi filtri, anche mentali.
LE REAZIONI «Secondo il mio parere -dice uno- i nuovi comportamenti che dobbiamo tenere non stanno né in cielo né in terra: bisogna stare distanti almeno due metri, non possiamo baciare o abbracciare altre persone… un’assurdità!». E bocciano gli influencer che «si credono medici e danno istruzioni su come affrontare questo virus. Oltre a consigli vari, alcuni si sono addirittura permessi di insultare e denigrare le persone
del nord, quando in questo momento dovremmo essere tutti uniti». Pesano, inoltre, quelle giornate tutte uguali. «Sembra quasi di passare la stessa giornata più volte - dice un ragazzo - però proviamo lo stesso a passare il tempo tra studio e videochiamate tra amici per condividere emozioni e situazioni a casa». Perché la vita a scuola è, prima di tutto, un’occasione di contatto, di relazione. «Oggi hanno trovato un nuovo modo per farci lavorare da casa -racconta una ragazzaalmeno ho qualcosa da fare! Anche se, devo dire, non sono molto convinta che ciò sia veramente efficace, perché anche se si va un po’ avanti con il programma scolastico, non si può fare più di tanto in quanto in alcuni casi è necessaria una spiegazione più approfondita». E c’è chi aggiun-
ge...«I miei prof hanno iniziato a mettere sul registro alcuni compiti da svolgere. Così in questi giorni sono più impegnata». Leggendo fra le righe, c’è poi chi ammette, quasi con pudore, di sentire il bisogno di quotidianità. «In realtà un po’ mi manca la scuola, stare con i miei amici intendo».
I TIMORI
L’INIZIATIVA La proposta dei prof all’Einaudi di Montebelluna
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Qualcuno si preoccupa per i nonni: «non accetterei una loro perdita a causa di questo virus». E comunque l’idea che qualcosa di grave stia accadendo c’è. «Riflettevo -afferma una ragazzache siamo davvero in una situazione particolare, penso di non aver mai sentito chiudere così tanti posti e cancellare così tante attività. L’economia è quasi del tutto bloccata; senza turismo, fonte essenziale del nostro siste-
ma economico, ci troviamo con un’entrata di denaro sempre più in diminuzione. E sono queste le conseguenze che mi spaventano di più, perché ho capito ormai di avere poca possibilità d’ammalarmi. Pensare che ci sono famiglie che investono in un negozio e si trovano costrette a chiuderlo per chissà quanto tempo. Queste adesso cosa fanno?». Intanto, in relazione all’aspetto economico, è lo stesso De Bortoli a lanciare una proposta al Ministero dell’istruzione. Quella di utilizzare i 500 euro di bonus che vengono dati agli insegnanti per l’acquisto di strumenti culturali per le famiglie che in questi giorni dovranno sostenere spese per i figli a casa. «Siamo tanti e 500 di bonus ciascuno rappresentano una cifra significativa». Laura Bon
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Marghera Mestre
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Fusina, scontro rinviato in aula `Due mozioni contrapposte di M5S e Forza Italia Aggiornato a Ca’ Farsetti il dibattito sul nuovo impianto di Ecoprogetto al centro delle polemiche Intanto il Consiglio di Bacino approva il progetto `
Una mostra itinerante per la Festa della donna MUNICIPALITÀ
CONSIGLIO COMUNALE MESTRE Il dibattito era atteso da
tempo, ma quando è arrivato il momento di discutere le due mozioni sul potenziamento dell’impianto di Ecoprogetto a Fusina, la maggioranza ha chiesto di chiudere la seduta del Consiglio comunale. Alle 17.40 è arrivato il “rompete le righe” e il tema sarà trattato alla prossima seduta, ovviamente al termine della discussione delle delibere in ordine del giorno e quindi potenzialmente rinviabile ad libitum.
IMPIANTO A FUSINA Il tema del termovalorizzatore di Fusina si è imposto perché entro il 2023 la centrale elettrica Palladio dell’Enel non potrà più andare a carbone e a Css, che sono i pellet prodotti dalla trasformazione di rifiuto residuo. Quindi, dallo scorso anno Veritas ha chiesto alla Regione l’autorizzazione ad ammodernare i suoi impianti per aumentare la produzione di energia elettrica da Css (e ricavarla anche da fanghi trattati nei depuratori e da biomasse) e diminuire i costi, che attualmente sono aumentati a causa del progressivo rallentamento dell’utilizzo dei pellet da parte dell’Enel e la vendita di questi ad altri impianti in altri Paesi. In campo ci sono due mozioni, molto diverse tra loro. La prima è di Sara Visman, consigliera del Movimento 5 Stelle, che sostanzialmente chiede al sindaco di “bloccare immediatamente l’iter autorizzatorio in corso” per l’inceneritore. L’altra mozione è di Deborah Onisto, consigliera di Forza Italia che chiede di controllare e ridurre al minimo ogni rischio per il territorio e i cittadini, ma non a sospendere le autorizzazioni. «Dobbiamo trovare un nuovo termine per definire questo impianto - commenta l’assessore all’Ambiente, Massimiliano De Martin - perché non è un inceneritore. Quelli non esistono più. Si tratta di un moderno termovalorizzatore dove i massimali previsti non saranno utilizzati e
VERITAS PREME PER L’AUTORIZZAZIONE ALLA PRODUZIONE DI COMBUSTIBILE DA RIFIUTI SECCHI E FANGHI TRATTATI
tratteremo solo css proveniente da Venezia. La centrale Palladio andrà ad esaurirsi e quindi il progetto non può essere ritirato».
MESTRE Il riscatto della Muni-
LE MOZIONI La mozione Visman è condivisa anche con i consiglieri Felice Casson (gruppo Casson), Ottavio Serena e Renzo Scarpa (Gruppo misto) e manifesta netta contrarietà alle modifiche di Fusina. «Chiediamo quella trasparenza che fin qui non c’è stata – sostiene Visman - gli inceneritori trasformano sostanze non pericolose in sostanze altamente tossiche sotto forma di particelle sottili e ultrasottili disperse nell’atmosfera. Questo sarebbe in contrasto con gli obiettivi delle norme di settore a livello europeo, statale, regionale». Visman afferma in premessa che “Veritas ha ammesso la possibilità che parte di questi fanghi provengano da depuratori che trattano acque inquinate da Pfoa e Pfas, sostanze altamente pericolose. «La cittadinanza non vuole nuovi inceneritori - ha aggiunto Elena La Rocca, M5S - se la Regione autorizzerà questo impianto lo farà dimostrando ancora una volta di dichiarare di essere a favore dell’ambiente, mentre agisce in senso contrario».
CONSIGLIO DI BACINO Proprio ieri, il Consiglio di bacino Venezia Ambiente ha espresso parere favorevole all’impianto di valorizzazione energetica del Css e di altre biomasse che Veritas ha chiesto di poter realizzare a Fusina. Il Consiglio di Bacino è l’ente di programmazione, organizzazione, affidamento e controllo del servizio pubblico di gestione integrata dei rifiuti urbani nei 44 Comuni del territorio metropolitano di Venezia, più Mogliano. “Il progetto è attualmente all’attenzione della Commissione regionale di Valutazione di impatto ambientale per il parere di competenza e risponde - scrive l’Autorità - alla necessità di trovare collocazione e recupero dei flussi del rifiuto urbano indifferenziato e differenziato, nel rispetto dei principi di autosufficienza e prossimità”. I sindaci hanno ribadito la possibilità di aumentare ulteriormente la quantità di materiali differenziabili e riciclabili, fino ad arrivare al 76% di media territoriale e al 65% nei Comuni del Litorale, che più risentono della grande presenza turistica. Michele Fullin © RIPRODUZIONE RISERVATA
IMPIANTO La sede di Ecoprogetto a Fusina dove dovrebbe sorgere il nuovo impianto
Parco del Marzenego, sì alla variante A Chirignago pattinaggio al coperto LE DELIBERE MESTRE Via libera alla variante
per il Parco Fluviale del Marzenego, Il Consiglio comunale ha approvato ieri all’unanimità la variante 52 al Piano degli interventi con apposizione del vincolo di esproprio e definizione degli indirizzi per la realizzazione del Parco Fluviale del Marzenego. Con questo passo, la Direzione Sviluppo del territorio del Comune di Venezia potrà attuare tutte le procedure per la progettazione del Parco fluviale, coinvolgendo il Consorzio di bonifica Acque Risorgive per studiare la riqualificazione idraulica dell’intero ambito del corso d’acqua. Sarà coinvolta anche la Città Metropolitana per la definizione di un progetto di riqualificazione ambientale del Marzenego prevedendo anche specifici percorsi ciclopedonali lungo il fiume. Nella variante è poi pre-
visto il completamento del raccordo viario tra via Brendole e la Castellana (inserito nel progetto della ferrovia e delle stazioni Sfmr), ed un collegamento tra la rotatoria Miranese della tangenziale e il parcheggio scambiatore di via Montagnola, in via di realizzazione. Infine, la variante arriva fino all’area dell’ex ospedale Umberto I, stabilendo che il progetto di rigenerazione urbana che sta studiando il Gruppo dei supermercati Alì dovrà tener conto della riqualificazione del corso del Marzenego e provvedere alla va-
LA ZONA DEL FIUME RIQUALIFICATA ANCHE CON PISTE CICLABILI L’area verso la Castellana
lorizzazione dell’antico Ponte Romano. Sempre nel Consiglio comunale di ieri è arrivato il via libera alla nuova copertura del campo di pattinaggio del centro sportivo Montessori, a Chirignago. «L’intervento – si legge nel provvedimento – consentirà l’utilizzo della piastra anche nel periodo invernale, rendendo possibile la chiusura della struttura durante le ore notturne perché non vengano vandalizzate le attrezzature comuni». I lavori saranno affidati a Insula per un importo previsto di 350mila euro e dovrebbero iniziare già a partire dai prossimi mesi. Infine, il Consiglio ha ratificato il passaggio a titolo gratuito, dal Comune all’Ater, di un’area ad Altobello per consentire la realizzazione di una nuova cabina elettrica di trasformazione e di teleriscaldamento a servizio dell’edificio realizzato dalla stessa Ater in Campo dei Sassi.
Discarica nelle case, esposto alla magistratura MARGHERA Sulla discarica di via Trieste, “un pericolo per tutti”, viene interpellata la Magistratura. A farlo sarà Gianfranco Bettin, presidente della Municipalità di Marghera. Bettin fa seguito all’esposto inoltrato alle autorità sanitarie e al sindaco da Rubens Gebbani che, nei giorni scorsi, aveva denunciato la situazione di abbandono a qualche centinaio di metri da piazzale Parmesan con una serie di post sulla pagina Facebook di Marghera Oggi 2.0 e sul Gazzettino. «Sia in alcune aree verdi incolte che negli spazi antistanti una serie di casette disabitate si sono accumulati rifiuti di ogni genere: suppellettili ed elettrodomestici, rifiuti
urbani, sacchi di fertilizzanti, fusti, lattine dal contenuto vario (lubrificanti e altro), sacchi e contenitori di residui di lavori edili, calcinacci e altri materiali, oltre a rifiuti di incerta classificazione. Questa situazione insostenibile - ribadisce Bettin - si è creata da tempo nel ramo interno di via Trieste, una sorta di strada a ferro di cavallo che, dal parcheggio scambiatore sotto la
LA MUNICIPALITÀ DENUNCIA IL DEGRADO IN VIA TRIESTE BETTIN: «RISCHIO PER LA SALUTE E LA SICUREZZA PUBBLICA»
VIA TRIESTE I rifiuti di ogni tipo ammassati nei cortili delle casette abbandonate nei pressi della tangenziale
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tangenziale, ritorna indietro verso via Trieste, costeggiando alcune decine di abitazioni e condomini». Un paesaggio irreale di degrado definito da Bettin “insostenibile e vergognoso che mette a rischio i residenti, le molte persone che vi transitano per recarsi al parcheggio scambiatore e, con il vento, gli abitanti dei molti condomini della zona e coloro che vi transitano a poca distanza”. E conclude il presidente della Municipalità: «Chiediamo l’intervento della Magistratura, sia per accertare i responsabili degli abbandoni di rifiuti sia per intimare a chi di dovere di intervenire immediatamente per sanare la situazione, rischiosa per la salute e la sicurezza pubblica». Giacinta Gimma
cipalità di Mestre Carpenedo inizia da “Mestre si Veste” una singolare mostra diffusa e itinerante in cui in cui da oggi fino al 16 marzo oltre 30 vetrine del centro esporranno altrettanti ritratti e figure di donna realizzati da venti artisti locali allievi del maestro Pietro Barbieri che da 20 anni guida una scuola di pittura tra le più apprezzate in Italia. E come rivendica orgogliosamente il presidente Vincenzo Conte, l’iniziativa della Municipalità di Mestre Carpenedo sponsorizzata da Ascom, Confesercenti e Confcommercio per ricordare la festa della donna, rappresenta il primo tentativo di riprendersi i compiti che l’Amministrazione uscente le aveva tolto. «La sottrazione di spazi e di deleghe ha avuto l’effetto di impoverire le nostre attività e le nostre possibilità operative – spiega Conte – e per questo speriamo che con la prossima consiliatura ci sia un ribaltamento delle indicazioni sulle attività municipali». Ma la mostra dedicata alla giornata internazionale della donna non rappresenta solo un motivo di riscatto politico ed istituzionale per la Municipalità di Mestre Carpenedo ma un’occasione di visibilità per un comparto, quello del commercio, a cui l’emergenza coronavirus sta dando un ulteriore colpo mortale. «Ci siamo dati da fare e abbiamo raccolto una buona parte dei nostri soci che hanno accettato volentieri di esporre i dipinti nei propri negozi – ricorda Massimo Gorghetto presidente di Ascom Confcommercio di Mestre e dell’associazione panificatori veneziani – e lo abbiamo fatto per rivitalizzare il centro di Mestre dove se prima il commercio era già in crisi ma dava ancora qualche segnale di possibile rinascita, adesso il coronavirus sta mettendo in ginocchio molte attività. Basta guardarsi in giro, c’è pochissima gente ed è un grosso problema che non è solo di Mestre. Credo che l’unica soluzione sia quella di aspettare che passi l’emergenza sanitaria , ma spero che ci siano anche degli interventi delle istituzioni a sostegno delle nostre attività produttive, perché i nostri dipendenti non possono contare sulla cassa integrazione». Paolo Guidone
ESPOSTI DA OGGI NELLE VETRINE DEL CENTRO CITTÀ RITRATTI AL FEMMINILE DI ARTISTI LOCALI
MUNICIPALITÀ Il presidente Vincenzo Conte
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L’emergenza a Nordest L’ALLARME VENEZIA Dall’inizio dell’emergenza Coronavirus, circa 400 sanitari in Veneto si trovano in quarantena. Quasi tutti questi medici, infermieri e operatori sono risultati negativi al tampone e non manifestano alcun sintomo, ma siccome sono entrati in contatto con pazienti contagiati, nei loro confronti il ministero della Salute ha disposto comunque l’isolamento domiciliare fiduciario per 14 giorni. «Un’autentica follia: di questo passo rischiamo di dover chiudere i reparti», è l’allarme del professor Andrea Crisanti, direttore dell’unità operativa di Microbiologia e Virologia dell’Azienda Ospedaliera di Padova, sostenuto dal governatore Luca Zaia e dall’assessore Manuela Lanzarin: «Da giorni stiamo chiedendo al ministro Roberto Speranza di modificare queste disposizioni, garantendo un’altra soluzione valida per gestire comunque in sicurezza la situazione».
IN SOFFERENZA Da un angolo all’altro del Veneto, le strutture stanno andando in sofferenza: l’Ulss 2 Marca Trevigiana (che sta patendo anche otto contagi confermati nel personale di Geriatria del Ca’ Foncello) ha sospeso temporaneamente le ferie come indicato dal ministero; Feltre ha rinviato gli interventi chirurgici programmati; l’Ulss 7 Pedemontana sta riorganizzando i servizi alla luce del fatto che Santorso ha bloccato 60 dipendenti; la Fp Cgil segnala 290 lavoratori fermi nella sola Ulss 3 Serenissima. «Sono direttive che vengono prese lontano dal campo – lamenta Crisanti – con effetti finali distorsivi. Se le misure sono giuste per un’azienda, in un ospedale significa non dare un servizio alla comunità. Ad esempio nella Pediatria di Padova abbiamo testato 500 soggetti tra addetti e bambini, trovandone positive due. Se applicassimo alla lettera la circolare ministeriale, rischieremmo di dover rispedire a casa tutto il personale che si è avvicinato a loro. Il problema è che i medici devono occuparsi anche di altri problemi di
LA PROPOSTA DEL VENETO: TENERE IN SERVIZIO CHI È NEGATIVO E SOTTOPORLO AL TEST OGNI GIORNO PER DUE SETTIMANE
IL PROGETTO VENEZIA Cosa vuol dire “Emergenza Sars-CoV-2 – Regione Veneto”? «Significa che finora il mondo viaggiava nella nebbia, mentre adesso grazie a Vo’ Euganeo potrà accendere i fari»: Andrea Crisanti, che ne è il responsabile insieme a Stefano Merigliano, traduce così il titolo dello studio scientifico che da oggi a domenica sarà condotto nel paese-cluster con la collaborazione di Enrico Lavezzo e della Croce Rossa Italiana. «Un progetto unico nel suo genere a livello nazionale e internazionale», rimarca il governatore Luca Zaia, la cui Giunta ha appositamente deliberato lo stanziamento di 150.000 euro, a favore del Consorzio per la ricerca sanitaria, su proposta dell’assessore Manuela Lanzarin.
LA FOTOGRAFIA Era stato proprio Zaia ad accompagnare le misure di quarantena della “zona rossa” con
In quarantena 400 medici Reparti a rischio chiusura Costretti a casa tutti i sanitari presenti nei reparti `Il virologo Crisanti: «Una follia, lasciate lavorare in cui c’erano contagiati, anche se non sono malati chi non ha nulla». Zaia: «È una norma da cambiare» `
salute: purtroppo le persone continuano ad avere gli infarti e i bambini le leucemie. Per questo proponiamo un’alternativa: mantenere in servizio chi è negativo e asintomatico, sottoponendolo tutti i giorni al test per due settimane, in modo da verificare continuamente se per caso diventa positivo».
LA RICHIESTA Anche ieri il governatore Zaia ha rinnovato una richiesta in tal senso al ministro Speranza: «Spero che metta mano alla nor-
ma. La quarantena potrebbe essere volontaria, garantendo il tampone quotidiano dei sanitari negativi, anche di quelli che hanno avuto contatto con un paziente positivo. Sono evenienze che a un medico capitano spesso». Conferma il professor Stefano Merigliano, presidente della Scuola di medicina di Padova: «Per lavoro siamo abituati a combattere le malattie. Curiamo e operiamo pure i pazienti con Hiv e Ebola: stare a casa con esito negativo per il Coronavirus, e oltretutto senza sintomi,
per noi è tradire la professione. Al ministero chiediamo: lasciateci lavorare. L’ha fatto anche una nostra specializzanda, risultata negativa al pomeriggio e di guardia nella notte...». Il racconto non stupisce l’assessore Lanzarin: «Ad oggi la direttiva nazionale non permetterebbe di lavorare, ma ci sono Ulss che lo consentono e Ulss che lo vietano, in base alle valutazioni sanitarie dei singoli casi e sempre nella massima sicurezza. È chiaro che una deroga ministeriale semplificherebbe la vita a tutti».
Vo’ si mette ancora in coda per un altro giro di tamponi: «Grande aiuto alla scienza» un’azione di sorveglianza a tappeto della popolazione. «Ho ricevuto delle critiche – ricorda il governatore – perché secondo qualcuno disattendevo le linee guida. Ma era il primo focolaio del Veneto e ho pensato subito alla psicosi». Nella località padovana sono stati così effettuati circa 2.800 degli 11.000 tamponi complessivamente eseguiti in Veneto, evidenziando 90 casi positivi e cioè il 3,54% del totale. «Ma quella è stata la fotografia di un momento – spiega Rosario Rizzuto, rettore dell’Università di Padova – mentre l’analisi dell’epidemiologia virale richiede un’osservazione nel tempo. Per questo sarà scattata una seconda istantanea dello stesso
campione a distanza di due settimane dalla prima. Questo ci permetterà di rendere un grande servizio alla comunità scientifica nazionale e internazionale».
I PARAMETRI Mai infatti prima d’ora, «nemmeno in Cina» chiosa Crisanti, era stata svolta una ricerca su una comunità di questo tipo. Tecnicamente saranno fissati i parametri numerici relativi a valori come il tasso di trasmissione e mortalità, il tempo di raddoppiamento delle infezioni, il rapporto tra positivi al tampone e sintomatici, le curve di regressione e la durata dell’infezione. In buona sostanza quelle informazioni permetteranno di stu-
diare la storia naturale del virus, definire le dinamiche di trasmissione e individuare le classi di rischio stratificate per morbilità e mortalità. «Per la prima volta il contrasto al Coronavirus avrà una metrica – spiega ancora il direttore di Microbiologia e Virologia – su cui basare le decisioni di sanità pubblica: una misura di contenimento non dovrà più fondarsi sull’onda emotiva, ma su dati scientifici». Elementi che finora sono però mancati. «Di fronte a un virus che non conosciamo, com’è questo – osserva il rettore Rizzuto – abbiamo due possibilità di intervento: da un lato farci carico nell’immediato di una malattia altamente contagiosa, dall’altro cercare di capir-
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MAI PRIMA D’ORA ERA STATA FATTA UNA RICERCA COSÌ PRECISA SULLA STORIA E L’EVOLUZIONE DEL CONTAGIO
ne l’evoluzione nel tempo. Ecco, abbiamo voluto percorrere entrambe le strade».
LA COLONNA MOBILE Dunque questa mattina si metterà in moto da Padova la piccola ma preziosa colonna mobile della Cri. «Tre mezzi,
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AL TAVOLO Da sinistra Stefano Merigliano, Manuela Lanzarin, Luca Zaia e Rosario Rizzuto alla presentazione dello studio su Vo’ Euganeo
I contagi verso quota 500 ma ci sono i primi 3 guariti A 2 settimane dall’inizio dell’epidemia ` Per numero di positivi Treviso e Padova un segnale di fiducia. I morti salgono a 11 superano Vo’. Cambiano i criteri dei decessi
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ESPERTO Il professor Andrea Crisanti, direttore dell’Unità operativa di Microbiologia e Virologia dell’Azienda Ospedaliera di Padova
LE PRESCRIZIONI A proposito di prescrizioni, Crisanti torna sulle dichiarazioni che avevano scatenato qualche polemica nei giorni scorsi: «Avevo detto che all’inizio è stata sottovalutata la gravità del Coronavirus e non me ne pento perché i fatti mi hanno dato ragione. Anche se purtroppo non ha stanziato nulla per la ricerca, il nuovo decreto è sicuramente un passo avanti: per la prima volta il Governo ha preso atto della situazione e ha comunicato con franchezza ai cittadini la
ESAMI A sinistra code davanti alle scuole di Vo’ per effettuare il tampone. Sopra, il sindaco Giuliano Martini
con quindici persone, per tre giorni: i test saranno effettuati nell’ambulatorio ricavato alle scuole elementari di Vo’», specifica il presidente Giampietro Rupolo. Oltre agli infermieri volontari, ci saranno i medici specializzandi. «Abbiamo ottenuto la disponibilità dei futuri speciali-
vera entità del problema. La cosa peggiore è dare ai cittadini un messaggio rassicurante che poi viene smentito. Non si può dire che siamo i migliori perché abbiamo bloccato le frontiere, se poi scoppia questo casino. Sono dell’idea che bisogna sempre dire la verità, tutta». Rivendicando la decisione di aver assunto «provvedimenti anche impopolari, per cui sono stato preso in giro, come la chiusura di Schiavonia o l’allestimento delle tende», Zaia chiede a Crisanti: «Ai cittadini cosa direbbe?». Risposta del professore: «Direi che siamo di fronte a una situazione senza precedenti, per cui servono misure senza precedenti. E direi che l’economia si aiuta eliminando l’epidemia, che è una cosa completamente diversa da un’alluvione». Angela Pederiva
La polemica
IL QUADRO
«L’immagine veneta va tutelata all’estero»
VENEZIA Due settimane fa il Nordest precipitava nell’incubo del Coronavirus. Era infatti venerdì 21 febbraio quando a Vo’ Euganeo scoppiava il primo focolaio e all’ospedale di Schiavonia moriva Adriano Trevisan: la prima vittima d’Italia, ma anche «il mio papà, il marito di mia madre Linda, il nonno di Nicole e di Leonardo», avrebbe poi rimarcato sua figlia Vanessa, già sindaco del paese padovano diventato “zona rossa”, ricordando che dietro ogni numero di questa emergenza c’è una persona, con la sua famiglia e con la sua storia. Un monito che vale anche oggi, quattordicesimo giorno di emergenza, in cui si comincerà a tirare le somme dell’epidemia, tenendo inevitabilmente conto pure del nuovo bollettino con cui la Regione ieri sera ha aggiornato il bilancio dei casi confermati di contagio: 459 soggetti in Veneto, di cui 3 guariti e 11 deceduti, con questi ultimi che adesso tornano ad essere contabilizzati nel loro complesso, cioè sommando le persone mancate “per Coronavirus” a quelle “con Coronavirus”, in attesa del responso definitivo da parte dell’Istituto superiore di sanità.
sti, perché non era il caso di distogliere altro personale dal servizio sanitario nazionale», evidenzia Merigliano, numero uno della Scuola di medicina. I laboratori dell’Azienda Ospedaliera hanno una capacità di analisi di 1.500 campioni al giorno: precedenza sarà data alle richieste delle varie Ulss, ma l’obiettivo è di ottenere gli esiti del paese-cluster nel giro di una settimana. Domanda (retorica) di Zaia: «Quanti nostri risultati sono stati cannati finora, secondo l’Istituto superiore di sanità?». Risposta (fiera) di Crisanti: «Nessuno, sono stati validati tutti». Conclude quindi il governatore: «Massima serietà, i cittadini di Vo’ non saranno delle cavie. Questo nuovo studio anzi dimostrerà, secondo noi, che il cordone sanitario non servirà più dopo domenica: allora i fatidici 14 giorni saranno passati, ciò che doveva essere incubato sarà stato incubato e quella comunità sarà la più sicura d’Italia». A.Pe.
VENEZIA L’immagine del Veneto, e dell’Italia, resta un tema centrale nell’agenda pubblica internazionale. Ieri è tornato a parlarne il governatore Luca Zaia: «Spero vivamente che questo Paese cominci a tessere rapporti personali, con presenza fisica, con tutti i leader degli Stati che hanno dubbi o nei quali si parla male dell’Italia. E si faccia capire che questo non è un Paese di infettati, in quarantena, ma con un’alta civiltà, che sta affrontando il tema, a differenza di qualcun altro che fa finta di non vederlo». A preoccupare il presidente della Regione sono anche le richieste di certificazione dei prodotti: «Noi come sanità siamo a disposizione, però se si continua con questa pandemia mediatica di far credere che tutto quello che passa per il Veneto, per la Lombardia, per l’Emilia Romagna o per l’Italia abbia un problema sanitario, allora vuole dire che non funziona nemmeno quello che dovrebbe essere un presidio minimo di diplomazia internazionale, che dobbiamo assolutamente avere e ripristinare velocemente». Nel frattempo è stato inviato a Bruxelles il videointervento di Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale, in occasione del dibattito sull’impatto del Coronavirus sulle comunità locali, ospitato dal Comitato delle Regioni in cui il vicentino è capo della delegazione italiana. «Al momento – ha detto – è complesso prevedere l’andamento della malattia, ma la gestione nella Regione Veneto ha dimostrato con numeri reali che lo scenario è governabile e i risultati possono essere positivi. Quanto stiamo sperimentando porta un segnale di speranza per tutti: abbiamo lavorato con scienza e coscienza aprendo una nuova stagione positiva di cooperazione fra ricerca, università, sanità e pubblica amministrazione, che hanno messo insieme le loro forze non solo per sconfiggere il Coronavirus ma anche l’ignoranza e le fake news».
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«PER LAVORO SIAMO ABITUATI A COMBATTERE LE MALATTIE, CURIAMO E OPERIAMO PAZIENTI CON HIV E EBOLA: DATECI UNA DEROGA»
I POSITIVI Fra le 9 e le 17, i tamponi positivi sono aumentati di 52 unità. La ripartizione fra i diversi cluster è avvenuta con una rimodulazione di Vo’, dove sono stati considerati solo i residenti in paese e sono stati esclusi gli altri, per cui il dati è sceso a 84 (-6). Si accentua dunque il sorpasso da parte di Treviso, che sale a 108 (+12), nonché di Padova, che arriva a 104 (+21). Seguono Venezia con 82 (+8), Verona con 37 (+10), Vicenza con 22 (+3), Belluno con 6 (+2) e Rovigo che si attesta a 4. I casi associati alla Lombardia diventano 3, mentre per i restanti 9 è in corso l’assegnazione.
I RICOVERATI Cresce il numero dei ricoverati: secondo quest’ultima rileva-
IN AUMENTO IL NUMERO DI RICOVERATI, ANCHE SE SOLO PER DUE È STATO NECESSARIO UN POSTO IN TERAPIA INTENSIVA
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Casi confermati (al 05.03) TOTALE REGIONE VENETO
84
4
Vo’
Rovigo
459
37
108
Verona
Treviso
22
82
Vicenza
Venezia
*# 104
6
Padova
Belluno
* 3 Casi collegati alla Lombardia # 9 Assegnazione epidemiologica in corso 11
18
deceduti
dimessi
Ricoverati totali
Strutture di ricovero Azienda Ospedale Università Padova
36 Azienda Ospedaliera Univ. Integrata Verona 6 ULSS2 - Ospedale Treviso 38 ULSS3 - Ospedale Mestre 18 ULSS3 - Ospedale Venezia 13 ULSS3 - Ospedale Mirano 1 ULSS5 - Ospedale Rovigo 4 ULSS7 - Ospedale di Santorso 3 5 ULSS8 - Ospedale Vicenza ULSS9 - Ospedale Legnago 3 Ospedale Sacro Cuore Don Calabria 3 Tot. Regione Veneto 130
(di cui in Terapia Intensiva)
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Nel numero di 11 deceduti sono stati inseriti i 3 che nel precedente bollettino erano stati collocati fra i decessi non correlati a infezione da coronavirus, in ottemperanza a quanto Þssato da una circolare del Ministero della Salute che chiede che tutti i decessi vengano inseriti nello stesso cluster. I decessi eventualmente non correlati saranno valutati dall’Istituto Superiore di Sanità.
zione sono 130 (+19), di cui 25 in Terapia Intensiva (+2), Ma ad aumentare sono pure i pazienti dimessi (18, cioè 4 in più). E, soprattutto, adesso ci sono anche i malati che risultano guariti: trascorso il periodo di incubazione, il cui inizio era stato fissato appunto al 21 febbraio, ieri sono state dichiarate di nuovo sane 3 persone, che sono state curate rispettivamente negli ospedali di Padova, Mestre e Mirano.
I DECESSI Per quanto riguarda gli 11 defunti, la cifra include anche le tre persone che fino al penultimo bollettino erano state collocate fra i decessi non correlati a infezione da Coronavirus. Una nuova circolare del ministero della Salute, infatti, chiede che tutti i morti vengano inseriti nello stesso cluster: sarà poi l’Iss a valutare quali sono i casi determinati da altre cause. L’indicazione è stata prontamente raccolta dall’Ulss 2 Marca Trevigiana, che mantiene il triste primato dei decessi in Veneto con la scomparsa di un
93enne ricoverato in Geriatria, attraverso questa precisazione: «Tutti e sette i pazienti finora deceduti nell’Ulss 2 erano anziani, con pluripatologie, e sono deceduti con positività Sars-CoV-2, non per Covid-19». Notare la differenza: “Sars-CoV-2” è il virus, mentre “Covid-19” è la malattia.
LE RACCOMANDAZIONI A proposito di anziani, ieri sono rimbalzate anche in Veneto le nuove raccomandazioni dell’Iss, finalizzate a spiegare consigli come quello di evitare strette di mano e abbracci: «Hanno lo scopo di evitare una grande ondata epidemica, con un picco di casi concentrata in un breve periodo di tempo iniziale che è lo scenario peggiore durante un’epidemia per la sua difficoltà di gestione. Nel caso del Coronavirus dobbiamo tenere conto, inoltre, che l’Italia ha una popolazione anziana, peraltro molto più anziana di quella cinese, e bisogna proteggerla il più possibile da contagi». A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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L’emergenza a Nordest
La crisi del turismo: i 21 comuni veneti che rischiano di più Penalizzate le spiagge dell’Adriatico e le `La ricerca: «Gli stranieri non prenotano località montane; a Venezia allarme rosso e anche l’estate può essere compromessa» `
LO STUDIO VENEZIA Il turismo è un settore nevralgico per il Nordest e rischia di pagare caro, carissimo l’emergenza coronavirus. Piovono cancellazioni, non arrivano più prenotazioni e ci sono 21 Comuni veneti che rischiano di veder crollare la prima fonte di reddito per le loro imprese e i loro cittadini. Una mappa della crisi che ha elaborato la fondazione Think Tank Nordest che ha segnato le zone “rosse per crisi” dove il 40% delle aziende lavora nel settore: si va dalle spiagge dell’Alto Adriatico con Cavallino-Treporti, Caorle e Bibione. Tra i Comuni veneti più colpiti Venezia, alcune località dolomitiche (Livinallongo del Col di Lana e Rocca Pietore) e del Polesine (Rosolina e Porto Tolle). Pesanti le prospettive anche per il lago di Garda: Malcesine, Brenzone sul Garda, Garda, Torri del Benaco, Bardolino e Lazise. «Oggi piovono le cancellazioni ma anche non arrivano più prenotazioni, che in questo periodo sono fatte soprattutto dagli stranieri che vogliono venire a passare le vacanze estive nelle nostre spiagge e sul lago di Garda - commenta Riccardo Dalla Torre, 39 anni, direttore della fondazione con sede a Mestre costituita da un’ottantina di imprese e associazioni di categoria di Veneto e Friuli Venezia per studiare prevalentemente il settore turistico -. Si parla già di una perdita del 70-80% sulle presenze in primavera, ma c’è il timore che anche l’estate possa essere com-
promessa. Ricordo che nel settore turistico sono impegnate circa l’8% delle imprese venete per un fatturato complessivo di 17 miliardi di euro all’anno, circa il 10% del Pil regionale». L’analisi è approfondita e porta anche proposte per superare la crisi. Tra i 21 Comuni più penalizzati, Rocca Pietore paga la più alta quota di imprese nel settore turistico (43,3%), davanti a Malcesine (41,6%) e Livinallongo del Col di Lana (39%). Malcesine sconta la più elevata percentuale di turisti stranieri (93,8%), seguita da Garda (92,2%) e Torri del Benaco (90,1%). Rosolina è penalizzata soprattutto dalla più marcata stagionalità nel periodo marzo-agosto (90,1%), così come
Porto Tolle (87,7%) e Caorle (87,5%). «In questi 21 Comuni veneti oltre il 40% delle imprese è attiva nel settore turistico - spiega Dalla Torre - le più penalizzate saranno quelle che lavorano prevalentemente con gli stranieri, a oggi bloccati. Per questo spiagge e Garda soffriranno di più. Poi la stagionalità: i territori che fanno il pieno in primavera e in estate rischiano molto di più perché temiamo che gli effetti di questa crisi si allungheranno fino a settembre». Che cosa si può fare per arginare la crisi? «Sicuramente possono funzionare le campagne di comunicazione, ma è meglio farle partire quando l’emergenza è finita se no diventano un
VENEZIA Le aziende di trasporto lanciano l’allarme. «Da almeno trent’anni siamo ostaggio dell’Austria, che viola il principio della libera circolazione delle persone e merci sancito dall’Ue – spiega il vicepresidente di Confcommercio e Conftrasporto Paolo Uggè -. Imporre divieti per il traffico da e per il Brennero in assenza di alternative valide è quantomeno assurdo. A complicare le cose è arrivato il coronavirus, con ricadute pesantissime in tutta la filiera dei trasporti. Molte imprese rischiano la chiusura. Il governo italiano si deve muovere e finalmente aprire un confronto in sede europea». La psicosi da coronavirus è contagiosa. «Un autotrasportatore tedesco si è rifiutato di entrare in Italia per portare il suo carico in Friuli e l’ha lasciato al Brennero - spiega Uggè -. Temeva che al ritorno l’avrebbero messo in isolamento per 14 giorni, ma non esistono norme del genere in Germania. E anche al Sud iniziano a manifestarsi casi di camionisti che si rifiutano di portare merci
PENALIZZATA Malcesine, sul Garda, il centro che “rischia” di più
ne e Stato devono concentrare i loro interventi in questi 21 Comuni se vogliamo che siano efficaci». «L’emergenza sanitaria sta determinando pesanti ripercussioni sull’economia turistica di tutto il Veneto - spiega Antonio Fer-
La mappa
I Comuni più colpiti
I Comuni veneti potenzialmente più colpiti dalla crisi del turismo causata dall’emergenza sanitaria
Quali sono i centri del Veneto potenzialmente più colpiti dalla crisi del turismo causata dall’emergenza sanitaria
IMPATTO NEGATIVO Molto alto
BELLUNO
Alto Medio Basso
VICENZA TREVISO
PADOVA
VENEZIA Verona
IL CASO
boomerang - risponde Dalla Torre - ma quello che è più importante è far partire nuovi investimenti per utilizzare questa crisi come occasione di rilancio. Punterei sull’accessibilità, nuove strade ma anche piste ciclabili. E poi il tema dei servizi integrativi per ampliare l’offerta turistica, collegando per esempio il mare all’entroterra, alle ricchezze culturali ed enogastromiche, ad eventi. La vera sfida oggi è catturare una tipologia nuova di turisti, più attenti alle esperienze». Ma chi deve fare il primo passo: «Gli imprenditori si devono muovere insieme alle istituzioni - spiega Dalla Torre - gli investimenti a pioggia sono inutili, meglio investimenti mirati: Regio-
ROVIGO Fonte: elaborazioni Fondazione Think Tank Nord Est su dati Infocamere e Regione Veneto
L’Ego-Hub
Pos.
Impatto negativo
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21
Molto alto Molto alto Molto alto Molto alto Molto alto Molto alto Molto alto Molto alto Molto alto Molto alto Alto Alto Alto Alto Alto Alto Alto Alto Alto Alto Alto
Imprese Turisti Turisti turismo stranieri mar-ago Indice (%) (%) (%)
Comune Malcesine Brenzone sul Garda Garda Torri del Benaco Bardolino Lazise Cavallino-Treporti Caorle S. Michele al Tagl. (Bibione) Peschiera del Garda Valeggio sul Mincio Jesolo Costermano San Zeno di Montagna Livinallongo del Col di Lana Venezia Eraclea Rocca Pietore Rosalina Porto Tolle Castelnuovo del Garda Media Comuni Veneto
41,6 30,5 26,8 26,2 23,8 23,5 18,7 28,1 25,0 19,7 8,3 24,5 11,5 21,3 39,0 16,0 11,3 43,3 14,3 3,6 8,9 7,9
93,8 86,7 92,2 90,1 89,8 85,3 82,1 67,8 71,8 83,0 84,0 59,3 85,5 65,8 64,6 85,8 60,1 42,9 50,5 68,2 69,8 67.7
77,3 77,5 73,5 75,9 75,7 80,3 86,6 87,5 86,1 76,8 83,7 83,6 75,5 75,5 51,3 57,2 87,2 58,9 90,1 87,7 77,1 71,4
Fonte: elaborazioni Fondazione Think Tank Nord Est su dati Infocamere e Regione Veneto
152 137 135 135 132 132 130 130 128 125 119 118 118 114 113 110 109 108 107 107 106 100
L’Ego-Hub
Al Brennero Vienna blocca le merci I camionisti italiani: «Noi boicottati»
rarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est -. Chiediamo un’attenzione speciale al settore nei prossimi mesi».
TAVOLO DI CONFRONTO «Il governo istituisca subito un Tavolo permanente di crisi su turismo, agroalimentare, cultura. Sono tre settori strategici della nostra economia che rischiano il collasso. Nel prossimo trimestre già si prevedono oltre 31 milioni di turisti in meno in Italia, con una perdita stimata di 7,4 miliardi di euro. L’export agroalimentare è in caduta libera per le continue ingiustificate richieste dall’estero di una certificazione “Coronavirus free” su cibi e vini italiani nonostante la comunità scientifica abbia più volte ribadito che il virus con il cibo non c’entra - avverte il deputato di Forza Italia Dario Bond -. Per non parlare delle perdite che sta subendo il settore culturale: centinaia di eventi annullati, siti archeologici e musei che segnano un calo degli ingressi fino al 90%. Il Governo intervenga immediatamente». Maurizio Crema © RIPRODUZIONE RISERVATA
nei porti dell’Alto Adriatico, da Trieste a Venezia, già si registra un sensibile calo di arrivi dei container dalla Cina. Un’onda lunga che avrà effetti pesanti sia sul piano croceristico – dove già si registra una discesa di prenotazioni del 50% - che del trasporto merci, toccando il punto peggiore nel mese di maggio. Col crollo anche dei dazi, che ammontano a 13 miliardi l’anno.
DAZI A RISCHIO
BRENNERO Tir contingentati
al Nord. Il governo deve intervenire - dice Uggè - dando protocolli di comportamento perché camion e merci non infettano, i conducenti possono poi tranquillamente starsene in cabina quando il committente scarica o carica. L’Italia ha introdotto misure draconiane che hanno messo in crisi tutto il settore - aggiunge il leader dei camionisti di Confcommercio - servono interventi immediati anche per le aziende fuori dalle zone rosse: sospensione del versamento contributi, interventi da parte delle banche sul credito, indennizzi per le aziende hanno avuto cali di fatturato». «Tra le imprese più colpite ci sono quelle di Lombardia e Vene-
to. Ci sono siti di stoccaggio da cui dipende il funzionamento di tutta la filiera distributiva, che si trovano all’esterno delle zone rosse, e che, in ragione di questo, dovrebbero essere operativi – spiega il segretario generale di Conftrasporto Pasquale Russo - Ma in diversi casi i dipendenti risiedono nelle zone rosse, dalle quali non possono uscire per recarsi al lavoro. Stiamo parlando di centinaia di lavoratori. Dire che quei depositi stanno lavorando a ranghi ridotti è un eufemismo: il tasso di assenteismo stimato è del 30-40%». Poi c’è un’economia che si sta fermando. «Il calo del traffico complessivo è del 10%, ma sui container va peggio: meno
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20-25% dalla Cina - evidenzia Uggè - l’aumento della movimentazione di merci di prima necessità richieste dai supermercati copre in parte questo crollo che in prospettiva però potrà avere ripercussioni pesanti anche per l’attività dei nostri porti». Secondo Conftrasporto,
L’AUSTRIA FERMA CARICHI CHE PROVENGONO DAL NOSTRO PAESE. UN TEDESCO HA LASCIATO IL CARICO AL CONFINE: «NON VADO IN FRIULI»
Una crisi complicata dall’annosa partita con l’Austria: «Secondo noi Vienna sta utilizzando l’emergenza virus per intralciare ulteriormente il traffico d’attraversamento dal Brennero - sottolinea Uggè - devono essere tolti invece tutti i divieti settoriali, come vuole la Ue: quindi il traffico di notte deve essere consentito e non possono essere bloccate alcune merci. Siamo d’accordo a far pagare di più gli automezzi maggiormente inquinamenti, ma questa penalizzazione deve valere per tutti, anche per i camionisti austriaci. E bisogna controllare di più i mezzi che provengono dall’Est». M.Cr. © RIPRODUZIONE RISERVATA
II
Primo Piano
Venerdì 6 Marzo 2020 www.gazzettino.it
I giorni del virus
Sono 7 i nuovi malati ma ci sono anche tre dimessi dall’ospedale I ricoverati di ieri e i sei nuovi “positivi” `Primo caso tra i dipendenti di Veritas allungano la lista: ora sono 82 i contagiati l’azienda mette in isolamento 3 colleghi `
LA SITUAZIONE VENEZIA Tredici casi in più di coronavirus nel veneziano, sette dei quali sono pazienti ricoverati. E a spaccare ancora il capello, si trova che uno dei sette nuovi ricoveri di giornata è in Terapia intensiva all’ospedale dell’Angelo a Mestre, quindi grave. Eccolo il saldo del nuovo bollettino da guerra pubblicato ieri sera dalla Regione Veneto che fa salire il pallottoliere immaginario dell’Ulss 3 Serenissima ad un totale di 82 casi. Solo due in meno - a fare un puro gioco di statistica - rispetto agli 84 di Vo’, il paesino nei Colli Euganei focolaio del Covid-19 e in isolamento forzato da due settimane, con tanto di militari al confine. Numeri che danno l’idea di come a Venezia e provincia il Covid-19 sia una faccenda seria. Così come la difficoltà degli operatori, sempre meno per via della quarantena a cui sono sottoposti, a mantenere aperti i reparti di Cardiochirurgia e Chirurgia Vascolare dell’Angelo.
IL BOLLETTINO L’altra faccia della medaglia è rappresentata sempre dal bollettino dell’Azienda Zero che alle voci “dimissioni” e “guariti” fa segnare un incoraggiante “+3”. Si tratta di due persone dimesse ieri dagli ospedali di Mestre (dove il paziente era un operatore sanitario) e dall’ospedale di Dolo. Un primo paziente era stato dimesso dall’Angelo lunedì, pri-
ma nota lieta di una sinfonia difficile da intercettare. Dei 32 ricoverati, 18 sono all’Angelo (7 in Rianimazione, uno si è aggiunto ieri), 13 sono al Civile di Venezia (dove ci sono 3 persone in Rianimazione) e uno a Mirano, agli Infettivi. In tutto, sono 10 le persone in Terapia intensiva. Il delta positivo di ieri è di 6 nuovi casi a Mestre, 3 nuovi casi in centro storico. Cinquanta in tutto gli asintomatici positivi (+6 rispetto a ieri): sono operatori sanitari, medici e parenti entrati
IN VENETO ORIENTALE IL SECONDO PAZIENTE COLPITO DALLA MALATTIA: È UN 57ENNE LIBERO PROFESSIONISTA
in contatto con i malati. E dopo il Porto, Veritas ha comunicato che «è stato registrato un caso di un dipendente del settore igiene urbana, positivo al coronavirus. Si tratta - continua - di un uomo, già assente dal lavoro da un paio di settimane, attualmente ricoverato in ospedale. Inoltre, tre persone impiegate nel settore dell’igiene urbana e due del servizio idrico integrato si trovano attualmente in isolamento domiciliare, su disposizione delle autorità sanitarie, in quando entrati in contatto con persone positive al virus». Mentre le Poste al Tronchetto hanno chiuso gli uffici dei fattorini per sanificare».
L’ULSS 4 Ha 57 anni, è un libero professionista, abita a San Donà e in ospedale a Mestre, dov’è ora ricoverato, ci è andato accompagnato da un parente, senza passare per il nosocomio della città. È il secondo caso accertato di coronavirus nella Ulss 4 Veneto Orientale, dopo l’81enne (sempre di San Donà) finito nel reparto malattie infettive di Mestre, dopo essere stato visitato alla pre-triage. Il professionista, che ha lo studio in una località del litorale, da un paio di settimane non si recava al lavoro per uno stato febbrile unito a difficoltà respiratorie. E così, dopo avere più volte contattato il suo medico di famiglia, si è fatto accompagnare all’ospedale dell’Angelo di Mestre, dov’è stato accertato il contagio da coro-
navirus. Di conseguenza è stato ricoverato nel reparto di malattie infettive della stessa struttura ospedaliera, dove si trova anche l’anziano. Il personale del dipartimento di prevenzione dell’Ulss4 si è subito attivato, prendendo in carico le persone che in qualche modo possono essere venute a contatto con il contagiato, in questo caso una donna addetta alle pulizie di casa posta in quarantena a domicilio e il familiare che lo aveva accompagnato in auto. L’Azienda sanitaria ha informato subito il sindaco di San Donà, Andrea Cereser, e il primo cittadino dell’altro Comune interessato. In entrambi i comuni sono in corso indagini per risalire ad eventuali “contatti” .
I COMUNI Dai Comuni è giunto l’invito ai cittadini alla tranquillità, a seguire le buone pratiche diffuse in questi giorni dal Ministero e dalla Regione e le informazioni provenienti da canali ufficiali e attendibili. Il primo cittadino di San Donà invita la popolazione a non creare allarmismo: «Panico no, senso di responsabilità sì. Il virus, com’era prevedibile, è arrivato anche da noi e sta girando. L’importante è che ciascuno (sottolineo, ciascuno) adotti le misure di igiene e le cautele previste. Anche gli esercizi commerciali e di somministrazione devono fare la propria parte». Nicola Munaro Fabrizio Cibin © RIPRODUZIONE RISERVATA
Danilo Carraro, addio senza funerale Il figlio: «Era già gravemente malato» IL RICORDO VENEZIA Non ci sarà nessun funerale per Danilo Carraro, l’ottico di 80 anni morto martedì su un letto di Medicina dell’ospedale Santi Giovanni e Paolo di Venezia. A bloccare il funerale è il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha autorizzato solo una cerimonia con i parenti per la benedizione della salma. E così succederà anche per Danilo Carraro al cimitero di San Michele in isola, dove verrà sepolto. Per l’Azienda Zero e per l’Istituto superiore di Sanità, la morte dell’ottantenne è strettamente collegata al Covid-19, e il suo quindi è il primo decesso registrato al Santi Giovanni e Paolo. Tutto questo anche se il suo ricovero era avvenuto per tutt’altre ragioni, legate ad una malattia con la quale stava combattendo da due anni e che nell’ultimo mese - ben prima che Co-
LA PRIMA VITTIMA Danilo Carraro, l’ottico di calle de la Mandola
«MIO PADRE ERA IN OSPEDALE DA VENERDI’» IL TAMPONE HA RIVELATO IL CONTAGIO
vid-19 sbarcasse in Italia e a Venezia - lo aveva fiaccato ancora di più. Carraro, in pensione da una ventina d’anni e fondatore del negozio che da sempre si trova in calle della Mandola, era stato ricoverato venerdì mattina per l’aggravarsi di un linfoma al collo che lo affaticava nel respiro. Entrato al Civile nel reparto di Medicina, tra i vari esami che come da prassi gli sono stati fatti, è risultato positivo anche a quello per il coronavirus. Ieri l’Ulss 3 ha comunicato che sarebbero stati fatti i tamponi a chi lo aveva avvicinato negli ultimi giorni, parenti e medici, ma sempre a ieri nessun tampone era stato eseguito sui familiari.
CHI ERA «Mio padre era una grande persona - spiega il figlio Alessandro che ha preso le redini dell’Ottica Carraro, portando avanti un marchio artigiano che è conosciuto non solo a Venezia - Era un nome molto conosciu-
to. Le persone che passando di qui, entrano e mi dicono di come fosse sempre disponibile e con un sorriso. Da anni ormai soffriva di una malattia che gravava anche sulle sue vie respiratorie». È lo stesso Alessandro a raccontare il decorso del padre, che aveva aperto il negozio in calle della Mandola nel 1967. «Un mese fa, quando non c’era nessun sospetto di virus e di contagi, mio padre ha avuto un aggravamento che lo ha costretto a casa. La situazione è peggiorata venerdì sera ed è arrivata la decisione di farlo ricoverare in ospedale al Civile dov’è entrato con il casco per aiutarlo nella respirazione». Una situazione già compromessa e poi, martedì il tracollo. Per l’Azienda Zero, che ogni giorno pubblica i bollettini sui nuovi casi, la sua morte è legata al contagio a cui l’uomo era risultato positivo dopo essere stato sottoposto al tampone non appena entrato in ospedale. N. Mun. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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NUOVO CASO A San Donà un altro malato di coronavirus
Tre sanitari “positivi” sale a 5 il numero dei contagi a Chioggia CHIOGGIA Sono cinque i chioggiotti contagiati dal coronavirus, secondo l’ultimo aggiornamento fornito dal sindaco, Alessandro Ferro, in diretta video su facebook alle 11.46 di ieri. Un incremento notevole, rispetto al primo e, fino all’altro ieri, unico, caso reso pubblico lo scorso 26 febbraio: un ultraottantenne, già ricoverato in ospedale a Chioggia per una seria patologia cardiaca e trasferito a Mestre all’esito della sua positività al virus. Ma Ferro ha usato toni rassicuranti, per spiegare che i numeri sono, in realtà, migliori di quanto possa apparire al primo sguardo. Dei cinque casi positivi, infatti, tre sono asintomatici e si trovano in quarantena fiduciaria, a casa propria. Si tratta, anche se il sindaco non lo dice, di operatori sanitari che lavorano in strutture di Venezia, o limitrofe, che sono entrati in contatto con pazienti affetti dal coronavirus e che devono far passare i classici 14 giorni di presunta durata dell’incubazione senza avere contatti con altre persone, allo scopo di evitare l’ulteriore diffusione del contagio. I due ricoverati, invece, sono l’anziano cardiopatico del 26 febbraio, e un secondo anziano ricoverato all’ospedale dell’Angelo mercoledì. Di questo secondo caso conclamato, come del primo, non si conoscono né l’età, né le modalità con cui è entrato in contatto con il virus e se, nell’opinione pubblica, qualcuno si agita chiedendo maggior chiarezza, il sindaco assicura che «la situazione è perfettamente sotto controllo» e che i cittadini devono semplicemente attenersi alle regole di comportamento emanate dal ministero della Salute. A tal proposito, il Comune pubblicherà sul proprio sito istituzionale un vademecum con le istruzioni essenziali per i cittadini. Oggi è prevista anche una riunione per la costituzione del Coc (Centro operativo comunale), organismo che raggruppa autorità civili, sanitarie e Protezione civi-
le, con funzioni di prevenzione, informazione e coordinamento sull’evoluzione dei casi sul territorio. Il Coc viene istituito a livello comunale laddove ci siano dei casi positivi di cui non si conosca l’origine (che non siano riconducibili, quindi, ai cluster già noti) ma «i Comuni possono anche decidere di istituirli in maniera autonoma» dice il sindaco di Cavarzere, Henri Tommasi che, pur non avendo alcun caso di coronavirus («nè residenti del luogo, né cittadini cavarzerani che lavorino altrove», precisa) ha deciso anche lui, in accordo con i tecnici comunali, per l’istituzione del Coc «a scopo preventivo e precauzionale». Tra le altre precauzioni prese a Chioggia anche il divieto di visita agli ospiti della casa di riposo e il posizionamento di una tenda da campo all’ingresso dell’ospedale per filtrare l’accesso al pronto soccorso. (d.deg.)
IL SINDACO FERRO HA INFORMATO I CITTADINI CON UN MESSAGGIO VIDEO. SONO DUE I MALATI RICOVERATI IN OSPEDALE
TENDA DA CAMPO Il tendone fuori dall’ospedale di Chioggia
VENERDÌ 6 MARZO 2020 LA NUOVA
PRIMO PIANO
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L’allarme globale: l’istruzione Augusta Celada, dirigente regionale, sullo stop alle lezioni e la formazione a distanza «È dal 2005 che il ministero investe nella formazione digitale dei professori»
«Nessuna direttiva per il Veneto decidano le scuole e gli insegnanti» L’INTERVISTA
Laura Berlinghieri cuole chiuse (almeno) fino al 15 marzo. Ma la didattica non può permettersi di subire uno stop così lungo. È una corsa contro il tempo quella a cui sono chiamati i dirigenti e gli insegnanti delle scuole del Veneto, costretti a sperimentare forme di insegnamento alternative, a distanza, in ottemperanza al dcpm che ordina la sospensione delle lezioni negli istituti scolastici per altri dieci giorni. Nuove modalità di didattica, la cui configurazione è lasciata alla discrezione dei singoli insegnanti, in assenza
S
attrezzati e sono considerati poli di riferimento per tutta Italia. Molte scuole sono dotate di piattaforme ad hoc e il registro elettronico è comune a tutte le scuole. Ma poi, il passaggio successivo, sta ai singoli». Al di là dei messaggi formali, quale suggerimento darebbe ai docenti veneti? «Di cogliere questa situazione di emergenza e criticità per dare una svolta alla didattica in termini di innovazione. In alcune realtà, la didattica si riduce a essere trasmissiva, tradizionale. Ma sappiamo che questo tipo di insegnamento è fine a se stesso, in quanto veicolo di nozioni che si apprendono e si dimenticano nel giro di breve. Una didattica di tipo laboratoriale, in cui gli studenti sono essi stessi protagonisti, consente ai ragazzi di sviluppare competenze pronte a sedimentare nel loro profilo personale. In una situazione di grave emergenza generale, questa è una grande opportunità che ci viene fornita per dare una svolta davvero massiccia a tutto il nostro sistema didattico». —
zate e altre che lo sono meno. Con differenze che possono essere anche molto marcate». Le scuole sono pur fatte da persone. Il corpo docente
veneto è all’altezza della situazione? «Bisogna ammettere che non tutti gli insegnanti hanno le competenze adeguate per far-
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Alberto Rizzi
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VERE DA POZZO DI VENEZIA Una selezione di vere da pozzo, tra le più belle e significative delle varie zone di Venezia. Un patrimonio culturale, artistico e ambientale tutto da scoprire.
OLTRE AL PREZZO DEL QUOTIDIANO
dell’indicazione di un percorso di massima a cui uniformarsi. Indicazione che, come anticipa la direttrice generale dell’Ufficio scolastico regionale del Veneto Augusta Celada, non arriverà alle singole dirigenze scolastiche. Al momento le tipologie di didattica on-line promosse dai diversi istituti del Veneto sono lasciate all’autonomia di ciascun dirigente o, persino, professore. Avete in programma l’emanazione di una direttiva, per garantire uniformità tra le scuole? «Assolutamente no. La situazione è molto diversificata a seconda del territorio, per grado di scuola, per la situazione dei singoli plessi e per le dotazioni di ogni struttura fisica. Ad esempio, molto dipende dalla disponibilità di una connessione veloce. E poi le tecno-
logie, per la loro stessa natura, offrono una gamma molto variegata di strumenti e di modalità di insegnamento, che è giusto non mortificare. Inoltre, ogni scuola si regola in base al proprio pregresso di esperienze in questo campo». Parlando di dotazione tecnologica, com’è la situazione delle scuole in Veneto? «Partiamo dal presupposto che le scuole della nostra regione rappresentano un’eccellenza nazionale per l’insegnamento a distanza, costruita sulla base di anni di esperienza, slegati dall’emergenza sanitaria di queste settimane. La didattica on-line, per noi, non è una vera novità. Molte delle nostre scuole non fanno altro che mettere in pratica sperimentazioni di insegnamento a distanza già utilizzate in passato. Certo, pur in un sistema di eccellenza complessiva, ci sono scuole più attrez-
Programmi e piattaforme «Gli strumenti esistono» PADOVA. Comunicare più in fretta e meglio, anche in periodi di emergenza come l’attuale. Ma quali sono i principali programmi e le piattaforme più affidabili per agevolare la scuola a distanza? «Google Suite for Education è sicuramente lo strumento più utilizzato» spiega Andrea Pegoraro, docente all’istituto superiore Jacopo da Montagnana di Montagnana, in prima linea nell’innovazione tecnologica. «Consente di attivare e utilizzare una classroom, una classe virtuale con cui è possibile condividere materiali per l’apprendimento e la consegna di compiti svolti, ma anche creare form online che possono essere utilizzati per test a distanza. Google Hangout permette di videochiamare o dare supporto a singoli studenti, mentre Google Meet dà l’opportunità di organizzare webinar, cioè videoconferenze con molte persone». Altri ambienti di apprendimento sono Weschool e Edmodo, molto frequenti in diverse comunità scolastiche. «Un’ulteriore piattaforma ampiamente diffusa è quella fornita da alcuni produttori di gestionali finalizzati al Registro elettronico (come Spiaggiari ClasseViva) che consente ai docenti di comunicare con le famiglie e gli studenti e di inserire materiali didattici nell’area dedicata». Esistono poi progetti innovativi e di sintesi integrata – uno di questi è utilizzato con successo a Montagnana – come “Aule Virtuali”, sempre di Spaggiari Parma: «Facilita l’interazione docente-studenti grazie alla possibilità di un percorso didattico online, mostrando e condividendo esercizi, presentazioni, documenti, immagini, video in un’unica aula virtuale».— Nicola Cesaro
«Non tutti i docenti hanno le competenze c’è chi ha più confidenza e chi meno»
Classi vuote in tutta Italia per arginare la diffusione del coronavirus. In basso, Augusta Celada
le opzioni
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«Siamo una regione all’avanguardia italiana Ma poi la situazione varia da plesso a plesso»
vi fronte. C’è chi ha più dimestichezza e chi meno e poi ci sono docenti più propensi ad accettare queste nuove forme di insegnamento e altri che lo fanno con maggiore difficoltà. Infatti, spesso, l’organizzazione del lavoro di didattica a distanza è affidata agli animatori digitali e a piccoli gruppi di professori che si muovono con maggiore disinvoltura in questo campo». Si potrebbe pensare, quindi, a un lavoro massiccio di formazione per tutti gli insegnanti? Per rispondere alle differenze individuali. «Ma la formazione sulle competenze digitali la facciamo da sempre e di continuo. Condurre una platea così ampia di personale a una competenza elevata e specifica non è certo un lavoro che si può attuare in pochi giorni. Il Miur investe sull’istruzione dal 2005, c’è il Piano nazionale scuola digitale. Gli istituti del Veneto sono
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PRIMO PIANO
VENERDÌ 6 MARZO 2020 IL MATTINO
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L’allarme globale: l’economia padovana
Imprese in trincea «Adesso il governo sblocchi i nostri 3 milioni di euro» Il presidente della Camera di commercio Santocono «Pronti a varare un maxi piano di aiuti all’economia» Riccardo Sandre PADOVA. Un piano straordinario per le imprese colpite dalle conseguenze del Coronavirus. A lanciare la proposta di un plafond milionario per l’economia padovana sono stati il presidente della Camera di commercio Antonio Santocono e l’intera giunta camerale padovana riunitasi lo scorso 4 marzo. Un piano che necessita però della collaborazione del Governo e dei ministeri dello Sviluppo Economico e delle Finanze. «Facciamo un patto» ha proposto Santocono. «Il Governo ci liberi dai vincoli della Legge di Stabilità e noi metteremo sul piatto risorse straordinarie a disposizione delle imprese colpite». Sul tavolo della giunta camerale padovana infatti c’è un piano di investimenti da 5,3 milioni circa 3 dei quali bloccati dalla Legge di Bilancio 2020 che vincola la spesa degli Enti camerali a non superare il tetto di spesa medio già stanziato per i tre anni precedenti. Un vincolo che di fatto costringe l’ente di piazza Insurrezione, la cui ricca dote finanziaria de-
riva della vendita di alcune importanti partecipazioni, a più che dimezzare le sue prospettive di investimento pure avendo nel frattempo approvato un aumento del 20% dei diritti camerali da incassare dalle aziende del territorio. «L’emergenza epidemiologica sta mettendo sotto pressione l’attività di moltissime imprese e settori della nostra economia» spiega il presidente della Cciaa di Padova. «L’epidemia sanitaria merita la massima attenzione, ma non dobbiamo assolutamente trascurare l’emergenza economica che si è creata. Ricordo infatti che dietro a ogni impresa al collasso, ci sono famiglie che tirano la cinghia o, addirittura, che non riescono più ad andare avanti. Per questo, come Camera sentiamo il dovere di intervenire per stare vicino alle nostre imprese, e lo facciamo in sinergia con le associazioni di categoria del territorio». Ma per farlo il Mise e il ministero della Finanze devono dare il loro via libera all’impiego di tutte le risorse previste dal piano. A queste, piazza Insurrezione, è pronta ad aggiungere altri fondi per offrire un’an-
i commercialisti
«Necessario lo stop dei versamenti fiscali Ires e Irap» Per tutte le imprese venete «è subito necessario uno stop agli acconti fiscali Ires e Irap 2020 per evitare alle imprese con il bilancio del 2019 in utile, di versare acconti alti in quest’anno che è iniziato con una pesante crisi economica sul territorio». È la richiesta dell’Ordine dei commercialisti di Padova. Fondamentale, aggiungono, è disporre la rateizzazione pluriennale del versamento del saldo degli acconti fiscali. «Le imprese del nostro territorio - osserva Dante Carolo presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Padova - non possono permettersi una crisi di liquidità, per questo motivo è necessario intervenire per tutelarne la stabilità finanziaria sia alleggerendo subito il carico fiscale, che è già alto nelle situazioni di normale amministrazione».
l’emergenZa
Sospensione e proroga dei pagamenti Tra gli interventi prioritari il presidente della Camera di commercio Antonio Santocono (in altro a destra con il ministro Stefano Patuanelli) indica l’estensione delle misure di sospensione e proroga dei pagamenti delle imprese.
cora di salvezza ad un territorio altrimenti sull’orlo di una nuova recessione economica. «Due settimane fa abbiamo inviato una lettera al Governo, al Mise e al Mef per chiedere due cose» chiarisce Santocono. «Lo sblocco del catenaccio imposto dal Governo alle risorse camerali a disposizione per sostenere le imprese e l’estensione delle misure varate di sospensione e proroga delle scadenze per i pagamenti delle imprese, anche al resto
della provincia padovana e a tutto il Veneto. Ora, visto il lievitare dell’emergenza, lanciamo al Governo un urgente appello affinché ci liberi in tempi rapidi dai lacciuoli della Legge di Stabilità, permettendoci di utilizzare le risorse economiche che qui a Padova abbiamo per un primo sostegno alle imprese. Chiediamo in particolare una maggiore flessibilità nell’utilizzo dei fondi camerali per il credito attraverso i moderni istituti di pa-
La denuncia di una titolare di un’azienda agricola di Piove di Sacco «Calo della domanda legato al virus, così ci mettono in ginocchio»
Crollo dei prodotti km zero «Abbiamo dovuto buttare 20 quintali di radicchio» IL CASO
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ffetto coronavirus anche sull’agricoltura locale con l’emergenza sanitaria che mette in difficoltà le imprese del territorio. Penalizzate le produzioni di stagione. «Abbiamo dovuto buttare» racconta Paola Franceschin, titolare a Piove di Sacco di un’azienda agricola, che è anche responsabile di zona della Confederazione Italiana agricoltori «venti quintali di radicchio di Verona e variega-
Paola Franceschin
to di Castelfranco a causa dell’emergenza coronavirus. Vendiamo i nostri prodotti d’eccellenza al Maap, il mercato agroalimentare di Padova. La struttura sta registrando un complessivo calo di domanda di ortofrutta. Non giungono richieste da parte dei negozi di frutta e verdura di prossimità sparsi in tutta la provincia. Questo perché vi è un sostanziale decremento del flusso dei clienti che escono dalle proprie abitazioni solamente per necessità stringenti». A terra da raccogliere l’im-
L’imprenditrice agricola al lavoro: buttati 20 quintali di radicchio fresco
prenditrice piovese ha lasciato qualcosa come mezzo ettaro di radicchio. Anche nel punto vendita al dettaglio legato all’azienda gli affari non vanno come al solito, con il giro di clientela ridotto al minimo e agli acquirenti più affezionati. Le difficoltà sono generali. Marco Zambon, presidente dell’associazione “Dalla Terra alla tavola”, è titola-
re di un’azienda agricola di Monselice. L’asparago è una fra le primizie prodotte, la cui varietà precoce è peraltro già pronta. Per l’emergenza sanitaria il Consorzio dell’Asparago di Pernumia non riesce però a reperire sufficiente manodopera. «Il Consorzio» spiega «è composto da venti imprese agricole cui fanno capo 250
gamento. Se lo farà, siamo pronti a rivedere senza indugi il Bilancio 2020 e incrementare immediatamente il plafond finanziario per varare progetti e risorse straordinarie a sostegno delle imprese in ginocchio a causa del Coronavirus e correre così in loro aiuto. Sarebbe un segnale decisivo da parte del Governo e siamo certi che le nostre imprese ne trarrebbero importanti benefici per ripartire». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
operai stranieri, soprattutto romeni, che normalmente fanno la stagione, da metà marzo a metà maggio. Ci riferiscono che non se la sentono di venire in Italia anche perché, una volta rientrati in Romania, sono tenuti a sottostare a una quarantena di due settimane. Di fatto, per loro il gioco non vale la candela». «Chiediamo che si intervenga con un piano straordinario di aiuti economici alle aziende agricole che subiscono danni sia nella produzione sia nella vendita dei prodotti» dichiara il presidente di Cia Padova, Roberto Betto «che veda la Regione direttamente coinvolta nella gestione ed erogazione dei finanziamenti. Siano annullati, non sospesi, i contributi previdenziali Inps e quelli Inail relativamente alle attività agricole. Occorre infine garantire liquidità alle imprese agricole per estinguere i debiti bancari attraverso mutui a tasso zero. Per ovviare alla questione degli operai stagionali che non si trovano proponiamo di tornare all’utilizzo dei voucher semplificati». — Alessandro Cesarato
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VENERDÌ 6 MARZO 2020 IL MATTINO
PRIMO PIANO
L’allarme globale: la medicina in trincea
lanciato a marghera
Il progetto prevede 3300 nuovi test A fianco un’immagine della popolazione di Vo’ in piazza; sopra, da sinistra: il presidente della Scuola di medicina di Padova Stefano Merigliano, l’assessore regionale alla sanità Manuela Lanzarin, il governatore del Veneto Luca Zaia e Rosario Rizzuto rettore del Bo; a destra: un microbiologo esamina il tampone eseguito su un paziente.
Vo’ diventa laboratorio Tamponi bis e confronto Primo studio al mondo L’indagine epidemiologica dell’ateneo di Padova è stata finanziata dalla Regione Il rettore Rizzuto: «Un’occasione straordinaria». Zaia: «La parola agli scienziati»
Filippo Tosatto VENEZIA. «È l’ora della scien-
za», scandisce Rosario Rizzuto, quasi a tacitare l’assordante, fastidioso, chiacchericcio generato dall’epidemia. L’allusione del rettore dell’università di Padova corre alla piccola comunità di Vo’, sui Colli Euganei. Isolata da dodici giorni dopo la scoperta di un focolaio di coronavirus (il primo nel Veneto, accompagnato da un decesso) la popolazione diventerà il laboratorio di una ricerca inedita nel panorama internazionale. Dopo lo screening di massa che ha consentito la scoperta di una novantina di casi positivi, da oggi - alla conclusione della quarantena - i 3300 abitanti saranno sottoposti ad una seconda tranche completa di tamponi, ribattezzata “tempo uno” i cui esiti saranno confrontati con quelli effettuati all’apparire della malattia (il “tempo zero”) allo scopo di studiare la «storia naturale» del virus, definirne al meglio le dina-
miche di trasmissione e individuare le classi di rischio stratificate per morbilità e mortalità. OGGI ARRIVA LA COLONNA
Obiettivi accademici e finalità pratiche: «Contiamo di raccogliere informazioni innovativee e preziose per comprendere l’evoluzione epidemiologica e mettere a disposizione delle autorità sanitarie strumenti fondamentali di controllo del contagio», fa eco il presidente della Scuola di medicina Stefano Merigliano. L’iniziativa, che avrà inizio alle 8 di stamani e si protrarrà per tre giorni, è stata lanciata dal comando della Protezione civile a Marghera, alla presenza di Luca Zaia e dell’assessore Manuela Lanzarin. «La Regione ha condiviso il progetto universitario finanziandolo aprendo una linea di spesa di 150 mila euro», commenta il governatore «dare la parola agli scienziati è la cosa giusta da fare, saranno loro a mettere a disposizione del Veneto, dell’Italia e del mondo intero quello che potrebbe esse-
re un grande contributo nella lotta a questo virus, che tanto prima sarà battuto quanto prima riusciremo a conoscerlo a fondo»; «Ringrazio, a nome di tutti, gli straordinari abitanti di Vo’che daranno la loro adesione su base volontaria, li assicuro che non sono cavie ma protagonisti di una svolta preziosa. Hanno pagato il tributo più alto all’emergenza, ho chiesto al premier Conte che domani, alla scadenza dell’ordinanza di chiusura, siano finalmente liberati dal cordone sanitario. Confido che ciò avvenga». LA REGIA DI MERIGLIANO
«Il secondo campionamento si rivelerà una straordinaria miniera di notizie, capa ce di focalizzare la dinamica virale correggendo i dati deduttivi e tavolta grossolani in circolazione», rincara Rizzuto. Al suo fianco, Merigliano conferma la sua presenza odierna a Vo’: «Il prefetto ha autorizzato l’ingresso di una colonna composta da tre automezzi e una quindicina di persone, tutte volon-
ruzzante (leu)
«Stop ai ricoveri non urgenti in ospedali privati» «Com’è possibile che in piena emergenza corona-virus gli ospedali privati veneti, invece di dare una mano alla sanità pubblica che rischia il collasso, ricoverino decine di pazienti extra-regione occupando preziosi posti letto, che scarseggiano, per interventi non urgenti o comunque differibili?», chiede Piero Ruzzante, consigliere regionale di Liberi e uguali «l’ultimo caso è quello di venti pazienti provenienti dalla Lombardia, ricoverati in una struttura privata in un’unica giornata. Ho chiesto alla Giunta regionale di imporre ai privati accreditati uno stop dei ricoveri per prestazioni non urgenti».
tarie, medici dell’Azienda ospedaliera e infermiere della Croce Rossa (rappresentata da Gianpietro Ruppolo e Rosanna Facchinato). Ad accoglierli sarà il sindaco Giuliano Martini, che ha garantito la piena partecipazione dei cittadini; i test si svolgeranno nei locali scolastici e il responso è previsto nel giro di una settimana: i laboratori di Padova sono in grado di esaminare 1500 prelievi al giorno ma la precedenza - avvertono i medici - va all’assistenza dei pazienti in condizioni di urgenza. I MODELLI E LE PREVISIONI
«Sarà come accendere la luce in una stanza buia», afferma Zaia. Ma a cosa mirano, esattamente, gli esperti? «Cerchiamo indicazioni inedite, come il tasso di trasmissione e di mortalità, il tempo di raddoppiamento delle infezioni, il rapporto tra positivi non sintomatici e i sintomatici, la curva di regressione del morbo e la durata effettiva dell’infezione. Insomma, la metrica dell’epidemia», puntualizza Andrea Crisanti, il direttore dell’Unità direttore di Microbiologia e Virologia, fiducioso che il progetto permetterà la verifica dei modelli matematici utili ad analizzare i rischi e a valutare l’effetto delle misure in atto»; «Le linee guida che ne scaturiranno potranno essere trasferite in altre aree con focolai epidemici e contribuire al contenimento del virus su scala nazionale e internazionale», è la previsione del virologo «il modello, così, sarà validato su altre coorti di pazienti ed eventualmente affinato per migliorane la potenza predittiva», ovvero la facoltà (mai così auspicata) di delineare con ragionevole approssimazione gli scenari futuri. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
il deputato Veneziano
La Francia blocca Maniero (M5S) E Fico protesta Si riapre un’altra querelle tra Italia e Francia sullo sfondo del coronavirus. Il deputato dei Cinque Stelle, Alvise Maniero, presidente della delegazione italiana all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, non è potuto entrare nel parlamento di Parigi. Il motivo dello stop? «Perché vengo dal Veneto», ha raccontato lui stesso all'Ansa, spiegando che alcuni capigruppo dell'Assemblée Nationale hanno chiesto di adottare le disposizioni restrittive per chi viene dalle zone a rischio. «Sono d'accordo con l'adozione di misure preventive, ma allora devono essere applicate a tutti ha commentato Maniero -. Io non vengo da nessuna zona rossa e non presento alcun sintomo». La vicenda però non si è fermata sulla porta di Palazzo Borbone e ha suscitato subito reazioni a Roma. A partire dal presidente della Camera, Roberto Fico, che ha scritto una lettera al suo omologo francese, Richard Ferrand, per esprimergli il suo «più profondo sconcerto». «La decisione adottata nei soli confronti del deputato italiano non sembra trovare fondamento in determinazioni assunte a livello europeo o nazionale. Riterrei in ogni caso doveroso - ha sottolineato il presidente della Camera - che ogni decisione in proposito venisse adottata d'intesa con i Parlamenti interessati».