RASSEGNA STAMPA DEL 27 FEBBRAIO 2020

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II

Primo Piano

Giovedì 27 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

L’emergenza Coronavirus LA PAURA DEL CONTAGIO ROVIGO I numeri, in Polesine, sul fronte del Coronavirus, sono al momento rassicuranti. I test eseguiti, a ieri, risultavano in totale 17 e per 16 è già arrivato il responso di negatività. Per uno solo si attende invece il responso, che dovrebbe arrivare stamattina. Rispetto al numero di 10 di martedì, con tre per i quali si attendevano i risultati, tutti arrivati e negativi, un ulteriore test è stato eseguito nella mattinata di ieri, ed è quello la cui analisi è ancora in corso, gli altri sei sono frutto anche di un riconteggio che tiene in considerazione anche i test eseguiti su pazienti che avevano polmoniti in corso, pur in assenza del cosiddetto “criterio epidemiologico”.

OCCHIO AI SINTOMI Il tampone, infatti, viene eseguito a quanti abbiano sintomi compatibili con il Covid-19 e abbiano anche avuto contatti diretti o indiretti con le aree a rischio, i cosiddetti “cluster”. Oltre al primo focolaio di Vo’-Monselice, ora anche quelli di Mira-Dolo, Limena, Venezia-Mestre, Treviso. Ma anche chi abbia una polmonite “sospetta” è stato comunque precauzionalmente sottoposto al tampone. Come spiega il direttore generale dell’Ulss Polesana Antonio Compostella, «nel numero di 17 sono ricompresi anche test che non sono stati eseguiti all’ospedale di Rovigo».

POCHI RICOVERI Fra l’altro, i ricoverati sono molti di meno: «Chi non presentava più sintomatologia ed è risultato negativo al test è stato dimesso». Parallelamente, però, aumentano le persone in isolamento domiciliare cautelare, che superano quota 100. «Sono oltre un centinaio, tutte asintomatiche e seguite dalla sorveglianza attiva da parte del Servizio igiene e sanità pubblica».

SINDACI PERPLESSI L’elenco, con le dovute cautele dovute alla privacy, è stato inviato ai sindaci, anche perché, come chiesto dal sindaco di Lusia Luca Prando, presidente del Comitato dei sindaci del Distretto 1, alcune persone possono avere necessità specifiche. «Non c’è solo l’aspetto del controllo – ha spiegato –, da noi c’è una mamma con una bimba che non può uscire e non ha familiari cui rivolgersi per la spesa e ci ha chiesto aiuto. La linea, che ho indicato anche ai colleghi, è stata quella di attivare il Centro operativo comunale, il Coc, e di affidarsi quindi alla Protezione civile, che ha personale preparato. Oggi hanno lasciato quanto le serviva nel giardino e lei è poi uscita a ritirarlo, senza contatto

SINDACI IN PRIMA LINEA La Conferenza dei sindaci si è tenuta l’altro ieri in cittadella sanitaria. Sotto, da sinistra, Contato, Compostella, Ceccato e Luca Prando

Sindaci, la maggioranza sceglie la “linea dura” Oltre a Rovigo, solo Adria, Porto Viro, Porto Tolle, Badia e Occhiobello riaprono gli impianti sportivi. Un centinaio le persone in isolamento `

diretto». Il sindaco di Ceregnano e presidente della Provincia Ivan Dall’Ara, spiega che anche nel suo comune c’è una persona in “quarantena”: «Ai sindaci è lasciato l’onere di controllare che rispettino l’indicazione di non uscire, anche inviando i vigili. In questo caso si tratta di una persona responsabile».

il decreto del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ha ribadito la sospensione in tutti i comuni delle regioni colpite di «eventi e competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, in luoghi pubblici o privati», ma aggiunge che «resta consentito lo svolgimento dei predetti eventi e competizioni, nonché delle sedute di allenamento, all’interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse». Il sindaco di Adria Omar Barbierato, come quello di Badia Giovanni Rossi, hanno modificato l’ordinanza iniziale, allineandosi alla riapertura già decisa, fra gli altri, da Rovigo, Porto Tolle e Porto Viro. Resta invece in vigore il divieto a Lusia. «Si tratta di pochi giorni – spiega Prando - Per le nostre attività ci è sembrato prudente andare avanti per evitare rischi maggiori. Ho mantenuto anche la chiusura del doposcuola, altrimenti non ha senso chiu-

VERTICE ALL’ULSS Oggi ci sarà un nuovo incontro della conferenza dei sindaci dell’Ulss e il tema verrà nuovamente affrontato. Nel frattempo,

OGGI NUOVO VERTICE TRA I PRIMI CITTADINI E LA DIREZIONE ULSS PER DISCIPLINARE ANCHE GLI ASPETTI DEI CONTROLLI SUI PAZIENTI

Uffici pubblici, i dipendenti chiedono vetri protettivi ROVIGO Davanti all’emergenza coronavirus la Uil-Fpl chiede maggior tutela per i dipendenti pubblici che lavorano a contatto con il pubblico, e contemporaneamente punta a fare prevenzione verso i cittadini-utenti.

stimolo verso una giusta gestione dell’emergenza in atto” e chiede che “gli uffici aperti al pubblico siano al più presto dotati di vetro protettivo, anche attraverso l’utilizzo di attrezzatura amovibile di carattere provvisorio”, insieme a “strumenti utili per mantenere il pubblico a distanza di sicurezza”.

DIPENDENTI PUBBLICI

INFORMAZIONI AGGIORNATE

Per Davide Benazzo, segretario generale della Fp Cgil del Polesine, in relazione all’emergenza in atto sono preposte le autorità sanitarie a stabilire le

In una nota stampa diffusa a integrazione di quanto richiesto già sabato scorso, Cristiano Maria Pavarin, segretario generale provinciale dell’organizzazione sindacale che rappresenta i lavoratori della Sanità, delle autonomie locali e del Terzo settore, interviene per offrire “in questa fase altamente delicata, un contributo che sia da

Per il segretario della Uil Federazione Poteri Locali, questa è anche l’occasione di ricordare che «sarebbe necessario convocare urgentemente riunioni periodiche, ai sensi dell’articolo 35 del decreto legislativo 81 del 2008, al fine di attivare tutti gli strumenti di informazione e formazione del personale». «Allo stesso modo - continua il

DAI SINDACATI ARRIVA L’APPELLO ALL’INSTALLAZIONE DI BARRIERE PER LA SEPARAZIONE TRA IMPIEGATI E UTENTI

SPORTELLI PUBBLICI

sindacalista - - si ribadisce la richiesta di attivarsi da subito allo scopo di aggiornare il documento per la valutazione dei rischi, con particolare attenzione del rischio biologico».

RIFLESSI NELL’ECONOMIA

A TU PER TU Gli sportelli pubblici sono a contatto con gli utenti

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direttive in tema di prevenzione e contrasto al coronavirus, e le organizzazioni sindacali sono impegnate affinché le istruzioni dettate siano applicate correttamente e uniformemente. Alle azioni sanitarie di protezione e prevenzione, il rappresentante della Fp-Cgil somma la necessità di affrontare a difesa dei lavoratori anche il tema degli strumenti ordinari e straordinari per gestire l’emergenza lavorativa, e tutelare così gli stipendi e l’occupazione nel settore pubblico come nel privato: «Ci stiamo attivando spiega Benazzo - perché le chiusure previste dall’ordinanza in vigore fino a domenica e le ricadute che l’emergenza avrà sull’economia non pesino sugli stipendi dei lavoratori».

ALLARMISMI INUTILI Michele Roveron, segretario generale della Cisl Fp di Padova e Rovigo, è d’accordo: «In questa fase è opportuno non creare allarmismi, ma piuttosto mantenere la giusta attenzione, giorno per giorno, sull’evolversi della situazione».

VERTICI IN REGIONE E a garanzia delle tutele economiche, aggiunge che dopo il tavolo di lavoro dell’altro ieri con il presidente Zaia e i rappresentanti del mondo produttivo, è in programma oggi per il settore pubblico un incontro con l’assessore Manuela Lanzarin, il dirigente regionale per la Sanità Domenico Mantoan e Claudio Costa. Nicola Astolfi


III

Primo Piano

Giovedì 27 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

In tribunale udienze rinviate e “tagli” alle liste dei testimoni Le prescrizioni del presidente del Tribunale Risi: slittano di 2 mesi le cause che richiamano più persone `

UFFICI GIUDIZIARI ROVIGO La Giustizia non si ferma e chi è chiamato a essere presente in udienza, a meno che non sia in “quarantena” o comunque nelle aree dalle quali è vietato uscire, non può essere assente, ma il presidente del Tribunale di Rovigo Angelo Risi, che già aveva manifestato la propria convinzione della necessità di una sospensione dell’attività viste le condizioni del Palazzo di giustizia rodigino, competente, fra l’altro, anche per i territori della “zona rossa” come Vo’ e Monselice, quindi Schiavonia, ha emanato ieri delle “linee guida per l’attività giudiziaria nell’ambito delle misure di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19”, valide fino al 14 marzo.

SALTANO LE UDIENZE

TENDE DA CAMPO Nell’area esterna dell’ospedale di Rovigo si sta completando l’allestimento di due tende da campo che verranno utilizzate per il triage, ossia la selezione dei pazienti che si rivolgono alla struttura sanitaria per un primo accesso.

dere le scuole. Serve uno sforzo di tutti, sindaci compresi: non facciamo i fenomeni».

Appuntamento alle 19

LE ORDINANZE

Flash-mob quotidiano di preghiera

Anche il sindaco di Canaro Nicola Garbellini resta fermo sull’ordinanza di lunedì: «L’unica cosa che si farà sarà il mercato settimanale, perché gli ambulanti non hanno voluto sospendere e la normativa regionale dà loro ragione, ma per il resto tutto chiuso, impianti compresi, d’accordo con le associazioni del territorio. È stato lo stesso presidente Luca Zaia a lasciare la scelta in capo ai sindaci, appellandosi alla loro responsabilità da buoni padri di famiglia». Francesco Campi

TUTTI NEGATIVI I TAMPONI ESEGUITI SUI 17 PAZIENTI CHE PRESENTAVANO I SINTOMI “TIPICI” DELL’INFEZIONE

Antonella Mariani

Tutte le sere alle 19 la recita di una “decina” del Rosario per invocare la protezione della Vergine Maria dal coronavirus. Un gruppo autonomo di famiglie di San Bortolo ha lanciato l’iniziativa, che in un paio di giorni si è estesa ad alcuni gruppi di catechismo del Duomo, raccogliendo di giorno in giorno più adesioni da parte dei credenti. Funziona così: tutte le sere allo scoccare delle 19 le famiglie trovano un momento, anche con i bambini, per pregare la Madonna, in contemporanea ma ognuno a casa propria, perché non è salutare formare grossi gruppi di persone. Ovviamente tutti possono aderire liberamente, come fosse un flash-mob, ma che non prevede la presenza in un luogo fisico: ad unire,

insomma, è la preghiera. Un modo originale per pregare insieme anche senza essere fisicamente insieme. Nella preghiera guidata si invoca la protezione di Maria, che ha aiutato spiritualmente il territorio di Rovigo ad affrontare le epidemie. Storicamente infatti, la chiesa-simbolo della città di Rovigo, la Rotonda o tempio della Beata Vergine del Soccorso, fu edificata proprio come ringraziamento per la pestilenza diffusa alla fine del Cinquecento. Per le famiglie cattoliche è un modo per alleviare le sofferenze ai malati e star loro vicino, incoraggiare medici e ricercatori nel loro lavoro quotidiano e sostenere i genitori che cercano di proteggere i bambini senza abbandonarsi alla sfiducia.

Rinviate le udienze “filtro” e tutte quelle dei procedimenti penali in cui il dibattimento non sia ancora aperto, così come i giudici potranno sospendere le udienze e rinviarle ad altra data «in tutti i casi in cui l’afflusso delle persone non fosse compatibile con le indicazioni del Ministero della Salute». Ovvero, in particolare, evitare concentrazioni di persone. Anche per questo, l’indicazione è di non convocare più di quattro testimoni per ogni udienza, facendo anche in modo che siano distanziate e che i testimoni arrivino all’orario preciso e non debbano quindi sostare per ore nei corridoi. I giudici potranno poi decidere se procedere a porte chiuse, «oppure limitando l’accesso all’aula alle persone strettamente necessarie, comunque evitando di far affluire troppe persone contemporaneamente».

te In modo da evitare la sovrapposizione della trattazione nello stesso orario, eventualmente rinviando alcuni procedimenti ad altra data». Tutte queste indicazioni, che si aggiungono alle precedenti indicazioni con le quali era stato disposto per le cancellerie l’apertura con orario ridotto, dalle 10 alle 12, con la volontaria giurisdizione, invece, solo il martedì e giovedì dalle 14.30 alle 17, si accompagnano all’indicazione di fondo del presidente Risi: «In ogni caso, ciascun magistrato provvederà a organizzare le proprie udienze in modo da prevenire il verificarsi di assembramenti, ben potendo sospendere l’udienza ed emettere al momento i provvedimenti ritenuti idonei».

GLI AVVOCATI La chiusura del Tribunale era stata sollecitata ed invocata da più di un avvocato. E anche ieri, fra l’altro, in molti hanno aggiunto alla toga anche la mascherina. L’avvocato Palmiro Franco Tosini, anche nella sua

LO SLITTAMENTO RIGUARDA LE “FILTRO” E I DIBATTIMENTI DI PROCESSI PENALI NON INIZIATI

veste di consigliere dell’Ordine degli avvocati di Rovigo, proprio ieri era intervenuto «per stigmatizzare un comportamento schizofrenico e, comunque, non univoco e lineare nelle direttive impartite, in ordine sparso, o non impartite affatto, a livello regionale per fronteggiare l’emergenza del Coronavirus in ambito giudiziario. Ogni Ufficio si comporta come meglio ritiene. Nel nostro Tribunale qualche magistrato, opportunamente, ha ritenuto di rinviare le proprie udienze, qualcun altro, invece, fa entrare nel proprio ufficio solo gli avvocati e non le parti; c’è infine chi invita i difensori a non far comparire i testi alle udienze penali. Insomma, ognuno fa come ritiene opportuno, assumendo decisioni, o non assumendole affatto, sulla spinta dell’emotività, delle personalissime soggettive preoccupazioni. Nella confusione più totale è giustificabile che i cittadini più emotivi siano stati travolti e contagiati dalla psicosi dell’eccesso. Allora mi chiedo per quale motivo, ad esempio, non si sia ritenuto, in questa situazione emergenziale, qualora di vera emergenza si tratti, altrimenti si verterebbe forse nell’ipotesi di procurato allarme, di chiudere gli uffici giudiziari che stanno lavorando, peraltro, a mezzo servizio, di rinviare le udienze, evitare concretamente gli assembramenti e gli spostamenti». F.Cam.

CAUSE CIVILI Sul fronte civile viene invece disposto il rinvio di due mesi per le udienze «nelle quali, per numero delle parti, dei difensori o del testimoni, si prevede il sovraffollamento nei corridoi o nella stanza del giudice, nelle giornate di martedì e di mercoledì». Per quanto riguarda, invece, i procedimenti di esecuzioni immobiliare, l’indicazione è che «dovranno essere cadenza-

DECALOGO Le regole affisse alle porte del Tribunale di Rovigo

Il caso / È in quarantena

Il paese / Il quadro a Stienta

Funzionario in comune con Vo’ Badia resta senza segretario

Truffatori in azione dagli anziani con la scusa di fare i tamponi

Nessun sintomo da Coronavirus, ma ha avuto contatti con la zona rossa e tornerà in servizio solo dalla settimana prossima. Tra i numerosi polesani in isolamento domiciliare fiduciario c’è il segretario comunale di Badia. Antonella Mariani, infatti, lavora anche in municipio a Vo’ e l’ultimo contatto con il comune padovano, secondo quanto afferma il sindaco Giovanni Rossi, risale a martedì 18 febbraio. Il funzionario potrà quindi tornare a prestare servizio a Badia al termine dei quattordici giorni. La dottoressa Mariani si divide tra i municipi di Badia, Castelbaldo, Villa Estense e Vo’, zona rossa dopo il focolaio scoppiato la settimana scorsa con e la morte di Adriano Trevisan. Il segretario comunale vanta una lunghissima esperienza in campo professionale: è originaria della Puglia e da molti anni si è trasferita in Veneto. In passato ha lavorato anche per i comuni di Ro-

volon, Baone, Pozzonovo, Villa Estense (segreteria convenzionata), Vigonovo nel Veneziano e Saonara. Tra il 2000 e il 2001, Mariani ha lavorato anche nei comuni di Castagnaro e Vighizzolo. Su ordine del prefetto, Mariani era stata assegnata al territorio di Vo’, rimasto senza segretario comunale.

IL SINDACO Il sindaco di Badia Giovanni Rossi fa sapere che «Come tutte le persone che hanno avuto contatti diretti con la “zona rossa”, il nostro segretario comunale rimarrà a casa fino alla settimana prossima. Per quanto riguarda il nostro comune, ci sono tre persone a casa in isolamento domiciliare: la loro situazione è costantemente monitorata dall’azienda sanitaria Ulss 5». A.Garb.

Enrico Ferrarese

Per la paura del coronavirus, Stienta si ritrova all’improvviso senza i due bar dagli occhi a mandorla. Il bar Sport e il bar E&J, infatti, hanno deciso di sospendere l’attività e abbassare la saracinesca, senza indicare una data di riapertura. Oltre a ciò, suona anche anche l’allarme truffa, con gli sciacalli del coronavirus che tornano in azione pure a Stienta. Un’anziana signora di 85 anni ha ricevuto una telefonata da alcuni sconosciuti, l’hanno avvisata che sarebbero passati per fare il tampone per il coronavirus. La signora ha sentito puzza di bruciato e

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non è caduta nel tranello, riattaccando il telefono e avvisando subito i parenti. Si tratta di una truffa in piena regola, già segnalata dall’azienda sanitaria e dalle amministrazioni comunali. Il sindaco Enrico Ferrarese commenta: «Purtrop-

IL SINDACO ENRICO FERRARESE: «BISOGNA AVERE MASSIMA ATTENZIONE, CI STANNO PROVANDO OVUNQUE»

po, questi personaggi stanno tentando di truffare gli anziani anche in altri paesi. Bisogna prestare la massima attenzione». Sulla chiusura dei due bar Sport (tra le motivazioni si legge: “Chiusi per ferie”), il primo cittadino stientese precisa che «nessuno dell’amministrazione comunale ha imposto chiusure alle attività, credo sia una scelta dei gestori, penso a ragioni di solidarietà con la comunità cinese o anche di opportunità, visto che di gente in giro che frequenta i bar ce n’è poca». A.Garb.


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GIOVEDÌ 27 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

PRIMO PIANO

L’allarme globale: le imprese

«Sgravi fiscali e Cig estesi a tutto il Veneto Va salvata l’economia» L’assessore regionale Marcato: massima collaborazione con il governo Conte Ma la “zona rossa” non può essere limitata solo a Vo’. Ordinanza bis meno rigida Albino Salmaso VENEZIA. «Massima collaborazione con il governo per fronteggiare l’emergenza sanitaria, ma se il premier Conte pensa di applicare i provvedimenti solo alla “zona rossa” di Vo’ sbaglia di grosso. Gli sgravi fiscali e la Cig in deroga vanno applicati a tutto il Veneto». Roberto Marcato, assessore regionale all’Economia, evita ogni polemica con Palazzo Chigi ma detta le condizioni del dialogo istituzionale. Nel suo ufficio sta preparando il vertice con le categorie economiche, in programma lunedì o martedì della prossima settimana. «La questione decisiva è capire quanto durerà l’emergenza coronavirus: una o due settimane il sistema economico riesce a reggerle. Ma se la “quarantena” dovesse prolungarsi bisognerà pensare a dei provvedimenti straordinari e quindi il governo dovrà iniettare liquidità nel sistema delle imprese», spiega l’assessore. Il quadro che emerge è drammatico per il turismo, con il crollo del 40 per cento delle prenotazioni e la raffica delle disdette alle fiere cancellate e ai viaggi cul-

turali. «Il contesto macro-economico è molto debole, si parte da un Pil che cresce dello 0,2% e si avvia alla stagnazione. Ci sono intere filiere produttive venete legate ai fornitori cinesi che rischiano la paralisi perché gli scambi si sono interrotti e le scorte in magazzino stanno per finire. Ma nel lungo periodo sui bilanci delle aziende peserà molto

la flessione dello scambio commerciale con la Cina», spiega Marcato. Il nodo decisivo, per il Veneto, la Lombardia e l’Emilia Romagna sarà la nuova ordinanza sul cordone sanitario, che il consiglio dei ministri dovrà prolungare d’intesa con le regioni entro domenica prossima. Si va verso la proroga fino all’8 marzo, ma con modalità diver-

il sottosegretario agli interni variati

«Ho raccolto l’appello delle categorie va salvata l’immagine dell’Italia» Il sottosegretario all’Interno, Achille Variati, interviene sul tema dell’emergenza Coronavirus. «Ho ascoltato con molta attenzione il forte allarme riportato dalla stampa territoriale veneta. I mondi produttivi e le associazioni di categoria paventano il rischio che ancora più gravi delle conseguenze mediche siano quelle socio-economiche. È lo stesso timore che ho anch’io. Alla risposta decisa sul fronte sanitario, con misure che non hanno pari per rigore a livello europeo, dobbiamo ora affiancare una forte risposta all’altro versante della crisi: quel-

lo dei danni che subiranno interi comparti della nostra economia. In Veneto, come in Lombardia, come in realtà in tutta Italia. Non penso solo al turismo, che oggi vede già segnali drammatici. Ma anche all’export e all’agroalimentare che è così importante. Mi preoccupano le ricadute produttive, commerciali, occupazionali di questa crisi. Come quelle di immagine: l’Italia è sempre stata associata a bellezza, gusto, piacere, ma basta poco per incrinare la fiducia dei consumatori e dirottarli su altre mete e prodotti». —© RIPRODUZIONE RISERVATA

se rispetto al giro di vite varato al Nord. «Mi pare evidente che si debba fare ogni sforzo per non mettere in ginocchio le attività economiche, in particolare il piccolo commercio e le attività artigianali che non godono di ammortizzatori sociali. Bisogna evitare il panico: nei bar e nei ristoranti non ci si bacia quando si prende il caffè o si cena. Basta evitare di stringere la mano alle persone che non si conoscono e la vita prosegue come prima, in assoluta tranquillità. Qui bisogna evitare che una emergenza sanitaria temporanea diventi un’emergenza socio-economica infinita nel tempo, con danni incalcolabili all’economia di tre regioni che rappresentano il 40% del Pil italiano», spiega l’assessore. E quindi cosa deve cambiare? «Ci vuole più flessibilità: giusto limitare i contatti per bloccare il contagio, ma l’economia e la vita sociale debbono continuare come prima, con assoluta serenità, senza isterie e panico». Ultimo messaggio al governo Conte: «Ci vuole la no tax area, con la moratoria dei mutui e degli obblighi fiscali alle aziende per tutto il Veneto», conclude Marcato. —© RIPRODUZIONE RISERVATA

Le aziende invocano aiuti e avvertono sulle misure draconiane. A rischio già 36 mila imprese e 104 mila addetti

Il conto del Coronavirus: «Danni per almeno 400 milioni» I NUMERI

Roberta Paolini

L

’economia ai tempi del Coronavirus, per riprendere un adagio di questi giorni, è detta semplice da un noto manager (rigorosamente coperto da anonimato): «Se durerà come in Cina il blocco o il virus dovesse diffondersi ancora sarebbe drammatico. Non è che se fermi le aziende, poi premi un interruttore e le riaccendi da un giorno ad un altro». Ignazio Visco aveva dato nei giorni scorsi una prima stima: 0,2% del Pil. Che in numeri significa circa 4 miliardi di euro, ma che vuol dire pure che la linea della crescita italiana rischia il sotto-zero. Sti-

me riprese ieri anche da Leopoldo Destro, vicepresidente di Assindustria VenetoCentro che ha computato così: «Il Veneto contribuisce al PIL nazionale in una misura tra il 9-10%: seguendo la proporzione aritmetica, la perdita sarebbe almeno di 400 milio-

Destro: «Esportiamo verso la Cina e ci approvvigioniamo: magazzini quasi vuoti» ni». Una stima, si affretta a precisare l’imprenditore, che però deve tener conto di un altro aspetto: «Le nostre aziende non sono solo esportatrici verso il mondo cinese, sono soprattutto grandi importatrici dalla Cina, di materie pri-

me, componenti/semilavorati, pezzi di meccanica importanti (1,9 miliardi l’import complessivo di Padova e Treviso dalla Cina nel 2018). Ci sono industrie che stanno tenendo botta con i magazzini, ma ormai i magazzini si stanno svuotando». Già perché ci sono i ricavi da fare, ma ci sono anche gli approvvigionamenti, senza le fabbriche, si fermano comunque. «Se nelle prossime 3 settimane l’emergenza rientra non si avvertirà granché sul piano macro (cioè su base annua e per singoli paesi o mondo in aggregato). Se le cose vanno avanti oltre aprile-maggio allora sì..» scrive Mariano Bella, Ufficio Studi Confcommercio, in una sua nota. Per lui l’impatto sul pil italiano sarà anche più alto: «La nostra valutazione per

l’anno 2020 è di -0,3/-0,4% come minimo (rispetto allo scenario base: cioè senza corona virus)». La perdita di 5-7 miliardi di PIL italiano nel 2020, spiega ancora Bella «Implica elevata probabilità di entrata in recessione già nella prima parte

Bonomo: « Diciamo sì alla cautela, ma no all’autolesionismo Si sta bloccando tutto» del 2020 (cosa che in realtà era già prevista a prescindere): con il covid19 la recessione si estenderebbe anche al terzo quarto dell’anno, almeno». E al Veneto cosa succederebbe? I conti sono presto fat-

ti, per proporzione aritmetica, il margine di errore c’è, ma si tratta pur sempre di ipotesi. Il Veneto, spiega Bella, vale l’8,1% della popolazione residente italiana, l’8,9% dell’occupazione (sempre in unità a tempo pieno) e il 9,5% del PIL italiano (i dati territoriali in realtà fanno riferimento al valore aggiunto, ma è più o meno la stessa cosa del PIL). Cifre che vanno lette in abbinata a quelle prodotte ieri da Confartigianato Veneto e che riguardano i quattro comparti verso i quali i primi colpi già si vedono: settore dell’impresa alimentare, del benessere, della moda, del terziario e del trasporto. In Veneto dicono le tabelle questi comparti sommano 36 mila 743 imprese e 104 mila e 351 addetti. Ovvero circa il 30% del totale


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L’allarme globale: la sanità

Mascherine obbligatorie negli ospedali Confronto fra medici e Regione: niente quarantena per chi è venuto a contatto con un malato ma non è stato contagiato Marta Artico VENEZIA. Mascherine per tutto

il personale sanitario che opera negli ospedali e nei reparti a contatto con il pubblico e autorizzazione ai medici di medicina generale a redigere certificati di malattia via telefono a pazienti con patologie riconducibili a possibili infezioni respiratorie. Sono alcune delle disposizioni decise ieri durante l’incontro tra il presidente della Regione, Luca Zaia, l’assessore alle Politiche sanitarie Manuela Lanzarin e la Federazione regionale degli ordini dei medici chirurgi e odontoiatri. Un vertice necessario per far ordine tra le indicazioni poco chiare e mettere a punto una strategia comune che recepisca le richieste dei medici ospedalieri e non, salvaguardando pazienti e operatori. Specialmente di quelli in prima linea.

LE MASCHERINE

Mentre prima c’era chi consigliava al personale dei reparti di non portare la mascherina chirurgica per attenuare l’effetto panico, oggi l’indicazione della Federazione è quella che medici di ogni ordine e grado, infermieri, barellieri, operatori sanitari, indossino la mascherina, tanto più negli ospedali dove il focolaio è maggiormente esteso. Azienda Zero ne ha ordinate 50 mila. I reparti ne sono già dotati, ma si deve ricordare che le protezioni individuali vanno cambiate spesso. Le mascherine ad alto filtraggio, invece, verranno utilizzate solo quando previsto. Niente mascherina per il personale dei Cup, che dovrebbe essere già difeso dalle vetrate. TAMPONI RIPETUTI

La necessità emersa è quella di mantenere il personale al lavoro, per non sguarnire il servizio sanitario. Per questo la direttiva – che però dev’essere autorizzata dal ministero della Salute – è che operatori sanitari, medici e infermieri asintomatici con tampone negativo

venuti a contatto con pazienti positivi al virus, non sospendano l’attività ma siano sottoposti al test ogni 3 giorni per due settimane, continuando a lavorare negli ospedali. La stessa cosa potrebbe essere messa a regime per i medici di medicina generale che hanno visitato un paziente positivo al Coronavirus e si sono autosospesi, ma che starebbero bene e non manifesterebbero sintomi. Una

Certificati di malattia rilasciati senza visita solo per chi è affetto da disturbi respiratori

il summit

Confronto tecnico con gli operatori

volta negativo il test, potrebbero tornare al lavoro, sottoponendosi ai controlli stabiliti.

Lanzarin, Zaia e Mantoan all’incontro di ieri con i presidenti degli Ordini dei medici delle varie province venete. In alto un operatore sanitario “recluso” nell’ospedale di Schiavonia durante i primi giorni dell’emergenza Coronavirus.

CERTIFICATI DI MALATTIA

Sempre ieri è arrivato il via libera alle certificazioni di malattia tramite triage telefonico. Una cosa sono le ricette elettroniche e quelle a chilometro zero, altra il certificato Inps Inail. In questa situazione – è stato spiegato – per una patologia riconducibile a una possibile infezione respiratoria, verrà concesso il certificato di malattia solo al telefono senza la costatazione diretta ambulatoriale o domiciliare. È la prima volta che accade, ma c’è una specifica voce Inps cui si fa riferimento.

il bilancio dei primi giorni dell’emergenza

MEDICI DI FAMIGLIA

VENEZIA. «Non c’è alcuna

Ai medici di medicina generale saranno distribuiti kit appositi per eseguire visite a domicilio. Continueranno a lavorare con triage telefonico, useranno le certificazioni online e sistemeranno gli ambulatori in modo da limitare gli accessi (una persona in attesa e una in visita) e ridurre gli appuntamenti. Nell’emergenza attuale ogni medico di base rimane al lavoro fino a tarda sera, dilatando l’attività ambulatoriale e rispondendo a un numero di chiamate compreso tra le 80 e le 100 al giorno. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

Quasi dimezzati gli accessi ai reparti di Pronto soccorso emergenza nell’ambito rianimatorio e i posti letto sono assolutamente sufficienti, gli interventi programmati sono in attesa ma le emergenze vengono svolte». La Federazione regionale dell’Ordine dei medici ha fatto il punto della situazione sanitaria veneta a 360 gradi, spiegando che in questo momento, nonostante l’attività chirurgica non urgente sia in stand-by in molti ospedali, il resto degli interventi in emergenza viene eseguito. La macchina sanitaria, dunque, non si ferma nonostan-

te il Coronavirus. All’incontro di ieri con il presidente della Regione, Luca Zaia hanno partecipato, oltre al presidente della Federazione regionale dell’ordine dei medici e chirurgi, Francesco Noce, anche i rappresentanti dei diversi capoluoghi di provincia, tra cui Umberto Rossa (Belluno), Michele Valente (Vicenza), Michele Saggin (Odontoiatri Vicenza), Ferruccio Berto (Padova) e Paolo Simioni (presidente dell’Ordine di Padova). Per Venezia il presidente Giovanni Leoni e il vicepresiden-

te, Maurizio Scassola. L’appello a non intasare i Pronto soccorsi, per ora, è andato a segno. In Regione si è passati da 4.300 accessi giornalieri a 2.300 accessi, il che significa che molti codici non urgenti, ad esempio quelli bianchi, si sono ridotti della metà. Chi non è grave, sulla scorta del timore del contagio, ha recepito il consiglio di rimanere a casa, chiamare i numeri verdi, contattare la guardia medica, chiedere il triage telefonico al proprio medico di famiglia. Per rendersene conto basta fare un salto in uno dei

Scattano subito 215 assunzioni stop all’emergenza infermieri diata a tempo indeterminato di 215 figure professionali della sanità, per far fronte ai maggiori carichi di lavoro legati all’emergenza Coronavirus». A deciderlo il presidente della Regione, Luca Zaia, utilizzando i poteri che gli sono derivati dall’essere soggetto attuatore per l’emergenza coronavirus in Veneto, e attingendo con procedura d’urgenza ai candidati risultati idonei nelle

graduatorie dei concorsi già effettuati da Azienda Zero. Da qui l’assunzione immediata di personale infermieristico che poi sarà reintrodotto nel sistema generale della sanità. Si tratta di 100 infermieri professionali; 80 operatori sociosanitari; 20 assistenti sanitari, 10 tecnici; e 5 autisti, che vengono distribuiti alle diverse Usl sulla base delle esigenze emerse in questi mesi e soprattutto negli ultimi giorni.

«Anche su questo fronte siamo sul pezzo» ha commentato il governatore «e rafforziamo l’organico, che pur negli ultimi anni è continuamente aumentato, per mettere altre forze in campo e aiutare chi è già all’opera, creando comunque nuove disponibilità anche in via precauzionale. L’assunzione è a tempo indeterminato per cui queste 215 figure rimarranno in servizio, dove sarà più utile, anche dopo la fine

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dell’emergenza». In questo momento ci sono reparti di ospedali chiusi e operatori impossibilitati a lavorare perché stanno facendo test e tamponi, così come la necessità di bonificare i reparti di alcuni ospedali. E proprio in merito ai tamponi, che sono tantissimi, Zaia ha spiegato che il tema è in elaborazione: «Ci sono le prime indicazioni ufficiali dell’Istituto superiore della sanità: noi abbiamo eseguito oltre 4mila tamponi, la Francia meno di mille, chi cerca trova. Il tampone va fatto al cittadino sintomatico o ai contatti nel momento in cui c’è la malattia e noi ci stiamo confrontando con tutti, anche con l’Oms, che sarà qui a ore». — M.A.

azienda zero dà il via libera

VENEZIA. «Assunzione imme-

pronto soccorsi degli ospedali veneti, come all’Angelo di Mestre, che in questi giorni era semi vuoto. Simioni ha sottolineato, in relazione all’ospedale di Padova, che nonostante il carico di lavoro legato all’acquisizione nei reparti dei pazienti per liberare spazio per le necessità, l’organizzazione della risposta è stata ottimale. La stessa cosa vale per la sanificazione degli ambienti degli ospedali di Venezia e di Dolo Mirano. Questa mattina alle 12 nella sede della Protezione civile regionale di Marghera, è stato convocato un nuovo tavolo allargato a tutte le professioni sanitarie: dall’ordine dei medici a quello dei farmacisti, infermieri, ma anche pediatri di libera scelta, per fare il punto delle ultime disposizioni. — M. A.

Scattano 215 assunzioni per rafforzare le corsie degli ospedali

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L’allarme globale: l’imprenditore

Zoppas a Conte e Zaia: «Vi prego di fermarvi perché rischiate di distruggere l’economia» Parla Gianfranco: «In questo clima stiamo perdendo capacità produttiva, competitività, relazioni con i clienti e redditività Ne approfitteranno i nostri concorrenti tedeschi, turchi e francesi. Spero solo che le ordinanze non siano prolungate» duttivo? «Il gruppo è articolato su due linee guida: produciamo sistemi riscaldanti per applicazioni nell’aerospaziale, automotive, medicale e inoltre macchinari per l’imbottigliamento di bevande. Abbiamo stabilimenti in Cina, Romania, Stati Uniti, Francia, Germania, Messico, Serbia. E così ci ritroviamo il dipendente che va dall’Italia in Romania costretto in quarantena e così quello che dalla Cina rientra in Italia». In che modo le tecnologie informatiche vi stanno aiutando in questo frangente? «Sono abituato a cercare gli

L’INTERVISTA

PAOLO POSSAMAI oppas li fa e nessuno li distrugge. Diceva così lo storico spot in bianco e nero, che raccontava di una lavatrice e del mito di un’Italia che negli anni ’60 agguantava il benessere. «Ma qui il benessere rischiamo di giocarcelo in una crisi a spirale» commenta Gianfranco Zoppas, 77 anni, figlio del fondatore e oggi a capo di un gruppo forte di quasi 10 mila dipendenti e 760 milioni di ricavi. L’innesco della crisi consiste in un virus, venuto dalla Cina e capace di inchiodare Lombardia e Veneto, e gettare nel panico una delle prime dieci economie del pianeta. «Se potessi scriverei una lettera» riprende il presidente di Zoppas Industries «direi “caro Conte e caro Zaia, vi prego di fermarvi perché rischiamo di distruggere l’economia nazionale». Ma quali sono gli effetti reali delle ordinanze anti-coronavirus sulla vostra operatività? «In primis speriamo che le ordinanze non siano prolungate, l’impatto potrebbe essere devastante sulle consegne ai nostri clienti stranieri. E lo dico perché esportiamo il 98% del nostro fatturato. Stiamo adottando misure emergenziali, per fronteggiare per esempio la necessità delle scorte, ma stiamo perdendo capacità produttiva, competitività, relazioni con i clienti, redditività. Ne approfitteranno i nostri concorrenti tedeschi, turchi e francesi». Di che cosa vi occupate e qual è il vostro assetto pro-

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In Emilia Romagna c’è pure il coronavirus ma non hanno avviato le stesse restrizioni

Gianfranco Zoppas, figlio del fondatore e a capo di un gruppo con quasi diecimila dipendenti

aspetti positivi anche nelle criticità più gravi. Ebbene, penso che usciremo da questa emergenza imparando a muoverci di meno e a sfruttare di più le tecnologie. E avremo risparmi su spostamenti e soggiorni, che sono una voce plurimilionaria dei nostri bilanci. Sono risparmi che mi risparmierei però assai volentieri. Il contatto tra le persone è ineliminabile: quanti grandi gruppi mondiali sono oggi nostri clienti perché i loro top manager si sono fatti convincere dalla visita di persona ai nostri stabilimenti di Vittorio Veneto? Il tele-lavoro non può essere una risposta generalizzata, può aiutarci a cercare efficienze e modelli nuovi». Ma lei vede irrazionalità o eccessi nei provvedimenti del Governo e delle varie

Sarà caro il prezzo della guerra politica basata sulla paura

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ROBERTO WEBER

IL COMMENTO

l prezzo di una guerra politica in cui tutto è consentito, salvo l’uso delle armi, naturalmente è altissimo, e accade di prenderne coscienza solo nel momento di pagarlo. Non escludo che in altri paesi si verifichino le stesse condizioni – per non andare lontano basta guardare alla Spagna o al cosiddetto “Regno Unito” – ma il combinato disposto di un apparato istituzionale fragile, di un sistema mediatico per molti versi privo di rotta, di un popolo, quello italiano, vasta-

Regioni? «In provincia di Parma abbiamo un nostro stabilimento, che non subisce alcuna restrizione operativa poiché la Regione Emilia Romagna non ha emanato ordinanze draconiane. Eppure anche in Emilia Romagna il coronavirus è comparso. Non fatico a dichiarare che, per la mia mentalità veneta, ho sempre avuto difficoltà a dialogare con la politica e mi sono sempre concentrato solo sul lavoro. Ma stavolta mi sento di chiedere a chi ci governa di riflettere a fondo sugli impatti sociali e economici dei decreti anti-virus. Fermiamoci e limitiamo i danni. Che senso ha presentarci al mondo come fossimo il paese più infetto?». Che cosa chiede alla politica dunque? «Non ho gli strumenti per immaginare e gestire le strategie sanitarie. Ma mi sento di domandare se esiste una proporzione tra il rischio sanitario e la certezza di distruggere il sistema economico lombardo e veneto. Quanto a noi, vedo che non arrivano più i clienti e che non possiamo andare a incontrarli, vedo che passiamo le giornate a gestire le procedure anti-virus, a cercare fornitori che suppliscano a prezzi incrementali quelli che ci lasciano, a garantire lo standard di sicurezza ai dipendenti in assenza di alcuna informazione da pubblica autorità, a rassicurare la galassia di imprese piccole e medie che lavorano con noi e per noi. Il tutto mentre dobbiamo onorare contratti con formidabili penali. Alla politica chiediamo di avere presente che se determinano il collasso delle imprese del Nord va al tappeto l’Italia intera». —

mente smarrito, fa sì che lo scontro politico fra maggioranza e opposizione rischi di trasformare un problema serio come l’epidemia di coronavirus in un danno pesantissimo per tutto il Paese. Avevamo, e abbiamo – pur con le note criticità delle regioni del Sud – uno dei migliori servizi sanitari del pianeta, avevamo a disposizione risorse tecnico-scientifiche di assoluto prim’ordine e tuttavia siamo riusciti in un paio di settimane a fare della gestione di

una tematica sanitaria e sociale, il terreno di scontro fra governo nazionale e governi regionali, a diffondere, come untori, la psicosi del virus, a isolare il Paese dal resto del mondo (siamo al punto in cui più Stati respingono i turisti italiani) e a porre le premesse per mettere in ginocchio uno dei settori più produttivi della nazione, quello turistico. Tutto ciò perché in un Paese in cui da lungo tempo l’economia della paura dettava legge e forniva apparentemente flus-

si inesauribili di consenso a determinate forze politiche (paura dei migranti, paura dell’Europa, paura dello spread, paura di uscire dall’Europa, paura della Germania,...) si è puntato cinicamente ancora una volta su di essa. È innegabile che ciò sia accaduto sotto la spinta dei Governatori delle principali regioni del Nord, traducendosi in ordinanze largamente sproporzionate alle dimensioni reali del pericolo (vedi in particolare il Friuli Venezia Giulia dove il

Governatore Fedriga ha dichiarato lo stato di emergenza senza che si sia verificato un solo caso di contagio) e nella creazione di un clima che di fatto sta portando allo stop il cuore pulsante del Paese. È altrettanto innegabile che il timore di divenire a loro volta bersaglio di queste dinamiche abbia spinto le forze di Governo a uno zelo tanto lodevole verso la popolazione, quanto inconsapevole delle ricadute pesantissime per l’immagine del paese all’estero. In tutto

ciò – con lodevoli eccezioni – il sistema mediatico, alla ricerca costante di credibilità, lettori e ascolti, si è limitato a fare da grancassa al clima emergenziale che si andava creando. Il resto lo sta facendo il popolo italiano, con il suo carattere a un tempo indocile e pusillanime, attento al proprio “particulare” ma avido di risposte universali, pronto a inaudita ferocia con chi sbaglia e altrettanto pronto ad assolvere sempre sé stesso, diffidente nei confronti delle istituzioni, ma esigentissimo, all’occorrenza, con le stesse. Un concorso di responsabilità da cui tutti usciremo più deboli. — © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Giovedì 27 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

L’intervista Luca Zaia

Le misure dell’estero Unione Europea Parlamento e Commissione hanno disposto la quarantena di 14 giorni a chiunque sia transitato da Veneto, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna Gran Bretagna Dopo l'autoisolamento per 14 giorni per chi torna dal Nord Italia, il Governo ha sconsigliato i viaggi nelle zone rosse Francia Gli studenti tornati dal Veneto potranno tornare a scuola dop un autoisolamento di 14 giorni Spagna Il ministero della Sanità ha inserito tra le aree a rischio Veneto, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna Olanda Le autorità hanno ordinato di non recarsi negli 11 Comuni focolaio di Veneto e Lombardia Bulgaria Il governo ha invitato a recarsi nelle aree colpite solo in caso di necessità Repubblica Ceca Per i voli dall'Italia a Praga sono state riservate uscite apposite Serbia Israele Croazia Irlanda Sono stati sconsigliati i viaggi in Italia Arabia Saudita Il ministero della Sanità ha sconsigliato a cittadini e residenti del regno del Golfo i viaggi in Italia Kuwait Sono stati sospesi i collegamenti aerei da e per l'Italia Giordania Negato l'ingresso a tutti i viaggiatori provenienti dall'Italia, a meno che non siano partiti 14 giorni prima dell'arrivo nel regno Australia Il Governo ha consigliato di esercitare la massima cautela nel recarsi in Lombardia e Veneto Stati Uniti Il Governo ha emanato un'allerta di livello uno per i viaggiatori da e per l'Italia El Salvador divieto di ingresso per chi arriva da Italia e Corea del Sud India Il ministero della Salute ha sconsigliato i viaggi in Italia annunciando la possibile quarantena per 14 giorni Turchia Recep Tayyip Erdogan ha sconsigliato di recarsi nelle zone di contagio Russia L'Agenzia sanitaria nazionale di recarsi nelle zone italiane dove si sono registrati casi di contagio

«Europa vergognosa ci tratta da appestati» Il governatore: «Altro che emergenza `«Nel mondo ora fanno un tanto al chilo: sanitaria, questa è pandemia mediatica» Veneto e Lombardia come Cina e Iran»

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l governatore del Veneto ce l’ha con l’Europa: «Mi chiedete se sono contro questa Europa? Sì, in questa vicenda del coronavirus ha dimostrato tutta la sua inutilità, e lo dice un europeista che non è contro l’Europa». Ce l’ha con il collega Arno Kompatscher, il presidente della Provincia autonoma di Bolzano che ha previsto la quarantena per chi arriva dalla “zona rossa” veneta: «Un autogol». Ma soprattutto ce l’ha con chi ha alimentato la psicosi trasformando i veneti in «appestati». Luca Zaia sbotta: «Altro che emergenza sanitaria, questa è pandemia mediatica».

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Presidente Zaia, in Veneto ci sono due sole “zone rosse”, l’ospedale di Schiavonia che volete svuotare e il Comune di Vo’, 3400 abitanti isolati da lunedì, eppure sembra che tutta la regione sia appestata. I veneti che vanno all’estero in molti paesi vengono bloccati alla frontiera: quarantena o dietrofront. Le pare normale?

«Ormai a livello internazionale le multinazionali - ecco qua ad esempio il protocollo della Royal Caribbean - hanno accomunato Veneto e Lombardia a Cina, Sud Corea, Hong Kong, Iran. Fanno un tanto al chilo. Stiamo vivendo un corto circuito». Forse l’ordinanza è stata esagerata? «La verità è che per la prima volta stiamo vivendo un’emergenza che è più mediatica che sanitaria. Ci sono state altre emergenze in passato come l’aviaria o la Sars, ma la differenza è che in quei casi i social media erano pari a zero. L’Oms deve capire che non c’è solo una gestione sanitaria di questi aspetti ma ce n’è anche una mediatica che fa più danni di quella sanitaria. Ma avete visto cosa circola in rete? Ho visto dei video in cui è chiaro che stanno facendo un Tso, ma se dici che invece quello è un malato di coronavirus, avete idea dei danni?». Un paese “carcerato”, chiusura

GOVERNATORE Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia

Le maxi fiere di Verona e Milano

Vinitaly confermato, Salone del mobile rinviato

AVEVO GIÀ ESPRESS0 LE MIE PERPLESSITÀ SULLA CHIUSURA DI VO’ MA SIA CHIARO: LIMENA VENEZIA O TREVISO NON SI TOCCANO

VENEZIA (m.cr.) Veronafiere conferma le date dell’edizione 2020 di Vinitaly che sarà regolarmente in calendario da domenica 19 a mercoledì 22 aprile. La decisione, frutto anche di un’attenta analisi dei dati disponibili oltre che dell’ascolto delle posizioni degli operatori e del mercato è stata adottata ieri pomeriggio dal cda di Veronafiere. Una decisione concertata con il presidente della Regione del Veneto,

Luca Zaia, e con il sindaco di Verona, Federico Sboarina. «Il mondo del vino italiano già in passato ha dato un segnale positivo di svolta. Veronafiere è convinta che, anche in questa occasione, il settore potrà contribuire alla ripresa della nostra economia e a rilanciare un clima di fiducia nel Paese», ha detto il direttore generale Giovanni Mantovani. Posticipate invece le rassegne in programma a marzo e all’inizio di aprile

2020. Samoter si svolgerà dal 16 al 20 maggio 2020. B/Open dall’1 al 3 aprile 2020 passa a giugno, dal 22 al 24. Ieg-Italian exhibition group spa comunica che l’edizione primaverile di Abilmente è rinviata al 21 maggio 2020 sempre nel quartiere espositivo di Vicenza. Spostata anche l’edizione 2020 del Salone del Mobile che dovrebbe tenersi dal 16 al 21 giugno.

delle scuole, teatri e cinema sbarrati, niente messe: serviva? «L’ordinanza non è la decisione di un singolo, ma di una task force nella quale pesa tantissimo la componente sanitaria. E coinvolge un sacco di Regioni. Tra l’altro il Veneto, a differenza della Lombardia, non ha toccato la sfera commerciale, non ha chiuso i bar dalle 6 di sera». Sta dicendo che era necessaria? «Io sono il primo a dire che l’ordinanza non è la migliore delle soluzioni, però il quadro clinico che ci è stato prospettato lo imponeva visto che questo virus ha un rapporto di contagio 1 a 5, almeno nella fase primordiale. Ricordo che l’ordinanza dura una settimana, non un anno. Adesso dobbiamo tornare alla normalità velocemente, ma il problema sarà il “contagio mediatico”». In che senso? «Il Covid-19 purtroppo si porta dietro le immagini, la diffidenza e le perplessità di una comunità, quella cinese, che non brilla di grande immagine dal punto di vista sanitario e dell’educazione alimentare. Non è arrivato un virus, è arrivato un virus dalla Cina. Non è razzismo, è una questione culturale. E abbiamo visto cos’è successo: psicosi internazionale, sono arrivate le multinazionali e i governi a catalogare le nostre regioni come off limits. E questo è scandaloso. Il Belgio impone a noi la quarantena? Noi che abbiamo reparti di Malattie infettive in tutte le province quando ci sono Paesi che non hanno neanche fatto i tamponi? Il Veneto ha fatto più di 4mila tamponi, la Francia 600. Il coronavirus è dappertutto e l’unica roba che sa dire l’Europa è di bloccare i veneti e non farli andare a lavorare al Parlamento europeo. Ma dai, è scandaloso». Quanto peserà il danno per l’economia veneta? «Inimmaginabile, ho chiesto al governo aiuti per le imprese, ma anche una campagna forte, martellante per decine se non centinaia di milioni di euro per risollevare il turismo». Dopo Vo’ ci son altri focolai, tra cui Venezia. Non è che sarà chiusa anche Venezia? «Avevo già espresso le mie perplessità per Vo’, ma allora il mondo scientifico sperava fosse l’unico focolaio. Venezia non si chiude, Limena non si chiude, Treviso non si chiude». Alda Vanzan

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del governo inglese. Situazione che amareggia il rugby italiano, visto che altri sport come il calcio si stanno comportando diversamente: proprio ieri l’Uefa ha fatto sapere che le partite si disputeranno senza limitazioni ai tifosi. «Forse si sta esagerando - dice il presidente della Fir Alfredo Gavazzi -. Rispetto le decisioni delle autorità sanitarie, ma mi piacerebbe che ci fosse un confronto, specie con chi affronta sul posto l’emergenza è ha il polso della situazione. Invece nessuno ha interpellato in queste ore la Fir o il nostro go-

verno». Un disagio avvertito anche dal Benetton in Pro14: dopo il rinvio della partita di sabato con l’Ulster, attende di sapere cosa ne sarà di Newport-Treviso della prossima settimana e della partita casalinga con il Munster del 21 marzo. «Vorrei che nello sport europeo e nel rugby ci fossero delle decisioni razionali, coerenti ed omogenee - auspica il presidente dei Leoni, Amerino Zatta -. Per ora invece si va in ordine sparso, mentre serve una linea condivisa». Antonio Liviero

Il Sei Nazioni ferma l’Italrugby Basket, Riga dice no alla Reyer SPORT AL BANDO

Gli altri sport

No, tu no. Dal basket al rugby in Europa cominciano a chiudersi le porte in faccia alle squadre italiane. Dopo l’Ungheria, ieri anche dalla Lettonia è arrivato un rifiuto radicale: le cestiste del Riga hanno fatto sapere che non intendono giocare contro l’Umana Venezia oggi in Eurolega. Neppure in campo neutro e a porte chiuse. Vista l’emergenza coronavirus la partita inizialmente prevista a Mestre è stata spostata dalla Fiba, la federazione internazionale, in accordo con il club veneto, a Lubiana e senza pubblico. E dopo le veneziane, nello stesso palasport, il Famila Schio sarebbe dovuto scendere in campo con il Sopron. Ma le ungheresi sono state le prime a chiudere ad ogni ipotesi, seguite ieri mattina dal club lettone. Posizioni che hanno fatto infuriare il presidente della Federbasket Gianni Petrucci che ha chiesto alla Fiba di «punire chi discrimina l’Italia.

L’Uefa dà il via libera ai tifosi, la Coppa Davis si giocherà a Cagliari L’Europa del calcio tiene aperte le porte alle squadre italiane e ai loro tifosi. Almeno per il momento. L’Uefa ha infatti comunicato che, fermo restando il monitoraggio sull’evoluzione del virus covid-19, «tutte le partite di questa settimana si disputeranno come previsto,senza limitazioni per i tifosi». Via libera ieri sera ai sostenitori al seguito della Juve a Lione e, se la situzione rimarrà sotto controllo, probabilmente anche a quelli dell’Atalanta a Valencia il 19 marzo. Si gioherà anche la Coppa Davis di tennis a Cagliari, il 6-7 marzo contro la Corea del Sud. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Questa situazione lede l’immagine del Paese». Non va meglio nel rugby. La federazione irlandese, dopo un confronto col ministro della salute Simon Harris, ha annunciato che saranno rinviate tutte le partite del Sei Nazioni previste la prossima settimana con le italiane: oltre a quella della Nazionale maggiore in calendario a Dublino il 7 marzo, anche le partite dell’Under 20 e della femminile. In serata il comitato organizzatore del Torneo ha preso atto dell’indicazione arrivata dall’unità di crisi per la salute pubblica dell’Irlanda. «Il Sei Nazioni è favorevole a ogni misura preventiva nell’interesse della

RINVIATE LE PARTITE DEGLI AZZURRI IN IRLANDA. RABBIA DELLA FIR: «SI ESAGERA, NON SIAMO STATI NEPPURE CONSULTATI»

PLACCATI L’avanti della Nazionale e del Treviso Nicolò Cannone durante la sfida di sabato scorso a Roma contro la Scozia

salute pubblica- ha affermato in una nota - e rispetterà le indicazioni delle autorità governative e sanitarie». Non ancora individuate le date dei recuperi.

INGHILTERRA A RISCHIO Un problema in quanto l’emergenza coronavirus rischia di danneggiare il Torneo, lasciandone sospeso il verdetto finale come accadde nel 2001 per l’afta epizootica, con 3 partite dell’Irlanda slittate a settembre. Anche perché la stessa Italia-Inghilterra, del 14 marzo a Roma è oggetto di valutazioni

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Primo Piano

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L’emergenza a Nordest

Medici in prima linea i contagiati sono 16 solo uno è ricoverato Altri dieci sono in quarantena dopo `Arrivano i rinforzi: la Regione annuncia essere entrati in contatto con i malati 215 assunzioni tra infermieri e operatori `

L’INCONTRO VENEZIA Secondo l’ultimo bollettino della guerra al Coronavirus, in Veneto sono 16 i sanitari risultati positivi al tampone. Per ora l’unico ricoverato, in Malattie Infettive a Padova, è uno specializzando che lavora in Geriatria a Treviso ed è venuto a contatto con la seconda vittima veneta di Convid-19. Gli altri sono tutti in isolamento domiciliare fiduciario: i primi erano stati il cardiologo, l’infermiere e l’operatore dell’ospedale di Dolo, l’ultimo è stato un autista del 118 di Venezia. A questi vanno poi sommati 10 medici di base, che a propria volta sono in quarantena dopo essere entrati in contatto con pazienti contagiati, ma sono tutti privi di sintomi e quindi continuano a lavorare da casa, alla pari dei colleghi in ambulatorio. «Li ringrazio tutti, uno per uno», ha detto il governatore Luca Zaia, al termine dell’incontro con la Federazione regionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri, in cui sono state concordate tre misure con l’assessore Manuela Lanzarin e il direttore generale Domenico Mantoan, non senza qualche critica successiva da parte dei sindacati di categoria.

I DISPOSITIVI

I numeri

3.100 I dottori di base del Veneto che devono essere dotati di mezzi di prevenzione

280.000 le mascherine ordinate dalla Regione assieme a 100mila tamponi

I 14 GIORNI Per quanto riguarda i medici di famiglia che hanno visitato pazienti positivi al test, il vertice re-

100

Come riferisce il presidente regionale Francesco Noce, innanzi tutto «è stato condiviso l’uso della maschera di protezione per tutto il personale sanitario a livello

i nuovi infermieri assunti attraverso le graduatorie di Azienda Zero

CERTIFICATI INPS E INAIL PER LE ASSENZE DAL LAVORO: SARANNO INVIATI PER VIA TELEMATICA SENZA LA VISITA FISICA

203 i medici giunti a Padova per il concorso che poi è stato posticipato

IL NUOVO FRONTE

Vendite immobiliari, mobiliari e fallimentari Ancona 071 2149811 Lecce 0832 2781 Mestre 041 5320200 Milano 02 757091 Napoli 081 2473111 Roma 06 377081

ospedaliero, in particolare per l’attività ambulatoriale». Dunque non solo per i medici, ma anche per gli infermieri e gli operatori sociosanitari. «In quei frangenti – spiega Giovanni Leoni (Ordine di Venezia) – siamo a contatto diretto con il paziente, cioè sotto i due metri di distanza raccomandati, quindi sono necessari i dispositivi ad alto filtraggio». Domanda di Daniele Giordano (Fp Cgil): «Perché non è stato deciso prima? Per giorni i lavoratori sono rimasti scoperti». Ad ogni modo la stessa precauzione è stata disposta anche per la medicina sul territorio: già ieri ai dottori di base sono stati consegnati una mascherina e un camicione. «Siccome occorre raggiungere 3.100 colleghi in tutto il Veneto – precisa Domenico Crisarà (Fimmg) – chiederemo che ritirino il kit nei distretti. Più rapida sarà invece la fornitura alle 102 sedi di guardia medica».

TREVISO Porte chiuse nella Geriatria di Treviso. Dopo la morte di Luciana Mangiò, la 76enne di Paese prima vittima trevigiana del coronavirus, dal reparto dell’ospedale Ca’ Foncello non può uscire né entrare nessuno, se non il personale specializzato, espressamente autorizzato. «Stiamo lavorando senza accogliere nuovi pazienti e senza fare dimissioni – spiega il primario Massimo Calabrò – Escludiamo fin da questo momento un’errata gestione della paziente di 76 anni. Quando è entrata la sua cartella clinica parlava chiaro, indirizzando verso determinate patologie. Poi la situazione è precipitata». Nulla insomma poteva far presagire che Luciana Mangiò potesse contagiare altre persone (circostanza pe-

gionale ha ipotizzato di chiedere al ministero della Salute l’autorizzazione a farli rientrare in servizio, con l’accortezza di sottoporsi al tampone ogni tre giorni fino alla scadenza dei 14 stimati per la possibile incubazione della malattia. «L’obiettivo è di scongiurare la progressiva paralisi del servizio», osserva Leoni. Ribatte Crisarà: «Gli Ordini arrivano tardi, a livello sindacale ci siamo mossi ancora lunedì, deviando i centralini delle medicine di gruppo sui cellulari dei medici in isolamento e trovando colleghi disponibili a sostituirli in ambulatorio». Polemiche a parte, la quotidianità dei professionisti è cambiata molto, come rileva Michele Valente (Ordine di Vicenza): «Il triage è diventato telefonico con almeno 80 consultazioni al giorno e la ricetta elettronica permette il ritiro dei medicinali in farmacia. Cerchiamo di evitare il più possibile gli assembramenti: un paziente in visita; un secondo in sala d’attesa, dove sono anche state levate le sedie; tutti gli altri, fuori». Umberto Rosso (Ordine di Belluno) sintetizza così il

messaggio per la popolazione: «Andate in ambulatorio per motivi reali, differite il differibile». Stando ai riscontri della Regione, il piano sta funzionando: «In questi giorni si sono pressoché dimezzati gli accessi al Pronto Soccorso».

I CERTIFICATI La terza novità riguarda i certificati Inps e Inail per i pazienti con sospetto di malattia che devono giustificare l’assenza dal lavoro. Annuncia il presidente Noce: «Saranno inviati per via telemati-

Giulio Manfredini, avvocato difensore dell’ex presidente di Confindustria Vicenza (foto) non è possibile allestire nemmeno una videoconferenza in un’aula attigua per problemi tecnici». «La situazione è in continua evoluzione, per ora ogni tribunale può decidere autonomamente il rinvio o come svolgere le udienze», spiega Giancarlo Buonocore, avvocato generale della Corte d’Appello di Venezia. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Udienze senza pubblico, Zigliotto “silenziato” soluzioni disinfettanti e un ridotto numero di mascherine». Il rinvio sarà disposto solo se si presenteranno più di 15 legali di parte civile. «Siamo contrari a questa decisione, il mio assistito Giuseppe Zigliotto doveva testimoniare oggi e non vedeva l’ora finalmente di poter spiegare la sua posizione dopo anni di esposizione mediatica - spiega

LE ASSUNZIONI Buone notizie, intanto, sul fronte assunzioni. L’ingaggio immediato a tempo indeterminato per 215 figure professionali della sanità, «per far fronte ai maggiori carichi di lavoro legati all’emergenza Coronavirus», è stato ufficializzato da Zaia, che in qualità di soggetto attuatore può attingere direttamente alle graduatorie di Azienda Zero: 100 infermieri professionali, 80 operatori sociosanitari, 20 assistenti sanitari, 10 tecnici e 5 autisti. All’ultimo minuto l’ente regionale ha posticipato la prova del concorso per Medicina Interna: troppi 203 candidati in uno stanzone per scongiurare rischi sanitari, anche se molti candidati l’hanno scoperto quando erano già arrivati a Padova. Sono stati comunque «rinviati di circa 20 giorni» pure le selezioni per Radiodiagnostica, Medicina Trasfusionale e Audiometrista. Angela Pederiva

Processo Popolare Vicenza

VBNEZIA (m.cr.) Il Coronavirus “rinchiude” il processo di Popolare Vicenza. Il presidente Deborah De Stefani ha disposto che le udienze a Vicenza di oggi, domani, del 3 e del 5 marzo si tengano a porte chiuse per limitare i rischi di contagio. In aula solo giudici, imputati, avvocati, a due metri uno dall’altro. Niente giornalisti. Saranno a disposizione delle parti «guanti,

ca, dopo intervista telefonica, ma sarà necessario scrivere fra le note: non eseguita visita fisica». Crisarà, che è anche componente della task-force regionale sul Coronavirus, specifica: «Per legge il certificato dovrebbe essere rilasciato da chi visita, ma siccome questo innescherebbe di nuovo il rischio di contagio a catena, stiamo cercando una soluzione elettronica».

Treviso, 13 infettati dall’anziana morta Il dottore: «Ho la febbre e mal di gola» raltro non ancora chiarita del tutto, ndr) o che il coronavirus potesse entrare in reparto. I pazienti ancora ricoverati verranno via via, 88 in tutto, dimessi, quando saranno escluse complicanze. Poi l’unità verrà chiusa e sanificata: l’operazione potrebbe durare un paio di settimane.

in Geriatria. Si tratta di cinque medici, due infermieri e quattro operatori sanitari. Tutti non presentano sintomi simil influenzali o problemi respiratori e sono stati messi in isolamento domiciliare dove vengono tenuti sotto controllo con cadenza quotidiana. Tutti tranne uno: un medico dottoran-

IL CONTAGIO Di certo c’è che le persone che sono entrate in contatto con lei sono risultate positive al tampone. Tredici in tutto quelle trovate positive al tampone: la badante della donna, un vicino di casa della signora e altre undici tra il personale del nosocomio trevigiano che negli ultimi giorni aveva lavorato

GLI ALTRI NON PRESENTANO SINTOMI E SONO IN ISOLAMENTO DOMICILIARE, ANCHE LA BADANTE

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do padovano di 33 anni, specializzando in Medicina interna, che si trova ricoverato nel reparto di malattie infettive a Padova dopo aver coperto tre turni di guardia notturna “a gettone” nell’unità di Geriatria del Ca’ Foncello.

IL RACCONTO «Avevo iniziato a sentirmi un po’ strano nel pomeriggio di martedì. Verso sera le cose sono peggiorate - afferma il medico 33enne - Ho deciso di non aspettare oltre e di rivolgermi subito all’ospedale di Padova. Qui mi hanno fatto il test per il coronavirus. È risultato positivo. Adesso ho qualche linea di febbre: 37,3. E un po’ di mal di gola. Nel complesso, co-

munque, al momento non mi sento male». Ciò che preoccupa, ora, è che negli ultimi tempi il dottore ha lavorato in diversi ospedali del Veneto. L’incubo è iniziato proprio martedì con il decesso di Luciana Mangiò, da tempo costretta a convivere con gravi patologie, a cominciare da un grave scompenso cardiaco. Martedì il 33enne era tornato a casa da Treviso senza particolari problemi, solo con la consegna di rimanere in isolamento domiciliare per due settimane. Ma la sera stessa ha iniziato a sentirsi male. Così ha deciso di rivolgersi subito all’ospedale di Padova. E il test ha confermato il contagio da nuovo coronavirus. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Giovedì 27 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

Emergenza coronavirus

Piovono disdette e gli albergatori chiedono risorse per stare a galla De Cassan: «Abbiamo chiesto l’accesso alla cassa integrazione tra i nostri iscritti c’è chi vuole chiudere la stagione già adesso» `

L’APPELLO BELLUNO Faccia a faccia. L’assessore regionale al turismo, Federico Caner, da un lato del tavolo e i rappresentanti degli albergatori dall’altro. «Abbiamo spiegato all’assessore - sottolinea Walter De Cassan, Federalberghi Belluno - che se continua così c’è chi la prossima settimana si vedrà costretto a chiudere». Il bivio per gli imprenditori alberghieri della provincia di Belluno è imminente. Trovarsi la prossima settimana senza clienti, equivale a sostenere i costi fissi senza avere alcuna entrata. A quel punto, forse è meglio chiudere. Bisogna fare i conti. Subito.

I TIMORI Le disdette arrivano a decine, o addirittura a centinaia per volta, spiegano gli addetti ai lavori. Tanto che nel giro di un paio di giorni è possibile stimare abbiano superato il migliaio. Soprattutto dall’estero, chi aveva già prenotato non si fa troppi scrupoli a dire addio alla vacanza sulla neve. «Il problema non è più solo relativo a quello che succede in Italia spiega De Cassan - ma anche a cosa succede ai turisti quando ritornano nello stato da cui provengono. Se quando rientrano nel loro paese d’origine vengono messi in quarantena solo perché sono stati in Veneto a quel punto in molti rinunciano. Insomma non c’è solo in Italia l’isteria per il coronavirus ma anche all’estero». A questo punto l’idea di mettere fine a una stagione, che doveva essere da record e potrebbe invece diventare mediocre, ini-

zia a prendere consistenza. All’incontro di ieri con Caner si è parlato anche degli scenari possibili. «È chiaro - prosegue De Cassan - che per le imprese medio grandi bisogna valutare anche la possibilità di licenziare dei dipendenti, per questa ragione abbiamo chiesto di poter applicare gli ammortizzatori in deroga. Tra le richieste che abbiamo avanzato alla Regione anche quella di portare la nostra voce al Governo per le moratorie sui mutui». Chiudere prima i battenti (allo scopo di minimizzare le perdite, abbattendo i costi fissi) potrebbe

«IL PROBLEMA NON È SOLO RELATIVO A QUELLO CHE SUCCEDE IN ITALIA MA ALLE SCELTE DEI PAESI DI PROVENIENZA SULLA QUARANTENA»

PREOCCUPATO Il presidente di Federalberghi Walter de Cassan

infatti generare difficoltà nel rimborso dei mutui. «Si verificherebbe una crisi di liquidità» aggiunge De Cassan. «A questo punto risulta determinante - riprende il rappresentante degli albergatori bellunesi - capire cosa succederà da domenica. In modo da ripartire con un piano per recuperare il danno d’immagine. Un danno che è ben diverso da quello economico».

LE SOLUZIONI «Pandemia economica» la chiama il numero uno delle Camere di Commercio del Veneto e presidente di quella di Belluno e Treviso, Mario Pozza. «Per rilanciare l’immagine del Veneto - prosegue Pozza - basterebbe che il governo facesse un paio di interventi, sul taglia spese, sulle leggi speciali, togliessero i vincoli di bilancio. A disposizione ci sarebbero dodici milioni di euro. Soldi che sono già nostri, non contributi dello Stato». Ovviamente la politica, in queste ore non rimane a guardare: «Non possiamo vivere con la paura di andare un fine settimana all’aperto mentre assistiamo alle resse irrazionali nei supermercati - spiega il sindaco di Calalzo e parlamentare di Fratelli D’Italia, Luca De Carlo - non è una situazione da prendere alla leggera, e cittadini e istituzioni lo stanno dimostrando; ma stiamo assistendo a scene di panico e allarmismo ingiustificate, che vanno unicamente a penalizzare le nostre realtà e ad avvantaggiare gli Stati esteri, che per ora fanno registrare meno casi rispetto all’Italia, forse anche a causa di controlli meno capillari». Andrea Zambenedetti

DISDETTE Non esiste un calcolo preciso del numero ma nelle ultime ore ne sono arrivate a centinaia

Cortina non sente il contraccolpo: la stagione fila via liscia sulle piste SOSPIRO DI SOLLIEVO CORTINA L’inverno è ancora lontano dalla fine, a Cortina. Si scia in tutti i comprensori, sulle piste della conca ampezzana, dalla Tofana al Cristallo, dalle Cinque Torri al Faloria. In quest’ultimo carosello di piste e impianti la chiusura sarà da record, fra oltre due mesi, nel lungo ponte festivo dal 1 al 3 maggio. Ieri mattina una spolverata di neve ha imbiancato il fondovalle, per sciogliersi in fretta, ma ha contribuito a rinfrescare l’aria, a ripulire le strade. Più in alto ha rinnovato le piste, per la gioia dei numerosi appassionati dello sci, che ancora affollano Cortina. Molti sono stranieri, incuranti dell’allarme per il contagio da coronavirus. L’associazione albergatori ha attivato un sondaggio, fra i propri associati, per verificare se e quante disdette siano arrivate, da parte di ospiti che hanno deciso di accorciare il soggiorno, di anticipare il rientro a casa, oppure hanno optato per altre destinazioni. L’amministrazione comunale e gli operatori turistici e culturali privati rispettano le disposizioni regionali e nazionali: sono chiusi al pubblico lo stadio Olimpico del ghiaccio e il cinema, le sale degli incontri letterari, tutti i calendari delle manifestazioni sono sospesi sino al 1 marzo, la

chiesa è chiusa e le funzioni religiose sono trasmesse alla radio. E’ accaduto ieri, per la solennità delle Ceneri, nel passaggio dal carnevale, terminato anzitempo, alla Quaresima. Sabato sera la partita di hockey su ghiaccio fra l’Hafro Cortina e il Lubiana si giocherà a porte chiuse; è accaduto anche mar-

SONO SOPRATTUTTO LE SECONDE CASE VILLE E APPARTAMENTI PRIVATI AD ESSERE ANIMATI PIÙ A LUNGO RISPETTO AL SOLITO

tedì, contro gli altri sloveni di Jesenice. Accadrà questa sera, ad Asiago, dove vigono le stesse disposizioni. Ma le piste da sci e gli impianti di risalita non rientrano in questo elenco e l’attività sportiva continua senza interruzione, senza calare. Si registra intanto il fenomeno opposto alla disdetta, con il prolungamento della permanenza in montagna, da parte di chi può farlo, così da restare lontano dalle città, dalle aree più a rischio di contagio. Sono soprattutto le seconde case, ville e appartamenti privati, ad essere animati più a lungo del solito. Con un vantaggio per negozi e ristoranti. Marco Dibona

CHI PUÒ A Cortina il fenomeno opposto alle disdette, chi ne ha avuto possibilità si è concesso altri giorni lontano dalle città

Al Cà Foncello di Treviso la prima positività bellunese IL CASO BELLUNO Non ha alcun sintomo ma l’esito del tampone a cui è stato sottoposto non ha lasciato dubbi: è positivo al coronavirus. Il medico di geriatria, che ha lavorato nel reparto del Cà Foncello di Treviso in cui martedì sera è morta la 76enne Luciana Mangiò, è il primo bellunese ad aver contratto il virus. Per lui, vista l’assenza di sintomi, è stato disposto l’isolamento domiciliare nella sua abitazione.

UN PASSO INDIETRO L’incubo è iniziato martedì con il decesso della paziente ricoverata a Treviso da tre settimane. Da tempo la pensionata era costretta a convivere con

gravi patologie, a cominciare da un grave scompenso cardiaco. Poche ore prima che il suo cuore smettesse di battere è risultata positiva al coronavirus: il primo caso, immediatamente fatale, registrato nel trevigiano. Da quel momento il reparto è stato bloccato. Sono stati disposti i controlli per evidenziare eventuali contagi. E ieri sono emerse dodici positività: la badante e un

AD AVER CONTRATTO IL VIRUS UN MEDICO CHE LAVORA NEL REPARTO IN CUI È DECEDUTA LA 76ENNE TREVIGIANA

vicino di casa della signora, più altre undici tra il personale che negli ultimi giorni aveva lavorato in Geriatria, cinque medici, tra i quali il bellunese, due infermieri e quattro operatori sanitari. Il dottore, residente nel Bellunese ma con domicilio nella Marca, non ha evidenziato particolari problemi. Per lui è dunque bastata, come per la maggior parte dei pazienti risultati positivi ma asintomatici, la consegna di rimanere in isolamento domiciliare per due settimane.

REPARTO CHIUSO

L’OSPEDALE Il caso emerso dai controlli al Caì Foncello di Treviso

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Il reparto trevigiano, intanto, è stato chiuso. Non si può uscire né entrare, fatta eccezione per il personale specializzato, espressamente autorizzato. «Stiamo

lavorando senza accogliere nuovi pazienti e senza fare dimissioni – spiega il primario – escludiamo fin da questo momento un’errata gestione della paziente di 76 anni. Quando è entrata la sua cartella clinica parlava chiaro, indirizzando verso determinate patologie. Poi la situazione è precipitata». I pazienti ancora ricoverati nella Geriatria di Treviso verranno via via dimessi, quando saranno escluse complicanze. Poi l’unità verrà chiusa e sanificata. L’operazione potrebbe durare un paio di settimane. Nel frattempo l’ospedale di Treviso si sta organizzando per mettere in piedi un reparto temporaneo di Geriatria sfruttando altri spazi presenti all’interno della struttura.


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Primo Piano

Giovedì 27 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

Positivi la badante e uno dei vicini di casa «Ma non è zona rossa» Il sindaco Uberti: «La vittima non aveva alcun contatto al di là delle 4 persone sottoposte al tampone. Evitiamo psicosi»

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IL PAESE

IN CLASSE Luciana Mangiò in una foto con i suoi studenti scattata quando insegnava al Duca degli Abruzzi. In molti hanno ricordato il suo spirito libero e la sua grande passione per l’insegnamento, la storia, la mitologia e il teatro. La donna si è spenta martedì all’età di 76 anni

verata 20 giorni fa e passata attraverso 4 reparti, Luciana Mangiò potrebbe aver contagiato 12 persone, tra cui la badante che viveva con lei e l’ha seguita fino alla fine. Mentre il Comune sta contattando alcuni famigliari della signora che vivono a Genova, ci sono ex allieve ed ex colleghi che si interrogano su quell’uscita di scena così mesta, così dolorosa, così oscura. Perché Luciana Mangiò, quella professoressa assetata di sapere e stimata da tutti, vittima silenziosa di un virus che fa sempre più paura, era ormai in autoreclusione da anni in un appartamento alle porte della città. Elena Filini © RIPRODUZIONE RISERVATA

SOLA E INFERMA LA 76ENNE ABITAVA DA SOLA CON IL SOLO SOSTEGNO DI UNA MOLDAVA

Case di riposo

L’Usl: «No al blocco delle visite» «Non è necessario bloccare completamente le visite dei familiari delle persone anziane residenti nelle case di riposo. La linea adottata dagli ospedali dà già tutte le garanzie: una persona per paziente al giorno, o per ospite, senza contare chi fa assistenza. In questo modo entrano poche persone. Ed è possibile verificare se hanno sintomi simil influenzali o qualche tipo di problema respiratorio. Solo in questi casi è meglio non farle entrare». E’ ciò che si sono sentiti dire i rappresentanti dei centri per anziani della Marca che nel primo pomeriggio di ieri hanno incontrato i vertici dell’Usl trevigiana nella sala congressi dell’ospedale di Treviso. L’obiettivo era fare il punto della situazione alla luce dell’emergenza legata al nuovo

coronavirus. Le case di riposo sono luoghi da tenere particolarmente sotto controllo, dato che a quanto pare la malattia colpisce in modo più pesante soprattutto gli anziani. E’ questa la ragione che ha spinto l’Israa ad adeguarsi all’ordinanza regionale, pur senza esserne obbligata, chiudendo le porte ai familiari degli anziani fino a domenica. Ci possono essere solo delle eccezioni in caso di nuovi ingressi, di particolari problemi di salute delle persone ospitate nelle residenze o in caso di decessi. E ogni strappo alla regola deve essere autorizzato dal responsabile della struttura. Casa Marani, invece, ipab che gestisce la case di riposo di Villorba, Paese e Povegliano, ha dato una stretta alle visite senza chiudere totalmente.

TREVISO «A Paese non c’è un focolaio, non è una “zona rossa” come quella di Vo’ Euganeo». Una rassicurazione non da poco quella fornita dalle Autorità sanitarie ieri mattina al sindaco di Paese Katia Uberti durante il vertice in Prefettura sull’allarme Coronavirus. Ovviamente l’attenzione rimane altissima considerati gli esiti dei tamponi sulle 4 persone che hanno avuto contatti stretti con Luciana Mangiò, la 76enne deceduta martedì pomeriggio al Ca’ Foncello, già gravemente malata, ma risultata positiva al Covid19. I test sono stati effettuati sulla badante che la seguiva 24 ore al giorno, una seconda badante che le dava saltuariamente il cambio, e i due vicini di casa, un uomo e una donna, che prestavano assistenza all’anziana. Sia la badante “fissa” della pensionata che un vicino sono risultati positivi al Coronavirus. Sono asintomatici e per loro è scattato l’isolamento domiciliare. «Visto che la signora è stata ricoverata in Geriatria per quasi tre settimane, non è ancora chiaro se il contagio sia avvenuto direttamente in ospedale o tramite le persone ora in isolamento - spiega il primo cittadino -. La situazione non va sottovalutata ma non deve assumere i toni della psicosi di massa che rischia davvero di generare situazioni ingiustificate».

ti sono le dirette conseguenze di una settimana in totale balia della psicosi che ha creato la diffusione del virus esploso in Cina e migrato nel giro di un mese in tutta Europa. «Il virus peggiore è quello della paura - continua il sindaco Uberti -, che sta dilagando nella nostra comunità e sta creando grossi danni, specie alle attività produttive. La mia speranza è che nel giro di pochi giorni si possa tornare a una vita normale e che possano riaprire prima di tutto le scuole». Di questo si sta discutendo in particolare in Regione, ovvero se posticipare o meno la riapertura dei plessi scolastici. Molto dipenderà dall’evoluzione del contagio. «Il presidente Zaia, dopo la morte della signora, mi ha subito chiamata dando al nostro comune la massima disponibilità - precisa

«AI CITTADINI CHIEDO DI MANTENERE LA CALMA E DI SEGUIRE LE PRATICHE DI IGIENE INDICATE DAL MINISTERO»

Uberti -. È stato sottolineato più volte comunque che il Coronavirus è di fatto un virus influenzale che colpisce in particolare chi ha una condizione di salute cagionevole, come purtroppo accade anche con l’influenza stagionale, in grado di compromettere stati di salute già precari».

L’APPELLO Nel pomeriggio, in attesa degli esiti dei tamponi sui quattro cittadini residenti a Paese, le due badanti e i due vicini di casa di Luciana Mangiò, il sindaco Uberti ha pubblicato una riflessione e un appello sulla sua pagina Facebook, rivolgendosi direttamente ai suoi concittadini: «Chiedo a tutti Voi di mantenere la calma e di vivere normalmente seguendo le buone pratiche di igiene indicate dal Ministero della Salute. La situazione non va sottovalutata ma non deve assumere i toni della psicosi di massa che rischia davvero di generare situazioni ingiustificate. Stiamo facendo tutto il possibile per far tornare al più presto la situazione nella normalità, ma abbiamo bisogno della collaborazione di tutti voi». Alberto Beltrame © RIPRODUZIONE RISERVATA

NESSUNA RESTRIZIONE Prefettura e Comune, sulla base del quadro descritto dall’Usl, non hanno disposto l’istituzione di alcun “cordone sanitario” a Paese come invece avvenuto a Vo’ Euganeo già dalla scorsa settimana. «I casi seguiti sono tutti isolati - precisa il sindaco Uberti - E gli unici parenti della 76enne morta in ospedale risiedono in Liguria, a Genova, e quindi non ci sono altre persone nel nostro territorio da seguire. Possiamo dunque stare tranquilli. Le eventuali disposizioni che verranno prese nei prossimi giorni saranno quindi le stesse che riguarderanno anche gli altri comuni della zona». Ovviamente la notizia della morte di Luciana Mangiò, seppur legata a condizioni cliniche già gravate dalla malattia, ha destato grande allarme in paese. Strade semi deserte e negozi vuo-

PREOCCUPATA Il sindaco Katia Uberti dopo il summit in Prefettura

La Procura apre un’inchiesta: «Verifichiamo i protocolli» `Dalla

Costa: «Un atto dovuto senza indagati nè ipotesi di reato»

L’INDAGINE TREVISO La morte di Luciana Mangiò finisce sui tavoli della Procura. La 76enne di Paese, deceduta martedì pomeriggio al Ca’ Foncello e trovata positiva al coronavirus, ha spinto gli inquirenti ad aprire un fascicolo sul caso. È arrivata infatti al terzo piano del palazzo di giustizia di via Verdi una nota di servizio relativa al contagio. «Un atto dovuto senza ipotesi di reato nè indagati - si affretta a spiegare il procuratore Michele Dalla Co-

sta - Faremo gli accertamenti necessari per verificare la giusta applicazione dei protocolli previsti. Tengo a sottolineare però che si tratta di uno scrupolo, visto il clima di paura che si sta creando». Provvedimenti ufficiali ancora non ce ne sono. Dalla Costa assegnerà il fascicolo al magistrato di turno, il sostituto procuratore Davide Romanelli, il quale deciderà i passi da seguire.

lattia, alla sua diagnosi e al contenimento del contagio siano state rispettate. Il primo accertamento riguarderà le cartelle cliniche: con ogni probabilità verranno chieste ai vertici dell’ospedale Ca’ Foncello. Una volta ricevuta l’intera documentazione sanitaria della 76enne, che conviveva già da molto con gravi patologie, gli investigatori nomineranno degli esperti per analizzarla. Di certo c’è che non verrà effettuata alcuna autopsia sul corpo di Luciana Mangiò.

LE MOSSE Come accaduto a Padova dopo la morte del primo paziente italiano, il 78enne Adriano Trevisan venuto a mancare venerdì scorso all’ospedale di Schiavonia nel comune di Monselice, anche gli inquirenti trevigiani avranno il compito di capire se le linee guida rispetto alla ma-

GLI ACCERTAMENTI

MICHELE DALLA COSTA Il procuratore di Treviso conferma l’apertura di un’indagine sulla morte per coronavirus di Luciana Mangiò

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Dalle indagini sarà comunque arduo capire se il contagio sia avvenuto all’esterno o all’interno dell’ospedale trevigiano. E in ogni caso eventuali profili di responsabilità sarebbero di difficile definizione. «Non stia-

mo indagando per quello - continua Dalla Costa - Stiamo dando una risposta ai cittadini che si sentono minacciati da questo virus. Il nostro compito, ripeto, è quello di verificare se siano stati seguiti i protocolli. Niente di più». In altre parole un modo per tranquillizzare la cittadinanza sul fatto che l’emergenza coronavirus sia stata affrontata con le giuste cautele. Per i primi risultati degli accertamenti saranno necessari diversi giorni: soltanto l’acquisizione della cartella clinica deve tener conto degli adempimenti burocratici del caso. ancora più complicato sarà poi ricostruire con esattezza gli spostamenti effettuati dalla 76enne prima di essere ricoverata in ospedale. Giuliano Pavan © RIPRODUZIONE RISERVATA


XVIII

Cittadella

NON PUÒ TRASLOCARE L’alloggio è stato realizzato su misura, il giovane ha bisogno anche di ausili sanitari: cambiarlo sarebbe una scelta rischiosa

Camposampiero

Giovedì 27 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

padova@gazzettino.it

Primo passo per la casa di Leonardo `Dopo la mobilitazione la prima tranche è stata sufficiente All’asta in tribunale si aggiudica l’abitazione il comitato nato per evitare lo sfratto al 14enne affetto da encefalopatia a “fermare” l’immobile: ora 4 mesi per i restanti 200mila euro

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nardo non ha nessuna gestione diretta dei fondi.

PIAZZOLA SUL BRENTA

MILANI FIDUCIOSO

Dalla forte tensione alla grande gioia ieri pomeriggio a Padova, all’asta dell’abitazione di Piazzola dove vive Leonardo con la sua famiglia. È riuscito ad aggiudicarsela il gruppo che si è formato per evitare che il ragazzino, che fra pochi giorni compirà 14 anni, sia sfrattato. Leonardo è affetto dalla sindrome di Dravet, un’encefalopatia che comporta una grave forma di epilessia farmaco resistente e neurodegenerativa. L’abitazione è fatta su misura per lui che ha bisogno anche di ausili sanitari. Cambiare casa sarebbe stato rischioso. Grazie alla mobilitazione di istituzioni, associazioni, aziende e privati, con l’iniziativa “Salviamo la casa di Leonardo” si sono depositati i 21.900 euro, il 10% del valore del lotto all’asta, 219 mila euro, a cui si aggiungeranno le spese della procedura.

NESSUN RILANCIO Fortunatamente non ci sono stati altri possibili acquirenti, quindi nessun rilancio. L’aggiudicazione è avvenuta al valore base. Ma è stata vinta la prima “battaglia”. Certo un risultato importante, ma ora ci sono quattro mesi di tempo per raccogliere il resto della somma. Se non si riuscirà a fare questo entro il 26 giugno, tutto sarà stato vano. L’attività, comprese le iniziative di raccolta fondi, sono coordinate da un gruppo costituito dal Comune con il sindaco avvocato Valter Milani e il vice sindaco e assessore al sociale Cristina Cavinato, il presidente della Pro loco di Piazzola Giuliano Tessari, la presidente dell’associazione Creattivamente Abili che opera nel settore della disabilità Ketty Zecchin, in rappresentanza della famiglia di Leonardo lo zio Giovanni Maddalosso, un avvocato piazzolese che presta gratuitamente le sue competenze e il consigliere regionale Luciano Sandonà. Anche il presidente della Regione Luca Zaia segue l’evolversi dell’azione. La famiglia di Leo-

GRANDE MOBILITAZIONE La pro loco ha dato l’input. Da sin. Cristina Cavinato, Valter Milani, Luciano Sandonà

«La mobilitazione sta portando alla soluzione una vicenda delicata e permette alle banche di soddisfare i propri diritti creditori - commenta il sindaco Milani -. Ringrazio tutti i sostenitori piccoli e grandi, che ci hanno permesso di partecipare all’asta. Sono fiducioso, viste le varie promesse di donazione, che si riuscirà a raggiungere il risultato. Ringrazio in particolare la Pro loco che ha raccolto la sfida e attivato il conto corrente. Continua il tavolo di coordinamento per trovare la forma giuridica più idonea, ad esempio l’usufrutto, con la massima garanzia per Leonardo». «Una grande emozione, ora dobbiamo centrare il risultato dice Luciano Sandonà -. Grande risposta del pubblico, numerosi i bonifici, anche piccoli. Grazie a tutti». Nei negozi e nei locali un centinaio di cassette, vari eventi in programmazione, i bonifici si possono effettuare alla Banca di Credito cooperativo di Roma, agenzia Piazzola, causale “Salviamo la casa di Leonardo”. Iban:IT96F08327627200000008 00568. Michelangelo Cecchetto

Carmignano di Brenta

Fontaniva

Mercato, niente sospensione

No alla sagra ma la lotteria c’è

(m.c.) Nessuna sospensione del mercato settimanale che si svolge al sabato mattina lungo la via principale del centro. La decisione è del sindaco Alessandro Bolis e dell’assessore al Commercio Raffaella Grando. «Decisione dettata dal buonsenso - spiega Bolis - I mercati all’aperto erano esclusi dall’ordinanza in quanto momenti di approvvigionamento per la popolazione. Io devo garantire che le attività commerciali continuino a lavorare e che i cittadini possano approvvigionarsi. Dico ai cittadini di fare acquisti in

modo equilibrato, senza affollamenti. Ciò è differente da aggregazioni create da manifestazioni». Annullata invece la festa del patrono di Fontaniva, la Fiera del Beato Bertrando, che si sarebbe dovuta inaugurare sabato, fino all’8 marzo. Da domani riaperti dalle 9 gli sportelli sedi di Etra. In questi giorni sono stati installati aerosol che diffondono nell’aria spray disinfettante, erogatori di gel disinfettante e barriere divisorie tra operatori e pubblico. L’entrata è limitata al massimo a cinque utenti alla volta.

(m.c.) Tra le decine e decine di manifestazioni, incontri e conferenze annullate per le disposizioni del Ministero della Salute sul coronavirus, a Fontaniva è stata azzerata la 16. edizione della festa patronale Fiera del Beato Bertrando. Era programmata da venerdì prossimo fino a domenica 8 marzo. Era un programma molto articolato predisposto dall’associazione di promozione sociale Fontaniva Eventi presieduta da Marco Spiga, e dal Comune. Ma non tutto è perduto. Alla manifestazione era collegata anche una lotteria il cui

ricavato va a sostenere le attività di volontariato che operano nella cittadina a favore di tutta la Comunità fontanivese. La lotteria non è stata cancellata, sarà solo definita una nuova data di estrazione dei biglietti (era prevista l’8 marzo). Nelle attività commerciali di Fontaniva, a 1 euro l’uno, si possono acquistare i tagliandi. I premi in palio sono 34. Il primo un pacchetto vacanze capitali classiche, il secondo una macchina per bambini Ferrari elettrica e il terzo una tv a led 43 pollici. Aquistando i tagliandi si fa del bene a tutto il paese.

Elezioni, Bano: «La Lega può andare sola» CAMPODARSEGO «Ringrazio tutti i cittadini di Campodarsego e la mia grande squadra per il risultato straordinario ottenuto che va oltre le previsioni». Furono le prime parole del primo cittadino di Campodarsego Mirko Patron all’indomani della vittoria schiacciante alle comunali del 2015. Ora, dopo due mandati consecutivi, Patron non potrà più ricandidarsi sindaco. Nel frattempo non è ancora scattato il “toto candidati” in vista delle prossime elezioni comunali. Il motivo è abbastanza semplice: in entrambi gli schieramenti i “papabili” sono in numero esiguo e nessuno vuole rischiare di bruciarsi delle possi-

bilità. Valter Gallo, vice sindaco e assessore allo sport e ai lavori pubblici, e Fabio Marzaro, assessore alla cultura, potrebbero rappresentare potenzialmente le naturali alternative a Mirko Patron, per caratteristiche e capacità professionali, ma il problema è capire con quale schieramento. È assodato che la Lega, come ha sostenuto il vice presidente della Provincia, Marcello Bano, nato e cresciuto in via Marcello a Campodarsego, vuole conquistare palazzo Squarcina, dopo le vittorie di San Giorgio delle Pertiche, Borgoricco, Trebaseleghe, Santa Giustina in Colle e Cadoneghe, l’ex fortino “rosso” vicino all’area del Camposampierese. «L’ambizione della Lega, senza ombra di dubbio, è di

vincere a Campodarsego con un grande risultato – spiega il leghista Bano -. Tant’è che il commissario provinciale e della Lega padovana, Filippo Lazzarin, ha deciso di assumersi la responsabilità di attribuire alla Lega la prima forza di governo nel Comune. Dal mio punto di vista le ipotesi possono essere sostanzialmente due: o si procede per un accordo con la mag-

IL VICEPRESIDENTE DELLA PROVINCIA: «PER IL DOPO PATRON GALLO E MARZARO MA SERVE UN ACCORDO SOLIDO, ALTRIMENTI...»

VICEPRESIDENTE Marcello Bano è originario di Campodarsego

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gioranza o si corre da soli. È fuor di dubbio che quando si fanno i nomi si sbaglia sempre. È evidente però che, della maggioranza uscente, molti si attendono forti aspettative. Primo fra tutti Valter Gallo, per esperienza e capacità politica, con alle spalle un curriculum importante, mentre la seconda scelta – conclude Marcello Bano -, porterebbe alla candidatura dell’imprenditore Fabio Marzaro. Ma se non si riuscisse a trovare un accordo con entrambi, la Lega correrebbe da sola». In lista, in quota rosa, iscritta come militante alla sezione di Campodarsego, potrebbe scendere in campo Luisa Serato, presidente Cav (concessionario autostradale, nominata da Zaia). Giancarlo Noviello

Il Comune sempre più social: ecco Telegram CITTADELLA (m.c.) Il Comune amplia gli strumenti di comunicazione istituzionale attraverso i social. Attivato da ieri un servizio di messaggistica istantanea che utilizza il canale Telegram, che si aggiunge al sito istituzionale, al servizio di comunicazione disservizi via WhatsApp e al profilo facebook ufficiale. La presentazione è stata fatta dal sindaco Luca Pierobon, dal vice sindaco Marco Simioni e dai referenti del Centro elaborazione dati Gianni Pierobon ed Alberto Emma. “Comune di Cittadella” è il nome del canale da cercare sulla piattaforma Telegram. «Attraverso questo profilo invieremo in tempo reale avvisi e notizie - ha sottolineato Pierobon - facendo in modo che i cittadini siano informati nel tempo più breve possibile, ma anche partecipi e consapevoli di quello che avviene nella loro Comunità». E la risposta non si è fatta attendere considerato che a poche ore dall’avvio gli iscritti sono già oltre i 200. «Il servizio è gratuito, per attivarlo è necessario scaricare l’applicazione nel proprio smartphone - ha detto Emma - Dopo avere installato l’app, aprirla e cercare sul segno della lente: Comune di Cittadella. Poi cliccare su “unisciti”. Per lasciare il canale basta selezionare dal menù opzioni la voce “lascia il canale”». «Telegram consente maggiore riservatezza, il Comune non vede chi segue il canale come pure gli iscritti - ha evidenziato Simioni - Attualmente gli iscritti al profilo facebook comunale sono 8 mila, con in media 50 mila visualizzazioni al mese. Nell’ultimo mese le visualizzazioni dei post sono state 123 mila. Inoltre sono state 1.500 le segnalazioni via WhatsApp nel 2019 mentre le visualizzazioni mensili medie del sito sono 10 mila».

NUMERI IN CRESCITA Sempre di più gli utenti dei social comunali


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Giovedì 27 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

L’emergenza a Nordest ALL’ESTERO VENEZIA Al resto del mondo fa paura l’Italia. E pure il Veneto, espressamente citato in diverse delle raccomandazioni, se non delle vere e proprie limitazioni, che nelle ultime ore sono state emanate da numerosi Paesi in quasi tutti i continenti: come riassume la tabella a fianco, viaggi sconsigliati, ingressi negati e isolamenti preventivi si moltiplicano dall’Asia all’America, dall’Oceania all’Europa. A far discutere è proprio il Parlamento di Bruxelles-Strasburgo, che ha raccomandato la quarantena agli eurodeputati, e ai loro collaboratori, provenienti dalle quattro regioni italiane del Nord (quindi anche da Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna), oltre che da Cina, Singapore, Corea del Sud e Iran.

E l’Europarlamento mette in quarantena il Nord Italia Raccomandati 14 giorni di isolamento ai deputati `Ciambetti: «Scelta irriguardosa e intempestiva» di Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte Fermati anche venti stagisti, poi Sassoli rimedia `

ranno servizio attenendosi alle stesse disposizioni previste per il personale del Parlamento europeo: benvenuti!».

LE RESTRIZIONI

L’UE Stella Kyriakides, commissaria Ue alla Salute, riconosce all’Italia di aver messo in atto «misure risolute e veloci», così come Hans Kluge, direttore dell’Oms per l’Europa, dice che «bisogna fidarsi pienamente di quello che sta facendo il ministero della Salute in Italia». Ma queste rassicurazioni non sono bastate a evitare la raccomandazione dell’Europarlamento a quanti, negli ultimi 14 giorni, sono stati in Veneto e nelle altre aree considerate a rischio. L’invito, pure in assenza di sintomi e contatti con malati, è di «stare a casa in auto-isolamento» e «non venire al Parlamento Ue (neanche al servizio medico)». La richiesta è di «non recarsi in ufficio finché non sia stato ricevuto il via libera» dal proprio dottore. Piccata la lettera del vicentino Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale e capo-delegazione italiana nel Comitato delle Regioni: «Siamo i primi a riconoscere e a comprendere le esigenze dell’emergenza, ma troviamo irriguardoso verso il nostro Paese l’aver assunto de-

AL PALAZZO NON BASTA IL RICONOSCIMENTO DELLA COMMISSARIA ALLA SALUTE SULLE «MISURE RISOLUTE» VARATE DA ROMA

LE ISTITUZIONI A sinistra Stella Kyriakides, Roberto Speranza e Hans Kluge. In alto Roberto Ciambetti, qui sopra David Sassoli (LAPRESSE)

cisioni, non riconoscendo lo sforzo messo in atto dal nostro Paese e i sacrifici che la nostra popolazione sta sostenendo con un comportamento più che encomiabile». Il leghista definisce le disposizioni «intempestive, inadeguate, prive del rispetto degli equilibri di rappresentanza», anche in considerazione di questi numeri: «Nel solo Veneto, nei

primi cinque giorni dell’emergenza, sono state effettuate ben 4mila analisi su casi sospetti o in via preventiva su soggetti potenzialmente esposti, individuando 45 unità contagiate, pari a circa l’1% degli analizzati, di cui solo una decina sono state ospedalizzate e avviati ai reparti di intervento, mentre si stanno già registrando i primi casi di guarigio-

ne».

I TIROCINANTI Inoltre una ventina di tirocinanti italiani hanno ricevuto un’email che bloccava lo svolgimento dello stage al Parlamento Europeo dalla prossima settimana, in quanto provenienti o transitati dalle quattro regioni del Nord, facendolo slittare a otto-

bre. Il problema è stato però risolto dal presidente David Sassoli: i ragazzi osserveranno una quarantena di 14 giorni come il resto dei dipendenti, dopodiché se staranno bene potranno cominciare l’attività. La soluzione è stata annunciata con un tweet dello stesso dem: «Tutti gli stagisti dei tirocini Robert Schuman previsti dal primo marzo prende-

Caraibi Msc Meraviglia respinta due volte: «Nessun malato a bordo della nave»

Al di là di Bruxelles e Strasburgo, comunque, il Veneto è esplicitamente oggetto di varie restrizioni. Ecco la raccomandazione diffusa dal Governo britannico: «Sconsigliamo tutti i viaggi non essenziali nelle 10 cittadine della Lombardia e in quella del Veneto(Vo’ Euganeo, ndr.) che sono state isolate dalle autorità italiane». Jean-Baptiste Djebbari, sottosegretario francese ai Trasporti, ha invitato i propri connazionali a rinviare il più possibile i viaggi nelle regioni colpite, rimarcando che gli studenti di ritorno da Lombardia o Veneto non potranno tornare subito a scuola, ma solo dopo aver trascorso 14 giorni in autoisolamento. Il ministero spagnolo della Sanità ha inserito tra le «aree a rischio» anche Veneto, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna. Le autorità olandesi hanno ordinato ai propri cittadini di non recarsi negli 11 Comuni focolaio, fra cui quello padovano. Pure l’Australia ha consigliato ai propri cittadini di esercitare la «massima cautela» se dovessero recarsi in Lombardia e Veneto. Le strutture militari statunitensi hanno ordinato a tutti i militari e alle loro famiglie di non recarsi in Lombardia e Veneto, evidentemente se non sono già in servizio alla base Usaf di Vicenza. I programmi di studio in Italia sono stati cancellati da cinque università americane: Elon, Fairfield, Florida International, New York e Syracuse University. Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA

A BOLZANO VENEZIA Ieri da Bolzano è rimbalzata la notizia che la Commissione Europea metterà a disposizione 232 milioni di euro per contrastare gli effetti del Coronavirus. L’ha annunciato l’austriaco Johannes Hahn, commissario Ue al Bilancio, in visita dal governatore Arno Kompatscher. L’annuncio è arrivato proprio nel giorno in cui lo stesso Landeshauptmann ha firmato l’ordinanza con cui pure l’Alto Adige si pone sulla linea delle misure uniformi a livello nazionale, condivise per il momento anche da Campania, Umbria, Abruzzo, Molise, Sicilia e Lazio: fra le disposizioni, è previsto l’isolamento per chi arriva dalle zone a rischio e nell’elenco è citato pure Vo’, «in der Region Venetien» e cioè «nella Regione Veneto», come si legge nel testo rigorosamente bilingue.

DUE SETTIMANE Il metro di misura è quello delle due settimane. Il testo prevede che «chiunque abbia fatto ingresso in Italia negli ultimi quattordici giorni dopo aver soggiornato in zone a rischio epidemiologico, come identificate dall’Organizza-

Giamaica e Cayman chiudono i porti ai crocieristi Caraibi amari per i crocieristi della Msc Meraviglia. Alla nave italiana è stato impedito lo sbarco in Giamaica, a Ocho Rios, e a Gran Cayman, nel timore - poi rivelatosi infondato - di contagi. Ma è il segnale a preoccupare. Il pretesto: la notizia di una normale influenza di un membro dell’equipaggio. La compagnia, con un comunicato, ha comunque rassicurato che «nessun caso di coronavirus è stato segnalato a bordo». Ma la decisione dei due Paesi presa nonostante la consegna delle cartelle cliniche di passeggeri ed equipaggio è un altro indizio chiaro del clima che circonda l’Italia in tutto il mondo.

Stop anche dall’Alto Adige «A casa chi arriva da Vo’» GLI HOTEL DEVONO COMUNICARE I NOMI «IN CASO DI SINTOMI RESTARE IN STANZA CON PORTA CHIUSA E POI ALL’OSPEDALE»

zione Mondiale della Sanità, ovvero nei Comuni italiani ove è stata dimostrata la trasmissione locale del virus», tra cui appunto la località padovana, «deve comunicare tale circostanza al Dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria territorialmente competente». In questo modo l’autorità sanitaria provvederà all’isolamento domiciliare

della persona per 14 giorni dall’ultima esposizione, il che implicherà il divieto di contatti sociali, spostamenti. In caso di comparsa di sintomi, le istruzioni da seguire sono tre e perentorie: «Avvertire immediatamente l’operatore di sanità pubblica. Indossare la mascherina chirurgica (da fornire all’avvio del protocollo) e allontanarsi dagli altri

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LA FIRMA Arno Kompatscher

conviventi. Rimanere nella sua stanza con la porta chiusa garantendo un’adeguata ventilazione naturale, in attesa del trasferimento in ospedale». Inoltre albergatori e gestori di strutture ricettive hanno l’obbligo comunicare al numero di emergenza 112 i nomi delle persone provenienti dalle “zone rosse”.

SCUOLE E MANIFESTAZIONI In mattinata l’azienda sanitaria altoatesina aveva ridimensionato la portata di alcuni casi sospetti: «Non è stata evidenziata alcuna presenza di Covid-19. Tutti e quattro i pazienti, alla luce delle circostanze, si presentano in buone condizioni di salute», Nel pomeriggio il commissario straordinario Angelo Borrelli ha però citato un caso di contagio anche in Sudtirolo, attualmente all’ultimo posto nella classifica nazionale. «La Provincia di Bolzano – ha commentato Kompatscher – non rientra comunque tra le zone considerate focolaio del virus, per le quali sono previste misure più stringenti». Per questo le scuole riapriranno lunedì e «non è prevista una limitazione allo svolgimento di manifestazioni pubbliche». A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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L’emergenza a Nordest IL QUADRO VENEZIA Nel Veneto che piange due vittime, Adriano Trevisan e Luciana Mangiò, il coronavirus non risparmia nemmeno i bambini: ai sette casi di contagio di minorenni registrati in Lombardia, ieri si è aggiunto quello nel Padovano. Si tratta di una bambina di 8 anni, abitante a Curtarolo, parente del paziente di Limena, risultata positiva al tampone ma che non presenta alcun sintomo, né febbre né tosse. Dovrà restare a casa, in “quarantena”, i suoi compagni di classe saranno tenuti in osservazione, mentre la scuola dovrà rimanere chiusa fino al termine del periodo di incubazione della malattia. Intanto sono saliti a 87 i casi di contagio nella regione. E sono aumentati anche i “cluster”, cioè i gruppi di pazienti riconducibili allo stesso focolaio. Ma, soprattutto, è stata accertata una correlazione tra il focolaio lombardo di Lodi e quello veneto di Vo’: Walter Ricciardi, membro italiano del Comitato esecutivo dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e consulente del ministro della Salute, ha detto che esiste una relazione fra le due aree infettate. «Si tratta di un’ipotesi già accertata».

I DATI L’ultimo bollettino di martedì dava 45 casi di contagio. Ieri i bollettini sono stati tre e nell’arco di dieci ore, dalle 6.30 alle 11 e poi alle 16.30, c’è stata una escalation: 58 casi, poi 71, infine 87. Il focolaio più consistente resta quello di Vo’, il Comune di 3.400 anime in provincia di Padova che da lunedì scorso è off limits, nessuno può entrare, nessuno può uscire. Lì le persone risultate positive al Covid-19 sono 42, ma più della metà, 24, non sono ricoverate. Va detto che ai cluster di Vo’, Dolo e Venezia, ieri si sono aggiunti quelli di Limena e Treviso: segno che il virus ormai è dappertutto e non è escluso che altri focolai possano essere accertati. Ci sono infatti altri 9 pazienti ancora da associare a un gruppo di contagio, di cui due ricoverati all’ospedale All’Angelo a Mestre. Complessi-

LA MAGGIOR PARTE DELLE PERSONE CON IL VIRUS NON È RICOVERATA IERI DIMESSO UN ALTRO PAZIENTE

IL FOCUS PADOVA Niente febbre, nessun raffreddore, nemmeno un colpo di tosse o uno starnuto. È in ottime condizioni di salute, ma è risultata positiva al tampone e quindi deve starsene a casa in isolamento. Stessa sorte toccherà ai compagni di classe, mentre la scuola rimarrà chiusa per consentire una totale sanificazione. È una bimba padovana di otto anni la più giovane paziente veneta ad aver contratto il Coronavirus. Vive a Curtarolo, va a scuola a Limena e proprio qui, nel piccolo comune a due passi dal casello di Padova Ovest, è stato registrato un nuovo significativo “cluster” che conta ufficialmente almeno otto persone contagiate. Il primo è stato un imprenditore di 68 anni ricoverato in Terapia intensiva all’ospedale di Padova e la bambina è una sua parente. Altri sei casi, tutti legati a questa famiglia, sono stati registrati tra Limena e Curtarolo. Un caso di contagio è stato segnalato anche nella vicina San Giorgio in Bosco (accer-

Veneto, il contagio raddoppia Prima bimba trovata positiva I casi rilevati dopo gli oltre 4mila test diventano 87 `Il ministro Speranza: «Esiste un collegamento La piccola sta bene, è parente del malato di Limena tra i due focolai del Lodigiano e del Padovano» `

vamente tra i contagiati le persone attualmente non ricoverate sono 51. Un secondo paziente positivo al coronavirus, dopo la donna mandata a casa martedì, è stato dimesso ieri e posto in isolamento fiduciario a domicilio. Si tratta di una persona del cluster di Vò che era risultato positivo al test il 22 febbraio scorso, il giorno dopo la morte di Adriano Trevisan, quando è esplosa l’emergenza sanitaria.

TAMPONI Dopo aver superato solo in

Veneto quota 4mila tamponi sul totale nazionale di 9.462, il nuovo orientamento è di limitare il test a chi presenta i sintomi e cioè febbre alta, tosse forte, difficoltà respiratorie. «Perché ha detto il presidente della Regione, Luca Zaia - con questo eccesso di zelo, facendo tamponi a chiunque, anche a chi sta bene, andiamo a ingolfare il sistema. Un riallineamento alle linee guida è fondamentale, ma so che il ministro si sta già dando da fare». Intanto il ministro della Salute Roberto Speranza, nell’in-

formativa urgente alla Camera resa ieri sera, ha detto che esiste un collegamento tra il Lodigiano e il Padovano: «I primi riscontri evidenziano che in Italia si sono sviluppati due focolai, che inizialmente sembravano distinti, ma che poi si sono dimostrati connessi, uno in Lombardia, più vasto, e un altro puntiforme in un piccolo comune del Veneto».

I DANNI Intanto i rappresentanti di tutte le categorie economiche di

Niente febbre né raffreddore ma dovrà stare in isolamento In quarantena la sua scuola Accessi separati Casi sospetti, 56 tende pronte in 26 ospedali Misure di prevenzione anti-coronavirus in 26 ospedali del Veneto. La Protezione civile sta completando in queste ore l’allestimento di 56 tende pneumatiche. «Si tratta di una predisposizione preventiva – spiega l’assessore Gianpaolo Bottacin – allo stato attuale, le tende vengono montate e tenute chiuse». Verranno utilizzate solo per garantire un percorso separato ai pazienti con sintomi riconducibili al Convid-19.

tamenti in corso), mentre due ulteriori casi sono emersi ieri mattina a Vigodarzere, nella cintura urbana di Padova: una coppia di coniugi è in buone condizioni.

IL NUOVO ALLARME Se nell’ultima settimana l’attenzione si era concentrata sulla Bassa Padovana e in particolare sul comune di Vo’ Euganeo, primo focolaio in Veneto e per questo tutt’ora blindato e isolato, ora i riflettori si accendono anche sull’area di Limena. L’imprenditore ieri risultava ancora in gravi condizioni, mentre tutti gli altri contagiati sarebbero asintomatici. La piccola di otto anni frequenta la scuola elementare Petrarca e ieri il sindaco di Limena Stefano

Tonazzo ha eseguito le disposizioni emanate dal Dipartimento di Prevenzione delle Regione: l’istituto resta chiuso per essere sanificato. La data di riapertura non è stata ancora fissata ma si parla del 9 marzo, termine del periodo di incubazione della malattia. È stato inoltre previsto l’isolamento fiduciario di tutta la classe frequentata con il coinvolgimento dei pediatri di famiglia. In isolamento fiduciario anche gli insegnati della classe e parte del personale scolastico. Sono invece risultati negativi i tamponi eseguiti agli operatori del Distretto sanitario di Limena dove lunedì si era presentato l’imprenditore contagiato, accusando un malore poco dopo.

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Tutto quello che sappiamo sul Coronavirus DI CHE SI TRATTA I coronavirus sono una vasta famiglia di virus Causano malattie che vanno dal comune raffreddore a patologie respiratorie gravi

I SINTOMI PIÙ COMUNI

Raffreddore

Mal di gola

Tosse

Febbre

Sindrome respiratoria acuta

Polmonite

Il virus Sars-CoV-2 è stato identificato per la prima volta a Wuhan, in Cina, alla fine del 2019 La malattia che il patogeno provoca è stata chiamata CoVid-19

Insufficienza renale

Difficoltà respiratorie

COME SI TRASMETTE

Le persone più a rischio sono gli anziani e quelle con malattie pre-esistenti

Il virus si diffonde principalmente attraverso il contatto stretto con una persona malata Saliva Starnuti Colpi di tosse Contatti diretti personali Mani che toccano bocca, naso o occhi

PERIODO DI INCUBAZIONE Si stima che vari tra 2 e 11 giorni Fino ad un massimo di 14 giorni

PER I 650 ALUNNI DELL’ISTITUTO DI LOZZO ATESINO, A CUI FA CAPO VO’, LEZIONI VIA TABLEDT O CELLULARE

CURA Non esiste un vaccino. Per realizzarne uno ad hoc si stima ci vogliano tra i 12 e i 18 mesi I sintomi possono essere trattati

IL PAESE BLINDATO A Vo’ Euganeo, paese che conta poco più di tremila anime e un triste primato (abitava qui il primo morto veneto, Adriano Trevisan di 78 anni) i tamponi su tutta la popolazione procedono al ritmo di 500 al giorno. L’obiettivo, però, è non perdere il contatto con la quo-


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PREVENZIONE Oltre agli ospedali in cui sono ricoverati i malati di coronavirus, all’esterno di altri nosocomi la protezione civile sta allestendo le tende per la quarantena. Questa è a Castelfranco Veneto (Treviso). A destra, la locanda Sole di Vo’: la titolare risulta positiva ma sta bene ed è stata dimessa

Le parole chiave

1 I numeri

51 Le persone risultate positive al Covid-19 ma non ricoverate

2 Le vittime in Veneto Due anche i pazienti dimessi dall’ospedale Padova hanno scritto al premier Giuseppe Conte per chiedere che le agevolazioni fiscali previste dal Governo per le aree colpite dal problema siano estese a tutta la regione. «Le preoccupazioni del mondo dell’economia e dell’imprenditoria veneta di fronte a questa emergenza - ha detto Zaia - sono le nostre preoccupazioni, le mie personali e voglio credere siano anche quelle di tutti. Questa comunità non può vedere minacciato il suo più grande valore: l’impresa, forse il più identitario della

BAMBINI Scuola chiusa a Limena

tidianità. Da stamattina infatti i 650 alunni dell’istituto comprensivo di Lozzo Atestino, di cui fa parte anche il polo di Vo’, torneranno a fare lezione. Niente banchi, cattedre e lavagne: saranno tutti collegati per due ore al giorno via tablet o smartphone alle piattaforme didattiche online messe a di-

nostra gente tra quelli nati dal sacrificio». Il vero problema è impedire «che i nostri competitors internazionali si gettino come avvoltoi su una bestia ferita come ora può apparire a qualcuno l’economia veneta. Basta vedere cosa sta avvenendo con il turismo, la nostra prima industria con 18 miliardi di euro di fatturato, e la campagna di discredito ai confini della diffamazione sul piano internazionale».

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Soggetto asintomatico

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LE CATEGORIE ECONOMICHE SCRIVONO AL PREMIER CONTE: «LE AGEVOLAZIONI FISCALI VANNO ESTESE A TUTTA LA REGIONE»

sposizione dalla scuola. «Nessun docente si è tirato indietro di fronte a questa situazione inedita - racconta il preside Alfonso D’Ambrosio -. Da subito abbiamo pensato di continuare a essere una scuola, pur nell’emergenza». Oggi ad accogliere virtualmente i ragazzi ci sarà anche il preside di Codogno, primo focolaio italiano nel lodigiano: porterà il suo saluto in uno spirito di gemellaggio solidale. Sono più di 800 le mail arrivate negli ultimi giorni alla scuola di Vo’: scrivono, per proporre aiuto o semplicemente per dare sostegno morale, insegnanti, scrittori e psicologi di tutta Italia. Ad aiutare gli anziani nel fare la spesa ci pensa un gruppo di “Giovani alpini” mentre la nuova attrazione di gruppo è il Monopoly “Virus edition” inventato da una famiglia in isolamento. «Qui - racconta più di qualcuno guardando il bicchiere mezzo pieno - ne approfittiamo per stare insieme. È come se fosse sempre domenica». Gabriele Pipia © RIPRODUZIONE RISERVATA

Si verifica quando una malattia infettiva provoca un aumento nel numero di casi rispetto a quanto atteso all’interno di una comunità o di una regione ben circoscritta, come sta accadendo in questi giorni in alcune aree del Nord Italia con il SARS-CoV-2.

Epidemia e pandemia

ASSUNZIONI

Intanto la Regione ha disposto l’assunzione immediata a tempo indeterminato per 215 figure professionali della sanità, per far fronte ai maggiori carichi di lavoro legati all’emergenza coronavirus. Si tratta di 100 infermieri professionali, 80 operatori sociosanitari, 20 assistenti sanitari, 10 tecnici e 5 autisti. Alda Vanzan

Focolaio epidemico

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L’epidemia è la trasmissione frequente e localizzata - limitata nel tempo - di una malattia infettiva (come a Wuhan). La pandemia è invece la diffusione di una malattia in più continenti o comunque in vaste aree del mondo.

È una persona affetta da una malattia, ma che non presenta sintomi apparenti. Nel periodo di “incubazione” una malattia è già presente senza mostrare sintomi ma alcune malattie possono rimanere asintomatiche per sempre.

Quarantena (14 giorni) È un periodo di isolamento al quale vengono sottoposte persone che potrebbero portare con sé germi di malattie infettive. Per il coronavirus è di 14 giorni per chi ha avuto contatti stretti con casi confermati di Covid-19.

Contatto stretto Possono essere gli operatori sanitari o altre persone impiegate nell’assistenza e le persone che sono state faccia a faccia o nello stesso ambiente chiuso o che vivono nella stessa casa con un caso sospetto o confermato. FONTE: Istituto superiore di Sanità

La barista già dimessa: «Sorpresa da quel test, non mi sentivo malata» Doriana Mingoni, 47 anni, è la titolare del locale di Vo’ dove la prima vittima giocava a carte: «Nessun sintomo» `

IL RACCONTO VO’ EUGANEO (PADOVA) Positiva al Coronavirus, ma asintomatica. Tanto che è potuta tornarsene a casa, dove resterà in quarantena per 14 giorni, passati i quali potrà tornare alla vita normale. Quella di Doriana Mingoni, co-titolare, assieme al socio Alessio Guerra, della Nuova locanda al Sole di Vo’, è una storia di speranza, non solo per gli abitanti del paesino padovano incastonato tra il monte Venda e il monte Lozzo, sui Colli Euganei. Nel suo bar andavano a giocare a carte i due primi contagiati dal morbo di origine cinese, lo sfortunato Adriano Trevisan, morto venerdì 21 a Schiavonia, e Renato T., 68enne della frazione di Cortelà, ancora ricoverato in Terapia intensiva a Padova, ma in via di miglioramento. E per que-

DUE SETTIMANE A CASA «MIO DEDICHERÒ ALLE COSE CHE NON HO MAI TEMPO DI FARE CHI È IN SALUTE NON HA NULLA DA TEMERE»

sto la donna, 47 anni, si era presentata già venerdì sera all’ospedale di Padova per eseguire il tampone faringeo.

IL TEST «Dopo aver fatto il test, gli infermieri mi hanno detto che se ci fossero stati problemi, mi avrebbero avvisato con una telefonata e, nel frattempo, di restare a casa». Telefonata che è arrivata la mattina dopo: il tampone era risultato positivo. Così i sanitari del 118 sono andati a prelevarla a casa con un’ambulanza per portarla nel reparto di Malattie infettive, dove la donna è stata ricoverata per un giorno e mezzo. «Non mi sono nemmeno mai spogliata, un po’ per scaramanzia, un po’ perché sapevo dentro di me che sarei tornata a casa in poco tempo. Ero andata a farmi l’esame per puro scrupolo, nonostante non avessi alcun sintomo. Avevo anche evitato di vedere degli amici alla sera, ma lo facevo proprio solo per un atto di responsabilità. Quando mi hanno detto che ero positiva, mi sembrava impossibile, perché non mi sentivo malata». A questo punto, dopo la doccia fredda, l’unica cosa che Doriana ha potuto fare, è stata quella di cercare di vedere qual-

cosa di positivo in tutta questa storiaccia.

LE RASSICURAZIONI

«Voglio rassicurare i miei compaesani: per chi è in salute e non ha criticità pregresse, come nel mio caso, non c’è nulla da temere - assicura - Non mi ero nemmeno accorta di stare male, ho avuto solamente un giorno con qualche lineetta di febbre, niente di che. Mi rendo conto che le cose sono diverse se si hanno in casa persone anziane o bambini. In questo sono fortunata, vivendo sola non ho questa preoccupazione, ma vorrei che passasse un messaggio positivo. Sono tranquilla e anzi voglio vedere questi 14 giorni di quarantena come un “regalo” da usare come una sorta di pausa dalla frenesia quotidiana». Le cose da fare in casa, nella zona del monselicense, non mancano: «Ho deciso che imparerò a suonare la chitarra e mi dedicherò alle cose che normalmente non ho il tempo di fare». Anche gli amici la stanno aiutando: «Vanno a farmi le compere al supermercato e poi mi attaccano la spesa al cancello e io la vado a prendere quando se ne vanno». Marina Lucchin © RIPRODUZIONE RISERVATA

Troppi test effettuati: ora solo a chi registra qualche sintomo IL CASO ROMA Nelle regioni dei due focolai, Lombardia e Veneto, si è cominciato a effettuare i test sul coronavirus in modo indiscriminato, senza limitarsi a coloro che hanno i sintomi. Questo ha causato uno spreco di risorse, perché co-

munque solo il 4 per cento di chi è stato esaminato è risultato positivo. In altri termini, nel 96 per cento dei casi erano falsi allarmi. Ieri è intervenuto il Consiglio superiore della Sanità che ha messo un punto fermo: i tamponi che rilevano la presenza del Sars-CoV-2 devono essere utilizzati solo per quei pazienti che hanno sintomi come febbre e tosse o per coloro che hanno avuto contatti stretti con persone risultate positive.

LE RAGIONI

EMERGENZA CORONAVIRUS Per il Veneto è stato attivato il numero verde 800462340

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Ci sono due ragioni all’origine di questa decisione: è vero che anche gli asintomatici possono essere contagiosi, ma in percentuale molto minore rispetto a chi ha sintomi e dunque, per arginare la diffusione del coronavirus è più utile concentrarsi su quella tipologia di pazienti; inoltre, svolgendo i test in maniera massiccia, si

aumenta la possibilità di imbattersi in finti positivi come avvenuto in Piemonte. Gli infettivologi poi spiegano: la risposta che si sta dando in termine di test è imponente, nessun Paese può sostenerla con questi numeri. D’altra parte, in Lombardia, è stata necessaria una prima risposta massiccia, perché c’era il timore di non circoscrivere il focolaio di Codogno. Ormai in Italia, in totale, i tamponi eseguiti sono stati diecimila, ma il 75 per cento sono stati fatti tra Lombardia e Veneto. In particolare, nella regione di Zaia è risultato positivo meno del 2 per cento di coloro che sono stati sottoposti alla verifica. Comprensibile il desiderio di rispondere in modo perentorio all’emergenza di Vo’ Euganeo, però resta il fatto che su quasi 5.000 tamponi, 4.900 sono risultati negativi. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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GIOVEDÌ 27 FEBBRAIO 2020 LA NUOVA

PRIMO PIANO

L’allarme globale: qui Treviso

Infettati undici medici e infermieri A Ca’ Foncello chiusa Geriatria Il personale positivo è asintomatico, posto in isolamento a casa. Ipotesi paziente zero: uno specializzando padovano tato coinvolto sia privo di sintomi. Nessuno ha manifestato febbre o difficoltà respiratorie, tanto che per tutti questi soggetti, a eccezione del medico ricoverato a Padova, «è scattato l’isolamento domiciliare e il monitoraggio da parte del Servizio Igiene e Sanità Pubblica dell’Usl 2». Dovranno rimanere a casa, possibilmente in una stanza senza contatti con altri familiari, ed evitare qualsiasi tipo di uscita o contatto con l’esterno. Allo stesso tempo sono stati invitati a tenere monitorato il quadro clinico, con misurazioni della febbre e segnalazione al dottore della comparsa di eventuali altri sintomi. Tutte le persone in quarantena a casa vivono in provincia di Trevi-

Valentina Calzavara TREVISO. L’ospedale Ca’ Foncello è a oggi la più grande incubatrice del coronavirus in Veneto per numero di contagi tra gli operatori ospedalieri. Il reparto di Geriatria, possibile focolaio dell’infezione, è stato sigillato, vietati nuovi ricoveri di pazienti. I numeri confermati ieri sera dalla Regione parlano di undici sanitari risultati positivi al Covid-19. Sono 4 operatori socio sanitari, 2 infermieri e 5 medici, tra questi ultimi anche un giovane specializzando padovano ricoverato in Malattie Infettive a Padova. Questi gli esiti dei primi trenta tamponi eseguiti tra martedì e mercoledì (su un totale di oltre cento test effettuati) che hanno permesso di ricostruire parzialmente la catena dei contagi. La giornata di oggi sarà decisiva per avere il quadro della situazione epidemiologica, ma la questione dei kit protettivi (mascherine, occhiali, guanti e sovra camici) che hanno iniziato ad essere distribuiti solo ieri in modo massiccio nei reparti, verrà sollevata al tavolo aziendale dai sindacati dei medici ospedalieri.

Il giovane dottore non presentava sintomi della malattia Ricoverato a Padova so, anche il soggetto originario del Bellunese. GERIATRIA CHIUSA

«A seguito del caso, la direzione dell’Usl 2, al fine di ridurre il numero di possibili contagi ha disposto che nell’unità operativa di Geriatria, dove la 75enne era deceduta per un grave scompenso cardiaco, non vengano effettuati nuovi ricoveri» dicono dalla Regione. Tutti i degenti sono stati sottoposti a tampone partendo dall’ala in cui è avvenuto il decesso dell’anziana e procedendo per gradi. Altra misura straordinaria decisa dalla task force d’emergenza dell’Usl 2 riguarda il blocco delle visite. L’ingresso ai non addetti ai lavori è stato interdetto, i familiari restano fuori. «In reparto sono state bloccate, a scopo

LE TRASMISSIONI

Il coronavirus ha camminato all’interno della Geriatria di Treviso andando a infettare Luciana Mangiò, la 75enne di Paese deceduta martedì sera e risultata positiva al Covid-19 facendo scattare l’allerta generale. Ma allo stesso tempo, il virus ha varcato le mura del Ca’ Foncello, andando a colpire 2 persone tra i contatti stretti che la donna deceduta ha avuto nelle ultime settimane, ovvero la sua badante e un vicino di casa. Il bollettino diramato dalla Regione evidenzia come il personale medico e infermieristico risul-

Ospedale semideserto ieri, numero ridotto di visitatori

la polemica, e oggi il vertice sindacati -usl

«Kit anti-contagio distribuiti in ritardo Bisognava prevenire anziché curare» TREVISO. «Siamo di fronte a un

problema enorme, e adesso ci troviamo a curare quello che forse si poteva prevenire, almeno in parte». Pasquale Santoriello, referente dei medici ospedalieri Anaao dell’Usl di Marca punta il dito contro l’assenza dei kit anti-contagio più volte richiesti alla direzione aziendale per proteggere medici e personale che opera in corsia. «Oggi è tardi, bisognava averle ieri» aggiunge il dot-

tor Santoriello, riferendosi alle mascherine, ma anche a occhiali e sovra-camici. «Ieri è vero, sono arrivate, ma non dappertutto, in alcuni reparti non ci sono, in altri non si trovano più, in altri ancora sono rimaste chiuse nel cassetto del coordinatore senza essere messe a disposizione del personale» segnala il referente Anaao. Al Pronto soccorso, così come a Borgo Cavalli, il personale chiede di accelerare sulla di-

stribuzione dei presidi. Anche i medici di famiglia dello Snami attendono la fornitura dei dispositivi di protezione da parte dell’azienda sanitaria trevigiana. «Abbiamo scritto nei giorni scorsi alla direzione aziendale, ma al momento non abbiamo ricevuto né risposte né presidi» spiega il sindacalista Bruno Di Daniel «si parla del virus da due mesi, ma abbiamo aspettato che ci arrivasse in casa per correre ai ripari,

questo vale per l’Italia intera, e Treviso non fa eccezione». IL TAVOLO

Questione che sarà portata questo pomeriggio all’incontro tra sindacati e direzione dell’azienda sanitaria trevigiana. Se è vero che l’Usl 2 e la Regione si sono attenute alle indicazioni fornite dal ministero della Salute e dall’Organizzazione mondiale della sanità come ha ribadito ieri il governa-

tore Luca Zaia, è pur vero che qualcosa è saltato nel sistema generale, visto che gli ospedali di Veneto e Lombardia si stanno rivelando gli ambienti ideali dove il Covid-19 sta prosperando e spesso gli infettati sono medici, infermieri e operatorio socio sanitari. L’ospedale Ca’ Foncello registra sotto questo aspetto una situazione grave: 11 operatori infettati e collocati in isolamento, una donna deceduta e due contatti di stretti di quest’ultima positivi. Mentre si attende la seconda tornata di test. EMERGENZA ORGANICO

La questione è seria perché, in tempi di organico più che risicato nei reparti, la mancanza di 5 medici, 2 infermieri e 4 operatori socio sanitari rischia

precauzionale, le visite dei parenti» conferma la direzione dell’Usl di Marca. Man mano che i pazienti risulteranno negativi al doppio tampone sul Covid-19, verranno via via fatti uscire dall’area rossa e collocati altrove. IPOTESI PAZIENTE ZERO

Attenzionato speciale nell’ambito del focolaio di coronavirus trevigiano sarebbe un giovane specializzando padovano, poco più che trentenne, a un passo dalla fine degli studi universitari. L’azienda sanitaria non conferma né smentisce questa circostanza, ma sarebbe lui l’attenzionato come ipotetico “paziente zero” che, a sua insaputa, ha portato il Covid-19 all’interno dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso, esportandolo o importandolo dagli altri ospedali del Padovano in cui lavora. Al Ca’ Foncello il medico in questione ha lavorato nelle scorse settimane, facendo tre turni. Aveva accettato il sacrificio che tanti futuri medici specialisti fanno, scendere in campo, fare pratica e guadagnare qualche soldo. «Nessuno poteva immaginare che il coronavirus arrivasse proprio così, anche se il personale medico è risultato essere uno dei target più colpiti dal virus cinese» afferma un primario, facendo riferimento allo specializzando di stanza a Treviso che potrebbe essere stato l’involontario cavallo di Troia al coronavirus. La malattia è stata subdola, nel suo caso non ha dato sintomi, ma lo avrebbe usato per “infettare” i soggetti più deboli che gli stavano attorno trovando negli anziani ricoverati un bacino ideale per propagarsi. Il contatto stretto, le goccioline di saliva trasmesse con il respiro, e il fisico già molto debilitato di Luciana Mangiò sono stati una miscela letale. — © RIPRODUZIONE RISERVATA


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PRIMO PIANO

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L’allarme globale: qui Treviso la cronologia

Quei 18 giorni dal ricovero alla morte nell’allerta Ecco la cronaca dell’ultimo mese nell’allerta coronavirus. 7 FEBBRAIO

La settantacinquenne Luciana Mangiò viene ricoverata al Ca’ Foncello in Geriatria. 21 FEBBRAIO

Altri due casi di coronavirus in Italia dopo i 6 in Lombardia: si tratta di due cittadini veneti che ai primi esami sono risultati positivi, sono i casi di Vo’ Eugeneo dove vengono chiuse scuole e negozi. Viene svuotato l’ospedale di Schiavonia. La sera stessa muore Adriano Trevisan, 78 anni, di Vo’ Euganeo, uno degli infettati. 22 FEBBRAIO

I contagi vengono registrati anche a Mirano, diventano 16 in tutto il Veneto. 23 FEBBRAIO

Vengono riscontrati casi anche a Venezia, il numero di contagiati sale, la Regione emana l’ordinanza restrittiva per tutte le attività e ordina o stop alle scuole. Il direttore generale del Ca’ Foncello Francesco Benazzi convoca i sindaci e spiega l’emergenza. «Intervenire adesso per fermare i contagi possibili». 24 FEBBRAIO

In tutta Italia le vittime diventano sette. La Lombardia è la regione con il maggior numero di casi (173 con 6 vittime), seguita da Veneto (33 e un morto), Emilia Romagna (18), Piemonte (3) e Lazio. 25 FEBBRAIO

L’Usl 2 trevigiana a sera annuncia il contagio di una persona, dopo poco ne viene annunciata la morte. È la 75enne Luciana Mangiò. Positivo al virus un medico del reparto che viene chiuso e isolato dal resto dell’ospedale. Tamponi per tutti.

Ampio uso di mascherine anche fra gli utenti ieri all’ospedale Ca’ Foncello

Inchiesta sulla donna morta Al vaglio eventuali errori La procura ha aperto un fascicolo per capire se i protocolli sono stati rispettati e se si poteva eventualmente fare di più per evitare la diffusione del contagio

nell’individuazione del virus sull’anziana di Paese? Le linee guida sono state rispettate? Il tampone, fatto alla paziente poche ore prima della sua morte – a 18 giorni dal suo ricovero – è stato tardivo? Si poteva fare di più per evitare la diffusione del contagio? Ha lo scopo di rispondere a queste e ad altre domande l’inchiesta aperta dalla procura della Repubblica di Treviso sulla morte di Luciana Mangiò, 75 anni, prima vittima accertata di coronavirus nella Marca. Ad assumersi la titolarità dell’inchiesta è il sostituto procuratore di turno Davide Romanelli che, per il momento, ha aperto un fascicolo conoscitivo (senza inda-

gati né ipotesi di reato). Nonostante si tratti di un “atto dovuto”, il pm Romanelli acquisirà dall’azienda sanitaria la cartella clinica della paziente e tutti i documenti che gli permetteranno di capire se diagnosi e cure siano state rapide e rispettose delle linee guida imposte dall’autorità sanitaria nazionale. L’orientamento della procura è comunque quello di non chiedere l’autopsia sul corpo dell’anziana, essendo, per il momento, più che sufficienti i documenti sulla degenza della donna, ricoverata 18 giorni prima della scoperta del virus di cui era affetta e della sua morte. Per il momento, non è ancora del tutto chiaro se il decesso di Luciana Mangiò sia dovuto esclusivamente al coronavirus oppure se sia stato

Gli ospedalieri dell’Anaao hanno chiesto mascherine per tutti i medici Usl

I condotti dello Snami hanno scritto giorni fa al dg Benazzi per chiedere i dispositivi

di creare una sofferenza pesante in corsia. La Regione ha sbloccato le assunzioni di infermieri per tamponare eventuali buchi di personale legati a Covid-19, ma l’Usl 2 potrebbe varare un piano straordinario di unificazione dei reparti dirottando professionisti dagli ospedali di Montebelluna e Castelfranco. «Con tutti questi operatori in quarantena, l’unica soluzione è ottimizzare le risorse umane» dice una fonte interna all’azienda sanitaria trevigiana. Invita a cautela e

collaborazione Ivan Bernini della Cgil: «Serve unità e vanno prese decisioni collegiali tra governo, Regioni e soggetti locali».

Marco Filippi TREVISO. Ci sono stati errori

causato dall’aggravamento delle sue condizioni pregresse e il virus ne sia stata una concausa. L’ipotesi principale è che qualcuno, fra il personale sanitario, possa aver trasmesso il virus all’anziana e ad altro personale del reparto per un totale, compresa la vittima, di 14 persone (cinque medici, quattro Oss, due infermieri, la badante dell’anziana ed un vicino di casa). Nel frattempo l’Usl 2 della Marca Trevigiana ha già comunicato che per le persone positive ai tamponi è scattato l’isolamento domiciliare. Luciana Mangiò aveva sempre condotto una vita riservata e abitudinaria, tra le mura domestiche, fino a fine gennaio quando la sua salute era peggiorata con la febbre a debilitarla e cuore e polmoni sempre più affatica-

PUBBLICO MINISTERO IL PM DAVIDE ROMANELLI HA APERTO UN’INCHIESTA SUL DECESSO DELL’ANZIANA DI PAESE

Non ci sono indagati ma si vuole capire perché il tampone è stato eseguito solo poco prima del decesso della 75enne

I SINDACI

In balia egli aventi e in attesa delle ordinanze, i sindaci fronteggiano le mille domande dei cittadini ma allargano le braccia. Le reticenze davanti all’ordinanza espresse domenica oggi lasciano spazio ad ampia richiesta di ridurla, se non eliminarla. «È una grave influenza,

Il dottor Pasquale Santoriello segretario Anaao di Treviso

giusta la precauzione e giusti interventi preventivi ma è difficile pensare di fermare tutto» dice il sindaco di Silea Rossella Cendron. Più netto Riccardo Szumski, di Santa Lucia di Pia-

ve: «Spero che venerdì la Regione decida di ritirare tutto, non si può certo pensare di andare avanti con queste limitazioni. Il virus se ne frega dell’ordinanza e ne abbiamo

ti. Sembrava un’influenza più forte delle altre, ma l’anziana non è riuscita a riprendersi. Così la badante aveva chiamato il medico, che ha subito disposto il ricovero all’ospedale Ca’ Foncello. Lucia Mangiò è entrata in ospedale a Treviso il 7 febbraio scorso, diciotto giorni prima di morire. Era in discrete condizioni, i medici avevano deciso di ricoverarla nel reparto di Geriatria al secondo piano del Ca’ Foncello dove la circolare affissa nel fine settimana invitava i familiari dei ricoverati a limitare le visite ai parenti ricoverati in corsia. «Si tratta di un atto dovuto - spiega il capo della procura della Repubblica di Treviso Michele Dalla Costa ma è chiaro che acquisiremo le cartelle cliniche per verificare se i protocolli siano stati rispettato. Autopsia? Non penso sarà necessario farla». Nel frattempo la procura sta attendendo eventuali denunce su casi di procurato allarme che si sono moltiplicati negli ultimi giorni nella Marca. «Per il momento - precisa Dalla Costa non abbiamo ricevuto denunce. Attendiamo eventuali segnalazioni dalle forze dell’ordine o dalla stessa azienda sanitaria». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

avuto testimonianza chiara. Bene la tutela dell’ospedale, ma sul resto stop». Il sindaco del capoluogo, e presidente Anci Veneto, Mario Conte, più tiepido. «Dobbiamo stringere i denti per i lbene di tutti, confidiamo nell’azienda sanitaria». Nessun riferimento al fatto che proprio in ospedale si sia manifestato il “focolaio”. Stefano Marcon, sindaco di Castelfranco e presidente della Provincia è chiaro: «I protocolli messi in atto erano tarati sul contenimento alla propagazione del virus, ancorché i casi siano in aumento, è stato applicato bene e nel giusto. Ho fiducia nel sistema e si capirà se ci è stato un vulnus, ma non credo». — V.C. F.D.W. © RIPRODUZIONE RISERVATA


GIOVEDÌ 27 FEBBRAIO 2020 IL MATTINO

REGIONE

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agroalimentare d’eccellenza

commissione federalismo fiscale

Veronafiere resta ottimista e conferma il Vinitaly 2020

D’Incà: l’autonomia sarà decisa in Parlamento «Riforma fondamentale»

La 54ª edizione della principale vetrina italiana sul comparto vitivinicolo si svolgerà dal 19 al 22 aprile. Rinviate invece tutte le altre rassegne primaverili VERONA. Veronafiere conferma le date della 54ª edizione di Vinitaly, che sarà regolarmente in calendario nella terza decade di aprile, da domenica 19 a mercoledì 22. La decisione, frutto anche di un’attenta analisi dei dati disponibili oltre che dell’ascolto delle posizioni dei principali portatori d’interesse rappresentati nella manifestazione e del mercato – incluse le associazioni di settore – è stata adottata ieri pomeriggio dal consiglio d’amministrazione di Veronafiere. Quella dell’ente espositivo è stata una decisione concertata, tra l’altro, con il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, e con il sindaco di Verona, Federico Sboarina. «Il mondo del vino italiano già in passato ha dato un segnale positivo di svolta. Veronafiere è convinta che, anche in questa occasione, il settore potrà contribuire

alla ripresa della nostra economia e a rilanciare un clima di fiducia nel Paese», ha detto il direttore generale Giovanni Mantovani. Veronafiere, nel tentativo di mantenere alta l’attenzione sul settore, ha programmato in tempi brevi un incontro con i rappresentanti della filiera per attivare tutte le risorse e le azioni di incoming e promozione sui mercati internazionali. « Siamo consapevoli» ha aggiunto Mantovani «delle difficoltà del momento e dell’immagine distorta dell’Italia percepita all’estero, ma siamo persuasi che l’emergenza rientrerà in tempi non troppo lunghi, consentendoci di organizzare regolarmente la manifestazione, che rappresenta il traino per il vino italiano nel mondo». Per tutte le altre manifestazioni previste a marzo e aprile, Veronafiere ha invece spalmato le date tra maggio e novembre. —

il risiko delle multiutilities

A2a ricambio al vertice Patuano, ex Edizione diventerà presidente MILANO. A2a perde il vertice

storico. Dopo sei anni alla guida del gruppo, controllato al 51% da un patto tra i Comuni di Milano e Brescia, il presidente Giovanni Valotti e l’amministratore delegato Valerio Camerano saranno sostituiti. La multiutility lombarda ha forti interessi in Veneto, è nel capitale di Ascopiave e sta studiando un'alleanza industriale con Aim (Vicenza) e Agsm (Verona). A decidere l’avvicenamen-

to sono stati i due sindaci, Beppe Sala ed Emilio Del Bono. I quali avrebbero anche individuato i manager che ne prenderanno il posto. Alla presidenza Marco Patuano, ex numero uno di Telecom Italia e di Edizione, la holding finanziaria della famiglia Benetton e attualmente membro del consiglio di amministrazione del Milan. Per il ruolo di capo azienda, invece, sarebbe stato scelto Renato Mazzoncini, una vita nelle società del

alleanza multinazionale

Generali e Nationwide accordo sulle polizze TRIESTE. Generali e Nation-

wide annunciano una joint venture per offrire soluzioni assicurative multinazionali. La nuova società N2G Worldwide Insurance Services fornirà soluzioni assicurative commerciali a clienti statunitensi e a clienti internazionali con attività negli Usa. Ii premi P&C per i programmi commerciali multinazionali ammontano a circa 33 miliardi di dollari nei

Marco Sesana, Generali Italia

Un’immagine del Vinitaly, manifestazione scaligera di punta

settore pubblico. Prima come dirigente di Ansaldo, poi di una serie di società del trasporto pubblico su gomma, fino a diventare nel 2015 amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, nominato dal governo guidato da Matteo Renzi. Il ribaltone arriva a un passo dalla scadenza per il rinnovo del cda di A2a: scadono venerdì prossimo i termini per la presentazione delle candidature. Secondo gli accordi tra i due comuni, il presidente viene scelto a turno dai due Comuni: per il prossimo triennio tocca a Milano. Mentre per l’ad, il nome deve essere indicato di comune accordo. Sala ha così indicato Patuano. I due si conoscono da tempo: il sindaco di Milano ha lavorato a lungo in Pirelli prima di

mercati statunitense ed europeo. «Questo accordo si inserisce nel nostro piano strategico 2021 attraverso cui intendiamo essere “Partner di vita” dei nostri clienti, offrendo loro soluzioni innovative e personalizzate», ha detto Marco Sesana, country manager e ceo di Generali Italia. Aggiungendo che la joint venture «unisce la rete di distribuzione e la notorietà del brand di Nationwide con la vasta rete globale di Generali Global Corporate & Commercial e la sua conoscenza dei mercati locali in più di 160 paesi nel mondo. N2G metterà così a disposizione dei suoi clienti un’offerta completa e innovativa di programmi multinazionali». —

diventare il city manager di Letizia Moratti, ai tempi della giunta di centrodestra, mentre Patuano era uno dei manager di punta di Telecom proprio nel momento in cui il gruppo di telecomunicazione era controllato da quello degli pneumatici. Mazzoncini ha dalla sua il fatto di essere di Brescia e di aver trattato con il sindaco Sala, ai tempi in cui era alla guida delle Ferrovie, una possibile alleanza tra la società ferroviaria e l’Atm, l’azienda di trasporto pubblico milanese. «Un cambio inatteso — è stato definito dagli analisti di Equita — perché la società ha diversi dossier aperti per aggregazioni di utility in Lombardia e in Veneto ed inoltre l’attuale management ha una profonda conoscenza del settore energetico». —

PADOVA. L’autonomia pre-

senta dei rischi ma è una grande opportunità, un’occasione da cogliere per avvicinare i cittadini alle istituzioni. Va attuata nel rispetto della Costituzione e del principio di perequazione e solidarietà. Federico D’Incà si presenta alla commissione del Federalismo fiscale e ribadisce l’impegno del M5s e del governo ad approvare in tempi rapidi la legge quadro del ministro Boccia. E spiega la significativa correzione di rotta tra il Conte1 e il Conte2. Nel governo giallorosso, l’intesa costruita con Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna assegna un ruolo centrale al Parlamento, che non sarà chiamato a ratificare l’accordo presidente del consiglio-regioni. Appena la legge quadro sarà licenziata da Palazzo Chigi, approderà in Camera e Senato per la discussione sui Lep e i fabbisogni standard, per passare dal costo storico a una gestione delle risorse più in sintonia con i bisogni delle regioni. «Ritengo giusto che la questione del coinvolgimento delle Camere sia rimessa alla loro autonoma valutazione, sapranno individuare

© RIPRODUZIONE RISERVATA

aeroporto di verona

Businarolo interroga sugli investimenti VERONA. Quale sarà il futu-

ro dell’aeroporto Catullo? E, soprattutto, dove sono finiti gli investimenti promessi? Torna a chiederlo Francesca Businarolo, deputata del Movimento 5 Stelle e presidente della commissione Giustizia, con un’interrogazione al ministro dei Trasporti, Paola De Micheli. Un quesito che parte dalla scadenza dei patti societari, quelli che, con una formula contestata e già denunciata all’Anac, prevedono la presenza nell’aeropor-

adesione al comitato azionisti

Cattolica sale in Ubi ed entra nel Car con l’1% VERONA. Cattolica Assicurazioni ha acquistato azioni di Ubi Banca salendo sopra l’1% ed è entrata nel Car, il ’Comitato azionisti di riferimentò che fino ad oggi contava il 17,7% del capitale dell’ex popolare. Il gruppo assicurativo, legato da una partnership sulla bancassicurazione con l’ex popolare, ha comprato lo 0,51% circa della banca sul mercato, aggiungendolo alla quota dello 0,5% che aveva già in portafoglio. La decisio-

le modalità più corrette. Ciò che posso però assicurare, quale Ministro dei rapporti con il Parlamento, è che, anche laddove le intese una volta sottoscritte fossero considerate inemendabili, riterrei comunque necessario un pieno coinvolgimento del Parlamento nell’ambito della fase negoziale. In questo processo è indubbio che il ruolo del Parlamento è insostituibile. Allo stesso tempo richiamo i due principi cui nel merito dobbiamo ispirarci per guidare proficuamente tale processo: avvicinare le decisioni ai cittadini per migliorare la nostra democrazia, garantire la solidarietà nazionale per evitare che qualcuno resti indietro», ha concluso D’Incà che ha messo il sigillo del M5s sulla riforma Boccia. Una linea di condotta apprezzata da Roger De Menech, Pd bellunese,assai meno dal sentore Ud padovano Toni De Poli: «La maggioranza naviga in alto mare sull'autonomia. Da mesi ormai ripetono sempre le stesse cose: la legge quadro arriverà. E' un disco rotto, è sempre la stessa musica». —

ne di Cattolica di entrare nel Car avrà effetti anche sull’ops lanciata da Intesa Sanpaolo su Ubi: il Car, infatti, già giovedì scorso si è detto contrario all’offerta. Sempre di ieri la notizia che Glass Lewis e Iss, principali consulenti dei fondi nelle votazioni delle assemblee delle società quotate, consigliano i loro clienti di bocciare la proposta di revisione dello statuto di Cattolica Assicurazioni, ritenendo che non tut-

to veronese di un socio privato, Save, al 40%. «Questi patti» specifica Businarolo «sono già scaduti a dicembre, ma sono stati prorogati fino a febbraio. Voglio capire cosa accadrà ora e penso che la risposta sia dovuta non a me, ma ai cittadini veronesi. Ricordo che l’ultimo bilancio approvato vede un buco di sei milioni, legato soprattutto alle ricadute negative dello scalo di Montichiari». Businarolo considera negativo l’ingresso di Save nella gestione dello scalo. —

te le modifiche della governance avanzate - in particolare quelle sull'introduzione di limiti di età e di mandato per i consiglieri - siano nell'interesse dei soci. «Il voto contro è giustificato perché, sebbene il bisogno di riformare la governance di Cattolica sia noto, certi cambiamenti dello statuto presentati in questa proposta unitaria non sono allineati con le migliori prassi. Nel complesso i proponenti non sono riusciti a offrire un razionale commisurato con i profondi cambiamenti che la loro proposta implica», afferma Iss nel report visionato dall'ANSA. L'assemblea straordinaria sulla governance è stata posticipata ad aprile a causa del coronavirus. —


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