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LUNEDÌ 27 GENNAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE
manifestazione silenziosa degli ecologisti
Marcia tra la neve: «Il parco della Lessinia non si tocca» Giada Zandonà VERONA. «Una dichiarazione d’amore del popolo della Lessinia per le sue montagne e per i montanari che le abitano»: così Alessandro Anderloni, promotore dell’iniziativa, ha definito la manifestazione di ieri mattina nel Parco Regionale della Lessinia, nel Veronese. Passi silenziosi e determinati di migliaia e migliaia di persone di tutte le età che avanzavano piano sulla neve fresca caduta nella notte, da Conca dei Parbari a Rovrè Veronese, per far percepire la loro presenza e dire no al taglio di quasi il 20% del Parco. Un evento che ha coinvolto secondo gli organizzatori quasi 10 mila persone che hanno voluto festeggiare in anticipo i 30 anni del secondo Parco nato in Veneto, prima che per vo-
L’emozionante momento conclusivo della lettura corale della poesia
Atalmi (Cgil) critica il governatore della Lega «Eravamo degli invasori al fianco di Hitler»
«Alpini morti in Russia per la democrazia» Polemica per un post di Zaia su Nikolajevka
I post di Zaia e di Atalmi sull’anniversario di Nikolajevka
LA POLEMICA
olemiche sui social per un post del presidente del Veneto Luca Zaia che commemora gli alpini caduti nella battaglia di Nikolajevka del 26 gennaio 1943. Il governatore su Facebook scrive che erano andati a combattere «per difendere gli ideali di democrazia e libertà». Passaggio poi subito eliminato dopo che alcuni commentatori, fra cui Nicola Atalmi (segreteria provinciale Cgil di Treviso) gli avevano fatto notare che si trattava di «un esercito invasore e aggressore a sostegno di Hitler». Zaia su Fb cita Mario Rigoni Stern, lo scrittore di Asiago che con il “Sergente nella neve” (1953) ha regalato una delle più autorevoli testimonianze letterarie della seconda guerra mondiale, alla quale l’autore partecipò con gli alpini sul fronte russo. Ma sempre di guerra d’invasione si trattava e nelle pagine di Rigoni Stern
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emerge il dramma di un esercito mandato a morire per la follia di Hitler e Mussolini. Proprio questo ricorda Nicola Atalmi. «Secondo il Presidente #Zaia le truppe italiane aggregate a Hitler per attaccare la Russia combattevano “per gli ideali di libertà e democrazia” così invece di commemorare i nostri morti del ‘43 vittime del delirio mussoliniano li ridicolizza. Se lo avesse sentito Mario Rigoni Stern...» —
lontà della commissione regionale con il progetto di legge 451, venga ridotto da circa 10.000 a 8.211 ettari. Una leggera nebbia ha avvolto gli ecologisti lungo i 5 chilometri di marcia senza musica, slogan, bandiere o simboli, per non turbare la quiete di un luogo ameno e per dare modo di riflettere durante il cammino, terminato verso le 13 a San Giorgio di Bosco Chiesanuova. Al termine della passeggiata, la folla si è radunata per far sentire la propria voce e lo ha fatto leggendo all’unisono una poesia che racchiudeva i valori, i profumi, i suoni e la vita del Parco Regionale della Lessinia. Un momento di incontro e scambio a cui hanno partecipato oltre cento associazioni da tutto il Veneto, di cui anche alcune padovane ed euganee, che ha messo as-
sieme otto sezioni del Cai veronese che con numerose azioni si prende cura dei sentieri e della vita del Parco «siamo contro la riduzione, non ne capiamo il motivo. Ci sono dei problemi nei vaj ma tagliare i confini non è la risposta. Anche in città ci sono regole da rispettare come in un parco e se si instaura un dialogo si trovano le soluzioni, che ad oggi non sono mai state proposte» commenta il Presidente del Cai di Trignano Nicola Zampicinini. «Se diamo la possibilità a centinaia di cacciatori di entrare nei vaj, sicuramente avremo più danni all’ambiente di quelli che fanno i cinghiali». Alla camminata erano presenti anche diversi consiglieri regionali: il gruppo Pd con Fracasso, Azzalin e Salemi, Pietro Ruzzante di Veneto 2020. «Siamo l’unica regione
in Europa che vuole ridurre un parco anziché ampliarlo. È incomprensibile l’atteggiamento della giunta Zaia verso questo ambiente meraviglioso» dice Ruzzante, secondo cui ci sono tutti i presupposti per evitare la riduzione: «È stato espresso un parere sulla legge senza sentire il Parco, quindi bisogna rifare tutto da capo». La Lessina è la sua terra e la conosce molto bene Alessandro Anderloni, dato che l’ha portata in teatro e al cinema con i suoi spettacoli e documentari: «Tutte queste persone qui oggi stanno dicendo che vogliono bene ai montanari, che sono pronte a sostenerli e questo deve essere un messaggio a tutto il popolo italiano. Ii Parchi non devono essere ridotti di un centimetro. Ciò che è protetto deve rimanere tale in tutta Italia».— © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Lunedì 27 Gennaio 2020 www.gazzettino.it
Elezioni comunali, patto in dirittura con la Lega che chiede il vicesindaco Con il segretario Andrea Tomaello numero 2 a Ca’ Farsetti ci sarebbero anche 2 assessorati pesanti: commercio e sociale
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VERSO LE ELEZIONI VENEZIA È vicinissimo l’accordo ufficiale tra il sindaco Luigi Brugnaro e la Lega per le elezioni comunali. A parole sarebbe tutto fatto, mancherebbe la ratifica. Un tandem che rafforzerebbe la posizione del primo cittadino uscente e la sua aspirazione ad essere rieletto già al primo turno. Fonti molto ben accreditate all’interno dei Fucsia come del partito di Salvini danno per imminente la firma dell’intesa che vedrebbe riconosciuta la carica di vicesindaco al commissario provinciale della Lega Andrea Tomaello e, probabilmente, un paio di assessorati – si dice Commercio e Sicurezza, ma in ballo potrebbe entrare anche il Sociale se Simone Venturini facesse il salto in Regione – e la presidenza di un paio di Municipalità (Mestre la prima richiesta). Da ambo i fronti, com’è normale che sia, va in scena il gioco delle parti.
LE POSIZIONI
IL TEATRO GOLDONI Sopra e nell’altra pagina, le celebrazioni del Giorno della memoria, con il sindaco Luigi Brugnaro, il prefetto Zappalorto e Paolo Gnignati. Nel tondo Liliana Segre
Se qualche esponente vicino al sindaco frena – «vediamo anche il risultato in Emilia Romagna» – Tomaello si schernisce, ma nell’argomentare pronuncia una frase che è un messaggio: “«Con Brugnaro ci siamo vi-
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sti il 20 gennaio. Sul tavolo abbiamo messo i nostri punti. Vorremmo chiudere questa settimana, altrimenti noi partiamo con un nostro candidato». Che semplicemente non esiste o almeno sarebbe un nome di bandiera usato per fare pressioni sul sindaco. Strategie, ma intanto un altro segnale di avvicinamento è il commento che Tomaello fa della proposta lanciata da Brugnaro di concedere la cittadinanza alla senatrice Liliana Segre: «In questo momento Segre è un simbolo riconosciuto. Darle la cittadinanza non è per me un problema».
STRATEGIE Se L’obiettivo di Brugnaro è sbaragliare la concorrenza al primo turno, quello della Lega è andare al governo della città con quel peso specifico in Giunta che oggi non ha e con la forza dei numeri in Consiglio comunale che, in caso, potrebbero
NEL CENTROSINISTRA NON TUTTI SONO CONVINTI DI BUGLIESI IL RETTORE IERI HA INCONTRATO IL GRUPPO 25 APRILE
mettere in difficoltà la maggioranza. Il sindaco è già in piena campagna elettorale e dopo il Punto comune di Mestre ha aperto quello di Zelarino e nei prossimi giorni inaugurerà quello di Venezia, a Rialto.
CENTROSINISTRA Intanto il centrosinistra dialoga, s’incontra, ma ancora non trova la quadra. Le forze della coalizione sono molte e si sono date il termine di fine mese per capire come arrivare alla scelta del candidato: se facendo le primarie, un tempo considerate lo strumento di partecipazione per antonomasia e oggi sempre più spesso bollate come “divisive”, oppure se lanciando un profilo condiviso. Il nome più gettonato è quello del rettore uscente di Ca’ Foscari Michele Bugliesi, ma laa sinistra notoriamente gli preferirebbe Gianfranco Bettin. Insomma, non a tutti piace il rettore, ritenuto uomo di apparato. «Il valore fondamentale è stare uniti – avverte sibillino il deputato dem Nicola Pellicani – poi vediamo tutto il resto». Intanto ieri Bugliesi ha incontrato il Gruppo XXV aprile alla Bragora. Un incontro che l stesso Bugliesi ha chiesto si tenesse a porte chiuse. Alvise Sperandio © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Lunedì 27 Gennaio 2020 www.gazzettino.it
Incubo pandemia L’ALLARME TREVISO Un ambulatorio al pronto soccorso dedicato al nuovo coronavirus cinese. L’ospedale di Treviso sta mettendo a punto un piano per individuare uno spazio specifico nell’area dell’emergenza-urgenza dove accogliere e isolare i pazienti nel momento in cui emerge il sospetto che possano essere stati colpiti dal coronavirus 2019-nCoV, variante della Sars, responsabile di pesanti polmoniti. Con particolare riguardo a chi è stato in Cina nelle ultime due settimane. L’idea è di ricavare un locale dedicato nel blocco degli ambulatori per i codici bianchi. In caso di emergenza, inoltre, l’Usl prenderà in considerazione anche l’ipotesi di creare due vie di accesso diverse al pronto soccorso di Treviso. Al momento, va sottolineato, non sono emersi casi sospetti. Le azioni rientrano nei piani di prevenzione. Il primo obiettivo quando si parla di salute è non farsi trovare impreparati in caso di necessità.
Il coronavirus fa paura «Ambulatorio dedicato» L’Usl sta mettendo a punto un piano `L’idea è ricavare uno spazio per i casi per far fronte a eventuali emergenze sospetti con via di accesso differenziata
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L’ORGANIZZAZIONE «Abbiamo fatto delle valutazioni organizzative per il pronto soccorso in relazione alla diffusione del nuovo coronavirus -conferma Francesco Benazzi, direttore generale dell’azienda sanitaria provinciale- puntiamo a ricavare un ambulatorio dedicato a eventuali casi sospetti nella zona dei codici bianchi, in modo che non ci siano contatti nella sala d’attesa aperta a tutti. Nello spazio in questione ci saranno i kit necessari per procedere con
PRONTO SOCCORSO L’Usl ha già le idee chiare su come affrontare eventuali casi di coronavirus
gli esami specifici». «In caso di emergenza, si potrebbe pensare a una via di accesso differenziata -aggiunge- ma fino a questo momento non è emerso nulla nella nostra zona. Auspichiamo che possa continuare così. Ovviamente, però, il nostro compito è di non farci trovare impreparati
MICROBIOLOGIA HA GIA’ ACQUISITO IL SEQUENZIAMENTO GENETICO PER ARRIVARE A DIAGNOSI CERTE E VELOCI
davanti a ogni possibile scenario».
SINTOMI SIMIL-INFLUENZALI Il Ca’ Foncello, insomma, è in prima linea. In particolare con la Microbiologia diretta da Roberto Rigoli, una delle più grandi d’Italia, che ha già acquisito il se-
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quenziamento genetico del coronavirus in questione. L’unità del Ca’ Foncello l’ha “raddoppiato” -questo il termine tecnico- per evidenziarne ancora di più le caratteristiche. Verrà usato come metro di paragone per arrivare in poco tempo a diagnosi certe. Il periodo non è dei migliori. Siamo nel picco della stagione influenzale. Solo nell’ultima settimana sono stati costretti a letto 5mila trevigiani. E il nuovo coronavirus, partito da Wuhan, città cinese di 11 milioni di abitanti, inizialmente fa emergere sintomi del tutto compatibili con quelli delle sindromi simil-influenzali: febbre, tosse, mal di gola, dolore alle articolazioni e così via. Poi, però, il 2019-nCoV può far precipitare la situazione. «I sintomi più comuni includono febbre, tosse e difficoltà respiratorie -spiegano dalla direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salutenei casi più gravi, l’infezione può causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale e persino la morte. La probabilità di introduzione del virus nell’Unione Europea è considerata moderata, anche se non può essere esclusa».
LA SITUAZIONE Ad oggi in Cina sono stati registrati 1.975 contagi. Fino a questo momento hanno perso la vita 56 persone. E altre 324 sarebbero in condizioni critiche. Fuori dalla Cina si contano 45 persone contagiate. Con tre casi negli Stati Uniti e tre in Francia. Si sta tentando di arginare la diffusione. Il governo cinese ha sostanzialmente isolato Wuhan e chiuso il commercio di animali selvatici, dai quali sembra sia partito il coronavirus passato all’uomo. Il ministero della Salute ha allestito una task force dedicata al nuovo coronavirus con il compito di coordinare le iniziative 24 ore su 24. Anche il virologo Roberto Burioni è intervenuto sul tema. Pur senza scomodare scenari apocalittici, invita proprio a mettere in atto sistemi di prevenzione: «Spero di sbagliarmi ma non è improbabile -scrive sul sito MedicalFacts- che questo virus prima o poi arrivi anche in Italia e bisogna farsi trovare pronti. Non abbiamo cura, non abbiamo vaccino, ma abbiamo la possibilità di fare la diagnosi e di farla nel più breve tempo possibile e sfruttare questo vantaggio nei confronti del temibile virus». Nell’aeroporto di Fiumicino, intanto, è stato adottato un sistema per controllare lo stato di salute di tutti i passeggeri che scendono dai tre voli settimanali provenienti da Wuhan. E in tutto ciò anche l’ospedale di Treviso sta facendo la propria parte per farsi trovare pronto. Ovviamente con la speranza che non serva. Mauro Favaro © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Nordest
MAX CALDERAN, RECORD NEL DESERTO Dopo 522 km continua la traversata del deserto Rub Al Khali dell’esploratore pordenonese Max Calderan tra record e una violenta tempesta di sabbia
Lunedì 27 Gennaio 2020 www.gazzettino.it
Sanità, il ministro Boccia apre a Zaia «L’adeguamento degli stipendi per l’Azienda ospedaliera `«Gli aumenti non saranno bloccati, serve un chiarimento di Padova è condiviso, non è un’impugnativa politica» Con l’autonomia regionale il problema sarebbe superato»
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L’APERTURA VENEZIA Politicamente sono distanti anni luce. Uno, Luca Zaia, governatore del Veneto, è esponente di spicco della Lega che non vede l’ora di scalzare il governo giallo-rosso di Giuseppe Conte; l’altro, Francesco Boccia, ministro per gli Affari regionali, uomo del Pd, oltre a trovarsi tra le mani il dossier dell’autonomia, ha anche il compito di analizzare ed eventualmente impugnare le leggi delle Regioni. Esattamente quello che ha fatto con tre norme del Veneto in materia di sanità. Eppure, tra i due non volano coltelli. Zaia è stato il primo a usare il fioretto della diplomazia («Lotteremo in ogni sede perché i veneti possano avere un servizio sanitario adeguato, ma cercherò anche un dialogo con il ministro»). E il ministro ha accettato la mano tesa: «L’intervento del Veneto sui medici è condivisibile, è il metodo a essere sbagliato. Bisogna lavorare insieme per risolvere i problemi».
LA CONDIVISIONE Le norme del Veneto contestate dal Governo quelle della legge del 25 novembre 2019 riguardanti l’assunzione dei medici specializzandi, la perequazione degli stipendi ospedalieri e l’esonero del personale che già opera nella sanità veneta dalla preselezione concorsuale. «L’obiettivo della norma della Regione Veneto, impugnata dal governo, sull’adeguamento degli stipendi per l’azienda ospedaliera universitaria di Padova è assolutamente condiviso - dice il ministro Boccia - Tuttavia, è molto radicato in diverse amministrazioni centrali il dubbio che l’articolato regionale, co-
«SONO CERTO CHE INSIEME CON IL PRESIDENTE DEL VENETO TROVEREMO UNA SOLUZIONE»
me formulato, si ponga in contrasto con i principi fondamentali per il coordinamento della finanza pubblica e invada la competenza esclusiva dello Stato in materia di ordinamento civile. Non si tratta di impugnative politiche, basti pensare che nella stessa seduta del Cdm abbiamo impugnato, sempre sulla sanità, norme sia del Veneto che della Puglia. Non si bloccano gli aumenti di stipendio ma si chiede alla Consulta di chiarire se lo strumento adottato confligge con previsioni normative di rango superiore e, addirittura, costituzionali». Il ministro ammette: «Purtroppo la legislazione è confusa e va fatta chiarezza. Con la legge quadro sull’autonomia questo problema sarebbe superato. Anche per questa ragione vanno evitate polemiche inutili».
LA PROPOSTA Boccia puntualizza: «Nessuno ha bloccato alcun aumento. È stato chiesto alla Consulta di esprimersi su una legislazione caotica e non aiuta che, in questo caos, le Regioni normino temi settoriali in leggi di bilancio che diventano degli omnibus assumendo tutti i difetti delle leggi di bilancio centrali. Lo dico battendomi da anni sulla necessità di leggi di bilancio pulite e coerenti». Collaborazione, dunque? «Il rapporto con Luca Zaia è improntato sul rispetto e fiducia reciproca e sulla leale collaborazione e sono sicuro che troveremo insieme una soluzione - dice Boccia - Intanto questa polemica non ha alcun senso perché la legge regionale resta valida nel nostro ordinamento e, qualora davvero, nel contestarla, il governo non ne avesse colto correttamente la portata, la Corte Costituzionale, con il consueto rigore che la contraddistingue, rigetterebbe il ricorso proposto. Ma, essendo davvero il governo ben predisposto al dialogo, confermo la disponibilità ad un tavolo di confronto per valutare la possibilità di individuare soluzioni condivise per risolvere il problema ben prima della decisione della Corte e, magari, scongiurandola». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
Sul Gazzettino 14
Nordest
BANCA DEGLI OCCHI: STAMINALI CONTRO LA MACULA La cura della degenerazione maculare senile attraverso le cellule staminali: è il progetto di ricerca presentato a Treviso dalla Banca degli Occhi
Domenica 26 Gennaio 2020 www.gazzettino.it
Zaia: «Sanità, una legge uguale per tutti» Dopo l’impugnazione delle norme venete, scatta la proposta `«Si potrebbe equiparare il trattamento degli specializzandi «Parlerò con il ministro per sanare una legislazione carente» in tutta Italia, così molte altre Regioni farebbero come noi»
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LO SCONTRO TREVISO La forza di codici e tribunali. Ma anche il fioretto della diplomazia per costruire soluzioni che mettano in un cassetto polemiche e bracci di ferro. Sono i due fronti che vedono impegnato il presidente del Veneto Luca Zaia, deciso a difendere “con ogni mezzo” quelle tre norme legislative della Regione che il Governo vuole cancellare, davanti alla Corte Costituzionale. Zaia ribadisce, con fermezza: «Lotteremo in ogni sede perché i veneti possano avere un servizio sanitario adeguato. Ma cercherò anche un dialogo con il ministro». L’affondo è partito dal Governo, su proposta del ministro dem agli Affari regionali Francesco Boccia, che ha deciso di sollevare alcune questioni di legittimità davanti alla Corte Costituzionale per quanto riguarda le tre norme legislative del Veneto relative agli specializzandi in medicina con borse di studio finanziate dalla Regione, obbligati a restare a lavorare in Veneto per almeno tre anni, che riguardano poi la rideterminazione del trattamento economico dei medici dell’Azienda Ospedaliera di Padova e, infine, la possibilità di assumere utilizzando graduatorie concorsuali di altre amministrazioni. «Ne parlerò con il ministro alla Sanità e spero che si riesca a trovare una soluzione», anticipa Zaia. Come? «Ad esempio, il Governo potrebbe tranquillamente emanare un decreto legge e sanare i problemi di una legislazione tuttora carente». Il problema delle borse di studio per gli specializzandi in medicina, ad esempio, sta particolarmente a cuore a Zaia. La Regione ne finanzia 90
VINCOLO DI PERMANENZA SUL TERRITORIO PER CHI HA UNA BORSA DI STUDIO: «SE INVESTO IN FORMAZIONE DEVO ESSERE CERTO DI AVERE UN RITORNO»
IL CASO PADOVA È bufera nella sanità padovana sullo stop del governo all’aumento degli stipendi. Il primo ad alzare la voce è Giampiero Avruscio, direttore di Angiologia all’Azienda ospedaliera e presidente Anpo, promotore della rivolta dei camici bianchi di via
I numeri contestati
5 gli anni successivi alla specializzazione con una borsa di studio della Regione in cui il medico deve partecipare ai concorsi banditi in Veneto
3 gli anni in cui il medico è chiamato a prestare servizio in Veneto
all’anno per una spesa di 10 milioni. Uno sforzo che si aggiunge alle borse di studio previste dalle Scuole di specialità a livello nazionale. «Devo essere certo che se investo soldi in formazione, quell’investimento tornerà indietro nel territorio veneto. Oggi è una certezza che manca. Ma quale azienda formerebbe i suoi dipendenti per sapere che se ne andranno via tutti, appena ottenuta la specialità?». Per evitare la fuga Zaia ha escogitato il “blocco” dell’emigrazione dei cervelli. Vuoi la borsa di studio veneta? Resti in Veneto a lavorare. Un discorso che - a detta del Governo - farebbe più di qualche piega. Ma Zaia rin-
Rizzotto (Lista Zaia)
cara: «Se ci fossero maggiori certezze, sarei disposto a raddoppiare, triplicare i finanziamenti. E sarei disposto, addirittura, a finanziare la specializzazione dei medici all’estero, magari al Centro tumori di Boston». Zaia apre anche un altro fronte: «Se il Governo legiferasse in materia, equiparerebbe il trattamento degli specializzando in tutta Italia. E molte altre regioni mi seguirebbero, finanziando la specializzazione dei medici del territorio».
LE CARENZE «Si è di fronte a un’assurdità. In Italia mancano 56mila medici e 1300 in Veneto per un organico
GOVERNATORE Luca Zaia
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«Così si bloccano tutti gli stanziamenti» «Dopo questo nuovo segnale di guerra contro il Veneto da parte del Governo pentapiddino, mi sorge spontaneo un pensiero: dopo l’ autonomia che non arriva e che non vogliono far arrivare, ora che vogliono tenere anche le redini delle decisioni che fanno capo alle competenze regionali, a Roma stanno forse pensando, dopo le Province, di abolire anche le Regioni?». Mentre il governatore veneto pensa alla mediazione, la consigliera Silvia Rizzotto (Lista Zaia) va all’attacco, pronta a «scendere in trincea». Così si rischia il blocco dell’ adeguamento degli stipendi dei medici padovani e l’incremento delle borse di studio per i medici specializzandi: «Questi investimenti sono e sarebbero finanziati in toto dalla Regione Veneto».
i medici che mancano nella pianta organica della sanità veneta
SPECIALIZZANDI Una manifestazione a Padova nel 2013
La rivolta dei camici bianchi padovani: «Vergognoso, noi pagati meno di altri» nostante l’elevato peso assistenziale, l’elevato livello di complessità delle patologie dei nostri pazienti, nonostante l’elevato rischio clinico dei nostri interventi».
scorso ottobre, aveva avviato una raccolta firme tra i colleghi padovani per chiedere il trasferimento in massa a Verona. Un gesto di protesta che è riuscito ad accendere i riflettori della Regione sul
ideale. Diciamo che, nell’immediato, in Veneto c’è bisogno di almeno 250 medici per garantire il ricambio tra nuovi ingressi e pensionamenti o fuoriuscite» fa i conti il governatore. Per cercare di tappare le falle la Regione si è “inventata” una serie di soluzioni che non sono piaciute affatto al Governo. «Mi sono dato da fare e ho portato avanti l’assunzione di 500 medici laureati ma non specializzati. Apriti cielo! Dopodichè ho siglato un accordo con le Università di Padova e Verona perché gli specializzandi entrino in corsia già al terzo anno. E anche qui, solo critiche. Ancora. Ho portato avanti norme che sono diventate leggi a livello nazionale come i medici che a 65 anni possono decidere se andare in pensione o restare in servizio».
IL CASO PADOVA Poi, c’è l’altra nota dolente che riguarda l’equiparazione degli stipendi dei medici ospedalieri padovani con quella dei colleghi del resto della regione. «Ho previsto fondi per 2 milioni e 200mila euro all’anno all’Azienda Ospedaliera di Padova. Ma il Governo mi ha bloccato. Non si tratta di aumenti. Magari potessi aumentare gli stipendi dei medici. Non esiste una norma che consenta alle Regioni di fare salti in avanti con gli stipendi. E anche se ci fosse una norma, oggi ci mangerebbero i soldi». Così, Zaia battagliero annuncia: «Il Governo dice che queste sono norme che non ci competono. Ma il Governo non legifera. Risponderemo presentando appello. Ci difenderemo davanti alla Corte Costituzionale perché la tutela della nostra comunità è fondamentale». Poi, la mediazione: «Le soluzioni non vanno trovate in Tribunale. C’è la legge per delineare una strada maestra, uguale per tutti, che consenta alle nostre comunità di sentirsi tutelate in un settore delicato come quello della sanità. Avere ospedali che funzionano e bravi medici penso che siano obiettivi comuni. Spero che il ministro Speranza mi appoggi». Valeria Lipparini © RIPRODUZIONE RISERVATA
Da anni la distribuzione dei fondi di posizione a medici delle varie Ulss mostra sensibili variazioni, differenze che dipendono anche dalla gestione dei “tesoretti” delle singole aziende. Lo stesso vale per il personale sanitario, in particolar modo per tecnici e infermieri. «Siamo preoccupati per questa decisione che si ripercuoterà sulla trattativa in Azien-
`Ieri sul Gazzettino l’apertura del governatore Luca Zaia: «Lotteremo in ogni sede perché i veneti possano avere un servizio sanitario adeguato, ma cercherò anche un dialogo con il ministro»
L’APPELLO VENEZIA Il Partito Socialista lancia un «appello alla ragionevolezza» agli alleati del centrosinistra del Veneto perché tutti assieme facciano uno sforzo e si presentino uniti alle elezioni regionali. A chiederlo è il segretario regionale del Psi Luca Fantò. «Edgar Allan Poe, uno dei più grandi scrittori di orrore di sempre, ci ha spiegato come non vi sia passione peggiore che quella dell’uomo che sull’orlo del precipizio, temendo di cadervi dentro, vi si precipita. L’impressione - dice Fantò - è che questa terribile passione abbia colto l’intero centrosinistra del Veneto che, di fronte alla possibilità di una disfatta elettorale clamorosa e senza precedenti, medita di presentarsi con ben tre differenti candidati alla presidenza
DISPONIBILITÀ Il ministro Francesco Boccia e il governatore del Veneto Luca Zaia
I socialisti agli alleati del centrosinistra: «Tutti uniti alle elezioni» della Regione». E cioè Arturo Lorenzoni per i civici, il Pd per conto proprio, idem la lista che riunirà Italia Viva, Azione, Psi, +Europa. «Così, come noi socialisti sosteniamo da tempo, di fronte all’opportunità di dare un segnale storico all’Italia intera dimostrando che è possibile, nonostante i pronostici, capovolgere una situazione che vede il centrodestra vincente, tutte le forze del centrosinistra piuttosto che lanciare un guanto di sfida coraggioso alla destra leghista, sembrano voler scegliere il basso profilo e battersi per ottenere un manipolo di consiglieri regionali», dice Fantò. Che lancia un «appello alla ragionevolezza
all’intero centrosinistra veneto, da Rifondazione comunista a Italia Viva, passando per la coalizione che sostiene Lorenzoni, per gli amici repubblicani, per Calenda. Si convochino tutte le forze politiche riformiste e tutte convergano insieme con la consapevolezza che il Veneto può realmente
IL SEGRETARIO LUCA FANTÒ: «PRESENTARSI ADDIRITTURA CON TRE CANDIDATI SAREBBE UN SUICIDIO»
farsi paradigma politico del riformismo italiano».
FUORI IL M5S Il segretario dei socialisti, che pure parteciperà alla formazione di una lista unica con renziani, calendiani e boniniani, dice che presentarsi con più candidati governatori sarebbe «un suicidio». E il M5s? «Se i pentastellati sono un elemento di rottura, meglio tenerli fuori». Ma tutto il centrosinistra - ribadisce - deve correre unito: «Il Veneto può essere il luogo d’inizio di una riscossa della ragionevolezza, del ritorno alla politica del buonsenso. Noi socialisti non abbiamo, per ora e purtroppo, la forza politica per farlo da soli ma abbiamo l’esperienza per suggerirlo». E il candidato governatore chi potrebbe essere? «Noi ce l’avremmo, ma gli altri non lo accetterebbero». (al.va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Lessinia, migliaia alla marcia L’ira di Zaia: progetto in salita
SULLA NEVE Per gli organizzatori, almeno seimila manifestanti hanno marciato ieri in Lessinia contro la proposta di ridurre la riserva naturale
ne, ora la strada del progetto di legge sarebbe più irta delle salite affrontate ieri dai manifestanti.
presenze: «Tanta gente che vuol bene al parco, alla Lessinia, a chi ci abita e ci vive». Pure il deputato dem Diego Zardini guarda al governatore: «Ora Zaia fermi lo scempio e rilanci con risorse adeguate le attività sostenibili». Concorda Manuel Brusco (M5s): «Ci rivolgiamo direttamente al governatore: il parco della Lessinia è bene collettivo». Valdegamberi parla di «linciaggio di massa contro la riserva indiana dei pochi montanari sopravvissuti», ma forse dovrà spiegare a Zaia se accusa anche lui di «arroganza sociale del peggiore ambientalismo da salotto»... (a.pe.)
LA PROTESTA VENEZIA A migliaia in marcia sulla neve contro il taglio del Parco regionale della Lessinia: stando alle stime degli organizzatori, almeno seimila i partecipanti. Più un convitato di pietra, il governatore Luca Zaia, non meno arrabbiato di loro con i promotori della contestata proposta, pur trattandosi dei leghisti Alessandro Montagnoli ed Enrico Corsi e del cimbro Stefano Valdegamberi, cioè di uomini della sua maggioranza. Secondo i beninformati di Palazzo, proprio grazie all’intervento del presidente della Regio-
NESSUNA CONCERTAZIONE A scatenare l’ira di Zaia sarebbe stato il fatto che il testo, di iniziativa dei tre consiglieri, non sarebbe stato concertato con i capigruppo del centrodestra né tanto meno con la Giunta. Al punto che lo stesso governatore ne avrebbe scoperto l’esistenza solo dopo le polemiche scatenate dall’opposizione e dalle associazioni. Proprio lui, destinatario degli appelli ambientalisti, sui social è stato però ritratto (con tanto di vignetta) come “il taglia-
parchi” che ha deciso la riduzione di 1.794 dei 10.201 ettari della riserva naturale, ritenuta in zona Balbi «una porcheria». Di qui la sua irritazione, culminata nella richiesta allo zaiano Francesco Calzavara, presidente della commissione Territorio, di cercare una soluzione al pasticcio, poi trovata nella formale richiesta alla Comunità del Parco di esprimere il suo parere. In questo modo l’approvazione già avvenuta, in attesa del vaglio di Bilancio, è stata di fatto azzerata.
ARGOMENTO SCOMPARSO Oltretutto l’argomento non compare nemmeno all’ordine
del giorno della seduta di giovedì prossimo. «Credo che Zaia sarà costretto a bloccare Montagnoli e gli altri», dice Andrea Zanoni (Pd), presente alla manifestazione insieme ai colleghi Orietta Salemi, Graziano Azzalin, Anna Maria Bigon e al capogruppo Stefano Fracasso, soddisfatto delle
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GOVERNATORE FURIOSO CON I TRE CONSIGLIERI DELLA MAGGIORANZA PROMOTORI DEI TAGLI ZANONI (PD): «CREDO CHE LI BLOCCHERÀ»
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Primo Piano
Lunedì 27 Gennaio 2020 www.gazzettino.it
Comelico tutelato
Vincoli: bocciati poggioli e finestre Decine le pratiche di comeliani che hanno ricevuto il «no» `Ed ora ha iniziato il suo iter anche la variante per il carosello della Soprintendenza, che ha vincolato da maggio 5 comuni Padola-Monte Croce, inviato a Venezia per ottenere il via libera
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LE PROTESTE Quando migliaia di bellunese protestarono contro i vincoli imposti da Soprintendenza al Comelico non si immaginavano l’odissea che stanno vivendo per decine di interventi edilizi
MONTAGNA “VINCOLATA” COMELICO La Soprintendenza di Venezia è come i la spada di Damocle per il territorio del Comelico, sia per il decreto dei vincoli, che già stanno creando problemi a chi voglia realizzare nuove costruzioni o modifiche in quelle esistenti, sia per il Comune di Comelico Superiore per il collegamento sciistico con la Pusteria. Molti geometri e architetti del territorio segnalano la bocciatura da parte della Soprintendenza di progetti di modifiche sulle facciate di edifici esistenti, come l’apertura di finestre, costruzione di poggioli e altri interventi che prima dei vincoli necessitavano solo di una segnalazione all’ufficio tecnico del Comune. E sono già decine le opere bocciate.
LA BUROCRAZIA Un aggravio di tempo e denaro per chi abbia necessità di intervenire sugli edifici esistenti e un interrogativo incerto su nuove costruzioni anche in aree che i piani regolatori prevedono come edificabili, ma che il decreto sui vincoli rinvia sempre al parere della Soprintendenza. L’auspicio di amministratori e cittadini è che i ricorsi al Tar e quello alla Corte Costituzionale della Regione Veneto possano bocciare il decreto firmato nel dicembre scorso dal ministro Dario Franceschini.
IL CAROSELLO E per il collegamento sciistico tra Padola e Monte Croce la primavera porterà buone nuove? Il
IL SINDACO MARCO STAUNOVO CI SPERA: «C’ERA L’ACCORDO SUL 90 PER CENTO DEGLI INTERVENTI»
Comune di Comelico Superiore ha inviato alla Soprintendenza di Venezia la variante urbanistica definitiva, quella che è stata valutata in accordo con i tecnici del Ministero dei Beni ambientali e culturali nei mesi estivi dello scorso anno e sulla quale c’è stato una intesa quasi unanime. Perciò per il sindaco Marco Staunovo Polacco ci sarebbero prospettive positive sulla sua approvazione. «Per quanto riguarda la nostra competenza -dice- abbiamo compiuto il penultimo passo di questo tormentato cammino. L’ultimo passo sarà la stesura del progetto, anche questo da concordare insieme alla Soprintendenza, e quindi arrivare alla definitiva approvazione ed all’avvio delle opere che porteranno al collegamen-
to tra Valgrande e Passo Monte Croce».
L’iter travagliato
Anni di pareri negativi e porte in faccia «Il collegamento con la Pusteria è l’unica speranza per salvare gli impianti sciistici di Padola, e bisogna fare presto, altrimenti in primavera la società Alta Val Comelico rischia il fallimento». Così si diceva nel 2010. Il progetto di collegamento impiantistico e sciistico tra Valgrande e Colesei è stato redatto in un territorio che è già sottoposto a vincoli, zona Sic e Zps, ed è stata concordato con i tecnici il minimo impatto ambientale possibile. Ma ci fu il parere
negativo della Soprintendenza di Venezia e vennero attivate subito le procedure per convocare la Conferenza dei sevizi. Ora non resta che credere che la Soprintendenza di Venezia, dopo alcuni pareri negativi espressi alle ripetute richieste, con varianti che venivano incontro ad un precedente diniego, possa ricredersi e dare finalmente dare il via libera ad un’opera che i comeliani vorrebbero subito, a tanti sembra una pia illusione.
LA VARIANTE La nomina del nuovo Soprintendente a Venezia non dovrebbe cambiare in alcun modo le valutazioni sul lavoro portato avanti tra i tecnici nominati dal Comune di Comelico Superiore e quelli del Ministero. «Ma saremo disponibili a incontrare il dottor Fabrizio Magani -ribadisce il sindaco- per sentire il suo parere sulla variante e sottoporgli i risultati che hanno visto concordare i nostri tecnici sul novanta per cento degli interventi da realizzare. Non credo che le differenze di valutazione sul restante dieci per cento possano inficiare tutto il resto». E quel «resto del dieci per cento» è so-
prattutto il nodo del cucuzzolo di Collesei, dove dovrebbe essere posta la stazione di arrivo degli impianti di risalita da Valgrande verso passo Monte Croce. «Abbiamo esposto la nostra disponibilità a rendere meno visibile la stazione -afferma il sindaco- realizzando strutture interrate, che saranno poi elaborate in fase di progetto esecutivo e ci auguriamo che sia compresa la nostra volontà di rispetto del paesaggio». Nei prossimi mesi dovrebbe arrivare da Venezia la risposta alla variante approvata dal Consiglio comunale di Comelico Superiore e i cittadini si aspettano un sì che venga incontro alla volontà più volte segnalata in varie manifestazioni pubbliche. Lucio Eicher Clere
«Chi li difende condanna il territorio» L’ira dei sindaci De Carlo e Svaluto LA POLEMICA SANTO STEFANO Non si è fatta attendere la replica di Luca De Carlo, deputato di Fratelli d’Italia, e di Pier Luigi Svaluto Ferro sulle dichiarazioni di Roger De Bernardin, capogruppo dell’opposizione di Santo Stefano. Il nocciolo della questione sono sempre i vincoli imposti dal Ministero dei beni culturali su Auronzo e il Comelico, dove essi sono entrati a gamba tesa nella partita sul collegamento sciistico interregionale con la Pusteria. Ad accendere la miccia era stato il sindaco di Perarolo, che nel consiglio provinciale tenutosi a Santo Stefano aveva auspicato da Palazzo Piloni il coraggio, per protesta, di uscire dalla Fondazione Unesco, come reazione al diktat del Mibact, e che oggi rilancia l’idea della “Bellunexit”.
LA PROVOCAZIONE Nel silenzio generale che ha avvolto la provocazione, a quasi
due settimane dall’assemblea, ieri si è alza la voce, diametralmente opposta, di De Bernardin. Una presa di posizione, coraggiosa e fuori dal coro, che ha scatenato i due sindaci cadorini.
LA RISPOSTA «Chi difende i vincoli, condanna il territorio – affermano Luca De Carlo e Pier Luigi Svaluto Ferro – un territorio che nemmeno un anno fa si era candidato ad amministrare. La lotta contro i vincoli è unitaria e trasversale per consentire a chi oggi vive in montagna di continuare a restarci». Tra i due primi cittadini e il coordinatore di R-Esistere è
LA MICCIA CHE HA INFIAMMATO LA QUESTIONE: LE DICHIARAZIONI DEL CONSIGLIERE DE BERNARDIN
un serrato botta risposta su chi non abbia compreso, fino in fondo, la questione. «Evidentemente, qualcuno non ha capito che l’imposizione dei vincoli è la pietra tombale sul futuro prossimo del Comelico e dei suoi abitanti – commenta De Carlo –. Pensare di contrastare lo spopolamento senza possibilità di investimenti e di sviluppo è impossibile; qualche burocrate in un ufficio romano ha deciso che tutto deve restare così come è: quali azioni si potranno mai fare, a parte guardare i boschi allargarsi e i paesi sparire? Quali temi pensa di poter portare De Bernardin in un dibattito politico se avremo le mani legate? Lo spopolamento è l’effetto dell’assenza di politiche per la montagna e la situazione non potrà che peggiorare con quest’imposizione che impedirà lo sviluppo di qualunque servizio». Il deputato ricorda che, lo scorso giugno, c’era tutto l’arco costituzionale in corteo, a Padola, per difendere il collegamento sciistico. «Mi pare eviden-
te quindi chi oggi sta strumentalizzando politicamente la situazione – sottolinea De Carlo –. Attaccare chi difende il territorio è una mossa sbagliata: Fratelli d’Italia si sta facendo portavoce di un’intera area che a gran voce chiede di poter sopravvivere». Da parte sua Svaluto Ferro rilancia la proposta di uscita della Provincia di Belluno dalla Fondazione Dolomiti Unesco. «A cosa serve tutelare il paesaggio se non si difende chi lo vive, lo cura, lo mantiene in ordine, pulito e sicuro? – chiede –. A chi giova un parco gioco selvaggio per i turisti, che nel giro di qualche anno lo abbandoneranno perché non curato e pericoloso? Noi stiamo con i montanari, gente che vive la montagna ogni giorno, con il sole, la neve e la pioggia, e non con chi viene solo nel weekend per sciare e farsi una passeggiata al fresco dell’estate o ammira le sue bellezze su una foto». «L’ambiente resta una delle nostre priorità, la principale – gli fa eco De Carlo – ma per noi
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LA POLEMICA a favore dei vincoli De Bernardin al consiglio provinciale
LA RISPOSTA: «A COSA SERVE TUTELARE IL PAESAGGIO SE NON SI DIFENDE CHI CI VIVE?»
ambiente vuol dire cura, natura e uomo che vivono insieme nel reciproco rispetto. Non possiamo togliere la persona dall’ambiente. Se lo si fa, perdono tutti: il paesaggio perde il suo ordine e la sua bellezza, che si volevano tutelare, e gli uomini perdono il loro diritto a vivere a casa propria». Yvonne Toscani
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LUNEDÌ 27 GENNAIO 2020 LA NUOVA
VENEZIA
altro caso di razzismo in città
«Offese e sputi ai turisti, gesto inaccettabile» Coppia di cinesi presa di mira da un gruppo di ragazzini alle Zattere. Coro di sdegno da parte delle autorità cittadine Ha sollevato un coro di sdegno l’episodio di venerdì sera alle Zattere, con una coppia di turisti cinesi presi a sputi da un gruppetto di ragazzini. Dagli accertamenti in atto si cercherà ora di risalire ai responsabili. Mentre le forze dell’ordine fanno sapere di non aver, per ora, ricevuto alcuna denuncia per l’accaduto, il primo a stigmatizzare l’episodio è il sindaco Luigi Brugnaro, ieri al teatro Goldoni per la Cerimonia del Giorno della Memoria: «Venezia non ha nulla a che fare con episodi del genere». Un concetto ribadito, più tardi, dal palco del teatro con la dura condanna da parte del primo citta-
dino rispetto agli ultimi episodi di discriminazione capitati proprio a Venezia. Dello stesso avviso anche il prefetto, Vittorio Zappalorto. Stando al racconto dei turisti cinesi fatto al proprietario della casa in cui risiedono in questi giorni, i due stavano tranquillamente passeggiando lungo la fondamenta quando sono stati avvicinanti da giovanissimi («avevano sei o sette anni»). A quel punto, alla vista della coppia di origine cinese, i ragazzini li avrebbero prima insultati e poi presi a sputi. E non sarebbe nemmeno il primo episodio subìto dalla coppia. I due infatti, pochi giorni prima sareb-
bero stati presi di mira da un altro gruppo di giovani ragazze «teenager» che li hanno ripresi in video con lo smartphone per un lungo periodo, e nonostante le lamentele, all’interno di un supermercato. Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente del consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti: «Sputare addosso a una persona è un gesto di disprezzo inaccettabile, come è inaccettabile che delle ragazzine si divertano a canzonare e deridere delle persone. Ai turisti cinesi vittime a Venezia di questi comportamenti esecrandi tutta la mia solidarietà e le scuse, perché il popolo veneto non si
riconosce in questa maleducazione e in atteggiamenti incresciosi che non sono di certo segno di sinofobia, ma stupide bravate, brutte testimonianze di maleducazione e ignoranza. La giovane età dei protagonisti non è una attenuante: una sonora lavata di capo è il minimo che possono attendersi. In altri tempi, e giustamente, la punizione sarebbe stata ben più dura. Purtroppo il lassismo imperanti e modelli educativi troppo indulgenti portano a questi risultati e alla mancanza di rispetto». L’episodio di venerdì richiama quanto capitato una decina di giorni fa a Valentina Wang, studentessa
di 19 anni vittima di un’aggressione razzista e sessista a bordo di un treno partito dalla stazione di Mestre. La ragazza, di origini cinesi e residente a Badia Polesine, ha raccontato di essere stata presa di mira fin dai binari della stazione mentre aspettava il treno da due ragazzi di 16 anni. Dalle offese razziste si è ben presto passati agli insulti sessisti a bordo del convoglio, nell’indifferenza degli altri passeggeri. Il culmine dell’aggressione era stato raggiunto alla stazione di Padova, quando i due sedicenni prima di scendere avevano sputato addosso alla ragazza. — Gli sputi alla studentessa in treno
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studentessa veneziana in quarantena
Bloccata a Wuhan Farnesina valuta rientro a Venezia
Due allieve della scuola di danza Djagilev diretta da Francesca Siega: la scuola è stata invitata a New York per lo Youth America Grand Prix Petra Vidali, la studentessa veneziana bloccata a Wuhan
In queste ore l’unità di crisi della Farnesina sta valutando il rientro a casa di tutti gli italiani bloccati in questi giorni nella città di Wuhan, epicentro del nuovo coronavirus che nelle ultime settimane ha provocato diverse centinaia di contagi e diverse decine di morti. Tra i connazionali che si trovano ora in quarantena in Cina, c’è anche Petra Vidali, studentessa veneziana di 23 anni. La giovane, laureatasi a Ca’ Foscari in lingue orientali, da settembre si trova in Cina per motivi di studio. Nei giorni scorsi aveva descritto la situazione spettrale in cui ad oggi si trova la metropoli da 12 milioni di persone in cui si è sviluppata la forma di polmonite ancora oggi senza un vaccino. In un’intervista al nostro giornale, Petra ha descritto una città surreale benché la situazione sia minuziosamente tenuta sotto controllo dalle autorità cinesi. A scopo precauzionale, ad ogni modo, la studentessa veneziana e i suoi compagni di corso nella Hust Unuversity di Wuhan cercano di limitare il più possibile gli spostamenti esterni. E così, pro-
prio durante le sentite festività del Capodanno cinese, all’interno del college si passa dai momenti di convivialità agli aggiornamenti costanti sulla diffusione del virus. La studentessa veneziana è in contatto con l’ambasciata italiana a Pechino, in attesa di capire se e quando potrà tornare a casa. Proprio negli ultimi giorni, nella città di Wuhan si sta costruendo una nuova struttura di quarantena e un nuovo ospedale. Una situazione critica, soprattutto nelle strutture già esistenti, prese d’assalto a causa di quanti temono di aver contratto l’infezione: nonostante medici arrivati a dar manforte dal resto del paese, mancano infatti posti letto e scorte. Ecco perché alcuni paesi, Stati Uniti in primis, hanno già iniziato ad evacuare diplomatici e concittadini. Anche la Francia nelle prossime ore provvederà a rimpatriare i 36 dipendenti dello stabilimento industriale Psa. Ora bisognerà capire se le autorità cinesi intenderanno aprire un corridoio per permettere agli studenti italiani di tornare a casa. — E.P.
A metà novembre le selezioni per lo Youth America Grand Prix Ora il verdetto tanto atteso: l’invito nella Grande mela a metà aprile
Dall’acqua alta a New York sfida già vinta per le ballerine della scuola di danza Djagilev LA STORIA
U
na città in ginocchio, scuole chiuse, morale sotto i tacchi, costumi di scena inzuppati e in parte da buttare. E poi famiglie alle prese con danni a case e negozi. Eppure, la passione per il ballo è stata più forte perfino dell’acqua alta da record del 12 novembre. Tanto da riuscire a raggiungere quel premio, ambito quanto inaspettato, che ora porterà le giovani ballerine della scuola Djagilev di Venezia ad esibirsi nei palcosce-
nici più prestigiosi di New York. La storia di rivincita nasce a piazzale Roma dove da tre anni Francesca Siega, una carriera di ballerina professionista in giro per l’Italia alle spalle, apre la sua scuola di danza. Il suo ritorno è un gesto d’amore per la città, e per la disciplina: il suo centro è infatti dedicato a Sergej Djagilev, fondatore dei balletti russi sepolto nel cimitero di San Michele. «Aprire una scuola a Venezia non è stato per niente facile», spiega ora Francesca, già costretta in passato a cambiare sede più di una volta. Eppu-
re, con il tempo, le soddisfazioni sono arrivate: più di un suo allievo oggi è ballerino professionista nei teatri italiani. A novembre scorso, la scuola Djagilev con 11 giovani promesse tra i 10 e i 12 anni, decide di partecipare allo Youth America Grand Prix, il più grande concorso internazionale di danza classica, aperto a studenti di danza di tutte le nazionalità tra i 9 e i 19 anni. Da qualche anno a questa parte, le selezioni si disputano a Cattolica (Rimini). Proprio a metà novembre si disputavano quelle per il
2019. «Avevamo avuto più di qualche danno alla nostra sede», racconta la maestra, «e poi le famiglie delle bambine erano alle prese con la tragedia dell’acqua alta. Eppure le bambine non si sono fatte problemi a ballare». Per l’esibizione, avevano preparato in totale quattro pezzi, tra repertorio classico e contemporaneo. E così, nelle scorse settimane, ecco il verdetto: la scuola è stata invitata a New York dal 10 al 18 aprile. «Un successo arrivato del tutto inaspettato», commenta Francesca Siega, «è una soddisfazione che fa andare avanti nonostante tutte le difficoltà che comporta organizzare una attività del genere a Venezia. E poi dà una grande carica alle ragazze: vivranno ricordi che non dimenticheranno mai, in una cornice unica e insieme a maestri prestigiosi». Per la spedizione negli Usa, la scuola veneziana è riuscita già a reperire qualche aiuto economico e a breve organizzerà un’esibizione per raccogliere altri fondi. In attesa di trasformare il sogno in realtà. — E.P. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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LUNEDÌ 27 GENNAIO 2020 IL MATTINO
PADOVA
braccio di ferro con roma
«Non si penalizzino i medici padovani» Il sindaco Giordani prende posizione sulla bocciatura del Governo all’aumento dei fondi: «Gap salariale inaccettabile» L’impugnazione da parte del Governo della legge regionale che, fra le altre cose, aumentava i fondi accessori per i lavoratori della sanità padovana, dirigenti medici e personale di comparto, turba anche il sindaco Sergio Giordani che chiede venga posto rimedio a un gap inaccettabile. IL SINDACO
«Più volte ho sottolineato come il gap salariale che da anni si abbatte su medici e operatori sanitari di Padova sia un grave problema che ora, anche alla luce degli ingentissimi investimenti infrastrutturali in vista, è assolutamente tempo di sanare. Sono in sofferenza gli organici, sono
Il sindaco Sergio Giordani, il governatore Luca Zaia e il ministro Francesco Boccia
sottoposti a stress i sanitari» rileva Giordani, «si rischia un insidioso scivolamento verso il privato e l’emigrazione dei medici verso altre strutture. Ecco perché questo diventa un tema centrale per tutta la città e come sindaco è mio compito prestare attenzione e occuparmene con gli strumenti a me accessibili. Governo e Regione devono dialogare con spirito costruttivo e operativo» auspica il primo cittadino, «perché non vada buttato via il bambino con l’acqua sporca. Usare tutti gli strumenti contrattuali e di legge previsti, trovare un punto di incontro istituzionale nell’interesse di medici e operatori sanitari è fondamentale. Al centro c’è il sistema salute del nostro territorio. Non si scada in diatribe politiche, magari accentuate dagli imminenti impegni elettorali, perché sarebbe un grave errore. L’ospedale non è fatto solo di muri ma soprattutto di persone e professionalità. A breve» annuncia Giordani, «incontrerò le rappresentanze di chi vive ogni giorno l’ospedale, penso sia un mio dovere. A breve penso che avrò modo di rappresentare ai ministri Boccia e Speranza la complessità della questione chiedendo loro uno scrupoloso interessamento. E ugualmente faccio appello alla Regione perché il tutto non si risolva in uno scontro dal sapore politico ma siano battute tutte le strade ancora percorribili per uscire da questa impasse. Il fatto che chi opera nella sanità a Padova sia pagato meno è inconcepibile» chiude Giordani, «Regione e Governo sanino questa stortura con i mezzi possibili ma in fretta. Come sindaco darò tutto il mio appoggio ai lavoratori, ne va dell’eccellenza sanitaria padovana». IL MINISTRO
Il ministro per gli Affari regionale e le Autonomie Francesco Boccia, del resto, ha già sottolineato come l’obiettivo della norma regionale sia condiviso. Si pone però una questione tecnica: «È molto radicato in diverse amministra-
zioni centrali il dubbio che l’articolato regionale, come formulato, si ponga in contrasto con i principi fondamentali per il coordinamento della finanza pubblica e invada la competenza esclusiva dello Stato in materia di ordinamento civile» fa notare il ministro, «non si tratta di impugnative politiche, basti pensare che abbiamo impugnato, sempre sulla sanità, norme sia del Veneto che della Puglia». Il ministro precisa anche che l’atto de Governo non blocchi gli aumenti di stipendio: «Si chiede alla Consulta di chiarire se lo strumento adottato dalla Regione confligga con norme di rango superiore, addirittura, costituzionali. La legislazione è confusa e va fatta chiarezza. Con la legge quadro sull’autonomia questo problema sareb-
Il ministro Boccia «Non si bloccano gli incrementi ma serve una verifica» be superato e affrontato con chiarezza nell’Intesa tra Stato centrale e singola Regione. Anche per questa ragione vanno evitate polemiche inutili». I FONDI RIMANGONO
La questione principale, quindi, sembra la verifica sullo strumento normativo da adottare. Ma il ministro conferma che gli aumenti previsti non sono in discussione: «Nessuno ha bloccato alcun aumento. È stato chiesto alla Consulta di esprimersi su una legislazione caotica e non aiuta che, in questo caos, le Regioni normino temi settoriali in leggi di bilancio che diventano degli omnibus assumendo tutti i difetti delle leggi di bilancio centrali. La legge quadro sull’autonomia ci aiuterà ad andare oltre». Il ministro aggiunge: «Il rapporto con Luca Zaia è improntato sul rispetto e fiducia reciproci e sulla leale collaborazione e sono sicuro che troveremo insieme una soluzione». — Elena Livieri
il progetto
Mamme, la rete di servizi ora è a portata di app Un percorso nascita integrato, omogeneo, di facile accesso su tutto il territorio provinciale. È il progetto avviato dal tavolo di lavoro provinciale che raduna i rappresentanti di tutti i Punti nascita provinciali, reparti di Pediatria, consultori familiari, strutture convenzionate e ginecologi extra-ospedalieri di Padova. Unite le forze e sposati gli obiettivi comuni, gli esperti del gruppo di lavoro lavoreranno per il miglioramento della quali-
tà, della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali rivolti alle oltre 7 mila donne che ogni anno partoriscono in Usl 6 Euganea e in Azienda ospedaliera. Lo strumento di raccordo per l’integrazione dei servizi materno-infantili è l’app “Sei Mamma Euganea”, che raccoglie tutte le indicazioni su dove, come, quando e con chi gestire la gravidanza e i primi anni di vita del bimbo nella provincia di Padova. —
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LUNEDÌ 27 GENNAIO 2020 IL MATTINO
PRIMO PIANO
le reazioni in veneto
Il Pd: «Bonaccini è un vero leader Ha sconfitto la Lega e il clima d’odio» Marin (Forza Italia): grande trionfo della Santelli in Calabria Azzalin e Fracasso: il M5s residuale, decida il patto con noi
Albino Salmaso PADOVA. In testa agli exit poll e alle proiezioni c’è lui: Stefano Bonaccini, il governatore che ha cancellato i simboli di partito dal suo cartello elettorale. Ha scelto il verde delle campagne padane per alzare il muro contro l’avanzata delle truppe leghiste in Emilia Romagna e ha messo alle corde Lucia Borgonzoni, che resta sotto di 10 punti. Lo scrutinio reale dice che il Pd torna primo partito con il 31,2 %, un soffio sopra la Lega. Ma la poltrona-bis da governatore, Bonaccini, modenese di Campogalliano, l’ha prenotata tre anni fa quando è andato dal premier Paolo Gentiloni per aprire, primo in Italia, il tavolo sull’autonomia delle regioni. «Siamo noi i padri del federalismo con Bassanini e Amato», ha detto Bonaccini che ha bruciato sul tempo Luca Zaia e Bobo Maroni, impegnati a organizzare il referendum. La strategia l’ha spiegata a Vicenza, in un convegno organizzato dal Pd, con Alessandra Moretti e Gianclaudio Bressa a ribadire che quei 10 milioni spesi dal Veneto per ottenere quanto già previsto in Costituzione sono uno spreco intollerabile. È una sfida antica, quella
tra il Veneto e l’Emilia Romagna. Sempre lì a misurarsi sul filo di lana sulla crescita del Pil doppio rispetto a quello dell’Italia, l’export al 40% e il primato della sanità. A nord del Po, la sacrestia d’Italia vota Dc fino a Tangentopoli e poi si innamora di Forza Italia e della Lega. Un amore assoluto, con un solo tradimento: il flirt con Renzi alle europee nel 2014.
Il silenzio dei leader del Carroccio La Stefani guida lo staff elettorale a Bologna Sotto il Po, verso sud, c’è l’Emilia rossa degli asili nido, dei comunisti come Nilde Jotti, Zangheri e Bersani fino al tracollo della Bolognina di Occhetto. Poi dall’Iri e dall’Università arriva Romano Prodi per arginare sua Emittenza il Cavaliere con il vassallo Bossi. Con il Pd stile liberal, la nuova stella è il ministro Dario Franceschini, avvocato ferrarese e capo delegazione a Palazzo Chigi, il tessitore dell’alleanza organica con i grillini a tutti i costi pur di non regalare l’Italia alla Lega. Se il Veneto ha abbracciato con le partite Iva il forzaleghi-
smo, l’Emilia rossa delle cooperative si è aggrappata a Stefano Bonaccini per resistere al rush di Salvini che ha mandato in campo Lucia Borgonzoni, figlia un architetto comunista che non l’ha votata. Come si può avere fiducia in una presidente che dice: l’Emilia Romagna confina con il Trentino e l’Umbria... E il M5S? Si è presentato da solo. Ultimo regalo suicida di Luigi Di Maio, con Simone Benini mandato alla sbaraglio al punto che Toninelli l’ha confuso con Davide Zanichelli. Nel movimento il caos regna sovrano e il ministro Federico D’Incà predica prudenza, com’è nel suo stile. Equilibrio e saggezza. L’agenda di governo riparte con l’autonomia in rampa di lancio e pronta a entrare a Palazzo Chigi, ripete D’Incà. Ma cosa dicono i Dem veneti? Dopo la marcia tra la neve del parco della Lessinia, Graziano Azzalini spiega: «Il dato che emerge è la polarizzazione che ha cannibalizzato il M5S. L’affluenza alta attesta un netto ritorno alle urne: la volontà di Salvini di trasformare l’elezione regionale in un referendum su di sé, caricando il test di un significato nazionale, si è trasformata in un boomerang. Il centrosinistra recupera, questo è il pri-
In alto Stefano Bonaccini e Bobo Maroni duante gli incontri a Roma sul’autonomia differenziata Sotto da sinistra Graziano Azzalin del Pd, Marco Marin di Forza Italia e Federico D’Incà del M5S
mo aspetto significativo rispetto alle europee di maggio 2019». Il capogruppo Stefano Fracasso rincara la dose: «La vittoria di Bonaccini è un’ ottima notizia per gli emiliani e per il PD. Mettere al centro la vita concreta dei cittadini paga. Una iniezione di fiducia per chi crede nella politica della speranza anziché della paura. Una vittoria che segna la marginalità dei Cinque stelle. Non c'è una terza via, vale in Emilia come in Veneto. Sta a loro scegliere. Lo dico anche per le intenzioni di Italia viva e Calenda: la scelta di campo
La nuova mappa del potere dopo le consultazioni amministrative: il centrosinistra ripiega
Centrodestra con 13 poltrone A maggio si vota in sei regioni IL TOTOPOLTRONE
opo Emilia Romagna e Calabria, a fine maggio si voterà anche in Veneto, Campania, Toscana, Liguria, Marche e Puglia. È possibile poi che si torni alle urne anche in Valle d’Aosta dopo le dimissioni del presidente Antonio Fosson. Il totopoltrone vede la netta avanzata del centrodestra che governa 12 regioni e che ha già conquistato anche la Calabria. Un ribaltone storico, che porta la Lega a invocare le elezioni anticipate per tornare a Palazzo Chigi non sulla base dei sondaggi, ma dei risul-
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tati che escono dai nuovi consigli regionali. Con Calabria e Umbria sono salite a 13 le Regioni in mano alla coalizione di centrodestra mentre restano 7 quelle al centrosinistra. Nel computo c’è anche la Valle d'Aosta a guida autonomista con il nuovo presidente Renzo Testolin (Union Valdotaine) dopo le dimissioni del presidente Antonio Fosson, arrivate in seguito all’avviso di garanzia per un’inchiesta per scambio elettorale politico-mafioso. Il centrodestra ha trionfato anche in Basilicata con Vito Bardi e alla conferenza Stato Regioni può dettare legge nel confronto con il governo sulla
Da sinistra Fedriga, Zaia, Borgonzoni, Fugatti e Fontana
con il centrosinistra paga». E il centrodestra? Top secret della Lega. Luca Zaia e l’ex ministra Erika Stefani hanno avuto un ruolo importante nella campagna elettorale e preferiscono il no comment: dati troppi frammentati. Questione di ore. Esulta invece Forza Italia per il trionfo di Jole Santelli in Calabria. «L’Emilia Romagna? Massima prudenza» dice l’onorevole Marco Marin. «Stiamo ovviamente esultando per la clamorosa vittoria in Calabria: sono otto regioni che cambiano colore politico passando dalla sinistra al cen-
trodestra dopo il voto delle politiche 2018. È la sonora bocciatura del governo delle quattro sinistre tutto nuove tasse e assistenzialismo del reddito di cittadinanza. Ormai è chiaro a tutti che il governo Conte 2 ha la maggioranza nelle aule parlamentari ma è nettamente minoranza nel Paese reale. Se l’avviso di sfratto non è bastato le prossime elezioni regionali di primavera saranno un vero e proprio sgombero per il governo. E il centrodestra tornerà a Palazzo Chigi con il voto degli italiani», conclude Marin. —
legge di bilancio e il fondo sanitario. La poltrona di presidente, assegnata a Stefano Bonaccini fino a qualche giorno fa, torna quindi in gioco e sarà il centrodestra a occuparla, con il pieno consenso del ministro Francesco Boccia, impegnato a far approvare la legge quadro sull’autonomia. La mappa del potere vede la Lombardia governata dall’avvocato Attilio Fontana che ha preso il timone dopo l’uscita di scena di Bobo Maroni. In Friuli Venezia Giulia lo scettro è in mano a Massimiliano Fedriga, ex capogruppo della Lega alla Camera dei deputati. La Provincia di Bolzano è guidata da Arno Kompatscher (Svp-Lega) che si posiziona nell'area autonomista ma di centrodestra dopo la rottura del patto storico con il Pd. Il Piemonte ha visto Alberto Cirio di Forza Italia sconfiggere Sergio Chiamparino; la Liguria è in mano a Giovanni Toti che ha provato a fondare un suo partito dopo l’addio a Berlusconi. Il Veneto è controllato saldamente da Luca Zaia, il presidente più amato d’Italia in ter-
mini di popolarità che si ricandida per il terzo mandato. Si tratta di capire se la Lega intende correre da sola o se verrà ripresentata l’alleanza con Fi e FdI, come già stabilito tra Berlusconi, Salvini e la Meloni. La Basilicata è stata conquistata appunto da Vito Bardi il 24 marzo scorso mentre in Sicilia governa Nello Musumeci. La Sardegna ha come leader Cristian Solinas che dal Psd’A è approvato alla Lega. L’Abruzzo è guidato da Marco Marsilio; il Molise da Donato Toma e l’Umbria da Donatella Tesei. A livello territoriale va sommata la Provincia di Trento guidata da Maurizio Fugatti, ma fuori dai conteggi ufficiali per quanto riguarda le Regioni. Al centrosinistra rimangono la Toscana con il presidente Enrico Rossi al secondo amndato; la Valle d'Aosta con neopresidente Renzo Testolin, le Marche con Luca Ceriscioli, la Puglia affidata a Michele Emiliano che si ricandida; il Lazio con Nicola Zingaretti e la Campania dove il governatore è Vincenzo De Luca. —
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LUNEDÌ 27 GENNAIO 2020 LA TRIBUNA
TREVISO
ALLA FESTA DEL RADICCHIO A DOSSON
Zaia: Terraglio Est, basteranno 20 milioni Tracciato rivisto, sottopasso e mitigazioni, addio tunnel. «I soldi? Dalla Regione. Ma Treviso e Casier dovranno contribuire» «Sul Terraglio Est c’è un’ottima interlocuzione tra i Comuni di Casier e Treviso, e si è rivisto il tracciato», dice Zaia «ridimensionato e ottimizzato, non costerà più 25 milioni, ma 18, al massimo 20». Il governatore lo ha annunciato in pompa magna ieri a Dosson, alla 34ª festa del Radicchio Rosso, il grande evento del fiore d’inverno. E i soldi? «Veneto Strade è pronto per l’affidamento, mancano ancora i soldi, mi sembra di capire che toccherà metterli alla Regione, e un po’ anche ai Comuni. È un’opera strategica, sgraverà il centro di Dosson e creerà un flusso di traffico funzionale alle nostre imprese». A proposito di impre-
se, in primis c’è la Came di Paolo Menuzzo, in platea, lodato dal governatore mentre traccia la SPBENBQ dell’arteria, ultima appendice delle opere complementari al Passante, ancora da completare, attesa da decenni. Niente più tunnel, sottopasso e mitigazione, razionalizzazione del tracciato. Zaia dispensa sorrisi, strette di mano e foto tra gli espositori, e vuole rassicurare la folta platea di interlocutori istituzionali anche sulle risorse per il secondo stralcio del Terraglio est e sui tempi della Pedemontana. E Zaia ricorda anche le magnifiche sorti e progressive della Pedemontana: «Non mi ritengo un devastatore, penso semplicemente ci siano itinera-
A destra il governatore Zaia ieri alla festa del radicchio
ri da completare, tra cui la Pedemontana che è l’infrastruttura più importante attualmente in cantiere in tutta Italia. Sapete cosa vuol dire Pedemontana? Vuol dire sicurezza e me-
no inquinamento», dice, « Faremo Treviso Nord-Montebelluna in 10 minuti, Treviso Nord-Bassano in 20, Treviso Nord-Montecchio in 40, sbucando già verso Milano. Cam-
bia il mondo , e inquineremo di meno, perché toglieremo code. Ci teniamo tutti ad ambiente e qualità dell’aria. E ci ammaleremo di meno, perché ci arrabbieremo meno». (Mangiando sempre molto radicchio?). Il taglio del nastro, ieri, è stato preceduto dalla benedizione del parroco di Dosson, don Adriano Fardin (cespo di radicchio come aspersorio), dall’esibizione del coro della medie Vivaldi di Dosson, dalla premiazione dei produttori, infine pranzo e immancabili discorsi. E certo se Sanremo si trasferisse a Dosson, il palco vedrebbe decine di ceste colme del croccante fiore d’inverno. Elogi alle sette fasi di lavorazione («Solo i trevigiani po-
tevano inventarsi una cosa del genere» dichiara Zaia), la sua promozione come primo ortaggio Igp d’Europa («Se abbiamo ottenuto questo, otterremo anche l’autonomia», auspica il governatore), del valore turistico legato alle eccellenze enogastronomiche del territorio, del lavoro dei produttori e dei volontari. Prima di Zaia hanno parlato il sindaco di Casier, Renzo Carraretto, il presidente dell’associazione produttori (e successore del sindaco) Raimondo Dotta, il presidente dell’Unpli , Federico Gasparin e il presidente della Strada del Radicchio, Natalino Salvati. — Matteo Marcon © RIPRODUZIONE RISERVATA
A PADERNO DI PONZANO 700 PERSONE
La giornata della famiglia Il vescovo: «Gioia e amore contro crisi, liti, divisioni»
Il vescovo Tomasi davanti alla sala gremita, ieri a Paderno di Ponzano
La famiglia ce la farà. Ha la forza in sè per superare liti, incomprensioni e divergenze. Anzi, sarà proprio lei con la gioia che nasce dall’amore, a traghettare la Chiesa al di fuori delle paludi dell’era moderna intrisa di dubbi e paure. Ne è convinto il vescovo Michele Tomasi che ieri ha celebrato la messa di fronte a 700 persone, all’oratorio di Paderno di Ponzano, per riflettere su famiglia e vita. Con lui il vicario generale mons. Adriano Cevolotto, sui banchi il sindaco Antonello Baseggio in fascia tricolore. Bando alla negatività e spazio alla festa con riflessioni positive di sacerdoti ma soprattutto di laici, musica, canti, cibo condiviso e spettacoli teatrali. Pazienza se durante l’Etcarestia qualche bimbo si è messo a correre e giocare di fronte all’altare o qualche neonato richiamava a gran voce l’attenzione di mamma e papà: la vita è anche questa. Di fronte al dato generale che vede dappertutto famiglie in crisi, aumento di separazioni e divorzi, calo della natalità la Diocesi di Treviso mette in campo le sue forze per riflettere su temi di fondamentale importanza nella visione cristiana. E il vescovo Tomasi si pone in prima linea. «Le difficoltà si superano se impariamo a rispettare e anzi a valorizzare le nostre differenze e se lasciamo che Dio, al di là delle incro-
stazioni, ci inondi di luce, facendoci scoprire l’essenza dell’amore». Che poi è nostalgia dell’eterno. Chiedendo di sostenere papa Francesco in un momento in cui viene attaccato da più parti, anche nella stessa Chiesa, il vescovo invita ad aprire il cuore alla fiducia «perché il Signore compia ciò che semina attraverso la Parola», trovando terreno fertile nelle persone e nelle famiglie dotate di potenza generatrice, che non si esaurisce nella procreazione di figli. Lo hanno ribadito le testimonianze di Francesco, Francesca, Jessica, Simone: si possono generare situazioni e rapporti speciali operando nella scuola, in politica, nel proprio quartiere amplificando esperienze di pace. In quest’ottica le differenze diventano opportunità per crescere, dentro e fuori la coppia. La giornata di ieri era frutto di realtà diverse: organizzata dalla Pastorale familiare della diocesi, ha coinvolto Azione cattolica, Centro della Famiglia e Centro aiuto alla vita, gruppi parrocchiali e di genitori, Carmelitani, Neocatecumeali, Focolarini. Un solo filo rosso: la gioia, con l’ironia, perché «è importante saper sorridere dei nostri guai» come ha suggerito lo spettacolo “De amor e de altri strafanti”. — Laura Simeoni