RASSEGNA STAMPA DEL 22 FEBBRAIO 2020

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REGIONE ATTUALITÀ

Sabato 22 Febbraio 2020 Corriere del Veneto

A Padova

Brevetti, marchi e disegni: il Veneto va sul podio

VENEZIA A pochi giorni dalla scadenza dei 60 giorni che ne avrebbero sancito l’entrata in vigore (il 25 febbraio), due leggi venete sono state impugnate dal Consiglio dei ministri che le ha esaminate su proposta del ministro agli Affari regionali, il dem Francesco Boccia. Si tratta della legge n.50 del 23 dicembre 2019, che riguarda «Disposizioni per la regolarizzazione delle opere edilizie eseguite in parziale difformità prima dell’entrata in vigore della legge 28 gennaio 1977, n. 10 (Norme in materia di edificabilità dei suoli)». Si tratta della legge che, per semplificare, era sta-

Palazzo Ferro Fini L’aula consiliare del Veneto che ha votato le leggi sulla casa ora impugnate dal governo

Case, il governo impugna il «condono alla veneta» L’ira di Calzavara: «In Emilia sì e qui no?». La Consulta: cave, ok alla legge ta definita «condono alla veneta». Il motivo dell’impugnazione? «La legge - spiega il governo - si pone in contrasto con i principi fondamentali stabiliti dalla legislazione statale in materia di governo del territorio, in violazione dell’art. 117 , terzo comma della Costituzione. Diversi i motivi dell’impugnazione per l’altra legge del Veneto, la n. 51, sempre del 23 dicembre 2019, recante «Nuove disposizioni per il recupero dei sottotetti a fini abitativi». Qui, per il governo, entrano in gioco «alcune disposizioni riguardanti i parametri di altezza e luminosità degli ambienti che si pongono in contrasto con i principi fondamentali posti dal legislatore statale in materia di «governo del territorio» e di «tutela della salute». La Regione Veneto ovviamente farà ricorso. Ma le parole del presidente delle II commissione Francesco Cal-

La vicenda ● Il consiglio dei ministri ha esaminato ieri cinque leggi del Veneto, impugnandone due e dando il via libera ad altre tre ● Le due impugnate riguardano la regolarizzazione delle difformità catastali e il recupero dei sottotetti a fini abitativi ● Ok della Cassazione alla legge sulle cave

zavara (Zaia presidente) non lasciano alcun dubbio sull’arrabbiatura per la bocciatura. «Sinceramente - dice - provo stupore e amarezza. La legge n. 50 sulle difformità catastali per le case costruite prima del 1977 l’abbiamo mutuata dall’Emilia Romagna e non si capisce perché lì sia possibile e qui da noi no». Calzavara lascia intendere che ci sia un disegno politico dietro questa decisione del Consiglio dei ministri. «Noto che nei primi nove mesi di governo LegaM5S non ci è stata impugnata alcuna legge, mentre da quando il governo ha cambiato colore tingendosi di giallorosso c’è una particolare attenzione nei nostri confronti». Va detto che il governo ha deciso di non impugnare altre tre leggi venete, tutte votate nella seduta del 23 dicembre 2019. Si tratta della n. 49 riguardante la «Modifica alla

legge regionale del 4 aprile 2019, n. 14», meglio conosciuta come «Nuovo Piano casa»,; la n. 52 relativa alle «Modifiche e integrazioni alla legge regionale 10 agosto 2012, n.29», che riguarda «Norme per il sostegno delle famiglie monoparentali e dei genitori separati o divorziati in situazione di difficoltà»; la n.53 inerente lì«adeguamento dell’ordinamento regionale agli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea» . È di ieri anche la notizia della vittoria in Corte Costituzionale della Regione Veneto contro il governo che aveva impugnato la norma che disciplina l’attività di cava. Il consiglio dei ministri aveva deliberato di impugnare le norme approvate a metà marzo del 2018, dopo 36 anni di attesa, nella convinzione che «varie disposizioni riguardanti i provvedimenti autorizzatori dell’attività di col-

Calzavara Da quando il governo ha cambiato colore diventando giallorosso c’è una particolare attenzione nei nostri confronti

di Marco Bonet

Calenda: «Incontro positivo Lorenzoni persona perbene Renzi? Mi pare poco serio»

PADOVA «Arturo Lorenzoni ha chiesto di incontrarmi e ci mancherebbe altro che rifiutassi. Mi ha fatto una bella impressione, è una persona perbene, con un background professionale importante, visto che insegna all’università e fa l’ingegnere nel campo dell’energia. Dopo di che noi siamo un partito abituato a decidere in modo democratico, tutti insieme, e così faremo anche questa volta». Fosse per Carlo Calenda, l’accordo con il Pd, la rete civica «Il Veneto che vogliamo» e i Verdi si sarebbe potuto chiudere subito. O almeno questa è l’impressione che ne abbiamo ricavato quando è arrivato all’inaugurazione della nuova sede regionale del partito che ha fondato, «Azione», dopo aver incontrato insieme a Federico Vantini a Palazzo Moroni il sindaco di Padova Sergio Giordani e il suo vice Arturo Lorenzoni, scelto dalla coalizione di centrosinistra per

guidare la sfida a Luca Zaia. Ma il leader che plana da Roma e decide per tutti sa tanto di quella «vecchia politica» che l’ex ministro dello Sviluppo economico, ora eurodeputato, dice di voler consegnare agli archivi, sicché subito ha precisato: «Domani (oggi, ndr.) vedrò i referenti dei nostri comitati sul territorio, che in Veneto sono tanti e sono forti. Non nascondo che da molti di loro arriva la spinta per un’iniziativa differente». Quali argomenti porterà a favore? «Non ci sono i Cinque Stelle, con i quali noi non ci alleeremo mai e il candidato presidente è una persona di qualità, non un funzionaricchio di partito». Quali argomenti remano contro? «Dobbiamo verificare che Lorenzoni sia in grado di rappresentare fino in fondo le nostre idee, perché pare che su alcuni elementi ci sia parecchia distanza, a causa, diciamo, di un’eccessiva pendenza a sinistra».

Verso le elezioni

In particolare, ha proseguito Calenda, «serve chiarezza sulle infrastrutture, su cui non accettiamo esitazioni, e sulle politiche per le imprese, che sono in cima alle priorità». Dopo di che, se la decisione finale sarà positiva, «faremo una battaglia tosta, in prima linea, come l’abbiamo fatta in Emilia Romagna (dove Azione ha sostenuto il dem Stefano Bonaccini, ndr.), riuscendo ad eleggere due consiglieri re-

gionali. Io sono stato un mese lì a fare campagna elettorale e sono pronto fare lo stesso qui. Non mi interessano le battaglie di testimonianza, corro sempre per vincere». A spingere Calenda verso il Pd, paradossalmente, è stata Italia Viva (che con Azione, Più Europa e Psi puntava a costruire il terzo polo), che sta tentando di imporre all’area moderata la leadership di Renzi, stabilendo la linea po-

tivazione delle cave e dell’attività estrattiva invadono la competenza riservata allo Stato dall’articolo 117, secondo comma, lettera s), della Costituzione, in materia di tutela dell’ambiente». Allora si arrabbiò parecchio l’assessore regionale all’Ambiente, Gianpaolo Bottacin, che parlò di motivazioni infondate. «È, come sempre, un chiaro attacco politico nei confronti del Veneto – disse all’epoca Bottacin - da parte di un governo non eletto e con i minuti contati. In precedenza ci avevano detto che secondo loro c’erano solo alcune cose da sistemare e la nostra Avvocatura aveva puntualmente argomentato rispondendo alle obiezioni sollevate con una lettera in cui si proponeva comunque di tenerne conto, facendone oggetto di un correttivo legislativo. Ma il governo se ne è ampiamente fregato e ha impugnato la nostra legge. Ce ne faremo una ragione, ma non si può non evidenziare che hanno anteposto lo strumentale attacco politico a una legge che il Veneto attendeva dal 1982». La Consulta ha sentenziato che l’impugnazione era «infondata». E ora la legge è arrivata. Antonio Spadaccino © RIPRODUZIONE RISERVATA

litica e - raccontano - forzando pure su posti in lista e collegi. E difatti Calenda ha avuto parole durissime per il premier, considerato totalmente inaffidabile: «Non faccio il terzo polo con chi dice tutto e il contrario di tutto, a livello nazionale con Italia Viva non c’è alcun rapporto. Il modo di fare politica di Renzi mi pare poco serio: come puoi dar vita ad un governo e poi attaccare quello stesso governo ogni tre minuti? Davvero pensava che avrebbero tolto il reddito di cittadinanza o la riforma della prescrizione? Io l’avevo detto sin dal principio che il governo sarebbe stato un disastro, pieno di contraddizioni, non poteva essere altrimenti visto che è stato costruito esclusivamente sulla paura del voto. Ma come fanno Pd e Italia Viva a non imporre i loro temi al M5s, una mucillagine ormai distrutta?». Infine, l’uomo da battere, Luca Zaia: «Non è vero che è imbattibile. Lui è molto furbo, indubbiamente bravo a prendere consensi, decisamente meno a fare e a risolvere i problemi. Nonostante la sanità d’eccellenza, le liste d’attesa sono un problema anche qui. E vogliamo parlare delle infrastrutture? - ha concluso Calenda - Indegne di un territorio industrializzato come il Veneto». © RIPRODUZIONE RISERVATA

PADOVA In sole tre regioni italiane, la Lombardia, l’Emilia Romagna e il veneto, si concentrano più della metà di brevetti, marchi e disegni tutelati a livello europeo e comunitario. E se tecnologie industriali e dei trasporti sono le più brevettate dagli italiani in Europa, moda, pubblicità, agroalimentare arredamento guidano nel settore dei disegni e dei marchi. È quanto risulta dai dati di UnioncamereDintec presentati durante il workshop alla Fiera di Padova dalla Camera di Commercio, con il ministero dello Sviluppo Economico e Unioncamere, per illustrare le misure e gli incentivi che il ministero mette a disposizione delle piccole e medie imprese, delle start up innovative, dei Centri di ricerca e della Università, per estendere e per valorizzare i loro titoli di proprietà industriale. Per quanto riguarda i marchi il Veneto con 1.623 depositi all’Euipo su 11.614 complessivi, si aggiudica la medaglia d’argento alle spalle della Lombardia (3.319), ma prima dell’Emilia Romagna (1.347). Determinante è il ruolo delle imprese, che rappresentato il 91% delle domande (in Veneto 1.804). © RIPRODUZIONE RISERVATA

AVVISO DI GARA AVM spa, Isola Nova del Tronchetto, 33 - 30135 Venezia - indice una procedura ristretta per l’afidamento delle coperture assicurative del gruppo AVM nel quadriennio 2020 - 2024. Importo complessivo stimato dell’appalto: € 18.400.000,00. Il bando di gara è stato inviato alla G.U.U.E. in data 10/02/2020 ed alla G.U.R.I. in data 10/02/2020, ed è disponibile in forma completa sul sito https://portalegare.avmspa.it/ alla sezione “Gare e procedure in corso” alla posizione G17186. Le domande di partecipazione dovranno pervenire entro e non oltre le ore 12:00 del giorno 13.03.2020. IL DIRETTORE GENERALE GRUPPO AVM Ing. Giovanni Seno


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Sabato 22 Febbraio 2020 Corriere del Veneto

PD

NUMERI UTILI Comune

Padova

0498205111

padova@corriereveneto.it

Provincia Polizia Ospedali GuardiaMedica

0498201111 0498205100 0498211111 0498216860

ProntoSoccorso CroceRossa CroceVerde CroceBianca

0498212861 0498077640 0498033333 0499003224

Trib.delMalato

0498213904

FARMACIE All'Angelo GuizzaCentrale

0498758486 049.687224

Dimissioni, Lorenzoni tira dritto «Nessuna fretta per decidere tutto» Il vicesindaco: Giordani mi sollecita ad andar via? Ma lui ragiona da imprenditore... La vicenda ● Il tema delle dimissioni di Arturo Lorenzoni, candidato governatore per il centrosinistra, sta animando il dibattico politico a Padova in questi giorni ● Il sindaco Giordani lo ha sollecitato a rimettere il mandato in tempi brevi ma il vicesindaco ribadisce: non c’è alcuna fretta per farlo

PADOVA Sarebbe

strano il contrario. Le parole pronunciate in diretta tivù dal primo cittadino Sergio Giordani («Arturo è una persona troppo intelligente per non capire che deve dimettersi. Non è fattibile fare campagna elettorale in tutto il Veneto per dodici ore al giorno e, allo stesso tempo, occuparsi di due deleghe molto importanti come l’Urbanistica e la Mobilità») non gli hanno proprio fatto piacere. Ma il vicesindaco Arturo Lorenzoni, malgrado il pressing non solo dell’opposizione ma pure di una parte cospicua della maggioranza, preferisce non gettare ulteriore benzina sul fuoco e dice di voler «gestire questo passaggio delicato con tutta la calma di cui c’è bisogno». L’ha ribadito l’altra sera, all’ex Fornace Carotta di via Siracusa, durante l’assemblea di Coalizione Civica, dove ha spiegato le ragioni che l’hanno convinto a candidarsi alla

presidenza del Veneto. E lo ripete adesso, con i soliti toni pacati ma molto netti: «Non ho alcuna fretta di dimettermi. Anche perché non è stata ancora fissata la data delle elezioni regionali. E di conseguenza, nemmeno quella del giorno in cui andranno depositate le liste. Leggo che si potrebbe votare il 24 o il 31 maggio - osserva Lorenzoni - Oppure addirittura il 7 giugno. E quindi c’è ancora abbastanza tempo per decidere, senza foga, chi avrà il compito di raccogliere la semina degli ultimi due anni e mezzo. Ovviamente assieme al sindaco e a tutte le forze politiche che sono al governo della città». Giordani, però, sembra pensarla in maniera un po’ diversa: «Sergio ragiona da imprenditore - appunta il vicesindaco - e dunque tende a semplificare le cose. Ma, lo dico nuovamente, siamo di fronte a un passaggio delicato, che va gestito con molta

❞ Chi parla di accordi pronti per la mia successione ha fatto i conti senza l’oste Urbanistica e mobilità andranno solo a chi ha il 100% della mia fiducia

calma». Gira voce, comunque, che il futuro dell’amministrazione di Palazzo Moroni sia stato già discusso e delineato sugli stessi tavoli che, proprio una settimana fa, hanno lanciato la candidatura di Lorenzoni come alternativa al presidente della Regione in carica, Luca Zaia: «A me non risulta - risponde il vicesindaco -. E ad ogni modo, se così fosse, vorrebbe dire che qualcuno ha fatto i conti senza l’oste». E l’oste, invece, ha intenzione di recitare un ruolo di primo piano: «È del tutto evidente - scandisce Lorenzoni - che chi prenderà il mio posto come vicesindaco e assumerà due deleghe fondamentali come l’Urbanistica e la Mobilità, dovrà godere del 100% della mia fiducia. Ed è altrettanto evidente che questa figura dovrà essere espressione dei due raggruppamenti che fanno riferimento a me». Ovvero Coalizione Civica e Lista Lorenzoni.

Ma c’è chi sostiene che il futuro vicesindaco e colui che erediterà le deleghe del fresco candidato alla presidenza del Veneto, potrebbero non essere la stessa persona: «Questo è un discorso prematuro», taglia corto Lorenzoni, facendo però capire che già esisterebbe uno schema di massima che va in questa direzione. Anche se, al momento, l’unica cosa certa è che il vicesindaco farà passare ancora un po’ di tempo prima di liberare il suo ufficio in Comune. Con buona pace dell’opposizione che gli chiede di sloggiare in velocità, di Giordani e, soprattutto, di quanti (pure tra le fila della maggioranza) avevano pianificato una soluzione molto più rapida. «Alimentare questo dibattito – afferma Lorenzoni – e giocare a indovinare su chi mi rimpiazzerà in giunta, non fa bene a nessuno». Davide D’Attino © RIPRODUZIONE RISERVATA

Bressa sul declino del piccolo commercio

Incentivieriqualificazioneurbana «Lanostraazioneperinegozi» PADOVA «Questi dati testimoniano non solo il momento di grande trasformazione che il commercio tradizionale sta attraversando a livello globale, ma anche che il nostro territorio sta resistendo meglio di altri di fronte a tale difficoltà». L’assessore cittadino al Commercio, Antonio Bressa, commenta così i numeri diffusi l’altro giorno dal presidente dell’Ascom, Patrizio Bertin, secondo i quali, negli ultimi dieci anni, all’ombra del Santo avrebbero chiuso i battenti 177 negozi, di cui 59 nei quartieri periferici e 118 in centro storico. Nello specifico, a fine 2008, le attività commerciali di Padova erano complessivamente 2.260.

Mentre a fine 2019, il totale è sceso a 2.083. «Il piccolo commercio sostiene Bressa - necessita di azioni di sostegno come quelle che la nostra amministrazione ha messo in campo sin dall’inizio del mandato. Mi riferisco, ad esempio, al divieto d’insediamento di nuove grandi strutture di vendita, alla defiscalizzazione completa per il primo anno di attività a vantaggio di chi riapre un negozio sfitto, all’attribuzione di licenze agevolate per bar e ristoranti che riqualificano spazi degradati, alla riqualificazione di piazza De Gasperi e al rilancio del mercato coperto del Sotto Salone». (d.d’a.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Zanonato, caduta sui binari del «suo» tram L’exsindacoerainVespa:inospedaleconseicostolefratturate.INoRotaie:«Visto,Flavio?» Tanta paura. Ma, per sua fortuna, «soltanto» sei costole rotte sul fianco sinistro, un breve ricovero in ospedale che dovrebbe terminare già questa mattina e almeno un mese di riposo pressoché assoluto. L’altra sera, intorno alle nove e mezza, l’ex sindaco di Padova, Flavio Zanonato, era in sella alla sua Vespa scooter e stava percorrendo riviera Businello in direzione di via Belludi, lì dove poi è possibile girare a destra verso Prato della Valle oppure a sinistra per la Basilica di Sant’Antonio. A un certo punto, più o meno all’altezza dell’incrocio con via Rudena, un autobus che procedeva in senso di marcia opposto, per evitare una macchina che era parcheggiata in divieto di sosta, ha improvvisamente invaso la carreggiata in cui PADOVA

viaggiava l’ex primo cittadino. E quest’ultimo, per evitare a sua volta l’autobus, è stato repentinamente costretto a sterzare a destra, facendo però finire le ruote della Vespa proprio in mezzo alla rotaia del tram e ritrovandosi così per terra. Pare che il conducente del mezzo di Busitalia Veneto non si sia accorto di nulla. Mentre Zanonato, che a maggio scorso ha concluso il suo mandato da europarlamentare, è riuscito a chiamare i sanitari del 118 e i vigili urbani. «Mi hanno portato in pronto soccorso - racconta l’ex sindaco dal letto dell’ospedale di via Giustiniani - E mi hanno riscontrato la rottura di sei costole sul fianco sinistro. Ma dicono che, già domattina (oggi, ndr), mi rimandano a casa, perché non ci sono interventi né ria-

Incidente in Riviera Businello Sopra, l’ex sindaco Flavio Zanonato

bilitazioni particolari da fare. Dovrò soltanto stare a riposo per qualche settimana e, sopportando un po’ di dolore, le cose si sistemeranno da sole». Sui social, come prevedibile, i diversi comitati che da

sempre si battono contro il tram (proprio perché, a loro dire, la rotaia sarebbe causa di continue cadute rovinose di ciclisti e scooteristi), sono partiti all’attacco: «Anche Zanonato, finalmente, si renderà conto di tale pericolosità».

Ma l’ex primo cittadino, con a fianco la moglie Lella, il figlio Alessandro e l’amico medico Stefano Bellon, minimizza: «Sono scivolato sulla rotaia soltanto perché ho dovuto fare una manovra improvvisa. Per il resto, come tutti sanno, sono un grande amante del tram - sottolinea Zanonato Ho fatto di tutto per realizzare più rapidamente possibile la prima linea Pontevigodarzere-Guizza. E adesso, da semplice padovano, aspetto con impazienza che cominci la costruzione della seconda Stazione-Voltabarozzo. D’altronde - osserva l’ex sindaco i vantaggi di questo formidabile mezzo di trasporto superano di gran lunga gli svantaggi. E lo dice uno che si è appena rotto sei costole». D.D’A. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Santocono a Patuanelli

«Caro ministro ci liberi dal catenaccio sulle risorse» PADOVA Più potere di spesa alle Camere di commercio e il completamento della riforma del sistema camerale. L’appello di Antonio Santocono, presidente dell’ente padovano, è andato dritto alle orecchie del ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, ospite ieri in Fiera. La richiesta riguarda «la scomoda norma della Legge di Stabilità 2020 che impone alla Camera di Padova di poter spendere meno della metà delle risorse a disposizione per sostenere le piccole e medie imprese del territorio. La preghiamo - ha detto - di liberare il catenaccio imposto alle risorse che sono il cuore pulsante della nostra economia. Il consiglio camerale padovano aveva varato una serie di azioni sul territorio per circa 3,7 milioni a cui si sarebbero aggiunti poi altri 1,6 milioni dall’aumento del diritto annuale». Quanto alla riforma in cantiere - altro punto dell’appello di Santocono - il ministro ha confermato il suo impegno diretto per portare a termine il percorso iniziato nel 2016 con il governo Renzi. Insomma «ha mostrato apertura totale su entrambi i fronti per arrivare a una soluzione condivisa», riferisce una nota dell’ente camerale. L’incontro è andato in scena ieri mattina in Fiera durante il workshop «Misure e incentivi per la valorizzazione di brevetti, marchi e disegni» organizzato dal Mise insieme a Unioncamere. (a.pist.) © RIPRODUZIONE RISERVATA


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REGIONE

SABATO 22 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

braccio di ferro con roma

Mansarde e mini abusi edilizi il governo blocca il condono Il consiglio dei ministri impugna le leggi 50 e 51 del consiglio regionale Veneto Calzavara polemico: «Abbiamo copiato quella dell’Emilia Romagna già in vigore» PADOVA. La sanatoria sulle mansarde e i sottotetti e il minicondono edilizio non superano l’esame legislativo del governo Conte2. Il consiglio dei ministri ha impugnato una raffica di leggi regionali e il Veneto guida la classifica con due provvedimenti esemplari: le due leggi, la 50 e la 51, approvate il 23 dicembre scorso, sono state impugnate e non entrano in vigore dopo lo stop imposto dal ministro Francesco Boccia. Se ne discuterà dinanzi alla Corte Costituzionale, a meno che il Veneto non faccia dietrofront. Approvata invece la legge 52 di Riccardo Barbisan che prevede importanti novità per le famiglie monoparentali e i genitori separati o divorziati. «Sono soddisfatto che il consiglio dei ministri abbia dato il via libera al registro per i minori, figli di genitori non conviventi. Il mio obiettivo è quello di garantire la partecipazione attiva nella vita del figlio e una costante comu-

nicazione a entrambi i genitori in ogni fase della vita: il provvedimento è stato approvato all’unanimità dall’assemblea legislativa veneta», conclude Barbisan. Chi non l’ha presa affatto bene è invece la maggioranza di centrodestra che con Massimiliano Barison (VU) e Francesco Calzavara (Lista Zaia)

Palazzo Chigi; i due testi non rispettano il terzo comma dell’art. 117 della Costituzione

Il consiglio regionale del Veneto: bocciate le leggi sul condono edilizio

il leader di azione apre la sede veneta a padova

Calenda: «Lorenzoni ha qualità Zaia? Un ottimo re delle sagre» Albino Salmaso PADOVA. Carlo Calenda torna in Veneto dopo il trionfo alle europee 2019 e cerca un leader per il suo partito, Azione, con cui sfidare Zaia. «Il governatore del Veneto è molto furbo, capace di prendere il consenso, di andare in giro, partecipare a tutte le sagre, di cui è il re incontrastato. Ma non governa bene. Avete un sistema delle infrastrutture indegno per una Regione industrializzata come la vostra. Mi sembra che Zaia sia molto bravo solo a prendere il consenso, meno bravo a far succedere le cose per garantire lo sviluppo di questa grande regione». L’ex ministro di Industria 4.0 è a Padova per inaugurare la sede del partito: c’è il tutto esaurito, con gli imprenditori e i dirigenti che oggi a Verona si ritroveranno alla seconda convention in un teatro. La domanda che gira nell’aria è una sola: Azione farà corsa solitaria o è pronta ad allearsi con Arturo Lorenzoni e il Pd? «Il vicesindaco di Padova è certamente un candidato di grande qualità, ho sempre detto che siamo pronti ad allearci con tutti, tranne che con il M5s e il centrodestra di Salvini. Non possiamo accettare alcuna esitazione sulle infrastrutture e sul soste-

Carlo Calenda inaugura la sede di Azione a Padova

gno al mondo delle imprese e nel corso dell’incontro con il professor Lorenzoni tutti i dubbi sono stati fugati. In Emilia Romagna mi sono impegnato a fianco di Bonaccini per vincere la battaglia con un mese di incontri non-stop. La nostra lista è andata molto bene. Bisogna discutere sui programmi e capire se Lorenzoni è la persona giusta: mi affido al territorio. Oggi sarà il comitato direttivo di Azione Veneto a decidere e la spinta che arriva è per una lista autonoma». Azione da sola contro Zaia, Lorenzoni e il M5s? Calen-

da apre il fronte della polemica anche contro Renzi: sul piano nazionale non c’è alcuna intesa con Italia Viva. «Loro sono al governo, anche se Renzi cambia idea ogni 15 minuti. Siamo al ridicolo: lui che l’ha fatto nascere ora vuole affossare il Conte2. Forse pensava che il M5s rinunciasse al reddito di cittadinanza e alla prescrizione? Alle regionali siamo alleati con Iv in Puglia contro Emiliano». E in Veneto? Oggi il rebus verrà sciolto, ma la bussola gira verso la lista di centro. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

aveva dato il via libera al “mini condono” con il Pd e il Ms5 astenuti e il Veneto 2020 di Ruzzante e Bardelle contrari. «Si tratta di uno stop inatteso, che ci coglie di sorpresa perché il provvedimento viene incontro alle esigenze di tantissime persone che hanno assoluta necessità di regolarizzare la loro posizione,

senza alcun intento speculativo», spiega Calzavara. «La legge 50 è stata mutuata dall’Emilia Romagna, che l’ha adottato senza alcun rilievo di legittimità, quindi temo che il governo utilizzi due mesi e due misure», conclude il consigliere regionale. Perché l’ufficio legislativo di Palazzo Chigi ha impugnato i due provvedimenti? La legge 50 per la sanatoria ante 1977 «introduce una nuova forma di condono edilizio che eccede dalle competenze regionali, non risultando riconducibile all’istituto generale della sanatoria di cui agli articoli 36 e 45 del Tue, che consente di ottenere un titolo edilizio in sanatoria solo nel caso di doppia conformità. Il condono eccezionale e temporaneo che deroga alla norma generale rientra nella materia del governo del territorio, affidata dal terzo comma dell’articolo 117 della Costituzione alla competenza concorrente delle Regioni, che però devono attenersi ai principi fondamentali dello Stato», si legge nella nota del governo. E le mansarde? Anche la legge 51-2019 contrasta con la tutela e la salvaguardia del paesaggio e con gli articoli 3 e 32 della Costituzione. Il recupero dei sottotetti a “scia” vìola anche l’articolo 117 della Carta e non rispetta il codice dei beni culturali. Insomma, si riparte da zero. Tutto da rifare: il condono edilizio a pochi mesi dal voto non piace a Palazzo Chigi. — Albino Salmaso © RIPRODUZIONE RISERVATA

analisi dell’acqua

Veleni da Pfas accordo strategico tra Arpav e Cnr Il Veneto si conferma all’avanguardia nello studio dei Pfas e la collaborazione con il Cnr conferma che quanto realizzato in questi anni per far fronte all’emergenza è un’ occasione di crescita anche per l’Arpav. Il commento arriva da Nicola Dell’Acqua, commissario di governo per le opere anti-PFAS. L’Arpav ha avviato in questi giorni un approfondimento analitico con l'Istituto per la ricerca sulle acque del Cnr su campioni di acque sotterranee, provenienti, tra le altre, anche dalla zona rossa interessata dalla contaminazione da Pfas. «L’indagine con il Cnr potrebbe interessare anche altre regioni, ma il Veneto sta fornendo la massima collaborazione» precisa il dottor Dell'Acqua. «Siamo stati chiamati in causa ancora perché il livello di accuratezza nell’analisi dei campioni, soprattutto nell'area rossa, negli anni è diventato sempre più sofisticato. E quindi le nuove analisi rispetto alla ricerca di nuove sostanze inquinanti e/o isomeri di quelle conosciute, soprattutto nei campioni storici, possono essere più accurate e precise. Insomma, siamo il laboratorio italiano e Ue nella lotta all’inquinamento da Pfas», conclude Dell’Acqua. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Nordest

Sabato 22 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

Da Calenda spiraglio per Lorenzoni `«È positivo che non ci sia l’alleanza con i 5 stelle: è una Il leader di Azione incontra il candidato Pd per sfidare Zaia alle regionali: «Sostenerlo? Decideranno i coordinatori veneti» persona per bene e preparata, ma ha una cultura di sinistra»

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CENTROSINISTRA PADOVA «A decidere se sostenere, o meno, la candidatura di Lorenzoni saranno i coordinatori dei miei comitati». A dirlo è stato ieri pomeriggio il leader di Azione Carlo Calenda a Padova per inaugurare la nuova sede regionale del movimento. Prima di arrivare in via Savelli, però, l’europarlamentare eletto nelle fila del Pd che poi ha lasciato per creare il suo movimento, ha incontrato in municipio il vicesindaco padovano Arturo Lorenzoni, ovvero il futuro candidato del Pd e di altri partiti del centrosinistra alle regionali. Un incontro al termine del quale Calenda non ha nascosto un certo ottimismo sull’esito finale della trattativa. «Come prima cosa – ha spiegato l’ex ministro allo Sviluppo economico dei governi Renzi e Gentiloni - è positivo che della compagine che andrà a sostenere Lorenzoni non faccia parte il Movimento 5 Stelle. Dall’incontro sono uscito con una buona impressione. Il candidato governatore mi è sembrato una persona per bene, preparata e con un background lavorativo di tutto rispetto». «Allo stesso tempo, però – ha aggiunto – non si può negare che ci siano anche delle cose che ci dividono in maniera importante. Lorenzoni, infatti, proviene da una cultura decisamente di sinistra e questo, per alcuni aspetti, potrebbe essere un problema». «Dal momento che la candidatura presenta dei pro e dei con-

tro – ha spiegato, ancora, Calenda – ho deciso che l’ultima parola ce l’avranno i coordinatori dei comitati di Azione. Non bisogna dimenticare, infatti, che da parte loro arriva una spinta verso un’iniziativa differente. Per questo sarà necessario prendere una decisione definitiva». Comitati che si sono dati appuntamento per oggi a Verona. «Determinante, per la nostra scelta finale, sarà un’assoluta chiarezza programmatica – ha proseguito l’ex ministro –. Noi, chiaramente, non possiamo accettare dei no alle nuove infrastrutture o delle esitazioni rispetto al mondo delle imprese. Su questo, però, l’incontro con Lorenzoni è stato positivo». Calenda ha poi respinto al mit-

tente la convinzione, molto diffusa, che Zaia sia imbattibile. «Non sono d’accordo – ha scandito –. Non c’è dubbio che quella del governatore uscente sia una candidatura molto forte. Detto questo, però, lo ritengo molto capace come comunicatore. Se andiamo sul concreto, per quel che riguarda le infrastrutture, credo sia stato fatto ben poco in questi anni in Veneto». Il leader di Azione ha poi rivendicato la decisione di non entrare a far parte del governo Conte. «Tutte le nostre preoccupazioni si sono avverate – ha spiegato –. Renzi ha fatto la scissione con il Pd e i Dem si sono appiattiti sulle posizioni dei grillini su temi cruciali per l’Italia». Alberto Rodighiero

EX MINISTRO Carlo Calenda

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Movimento 5 Stelle

Regionarie, ecco gli aspiranti candidati in Veneto Ecco i risultati delle Regionarie, la consultazione sulla piattaforma Rousseau attraverso la quale i 5 Stelle hanno espresso le loro preferenze sui candidati alle prossime elezioni regionali. Di seguito i nomi dei candidati per il Veneto raggruppati per provincia e in ordine alfabetico. I nomi seguiti da asterisco sono di coloro che hanno dato la disponibilità a candidarsi a presidente. A Belluno: Daniele Campedel, Barbara Lando e

Massimo Trento*. A Padova: Andrea Barbiero, Daniano Biasiolo, Simone Borile, Giorgio Burlini, Maria Francesca Ormanni e Flavio Pinton*. A Rovigo: Achille Astolfi, Federico Rizzi e Elena Suman*. A Treviso: Daniela Bolzan, Valentina Borin , Luigi Capoani*, Enrico Cappelletti*, Daniele Facco, Maurizio Mestriner*, Rosa Poloni, Gemma Savastano e Simone Scarabel*. A Venezia Flavio Baldan, Erika Baldin*, Tindaro Giuseppe Bisazza*,

Allerta medici di famiglia: in pensione 300 all’anno dal 2021 pazienti “scoperti” SANITÀ VENEZIA Siamo all’anno zero. Fino al 2020 il rapporto-medico pazienti ancora regge, ma già dal prossimo anno ci saranno cittadini che rischiano di rimanere senza il dottore di famiglia. La prospettiva di cosa accadrà nei prossimi dieci anni nello studio di “Fimmg formazione” tenendo conto dell’attuale organizzazione delle cure e calcolando un rapporto di un medico ogni 1200 abitanti. Quindi vengono incrociati i dati dell’Enpam, l’ente di previdenza della categoria, sui medici che andranno in pensione a 68 anni e il numero delle borse di studio messe a bando annualmente della Regione Veneto. Va detto che le 50 borse di studio solitamente riservate per il corso di medicina generale quest’anno sono state più che raddoppiate. Infine ad incidere c’è una riserva di medici appartenenti alla graduatoria regionale per l’assistenza primaria che nel 2015 contava 740 unità. Una riserva però che dal prossimo an-

LO STUDIO DI FIMMG REGIONE VENETO E SINDACATI AL LAVORO PER RIORGANIZZARE IL SISTEMA

ni sarà azzerata a causa del numero di pensionamenti di gran lunga superiori ai nuovi medici che entrano in servizio. Incrociando tutti questi dati risulta che quest’anno andranno in pensione 269 medici, i nominabili nelle graduatorie regionali sono 50, i medici ancora disponibili in riserva sono 188 e quindi tutti i pazienti avranno il loro dottore con un avanzo di disponibilità di 8 medici. L’equilibrio si rompe

però nel 2021.

INIZIA LA CRISI

VENEZIA La consigliera regionale di parità, Sandra Miotto, con gli assessorati regionali al Lavoro e alla Sanità e al Sociale del Veneto, ha istituito un tavolo operativo per il sistema di assistenza familiare. Il tavolo vuole mettere in dialogo istituzioni, imprese, famiglie e servizi sul problema dell’assistenza familiare e monitorare l’applicazione della legge regionale 38 del 2017 che ha istituito il “registro badanti” e gli sportelli di assistenza familiare. In Veneto si stima la presenza di circa 50mila tra colf e badanti. Per oltre il 90% sono donne e per oltre il 70% straniere, in prevalenza dell’Est europeo.

Il prossimo anno andranno in pensione, sempre secondo i dati Enpam, 314 medici e i nominabili sono 50. Considerato che le graduatorie con le riserve sono esaurite lo studio ha calcolato che verranno a mancare circa 300 medici di base. Numeri che secondo il prospetto si raddoppiano di anno in anno. «Entro quest’anno saranno esaurite le graduatorie di riserva, mentre aumenta il numero di medici che andrà in pensione per il raggiungimento dell’età - spiega Domenico Crisarà, segretario regionale di Fimmg - da qui al 2027 mancheranno 1572 medici di medicina generale e un milione e 200mila abitanti rischiano di rimanere senza medico di famiglia. Va detto che stiamo lavorando con l’assessore regionale alla Sanità che ci ha dimostrato la massima disponibilità per riorganizzare il sistema». Finora sono state aumentate le borse di studio annuali per il Corso di medicina generale e sarà possibile far lavorare negli ambulatori gli specializzandi. «Soluzioni che saranno però insufficienti a coprire il fabbisogno - prosegue il medico - anche perché grazie al decreto Calabria gli specializzandi potranno avere solo fino a 500 pazienti, quindi non sono sufficienti per coprire tutta la popolazione che rischia di rimanere scoperta». Raffaella Ianuale

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L’iniziativa Badanti, istituito un tavolo regionale

Dario Dedi*, Elena La Rocca*, Andrea Pegoraro* e Fabio Rossignoli*. A Verona: Katia Bannò*, Manuel Brusco*, Fabio Donatelli, Antonio Gallo*, Stefano Pedrollo*, Andrea Pompele, Gloria Testoni* e Viktoria Vlasovskaia*. A Vicenza: Giacomo Bortolan, Caterina Ivana De Muri*, Marco Di Gioia, Raffaele Di Guida, Francesca Ferraro, Igor Ferrazzi, Alessia Gamba*, Sonia Perenzoni e Maria Salandra Viale*. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Partito dei Veneti candida Guadagnini Popolo di S.Marco esce IL RITIRO VENEZIA Con un post pubblicato su Facebook da Davide Lovat, il Popolo di San Marco ha annunciato di ritirare «la sua adesione dal comitato elettorale denominato Partito dei Veneti, costituito in vista delle elezioni regionali. La decisione è maturata in seguito ai recenti sviluppi che hanno portato alla designazione del candidato presidente di Regione». E cioè Antonio Guadagnini: l’attuale consigliere regionale di Siamo Veneto, che nel 2015 era stato eletto con la lista Indipendenza Noi Veneto con Zaia, è stato scelto come candidato governatore del Partito dei Veneti dopo che si sono ritirati prima l’imprenditore vicentino Roberto Brazzale e poi il sindaco di Chiampo Matteo Macilotti. La candidatura di Guadagnini sarà presentata martedì a Vicenza. Con l’uscita del Popolo di San Marco, il fronte venetista autonomista e indipendentista torna a sgretolarsi. Nel post Lovat spiega che nel processo decisionale che ha portato alla scelta di Guadagnini «sono emerse incompatibilità» sia nel «metodo usato per la

designazione» che nel merito, «cioè i contenuti ideologici e filosofico-politici che saranno proposti all’elettorato in conseguenza di questa scelta». «Tale evoluzione ha fatto venir meno i presupposti per la partecipazione della nostra associazione culturale-politica che è la sola tra quelle che avevano aderito al comitato elettorale a promuovere nei territori che furono della Repubblica Veneta la battaglia per l’autodeterminazione dei Veneti secondo valori cristiano-popolari marciani, valori per noi irrinunciabili». (al.va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

PSM Davide Lovat (a sx) Facebook

Emergenza Pfas Società soggetta all’attività di direzione e coordinamento di Atlantia S.p.A. Sede Legale: ROMA - Via Alberto Bergamini, 50 STAZIONE APPALTANTE: DIREZIONE 9° TRONCO - UDINE

ESITO DI GARA

Arpav partecipa a un nuovo studio di ricerca del Cnr VENEZIA Emergenza Pfas, Arpav partecipa a nuovo studio del Cnr. Lo rende noto Nicola Dell’Acqua, commissario delegato dal Governo per la realizzazione delle opere anti-Pfas. «Il Veneto - ha detto Dell’Acqua - si conferma all’avanguardia nello studio delle sostanze emergenti, tanto da essere ritenuta regione leader a livello nazionale nelle attività di ricerca. La collaborazione con il Cnr conferma che quanto realizzato in questi anni per far fronte all’emergenza Pfas è diventato occasione di crescita di competenze per le strutture tecniche regionali e, in particolare, per l’Arpav che è punto di riferimento in Italia». Arpav ha avviato un’attività di approfondimento analitico con l’Istituto per la ricerca sulle acque del Cnr su campioni di acque sotterranee, provenienti, tra le altre, anche dalla zona rossa interessata dalla contaminazione da Pfas. I campioni prelevati saranno oggetto di analisi di laboratorio in istituti di ricerca internazionali, incluso un ente americano. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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L’intestata Società rende noto l’esito della procedura di gara esperita ai sensi art. 60 D. Lgs. n° 50/2016 e s.m.i. per l’affidamento del seguente appalto: CODICE APPALTO N. 008/UDINE/2018 (CIG N° 760812033D) AUTOSTRADE A/23 UDINE-TARVISIO ed A/27 VENEZIA-BELLUNO Accordo Quadro misto, ai sensi art. 54 comma 3 del D. Lgs. 18 aprile 2016 n°50 e s.m.i., per lavori e servizi manutentivi del corpo autostradale. Criterio aggiudicazione: offerta economicamente più vantaggiosa ai sensi dell’art. 95 del D.Lgs. n° 50/2016 e s.m.i.. Data di conclusione dell’accordo quadro: 22/01/2020. Numero di offerte ricevute: n°1. Aggiudicatario: Associazione Temporanea tra le Imprese AVR S.p.A. - Edil San Felice S.p.A., De Zottis S.p.A., S.I.O.S.S. S.r.l., con sede in ROMA - Via F. Tensi, 116 -. L’avviso di appalto aggiudicato in edizione integrale è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana V Serie Speciale “Contratti Pubblici” n. 21 in data 21/02/2020. Internet: www.autostrade.it/Appalti e Fornitori/Appalti di Lavori - www.serviziocontrattipubblici.it. AUTOSTRADE // PER L’ITALIA S.p.A. DIREZIONE 9° TRONCO-UDINE Ing. Donato Maselli Internet: www.autostrade.it/Appalti e Fornitori/Appalti di Servizi e Forniture/Bandi e Avvisi Pubblici • https://autostrade.bravosolution.com • www.serviziocontrattipubblici.it

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Primo Piano

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Le misure del governo I PROVVEDIMENTI

Casi di contagio

ROMA L’emergenza della provincia di Lodi con 15 casi accertati di coronavirus rischia di cambiare pesantemente le nostre vite. Va in quarantena obbligatoria chi ha avuto contatti con un contagiato, viene isolato a casa anche chi semplicemente è stato in Cina (vale anche per Macao, Hong Kong e Taiwan) negli ultimi quattordici giorni. Dieci paesi della provincia di Lodi isolati. Una cittadina in provincia di Padova chiusa e con tutti gli abitanti (4.200) sottoposti al test. Ma si alza anche il livello dello scontro politico: la Lega chiede di sospendere Schengen e, dunque, chiudere i confini europei; il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte replica: «Non serve». Il governatore della Lombardia, il leghista Attilio Fontana, ha firmato l’ordinanza sul coronavirus insieme al ministro della Salute, Roberto Speranza e sottolineato la collaborazione con Ministero e con Protezione civile. Il premier Conte ha ringraziato sia Fontana, sia il governatore del Veneto, Luca Zaia (leghista anch’egli) «per la cooperazione». Ma il leader della Lega, Matteo Salvini, che al mattino era tra il pubblico nella prima conferenza stampa di Fontana, attacca il governo: «Se Conte non è in grado di difendere gli italiani, si faccia da parte. Il coronavirus può arrivare dall’Africa, blindiamo i confini». Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, avverte a fine giornata: «Credo che in questi momenti serva unità e compattezza». Dopo le 22 Conte è andato alla sede della Protezione civile a fare il punto con Angelo Borrelli, che è anche commissario per l’emergenza coronavirus.

Canada

Svezia

Finlandia

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1

1

REGOLE Partiamo dalla prima ordinanza di Speranza. Chi torna dalla Cina deve restare in casa, in iso-

MISURE ESTESE ANCHE AI VIAGGIATORI DA HONG KONG E TAIWAN. NELLE AREE DEL CONTAGIO STOP A CINEMA E NEGOZI

Germania

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Macao

Russia

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Giappone

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Malesia

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Regno Unito

Sud Corea

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Francia

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Nepal

1

Israele

Taiwan

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altri in Cina

Filippine

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76.803

Egitto

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3

Sri Lanka

1

Eau

Cambogia

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Singapore

in Cina

85 Thailandia

Australia

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Vietnam

Italia

nel mondo

Provincia di Hubei

Filippine

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35

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Stretta per contenere l’epidemia in quarantena chi è stato in Cina `Scontro su Schengen. Salvini: dev’essere sospeso Chi non si dichiara rischierà una denuncia Chiuse le scuole nelle “zone rosse” e a Piacenza Ma il premier Conte frena: «Per adesso non serve» `

lamento, per due settimane. Lo stesso vale anche per chi è stato in quell’area (definita a rischio dall’Organizzazione mondiale della Sanità) negli ultimi 14 giorni. Significa che migliaia di persone, italiani e cinesi, dovranno rispettare questa disposizione: anche se è vero che l’Italia è l’unica nazione ad avere sospeso tutti i voli diretti, i viaggi tra i due paesi non sono mai cessati, perché comunque continuano le triangolazioni, vale a dire i collegamenti con lo scalo. Come funzionerà questa

misura e cosa rischia chi non la rispetta? «L’Autorità sanitaria territorialmente competente provvederà all’adozione della misura della permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva o, in presenza di condizioni ostative, di misure alternative di efficacia equivalente. Vige l’obbligo di comunicare al Dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria territorialmente competente di aver soggiornato nelle aree suddette. Il mancato rispetto delle misure previste costituirà una

violazione dell’Ordinanza». Dunque, chi mente rischia una denuncia penale. Chi invece ha avuto contatti diretti con una persona risultata positiva al test sul coronavirus, dovrà andare in quarantena obbligatoria.

L’ASSEDIO Questi sono i provvedimenti più importanti su scala nazionale. Per quanto riguarda invece la Lombardia, è utile rileggersi la seconda ordinanza, firmata da Speranza e Fontana, tenendo conto che anche la confi-

nante Piacenza, dunque in Emilia-Romagna, ha chiuso tutte le scuole. Il testo prevede varie misure restrittive per dieci Comuni del Lodigiano (Casalpusterlengo, Codogno, Castiglione d’Adda, Fombio, Maleo, Somaglia, Bertonico, Terranova dei Passerini, Castelgerundo e Sanfiorano) e coinvolge 50 mila residenti. Tra le varie disposizioni, c’è la chiusura di tutti negozi («ad esclusione di quelli di pubblica utilità e dei servizi essenziali»); chiuse le aziende («ad esclusione di quelle che

Sembrano non coincidere, rispetto alle previsioni, i tempi dell’incubazione, anche se ancora in realtà non sappiamo chi abbia trasmesso, originariamente, il virus al trentottenne di Codogno. «Immaginavamo che questo tipo di ipotesi andasse comunque presa in considerazione. Mediamente il periodo di incubazione è tra 7 e 9 giorni, poi per sicurezza si amplia la quarantena a 14 giorni. Ma questo non vuole dire che non vi possano essere delle eccezioni. Proprio perché sono casi rari, penso che non sia opportuno rendere più lungo il periodo di quarantena». Le indagini sono ancora in corso, ma c’è l’ipotesi che l’uomo di Codogno sia stato da un collega tornato dalla Cina, che non presentava alcun sintomo della malattia. Se davvero possono trasmettere il virus anche gli

erogano servizi essenziali tra cui la zootecnia»); non potrà andare al lavoro anche chi è impiegato fuori dalla zona rischio; chiudono i cinema e stop alle attività sportive; ovviamente chiuse le scuole; si fermano i mezzi pubblici. E per chi lavora in servizi essenziali, ci sarà comunque una verifica costante dello stato di salute. Misure analoghe a quelle decise dal governatore Luca Zaia per Vo’ Euganeo. Mauro Evangelisti © RIPRODUZIONE RISERVATA

ACCESSI CHIUSI Chiuso il Pronto Soccorso dell’ospedale di Codogno

«L’incubazione è oltre i 14 giorni gli asintomatici sono un’insidia»

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Belgio

L’intervista Walter Ricciardi

ì, c’è il sospetto che il periodo dell’incubazione in alcuni casi abbia superato i 14 giorni ipotizzati. E comunque ormai è evidente che il 5% dei contagi può partire da un asintomatico. È una percentuale bassa, ma sui grandi numeri è comunque da considerare». Walter Ricciardi, membro del Consiglio Esecutivo dell’Organizzazione mondiale della Sanità, è stato tra i primi a chiedere misure più severe per mettere in quarantena chi tornava dalla Cina. Perché tra Lombardia e Veneto i casi di contagiati dal coronavirus di Wuhan in Italia sono arrivati tutti quasi contemporaneamente? «È presto per trarre conclusioni, ma viene da pensare che sia stato esaurito un periodo di incubazione e che il contagio parta da una fonte contemporanea. Siamo di fronte a un cluster, un piccolo focolaio».

I DECESSI

ACCADEMICO Walter Ricciardi è nell’Executive Board dell’Oms

L’ESPERTO DELL’OMS: «IL 5% DEI CONTAGI PARTE DA PERSONE CHE SEMBRANO SANE LE REGIONI NON VADANO IN ORDINE SPARSO»

asintomatici non rischiamo di essere impotenti, di non avere armi per fermare il contagio? «Chi dice che i contagi partano dai sintomatici non dice una cosa sbagliata. Vale però per il 95-96 % dei casi, resta un 4-5 %, una percentuale molto bassa in cui, come sapevamo, anche chi non ha sintomi può trasmettere il virus. Ma il 4-5 per cento, sui grandi numeri che caratterizzano la diffusione del coronavirus, rappresentano un’insidia significativa». Cosa pensa della decisione del

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Governo di prevedere la quarantena per tutti coloro che tornano dalla Cina? Sia per quelli che torneranno nei prossimi giorni, sia per chi è arrivato nelle ultime due settimane. L’Italia avrà la forza per gestire così tante persone in isolamento? «Guardi, io sono stato tra coloro che avevano chiesto con forza la quarantena per tutti quelli che venivano dalle regioni a rischio della Cina. Ma ho l’impressione che adesso si ecceda dall’altra parte, perché coinvolgere zone

della Cina con pochi casi di contagio potrebbe essere inutile. Nelle risposte, anche quelle più dure, bisogna comunque essere razionali. Anche l’invito a non uscire di casa gli abitanti delle città coinvolte è esagerato. E dice una sciocchezza chi già parla di “chiudere i porti”». Cosa stiamo sbagliando nella gestione di questa emergenza? «Con il blocco dei voli non siamo riusciti a fare controlli efficaci, perché come tutti sappiamo poi si arriva in Italia con gli scali o con i treni. Secondo me servirebbe una gestione centralizzata, non può essere che ogni regione vada per conto proprio. Con il coronavirus SarsCoV2, in Italia siamo a una fase nuova con casi di trasmissione secondaria dell’infezione. Bisogna rintracciare caso per caso i contatti vicini alle persone positive e agire di conseguenza. Se positivi, vanno ricoverati in isolamento. Se negativi, ma con contatti diretti, vanno isolate, anche a casa ma in modo concreto, cioè con un isolamento domiciliare con piantonamento che non affidi alla persona la volontarietà di stare o meno 14 giorni a casa». M.Ev. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Sabato 22 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

L’emergenza in Veneto LA RIUNIONE PADOVA «Sono molto preoccupato. Questo è un virus maledetto, è problematico e sorprende ora dopo ora». Non nasconde la sua apprensione il governatore Luca Zaia, chiamato a fronteggiare l’emergenza coronavirus nella riunione che si è tenuta ieri sera nel quartier generale dell’Ulss 6. Alle 18 il suo ingresso nella sala dove lo attendevano i rappresentanti della Protezione civile, i vertici dell’azienda ospedaliera e dell’Ulss, a cui si sono aggiunti il sindaco Sergio Giordani, il prefetto Renato Franceschelli e l’assessore regionale Manuela Lanzarin. Riunione fiume per organizzare un cordone sanitario contro la pandemia che atterrisce il mondo intero. Due casi a Vo’, centro sugli Euganei, 3.300 abitanti, a non più di 30 chilometri da Padova. Due uomini contagiati, uno di 68, l’altro di 77 anni, poi deceduto in ospedale. Mai usciti dal paese. Ricoverati prima all’ospedale di Schiavonia, poi a Padova. «Ho dato disposizione alla Protezione civile che allestisca un primo campo base con tende riscaldate a Schiavonia - esordisce Luca Zaia -. Si farà lo screening su tutti i dipendenti del nosocomio e sui pazienti. E poi su tutti i cittadini di Vo’». E già ieri, in tarda serata, sono partiti i volontari della protezione civile per allestire la tendopoli nel grande parcheggio del Madre Teresa di Calcutta. «Il campo base - precisa Zaia - servirà se c’è bisogno di un punto di appoggio, ad esempio per fare tamponi o come presidio sanitario. Oppure se qualche lavoratore di Schiavonia vuole restare in osservazione. I pazienti rimangono in Veneto e avranno le cure nelle sette malattie infettive della regione». «Svuotiamo l’ospedale su mia volontà, progressivamente - dice ancora il presidente - tenendo monitorate le condizioni di salute di tutti. No al panico, però. Ne ho parlato con Angelo Borrelli, capo del dipartimento della Protezione civile. Voglio dare una risposta forte. Come svuotare Schiavonia? Non ricoverare più nessuno. La permanenza media

«CERCHEREMO DI ARRIVARE AL CONTAGIATO PRIMARIO PER CAPIRE COSA SIA ACCADUTO»

IL FOCUS VENEZIA Un triage telefonico, evitare assembramenti negli ambulatori e richiesta di sistemi di protezione, quindi tute e maschere per poter visitare i pazienti per i quali si sospetta il contagio da Coronavirus. Ieri pomeriggio, appena si è diffusa la notizia dei primi due casi in Veneto di pazienti risultati positivi al test del virus cinese, sono iniziate telefonate e riunioni concitate tra i medici di famiglia per capire come comportarsi lunedì al rientro in ambulatorio, ma anche quali misure di sicurezza devono adottare le guardie mediche in servizio durante il fine settimana. «Finora nessuno dell’azienda sanitaria ci ha contattato e non siamo nemmeno stati chiamati a partecipare al tavolo d’emergenza fatto a Padova appena scoperti i casi positivi in Veneto - spiega Domenico Crisarà, segretario regionale della Fimmg, la Federazione italiana

Test anti-contagi di massa L’ospedale sarà svuotato Zaia: «Sono preoccupato, è un virus maledetto» `Schiavonia, un “campo base” davanti all’ospedale Screening su oltre 4mila persone nel Padovano del primi ricoveri dei malati: reparti liberi in 6 giorni `

è di 6 giorni. Quindi fra sei giorni sarà vuoto».

ORIGINE E, ancora, su i due uomini di Vo’: «Arriveremo all’origine, perché questi sono contagi secondari, e ciò significa che c’è un contagiato primario. Cercheremo di capire in base alla catena delle relazioni cosa è accaduto, perché questi sono due cittadini che condividevano assieme la passione per le carte». Al termine della riunione, ecco le misure straordina-

rie prese in accordo con il ministero della Salute. È Francesca Russo, direttore del dipartimento di prevenzione della Regione, a elencarle. Riguardano la popolazione di Vo’ e l’ospedale di Schiavonia dove sono stati ricoverati i due pazienti (uno per 10 giorni), prima di essere trasferiti a Padova. Per Vo’, luogo d’origine dei due contagiati da coronavirus, viene decisa la sospensione di tutte le manifestazioni pubbliche, anche religiose, delle attività

commerciali (ma non di pubblica utilità e servizi essenziali) e lavorative, sportive, ludiche e la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado. «Stessa regola anche per gli studenti che frequentano la scuola al di fuori del Comune - afferma Francesca Russo - tranne per gli universitari che possono utilizzare il computer. Vietate, inoltre, le fermate dei mezzi pubblici e deciso l’avvio dello screening a tutta la popolazione». Per i contatti stretti e per i familiari dei due casi conclamati

avviato un controllo approfondito con test e esami e isolamento fiduciario con sorveglianza attiva: saranno contattati due volte al giorno dal personale medico per valutare le loro condizioni fisiche. Ma in via preventiva tampone a tutti i cittadini di Vo’ Euganeo e a coloro che si presenteranno nelle strutture sanitarie, dell’intero Veneto, con sintomi compatibili.

Provvedimenti specifici per quanto riguarda il nosocomio di Schiavonia. «L’ospedale è chiuso - spiega Francesca Russo - le attività programmate sono sospese. Tampone previsto in tutti i reparti, anche per quelli che non sono stati direttamente interessati dall’ingresso e dalla permanenza dei due contagiati. Ma in questi ultimi verrà ripetuto perchè c’è un periodo di incubazione». Si tratta del Pronto soccorso, della Medicina interna, della Geriatria e della Rianimazione, ma solo

CRISARÀ (FIMMG): «RIDURRE GLI ACCESSI IN AMBULATORIO» LEONI (FNOMCEO): «FORNIRE I SISTEMI DI PROTEZIONE»

na di plexiglass, perché il contagio avviene attraverso la salita». I medici di famiglia rivolgono anche un appello ai loro pazienti: recarsi in ambulatorio solo se indispensabile. «Dobbiamo trovare un modo per selezionare gli accessi nei nostri studi - continua Crisarà - considerato che possono diventare luoghi a ri-

PREVENZIONE

Medici di famiglia a rischio: “selezione” telefonica in caso di pazienti sospetti medici di medicina generale stiamo facendo riunioni e ci stiamo consultando con i nostri referenti nazionali per darci delle linee guida: è indubbio che diventa rischioso avere molte persone raccolte nei nostri ambulatori». Ecco le norme che la Fimmg sta divulgando per i medici di famiglia. Per evitare il contagio tra il personale sanitario, ma anche tra i pazienti che si recano negli ambulatori, si è deciso la procedura filtro del triage telefonico nel cercare di evitare la mobilità dei pazienti che possono essere considerati a rischio per infezione. Perché la medicina del territorio è coinvolta sia nella identificazione dei casi fortemente sospetti, sia nella capacità di evitare che questi accedano

impropriamente al pronto soccorso, azione che ne provoca poi la chiusura.

LE REGOLE

FIMMG Domenico Crisarà

In concreto i medici di famiglia propongono di effettuare una sorta di prima diagnosi telefonica, in questo modo attraverso alcune domande poste al paziente cercano di capire il livello di coinvolgimento delle vie respiratorie. «Nei casi sospetti dobbiamo poi fare la visita a domicilio - spiega il referente veneto della Fimmg - per questo dobbiamo disporre di sistemi di protezione che gli ambulatori non hanno o hanno in numero non adeguato alle esigenze di questa emergenza. Serve infatti indossare la tuta e avere la mascheri-

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Primo Piano UNITÀ DI CRISI Gli stati maggiori della sanità e della Protezione civile riuniti dal governatore Luca Zaia

Sabato 22 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

Schiavonia, blindati i reparti Pazienti e parenti “rinchiusi” Isolata l’intera struttura dove per 10 giorni sono `Entra solo il personale di turno, filtri e controlli stati ricoverati i due anziani con il coronavirus per tutti. Richiamati medici e infermieri già a casa

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I numeri

900 Pazienti e sanitari sottoposti a esami In totale verranno effettuati test su 300 pazienti dell’ospedale di Schiavonia e su 600 operatori sanitari

6 Giorni per svuotare i reparti di Schiavonia per uno dei due pazienti. «Se gli operatori sanitari dovessero risultare negativi al tampone andranno a casa in isolamento fiduciario. Coloro che non vogliono andare potranno essere sorvegliati in ospedale». In totale verranno effettuati test su 300 pazienti dell’ospedale di Schiavonia, su 600 operatori sanitari e su i 3.300 abitanti di Vo’. Le misure hanno effetto immediato e per 14 giorni a partire dal 19 febbraio, giorno in cui è comparsa la sintomatologia. Infine, il test per il coronavirus verrà inserito nella diagnosi differenziale della sindrome influenzale, non solo a Vo’ ma in tutta la regione. Quanto ai tempi previsti per l’esito degli esami effettuati su i due contagiati inviati allo Spallanzani di Roma, si tratterebbe di ore. Oggi, intanto, unità di crisi a Marghera nella sede della Protezione civile. Afferma Zaia: «Ho avuto modo di sentire il premier Giuseppe Conte, più volte il ministro della Salute Roberto Speranza e anche Borrelli. E domattina (oggi, ndr) ci collegheremo con Speranza che ci ha dato la disponibilità a venire». Donatella Vetuli

L’obiettivo dell’Ulss è di svuotare l’intero ospedale di Schiavonia nel giro di 5-6 giorni con tutti i tamponi per i pazienti per riuscire ad arginare il possibile contagio

L’ALLARME MONSELICE L’ospedale di Schiavonia (Padova) è chiuso. Dalle 17 di ieri tutte le attività con ingresso programmate sono state tassativamente sospese: chirurgia, donazioni, prelievi e così via. Mentre dentro il Santa Madre Teresa di Calcutta si stanno facendo gli esami sui pazienti, medici e paramedici che si sono alternati durante la giornata, fuori, dalle 19, ci sono solo i lampeggianti blu dei carabinieri e pochi parenti in attesa. Impossibile entrare. Il personale di vigilanza lascia passare solo medici e infermieri che devono prendere servizio. Tutto il personale in uscita dal turno pomeridiano è stato già sottoposto a misurazione preventiva della temperatura, tampone e valutazione di eventuali sintomi. Tampone obbligatorio anche per il personale che monta in servizio, per i pazienti e per gli utenti presenti nella struttura. Chi era “dentro” quando è scattata la chiusura d’emergenza, è rimasto bloccato, addetti alle pulizie compresi. Massima attenzione al Pronto soccorso e nei reparti di Medicina, Geriatria, Rianimazione. Quelli dove sono transitati i due anziani infettati dal virus. Le disposizioni d’urgenza della Ulss 6 prevedono anche la predisposizione di registri con cognome, nome e residenza di ogni “tamponato” oltre al telefono e alla decisione presa dal personale medico per ognuno.

LE TESTIMONIANZE

300 I primi tamponi già nella notte I primi «2-300 campioni con i risultati dello screening sui familiari e i contatti diretti dei due contagiati», come annunciato dal governatore Luca Zaia

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Fuori, però, la situazione è ancora incerta e tra i parenti arrivati per assistere qualche congiunto o per portare il cambio a ricoverati, le facce sono tese e preoccupate. «Non ci dicono niente commenta una signora la cui figlia è entrata con delle contrazioni - non so nemmeno se posso andare a prendere la borsa che ho lasciato su con lei. L’ho anche chiamata al telefono e in reparto sono tranquilli. Da due ore aspetto qui fuori e non so niente». «Mio padre è ricoverato - spiega un altro - e mia madre gli sta facendo assistenza. Ora lei non

MASSIMA ALLERTA L’ospedale di Schiavonia blindato dalle forze dell’ordine

può più uscire. Ero venuto a darle il cambio perché soffre di asma, ma nessuno viene a dirci cosa sta succedendo». Quello che si sa è che Vo’, il focolaio del virus, è un paese blindato. Informazioni che rimbalzano mentre i carabinieri cercano di gestire la preoccupazione di familiari e di impedire uscite “accidentali” dal cordone di sicurezza. Almeno un paio, attorno alle 21, i parenti che hanno cercato di allontanarsi eludendo la sorveglianza. Ora la futuristica hall dell’ospedale è praticamente deserta. Le uniche persone che si vedono muoversi al di là dei vetri indossano mascherine sulla bocca. «Entrano solo i medici», si ripete ogni volta che la porta si apre. Le informazioni disponibili sono limitate e trasmesse via smartphone. Racconta Alessandro, chiuso in Neurologia dove assiste la madre: «Non si può uscire dal reparto. Dalle 19 è tut-

to bloccato. Ci stanno facendo i tamponi, poi si dovranno attendere tre ore per l’esito. Se dovesse dare esito positivo mi aspettano 14 giorni di isolamento fiduciario a casa». Sotto controllo anche il personale in servizio sull’ambulanza che ha prelevato uno dei due pazienti a Vo’. Chi è smontato dal turno pomeridiano è stato richiamato subito in ospedale. Peggio è andato a chi faceva il turno serale. Intanto, fuori, arrivano altri carabinieri, e arrivano mascherine anche per loro. Arrivano anche delle pizze per chi, dentro, dovrà fare la nottata. I distributori di snack sono stati presi d’assalto e si stanno svuotando gli armadietti del personale per recuperare provviste. «Ci stiamo attivando - dichiara il colonnello Marco Turrini, comandante della Compagnia dei carabinieri di Abano - per il momento non possiamo pronunciarci. Dipenderà

tutti dai protocolli che verranno attivati. La situazione è in evoluzione continua ma siamo in contatto diretto con l’unità emergenziale». È sul tavolo anche l’ipotesi di evacuare l’ospedale, con la costruzione di una struttura d’emergenza montata davanti all’ospedale, vigilata dall’esercito. Intanto filtrano delle voci da chi è rimasto bloccato dentro. I volontari di Protezione civile si sarebbero rifiutati di intervenire per l’assenza di tute e mascherine per loro. La carenza di mascherine è già un’emergenza. Non sarebbero sufficienti tanto che sono stati interpellati anche i magazzini di prodotti per l’agricoltura per recuperare quelle usate dagli agricoltori che usano antiparassitari. Nicoletta Canazza (Ha collaborato Emanuele Masiero) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Tutti con la mascherina e tende per la quarantena schio per il contagio». Anche perché nel caso in cui un medico abbia visitato un paziente risultato positivo senza sistema di sicurezza dovrà essere messo lui stesso in quarantena. L’appello a fornire il materiale di protezione ai medici arriva anche dalla Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri per voce del suo presidente Filippo Anelli e del vice Giavanni Leoni. «Dei quattordici contagiati dal nuovo Coronavirus in Lombardia, cinque sono operatori sanitari, medici e infermieri. È indispensabile che le Regioni forniscano subito il previsto materiale di protezione e indicazioni univoche su come gestire i casi. Così - spiegano da Fnomceo - si rischia di vanificare il lavoro fatto dal ministero della Salute, che sin da subito ha invece fornito tali indicazioni, demandando alle Regioni i protocolli operativi e la fornitura dei materiali». Raffaella Ianuale © RIPRODUZIONE RISERVATA

PROTEZIONI MONSELICE «Dovete mettervi la mascherina, è importante». Sono le dieci di sera, l’ospedale di Schiavonia è blindato, nessuno può uscire, sono ammessi solo i medici di guardia e le infermiere del turno di notte. Ma se non hanno la mascherina non possono varcare la porta. Nicola Dell’Acqua, direttore del settore Ambiente della Regione Veneto da cui dipende anche la Protezione civile, è in sopralluogo tecnico: con il dirigente Luca Soppelsa deve dare disposizioni per il montaggio del campo tendato, il posto in cui i dipendenti dell’Ulss 6 Euganea e i parenti dei pazienti rimasti intrappolati dopo la chiusura dell’ospedale dovranno scontare la quarantena se i loro tamponi risulteranno negativi. Ma la preoccupazione di Dell’Acqua prima che arrivino gli operai a fissare i paletti è che tutti siano protetti. Carabinieri, uomini della Protezione civile, anche i gior-

nalisti arrivati a Schiavonia per raccontare questa nuova emergenza devono avere la mascherina. Tutti con la bocca e il naso bendati. E mascherine di ogni tipo. Con il filtro azzurro, con l’elastico, con i lacci da far passare sopra le orecchie perché sennò si sfilano, mentre i miopi si ritrovano con le lenti appannate. I carabinieri hanno una piccola scorta di mascherine basiche, mentre per i medici di turno che devono entrare in ospedale ci sono quelle più professionali. Pare di stare sul set di un film. Solo che questa non è finzione. Alda Vanzan

Ciset Danni al turismo per quasi 2 miliardi

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COME IN UN FILM PROTEZIONI DI TUTTI I TIPI MA SOLO I MEDICI POSSIEDONO QUELLE PROFESSIONALI

MONSELICE Blindato l’ospedale di Schiavonia

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FIRENZE Il Coronavirus potrebbe avere un effetto pesantissimo sul turismo in Italia, il Ciset ricorda che ogni anno in Italia i visitatori che la spesa stimata per il 2020 dei visitatori asiatici, prima del virus, era intorno a 1,8/1,9 miliardi. Il Centro internazionale di studi sull’economia del turismo ha elaborato dati Bankitalia. «Se per ipotesi da domani a causa del Coronavirus - ha poi spiegato Mara Manente, direttrice Ciset - non ci fosse più alcun flusso proveniente da quest’area, la perdita per l’Italia si aggirerebbe sui 2 miliardi annui». Colpite in particolare Toscana e Veneto, che, secondo Manente, «rischiano una perdita di circa 300/400 milioni».


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Primo Piano

Sabato 22 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

L’emergenza in Veneto IL PERICOLO PADOVA Anche il Veneto piomba nell’incubo del contagio da Coronavirus. L’intero comune di Vo’ Euganeo, adagiato sui colli a un passo dall’area termale alle porte di Padova, è in quarantena per contenere l’eventualità di un’epidemia. Ieri pomeriggio due pensionati di 77 e 68 anni, amici che abitualmente giocavano a carte assieme seduti ai tavolini dei bar della via centrale, sono risultati positivi al test che rileva l’infezione del Covid-19. I due erano da giorni ricoverati all’ospedale di Schiavonia e nella serata di ieri sono stati portati in isolamento nel reparto Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliera di Padova. Uno dei due, Adriano Trevisan, è morto nella tarda serata: era il padre dell’ex sindaca di Vo’, Vanessa Trevisan. Una ventina di persone, tutti loro familiari o amici, sono state messe in quarantena. Ma da questa mattina l’intero comune sarà isolato: sono chiuse le scuole, i negozi e gli uffici. Studenti e lavoratori che frequentano le lezioni o hanno un’occupazione al di fuori del territorio di Vo’ dovranno rimanere a casa, per lo meno finché non avranno superato il tampone che rileva la presenza del contagio. In queste ore l’Esercito, su disposizione del ministero della Salute, provvederà a organizzare un cordone sanitario. I bar frequentati dai due anziani contagiati, il “Sole” e il “Mio”, sono stati chiusi ieri sera poco prima delle 20. Una telefonata dal Municipio subito dopo la firma da parte del sindaco Giuliano Martini dell’ordinanza e i gestori hanno abbassato le serrande, chiedendo di andarsene ai clienti che sono passati dal sorseggiare spensieratamente lo spritz all’angoscia di poter essere stati contagiati.

NESSUN CINESE Il sindaco, che peraltro è farmacista, cerca di mantenere la calma ma ammette: «Sono eletto da otto mesi, mai avrei pensato di dover affrontare una situazione simile. Mai avrei anche solo lontanamente immaginato che il virus avrebbe potuto attecchire qui. Non ci sono nemmeno cinesi a Vo’. E non c’è gente che fa viaggi in Cina. Siamo in poco più di 3mila anime, ci conosciamo tutti». Com’è possibile, allora, che sia avvenuto il contagio? Il primo cittadino si sfrega una mano tra la fronte e gli occhi arrossati: «Queste due persone non sono andate in Cina, hanno avuto contatti in paese, ma non sappiamo con chi. Non sappiamo chi sia il “paziente zero”. Potrebbe essere una perso-

Veneto, primi due contagiati Anziano muore, paese isolato Amici di Vo’ Euganeo (Padova) erano ricoverati `Ieri la scoperta dell’infezione. Il sindaco farmacista: da 10 giorni a Schiavonia. La vittima aveva 77 anni «Qui nessuno è stato all’estero, c’è un paziente “zero”»

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na che ha preso un volo aereo con scalo Dubai, dove ci sono frequenti scali dalla Cina. Stiamo cercando di ricostruire tutte le attività sociali e i contatti che queste persone hanno avuto per capire qual è il livello di cordone sanitario da mettere in atto. Quel che è sicuro è che quello di questi due anziani è un contagio “secondario”. Tutto è partito da una terza persona che ancora non conosciamo». I due contagiati sono uno di Vo’ Vecchio e uno della frazione di Cortelà, italiani che non hanno fatto viaggi, pensionati, sposati e

con figli e nipoti. «Sicuramente evidenzia Martini - sono venuti in contatto con qualcuno che è stato all’estero. Non sappiamo se sono stati dei parenti, degli amici o del-

SINDACO Giuliano Martini, farmacista, da otto mesi primo cittadino di Vo’ Euganeo

le persone che magari sono passate casualmente per di qua».

I SOSPETTI

L’ESERCITO INVIATO A CREARE UN CORDONE PER ISOLARE TUTTO IL CENTRO ABITATO: SOSPESE TUTTE LE ATTIVITÀ PUBBLICHE

A destare sospetti nei sanitari, spiega Martini, è stato l’aggravamento delle condizioni di due residenti nello stesso paese ricoverati per influenza nell’ospedale di Schiavonia. «Sono venuti dei dubbi quando tutti e due gli anziani sono improvvisamente peggiorati, in particolare per quanto riguarda la sintomatologia a livello respiratorio. I medici hanno eseguito il test ed è uscito positivo,

LA NOTIZIA SI DIFFONDE ALL’ORA DELL’APERITIVO RAGGELATI I CLIENTI DEI BAR FREQUENTATI DALLE PERSONE CONTAGIATE

scuole o aziende fuori dal comune, dovranno rimanere precauzionalmente a casa. I numeri dell’emergenza sono enormi. La Regione sottoporrà a tampone 4.200 persone: i 3.300 abitanti del Comune padovano, i 300 familiari e conoscenti dei due contagiati e 600 operatori

Nel borgo fantasma sui colli Euganei tra stupore e paura IL PAESE VO’ EUGANEO I giovani di Vo’ Euganeo ieri sera stavano sorseggiando il tanto atteso spritz del venerdì quando hanno saputo del contagio da Coronavirus di due loro compaesani, clienti del medesimo bar dove stavano brindando. Alla notizia, i sorrisi si sono congelati sul loro volto. Alcuni hanno tentato una battuta: «Ma no, dai, noi abbiamo l’alcol che ci protegge» ha sdrammatizzato un ragazzo alzando ancora una volta il calice prima di farsi tremendamente serio. Poco prima delle 20 è arrivata la telefonata dal Municipio sia al bar Sole che al bar Mio, frequentati dai due anziani

ricoverati in isolamento all’ospedale di Padova dopo essere risultati positivi al Coronavirus. Il Comune ha imposto ai due locali la chiusura. Chiusura che oggi interesserà tutti gli esercizi commerciali, gli uffici, le scuole del paesino ai piedi dei Colli Euganei. Via i clienti, giù le serrande. Nel giro di pochi minuti, appena la notizia ha iniziato a spandersi in paese, Vo’ si è trasformato da ridente cittadina che si appresta a godersi il fine settimana, a borgo fantasma. Alla chetichella tutti gli avventori se ne sono andati silenziosamente a casa. Gli schiamazzi e le risate davanti al bar in pochissimo tempo sono diventati solamente un eco distante, lontano anni luce. A scen-

dere sulle strade del paesino da poco più di tremila e trecento anime è stato il silenzio angosciante di un incubo diventato in pochi secondi realtà: epidemia potenzialmente mortale.

IL SILENZIO In una parola: Coronavirus. Un nome che fino a ieri mattina si sentiva solamente in tv o si leggeva distrattamente sui giornali. Oggi per chi abita a Vo’ è una cosa reale e concreta come il sole che sorge a Est. Chiusi tutti i negozi e i bar, poco dopo le 20 una sola luce è rimasta accesa in piazza. È quella dell’ufficio del sindaco Giuliano Martini, incredulo come i suoi concittadini che la sua Vo’ sia piombata al centro

delle cronache nazionali. Il primo cittadino ha passato tutta la serata, fino a tarda notte, attendendo di capire sotto quale forma prenderà vita da stamane il cordone sanitario che bloccherà ogni attività del paese. «È come a Cernobyl» sbotta un curioso, forte della visione della recente serie tv sul disastro nucleare, fermo a guardare la cameriera del bar Sole, proprio di fronte al municipio, chiudere a chiave la porta del locale preferito dai due anziani contagiati. E la situazione da stamattina è surreale a Vo’: non si può uscire dal paese senza controlli. Sono interrotte anche le fermate dei mezzi pubblici. E gli studenti e i lavoratori di Vò che frequentano

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Primo Piano

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L’ALLARME Vo’, il paese deserto dove è scoppiato il contagio in Venete e, a destra, i due malati mentre vengono trasportati all’ospedale di Padova dopo che a Schiavonia è scattata l’emergenza e i reparti dovranno essere sanificati

Un reparto solo per loro ma per uno è troppo tardi Trasferiti d’urgenza nel padiglione di `Mascherine per tutti, controllati anche malattie infettive a Padova, sgomberato i parenti più prossimi dei due “positivi” `

I numeri

14 I giorni di quarantena stabiliti dall’ordinanza per Vo’ Euganeo

3.300 Gli abitanti di Vo’ sui quali verranno effettuati i test quindi è partita la macchina dell’unità di crisi, con Ulss, Regione, Ministero». Già nella notte si avranno i risultati dei primi campioni dei test effettuati su circa 2-300 persone. Uno screening a tappeto sia sui familiari dei due anziani che su coloro che negli ultimi tempi sono stati a stretto contatto con i contagiati, il più grave dei quali si è fatto 10 giorni di ospedale per le complicazioni di quella che si riteneva essere una “banale” influenza. «Stiamo cercando di capire quanti eventuali positivi ci

possono essere» chiude il sindaco Il paese ai piedi dei Colli Euganei già da ieri sera è blindato e si sta valutando l’intervento dell’Esercito per la realizzazione del cordone sanitario. Le principali misure contenute nell’ordinanza per l’emergenza Coronavirus firmata dal governatore Luca Zaia e dal ministro della Salute Roberto Speranza prevedono la sospensione di tutte le manifestazioni pubbliche a Vo’, comprese quelle di natura religiosa, delle attività commerciali ad esclusione dei servizi essenziali, e delle attività lavorative per i residenti, anche al di fuori dell’area, delle feste di carnevale e delle manifestazioni sportive, delle scuole di ogni ordine e grado, anche per gli studenti che devono frequentare le lezioni al di fuori del Comune; interdizione delle fermate dei mezzi pubblici e possibilità di screening per tutta la popolazione. Le misure hanno effetto immediato per 14 giorni a partire dal 19 febbraio, giorno in cui è comparsa la sintomatologia. Il paese verrà blindato: tornerà alla sua vita “normale”, prima della scadenza dell’ordinanza, solamente chi supererà lo screening. Marina Lucchin

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Le attività sospese Decisa per Vo’ la sospensione di tutte le manifestazioni pubbliche, anche religiose, delle attività commerciali (ma non di pubblica utilità) e lavorative, sportive, ludiche e la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado.

Universitari “salvi” Sospesa la scuola anche per gli studenti che frequentano fuori dal Comune, tranne per gli universitari. Vietate, inoltre, le fermate dei mezzi pubblici e avvio dello screening a tutta la popolazione

© RIPRODUZIONE RISERVATA

CHIUSI I due bar frequentati abitualmente dai due pensionati che hanno contratto il coronavirus a Vo’ Euganeo

dell’ospedale di Schiavonia, come ha spiegato Francesca Russo, direttrice del Dipartimento di Prevenzione della Regione Veneto. E non basterà risultare negativi per tornare alla vita normale: «Se gli operatori sanitari dovessero risultare negativi al tampone andranno a casa in isolamento fi-

Le misure

duciario. Coloro che non vogliono andare a casa potranno essere sorvegliati in ospedale». E c’è già pronto un piano per chi dovrà fare l’isolamento. Dall’unità di crisi si ipotizza un luogo di contenimento nella vicina Abano Terme, a una decina di chilometri da Vo’, mentre il sindaco Martini ha spiegato di aver già individuato nelle scuole del paese, chiuse in questi giorni, un ricovero per chi avesse necessità di fare la quarantena. Gli ultimi a passeggiare nelle strade di una Vo’ sono una mamma e un papà col loro piccolo chiuso nella carrozzina: «Abbiamo appena saputo. Ci hanno detto che non c’è pericolo, di star tranquilli. Ma noi ora ce ne andiamo a casa più veloce che si può». Chiuso lo sportello dell’auto della famigliola, in giro per il paesino non si sente più alcun rumore. È un borgo fantasma. M.Lucc. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Controlli sui familiari Per i contatti stretti e per i familiari dei due casi conclamati è stato avviato un controllo approfondito con test e esami e isolamento fiduciario con sorveglianza attiva: saranno contattati due volte al giorno dal medico

L’ospedale off limits L’ospedale di Schiavonia è chiuso. Le attività sono sospese. Tampone previsto in tutti i reparti, anche per quelli che non sono stati direttamente interessati dall’ingresso e dalla permanenza dei due contagiati

IL RICOVERO PADOVA È arrivato dopo le 21.30, avvolto da un sacco protettivo e con la bocca coperta da una mascherina. È stato ricoverato al reparto di Malattie Infettive dell’Azienda ospedaliera di Padova il primo paziente affetto da Coronavirus. Il primo piano, adibito alle degenze, è stato sgomberato per evitare contagi. Almeno una ventina i pazienti che sono stati trasferiti urgentemente in altri reparti per fare spazio ai ricoveri per Coronavirus.

pazienti con sospetta infezione mentre un secondo ascensore è stato dedicato al resto.

L’ASCENSORE «Ascensore dedicato alle Consulenze (No Coronavirus)», si legge in un foglio appe-

“SIGILLATO” Dieci infermiere e operatori socio sanitari si sono dati da fare ieri per spostare i letti, i materassi e le attrezzature da una stanza di degenza all’altra. In poche ore il team di Malattie Infettive ha liberato sia l’ala ovest che l’ala est per consentire le condizioni di isolamento e sicurezza previste.

L’ARRIVO L’uomo è arrivato a bordo di un’ambulanza all’interno di via Giustiniani, è stato accolto da un’infermiera protetta da una tuta isolante e da una mascherina con filtro. Massima sicurezza anche per l’autista, che ha indossato un’altra tuta protettiva. Il paziente in barella è stato scaricato dal mezzo di soccorso ed è entrato dall’ingresso a lato del reparto di Malattie Infettive. Per allontanare il rischio contagio, un ascensore dell’edificio è stato adibito esclusivamente ai

LE MASCHERINE

TUTE BIANCHE Sanitari a Padova

L’appello

Sindaci mobilitati e in stretto contatto: «Seguite solo le indicazioni ufficiali» PADOVA «Come sindaco e come amministrazione stiamo seguendo con la più ampia attenzione il fenomeno del nuovo Coronavirus e dei possibili contagi. Siamo in costante contatto con le autorità sanitarie». Padova in prima linea come testimonia la nota di Sergio Giordani dopo i casi di Coronavirus in Italia e in Veneto: «Il sistema di stretta sorveglianza a cascata è attivato ed è stato ben collaudato con l’epidemia Sars. Tutte le istituzioni sono allertate, coordinate e hanno le istruzioni corrette per come comportarsi con prontezza in caso di emergenza. La Regione è in contatto con il ministero e con il commissario straordinario e a sua volta la Regione coordina i presidi sanitari locali costantemente. Invito i cittadini ad informarsi solo tramite i canali ufficiali:

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so. Ma questi non sono gli unici avvisi che compaiono a Malattie Infettive. Decine i poster con le precauzioni da prendere per evitare il contagio, tradotte sia in inglese che in cinese. Porte chiuse dunque al primo piano del reparto di Malattie Infettive, dove nei prossimi giorni verranno accolti tutti i contatti dei pazienti contagiati.

sito Ulss e sito Regione Veneto. Il comune di Padova ha partecipato la scorsa settimana alla conferenza dei sindaci in regione, siamo e sono personalmente pronto ad affrontare qualsiasi evenienza in contatto con le autorità competenti e col massimo impegno». Da qui l’invito ad avere fiducia nelle istituzioni, a mantenere la calma e a collaborare. Anche il presidente di Anci Veneto e sindaco di Treviso, Mario Conte, ripete l’appello a seguire le indicazioni delle autorità pubbliche: «I sindaci sono pronti ad adottare tutte le misure necessarie, in piena collaborazione e sulla base delle direttive del sistema sanitario regionale, che già da settimane ha adottato tutte le iniziative di protezione della popolazione e per affrontare eventuali emergenze».

All’ingresso del primo piano sono state messe a disposizione mascherine protettive, per chiunque passasse di lì. In serata è arrivato anche un giovane medico anestesista per sottoporsi al tampone di controllo. «Sono il fidanzato di un’infermiera che lavora a Schiavonia – ha spiegato -. Ora lei è in quarantena. Sono un anestesista e lavoro in Azienda ospedaliera, per sicurezza anche se non ho sintomi vorrei controllarmi». Poco dopo l’arrivo del paziente contagiato, sono arrivati anche tre ragazzi con la mascherina a bordo di un’auto utilitaria grigia. «Siamo i contatti», hanno detto all’infermiera che li ha poi accompagnati al primo piano.

IL SECONDO Il secondo paziente, quello in più gravi condizioni e che poi è deceduto in tarda serata, era stato trasferito dall’ospedale di Schiavonia alla Terapia intensiva di via Giustiniani. «Bisogna rintracciare i contatti – ha fatto sapere Andrea Crisanti, ordinario di Microbiologia al Bo –. È necessario incrociate le storie delle persone e identificare se sono stati nello stesso luogo o hanno incontrato le stesse persone». L’unità di Microbiologia e virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova, diretta da Crisanti, ha messo a punto il test di laboratorio che permette di sapere in appena tre ore se un paziente è infetto oppure no. Elisa Fais © RIPRODUZIONE RISERVATA


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