RASSEGNA STAMPA DEL 9 MARZO 2020

Page 1

09-MAR-2020 Estratto da pag. 25 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 25 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 8 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 8 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 8 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 12 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 21 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 21 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 26 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 4 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 25 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 26 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 8 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 46 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 46 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 8 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 13 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 10 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 10 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 10 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 10 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 10 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 13 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 13 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 1 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 12 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 12 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 8 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 36 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 9 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 9 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 1 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 6 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 13 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 1 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 1 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 7 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 13 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 1 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 1 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 14 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 14 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 25 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 25 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 12 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 29 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 29 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 9 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 1 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 9 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 9 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 8 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 8 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 1 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 1 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 19 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 19 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 19 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 16 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 4 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 4 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 3 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 2 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 4 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 4 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


09-MAR-2020 Estratto da pag. 1 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


6 Primo Piano

L'ARENA

Lunedì 9 Marzo 2020

Lacittàeilcoronavirus L’emergenzae lecontromisure adottate

Dadomanialvia icontrollisanitari alBrennero

Scattano domani i controlli sanitaridelleautoritàaustriachealBrennero. Al valico italo-austriaco opereranno due squadre per effettuare controlli a campione sull’auto-

strada, sulla statale e sui treni, ha annunciato il governatore tirolese Guenther Platter all’agenzia Apa. Saràrilevatalatemperaturacorporea e ai viaggiatori sarà chiesto da

dove sono partiti. Controlli sono previstiancheapassoResiaePrato alla Drava. Platter ha rinnovato l’appello ad evitare il più possibile viagginellezonea rischio.

LASITUAZIONE. Siregistrano i primidecessi nel nosocomioscaligero. Sale a 66il numero deicontagiati

Ilviruscolpisce a Verona Duemorti a BorgoRoma Avevano83 e87anni,eranostatiricoveratidaqualche giornoall’ospedaleconunquadroclinicocomplicato Unomalatooncologico,l’altrocongravecardiopatia

LA MAPPA. La distribuzione

sul territorio scaligero dei cittadini colpiti dall’infezione vede 11 pazienti al Policlinico di Verona, 3 al Mater Salutis di Legnago, 7 al Sacro Cuore di Negrar e, da ieri, uno all’ospedale Magalini di Villafranca. Nessuna dimissione, sempre ieri, da Borgo Roma, e nuovi ingressi, invece, a Negrar (pazienti passati da 4 a 7). In tutto il Veneto i contagiati, secondo gli ultimi dati disponibili di fine giornata erano 686 (con un incremento rispetto alle 24 ore precedenti di più 16) di cui 221 curati negli ospedali e, di questi, 50 nelle terapie intensive. I morti in Veneto, da inizio epidemia cioè dal 21 febbraio, positivi al virus, sono stati 19. LAPOLEMICA. E’ su numeri co-

Unanzianogiungein ambulanza inun reparto allestitoper ipazientiaffettida coronavirus Camilla Ferro

Erano arrivati all’ospedale di Borgo Roma, nei giorni scorsi, con un quadro clinico critico. Febbre alta, tosse, difese immunitarie azzerate da patologie pregresse. Il Coronavirus ha fatto il resto. Al Policlinico, sabato notte, sono morti i primi due pazienti veronesi ricoverati nel reparto di malattie infettive contagiati dalla Sars-Cov2. Sono due anziani, uno di 83 e uno di 87 anni, uno ammalato oncologico e l’altro con una grave cardiopatia. Quando una infezione - una qualsiasi - arriva a colpire pazienti già in serio rischio di vita, rende statisticamente difficile riuscire a

sopravvivere alle nuove complicazioni. E così è stato per i due ultraottantenni di Verona, bersagli fragili uccisi dall’«infezione gialla». Non erano in terapia intensiva e non c’è stato il tempo - forse nemmeno le condizioni - visto l’improvviso aggravarsi del loro stato, di organizzare il trasferimento in rianimazione. ILREPORT. Nel giorno più dif-

ficile dell’emergenza Coronavirus, con le tre province del Veneto (Venezia, Padova, Treviso) chiuse, insieme ad altre 11 in Piemonte, Emilia Romagna e Marche, oltre che a tutta la Lombardia, la conta del contagio a Verona ha continuato ad avere nume-

ri contenuti, secondo un trend di crescita di sole 6 unità rispetto al giorno precedente. I casi veronesi positivi al Covid-2019 ieri sera erano infatti 66 (il giorno prima 60), di cui 22 ricoverati, tutti nei reparti di malattie infettive a parte 2 in terapia intensiva a Legnago. Anche in questo caso, si tratta di due cittadini, non giovanissimi, arrivati la scorsa settimana in ospedale con difficoltà a respirare e tosse e con un quadro di salute complessivo già fragile a causa di altre patologie: la risposta positiva al tampone del Coronavirus, ha confermato che anche loro erano contagiati, rendendo necessario il loro trasferimento alcuni giorni fa in rianimazione.

me questi «tenuti sotto controllo» che ieri il presidente Luca Zaia ha polemizzato contro la scelta del Governo di istituire le tre «zone rosse» - chiuse in entrata ed in uscita - in Veneto. «Roma si metta la mano sulla coscienza perchè o ci si fida del Comitato scientifico del governatore oppure no», ha detto spiegando che, avendo chiesto lo stralcio di Venezia, Padova e Treviso dall’elenco delle province in isolamento forzato, «il problema ora da affrontare è con Roma. Ogni situazione ha una storia a sè, quindi non si mettano a confronto realtà venete, con quelle lombarde e quest’ultime con quelle emiliano-romagnole, che è giusto siano trattate secondo le indicazione che i presidenti danno, col supporto della scienza». «Non ci chiamiamo fuori, è ovvio», ha continuato, «non facciamo gli scaricabarili, ma avevamo chiesto di essere coinvolti nella stesura del nuovo decreto. Non mi sono mai permesso di dissentire sulle misure imposte, anche se talvolta avrei fatto in altra maniera: sono eccessive rispetto ai numeri dell’epidemia in Veneto». •

Ildocumento

«Cureachiha più possibilità difarcela» L’appellodeimedici rianimatori lanciatoieri-duro ma necessarioper«scrollare» gli italianierenderliconsapevoli dellanecessitàdirispettare le misureanti contagio-ècinico: «Siamocostrettiariservare le terapieintensive aipazienti conmaggiorsperanza divita». Comedire,nell’emergenza Coronavirus,con gli ospedalial collassoc’è ilreale problemadi trovarepostilettointerapia intensivaper i casipiùgravi. Tradotto:«Bisognaessere responsabiliefaretuttoil possibileper contenere la diffusionedel contagioa tutela,aquestopunto, non solo degliinfettati madituttala popolazionechepotrebbenon averepiùl’assistenza sanitaria adeguatadifronteaun qualsiasiproblema disalute». Ilcomunicato diffusoieridalla SocietàitalianadiAnestesia, Analgesia,Rianimazione e TerapiaIntensiva (Siaarti) spiegainsintesiche«difronte allagravecarenzadelle risorse sanitarie,si puntaa garantire i trattamentidicarattere intensivoai pazienti con maggioripossibilitàdi successoterapeutico».Pergli specialistisitratta, quindi, di privilegiarela «maggior speranzadivita»del paziente secondoiltipo ela gravitàdella malattia,lapresenza dialtre patologie,l'età.«Le previsioni», sottolineail documento, «stimanounaumento deicasi diinsufficienzarespiratoria acutatalichepotrebbe rendersinecessarioporreun limiteanagraficoall'ingresso in rianimazione».Seil Coronavirusnonviene contenuto,le risorsesaranno riservateachi hapiù possibilità disopravvivenza. C.F.

LadecisionediPeschiera

AncheallaPederzoli creati14nuovipostiletto Percercare dirispondere nella manierapiùadeguata all’emergenzadaCovid-19, anchel’ospedalePederzoli di PeschieradelGarda (casadi curaprivataaccreditata al Serviziosanitarionazionale) ha messoa puntoalcuni posti lettospecialistici aggiuntivi comerichiesto dall’Azienda sociosanitaria9 Scaligeraa tuttele strutturedella provinciadi Verona. Ilpianoè statoelaborato nei giorniscorsi eprevede complessivamente l’attivazionediulteriori14 posti. Diquesti, 6sono previstiin Areaintensiva edestinatia pazientiche necessitanodi ventilazionemeccanica invasiva:sarannocollocati nell’areaadiacente alla Terapia

intensivaper facilitarela gestione clinicaeassistenzialedaparte del personalesanitario. Lealtreottodegenzesono da collocareall’interno delreparto di Pneumologiae sarannodestinate aeventuali pazienti affetti da Covid-19i cui sintomirichiedano assistenzaemonitoraggiodi tipo semintensivo,a cui sarà garantito unpercorso dedicatodal pronto soccorso. Perfar fronteal potenziamento ladirezione dell’ospedale ha previstodimetterea disposizione unnumero adeguatodiinfermieri attualmenteinservizioin altri repartidellastruttura, chehanno effettuatounaformazione specificaper consentirelorodi seguireinmaniera adeguata pazienticon patologie respiratorieeinsufficienza respiratoria. K.F.

fragili devono inoltre sapere che l’ansia è una reazione normale, un campanello di allarme utile a prendere precauzioni adeguate. Ma che, al contempo, devono guardarsi sia dalla sovraesposizione mediatica che dalle fake news, affidandosi solo a fonti di informazione accreditate (Ministero della Salute, ISS, Regione Veneto, medici curanti). A preoccuparci di più, in questo momento, sono tuttavia i pazienti già in carico, specie gli ansiosi, ipocondriaci, rupofobici, claustrofobici, con aspetti di ritiro sociale, che assaliti dal timore di contagio potrebbero abbandonare l’iter terapeutico. Ad essi andrà maggiore attenzione». E chi è in quarantena obbligatoria? «Il rischio più comu-

ne è cadere nello sconforto, o peggio in stati depressivi. Vuoi per le limitazioni alla libertà personale, vuoi per il terrore di perdere il lavoro, e in generale la propria stabilità e ruolo sociale, connessi alla chiusura forzata di certe attività e servizi. Il consiglio è gestire la quotidianità coltivando le proprie passioni - così si evita anche il controllo ossessivo dei social - e facendo un passo alla volta. Per i colleghi delle zone rosse e/o in isolamento siamo a disposizione con ogni tipo di supporto a distanza. Come può contribuire il mondo dell'informazione? «Privilegiando i messaggi utili all’autoprotezione e divulgando l’evolversi dei fatti con attenzione massima alla veridicità e ai toni». •

LA GESTIONE DELLA PAURA. L’Ordine del Veneto ha stilato un vademecum per orientare i propri iscritti nell’emergenza

Statidipaura, laricettadegli psicologi Orlando:«Ilsovraccarico informativogenerato soprattuttodaisocialpuò portare a reazioni eccessive» Francesca Saglimbeni

Tra scaffali di generi alimentari letteralmente svuotati, incette di amuchina e mascherine, locali semideserti, a contagiare nell’era coronavirus ci si mette pure la paura. Ma qual è il crinale tra psicosi collettive e corretta percezione del rischio? E quanto può influire la comunicazio-

ne sui comportamenti sociali e individuali dei cittadini? L’Ordine degli Psicologi e delle Psicologhe del Veneto presieduto da Luca Pezzullo ha stilato un vademecum per orientare gli iscritti nella gestione dell’emergenza. «L’approccio di alcuni organi di stampa, unito all’overload information, ovvero il sovraccarico informativo, generato soprattutto dai social, ha inciso sugli stati d’animo della popolazione portando a reazioni spesso spropositate (vedi il saccheggio dei supermarket) rispetto all’attuale contesto storico-sociale, do-

ve la grande distribuzione è in grado di garantire agevolmente un approvvigionamento quotidiano e idoneo ai bisogni di ciascuno», spiega Michele Orlando, consigliere scaligero dell’Ordine, mettendo in guardia da fobie ingiustificate. «Altro scherzo giocato dal panico è quello che ha portato a episodi di violenza, fisica o verbale, nei confronti di cittadini di altre nazionalità, di volta in volta additati come “untori“. Frutto di una pericolosa enfatizzazione delle notizie». Il timore dell’alta contagiosità, poi, pur fondato, «ha spinto alcu-

ne persone a mettersi in autoisolamento anche quando non necessario, col rischio di innescare stati d’ansia che possono sfociare nelle condotte irrazionali appena citate». Che fare, dunque, di fronte all’effettiva minaccia dell’infezione, per non perdere del tutto il contatto con la realtà/società? «L’aumento dei contagi non è certo da prendere sottogamba. Preso atto delle misure preventive dettate dalle autorità sanitarie, è bene metterle in pratica, purché muniti di buon senso. I soggetti emotivamente più

MicheleOrlando


LUNEDÌ 9 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

PRIMO PIANO

21

L’allarme globale: la situazione sanitaria nel Bellunese

Un medico bellunese in trincea a Vo’ «Questa non è una normale influenza» Renato Salvador, docente all’Università di Padova, è stato nel paese in quarantena per intervistare i contagiati pone tutta la popolazione che già aveva fatto un tampone nelle scorse settimane. E poi, soprattutto, abbiamo intervistato i cinquantatré cittadini che erano risultati positivi. Abbiamo ricostruito assieme a loro la loro storia clinica, uno ad uno, per capire se avessero pregresse malattie o immunodepressioni, e per capire qual è stata la loro storia in questi quattordici giorni e quale terapia hanno seguito». Intervistato dal Tg2, Salvador ha evidenziato l’ottima affluenza e la collaborazione da parte dei cittadini. «Sono state molto importanti soprattutto le interviste che abbiamo fatto ai positivi. Capire la storia del contagio, dei sintomi, la durata dei sintomi, capire

Nicola Pasuch VO’ EUGANEO. Capire come si è

comportato il Coronavirus nel comune padovano di Vo’ Euganeo, isolato da oltre due settimane, per studiare il virus e cercare di dare risposta a qualcuno dei dubbi che esistono attorno ad esso. C’è anche un ricercatore e chirurgo bellunese, Renato Salvador, poco più che quarantenne, di Ponte nelle Alpi, tra coloro che sono impegnati “in trincea” per aiutare a impedire la diffusione del virus. Salvador, che insegna all’università degli studi di Padova (dove oggi, tra l’altro, dal suo studio, presenzierà a distanza alla discussione di una tesi di laurea) e che è ricercatore e chirurgo dell’esofago, sabato si trovava nel comune di Vo’ Euganeo assieme alla Croce Rossa per sottoporre al tampone la popolazione e intervistare coloro che al precedente tampone erano risultati infetti. «Eravamo lì nell’ambito di uno studio che nasce dalla facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università degli Studi di Padova. Uno studio volto a capire come si sta comportando il virus in un ceppo di popolazione molto ristretto come quello di Vo’ che è stato messo in quarantena fin da subito. Esso rappresenta una fonte d’informazione unica al mondo, perché coloro che abitano lì non hanno avuto contatti con l’esterno per tutto il tempo. In questo momento ci sono tanti punti di domanda. Non sappiamo come si comporta questo virus, se muta nella trasmissione da una persona all’altra, quanto tempo impiega il corpo a trovare le difese». Cosa avete fatto, dunque, nel corso del fine settimana? «Abbiamo sottoposto a tam-

«Non sappiamo ancora come si comporta il Coronavirus e occorre studiarlo»

Qui sopra Renato Salvador, in alto i sanitari a Vo’ Euganeo

chi erano le persone più a rischio al di là dei luoghi di contagio direi che è uno dei punti fondamentali per lo studio». I tamponi sono proseguiti anche nella giornata di ieri. Già nei giorni scorsi il rettore dell’università di Padova Rosario Rizzuto, il governatore del Veneto Luca Zaia, il presidente del consiglio della scuola di Medicina e chirurgia di Padova Stefano Merigliano ed il direttore di Microbiologia e virologia dell’Università di Padova Andrea Crisanti avevano annunciato questo studio di estrema importanza per conoscere più da vicino questo virus. Salvador, che è anche dirigente sportivo (è consigliere regionale della federazione italiana bocce) e giocatore di bocce (capitano del Dolada nel campionato di A2), si espri-

la quaresima

Messe a porte chiuse anche ieri Il vescovo: «Non abbattiamoci» BELLUNO. Messe a porte chiuse anche ieri. Dalla celebrazione di Marangoni, nella cappella del Centro Giovanni XXIII, alla basilica di Cortina, a tutte le altre chiese. «C’è in tutti noi un germoglio di trasfigurazione», ha cercato di rincuorare il vescovo, spiegando il Vangelo della trasfigurazione. «Non siamo soltanto le inquietudini, le paure, il disorientamento, il “non saper cosa fare” di questi giorni

in cui sembriamo in balia di un virus che è improvvisamente comparso e si muove indifferente, come se esso si prendesse gioco di noi. In ogni situazione in cui qualcosa ci sovrasta, noi percepiamo la nostra fragilità, la condizione di incertezza in cui viviamo. Eppure la vita che abbiamo ricevuto è ben oltre ciò che noi stessi riusciamo a realizzare e gestire». Il vescovo ha sollecitato, «anche in questi giorni, anzi pro-

prio per quello che sta succedendo in questo tempo quel “è bello” riconosciuto da Pietro dinnanzi a Gesù sul monte della trasfigurazione». Un invito a non demoralizzarsi, anzi a reagire positivamente, a dare un senso al cammino ancora da percorrere. Se Marangoni ha celebrato in diretta tv con Telebelluno, nella basilica di Cortina, don Ivano Brambilla si è affidato a Radio Cortina, facendo intendere quanto la

Il vescovo Renato Marangoni durante una messa

me poi sull’opportunità della decisione – presa da gran parte delle federazioni – di fermare i campionati e le manifestazioni sportive. «Sulla questione di aver sospeso i campionati e le manifestazioni che comportano la presenza di pubblico – commenta Salvador – mi trovo assolutamente d’accordo. Anzitutto perché abbiamo ancora troppi punti di domanda su questo virus. Mi rammarico parecchio quando sento che si paragona questo virus ad un semplice virus influenzale. Per quest’ultimo, infatti, ogni anno ti vaccini, sei preparato, è un virus che conosci o quantomeno che ti aspetti. Di questo Coronavirus, invece, non sappiamo davvero troppe cose. Sono pertanto d’accordo con la decisione di sospendere i campionati. Anzi, non avrei fatto alcuna distinzione tra Nord Italia e Sud Italia. Perché è un virus che come si è diffuso al Nord, o in altri Stati europei, potrebbe propagarsi al Sud. Voler credere che sia unicamente circoscritto ad una determinata area è un po’ come mettere la testa sotto la sabbia». C’è chi parla di annullare i campionati della stagione in corso… «In questo momento è troppo presto per sbilanciarsi. Personalmente, come dirigente sportivo, non sarei favorevole all’annullamento dei campionati in corso. Penso, al contrario, che non sia una tragedia se per una volta si terminerà la stagione a giugno, o magari a luglio o ad agosto. Credo invece che annullare i campionati non sarebbe molto rispettoso nei confronti delle società che da molti mesi fanno degli sforzi, ricercano sponsor e si prodigano per portare a termine la stagione sportiva. Sforzi che diverrebbero vani, qualora si annullasse la stagione». —

chiesa fosse vuota. «Ci mancate voi bambini, con quella vostra confusione che qualche volta ci ha sollecitato a chiedere silenzio. Vi chiedo scusa», ha detto il sacerdote. Che poi ha ammesso: «Mi manca la vita, vedendo il vuoto di questa chiesa, mi manca la gente. Mi mancano perfino i cellulari che talvolta squillano durante le mie prediche». Poi un caldo invito alla speranza, nonostante tutto, «per vincere questo momento di disperazione». Non è escluso che i vescovi del Veneto mettano a punto nuove misure di sicurezza in relazione al decreto. Questa sarà la prima Quaresima della storia della Chiesa senza celebrazioni della messa e i riti della via crucis. — F.D.M.


6

LUNEDÌ 9 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

PRIMO PIANO

L’allarme globale: lo scontro politico

Variati: «Nessun divieto per chi lavora La salute va difesa, Zaia sia prudente» Il sottosegretario agli Interni: le province di Padova, Venezia e Treviso non sono state messe in quarantena Albino Salmaso

il sindaco di venezia

PADOVA. «Il cuore del sistema

Brugnaro: faremo quanto serve Collaboriamo

produttivo del Veneto non è finito in quarantena come a Vo’: il governo è stato costretto a ridurre la mobilità in Lombardia e nelle 14 province dove i focolai di coronavirus sono più virulenti perché manca la percezione della gravità del pericolo. Bisogna però saper leggere l’ordinanza. C’è scritto che la popolazione deve “evitare” gli spostamenti ma non scatta alcun divieto tassativo, tranne che per le persone colpite dall’infezione. Oggi e fino al 3 aprile tutti potranno andare al lavoro come sempre». Achille Variati, sottosegretario agli Interni ammette che il governo Conte2 dovrebbe andare a scuola di comunicazione e a Luca Zaia manda un messaggio chiaro: la prudenza è una virtù quando si tratta di salvaguardare la vita delle persone. Sottosegretario Variati, lei è davvero convinto che questa sia la strada giusta per contrastare la diffusione del virus? «Il governo ha adottato un provvedimento straordinario molto severo per contrastare una malattia che ha una diffusione velocissima: contro il coronavirus non ci sono né farmaci né vaccini. Bisogna solo evitare i contatti. Invece abbiamo visto foto emblematiche dei navigli di Milano e delle piazze del Veneto dove la gente sta allegramente insieme e si dà la mano. Altro che il metro di distanza. Nessuno si è posto il problema che a poche centinaia di metri negli ospedali si vivono ore drammatiche, con i reparti senza più letti per la terapia intensiva. Va quindi corretta la percezione collettiva dell’emergenza». Ma un conto è chiudere i

Achille Variati saluta con affetto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

«Purtroppo non c’è ancora l’esatta percezione del pericolo sanitario» bar alle 18, altra cosa invece impedire a chi vive nelle province di Padova, Venezia e Treviso di spostarsi al di fuori di questi perimetri. Lei che dice? «Le dico che il cuore del Veneto non è finito in quarantena come a Vo’ e a Lodi. Non ci saranno i militari ai caselli delle autostrade. L’articolo 1 dice che bisogna evitare gli spostamenti ma non fa divieto di uscire da casa. Le faccio qualche esempio: la commessa padovana che lavora alle Piramidi di Grisignano potrà andare nel negozio. Senza ostacoli. Meglio se porterà con sé una dichiarazione del datore di lavoro che spiega la

motivazione oggettiva del trasferimento. Nessun problema anche per i lavoratori autonomi e gli artigiani di Venezia, Padova e Treviso che debbono raggiungere il resto del Veneto e d’Italia sempre per i loro affari. Le 14 province e la Lombardia non sono in quarantena. E chi verrà fermato per i controlli dovrà dire solo la verità: sto andando a lavorare». Quindi nessun giro di vite con una sorta di confinamento ai domiciliari? «No, c’è un altra raccomandazione: chi ha la febbre a 37,5-38 con un colpo di tosse e il raffreddore si deve fermare subito. Ma se debbo accompagnare i figli dai nonni che stanno un po’ più in là delle province sorvegliate, li accompagno. Se c’è una visita specialista si va in ospedale». E i l paventato blocco delle merci? «Dove sta scritto? Non esi-

baretta, ferrazzi e la businarolo

«Il governatore del Veneto fa un’opposizione solitaria» VENEZIA. «Al posto di Zaia sa-

rei più prudente. Il fatto che ci venga detto che la situazione sanitaria in Veneto è al momento sotto controllo non significa che il rischio di diffusione del virus sia scomparso. Tanto più che la rapidità del contagio dipende proprio dalle relazioni interpersonali e dai contatti non solo tra i cittadini veneti ma anche con il resto del territorio. Almeno in questo momento è meglio

mettere al primo posto la prevenzione che mettere a rischio la salute pubblica del Veneto e dell'intero paese».Così il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta sulle misure straordinarie previste dal Dpcm. «È chiaro che più restrittive sono le misure e più le conseguenze economiche sono pesanti e vanno affrontate con gli interventi già preventivati e altri ancora, mettendoci dalla parte delle famiglie, del-

le imprese, dei lavoratori. Ma solo se sconfiggiamo il virus riusciremo a ripartire». Dello stesso avviso anche il senatore Andrea Ferrazzi del Pd. «La fuga di notizie relative alla bozza di decreto di ieri sera è grave e chi l’ha procurata e strumentalizzata ha una grave responsabilità e ha fatto un grande danno al paese. Il decreto è stato firmato dal Presidente del Consiglio dei Ministri e pubblicato nella Gazzet-

ste. Il rifornimento delle merci è garantito, i camion continueranno a circolare su tutte le strade. Non ha senso dare l’assalto al supermercato per le scorte di acqua minerale. Se un ristorante vuole fare un catering a domicilio o portare una pizza sarà benvenuto. Purtroppo c’è stata una mano criminale che sabato ha diffuso ai social una copia incompleta e non ufficiale dell’ordinanza e ciò ha generato il caos con l’assalto ai treni a Milano. Aeroporti e stazioni sono aperte, chi ha creato panico è un criminale». In Veneto c’è Zaia che continua a dire che si tratta di un provvedimento eccessivo e chiede la revoca dell’ordinanza per le tre province: lei che ne pensa? «Zaia sta facendo un lavoro importante grazie a un sistema sanitario d’eccellenza che ha ereditato. C’è qualche crepa, ma lo invito alla pru-

ta ufficiale, per cui è efficace. La gestione deve avere un unico livello di decisione nazionale, sentiti i livelli territoriali. Il virus infatti non ha confini provinciali, regionali e nazionali. Di conseguenza se ogni regione decide da sé si fa solo confusione. Al contrario, sono convinto, servirebbe un vero coordinamento europeo e globale», spiega Ferrazzi. Poi il passaggio decisivo: «Quanto previsto dal decreto di questa notte non è l’estensione della zona rossa già presente nei 10 comuni del lodigiano e a Vo’ euganeo. In quei comuni, con il vecchio decreto, vi era il divieto di uscita ed entrata, con tanto di posti di blocco, controllo delle stazioni, sanzioni pesanti in caso di violazioni»

«Penso siano necessari chiarimenti urgenti sugli spostamenti delle merci e dei lavoratori». Lo scrive su Twitter il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, riferendosi al nuovo Dpcm sul Coronavirus. «Letto il provvedimento definitivo. No comment sulle modalità - prosegue Brugnaro - facciamo tutto quello che serve per la salute dei cittadini. Siamo e saremo sempre a disposizione con spirito costruttivo». Renato Brunetta, deputato Fi di Venezia, invita la Consob a vigilare sull’apertura della Borsa.

«Sono stati stanziati 7,5 miliardi, 6 dei quali aiuto diretto al mondo dell’economia» denza. La situazione è sotto controllo ma se un’équipe di assoluto valore scientifico che collabora con Palazzo Chigi ha ritenuto che i focolai di Padova, Treviso e Venezia siano tali da essere ancora controllati, allora è bene evitare narrazioni diverse. La scienza dovrebbe essere sovrana e quindi la prudenza è assolutamente necessaria. Se il picco di ammalati dovesse crescere rapidamente al punto da occupare tutti i posti di terapia intensiva previsti, allora sarebbe il dramma. E qualsiasi divieto sarebbe tardivo». Ma le controdeduzioni di Zaia verranno valutate?

PIERPAOLO BARETTA SOTTOSEGRETARIO ALL’ECONOMIA

Il sottosegretario: «Almeno in questo momento è meglio mettere al primo posto la prevenzione degli anziani»

«Certo, nel rispetto delle procedure e senza fretta. Deciderà il comitato medico: Padova, Venezia e Treviso sono state inserite nell’elenco dal team di scienziati e non dalla politica. A Zaia dico: questo è il momento della collaborazione e non vanno lasciate pieghe alle pseudopolemiche secondo cui c’è un “cattivo” a Roma che impone divieti e un “buono” in Veneto che salva l’economia. Siamo tutti nella stessa barca». Le associazioni di categoria, a partire da Confindustria, sono però convinte che si va verso la paralisi dell’economia e non risparmiano le critiche. «Ci rendiamo conto che il turismo è in ginocchio e intere filiere produttive rischiano la paralisi con il blocco delle forniture dall’estero. Proprio per questo il governo ha stanziato i primi 7,5 miliardi di cui 1,5 destinati alla sanità per aumentare i posti di rianimazione. Gli altri 6 miliardi vanno agli ammortizzatori sociali e agli aiuti alle attività economiche, alle moratorie bancarie con la sospensione dei versamenti fiscali. Siamo solo all’inizio e forse bisognerà pensare alla cancellazione degli obblighi. La situazione è pesante ma la priorità assoluta è vincere la battaglia sanitaria nel giro di due settimane. Una sfida delicatissima che richiede la collaborazione di tutti i cittadini». Insomma, sperate di debellare il coronavavirus entro il 3 aprile? «Certo, poi dovrà partire una campagna di promozione dell’immagine italiana nel mondo. Basta con chi diffonde il dubbio che l’infezione possa passare anche nel prodotto, ill food italiano che non ha rivali nel mondo. Siamo pronti a ripartire con grande slancio». —© RIPRODUZIONE RISERVATA

Infine Francesca Businarolo del M5s critica Zaia. «La crescita importante di contagi in alcune province del Veneto, a Padova 33 casi in 12 ore, pari al +25%, dimostra come la scelta di estendere le misure precauzionali anche alla nostra Regione sia più che sensata, obbligatoria. È triste vedere l’opposizione solitaria del governatore Luca Zaia, mentre i suoi colleghi, anche dello stesso partito, invocano rigore. La settimana scorsa chiedeva di aprire le scuole, ora non salga ulteriormente sulle barricate. In questo momento serve unità, non messaggi ambivalenti», afferma la deputata del M5s Francesca Businarolo, presidente della commissione Giustizia della Camera. —© RIPRODUZIONE RISERVATA


4

LUNEDÌ 9 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

PRIMO PIANO

L’allarme globale: lo scontro politico la festa della donna

Casellati: decisivo il ruolo del team di ricercatrici per isolare il Covid-19 PADOVA. «Voglio dedicare la

Sopra il governatore del Veneto Luca Zazia e, a destra, il brindisi ieri mattina al confine territoriale della frazione di Zovon di Vo’ (FOTO NICOLA PIRAN)

ricorrenza dell’8 marzo a tutte le donne italiane che con le loro storie, la loro azione, il loro esempio in famiglia, nel lavoro e nelle istituzioni, hanno costruito l’Italia e ancora oggi danno un contributo fondamentale allo sviluppo della società e della Nazione». Lo dichiara il Presidente del Senato Elisabetta Casellati in occasione della Giornata Internazionale della Donna. «Anche in questa fase di emergenza l’apporto delle nostre ricercatrici è stato decisivo per isolare il Coronavirus. Nel nostro Paese - continua grandi passi in avanti sono stati fatti nell’affermazione della condizione femminile, ma molto resta ancora da fare, non solo sotto il profilo culturale ed educativo ma anche sul piano normativo per conciliare lavoro e famiglia. Mi auguro che l’8 marzo non si celebri più, perché questo significherebbe che davvero la parità è stata raggiunta», ha concluso la Casellati. Anche per la sindaca di Torino Chiara Appendino, «in questa #festadelladonna il pensiero va a tutte quelle

donne che sono in prima linea per affrontare l'emergenza #COVID19». «Tutte aggiunge in un tweet -. Dalle professioniste della sanità, fino alle nonne e alle mamme che hanno visto trasformarsi l'ordinario in straordinario. Vi siamo vicini». «Grazie in particolare alle tantissime che stanno lavorando nelle corsie degli ospedali e nella nostra sanità per assistere tutte le persone che hanno bisogno di cure»: lo scrive su Fb il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, postando la foto di una mimosa per la festa delle donne. «In questi giorni conclude Bonaccini - la loro forza e professionalità sono ancora più preziose».

Zaia critica il pugno di ferro di Conte «Abolire le 3 zone rosse per il Veneto» Il governatore impegnato tutta la notte nella trattativa con il governo per evitare l’isolamento di Padova, Venezia e Treviso Mitia Chiarin MESTRE. «Abbiamo avuto il de-

creto quando ormai tutti già ce l'avevano. Non è lesa maestà; il problema è che un decreto così importante in bozza, andrebbe secretato elaborato, osservato e dopodiché, per evitare psicosi, panico andrebbe diffuso quando strutturato, consolidato, definito e soprattutto deciso come deve essere comunicato». Comincia con il carico “da novanta” polemico, il punto stampa ieri mattina a Marghera del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. Ai giornalisti che chiedono conto delle nuove misure decise dal governo Conte, con la zona rossa nelle province di Venezia, Padova e Treviso, e con la gente che chiede da oggi cosa accadrà con i vari spostamenti, specie per lavoro, lui fa subito capire che non ha risposte pronte da dare. «Andate a chiederlo ai prefetti, non posso dare interpretazioni di provvedimenti non nostri e non è uno scaricabile. Volevamo metterci del nostro, non ci è stato possibile e dato il tempo necessario». E precisa: «Con Fontana e Bonaccini, presidenti di Lombar-

dia ed Emilia Romagna, ci siamo sentiti alle due e 30 di notte e abbiamo lavorato assieme. Eravamo ancora convinti, prima della sorpresa della conferenza stampa del presidente Conte, che ci fosse la possibilità di arrivare al mattino con la chiusura del decreto». Le cose sono andate diversamente. E le domande restano senza risposta. «Le norme vanno applicate altrimenti l’alternativa è il coprifuoco», insiste.

comitato scientifico la classificazione delle tre province di Padova, Treviso e Venezia come tre aree rosse, perché non lo sono», ribadisce il concetto il governatore leghista. «Si tratta di tre cluster: uno a Treviso, che è di tipo ospedaliero. Qui abbiamo isolato 122 persone in totale tra ospedalieri, pazienti e cittadini. Il cluster di Padova è quello di Vò, con i 66 casi del comune isolati per 14 giorni e i nuovi tamponi che ci danno ragione. E poi c’è

«Abbiamo avuto il decreto quando tutti già ce l'avevano Non è lesa maestà»

«Cosa dico alle 600mila imprese della nostra regione? Qui si deve lavorare» L’apertura del blocco a Zovon di Vo’ (FOTO PIRAN)

Comprese quelle di un gruppo di rappresentanti della comunità bengalese veneziana, presenti al punto stampa, per girare un video ai connazionali presenti in città. «Le leggi non possono essere precise al millimetro, però è altrettanto vero che un decreto così importante deve togliere alcuni dubbi. Dubbi che noi volevano chiarire, affrontare e non ci è stato possibile», precisa Zaia. «Abbiamo sem-

pre dimostrato senso di responsabilità, senso delle istituzioni e senso del lavoro di squadra, che vogliamo dimostrare anche oggi. Non è tempo di polemiche politiche però è pur vero che l'obbligo nel decreto, nella parte fondamentale che ci impone di accettare a metà Veneto misure differenti dall'altra metà, c'è molto da ridire». La richiesta a Roma è quella di stralciare dal decreto della zona rossa le

tre province venete. E per dare sostanza alla richiesta, il governatore sempre nella notte di sabato aveva messo al lavoro il comitato scientifico a supporto dell’Unità di crisi che ha inviato un rapporto al governo, indirizzato a Giuseppe Conte e al ministro della salute, Roberto Speranza. Insomma, ribadisce, la richiesta di stralcio nasce da una verifica scientifica dei dati. «Abbiamo contestato con il

il cluster veneziano, anche questo ospedaliero. A fronte di cluster circoscritti, e che non interessano in maniera diffusa la popolazione generale, non si comprende la misura che appare scientificamente sproporzionata all’andamento dell’epidemia». Il concetto viene ribadito. «Roma si metta la mano sulla coscienza. O ci si fida di un comitato scientifico del Governatore oppure no», insiste con i gior-

nalisti che lo incalzano. «Sono convinto che ci volesse un decreto, ma che fosse un decreto che magari dicesse in maniera più chiara le regole. Per interpretare questo decreto ci vorrebbe minimo una circolare attuativa. Così è difficile dare una risposta ai cittadini», insiste nella sua critica a tutto campo il governatore che chiede risposte per le 600mila imprese venete. «Cosa diciamo loro?» insiste. Poi torna a riunirsi con la Unità di crisi nella sede della Protezione civile. Rinviando a possibili novità nel corso di una domenica caotica, preoccupata, e incerta sugli effetti da oggi del provvedimento del governo. Prima di andarsene, si toglie anche qualche sassolino, come la difesa dei giovani come Alice De Bortoli, quindicenne da un milione mezzo di follower su Instagram che stanno collaborando a far passare i messaggi fondamentali della campagna anti Coronavirus (igiene personale, distanze di almeno un metro, via dai luoghi affollati). «Chi critica il fatto che questi giovani ci aiutano a dare messaggi chiari ai coetanei, dimostra visione retrograda». — © RIPRODUZIONE RISERVATA


VI

Primo Piano

Lunedì 9 Marzo 2020 www.gazzettino.it

I giorni del virus

«Noi, medici in prima linea con mascherine che sono inutili» Lo sfogo di un dottore di base nei confronti dell’Ulss: «Ci ha fornito strumenti non idonei a evitare il contagio» `

LA PROTESTA MESTRE Mandati in guerra con le scarpe di cartone e il fucile a tappo. Si sentono così i medici di famiglia, il primo baluardo contro l’attacco del coronavirus. Del resto quando ci si sente male, il primo pensiero è proprio quello di rivolgersi al medico di base che, dunque, è il più esposto al contagio.

«IN QUESTA GUERRA SIAMO L’AVAMPOSTO MA CI MANDANO IN TRINCEA COME I FANTI IN RUSSIA, CON ARMI RIDICOLE»

IL RACCONTO «Ebbene, il 26 febbraio – racconta uno di loro con garanzia dell’anonimato - la Regione Veneto (protocollo 92392) emana una direttiva con la quale avverte i medici di medicina generale che “il personale sanitario deve utilizzare filtranti respiratori FFP2, camice monouso, guanti non sterili, protezione per gli occhi”, quando viene in contatto con un paziente sospetto. Vuol dire mascherine con i filtri, le uniche che vengono considerate idonee ad evitare il contagio. Dopo qualche giorno arrivano le prime mascherine, che sono quelle normali, cosiddetti chirurgiche. Pensiamo che sia una prima fornitura, d’emergenza, in attesa che arrivino quelle con i filtri. Noi infatti restiamo sempre a quella comunicazione del 26 febbraio secondo la quale prima o poi dovrebbero esserci da-

CARPENEDO Il volantino affisso fuori dall’ambulatorio

te le mascherine con i filtri, gli occhiali protettivi e i camici impermeabili».

AL DISTRETTO DI FAVARO Tant’è che ai medici di base arriva anche la comunicazione della responsabile dei Distretti dell’Ulss 3, la dottoressa Erika Sampognaro, che ribadisce: «Il personale sanitario in contatto con un caso sospetto, probabile o confermato di Covid-19, deve indossare filtranti respiratori FFP2, protezione facciale, camice impermeabile a maniche lunghe, guanti» Lunedì scorso effettivamente le mascherine arrivano al Distretto di Favaro. «Ci aspettavamo che martedì ce le consegnassero. Passa martedì e pure mercoledì. Giovedì inizia la distribuzione». Un ritardo che, a quanto sappiamo, si spiega con il fatto che il Distretto attendeva il via libera dall’Ulss 3 e, dunque, finché non è arrivata la disposizione scritta e timbrata dalla sede centrale dell’Ulss, le mascherine sono rimaste negli scatoloni. Ma quando finalmente arriva ai medici di famiglia dell’Ulss 3 la sospirata comunicazione della dottoressa Sampognaro, ecco la sopresa: “Si comunica che è a disposizione presso la sede distrettuale di afferenza (Mestre, Favaro, Marghera), secondo le indicazioni del Dipartimento di Prevenzione di Mestre,

PREVENZIONE L’ambulatorio di Carpenedo dove si era recato un paziente affetto dal coronavirus il materiale riguardante il coronavirus: poster di 4 tipi diversi per ciascun medico di Medicina Generale; confezioni contenenti ciascuna 50 mascherine chirurgiche in numero stabilito in questo primo approvvigionamento dal Dipartimento Prevenzione”. Mascherine chirurgiche invece di mascherine con i filtri. Come mai? «La mascherina chirurgica, come da indicazione della Gu del 2/3/2020 decreto legge 2 marzo 2020 n.9, è riconosciuta come “dispositivo idoneo a proteggere gli operatori sanitari”». Dunque, con un decreto legge, la mascherina del tutto inidonea, diventa improvvisamente idonea. Ma solo per i medici di base, non per quelli ospedalieri, che continuano ad usare solo ma-

In Riviera la prima laurea discussa con la webcam CAMPAGNA LUPIA Per laurearsi nei tempi previsti durante l’emergenza sanitaria dovuta al nuovo coronavirus corre in aiuto la tecnologia. Tra i primi a sperimentarlo in Riviera del Brenta il neo laureato al corso magistrale in Biotecnologie per l’alimentazione all’Università di Padova Simone Trincanato, di Campagna Lupia, che venerdì ha discusso la sua tesi via webcam: dall’altra parte collegata la commissione formata da cinque professori che l’hanno proclamato dottore. Simone, già borsista all’Istituto Zooprofilattico delle Tre Venezie con sede a Legnaro (Pd), non voleva più rimandare quest’appuntamento, già previsto e poi sospeso il 27 febbraio, anche perché a breve lo attende un concorso al quale tiene molto. Dunque, quando l’Università gli ha comunicato quest’opportunità, ha pianificato tutto in due giorni per collegarsi via

webcam, tramite una piattaforma meeting apposita, da una camera dell’ Hotel Antica Corte Marchesini di Campagna Lupia, che ha garantito al giovane un supporto tecnico di connessione adeguato e la giusta tranquillità, che a casa non poteva avere, per affrontare l’importante appuntamento. Con lui so-

SIMONE TRINCANATO PROTAGONISTA DEL CORSO MAGISTRALE IN BIOTECNOLOGIE PER L’ALIMENTAZIONE ALL’UNIVERSITÀ DI PADOVA IL RACCONTO: «ANCHE I PROFESSORI ERANO COLLEGATI DA SEDI SEPARATE, HO CERCATO DI CONCENTRARMI»

lo la mamma, il papà e la sorella. «La festa è rimandata, l’importante intanto è aver concluso gli studi, la soddisfazione è stata uguale. Alle 10.15, puntualissima, è arrivata la chiamata via webcam – racconta Simone, essendoci già passato con la laurea triennale posso dire che nonostante la stranezza di parlare tramite uno schermo la tensione è stata la stessa. Rotti gli indugi ho iniziato la mia discussione della tesi e poi sono arrivate le domande sul lavoro presentato. Anche i professori erano collegati da sedi separate, quindi avevo davanti 5 icone diverse; non è stato subito facile ma per concentrarmi ho cercato di “guardare negli occhi” ognuno di loro nel rispondere. E’ probabile che, finita l’emergenza, l’Università organizzi una cerimonia collettiva per la proclamazione e credo che anche lì l’emozione sarà ancora forte perché renderà tutto ancora più reale». Gaia Bortolussi © RIPRODUZIONE RISERVATA

cd0d7040-b6ac-4e97-94b4-ba48318d8a85

scherine con i filtri, occhiali e camici-scafandro. «E non è che ci mancano solo le mascherine. Gli occhiali non li abbiamo nemmeno visti e i camici che ci hanno dato sono “svelandrine” che si rompono subito», racconta il medico di base, che aggiunge: «Tutti continuano a dire che bisogna preservare la salute di medici e infermieri, se si vuole combattere la diffusione del virus. Ebbene, noi che siamo in prima trincea, siamo trattati come i soldati di fanteria che venivano mandati in Russia con gli scarponi di cartone, carne da cannone. Pensare che il virologo Burioni, e non è certo l’unico, ha detto chiaro e tondo che «la priorità assoluta è quella di mettere tutti i medici,

inclusi quelli di medicina generale, che sono in prima linea, nelle condizioni di poter svolgere il loro lavoro senza rischiare di essere infettati». Peccato che questa raccomandazione non sia arrivata alla Regione e alla nostra Ulss. Il fatto è che se “saltiamo” noi, come filtro, restano solo gli ospedali, che sono già al collasso. Mi aspettavo che non ci lasciassero soli e che, anzi, pensassero proprio a rafforzare le prime trincee di lotta al coronavirus e invece è successo il contrario. Al punto che le mascherine con i filtri siamo costretti a comprarcele noi, quando e se le troviamo, a garanzia della salute nostra e dei nostri pazienti». Maurizio Dianese © RIPRODUZIONE RISERVATA

PRIMA VOLTA Simone Trincanato primo laureato “on line” in Riviera del Brenta

Carpenedo Accessi regolati anche in farmacia Code all’esterno della farmacia e accessi contingentati, regolati da una dipendente munita di mascherina all’ingresso. È lo scenario che ieri mattina si è visto davanti alla Farmacia alla Madonna di via San Donà, a Carpenedo. Se da giorni il personale all’interno della farmacia alle prese con i clienti indossava la mascherina, le disposizioni del nuovo decreto hanno indotto i titolari a regolare scrupolosamente l’accesso ai locali, per rispettare le distanze fra le persone e scongiurare le possibilità di contagio. Una pratica rispettata anche in altri negozi, come il Conad delle Zattere in centro storico dove ieri la clientela faceva la fila prima di poter entrare per fare le spese.


III

Primo Piano

Lunedì 9 Marzo 2020 www.gazzettino.it

DISPOSIZIONI Un momento dell’incontro di ieri in prefettura. Bar e pubblici esercizi devono chiudere alle 18, vietati gli assembramenti

I NUMERI

La sanità

Gli ospedali decimati dalle assenze: oggi tornano 100 medici e infermieri Da oggi tornano in corsia un centinaio di medici e infermieri in sorveglianza, ma non positivi al Covid-19. Nei giorni scorsi è stata accolta dal governo la norma proposta dal governatore Luca Zaia, che consente al personale sanitario veneto di rientrare al lavoro. L’ultimo bollettino emesso da Azienda Zero sugli operatori sanitari in isolamento domiciliare indica come casi a rischio 49 dipendenti dell’Azienda ospedaliera e 54 dell’Ulss 6 Euganea. Si tratta di medici, infermieri, operatori socio sanitari, tecnici e

amministrativi che hanno avuto contatti stretti con un soggetto positivo a Coronavirus, costretti a rimanere a casa, ma che risultano negativi al tampone. La modifica al decreto consentirà di sbloccare la situazione negli ospedali padovani, in particolare in Azienda ospedaliera dove è stata dimezzata l’attività a causa della carenza di personale e del rischio diffusione virus. La catena del contagio in via Giustiniani è partita in Chirurgia pediatrica. (E.Fa.)

PADOVA Salgono a 258 i positivi al Coronavirus in tutta la provincia, 36 in più rispetto al giorno precedente. E’ ciò che emerge dall’ultimo report diffuso ieri da Azienda Zero. In aumento i casi a Vò (87), grazie al secondo test sulla popolazione sono stati individuati altri sette cittadini positivi. Allargando lo sguardo al Veneto i contagi arrivano a 686. In Azienda ospedaliera sono ricoverati 49 pazienti positivi a Covid-19, tra questi si contano sedici casi gravi in Terapia intensiva. Due i pazienti che nelle scorse ore sono stati dimessi dalla Rianimazione e trasferiti in isolamento nel reparto di Malattie infettive, perché tornati in condizioni cliniche stabili. Quattro i decessi segnalati, l’ultimo ieri sera dal sindaco di Vigodarzere Adolfo Zordan: «Si è purtroppo appreso cge è morto all’ospedale di Padova l’anziano paziente di Vigodarzere ricoverato per infezione da Coronavirus. Invito tutti a rispettare con scrupolo le disposizioni del governo». Si tratta di un uomo di 92 anni. Il primo a non farcela era stato Adriano Trevisan di Vo’, morto in Azienda ospedaliera dopo il ricovero all’ospedale di Schiavonia, il 22 febbraio. Il secondo decesso risale al primo marzo, il 67enne di Mira Mario Veronese. Sabato mattina invece è spirato Mansueto Miazzo, 68 anni, di Grantorto, malato oncologico che era stato ricoverato in isolamento in Pneumologia a Cittadella la notte tra lunedì e martedì scorso e trasportato in condizioni disperate nel capoluogo la mattina successiva. La Regione attraverso Azienda Zero prosegue nel monitoraggio della situazione epidemiologica in collaborazione con le Ulss e, come previsto anche dagli studi condotti a livello nazionale, la diffusione del contagio parrebbe destinata a raggiungere il picco nel corso della prossima settimana. Sabato è stato confermato un nuovo caso positivo a Vigonza. Lo ha an-

Salgono a 258 i positivi: morto un novantenne, grave il prete di Conche Un pensionato di Vigodarzere è la quarta vittima padovana, ad annunciarlo il sindaco Adolfo Zordan `

CONDIZIONI CRITICHE Don Massimo Fasolo, parroco di Conche

nunciato il sindaco Innocente Marangon: «L’autorità sanitaria dell’Ulss 6 mi ha informato che un cittadino del territorio Comunale di Vigonza è risultato positivo al Covid-19. Il dipartimento di prevenzione sta ponendo in essere il protocollo di riferimento. Nell’augurare una pronta guarigione al nostro concittadino, rinnovo la collaborazione di tutti nel rispetto delle ormai note norme igieniche».

IL SACERDOTE Apprensione a Conche di Co-

8c7c3075-f175-4216-9452-5f61b2a9f3d6

devigo e a Sant’Anna di Chioggia per le condizioni di salute di don Massimo Fasolo, il parroco delle due comunità, la prima frazione di Codevigo, la seconda di Chioggia. Si troverebbe ri-

LA FAMIGLIA DI DON MASSIMO: «È RICOVERATO IN RIANIMAZIONE ALL’OSPEDALE DI PIOVE DI SACCO»

coverato in rianimazione all’ospedale di Piove di Sacco da sabato sera. La notizia è filtrata dai familiari del sacerdote, che ne hanno dato notizia attraverso il profilo social creato dallo stesso don Fasolo per comunicare con le due parrocchie, affermando che il congiunto si trova intubato in Rianimazione. Don Fasolo, classe 1958, nativo di Borgoricco, è molto amato dalle due comunità, a Conche è da diversi anni e da un paio segue anche Sant’Anna. Il primo pensiero della gente è stato per l’attuale virus che si sta diffondendo, ma dal Comune il sindaco Francesco Vessio conferma «di non aver ricevuto nessuna comunicazione di nuovi infetti nel nostro Comune dalla Direzione Generale dell’ ULSS 6 Euganea». Che il parroco sia ricoverato però è certo: a chiamare il 118 è stata una consigliera comunale di Codevigo, Valentina Agatea, residente a Conche e attiva in parrocchia. «Don Massimo è vittima di una influenza da lunedì scorso ed è sempre rimasto in casa, senza contatti; le suore gli hanno fatto avere i pasti in canonica», spiega la Agatea. «Sabato, non avendolo sentito al telefono, insieme ad una parrocchiana che ha le chiavi della casa parrocchiale, siamo entrati e lo abbiamo trovato a letto - prosegue - , ho dovuto insistere non poco per far intervenire il 118. Nicola Benvenuti Elisa Fais © RIPRODUZIONE RISERVATA


VIII

Primo Piano

Lunedì 9 Marzo 2020 www.gazzettino.it

La zona rossa PANICO VIRUS TREVISO Chi torna, chi resta, e chi non sa come passare il posto di blocco per andare al lavoro. Ma da ieri la risposta c’è. E’ un’autocertificazione che i sindaci stanno facendo girare. Basta compilarla ed esibirla in caso di controllo. «Ho visto i miei amici fare le valigie e prendere il primo treno. Un atto di grande inciviltà. Io non mi muovo, nel rispetto dell’ordinanza emanata dal Ministero». Sofia Ruzzetta ha 29 anni e vive a Milano da 4. Qui si è laureata dopo gli studi a Montebelluna e qui sta iniziando a lavorare come biologa e nutrizionista. «Al momento sto facendo tutte le consulenze online. I contatti con le pazienti avvengono tramite il pc. Avevo delle sedute la prossima settimana in Veneto ma ho deciso di annullarle. Bisogna stare calmi e rispettare le leggi. Ma la gente impazzisce». Sofia è originaria di Segusino. Qui, dallo studio della madre, segue i primi clienti nell’attesa di riuscire a stabilizzarsi a Milano. «I miei mi hanno subito chiamato. Ma se iniziamo tutti a metterci sui treni cosa succede? Senza considerare che poi rischiamo di essere noi i portatori sani. No, resto qui e lavoro da casa. Dobbiamo agire con senso di responsabilità. Chi è partito facendosi prendere dal panico invece, rischia di portare il contagio in mezza Italia. Io non sono assolutamente d’accordo».

I COMPORTAMENTI Alberto, studente trevigiano di medicina, ha tranquillizzato la famiglia e preferito rimanere a Ferrara e dedicarsi agli esami che forse riuscirà a dare online. Edoardo Bottacin, operatore musicale e giovane direttore della stagione CortinaAteatro purtroppo non potrà tornare sulle Dolomiti. «Ho affittato casa anche a Cortina per il lavoro. Quando è stata emessa l’ordinanza ero a Treviso e dovrò restarci perchè la stagione è sospesa. Si deve agire con cautela e senso civico. Come impiegherò questo tempo? Programmando nuovi spettacoli musicali». Infine diversi trevigiani stanno cercando di capire se potranno rientrare al Canova nei prossimi giorni da Napoli. «Ho chiamato Ryanair e mi è stato confermato il volo su Treviso. Anzi, la compagnia, ne ha messo uno in più. L’aeroporto è aperto, il decreto ha confermato i voli» confermano.

VITE AI LIMITI Nei comuni di frontiera, intanto, i sindaci stanno preparandosi al primo giorno di controlli. Il lunedì della zona rossa. «Ancora non è chiaro se si dovrà control-

I dubbi alla “frontiera” «Vado». «Io resto qui» Caos nei Comuni di confine, sindaci subissati di chiamate dai pendolari «A Segusino molti lavorano nel bellunese». Moglianesi in massa a Venezia

`

lare il passaggio e chi dovrà fare questi controlli- commenta Gloria Paulon, sindaco di Segusino al confine nord con Belluno- Nel frattempo, avendo comunque buona parte del paese che lavora in provincia di Belluno, consiglio (ma è una mia libera interpretazione) di portare con sè una busta paga o altro che dimostri i motivi di lavoro». Anche Cordignano, ultimo comune del Veneto al confine con il Friuli vive momenti d’incertezza. «Un decreto firmato alle 2 del mattino e al risveglio i cittadini in angoscia che intasano i telefoni comunali. Mi chiedo perchè i sindaci debbano

essere sempre gli ultimi a sapere le cose-aggiunge Alessandro Bizstiamo gestendo una situazione alla cieca. Ci hanno spiegato per urgenze comprovate e questioni lavorative la possibilità di passare ci sarà. Il grosso problema ieri ha riguardato i ristoranti obbligati a chiudere alle 18 quando avevano cibo e prenotazioni già preparati. Qualcuno ha optato per l’asporto, ma interpretando in maniera restrittiva la norma, non si poteva fare neppure quello». A Castelfranco, comune di confine con l’altra provincia rossa (Padova) il sindaco Marcon ha trascorso la domenica cercando di coordinarsi con gli altri sindaci «in modo di dare segnali perlomeno univoci ai cittadini». E a Mogliano, dove il 70% della popolazione lavora in provincia di Venezia si è posto l’identico quesito: si passa o no? «Stiamo promulgando l’autocertificazione: il lavoratore compila e, in caso di controlli, presenta il modulo». Elena Filini

SOFIA, LA DIETOLOGA «INCONCEPIBILE L’ASSALTO AI TRENI IO HO DECISO DI RIMANERE QUI A MILANO»

«Istituzioni, errori e lacune nella comunicazione» LA CONFUSIONE TREVISO Bozze di decreto e decreti rivisti. Conferenze in notturna: gli esperti di comunicazione trevigiani bocciano il modo in cui il portavoce del Governo sta gestendo l’emergenza coronavirus. Soprattutto alla luce dell’emissione del decreto del 7 marzo. «In questa emergenza sono stati fatti molti errori. Alcuni comprensibili, la situazione è in rapidissima evoluzione. Alcuni del tutto incomprensibili. Che hanno prodotto effetti devastanti». Così Piergiorgio Paladin di Idee europee legge gli ultimi giorni. «Ma il Governo ha una risorsa che secondo me dovrebbe assolutamente impiegare: l’esercito. Nella comunicazione. Perchè quelli che ci stanno invian-

do sono veri e propri bollettini di guerra».

GESTIRE LE PAROLE Le parole -spiega- hanno un peso fondamentale. «Il testo della bozza era lacunoso e ha prodotto un sacco di problemi e angosce inutili. Ad esempio: i transfrontalieri, coloro che per lavoro si devono spostare nelle province non erano stati neppure nominati. Così come alcun cenno era stato fatto al trasporto delle merci». La conseguenza è che quando le cose non sono chiare si tende ad agire in maniera irrazionale. Cosa puntualmente avvenuta sabato sera nelle stazioni ferroviarie di Milano centrale e Porta Garibaldi. «Gli imprenditori, a differenza della politica, non reagiscano di pancia ma innanzitutto stabiliscano

una strategia».

I PUNTI PRINCIPALI Paladin indica anche i punti principali: identificare un team che metta insieme risorse umane, reparto comunicazione e commerciale per definire una strategia ad hoc. In seconda battuta dialogare con i propri collaboratori spiegando in trasparenza le misure da adottare nei propri luoghi di lavoro (per chi non

PALADIN DI IDEE EUROPEE: «SERVE UNA STRATEGIA DI INFORMAZIONE PER EVITARE EFFETTI DEVASTANTI»

BOCCIATURA Piergiorgio Paladin di Idee europee legge confusione ed errori nelle comunicazioni del governo sull’emergenza

63ffc1e0-336a-413e-abc6-e1799331a5cd

può passare allo smart working). «Per le aziende che hanno sede all’estero, approfittare dei propri dipendenti, collaboratori o agenti chiedendo loro di fungere da “testimonial”: è fondamentale che verso gli altri Paesi rassicurino sull’efficienza produttiva e post vendita e sulla sicurezza delle persone eventualmente coinvolte». Paladin suggerisce infine di usare i propri canali (social, sito ecc.) per dialogare con il proprio pubblico e pubblicare una sola volta un messaggio chiaro ed esplicito di rassicurazione. «Un’ultima cosa: alla crisi si reagisce migliorando il servizio. Quindi è importante predicare ai clienti a chiare lettere la continuità del servizio, della produzione e della consegna in tempi precisi (e chiedere altrettanto ai fornitori)». (e.f.)


IV

Primo Piano

Lunedì 9 Marzo 2020 www.gazzettino.it

La zona rossa La riorganizzazione degli ospedali Allestimento posti letto isolati nei reparti ordinari

TREVISO

20 Nuovi posti letto di Terapia intensiva al Ca' Foncello

Malattie infettive

6 Camere a pressione negativa per il bio-contenimento

6 Nel settore semi intensivo di Medicina d'urgenza

Pronto soccorso

6 Negli spazi dell'ex Terapia antalgica

8

Ampliamento negli spazi della Gastroenterologia, spostata nel settore della Chirurgia generale

Pre-triage prima dell'accesso al pronto soccorso di pazienti con sintomi sospetti Turni dei volontari della Protezione Civile

IL CA’ FONCELLO

dalle alle 7:00 21:00 sette giorni su sette

2

Medicina

2 stanze riservate agli isolamenti

Pronto soccorso Ambulatorio riservato al transito in isolamento di casi sospetti

3

14 posti letto

Pronto soccorso

VITTORIO VENETO Pneumologia

CONEGLIANO

CASTELFRANCO VENETO

Nuova area isolata con due ambulatori dedicati ai casi sospetti

Percorso dedicato al transito in isolamento di casi sospetti 4

PROVINCIA DI TREVISO

MONTEBELLUNA

Geriatria

Nuova area isolata accanto alla Geriatria con

12 posti letto Terapia intensiva 2

Terapia intensiva

Terapia intensiva

5 posti letto dedicati 1

2 posti letto aggiuntivi

2 posti letto dedicati 4

Pronto soccorso

Dedicati al nuovo coronavirus con possibilità di ventilazione assistita e ossigenoterapia ad alti flussi per broncopneumopatia cronica ostruttiva e polmoniti

TREVISO Sembra un piano di guerra: ci si prepara alla battaglia più dura. Il nuovo coronavirus ha iniziato a riempire le Terapie intensive degli ospedali trevigiani. L’Usl sta correndo ai ripari ricavando 120 posti dedicati ai pazienti colpiti dal Covid-19 tra le Rianimazioni, i letti isolati nei reparti ordinari, il raddoppio della Pneumologia di Treviso, con la possibilità di attivare la ventilazione meccanica, e la trasformazione del nuovo ospedale di comunità del Ca’ Foncello in un vero e proprio “reparto coronavirus”. Sabato mattina si contavano 3 ricoverati nelle Terapie intensive della provincia. La sera erano saliti a 6, ieri mattina a 7 e nel pomeriggio a 9: quattro a Treviso e cinque a Conegliano. Al Ca’ Foncello, nello specifico, ci sono anche un 49enne e un 53enne che a quanto pare non avevano particolari problemi di salute. I contagi stanno aumentando. «Gli specialisti si attendono il picco per il 15 marzo» specifica il dg Benazzi. Fino ad ora sono 126 i trevigiani risultati positivi (+2 rispetto a sabato. Di questi, 62 sono ricoverati (+12).

1

Nuova area isolata con Attivazione delle due tende davanti all'ingresso principale

22 posti letto

L’EMERGENZA

che per ora restano chiuse, negli ospedali di Conegliano, Castelfranco Veneto, Montebelluna, Vittorio Veneto e Oderzo

Ambulatorio riservato al transito in isolamento di casi sospetti

Posti dedicati tra i 14 della Rianimazione centrale Raddoppio del reparto di Pneumologia

Piano per attivare le altre cinque tende

Ambulatorio riservato al transito in isolamento di casi sospetti

Nuova area isolata nel settore week surgery

6 posti letto per casi sospetti

4

Pronto soccorso Percorso dedicato al transito in isolamento di casi sospetti

TREVISO 3

L’Ego-Hub

Impennata di ricoveri l’Usl ricava 120 posti In 36 ore i casi in terapia intensiva sono triplicati `Il reparto di Pneumologia da solo ospiterà 22 letti compresi un 49enne e un 53enne senza patologie Benazzi «Gli esperti attendono il picco il 15 marzo»

`

Il Ca’ Foncello è il fulcro del progetto anti-coronavirus. In vista dell’onda più alta di contagi, verranno progressivamente ricavati 20 posti letto di Terapia intensiva dedicati al Covid-19. Sei verranno aggiunti nel settore se-

A TREVISO ENTRANO IN FUNZIONE ANCHE LE TENDE DAVANTI ALL’INGRESSO PER FILTRARE PAZIENTI SINTOMATICI

mi intensivo della Medicina d’urgenza. Altri sei allestiti negli spazi dell’ex Terapia antalgica. E otto dei 14 già presenti nella Rianimazione centrale potranno essere attivati in ogni momento per rispondere all’emergenza in corso. Di pari passo, verranno allestiti letti isolati praticamente in ogni reparto ordinario, in modo da non pesare solo su alcuni settori. In primis su Malattie infettive, che conta una trentina di posti. «Il reparto, comunque, non è al tutto esaurito» rassicura Benazzi. Nella stessa unità ci sono sei camere isolate a pressione negativa per il bio-contenimento.

VENTILAZIONE ASSISTITA

IL FOCOLAIO DELLA GERIATRIA

Il reparto è stato raddoppiato nel giro di 48 ore. Adesso ci sono 22 posti letto dedicati al nuovo coronavirus. Alcuni sono già stati occupati. Qui è possibile attivare la ventilazione assistita ed eseguire l’ossigenoterapia ad alti flussi per le broncopneumopatie croniche ostruttive e le polmoniti. Si tratta di una sorta di settore semi intensivo. L’ampliamento dell’unità è stato possibile grazie all’uso degli spazi della Gastroenterologia, che come in un domino è stata svuotata e trasferita in blocco nel settore della Chirurgia generale.

Verrà definitivamente spento tra giovedì e venerdì. L’Usl sta ultimando a tempo di record gli impianti di quello che avrebbe dovuto essere il nuovo ospedale di comunità, nel padiglione esterno davanti all’ingresso principale del Ca’ Foncello. Verranno spostati qui i 28 pazienti anziani positivi al coronavirus che sono blindati in Geriatria dal 25 febbraio, in seguito all’esplosione dei contagi, e che ad oggi non sono ancora nelle condizioni di far ritorno a casa in isolamento domiciliare. Gli altri 60 sono già stati dimessi. Sono tutti in isola-

mento a casa. L’operazione Geriatria verrà portata a termine dedicando un’intera giornata alla sanificazione del reparto. Poi l’unità potrà riaprire i battenti.

PRONTI SOCCORSO In tutti i prontI soccorso della provincia sono stati ricavati percorsi e ambulatori dedicati al transito in isolamento dei pazienti sospetti. A Treviso, in più, dall’inizio di questa settimana verranno attivate le due tende montate davanti all’ingresso principale. Saranno attive dalle 7 alle 21, sette giorni su sette. I volontari della Protezione civile fa-

Chiusi i centri per disabili: «Per le famiglie è una tragedia» IL CASO TREVISO Dopo le scuole, da oggi chiudono anche i centri diurni che accolgono ragazzi e adulti affetti da patologie cognitive, offrendo un valido aiuto alle stesse famiglie. Un dramma che Fabio Brotto ha descritto in un post su Facebook. Lui è stato presidente per 10 anni della onlus Autismo Treviso ed è padre di Guido, 21enne autistico, che ha sempre frequentato prima le scuole pubbliche, cioè nido, elementari, medie e superiori. E poi il centro diurno. «Mio figlio, un autistico a basso funzionamento, totalmente privo di parola e iperattivo, non è mai stato per lungo tempo solo a casa con i genitori. Ha sempre avuto un impegno fuori casa,

compagni e adulti con cui interagire» ha scritto Brotto su Facebook. Ora, nulla più di tutto questo. Lui e la moglie sono preoccupati. Anche perchè Guido, essendo iperattivo, ha bisogno di sfogarsi.

SITUAZIONE DIFFICILE «Da due anni va con regolarità al centro di Castion di Loria, dalle 9.30 alle 16.30, seguito da specialisti e stimolato con attività a lui confacenti come la coltivazione dei campi. Adesso dovremo gestirlo io e mia moglie. Una situazione difficilissima, resa ancora più difficile dall’incertezza riguardo al futuro. Per quanto tempo resteranno chiusi i centri diurni? È una domanda che ci facciamo continuamente e sappiamo che non avrà risposta certa» spiega

LA ONLUS

Brotto. Così, scrive su Facebook: «Autistici a casa all’improvviso, per motivi che loro non possono comprendere. Routine spezzate, consuetudini infrante. Che reazione avranno? Lo stress delle famiglie sarà fortissimo. Se per le famiglie normali avere il figlio o la figlia a casa è un problema, per le famiglie con un ragazzo autistico può essere una tragedia. E non esagero col termine».

«ANCHE SPEZZARE LA ROUTINE DI RAGAZZI O ADULTI CON QUESTE PATOLOGIE PUO’ AVERE RIPERCUSSIONI PESANTISSIME»

INCERTEZZE Anche la durata dello stop è un grosso problema

ab6d34d5-fe9e-4d1b-8bb3-509348795251

Che la situazione sia complessa, addirittura ingestibile per tanti genitori, è qualcosa che ben conosce Samuela Rigo, l’attuale presidente della onlus Autismo Treviso. L’associazione cercherà di dare una risposta. Anche se parziale. Anche se provvisoria. Ma almeno ci proverà. «Nel 2009 come associazione abbiamo messo in piedi il progetto l’orto di San Francesco per tenere occupati i ragazzi autistici il sabato e la domenica. Siamo ospitati dalla Realtà di Quinto che, però, ha dovuto chiudere i locali. Così abbiamo pensato di non disperdere l’aiuto prezioso fornito dalla quindicina di operatrici presenti. Abbiamo una manciata di ore alla settimana che possono rivelarsi preziose per quei

genitori soli che, magari, devono uscire a fare la spesa e non sanno a chi lasciare il figlio. Oppure per chi ha un’emergenza ma anche un esame all’ospedale prenotato da tempo, com’è capitato a me. Così le operatrici potranno andare a domicilio dalle famiglie con ragazzi autistici, per qualche ora» spiega Rigo. Ammettendo che non sarà la soluzione. «È una goccia nel mare, ma facciamo quello che possiamo». In attesa di riunire tutte le associazioni che supportano famiglie con figli che presentano disabilità intellettiva. «Cercheremo di capire come muoverci tutti insieme, chiedendo l’aiuto di Comuni e Usl» conclude Rigo. Valeria Lipparini


6

Primo Piano

Lunedì 9 Marzo 2020 www.gazzettino.it

La stretta anti-virus

Gli esperti: «Sul Veneto scelta sproporzionata» Zaia: «Ma saremo leali» Il Comitato scientifico regionale: «La zona `Il governatore: «Un decreto così importante rossa per le 3 province scelta non razionale» andava valutato e condiviso: non è stato possibile» `

IL GOVERNATORE VENEZIA Sono entrambi leghisti, alla guida di due regioni del Nord alle prese con un’emergenza sanitaria di cui non si ha memoria. Eppure la reazione di Attilio Fontana e Luca Zaia di fronte al nuovo Dpcm che ha “chiuso” tutta la Lombardia e mezzo Veneto è differente. Fontana avrebbe preferito misure più rigide circa «il cosiddetto distanziamento sociale». Zaia, invece, ha bocciato come «esagerata e inopportuna» la decisione di definire “area rossa” le province di Venezia, Padova, Treviso, tanto da chiederne, per ora invano, lo stralcio. Questo non significa che il Veneto non rispetterà le nuove prescrizioni: «Saremo responsabili e leali», dice Zaia. Ma le critiche rimangono.

LA CRITICA Ieri mattina, dopo una riunione dell’Unità di crisi del Veneto nella sede della Protezione civile a Marghera, il governatore Zaia ha spiegato ai giornalisti perché non condivide, nella forma e nella sostanza, il Decreto del presidente del Consiglio dei ministri. La forma: «È arrivato prima sui siti dei giornali che a noi». La sostanza: «Le province del Veneto devono uscire dalla zona rossa». «Abbiamo avuto il decreto quando ormai tutti già ce l’avevano - ha detto il presidente della Regione del Veneto - Non è lesa maestà. Il problema è che un decreto così importante in bozza, andrebbe secretato, elaborato, osservato e, dopodiché, per evitare psicosi e panico, andrebbe diffuso quando strutturato, consolidato, definito e soprattutto deciso come deve essere comunicato». «Ci sono molte domande sull’applicazione di questo Dpcm che ci arrivano dai cittadini. Le leggi non possono essere precise al millimetro, però è altrettanto vero che un decreto così importante deve togliere alcuni dubbi. Dubbi che noi volevano chiarire, ma non ci è stato possibile. Abbiamo sempre dimostrato senso di responsabilità, senso delle istituzioni e senso del lavoro di squadra, che vogliamo dimostrare anche oggi. Non è tempo di polemiche politiche, però è pur vero che c’è molto da ridire sull’aver tagliato il Veneto a metà».

LA RELAZIONE In nottata il governatore aveva scritto una lettera al premier

SECONDO GLI SCIENZIATI L’ANDAMENTO EPIDEMIOLOGICO NELLA REGIONE NON GIUSTIFICA LE DECISIONI DEL GOVERNO

Conte allegandogli una relazione del Comitato tecnico-scientifico veneto che chiedeva di togliere le tre province venete dalla zona rossa: «L’ho mandata alle due del mattino. Poi ho scoperto che avevano già deciso, firmato e fatto tutto». La relazione spiegava che i “cluster” presenti in Veneto sono tutti ospedalieri, con l’eccezione di Vo’, il comune padovano dove 3500 abitanti erano stati sottoposti il 22 febbraio al tampone: 66 i positivi, pari al 2,4%. «Ora - ha detto Zaia - abbiamo il campione dei primi mille sul totale degli abitanti che si sono riaffidati ad una nuova analisi: il dato è precipitato allo 0,05%. Vuol dire che la tecnica di trovare il contagio, andare a cercare tutti i contatti, isolare gli eventuali positivi, paga. Roma si metta la mano sulla coscienza perché o ci si fida di un comitato scientifico del governatore oppure no». Durissimo il giudizio dei tecnici: “Non si

comprende il razionale di una misura che appare scientificamente sproporzionata all’attuale andamento epidemiologico».

«NON È TEMPO DI POLEMICHE POLITICHE, PERÒ C’È MOLTO DA RIDIRE SULL’AVER TAGLIATO IL VENETO A METÀ»

«H0 MANDATO LA NOSTRA RELAZIONE ALLE DUE DEL MATTINO POI HO SCOPERTO CHE AVEVANO GIÀ DECISO E FATTO TUTTO»

LA RICHIESTA Zaia ha sottolineato che non spetta a lui «dare interpretazioni di un provvedimento che non è farina del nostro sacco. Non ci chiamiamo fuori, non facciamo gli scaricabarili, ma ognuno deve riconoscere la paternità di quello che fa. Volevamo metterci del nostro, non ci è stato possibile. Ho sentito l’ultima volta il governatore della Lombardia Fontana e dell’Emilia-Romagna Bonaccini alle 2,30 di oggi ed eravamo ancora convinti, prima di vedere la sorpresa della conferenza stampa del presidente Conte, che ci fosse la possibilità di arrivare al mattino». «Noi veneti non ci siamo mai tirati indietro, io non mi sono mai permesso di dissentire, anche se c’erano misure che a volte

avrei fatto in un’altra maniera ha detto Zaia - Ma questo decreto per un’interpretazione ha bisogno minimo di una circolare attuativa. Tutto magari ha una ratio, ma per noi veneti, in questo momento no». Zaia ha garantito «responsabilità e leale collaborazione» dal Veneto, ma ha anche chiesto «chiarezza definitiva sul supporto scientifico».

LE REAZIONI «Al posto di Zaia sarei più prudente - ha detto il sottosegretario al ministero dell’Economia, Pier Paolo Baretta (Pd) - Il fatto che ci venga detto che la situazione sanitaria in Veneto è al momento sotto controllo non significa che il rischio di diffusione del virus sia scomparso». «È triste vedere l’opposizione solitaria del governatore Luca Zaia, mentre i suoi colleghi, anche dello stesso partito, invocano rigore - ha detto la deputata del

«A VO’ I CONTAGI SONO SCESI ALLO 0,05%, VUOL DIRE CHE LA NOSTRA LINEA DI INTERVENTO FUNZIONA»

PRESIDENTE Luca Zaia, governatore del Veneto

Friuli Venezia Giulia Fedriga: «La nostra regione uscirà più forte» TRIESTE «Da questa difficoltà voglio che la nostra regione ne esca ancora più forte». Lo ha detto il presidente della Regione Fvg, Massimiliano Fedriga, nel corso di una diretta dal suo profilo Facebook. «È fondamentale iniettare risorse pubbliche per aiutare le imprese - ha continuato - dobbiamo dare una rete di salvataggio alle aziende che stanno vivendo un momento di estrema difficoltà. È sbagliato fingere che il problema non esista ed è sbagliato ugualmente vivere nel panico - ha spiegato Occorre evitare i luoghi accalcati, mantenere una distanza di almeno un metro da altre persone, specie se queste manifestano sintomi parainfluenzali».

M5s Francesca Businarolo - La settimana scorsa chiedeva di aprire le scuole, ora non salga ulteriormente sulle barricate. In questo momento serve unità, non messaggi ambivalenti». «Il presidente Zaia ha dato fino ad oggi prova di equilibrio e ragionevolezza e, dunque, sono abbastanza sconcertanti le dichiarazioni rilasciate nelle ultime ore e non in linea con la fermezza mantenuta fino a questo momento. È indispensabile non mandare messaggi contrastanti ai cittadini. La situazione è grave e ci sono delle regole che vanno assolutamente rispettate», ha detto Alessia Rotta, vicecapogruppo del Pd alla Camera. Contrastanti i commenti sulla pagina Facebook del governatore dopo la diretta dalla sede della Protezione civile: tra chi appoggia la posizione di Zaia, c’è anche chi ha rialnciato chiedendo la “chiusura” di tutto il Veneto per salvare prima la salute e, di conseguenza, l’economia. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’intervista Il virologo Andrea Crisanti e blocchi una Regione ci deve essere una ragione. Se la ragione è l’andamento dell’epidemia, devo dire che il Veneto è l’unica Regione in cui la curva si sta appiattendo. Significa che non ci sono grosse variazioni, non ci sono tanti casi positivi in più. Per fare un confronto solo Roma l’altro giorno ha avuto un incremento di 70 casi». È il commento di Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Università di Padova sul decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

«S

Professor Crisanti secondo lei le misure adottate dal governo sono troppo restrittive? «Bisognava pensarci prima, in particolare nel caso della Lombardia. Non è che chiudendo le persone insieme improvvisamente l’epidemia sparisce. Anzi, si rischia di creare un grosso contenitore in cui l’epidemia esplode. Un po’ come è successo nella nave Diamond Princess». Cosa fare dunque? «L’epidemia sparisce se si eliminano le opportunità di contatto tra gli infetti e i sani. Ci sono due metodi per farlo. Il primo è quello utilizza-

«Se blocchi un’area, serve una ragione: qui non la vedo» to in Cina, semplificando: tutti a casa, esce uno per famiglia e ha dieci minuti per andare a fare la spesa. Tutto ciò con il dispiegamento di forze di polizia ed esercito a controllo della popolazione. Dubito che una democrazia come quella italiana sia in grado di digerire un approccio simile. Poi c’è un altro metodo, quello della sorveglianza attiva che prevede sistematicamente di individuare i focolai. Per farlo bisogna eseguire il tampone a tappeto, capire quali soggetti sono positivi e isolarli».

VIROLOGO Andrea Crisanti, docente a Padova

Per le grandi crisi come alluvioni e terremoti, la società in genere si muove immediatamente con raccolte fondi e aiuti. Non è così per questa emergenza sanitaria: come mai secondo lei? «Perché abbiamo perso settimane e settimane a parlare della crisi dell’economia, come se la priorità principale del Paese fosse quella di

«NORME SEVERE? IN LOMBARDIA BISOGNAVA PRENDERLI PRIMA. ABBIAMO PERSO TEMPO PARLANDO DELLA CRISI DELL’ECONOMIA»

ea777a90-7cfe-43b7-9c40-f6d91ac74e9b

far ripartire le aziende invece di curare l’epidemia. Sarebbe fantastico se riuscissimo a fare come con Telethon, promuovere una campagna di sensibilizzazione con una serie di trasmissioni televisive sul tema. Sarebbe bello se le banche e gli imprenditori sostenessero la sanità pubblica e la ricerca in questo

momento così importante». Se avesse i finanziamenti necessari, lei farebbe tamponi all’intera popolazione per studiare l’andamento dell’epidemia? «Sì, certo. Sarebbe fondamentale assicurare la cosiddetta sorveglianza attiva, proponendo il tampone a tutti. Prendiamo ad esempio cosa è accaduto nella Diamond Princess, è come fosse una piccola Lombardia. Sono stati portati in ospedale solo coloro che mostravano i sintomi. Se invece avessero fatto il tampone a tutti gli ospiti della nave, avrebbero identificato i positivi con l’obiettivo di isolarli. Se avessero fatto così invece di 700 malati ne avrebbero avuti una quindicina». Domenica è stata una bella giornata, tanti veneti sono andati a passeggiare in mezzo al verde all’aria aperta o sulla spiaggia. Così facendo si sono creati pericolosi assembramenti. Cosa consiglia? «Qualsiasi assembramento di persone non va bene, anche se all’aria aperta è un po’ più difficile che si verifichi il contagio». Elisa Fais ©RIPRODUZIONE RISERVATA


8

Primo Piano

Lunedì 9 Marzo 2020 www.gazzettino.it

Lo scontro sulla stretta

Governatori in rivolta: il decreto non funziona La linea dura di Conte Le Regioni del centrodestra non mollano `L’irritazione del premier per la fuga di e chiedono subito un tavolo con il governo notizie sulle bozze del decreto si sabato

`

IL CASO ROMA Alla fine sono servite un’ordinanza della Protezione Civile e una circolare del ministero dell’Interno per spiegare, ma soprattutto per omogeneizzare ed imporsi sui provvedimenti più diversi presi dalle amministrazioni regionali e locali dopo il decreto del presidente del consiglio di sabato notte. Finita l’emergenza Covid-19 se c’è un tema che rischia, forse, di finire nei cassetti del confronto politico, sono le ulteriori richieste di autonomia differenziata di molte regioni del centronord che, messe alla prova, hanno dimostrato di faticare non poco ad accettare le indicazioni provenienti dal governo.

L’IRA Non che l’esecutivo non abbia le sue responsabilità per come sono state comunicate le misure, solo a tarda notte e dopo una ridda di bozze circolate tra le amministrazioni locali e finite sui giornali. Una fuga di notizie - simile a quella avvenuta in occasione della decisione di chiudere le scuole - della che ha scatenato l’ira del presidente del Consiglio quando, dopo le due di notte, è sceso nella sala stampa di palazzo Chigi e ha definito «inaccettabile» la diffusione di notizie prima che venissero approvate. La lentezza, e an-

che le tante incertezze che hanno alla fine portato alla decisione di chiudere - o socchiudere - la Lombardia e le undici province del Veneto, hanno prodotto l’assalto ai treni e la corsa a scappare dalle zone poste sotto controllo provocando la reazione delle regioni del centrosud. Polemiche furiose che non solo mandano in soffitta quel minimo di spirito bipartisan che si era creato nei giorni scorsi, ma che di fatto disattendono l’invito fatto pochi giorni fa dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. D’altra parte quando un presidente di regione come Zaia arriva a mettere in dubbio «il supporto scientifico» che è alla base delle decisioni del governo di “chiudere” undici province venete, si rischia solo di dar fiato ai campanili. Se il governatore del Veneto protesta e vorrebbe lo stralcio della zona rossa imposta dal governo, di diverso avviso è il collega lombardo Attilio Fontana che si aspettava «misure più rigide»

Italia Viva La proposta di Renzi: richiamare Bertolaso «Per il futuro mi permetto di suggerire al governo di affiancare alla struttura valida che già sta lavorando personalità che abbiano esperienza nella gestione delle crisi. Ci vuole uno come Bertolaso a dare una mano a Palazzo Chigi in queste ore, anzi ci vuole forte proprio Guido Bertolaso». Così il leader di Italia Viva in un video su Facebook. «Grazie a tutti per gli attestati di stima e le belle parole spese nei miei confronti - ha replicato Bertolaso - Il mio pensiero va ai medici e operatori sanitari e alla loro dedizione. Dobbiamo seguire tutti alla lettera le indicazioni della Protezione Civile».

perchè «purtroppo la gente non si rende conto». Posizioni diverse che non impediscono agli otto presidenti di regione di centrodestra di mettersi insieme e firmare una sorta di appello al governo affinchè apra «un tavolo di confronto». Un’iniziativa molto politica che non aiuta, anche se il presidente del Consiglio Conte nella conferenza stampa notturna annuncia un incontro con l’opposizione sui temi del decreto economico che dovrebbe andare in aula dopo l’approvazione - prevista in settimana - della nota che aggiorna il Def e rende da subito disponibili 7,5 miliardi. A mugugnare sono stati però anche gli amministratori di centrosinistra. «Milano, piaccia o no, è il cuore del Paese», sostiene il sindaco Beppe Sala. «Ho ascoltato il Presidente del Consiglio lamentarsi della fuga di notizie. Non va bene, infatti, che il sindaco e il Prefetto di Milano sappiano di queste norme dai media». Duro anche il governatore dem, Stefa-

Per ore però gli imprenditori si sono domandati se oggi avrebbero potuto riaprire gli stabilimenti, continuare a produrre e, soprattutto, continuato a trasportare e far transitare le merci attraverso la Lombardia e le province dichiarate zona rossa. «Il Dpcm

Milano piaccia o no è il cuore del paese, non va bene apprendere le norme dai media

no Bonaccini secondo cui il decreto notturno contiene «alcune ambiguità che hanno creato incertezze fra cittadini, imprese e lavoratori». La tensione si è in parte stemperata nella serata dopo un vertice nella sede della Protezione Civile alla quale hanno preso parte oltre al capo e commissario per il coronavirus Angelo Borrelli, i ministri della Sanità e degli Affari regionali Roberto Speranza e Francesco Boccia. Al termine della riunione il ministro della Sanità ha rinnovato l’appello ai cittadini a osservare le norme indicate dal governo: «Il messaggio di fondo resta lo stesso: abbiamo bisogno di una grande collaborazione tra istituzioni e cittadini. Non basta un decreto», ha sottolineato il ministro ricordanso anche la campagna social “io resto a casa”. Marco Conti © RIPRODUZIONE RISERVATA

Bene i chiarimenti sulla possibilità di lavorare per chi sta bene e di trasportare le merci

IL CASO

LE INCOGNITE

HANNO DETTO

GIUSEPPE SALA

IL CAPO DELL’ESECUTIVO, CON LA SPONDA DI TUTTI I MINISTRI, CONFERMA TUTTE LE DISPOSIZIONI CONTENUTE NEL TESTO

ROMA Spinto dall’urgenza di intervenire in fretta, il testo del decreto con il quale il governo ha separato in due l’Italia uscito dalle riunioni notturne di Palazzo Chigi, ha subito generato più dubbi che certezze. I telefoni del governo sono diventati bollenti già all’alba di domenica otto marzo, con il testo del provvedimento non ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Dal ministero dello Sviluppo economico, a quello dei Trasporti, dalla Farnesina al ministero dell’Economia, sono piovute le richieste di categorie, sindacati, industriali. Tanto che nella serata di ieri la Protezione Civile è dovuta intervenire con un’ordinanza unica nazionale per fare chiarezza.

PALAZZO CHIGI Il premier Giuseppe Conte (foto LAPRESSE)

STEFANO BONACCINI ROMA Mascherina e detergente per le mani: le precauzioni anti-virus

Caos nel varo dei provvedimenti alla fine arriva l’ordinanza unica adottato questa notte», ha detto Guido Nicolini, presidente di Confetra, «non blocca né trasporti né produzione». Il dubbio era lecito. Ma, come ha confermato lo stesso Nicolini, «il governo ha dato garanzia» che le attività non gestibili in remoto attraverso lo smart working rientrano tra le «com-

TIMORI PER IL BLOCCO DEI TRASPORTI POI L’ESECUTIVO FA CHIAREZZA: LE MERCI SI POSSONO MUOVERE UFFICI PUBBLICI APERTI

provate esigenze lavorative» citate nel provvedimento. Del resto, ha spiegato Valter Scavolini, fondatore della Scavolini, «se le merci possono viaggiare non è un problema più di tanto, se si bloccano invece per noi sarebbe un disastro, perché noi non facciamo magazzino, lavoriamo sul prodotto che vendiamo, si produce quello che va consegnato, quello che assembliamo oggi va spedito tra due giorni». Gli uffici dello Stato invece restano aperti. L’Agenzia delle entrate ha deciso, per esempio, di tenere in funzione, in parte, anche le attività con il pubblico. Gli industriali di Padova e Treviso hanno bollato il provvedimento come «sproporzionato»,

chiedendo addirittura le dimissioni dell’esecutivo. E in effetti ieri l’idea di un blocco totale della produzione e dei trasporti in Lombardia e nella zona rossa, ha messo in allarme lo stesso governo che quella misura aveva scritto solo poche ore prima. Così è accaduto qualcosa senza precedenti. A poche ore dalla pubblicazione in Gazzetta del testo, molti ministeri si sono affrettati a diramare delle circolari “interpretative” del testo. La prima è arrivata dalla Farnesina. Già, perché anche dalle capitali estere si sono domandati se le merci potevano continuare a circolare in Italia e anche a uscire dal Paese. Le catene di produzione di molti settori

bdaf5e22-0407-40c3-b1b6-1f1ed094c978

Sul distanziamento fra le persone avrei preferito una severità ancora maggiore ATTILIO FONTANA

avrebbero rischiato di interrompersi. Il ministero degli esteri ha chiarito che le merci possono circolare. Chi guida i Tir lo fa per una esigenza lavorativa e, dunque, giustificata dal decreto. E lo stesso vale per i lavoratori transfrontalieri che devono varcare il confine per

PALAZZO CHIGI PENSA A UN INCONTRO CON L’OPPOSIZIONE IN VISTA DEL VARO DELLE MISURE ECONOMICHE

arrivare al loro posto di lavoro. Una rassicurazione analoga è arrivata anche dal ministero dei Trasporti. Il dicastero guidato da Paola De Micheli ha confermato riga per riga le indicazioni che erano già state date dalla Farnesina. Così ha fatto anche il ministero dello Sviluppo economico. Dopo la confusione iniziale, infatti, è scattata subito un’operazione interna al governo per provare a parlare con una voce sola e dare indicazioni chiare su come vanno interpretate le norme del decreto. Così ieri sera è arrivata l’ordinanza unica della Protezione civile che ha stabilito la possibilità di spostamento delle merci sul territorio e ha anche deciso di lasciare aperti tutti gli uffici pubblici. Una mossa necessaria per evitare l’effetto confusione che si sta generando dovuto anche alle differenti norme per la zona rossa rispetto a quelle decise per il resto d’Italia. Un vademecum per permettere ai cittadini di orientarsi tra i divieti e le limitazioni messi in atto per fronteggiare la diffusione del coronavirus. Andrea Bassi © RIPRODUZIONE RISERVATA


5

Primo Piano

Lunedì 9 Marzo 2020 www.gazzettino.it

IL VERTICE La riunione tra i sindaci del Padovano e i prefetti. Ieri i sindaci di Venezia, Padova e Treviso in serata hanno avuto un incontro in Prefettura per ricevere indicazioni sui provvedimenti contenuti nel decreto del Governo che limita gli spostamenti nelle aree rosse

I sindaci: «Obbediamo alle restrizioni imposte» Coesione e responsabilità: l’appello rivolto `Il primo cittadino di Treviso: «Inseriti ai cittadini da Brugnaro, Conte e Giordani forzatamente in zona rossa, ma eseguiamo»

`

mini in più per far osservare i provvedimenti. «Non ci saranno pattugliamenti particolari o posti di blocco specifici per fare i raggi X ad ogni automobilista. I controlli spettano alle Polizie locali e alle altre forze di polizia, ma non ci saranno posti di blocco appositi e ovviamente “cinturare” l’intera provincia è impossibile. Se un lavoratore verrà fermato, dovrà dimostrare che si sta recando dentro o fuori la provincia di Padova per motivi di lavoro o salute, dandone giustificazione. Stop». Nulla di simile a quanto vissuto dai cittadini di Vo’, blindati fino alle 13 di ieri. Stringenti e senza deroghe, invece, saranno i divieti per i locali: «Quelli sono diventati immediatamente applicabili - osserva il prefetto - e non si può sgarrare».

I genitori e i figli lontani

3

Nel caso di genitori con figli in altra provincia vale il principio della necessità. La visita ai familiari è consentita solo per gravità attestata al controllo. Da evitare la visita di piacere

La vacanza prenotata

4

Anche se si è prenotato una vacanza “fuori” dalla zona rossa in prossimo futuro è auspicabile rinunciarvi. In pratica occorre dire addio alle “settimane bianche”. Peraltro impianti (quasi) chiusi

LE CONSEGUENZE Ma se un padovano viene pizzicato fuori provincia senza un’adeguata motivazione? E se un veneziano viene fermato a Padova mentre si trova semplicemente in gita domenicale? A tutti viene chiesto di fornire una giustificazione e, in caso di falsità, si rischia la denuncia per una falsa dichiarazione. Il decreto del presidente del consiglio fa poi riferimento all’articolo 650 del Codice Penale, “inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità”, che prevede l’arresto fino a tre mesi e un’ammenda di 206 euro. Anche se passo semplicemente il confine tra Stra e Noventa Padovana. Gabriele Pipia © RIPRODUZIONE RISERVATA

Niente cene con i colleghi

5

È consentito il pranzo con i colleghi, mantenendo le distanze nei tavoli e tra commensali stabilite dal decreto. Niente cene vista la norma degli esercizi pubblici chiusi alle 18

La visita medica

6

Sono consentite le visite mediche solo per questioni di necessità e comprovati motivi di salute. Nei casi dove queste visite non sono ritenute indispensabili devono essere rinviate

Le reazioni

Forze dell’ordine tempestate dalle telefonate

`Migliaia di telefonate dall’alba ai centralini di polizia e carabinieri di Padova, Treviso e Venezia per chiedere informazioni sul decreto del presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ha esteso la “zona rossa” anche alle tre province venete. Ma pure sindaci e amministratori locali hanno dovuto far fronte al pressing dei cittadini “chiusi” nelle loro province. Le richieste sono le più disparate: da chi chiede come si deve comportare per rientrare a casa da un viaggio ai trasportatori che devono recapitare merci in varie città, ad automobilisti che si devono spostare in varie località per lavoro. E anche le forze dell’ordine hanno atteso le disposizioni dei prefetti che hanno il compito di far rispettare il decreto. Prefetti che, a loro volta, hanno incontrato i sindaci. Nonostante la giornata festiva, strade e autostrade, ma anche le stazioni ferroviarie, sono rimaste ben poco frequentate. E questa settimana dovrebbero scattare anche i controlli sanitari ai confini del Nordest con l’Austria. La misura già prevista per oggi è destinata a slittare di qualche giorno: l’assessora alla Salute della Carinzia, Beate Prettner, al termine di una videoconferenza con il ministero competente austriaco, ha parlato infatti di verifiche che cominceranno «nel corso della settimana». Nei giorni scorsi il cancelliere Sebastian Kurz aveva parlato di controlli sanitari «mirati e non capillari».

INVITO AI COLLEGHI

LE INDICAZIONI VENEZIA Responsabili, coesi e solidali nel seguire le disposizioni ministeriali. Non è il momento di discutere su quanto viene chiesto, ma di applicare le indicazioni date. Un fronte comune per i sindaci di Venezia, Padova e Treviso ieri impegnati in Consigli comunali e riunioni di giunta fino all’incontro in Prefettura della serata. Certo non hanno gradito non essere stati coinvolti, e nemmeno avvisati, del provvedimento di isolamento che il governo aveva previsto per le città da loro governate. Informazioni apprese dai giornali nella serata di sabato quando ha iniziato a circolare la bozza del nuovo Decreto del presidente del consiglio dei ministri sulle misure di contenimento del coronavirus.

INGRESSO FORZATO «Una condivisione con il territorio era doverosa, siamo noi che dobbiamo rispondere alle richieste dei nostri cittadini» attacca il leghista Mario Conte alla guida di Treviso e presidente di Anci Veneto. Convinto che Treviso non avesse i requisiti per entrare nella cosiddetta “zona rossa”, confortato in questo dalle indicazioni sanitarie regionali, richiama in ogni caso tutti i suoi cittadini alla responsabilità e a seguire alla lettera quanto chiesto. «Grazie ad un grande lavoro di prevenzione su una popolazione di 900mila residenti siamo fermi a 124 contagi e 4 persone in terapia intensiva, il nostro inserimento nell’area dell’isolamento è quindi forzato - prosegue - dobbiamo però capire la ratio di queste decisioni: arginare la diffusione. Quindi dico ai miei cittadini di seguire tutte le indicazioni che ci vengono date, perché prima si esce da questa situazione e prima si riparte». Consapevole delle ricadute che questi provvedimenti avranno sul tessuto economico. «Il peso che dovranno sopportare le nostre imprese è alto conclude il sindaco - la situazione è pesante rischiamo di trovar-

DA VENEZIA L’INVITO AI COLLEGHI AD UN INCONTRO «PER ESSERE UNITI NEL SOSTENERE LE NOSTRE COMUNITÀ»

14608187-5796-4e67-bf84-6341376543f1

VENEZIA Luigi Brugnaro

ci con cittadini sani e aziende fallite». E per facilitare il più possibile gli spostamenti già da oggi è disponibile nel sito del Comune di Treviso l’autocertificazione che bisogna compilare per uscire dalle zone dell’isolamento per motivi di lavoro, oltre che per urgenze e motivi di salute.

Stempera il clima con una battuta - «il coronavirus ha decretato l’inizio della città metropolitana» - il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro per poi tornare subito serio e invitare in un video su Twitter i colleghi sindaci di Padova e Treviso ad un incontro «per affrontare il tema che coinvolge le nostre comunità: possiamo ripartire più uniti e più amici». Fronte unito, quindi, malgrado i differenti schieramenti politici. L’obiettivo è infatti supportare le comunità coinvolte dal decreto del Governo che ingessa in entrata e uscita le tre città venete. «Continueremo con il nostro clima fiducioso e rispettoso della circolare del governo e daremo la massima collaborazione - prosegue Brugnaro - nel decreto vengono precisate le cose che noi qui a Venezia già facevamo, siamo contenti che sia confermata una linea prudenziale». E dopo aver invitato i cittadini ad adeguarsi alle prescrizioni sanitarie ad essersi impegnato a dare massima diffusione ai contenuti del decreto, il sindaco di centrodestra chiede «anche a commercianti ed esercenti di attenersi ai consigli».

LETTERA AI CITTADINI

I rifornimenti Supermercati Despar aperti e riforniti anche nelle aree rosse Tutti i punti Despar sono aperti e continueranno ad esserlo compresi quelli nelle zone con i provvedimenti più restrittivi dovuti al coronavirus, quali appunto le province di Venezia, Padova e Treviso. Resteranno aperti, con i consueti orari e tutti i giorni della settimana, anche i punti vendita che si trovano nei centri commerciali, indipendentemente dalla chiusura di quest’ultimi nei giorni festivi. In tutti i punti vendita, come spiega una nota di Aspiag Service, il rifornimento delle merci è completo e continuativo. «Si tratta di informazioni importanti - spiega l’amministratore delegato Francesco Montalvo - al fine di permettere ai clienti di organizzarsi e non andare tutti contemporaneamente a fare la spesa».

Il sindaco di Padova Sergio Giordani dopo aver criticato le modalità della comunicazione «è impensabile che i sindaci assumano informazioni così decisive dai giornali» - richiama i sui cittadini all’obbedienza. «Adesso viene prima la salute, vengono prima i nostri anziani e le persone più fragili - ha scritto in una lettera l’esponente di centrosinistra - chiedo a tutti di non sottovalutare la situazione e di attenersi alle misure adottate. Attualmente hanno dei margini di incertezza, ma sono certo che nelle prossime ore saranno rese più chiare dal Governo come da precisa richiesta anche mia, oltre che di tanti sindaci e dei governatori regionali». L’appello è poi rivolto agli anziani «spieghiamo loro che si devono proteggere ed evitare se possibile spostamenti» e ai giovani affinché «evitino assembramenti, rispettino le regole e siano prudenti». Al Governo, invece, «deve essere chiaro che le misure messe in atto avranno un forte impatto sulle famiglie e sul nostro sistema ed è quindi necessario che lo Stato ci sia vicino con azioni precise e da subito». Raffaella Ianuale © RIPRODUZIONE RISERVATA


7

Primo Piano LA REAZIONE VENEZIA Confindustria, Il Veneto si divide sull’ultimo decreto coronavirus. Assindustria Venetocentro, la Confindustria di Padova e Treviso (due delle tre zone di contenimento regionali), chiede le dimissioni del governo. Il presidente del Veneto Enrico Carraro boccia l’uscita di Maria Cristina Piovesana: «Capisco che si tratti di un momento estremamente difficile quello che stiamo vivendo come cittadini e come imprenditori e anche che, di fronte ad una crisi di questa portata, ci saremmo augurati e aspettati una gestione inappuntabile della situazione da parte degli organi di governo e delle autorità e istituzioni coinvolte. Tuttavia, trovo la richiesta di dimissioni del Governo espressa da Assindustria Venetocentro precipitosa nel merito e nella tempistica. Avere un vuoto istituzionale ora, in piena emergenza, sarebbe deleterio per tutti. Condivido il pensiero di Mattarella quando dice che il momento che attraversiamo richiede condivisione, concordia, unità di intenti nell’impegno per sconfiggere il virus: nelle istituzioni come nella società civile». Il comunicato di Carraro arriva in serata dopo la pesantissima critica di Assindustria Venetocentro. «L’ultimo decreto del governo sembra essere oggettivamente sproporzionato. Condividiamo l’esigenza prioritaria di contenimento dell’emergenza sanitaria. Ma contestiamo duramente l’improvvisazione e l’imprudenza con cui ieri è stata gestita la definizione del decreto con il rincorrersi di bozze e indiscrezioni che hanno creato disinformazione e allarme nella comunità veneta e nazionale e nelle relazioni anche internazionali di persone ed imprese, dando palese dimostrazione di incapacità nel gestire l’emergenza e le sue implicazioni - avverte la presidente Maria Cristina Piovesana -. Lo consideriamo il modo più sbagliato di affrontare una fase indubbiamente difficile. Questo governo ha dimostrato di essere inadeguato a gestire una emergenza di questa portata e di non avere il profilo di autorevolezza indispensabile a garantire la tenuta del nostro Paese e la sua credibilità internazionale. Per il bene di tutti si dimetta, si dia spazio ad un governo istituzionale che si assuma la responsabilità di portare il Paese fuori da questa emergenza». Dura anche la Cgia di Mestre: «A rischio il 5% del Pil del Paese, decisione spropositata».

Lunedì 9 Marzo 2020 www.gazzettino.it

Le imprese venete spaccate Scontro Carraro-Piovesana La presidente di Assindustria Padova-Treviso `Il leader di Confindustria regionale: «Richiesta «Un governo incapace, ora si deve dimettere» precipitosa, un vuoto istituzionale ora deleterio»

`

Il peso economico del Nord Coronavirus e Pil

LOMBARDIA

Export 2018 (mld €)

48,4 63,6

PIEMONTE

390,3

44,4 48,3

Pil 2018 (mld €) Gettito tributario (mld €)

VENETO

123,2 127,3 163,2 137,5 LIGURIA

50,1

EMILIA ROMAGNA

161,7

50 63,8

16,2 7,5 SU TOTALE ITALIA

51,1%

50,8%

66,7%

PIL

GETTITO TRIBUTARIO

EXPORT

Fonte: Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati Istat e Unioncamere

L’Ego-Hub

e Treviso è una misura senza dubbio forte, che non è stato possibile scongiurare ma che ha il condivisibile obiettivo di contenere la diffusione del contagio e di evitare il collasso del sistema sanitario nazionale. Tuttavia, in momenti come questi la chiarezza è un fattore indispensabile, per tranquillizzare cittadini e imprese. Mi auguro che, a stretto giro, vengano forniti tutti i chiarimenti interpretativi e le linee guida ai Prefetti affinché sia indiscutibile che nel riferimento alle “comprovate esigenze lavorative”, contenuto nel decreto, rientrino tutte le attività di impresa, non determinando quindi alcun blocco delle attività produttive, delle attività lavorative, né tanto meno del blocco dei trasporti e della circolazione delle merci da e per le zone rosse. È indispensabile infatti garantire continuità produttiva e lavorativa, pur sottoposta a stringenti regole e necessari controlli, a cui non ci sottrarremo». Assindustria è stata al lavoro anche per tutta la giornata di ieri per informare le imprese e rassicurarle in vista dell’apertura degli stabilimenti di oggi e critica duramente l’ultimo decreto del governo. L’organizzazione ricorda di «aver presidiato nell’intera giornata di ieri e fino a tarda notte l’iter del nuovo decreto sull’emergenza coronavirus riuscendo ad ottenere, anche attraverso l’azione di Confindustria, elementi di maggiore chiarezza e attenuazione delle misure più restrittive per l’attività delle imprese scongiurando così il blocco dell’attività produttiva e del transito delle merci». Resta l’amarezza e e lo sconcerto per un decreto che appare agli imprenditori pasticciato. «Ascoltare la scienza per tutelare la salute pubblica è senz’altro una priorità - sottolinea Massimo Finco, presidente vicario di Assindustria -. Ma al contempo la politica ha il dovere di fare sintesi e di tutelare anche le ragioni dell’economia senza la quale diventa a rischio anche la tutela della salute. È necessario quindi tutelare anche le nostre straordinarie imprese. Non possiamo correre il rischio di distruggere il tessuto socio-economico del Nord produttivo. L’improvvisazione con cui è stata gestita questa emergenza motiva la nostra richiesta di un cambio di passo e di una guida istituzionale salda e sicura che accompagni il Paese fuori dall’emergenza sanitaria ed economica».

SOTTO CONTROLLO «Le tre province di Padova, Venezia e Treviso generano il 5% del Pil e dell’occupazione nazionale e il 6% di tutte le merci esportate dal nostro Paese - ricorda Zabeo -. A differenza di quanto sta succedendo in alcune province della Lombardia, da noi non c’è alcuna emergenza sanitaria, la situazione rimane seria e difficile, ma del tutto sotto controllo». Maurizio Crema

RESPONSABILITÁ «Siamo in emergenza sanitaria, serve responsabilità comune e regole chiare per garantire l’indispensabile continuità produttiva e la mobilità dei lavoratori e delle merci», dichiara Enrico Carraro, presidente di Confindustria del Veneto: «L’estensione della “zona rossa” anche alle tre province di Padova, Venezia

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Enrico Carraro

Maria Cristina Piovesana

«SIAMO IN EMERGENZA SANITARIA, SERVE RESPONSABILITÀ MA ANCHE GARANTIRE LA MOBILITÀ DI MERCI E LAVORATORI»

«CONTESTIAMO DURAMENTE L’IMPROVVISAZIONE E L’IMPRUDENZA CON CUI È STATO GESTITO IL DECRETO» 636d5198-9937-40e1-a909-50f6c433822b


10

Primo Piano

Lunedì 9 Marzo 2020 www.gazzettino.it

L’emergenza a Nordest

Casi confermati (al 08.03) TOTALE REGIONE VENETO

87

52

126

Vo’

Vicenza

Treviso

6 Rovigo

LIBERI Il brindisi in piazza a Vo’ per festeggiare la fine della quarantena: via i posti di blocco, rimangono le restrizioni per la “zona rossa” della provincia di Padova ma almeno gli abitanti del comune euganeo possono muoversi

IL QUADRO VENEZIA Quattro morti in un giorno da coronavirus in Veneto. È il bollettino più pesante da quando è iniziata l’emergenza sanitaria. In tutta Italia i decessi sono stati 133, portando il totale a 366. Ed è anche iniziato lo smistamento de pazienti della Lombardia, ormai in sofferenza sanitaria: quattro sono stati assegnati al Friuli Venezia Giulia.

I DATI Il bollettino nazionale è stato aggiornato dal capo della Protezione civile, Angelo Borrelli: 6.387 i malati per coronavirus in Italia, con un incremento di 1.326 persone rispetto a sabato. Più della metà dei contagiati è in Lombardia (3.372 casi), seguita dall’Emilia-Romagna (1.097). Il Veneto è sempre al terzo posto con 686 casi. Complessivamente sono finora 7.375 i contagiati totali dal coronavirus, comprese le vittime e le persone guarite. Quanto ai tamponi, ne sono stati eseguiti 49.937, dei quali quasi 40mila tra Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Per quanto riguarda la mascherine Borrelli ha rassicurato: «Stiamo firmando una serie di contratti che dal 12 marzo al 30 aprile ci metteranno a disposizione 22 milioni di quelle chirurgiche».

RIANIMAZIONE L’altro dato significativo è quello dei ricoverati in Terapia intensiva: in tutto sono 650, 291 in più rispetto a sabato. Di questi, ben 399 sono in Lombardia, che ha avuto un incremento in un giorno di 40 casi. Sono invece 3.557 i malati con sintomi ricoverati e 2.180 quelli in isolamento domiciliare. A preoccupare è l’incertezza della cosiddetta “curva” sanitaria: «Non riusciamo ad avere la previsione del picco», ha detto Borrelli.

IL TRASFERIMENTO Borrelli ha comunicato la necessità di trasferire 73 pazienti di terapia intensiva dalla Lom-

PRIMI DUE DECESSI A VERONA UN ALTRO MORTO ALL’OSPEDALE DI PADOVA E UNO A CHIOGGIA

686

66 Verona

132

23 Belluno

171

Venezia Padova Casi collegati alla Lombardia Assegnazione epidemiologica in corso

19

29

deceduti

dimessi

Ricoverati totali

Strutture di ricovero Azienda Ospedale Università Padova 49 Azienda Ospedaliera Univ. Integrata Verona 11 ULSS1 - Ospedale di Belluno 3 ULSS1 - Ospedale di Feltre 1 ULSS2 - Ospedale Treviso 67 ULSS2 - Ospedale di Conegliano 4 ULSS2 - Ospedale di Vittorio Veneto 1 ULSS2 - Ospedale di Castelfranco 2 ULSS3 - Ospedale Mestre 29 ULSS3 - Ospedale Venezia 11 ULSS3 - Ospedale Mirano 6 ULSS3 - Ospedale di Chioggia 1 ULSS5 - Ospedale Rovigo 4 ULSS6 - Ospedale di Piove di Sacco 5 ULSS7 - Ospedale di Santorso 5 1 ULSS7 - Ospedale di Bassano ULSS8 - Ospedale Vicenza 10 ULSS9 - Ospedale Legnago 3 ULSS9 - Ospedale di Villafranca 1 Ospedale Sacro Cuore Don Calabria 7

Tot. Regione Veneto

221

4 19

(di cui in Terapia Intensiva)

16

5 3

9 4 3 1 1

6 2

50

Veneto, picco di contagi quattro vittime in 24 ore Gli ammalati sono aumentati da 598 a 686 221 i ricoverati, 50 sono in Terapia intensiva `

bardia e i primi 13 verranno accolti dalle regioni Piemonte, Liguria e Friuli Venezia Giulia. In quest’ultima regione, ha fatto sapere il vicegovernatore con delega alla Salute e Protezione civile, Riccardo Riccardi, saranno trasferiti quattro pazienti: tre negativi al coronavirus provenienti dal Sacco di Milano e dall’ospedale di Bergamo andranno al Cattinara di Trieste e uno, positivo al Covid-19, proveniente dall’ospedale di Cremona, verrà trasferito a Udine. Intanto la Protezione civile del Friuli Venezia Giulia ha chiesto che i Comuni della regione attivino il piano comunale di emergenza a livello di “attenzione”, il primo dei livelli previsti, prece-

La Protezione civile ha attivato il trasferimento di pazienti dalla Lombardia: 4 andranno in Friuli `

dente a quello di preallarme e allarme, in merito all’evolversi dell’emergenza Covid-19.

rello Bertaggia, aveva 68 anni, abitava nella frazione di Valli ed era sofferente di altre patologie. Tra l’altro a Valli di Chioggia i parrocchiani sono preoccupati per il loro sacerdote, don Massimo Fasolo, di 61 anni, ricoverato a Piove di Sacco in condizioni che paiono gravi; è stato il fratello, sul gruppo Facebook creato dallo stesso parroco, ad informare del contagio e del ricovero in Terapia intensiva. Era un anziano, infine, il paziente deceduto a Padova: abitava a Vigodarzere e a darne la notizia è stato anche il sindaco attraverso il sito istituzionale del Comune. Alda Vanzan

I DECESSI Il bollettino veneto ha registrato un forte aumento dei contagiati: 88 in un solo giorno, dai 598 di sabato a 686, mentre i ricoverati in ospedale sono aumentati da 188 a 221 (+33), anche se i pazienti in Terapia intensiva sono cresciuti meno, da 46 a 50 (+4). A impennarsi è stata la curva dei decessi, saliti dai 15 di sabato a 19. Si tratta di due pazienti che erano ricoverati a Verona (i primi in provincia), uno a Padova e uno all’ospedale di Chioggia. Quest’ultimo si chiamava Fio-

© RIPRODUZIONE RISERVATA

SGRAMMATICATO Il volantino che veniva sistemato sulle auto parcheggiate a Vittorio Veneto

«Virus, ecco il vaccino» decine di volantini truffa trevigiano denunciato IL CASO VITTORIO VENETO Sperava di sfruttare a suo vantaggio le paura che si sta diffondendo nella Marca, da ieri dichiarata “zona rossa” con tutte le restrizioni che ne conseguono. E come un avvoltoio ha provato a monetizzare la psicosi proponendo un fantomatico vaccino contro il Coronavirus, tuttora allo studio e di fatto inesistente. Una cura a base di “sei compresse per una copertura di un anno intero”, si legge in uno dei volantini apparsi un po’ ovunque tra venerdì sera e sabato mattina a Vittorio Veneto, vendute al

prezzo stracciato di 50 euro a confezione. Si trattava ovviamente di una truffa o quanto meno di una bufala, viste la scrittura sgrammaticata e gli evidenti errori nella stessa stesura del volantino, per nulla presa alla leggera dagli agenti della polizia locale di Vittorio Veneto, che proprio in questi giorni stanno scontando sulla propria pelle le conseguenze del contagio: tre vigili, venuti a contatto con una lavoratrice che si occupa delle pulizie in Municipio risultata positiva al Covid19, sono stati messi in isolamento. I poliziotti, ieri mattina, si sono messi sulle tracce dell’uomo che aveva tap-

pezzato di volantini la città girando anche per case e negozi, pescandolo in flagrante durante la distribuzione. «Li stava posizionando sui parabrezza delle auto posteggiate in centro» spiega il comandante della polizia locale di Vittorio Veneto Ezio Camerin.

UN CINQUANTENNE DEL LUOGO PROPONEVA CURE IMMEDIATE AL PREZZO STRACCIATO DI 50 EURO

a9fa8b73-23f4-4e36-b2a7-c40bf179659e

TENTATA TRUFFA L’uomo, un cinquantenne vittoriese, è stato così accompagnato in comando per essere identificato e, nelle prossime ore, verrà denunciato per “diffusione di notizie false e turbativa dell’ordine pubblico”, reato punito dall’articolo 656 del codice penale che prevede l’arresto fino a tre mesi o l’ammenda fino a 309 euro. Non ha voluto spiegare se il suo fosse uno scherzo di cattivo gusto o l’effettivo tentativo di raggranellare qualche soldo sfruttando i timori della popolazione, ovviamente preoccupata dall’epidemia legata al Coronavirus. Ieri l’indirizzo mail indicato

dal 50enne per acquistare il vaccino risultava bloccato. Resta da capire se qualcuno si sia messo in contatto col venditore, la cui offerta risultava a dire il vero piuttosto goffa e grossolana nonchè zeppa di strafalcioni grammaticali. Ma capace al tempo stesso di carpire l’attenzione, e forse la fiducia, di anziani o creduloni. “Basta con il panico e basta essere presi in giro: il vaccino esiste”! si legge nel volantino in cui si illustrano le caratteristiche di una cura “creata in Australia e acquistata in esclusiva da una clinica universitaria di Zurigo”. Alberto Beltrame © RIPRODUZIONE RISERVATA


Primo Piano 5

IL GIORNALE DI VICENZA Lunedì 9 Marzo 2020

EmergenzaCoronavirus

Le reazionisulle zone rosse decisedalpremier Conte

1,5

MILIONIDIFOLLOWERDELLA INFLUENCERTREVIGIANA

Zaiapuntasugliinfluencer:«Ha 15anni,èdiTreviso,sichiama Aliceeha1,5milionidifollower. LeisuInstagramstaspiegando ilcoronavirusaigiovani»

«Inammissibilecheundecreto cosìsiastatofattosenza sentireiterritorieisindaci» MARIOCONTE PRESIDENTEANCIVENETO

L’IRADELGOVERNATORE. Nella nottetra sabato edomenicail Comitatoscientifico stilauna notainviata alpremier: «Eccoperché èinutile»

Zaia:«FuoriilVenetodal decreto» «ÈirrazionaleinserireVenezia, Padovae Treviso Ilgovernohagestito male anchelacomunicazione Abbiamotentato dimodificarlo,mazero risposte» Cristina Giacomuzzo INVIATA MARGHERA

«Spropositato». «Inappropriato». «Inopportuno». Persino «irrazionale». Parole diverse, stesso concetto. Sono quelle che da ieri ha ribadito a oltranza il governatore, Luca Zaia, commentando il decreto del presidente del Consiglio dei ministri, Dpcm, firmato nella notte tra sabato e domenica. Una notte che è stata durissima per Zaia. Tra mezzanotte e le due di domenica mattina ha anche sbrandato i super esperti del Comitato scientifico - i nove saggi, tutti professori universitari o eminenti esperti del mondo della sanità veneta - per chiedere un parere sulla bozza del Dpcm che ormai da ore girava in Pdf sui telefonini di mezza Italia. La novità che lo ha fatto andare su tutte le furie è che, sorpresa, in quella bozza si includono nella zona rossa - con misure restrittive per bloccare la diffusione del virus - Venezia, Padova Treviso. LA PRESA DI POSIZIONE. Così

Zaia ha chiesto agli esperti di mettere nero su bianco un provvedimento per spedirlo nel cuore della notte al governo. La speranza era di riuscire a modificare il decreto ed escludere il Veneto. Ma niente da fare. Ieri poco prima delle 12 all’unità di crisi della protezione civile di Marghe-

ECgilcondanna «Zaiasbaglia afarepolemiche» EFracasso(Pd): «Cosìcreasolo confusione»

ra il presidente del Veneto era un fiume in piena: «Quel provvedimento è irrazionale. Chiedo poteri per potere gestire l’emergenza. Ma lo chiedo, sia chiaro, non per lesa maestà. Ma perché proprio non va. Anche il modo in cui è uscito. Un decreto così importante andrebbe secretato finché è in bozza. Invece è stato diffuso. Risultato? Al momento ci sono più dubbi e disagi che risposte. Dubbi che noi volevamo sciogliere prima di dare la comunicazione ai cittadini. Così, nel cuore della notte, abbiamo messo al lavoro il comitato scientifico. Ne è uscito un documento in cui si motiva perché quelle tre province non vanno inserite nella zona rossa. Alle 2 il testo è stato inviato al premier, al ministro e alla Protezione civile. Da allora nessuna risposta. E intanto la gente non ha risposte. Neppure io. La palla è in mano ai prefetti». PADOVA PAGA IL CONTO DI VO’. Quali sono le motivazio-

ni scientifiche che hanno convinto Zaia a fare opposizione? La relazione di tre pagine analizza caso per caso. Primo: il cluster di Treviso, dicono gli scienziati, è praticamente l’ospedale Ca’ Foncello, non la città. «Lì tutto è nato, come noto, - spiega Zaia per un degente di geriatria di cui non si sapeva la positività e che ha contagiato altri pazienti e sanitari. Ma la situazione ora è sotto controllo e il reparto è stato sanificato». Il cluster di Venezia (Dolo e Venezia), in realtà, nasce lo stesso per un contagio: cioè i due pazienti che sono transitati prima in uno e poi nell’altro ospedale. «I casi di positività che sono poi emersi - continua - riguardano per quasi la

Veneto,Enrico Carraro,a frenare: «Capiscochesi trattidiun momentoestremamente difficile quellochestiamo vivendocome cittadiniecomeimprenditori- ha esordito-Ecapiscoanche che, di fronteadunacrisi diquesta portata,cisaremmo augurati e aspettatiuna gestione inappuntabiledellasituazione da partedegliorgani digovernoe delleautoritàeistituzioni coinvolte.Tuttavia,trovo la richiestadi dimissionidelGoverno espressaoggi daAssindustria Venetocentroprecipitosanel meritoenellatempistica. Avere unvuotoistituzionaleora, inpiena emergenza,sarebbe deleterioper tutti.Condivido il pensiero di Mattarella:il momentoche attraversiamorichiede condivisione,concordiaeunità». Inunanota ilpresidente di ConfartigianatoVeneto, Agostino Bonomo,commenta: «Finalmente unanotiziapositiva inuna giornatacosìlungaecomplessa. Comehaconfermato ConfartigianatoTrasporti, sulla basediquantopubblicatodai ministeridegli Esteriedei Trasporti,le merci potranno entrareeusciredai territori interessatidal provvedimento (Padova,Treviso eVenezia). Altrettantachiarezzaserveorae subitoper gli spostamentidelle persone». © RIPRODUZIONERISERVATA

© RIPRODUZIONERISERVATA

IL FRONTE DEI PRESIDENTI E LE CRITICHE. Nel pomeriggio

© RIPRODUZIONERISERVATA

Dasinistral’assessore Manuela Lanzarin,il governatore,Luca Zaia, e l’assessoreGianpaolo Bottacin

Bonomo:«Benemovimento perle merci»

PdeTv: «Contedimettiti» Carraro: «No, serve unità» Areagiremaleal decretodel premierContenon èstato solo ilgovernatore delVeneto, Luca Zaia.Gli imprenditoridiPadova eTrevisobocciano echiedono ledimissioni delpresidentedel Consiglio, GiuseppeConte. «Questogoverno- èla posizionedi MariaCristina Piovesana,presidentedi AssindustriaVenetocentro che riuniscePadovaeTreviso, appunto-hadimostrato di essereinadeguatoa gestire unaemergenza diquesta portataedinon avereilprofilo diautorevolezza indispensabilea garantire la tenutadel Paesee lasua credibilitàinternazionale.Peril beneditutti ilgoverno si dimetta,si dia spazio adun governoistituzionalechesi assumala responsabilitàdi portareil Paese fuoridaquesta emergenza.Siachiaro. Condividiamol’esigenza prioritariadicontenimento dell’emergenzasanitaria.Ma contestiamol’improvvisazione el’imprudenzacon cui èstata

EnricoCarraro gestitaladefinizione deldecreto conil rincorrersi dibozzee indiscrezionichehanno creato disinformazioneeallarmedando palesedimostrazionedi incapacitànelgestirel’emergenza ele sueimplicazioni.Èil modopiù sbagliatodiaffrontare unafase indubbiamentedifficile».Una posizioneche hacreatonon poche polemiche. Adistanzadiqualche ora, ieri pomeriggio,èintervenutoil presidentediConfindustria

Vo’liberata ACortina pienodituristi Nellanotte tra sabatoe domenicail premierConte ha firmatoildecreto. E quandoi venetiieri mattinasisono svegliati,il provvedimento era giàvigente. Mac’erano tante, troppedomande.Per esempio: sipuòentrareo uscire dalle nuovezonerosse,cioè le intere provincediVenezia,Padovae Treviso.Inrealtà, le risposte nonle aveva nessuno.Per passaredallateoria (ildecreto ierieragià pubblicatoin Gazzetta)allapratica c’è voluta tuttalagiornata. Nel senso che, puressendo invigorela norma, gliagenti delle forzedell’ordine rinviavanoa ulteriori informazioni,chesarebbero arrivatedopo lariunionedei prefettiavvenuta neltardo pomeriggio.I centralinidi polizialocale,polizia e carabinierisono stati subissati ditelefonate. L’impressione eraperò diunainsolitacalma viaggiandoieri mattinalungo l’A4in direzionePadova e Venezia.Masololì. Cortinaèrimasta un’isola felicedell’emergenza sanitaria inVeneto. Ilnuovo Dpcm del governohabloccatoi comprensorisciistici nelle provinceinisolamento, manon Belluno.Quindi, le pistea Cortinaieri eranotutte aperte ec’eraparecchia gente, come confermail sindaco, Gianpietro Ghedina. AVo’si èaddirittura brindato (convinorigorosamente Doc delConsorziodei ColliEuganei) allanuova ordinanzadel premierConteperchédifatto hatoltoil cordone sanitario, dopoduesettimane di completoisolamento,al Comune.La festasi ètenutaal checkpoint 1, dovei residenti sisono lasciati andareai festeggiamenticon bicchierie stuzzichiniimprovvisati. Mala festaèsoloparziale: difatto Vo'confluisce nellagrande zonarossa diPadova. CRI.GIA.

metà operatori sanitari. Anche in questo caso, tutto è sotto controllo», precisa. Terzo: l’intera provincia di Padova paga il conto del focolaio di Vo’ che, da disposizioni in vigore quando è stato scoperto il primo caso, è stata isolata».

il fronte degli scontenti si è allargato. Oltre a Zaia hanno chiesto chiarimenti urgenti al governo anche altri presidenti di Regione: Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Liguria, Sardegna, Piemonte, Sicilia, Abruzzo e Umbria. Si è schierato accanto al governatore il presidente dell’Associazione Comuni del Veneto, Anci, Mario Conte: «Siamo con Zaia - ha esordito - In questo momento complicato i sindaci sono pronti a fare la loro parte, ma è inammissibile che un decreto simile sia stato fatto senza ascoltare i territori. Se il Governo non fa squadra, mette in ginocchio comunità e sistema produttivo». Numerose le critiche per l’uscita di Zaia. Il segretario regionale della Cgil, Christian Ferrari, non ci sta: «Riteniamo sbagliate le polemiche del governatore. Sono un drammatico errore sia nel merito che nel metodo. Non ci possiamo permettere messaggi contraddittori quando si chiedono sacrifici straordinari a tutti i cittadini. Ne va dell'efficacia delle misure e della stessa credibilità delle istituzioni repubblicane». Intervengono poi i consiglieri regionali del Pd, capitanati dal vicentino Stefano Fracasso: «Zaia si fermi. Le sue esternazioni stanno creando solo maggior confusione. C'è un decreto, va spiegato e fatto rispettare». •

Giornatasurreale

ILREPORT. Anticipazionisull’esito del secondotampone aVo’ confermanoilcrollodei testpositividal 3,5 allo0,05%

«Contagi in salita, ma s’inizia a guarire» «Sono4levittime,ecisonopure i primi stubati in terapia intensiva» INVIATA A MARGHERA

Nella giornata in cui cala il cordone sanitario sulla PaTreVe, cioè l’area altamente produttiva delle tre province venete Padova, Treviso e Venezia, con tutti i timori sulle ripercussioni sanitarie ed economiche che ne conseguono, ci sono anche delle belle notizie. Le elenca il governatore del Veneto, Luca Zaia, dalla sede dell’unità di crisi della protezione civile regionale di Marghera. La prima riguarda le guarigioni. «Registriamo i primi “svezzamenti” - dice - cioè i pazienti che sono stati ricoverati in terapia in-

tensiva e intubati nella fase acuta della infezione e a cui ora è stato tolto il respiratore artificiale perché la fase peggiore è passata». Seconda buona notizia: le analisi sul secondo giro di tamponi effettuati nella comunità isolata di Vo’ Euganeo stanno continuando velocemente e i primi risultati rasserenano. «Stanotte (tra sabato e domenica, ndr) - precisa Zaia - ho sentito il noto virologo Andrea Crisante, dell’Università di Padova, per la replica al Dpcm di Conte (vedi sopra). E ha dato in anteprima i dati del secondo tampone sui cittadini di Vo’ vale a dire la base della ricerca scientifica uni-

ca al mondo che l’Università di Padova sta conducendo. Su mille tamponi che sono stati analizzati (sono 3.300 i residenti), l’incidenza dei casi positivi è passata da oltre il 3% riscontrata nei test effettuati dal 21 al 28 febbraio, allo 0,05 degli attuali». Terza buona notizia: «È nato il primo bimbo, Massimo, all’ospedale di Schiavonia, quello da dove è partita l’emergenza perché lì erano ricoverati i primi due degenti (di cui uno deceduto dopo poco) la prima vittima veneta. Quell’ospedale è stato messo in quarantena - stop ricoveri e via alle dimissioni - secondo le indicazioni e le norme in vigore al momento dello scoppio dell’emergenza». «Con la nascita del piccolo Massimo si battezza in pratica la fine del periodo di isolamento e la ri-

presa a pieno ritmo» commenta a distanza il direttore dell’Ulss Euganea, Domenico Scibetta. Ripartono anche gli interventi ordinari. Ma veniamo al report giornaliero sulla diffusione del virus in Veneto aggiornato alle 17 di ieri. I nuovi casi sono saliti ancora, ma il trend continua ad essere lo stesso degli ultimi giorni: vale a dire più 88 casi nelle ultime 24 ore. Si arriva così a quota 686 casi positivi che sono distribuiti così: a Padova sono 171, a Venezia sono 132, a Treviso 126, a Verona 66, a Vicenza 52, a Belluno 23, a Rovigo 6 e il cluster di Vo’ è a quota 87. Di questi 686 positivi risultano ricoverati in 221 (+ 33 in un giorno) di cui 50 in terapia intensiva. Ieri, diciassettesima giornata di emergenza in Veneto, le vittime sono sali-

te di tre (nell’ospedale di Chioggia, una nell’azienda ospedaliera di Padova e due nell’Azienda ospedaliera di Verona) arrivando a 19 dall’inizio dell’emergenza. I dimessi rispetto al giorno precedente restano a quota 29. Il quadro dei degenti è distribuito in questo modo: a Treviso il maggior numero (67), segue l’Azienda ospedaliera di Padova (49), l’ospedale di Mestre (29), Venezia e Verona (11), Vicenza (10), Santorso (5), Legnago (3) Villafranca e Bassano (1). L’ospedale veronese Sacro Cuore don Calabria è a quota 7. Nei giorni scorsi vista la situazione davvero preoccupante della Lombardia (e ben più grave del Veneto) è stata annunciata a livello nazionale la possibilità di trasferire i pazienti non affetti da coronavirus in altri

Sanitariin unospedale nell’areadove sonoricoverati i contagiati

ospedali per riuscire a fronteggiare l’ondata dei casi positivi da Covid 19. Ieri mattina Zaia su questo rassicurava: «Massima solidarietà alla Regione vicina, ma il senso del

provvedimento è di trasferire i pazienti in regioni che non siano nell’emergenza da virus, quindi non in Veneto». • CRI.GIA. © RIPRODUZIONERISERVATA


PIOVE DI SACCO - MONSELICE - ESTE

LUNEDÌ 9 MARZO 2020 IL MATTINO

monselice

Okay ambientale al nuovo casello autostradale sud Lavori entro l’anno L’annuncio del sindaco Bedin e del deputato Lazzarini Ora l’unico ostacolo resta il ricorso al Tar di un espropriato Giada Zandonà MONSELICE. Il ministero dell’ambiente e della tutela del territorio ha concluso l’iter di approvazione dello "screening Via” per il casello di Monselice Sud. Lo hanno annunciato con soddisfazione il sindaco Giorgia Bedin e la parlamentare Arianna Lazzarini nel corso della conferenza stampa tenuta a Palazzo Tortorini. La verifica di assoggettabilità alla Valutazione d’impatto ambientale accelera i tempi di realizzazione dei lavori, che dovrebbero partire entro la fine del 2020 «Iniziano i passi verso la realizzazione concreta del secondo casello» commenta il Sindaco

L’area sulla quale verrà realizzato il secondo casello A13 a Monselice

Giorgia Bedin (a sinistra) e Arianna Lazzarini

(FOTO ZANGIROLAMI)

Bedin «ora si dovrà provvedere alla fase di progettazione definitiva, dopo le indagini in loco e i sondaggi nei terreni, per poi passare agli espropri». Dopo questo iter e a seguito della procedura espropriativa si procederà con il cantiere, che non vedrà la sua impostazione prima della fine del 2020, quindi oltre sei mesi dopo l’apertura di Agrologic, il

polo logistico di Aspiag service che aprirà le porte a giugno. Il casello di Monselice Sud infatti è stato progettato, in zona San Bortolo nei limitrofi della zona industriale, a servizio del polo logistico che si è fatto carico delle spese complementari del nuovo accesso autostradale, per un importo di 18 milioni di euro. Il comune ha chiesto in merito uno studio di

lutto a montagnana

Morto il pianista jazz Marco Birro da poco rientrato dopo 3 anni a Boston Aveva 26 anni e abitava con la famiglia in via Stangon La sua carriera professionale aveva già avuto importanti riconoscimenti in tutta Italia MONTAGNANA. Una vita sin

qui dedicata alla musica, al pianoforte e al jazz, con quel senso dell’umorismo che lo contraddistingueva: si capiva subito di avere di fronte un amante della musica, professionale, preparato e molto simpatico. Pronto allo scherzo, alla battuta. Una

persona piacevole, con la quale si rimaneva volentieri assieme. È mancato ieri in circostanze tragiche Marco Birro, 26 anni, di Montagnana, jazzista di professione, risiedeva con la famiglia a Montagnana in via Stangon a Borgo Frassine. Nel 2014 si è diplomato in Pianoforte con il massimo dei voti e la lode al Conservatorio di Vicenza, sotto la guida della maestra Federica Righini. Contemporaneamente studia jazz da privatista e nei seminari estivi di Siena jazz e

legnaro

Sperona i carabinieri e finisce in carcere LEGNARO. È stato processa-

to sabato mattina per direttissima Marco Suffer, il giostraio di 44 anni di Badia Polesine (Rovigo) fermato venerdì pomeriggio a Polverara dai carabinieri dopo un lungo e pericoloso inseguimento con speronamenti con i mezzi dei militari e pericoli vari per gli altri automobilisti. Suffer è stato condannato per resistenza a pubblico ufficiale e danneggia-

Una pattuglia dei carabinieri

Merano jazz. LA CARRIERA

Le soddisfazioni sono arrivate subito: si è esibito in prestigiosi festival tra cui Umbria Jazz e Umbria Jazz Winter, Vicenza Jazz, Treviso Jazz, Crema Jazz, solo per citarne qualcuno. È stato il vincitore del premio Zorzella 2016, terzo classificato al Tony Scott Jazz Award 2015 e finalista al Conad Jazz Contest 2015. Come compositore ha vinto il Wam Competition 2017 a

menti aggravati. Per lui si sono aperte le porte del carcere anche perché era già gravato da un ordine di carcerazione. Il provvedimento era stato emesso dal tribunale di Verona in seguito a una condanna, per furto aggravato e resistenza a pubblico ufficiale, a due anni e sei mesi di reclusione. Quando venerdì pomeriggio, a bordo di un’utilitaria non revisionata e senza assicurazione, è stato intercettato dai militari locali, il giostraio ha cercato di seminarli in ogni maniera per poi arrendersi in via Rivera a Polverara quando si è trovato accerchiato senza vie di fuga. –– Alessandro Cesarato

Boston. Ha recentemente pubblicato per Silent Groove il primo disco a suo nome, “Un bellissimo albero”, in trio con Riccardo Di Vinci e Max Trabucco. Molte le esibizioni per promuovere l’opera, molto apprezzata dal pubblico. Ha inoltre suonato, tra gli altri, con Fabrizio Bosso, Mauro Negri, Marcello Abate. TRE ANNI A BOSTON

Da settembre 2016, grazie ad una Full Tuition Scolarship, ha studiato nel presti-

Marco Birro

gioso Berklee College of Music di Boston. Era proprio da poco tornato da Boston e ora la sua vita sarebbe stata in discesa verso quella affermazione e quei successi che meritava e che si era guadagnato con studio e dedizione. Per Birro, che studiava pianoforte da quando aveva

monselice

Si spegne a 89 anni Ildebrando Massaro MONSELICE. Si è spento ieri Ildebrando Massaro: aveva 89 anni. Era conosciuto da tutti come “Brandino” o “Brandino in motorino”, dato che sino a pochi anni fa lo si vedeva girare nel centro di Monselice con il suo scooter. Cresciuto senza i genitori, ha iniziato a lavorare da giovanissimo come artigiano muratore e, dato che non aveva la patente, si arrangiava con il suo mezzo, portando in giro gli attrezzi da lavoro con un carrettino. Umile ed altrui-

Ildebrando Massaro

31

approfondimento, specifico e dettagliato, per gestire la viabilità del traffico pesante sino all’apertura del nuovo casello. Saranno infatti 600 i tir e camion che dovranno transitare lungo via Orti, la statale Rovigana, via Marconi e lungo via Colombo, da giugno 2020 sino all’apertura del nuovo casello. I tempi tecnici di per la costruzione e l’apertura di Monselice Sud non possono essere espressi al momento, quindi l’unica certezza sarà quella di un aumento per un tempo non identificato del traffico pesante lungo le arterie limitrofe al centro storico. «Abbiamo richiesto questo approfondimento» commenta il sindaco Bedin «proprio per capire quali interventi correttivi sulla viabilità si possono attuare, in modo da non creare problemi alla circolazione e di inquinamento». Giorgia Bedin ed il sindaco di Pozzonovo Arianna Lazzarin si dicono soddisfatte dell’approvazione dell’iter ed auspicano che il cantiere possa concludersi il prima possibile «si tratta di un’opera fondamentale per lo sviluppo e la crescita di tutto il territorio della Bassa Padovana e di un importante volano per l’economia di tutta l’area» conclude il sindaco Bedin. L’opera, che sorgerà tra i confini dei comuni di Monselice e Pozzonovo, costerà 12, 5 milioni di euro e sarà una struttura completamente automatizzata. Resta però ancora da capire come si evolverà il ricorso al Tar da parte di un espropriato, che potrebbe far allungare le tempistiche di apertura del cantiere. ––

11 anni il coronamento di una preparazione che lo attestava tra i giovani più promettenti del panorama nazionale. Nel 2016, quando ha vinto il “Zorzella” Il giovane aveva definito «un privilegio» la possibilità di confrontarsi con musicisti così esperti, interpretando anche Hay burner di Nestico. Ma la formazione di Birro è stata ancora più vasta, un musicista eclettico, con una preparazione che spazia della musica classica alla musica da camera, nella quale si è distinto vincendo nel 2012 il primo premio del Concorso di esecuzione musicale “Città Piove di Sacco” suonando a quattro mani con Maria Luisa Zaltron. Ieri decine di attestazioni di cordoglio sono giunte ai genitori. — Carlo Bellotto © RIPRODUZIONE RISERVATA

sta, faceva volontariato alla Caritas, nella parrocchia del Duomo e nella casa di riposo. In pensione, Brandino si era dedicato al suo orto, produceva molta verdura che regalava ai conoscenti. «È stato un grande altruista» ricorda la figlia Zelinda «diceva sempre che bisognava aiutare gli altri, i più sfortunati ed emarginati. “Aiutate gli altri, che io ho sempre avuto bisogno di aiuto e so cosa vuol dire”. Questo ci diceva sempre mio padre». Ildebrando lascia i figli Agostino, Zelinda, Paola, Lucia e Graziella, i generi e la nuora, le sorelle e i nipoti Andrea, Beatrice e Mattia. La cerimonia di sepoltura sarà celebrata da don Sandro, domani alle 16 nel cimitero di Monselice in forma privata. –– G.Z.


LUNEDÌ 9 MARZO 2020 LA TRIBUNA

PRIMO PIANO

5

L’allarme globale: lo scontro politico TAMPONI ESEGUITI NELLA POPOLAZIONE DI VO’ EUGANEO DISTRIBUZIONE PER ETÀ femmine 1.389 tamponi - 50% 75-84 anni

10%

maschi 1.389 tamponi - 50% 85 + anni

3%

0-14 anni

11%

65-74 anni

13%

15-24 anni

9%

25-44 anni

45-64 anni

21%

33%

il parere del coMitato scientifico

«Una misura spropositata epidemia sotto controllo» I cluster di Treviso, Vo’ e Mestre sono stati monitorati Funziona bene l’isolamento fiduciario domiciliare

Il professore Andrea Crisanti con Cristina Vanuzzo a Padova MESTRE. «Non si comprende

il razionale di una misura che appare scientificamente sproporzionata all’attuale andamento epidemiologico». È questa la conclusione del documento del comitato scientifico che afferma il suo «parere favorevole allo stralcio delle tre Province di Padova, Venezia e Treviso dal Dpcm». Per la provincia di Padova, con 132 casi

di positività al virus, rientrano anche gli 84 positivi del cluster di Vò, spiegano gli esperti. Di questi 66 sono residenti e i rimanenti sono correlati. Allegato c’è l’esito dei tamponi eseguiti sulla popolazione. Sono state testate 2.778 persone dal 22 febbraio al 5 marzo scorso. 32 persone hanno ripetuto il tampone una o più volte. Dei primi 2778 tamponi, 66

sono positivi ovvero il 2,4 per cento. Con le procedure dei successivi tamponi, dice il rapporto del comitato scientifico, sono risultati positivi complessivamente 70 soggetti su 2.778, pari al 2,5%. Ovviamente il rapporto cita l’approfondimento epidemiologico curato dal professor Andrea Crisanti, dell’Università di Padova, con il secondo tampone a tutti gli abitanti di Vò Euganeo. «Dai primi dati sugli oltre mille tamponi analizzati, si evidenzia come le misure di mitigazione di sanità pubblica applicate, abbiano bloccato il diffondersi dell’infezione passando da circa il 3 per cento di positività allo 0,05%, e ciò è chiaramente correlato oltre che alla diminuzione dell’incidenza della infezione ad una riduzione di eventuali casi gravi». Poi il comitato scientifico cita la situazione di Treviso: cluster «quasi esclusivamente ospedaliero» con 49 soggetti positivi a ieri, tutti operatori sanitari, e gli altri

sono degenti del reparto di Geriatria, contagiati da una paziente ricoverata per lungo tempo e poi deceduta. Viene definito un «cluster prevalentemente nosocomiale che non interessa la popolazione generale della provincia di Treviso». In provincia di Venezia, la relazione evidenzia che i casi di positività riscontrati «interessano quasi per la metà operatori sanitari». In corso anche a Venezia uno studio epidemiologico: una sorveglianza attiva su tutti i soggetti in isolamento fiduciario domiciliare, in tutto a ieri 2.136. Lo studio del trend dei casi e la ricerca dei contatti e il ricorso alla ospedalizzazione sia nei reparti di Malattie infettive che di Terapia intensiva,

I reparti ospedalieri di Malattie infettive e le terapie intensive non sono off limits scrive il comitato scientifico, «dimostrano l’impegno del sistema sanitario regionale che contrasta con una misura di isolamento estremo dei territori individuati, che non ha avuto nessun confronto né scientifico né di lealtà istituzionale con i tecnici della Regione Veneto che da mesi seguono l’evolversi della situazione». Netta la conclusione: «Cluster circoscritti e che non interessano allo stato attuale in maniera diffusa la popolazione». — M.Ch.

la cgil del veneto

Ferrari, serve unità «La priorità è garantire anziani e più deboli» VENEZIA. La Cgil del Veneto

ritiene sbagliate le polemiche del Presidente Zaia nei confronti del governo Conte. «Le consideriamo un drammatico errore sia nel merito che nel metodo. Pensiamo che sia irrinunciabile per le istituzioni tutelare i cittadini, in particolare i più anziani e i più fragili, di fronte a una minaccia molto forte alla loro salute», afferma Christian Ferrari, segretario regionale. «Il pericolo non deriva semplicemente dalle conseguenze fisiche che determina il Coronavirus nei casi più gravi, ma anche dal rischio del collasso delle strutture sanitarie in caso di un eccesso di ricoveri in terapia intensiva. Gli allarmi che arrivano dagli ospedali lombardi dovrebbero indurre tutti alla massima prudenza. La prospettiva di dover scegliere a chi garantire le cure salva-vita sulla base delle aspettative di sopravvivenza, escludendo gli altri, dovrebbe bastare da sola a farci assumere ogni provvedimento utile ad evitarla. Ma i distinguo sono sbagliati anche nel metodo, perché di fronte ad una sfida inedita e così complessa si deve garantire la massima collaborazione tra le isti-

Ferrari della Cgil del Veneto

tuzioni, mettendo da parte le pur legittime opinioni divergenti su questa o quella soluzione. Non ci possiamo assolutamente permettere messaggi contraddittori tra i diversi livelli di governo nel momento in cui si chiedono sacrifici straordinari a tutti i cittadini. Ne va dell'efficacia delle misure e della stessa credibilità delle istituzioni repubblicane. Il fatto che il diffondersi del contagio nei nostri territori non abbia raggiunto i picchi della Lombardia e che i nostri ospedali non siano ancora giunti al punto di rottura di altre aree è una ragione in più per provare a vincere la battaglia contro il virus nel più breve tempo possibile, non una in meno» conclude Ferrari. —© RIPRODUZIONE RISERVATA


10

LUNEDÌ 9 MARZO 2020 LA TRIBUNA

PRIMO PIANO

L’allarme globale: i locali

La protesta del mondo del commercio «Ci hanno fatto sottovalutare i rischi» Confcommercio: «Le resse dei giorni scorsi? I messaggi che ci arrivavano dalle istituzioni non erano molto chiari» VENEZIA. «Nelle scorse settimane il messaggio non è stato chiaro e il pericolo è stato sottovalutato da tutti». Patrizio Bertin, presidente di Confcommercio di Padova e del Veneto, ammette che anche tra i commercianti si sono verificate delle leggerezze che hanno costretto il governo a prendere iniziative più drastiche. Tuttavia spiega che se ciò è avvenuto è stato perché «non è stata fatta un’azione con i corpi intermedi e siamo stati messi nelle condizioni di sottovalutare il problema». Quello di Bertin è un vero e proprio appello a fare sistema. «È il momento che l’Europa si faccia sentire in maniera forte», aggiunge il presidente regionale, «è necessario che a breve vengano adottate misure economiche che impediscano il collasso dell’intero sistema economico e produttivo del territorio. La speranza è quella di poter uscire da questa situazione più forti di prima». C’è chi, nel caos di queste ore, vede anche una possibilità di crescita per chi in questi anni ha dovuto subire la concorrenza della grande distribuzione. «È inutile prendere d’assalto i centri commerciali», afferma Federico Capraro, presidente della provincia di Treviso di Unascom- Confcommercio, «perché nel centro della zona rossa saranno i piccoli negozi sotto casa a salvarci». Il decreto approvato ieri notte, afferma Capraro,

A sinistra un bar che chiude alle 18 in punto come prescritto dal decreto del governo. A destra l’assembramento di venerdì in piazza Trentin a Treviso

impatta ulteriormente su negozi, ristoranti e pubblici esercizi, ovvero sul cuore pulsante delle nostre città e sulle abitudini di tutti noi. «Unascom-Confcommercio della provincia di Treviso ha già attivato le informazioni ai soci attraverso la rete capillare di tutte le 11 Ascom territoriali (Treviso con le delegazioni collegate di Mogliano, Roncade, Asolo, Montebelluna, Conegliano, Valdobbiadene) in-

sieme alle Ascom mandamentali di Oderzo e Motta di Livenza, Castelfranco, Vittorio Veneto, sono aperte regolarmente perché», assicura, «è fondamentale restare al fianco di chi continua a fare impresa ed offrire chiarimenti, servizi e supporti a 360 gradi». Da oggi è attivo il servizio “confcommercioc’è” attivato dagli uffici sindacali per sostenere le piccole e medie imprese del commercio, del turismo

e dei servizi nelle pratiche necessarie per ottenere gli aiuti richiesti: cassa integrazione anche per chi ha meno di 15 dipendenti, pratiche di smartworking (lavoro agile), gestione dei dipendenti in caso di crisi, contrattazioni aziendali, accesso a finanziamenti agevolati e rimborsi. «Quello che conta», assicura il presidente Capraro, «è in uno stato di criticità come questo che il piccolo

commercio dimostra ancora una volta di poter svolgere, con responsabilità, un ruolo non solo di servizio e di prossimità, ma di sostegno autentico ai cittadini. Solo oggi, in cui il grande centro commerciale viene chiuso per decreto nei festivi e prefestivi, ci si accorge che la bottega sotto casa è la salvezza per la spesa quotidiana, ma anche per quella rete di relazioni di cui tutti, oggi necessariamente

Cipriani, patron del’Harry’s Bar: «Siamo come in tempo di guerra» Filippini del Toulà: «Ci vorranno mesi per riprendersi da tutto questo»

I ristoratori costretti a chiudere «La metà di noi rischia di saltare» DIETRO IL BANCONE

ualche giorno fa ha telefonato un cliente e ci ha chiesto se nel ristorante c’era gente. Alla risposta affermativa ha detto: “Allora veniamo un’altra volta”». Arturo Filippini, maestro del Toulà e oggi con figli dietro il bancone di “Alfredo” a Treviso, afferma che in 62 anni di attività non ha mai visto niente del genere. Commento analogo a quello di un altro totem della ristorazione veneta, Arrigo Cipriani: «Solamente durante la guerra

«Q

all’Harry’s bar non è stata servita la cena. Se continua così abbiamo un mese di sopravvivenza poi sarà il disastro». L’obbligo di chiusura alle 18 sta colpendo in maniera estremamente dura il mondo della ristorazione che, con pochissime eccezioni, è costretto a fare i conti con il deserto di prenotazioni, la raffica di disdette, e sale quasi deserte. E adesso anche con il metro di distanza prima e ora l’obbligo di chiusura alle 18. «A pranzo abbiamo avuto una trentina di persone, ovviamente tutti italiani dato che gli stranieri sono spariti», spiega Cipriani, «la

situazione anche per noi diventa molto complicata dato che comunque abbiamo al lavoro 80 persone. Il vero rischio è il crollo totale del sistema economico che, ritengo, abbia un’autonomia di un mese. Poi sarà il disastro». Cipriani afferma di essere colpito dalle immagini che definisce “preoccupanti”. «La corsa ai viveri nei supermercati è pazzesca», aggiunge, «non ho mai visto un clima così, con cinema, musei, teatri chiusi, se non durante la guerra. Ho visto cose molto più gravi. Eravamo abituati a un livello di allarme tale che di fronte a quello di oggi resto un po’ perples-

A sinistra Arrigo Cipriani e a destra Arturo Filippini

so. Quello sì era un dramma vero». Per Venezia si tratta comunque della seconda mazzata dopo l’acqua alta eccezionale dello scorso mese di novembre. «E quella era una falsa acqua alta», dice Cipriani, «falsa nel senso dell’informazione che ne è seguita. Cose apocalittiche. Io, la mattina dopo, avevo già aperto. Ma in tutto il mondo pensavano che la città fosse sprofondata. E i social ci han-

no dato dentro, amplificando a dismisura cose assolutamente non vere. Anche in questo caso i social si sono dimostrati quello che sono: un cancro. Non so perché qualcuno chiami i social il rinascimento digitale quando, invece, amplificano soprattutto la stupidità, agitando il terrore, come nel caso dell’acqua alta del 12 novembre e, sicuramente, ora del coronavirus». Resta invece in attesa de-

più isolati, abbiamo bisogno per sostenere con forza ed energia il periodo che ci aspetta. Il tessuto economico delle nostre città e dei piccoli centri fatto di una rete di microimprese di grande tenacia e spessore- sarà il driver di una ripresa lenta ma sicura. L’hashtag di Confcommercio, nel giorno della zona rossa, è “#confcommercioc’è”. G.B. © RIPRODUZIONE RISERVATA

gli eventi Arturo Filippini, che ieri e oggi era comunque chiuso. «Non ho ancora ricevuto alcuna direttiva ufficiale», spiega, «vediamo domani cosa dovremo fare. Non capisco però la differenza tra i clienti che vengono a mangiare a pranzo da quelli che vengono a mangiare a cena. I primi non sono a rischio e i secondi sì? Comunque battute a parte ci vorranno mesi per riprendersi da questo disastro. Il calo delle prenotazioni e dei coperti si era già visto chiaramente in queste ultime settimane e per questo temo che la metà di noi salterà se le cose non si invertiranno presto». E quale futuro bisogna aspettarsi dopo che la crisi sarà passata. «Io penso che questa potrebbe essere l’occasione perché l’Europa dimostri la sua reale utilità», conclude Cipriani, «ma ho il timore che si lascerà sfuggire anche questa ultima occasione. E dopo cosa ne sarà del’Unione?». — Giorgio Barbieri © RIPRODUZIONE RISERVATA


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.