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Corriere del Veneto Domenica 16 Febbraio 2020
VENEZIA E MESTRE
LegaranziediChiellino sulfuturoel’azienda Oggil’ultimo«esame» Candidato sindaco, domani il centrosinistra decide VENEZIA «Determinata». Alla fi-
ne del primo giro di consultazione con partiti e civiche, tutti sono d’accordo: Gabriella Chiellino affronta la possibile candidatura a sindaco con la caparbia volontà di mettersi a disposizione propria dei cattolici che fanno volontariato. Dal Laguna Palace è andata via con una pila di intenti programmatici stilati da civiche e coalizioni. Partiti e associazioni hanno
Gruppo di via Piave «Non appoggiamo o collaboriamo con alcun candidato o forza politica in campo» avuto due assicurazioni: la sua è una scelta di vita e quindi resterà in Consiglio Comunale qualsiasi sia l’esito del voto; e non prenderà più commesse pubbliche con la sua azienda di progettazione e consulenza eAmbiente per evitare conflitti di interesse. La sua prima dichiarazione pubblica da candidata sarà su Venezia piegata dalla preponderanza del turismo. Ma per ascoltarla bisognerà che si compia l’alchimia tra lei e le forze al tavolo. Stasera Chiellino concluderà il giro di incontri con la sinistra de Il Nostro Impegno per la Città (Verdi, Articolo Uno, Rifondazione, Sinistra Italiana, Possibile). «Non fare le primarie e non dare la parola al popolo è pesante per noi – dice Gianfranco Bettin – Riduce la democraticità del metodo. Si faranno se ci sono più candidati, non se si avrà la convergenza su un programma e una candidatura». I rumors dicono che Brugnaro avrebbe preferito una candidata più a sinistra. «Per-
ché con la Chiellino non potrà dire che i comunisti mangiano i bambini», sorride Ugo Bergamo.Troppo confindustriale, troppi lavori con la Regione, il Porto, le società comunali, il progetto di compatibilità ambientale del Contorta: sull’imprenditrice e docente si è alzato anche un fuoco di fila «amico». «Preparata, conosce i problemi della città e ha le caratteristiche per tenere insieme una coalizione larga», assicura il deputato pd Nicola Pellicani. «Generosa, con la voglia di mettersi al servizio», fa eco il segretario comunale Pd Giorgio Dodi. Il fronte moderato è incerto. «Potremmo restare fuori dalla coalizione, se il Pd non fa un passo indietro»,
Centrodestra, prove per il candidato unico
L
e forze politiche di centrodestra per il candidato unico, intanto la Lega propone l’architetto Florio Favero. A Portogruaro oggi l’unica certezza è la ricandidatura dell’uscente Maria Teresa Senatore. Nei giorni scorsi il commissario provinciale di Fi, Michele Celeghin, ha nominato un direttorio composto da Luigi Geronazzo, Enrico Zanco, Mattia Lenardon, Vanni Passeri, Chiara Fusilli, con il compito di ricomporre i cocci del partito e di prodigarsi per il candidato unico. «Al momento non sosteniamo Senatore ma
neppure altri candidati, stiamo lavorando per l’unione del centrodestra» spiega Celeghin. «Nessun obbligo nei confronti della Senatore ma neanche nei confronti della Lega». dice il coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia Lucas Pavanetto, sostenitore anch’egli del candidato unico. Nel centrosinistra il Pd sta lavorando a una coalizione di 4 liste: Pd, Tuttaunaltraportogruaro, Articolo Uno e una civica di ambientalisti. L’onorevole Sara Moretto starebbe lavorando alla lista di Italia Viva. (m. z.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
annuncia Simone Pederzolli di Azione. E c’è il patto nazionale a tre Tra Azione di Calenda, Italia Viva di Renzi e Più Europa che per la Regione corrono insieme e da soli. «Pur condividendo la visione politica di Chiellino, bisognerà tenere conto degli equilibri nazionali – dice il segretario di Più Europa Michele Scibelli – se non si trova l’unitarietà, ciascuno candiderà chi desidera. E per noi sarà un politico». «Venezia
- riflette Ugo Bergamo, La Città è Tua – sarà sotto i riflettori nazionali, deve costruire un’alternativa ad un’amministrazione autoreferenziale, inefficace e spostata su una componente sovranista. Chiellino è competente e ha una chiara visione di una città che deve riprendersi la quotidianità del vivere». La civica Un’altra Città Possibile oggi in assemblea la vaglierà («senza pregiudizi», sottolinea) alla luce del profilo deciso collegialmente. Ne ha apprezzato la capacità politica di ascolto, le competenze. Ieri nel dibattito politico si è inserita la precisazione del Gruppo di Lavoro di via Piave che «non partecipa né promuove alcuna attività a scopo elettorale – comunica - Sono perciò destituite di ogni fondamento voci, supposizioni, articoli di stampa che attribuiscono al Gruppo appoggi, consensi, collaborazioni con qualsiasi candidato o raggruppamento politico». Monica Zicchiero © RIPRODUZIONE RISERVATA
La sfida per la Regione Celeghin e Speranzon l’incognita Venturini Pd tra Favaron e Bolzoni VENEZIA Veti incrociati, scommesse, correnti. Se qualcuno la lista per le regionali ce l’ha quasi già pronta (Forza Italia), altri sono ancora all’inizio delle trattative, magari mettendo sul tavolo il voto a Ca’ Farsetti. Anche se la campagna elettorale per Palazzo Ferro Fini è più faticosa e dispendiosa (economicamente). Qualche nome è già certo, qualche altro spera di resistere fino alla presentazione delle liste, qualche altro uscito dalla porta, spera di rientrare dalla finestra. Di sicuro Forza Italia punterà per il collegio di Venezia su Michele Celeghin, commissario provinciale ormai da cinque anni. L’obiettivo per gli azzurri è confermare il 5,9 per cento ottenuto cinque anni fa. Una sfida in salita visto i risultati del partito anche in Emilia Romagna, ma solitamente in Veneto i numeri sono doppi. Celeghin punta su nomi nuovi e sul legame dei candidati con il territorio (che può fare la differenza). Pare abbastanza certa la presenza di Maria Giovanna Boldrin (l’avvocato di Mirano), dell’assessore all’Urbanistica di Jesolo Otello Bergamo e dell’ex sindaco di Pianiga Massimo Calzavara, mentre è ancora incerto il nome del veneziano in lista. Con ogni probabilità sarà donna, ma il partito non ha ancora sciolto la riserva sulla candidata. In Fratelli d’Italia sarà una sfida tra titani: da una parte il presidente dell’Ater veneziano Raffaele Speranzon, dall’altra il portavoce provinciale Lucas Pavanetto. Sembra archiviata invece la presenza in lista di Francesca Zaccariotto in procinto di passare da Forza Italia al partito di Giorgia Meloni nonostante i malumori della base (a partire da Pavanetto). I vertici nazionali infatti non sarebbero contrari al passaggio, ma è chiaro che una presenza già alle elezioni
regionali potrebbe essere controproducente. Più facile invece un lavoro nelle retrovie. Nella Lega lanciatissimo il vicepresidente Gianluca Forcolin, mentre la vera sfida sarà all’interno della lista del presidente dove potrebbe entrare l’assessore veneziano Simone Venturini a fronte di un accordo di collaborazione tra il sindaco Luigi Brugnaro e Luca Zaia. Il problema sarebbero però gli equilibri interni considerando che gli attuali consiglieri Francesco Calzavara (Jesolo) e Gabriele Michie-
Le trattative rosa Forza Italia sceglie una donna a Venezia. I dem pensano a Menotto. Il ruolo di Zaccariotto letto (Scorzè) vedrebbero in Venturini un avversario (c’è anche il miranese Alberto Semenzato con la Lega). L’assessore fucsia potrebbe allora rientrare nella lista di Brugnaro in Comune per poi diventare assessore regionale come esterno scelto dal presidente. Nel centrosinistra non si può certo dire che il quadro sia meno ingarbugliato. Bruno Pigozzo dopo due legislature lascerà (almeno di deroghe improbabili) il suo ruolo di consigliere, anche perché nello stesso territorio di riferimento stanno sgomitando l’attuale segretario provinciale Pd Valerio Favaron e il vicesindaco di Mira Gabriele Bolzoni. Un posto in lista dovrebbe averlo la sandonatese Franc e s c a Z ot t i s , i n c e r t a l a presenza di Teresa Menotto. Per Articolo Uno potrebbero essere candidati Gabriele Scaramuzza (segretario regionale) o Gianluca Trabucco (comunale). Francesco Bottazzo © RIPRODUZIONE RISERVATA
Flash mob A San Donà
Tremila b&b chiusi, ricorso al Tar Niente comunicazioni Istat. Nel mirino il regolamento edilizio VENEZIA Tremila a Venezia, duemila a Belluno, una ventina a Padova, solo una nella Marca. Su oltre 43.200 locazioni turistiche venete, 6.746 in questi giorni sono state chiuse d’ufficio dalla Regione per la mancanza delle comunicazioni Istat. Attività che da oltre un anno non solo non fatturavano, ma neppure dichiaravano di non farlo. La metà sono in laguna e sono le stesse che, per riaprire formalmente, avranno più problemi, visti i paletti alzati dal nuovo regolamento edilizio comunale: senza fosse settiche, infatti, non apre più nessuno, neppure chi si era fermato solo temporaneamente. Un problema, questo, che si estende perciò oltre la dichiarazione Istat. «Tra i nostri soci pochissimi si sono visti chiudere l’attività per la mancata dichiarazione. Il problema delle fosse settiche e del mancato modulo di subentro, invece, ha già messo nei guai centinaia di attività, motivo per cui stiamo orga-
nizzando un ricorso al Tar». Ondina Giacomin, presidente Abbav, da settimane sta affilando le armi per rispondere al nuovo regolamento di Ca’ Farsetti. «Se si cambia ragione sociale o si trasferisce l’attività a un altro membro della famiglia si è costretti a chiudere e riaprire. Peccato che, in assenza delle fosse settiche, adesso non sia più possibile
Nel mirino Le case turistiche. Dopo i limiti del Comune arriva anche lo stop della Regione
VE
Le liste dei partiti
In corsa Chiellino è la probabile candidata sindaco del centrosinistra
Portogruaro
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aprire “nuove” attività, quindi il procedimento si arena». Giacomin racconta di «tanti, tantissimi operatori che non sanno come fare», anche tra i cinquecento soci Abbav. Gli stessi che, il 24 febbraio, si riuniranno per decidere se impugnare il regolamento edilizio e portarlo al Tar, questione già discussa lo scorso giovedì, quando oltre ai locatari si sono riunite anche le altre categorie e un team di sei avvocati, per cercare di smontare l’impianto normativo. Impresa non facile, tanto che non si esclude che il ricorso finisca in un buco nell’acqua, ma questa eventualità non ne ridurrebbe comunque l’importanza: «Sarebbe un’azione politica, aiuterebbe a evidenziare le storture del testo votato dal consiglio comunale di Venezia, come è successo anche in passato. Certo — sottolinea Giacomin — operazioni di questo tipo hanno un costo». Gi. Co. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Problema A Venezia gli alloggi chiusi non possono riaprire se non hanno le fosse settiche
Break the chain Il flash mob ieri in piazza a San Donà
Oltre trecento persone in piazza per l’inno di One billion rising «Più centri anti violenza nelle città» «Io ti credo, sorella! Balla, parla, canta» è lo slogan del flash mob che ieri a San Donà ha fatto ballare circa 300 persone sulle note di Break the chain, la canzone scritta da Tena Clark, diventata l’inno di One billion rising. «Quest’anno vogliamo sensibilizzare le persone e le istituzioni sull’importanza dei centri antiviolenza e sulla necessità di sostenere e garantire continuità ai centri che operano con professionalità», spiega Anna Maria Bardellotto, coordinatrice di Se non ora quando - San Donà. A questo tema si aggiunge anche l’importanza di credere alle denunce delle donne che hanno subito violenza, per dare loro la forza di ricominciare». (v.i.). © RIPRODUZIONE RISERVATA
BELLUNO
DOMENICA 16 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
verso le olimPiadi 2026
De Menech e la legge olimpica «Milano e Cortina non ci sono» Il parlamentare bellunese è perplesso per la scelta di non coinvolgere le due città nella società che si occuperà di realizzare le infrastrutture: «Serve condivisione» BELLUNO. Bene la Legge Olimpica, ma l’onorevole Roger De Menech, coordinatore dei parlamentari del Pd, non nasconde una potenziale criticità. «Nella società che si occuperà di realizzare le infrastrutture non sono stati inseriti i comuni di Milano e Cortina, ma solo le Regioni Lombardia e Veneto accanto ai Ministeri dell’economia e a quello delle infrastrutture e alle Province autonome di Trento e Bolzano. Credo – puntualizza De Menech – sia importante fare tesoro delle esperienze passate e assicurare la condivisione delle scelte con il territorio. I ministeri, ma ancor più la Regione Veneto, hanno la responsabilità di realizzare le opere non solo nei tempi previsti, ma nell’ottica di modernizzare e rendere più sicuro il territorio per i prossimi 50 anni». I ministeri partecipano al capitale sociale (1 milione di euro) con il 35 per cento ciascuno, mentre alle due Regioni è
le cariche
I protagonisti della organizzazione delle Olimpiadi in una delle ultime riunioni
stato assegnato il 10 per cento e alle due Province il 5. «È chiaro che la capitalizzazione e i costi sono primariamente in capo allo Stato», spiega De Menech, «mentre alle Regioni spetta il coordinamento e la gestione degli appalti nei ri-
spettivi territori. Gli obiettivi di cui parlavo sopra sono raggiungibili solo con il coinvolgimento e la concertazione con i Comuni e le Province. Non vorrei replicassimo i ritardi sperimentati sulla viabilità con le opere previste per i
Mondiali di sci del 2021». Il parlamentare bellunese si dice comunque molto contento del varo del decreto legge sulle Olimpiadi invernali di Milano e Cortina, avvenuto mercoledì notte in Consiglio dei Ministri.
«È molto importante ed è un passo in avanti – afferma -. Il testo è buono, grazie al lavoro del ministro dello Sport Vincenzo Spadafora che dopo un’attenta ricognizione con i soggetti interessati ha lavorato a un decreto molto equilibrato». Finora, lo Stato nel Bellunese ha investito direttamente 300 milioni di euro per l’ammodernamento della rete viaria, con la messa in sicurezza di strade e la realizzazione di brevi bretelle per togliere traffico e inquinamento dai centri abitati. A questi si aggiungono circa 200 milioni di euro per l’elettrificazione delle ferrovie bellunesi. In entrambi i casi i lavori sono in corso. In fase di progressiva attivazione è anche il piano Banda Larga grazie al quale la fibra ottica e quindi la trasmissione di dati veloce o ultraveloce verrà estesa a tutti i comuni della provincia, con un investimento di 33 milioni 458 mila 348 euro. «Completate queste opere», conclude il deputato, «gli interventi previsti per le Olimpiadi 2026, almeno in Provincia di Belluno, potranno concentrarsi su altre priorità come l’interconnessione tra le valli e un ulteriore potenziamento della ferrovia con il completamento dell’anello delle Dolomiti. Ma, ripeto, idee, progetti e programmi devono essere decisi a Belluno, no in Laguna, quindi i sindaci, le categorie economiche, gli amministratori non potranno essere esclusi». — Francesco Dal Mas
infrastrutture
Associazione vigili del fuoco Bortoluzzi è presidente BELLUNO. Lorenzo Bortoluzzi è il nuovo presidente dell’associazione nazionale Vigili del fuoco della provincia di Belluno. È stato eletto dal direttivo, rinnovato nel corso dell’assemblea che ha eletto i nuovi consiglieri per i prossimi tre anni. Si tratta di Gian Pietro Slongo vice presidente, Walter De Col, segretario, Pierluigi Piol, tesoriere, Alessio Giotto, Ugo De Donà, Mauro Tessaro, Rino Zanon e Ezio Molinari, consiglieri. Lorenzo Bortoluzzi subentra a Giuseppe De Min, rimasto in carica con Attilio Corona, Adolfo Da Rold, Luigino Stiz, per ben nove mandati. Sotto la presidenza di Giuseppe De Min, l’associazione è stata molto presente con idee e progetti, a partire dalle vecchie foto della caserma di piazza Piloni, appese al Centro Piero Rossi, la titolazione del sovrappasso di Marisiga a Santa Barbara, e per ultimo il Monumento Ai Vigili del fuoco, installato nell’aiuola spartitraffico che porta alla nuova caserma del Comando provinciale, in via Col Da Ren. I questi anni sono migliaia i bambini che hanno appreso i pericoli domestici e partecipato alle numerose Pompieropoli. —
Da sinistra Francesco Pingitore, Gianantonio Da Re, Paolo Luciani, Paolo Gamba, Franco Roccon, Roberta Olivotto e Benedetto Gaffarini
Prolungamento dell’A27 Gamba: «La Provincia se ne deve occupare» Il consigliere comunale invita Padrin a dirimere la questione L’europarlamentare Da Re assicura il suo impegno a portarla avanti in Europa BELLUNO. Il prolungamento dell’A27 è un tassello fondamentale da inserire nelle attività della prossima giunta provinciale. I gruppi di centrodestra nel consiglio comunale di Belluno alzano il tiro
e invitano il presidente Padrin a dirimere alcune questioni. Prima fra tutte il prolungamento dell’autostrada che oggi arriva a Pian di Vedoia, ma che le categorie economiche, i sindacati, il mondo imprenditoriale e parte di quello politico spingono per prolungare al fine di dare al Bellunese (e al Veneto) quello sbocco a nord che gli manca. «Oggi abbiamo un’oppor-
tunità enorme: ci sono a Cortina i Mondiali del 2021 e le Olimpiadi del 2026», ha spiegato ieri in una conferenza stampa il capogruppo di Belluno è di tutti, Paolo Gamba. «Se non riusciamo a sfruttare questo tipo di messaggio, vuol dire che la provincia è divisa. Dobbiamo quindi essere consapevoli di andare in una certa direzione. Come minimo dobbiamo pensare ad un prolungamento
dell’autostrada almeno fino a Tai di Cadore». Gamba ha ricordato anche che il prolungamento è previsto fin dal 2009 dal Ptcp (Piano territoriale di coordinamento provinciale) e che l’Austria caldeggia la realizzazione dell’opera. Il tema era già stato portato in Europa, e l’europarlamentare Gianantonio Da Re, presente alla conferenza stampa convocata da Gamba, ha assicurato il suo impegno a portarla avanti nell’Europarlamento. Da Re ha ricordato che ci sono già i progetti per l’opera fino a Tai, e che le risorse necessarie non saranno un problema. Franco Roccon, dopo aver contestato i vari “Comitati del no”, ha condiviso il pensiero di Gamba: «Noi vorremo dire la nostra sugli svilup-
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a sedico
Dipendenze e cittadinanza Al via il corso di formazione BELLUNO. È iniziato il corso
di formazione “Dipendenze e cittadinanza attiva” organizzato dall’associazione Movimento Fraternità Landris in collaborazione con l’associazione «Don Francesco Cassol – Laudato si’» nella sede del palazzo dei Servizi di Sedico. Il corso ha l’obiettivo di informare la cittadinanza sul tema delle dipendenze e formare nuovi volontari di comunità e ha ottenuto il patrocinio dal Comune di Sedico, che ha messo a disposizione gratuitamente la sala convegni. La partecipazione è stata molto sentita e numerosa, il pubblico ha apprezzato l’intervento di Paolo Bello – psicologo del Ser.D di Belluno – che ha illustrato brillantemente quanto i mass media influenzino giovani e meno giovani a consumare sostanze alcoliche e psicotrope. Seguiranno gli interventi di Alberto Cestaro – psichiatra del Ser.D di Feltre, di Cinzia Lusa, educatrice del Ser.D di Feltre, della responsabile della comunità terapeutica Giulia Gallinari e degli operatori Carlo Bottega e Denise Canal. —
pi futuri che la nostra provincia può avere. Non c’è dubbio che oltre al prolungamento dell’autostrada, ci sono 550000 aziende che guardano a nord. Abbiamo un tasso di produzione talmente elevato che abbiamo un Pil sul 3,5% con 167 miliardi di euro di produzione, ma siamo l’unica regione del nord a non avere uno sbocco verso i nostri mercati». Ma c’è tutta una parte politica che di prolungamento dell’A27 non vuole nemmeno sentire parlare. Il centrosinistra ha depositato un programma insieme alla lista dei candidati per le provinciali, e sul tema delle infrastrutture c’è scritto chiaro il no al prolungamento. «Il programma del centrosinistra non tratta la tematica delle infrastrutture in un punto autonomo, ma addirittura la include nella questione ambientale», ha affondato Paolo Luciani, segretario cittadino della Lega. «Belluno ha bisogno di infrastrutture, trasporti e sviluppo per il futuro e viene posto un no sulla prosecuzione dell’A27, quando i cittadini continuano a chiedercelo». In questo contesto Cortina assume un ruolo primario, visti gli eventi futuri che la coinvolgeranno. Al tavolo c’era anche Benedetto Gaffarini, assessore all’urbanistica e candidato nella lista di centrodestra, che ha ribadito l’importanza del miglioramento della mobilità provinciale, mantenendo allo stesso tempo un grande equilibrio affinché le strade ad alto scorrimento non vengano percorse da mezzi che non hanno scopi turistici. — Lu.Mac.
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REGIONE
DOMENICA 16 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
Forum di limena e associazione veneta Per lo sviluPPo sosteniBile
Welfare, la tempesta demografica perfetta «La Regione concentri tutte le sue risorse» Nei prossimi 30 anni crescita esponenziale degli inattivi. Il demografo Dalla Zuanna e l’ex senatore Santini: «Fare presto» Riccardo Sandre LIMENA. «Se nel decennio 2010-20 la popolazione attiva dei 40-44enni in Italia era di 4,4 milioni nel 2020-30 questa calerà di circa un milione di unità e i tassi di occupazione scenderanno dal precedente 74% circa al previsto 60-64%. Una potenziale catastrofe per il Paese». Con queste parole allarmate Giorgio Santini, presidente di AsVeSS, già senatore Pd e prima ancora sindacalista di lungo corso nelle file della Cisl, ha concluso i lavori del Forum di Limena. Ieri mattina, nel centro parrocchiale del comune alle porte di Padova, amministratori locali e demografi, sociologi ed esperti di politiche pubbliche, si sono confrontati sui dati dello studio promosso dal Forum di Limena con l’Associazione Veneta per lo Sviluppo Sostenibile. Una situazione che rischia concretamente di vedere nei prossimi 30 anni una crescita esponenziale della popolazione inattiva e anziana a fronte di un sempre più esiguo numero di occupati nei diversi settori di attività. Entro il 2050, in Veneto il tasso di dipendenza della popolazione potrebbe arrivare ad 82, circa 20 punti in più rispetto al 1960. SCELTE CONCRETE
Sostenibilità delle pensioni, del welfare, del processo economico per come lo conosciamo ma pure sostegno alla natalità, desertificazione dei piccoli centri urbani e politiche migratorie sono state al centro di un confronto serrato che, oltre ad evidenziare “la tempesta demografica perfetta” che incombe sul Veneto, ha tentato di indicare alcune possibili vie d’uscita. «I numeri ci dicono che il sistema non reggerà a lungo» ha detto Santini. «Ci troviamo a dover affrontare scelte concrete di breve e medio termine per cercare di arginare il problema».
Il professor Dalla Zuanna durante il suo intervento all’incontro di Limena sulle ricadute del crollo demografico sul welfare
Nella sua relazione conclusiva il presidente di AsVeSS ne ha riassunte alcune tra quelle proposte dal documento finale del Forum di Limena. «La Regione, come il governo centrale, investe molto denaro in mille piccoli interventi di supporto o di incentivo, molti dei quali, pure consistenti in termini di risorse, hanno ampiamente dimostrato negli anni di non avere prodotto risultati tangibili» ha spiegato Santini. «Quello che possiamo fare è agire sulla Regione Veneto, fin da subito, per una riorganizzazione delle risorse puntando principalmente, in tema di sostenibilità demografica, sui giovanissimi e sugli anziani. Dobbiamo nel contempo concentrare tutti i fondi europei disponi-
la tendenza
La popolazione invecchia il Veneto si scopre fragile Il Veneto si scopre più fragile e più vecchio. Nel 1960 per ogni ultra settantenne c'erano più di 5 bambini e ragazzi dagli zero ai 19 anni. Ora il rapporto è di uno a uno. Tra trent’anni le cose andranno ancora peggio: ci sarà un solo giovanissimo ogni due anziani e il rapporto tra over 70 e popolazione attiva (quella convenzionalmente di età compresa tra i 20 e i 69) sarà di 29 anziani ogni 55 adulti, sperando che lavorino tutti. Un rapporto che era di 10 adulti per ogni anziano nel 1960 e di poco meno di 1 a 4 di questo 2020.
venezia
Biennale senza Baratta in cda l’ex presidente uscirà di scena Il ministro Franceschini sceglierà un altro consigliere dopo aver manifestato massima stima per colui che ha rilanciato l’ente culturale VENEZIA. Non sarà Paolo Baratta il nuovo consigliere di amministrazione della Biennale in rappresentanza del ministero dei Beni Culturali che il ministro Dario Franceschini designerà tra pochi giorni conte-
stualmente al decreto di nomina di Roberto Cicutto a nuovo presidente della Fondazione. Prendendo appunto il posto di Baratta. A lungo si è pensato infatti che il rapporto tra il presidente e la Biennale non si interrompesse del tutto, proprio per la grande stima che Franceschini nutre per lui, avendo tra l’altro provato a riconfermarlo ancora, modificando lo statuto della Biennale per consentir-
gli un nuovo mandato, ma incontrando su questa intenzione la ferma opposizione del M5S. A creare le aspettative per una nuova presenza di Baratta nel cda della Biennale, erano state le dichiarazioni ufficiali rilasciate da Franceschini e dallo stesso Cicutto subito dopo la designazione del ministro del produttore cinematografico veneziano che ora è alla guida di Cinecittà Luce. «Negli ulti-
bili per questi temi su pochi interventi, creando un volano che sviluppi la massa critica necessaria a modificare i trend demografici di questa regione». PIÙ CONTRIBUENTI
Ma Santini ha sottolineato anche il ruolo strategico delle Fondazioni di origine bancaria e della finanza sociale nell’orientare azioni destinate all’inversione di una dinamica potenzialmente catastrofica. «Un welfare che non regge ha bisogno di supporto da parte di tutti» ha detto l’ex sindacalista «anche e soprattutto di una platea di contribuenti più ampia: dobbiamo spingere per un aumento del lavoro femminile, i cui indicatori sono fin troppo bassi ri-
mi anni - aveva infatti dichiarato Franceschini all’atto della nomina di Cicutto - la Biennale ha vissuto un processo di rinnovamento in tutti i settori di attività e ha incrementato la sua già notevole fama sulla scena internazionale. Questo è stato possibile grazie al prezioso lavoro di Paolo Baratta e della sua squadra che ringrazio. Sono certo che Baratta, con la sua autorevolezza, continuerà a impegnarsi per la Biennale». E Cicutto, da parte sua, aveva aggiunto: «Conto molto sui consigli e le indicazioni di Baratta, anche se per Cinema, Arti Visive e Architettura per fortuna ci sono già i direttori al lavoro. Anzi, spero proprio che Baratta che non ci molli, che ci dia una mano e ci stia dietro». Dichiarazioni che avevano ali-
(PIRAN)
spetto agli altri paesi europei, nel contempo garantendo nuove e più forti tutele per la natalità. Ma dobbiamo dare una struttura anche al welfare aziendale, individuando strumenti più o meno consoni alla sfida che abbiamo di fronte: una cosa è il sostegno al welfare familiare un’altra sono le palestre gratuite o altro. Tutto deve contribuire a quell’effetto volano su investimenti a tutela degli anziani e a un incremento necessario delle nascite». Tra i tanti interventi è stato il demografo dell’Università di Padova Gianpiero Dalla Zuanna, anche lui ex senatore Pd, a mettere l’accento sul tema delle migrazioni. «Il saldo migratorio del Veneto nell’ultimo decennio è circa
un quinto di quello del periodo tra il 2000 e il 2010» ha detto lo studioso. «In pratica se nel 2003 potevamo contare sull’ingresso di nuova popolazione per pagare le nostre pensioni, per i tassi di dipendenza, per la popolazione attiva e per la natalità, la prolungata crisi economica degli ultimi 10 anni ci ha resi molto meno attrattivi e questi effetti benefici sono scomparsi. Non solo, ha creato pure un’emigrazione di giovani professionalizzati come non si era mai vista prima, soprattutto dalle città capoluogo e dai centri universitari. Ci troviamo in una situazione preoccupante che non può essere risolta che da un nuovo auspicato boom economico». —
mentato appunto l’idea che il ministro Franceschini - d’intesa con Cicutto - potesse nominare Baratta come suo consigliere, per non perderne la collaborazione. Ma non sarà così. Dopo un’attenta riflessione ha prevalso evidentemente la considerazione che la presenza di
avrebbe potuto risultare non semplice da gestire per il neopresidente della fondazione. Si tratta ora di capire se l’auspicata vicinanza tra la Biennale e Baratta - che sarebbe rimasto volentieri, non considerando concluso il lavoro di rilancio dell’istituzione sotto la sua presidenza - proseguirà in altre forme o sarà invece interrotta. Di concreto intanto che c’è che l’ultimo consiglio di amministrazione presieduto da Baratta - in “prorogatio” con il cda fino alla firma del decreto di nomina del nuovo presidente - è stato anticipato dal 27 al 24 febbraio, proprio perché l’ufficializzazione di Cicutto come neopresidente da parte del ministro sembra ormai vicina. — Enrico Tantucci
Il “board” anticipato di qualche giorno: vicina la nomina di Cicutto a capo della Fondazione Baratta in consiglio - con un ruolo che non avrebbe potuto essere evidentemente quello di un consigliere “normale”, data la sua autorevolezza –
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Attualità
Domenica 16 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
Quattro Regioni al ministro Costa: subito interventi contro lo smog
LA PROTESTA A sinistra l’assessore all’Istruzione del Veneto Elena Donazzan e a destra la protesta in alcune scuole del Veneziano per il licenziamento delle maestre con il solo diploma magistrale
I numeri
3000 Sono le maestre con il diploma magistrale conseguito prima del 2001-2002 che perdono il posto in Veneto
6 Il giorno di marzo che vedrà le principali sigle sindacali della scuola scioperare, in anticipo rispetto alla data iniziale del 17. Al centro del contendere il mancato rispetto del governo degli accordi presi a dicembre.
LA LETTERA
Maestre diplomate scattano in Veneto i primi licenziamenti L’assessore Donazzan sul caso delle docenti non laureate: «Sono capaci di insegnare. Vicenda imbarazzante per i governi»
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SCUOLA VENEZIA Ha battagliato con tutte le armi a sua disposizione e ora che arrivano in Veneto i primi licenziamenti delle maestre prova amarezza e anche una certa rabbia per una situazione che secondo lei si poteva risolvere. «La vicenda dei diplomati magistrali, della quale mi occupo oramai da anni, appare ad oggi drammaticamente grave per le insegnanti licenziate e assolutamente imbarazzante per i governi che si sono succeduti - attacca Elena Donazzan, assessore regionale all’Istruzione del Veneto - è stata ignorata l’esistenza degli insegnanti diplomati magistrali in forze da anni nelle nostre scuole primarie, senza risolvere la paradossale situazione di essere incardinati nel sistema scolastico, evidentemente capaci di insegnare, ma licenziati dallo Stato che non ha previsto di
MOBILITAZIONE PER IL MANCATO RISPETTO DEGLI ACCORDI IN TEMA DI ABILITAZIONI, RECLUTAMENTO E CONTRATTO
risolvere con una norma questa problematica». Con le sentenze di merito stanno diventando esecutivi i licenziamenti delle maestre con il solo diploma magistrale con tutto quello che comporta, compreso il disappunto delle famiglie che in alcune realtà - come è successo in questi giorni a Camponogara nel Veneziano - hanno deciso di scioperare con i propri figli con tanto di cartello “Vogliamo la nostra maestra”.
LA VICENDA La vicenda riguarda le maestre che insegnano con il solo diploma magistrale conseguito prima dell’anno scolastico 2001-2002. Solo in Veneto sono tremila gli insegnanti della scuola primaria che avevano ottenuto l’inserimento nelle Graduatorie ad esaurimento attraverso contenzioso legale, poco meno di un terzo di loro aveva raggiunto anche l’immissione in ruolo. Il Consiglio di Stato in adunanza plenaria si era però espresso negativamente sui giudizi pendenti. Decisione in Veneto accolta con una sollevata di scudi: manifestazioni, sit-in, cortei, forti nel difendere la loro esperienza maturata sul campo dopo anni di insegnamento. Gli insegnanti quindi inseriti con riserva nelle graduatorie ad esaurimento dovevano andarsene. E ora quei licenziamenti annunciati stanno diventando realtà.
L’IMBARAZZO
Catania
Lite tra ragazzine e video sui social: due all’ospedale `Scaramucce verbali a scuola
che si concludono con qualche presa in giro non gradita. Ed è per futili motivi che scatta l’agguato fuori dall’istituto: prendono due loro coetanee per le spalle, le trascinano a terra per i capelli e le colpiscono con calci e pugni. Ad interrompere il pestaggio i genitori di altri studenti. Protagoniste della vicenda due ragazzine, di 14 e 11 anni, di una scuola di Catania, che completano la “vendetta” riprendendo l’aggressione con uno smartphone e postando il video su Youtube e Facebook, assieme a insulti volgari e pesanti nei confronti della due vittime, che dopo l’aggressione finiscono all’ospedale. Non prima di essere minacciate: «... se mi fai la denuncia te ne vai da Catania...» Ma dalla dirigenza della scuola è partita la segnalazione alla Procura per i minori: guai in arrivo per la 14enne mentre la più piccolina non è imputabile.
«È a dir poco imbarazzante per un’istituzione che le famiglie scendano in strada a protestare perché ai loro figli non venga tolta la maestra che ormai lavora da anni e che evidentemente è brava» prosegue Donazzan ricordano che molte forze politiche si erano dette pronte a risolvere il problema, per poi dimenticare l’esistenza di questi insegnanti. «La Regione del Veneto purtroppo non ha poteri normativi in questo campo ed è anche per questo che auspico l’autonomia nell’ambito dell’Istruzione - prosegue - un’autonomia piena, capace di rispondere anche a questa problematica legata all’organizzazione della scuola». Il Consiglio regionale del Veneto sulla vicenda si era comunque espresso con due ordini del giorno, e la Regione del Veneto era stata tra le capofila nella Nona Commissione della Conferenza Stato-Regioni nel sollecitare una risoluzione del problema a favore delle diplomate. «Ho incontrato personalmente molte di queste insegnanti, ho conosciuto le loro storie a Padova come a Venezia, a Rovigo come a Belluno: insegnanti per anni, apprezzate dai propri dirigenti scolastici e dalle famiglie, tutte con alle spalle l’anno di prova superato - continua l’assesso-
re - ma in uno Stato più burocratico che capace sono state comunque messe fuori dalla porta della scuola. Era sufficiente un articolo di legge inserito in finanziaria o nel milleproroghe, ma evidentemente non si è voluto fare».
LA MOBILITAZIONE Intanto è stato anticipato al 6 marzo lo sciopero della scuola indetto dai maggiori sindacati per difendere i diritti dei precari e protestare contro il mancato rispetto degli accordi sottoscritti con il Governo in tema di abilitazioni, reclutamento e contratto. «La decisione di anticipare la data della mobilitazione, inizialmente prevista per il 17 marzo spiega Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Federazione Gilda-Unams - è dettata dall’urgenza e dalla gravità della posta in ballo e dalla totale chiusura dimostrata dalla ministra Azzolina». Uno sciopero che per la Cisl «mette al centro le questioni che riguardano in modo specifico precariato, reclutamento e abilitazioni, per le quali la ministra sta assumendo sempre più atteggiamenti di chiusura, apprestandosi a compiere scelte in netto contrasto con gli obiettivi condivisi in mesi di trattative fra le parti». Raffaella Ianuale © RIPRODUZIONE RISERVATA
VENEZIA Gli assessori regionali all’Ambiente delle quattro regioni del Bacino Padano - Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna - hanno scritto una lettera congiunta al ministro dell’ambiente, Sergio Costa, per chiedere interventi urgenti del Governo per far fronte ai problemi legati alla qualità dell’aria. «Si tratta di una lettera a quattro firme sottolinea l’assessore veneto Gianpaolo Bottacin - nella quale innanzitutto chiediamo l’immediata attuazione delle misure nazionali previste dal Protocollo d’intesa collegato al Piano di azione per il miglioramento della qualità dell’aria nazionale come previsto dalla Commissione Europea». Tra le altre richieste, l’anticipazione dell’applicazione in Italia del Regolamento ‘Ecodesign’(previsto a partire dal 1° gennaio 2022) per fissare specifiche ambientali più rigorose in materia di impianti domestici a biomasse; rendere obbligatoria in Italia la certificazione dei pellet e dei generatori di calore alimentati a biomasse combustibili solidi e introdurre in Italia divieti di vendita di apparecchi che non siano almeno 4 stelle e di pellets di qualità certificata; adeguare la disciplina nazionale in tema di incentivi (“conto termico”) e detrazioni fiscali al fine di introdurre requisiti di prestazione ambientale per gli apparecchi nuovi.
COINVOLGIMENTO «Non si tratta solo di richieste - dice Bottacin - noi vogliamo essere coinvolti nella gestione di una questione che sta molto a cuore a tutta la popolazione del bacino padano. Ricordo che stiamo parlando della pianura più grande d’Europa, dove vive il 40% della popolazione italiana e dove si produce più della metà del Pil nazionale. Il Governo non può restare indifferente al problema della qualità dell’aria nei nostri territori. Abbiamo chiesto un incontro al ministro nel quale discutere più apertamente le nostre proposte e valutare le nostre richieste. Ci aspettiamo che il ministro, vedendo che si tratta di una lettera che valica anche gli schieramenti politici, decida finalmente di prestare attenzione alle nostre richieste». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Suicida come la sorella, indagato il marito: «Maltrattamenti» IL DRAMMA TERAMO «Non ho niente da nascondere, so come ho vissuto in questi anni, tutto si chiarirà quando questa vicenda sarà chiusa». Le poche parole di Luca Amprino, torinese di 51 anni, direttore di banca e marito di Simona Viceconte, le pronuncia con uno sguardo alle figlie: «Sono qui accanto, ora devo pensare a loro». E l’accusa, pesante, di maltrattamenti? «È un avviso di garanzia che deve permettere alla giustizia di fare il suo corso. Sono sicuro che non metterà nessuna nota negativa sulla nostra famiglia» dice prima di chiudere questo papà che nel quartiere dove vive, Colleatterrato di Teramo, tutti chiamano «il direttore» e lo descrivo-
no come «una brava persona, sempre con le bambine. Voleva prendere una casa qui vicino, per stare accanto alle figlie perché si stava separando».
LA SEPARAZIONE Lungo il crinale di questa separazione, che qualcuno definisce «burrascosa», giovedì scorso la moglie Simona Viceconte, casalinga di 45 anni, si è tolta la vita
L’AUTOPSIA CONFERMA: SI È IMPICCATA NIENTE PERCOSSE SI STAVA SEPARANDO LUI: «DEVO PENSARE ALLE MIE FIGLIE»
LE SORELLE Da sinistra, Simona e Maura Viceconte
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impiccandosi con un foulard nel sottoscala della sua abitazione. Ha scelto non a caso il 13 febbraio, il giorno di San Maura, onomastico della sorella, la campionessa morta suicida un anno fa, il 10 febbraio 2019, anche lei trovata impiccata a un albero con un foulard. Diversi manoscritti, con la vita e le accuse di Simona, sono stati ritrovati dai carabinieri di Teramo in una cartellina: il contenuto è stato secretato. In casa c’era anche la lettera di addio alle figlie di 16 e 8 anni. «Vi chiedo scusa se non sarò al vostro fianco nei momenti più importanti della vostra vita. Vi chiedo scusa, ma non mi sento più adeguata nel ruolo di mamma. Non mi sento più adeguata a questa vita. Vivo in un luogo dove non vorrei mai stare e faccio quello che non avrei
mai voluto fare su questa terra». Simona, viveva a Teramo da alcuni anni, aveva seguito i trasferimenti del marito, prima nelle Marche, ora in Abruzzo. Ma il suo cuore era in Piemonte, dove vive la sua famiglia e dove fino a un anno fa c’era l’amatissima sorella Maura, azzurra all’Olimpiade di Sydney 2000 e primatista italiana sui 10mila. Poi la malattia, un tumore al seno, affrontato con grande forza da Maura, e la paura di perdere il lavoro: il suo suicidio. Due sorelle, due destini uguali. L’autopsia, eseguita ieri dal medico legale Giuseppe Sciarra, ha confermato il decesso per «asfissia da impiccamento». Sul corpo di Simona non c’erano segni di maltrattamenti o percosse. Rosalba Emiliozzi © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Dir. Resp.: Roberto Papetti Tiratura: 0 - Diffusione: 11398 - Lettori: 113000: da enti certificatori o autocertificati
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a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
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Nordest
IL CENTROSINISTRA VENEZIA C’è pure il giallo dei numeri. Chi dice 22, chi 23, chi 24 voti a favore su un totale di 39. Cifre differenti dovute probabilmente a un calo di attenzione degli scrutatori, visto che la votazione si è svolta all’una di notte. Ma i dati politici sono altri. Il primo è che il Partito Democratico del Veneto, decidendo di sostenere la candidatura a governatore del civico Arturo Lorenzoni, attuale vicesindaco di Padova e leader del rassemblement Il Veneto che Vogliamo, bocciando di fatto l’autocandidatura del capogruppo in Regione Stefano Fracasso, non ha fatto nulla di nuovo: già in passato il centrosinistra si era affidato a esterni, nel 2005 l’imprenditore Massimo Carraro, nel 2010 il manager Giuseppe Bortolussi (che in direzione prese 39 voti contro i 29 per Laura Puppato). Il secondo: la decisione di convergere su Lorenzoni il Pd l’ha assunta con una votazione del suo massimo organo dirigente, la direzione regionale, cosa che, in tempi di nomine e scelte calate dall’alto, va registrata. Il terzo dato è che sul professore padovano il partito si è spaccato - 22 sì, 12 astensioni, 5 no - escludendo le primarie. Da Roma il segretario nazionale Nicola Zingaretti ha benedetto la decisione. Ma la domanda è: poteva il Pd decidere diversamente?
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Zingaretti: «Bene Lorenzoni ora lavoriamo per vincere» Il segretario del Pd plaude alla scelta `Partito spaccato, lo sconfitto Fracasso: di candidare il vicesindaco di Padova «Mancato il coraggio, ha vinto la paura»
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IL VOTO 22 a favore 12 astenuti 5 contrari
GLI EQUILIBRI
`La direzione regionale del Pd ha votato sabato notte la candidatura a governatore del Veneto di Arturo Lorenzoni, vicesindaco di Padova, non iscritto ad alcun partito. I dem si sono spaccati
L’ERRORE Il Partito Democratico del Veneto una colpa ce l’ha: dopo la batosta presa nel 2015 con Alessandra Moretti, non è riuscito in cinque anni a costruire una proposta di candidatura interna. C’è stata quella, tardiva e respinta senza neanche passare per il voto, di Stefano Fracasso per il quale non si sono spesi neanche i suoi sei colleghi a Palazzo Ferro Fini. Tra i cinque che sabato notte, nella sede padovana del Pd, hanno votato contro Lorenzoni c’era lo stesso Fracasso: per essere il capogruppo in Regione, non è che si siano stracciati le vesti per sostenerlo. C’era stato il tentativo del sottosegretario Achille Variati di puntare sul giovane vicentino Giacomo Possamai, ma ha dovuto fare i conti con questioni di opportunità familiari. Altri si sono fatti avanti o erano pronti a partecipare alle primarie (Andrea Zanoni, Laura Puppato, Anna Maria Bigon), ma la verità è che nessuno andava bene
NIENTE PRIMARIE RESPINTA ANCHE LA PROPOSTA DEL DEPUTATO DAL MORO DI NOMINARE TRE SAGGI PER LE CONSULTAZIONI
IL CENTRODESTRA VENEZIA La data delle elezioni regionali ancora non c’è, ma Forza Italia ha già pronti i candidati. Michele Zuin, coordinatore veneto degli azzurri, ha deciso di cominciare subito la campagna elettorale e di far muovere immediatamente quelli che saranno in pista. La scelta non è stata improvvisata: «A partire da dicembre - dice Zuin - ho fatto tre incontri con ciascuna provincia, ci siamo confrontati con i singoli coordinatori provinciali, i parlamentari, i consiglieri regionali di competenza. E abbiamo concordato i nomi dei candidati. Le liste non sono chiuse, ma una buona parte delle candidature è decisa, significa che gli interessati possono già iniziare a fare attività sui territori». La scelta di Zuin ha un senso:
a tutti e nemmeno a una maggioranza relativa. È mancato, se non un leader, una figura capace di fare sintesi. E la maggioranza del partito, per quanto non amplissima, ha deciso di aprirsi all’esterno nel tentativo di rappresentare tutto il movimentismo anti Lega delle Sardine fino ai giovani dei Fridays for Future, anche a costo di perdere i centristi di Renzi e Calenda. Nella battaglia tra presunti conservatori (chi voleva una scelta interna) e innovatori (chi l’ha spuntata aprendosi all’esterno con Lorenzoni), forse a perdere è stato l’intero partito che unito non lo è stato mai, ma adesso un po’ più diviso lo è. I 12 dell’astensione sono quelli di Base riformista di Roger De Menech e Gianni Dal Moro (con la defezione dell’assessore padovano Antonio Bressa che non poteva non sostenere il suo vicesindaco Lorenzoni) più Lucio Tiozzo dell’area Martina. Dal Moro fino all’ultimo ha insistito per la “via tosca-
L’intervista Alessandro Bisato lessandro Bisato, segretario del Pd veneto, a mezzanotte e mezza passata del 15 febbraio, ha messo ai voti la candidatura di Arturo Lorenzoni: sì o no. «Un partito dice - deve discutere, riflettere, confrontarsi. Ma alla fine deve decidere. Bisognava uscire dall’ignavia politica».
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Cos’è che ha sbloccato l’impasse? «Quando si è capito che c’era una maggioranza determinata su Lorenzoni, invece di fare ulteriori passaggi che comunque avrebbero portato al medesimo risultato, ho messo ai voti la proposta. La discussione è stata ampia, la linea era univoca anche se rappresentata da una parte con un voto di astensione». Ma il partito si è spaccato, «È stata una decisione presa a maggioranza, anche in altre occasioni si era arrivati a un voto in direzione, penso ad esempio
«Ulteriori passaggi? Inutili, il risultato sarebbe stato identico» quando si decise la candidatura di Bortolussi».
do esterno, alle sardine, ai giovani dei Venerdì per il futuro».
Una volta l’equazione era Pd uguale primarie. Stavolta le avete rinnegate. «Io penso che, per come era stato impostato il ragionamento, non fossero più uno strumento utile. Sia chiaro, non le sto giudicando negativamente a priori».
Rinunciando a un proprio candidato il Pd non ha dimostrato debolezza? «Potevamo tranquillamente avere un candidato unitario, ma
Lei ha votato a favore di Lorenzoni. «Il Partito Democratico ha la forza di decidere e ha dimostrato di saper uscire dalle pastoie interne. A maggioranza, è vero, ma ha deciso di aprirsi al mon-
«DECISIONE A MAGGIORANZA MA SIAMO USCITI DALL’IGNAVIA POLITICA» Alessandro Bisato
la domanda che ci siamo posti è stata: vogliamo rappresentare un pezzo significativo di Veneto? siamo in grado di aprirci al mondo esterno? Questo non significa rinunciare alla propria identità, anzi, la vogliamo rafforzare». Italia Viva, Azione, Psi, +Europa: scegliendo Lorenzoni li avete persi? «Io invece penso che si possano recuperare, l’appello che avevo rivolto loro non era un ultimatum ma una apertura a confrontarsi sui temi. Noi non stiamo assolutamente derogando alla nostra funzione riformista». Adesso cosa succede? «Lorenzoni adesso non è il candidato presidente. Faremo un tavolo a brevissimo con le altre forze del centrosinistra, con i Verdi, i socialisti e, spero, tutti gli altri». Al.Va. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Forza Italia anticipa le liste: ecco chi correrà in Regione aspettare l’avvio ufficiale della campagna elettorale con la presentazione delle liste sarebbe tardivo, le attività vanno messe in campo subito. «Le nostre saranno liste principalmente di amministratori - spiega il coordinatore regionale di Forza Italia - E quin-
IL COORDINATORE MICHELE ZUIN: «ABBIAMO DECISO DI INIZIARE SUBITO LA CAMPAGNA ELETTORALE»
di sindaci, assessori, consiglieri comunali, ex presidenti di Provincia, ma anche coordinatori del partito. Tutta gente che può prendere voti, abituata a far scrivere il proprio nome sulla scheda». Zuin dice che non è una scelta prematura, anche se ancora non si sa come sarà composta la coalizione: «Io mi attengo ai tavoli nazionali. E ai tavoli nazionali risulta che il centrodestra si presenterà unito in tutte le Regioni chiamate al voto e che in Veneto il candidato governatore sarà Luca Zaia».
I NOMI Quanto ai primi candidati, manca Belluno perché gli azzurri hanno deciso di aspettare l’esito
delle elezioni provinciali. Ecco i nomi. Padova: Loredana Borghesan, sindaco di Montagnana; Maurizio Conte, consigliere regionale; Mirko Patron, sindaco di Campodarsego; Elisa Venturini, consigliera comunale di Casalserugo e vicepresidente Anci Veneto. Rovigo: Luigi Viaro, sindaco di Lendinara; Laila Marangoni, consigliera comunale di Taglio di Po. Treviso: Emanuele Crosato, consigliere comunale di Cessalto; Davide Acampora, consigliere comunale di Treviso; Gaia Maschio, assessore di Conegliano; Elisa De Zan, vicesindaco di Gaiarine. Venezia: Michele Celeghin, coordinatore provinciale di FI ed ex sindaco di Noale; Otello Bergamo, as-
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COORDINATORE Michele Zuin
LA SCELTA È CADUTA PRINCIPALMENTE SU SINDACI, CONSIGLIERI COMUNALI, ASSESSORI E COORDINATORI PROVINCIALI
na”: al posto delle primarie, incaricare tre saggi per le consultazioni, come si fa in Confindustria. Magari si sarebbe comunque confluiti su Lorenzoni. O magari, come si vocifera, qualcuno avrebbe potuto tentare un patto su Fracasso per poi andare alle primarie tra lui e Lorenzoni. La decisione l’ha presa Bisato mettendo ai voti una sola domanda: Lorenzoni sì o no? I 5 contrari Fracasso, la segretaria provinciale di Vicenza Chiara Luisetto, Sabrina Doni, Angelo Guzzo, Luciano Sguotti - segnano anche la presa di distanza dei vicentini dal loro sottosegretario Variati. E il sì a Lorenzoni indica nuovi equilibri geopolitici: il controllo del partito che da almeno un decennio era in mano ai vicentini, ora passa a Padova, Venezia, Treviso. Se ci sono vincitori, oltre al sottosegretario Andrea Martella che ha curato la regia dell’operazione, uno è sicuramente il portavoce del sindaco di Padova, Massimo Bettin, che per primo ha spinto per il vice del suo Sergio Giordani. Dopodiché i veri vincitori e i veri sconfitti li decreteranno le urne.
LE REAZIONI «Bene il sostegno del Pd veneto alla candidatura di Lorenzoni alla presidenza della Regione ha commentato il segretario nazionale del Pd, Nicola Zingaretti Figura indipendente, proveniente dal mondo civico e competitiva per vincere. Grazie a tutto il gruppo dirigente, molto plurale, ma che ha saputo affrontare questo passaggio unito con grande intelligenza e spirito unitario. Ora tutti mobilitati per vincere». «Alla fine - ha detto Martella - si è deciso di avviare una svolta concreta, verso una nuova dimensione di partito aperto». Il padovano Massimo Bettin: «Dobbiamo promuovere una fase innovativa che ci veda anche oltre le regionali protagonisti di un nuovo schema di contrasto, proposta e resistenza attiva ai populisti e alla Lega». Di tutt’altro tenore il post su Fb, con tanto di emoticon, di Stefano Fracasso: «Quando manca il coraggio, vince la paura». E Lorenzoni? «Il Pd - ha detto il candidato governatore - ha dimostrato responsabilità e fiducia, possiamo costruire qualcosa di veramente nuovo». A Vicenza, all’assemblea del Veneto che Vogliamo, ha confermato: pronto a fare l’anti-Zaia. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
CAMBIANO GLI EQUILIBRI INTERNI L’ASSE SI SPOSTA DA VICENZA A PADOVA, VENEZIA E TREVISO
sessore di Jesolo; Beniamino Boscolo, consigliere comunale di Chioggia; Massimo Calzavara, assessore ed ex sindaco di Pianiga; Andrea Martellato, sindaco di Fiesso D’Artico; Maria Giovanna Boldrin, capogruppo di Mirano; Sara Furlanetto, presidente casa riposo Francescon di Portogruaro; Mafalda Ziroldo, capogruppo di San Michele al Tagliamento. Verona: Claudio Melotti, coordinatore provinciale di Verona e sindaco di Bosco Chiesanuova; Antonio Pastorello, sindaco di Roveredo di Guà, ex presidente della Provincia; Fausto Sachetto, ex sindaco di Valeggio; Anna Leso, consigliera comunale di Verona. Vicenza: Pierpaolo Longo, avvocato; Veronica Rigoni, coordinamento provinciale giovani. Al.Va. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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REGIONE
DOMENICA 16 FEBBRAIO 2020 IL MATTINO
lettera di veneto, lombardia, piemonte ed emilia
Inquinamento dell’aria le Regioni padane al governo «Norme sulle stufe a legna» VENEZIA. Gli assessori regio-
nali all’Ambiente delle quattro regioni del bacino padano – Veneto, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna – hanno scritto una lettera congiunta al ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, per chiedere interventi urgenti del Governo per far fronte ai problemi legati alla qualità dell’aria. «Si tratta di una lettera a quattro firme» sottolinea l’assessore all’Ambiente del Veneto, Gianpaolo Bottacin «nella quale innanzi tutto chiediamo l’immediata attuazione delle misure nazionali previste dal Protocollo d’intesa collegato al Piano di
L’assessore veneto all’Ambiente Gianpaolo Bottacin
azione per il miglioramento della qualità dell’aria nazionale come previsto dalla Commissione europea». Tra le altre richieste, l’anticipazione dell’applicazione in Italia del Regolamento Ecodesign per fissare specifiche ambientali più rigorose in materia di impianti domestici a biomasse, rendere obbligatoria la certificazione dei pellet e dei generatori di calore alimentati a biomasse combustibili solidi, e adeguare la disciplina nazionale in tema di incentivi. «Non si tratta solo di richieste» sottolinea l’assessore del Veneto Gianpaolo Bottacin «noi vogliamo es-
sere coinvolti nella gestione di una questione che sta molto a cuore a tutta la popolazione del bacino padano. Ricordo che stiamo parlando della pianura più grande d’Europa, dove vive il 40 per cento della popolazione italiana e dove si produce più della metà del Pil nazionale. Il Governo non può restare indifferente al problema della qualità dell’aria nei nostri territori». «Abbiamo chiesto un incontro al ministro nel quale discutere più apertamente le nostre proposte e valutare le nostre richieste» conclude Bottacin «ci aspettiamo che il ministro, vedendo che si tratta di una lettera che valica anche gli schieramenti politici, decida finalmente di prestare attenzione alle nostre richieste». Nella lettera al ministro, gli assessori scrivono anche che «è urgente perfezionare gli atti per il trasferimento delle risorse previste nel fondo, stimato nel Protocollo fino a 400 milioni di euro per anno». —
Giunta reGionale
Mezzo miliardo di lavori per gli ospedali veneti VENEZIA. La Giunta regionale
ha approvato progetti di intervento strutturale sugli ospedali veneti per un totale di 547,8 milioni di euro. Le Usl iniziano ora il cammino per attingere ai fondi nazionali Cipe «ex articolo 20» destinati a progetti per l’edilizia ospedaliera. Si tratta di 34 interventi, in buona parte di adeguamento antisismico e antincendio, che riguardano tutte le Usl, l’Azienda Ospedaliera di Verona e l’Istituto Oncologico Veneto, e che fanno parte del Programma di investimenti 2020-2029 messo a punto dalla Regione. «I tagli nazionali che hanno caratterizzato molte annate» precisa il presidente della Regione Luca Zaia «hanno reso vitale la capacità di predisporre pro-
gettazioni valide per ottenere i fondi nazionali». Per l’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin «il Veneto ha sviluppato negli anni un’importante esperienza specifica, arrivando a ottenere e spendere anche il 100% dei finanziamenti». Le opere inserite in questo provvedimento riguardano l’Usl 1 Dolomiti per 59,6 milioni; la 2 Marca Trevigiana per 72,1 milioni; la 3 Serenissima per 127,6 milioni; la 4 Veneto Orientale per 23,9 milioni; la 5 Polesana per 49,3 milioni; la 6 Euganea per 82 milioni; la 7 Pedemontana per 5,4 milioni; la 8 Berica per 50,3 milioni; la 9 Scaligera per 60 milioni; l’azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona per 10 milioni; lo Iov per 7, 4 milioni.
davanti al cantiere vittoria
Motovedette alla Libia manifestazione ad Adria Denunciati 5 giovani ADRIA. Ieri mattina il cantiere navale Vittoria di Adria è stato oggetto di una manifestazione organizzata dai centri sociali del Nordest nell’ambito della campagna #lesvocalling contro la collaborazione fra il governo italiano e quello libico nel controllo dell’emigrazione via mare. Nello stabilimento vengono infatti costruite anche imbarcazioni poi vendute al governo libico, che le utilizza per pattugliare le coste del Paese. Un’attività fortemente contestata dai centri sociali, che accusano i libici di essere nel contempo trafficanti di uomini e torturatori degli africani che affrontano il viaggio della speranza attraverso il loro territorio. Il cantiere Vittoria viene definito non un’azienda inconsapevole di quanto avvenga in Libia, ma un’azienda specializzata in cantieristica navale militare e paramilitare direttamente coinvolta nel fornire le conoscenze e la
Un momento della protesta
strumentazione necessarie per portare avanti le attuali politiche di respingimento. Nel corso della manifestazione sono state anche lanciate uova piene di vernice. Cinque giovani, tutti tra i 25 e i 30 anni, sono stati denunciati a piede libero dal personale del commissariato di polizia di Adria. Per tutti, si ipotizzano i reati di manifestazione non autorizzata e di imbrattamento, per due anche di resistenza a pubblico ufficiale. —
il nuovo partito
Lega Salvini Premier già 1.500 tesserati VENEZIA. Sono circa 1.500 le
nuove tessere registrare ai gazebo della Lega Salvini Premier in Veneto, allestiti ieri. Ne dà notizia l’onorevole Lorenzo Fontana, definendo un successo anche la raccolta firme per la proposta di legge leghista per l’elezione diretta del presidente della Repubblica e per l’abolizione dei senatori a vita: circa 3.500 le sottoscrizioni raccolte solo il primo giorno. I gazebo rimarranno alle-
stiti fino a domani in 250 piazze venete. «Numeri importanti» sottolinea Fontana, commissario, a nome del direttorio Veneto «Grazie ai tantissimi che stanno dando fiducia alla Lega. Questo grande dato di nuove adesioni è una dimostrazione di apprezzamento per l’operato della Lega al governo della Regione e anche un segnale di sostegno a Matteo Salvini, processato per aver tutelato la sicurezza del Paese». —