RASSEGNA STAMPA DEL 14 MARZO 2020

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8 Primo Piano

L'ARENA

Sabato 14 Marzo 2020

IlVenetoelalottaalvirus Lapauradi un’escalatione lalottaperfarfronte all’onda

103 IRICOVERATI INTERAPIA INTENSIVA. LEVITTIMESONO SALITEA 50 E UNCASO SU DUESI È VERIFICATO A TREVISO

ILCONTEGGIODEIDECEDUTIVEDEMESTRECON7EPADOVACON 5.SEMPRETREVISOÈAIVERTICIANCHEDELCONTEGGIODELLE PERSONEDIMESSE:NEHAAVUTE41SUUNTOTALEPERIL VENETOCHEÈSALITOA103.ANCHEL’AZIENDAOSPEDALIERA PATAVINAHA36“GUARITI”EVICENZAÈARRIVATAAQUOTA9

ILPIANOANTI COVID. Ilgovernatorespiega lanuova organizzazione nelleUlss fino al15aprile

Rianimazione,posti finititrapochigiorni «Nefaremoaltri200» Èscattata laprimafasedel progettodiemergenza: da ogginegli ospedalisi rinvianotutte levisite edesami che nonsianourgenti Viaai lavoriperrecuperare exstrutture.Intantoimorti salgonoa50 Cristina Giacomuzzo

L’onda d’urto si avvicina. È questione di pochi giorni (non più domenica, ma la settimana successiva) e i 494 posti di terapia intensiva saranno tutti occupati. All’unità di crisi di Marghera, lo staff della sanità regionale capitanata dal governatore, Luca Zaia, è al lavoro su più fronti per alzare il muro e contenere i danni. Come? È corsa ad acquistare respiratori e letti per potenziare le rianimazioni che saliranno a breve a quota 700. Ma non basteranno. Come annunciato, da oggi negli ospedali è stop a tutto ciò che non è urgente. Poi si sta passando al setaccio il patrimonio sanitario per capire dove reperire altri spazi: i volontari della protezione civile sono all’opera per riaprire l’ospedale di Monselice, e, nel Veronese, all’Orlandi di Bussolengo, stanno allestendo due piani per i pazienti Covid non gravi(vedi più avanti). Ieri, però, su questo Zaia frenava: «L’apertura di ospedali Covid non è una misura imminente». Ma è una parte del piano Marshall per contenere l’emergenza che non è destinata ad esaurirsi a breve: se non cambia la velocità di diffusione, si stima che, fra un mese, saranno due i milioni di veneti contagiati. I FRONTI DELLA GUERRA.

«Noi speriamo che il picco di malati in terapia intensiva non arrivi proprio. Ma l’algoritmo di previsione si sta dimostrando esatto. E allora dobbiamo muoverci: è come se fossimo in guerra dichiara nel pomeriggio Zaia da Marghera-. Se il mondo scientifico, dopo l’esperienza cinese, ci avesse detto fin dall’inizio che il coronavirus si vince con i respiratori meccanici della rianimazione non saremmo qui a contare i posti. Ora, però, la partita si vince gio-

cando in squadra». E cioè su più fronti. Semplifichiamo. Uno. Personale in trincea sanitario in corsia: degli eroi che lavorano senza tregua da giorni. Sono in arrivo nuove forze. Due. «I veneti devono fare la loro parte e stare a casa - predica Zaia perché è l’unica arma che abbiamo contro il virus». E tre. Negli ospedali si ferma tutto ciò che non è urgente. STOP VISITE E INTERVENTI.

Da oggi cambia l’organizzazione. Il provvedimento non ha precedenti. È sospesa l’attività chirurgica non urgente perché richiede un ricovero, anche se temporaneo, in terapia intensiva. «Tutto ciò che non è grave è rinviato - sintetizza Zaia -. Un esempio? La protesi all’anca è importante, certo. Ma può aspettare. Le eccezioni dipendono dalle condizioni dei pazienti. Le attività specialistiche ambulatoriali, private convenzionate e pubbliche, proseguiranno solo per le categorie U (urgente) e B (breve) e negli ambiti materno-infantile e oncologico. Saranno i medici a definire le categorie. Garantiranno chi è grave e a prendere le scelte opportune». FARMACIE E URP. E ancora.

Chiudono gli sportelli Urp per le prenotazioni e si potenziano quelle telefoniche. I referti saranno spediti a chi non li scarica on line. I punti prelievi restano operativi. Si fermano le visite dei medici ospedalieri in regime di convenzione privata. Zaia ringrazia poi i farmacisti «per il grande lavoro in prima linea che stanno facendo». A loro verrà demandata la distribuzione anche di farmaci che di solito rilascia solo la farmacia ospedaliera. Restano operative l’assistenza psichiatrica e l’assistenza domiciliare distrettuale. Anche i vaccini nella fascia 0-6 anni e gli screening oncologici di secondo livello. Le disposizioni valgono fino al 15 aprile.

VOLOINCINAPERRESPIRATORI. «L’algoritmo sulla diffu-

sione del virus stima che, se non ci saranno flessioni nelle curve dei contagi, dal 26 marzo esauriremo i 494 posti di terapia intensiva», ha dichiarato Zaia ieri in diretta Fb. La data, precisano dopo i tecnici, è il 20 marzo. Ma poco cambia. Siamo vicini al limite. Continua Zaia: «Stiamo attendendo altri 102 respiratori dalla distribuzione nazionale. E abbiamo acquistato oggi (ieri, ndr) 100 letti. A breve i posti saliranno a 700. Siamo la Regione con la più alta dotazione di macchinari. Stiamo anche pensando di trovare un aereo per andare a comprarci le macchine in Cina. Non avranno il marchio “CE”, ma salveranno vite».

IPROFESSIONISTI. Oltre ai posti letto, però, servono sanitari. E non tutti i medici e gli infermieri sono in grado di lavorare in un reparto di alta specializzazione come le terapie intensive. Quelli in forza al momento non basteranno per fronteggiare l’onda. «Sono stato denunciato per aver assunto, in tempi non sospetti, 500 medici laureati abilitati senza specialità. Ma, intanto, questi giovani entreranno nella squadre per lavorare su questa emergenza», dice con orgoglio Zaia. NUMERI. Emergenza

che avanza, come conferma il report serale di Azienda Zero. I positivi sono arrivati a 1673 (+215 in un giorno, meglio rispetto all’altro ieri cresciuti di 409). I decessi salgono a 50 (+10 solo in una giornata, di cui 4 a Treviso). I ricoverati in area non critica sono 350 (+7) e in terapia intensiva sono 108 (+7). I dimessi salgono a 103. • © RIPRODUZIONERISERVATA

Lasfida Mascherine introvabili? «Lefacciamo inVeneto» Le mascherine vanno a ruba. Nel vero senso della parola. E persino la Regione se le è viste sfilare da sotto il naso. Come anticipato ieri, un ordine di 500 mila pezzi di mascherine era stato reperito da Azienda Zero, tramite un fornitore ufficiale e certificato. Si tratta di mascherine prodotte in Bulgaria. Quando il prezioso carico è arrivato alla dogana di Chiasso, puf, è sparito. Denuncia il governatore, Luca Zaia: «Quelle 500 mila mascherine sono state vendute ad altri tre in contemporanea, compresi noi che abbiamo anticipato pure il 50% del costo totale», ha detto dall’unità di crisi di Marghera. Quanto anticipato, dicono, è stato “girato“ per altri acquisti. Zaia è tornato ancora sul tema dei presidi anti virus introvabili con grande frustrazione: «Tutto il mondo le cerca, quelle mascherine. E ci troviamo davanti a scenari impensabili: 9 offerte su 10 ci chiedono il pagamento anticipato come se fossimo dei delinquenti. E 9 volte su 10 c’è il rischio di finire truffati, come nel caso di Chiasso. Risultato? Vi annuncio che stiamo collaudando un presidio “Made in Veneto” da dare ai cittadini. Sì, perché, come al solito, i veneti se non trovano una soluzione fuori, se la fanno in casa. Il problema sono le carte, come sempre - polemizza -. Stiamo cercando di farci autorizzare il prototipo per poi poterlo produrre e distribuire ai veneti a brevi». Ovviamente, la caccia alla mascherina non si ferma in attesa di un via libera ufficiale. Ieri dalla Regione spiegavano che in queste ore si sta trattando con un fornitore americano che sembra possa recuperare pure respiratori per le terapie intensive. • CRI.GIA. © RIPRODUZIONERISERVATA

Labattaglia più importanteè ridurrel’arrivo di malati gravi alleterapieintensive

TRASPORTI. Ilpresidentefirma ordinanze,misure fino al25 marzo

Treni,crollo del60% Peggiopergli autobus DeBerti: «Garantireipendolari». Bus, orariestivi Prima la paura del coronavirus e dopo l’obbligo di restare in casa - evitando spostamenti non necessari, non urgenti o non legati all’attività lavorativa - impattano sul trasporto pubblico locale in modo significativo. «Dai primi dati, il calo per i treni si attesta tra il 60-70%, mentre è crollato ancora più drasticamente per gli autobus». Così l’assessore regionale ai trasporti, la veronese Elisa De Berti, è al lavoro in queste ore per ridefinire - così come imposto dall’ultimo decreto firmato dal premier Giuseppe Conte - la gestione della mobilità pubblica veneta. In pratica, come cambiano gli orari e le corse di treni e bus ai tempi del coronavirus. Ieri il governatore Luca Zaia, ha firmato le due ordinanze, una per trasporto su ferro e l’altra per quello su gomma e acqua, in cui ordina di assumere misure urgenti valide fino al 25 marzo. TRENI, CORSE E ORARI. Per i

treni, la Regione chiede a Società infrastrutture Venete, tramite Trenitalia e Sistemi Territoriali, di trasmettere entro il 17 marzo una relazione «spiegando - si legge - le misure che saranno adottate che potranno essere rimodulate in base all’evolversi della situazione». Vuol dire che il gestore deve rimodulare orari e corse di treni lasciando aperta la possibilità ad eventuali revisioni. Il quadro, comunque, è desolante. Partiamo dai treni. Per esempio, la corsa delle 12.42 da Venezia per Bologna solitamente è molto frequentata: a marzo 2019 la media era di 400 passeggeri. Ora siamo calati a quota 140. La corsa da Bologna delle 17.15 fino a Venezia

Stazionie trenipendolarispesso vuotiinquesti giorni

passa da 800 dello scorso anno a 280. E ancora. Alla stazione di Rovigo partivano di media 170 pendolari per Venezia alle 6.11. Ora se ne contano 60. Venezia - Bassano: scende da 50 a 20. Altri esempi. Stazione di Verona, ore 6.46: l’anno scorso la media era di 454 passeggeri, adesso crolla a 159. Il treno successivo è alle 8.21 da Verona per Venezia: da 521 a 182. Stesso trend nel pomeriggio. «Come Regione - spiega De Berti - abbiamo chiesto a Trenitalia e Sistemi territoriale di avere un obiettivo: soddisfare il fabbisogno dei pendolari e di garantire all’interno dei vagoni la sicurezza. Quindi, potranno ridurre in modo rilevante nelle fasce orarie non di punta e nei giorni festivi, mantenendo dove serve». Anche a costo di raddoppiare i vagoni se necessario. AUTOBUS. Stesso obiettivo

sulla gomma. Anche se qui, fa notare l’assessore, la situazione è peggiore perché gli

studenti non ci sono da un pezzo e la gente si sposta pochissimo. «Chiediamo che venga mantenuto il livello di servizi essenziali. Praticamente tutti sono già passati all’orario estivo, ma si registrano molte corse vuote. Il periodo poi non è facile visto che il settore delle gite è fermo. E sono tanti i privati che lavorano per quello o per il pubblico. Le perdite saranno ingenti: il governo deve pensare a forme di ristoro anche per chi privato, come in questi casi, lavora per un servizio pubblico». TAXI. E infine i tassisti. La ca-

tegoria è davvero in difficoltà nel gestire il servizio di supporto al trasporto pubblico locale. Sono da chiarire poi le misure relative al droplet, legate alle distanze, durante il trasporto dei clienti. Le Regioni, Veneto in prima linea, hanno chiesto al Governo indicazioni precise e unitarie. • CRI.GIA. © RIPRODUZIONERISERVATA


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Sabato 14 Marzo 2020 Corriere del Veneto

VE

Coronavirus L’emergenza sanitaria

GLI OSPEDALI

I nodi

Crescono i contagi Continuano a crescere i contagi e, in Veneto, sono arrivati a quota 1.673 Pesante anche il conteggio dei deceduti che sono arrivati ad essere 50

1

I contagi hanno raggiunto quota 1.673, i morti sono saliti a 50. Vo’ piange la terza vittima. Sospesi in tutti gli ospedali veneti gli interventi programmati

RepartidiRianimazione pieniinduesettimane Zaia:servonorespiratori ❞

VENEZIA Sembra inarrestabile la diffusione del Coronavirus Covid-19. Gli esperti segnalano il picco per fine mese e intanto il Veneto nelle ultime 24 ore registra 78 contagi in più (ora siamo a 1.673, con il cluster di Padova a quota 450, seguito da Treviso con 338, Venezia con 256 e Verona, focolaio esploso a 239 casi confermati), e altri dieci morti (in tutto sono 50). Tra cui una signora anziana di Vo’ Euganeo, la terza vittima dopo i primi due contagiati in Veneto cioè Adriano Trevisan e Renato Turetta, altri due pazienti dell’ospedale di Treviso, che detiene il triste record di 25 decessi, e uno ricoverato a Conegliano. «A questo punto siamo preoccupati per le Terapia intensive (già a 108 ricoveri, ndr) - rivela il governatore Luca Zaia - per quanto organizzate e attrezzate, oltre un certo limite non possono andare. E il primo limite è l’approvvigionamento di respiratori: sul mercato non ce ne sono, abbiamo interloquito con

La mappa del virus

Luca Zaia Se all’inizio di un’epidemia gli esperti ci avessero detto che con il coronavirus si può anche finire intubati, invece di presentarcelo come una similinfluenza, ci saremmo potuti muovere prima

fornitori di tutto il mondo, come per le mascherine, ma la chiusura delle frontiere non aiuta. E allora dobbiamo prepararci alla fase più acuta dell’emergenza, ad affrontare picchi più alti, oltre i quali salta la sostenibilità del sistema. Se le misure di contenimento non dovessero funzionare, tra il 26 e il 28 marzo tutti gli attuali 459 posti di Terapia intensiva (più altri 25 del privato, ndr) saranno occupati e il 15 aprile conteremo 2.140.000 veneti positivi al virus. Se all’inizio di un’epidemia ora diventata pandemia gli esperti ci avessero detto che con il coronavirus si può anche finire intubati, invece di presentarcelo come una simil-influenza, ci saremmo potuti muovere prima». La Regione ha comunque già comprato 60 respiratori, e altri 102 sono in arrivo, più 100 letti ad alta specializzazione, con l’obiettivo di arrivare a 600-700 postazioni di Terapia intensiva. «Stiamo negoziando con fornitori americani per l’acquisto di respiratori - aggiunge Zaia - e cerchiamo un aereo per andarne a prender-

Nei reparti di Terapia intensiva degli ospedali veneti cominciano a scarseggiare i respiratori necessari alla cura di pazienti contagiati

2

Le mascherine Mancano anche le mascherine ed è giallo su un carico di 550 mila pezzi ordinati dalla Regione e per metà pagati, mai arrivati

3

L’Ego - Hub

108

in Terapia intensiva

1.673

103

di cui

Positivi al Covid-19

458

50

Ricoverati

Vittime

I FOCOLAI

Belluno

Casi confermati per provincia Deceduti

VENETO

28

3

239 Verona

Vicenza

Guariti

66

338 Treviso

2

143 8

9 256

83 Comune di V0’ (PD)

Venezia

450 Padova

26 Fuori regione

Padova

16 Rovigo

57 Assegnazioni in corso

Fonte: Regione Veneto

ne altri in Cina, senza marchio CE ma utilizzati in tutto il mondo. Del resto siamo in guerra e di fronte alla necessità di salvare vite umane dobbiamo abbandonare certe procedure». Per liberare più posti possi-

Il reclutamento Bandi aperti per nuove assunzioni, anche di medici e infermieri in pensione

I respiratori

bile nelle Rianimazioni, la Regione ha inoltre messo a punto un piano che durerà fino al 15 aprile. E prevede: la sospensione con effetto immediato dell’attività chirurgica programmata, tranne gli interventi indifferibili soprattutto

oncologici (garantite le urgenze), il che consente anche di recuperare personale; la sospensione delle prestazioni di specialistica ambulatoriale nelle strutture pubbliche e private accreditate, tranne quelle con codici «U» (urgen-

te, da erogare in 24 ore) e «B» (breve, da effettuare entro 10 giorni). Restano prime visite e controlli in ambito maternoinfantile e oncologico e l’assistenza psichiatrica, mentre ogni attività rivolta al pubblico nei Distretti si ferma, a parte

Uno degli striscioni a sostegno dei medici che il sindaco di Padova ha fatto appendere ieri all’ingresso dell’Ospedale

● L’editoriale

Rileggere il senso della sofferenza SEGUE DALLA PRIMA

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el resto, tutti i genitori che hanno dovuto comunicare ai figli la scomparsa di una persona cara, si sono trovati di fronte a questa difficoltà: come dirlo in modo da non traumatizzare il figlio ma anche in modo da trasmettergli la realtà della scomparsa e l’impatto emotivo che essa ha? La risposta tipica riguarda l’aldilà (tipo: il nonno è in cielo, ti guarda; l’amico è andato via ma sta con gli angeli ecc.) non perché i genitori ci credano (qualcuno sì e qualcuno no) ma perché in questo modo forniscono al figlio una rappresentazione alternativa della persona scomparsa e, cosa che è ancor più importante, comunicano la persistenza del ricordo dello scomparso nel proprio mondo interiore. Il morto non ci sarà più ma, in altro senso, ci sarà sempre dentro di noi. Questo messaggio è difficilissimo da accettare, diciamolo chiaramente. Ci si impiega anni e anni non solo a tollerarlo ma anche a sentirlo come una parte costitutiva della nostra umanità, perché implica il riconoscimento dell’importanza dell’altro nella nostra attività di pensiero. Spesso, attualmente, accade che questa attività venga difesa puntando

tutto su sé stessi: è il trionfo del narcisismo. Ma, come ci insegnò già Ovidio, amare sé stessi senza riconoscere gli altri porta al fallimento fino alla morte. Però noi oggi ci troviamo di fronte a questa situazione, dobbiamo riconoscere che una parte (per fortuna minoritaria, credo) dei giovani non sa né vuol sapere cosa sia la morte propria e altrui. È inutile condannarli moralmente. E la sofferenza? Anch’essa è un’esperienza difficile e tutti vorremmo poterla evitare. Spesso cerchiamo di relegare la sofferenza nell’ambito del dolore e per di più nell’ambito del dolore fisico, troviamo così una causa e una spiegazione. La sofferenza è però un’altra cosa, è lo stato d’animo che deriva dal sentire che il dolore fisico o il dolore altrui ci piega, minaccia di travolgerci ma è “nostro”, di tutto noi stessi. Ci fa sentire la nostra sensibilità, consente una vera solidarietà e una ricerca realistica di lenirla. Con il dolore abbiamo a che fare fin da piccoli ed è importante che fin da piccoli sentiamo quanto può essere diverso sentire che gli altri capiscono la nostra sofferenza. Se un bimbo piange perché si è sbucciato un ginocchio, dobbiamo fargli sentire che comprendiamo che piange non solo per il dolore fisico (trascurabile) ma perché soffre per essersi

sentito fragile, incapace di evitare l’ostacolo, bisognoso di aiuto mentre magari sperimentava la sua autonomia. Allora il fatto di sentirsi inteso rende accettabile il dolore e anche la sofferenza e anzi stabilisce un rapporto tollerabile tra dolore e sofferenza. Penso che solo se questo rapporto umano tra dolore e sofferenza diventa un tratto caratteristico del diventare adulti diventa possibile anche sperimentare la morte altrui senza negarla, in modo dunque non distruttivo. È molto importante che ciò avvenga, anche perché separare il dolore dalla sofferenza diventa facilmente un modo di trattare tutte le esperienze, ad esempio separando l’effetto liberatorio del rapporto sessuale dal piacere sessuale, che è invece un’esperienza che coinvolge tutto l’individuo. Allora si rischia di perdere il gusto della vita. Se riuscissimo a vivere la tragica esperienza dell’epidemia come un’occasione per ripensare a come ciascuno di noi ha stabilito il rapporto tra dolore e sofferenza e tra questi due e la morte, potremmo ricavare anche qualcosa di positivo da un evento terribile, come sempre per fortuna ha fatto l’umanità. Antonio Alberto Semi © RIPRODUZIONE RISERVATA


Corriere del Veneto Sabato 14 Marzo 2020

Stop alle operazioni In considerazione dello stato di emergenza in cui versano gli ospedali veneti è stato deciso lo stop a tutti gli interventi programmati e non urgenti

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urgenze e assistenza domiciliare. Gli appuntamenti saranno riprogrammati al termine dello stato di emergenza. Rimangono aperti i centri prelievo, ma imponendo un metro di distanza tra una persona e l’altra, mentre chiudono gli

Il numero verde

EVENEZIA «Scusi, posso uscire dalla mia città?»; «Senta, sono in quarantena ma sto bene: i vigili mi multano se scendo a prendere un caffè?»; «E se portassi il bambino in spiaggia, gli fa bene?»; «Se non ho sintomi ma sono positivo al test, i miei parenti devono stare chiusi in casa insieme a me? E perché non fanno il tampone anche a loro? Saremmo più tranquilli» . È un piccolo spaccato delle 2500-3 mila telefonate che ogni giorno arrivano al numero verde 800.46.23.40, attivato dalla Regione il 23 febbraio per rispondere alle domande «sanitarie» della gente in merito all’emergenza coronavirus. Il call center, insediato a Vicenza e gestito dalla «Althea spa» di

PRIMO PIANO

Pensionati in corsia

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Nella bozza del prossimo decreto emergenziale la «proroga» agli enti in scadenza. Prima volta nella storia della Repubblica

Slittano le elezioni per Regione e Comuni Alle urne in autunno

Berti (M5s) La politica va in totale secondo piano in un momento come questo L’unico e solo pensiero è contenere i contagi e far restare la gente a casa

VENEZIA L’aveva anticipato il Corriere del Veneto la scorsa settimana: difficilmente le elezioni regionali e comunali si sarebbero potute tenere entro la finestra prevista dalla legge. Per il Veneto (che deve calcolare anche le due settimane per i ballottaggi alle Comunali) l’ultimo giorno utile sarebbe il 14 giugno con convocazione dei comizi elettorali, quindi con partenza della campagna, entro il 15 aprile. Ora spunta la bozza del prossimo decreto emergenziale che verte, sì, sugli aiuti economici ma che in relazione contempla anche un’ipotesi di proroga di Regioni e Comuni in scadenza di mandato di tre mesi. Vale a dire che si allestirebbero le urne verosimilmente alla volta di ottobre. La bozza governativa allo studio in queste ore e che si trasformerà in un nuovo Dpcm a stretto giro recita: «Gli organi elettivi delle regioni a statuto ordinario il cui mandato scade entro il 31 luglio 2020, durano in carica cinque anni e tre mesi». E questo varrebbe per Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania e Puglia. E se questo testo diventasse decreto della presidenza del consiglio sarebbe la prima volta nella

storia della Repubblica. Perché se di prorogatio o modifica della durata si conta qualche esempio spesso in correlazione all’esigenza di taglio di costi con un election day, di «proroga», cioè di pieni poteri in capo agli enti da rinnovare non si è mai parlato in passato. Se oggi può apparire scontata l’adesione dei gruppi consigliari veneti a questa linea, non lo era certo pochi giorni fa quando ancora si sperava in una soluzione meno drammatica e più rapida dell’emergenza sanitaria per il coronavirus. Nicola Finco, capogruppo della Lega in Regione conferma: «Fino a una settimana fa pensavamo fosse possibile votare a maggio ma con l’evolversi drammatica della situazione negli ultimi giorni è evidente che l’ultimo pensiero sono le elezioni e la campagna elettorale. Ora la priorità è gestire la situazione. Eravamo contrari ad arrivare al voto in autunno ma non possiamo far altro». La Lega non era sola, anche Giorgia Meloni (FdI) si augurava che le consultazioni potessero svolgersi regolarmente solo pochi giorni fa. Oggi, il capogruppo di FdI in Regione, Andrea Bassi spiega: «In

Lega Nicola Finco

Pd Stefano Fracasso

M5s Jacopo Berti

Nicola Finco (capogruppo Lega) È evidente che l’ultimo pensiero sono le elezioni e la campagna elettorale

«Posso andare al mare?» Quelle tremila domande al giorno al call center Roma, dispone di 32 operatori, al lavoro sette giorni su sette, dalle 8 alle 20, su 50 linee: «Ultimamente i picchi di chiamate si registrano dopo i telegiornali delle 12 e delle 19 — rivela Pietro Lazzaroni, direttore di Althea — dipende dalle notizie e da come escono. Inizialmente si rivolgevano a noi soprattutto le persone passate per Vo’ Euganeo o venute a contatto con residenti del Comune al tempo in zona rossa, ma adesso riceviamo tante richieste di chiarimento sui nuovi decreti governativi. Noi cerchiamo di rispondere a tutti, se non ci riusciamo subito è perché in certi momenti ci vorrebbero cento operatori all’opera contemporaneamente».

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LA POLITICA

Mancano medici e mancano infermieri, per questo si è deciso di richiamare in corsia medici e infermieri già in pensione

Uffici relazioni con il pubblico e tutti gli sportelli di prenotazione, con un contestuale potenziamento delle prenotazioni telefoniche. L’esito di esami di laboratorio e strumentali sarà inviato per posta a domicilio dell’utente o, se disponibile, on line, così come sarà consentita solo la distribuzione ospedaliera dei farmaci, ovvero fino a tre mesi di terapia dopo la dimissione del degente o del paziente sottoposto a visita specialistica. Si ferma l’attività dei Dipartimenti di Prevenzione e dei Servizi d’Igiene, fatte salve prestazioni urgenti o non differibili, come i vaccini, la sorveglianza delle malattie infettive, lo screening oncologico. «Blocchiamo anche l’attività intramoenia, cioè la libera professione dei medici all’interno delle strutture pubbliche _ annuncia il presidente del Veneto, che torna pure sul tema delle mascherine _. Finchè non ne troveremo, stiamo collaudando un nostro modello (prodotto da un’azienda veneta, ndr), che non è proprio quello con i due elastici da allacciare dietro la testa e che distribuiremo ai cittadini quando il ministero della Salute ci darà l’autorizzazione. E nello stesso tempo siamo trattando con Sudafrica, America e Cina per averne intere forniture». Bandi aperti per nuove assunzioni, anche di medici e infermieri in pensione («si presentino e li prendiamo» con contratti di libera professione o di collaborazione coordinata e continuativa), e via a due nuove campagne di tamponi. Una per scovare e isolare gli asintomatici, «untori inconsapevoli», e l’altra su una«coorte asettica, da trovare al supermercato o su una fetta di popolazione non in isolamento e non con numerosi contatti, per avviare uno studio statistico». Michela Nicolussi Moro

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Lazzaroni Sul fronte sanitario abbiamo qui con noi tutti i giorni un medico inviato dall’Usl Berica

Una di loro ha una voce rassicurante e calma: «In effetti cerchiamo anche di tranquillizzare tanti utenti, spaventati, agitati. C’è chi interrompe la comunicazione dopo un minuto, una volta appreso quello che gli interessava, ma ce ne sono molti altri desiderosi di trovare qualcuno che sciolga i loro dubbi e infonda sicurezza. Le domande più frequenti che ci pongono sono ricorrenti: quali sono i sintomi del coronavirus? Come si presentano? E le modalità di contagio? Come devo comportarmi se sono stato a contatto con un soggetto contagiato dal virus? Devo andare in ospedale? Che differenza c’è tra uno che ha i sintomi e uno che non li ha? Ogni chiamata è

a sè, noi tentiamo di contenere la paura, l’ansia dell’interlocutore, e di illustrare nel dettaglio quanto ci chiedono». Insomma, di fare chiarezza senza spaventare nessuno nè nascondere la realtà. Da quando poi l’Italia è diventata zona rossa, si susseguono quesiti del tipo: «Sono un fornitore, posso viaggiare con il camion per consegnare le merci?»; «Per quali motivi sono autorizzato a lasciare la mia città o regione?»; «In quali strade si viaggia e in quali no?».

Super lavoro Arrivano circa tremila telefonate al giorno al numero verde istituito dalla Regione per il coronavirus

una settimana è cambiato il mondo. È chiaro che nella situazione attuale...che tipo di campagna elettorale si farebbe? Sarebbe un problema anche solo raccogliere le firme. E, soprattutto, l’ultima preoccupazione è andare a votare». Non è una decisione semplice, anche perché si intreccia con il già rinviato referendum sulla riduzione dei parlamentari su cui si dovrà decidere entro il 23 marzo. «Il governo non ha ancora preso alcuna decisione in merito. Ovviamente si comincia a parlarne, dipende molto dall’andamento dell’emergenza - spiega il sottosegretario all’Interno Achille Variati -, decideremo dopo aver sentito maggioranza e opposizione, le Regioni e il Capo dello Stato. Ed è probabile che la decisione verrà assunta contemporaneamente a quella sul referendum». Se anche si decidesse all’ultimo, il Veneto aderirebbe compatto alla proroga. Stefano Fracasso, capogruppo Pd ribadisce: «Se è necessario, si spostino le elezioni in un momento di più ordinaria e regolare vita civile, non abbiamo assolutamente nulla in contrario». Stessa linea anche per il capogruppo 5s Jacopo Berti: «La politica va in totale secondo piano in un momento come questo. L’unico e solo pensiero è contenere i contagi e far restare la gente a casa, la salute prima di tutto». Martina Zambon © RIPRODUZIONE RISERVATA

E gli operatori devono essere preparati studiare continuamente le nuove disposizioni: «Ci forniscono aggiornamenti costanti e in tempo reale sulle normative che cambiano — chiarisce Lazzaroni —. Mentre sul fronte sanitario abbiamo qui con noi tutti i giorni un medico inviato dall’Usl Berica, che ci supporta». Gli utenti sono soprattutto lavoratori tra i 20 e i 60 anni, che telefonano al numero verde anche per chiedere come comportarsi se un collega è risultato positivo al Covid-19. E poi c’è qualche anziano. «Qualcuno ci chiede dove può trovare le mascherine e lo indirizziamo alla farmacia più vicina — racconta l’operatrice —. Se invece un utente riferisce di avere i sintomi, suggeriamo di contattare il medico di base o il Suem, e se è davvero un caso sospetto allertiamo anche noi il Servizio d’Igiene dell’Usl di competenza». M.N.M. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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SABATO 14 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

BELLUNO

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risorse pubbliche

parla la presidente lotto

«Il Fondo incoraggia azioni contro lo spopolamento»

Apaca, il canile-rifugio chiuso al pubblico «Ridotti i volontari»

Tra le novità dei contributi ai Comuni confinanti c’è l’articolo 2 dell’intesa 2020 De Menech: «Servono idee innovative, qui un laboratorio delle aree interne»

Irene Aliprandi BELLUNO. La progettualità

che verrà sviluppata dai Comuni confinanti può diventare un laboratorio di sperimentazione per trattare tutte le aree a rischio spopolamento. Ne sono convinti Roger De Menech, presidente del Comitato paritetico, e il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia, dopo la firma della nuova intesa per il Fondo dei Comuni confinanti. Il nuovo bando, infatti, prevede espressamente tra le sue finalità (articolo 2) il “consolidamento di servizi e infrastrutture con l’obiettivo di invertire la curva dello spopolamento”. «Comuni, Provincia e Regione possono avanzare proposte mirate contro lo spopolamento», dice De Menech, «anche se è chiaro che in questo momento non si possono fare assemblee dei sindaci o grandi strategie di pianificazione. Dopo, passata l’emergenza, però, potremo ripartire bene. Dobbiamo approfittare di questo periodo per riflettere su quelle che potrebbero essere le soluzioni migliori». De Menech cita due misure già intraprese da tempo e vincenti nel contrasto allo spopolamento, cioè “Investi scuola” (che riduce al minimo i costi del trasporto studentesco) e il piano di marketing provinciale. «Le linee guida sono sanità, trasporti e scuola e nel bellunese sono già stati investiti 12 milioni di euro per gli ospedali, 5 per

BELLUNO. Le disposizioni di

contenimento della diffusione del Covid-19 hanno stanno ovviamente interessando anche il canile-rifugio di Apaca dove attualmente sono ospitati oltre trenta cani. «Già da martedi», dice la presidente Paola Lotto, «abbiamo deciso di chiudere al pubblico il rifugio, di fatto sospendendo quella per noi è la principale attività, ossia la conoscenza dei cani da parte dei bellunesi che scelgono un’adozione. Abbiamo poi contingentato la presenza dei volontari: ogni giorno ci sono soltanto tre persone ad accudire i cani, che hanno quindi la possibilità di mantenere ampiamente le distanze interpersonali. Abbiamo anche sospeso le passeggiate con i cani e le sostituiremo con le attività di gioco nelle aree di sgambamento. Infine, abbiamo rinviato alla fine dell’emergenza ogni attività formativa». Questo non significa, pe-

L’Apaca

rò, che Apaca fermi l’attività. «La cura dei cani ospitati», precisa Lotto, «non può essere interrotta perché ne va della loro stessa vita. Devo dire che i volontari hanno dato grande disponibilità e di questo voglio ringraziarli. Ma non cessiamo neppure la promozione delle adozioni: sia il sito che le nostre pagine facebook continueranno a presentare i cani adottabili, che dovranno aspettare la fine dell’emergenza per ritrovare la normalità». —

Il Comitato paritetico del Fondo Comuni confinanti

il marketing e 4 per il trasporto degli studenti. Fermare lo spopolamento, tuttavia è complicato, servono idee innovative e speriamo che arrivino con questo prossimo bando. Scrivere questo obiettivo nell’intesa ha messo un

Il Comitato paritetico ha approvato anche una proroga a Lamon e una variante a Voltago punto fermo e i progetti verranno valutati anche su questo parametro». Nel frattempo l’operatività del Fondo è stata consistente, con oltre 50 milioni di lavori o stati di avanzamento

pagati negli ultimi mesi. «Abbiamo appena approvato la richiesta di ulteriori versamenti (il Fondo funziona a fabbisogno di cassa), dopo quelli chiesti a novembre, per 40 milioni in tutto». Giovedì, infatti, dopo la firma dell’intesa 2020, il Comitato paritetico ha proseguito la riunione per altre incombenze. «Abbiamo iniziato a stabilire i contorni per le modalità di distribuzione del contributo con vincolo di destinazione, fissato per ciascun comune in 500 mila euro. Si è stabilito uno snellimento notevole delle procedure, per cui i Comuni non devono partecipare al bando per ottenere questa cifra. È sufficiente che i Comuni ci mandino i loro

progetti approvati dalla giunta perché parta il primo acconto di anticipo, che può essere del 20 per cento. Inoltre, per il saldo finale, basta la delibera di giunta che dichiara chiuso il progetto». Sempre giovedì il Comitato ha approvato alcune proroghe e alcune varianti chieste dai Comuni. L’unica proroga bellunese riguarda il Comune di Lamon per la rendicontazione finale del progetto del 2012 sulla valorizzazione della cultura e dell’identità storica della comunità. Per Voltago, invece, la segreteria tecnica del Comitato ha dato parere favorevole alla variante del progetto 2018 per la valorizzazione e ricreativa comunale. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

Federottica

«Noi aperti, ma venite solo su appuntamento» BELLUNO. Daniele Da Lan, presidente di Federottica Belluno, raccoglie la disponibilità degli ottici bellunesi a dare il necessario servizio alla popolazione, ma invita gli utenti a collaborare per poter far sì che ciò avvenga in sicurezza ed evitando spostamenti inutili. «Noi ottici», spiega Da Lan, «siamo inseriti tra le attività che possono continuare a operare nell’ottica di fornire un servizio ritenuto di pri-

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ma necessità. È bene, però, che l’utente che necessita della nostra assistenza contatti l’ottico di fiducia telefonicamente, concordi orari e modalità con lui in modo da poterlo accogliere tempestivamente, evitando spostamenti non necessari. A tutti i clienti gli ottici optometristi di Federottica Belluno garantiscono le massime cautele igieniche e sanitarie, consapevoli della necessità di proteggere ogni persona dal rischio». —


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PRIMO PIANO

SABATO 14 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

L’allarme globale: economia e occupazione ghiotti (ance) nuovo allarme

L’edilizia ha deciso: stop a tutti i cantieri

Federvini «Vinitaly, non ci sono le condizioni»

VENEZIA. Il presidente di An-

te di ciò stiamo lavorando per definire soluzioni comuni, sulle basi di quanto verrà determinato nelle prossime ore a livello nazionale. A queste norme, le aziende che vogliono proseguire la propria attività si adegueranno con scrupolosa responsabilità. Alcuni imprenditori hanno altresì deciso di sospendere le produzioni: si tratta di scelte che vanno rispettate perché adottate sulla base di specifiche esigenze. Tutti gli imprenditori che rappresento hanno a cuore la salute e la sicurezza dei propri dipendenti e delle loro famiglie. Il Paese non va fermato, c’è bisogno di mantenere aperti i presidi produttivi principali», conclude il presidente di Confindustria Veneto. E i sindacati? Christian Ferrari (Cgil) ha firmato un documento con Colangelo (Uil) e Refosco (Cisl) in cui sottolinea un concetto chiaro: «La massima protezione in termini di sicurezza va garantita a chi è costretto a lavorare per garantire i beni primari alle nostre comunità. La filiera agroalimentare, la farmaceutica, la logistica e la distribuzione delle merci non si possono fermare: a tutti questi lavoratori va la nostra stima e solidarietà», conclude Ferrari. —

ce Veneto, Paolo Ghiotti, rivolge un appello e una richiesta chiara alle istituzioni, alla Regione, ai sindaci: «Bisogna fermare i cantieri e sospendere le attività legate all’edilizia. Non c’è alternativa perché il nostro settore presenta caratteristiche peculiari: per gli imprenditori e ancor prima per i lavoratori edili risulta impossibile lavorare rispettando le norme di sicurezza giustamente imposte dalle autorità preposte per contrastare il virus. Nei cantieri non è possibile lavorare restando ad un metro di distanza e senza venire a stretto contatto. Poi vi è la sicurezza che per noi rappresenta una priorità: non riusciamo in alcun modo a reperire le mascherine e nemmeno gli altri dispositivi di sicurezza a causa dell’elevata richiesta e della difficoltà di reperimento dei materiali a causa della chiusura di diverse aziende fornitrici. E’ una questione di responsabilità e di rispetto nei confronti dei lavoratori che sono prima ancora prima persone a cui oggi noi imprenditori edili non riusciamo a garantire sicurezza, ma nemmeno la possibilità di andare a pranzo perché sono chiuse tutte le attività di ristorazione. È una situazione che ci vede in difficoltà e che ci costringe a richiedere questa soluzione». Nello specifico Ance Veneto chiede alle stazioni appaltanti, dalla Regione ai Comuni, di sospendere le richieste di iniziare o concludere lavori in quei cantieri che non sono di primaria importanza e questo vale anche per quelli delle utilities collegati agli enti locali. Siamo pronti a fare la nostra parte intervenendo nelle situazioni di emergenza e di priorità, ma il principio che deve guidarci è il contenimento del virus». —

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In bilico Vinitaly, già slittato da aprile a giugno. Con i collegamenti internazionali inibiti, per Piero Mastroberardino, presidente del gruppo Vini di Federvini, «non ci sono le condizioni per assicurare un evento di livello internazionale nel solco della storia di Vinitaly». «La professionalità e l'autorevolezza di Veronafiere - afferma Mastrobernardino, al termine di un'ampia consultazione - vanno convogliate su iniziative di rilancio del settore».

«Zero rischi per la salute o in Veneto non si lavora» Le categorie economiche e i sindacati concordano: garantire la sicurezza al 100% L’assessore Marcato: mai vista tanta unità, attendiamo le direttive del governo Albino Salmaso VENEZIA. Tutti d’accordo: o si

riesce a garantire la sicurezza nelle aziende oppure si chiude e non si lavora. Mai come ieri gli imprenditori e i sindacati si sono trovati d’accordo, al punto che l’assessore all’Economia Roberto Marcato finita la videoconferenza con 23 persone collegate, ammette: «Non riuscivo più a capire chi rappresentava i sindacati e chi gli industriali visto che le parti si erano invertite: ciò dà l’idea della gravità dell’emergenza. O si garantisce la sicurezza con la salute o non si lavora, punto e capo, non ci sono mezze soluzioni», spiega Marcato. Cosa vuol dire nel concreto? Che in ogni attività va rispettato il “droplet” con la distanza di almeno 1 metro tra

una persona e l’altra e non ci dev’essere alcun contatto fisico nel processo produttivo. L’Ance ha bloccato i cantieri e si attende il decreto firmato dal premier Conte dopo l’incontro con Confindustria, Confcommercio, Confartigianato, Cgil Cisl e Uil per capire nel dettaglio chi lunedì mattina potrà aprire i battenti. Stamattina ci sarà un nuovo incontro sempre in videoconferenza: «Noi assessori della giunta regionale siamo il magafono del territorio. Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna marciano compatte per contrastare la diffusione del virus. Abbiamo fatto dei progressi enormi sulla tute, con leggi severissime sulla sicurezza e per l’aspirazione delle polveri nell’aria: per questo non dobbiamo sottovalutare questo virus invisibile che ci sta mettendo al tap-

peto. Mi ha sorpreso il grande senso di responsabilità degli imprenditori e il loro feeling con i sindacati: se siamo una delle regioni leader in Europa per benessere è perché qui l’economia si coniuga con l’umanità», conclude Marcato. E le associazioni? Valga per tutti la dichiarazione di Enrico Carraro che in videoconferenza ha esordito: condivido riga per riga il documenti di Cgil Cisl e Uil. «La riunione organizzata dagli assessori regionali Donazzan e Marcato è stata estremamente costruttiva. Con i sindacati, abbiamo condiviso il principio che la tutela della salute dei lavoratori e il totale rispetto delle disposizioni di precauzione sono le condizioni indispensabili per il mantenimento della continuità produttiva. A fron-

REGIONE VENETO L’ASSESSORE ROBERTO MARCATO A CAPO DELL’ASSESSORATO ALL’ECONOMIA

Oggi nuovo vertice tra Confindustria Cgil Cisl Uil e tutte le altre associazioni imprenditoriali

GIUSEPPE ZACCARIA

IL COMMENTO

Consapevolezza della complessità come prima lezione uardavo ieri sera, costretto come tutti a casa, il Dvd prodotto dall’Istituto Luce “1947 il tuo anno” (e in effetti il 1947 è il mio anno di nascita), come raccontato dai cinegiornali dell’epoca. Stupisce e commuove vedere come in quell’anno cruciale, pur in un contesto di desolazione e di rovine, rifiorisse potente un sentimento di entusiasmo, di fiducia nel Paese, di volontà generale di ricostruzione materiale e morale, che nel giro di po-

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chi anni avrebbe consentito di far ripartire l’Italia e di avviarla al “miracolo economico”. Oggi, pur nel drammatico passaggio in cui ci troviamo, non siamo evidentemente in una situazione analoga, ma l’assoluta gravità del momento impone una riflessione più ampia della cronaca, impone di cambiare in profondità, con una discussione franca e sincera, lo schema di gioco e lo scenario narrativo degli ultimi anni. Il primo passaggio da fare è

quello di obbedire ad una regola che ci diamo da noi stessi, per convinzione e non per costrizione, o per formale adeguamento alle direttive del Governo. Sé come un altro, intitolava una sua opera un grande filosofo francese, Paul Ricoeur, proprio ad esprimere un senso di responsabilità e di rispetto che dobbiamo in pari misura attribuire agli altri oltre che a noi stessi. Prima o poi, se ci sarà e continuerà nel tempo questo senso di responsabilità collettivo,

l’ondata della pandemia passerà e, proprio in quel momento, assieme all’imperativo di ricostruire un’economia devastata dalla chiusura totale del Paese, si dovranno tenere a mente alcune riflessioni e imparare in fretta alcune lezioni che la crisi in atto ci suggerisce e in un certo senso ci impone. In primo luogo la riscoperta del bisogno di comunità, del valore della relazione sociale, della fiducia reciproca, del destino comune, superando l’individualismo e l’egoismo, talo-

ra sfrenati, che hanno caratterizzato questi ultimi anni. Non dimenticare ciò che ci lega a chi ci circonda, mettersi anche dal punto di vista dell’altro, non solo di noi stessi, è una necessità morale, sociale, economica (si pensi solo ai problemi dell’ambiente e agli sconvolgimenti demografici e migratori). C’è poi bisogno di riscoprire i valori della competenza, della professionalità, dello studio, della scienza, dell’esperienza che si acquisisce negli anni e nelle difficol-

tà. Che cosa faremmo oggi se non disponessimo di validissimi specialisti di anestesia, di terapia intensiva, di virologia e di epidemiologia e di esperti e appassionati infermieri? Dopo la lunga fase della chiacchiera e della propaganda, di chi inseguiva con il microfono in mano mini-leader politici che uscivano da un incontro insignificante, occorre riscoprire la consapevolezza della complessità dei problemi da affrontare e della necessità di un’applicazione di lungo periodo dell’impegno e dell’intelligenza e dell’inesistenza di soluzioni miracolistiche ed estemporanee. — © RIPRODUZIONE RISERVATA


PRIMO PIANO

SABATO 14 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

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L’allarme globale: le istituzioni le elezioni amministrative

variati

Proroga di tre mesi, urne autunnali per Regione e Comune di Venezia

Assegno da 109 milioni liquidità ai comuni

Si rinnovano 39 sindaci veneti. D’Incà: il referendum per il taglio dei parlamentari entro il 22 novembre Albino Salmaso PADOVA. Slittano di almeno

tre mesi le elezioni amministrative previste a maggio 2020: sia le regionali che le comunali si terranno in ottobre, se non ancora più tardi e così pure il referendum sul taglio dei parlamentari convocato per il 29 marzo e già prorogato a data da destinare. Insomma, Zaia potrà restare a Palazzo Balbi con la sua quadra di assessori per altri 90 giorni e chi scalpita per mettere piede a Palazzo Ferro Fini con lo stipendio di 8 mila euro al mese dovrà portare pazienza. Lo stesso vale per i sindaci. A Venezia Luigi Brugnaro con la sua giunta potrà superare l’estate prima di sottoporsi all’esame del voto e Pier Paolo Baretta avrà tre mesi di più per lanciare la sfida in una battaglia che si gioca sulla rinascita di una grande città, piegata da due calamità: l’«acqua granda» di novembre con i danni in tutte le isole e il coronavirus che ha fatto scappare i turisti dagli alberghi, musei e teatri. Si dovrà mettere mano a un piano straordinario di rilancio e così pure per il turismo in Veneto, con la speranza che in estate le spiagge del litorale adriatico tornino ad affollarsi con i tedeschi e gli stranieri. Non si vota solo a Venezia ma anche in altri 38 comuni, con 508 mila elettori: si va da Bovolenta, Campodarsego, Casale di Scodosia, Castelbaldo, Due Carrare, Pernumia e Sant’Angelo di Piove nel Padovano; Arcade, Castelfranco Veneto, Chiarano, Spresiano e Vidor nel Trevigiano. Nel Bellunese sono altri 10 comuni: Borca di Cadore, Colle Santa Lucia, Gosaldo, Lozzo di Cadore, San Vito di

Achille Variati

Gli altri test importanti riguardano Castelfranco Veneto Dolo e Portogruaro Cadore, Valle di Cadore, Vodo di Cadore, Voltago Agordino e Zoppè di Cadore. A Venezia, oltre alla città guidata da Brugnaro, ci sono test importanti in altri 5 comuni: Cavallino-Treporti, Dolo, Eraclea, Portogruaro, Torre di Mosto. Nel Vicentino si rinnovano 5 sindaci, altrettanti nel Veronese e Villadose nel Rodigino. Il rinvio non è ancora stato deciso in via ufficiale dal governo, ma emerge dalla bozza, provvisoria e soggetta a possibili modifiche, del decreto coronavirus. «In dero-

ga a quanto previsto dall’articolo 1, comma 1, della legge 7 giugno 1991, n. 182, limitatamente all'anno 2020, le elezioni dei consigli comunali, previste per il turno annuale ordinario, si tengono in una domenica compresa tra il 15 ottobre e il 15 dicembre 2020», si legge nel testo. E qui si aprono tutti gli interrogativi, con il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, che dà una prima interpretazione: «Il termine per indire il referendum è fissato in 60 giorni dalla comunicazione dall’ordinanza che l’ha ammesso (23 gennaio 2020). Secondo la bozza di decreto diffusa, tale termine potrebbe essere ampliato fino a 240 giorni. Il referendum potrebbe tenersi entro il 19 settembre 2020, in una domenica tra il 50° e il

Trenitalia taglia le Frecce Milano e Torino più lontane

VENEZIA. C'era da aspettarselo. Da ieri mattina, da Venezia Santa Lucia e da Padova, le Frecce Rosse e Argento di Trenitalia per Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Salerno sono state ridotte drasticamente co-

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da Padova. Anche Ntv ha ridotto le corse degli Italo. Sia sulla linea per Milano che su quella per Milano. Ridotti anche gli Intercity. È stato mantenuto quello che va a Roma e parte da Padova alle 9.50, ma non quello del pomeriggio. Come eliminazione dei treni regionali non c'è

Treviso che via Portogruaro, sulla Verona- Padova-Venezia e sulla Bologna -Padova -Venezia. Per domani previsti anche bus sostituitivi sulla Padova-Bologna. Per il resto le stazioni del Veneto sono vuote. Viaggia pochissima gente e la Polfer effettua tanti controlli. Da domenica anche Sistemi Territoriali riduce le corse sulle linee Mestre Adria, RovigoVerona e Chioggia Rovigo. A Padova un addetto alla biglietteria si è rifiutato di fare un biglietto per Milano ad una persona di mezz'età che voleva andare a trovare degli amici. Ed intanto il sindacato Orsa ha fatto richiesta a TrenItalia di inviare mascherine e guanti a tutti i ferrovieri. — Felice Paduano

In senso orario: il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, il consiglio regionale del Veneto e il ministro Federico D’Incà

trasporti

Revisione dell’orario: sulla linea ferroviaria fra Venezia Padova e Roma Termini solo due convogli all’andata e altrettanti al ritorno

zione che potrà essere modificata», conclude il ministro. I primi commenti sono unanimi. Nicola Finco, capogruppo Lega: «In questo momento l’emergenza sanitaria ha la priorità su qualsiasi cosa e tutta la concentrazione deve essere rivolta a quello. Alle elezioni ci penseremo quando la situazione tornerà alla normalità». Il rinvio era stato chiesto da Stefano Fracasso del Pd e anche dal M5S con Erika Baldin che hanno sottolineato la necessità di ripristinare la par condicio. —

PADOVA. «Questa è un’importante iniezione di liquidità per i comuni italiani, tanto più in una fase che a causa del Coronavirus sarà molto difficile anche per gli enti locali»: così il sottosegretario all’Interno Achille Variati commenta l’erogazione da parte del ministero dell’Interno dell'anticipo di risorse ai comuni sul 2020. Il totale nazionale ammonta a 1.335.342.775,39 euro ed è prevista dalle norme contenute nel decreto-legge n. 78 del 2015 (art 3). Per i comuni veneti, la cifra complessiva è di € 109.179.038,88. Dal pagamento sono stati esclusi gli enti non in regola con l’invio dei certificati di bilancio. Ma cosa succede nel concreto nella nostra regione? Si va delle briciole agli assegni più pesanti: 5,8 milioni per Padova, 1 milione a Rovigo, 1,9 a Treviso, 7,5 a Venezia , quasi 68 a Verona e 3 a Vicenza che viene premiata per efficienza dal sottosegretario agli Interni, che l’ha guidata come sindaco fino al 2018. Variati invece conferma che il Consiglio dei ministri chiamato al varo del decreto legge con le misure economiche per fronteggiare l'emergenza Coronavirus si terrà oggi pomeriggio. Nel caso in cui sia necessario per le scadenze fiscali del 16 marzo, il Governo valuta anche altri strumenti tra cui un decreto ministeriale. —

me misura precauzionale per bloccare il diffondersi del coronavirus, come d'altronde previsto dall'ultimo decreto della Presidenza del Consiglio. Ridottissimo anche il servizio dal Veneto per Milano e Torino. Esempi concreti. Linea Venezia-Padova-Verona-Milano: prima c'era una Freccia ogni trenta minuti (costo del biglietto base da Padova 45 euro). Da ieri una sola Freccia all'andata ed un'altra al ritor-

no. Sono quelle delle 10.48 da Venezia ed alle 11.16 da Padova con arrivo a Milano Centrale alle 13.15 e da Milano alle 13.45 con arrivo a Padova alle 15.44 ed a Santa Lucia alle 16.12. Ma l'ecatombe delle Frecce soppresse si registra sulla Venezia-Padova-Roma Termini. Ne sono sopravvissute solo due all'andata ed altrettante al ritorno. Sono quelle da Venezia delle 10.26 (Padova

70° giorno successivo a quello della convocazione, così come previsto. L’ultima data utile per celebrarlo, ove adottata tale modifica, cadrebbe il 22 novembre 2020. Non risponde al vero, quindi, che il referendum verrebbe rinviato al 2021. La disposizione consente la fissazione di una data anche precedente», spiega D’Incà. «Quanto alla durata degli organi regionali, potrebbe essere eccezionalmente estesa a 5 anni e tre mesi per le Regioni che scadrebbero a maggio: Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania e Puglia. Poi c’è la Val D’Aosta. La durata degli organi regionali, in effetti, è di competenza statale e spetta al governo intervenire. Spetterà poi alle regioni indire le elezioni sulla base della rispettiva legisla-

10.56) per Napoli (15.48) e delle 14.26 ( Padova 14.56) sempre per Napoli ( 19.48). Le Frecce del ritorno sono quelle delle 8.09 dalla città del Vesuvio, che arriva a Padova alle 13.04 ed in laguna alle 13.34 e delle 14.10, sempre da Napoli) con arrivo a Padova alle 19.04 ed a Venezia alle 19.34. Sono state mantenute anche due delle quattro Frecce sulla linea Venezia, Padova, Bologna, Ancona, Bari, Lecce. Sono quelle delle 6.53 da Venezia e da Lecce delle 13.06. In pratica sono state eliminate numerose Frecce, comprese le dieci Frecce veloci (andata e ritorno), che da Padova partono ai minuti 50 e fermano solo a Bologna, saltando Firenze Santa Maria Novella, con il tempo di percorrenza di 3.10

Finco: priorità alla difesa della salute Fracasso e Baldin: ci vuole par condicio

Misura precauzionale per contenere il contagio. Anche Ntv riduce le corse di Italo ancora un elenco dettagliato (la competenza è della Regione Veneto), ma si sa che sono stati tagliati tanti treni sulla Mestre-Udine-Trieste, sia via

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PRIMO PIANO

SABATO 14 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

L’allarme globale: il mondo produttivo bellunese agordo

Luxottica resta aperta ma misura la febbre AGORDO. Per ora l’azienda

Una protesta dei lavoratori Safilo a Longarone: tra cassa integrazione e misure anti contagio, la situazione è complicata

Safilo rassicura i lavoratori «Prese misure di sicurezza Modificate le pause e scaglionate le entrate e le uscite per ridurre i contatti Si valuta l’installazione di pannelli di plexiglass tra una persona e l’altra Paola Dall’Anese BELLUNO. «Da quando è scop-

piata questa emergenza sanitaria, abbiamo subito provveduto a mettere in atto tutte le azioni per tutelare i nostri dipendenti. E lo stiamo facendo anche ora. Anzi, lunedì ci incontreremo con i sindacati provinciali per fare il punto della situazione». A parlare è il direttore del personale del gruppo Safilo, Alessandro Visconti da qualche giorni in ferie, ma sempre al lavoro come lui stesso fa notare.

I PRESIDI IN ATTO

Nello stabilimento longaronese di Safilo si sta cercando di mettere in atto tutto quanto è possibile per garantire la sicurezza ai lavoratori. Dai dispenser di gel antisettico alle mascherine nei reparti in cui è ne-

cessario, fino allo spostamento di alcuni macchinari per permettere di raggiungere quel metro di distanza da una postazione e l’altra obbligatoria per evitare contagi. E sulle linee di finissaggio c’è l’idea di montare dei pannelli di plexiglass tra una persona e l’altra. «Abbiamo inoltre spinto molto sulla smart working dove è possibile», dice il capo del personale. Che poi aggiunge: «Ma in alcune parti la connessione da casa non è il massimo». Sono state modificate anche le pause con entrate e uscite scaglionate e addirittura in alcuni reparti, si parla della possibilità di introdurre, alimenti come caffè o anche qualche merendina. E questo per evitare assembramenti nelle aree di ristoro. Ai turnisti sarà concesso di finire 5-10 minuti prima onde evitare di incontrarsi con i col-

leghi del turno successivo. In mensa sono obbligatori mascherine e guanti. A proposito di mascherine, Visconti sottolinea come «da diversi giorni sono ferme alla dogana francese 10 mila mascherine. E ora siamo riusciti a trovarne altre migliaia in arrivo dalla Cina».

l’appello di padrin

«I casi positivi sono in crescita bisogna restare tutti in casa» Il presidente della Provincia si rivolge agli anziani: «Tenete duro e rispettate le regole» De Carlo: «Fermare le fabbriche per tutelare i lavoratori» BELLUNO. «In queste giornate difficili abbiamo il dovere di adottare comportamenti responsabili. Lo abbiamo detto e adesso dobbiamo ribadirlo: per il bene di tutti, rimaniamo a casa e limitiamo allo stretto

necessario gli spostamenti». È il messaggio del presidente della Provincia, Roberto Padrin, rivolto a tutti i bellunesi. «Oggi il numero di casi positivi da Covid-19 è cresciuto e sta crescendo in modo esponenziale. Ci stiamo avvicinando al picco e quindi dobbiamo tutti collaborare per poter superare nel migliore dei modi e nel minor tempo possibile questa situazione», sottolinea Padrin. «La quotidianità è stra-

LA SITUAZIONE ATTUALE

UNA TRAGEDIA LA CHIUSURA

Sulla idea di chiudere lo stabilimento, come in questi giorni i sindacati vanno chiedendo per mettere al sicuro la salute dei lavoratori, Visconti si dice contrario. «Sia perché non è necessario visto che abbiamo adottato tutte le misure per preservare la sicurezza e la salute dei nostri dipendenti, sia perché sarebbe una misura da tragedia se ci venisse imposta dallo Stato. Misura che a quel punto saremmo costretti ad adottare». Safilo viene infatti da un pe-

volta dall’emergenza sanitaria: è necessario capirlo e adattare i nostri comportamenti da qui ai prossimi giorni. Sto vedendo zone della nostra provincia desolate e spettrali, e questo stringe il cuore, pur nella consapevolezza che è necessario così. Ma sto vedendo anche persone affollare i supermercati, senza rispettare le regole: non va bene». Il presidente rivolge un appello particolare alle persone

riodo alquanto duro, chiudendo il 2019 senza utili. Settecento gli esuberi previsti, di cui 400 soltanto per Longarone. Esuberi per i quali le settimane scorse sono stati firmati degli accordi tra parti sociali e aziende. E quegli stessi accordi, il 18 marzo saranno presentati in una videocall al ministero dello Sviluppo economico. «Lavoreremo anche con l’assessore Elena Donazzan per riqualificare il personale, ma anche per avviare la ricerca attiva con le aziende del territorio».

ALESSANDRO VISCONTI DIRETTORE DEL PERSONALE DEL GRUPPO SAFILO

«Visto il momento che attraversiamo la chiusura dello stabilimento per noi sarebbe una tragedia anziane: «La vita non può più essere quella di prima. Lo sarà di nuovo quando avremo superato l’emergenza. Proprio per questo dobbiamo assumere comportamenti responsabili per cercare di invertire la rotta del contagio. Dobbiamo stare alle regole e rispettarle». Padrin si rivolge anche al mondo produttivo, alle aziende, agli imprenditori. «Dobbiamo mettere al primo posto la salute di tutti, compresi i lavoratori. Capisco anche le necessità delle aziende, ma chiedo loro di fare il possibile per consentire l’utilizzo di ferie, permessi e altri sistemi per ridurre al massimo le presenze. Un pensiero va agli operatori turistici: la stagione si è conclusa all’improvviso, e gli strascichi si protrarranno anche

La fabbrica cinese di Suzhou da dove derivano molti dei semilavorati di Safilo sta riprendendo l’attività. «Siamo arrivati all’85% della capacità produttiva», fa sapere Visconti. Per quanto riguarda poi l’attività a Longarone, «abbiamo attivato le 10 settimane di cassa. La settimana prossima partiremo come abbiamo finora, con il 65% del personale attivo. Alcuni reparti saranno più carichi altri meno, a seconda del tipo di lavorazione e di competenze di cui avremo bisogno», conferma Alessandro Visconti, che conclude: «Quello che abbiamo a magazzino lo stiamo spedendo per farci trovare pronto nel momento della ripartenza, che speriamo arrivi presto». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

dopo l’emergenza. Ma sono sicuro che tutti insieme sapremo lavorare duramente per ridare slancio al nostro turismo. Esprimo vicinanza ai miei colleghi sindaci, in particolare quelli dei Comuni turistici, che in questi giorni devono vigilare sul rispetto delle misure di sicurezza previste

Il deputato di FdI «Blocco nazionale tranne per i servizi che sono salvavita» dall’ultimo Dpcm». Infine, un pensiero particolare «va agli ospiti delle case di riposo, che in queste giornate non possono ricevere la visi-

non chiude, ma distribuisce ai lavoratori le mascherine. Quella di ieri è stata una giornata di attesa all’interno dello stabilimento Luxottica di Agordo. L’invito a lanciare un messaggio, a farsi sentire, rivolto ieri al patron Leonardo Del Vecchio da Paolo Chissalè della Femca-Cisl e su Facebook dal suo collega Fabio Geremetta non ha sortito effetti. Lo stabilimento, dunque, non chiude. Lunedì piuttosto dovrebbero venire istituiti, con il supporto della Croce Rossa, i punti per la misurazione volontaria della febbre da parte dei lavoratori. «Non ci sono stati nuovi incontri tra Luxottica e i sindacati», spiega Luigi Dell’Atti, rappresentante della Filctem-Cgil in seno alla rsu di Agordo, «da quanto ci risulta c’è attesa su eventuali decisioni circa la chiusura degli stabilimenti industriali da parte del governo centrale». Il clima pesante che ha caratterizzato la giornata di giovedì non si è attenuato. «C’è grande preoccupazione fra i lavoratori», spiega Dell’Atti, «in particolare nella componente femminile che rappresenta circa il 70% e che è quella che si fa carico dell’accudimento dei bambini e anche degli anziani a casa. Sono molti, intanto, ad aver usufruito della possibilità data dall’azienda di superare il limite dei permessi consentiti». Chi era al lavoro ieri ha ricevuto intanto le mascherine. «La distribuzione», dice Dell’Atti, «è iniziata giovedì pomeriggio ed è continuata venerdì. Si tratta di mascherine di carta obbligatorie per chi lavora a meno di un metro dal collega. Negli altri casi invece l’uso è volontario». — G. San.

ta dei famigliari», conclude il presidente Padrin. «Ringrazio chi vive quotidianamente gli ospedali, i medici, gli infermieri, gli operatori, gli assistenti sociali. E grazie anche alle forze dell’ordine che mettono a rischio la loro salute per garantirci il rispetto delle regole». Anche il deputato di Fratelli d’Italia Luca De Carlo pensa ai lavoratori: «Serve un blocco totale per tutelare la salute dei lavoratori e anche per rispetto alle migliaia di operatori della sanità da oltre un mese in prima linea». De Carlo chiede un blocco nazionale delle fabbriche «perché non si può delegare questa scelta agli imprenditori. Bisogna chiudere tutto e lasciare aperti solo i servizi salvavita». —


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SABATO 14 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

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L’allarme globale: il sistema sanitario l’epidemia

TUTTI I CONTAGI IN VENETO CASI SARS-CoV-2 POSITIVI al 13.03 ore 16 (variazioni rispetto al 12.03 ore 17)

RESIDENZA

TOTALE

Padova (escluso domiciliati Vo’) Cluster domiciliati Comune di Vo' * Treviso Venezia Verona Vicenza Belluno Rovigo Domicilio fuori Veneto Assegnazione in corso TOTALE REGIONE VENETO

450 82 338 256 239 143 66 16 26 57 1.673

Casi +30 -3 +28 +36 +69 +20 +14 +3 +6 +12 +215

* CLUSTER: aggregazione di casi che si verifica in un luogo e in un intervallo temporale circoscritti (definizione tratta da: www.cdc.gov Principles of epidemiology) *Tale cluster è stato rimodulato considerando solo i residenti del Comune di Vo', ed escludendo i residenti dei comuni limitrofi

CASI RICOVERATI al 13.03 ore 17.00 (variazioni rispetto al 12.03 ore 17) Pazienti Sars-Cov2 Pazienti in Dimessi Decessi in area area NON TERAPIA TERAPIA dal STRUTTURA DI RICOVERO NON CRITICA CRITICA INTENSIVA INTENSIVA 21.2 dal 21.2 Decessi * Azienda Ospedale Università Padova Az. Osp. Universitaria Integr. di Verona - Borgo Roma Az. Osp. Universitaria Integr. di Verona - Borgo Trento ULSS 1 - Ospedale Belluno ULSS 1 - Ospedale Feltre ULSS 2 - Ospedale Treviso ULSS 2 - Ospedale Conegliano ULSS 2 - Ospedale Vittorio Veneto ULSS 2 - Ospedale Castelfranco ULSS 2 - Ospedale Montebelluna ULSS 3 - Ospedale Mestre ULSS 3 - Ospedale Venezia ULSS 3 - Ospedale Mirano ULSS 3 - Ospedale Dolo ULSS 3 - Ospedale Chioggia ULSS 4 - Ospedale di San Donà di Piave ULSS 4 - Ospedale Jesolo ULSS 5 - Ospedale Rovigo ULSS 5 - Ospedale di Trecenta ULSS 6 - Ospedale Schiavonia ULSS 6 - Ospedale Piove di Sacco ULSS 6 - Ospedale Cittadella ULSS 7 - Ospedale Santorso ULSS 7 - Ospedale Bassano ULSS 8 - Ospedale Vicenza ULSS 8 - Ospedale Arzignano ULSS 9 - Ospedale Legnago ULSS 9 - Ospedale Villafranca Osp. Sacro Cuore Don Calabria - Negrar (Vr) Ospedale P. Pederzoli-Peschiera TOTALE REGIONE VENETO

* in attesa conferma ISS

43 33 0 11 5 78 5 3 5 0 20 9 11 13 2 0 6 5 0 32 2 6 10 4 11 0 9 5 20 2 350

-2 -1 0 -1 0 +23 -9 -4 +1 -2 -13 -1 -5 +7 +1 0 +1 0 0 -5 -4 -4 +1 +1 -2 0 +2 +2 +5 0 -7

22 10 2 0 0 9 10 0 0 0 12 4 9 0 0 1 5 0 1 6 1 0 0 0 12 0 3 0 1 0 108

0 +1 -1 0 0 +2 +2 0 0 0 -2 -1 0 0 -1 +1 +2 -1 +1 +1 0 0 0 0 +4 0 0 0 -2 0 +7

36 4

5 2

2 41

3 0

25 1 1 1 7 1

1 4

4 9

0 1 1 1 1 1 1

103

50

0 0 0 0 0 +4 +1 0 0 0 +3 0 0 0 0 0 0 0 0 +1 0 0 +1 0 0 0 1 0 0 0 +10

Ci sono altre dieci vittime Veneto ormai a quota 50 con 1.673 positivi al virus PADOVA. Sale ancora il bilancio veneto dei decessi da Covid-19. Ieri in tutto altri 10 morti, rispetto al bollettino del 12 marzo, che porta il dato complessivo del Veneto dal 21 di febbraio a un totale terribile: 50 persone portate via dal coronavirus. La metà delle quali nel Trevigiano, finora la provincia più colpita, in termine di vite, dall’epidemia. La tabella elaborata dalla Regione ha subito delle modiche nel computo definitivo, con una precisazione rispetto al report ufficiale. Ieri è stato registrato un decesso relativo a Vo’ Euganeo, una donna, mentre contrariamente alla tabella a lato la persona deceduta a Piove di Sacco non è risultata affetta da Covid-19. Quattro sono stati i morti all’Ospedale di Treviso, 3 all’Ospedale di Mestre, 1 a Bassano, 1 a Cone-

gliano. Il dato totale sui contagiati sale rispetto al 12 marzo a 1673, ovvero più 215 persone rispetto al giorno prima. Di questi i pazienti in area non critica sono 350, la maggioranza si trovano ricoverati a Treviso, 78 persone, 43 sono al policlinico Universitario di Padova e 33 a Borgo Roma a Verona. A scendere: 32 gli affetti da Covid-19 a Schiavonia, 20 all’Ospedale di Mestre, 13 a Dolo. I pazienti ricoverati in terapia intensiva salgono ancora a quota 108, più sette casi, di cui quattro registrati il 13 di marzo a Vicenza. I pazienti in condizioni più gravi, intubati e in terapia intensiva sono seguiti così distribuiti: 22 risultano seguiti a Padova, 12 a Mestre e altrettanti a Vicenza, 10 sono a Conegliano, stesso numero a Verona. I dimessi guariti raggiungono invece quota 105, la maggior

parte, 41 persone escono dall’Ospedale di Treviso, 36 da quello di Padova, 9 dall’Ospedale di Vicenza. Ammontano a 4 i dimessi dall’Ospedale di Jesolo, altrettanti da Verona e da Santorsi. Tornando ai contagi invece, ad esclusione del cluster di Vo’ dove gli affetti da Covid-19 stanno scendendo, il dato evidenzia un -3 casi, sono in aumento tutti gli altri cluster. In tutto ci sono 1673 casi registrati, 215 più del 12 di marzo. Il cluster che ha mostrato, ieri, la crescita più consistente è Verona, con più 69 casi e 239 totali, segue Venezia con più 36 casi, a 256 totali, Padova (escluso Vo’) che sale a 450 casi, più 30 rispetto al giorno prima. Treviso a quota 338, più 28 casi, Vicenza, più 20 con 143 casi, Belluno, più 14 a 66 casi, Rovigo a 16 con più 3 casi diagnosticati. —

il piano di rafforzamento

penuria di dispositivi

Terapie intensive sotto stress «La capienza salirà a 700 letti»

Truffa sulle mascherine E il modello “nostrano” all’esame del ministero

Dotazione ordinaria in esaurimento tra il 24 e 28 marzo, poi ricorso agli aggiuntivi L’idea del governatore: volo speciale in Cina per acquistare apparecchi respiratori dotazione alle terapie intensive», fa sapere Luca Zaia «a quel punto entrano in campo i 150 accessori allestiti d’urgenza e poi speriamo di attivarne altri. Abbiamo ordinato altri cento letti ad elevata specializzazione e stiamo portando a casa attrezzature, contiamo di aumentare la capienza della rianimazione a 700 degenze. Per la nostra sanità è uno stress test poderoso ma non siamo sguarniti: il Veneto è ritenuto la regione con la più alta dotazione di macchinari, ci investiamo 70 milioni l’anno».

menico Mantoan, che alla direzione generale dell’Area sanità e sociale del Veneto abbina la presidenza di Aifa, l’agenzia nazionale del farmaco. A CACCIA DI MACCHINARI

E i ventilatori meccanici per i malati in debito d’ossigeno? «Se non ci intralciano con tutte le paturnie menta-

Spiraglio farmacologico con le sperimentazione di un nuovo medicinale in atto a Padova

Postazioni per la terapia intensiva: il Veneto può arrivare a 700 letti LA REGIA DI MANTONA

VENEZIA. Sono i reparti sal-

vavita, non soltanto in tempi di coronavirus ma nella quotidianità ospedaliera. Le terapie intensive accolgono abitualmente i pazienti che esigono un sostegno alle funzioni vitali (respiratorie e cardiache in primis) perché colpiti da ictus, infarti, incidenti oppure reduci dalla sala operatoria, o ancora aggrediti da tumori e altre patologie acute. Nell’attuale fase dell’epide-

mia la rianimazione accoglie i malati virali in condizioni più serie, che hanno già superato il centinaio (in serata avevano toccato quota 108) e crescono a ritmo allarmante. PICCO TRA 28 E 29 MARZO

«Di questo passo e in assenza della regressione che tutti auspichiamo l’algoritmo ci dice che tra il 28 e il 29 marzo andiamo all’esaurimento dei 500 posti base in

Qualche spiraglio anche sul versante farmacologico: «Insieme all’ospedale al Sacco di Milano e allo Spallanzani di Roma stiamo sperimentando un medicinale che sembra sia innovativo, che dire, incrociamo le dita. Entro una decina di giorni dovremmo avere già i primi risultati sui test condotti sui pazienti dell’Azienda ospedaliera di Padova». A riguardo, il regista (per nulla occulto) dell’operazione è Do-

li che ci sono in questo Paese, stiamo pensando di organizzare un aereo per andare a comprarci le macchine respiratorie in Cina, dove sembra ce ne siano ancora. Sono apparecchiature che funzionano, sperimentate in più occasioni, non avranno il marchio dell’Unione europea ma quando ci sono in ballo le vite umane vanno bene lo stesso». Filippo Tosatto © RIPRODUZIONE RISERVATA

VENEZIA. E le sospirate mascherine? La Regione è incappata in una truffa: ordinato (e pagato al 50% in anticipo) uno stock di 550 mila pezzi, l’ha monitorato fino all’arrivo in Svizzera e poi l’ha visto letteralmente «dissolversi», scoprendo che il materiale era stato venduto a tre acquirenti diversi... «Sul mercato internazionale i delinquenti abbondano, stiamo contattando produttori di mezzo mondo, le ultime forniture le abbiamo ricevute da Sudafrica, America latina, India, Cina», spiegano in Regione. Non bastasse, da più parti si segnala il moltiplicarsi di episodi criminosi: individui che si presentano nelle case di anziani e persone sole e si fingono operatori dell’Ulss incaricati di eseguire tamponi o disinfenzioni per mettere a segno furti e imbrogli: «Non aprite a nessuno che si spacci per addetto alla prevenzione in assenza di una comunicazione precisa da parte dell’autorità sanitaria», è l’avvertimento. Sul versante dei dispositivi individuali, allora, il governatore ventila una soluzione nostrana: «Stiamo collaudando una protezione individuali destinata ai veneti, abbiamo ri-

Giovane con la mascherina

chiesto l’autorizzazione ministeriale per procedere poi alla distribuzione ai cittadini. Non vi posso anticipo nulla ma una soluzione, che non è propriamente una mascherina con gli elastici, ce l’abbiamo». Indiscrezioni alludono ad una mascherina “made in Veneto”, di produzione locale, che non assicura la completa protezione di quelle chirurgiche ma, in assenza di meglio, rappresenterebbe comunque una difesa utile. soprattutto alle persone anziane più esposte al contagio». Contattato in proposito, il ministero della salute è parso «molto interessato» al progetto. —


SABATO 14 MARZO 2020 LA NUOVA

PRIMO PIANO

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L’allarme globale: economia e occupazione Michielli (Federalberghi): «Rischiamo di bruciare metà dei 18 miliardi di Pil prodotti dal settore» Le strutture chiuse al 98%. Nelle località balneari, sciistiche e termali la serrata è ormai totale

I sottosegretari Baretta e Martella «Liquidità immediata al turismo» Roberta Paolini PADOVA. L’ora è grave. Ieri

nell’ennesima giornata convulsa i due sottosegretari veneti Pierpaolo Baretta (al Mef) e Andrea Martella (alla presidenza del Consiglio) sono tornati a chiedere interventi seri e urgenti per l’economia veneta, in particolare per il turismo. Misure rapide per soccorrere la prima industria della regione Veneto, con un valore di circa 18 miliardi di ricavi. Un settore quello dell’accoglienza completamente annientato dall’emergenza coronavirus. Bastano le parole del presidente di Federalberghi Marco Michielli per descriverne l’effetto: «Gli hotel ormai sono completamente chiusi nelle località turistiche; nelle città d’arte resistono in poche strutture, essenzialmente per garantire un domicilio temporaneo a chi ha familiari, pazienti lungodegenti ricoverati negli ospedali, come i malati oncologici». Federalberghi Veneto l’11 di marzo parlava di chiusure degli hotel in tutte le province, nessuna esclusa, dal 75% con punte del 100%. «Anche se chi era al 75% ormai è prossimo al 98%» computa tristemente Michielli. Con le località balneari, sciistiche, le terme totalmente serrate. Se la situazione dovesse rientrare per il mese di aprile, dice il presidente di Federalberghi Veneto come se stesse parlando dell’impossibile, «forse salviamo mezza stagione estiva». In caso contrario «metà fatturato andrà in fumo, e per il pil regionale il danno sarebbe quantificabile in miliardi». Forse 9 miliardi a carico del settore, se la matematica sarà così feroce. Baretta e Martella stanno dunque spingendo per avere

Una Venezia ormai spettrale dall’inizio dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19

provvedimenti di sostegno immediato: serve liquidità, prima di tutto per far restare in piedi il settore. Per questo i due politici veneti affermano che oltre le necessarie misure di contenimento e contrasto dell’emergenza sanitaria «abbiamo il dovere di mettere in campo misure urgenti ed efficaci» in grado di contenere «gli effetti destabilizzanti e penalizzanti che il passaggio del virus sta avendo sull’economia complessiva del Paese». Sia Martella che Baretta negli ultimi due giorni hanno sentito

i diversi rappresentati del settore turistico e alberghiero, promettendo una presa in carico della faccenda. «Tutta l’economia è in grave difficoltà e va sostenuta - affermanoma tra i settori trainanti chesubiscono uno stop drammatico, c’è il turismo nel suo complesso. E a fare a sua volta da traino a questa importante filiera italiana, c’è il Veneto, regione ricca di cultura e di straordinarie eccellenze, a partire da Venezia». Nel piano di intervento varato dal governo ci sarà un dispiegamento di risorse per

Amazon, driver in agitazione «Meno sicurezza, più lavoro» ne individuale che l'aumento dei carichi di lavoro, cresciuti negli ultimi giorni anche del 20-30%. Ieri mattina la sigla del sindacato di base Adl Cobas, presente in Amazon con una sessantina di iscritti tra i driver di Vigonza, hanno dato comunicazione per iscritto di uno stato di agitazione le cui ragioni il sindacato indica principalmente nelle conseguenza dell'attuale crisi sa-

nitaria. «Dai lavoratori», si legge nella lettera inviata a Amazon Italia Transport srl, Youlog Srl, Adecco Professional Solution srl, Madilo srl e Elpe Global Logistic Services, «ci sono arrivate molteplici segnalazioni della mancata consegna di dispositivi di protezione individuale, dell'assegnazione ai driver, senza alcuna formazione a riguardo, del compito di sanificazione dei mez-

Marco Michielli

zi, delle difficoltà relative al consumo di pasti e all'uso dei servizi igenici con la chiusura dei pubblici esercizi avvenuta per decreto della Presidenza del Consiglio ma pure di un ulteriore aumenti dei carichi di lavoro anche del 20-30%. Si ricorda che questi lavoratori sono tra i più esposti all'emergenza sanitaria in atto e che la consegna dei pacchi porta a porta, Comune per Comune, è un elemento di rischio non solo per i driver ma per la cittadinanza tutta». La lettera si conclude con l'appello ad Amazon ed ai suoi clienti perché vengano calmierati gli acquisti, riducendo i carichi di lavoro dei driver. AdlCobas stima infatti in oltre le 11 ore di lavoro i

il quadro

Le aziende in sciopero Alla Fis operai positivi PADOVA. E adesso i dipen-

primo passo» imprescindibile «per tracciare la strada giusta della contingente messa in sicurezza economica, premessa essenziale per consentire al più presto a tutti di rialzarsi prontamente e ridare fiducia e futuro al nostro paese». I dati che arrivano dal settore sono in effetti allarmanti e in peggioramento di ora in ora, afferma Michielli. «Noi imprenditori siamo abituati a gestire le emergenze, le situazioni impreviste, ma di norma riusciamo a riprogrammare almeno da un trimestre all’altro. Qui non si può. E poi consideriamo anche altri aspetti: molti paesi europei, come Francia e Germania, stanno partendo ora. Hanno sottovalutato e quindi rischiano di trovarsi nella nostra situazione con un mese di ritardo. A quel punto saremo noi, sperando di esserne usciti, a chiedere loro di non venire qui in Italia. E una situazione brutta, non c’è altro da dire. Ringrazio Martella e Baretta per la sensibilità che stanno dimostrando. In realtà non ne dubitavo». —

denti delle imprese hanno paura. Dove non è possibile attivare il lavoro agile, nelle unità di produzione gli operai temono per la loro salute. Ieri è stata una giornata di scioperi nelle aziende metalmeccaniche del Veneto, con nuove astensioni annunciate per i prossimi giorni. Il motivo è ovviamente la sicurezza e la tutela della salute dei lavoratori a fronte dell'epidemia di coronavirus. Da Fincantieri che ieri dopo l’adesione massiccia dei suoi operai allo sciopero proclamato a Marghera ha stabilito la chiusura di tutte le unità produttive per 15 giorni. A Padova, scioperi alla Carel e alla Maschio. A Treviso braccia incrociate alla Electrolux, alla Irca (Zoppas Idustries), alla Sole di Oderzo e poi Modular, Faber, Zorzi 2 e alla Irinox. Nel veronese ci si è fermati alle Acciaierie Veneto, Manni, Sime e infine Riello sistemi e Demetra. A Vicenza stop alla Cima. Sempre nella provincia berica sciopero annunciato per lunedì alla Fis di Montecchio Maggiore. Dove sono segnalati due forse tre casi di Covid-19. In regione vi sono inoltre 150 aziende industriali ferme o con consistenti riduzioni dell'attività che hanno già attivato la cassa integrazione ordinaria. Poi c'è tutto il capitolo per quella in deroga che riguarda le micro imprese ed i settori esclusi dagli ammortizzatori ordinari. Save, Aer Tre, Triveneto Sicurezza e Organizzazioni sindacali hanno finalizzato, infine, nella giornata di ieri l'accordo di cassa integrazione straordinaria a tutela degli oltre 1.000 dipendenti delle tre società degli aeroporti di Venezia e Treviso. —

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turni medi giornalieri attuali e chiede che vengano riconosciuti dei premi per coloro che si rendano disponibili a lavorare in condizioni di sicurezza. «Abbiamo aperto questo stato di agitazione perché crediamo che la salute di lavoratori e cittadini venga prima delle logiche di

una copertura sindacale in caso di astensione individuale o collettiva dal lavoro. Fino a quando non ci saranno fornite prove concrete di azioni a tutela dei driver, ogni astensione dal lavoro dovrà essere considerata parte dello stato di agitazione in atto. Se le aziende non riescono a garantire la sicurezza dei propri dipendenti, spetta ai lavoratori agire a tutela di se stessi e dei clienti. E questo deve essere fatto in tutti i modi e le forme previste dalla legge e con l'obiettivo di ridurre il contagio in atto e di fare rispettare le norme previste dalla Presidenza del Consiglio dei ministri».— Riccardo Sandre

«Noi imprenditori siamo abituati alle emergenze, ma qui come andrà a finire?»

la protesta

PADOVA. Adl Cobas annuncia lo stato di agitazione per i driver di Amazon a Vigonza. L'hub logistico di Padova, dove lavorano circa 200 autisti che ogni giorno portano merci e prodotti ad una parte all'altra del Veneto centrale, è nel pieno di una profonda tensione tra le aziende della catena degli appalti e i lavoratori. Oggetto delle tensioni sono sia la mancanza di dispositivi di protezio-

25 miliardi che saranno impiegati a partire dal decreto che il Governo varerà in questi giorni. Sono principalmente tre le direttrici verso le quali agire, affermano i due sottosegretari veneti, al di fuori delle misure di sostegno sanitario: «La sospensione dei versamenti di ritenute e contributi, per affrontare con tempestività la crisi di liquidità; un accordo con il sistema bancario affinché consenta la ristrutturazione di debiti e mutui anche ai fini di un pronto rilancio; l'estensione, a tutti i lavoratori e a tutte le imprese, degli ammortizzatori in deroga». Capitolo a parte deve essere dedicato al turismo, «riteniamo siano necessarie immediate iniezioni dirette di liquidità, anche alla luce dell’incertezza sui tempi di fuoriuscita dall’emergenza» affermano. Avvertendo, tuttavia, che questo deve essere solo «un

A Vigonza mobilitazione al seguito di Adl Cobas: «Carichi cresciuti del 20-30%» profitto» spiega Marco Zanotto di Adl Cobas «e perché lo strumento dello stato di agitazione può garantire ai dipendenti della logistica

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PRIMO PIANO

SABATO 14 MARZO 2020 LA NUOVA

L’allarme globale: il contagio nel Veneziano

Morti tre anziani sopra gli 80 anni I contagiati nel Veneziano sono 256 Salgono a dieci le vittime, i ricoverati in provincia sono 92 di cui 31 in Terapia Intensiva, tutti gli altri seguiti a casa

Vera Mantengoli MESTRE. Tre anziani over 80 sono morti all’ospedale dell’Angelo di Mestre per il coronavirus. Malati da tempo, gli anziani non ce l’hanno fatta a sconfiggere il terribile virus che li ha uccisi nel giro di alcuni giorni. Salgono così a dieci le vittime a Venezia. Stando ai dati di ieri alle 17, sono 256 i contagiati nel Veneziano, 36 in più del giorno prima e con l’aggiunta di tre decessi, tra i quali un commerciante del centro di Mestre. In Veneto invece i contagiati sono 1.673, ben 215 in più rispetto a giovedì sera. Le persone ricoverate nel Veneziano sono 92, mentre le restanti sono curate a casa, ai domiciliari. Delle 92 persone ricoverate 31 sono in Terapia Intensiva. A Mestre ci sono al momento 32 ricoverati di cui 12 in Terapia Intensiva, a Venezia 13 persone di cui 4 in Terapia Intensiva, a Mirano 20 ricoverati di cui 9 in Terapia Intensiva, a Dolo 13 persone, a Chioggia 2, a San Donà una persona in Terapia Intensiva e a Jesolo 11 di cui 5 in Terapia Intensiva. L’aumento dei contagi è costante, ma comunque ci si prepara al picco che dovrebbe verificarsi questa settimana. Le persone decedute sono quelle più deboli a dimostrazione che bisogna tutelare gli anziani che possono soccombere se contagiate. Nel frattempo la novità di oggi è che è finalmente arrivata una circolare della Regione che autorizza la sospensione dell'attività chirurgica programmata (dove servono i posti di Terapia Intensiva), ad eccezione di interventi indifferibili (oncologia). Questa riorganizzazione, chiesta da giorni dai sindacati, permetterà al personale di essere utilizzato nella gestione dei posti letto aggiunti-

vi in Terapia Intensiva. In questi giorni sono arrivati i nuovi macchinari, come i ventilatori, che dovrebbero essere distribuiti nei vari ospedali, in particolare a Mestre e a Mirano, dove si sono registrati più casi. Per quanto riguarda il personale sanitario, in questi giorni si sta assistendo al ritorno dei 200 operatori che erano in isolamento poiché risultati positivi. Di questi 200, ce ne sono solo altri 30 a domicilio perché hanno sintomi, nonostante per ora il tampone sia negativo e 27 che sono risultati positivi con sintomi,

Stanno tornando a lavorare duecento operatori sanitari prima in isolamento ma non gravi da essere recuperati. Nella riunione di ieri con tutti i sindacati è emerso il problema delle mascherine che non sembrano sufficienti, soprattutto perché non servono soltanto al personale, ma anche a tutti quegli operatori che nell’ospedale ci lavorano come addetti alle pulizie e altri. Un punto negativo emerso, e sottolineato dalla Uil e dalla Cgil, è che il Punto Nascite di Dolo è ancora sospeso e tutto è sposato a Mirano con il risultato però di un sovraccarico di lavoro per le ostetriche di quel distretto. «Per noi i lavoratori di tutti i livelli che in questo periodo stanno gestendo una situazione difficilissima non sono degli angeli o degli eroi», ha detto Francesco Menegazzi della Uil, «crediamo che ci siano tantissimi professionisti seri che hanno a cuore la sanità pubblica e stiano dando il massimo delle loro forze per uscire da questo momento». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

Medici con mascherine e abbigliamento anticontagio in ospedale

la presidente dell’ordine

«Servono mascherine per tutti gli infermieri» MESTRE. «Se mai ce ne fosse stato il bisogno, l’emergenza in corso dovuta al Coronavirus ha evidenziato una volta di più la strategicità dell’operato degli infermieri. Un esercito, perché di guerra si tratta, che sta dando il meglio di sé con grande impegno, competenza e passione in un momento di grande difficoltà per tutto il Paese». Inizia con que-

ste parole la nota diffusa dall’Ordine degli infermieri di Venezia, presieduto da Marina Bottacin. Uno sforzo riconosciuto da tutti, che tuttavia rischia di essere vanificato dai comportamenti irresponsabili di pochi. «Molti anziani continuano a uscire di casa e a incontrarsi senza rispettare le distanze di sicurezza», specifica Bottacin. «In questa manie-

ra, tutto il lavoro che stiamo facendo negli ospedali diventa inutile. Chiedo a tutte queste persone di aiutarci ad aiutarli. Basta poco: rimanere a casa». Continua Bottacin: «Il personale infermieristico è in forte stress. Moltissimi sono gli infermieri della Usl 3 costretti in quarantena». Inevitabile conseguenza della non sufficienza - denuncia l'ordine - degli strumenti di protezione: «Nonostante i tanti sforzi fatti, le mascherine continuano a mancare. La richiesta è nettamente superiore rispetto al numero di mascherine che, effettivamente, stanno arrivando. Inoltre, sono stati privilegiati i pronto soc-

corso e le terapie intensive, ma tutti gli infermieri dovrebbero esserne dotati, quando invece a volte ci viene detto di farne a meno, se non c'è la stretta necessità». Continua la presidente: «Il carico di lavoro affrontato da noi infermieri, in queste settimane, è enorme. E poi intervengono ansia, depressione. E allora siamo costretti a fare fronte anche a queste emergenze personali». Per questo la richiesta è di una presa di responsabilità: «Se tutti voi non fate un piccolo sacrificio, vanificherete il grande sacrificio che stiamo facendo». — Laura Berlinghieri © RIPRODUZIONE RISERVATA

la situazione nel veneto orientale

valli di chioggia

Il maggior numero di casi è a San Donà L’Usl 4 alla ricerca di giovani medici

Il parroco stazionario Comunità preoccupata

SAN DONÀ. Aumentano i conta-

gi anche nel Veneto orientale. Da martedì 10 marzo, quando il numero complessivo raggiungeva 17 casi accertati, sono saliti a quota 33. Precisamente 15 a San Donà, 5 a Jesolo, 1 a Cavallino Treporti, 3 a San Stino di Livenza, 5 a Portogruaro, 3 a Gruaro, 1 a San Michele al Tagliamento. Le persone che si sono sottoposte al tampone negli ultimi tre giorni, e sono risultate positive al

test, sono tutte sintomatiche, parte ricoverate all’ospedale di Jesolo e in altri ospedali del Veneto. I contagiati con sintomatologia “lieve” sono in isolamento fiduciario domiciliare monitorati quotidianamente, due volte al giorno, dagli operatori del Servizio Igiene Pubblica. Da quattro giorni sono aperte le due nuove aree allestite all’ospedale di Jesolo per pazienti contagiati da Covid-19. Sono ricoverati a Jeso-

lo 14 pazienti, di cui 9 nell’area di degenza al primo piano e 5 nell’area di terapia sub-intensiva al piano terra. I pazienti hanno un’età compresa tra 60 e 70 anni e sono residenti nel territorio. E per far fronte all’emergenza sanitaria l’Usl 4 cerca ora medici per l’ospedale, medici di famiglia, pediatri di libera scelta e personale sanitario del comparto da integrare. Sul sito internet di Azienda Zero è disponibile l’av-

viso pubblico per raccogliere le disponibilità su www. aziendazero. concorsieavvisi. it/. Sul sito internet dell’Azienda Usl 4 “Veneto Orientale” da ieri è pubblicato un avviso pubblico per incarichi provvisori o di sostituzione. Si rivolge a medici iscritti al corso di formazione generale, iscritti ai corsi delle scuole di specializzazione e al corso di specializzazione in pediatria. — Giovanni Cagnassi

VALLI. Rimangono stazionarie le condizioni di don Massimo Fasolo, il parroco 61enne di Valli e Conche, da sabato scorso ricoverato in Terapia intensiva dopo aver contratto il coronavirus. A aggiornare le due comunità sulle condizioni di salute è stato ieri il fratello, che ogni giorno viene aggiornato dai medici dell'unità Istar di Padova dove è stato trasferito martedì sera dopo alcuni giorni di ricovero a Piove di Sacco. «Il

quadro clinico resta invariato, né migliorato, ma neppure peggiorato», scrive Fiorenzo Fasolo nel gruppo Valli di Chioggia Conche di Codevigo news, «I medici stanno facendo tutte le cure opportune e le terapie del caso. Restiamo ancora uniti nella preghiera». Nelle due frazioni rimane altissima la preoccupazione per le condizioni del parroco, ma anche per la diffusione del virus. — E.B.A.


PADOVA

SABATO 14 MARZO 2020 IL MATTINO

politica

Coalizione rinvia a fine marzo la scelta sul post Lorenzoni Presentazione via chat dei candidati Beltrame, Bonomini, Ventura e Ragona Si sta mettendo a punto un sistema di voto elettronico per la consultazione Rinviata all’ultimo fine settimana di marzo la consultazione della base di Coalizione Civica per il passaggio del testimone delle deleghe di Arturo Lorenzoni. Gli oltre 600 iscritti al voto online dovranno individuare una figura che possa raccogliere le tre pesanti deleghe in giunta comunale che il vicesindaco, candidato per il centrosinistra alle regionali come anti-Zaia, dovrà abbandonare assieme allo scranno a Palazzo Moroni non appena sarà chiaro un percorso elettorale regionale ad oggi messo in discussione dall’emergenza sanitaria. Nessun voto digitale quindi domani e lunedì, come previsto in precedenza, mentre l’ufficio di presidenza di Coalizione Civica che sta elaborando un sistema di consultazione da remoto capace di garantire agli iscritti la propria facoltà di voto tramite modalità telematica. Pure se ancora non è dato sapere tempi e

modi precisi della consultazione, il coordinamento degli arancioni ha chiarito che il voto sarà comunque in forma digitale e si svolgerà nel primo weekend successivo alla scadenza delle misure contenute nell’Ultimo Dpcm e quindi oltre il 25 marzo prossimo. Ad ogni modo, sempre in

La scelta dell’attuale presidente di BusItalia libererebbe il posto nel Cda della società

Dall’alto in senso orario Beltrame, Bonomini, Ventura e Ragona

ForMaZioNe

Grazie alle lezioni smart Its Red non si ferma L’emergenza Coronavirus non ferma i corsi di Its Red Academy e, da questa settimana, gli studenti possono seguire regolarmente le lezioni, da casa. L’alta formazione post diploma, infatti, propone lezioni e workshop direttamente online per i propri studenti che normalmente frequentano le sedi dell’Its di Padova, Verona, Vicenza, Treviso e Varese. Its Red forma super tecnici nel settore della Bioedilizia, del Risparmio energetico, del Marketing per il made

solidarietà

Assegno da 3.720 euro per l’Isola che c’è Maria Luisa, detta Lella, Marotto, vedova di Bruno Grossardi, il presidente attuale di Borgo Altinate, Andrea Zanella ed il fondatore dell'associazione, Giorgio Beltrame, hanno donato alla presidente dell'Isola Che C'è, Stefania Bettin, un assegno di 3.720 euro raccolti per la scomparsa di Grossardi. f.pad.

in Italy, della Green economy e delle Nanotecnologie. «La formazione on line – spiega il presidente di Its Red Academy Cristiano Perale – è una delle modalità di insegnamento che avevamo già cominciato a valutare e introdurre nei nostri corsi. L’emergenza Coronavirus non ha fatto altro che accelerare il suo utilizzo, ma sappiamo che sarà una prassi che già dall’anno prossimo diventerà assolutamente normale. L’insegnamento smart, infatti, permette di fornire una for-

mazione flessibile e adattabile alle esigenze di chi, come i nostri studenti, si prepara a diventare e a operare come un professionista nel settore delle costruzioni sostenibili. In più, rende i nostri corsi più appetibili per chi fisicamente non potrebbe essere presente in classe, ma comunque è interessato a seguire il biennio di alta formazione. Le lezioni online rappresentano un indubbio vantaggio competitivo». Un modello, quello della formazione online, che può essere ampliato a tutto il settore delle costruzioni, comprese Scuole Edili e professionisti del settore. «Mi sto confrontando con la parte sindacale per definire una modalità adeguata per la formazione online». —

via digitale, i quattro candidati hanno avuto la possibilità di presentarsi alla propria base elettiva già giovedì sera tramite videochat collettiva in cui, oltre al dibattito e all’informazione in merito alle attività di Coalizione Civica sul territorio, ciascuno, tramite auto-presentazione video, ha messo in campo le

proprie competenze e i propri obiettivi per il ruolo. In ballo in effetti ci sono deleghe importanti: quelle alla mobilità, all’edilizia privata e all’urbanistica, oltre che ai servizi informatici, ad Agenda 21, all’Università, all’accessibilità nonché l’eventuale posizione di vicesindaco di Padova. Quest’ultima meno significativa rispetto alla gestione delle deleghe che Coalizione Civica e Orizzonti ritengono invece dirimenti per la propria azione di governo. A presentarsi alla platea di elettori digitali Andrea Ragona, esperto di questioni ambientali ex dirigente di Legambiente e attuale presidente di BusItalia Veneto, l’attivista Giuliana Beltrame, docente e già consigliera comunale eletta come indipendente nelle liste di Rifondazione Comunista, l’architetto Sergio Ventura in passato alla guida dell’Ordine professionale di Padova e responsabile del restauro della Torlonga della Specola e l’urbanista dal lungo curriculum internazionale Giulia Annamaria Bonomini. Il nome individuato dalla base sarà poi condiviso con Orizzonti e presentato al sindaco Sergio Giordani che dovrà di fatto individuare il nome del nuovo assessore o (nel caso) del vicesindaco a cui verranno affidate le deleghe. E tuttavia alcune indiscrezioni circolano in merito a un nome che potrebbe risolvere il complesso percorso di conciliazione tra le esigenze di gestione della macchina

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organizzativa comunale e quelle delle due organizzazioni politiche chiamate a individuare il successore di Lorenzoni. Il nome o dell’attuale presidente di BusItalia Veneto, se accettato, aprirebbe un altro fronte, quello della sostituzione di Ragona stessa alla presidenza della società. Un fattore che potrebbe diventare ulteriore elemento di un piano più vasto di gestione della città e dei suoi servizi essenziali. — Riccardo Sandre giovedì sera

In seicento all’assemblea virtuale È stata partecipazione piena, pure nel pieno dell’emergenza Covid-19, alla presentazione online dei 4 candidati alla giunta di Palazzo Moroni. Gli oltre 600 iscritti all’assemblea virtuale hanno potuto interagire con i candidati ponendo domane via mail e suggerimenti in merito alle priorità di programma. Quasi un centinaio le questioni sottoposte ai candidati tutte legate all’approfondimento delle specifiche competenze di ciascuno e ai progetti futuri per la gestione di una città che Coalizione Civica punta a governare senza abbandonare lo spirito partecipativo primigenio.


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PRIMO PIANO

SABATO 14 MARZO 2020 IL MATTINO

L’allarme globale: il sistema sanitario

nuove regole

Camici bianchi Cambiano le procedure A sinistra un intervento in sala operatoria: da oggi e fino al 15 aprile negli ospedali veneti saranno svolti solo gli interventi urgenti; sopra: un’addetta alle consegne, con mascherina, nella città deserta dopo le restrizioni alla mobilità; a destra: l’intervento del governatore veneto Luca Zaia nella sede della Protezione civile.

Ospedali: solo le urgenze Freno a chirurgia, esami e visite specialistiche Il presidente Zaia ordina di sospendere tutte le attività e prestazioni «differibili» Gli obiettivi: ridurre l’accesso alle rianimazioni, recuperare medici e infermieri

Filippo Tosatto VENEZIA. Giorni di passione. In previsione di un «massiccio afflusso di pazienti» in terapia intensiva, il Veneto rivoluziona le modalità operative dell’intero sistema sanitario disponendo, anzitutto, la sospensione dell’attività chirurgica non urgente che richieda il ricovero post operatorio in rianimazione: fanno eccezione «gli interventi indifferibili in considerazione delle condizioni cliniche dei degenti» e in particolare gli interventi oncologici dettati dalla «storia naturale della malattia» e dai «protocolli integrati con chemio e radioterapia». Congelate anche le prestazioni specialistiche in ambulatori pubblici e privati convenzionati – l’unica deroga è concessa agli ambiti materno infantile e oncologico – e così l’attività intramoenia, quella svolta a pagamento dai medici ospedalieri al di fuori del normale orario di

lavoro: a riguardo, precisa il direttore della sanità Domenico Mantoan, «sarà cura di ogni struttura avvertire gli utenti per riprogrammare l’appuntamento al termine dello stato di emergenza»; ai camici bianchi, allora, è rammentata l’opportunità di prescrivere prestazioni coerenti, ferma restando «la possibilità di segnalare situazioni cliniche meritevoli di controlli ravvicinati». DA OGGI AL 15 APRILE

Tali misure hanno effetto immediato: adottate d’urgenza dalla Regione su proposta del governatore Luca Zaia e condivise dal Comitato tecnico-scientifico istituito a Palazzo Balbi all’esplodere del coronavirus, resteranno in vigore fino al prossimo 15 aprile, la data cerchiata in rosso nel calendario dell’emergenza, quella che ha spinto Zaia ad elevare la soglia d’allarme. «Per quella data, se non avremo rispettato scrupolosamente le rego-

le di sicurezza e i limiti di mobilità, i nostri modelli matematici stimano oltre 2 milioni di contagi sul territorio veneto», ha ribadito Zaia al briefing quotidiano dal comando della Protezione civile, a Marghera; «Il virus che ci ha aggredito sta viaggiando ad una velocità insostenibile, ogni persona malata ne infetta mediamente 2, 4. Forza e coraggio, siamo in guerra, alla fine ce la faremo ma adesso è indispensabile che tutti agiscano con senso responsabilità. Chi ignora le norme di profilassi espone al pericolo non soltanto se stesso ma anche le persone care e i soggetti più fragili, a cominciare dagli immunodepressi, i bambini e gli anziani». APPELLO AI «RISERVISTI»

La stretta investe più versanti perché l’obiettivo è duplice: preservare la preziosa offerta rianimatoria e disporre di personale sufficiente alla gestione dei posti letto ag-

per elaborare modelli

Campagna tamponi sulla popolazione a scopo statistico «Non escludiamo di fare una campagna di tamponi sulla popolazione perché ci serve come dato statistico. Non andremo per le case, magari la faremo magari nei supermercati su base casuale ma ci stiamo lavorando. Ci serve una popolazione non in isolamento da comparare con i test effettuati a Vo», annuncia la Regione. Il riferimento corre alla necessità di fornire una mole adeguata di risultati agli studiosi del contagio ed agli esperti statistici che lavorano ai modelli matematici di previsione il cui indice di attendibilità, spiegano gli analisti della sanità, è proporzionale all’entità del campione.

giuntivi di terapia intensiva e subintensiva, con l’ausilio magari - del personale sanitario in quiescenza («Faccio appello ai nostri riservisti, si presentino e li assumeremo») disponibile a rientrare in corsia. A cascata, le misure aggiuntive: la chiusura degli uffici relazioni con il pubblico e di tutti gli sportelli di prenotazione con un potenziamento delle prenotazioni telefoniche; l’invio per posta a domicilio dell’utente delle risposte dei referti di laboratorio e degli esami strumentali qualora non accessibili online. I farmaci? La distribuzione diretta sarà limitata a quelli di esclusiva erogazione ospedaliera (fino a tre mesi di terapia dopo la dimissione da ricovero o a seguito di visita specialistica), gli altri medicinali seguiranno il flusso delle farmacie territoriali. I VACCINI GARANTITI

Ancora: le attività di assistenza psichiatrica saranno mantenute inalterate mentre ogni attività distrettuale rivolta al pubblico sarà sospesa (eccezion fatta per le urgenze e l’assistenza domiciliare) al pari dei servizi ordinari di igiene e prevenzione; in tale ambito, tuttavia, sono escluse variazioni nelle attività vaccinali con carattere di priorità quelle previste dal calendario vaccinale pediatrico per la fascia di età 0-6 anni, quelle rivolte alle sorveglianza delle malattie infettive, il programmadi screening oncologico di secondo livello e le certificazioni medico-legali a carattere d’urgenza. Misure senza precedenti, almeno in tempo di pace, riflesso diretto della criticità del momento. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

dopo i sopralluoghi

Riaprire poli ospedalieri dismessi? «Per ora no» VENEZIA. Ospedali dismes-

si e caserme abbandonati riadattati a luoghi di asssistenza e cura per fronteggiare l’emergenza? «In questo momento non abbiamo in programma la creazione di padiglioni esterni agli ospedali, finché riusciamo a gestire il paziente in reparto abbiamo il laboratorio analisi, la terapia intensiva, gli esperti pneomologi e tutto il materiale necessario», è la replica della sanità del Veneto alle indiscrezioni circolate a riguardo dopo i sopralluoghi effettuati nei poli ospedalieri chiusi a Monselice e a Valdobbiadene. In verità l’ipotesi non figura in agenda ma non viene neppure esclusa in via assoluta, qualora la pressione dei ricoveri sul circuito esistente risultasse insostenibile. Attenzione: il riferimento non corre tanto agli affetti da contagio in fase più grave, che richiedono terapie erogabili soltanto nelle rianimazioni strutturate, quanto ai malati ordinari e a quelli risultati positivi al coronavirus ma in condizioni «non critiche» - saliti a 350 nel report di ieri sera - ricoverati in isolamento nei reparti normali o di cure subintensive. —


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PRIMO PIANO

SABATO 14 MARZO 2020 LA TRIBUNA

L’allarme globale: la situazione sanitaria

Le vittime nella Marca salgono a 29 In Rianimazione ci sono 19 pazienti Il dg Benazzi: «Ultimata la bonifica di Geriatria, si chiude un capitolo doloroso. Dobbiamo aumentare i letti in area critica»

Valentina Calzavara TREVISO. Ventinove trevigiani travolti dalla piena del coronavirus. Nella Marca è il dramma senza fine. L’altra sera altri cinque decessi. Ancora una volta la provincia di Treviso concentra il maggior numero di persone che non sono riuscite a superare l’infezione: 29 in tutto a fronte dei 50 morti in Veneto secondo il bollettino regionale. Ma nel turbinio di cifre e dati i numeri non tornano, l’Usl 2 conta 27 vittime, tra le quali il primo paziente mancato all’ospedale di Conegliano. Ad essi va agg il 79enne castellano, prima ricoverato al San Giacomo e poi trasferito a Bassano dove è spirato. Il numero dei contagiati in provincia di Treviso sale a 338 (più 28 infettati rispetto a giovedì). In Veneto i cittadini positivi al Covid-19 sono 1.673, con 78 nuove diagnosi nell’arco di 24 ore. La pandemia avanza. LE ULTIME VITTIME

L’Usl di Marca fornisce il profilo degli ultimi pazienti deceduti che somiglia a tutti gli altri. «Due anziani con pluripatologie ricoverati a Treviso, una ultraottantenne in Malattie Infettive e un quasi novantenne in Ortogeriatria transitato in Geriatria» recita lo stringata informativa dell’Usl trevigiana. Nel pomeriggio il nuovo, triste, aggiornamento: «Due ultra settantenni maschi. Uno ricoverato per gravi patologie e poi trasferito in Terapia Intensiva dove è deceduto. L’altro ricoverato inizialmente in pneumologia e deceduto in Terapia Intensiva al Ca’ Foncello». Il focolaio scoppiato il 25 febbraio in Geriatria non si è ancora del tutto spento, gli strascichi proseguono e riguardano i degenti

più fragili transitati nel reparto e ora, in buona parte, trasferiti al centro servizi Opera Immacolata Concezione di Vedelago.

LE VITTIME NOTE Luciana Mangiò (76 anni) Giuliano Bagaggia (82 anni) Rosanna Sari (97 anni) Ivana Marton (89 anni) Giuseppe Zugno (92 anni) Bruno Trevisan (82 anni) Maria Ardit

LA NUOVA GERIATRIA

«Con il trasferimento dei pazienti e la successiva sanificazione del reparto abbiamo chiuso un capitolo complesso e difficile sul piano professionale e doloroso sul piano umano, legato all’epidemia di coronavirus che nella nostra Usl si è manifestata, inizialmente, nel reparto di Geriatria. Da lunedì riprende-

Nella Marca i positivi salgono a 338 e i ricoverati sono 91 In Veneto 1673 infettati ranno i ricoveri di pazienti anziani acuti e tutto tornerà alla normalità» ha spiegato ieri il direttore generale dell’Usl 2 Francesco Benazzi. «Va ricordato infatti – sottolinea ancora il manager– che in ospedale vengono ricoverate le persone che hanno problematiche in fase acuta. Persone che, nel caso della Geriatria, hanno un’età avanzata e, dunque, sono doppiamente vulnerabili: per le patologie che presentano e per l’età che hanno. A tutta l’équipe della Geriatria va il mio più sentito ringraziamento per l’abnegazione il senso di responsabilità e l’umanità con cui hanno affrontato, accanto ai pazienti e ai familiari, questo difficile periodo». Parole che il dg Benazzi ha pronunciato tenendo a “battesimo” la riapertura dell’area dopo la lunga quarantena per Covid-19, condivisa con i vicini reparti di Otorino, Ortopedia Donna, ex Lungodegenza, mentre restano sorvegliate specia-

Il dg Francesco Benazzi insieme all’équipe di Geriatria, il reparto focolaio è stato liberato e bonificato

li Pediatria e Ginecologia, ambiti in cui sono state riscontrate positività fra gli operatori e avviati gli screening. LE RIANIMAZIONI

Chiuso il fronte Geriatria, se così si può dire, è ora aperta la dura partita dei posti letto e del personale specializzato che servirà a fronteggiare l’atteso aumento dei ricoveri critici e la necessità di incrementare i letti in Terapia Intensiva. Novantuno pazienti sono accolti in aree non intensive negli ospedali dell’Usl 2: 78 al Ca’ Foncello, 5 a Conegliano, 5 a Castelfranco, 3 a Vittorio Veneto e fino a giovedì anche 2 pazienti a Montebellu-

na. In Rianimazione stanno lottando 19 pazienti: 9 a Treviso e 10 a Conegliano. Oltre al polmone di 45 nuovi posti letto aggiuntivi nelle aree Intensive, Sub Intensive e di Malattie Infettive, l’azienda sanitaria si sta preparando ad arginare l’onda dei pazienti gravi con Covid-19 attivando altri 14 posti letto in Area Medica. «In questo ambiente accoglieremo i casi sospetti che vengono sottoposti a tampone e sono in attesa di responso» fa sapere il dg Benazzi. In caso di malattia avverrà il trasferimento nel padiglione staccato di ex Dermatologia, dove l’Ospedale di Comunità è stato attrezzato per gli

utenti infetti e comunicherà con Malattie Infettive. Ma il ragionamento è ben più ampio e punta a creare degli ambienti a tenuta stagna in ogni settore ospedaliero, dove collocare i sospetti in attesa del test. «Ci stiamo attrezzando per aumentare i posti letto in ogni ospedale in Pneumologia e nelle Rianimazioni» conclude Benazzi «a Montebelluna abbiamo 10 posti liberi free Covid-19, su Castelfranco dipendono dallo Iov, mentre a Conegliano su 8 disponibili ne abbiamo solo 2 liberi». Intanto, tamponi in corso al San Camillo e alla Giovanni XXIII di Monastier. —

Gino Pillon

Clemenza Salgarella

Italo De Zan (94 anni) Giancarla Tortato (72 anni) Ampelio Simioni (86 anni) Santa Trabucco (96 anni) Bruno Falcin (83 anni) Luciano Crassevich (81 anni) Angelo Piccin (88 anni) Giancarlo Zampieri (79 anni) Olga Giazzon (84 anni) Clemenza Salgarella (87 anni) Gino Pillon (73 anni) Bruna Rossato (98 anni) Giandomenico Spolaor

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la drammatica conta delle vittime

Gino, il leghista dei gazebo E gli altri volti dietro ai numeri TREVISO. Dietro a ogni nome c’è la solitudine di aver trascorso gli ultimi giorni di vita in isolamento, senza possibilità di un incontro prima dell’addio. Gino Pillon, preganziolese, 73 anni, è stato un volto storico del Carroccio: segretario nel 2010, poi consigliere per un brevissimo periodo nel 2014, immancabile ai gazebo e negli appuntamenti politici. «Era la vera anima della Lega di Preganziol» commenta l’at-

tuale segretario Stefano Burlini «il deus ex machina di tutte le attività, persona generosa e di grandissima umanità, apprezzato anche dagli avversari politici». «Un amico, sempre disponibile, persona buona che incarnava il senso di appartenenza al partito e grande amante del Veneto» ricorda Valeria Salvati, consigliera comunale. «Oggi se n’è andato un grande uomo e un grande militante» aggiunge Riccardo

Barbisan consigliere regionale. «Ci uniamo al cordoglio della famiglia, lo ricordiamo come infaticabile protagonista della vita politica del nostro comune» commenta Paolo Galeano sindaco di Preganziol. Il suo decesso, per coronavirus, è avvenuto ieri mattina al Ca’ Foncello, e non appartiene al cluster di Geriatria. Abitava a Roncade Clemenza Salgarella, 87 anni, vedova Mazzon. Lascia i figli Loris e Roberto.

Olga Giazzon


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PRIMO PIANO

SABATO 14 MARZO 2020 LA TRIBUNA

L’allarme globale: il focolaio del Ca’ Foncello

Treviso, mortalità oltre il 7 per cento «Colpa del focolaio in Geriatria» Nella Marca il rapporto decessi-casi è più alto che nelle province cinesi. L’infettivologo Raise: «Colpiti pazienti deboli»

Andrea De Polo TREVISO. Venticinque morti

su 327 casi, al netto di nuovi aggiornamenti che arrivano ora dopo ora. Più del doppio del Veneto, più della media di Wuhan, l’epicentro cinese della pandemia coronavirus. Il “caso” Treviso impressiona nei numeri, con una mortalità che tocca quota 7,64 per cento all’interno dell’Usl2, per colpa di un focolaio esploso in Geriatria che ha contribuito ad aggravare le condizioni di pazienti già deboli. L’azienda sanitaria assicura che non c’era niente da fare per evitare l’epidemia, prima, e i decessi, poi: quando il primo caso di Covid-19 ha messo piede in Geriatria all’interno del Ca’ Foncello, con il ricovero dell’ex insegnante Luciana Mangiò, le direttive ministeriali per le Usl chiedevano di sottoporre a tampone soltanto chi tornava dalla Cina, o era entrato in contatto con qualcuno che lo aveva fatto. Non era il caso della pensionata di Paese. I NUMERI

Il coronavirus nella Marca ha quindi una mortalità tripla rispetto a quella riscontrata in Cina: 7,64% contro una media del 2,5%. Nel calcolo entrano numerose variabili. La prima, immediata spiegazione, è che il focolaio trevigiano è esploso in un reparto ad alto rischio, colpendo una popolazione estremamente debole. «L’età media di chi è morto nella nostra Usl è 85 anni» risponde il direttore dell’Usl2, Francesco Benazzi, «quasi il 90% delle vittime del cluster di Geriatria presentavano scompensi cardiaci, fibrillazione atriale, obesità, diabete, insufficienza renale. Sì, il numero rimane agli atti, ma si spiega in que-

LOCALITÀ

CASI ACCERTATI ALLE 12 DEL 13/03/2020

Pechino ENZO RAISE INFETTIVOLOGO IMMUNOLOGO EX MALATTIE INFETTIVE VENEZIA-MESTRE

«In quella fascia d’età le difese immunitarie non riescono a contrastare un’infezione nuova come questa»

8

1,83%

67.786 327

3.062 25

4,50% 7,64%

Provincia di Hubei – con il capoluogo Wuhan Provincia di Treviso

*Dati alle 12 di ieri. Fonte: Regione Veneto e Center for Systems Science and Engineering

sto modo. Chi entra in Geriatria ha già gravi patologie per cui non può essere seguito altrove». Verosimilmente, quindi, la mortalità del coronavirus in provincia di Treviso si abbasserà nelle prossime settimane. IL VIROLOGO

Si poteva fare qualcosa in più? E in particolare, si poteva sottoporre prima a tampone la signora Mangiò, primo caso di Covid-19, senza aspettare 18 giorni? Non secondo l’Usl2, che ricorda come in quel periodo, antecedente ai casi di Codogno, Lodi e Vo’, non ci fossero prescrizioni in quel senso. «È verosimile che non si potesse agire diversamente, e che la ragione dell’alta mortalità risieda proprio nel tipo di reparto contagiato per primo» commenta il professor Enzo Raise, infettivologo immunologo, ex direttore del dipartimento di malattie infettive

degli ospedali di Venezia e Mestre. «I tassi di mortalità più elevati per il coronavirus sono tra i 75 e gli 85 anni. È assodato che in quella fascia di età ci siano enfisemi dovuti alle persone che fumano, enfisemi senili con bolle polmonari, degenerazione polmonare fisiologica. E poi, le difese immunitarie dopo i 60-70 anni hanno un calo notevole, la risposta alla nuova infezione da coronavirus è nettamente inferiore rispetto ai giovani. Si tratta, inoltre, di un virus nuovo, con cui non eravamo mai venuti a contatto. Infanzia e gioventù hanno un sistema di risposta pronto, immediato, gli anzia-

ni faticano a riconoscere la nuova minaccia e ad attrezzarsi in tempo». «È UN COFATTORE»

Solo pochi giorni fa, peraltro, l’Usl dichiarava che nessuno, nella Marca, era morto «per» coronavirus. Affermazione contestata anche da alcuni esponenti della comunità scientifica nazionale, come il dottor Roberto Burioni. «Il coronavirus spesso è l’evento terminale di una patologia come enfisema o carcinoma polmonare» continua Raise, «eventi come il Covid-19 sono l’evento terminale di una patologia avanzata, ma è anche vero che, senza

coronavirus, probabilmente questi pazienti sarebbero sopravvissuti». Si poteva fare di più nei reparti? «Sono sicuro che sono state adottate tutte le misure definite: l’accesso limitato nei reparti, la disinfezione delle mani con l’amuchina o simili, l’utilizzo di mascherine, la disinfezione quotidiana. È difficile andare oltre un certo limite. Dove i contatti sono stretti, peraltro, intervengono infezioni all’interno dei reparti, non a caso sono stati chiusi Codogno e Schiavonia. È difficile limitare il danno in un focolaio. Purtroppo non si possono incrementare le difese immunitarie di un anziano avanza-

so di Covid-19 è entrato in Geriatria, con la signora Luciana Mangiò e la sua badante, era il 7 febbraio: in quel momento le direttive ministeriali chiedevano di con-

trollare soltanto chi fosse arrivato dalla Cina o avesse avuto contatti con chi ci era appena stato. Era impossibile prevedere che quella signora, residente in zona, fosse portatrice di Covid-19». Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl2, ripercorre le tappe che hanno portato alla comparsa del focolaio di Geriatria. E non intravede mancanze da parte dell’azienda in quei 18 giorni tra-

scorsi dal ricovero della signora Mangiò alla sua morte: «Arriva il caso di Lodi. Noi ci forniamo dei tamponi, intanto la signora sta male e peggiora. Appena prima di andare in Rianimazione, viene sottoposta a tampone, per scrupolo, in Geriatria, e si scopre il caso. A quel punto scatta l’allarme e si chiude il reparto. Iniziano subito i controlli agli altri degenti: qualcuno è positivo è basta, qual-

to, soltanto la limitazione dei contatti avanzati fa vincere la battaglia». Anche l’esposizione a casi conclamati ha influito nella gravità del contagio: «Un sintomatico trasmette una carica virale maggiore, se si è rimasti a lungo in contatto con un caso sintomatico in un reparto ospedaliero il rischio di avere un’infezione più grave esiste». Infezione in reparto ospedaliero, pazienti deboli e a stretto contatto, focolaio scoperto dopo che si era già propagato: la “tempesta perfetta” che ha fatto schizzare la Marca nelle classifiche della mortalità. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

cuno negativo, qualcuno ha sintomi importanti. Ma tutti hanno una certa età: Geriatria è un reparto per acuti, se ci si va è perché la patologia non poteva essere seguita né a casa né in casa di riposo. Parliamo di pazienti fragilissimi. E nove su dieci avevano gravi altre patologie». Geriatria è stata bonificata, ieri Benazzi ha annunciato che da lunedì riprenderanno i ricoveri. «Abbiamo chiuso un capitolo complesso e difficile sul piano professionale e doloroso sul piano umano» il commento di Benazzi, «il dato della mortalità rimane “agli atti”, ma è spiegato dalla dinamica con cui si è sviluppato il focolaio». — A.D.P.

«Era impossibile individuare il primo caso di Covid-19»

TREVISO. «Quando il primo ca-

PERCENTUALE DECESSI SUL NUMERO DI CASI

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la risposta dell’azienda sanitaria

Il direttore dell’Usl2 Benazzi spiega perché è divampato il focolaio all’interno del reparto «Non era possibile scoprire l’infezione del primo paziente»

MORTI

Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl2

© RIPRODUZIONE RISERVATA


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