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GIOVEDÌ 20 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE
Verso le regionali in Veneto
Zaia, budget di un milione per la campagna La Lega si autofinanzierà con i contributi dei candidati: da 3 a 15 mila euro per entrare in lista, 20 mila in caso di elezione Filippo Tosatto VENEZIA. Un budget elettorale
a sei zeri. Luca Zaia fissa in un milione di euro il fabbisogno della campagna di primavera e detta ai fedeli le regole dell’autofinanziamento. Il “tariffario”, analogo a quello sperimentato con successo cinque anni fa, prevede contributi distinti e articolati in due fasi: i candidati esordienti saranno chiamati a versare 3 mila euro all’atto di entrare in lista e altri 20 mila in caso di elezione; per i consiglieri uscenti, invece, le somme lievitano rispettivamente a 15 e 20 mila euro. L’esborso riguarderà sia la lista ufficiale leghista che quella presidenziale, escludendo l’invece l’eventuale “terza gamba”, ovvero la civica composta da sindaci e amministratori esterni alla Lega. L’obiettivo non sembra improbo, visto che gli attuali 23 rappresentanti a Palazzo Ferro-Fini verranno ricandidati pressoché in blocco (garantendo così una dote cospicua di partenza) e nel complesso saranno un centinaio a correre sotto la bandiera del governatore. I RAPPORTI CON GLI ALLEATI
Il milioncino in questione non sarà diluito in ogni direzione (cinque anni fa la spesa fu gestita e certificata da un professionista indipendente) ma servirà a finanziare le iniziative di Zaia; certo quest’ultimo farà da traino all’intera squadra ma la campagna regionale non prevede “nominati” come avviene alle politiche e misura invece il consenso sul territorio, perciò i singoli runners a caccia di preferenze dovranno mettere mano nuovamente al portafoglio. Tant’è. A fronte di una ressa di aspiranti candidati, quante sono le poltrone alla portata della corazzata zaiana? La legge elettorale assegna il 60% dei 50 seggi alla coalizione che centra il 40% dei voti con un premio aggiuntivo (calcolato con criteri proporzionali) qualora venga superato il tetto del 60% dei
consensi. Eventualità dubbia, ma possibile. Sonni tranquilli per i candidati leghisti, allora? Non proprio, perché a turbarli c’è la presenza degli alleati, Fi e soprattutto Fratelli d’Italia, accreditati di una forte crescita. La voglia di correre da soli è diffusa e palpabile (se n’è fatto portavoce a muso duro Roberto “bulldog” Marcato ) ma l’impressione è che l’intesa nazionali Salvini-Meloni-Berlusco-
de poli assicura
«Non appoggio il governo»
Una ressa di aspiranti consiglieri, in dubbio la terza lista composta da amministratori civici ni finirà per prevalere e che la Lega, pronosticata vittoriosa, sarà costretta a spartire la preda con i famelici partner. LA MINA DEL REFERENDUM
C’è un’altra incognita, stavolta riguardante lo Statuto, ovvero la “carta costituzionale” che regola l’assemblea legislativa del Veneto: due settimane fa la maggioranza l’ha modificato, prevedendo che tutti gli assessori scelti dal governatore – ovvero 10 anziché i 5 attuali – siano esterni all’aula; nell’assumere l’incarico, costoro dovranno dimettersi dal consiglio (salvo farvi ritorno qualora la delega sia loro revocata, un autentico paracadute... ) cedendo il passo ai primi tra i non eletti. Un’ulteriore chance per i tanti aspiranti consiglieri, ma la riforma è sub judice perché una parte dell’opposizione, 5 Stelle e Veneto 2020, mira a sottoporla a referendum popolare, giudicandola «iniqua e autoritaria». Il regolamento prevede che la consultazione (senza quorum) sia indetta qualora almeno 11 consiglieri la richiedano e ad oggi le firme sono 7. Diventa così decisiva la scelta del Pd: il gruppo, diviso, ha preso tempo riservandosi una decisione “di concerto con la segreteria regionale”. Una mina vagante tra le urne, già. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’intervento di Luca Zaia in consiglio regionale:intorno al governatore, gli assessori della giunta leghista
le “regionarie” del moVimento 5 stelle
La scelta dei candidati grillini Oggi votazione su Rousseau VENEZIA. Giornata di “regiona-
rie” per gli attivisti grillini del Veneto che oggi, dalle 7 alle 19, voteranno sulla piattaforma Rousseau per scegliere i candidati alle elezioni di primavera. In lista entrerà chi ottiene maggior gradimento, in seguito sarà scelto lo sfidante alla presidenza della Regione. «Il M5S sarà presente in tutte le province del Veneto, i nostri gruppi di lavoro stanno elaborando il programma e presto riuniremo tutti i consiglieri comunali del movimento», fa sapere Antonio Codema, il “facilitatore” designato da Roma per coordinare la
l’appello a calenda e a renzi
«Non dividiamoci»: 40 sindaci si schierano con Lorenzoni PADOVA. Una quarantina di sin-
daci del Veneto in campo con un appello a sostegno di Arturo Lorenzoni. L’appello nato su proposta di Giordani, Gaffeo e Massaro che fin dal primo momento hanno appoggiato il vicesindaco di Padova nella sfida contro Zaia, è un invito a Calenda e Renzi per una lista unitaria in Veneto. Domani l’eurodeputato di Azione sarà a Padova per scegliere con chi allearsi. Nell’appello i sindaci
scrivono di aver «Ben chiaro quanto sia necessario affrontare il passaggio delle elezioni regionali senza incertezze, con forza, determinazione, e soprattutto unità. Di fronte a noi c’è una grande opportunità, quella di poter finalmente offrire ai veneti una proposta concreta e alternativa, un progetto nuovo e popolare. Nel pieno rispetto delle diverse posizioni, crediamo che affrontare le elezioni regionali del Ve-
neto in un clima conflittuale e di contrapposizione, che porti lo scontro direttamente nel campo del centrosinistra sia dannoso e lontano dai bisogni dei veneti, inspiegabile agli occhi della gente. Reputiamo positiva la sintesi fin qui raggiunta, che mette al centro il buon governo e l’esperienza dei territori. Arturo Lorenzoni, e il suo profilo moderato ed innovativo, ben rappresenta il riformismo concreto degli ammini-
campagna. Certo saranno della partita tre dei consiglieri uscenti - ovvero Baldin, Brusco, Scarabel - mentre Jacopo Berti saluterà il Ferro-Fini. Gli aspiranti candidati? Sono un’ottantina e la lista (corredata da curriculum e certificato penale) include, tra gli altri, Giorgio Burlini 51 anni di Padova, Simone Bugin 55 anni di PiombinoDese, Mauro Bisello 50 anni di Lozzo Atestino, Flavio Pinton 56 anni di Villafranca Padovana, Maria Francesca Ormanni 56 anni di Selvazzano Dentro, Simone Borile 44 anni di Padova, Andrea Barbiero 45 anni di
stratori locali e interpreta pienamente quello spirito di apertura e condivisione di cui questo percorso ha bisogno. Lanciamo, dunque, un appello a tutte le forze democratiche, riformiste, progressiste e liberali, a concorrere positivamente alla costruzione di una alleanza vasta per il Veneto, mettendo al centro delle proprie scelte esclusivamente il benessere dei nostri cittadini. Chiediamo a tutti di evitare l’errore grave di trasformare la ricchezza e la pluralità del campo riformista e democratico in debolezza. Dividersi è sempre sbagliato. Siamo di fronte ad una scelta di campo. Ciascuno senta su di se’ la responsabilità di indicare con chiarezza ai veneti da che parte decide di stare». Poi le firme.
Saccolongo, Daniano Biasiolo 45 anni di Maserà di Padova, Enrico Schiavon 59 anni di Padova; Erika Baldin 31 anni di Chioggia, Simone Augusti 46 anni di Cona, Mauro Basso 60 anni di Noale, Dario Dedi 22 anni di Musile di Piave, Flavio Baldan 52 anni di Marcon, Elena La Rocca 43 anni di Venezia, Andrea Pegoraro 54 anni di Vigonovo, Fabio Rossignoli 53 anni di Caorle, Giuseppe Tindaro Bisazza 51 anni di Scorzé;Daniela Bolzan 56 anni di Pieve di Soligo, Valentina Borin 33 anni di Treviso, Luigi Capoani 28 anni di Treviso, Enrico Cappel-
Alessio Albertini, sindaco di Belfiore, Omar Barbierato (Adria), Riccardo Bernardinello, (Castelbaldo), Alessandro Bisato (Noventa Padovana), Federica Boscaro ( Fossò), Gianni Burigo (Soverzene), Caterina Cacciavillani (Strà) , Alberto Cappelletto, (San Biagio di Callalta ), Andrea Cere-
«Per le regionali pieno appoggio alle proposte di cambiamento per un Veneto migliore» ser ( S. Donà di Piave), Stefano Cesa, ( Borgo Valbelluna) Francesco Corso ( Baone ), Luca Cortesi (Sarcedo ), Mario De bon, (Sospirolo),Stefano
Toni De Poli, senatore eletto a Padova nel centrodestra, pronto ad appoggiare il governo Conte come “responsabile” dopo le bizze di Renzi? No, mai. «Ennesima smentita sull'ennesima fake sugli organi di stampa: come Udc siamo e continueremo ad essere all'opposizione di questo governo. La nostra metà campo è e rimane il centrodestra. Come popolari liberali, ispirandoci ai principi e valori del PPE, il nostro obiettivo è costruire una coalizione di centrodestra plurale ed equilibrata».
letti 52 di Crespano del Grappa, Daniele Facco 48 anni di Resana, Nazario Michele Giuliani 53 anni di Oderzo, Vincenzo Grimaldi 45 anni di Salgareda, Maurizio Mestriner 40 di Ponzano Veneto, Rosa Poloni 61 anni di Montebelluna, Simone Scarabel 37 anni di Maserada sul Piave, Massimo Trento 52 anni di Sovramonte, Barbara Lando 52 anni di Santa Giustina, Daniele Campedel 61 anni di Sedico; Manuel Brusco 33 anni di Bovolone; Alessia Gamba 42 anni di Thiene, Caterina Ivana De Muri 63 anni di Schio, Igor Ferrazzi 43 anni di Cartigliano, Maria Salandra Viale 55 anni di Bassano del Grappa, Giacomo Bortolan 37 anni di Vicenza, Francesca Ferraro 55 anni di Bassano del Grappa, Marco Di Gioia 57 anni di Vicenza, Raffaele Di Guida 48 anni di Schio, Sonia Perenzoni 44 anni di Montecchio. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Deon (Sedico), Sabrina Doni (Rubano), Marco Dori ( Mira), Damiano Fusaro (Granze) Antonio Fusato (Camponogara), Edoardo Gaffeo (Rovigo), Paolo Galeano (Preganziol), Nicola Garbellini (Canaro), Simone Ghirotto (Pontecchio), Davide Gianella, (Piove di Sacco), Sergio Giordani (Padova), Roberto Grison (Negrar), Katia Maccarone, (Camposampiero), Sandro Maculan, (Zugliano), Simone Marzari, (Veggiano) Jacopo Massaro(Belluno) Mauro Migliorini (Asolo), Pierluigi Mosca, (Papozze),Marco Padovani (Lavagno), Alberto Polo, (Dolo), Paolo Perenzin (Feltre) Martino Schiavon (Ponte San Nicolò),Francesco Siviero (Taglio di Po),Paolo Vendramini (Ponte nelle Alpi). — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Nordest
VERSO LE ELEZIONI VENEZIA I suoi detrattori dicono che si è voluto “liberare” di Arturo Lorenzoni in vista delle elezioni di Padova nel 2022. Gli amici, al contrario, gli riconoscono il merito di essere riuscito a estendere lo schema padovano alla Regione e quindi di aver gettato le basi per tentare di conquistare, tra un quinquennio, Palazzo Balbi. Comunque la si voglia mettere, dietro l’operazione civica approvata con non poche lacerazioni dal Partito Democratico per le Regionali di maggio, c’è un giovanotto di 34 anni che non è mai stato iscritto ai Ds e neanche alla Margherita e che per quattro anni, dal 2013 al 2017, è stato segretario dei dem in provincia di Padova. Ora siede sia in direzione regionale che nazionale del partito, oltre ad essere il portavoce del sindaco Sergio Giordani. «Io lo stratega? Non è vero», dice Massimo Bettin. Che però difende con vigore la scelta di candidare a governatore Lorenzoni. Anche se il Pd dovesse perdere voti come a Padova nel 2017? «Se il Partito Democratico si apre ai mondi civici, in prospettiva può esserne punto di riferimento. A Padova è successo: non ci sono più i sovranisti a governare la città e il partito è cresciuto sia alle Politiche che alle Europee».
Giovedì 20 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
«Il Pd non è autosufficiente Così proviamo a vincere» Parla Massimo Bettin, lo “stratega” `«A Padova sconfitta la destra sovranista dell’alleanza con i civici di Lorenzoni In Regione decisivo il cambio di gioco» `
I VOLTI A sinistra Massimo Bettin con Sergio Giordani. Sopra Arturo Lorenzoni e Alessandro Bisato. A destra Stefano Fracasso
LA STRATEGIA «Nel Pd non c’è stata una conta su un cognome - dice Bettin - C’è stata una discussione importante su un nuovo schema di gioco in Veneto che può avviare, e non solo a livello regionale, una fase di lungo periodo con elementi nuovi». Il ragionamento di Bettin è che «il Pd in Veneto non è autosufficiente. Lo abbiamo visto anche quando eravamo al 40%, epoca Renzi Europee 2014. E se un partito non è autosufficiente, il suo gruppo dirigente deve interrogarsi sul da farsi. Non fare questo sforzo sarebbe da irresponsabili». Anche nel 2015 il Pd aveva altre liste di supporto, stavolta
«IL PASSO DI LATO DEI DEMOCRATICI NON È SUI CONTENUTI E LA PROSPETTIVA È DI FARE DIECI PASSI IN AVANTI»
Appello dei sindaci a Renzi e Calenda IL DOCUMENTO VENEZIA Da Alessio Albertini di Belfiore a Paolo Vendramini di Ponte nelle Alpi, passando per Sergio Giordani di Padova, Jacopo Massaro di Belluno, Edoardo Gaffeo di Rovigo, ma anche Alessandro Bisato di Noventa Padovana e Andrea Cereser di Noventa di Piave e Mauro Migliorini di Asolo: sono i sindaci, in tutto una quarantina, molti del Pd, altri civici, che hanno sottoscritto un appello per scongiurare le divisioni e costruire invece «un Veneto migliore». Un appello rivolto ai centristi di Renzi e Calenda, ma anche a +Europa e ai socialisti. «Come sindaci - recita il docu-
mento - misuriamo quotidianamente la complessità del periodo storico che stiamo attraversando. Abbiamo ben chiaro quanto sia necessario affrontare il passaggio delle elezioni regionali senza incertezze, con forza e soprattutto unità. Di fronte a noi c’è una grande opportunità, quella di poter finalmente offrire ai veneti una proposta concreta e alternativa, un progetto nuovo e popolare. Per farlo dobbiamo essere uniti e responsabili e dobbiamo compiere scelte leali e generose. Crediamo che affrontare le elezioni regionali del Veneto in un clima conflittuale e di contrapposizione, che porti lo scontro direttamente nel campo del centrosinistra sia dannoso e lontano dai bisogni dei veneti, in-
spiegabile agli occhi della gente». La scelta di convergere sul vicesindaco di Padova: «Reputiamo positiva la sintesi fin qui raggiunta, che mette al centro il buon governo e l’esperienza dei territori. Arturo Lorenzoni, e il suo profilo moderato ed innovativo, ben rappresenta il riformismo concreto degli amministratori locali e interpreta pienamen-
LETTERA DI QUARANTA PRIMI CITTADINI AI CENTRISTI: «DIVIDERSI È SEMPRE SBAGLIATO, SERVE UNA ALLEANZA VASTA»
te quello spirito di apertura e condivisione di cui questo percorso ha bisogno. Lanciamo, dunque, un appello a tutte le forze democratiche, riformiste, progressiste e liberali, a concorrere positivamente alla costruzione di una alleanza vasta per il Veneto, mettendo al centro delle proprie scelte esclusivamente il benessere dei nostri cittadini. Chiediamo a tutti di evitare l’errore grave di trasformare la ricchezza e la pluralità del campo riformista e democratico in debolezza. Dividersi è sempre sbagliato. Siamo di fronte ad una scelta di campo. Ciascuno senta su di sé la responsabilità di indicare con chiarezza ai veneti da che parte decide di stare». © RIPRODUZIONE RISERVATA
“Regionarie” M5s, 54 in pista Due candidature per Cappelletti LA VOTAZIONE VENEZIA È il giorno delle Regionarie. Oggi il popolo del Movimento 5 Stelle potrà votare, a partire dalle 10 e fino alle 19, i 54 aspiranti candidati al consiglio regionale del Veneto in vista delle elezioni regionali di maggio. Le votazioni avverranno su base provinciale, ma stavolta non c’è stata la ressa nel proporsi. Dei quattro consiglieri regionali in carica l’unico a non ripresentarsi è stato l’attuale capogruppo Jacopo Berti. Di nuovo in corsa Erika Baldin, Manuel Brusco, Simone Scarabel. Doppia candidatura per Enrico Cappelletti: l’ex senatore ha dato la disponibilità a correre sia come consigliere regionale che come candidato presidente di Regione (lo fece anche Berti nel 2015), anche se c’è chi sostiene che avrebbe già consumato i suoi due mandati essendo stato in passato consigliere di quartiere a Padova. Tesi che l’interessato contesta. E sta facendo
discutere anche la candidatura di Simone Borile: la regola del M5s dice che non è possibile dimettersi (nel suo caso da consigliere comunale a Padova, incarico lasciato a fine 2018) per correre a una carica superiore.
I CASI DISCUSSI In un lungo post su Facebook, Cappelletti - candidato in provincia di Treviso in quanto residente a Pieve del Grappa - si dice «onorato di prendere parte a una battaglia che vede due “eserciti” schierati, uno dotato di potenti risorse, forte di possedere le leve del comando e di maneggiarle spudoratamente a proprio van-
L’EX SENATORE SI PROPONE ANCHE COME GOVERNATORE A PADOVA IL CASO DELLE DIMISSIONI DI SIMONE BORILE
taggio, da 25 anni. Dall’altra parte di risorse ne abbiamo pochine. Ma abbiamo la forza straordinaria che deriva dalla consapevolezza che siamo noi ad esserci schierati dalla parte giusta della storia». Anche perché, dice, il Veneto non è quel “paradiso” dipinto da Zaia. Ma Cappelletti può candidarsi avendo già fatto due mandati, uno da consigliere di quartiere e uno da parlamentare? «Il mandato da consigliere di quartiere non conta - dice Cappelletti - Valgono solo quelli da consigliere comunale in su. E comunque sono stato eletto in consiglio di quartiere 17 anni prima la nascita del Movimento». Per quanto riguarda Simone Borile, le sue dimissioni da consigliere comunale di Padova risalgono al 21 novembre 2018, poco più di un anno dopo le elezioni comunali: «Impegni di lavoro mi costringono a lasciare», aveva detto. Solo che il regolamento interno esclude candidature per chi si è dimesso o ha rinunciato a una carica elettiva. Tra l’altro Bo-
dov’è la differenza? «La differenza è che ci rivolgiamo a un vasto polmone civico, forse troppo eterogeneo, che se si organizza può rappresentare per il futuro un importantissimo compagno di viaggio. Con l’obiettivo di vincere. A Padova, Belluno, Adria è successo. Perché non dovrebbe succedere anche in Veneto?».
I SEGNALI Bettin dice che i segnali ci sono: le 2.500 Sardine a Padova, la marcia nel parco della Lessinia. «Ma sono meccanismi che non possono consolidarsi in passaggi assembleari, vanno consacrati nelle urne». Il Pd non rischia di rimetterci? Secondo Bettin no: «Vedo più opportunità che rischi per il Partito Democratico. Il passo a lato del Pd non è sui contenuti, ma sul candidato presidente, con la prospettiva però di fare dieci passi in avanti e farli diventare strutturali, non episodici». Certo, dice Bettin appoggiando l’appello dei sindaci ai centristi, in questo nuovo schema di gioco c’è bisogno di tutti. Obiezione: Lorenzoni ha fama di essere troppo di sinistra. «Non è così. Arturo conta sul sostegno decisivo di ambienti cattolici e delle libere professioni, altro che estrema sinistra. Semmai, adesso i mondi civici dovranno dimostrarsi all’altezza di superare alcuni pregiudizi nei confronti dei partiti e avviare percorsi realmente inclusivi. Fino ad ora il Pd ha scelto di giocare nel campo di gioco di Zaia, cioè puntando su un elettorato moderato. Ma, che piaccia o no, Zaia è il leghista più moderato che possa esserci, tanto che il nostro gruppo consiliare non può che essere ringraziato per il lavoro che ha svolto in condizioni direi proibitive. Solo che non è contrapponendo a Zaia una “brutta copia” che si può rompere il gioco di specchi. Questo non significa spostarsi a sinistra. Significa cambiare schema di gioco. Scommettiamo che su certi temi, ambiente, lavoro, salute, potremmo intercettare anche voti di destra?». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
«ZAIA È IL PIÙ MODERATO DEI LEGHISTI CONTRAPPORGLI UNA “BRUTTA COPIA” NON BASTA A ROMPERE IL GIOCO DI SPECCHI»
VOTAZIONI Enrico Cappelletti candidato consigliere e candidato governatore. Oggi il voto sulla piattaforma Rousseau
ni, ecco i candidati resi noti a ieri. A Belluno Barbara Lando, Daniele Campedel, Massimo Trento. A Rovigo Elena Suman, Achille Astoldi, Federico Rizzi. A Venezia, oltre a Erika Baldin, Elena La I NOMI Rocca, Falvio Baldan, Fabio RosIn attesa dei risultati, attesi signati, Simone Augusti, Mauro per stasera o al massimo doma- Basso, Dario Dedi, Andrea Pego-
rile non rientrerebbe neanche nel famoso “articolo 1 lettera H” che consente il terzo mandato. Comunque sia, risultava in lista per le “regionarie”.
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raro. Padova: Giorgio Burlini, Simone Bugin, Mauro Bisello, Flavio Pinton, Maria Francesca Ormanni, Simone Borile, Andrea Barbiero, Daniano Biasiolo, Enrico Schiavon. A Treviso, oltre a Simone Scarabel e Enrico Cappelletti, Maurizio Mestriner, Valentino Borin, Daniele Facco, Luigi Capoani, Vincenzo Grimaldi, Rosa Poloni, Nazario Michele giuliani, Daniela Bolzan. A Vicenza oltre all’ex consigliera comunale di Montecchio, Sonia Perenzoni, in prima linea contro i Pfas, ci sono Alessia Gambia, Caterina Ivana, Igor Ferrazzi, Maria Sandra Viale, Francesca Ferraro, Raffaele Di Guida, Giacomo Bortolan, Marco Di Gioia. A Verona, oltre al consigliere uscente Manuel Brusco, ci sono Gloria Testoni, Stefano Pedrollo, Andrea Torresani, Maurizio Fumaneri, Viktoria Vlasovskaia, Antonio Gallo, Katia Bannò, Fabio Donatelli, Paolo Luparello, Amdrea Pompele, Gennaro Pasquariello. Al.Va. © RIPRODUZIONE RISERVATA
20-FEB-2020
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IX
Mestre
FEDALTO GUIDA L’ENTE DAL 2009 IN SEGUITO ALLE DIMISSIONI DI MASSIMO ALBONETTI Giovedì 20 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
mestrecronaca@gazzettino.it
Camera di commercio, si svolta Accordo fra artigiani e industriali per eleggere i nuovi vertici `Le maggiori categorie chiedono di unire le forze per avere In salita il quarto mandato per il presidente Giuseppe Fedalto più forza nel territorio e nelle trattative con lo Stato centrale
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Dopo l’accordo appena siglato, Confindustria e Confartigianato cominceranno a confrontarsi tra di loro e con gli altri settori per capire chi potrà essere il candidato che meglio potrà rappresentarle. Nulla contro Fedalto, che con Carlo Sangalli, dal 2006 presidente di Confcommercio Imprese d’Italia, condivide il primato dei presidenti di categoria più longevi, eletti entrambi per tre volte ed entrambi 83enni. È una questione di ricambio che Confindustria chiede da anni perché, secondo una regola non scritta, il presidente della Camera di commercio, l’ente che rappresenta la totalità delle realtà economiche del territorio, dovrebbe toccare ogni volta ad un categoria diversa, almeno tra le più rappresentative.
ECONOMIA MESTRE Confartigianato e Con-
findustria Venezia Rovigo hanno trovato l’accordo per eleggere i nuovi vertici della Camera di commercio. Sfuma così la ricandidatura di Giuseppe Fedalto perché, in tal modo, gli vengono a mancare i numeri per essere eletto, nella tornata di luglio, al vertice dell’ente per il prossimo quinquennio. Fedalto, che guida ininterrottamente la Cciaa dal 2009, anno in cui si dimise il suo predecessore Massimo Albonetti due anni prima della scadenza del mandato, per tornare al vertice dovrebbe infatti riuscire a coalizzare sulla sua persona i voti di tutti gli altri settori agricoltura, commercio, turismo, servizi alle imprese, cooperative, credito e assicurazioni...
IL RICAMBIO
L’ALLEANZA È chiaro, però, che se due tra le più importanti categorie della Camera di commercio si alleano per fare il nuovo presidente, la strada è piuttosto segnata anche perché, oltre ai voti previsti obbligatoriamente, il candidato che verrà sostenuto da Confindustria e Confartigianato (che, con oltre 12 mila aziende affiliate con oltre 16 mila dipendenti su un totale di 19 mila imprese artigiane iscritte all’albo, è tra le associazioni artigiane più “pesanti” del territorio) godrà anche degli apparentamenti con le altre categorie economiche. Sembra che con questo accordo Salvatore Mazzocca, che guida Confartigianato Metropolitana da dicembre del 2016, stia mettendo in pratica quanto aveva annunciato quando venne eletto: «Maggior dialogo tra le associazioni e un’alleanza di
NUOVI INQUILINI La sede di Marghera della Camera di commercio di Venezia e Rovigo
rete tra le realtà rappresentative dell’artigianato per irrobustire la categoria e avere più peso e risposte dalle istituzioni, ridando il ruolo di centralità al tessuto economico dell’area veneziana». Vincenzo Marinese, presidente di Confindustria Venezia Rovigo, da tempo predica la stessa cosa, ossia la necessità di unire le forze per contare di più nel territorio e soprattutto nei confronti di Roma, e la battaglia condotta l’anno scorso per ottenere la Zona economica speciale è stata una prova del nove, dato che al Governo si sono presentate tutte le forze economiche unite.
Trivignano
Nuova sede per la lista di Martini Sbarca in terraferma Giovanni Andrea Martini con la sua lista “Tutta la città insieme”. Oggi, giovedì, alle 11 a Trivignano, in via Castellana 234 /d ci sarà l’apertura della sede della lista civica che sostiene la candidatura a sindaco del presidente della municipalità di Venezia. Dopo la sede di Campiello Mosca, la lista “Tutta la città Insieme” che sostiene l’ormai ex esponente Pd che
di recente ha lasciato il partito, apre dunque un nuovo spazio informativo. Sarà l’occasione per fornire il report delle uscite di “In Comune con le tue idee” e per allargare il ventaglio di nominativi della lista. Obiettivo dichiarato dell’operazione, sottolineare la connotazione civica della lista e portare al voto chi non avrebbe intenzione di partecipare alle elezioni comunali.
Già nel 2010 Confindustria chiedeva il cambio di rappresentanza, e Luigi Brugnaro, che era presidente di Confindustria, pretese più posti tra i 32 del Consiglio in cambio del via libera alla riconferma di Fedalto. Da allora sono passati due rinnovi della Giunta camerale e del suo presidente ma nulla è cambiato, così questa volta Confindustria e Confartigianato hanno giocato d’anticipo mandando, così, un messaggio chiaro non tanto al presidente uscente ma a tutti gli settori economici che occuperanno i 25 seggi della Camera di commercio, ridotti di numero in base alla nuova ripartizione varata con la delibera dello scorso novembre: confrontiamoci e decidiamo tutti assieme i nuovi vertici della Camera di commercio. Elisio Trevisan © RIPRODUZIONE RISERVATA
Pure “Azione” vuole subito il nome giusto anti-Brugnaro POLITICA MESTRE Anche Azione Vene-
zia, la sezione locale del partito fondato dall’ex ministro ed attuale europarlamentare Carlo Calenda quando l’anno scorso lasciò il Pd, dice che è urgente trovare un candidato «per affrontare l’attuale amministrazione e la sua demagogia, prima civica e ora esplicitamente di estrema destra». Lo scrive Samuele Vianello, membro della sezione veneziana di Azione Venezia, lamentando la perdita del rettore Michele Bugliesi «personalità ideale» e una «gestione folle del tavolo politico» che aveva portato anche alle proposta dell’imprenditrice Gabriella Chiellino il cui profilo «presentava elementi di criticità rilevanti», «una candidatura sbrigativa e non di reale sintesi. Chiellino infatti non rappresentava totalmente una figura di effettiva discontinuità con l’attuale amministrazione e peccava dell’assenza di un civismo consolidato». E quindi? «L’imminenza della campagna elettorale deve spingere a superare le logiche basate su vetusti particolarismi e non su una visione innovativa, giovane e ponderata della futura politica Veneziana. Urge pertanto individuare una personalità adatta», con «comprovata esperienza, vicinanza alla politica reale della città e all’associazionismo». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Pd sonda un candidato interno e Bettin evoca un “Cln per Venezia” ELEZIONI COMUNALI MESTRE Ore cruciali per il centrosinistra che lunedì si era dato due giorni di tempo per risolvere la questione candidatura alle comunali di fine maggio, con l’obiettivo di togliere la poltrona da sotto a Luigi Brugnaro e, in subordine, di ricostruire un fronte delle opposizioni che si era sfaldato con le dimissioni di Giorgio Orsoni e che in questi ultimi cinque anni è mancato. «Stiamo facendo di tutto per tenere unita la coalizione e non disperdere il lavoro fatto fino ad ora sin dall’anno scorso» commenta i parlamentare veneziano del Pd Nicola Pellicani. Lo stesso afferma Ugo Bergamo per la parte dei moderati con Più Europa, Italia in Comune e Italia Viva: «Credo sia suonato il campanello
della fine ricreazione e che adesso si debba dimostrare di avere un senso reale della situazione. Penso che il filo che unisce la coalizione non sia ancora spezzato ma non si può perdere più tempo: uno stillicidio come quello che abbiamo vissuto fa male a tutte le forze del centrosinistra e alla stessa pubblica opinione che si disorienta. Quindi dobbiamo recuperare credibilità e autorevolezza». Gianfranco Bettin della sini-
PELLICANI: «STIAMO FACENDO DI TUTTO PER TENERE UNITA LA COALIZIONE» DOPO IL PASSO INDIETRO DI GABRIELLA CHIELLINO
stra riunita ne “Il nostro impegno per la città” (Articolo 1, Verdi, Possibile, Sinistra italiana e Rifondazione) ha affidato il suo pensiero a un lungo post pubblicato nel profilo facebook dal titolo emblematico «Inginocchiarsi davanti al leone», quello di San Marco ai cui piedi si deve porre chi detiene il potere politico e istituzionale «e chi provvisoriamente lo detiene perché è simbolo dell’evangelista ma anche dell’entità territoriale, della “patria” come terra e cultura, discendenza ed evoluzione, radicamento ed essenza di Venezia». Il presidente della Municipalità di Marghera invoca una sorta di Cln civico, un Comitato di liberazione di Venezia perché «la posta in gioco è altissima, per la prima volta dal 1945 rischiamo di avere la destra estrema al governo di Venezia», dopo che nel 2015
«questa politica ha occupato l’Amministrazione e la città, grazie a uno spiegamento di mezzi e risorse smisurato, a promesse poi tradite, naturalmente anche a causa di errori compiuti da precedenti amministrazioni, e anche dalla fortuna (per Brugnaro) di aver incrociato un quadro di risorse pubbliche (garantito dai governi di centrosinistra di questi anni) infinitamente migliore che nel periodo 2005 - 2015 segnato dall’iniquo Patto di stabilità, dai tagli dei trasferimenti pubblici, e dall’essiccamento della Legge speciale». E dunque? Chi sarà il candidato o la candidata? Le consultazioni tra tutte le forze sono continuate intense anche ieri sera. Dopo i due tentativi falliti di proporre un candidato civico (prima il rettore Bugliesi poi l’imprenditrice Chiellino), il Pd ha preso in
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TRATTATIVE Il Pd sonda la disponibilità dei propri esponenti
SORTITA SUI SOCIAL DEL PRESIDENTE DELLA MUNICIPALITÀ DI MARGHERA: «RISCHIAMO DI AVERE LA DESTRA ESTREMA»
mano il timone e sta verificando la percorribilità delle due strade già anticipate: una figura di peso, come potrebbe essere il sottosegretario Pier Paolo Baretta (o in alternativa il collega Andrea Martella e il senatore Andrea Ferrazzi), oppure una figura nuova come Monica Sambo (o in alternativa Alessandra Taverna). (e.t.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Nordest
«TREVISO-OSTIGLIA PRONTA PER IL 2022» Impegno di Regione, Veneto Strade e Comuni a completare la ciclabile. L’assessore Elisa De Berti: «L’opera sarà finanziata con altri 6,7 milioni».
Giovedì 20 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
Il Tar: «Il testo anti-pesticidi non è legge» Prosecco, il Consorzio Docg di Conegliano e Valdobbiadene `«Non è un documento scientifico e ufficiale di un’autorità: si era dato regole severe, in linea con le indicazioni regionali il Comune non può imporre il metodo biologico al produttore» `
mento virtuoso in ambito fitosanitario, tramite la selezione delle sostanze attive utilizzabili in viticoltura, secondo princìpi rigorosi ed oggettivi». Osservano i giudici: «Ora, se è vero che il Protocollo fornisce agli operatori del settore le opportune linee guida per una gestione della difesa integrata della vite nell’ambito, a sua volta, delle Linee tecniche di difesa integrata (Ltdi) predisposte dalla Regione Veneto, lo stesso tuttavia è privo del carattere tipico di un documento scientifico ed ufficiale proveniente da un’Autorità sanitaria pubblica, competente in materia di tutela della salute e dell’incolumità pubbliche». Inoltre per il Tar «è fonte di perplessità» l’ordine all’impresa vitivinicola di seguire il metodo biologico certificato, in quanto «la coltivazione “biologica” può avvenire a prescindere dalla certificazione, la quale non ha carattere di ufficialità». Oltretutto l’obbligo del bio per i nuovi vigneti è stato previsto da una deliberazione illegittima, perché «non è consentita una variazione unilaterale di un atto collegiale approvato da una pluralità di soggetti pubblici», qual è il regolamento intercomunale adottato da tutti i 15 municipi dell’area Docg.
LA SENTENZA VENEZIA Meno quantità, più qualità, chimica zero: la linea politica della Regione sulle bollicine è stata ribadita lunedì dal governatore Luca Zaia, richiamando il settore al fatto che «il boom del Prosecco ora va accompagnato con qualche sforzo in più». Ma la sentenza depositata l’indomani dal Tar, a proposito di un vigneto trevigiano che da un anno vede contrapposti un’azienda agricola e un asilo pubblico, smonta il “Protocollo viticolo“ di cui nel 2019 si è dotato il Consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene Docg, proprio allo scopo di «minimizzare l’impatto ed il rischio dell’uso dei prodotti fitosanitari nei confronti dell’uomo e dell’ambiente», in sintonia con le linee guida emanate da Palazzo Balbi e con il regolamento intercomunale di polizia rurale delle colline Unesco. Secondo i giudici, quel documento «non solo non può assurgere al rango di fonte normativa a contenuto prescrittivo obbligatorio, ma neppure a base di riferimento per un atto ordinatorio di un’amministrazione pubblica».
LA VICENDA Per quanto riguarda il caso specifico, il ricorso della Tenuta Agricola San Martino contro il Comune di Vittorio Veneto è stato accolto parzialmente. In uno dei due terreni di sua proprietà, a destinazione agricola, l’attività potrà continuare. Invece in quello più grande, che ha una diversa classificazione urbanistica e confina con l’asilo di San Giacomo di Veglia (dunque con un sito altamente sensibile), la piantumazione potrà essere effettuata solo dopo un eventuale convenziona-
IL VERDETTO SUL CASO TREVIGIANO DI UN ASILO CHE PROTESTAVA PER UN NUOVO VIGNETO: ACCOLTO PARZIALMENTE IL RICORSO DELLA DITTA
LE PIANTUMAZIONI CONTESTATE Sopra le barbatelle messe a dimora a Vittorio Veneto
mento con l’ente pubblico «che ne disciplini la funzione di interesse generale per la collettività». Inoltre la richiesta di risarcimento dei danni è stata respinta, poiché nulla qualifica «come illecita la condotta dell’amministrazione comunale». Ma c’è un aspetto che va ben oltre i confini locali della vicenda. Si tratta delle prescrizioni contenute in una delle ordinanze impugnate: da un lato che «la coltivazione della vite avvenga con metodo biologico certificato, in adesione allo specifico disciplinare dettato dal Protocollo Viticolo del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg»; dall’altro che «la lavorazione del vigneto e delle pertinenze in esclusive fasce orarie e giorni esterni all’attività della scuola materna avvenga in modo da evitare dispersione di polveri e rumori».
IL DECALOGO Per quanto riguarda il primo punto, il Tribunale amministrativo regionale ricorda che il Consorzio di tutela è un «soggetto di natura privata», che ha affidato a una commissione di esperti l’incarico di redigere un decalogo più restrittivo delle vigenti normative italiane ed europee, proponendolo ai produttori come «disciplinare di difesa integrata avanzata di tipo volontario che vuole promuovere un atteggia-
LE LIMITAZIONI
Il presidente Nardi
gestione del territorio. Ora i giuristi faranno le loro considerazioni sulla sentenza, ma noi la riteniamo una dimostrazione del fatto che Conegliano Valdobbiadene è un laboratorio di sostenibilità ambientale veramente avanzato e unico nel suo genere, in grado di sperimentare condotte che non sono ancora disciplinate dalla legge. Ora però sappiamo che la Regione sta prendendo ad esempio il nostro Protocollo, tarandolo su una realtà più grande e variegata, con maglie leggermente più ampie delle nostre». (a.pe.)
Quanto alle limitazioni temporali imposte dal Comune, sempre sulla base della delibera regionale dedicata ai siti altamente sensibili, secondo il Tar risulta «indeterminata la prescrizione a svolgere l’attività in fasce orarie e giorni estranei all’orario ed al calendario scolastico» e «questa indeterminatezza non giova alla chiarezza ed all’estensione precettiva di un atto il cui scopo fondamentale è di tutelare in via precauzionale la salute degli alunni». I magistrati rimarcano infine che non possono essere impedite, in una formulazione tanto generica, lavorazioni prive di impatto sulla salute: «Si pensi, ad esempio, alla potatura, al taglio dell’erba tra i filari, all’ordinaria cura della pianta della vite o alla stessa attività di vendemmia». Angela Pederiva
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«Nessun obbligo, ma i sindaci stanno con noi» VENEZIA «Non abbiamo imposto niente, ma i Comuni vorrebbero che le nostre regole avessero un fondamento giuridico, evidentemente perché le considerano giuste». Innocente Nardi (in foto), presidente del Consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg , commenta così il verdetto del Tar che ha dichiarato illegittima l’ordinanza che imponeva l’attuazione del “Protocollo vinicolo” emanato nel 2019. «Com’è scritto anche nella premessa – afferma
Nardi – il documento stilato da una commissione di agronomi suggerisce di applicare le migliori tecniche di agricoltura integrata avanzata, cioè tutto ciò che è utile per ridurre l’uso della chimica. Di base è un lavoro secondo noi molto qualificato, ma resta uno strumento volontario, anche se i sindaci lo hanno preso come riferimento». Il numero uno della Docg trevigiana rivendica lo sforzo dei produttori: «Abbiamo voluto autocontrollarci, il che prova la nostra sensibilità nella
Fratelli d’Italia nella bufera: «Via Togliatti? Mai» IL CASO VENEZIA Bufera nel partito veneto di Giorgia Meloni dopo le dichiarazioni del nuovo capogruppo in consiglio regionale, Andrea Bassi. «Mi sembra che i nuovi Fratelli d’Italia abbiano perso la strada», sbotta Massimo Giorgetti, punto di riferimento della destra in Regione, approdato nel partito della Meloni assieme all’assessore Elena Donazzan ben prima dell’arrivo degli ex tosiani Bassi e Stefano Casali. Questi ultimi l’altro giorno hanno convocato una conferenza stampa a palazzo Ferro Fini per presentare una mozione che impegna la Regione a sensibilizzare le amministrazioni comunali affinché nelle nuove lottizzazioni intitolino una strada ad An-
na Frank. Non solo: Bassi ha detto che voterebbe anche a favore di una via intitolata a Palmiro Togliatti e di altre figure politiche della storia repubblicana. E ad insorgere, oltre a Giorgetti, è stato anche il leghista Alberto Villanova, presidente della Sesta commissione: «Impossibile dedicare una via a chi, come Palmiro Togliatti, ha lasciato morire i nostri alpini».
LE DISTANZE In FdI a farsi interprete della “rivolta” nel partito - raccontano di chat ribollenti e commenti inferociti - è Giorgetti: «Credo di interpretare il sentimento di tanti di noi». E qui va fatta una precisazione: adesso in consiglio regionale gli appartenenti a Fratelli d’Italia sono cinque, solo che Bas-
VERONESE Massimo Giorgetti
MOZIONE SU ANNA FRANK MASSIMO GIORGETTI SMENTISCE IL NUOVO CAPOGRUPPO BASSI: «LA DESTRA NON DEVE PIÙ DIMOSTRARE NIENTE»
si, Casali e il subentrato a Berlato Joe Formaggio sono nel gruppo che porta il nome del partito, mentre Giorgetti e Donazzan sono nel gruppo Più Italia! - Amo il Veneto. Giorgetti sbotta: «Bassi voterebbe per l’intitolazione di strade a Togliatti? Cioè a un anti-italiano e filosovietico? Nemmeno la sinistra arriverebbe a tanto. Certo è che il primo atto del nuovo gruppo di Fratelli d’Italia, cioè la mozione per Anna Frank, è stato quello di sentire la necessità di scusarsi di un’accusa che nessuno gli ha rivolto. La destra non deve più dimostrare niente. Giusto una settimana fa abbiamo votato in consiglio all’unanimità una legge sulla Shoah e Bassi sente il bisogno di dire che non siamo razzisti? I Fratelli d’Italia non devono scusarsi di niente». E, rin-
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cara Giorgetti, «non esiste neanche si baratti, io do Togliatti a te e tu dai Almirante a me. Io ritengo assolutamente sbagliato ricorrere all’intitolazione di strade per scusarsi di qualcosa tanto più che non c’è nulla di cui scusarsi». Giorgetti non era presente alla conferenza stampa, dice di aver visto il video su Facebook. E sferza: «Compito della politica è indicare la strada per la soluzione dei problemi, non intitolare le strade».
LA CRITICA Sull’intitolazione di strade a Togliatti è intervenuto anche lo zaiano Alberto Villanova, presidente della Commissione regionale Cultura: «Che Palmiro Togliatti sia stato un politico che ha influenzato in modo netto la sto-
ria della Repubblica italiana, non c’è alcun dubbio: è un fatto incontestabile. Parimenti, tuttavia, va ricordato come alcune sue scelte, in un momento storico come quello della seconda guerra mondiale, ebbero conseguenze pesantissime su migliaia di italiani. La vicenda della lettera, resa nota solo nel 1992, ma da lui firmata nel 1943, sui soldati italiani dell’Armir fatti prigionieri in Unione Sovietica, è una ferita ancora aperta per i familiari di chi ha perso la vita per la Patria, per la nostra memoria storica, per chi ancora oggi, dopo tutto, ogni anno commemora il sacrificio di chi è andato avanti. Per questo una simile ipotesi è quanto mai fuori luogo ed inopportuna». Al.Va. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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GIOVEDÌ 20 FEBBRAIO 2020 IL MATTINO
REGIONE
la riforma delle regioni
Boccia: la legge sull’autonomia martedì entra a Palazzo Chigi Il ministro annuncia di essere pronto a tagliare il traguardo dopo 6 mesi di lavoro Dura polemica con Renzi: «Basta con i veti su tutto, il testo andrà in Parlamento» regioni senza alcuna contestazione, è stata riscritta per accogliere le proposte dei partiti di maggioranza. «La mia pazienza sta per finire», aveva detto 10 giorni fa a Padova il ministro delle Regioni, «se il governo non darà il via libera, sarà il Pd a inviare la legge al Parlamento». Ipotesi rientrata in fretta. Italia
Albino Salmaso PADOVA. Segnate la data sul calendario: martedì 25 febbraio 2020 il consiglio dei ministri esaminerà la legge quadro di Francesco Boccia sull’autonomia differenziata. Poi la invierà al Parlamento. Le ultime resistenze sono cadute dopo il vertice di maggioranza dell’altra sera, che ha visto il governo Conte2 ricompattare la maggioranza dopo l’attacco frontale di Renzi al ministro della Giustizia Bonafede sulla riforma del processo e lo stop alla prescrizione. Siamo dunque alla svolta tanto attesa e invocata dai governatori di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna? Pare di sì, almeno a giudicare dalle affermazioni del ministro Boccia ad Agorà, ieri mattina, riprese da tutte le agenzie e confermate dal suo staff. La legge quadro che ha già ottenuto il via libera della conferenza delle
«Al mio amico Matteo dico una cosa molto semplice: sei stato eletto con i voti del Pd»
Il ministro Francesco Boccia a Padova al forum sul volontariato
molti i contratti part-time
Pulizie nelle scuole presentate 348 domande 140 perderanno il posto VENEZIA. Sono 348 le doman-
de presentate in tutto il Veneto per svolgere i servizi di pulizia nelle scuole, dopo la norma che prevede - dal primo maggio - l’internalizzazione del servizio, che sino a fine febbraio sarà svolto, parallelamente, da “bidelli” scolastici e dipendenti delle società in appalto (in Veneto, la Rekeep). A fare domanda sono stati tutti i lavoratori in possesso dei requisiti previsti dalla legge: un’anzianità di almeno
dieci anni, il diploma di terza media e l’assenza di condanne penali. Tutti gli altri saranno esclusi: si parla di circa 140 lavoratori, la maggior parte a Venezia (58) e Treviso (40). Ma neanche i 348 che hanno fatto domanda hanno la certezza dell’assunzione. In provincia di Venezia sono disponibili 230 posti, ma i contratti firmati saranno tutti part time, a fronte delle 153 richieste inoltrate; nel Trevigiano le domande sono state 92 e i posti disponibili so-
utilizzato il generatore shu
Azienda in Cina sanificata dal rischio Coronavirus PADOVA. Idrobase ha potuto
riaprire la sua unità produttiva in Cina, a Ningbo, dopo alcuni giorni di chiusura per precauzione, a causa del diffondersi del Coronavirus. Lo stabilimento nell’Estremo Oriente, con 30 dipendenti cinesi, ha riaperto grazie a una innovazione italiana (validata dall’Istituto Zooprofilattico delle Venezie) che, applicando la tecnologia “state-of-the-art” utilizzata nel-
L’unità di sanificazione SHU
no 102 (59 full time e 86 part time); in provincia di Padova i posti sono 25 (9 full time e 32 part time) per 26 domande, nessuna richiesta è stata fatta nel Bellunese. I sindacati lamentano l’assenza di chiarezza e la lentezza della comunicazione delle graduatorie. «Non sappiamo quante domande saranno accettate, se i contratti saranno full-time o part-time. Il Ministero dell’istruzione latita» accusa Margherita Grigolato, segretaria di Filcams Cgil Veneto. Ed è sulla stessa lunghezza d’onda Daniele Zennaro, segretario di Uil trasporti regionale. «Siamo preoccupati, gli esuberi sono rimasti e avremo un serio problema occupazionale». Il tempo stringe: la soluzione deve arrivare entro il primo marzo. — Laura Berlinghieri © RIPRODUZIONE RISERVATA
le stazioni aerospaziali statunitensi della Nasa, ha creato un’unita di sanificazione di superfici, capace di eliminare virus presenti nell’ambiente. Il merito di questa applicazione scientifica è dell’azienda padovana PureAiron, che grazie alla ricerca, prendendo spunto dal fenomeno naturale della fotolisi, è riuscita a sviluppare un generatore di elettroni per la sanificazione delle superfici e degli ambienti, capace in poche ore di eliminare il 95% dei batteri, muffe e virus, denominato SHU (acronimo di Sanitari Habitat Unit). Il prodotto è venduto oramai su diversi mercati internazionali, tra cui la Cina e il Medio Oriente. —
Viva ha firmato la tregua, alla pari del M5S, che aveva fatto saltare la proposta del ministro Erika Stefani nell’alleanza gialloverde di Conte1. Francesco Boccia in otto mesi ha invece convinto tutti, tranne Matteo Renzi che ha tentato di mettergli i ba-
stoni tra le ruote fino all’ultimo. Tanto che ieri è nata una polemica molta dura: «Glielo voglio dire con grande amicizia e franchezza a Renzi: anche basta. Ci aiuti a lavorare per il bene del Paese e sui singoli dossier, ed è quello che stiamo facendo dalla mattina alla sera tutti noi». Poi un passaggio sui “transfughi”. «Oggi deputati e senatori eletti nel Pd, con i voti del Pd, ma passati a Italia viva mi criticano dicendo che senza Renzi io non sarei in Parlamento e che questo governo l’ha fatto nascere proprio lui... Al mio amico Matteo voglio dire una cosa semplicissima: anche da come tratti i tuoi deputati facendogli fare dichiarazioni in batteria si vede che non hai mai capito cos’è la comunità del Pd. Noi siamo contro la cultura del capo-proprietario; noi non siamo candidati da un capo, ma da un partito e eletti da una comunità. La stessa comunità, straordinariamente generosa con te, che ti pregherei di rispettare almeno fino al termine della legislatura, visto che siedi in Senato esclusivamente grazie al PD e ai suoi elettori» scrive Boccia su Facebook. E la “legge quadro”? Prevede un Commissario per l’autonomia per convince in tempi rapidi i ministri a determinare i Lep. Poi è previsto il fondo di perequazione pari a 36 miliardi in 10 anni per annullare i gap Nord- Sud e metropoli-periferia. Martedì avrà il via libera? — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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safilo di martignacco
Via libera con 224 sì a Cig e incentivi alle dimissioni Con 224 voti a favore e 2 astensioni su di un totale di 226 votanti l'assemblea dei lavoratori dello stabilimento Safilo di Martignacco (Udine) ha approvato il pre-accordo siglato dai sindacati con l’azienda, che prevede lo slittamento al 1 luglio dell’avvio della cassa integrazione. Poi anche un sistema di incentivi (da 8 a 12 mensilità) per favorire l’esodo volontario dei lavoratori che vorranno uscire prima e durante la cassa integrazione e un advisor per la re-industrializzazione del sito. Lo ha reso noto Pasquale Lombardo, rappresentante sindacale Femca Cisl Udine, che ha illustrato l’accordo ai lavoratori in assemblea con Franco Rizzo (Femca Cisl Fvg), Andrea Modotto per Filctem Cgil e Antonino Mauro e Nello Cum per Uiltec Uil. «I lavoratori ci hanno dato un ampio mandato» ha detto Lombardo « a ratificare l'accordo che poi dovremo portare in ambito nazionale, con l'obiettivo di fare un accordo quadro insieme con il resto degli stabilimenti in Italia, da presentare poi al Mise per la ratifica definitiva». Lombardo ha precisato che il prossimo 21 febbraio è in programma un coordinamento a Mestre con gli stabilimenti di Longarone e Padova». —
il libro
Banche, banchieri e sbancati «Un modello ancora attivo» Lorenzoni alla presentazione dell’inchiesta di Renzo Mazzaro sulle banche popolari venete «Perplesso da ciò che vedo e dal disinteresse dei veneti» PADOVA. «Sono preoccupato che il modello delle Popolari Venete non sia scomparso con il drammatico crack di Popolare di Vicenza e VenetoBanca. A lasciarmi perplesso sono le modalità della finanziarizzazione delle multiutility che estromettono il controllo dei soci pubblici, la crescita forzata dei punti vendita della Gdo e soprattutto l’approccio dei veneti, il loro disinteresse, la poca volontà di fare sistema e pretendere controllo». Ha esordito così il candidato governatore del Veneto Arturo Lorenzoni tra i relatori, assieme a Romolo Bugaro e Renzo Mazzaro della presentazione del libro “Banche Banchieri e Sbancati” l’ultima fatica del giornalista del gruppo Gedi e della Repubblica, avvenuta ieri sera a Palazzo Moroni a Padova con la conduzione del giornalista Enrico Ferri. Oltre 200 mila soci, circa 17 miliardi di euro bruciati, una lunga lista di suicidi tra i risparmiatori truffati e uno strascico di vicende giudiziarie complesse e a tratti inquietanti. È il tema di un sistema che ha premiato le relazioni amicali, i clan d’affari, la dirigenza più spregiudicata, sempre nel se-
Da sinistra Romolo Bugaro, Enrico Ferri e Renzo Mazzaro
gno degli “schei”, fatti dai pochi a scapito dei tanti, uno leitmotiv di un libro frutto di mesi di ricerche, di interviste inedite e della consultazione di documentazioni riservate. «Una storia tutta veneta» hanno raccontato Romolo Bugaro e Renzo Mazzaro, uno autore della piéce “Una Banca Popolare” e del libro “Effetto Domino, l’altro voce de “Banche, Banchieri e Sbancati” «che è l’espressione di un rapporto distorto tra gli amministratori dei due istituti, gli imprenditori del territorio, i professionisti, i controllori e, infine i piccoli risparmiatori, vitti-
me di un sistema di porte girevoli, degli interessi di piccoli ma ricchi clan, di stipendi gonfiati fino ad essere imbarazzanti e così via. Una storia l’ungi dall’essere quella, più volte raccontata a torto, del complotto esterno contro la finanza veneta. Una vicenda dolorosa per le vittime, ancora incerta dal punto di vista giudiziario, e in cui la Regione si dimostra evanescente anche solo per via della mancata costituzione di parte civile nel processo in corso per Popolare di Vicenza». — Riccardo Sandre © RIPRODUZIONE RISERVATA
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GIOVEDÌ 20 FEBBRAIO 2020 LA NUOVA
MESTRE
scontro nei cantieri navali
Diverbio con vigilante La Fincantieri sospende un lavoratore La Fiom-Cgil accusa l’azienda: «Così non rispetta la legge» L’azienda replica: «La guardia ha fatto solo il suo dovere»
Gianni Favarato Nuovo “braccio di ferro” tra Cgil e Fincantieri, stavolta sul ruolo delle guardie giurate che circolano nei cantieri di lavoro. «Sono più di una, ormai, le lettere di contestazione giunte ai lavoratori che operano alla Fincantieri, sulla base di presunte segnalazioni, vietate dallo Statuto dei Lavoratori, operate dalle guardie i giurate (Gpg) addette alla tutela del patrimonio aziendale – hanno denunciato ieri Roberto D'Andrea (coordinatore nazionale di Fincantieri per la Fiom-Cgil) e Michele Valentini, segretario generale della Fiom di Venezia – Ultimo episodio a Porto Marghera, dove la direzione aziendale ha comminato un giorno di sospensione a un lavoratore in seguito a quanto dichiarato da una guar-
dia giurata». Per rispettare la privacy del lavoratore sospeso, il segretario della Fiom-Cgil veneziana non ha rilevato la specifica accusa a lui rivolta dalla direzione di Fincantieri e ha detto, invece, «l'utilizzo improprio delle guardie private di Securitalia spa, in servizio nei cantieri veneziani, non sono tollerabili – ha aggiunto Valentini – . Riteniamo molto grave quanto sta avvenendo soprattutto se consideriamo che questa attività di controllo viene svolta all'interno dei luoghi di lavoro addirittura con personale armato». La Fiom ha fatto presente che «la normativa esistente stabilisce chiaramente che il potere gerarchico, di controllo e disciplinare cui i lavoratori dipendenti dell’azienda sono sottoposti va esercitato direttamente e non può essere appaltato a società terze. Eventuali man-
canze da imputare ai lavoratori vanno segnalate da personale diretto di Fincantieri». «Le attività di vigilanza, controllo del perimetro aziendale, difesa dei beni aziendali sono attività importanti e sono una cosa ben diversa dal controllo dei lavoratori» conclude la Fiom annunciando che «se necessario» avvierà «le dovute iniziative a tutela dei diritti dei lavoratori tutti all'interno dei cantieri, invitando nel contempo i lavoratori a segnalare alle Rappresentanza sindacale unitaria quanto da noi denunciato». Secca la replica, arrivata ieri sera, di Fincantieri spa che si è detta «costretta a rilevare, ancora una volta, come questa organizzazione sindacale (la Fiom-Cgil, ndr) continui ad assumere posizioni strumentali e pretestuose, distorcendo completamente la realtà dei fatti». «Come ben noto al segre-
Uno scorcio dei cantieri navali di Porto Marghera dove si costruiscono le navi da crociera
tario, Michele Valentini – spiega una nota dell’azienda –, la contestazione disciplinare che ha condotto a un provvedimento nei confronti di un dipendente dello stabilimento di Marghera risale allo scorso novembre. In tale circostanza Fincantieri ha sanzionato un proprio dipendente in seguito ad un violento alterco sfociato in minaccia nei confronti di una guardia giurata, come confermato da più testimoni». Fincantieri sottolinea che il fatto «non è avvenuto in un reparto produttivo, ma in banchina, in un’area dedicata al transito veicolare, e che la
guardia non ha fatto altro che svolgere il compito di interdire il passaggio in una zona della stessa banchina al fine esclusivo di garantire l’incolumità dei lavoratori». «Tale esigenza – conclude Fincantieri – era stata posta all’attenzione della direzione aziendale anche dai Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza dello stabilimento e, d’accordo con i medesimi, era stata condivisa la volontà di interdizione dell’area anche mediante l’utilizzo di una guardia giurata a supporto di altro personale impiegato». Fincantieri chiarisce, inoltre che «ciò che la Fiom ha volu-
la polemica della cgil di le di leu sulla dichiarazione del governatore
Zaia: «Nessun morto sul lavoro» Cgil e Leu: «Non è vero, si scusi» Per il governatore Luca Zaia «grazie al lavoro degli Spisal che abbiamo rafforzato in Veneto gli infortuni mortali sono in calo, in particolare nell’ultimo biennio e in agricoltura», ma per la Cgil del Veneto e il consiglieri regionale di Liberi e Uguali, Piero Ruzzante, è vero il contrario. «Zaia vada a raccontare questa favola ai familiari delle quattro vittime registrate dall'Inail nel veneziano – ha replicato Ruzzante – e chieda scusa alle famiglie colpite dai lutti e a tutte le lavora-
trici e i lavoratori del Veneto, che operano in condizioni di crescente insicurezza. A queste famiglie, a cui si vuole togliere perfino la dignità di poter piangere i propri cari, va tutta la nostra solidarietà». Le dichiarazioni del governatore del Veneto, Luca Zaia al tavolo regionale per la salute e sicurezza del lavoro convocato a palazzo Balbi, su richiesta dei sindacati, per fare il punto sullo stato di attuazione del Piano strategico di prevenzione degli infortuni lavo-
rativi adottato nel maggio 2018 dalla Regione, dalle parti sociali e dagli enti istituzionalmente preposti a formazione, vigilanza e controllo. «In questi venti mesi è stato fatto un grande lavoro per potenziare gli organici degli Spisal – ha sottolineato ieri Zaia, secondo l’agenzia Ask News , affiancato dagli assessori regionali al Lavoro e alla Sanità, di fronte ai rappresentanti sindacali e di Inail, Inps, ispettorato interregionale – per investire in formazione e prevenzione,
coordinare gli interventi locali e promuovere pratiche positive. Molto resta ancora da fare, ma intanto registriamo con favore che il trend delle morti in azienda o nei cantieri è negativo. Il Veneto è anche la regione che maggiormente si è impegnata per ridurre la piaga delle ‘morti bianche’, del lavoro nero e del caporalato». «Il trionfalismo di Zaia sulla sicurezza nel lavoro sa tanto di campagna elettorale – ha replicato il segretario generale della Cgil del Veneto, Christian
Un ispettore dello Spisal
Ferrari – Gli incidenti mortali sul lavoro in Veneto sono stati 57 nel 2019. Se si considerano anche quelli in itinere si arriva alla cifra spaventosa di 98. In leggera flessione rispetto al 2018, ma ben lontani dal con-
con i parlamentari Fogliani e andreuzza
Delegazione Lega al porto «Solidarietà ai lavoratori» Una delegazione della Legaveneziana ha compiuto nei giorni scorsi un sopralluogo e avuto incontri istituzionali con i lavoratori e i sindacati del porto, all’indomani della manifestazione per la difesa del porto. L’incontro si è svolto lunedì 17: la delegazione della Lega di Venezia era composta dai parlamentari Fogliani e Andreuzza, dal Commissario provinciale Tomaello e dal Com-
missario della sezione di Marghera Righetto. Il gruppo si è recato in visita al porto commerciale di Venezia. Sono stati fatti diversi incontri nel corso delle quali si sono affrontati alcuni temi specifici per la vitalità del porto e delle aziende che operano come l’escavo dei canali, dei marginamenti, il tema della scadenza concessioni, il funzionamento del Mose e le grandi
Navi. Ad accompagnare la delegazione c’erano anche Andrea D’Addio, coordinatore porto regionale Veneto Uil trasporti e Andrea Annarelli della Nuova Compagnia Lavoratori Portuali. «Come Lega - spiega il commissario Andrea Tomaello – in tutte le sedi, cercheremo di tenere alta l’attenzione per la tutela, salvaguardia e valorizzazione del porto e dei suoi lavoratori». —
I parlamentari della Lega in visita al porto commerciali
to portare all’attenzione mediatica in maniera parziale e faziosa, è stato oggetto di discussione alla Direzione territoriale del lavoro alla quale il lavoratore, assistito proprio da Valentini, si è rivolto per un tentativo di conciliazione, allo stato non definito dal collegio. Stupisce ancor di più che il coordinatore nazionale Roberto D’Andrea perseveri con plateale superficialità nella sua campagna pubblicitaria senza degnarsi di verificare lo stato dei fatti in totale spregio alle più elementari regole di correttezza e di buon senso». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
sentirci di dichiararci soddisfatti, cosa che per quanto riguarda la Cgil non avverrà finché questa piaga non sarà sradicata dai luoghi di lavoro». «Zaia ha dato i numeri anche rispetto alle assunzioni di nuovi ispettori nello Spisal peri l servizio di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro : ha aggiunto Ruzzante – . Dire che l'aumento degli organici è stato maggiore di quello promesso è offensivo nei confronti degli ispettori Spisal, che continuano ad operare in condizioni di estrema difficoltà e che hanno organizzato una giornata di sciopero e una manifestazione davanti a Palazzo Balbi. Zaia aveva firmato un Patto per l'aumento netto degli organici di 30 unità entro il 2018, dopo due anni ne son ostati assunti solo 8, ne mancano ancora 22». — G.Fav.
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