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DOMENICA 23 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
BELLUNO
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servizi per la montagna
sabato 29 un convegno sul tema
«Lo spopolamento si frena anche sostenendo la sanità»
Rifondazione attacca «Olimpiadi dannose per il nostro territorio»
De Menech ricorda gli investimenti fatti dal Fondo Comuni di confine in provincia «I sindaci, con responsabilità, hanno usato le risorse per gli ospedali» BELLUNO. Servizi sanitari e
sociali per combattere lo spopolamento. Roger De Menech, deputato e presidente del Comitato paritetico sui Fondi di confine, interviene sullo stato di salute della sanità provinciale: «È un servizio strategico per contrastare lo spopolamento: molti investimenti degli ultimi anni sono tra l’altro riconducibili al Fondo Comuni Confinanti, all’iniziativa delle Fondazioni e persino a privati cittadini. Se la comunità si spoglia di proprie risorse per soccorrere la Regione sull’edilizia sanitaria e sulle attrezzature mediche e ospedaliere in alcuni presidi, la giunta regionale deve investire in misura corrispondente negli ospedali e nei servizi sanitari non interessati dagli interventi finanziati da Comuni e privati. In questo modo la Regione si libera di risorse che deve utilizzare per rafforzare la sanità pubblica, in particolare per incentivare i medici a lavorare in montagna». Tra i tanti problemi della sanità c’è appunto «la carenza di personale che è sempre più drammatica», riporta De Menech, «ed è una delle aree in cui la Regione dovrebbe intervenire non solo con provvedimenti tampone, ma con una programmazione di medio e lungo periodo. Alcuni reparti sono ormai aperti solo formalmente, mentre altri, anche negli ospedali di Feltre e Belluno, risultano talmen-
Cristina Muratore, Gino Sperandio e Moira Fiorot BELLUNO. Una decisione cala-
Medici in un ospedale
te sotto organico da metterne a rischio la sopravvivenza già a partire dal 2020. In queste condizioni, il lavoro del personale sanitario è fortemente sotto pressione e il ricorso degli utenti ad altre strutture o al privato diven-
Il Fondo ha finanziato gli interventi ad Agordo (Pronto Soccorso) a Feltre e a Lamon ta l’unica alternativa. È palese che se queste tendenze si consolidano ci sarà un indebolimento complessivo della sanità bellunese e, possibilmente, ancora minori investimenti pubblici. È una
spirale pericolosa e, una volta avviata, difficile da fermare». Il Fondo comuni confinanti, ricorda il presidente, ha investito risorse ingenti sugli ospedali di Agordo, Feltre e Lamon. «I sindaci hanno scelto di utilizzare risorse che potevano indirizzare in altri settori, al di fuori delle proprie competenze specifiche, dimostrando un grande senso di responsabilità. A questi si sono aggiunte le risorse messe a disposizione dalla Fondazione Cariverona e le ingenti donazioni di alcuni privati per il rinnovo di macchinari sofisticati dell’ospedale di Belluno». Con i Fondi di confine sono stati finanziati i lavori di
ristrutturazione e ampliamento del Pronto Soccorso dell’ospedale di Agordo, del costo complessivo pari 3 milioni di euro (contributo Fcc di 2,5 milioni, la Regione mette 500 mila euro), ma anche il progetto «sanità nel Feltrino», del costo complessivo pari a 12,5 milioni di euro. Il Fondo Fcc ha contributo con sei milioni di euro, ripartito in questo modo: 2 milioni per acquisto apparecchiature, arredi e strumentazione da destinare al reparto radiologia della nuova piastra servizi dell’ospedale di Feltre; 4 milioni di euro per il potenziamento e adeguamento della struttura dell’ospedale di Lamon. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
nota dell’usl
Rientro in aula dei bimbi «Con le malattie infettive procedure differenti» BELLUNO. In pieno periodo di
Coronavirus è arrivata l’applicazione di una legge regionale, la 1 del 2020, che ha eliminato l’obbligo di presentare un certificato medico per riammettere a scuola un ragazzo, oltre i cinque giorni di malattia. Un provvedimento richiesto dai medici, ben visto dalle famiglie che evitavano così un passaggio in ambulatorio per far tornare a scuo-
Un bambino malato
ta dall’alto, che comporterà costi e danni all’ambiente senza combattere realmente lo spopolamento. Rifondazione comunista ribadisce la sua netta contrarietà alle Olimpiadi di Milano - Cortina 2026, e organizza un convegno per sabato prossimo (dalle 10 alle 13.30 nella sala della Magnifica comunità di Pieve di Cadore). «Sembra che le Olimpiadi siano l’unica cosa che serve al territorio», spiega Moira Fiorot, «ma la Regione dice cose contraddittorie: dice che i Giochi saranno trainanti per il territorio, si parla addirittura di 46 opere infrastrutturali per questo evento, ma poi dice anche che i Giochi saranno sostenibili dal punto di vista ambientale. C’è qualcosa che non torna». Il convegno intende «dare voce a tutte quelle comunità che non sono state ascoltate», aggiunge. Comunità con le quali il comitato organizzatore «non si è mai rapportato per stabilire quali opere siano prioritarie e utili al territorio», aggiunge Gino Sperandio. «Si stanno usando le Olimpiadi per riaprire la partita, che speravamo chiusa per sempre, del prolungamento dell’autostrada, mentre questo evento non viene utilizzato per migliorare la
la chi è stato malato per più di 5 giorni. Ora la Usl ha emesso una nota per precisare alcuni aspetti del provvedimento. Innanzitutto, in caso di malattie infettive diffuse, spiega la Usl, il medico è tenuto alla notifica della malattia alla Usl, in base alle leggi sanitarie. Nello stesso tempo i genitori sono sempre tenuti a rispettare quanto prescritto dal medico curante. Tutte le indicazioni esplicative sono state trasmesse dalla Direzione prevenzione della Regione Veneto alla Usl, all’Ufficio scolastico regionale e alla Federazione italiana delle scuole materne. Nelle indicazioni si sottolinea che molte altre Regioni, prima del Veneto, hanno disposto il venir meno dell’obbligo di
mobilità locale e la ferrovia». La questione ambientale preoccupa anche Crisitna Muratore, che fa parte del movimento Parents for future: «In futuro sarà sempre più improbabile avere neve naturale sulle piste, bisognerà farla artificialmente con spreco di risorse ambientali ed economiche», spiega. «Non abbiamo bisogno, come territorio, della vetrina delle Olimpiadi: quei soldi dovrebbero essere investiti su un turismo sostenibile, sulle infrastrutture necessarie al territorio, sui servizi». «I grandi eventi portano più danni che benefici ai territori interessati e non servono per contrastare lo spopolamento», conclude la Fiorot. «Offriranno, sì, posti di lavoro, ma temporanei. E le grandi opere possono portare malaffare. Abbiamo dati che dimostrano come i precedenti Giochi abbiamo lasciato debiti e infrastrutture a metà». Al convegno interverranno Gino Sperandio Mauro De Carli (segretario Cgil), Cristina Muratore, Giancarlo Garna (Mountain wilderness), Mattia Donadel (Opzione zero) e Silvio la Corte (autore del libro “La bolla olimpica”. Conclusioni affidate al segretario regionale Prc Paolo Benvegnù. — A.F.
presentazione del certificato. E la legittimità dell’abolizione è già stata oggetto del vaglio del Consiglio di Stato. Il tutto viene sostenuto dalle evidenze scientifiche, secondo le quali, nelle comuni malattie, trascorsi cinque giorni di assenza, l’alunno non presenta livelli di contagiosità tali da ritenersi pericolosi per la convivenza nella collettività e quindi non vi è alcun motivo per il quale il rientro a scuola debba essere vincolato alla presentazione del certificato. Naturalmente in caso di malattie infettive, ci sono disposizioni diverse che seguono le circolari del ministero della salute che indica le misure da adottare, compresi i periodi di assenza. —
PRIMO PIANO
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L’allarme globale
M5S va all’attacco «Zaia e Mantoan non hanno protetto i veneti» La replica del direttore generale della sanità è caustica «Il pentastellato Berti non capisce nulla di questa materia» Claudio Malfitano PADOVA. «L’uomo che gover-
na la sanità in Veneto per conto di Zaia ostacolava la prevenzione. La Regione ha impedito screening fondamentali». È pesantissima l’accusa che il consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle Jacopo Berti rivolge al direttore generale della sanità veneta Domenico Mantoan. Un accusa che arriva dalle parole del virologo Andrea Crisanti e che arriva a chiedere la rimozione del super-manager della sanità. Che risponde per le rime: «Polemica miserabile: Berti non ha mai capito nulla di sanità». In serata una nota della direzione generale della sanità chiarisce: «Nessun atto del governo né raccomandazione internazionale indicava la necessità di effettuare test diagnostici su soggetti asintomatici». L’ACCUSA A CINQUE STELLE
«L’Azienda sanitaria di Padova, preoccupata per i numerosi rientri di cittadini dalla Cina, aveva espresso all’inizio di febbraio l’intenzione di tenere la guardia il più possibile alta, effettuando il test anche su soggetti che non mostravano alcun sintomo. Uno scrupolo in più – racconta Jacopo Berti – Ma l’intoccabile capo della sanità veneta, braccio destro di Zaia, Domenico Mantoan, invece di raccogliere l’allarme invia una
lettera dai toni minacciosi con la quale vietava all’Usl patavina di procedere con i controlli. Il resto purtroppo lo sappiamo bene: proprio a Padova è esploso il focolaio veneto di Coronavirus». Da qui le considerazioni politiche: «E pensare che mentre l’uomo di fiducia di Zaia impediva un gesto di prevenzione che forse avrebbe potuto salvare delle vite,
Una nota ufficiale contesta Crisanti «Si basava su un articolo risultato poi mendace» Zaia stesso affermava che la sanità veneta era pronta ad affrontare qualsiasi situazione e che era stato predisposto tutto il necessario. Per non parlare del suo capo Salvini, che riempiva i TPDJBM di attacchi al governo, sosteneva che non si stava facendo abbastanza e che qualcuno avrebbe dovuto risponderne di fronte ai cittadini: esattamente quello che stava accadendo del “suo” Veneto – prosegue il consigliere pentastellato – Ora Zaia risponda di quanto è accaduto, iniziando col rimuovere Mantoan e l’assessore Lanzarin». L’M5S respinge anche qualsiasi accusa di strumentalizzazione di fronte all’emergenza: «Parliamo di fatti dei quali abbiamo ed esibiamo subito le prove – conclu-
de Berti – La propaganda, semmai, la fa chi mentre i veneti si ammalano e muoiono, continua a dire di aver fatto tutto quanto era necessario mentre invece ostacolava proprio chi voleva proteggere più possibile i cittadini». MANTOAN CAUSTICO
«Berti sta cercando una miserabile polemica in questo momento di estrema tensione. Non ha mai capito nulla di sanità: in due anni che è stato in commissione sanità regionale non ha mai aperto bocca su nulla», è la considerazione che fa lo stesso Mantoan di fronte alle contestazioni del consigliere regionale pentastellato. Per poi precisare il senso di quella sua lettera di risposta alla richiesta di Crisanti: «La lettera diceva che le iniziative dovevano essere concordate con l’unità di crisi del Ministero. E che non erano ammesse iniziative autonome». Insomma un normale richiamo al coordinamento e al rispetto dei protocolli stabiliti a livello centrale.
Il laboratorio di Padova dove vengono fatti i test sul coronavirus e sotto jacopo Berti dei Cinque Stelle
è indicata da alcuna circolare del governo italiano né da raccomandazioni internazionali – si legge – Richiesto dal direttore generale della Sanità del Veneto al professor Crisanti di fornire chiarimenti su quanto dichiarato dallo stesso ad organi di stampa, Crisanti ha tenuto a precisare, in una nota del 12 febbraio, che le sue dichiarazioni erano state in parte fraintese, volendo egli puntualizzare unicamente la sua preoccupazione di identificare precocemente i soggetti portatori del virus, alla luce anche di una recente pubblicazione
LA NOTA DELLA DIREZIONE
È proprio sul rispetto dei protocolli e delle indicazioni che si basa la nota inviata come risposta dalla direzione regionale della sanità in Veneto, cioè la struttura diretta da Mantoan. «L’effettuazione di esami per ricerca di SARS-CoV-2 in soggetti asintomatici rientranti dalla Cina negli ultimi 14 giorni, non
le polemiche su schiavonia
«Nessun controllo sui primi contagiati» Codacons presenta un esposto in Procura L’associazione dei consumatori chiede sia aperta un’indagine «Bisogna capire se vi sono state negligenze o ritardi che hanno aiutato la diffusione del virus» PADOVA. Sui casi di Coronavi-
rus, e sul mancato test in dieci giorni di ricovero dei primi due contagiati, il Codacons ha presentato un esposto alla Procura di Padova chiedendo di aprire un’indagine a tutela della salute pubblica.
«Crediamo sia doveroso accertare l’operato dell’ospedale di Schiavonia – spiega l’associazione dei consumatori in una nota – In particolare chiediamo alla magistratura di verificare se il test sul coronavirus sia stato eseguito tempestivamente sul paziente ricoverato e poi deceduto, o se al contrario vi siano stati ritardi negli accertamenti che abbiano in qualche modo agevolato la diffusione del virus in regio-
ne. Con tale esposto non intendiamo colpevolizzare la struttura o i medici, ma esclusivamente chiedere chiarezza nell’interesse della collettività, giustamente spaventata per i numerosi casi di contagio che si stanno susseguendo in queste ore». Il Codacons lo scorso 31 gennaio aveva già chiesto di sospendere in tutta Italia eventi pubblici e manifestazioni che producono assembramenti di
persone: «Provvedimenti che ora appaiono tardivi alla luce dei tanti contagi che si stanno registrando in Italia», scrive l’associazione. Anche la deputata del Movimento Cinque Stelle Francesca Businarolo chiede di vederci chiaro e potrebbe portare il caso in Parlamento: «Non possiamo non guardare con preoccupazione al fatto che due pazienti affetti dal virus sono stati tenuti in un ospedale di
provincia per svariati giorni, senza che fosse stata nemmeno ipotizzata la possibilità del contagio – osserva la deputata pentastellata – Mi auguro che episodi del genere non si ripetano e invito la Regione a essere quanto più chiara e puntuale nell’aggiornare i cittadini su ogni rischio connesso alla diffusione del virus». «Sono vicina alle comunità di Vo’, di Monselice, di Este e degli altri centri della provincia di Padova che dovranno affrontare tutte le precauzioni del caso. Confido nella capacità dei professionisti della sanità veneta, dai medici di base fino ai responsabili dei dipartimenti di malattie infettive, affinché venga data risposta adeguata a questa emergenza», conclude Businarolo. —
scientifica del “New England Journal of Medicine”». Insomma un fraintendimento con alla base una ricerca contestata: «Si evidenzia che lo stesso articolo del “New England” è stato successivamente posto in discussione dalla stessa comunità scientifica, poiché sono emersi nuovi elementi che hanno portato a ridiscutere il caso presentato, in quanto è stato messo in dubbio che si trattasse realmente di trasmissione di virus in soggetto asintomatico», conclude la nota della direzione regionale. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
l’idea dello stabile
«Informazione in scena» Nei teatri del Veneto il video con i consigli utili L’informazione contro il Coronavirus si fa anche a teatro. Il Teatro Stabile del Veneto, infatti, in collaborazione con la Regione, ha deciso che già a partire da ieri sera nei teatri Verdi di Padova, Goldoni di Venezia e Mario Del Monaco di Treviso sarà trasmesso prima dell’inizio di ogni spettacolo il video informativo sulla “task force” regionale per la gestione dei casi di Coronavirus e le relative misure di prevenzione. Un video che informa gli spettatori sui principali consigli per prevenire i contagi e lo svilupparsi dell’epidemia.
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REGIONE
domani l’esame preliminare a palazzo chigi
Martedì Conte approva la legge sull’autonomia con la riforma Boccia Il sottosegretario Fraccaro convoca lo staff legislativo Il ministro: «Testo condiviso e scolpito dalla Costituzione» PADOVA. L’autonomia martedì approda in consiglio dei ministri. La legge quadro del ministro Boccia taglia il traguardo, dopo due mesi persi in verifiche tra i partiti di maggioranza, con Renzi che ha tentato di mettere i bastoni tra le ruote fino all’ultimo minuto. A far cadere il veto di Italia Viva, più che la forza di Conte e Zingaretti, sono state le parole del presidente Mattarella che ha definito l’autonomia una riforma che rafforza l’unità del Paese. E Boccia? Evita ogni tono trionfalistico, almeno fino a martedì perché con l’aria che tira le sorprese sono sempre in agguato, ma il sottosegretario Riccardo Fraccaro ieri ha diffuso la nota ufficiale con cui annuncia di aver incardinato l’autonomia nel pre-consiglio di domani a palazzo Chigi. Lo staff di consiglieri giuridici dei vari ministeri sarà impegnato
Francesco Boccia, ministro delle Regioni
nella verifica legislativa dei testi, per capire se ci sono osservazioni, integrazioni e ulteriori rilievi al provvedimento che martedì sarà all’esame del Consiglio dei ministri. Tutto a a posto? La riforma delle autonomie «è diventata e sarà la riforma di tutti perché nasce scolpita nella Costituzione, nel pieno rispetto non solo dell’articolo 116 , ma anche del 117 e 119, che fissano i termini della perequazione», dice Boccia. Due sono i cardini della sua legge quadro: i Lep per gli asili nido, le materne, l’assistenza sociale, il trasporto pubblico e la sanità che saranno calcolati nel giro di un anno dal sì definitivo in Parlamento. Nel frattempo verrà nominato un commissario ad acta nella figura del Ragioniere Generale dello Stato per coordinare l’attività dei ministeri. L’altro caposaldo è il fondo di perequazione fissato in 36 miliardi da spendere in 10 anni per annullare il gap tra Nord e Sud. Questi soldi andranno non solo alle infrastrutture, ma anche ai servizi sociali di base perché ci sono intere regioni senza nidi e materne con la sola Emilia Romagna in linea con i parametri Ue. Ce la farà Boccia a tagliare il traguardo? Pare di sì. Da quando l’autonomia non è più la “madre di tutte le battaglie” della Lega di Zaia, il Sud ha placato la rivolta sociale contro il ricco Nord che pensa alla secessione. Un miracolo di strategia politica costruito in sei mesi, dopo due anni di furore ideologico . — Albino Salmaso © RIPRODUZIONE RISERVATA
il tour di azione in veneto
Calenda apre la porta al patto con Lorezoni e scarica Iv di Renzi VERONA. Calenda tiene la porta aperta al patto con Arturo Lorenzoni e scarica Matteo Renzi, alleato inaffidabile, che cambia idea ogni 15 minuti. Nel suo tour in Veneto, l’eurodeputato e fondatore di Azione incontra il vicesindaco di Padova e matura l’idea che il candidato civico scelto anche dal Pd per sfidare Zaia sia tutt’altro che un estremista. «Me lo avevano dipinto come un comunista, in realtà è più liberaldemocratico di noi. Fortemente legato al mondo cattolico», dice Federico Vantini, coordinatore di Azione in Veneto. Quando si deciderà l’alleanza? Calenda dopo aver inaugurato la sede del partito che ha 2000 iscritti, ieri a Verona ha ribadito di voler costruire un movimento fortemente ancorato all’Europa, ma decisamente antagonista di Italia Viva. «Noi con il mondo renziano non abbiamo rapporti a livello di politica nazionale per due motivi: il primo è che Renzi sostiene questo governo, il secondo che non condivido il modo di procedere: il fatto di sostenere un governo, farlo nascere e poi contestarlo la mattina, il po-
welfare regionale
Primo tavolo operativo sull’assistenza familiare VENEZIA. Primo tavolo operativo in Regione per mettere in dialogo istituzioni, imprese, famiglie e servizi sull’assistenza familiare, e monitorare l’applicazione della legge regionale 38 del 2017, che ha istituito il “registro badanti” e gli sportelli di assistenza familiare. Lo ha costituito la consigliera regionale di Parità, Sandra Miotto, d’intesa con gli assessorati regionali al Lavoro e alla Sanità e al Sociale per affrontare, nell’ambito delle politiche di conciliazione famiglia-lavoro, uno dei temi emergenti: quello del supporto alle famiglie e dell’integrazione tra servizi pubblici e privati, in una società dove ogni 10 abitanti ci sono almeno 4 ultrasessantacinquenni. «Denatalità, allungamento della vita media e fragilità delle famiglie» sottolinea Miotto «stanno modificando profondamente stili di vita e reti familiari, con pesanti riflessi sulla compatibilità tra sfera lavorativa e sfera familiare. È compito delle istituzioni interrogarsi su nuovi modelli di welfare e offrire ai cittadini, donne e uomini, nuovi servizi e nuovi strumenti per affrontare i problemi dell’assistenza ad anziani, disabili, minori». —
Agenti di polizia locale di Villorba premiati nel 2016 per un intervento di soccorso in occasione di un incendio, durante il quale erano rimasti feriti
È finita la scorta di decorazioni acquistata in passato dalla Regione Neppure un nastrino per gli insigniti dell’Onorificenza per Meriti Speciali
Basta medaglie per gli agenti della polizia locale «Un attestato può bastare» LA CURIOSITÀ
genti di polizia “valorosi”? Basta l’attestato, medaglie e nastrini costano troppo. La giunta regionale, con la delibera 1374 in cui interviene l’assessore regionale Cristiano Corazzari, applica una particolare quanto curiosa “spending review”: di fatto dice stop a medaglie e nastrini per il persona-
A
le di polizia locale meritevole della cosiddetta Onorificenza per Meriti Speciali. Si tratta di un particolare riconoscimento, introdotto nell’agosto 2004, destinato al personale di polizia locale «che abbia compiuto azioni meritorie, intervenendo prontamente in casi di emergenza o pericolo e il cui operato sia stato decisivo per salvare vite umane, per contrastare efficacemente il compimento di
azioni criminose anche molto gravi o per interventi di particolare valore civile in occasione di eventi connessi a calamità naturali». L’onorificenza è rappresentata da una medaglia e da un nastrino decorativo per giacca. All’agente premiato, inoltre, viene conferito un particolare attestato. Fin qui tutto regolare, non fosse che – come espressamente disposto da alcune deliberazioni della giunta e da singoli
provvedimenti adottati dal presidente Luca Zaia – l’attribuzione della Onorificenza per Meriti Speciali non prevede l’assunzione di oneri finanziari a carico dell’amministrazione regionale. Insomma, tante strette di mano ma guai a spendere un euro per pure ha fatto più del suo dovere. «Anche perché la legge regionale che istituisce l’onorificenza non è stata finanziata attraverso le varie leggi di bilancio che si sono susseguite», puntualizza la Regione. Fino al 2019 la Regione è andata oltre questo scoglio: medaglie e nastrini sono stati pagati «grazie a scorte di dotazioni acquisite in passato con fondi economali, ma che a fronte delle mutate disposizioni normative in materia di finanza e contabilità pubblica e della indisponibilità di fondi dedicati in bilancio, nel prossimo futuro non risulta più possibile garantire». Lo scoglio è divenuto insormontabile.
meriggio, la sera non è un modo serio. Azione nasce da un atto di serietà e coerenza, e fa della serietà e della coerenza la sua ragione d'essere. Quindi noi non possiamo trovarci in sintonia con Italia Viva», ha spiegato Calenda a Verona. Poi l’attacco frontale al governo Conte2. «L’economia sta andando molto male, un calo dello 0,1% del Pil probabilmente è la previsione più ottimistica. L’ Italia potrà chiudere l'anno anche a -1%, se il quadro generale continuerà a peggiorare . E devo dire che sono molto deluso dall'azione del governo che ha smontato Impresa 4.0, che invece serviva a dare uno stimolo agli investimenti, e che sul fronte della crescita non sta facendo davvero nulla, tranne che complicare le crisi aziendali fino a renderle impossibili. Oggi» ha spiegato il leader di Azione, « leggiamo l'assurdo: ci sarebbe un nuovo accordo, Mittal che doveva dare 4,2 miliardi tra investimenti e prezzo, cui invece dovremo dare un miliardo. Siamo alla follia». — Al. Sal. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Ma quanti saranno mai questi agenti da premiare? Dal 2013 al 2018 sono stati 9, nel 2019 sono stati ben 29. Un trend in evidente crescita, che rischia di far traballare i bilanci regionali? A quanto pare sì. Lo dice chiaramente la Regione: l’ente veneto, con la delibera in questione, dispone che a partire dal 2020 «il distintivo di riconoscimento dell’Onorificenza per Meriti Speciali venga rappresentato esclusivamente dall’attestato». Niente più medaglie e nastrini, dunque, a meno che non ci siano casi di merito speciale, che però dovranno essere limitati e valutati direttamente da Zaia o dall’assessore competente. E non se ne faccia una dramma, aggiungono dalla Regione: la scelta di consegnare solamente l’attestato appare congrua anche al confronto con un altro riconoscimento attribuito dalla Regione agli operatori della sicurezza, ovvero il Premio Legalità e Sicurezza che viene assegnato a chi opera nel contrasto alle mafie, all’usura, alle truffe agli anziani e alla tutela del “made in Italy”. La delibera si chiude comunque con una “pacca sulle spalle” e un incitamento della Regione, giusto per non minimizzare il valore di queste onorificenze: «Risulta importante che venga comunque data idonea menzione e riconoscimento al maggior numero di azioni meritevoli di segnalazione da parte di operatori delle polizia locali, al fine di evidenziare all’opinione pubblica il livello di lotta alla criminalità e di tutela della sicurezza esistente sul territorio regionale». Senza medaglia sul petto. — Nicola Cesaro © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Domenica 23 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
TUTE BIANCHE Le protezioni indossate da infermieri e autisti del 118, che insieme ai volontari della Croce Rossa e della Croce Verde trasportano i pazienti all’Azienda Ospedaliera di Padova. Nell’unità operativa di Malattie Infettive i casi sospetti vengono sottoposti al tampone per accertare il contagio del Coronavirus
dale di San Bortolo, Vicenza.
GLI OSPEDALI Schiavonia resta blindato e chiuso: niente visite, niente interventi, niente prelievi. Sanitari e pazienti al momento sono risultati negativi, 200 i test effettuati. Per quelli che non vogliono andare a casa c’è la tendopoli della Protezione civile, 100 posti letto a fianco dell’ospedale dove trascorrere la quarantena. All’ospedale di Mirano saranno sterilizzati i reparti dove si è recato l’uomo risultato positivo, Pronto Soccorso e Geriatria.
UN PAESE ISOLATO L’ordinanza Speranza-Zaia emanata in serata conferma l’isolamento di Vo’ Euganeo: tolti farmacia, forno e supermercato tutte le altre attività restano chiuse, vengono sospese tutte le manifestazioni pubbliche, al lavoro fuori del Comune non si può più andare, solo i contadini possono continuare a coltivarsi l’orto. Per quanto questo isolamento? L’unica indicazione temporale è quella dell’incubazione del Covid-19: quattordici giorni. Ma la disposi-
zione non è così chiara. Il consiglio, a tutti, è di lavarsi le mani. La Regione attraverso l’Ulss fornirà dispencer con soluzioni idroalcoliche. I medici di base in tutto il Veneto lavoreranno anche il sabato e la domenica per finire consigli telefonici ai propri pazienti ed evitare di intasare i Pronto soccorso. Per dire: già ieri mattina a Dolo c’era una coda di novanta persone. Per Padova, intanto, è scattato l’appello: servono medici infettivologi, gli specialisti saranno richiamati dagli altri ospedali per far fronte alla mole di esami da eseguire. Fin qui le disposizioni concordate con Roma. Dopodiché sono scattate le decisioni autonome: da domani tutte le università, da Venezia a Padova, chiuse per una settimana, sospesi i campionati di volley minori, stop anche al rugby, mentre a messa si potrà evitare di scambiarsi il segno della pace e nessuno avrà da ridire. In quarantott’ore i veneti hanno scoperto cos’è la paura. Dietro l’angolo il rischio che si debba davvero chiudersi in casa. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
LA NUOVA QUOTIDIANITÀ 1) Dispenser di gel disinfettante in una pasticceria a Padova: l’invito degli esperti è a detergersi frequentemente le mani 2) Scaffali vuoti in una farmacia di Mestre: in questi giorni è scattata la corsa agli acquisti di medicinali e dispositivi 3) Controlli sanitari in Lombardia: anche lì il personale si protegge adeguatamente 4) Il cartello segnala il temporaneo esaurimento delle mascherine: si attendono nuove forniture per la settimana prossima
«Studenti, state a casa» Chiudono le università A Padova sospese le sessioni di esame `A Venezia niente lezioni a Ca’ Foscari Nelle residenze entra solo chi è registrato Bloccate biblioteche e tutte le aule studio
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LA DECISIONE PADOVA Il Coronavirus inchioda la voglia di studiare. Per evitare agglomerati di giovani e lunghe attese promiscue, l’Università di Padova con i suoi 61mila iscritti va in stand-by e sposta in avanti gli esami di una settimana. Sette giorni di stop, in via preventiva. Congelati gli appelli per il momento, poi si vedrà in rapporto all’andamento dell’emergenza. Così aveva anticipato ieri mattina il governatore del Veneto, Luca Zaia. Università chiuse, esami procrastinati. E non solo: nella città del Santo chiudono, a decorrenza immediata, anche le mense universitarie gestite dall’Esu (Ente per il diritto allo studio) e nelle residenze per fuori sede, sempre dell’Esu, è fatto divieto di entrare a chi non ha un posto letto assegnato e di mobilità tra una residenza e l’altra. L’Esu sbarra i cancelli anche di aule studio e biblioteche.
L’APPELLO
4 qui l’appello di Fontanesi ai produttori di mascherine: «Dare la precedenza nell’approvvigionamento, dopo gli ospedali e gli operatori sanitari, al canale delle farmacie, e in particolare a quelle delle regioni interessate in questo momento dalla circolazione del virus».
FEDERFARMA: «LAVARSI LE MANI NON TOCCARSI OCCHI NASO E BOCCA E DISINFETTARE LE SUPERFICI»
DIETRO IL BANCO Per quello che riguarda invece le necessità di informazioni da parte dei farmacisti su come comportarsi per gestire al meglio la situazione, Fontanesi dice di non aver avuto consiglio: «Per il momento non abbiamo avuto indicazioni da parte delle autorità, se i colleghi in Veneto debbano o meno utilizzare mascherine quando sono dietro al bancone e quale altre misure prendere per proteggersi, oltre a una più frequente disinfezione degli ambienti, che stiamo già attuando. Speriamo arrivino il prima possibile». Al.Va. © RIPRODUZIONE RISERVATA
“Care colleghe e cari colleghi docenti e del personale tecnico e amministrativo, care studentesse e cari studenti, abbiamo avuto la notizia di diversi casi di infezione da Coronavirus 19nCoV nella nostra provincia, una evoluzione che richiede grande attenzione e misure appropriate. Invito innanzitutto - ha scritto nelle ore scorse il magnifico rettore Rosario Rizzuto in una comunicazione interna a tutta la grande famiglia del Bo - l’intera comunità accademica è invitata a seguire con grande scrupolo le prescrizioni che l’unità di crisi regionale ha emanato, ed emanerà sulla base della evoluzione del contagio. Invito inoltre a estendere la vigilanza attiva che questo Ateneo ha messo in atto sin dall’esordio della malattia in Cina”. In particolare, resta attivo il numero di cellulare
NELLA CITTÀ DEL SANTO BLOCCATE ANCHE LE MENSE DELL’ESU ISTITUTO UN NUMERO TELEFONICO PER INFORMAZIONI
GIOVANI Studenti all’Università di Padova: da domani lezioni sospese anche negli altri atenei veneti
335/1008877 cui la comunità accademica può rivolgersi per informazioni o per eseguire il test diagnostico di infezione, in presenza di sintomi - febbre e tosse - o nel caso di potenziale contatto con soggetti portatori, non più quindi limitato ai viaggiatori di ritorno dalla Cina.
NUMERO DI TELEFONO Il rettore comunica che negli altri casi si raccomandano le seguenti misure di prevenzione, mutuate dalle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dalle linea indirizzo ministeriali: lavare spesso le mani con acqua e sapone o gel disinfettanti; quando si tossisce o starnutisce coprire la bocca e il naso con il gomito o fazzoletto usa e getta, lavandosi poi le mani; evitare il contatto con chiunque abbia febbre e tosse. Poi il professor Rizzuto entra nel vivo dell’organizzazione: “Riguardo alle attività accademiche, al fine di ridurre le possibilità di contagio ed agevolare gli studenti che abbiano difficoltà di spostamento, si dispone di rinviare alla settimana successiva gli esami già programmati per la settimana entrante, garantendo che date e scadenze del calendario accademico saranno adeguate di conseguenza. L’Ateneo è in continuo contatto con l’unità di crisi
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La richiesta Bond (Fi) «Controlli agli ambulanti cinesi» VENEZIA Il deputato bellunese Dario Bond (Fi) chiede al ministero della Salute di disporre controlli sanitari sui venditori ambulanti cinesi. «Molti di questi sono tornati dal Capodanno cinese e visto che il sistema dei controlli si è rivelato un colabrodo c’è la necessità di verificare le condizioni di queste persone». La richiesta di Bond è che il Governo invii una informativa ai Comuni perché autorizzino le vendite ambulanti o le fiere da parte di commercianti cinesi «solo dopo aver verificato che i loro test al coronavirus siano negativi». E in caso si rifiutino? «Chi non si sottopone ai controlli non dovrà avere l’autorizzazione alla vendita». © RIPRODUZIONE RISERVATA
e con i ministeri competenti, e provvederà ad aggiornare le misure oggi vigenti sulla base dell’evoluzione del contagio”. I rappresentanti degli studenti assicurano che verranno confermati gli appelli rimandati e che questa misura di prevenzione non inciderà sulle carriere dei singoli.
IN LAGUNA Idem succede nella veneziana Ca’ Foscari. “Al fine di ridurre le possibilità di contagio - osserva il rettore Michele Bugliesi - si dispone, secondo le indicazioni del presidente Luca Zaia e in coordinamento con le università del Veneto, la sospensione delle lezioni e degli esami in tutte le sedi dell’università, a Venezia, Mestre, Treviso e Roncade dal 24 al 29 febbraio compresi”. Biblioteche e aule studio saranno chiuse, a Venezia, da oggi al primo marzo. Il recupero delle lezioni e degli esami verrà comunicato quanto prima sul sito web di Ca’ Foscari e sui canali di comunicazione ufficiali. Per il personale tutto, docente e non docente di entrambi gli Atenei, le attività si svolgeranno regolarmente, fatte salve le ordinanze locali che vincolino la mobilità delle persone. Federica Cappellato © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Domenica 23 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza in Veneto
Assediati dal virus i casi salgono a 16 Grave un veneziano Dodici casi a Vo’, isolato il comune. Quattro `Mattarella telefona a Zaia. Il governatore: infettati nel Miranese, 3 sono operatori sanitari «Serve una gestione perfetta dell’emergenza»
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LA SITUAZIONE MARGHERA Si fa presto a dire: niente panico. È in Veneto che c’è stato il primo morto per coronavirus in Italia. È in un paese di 3400 anime, Vo’ Euganeo, poco distante da Padova, che al momento si registra l’epicentro del contagio con ben 12 contagiati compresa la vittima. Perché il numero dei contagiati in Veneto ieri sera è salito a 16. Gli altri 4 sono stati analizzati all’ospedale di Mirano: uno è un uomo di 67 anni residente a Mira e ora ricoverato in Rianimazione a Padova, gli altri tre sono operatori sanitari. E siamo ancora senza “paziente zero”, nome in codice per definire l’“untore”, la persona che ha portato il virus dalle nostre parti e l’ha fatta diffondere. Il governatore del Veneto ammette: «Sì, sono preoccupato - dice Luca Zaia che in mattinata ha ricevuto la telefonata del capo dello Stato Sergio Mattarella -. Dico anche che dobbiamo avere una gestione perfetta perché la mole delle richieste potrebbe essere tale da mandare in tilt gli ospedali». L’invito delle autorità è di non diffondere il panico. «Non c’è motivo di lanciare allarmismi», tenta di rassicurare il ministro pentastellato Federico D’Incà. Ma la verità è che, ancora, non c’è una cura. E quindi bisogna stare attenti: lavarsi sempre le mani, chiamare il medico di famiglia se si accusano febbre e problemi respiratori, usare fazzoletti usa e getta e nel caso starnutire dove non l’abbiamo mai fatto: nell’incavo del gomito. Intanto l’ospedale di Schiavonia resta blindato, a Vo’ Euganeo non si entra, non si esce e manco si va a messa, a Mira il consiglio è di evitare luoghi affollati e di non toccare occhi naso e bocca con le mani. L’ordinanza diffusa ieri dal ministro della Salute Roberto Speranza d’intesa con il governatore
Luca Zaia evoca un clima da guerra. O da peste ai tempi della Serenissima. La domanda è: basterà lavarsi le mani ed evitare i luoghi affollati per non venire contagiati?
IL GIALLO DEI 12 GIORNI L’emergenza veneta è scoppiata in un niente. Il pomeriggio di venerdì 21 febbraio si viene a sapere di due casi conclamati a Vo’ Euganeo. Tempo una manciata di ore e il più anziano dei due uomini, Adriano Trevisan, 77 anni, impresario edile, padre dell’ex sindaco del paese Vanessa, muore. I due si conoscevano, frequentavano lo stesso bar di fronte al municipio dove andavano a giocare a carte. E tutti e due erano stati ricoverati all’ospedale di Schiavonia. Appunto, perché hanno aspettato dodici giorni per fare il tampone al signor Trevisan? Francesca Russo, direttore del settore Prevenzione della Regio-
ne Veneto, spiega che le direttive erano chiare: il test del coronavirus andava fatto solo ai pazienti rientrati dalla Cina o che erano state a contatto con viaggiatori provenienti dal paese asiatico. «Abbiamo seguito le indicazioni dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità. E comunque non è certo il presiedente della Regione che fa le iniezioni o somministra i farmaci ai malati», puntualizza Zaia, memore della battaglia per far fare la quarantena volontaria anche agli scolari tornati dalla Cina, mentre con il M5s scoppia un’altra polemica sulle persone tornate dalla Cina senza sintomi di influenza alcuna. Tant’è, dopo il ricoverato e il decesso di venerdì, il sabato 22 febbraio si apre con il terzo caso accertato in Veneto, un uomo di Mira ricoverato all’ospedale di Dolo e poi trasferito, in condizioni preoccupanti, a Padova. Nel corso della giornata la lista sarà destinata ad allungarsi.
IL REPORT L’aggiornamento sui numeri e sulle prescrizioni da seguire viene fatto a Marghera, davanti alla sede della Protezione civile che funge da Unità di crisi per il Veneto. Solo che, a differenza di altre emergenze - l’alluvione del 2010, Vaia nel 2018, l’acqua alta nel novembre 2019 - stavolta i giornalisti vengono lasciati fuori. Dalle 9 del mattino alle 15 inoltrate aspettano che qualcuno aggiorni la situazione, mentre in giro per il Veneto ormai è psicosi, con sindaci che autonomamente annullano feste di Carnevale (Vicenza) e parroci che si interrogano se far scambiarsi il segno della pace a Messa. I primi aggiornamenti sono che, oltre ai due di Vo’ e a quello di Mira, ci sono altri 7 casi accertati. Tempo un paio d’ore e il totale sale a 12. Poi, in serata, l’aggiornamento: 16 casi in Veneto, contagiati anche tre operatori sanitari dell’ospedale dei Mirano. L’epicentro è il paese sui Colli Euganei: 12 casi, compresa la vittima. E in quei 12 ci sono la moglie e la figlia del defunto. E c’è un paziente che finisce in ospedale pur non avendo alcun sintomo: nien-
IL GIALLO Perché il virus di Vo’ è stato scoperto tardi? Per protocollo il test andava fatto solo a chi rientrava dalla Cina o a contatto con chi proveniva da lì Francesca Russo, Regione Veneto
La paura Le immagini
te tosse, niente febbre, niente raffreddore. Eppure risulta positivo al Covid-19.
GLI 8 CINESI Venerdì si era detto che Vo’ era China free. Ieri si è scoperto che nel paesello sui Colli c’è una comunità di cinesi, otto persone, che saltuariamente frequentavano anche i i bar dove il povero Trevisan giocava a carte. Effettuato il tampone: negativo. Non sono loro ad aver trasmesso l’infezione. Si aspettano gli esiti anche del militare americano che spontaneamente si è presentato all’ospe-
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Psicosi e caccia all’introvabile mascherina «Ma usala solo se pensi di essere malato» LE PROTEZIONI MESTRE L’ordinanza diffusa ieri sera dal ministro della Sanità e dal presidente della Regione del Veneto è chiara: “Usare la mascherina solo se sospetti di essere malato o assisti persone malate”. Significa che la mascherina serve per le persone malate che cercano di proteggere gli altri, non se stessi. Eppure la mascherina è l’oggetto più ricercato ormai da settimane. Nelle ultime ore, dopo la morte di un anziano a Vo’ Euganeo e gli altri undici casi di contagio conclamato tra i Colli e il
Veneziano, è scattata la caccia. Lo conferma il presidente di Federfarma Veneto, Alberto Fontanesi: «La corsa all’acquisto di mascherine nelle farmacie venete era stato piuttosto blanda fino a venerdì, ma nelle ultime ore la situazione è precipitata. Da sabato mattina abbiamo vi-
C’È QUELLA SEMPLICE USA E GETTA CON L’ELASTICO OPPURE QUELLA PROFESSIONALE CON LA VALVOLA
sto un’impennata folle delle vendite». Ieri i primi cinque clienti della farmacia di Fontanesi volevano tutti la stessa cosa: una mascherina. E pensare che per proteggersi serve a ben poco.
I MODELLI Esistono due tipi di mascherina. C’è quella semplice, con l’elastico o i laccetti, in tessuto usa e getta, che viene consegnata anche ai pazienti in ospedale e che serve per evitare la diffusione di contagio. Chi indossa la mascherina è infatti malato o presunto malato. Poi c’è la mascherina professionale, quella con la valvola: è
l’unica in grado di proteggere dal contagio e viene indossata infatti dal personale medico o, trovandola, dalla persone sane che vogliono evitare di ammalarsi. Ma da sola, neanche la mascherina con la valvola è sufficiente perché servirebbe anche la visiera per proteggere gli occhi, esattamente come fanno i sanitari dei reparti di Malattie Infettive.
I CONSIGLI Cosa fare, allora, per proteggersi? Se non si hanno sintomi, il consiglio del ministero della Salute è principalmente quello di lavarsi le mani. Le regole sono state ricordate anche nell’or-
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dinanza emanata ieri sera: lavarsi spesso le mani con acqua e sapone oppure con le soluzioni idroalcoliche. Solo che anche quelle sono andate a ruba, non se ne trovano quasi più. E ancora: evitare il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute, non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani, coprirsi bocca e naso se si starnutisce o tossisce, pulire le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol E infine, qualora non necessario, evitare luoghi chiusi e di aggregazione. L’ordinanza cerca anche di evitare la psicosi.
Ad esempio: prodotti made in China e i pacchi ricevuti dalla Cina non sono pericolosi. E può stare tranquillo chi in casa tiene canto o gatti: gli animali da compagnia - hanno specificato ministero e Regione - non diffondono il nuovo coronavirus.
L’APPELLO Tant’è, la convinzione per i più è che la mascherina comunque serva. Davanti all’ospedale di Schiavonia il consiglio della Protezione civile è di averla a prescindere e infatti i carabinieri che già venerdì sera avevano bloccato gli accessi la indossavano tutti. Resta il fatto che l’articolo adesso è introvabile. Di
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TUTE BIANCHE Le protezioni indossate da infermieri e autisti del 118, che insieme ai volontari della Croce Rossa e della Croce Verde trasportano i pazienti all’Azienda Ospedaliera di Padova. Nell’unità operativa di Malattie Infettive i casi sospetti vengono sottoposti al tampone per accertare il contagio del Coronavirus
dale di San Bortolo, Vicenza.
GLI OSPEDALI Schiavonia resta blindato e chiuso: niente visite, niente interventi, niente prelievi. Sanitari e pazienti al momento sono risultati negativi, 200 i test effettuati. Per quelli che non vogliono andare a casa c’è la tendopoli della Protezione civile, 100 posti letto a fianco dell’ospedale dove trascorrere la quarantena. All’ospedale di Mirano saranno sterilizzati i reparti dove si è recato l’uomo risultato positivo, Pronto Soccorso e Geriatria.
UN PAESE ISOLATO L’ordinanza Speranza-Zaia emanata in serata conferma l’isolamento di Vo’ Euganeo: tolti farmacia, forno e supermercato tutte le altre attività restano chiuse, vengono sospese tutte le manifestazioni pubbliche, al lavoro fuori del Comune non si può più andare, solo i contadini possono continuare a coltivarsi l’orto. Per quanto questo isolamento? L’unica indicazione temporale è quella dell’incubazione del Covid-19: quattordici giorni. Ma la disposi-
zione non è così chiara. Il consiglio, a tutti, è di lavarsi le mani. La Regione attraverso l’Ulss fornirà dispencer con soluzioni idroalcoliche. I medici di base in tutto il Veneto lavoreranno anche il sabato e la domenica per finire consigli telefonici ai propri pazienti ed evitare di intasare i Pronto soccorso. Per dire: già ieri mattina a Dolo c’era una coda di novanta persone. Per Padova, intanto, è scattato l’appello: servono medici infettivologi, gli specialisti saranno richiamati dagli altri ospedali per far fronte alla mole di esami da eseguire. Fin qui le disposizioni concordate con Roma. Dopodiché sono scattate le decisioni autonome: da domani tutte le università, da Venezia a Padova, chiuse per una settimana, sospesi i campionati di volley minori, stop anche al rugby, mentre a messa si potrà evitare di scambiarsi il segno della pace e nessuno avrà da ridire. In quarantott’ore i veneti hanno scoperto cos’è la paura. Dietro l’angolo il rischio che si debba davvero chiudersi in casa. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
LA NUOVA QUOTIDIANITÀ 1) Dispenser di gel disinfettante in una pasticceria a Padova: l’invito degli esperti è a detergersi frequentemente le mani 2) Scaffali vuoti in una farmacia di Mestre: in questi giorni è scattata la corsa agli acquisti di medicinali e dispositivi 3) Controlli sanitari in Lombardia: anche lì il personale si protegge adeguatamente 4) Il cartello segnala il temporaneo esaurimento delle mascherine: si attendono nuove forniture per la settimana prossima
«Studenti, state a casa» Chiudono le università A Padova sospese le sessioni di esame `A Venezia niente lezioni a Ca’ Foscari Nelle residenze entra solo chi è registrato Bloccate biblioteche e tutte le aule studio
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LA DECISIONE PADOVA Il Coronavirus inchioda la voglia di studiare. Per evitare agglomerati di giovani e lunghe attese promiscue, l’Università di Padova con i suoi 61mila iscritti va in stand-by e sposta in avanti gli esami di una settimana. Sette giorni di stop, in via preventiva. Congelati gli appelli per il momento, poi si vedrà in rapporto all’andamento dell’emergenza. Così aveva anticipato ieri mattina il governatore del Veneto, Luca Zaia. Università chiuse, esami procrastinati. E non solo: nella città del Santo chiudono, a decorrenza immediata, anche le mense universitarie gestite dall’Esu (Ente per il diritto allo studio) e nelle residenze per fuori sede, sempre dell’Esu, è fatto divieto di entrare a chi non ha un posto letto assegnato e di mobilità tra una residenza e l’altra. L’Esu sbarra i cancelli anche di aule studio e biblioteche.
L’APPELLO
4 qui l’appello di Fontanesi ai produttori di mascherine: «Dare la precedenza nell’approvvigionamento, dopo gli ospedali e gli operatori sanitari, al canale delle farmacie, e in particolare a quelle delle regioni interessate in questo momento dalla circolazione del virus».
FEDERFARMA: «LAVARSI LE MANI NON TOCCARSI OCCHI NASO E BOCCA E DISINFETTARE LE SUPERFICI»
DIETRO IL BANCO Per quello che riguarda invece le necessità di informazioni da parte dei farmacisti su come comportarsi per gestire al meglio la situazione, Fontanesi dice di non aver avuto consiglio: «Per il momento non abbiamo avuto indicazioni da parte delle autorità, se i colleghi in Veneto debbano o meno utilizzare mascherine quando sono dietro al bancone e quale altre misure prendere per proteggersi, oltre a una più frequente disinfezione degli ambienti, che stiamo già attuando. Speriamo arrivino il prima possibile». Al.Va. © RIPRODUZIONE RISERVATA
“Care colleghe e cari colleghi docenti e del personale tecnico e amministrativo, care studentesse e cari studenti, abbiamo avuto la notizia di diversi casi di infezione da Coronavirus 19nCoV nella nostra provincia, una evoluzione che richiede grande attenzione e misure appropriate. Invito innanzitutto - ha scritto nelle ore scorse il magnifico rettore Rosario Rizzuto in una comunicazione interna a tutta la grande famiglia del Bo - l’intera comunità accademica è invitata a seguire con grande scrupolo le prescrizioni che l’unità di crisi regionale ha emanato, ed emanerà sulla base della evoluzione del contagio. Invito inoltre a estendere la vigilanza attiva che questo Ateneo ha messo in atto sin dall’esordio della malattia in Cina”. In particolare, resta attivo il numero di cellulare
NELLA CITTÀ DEL SANTO BLOCCATE ANCHE LE MENSE DELL’ESU ISTITUTO UN NUMERO TELEFONICO PER INFORMAZIONI
GIOVANI Studenti all’Università di Padova: da domani lezioni sospese anche negli altri atenei veneti
335/1008877 cui la comunità accademica può rivolgersi per informazioni o per eseguire il test diagnostico di infezione, in presenza di sintomi - febbre e tosse - o nel caso di potenziale contatto con soggetti portatori, non più quindi limitato ai viaggiatori di ritorno dalla Cina.
NUMERO DI TELEFONO Il rettore comunica che negli altri casi si raccomandano le seguenti misure di prevenzione, mutuate dalle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dalle linea indirizzo ministeriali: lavare spesso le mani con acqua e sapone o gel disinfettanti; quando si tossisce o starnutisce coprire la bocca e il naso con il gomito o fazzoletto usa e getta, lavandosi poi le mani; evitare il contatto con chiunque abbia febbre e tosse. Poi il professor Rizzuto entra nel vivo dell’organizzazione: “Riguardo alle attività accademiche, al fine di ridurre le possibilità di contagio ed agevolare gli studenti che abbiano difficoltà di spostamento, si dispone di rinviare alla settimana successiva gli esami già programmati per la settimana entrante, garantendo che date e scadenze del calendario accademico saranno adeguate di conseguenza. L’Ateneo è in continuo contatto con l’unità di crisi
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La richiesta Bond (Fi) «Controlli agli ambulanti cinesi» VENEZIA Il deputato bellunese Dario Bond (Fi) chiede al ministero della Salute di disporre controlli sanitari sui venditori ambulanti cinesi. «Molti di questi sono tornati dal Capodanno cinese e visto che il sistema dei controlli si è rivelato un colabrodo c’è la necessità di verificare le condizioni di queste persone». La richiesta di Bond è che il Governo invii una informativa ai Comuni perché autorizzino le vendite ambulanti o le fiere da parte di commercianti cinesi «solo dopo aver verificato che i loro test al coronavirus siano negativi». E in caso si rifiutino? «Chi non si sottopone ai controlli non dovrà avere l’autorizzazione alla vendita». © RIPRODUZIONE RISERVATA
e con i ministeri competenti, e provvederà ad aggiornare le misure oggi vigenti sulla base dell’evoluzione del contagio”. I rappresentanti degli studenti assicurano che verranno confermati gli appelli rimandati e che questa misura di prevenzione non inciderà sulle carriere dei singoli.
IN LAGUNA Idem succede nella veneziana Ca’ Foscari. “Al fine di ridurre le possibilità di contagio - osserva il rettore Michele Bugliesi - si dispone, secondo le indicazioni del presidente Luca Zaia e in coordinamento con le università del Veneto, la sospensione delle lezioni e degli esami in tutte le sedi dell’università, a Venezia, Mestre, Treviso e Roncade dal 24 al 29 febbraio compresi”. Biblioteche e aule studio saranno chiuse, a Venezia, da oggi al primo marzo. Il recupero delle lezioni e degli esami verrà comunicato quanto prima sul sito web di Ca’ Foscari e sui canali di comunicazione ufficiali. Per il personale tutto, docente e non docente di entrambi gli Atenei, le attività si svolgeranno regolarmente, fatte salve le ordinanze locali che vincolino la mobilità delle persone. Federica Cappellato © RIPRODUZIONE RISERVATA
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L’emergenza Covid-19
Il Consiglio dei Ministri straordinario con Conte che si è svolto ieri a Roma negli uffici della Protezione Civile (Foto: LaPresse/Palazzo Chigi)
IL CASO ROMA Il coprifuoco in molti comuni del lombardi è già una realtà, ma ora le transenne, i posti di blocco e il divieto di circolazione indicano quei luoghi come epicentro del coronavirus e gli accessi verranno presidiati da militari e polizia. Nella interminabile riunione del consiglio dei ministri, iniziata di fatto in mattinata con il vertice nella sede della Protezione civile, si è discusso a lungo per individuare la zona ad alto rischio. Un perimetro che con il passare delle ore, si è ristretto, allungato e poi ancora circoscritto, a seconda delle notizie di nuovi contagi e della provenienza dei contagiati. Alla fine si è deciso di individuare l’area del «focolaio» in dieci comuni del lodigiano e nel comune del padovano di Vo Euganeo che verranno isolati e i cittadini sottoposti a tampone. «Misure di contenimento» - spiega Conte - per evitare che possibili contagiati si allontanino, come invece ha fatto una famiglia che ha lasciato Codogno e si è recata a Montefusco (Avellino), dove è stata individuata e sottoposta a quarantena.
LE MISURE Stretto tra l’esigenza di contenere quanto più possibile il contagio, tutelare «il bene della salute» e l’intenzione di non generare ulteriore ansia con le misure da predisporre per ordinanza e decreto, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte prima di riunire i ministri ha più volte parlato con i presidenti di Lombardia e Veneto, Attilio Fontana e Luca Zaia, e con il capo della Protezione civile Angelo Borrelli al quale ha dato rassicurazioni sulle caserme individuate in caso di emergenza. Un lavoro di conoscenza e interpello che Conte - in inusuale tenuta operativa senza giacca e cravatta ma con maglioncino - ha fatto coinvolgendo non solo le amministrazioni locali interessate, ma anche i leader dei partiti di opposizione ai quali sono state illustrate le misure che si intende adottare. «Una decisione che è stata presa per avere la massima condivisione possibile su provvedimenti che andranno ad impattare direttamente sulla vita di migliaia di cittadini», si fa sapere da palazzo Chigi e che è in perfetta linea con quanto auspicato dal presidente della Repubblica Sergio Matta-
L’ESECUTIVO ILLUSTRA I PROVVEDIMENTI AI PARTITI D’OPPOSIZIONE: «VOGLIAMO LA MASSIMA CONDIVISIONE»
Decreto contro il Coronavirus vietato uscire dai paesi-focolaio Vertice di governo alla Protezione civile per le misure `Una famiglia viola la quarantena: in fuga verso urgenti. Stanziate risorse per le imprese danneggiate il Sud. Mattarella: «Serve unità e responsabilità»
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La circolare Polizia stradale, nel Varesotto sospeso l’uso dell’etilometro Sospesol’usodell’etilometroin provinciadiVarese.Conuna circolarechehaperoggetto “Emergenzacoronavirus”il vicequestoreaggiuntoMarco Bragazzihadatoindicazionealla poliziastradaledievitarel’uso delleapparecchiature.«Aseguito deirecenticontagiavvenutiin Lombardia-sileggenella circolare-sidisponeconeffetto immediatolasospensioneditutti gliaccertamenticon apparecchiatureetilometrichee persostanzepsicotrope.Si disponealtresìchelepattuglie limitinoilpiùpossibileilcontatto congliutentiechesianodotatedi guantiemascherine».
Il paziente zero non si trova più difficile fermare il contagio IL CASO ROMA Ci sono due importanti focolai a Codogno e a Vo’ Euganeo, ma non c’è neanche un paziente zero. In questo modo è impossibile fermare il contagio. E questo ha reso necessarie misure di limitazione della vita quotidiana senza precedenti nelle aree coinvolte. Ma potrebbe non bastare, perché senza un quadro preciso su come il Sars-CoV-2 sia arrivato nelle province di Lodi e di Padova, non è possibile ricostruire tutti i contatti e tutti i potenziali contagiati.
SCENARI Partiamo da Codogno. Quando il trentottenne finito in terapia intensiva con la polmonite è risultato positivo al test sul coronavirus, si è pensato che a contagiarlo fosse stato un amico, un dirigente di un’azienda della vicina provincia di Piacenza, che è tornato il 21 gennaio dalla Cina. Questo scenario avrebbe semplificato il lavoro delle autorità sanitarie: sarebbe stato un punto di partenza, anche se i protagonisti di questa storia hanno entrambi una vita sociale molto intensa (sport, cene, riunioni). Ma il primo test sul manager è stato negativo e dall’isolamento dell’Ospedale Sacco ha spiegato:
ca utilità, sospendere manifestazioni, chiudere scuole, impedire eventi, persino le gite scolastiche. In un successivo decreto verranno previsti aiuti economici alle attività economiche che saranno costrette alla temporanea chiusura, sulla falsariga di quanto già disposto per i comuni terremotati del centro Italia. Ieri nei comuni lombardi di Codogno, Castiglione d’Adda, Casalpusterlengo, Fombio, Maleo, Somaglia, Bertonico, Terranova dei Passerini, Castelgerundo e San Fiorano, è stato il primo giorno di “coprifuoco”. I residenti sono stati invitati dai loro sindaci a non uscire di casa. Una disposizione voluta dal Ministero della Salute. Restano aperti solo i negozi con i generi di prima necessità e le farmacie. Marco Conti Giuseppe Scarpa
rella che ha invitato il Paese a rispondere all’emergenza con responsabilità e unità. «Confido che senso di responsabilità e unità di impegno - scrive il Capo dello Stato nella nota diffusa dal Quirinale - assicurino la migliore e più efficace risposta a tutela della salute dei nostri concittadini». Mattarella si dice vicino alle famiglie dei colpiti e alle comunità e ringrazia medici, personale sanitario, ricercatori, «donne e agli uomini della Protezione civile e delle Forze armate». Dopo l’ordinanza del ministero della Salute guidato da Roberto Speranza, che obbliga alla quarantena coloro che hanno avuto contatti con persone infette, il decreto mette a punto una serie di misure speciali atte a contenere il virus e che permettono ai ministri competenti di intervenire d’imperio per chiudere o tenere aperti esercizi di pubbli-
«Dicono che sono il paziente zero, ma non mi trovano niente». Si è pensato: non ci sono più tracce del coronavirus perché è guarito, ma era contagioso quando è andato a cena con il trentottenne di Codogno. Infittisce il mistero anche il fatto che è risultato positivo il cognato del
IL MANAGER DI PIACENZA NON È STATO IL PRIMO A CONTRARRE IL VIRUS: ORA NON SI PUÒ RISALIRE A TUTTI GLI INFETTATI
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Carabinieri del NAS e personale medico prelevano dalla loro casa di Castiglione d’Adda i genitori di uno dei contagiati dal coronavirus
manager tornato dalla Cina. Sono stati chiesti allo Spallanzani esami più sofisticati sugli anticorpi, che aiutano a capire se ci sia stato il passaggio del Sars-CoV-2. Ieri sera è arrivato l’esito, che ha spazzato via ogni certezza. Il viceministro della Salute, Pier Paolo Sileri: «Dai test effettuati è emerso che non ha sviluppato gli anticorpi. Non può essere lui. Ora andrà chiaramente ricercato chi è il paziente zero». L’assessore regionale alla Sanità della Lombardia, Giulio Gallera: «Ci sono altre piste, su cui sono in corso delle verifiche, che puntano su altri tre o quattro pazienti che erano in pronto soccorso quando vi è andato il
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38enne e che poi sono risultati positivi al test sul coronavirus. Forse dovremmo ripartire da loro». Un rompicapo, ma la sintesi è che c’è una quarantina di contagiati, tutti nella Bassa Lodigiana, ma non sappiamo come sia arrivato da quelle parti il coronavirus. E siamo in un territorio che ha contatti quotidiani con Milano, ma anche con la vicina Piacenza, dunque il contagio potrebbe avere preso mille rivoli. Non sta andando meglio l’indagine in provincia di Padova. A Vo’ Euganeo due anziani, che frequentavano lo stesso bar, sono risultati positivi, uno di loro è morto l’altra sera. Chi li ha contagiati? Nessuno dei due è mai
stato in Cina, nessuno dei due ha parenti o amici che abbiano viaggiato nelle aree a rischio. Diversamente da quanto era stato detto a caldo, in paese c’è una piccola comunità cinese, formata da otto persone. Ieri sono stati tutti portati in ospedale per i test sul coronavirus. Ma a Mira, in provincia di Venezia, è stato segnalato un altro caso, il dodicesimo per il Veneto. Il paziente è stato ricoverato in rianimazione, ma apparentemente non ci sono legami con il gruppo di Vo’ Euganeo, il paese che è stato isolato dopo che sono emersi altri casi oltre a quelli iniziali. Due focolai, nessun paziente zero. Così la prevenzione è complicata. E ieri a Roma sono stati posti in isolamento domiciliare due dipendenti della multinazionale in cui lavorava il trentottenne di Codogno. M.Ev. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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L’allarme globale
le conseguenze negli ospedali
Infettivologia in crisi l’Azienda chiede rinforzi Reparto sotto pressione, la Regione a caccia di personale Il personale in agitazione: «Impreparati all’emergenza»
Infermieri con mascherina in Azienda Ospedaliera PADOVA. «Il reparto di infetti-
vologia dell’azienda ospedaliera di Padova in questo momento è quello più sotto pressione, stiamo cercando di recuperare personale anche da altre Usl per dare supporto a Padova». Lo annuncia l’assessore alla Sanità della Regione Veneto Manuela Lanzarin parlando al termine di un vertice organizzato nel veneziano. «Ci sono mol-
te persone in attesa, preoccupate», continua Lanzarin, «per cui stiamo cercando personale dalle altre Usl che non hanno casi o comunque non sono in situazione di emergenza». Intanto la situazione in via Giustiniani, ma anche in via Facciolati, è di grande apprensione: all’ingresso di ogni reparto ci sono confezioni di mascherine chirurgi-
che, ma il personale ospedaliero non nasconde la propria preoccupazione. C’è chi è seriamente in agitazione per i parenti e amici che ogni giorno entrano a decine, e che sono tutti potenziali portatori di virus che entrano all’interno di una struttura sanitaria. C’è chi si chiede come sia possibile che da un giorno all’altro si sia passati da uno stato di assoluta serenità ad uno di crisi: a tutti (dottori, infermieri, os, addetti alle pulizie) è stato consigliato di portare sempre la mascherina per limitare le possibilità di contagio, e di adottare tutte le misure di prevenzione che nell’ultimo periodo sono state diffuse dall’Organizzazione mondiale della sanità, dall’Istituto superiore di sanità e dal ministero. Ancora, c’è chi dice che sì, l’azienda ospedaliera ha inviato il fascicolo con alcune indicazioni da adottare in via precauzionale, ma mancano quelle su come gestire l’emergenza. «In verità a noi alcune informative sono arrivate
dall’Usl», spiega Stefania Mariotto, dirigente del sindacato di infermieri Nursing up, «e anche i dispositivi di sicurezza su come gestire l’arrivo di pazienti contagiati. I colleghi di Schiavonia, in particolare, ora sono più tranquilli perché il test ha dato esito negativo. In queste situazioni ovviamente non si è mai sereni, ma fa anche parte del nostro mestiere». Ad Abano, invece, per il momento l’allarme coronavirus non ha prodotto ripercussioni sul Pronto Soccorso e nessuna psicosi. Gli accessi sono nella norma nonostante la chiusura dell’ospedale di Schiavonia. Ai medici è giunta solamente una telefonata di chiarimenti, che è però stata smistata su Padova. Per il momento quindi il Poli-
Nessuna ripercussione ad Abano: gli accessi al pronto soccorso sono quelli di sempre clinico aponense sta passando indenne in momento difficile, ma è ipotizzabile che ci potranno essere picchi di accessi nei prossimi giorni. La direzione invita i pazienti a recarsi in Pronto Soccorso solamente per casi strettamente necessari onde quindi evitare di creare situazioni di emergenza. Ma anche per evitare di entrare eventualmente in contatto con soggetti che potrebbero accusare determinate patologie. — Silvia Quaranta Federico Franchin
la strategia dell’usl
Corsi di formazione e sorveglianza continua su chi torna dalla Cina PADOVA. Corsi di formazione
per preparare al meglio i medici sull’emergenza coronavirus. L’Usl di Padova sta mettendo in campo tutti i mezzi per fronteggiare il nuovo scenario. «Faremo corsi ai medici della sanità pubblica interessati, in particolare a quelli di medicina generale, su come comportarsi con una persona che ha sintomi tipo influenzali e viene dalla Cina o è stata in contatto con persone provenienti dalla Cina», spiega Lorena Gottardello, dirigente dell’Ufficio Igiene e Sanità Pubblica. «Ci stiamo preparando a 360°. Abbiamo fatto scorta di mascherine, tute, camici e occhiali protettivi». L’Usl sta inoltre svolgendo tutta l’attività di sorveglianza delle persone tornate dal paese asiatico, che per due settimane rimangono sotto controllo. «Telefoniamo a casa loro quotidianamente. Qualora si dovessero presentare sintomi, applichiamo le procedure previste». Tutti i medici di base ieri hanno ricevuto schede di valutazione per la diagnosi differenziale. «In base a diversi parametri come la cartella clinica del paziente, il contatto con paesi a rischio o con casi accertati o sospetti, si fa una valutazione e si decide come agire», spiega Dome-
nico Crisarà, segretario regionale della Federazione dei medici di medicina generale. «Bisogna evitare gli assembramenti. Se una persona ha la febbre superiore a 37.5 con sintomi influenzali non vada al pronto soccorso ma chiami il medico di base che a seconda della scheda di valutazione deciderà il da farsi. Qualora si sospettasse un caso di coronavirus si richiederà l’attivazione del 118 per la valutazione domiciliare». Intanto la preccupazione si diffonde. «Per tutta la notte abbiamo ricevuto telefonate di persone che nei giorni scorsi sono state all’ospedale di Schiavonia. Ma bisogna stare tranquilli e parlare con il proprio medico». A Padova ad accusare sintomi influenzali dopo il ritorno dalla Cina sono state circa una cinquantina di persone nell’ultimo mese. Tutti, sottoposti a tampone, sono risultati negativi. L’Usl, inoltre, ha mandato una circolare ad asili, scuole elementari, medie e superiori perché agli studenti tornati dalla Cina venisse suggerito un periodo di due settimane a casa. «In tutto ne abbiamo monitorati una ventina, cinesi e non. Nessuno di questi fortunatamente ha accusato alcun sintomo». — A.F.
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L’allarme globale
Stop a Carnevale e carri a Padova Caos mascherine nelle farmacie Deciso il rinvio di molti eventi, ogni sindaco opera in autonomia Disdette nei ristoranti e saltano le serate nei locali notturni Claudio Malfitano PADOVA. Rinviati gli eventi di Carnevale, esaurite mascherine e boccette di disinfettante nelle farmacie, disdette nei ristoranti e scaffali vuoti in alcuni supermercati, persino il rinvio di alcune serate nei locali. Scene di ordinaria psicosi da Coronavirus. Anche se la maggior parte dei padovani sta vivendo con la giusta misura questo momento d’allerta, non sono mancati in città alcuni eccessi. A tenere sotto controllo la situazione è il prefetto Renato Franceschelli che ie-
A Piazzola non si farà il mercato antiquariato Niente assemblea dell’Azione cattolica ri per tutto il giorno è rimasto in contatto con le autorità e le forze dell’ordine. Stamattina alle 11 è in programma un incontro con il presidente della Provincia Fabio Bui, il direttore generale dell’Usl e i 102 sindaci del Padovano. STOP AI CARRI IN PRATO
Rinviate di una settimana le iniziative del Carnevale a Padova: questo pomeriggio niente carri in Prato e neppure sfilate di gruppi in centro. «È una decisione prudenziale, visto che le linee guida della Regione consigliano di evitare luoghi chiusi e di aggregazione»,
spiega il sindaco Sergio Giordani che spera di recuperare tutto domenica prossima: «Valuteremo l’evolversi della situazione e decideremo». Un appello a rinviare era arrivato in mattinata dal consigliere comunale leghista Alain Luciani, ma prima di prendere una decisione il primo cittadino ha atteso le indicazioni regionali. LE CHIUSURE IN PROVINCIA
Decine le iniziative saltate in provincia. Ogni sindaco ha agito in autonomia attraverso ordinanze. Stop alla festa di Carnevale invece ieri sera a Curtarolo. A Tombolo annullate tutte le manifestazioni pubbliche sino a martedì. Salta pure il carnevale di Marsango a Campo San Martino e quello di Sant’Angelo di Piove. A Vigodarzere stop alla festa in patronato a Tavo e alla cena a Saletto. Monselice ha azzerato iniziative carnevalesche e concerti al Parco Buzzaccarini per tutta la settimana. Salta anche il carnevale di San Domenico a Selvazzano. Tutto annullato anche ad Este, così come a Baone, Tribano, Cartura, Bagnoli, Arre e Bovolenta. Nessuna decisione è stata presa sul Carnevale del Veneto di Casale. Sul versante Carnevale però c’è chi, come Vigonza, conferma feste e coriandoli a Codiverno, Pionca e Perarolo, e pure lo spettacolo sold out di Cristicchi al Quirino De Giorgio. Tirano dritto, al momento, anche Saonara e Ponte San Nicolò. Limena conferma sfilata e
trasporto pubblico
Autobus sanificati Presto i dispenser di disinfettante Nella notte tra venerdì e sabato sono stati “sanificati” tutti i 300 autobus di BusItalia, compresi i 18 tram. A tutti i 450 autisti sono stati consegnati altrettanti kit, che sono quelli consigliati dal Ministero, con all’interno le mascherine, un gel disinfettante, un paio di guanti e le istruzioni per l’uso. L’azienda ha però dato indicazione di non usare la mascherina alla guida del bus, ma di metterla solo in caso di emergenza. Alcuni autisti, invece, l’hanno indossata ugualmente. Intanto sino a mercoledì prossimo sono sospese le fermate di Schiavonia e Vò (nuovo capolinea è quello di Zovon di Vò). «Abbiamo ricevuto una lettera da parte dell’azienda con tutte le spiegazioni», racconta Pietro Casalino, autista e sindacalista della Faisa. Anche il presidente Andrea Ragona invita alla prudenza e alla cautela: «Stiamo adottando tutte le misure consigliate dal Ministero», spiega. È possibile anche che, nei prossimi giorni, l’azienda installi su molti mezzi dei dispenser di disinfettante per le mani. F.PAD.
festa di carnevale e pure l’apertura del cinema. Tra le iniziative importanti che saltano, a Piazzola oggi non ci sarà il tradizionale mercato dell’antiquariato: ieri è partito l’avviso agli 800 espositori coinvolti. Anche Legnaro sospende il mercatino “vintage”. Ad Agna stop alle attività del circolo Noi, a Brugine saltata la consegna delle tessere elettorali ai neodiciottenni. A Conselve l’Avis ha sospeso l’assemblea dei soci. A Rubano è saltata anche l’assemblea diocesana dell’Azione cattolica. Fronte servizi acqua e rifiu-
ti: Etra chiude gli sportelli, e così fa Sesa e Gestione Ambiente, uffici chiusi al pubblico fino a data da destinarsi; Acquevenete chiude domani, martedì aperti gli sportelli solo a Monselice e Rovigo. FARMACIE E ALIMENTARI
Sono i farmacisti i più bersagliati dalla psicosi Coronavirus. In tanti infatti hanno tentato di acquistare le “famigerate” mascherine e l’indispensabile gel igienizzante per le mani. Prodotti che ormai sono esauriti quasi ovunque. «Decine e decine di richieste per tut-
to il giorno – conferma Stefano Grigoletto, ex assessore e titolare di una farmacia alla Guizza – Negli ultimi dieci giorni abbiamo venduto oltre 250 mascherine, esaurendo le scorte. Dovrebbero tornare ad essere disponibili da martedì. Più che le mascherine, che servono solo nei punti di grosse aggregazioni come negli ospedali, è importante esporre le indicazioni della Regione: lavarsi bene le mani è fondamentale». Anche nei supermercati è stata caccia a mascherine e gel igienizzante. Si registra anche
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Paese chiuso per coronavirus «Messe, fedeli dispensati» Ordinanza del sindaco: serrande abbassate per cinquanta tra bar e ristoranti Tremila persone stanno aspettando di essere sottoposte al tampone
Claudio Baccarin
A sinistra in alto dispenser davanti a un negozio, sotto il kit per BusItalia, ospedalieri, e carabinieri davanti a Schiavonia
una richiesta più alta dei prodotti di prima necessità, con qualcuno che ha addirittura pensato di fare scorta. «Siamo preoccupati perché a parte i supermercati notiamo una diminuzione dei consumi. Se il virus si propaga a questa velocità, il commercio potrebbe avere un contraccolpo pesantissimo», osserva Massimiliano Pellizzari, presidente dell’Acc, associazione commercianti del centro. RISTORANTI E SERATE
Ci sono stati anche casi di disdette nei ristoranti, soprattut-
to nell’area dei Colli: «Sono timori infondati – sottolinea Filippo Segato dell’Appe – Nei ristoranti c’è una maggiore igiene rispetto a qualsiasi altro luogo pubblico. E il virus non si trasmette attraverso il cibo». Anche alcune serate nei locali sono saltate, come la festa di Carnevale in programma ieri sera al “Big” di via Armistizio: «Misura precauzionale ma abbiamo il dovere di essere prudenti», spiegano i gestori. — (ha collaborato Silvia Bergamin) © RIPRODUZIONE RISERVATA
VO’ EUGANEO. Un paese sospeso. L’ordinanza emanata ieri mattina dal sindaco Giuliano Martini, alla luce dei due casi di coronavirus accertati in paese, ha di fatto paralizzato la vita della comunità, che conta 3 mila 300 abitanti. «È tutto tranquillo - rassicura il primo cittadino - Appena ho ricevuto i dati ufficiali in ordine ai due casi rilevati ho provveduto a firmare il provvedimento volto a evitare la diffusione del contagio». L’ordinanza del sindaco sospende infatti, fino a nuovo ordine, tutte le attività commerciali, «ad esclusione di quelle di pubblica utilità, alimentari e farmacia, e dei servizi essenziali». «Già in mattinata - racconta il sindaco Martini - insieme a due agenti della Polizia provinciale ho compiuto un sopralluogo nei negozi per informare chi non fosse a conoscenza dell’ordinanza di chiusura e per verificare l’applicazione del provvedimento». Una cinquantina tra bar e ristoranti sono stati costretti a tenere le serrande abbassate. Sono sospese tutte le attività lavorative, ad eccezione dei servizi essenziali. Fino a nuovo ordine restano chiuse tutte le scuole; i bus salteranno le fermate di Vo’. Già alle 18 di venerdì il primo cittadino aveva convocato in municipio la giunta e i consiglieri comunali. Intanto il numero dei contagiati è salito a undici. I tre medici di base del paese sono stati accompagnati in ospedale a fare dei controlli. Una nota è stata diffusa via Fb, nel tardo pomeriggio dall’assessore Mauro Facchin. «Cerchiamo di raccogliere più infor-
La piazza del municipio di Vo’. Ieri chiuse tutte le attività (PIRAN)
mazioni possibili e proviamo continuamente ad avere contatti per il da farsi. Invitiamo a non diffondere notizie false o di poca affidabilità». Per quanto riguarda i tamponi a cui saranno sottoposti tutti i residenti a Vo’, «stiamo aspettando notizie», precisa la nota della giunta, dal distretto sanitario, dato che è l’unico ente che può avviare la procedura. Cerchiamo di mantenere la calma e di attenerci all’ordinanza». In attesa di novità positive è anche il parroco dell’Unità pastorale di Vo’, don Mario Gazzillo, che ieri è rimasto chiuso in casa. L’ordinanza del sindaco ordina infatti la sospensione di «tutte le manifestazioni pubbliche di qualsiasi natura, comprese le cerimonie religiose». «Sono stato informato dell’emergenza coronavirus - ricorda don Mario - venerdì dopo la messa delle 18.30.
Per me è stato un vero fulmine a ciel sereno». Oggi, ovviamente, non verrà celebrata alcuna funzione. «I fedeli ivi residenti - ha puntualizzato in una nota il vicario generale don Giuliano Zatti - sono dispensati dal precetto di partecipare alla santa messa e si raccomanda loro, personalmente o in famiglia, di dedicare un tempo adeguato
Clienti al market ma senza panico Guanti e protezioni per le commesse alla preghiera». Ora resta da capire Segue la situazione con apprensione Fabio Nastasio, responsabile del ristorante “Se dici T” di via Marconi. «Ci siamo adeguati naturalmente - conferma Nastasio - all’ordinanza del sin-
daco, ma nessuno ci sa dire quanto tempo dovremo restare chiusi. Venerdì sera hanno cenato da noi una trentina di persone, un’altra decina ha disdetto la prenotazione. Purtroppo quest’emergenza cade in un periodo particolare come quello di Carnevale: per martedì avevamo un bel numero di tavoli prenotati. Certo, ci auguriamo che la situazione si risolva al più presto: anche perché abbiamo parecchie provviste in frigorifero». «Oggi (ieri, ndr) abbiamo lavorato regolarmente - spiega Chetti Scarperiolo dal supermercato TTB di via Marconi - Certo, da noi si parla solo del coronavirus, ma i clienti sono arrivati con tranquillità, senza farsi prendere dal panico. Qualcuno ha fatto un po’ di provvista di beni essenziali, come carne ed acqua, ma senza esagerare. Noi, come lavoratrici del supermercato, ci siamo attrezzate con mascherine e guanti. Come andrà nei prossimi giorni? Confidiamo nella professionalità di chi deve tutelare la nostra salute». Alessio Turetta, consigliere comunale della lista Futuro e Tradizione per Vo’, è rimasto in municipio per l’intera giornata. «Anch’io - racconta - mi sono adeguato all’ordinanza del sindaco. Il locale Beer Brothers, che gestisco, è rimasto giustamente chiuso. Mi auguro che la situazione si chiarisca quanto prima». Ieri pomeriggio si sono riuniti a Bastia i sindaci dei Comuni confinanti con Vo’ (Cinto, Lozzo, Rovolon e Teolo). I primi cittadini hanno deciso di sospendere tutte le attività ludiche, sportive, culturali e ricreative, comprese le celebrazioni religiose. —
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