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Corriere del Veneto Venerdì 28 Febbraio 2020
13 VE
Venezia&Mestre
NUMERI UTILI CentroStorico MalmoccoAlberoni Pellestrina
venezia@corriereveneto.it
0412385648 0412385668 0412385653
Burano MuraroS.Erasmo CavallinoTreporti Ca’Savio
0412385659 0412385661 0412385678
MestreeMarghera FavaroVeneto MarconQuarto d’Altino
0412385631 0412385639 0412385642
FARMACIE AlLupoCoronato Cervad'Oro CittàGiardino
0415220675 0415246565 0415261130
Comun.Colleoni SilvestriS.Antonio AllaMadonna
041739046 041920456 0415340251
Casinò
Gruppo Misto interrogazione sul riciclaggio
La «guerra» è durata nemmeno 24 ore. E dopo la tempesta di mercoledì, è tornato il sereno sul Consorzio Venezia Nuova e sul Mose. Basta rischi di stop ai test, stipendi non più in pericolo e il «mantra», recitato dal commissario straordinario «sblocca cantieri» Elisabetta Spitz, torna a essere sempre lo stesso: «I soldi ci sono». Spitz lo ha assicurato ieri a una folta rappresentanza sindacale, con cui ha dialogato un’ora in videoconferenza. Incontro previsto da giorni per fare il punto sul futuro dei cantieri delle dighe mobili, ma che si è ovviamente concentrato sulVENEZIA
«D
Mose,accordosustipendi etest Il Comitatoneslitta al12marzo Spitz ai sindacati: i soldi ci sono. Martedì il tavolo, rientra la protesta delle imprese la novità della sera prima: ovvero l’annuncio da parte dei commissari del Cvn Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola (Vincenzo Nunziata non ha invece firmato) che in questo momento non ci sono in cassa gli stipendi per pagare da marzo in poi i circa 250 dipendenti non solo del Consorzio, ma anche di Thetis e Comar, e che servirà mettere in «contratto di solidarietà» i lavoratori, con tagli all'orario di lavoro in media del 60 per cento (stipendio dimezzato). Una comunicazione che ha irritato non poco Spitz e anche Cinzia Zincone, che da ieri è ufficialmente provveditore interregionale alle opere pubbliche, visto che la nomina – pendente da tre mesi – è stata formalizzata. Anche perché quest’ultima era stata messa esplicitamente nel mirino: «In relazione ai mancati pagamenti, più volte richiesti al Provveditorato...», era infatti l’esordio della missiva. Spitz, ai segretari generali veneziani Ugo Agiollo (Cgil), Paolo Bizzotto (Cisl) e Gerardo Colamarco (Uil), ha assicurato
La vicenda ● Mercoledì i commissari del Consorzio Venezia Nuova avevano annunciato di non essere più in grado di pagare gli stipendi di marzo e di dover ricorrere alla solidarietà ● Le imprese consorziate, che reclamano il pagamento di 10 milioni, puntavano a bloccare il test del 3 marzo
che «sono disponibili tutte le risorse per finire il Mose». «Il commissario si è impegnato a darci, entro martedì, conferma delle risorse necessarie per garantire il pagamento degli stipendi», hanno aggiunto, parlando di «premesse positive». Si era mossa anche la politica, con i consiglieri regionali Pd Bruno Pigozzo e Francesca Zottis ad auspicare l’intervento del governo e il loro collega dem, il deputato Nicola Pellicani, a chiedere che il «braccio di ferro tra istituzioni non avvenga sulla pelle dei lavoratori». Nei prossimi giorni ci sarà inoltre un nuovo incontro per tornare all’argomento generale, ieri fagocitato dall’emergenza stipendi. Questo spiega anche il fatto che i rappresentanti sindacali del Consorzio fossero stati molto prudenti, a fronte di una base che, dopo aver appreso la notizia dello stop alle paghe da marzo e di un probabile ritardo anche di quella di febbraio (dal 29 al 6 marzo), aveva chiesto un’assemblea, se non azioni più incisive. Qualcuno aveva parlato
addirittura di bloccare il prossimo test di sollevamento delle paratoie, previsto per il 3 marzo alla schiera di San Nicolò. Volevano farlo anche le piccole e medie imprese consorziate, come ultima forma di protesta di fronte al loro appello sui pagamenti: avanzano circa dieci milioni di euro,
Nomina Zincone è stata nominata provveditore
Il progetto
Case ai padri separati per incontrare i figli
U
na casa per tutti e la possibilità per i bambini di mantenere un rapporto stabile con il padre anche quando non è più parte della famiglia. Sono gli obiettivi dell’accordo firmato ieri da Comune, Ipav e Associazione nazionale padri separati. Due immobili Ipav saranno dati in comodato d’uso gratuito per tre anni all’associazione per il progetto «Casa con papà» per superare la fase critica della separazione. «Agli ospiti - dice l’assessore al Welfare Simone Venturini - verranno messi a disposizione tutti i servizi comunali». (gi.co.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
tra progettazioni e cantieri, e hanno scoperto che il Provveditorato aveva pagato al Cvn gli stati di avanzamento lavori; ma i soldi sono stati usati per pagare gli stipendi e supercommissario e provveditore stanno cercando una soluzione per superare l’impasse. Ieri anche questa ipotesi è rientrata dopo il comitato consultivo convocato d’urgenza e chiuso con una nota di «apertura» a Spitz e Zincone, che hanno fissato un incontro plenario a Roma per il 3 marzo. «Si è convenuto, nel superiore interesse della salvaguardia di Venezia e di quanto richiesto dalla Prefettura di Venezia, di non sospendere le prove di sollevamento», hanno scritto. Quel giorno era previsto pure il Comitatone non solo sul Mose, ma anche sulle crociere. A causa del caos Coronavirus, però, sono saltate le riunioni preparatorie, tra cui la cabina di regia prefettizia in programma oggi: e il Comitatone è slittato al 12 marzo. Alberto Zorzi © RIPRODUZIONE RISERVATA
Lo studio di Ca’ Foscari
Crociere,smog«nano» piùchepolverisottili Impattodel9percento «Valorinonallarmanti» VENEZIA Il
9 per cento delle nanoparticelle inquinanti, il 3 per quelle di dimensioni superiori, a partire dalle Pm2.5 in su. Ecco quanto incide il passaggio delle grandi navi sullo smog a Venezia. Ca’ Foscari ha pubblicato i risultati preliminari del primo studio sulle particelle emesse dal traffico navale, che dimostra come incida più a livello «nano», con il rischio di una maggiore possibilità di penetrare in profondità nell’apparato respiratorio e di conseguenze più dannose sulla salute. «Ci siamo chiesti quanto del particolato inferiore al mi-
cron fosse dovuto alla presenza delle navi – spiega Elena Gregoris, ricercatrice di Chimica analitica – confermando che il traffico marittimo incide più con nanoparticelle e calcolando il contributo». Lo studio rientra nel progetto Interreg Italia–Croazia «Ecomobility» conclusosi lo scorso ottobre. «Il valore calcolato in questa prima valutazione non è allarmante – commenta Andrea Gambaro, professore di Chimica analitica e coordinatore del progetto – Il campionamento, svolto tra agosto e novembre 2018, ha comportato l’utilizzo di
L’app Prevista anche una app per viaggiare evitando l’inquinamento
una specifica apparecchiatura posizionata nella centralina Arpav di Sacca Fisola, sul canale della Giudecca: si misura la qualità dell’aria per differenza, prima, durante e dopo il passaggio delle grandi navi». Essendo il progetto «gemellato» con Rijeka (in Croazia), i risultati sono stati messi a confronto e anche nel porto croato le nanoparticelle hanno mostrato un impatto più elevato rispetto al particolato più grande. Il progetto prevede anche una sezione «gestionale» grazie all’applicazione per smartphone «EcoMobility», che
Fumi e proteste Da tempo le grandi navi da crociera sono nel mirino degli ambientalisti con l’accusa di inquinare
permette di avere informazioni in tempo reale sull’inquinamento della città e di pianificare viaggi ecologici. «Si tratta un progetto sperimentale – spiega Gambaro – L’applicazione permette di creare un percorso, collegato a Google Maps, evitando le zone di maggior inquinamento, con le previsioni per le 72 ore successive». Ora l’app si limita a Venezia-Mestre, e ovviamente Rijeka, ma potrebbe allargarsi a tutto il Nord Italia. «I dati, provenienti dalle centraline Arpav, non sono utilizzati solo per l’applicazione - conclude Gambaro - abbiamo anche creato un sistema di supporto per i gestori del traffico urbano che ricevono avvisi in tempo reale, al superamento di determinate soglie, in modo da intervenire per evitare il sovra-inquinamento». Camilla Gargioni © RIPRODUZIONE RISERVATA
iciannove milioni sono una cifra enorme, anche in 4 anni, restando entro i limiti di legge per il contante, sia che si consideri la soglia a mille che a tremila euro, la divisione è facile: significa almeno un’operazione di questo tipo ogni giorno». Ottavio Serena, primo firmatario dell’interrogazione che ha condiviso con il collega del Gruppo misto Renzo Scarpa, spiega le sue perplessità riguardo all’estraneità del Casinò al meccanismo di riciclaggio scoperto dalla Guardia di Finanza, un sistema che sfruttava la casa da gioco come «lavanderia»: entravano assegni, usciva contante pulito, ma stando alle indagini delle fiamme gialle nessuno del personale era implicato nel sistema. Serena chiede una commissione specifica per sapere se la somma sia emersa da verifiche contabili o sia stata sequestrata e quante operazioni di riciclaggio siano state consumate. «Risponderò in commissione — dice l’assessore Michele Zuin — ma finché la Finanza ci ringrazia posso dire di essere soddisfatto». (gi. co.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Viabilità
Cavalcavia demolizione in tempi record
U
n mese di lavori e già la sagoma del sovrappasso inizia ad assottigliarsi. D’altronde, per aprile, dovrà sparire del tutto. L’intervento che trasformerà via della Libertà in una coppia rotatorie, risolvendo la viabilità tra Mestre, Venezia e Marghera, è ormai avviato (il costo è di 17 milioni). Il cronoprogramma prevede la riaper-tura del collega-
mento con via Torino per il 4 aprile, ma per vedere l’intera opera conclusa serviranno in tutto tre anni di lavori. Intanto il cantiere sta reggendo bene alla prova del traffico: le corsie, rimaste quattro anche se ristrette (il piano iniziale prevedeva la corsia unica almeno durante il pomeriggio) permettono alla viabilità di non bloccarsi, mentre non si segnalano problemi per la nuova disposizione delle fermate Actv, semafori e autovelox. (gi. co.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
VENERDÌ 28 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
PRIMO PIANO
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L’allarme globale: la sanità
Un momento dell’incontro di ieri mattina fra i vertici della sanità regionale veneta e i rappresentanti delle professioni sanitarie sull’emergenza provocata dal Coronavirus
che ha trovato riscontro nell’assessorato, è quella che venga attivato un numero diretto esclusivo per i medici di medicina generale che oggi, se devono gestire una situazione di possibile contagio, trovano le linee predisposte sempre occupate da pazienti. «Abbiamo proposto» spiega Di Daniel «un numero unico per gli operatori della sanità dedicato alla medicina generale». «Attualmente le mascherine sono distribuite a macchia di leopardo» sottolinea Lilia-
na Lora, segretaria regionale dello Smi, Sindacato medici italiani che copre tutte le categorie, dalla continuità assistenziale (guardia medica) alla specialistica ambulatoriale. «La filiera ha dei gap: desideriamo mascherine e dispositivi per tutti, inoltre abbiamo chiesto la sospensione dell’attività ambulatoriale specialistica laddove ci sono assembramenti». E questo vale anche per i 102 ambulatori di guardia medica del Veneto, che secondo il sindacato hanno la coda fuori. «È stato detto che è stato sospeso l’accesso libero ai presidi della guardia medica, ma per ora non ci sembra sia così. Chiediamo di essere messi nelle condizioni di lavorare in sicurezza. Le nostre non sono polemiche, sono richieste». «La nostra proposta è quella di potenziare l’assistenza domiciliare» spiega Luigi Pais in rappresentanza del coordinamento regionale delle professioni infermieristiche «un ulteriore filtro perché le persone si sentano più rassicurate e per evitare che intasino gli altri servizi, dai medici di base in overbooking fino agli ospedalieri». Domenico Crisarà, segretario veneto Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), ha annunciato che mascherine e dispositivi arri-
to l’ho fatta io) e Zaia scandisce: «E' un provvedimento duro, ma non possiamo permetterci nulla». Citato da svariati organi di stampa: «Per il presidente del Veneto questa “è la vicenda più grave che mi sono trovato ad affrontare”. I toni sono da tregenda, come la situazione. Intervista alla Stampa: «Qualcuno penserà che usiamo armi sproporzionate, che stiamo andando a caccia di passeri con il carro armato, ma qui siamo in guerra e dobbiamo sconfiggere il virus». E ancora: «Lo dico e lo ripeto da settimane: il virus non ha colori politici. Siamo in guerra, in Veneto come a Roma. E al momento non c’è altro rimedio che isolare i focolai». E come l’hanno presa i cittadini?
«I veneti mi conoscono, sanno che non è la prima volta che prendo provvedimenti impopolari, ma sanno che lo faccio per il bene comune». Lunedì 24 altro video del governatore, sullo sfondo il rassicurante logo della Protezione civile: «Si sta applicando in toto l'ordinanza che ho firmato, la chiusura delle scuole e tutte le manifestazioni pubbliche compreso il carnevale di Venezia, le chiese e ciò che ne consegue». L’ordinanza, che inizialmente contiene un imbarazzante copincolla (all’oggetto c’è scritto "d'intesa con il presidente della Regione Emilia Romagna" anziché Veneto) scatena molta confusione, tanto che la Regione è costretta a emanare ulteriori criteri
«Noi medici di base lasciati in prima linea senza protezioni né mezzi adeguati» Pressanti richieste alla Regione, anche di una linea riservata per ottenere informazioni. Iniziate le video-visite ai pazienti
Marta Artico VENEZIA. «Ci hanno mandato in guerra con le scarpe di cartone». Salvatore Cauchi, presidente veneto dello Snami (Sindacato nazionale autonomo medici italiani), sintetizza il sentire di molti medici di medicina generale in prima linea sul territorio, che ieri hanno incontrato, assieme ai rappresentanti delle professioni sanitarie, l’assessore Manuela Lanzarin e il presidente Luca Zaia.
«Non possiamo andare a visitare i pazienti a casa in sicurezza, non abbiamo, se non in minima parte, i dispositivi di protezione individuale sufficienti e adeguati, per questo esortiamo dirigenti e direttori a risolvere il problema: non dobbiamo ammalarci, far ammalare i nostri famigliari e neppure i pazienti». Stesso pensiero del vicepresidente Bruno Di Daniel: «Speriamo arrivino i dispositivi per tutti come promesso dalla Regione». La seconda richiesta dello Snami,
L’OSPEDALE DA CAMPO ALLESTITO VICINO A QUELLO DI MONSELICE A SINISTRA ZAIA CON I GIORNALISTI
za che vieterà qualsiasi manifestazione e «tutte e le forme d'aggregazione», chiusura di tutte le scuole etc. «Chiediamo comprensione e collaborazione di tutti i cittadini, non è un momento facile. E' un virus con bassa letalità ma che
può essere drammatico su persone che hanno già altre patologie e una salute pregiudicata" . E ancora: “Ci preoccupano non poco i due casi di Venezia perché sono pazienti che non hanno nessuna storia clinica e sociale riferita alla comunità cinese». Domenica 23 arriva l'ordinanza ("in accordo col ministro su mia proposta", tradot-
la paura del virus
L’Inail di Rovigo chiude i battenti e l’Ordine s’infuria L’Inail di Rovigo chiude la sede fino a data da destinarsi, facendo infuriare Francesco Noce, presidente della Federazione regionale dell’ordine dei medici e chirurgi. «Si comunica che la sede di Rovigo resta chiusa all’utenza su determinazione della direzione regionale Inail Veneto» recita la nota indirizzata alla federazione dei medici. E si dice di rivolgersi alle strutture del servizio sanitario regionale (medici di base e pronto soccorsi) per l’emissione della certificazione. Noce si è indignato e ha scritto ai prefetti della Regione e al governatore Luca Zaia, per chiedere se la chiusura riguardi tutti gli ambulatori del Veneto. Noce definisce la scelta quanto mai dannosa in un momento in cui tutti sono impegnati nello svolgimento dei propri compiti e a non creare inutili allarmismi. La Federazione per bocca del presidente si dice «esterrefatta».
applicativi perché, nel dubbio sul drastico contenuto, avevano chiuso i battenti palestre, mercati e altre attività che potevano tranquillamente restare aperte. Martedì 25 ennesimo vertice a Marghera con l'aggiornamento su pazienti e dei cluster. «Situazione sotto controllo» ma con appello ai cittadini: «Bisogna applicare le raccomandazioni, partiremo adesso con una campagna massiccia di spot sulla distanza di sicurezza da tenere durante le discussioni». Ordinanza da rivedere, chiede una giornalista? «L'ordinanza la definirei soft per ora. E' stata fatta volutamente cosi per mixare più visioni: tutelare gli anziani dalle grandi masse e cominciare
veranno in termini di priorità: andranno distribuiti a guardie mediche e medici di medicina generale che operano vicino a focolai in prima battuta, di seguito a tutti gli altri. Per le guardie mediche dei kit di postazione completi per i medici di turno, ai medici di base arriverà una dotazione minima ma integrata di almeno tre completi rinnovabili dotati di cuffia, mascherina, guanti, camice e occhiali riutilizzabili. Crisarà ha sottolineato che il problema dell’approvvigionamento non è del Veneto, ma più ampio. Sarà pubblicata a breve una “linea rossa” destinata al medico di medicina generale e ai pediatri di libera scelta, con tutte le indicazioni da applicare nei vari casi che si presentano di contatto con pazienti, per uniformare le modalità di intervento, procedure standardizzate per tutta la Regione. Infine è stato annunciato che in alcune zone “rosse” a cominciare con l’area di Dolo Mirano, alcuni ambulatori hanno iniziato, in via sperimentale, a testare la video-visita ai pazienti che ne necessitano. Tra le richieste pervenute, quella di tutelare maggiormente le guardie mediche, che lavorano la notte quando il servizio di prevenzione non è aperto. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
ad attivare molte misure; se si inasprisce la situazione, si inasprisce anche l'ordinanza. Chiediamo anche la rielaborazione delle direttive ufficiali dell'Istituto superiore di sanità in modo tale che siano ancora più chiare e stringenti». E' anche il giorno in cui il mondo economico, preoccupato, chiede l'allentamento della tensione. Glielo stanno dicendo tutti: presidente, qui saltiamo per aria. Zaia inizia a fare qualche riflessione ad alta voce: "Forse siamo stati troppo diligenti: chi cerca trova, chi non cerca non trova». Mercoledì 26, è il giorno del contrordine compagni: «Colpa dei giornali». Fine della fiera. (c.p.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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VENERDÌ 28 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
PRIMO PIANO
L’allarme globale - La crisi del turismo
Cortina resiste, premiata dai turisti italiani il sindaco: adesso lavoriamo per la Coppa Nella conca, dopo i timori di lunedì, è tornata la normalità. Aperti alberghi e seconde case. Problemi solo per gli stranieri Alessandra Segafreddo CORTINA. È la tranquillità il
sentimento che pervade Cortina d’Ampezzo in questi giorni di follia da Coronavirus. La Regina delle Dolomiti attualmente segna un aumento di presenze fra gli italiani e una scontata diminuzione fra gli stranieri. I turisti trascorrono le giornate sulle piste di sci che sono aperte e perfettamente innevate. Si godono le pause nei rifugi, tutti aperti, pernottarono negli alberghi e nelle numerose seconde case che sono anch’esse quasi tutte aperte. Anche i residenti sono tranquilli. Lunedì, all’indomani dell’ordinanza legata al contenimento del contagio del Coronavirus, firmata dal ministero della sanità e dalla Regione Veneto, c’è stato a dire il vero l’assalto ai reparti alimentari per il timore che le future ordinanze decidessero di chiudere i negozi, ma già da martedì c’era il solito via vai di persone, tra valligiani e vacanzieri, sia nei supermercati e che nei negozi. Bar, ristoranti, sono aperti. Sono state annullate le feste di Carnevale di lunedì e martedì; chiusi il cinema e il teatro Alexander Girardi, annullate le presentazioni di libri mentre le messe vengono trasmesse da Radio Cortina e i fedeli le ascoltano da casa, ma le giornate trascorrono senza tanti timori. Ci si lava un po’ più spesso le mani, che male non fa, nessuno gira con le mascherine, gli autobus sono stati disinfestati, ma il resto è nella norma della stagione turistica invernale. Gianpietro Ghedina, sindaco di Cortina d’Ampezzo, è questo il quadro corretto della situazione? «C’è ovviamente la massi-
Gianpietro Ghedina, sindaco di Cortina. A destra una immagine del centro della conca affollato di turisti anche per il periodo di Carnevale
ma attenzione e ci adeguiamo all’ordinanza emessa che è in vigore sino a domenica, ma qui va detto che la situazione è davvero tranquilla. Le piste sono affollate, così come i rifugi e il centro del paese. Viviamo una sorta di controtendenza rispetto ad altre località. Abbiamo, ad esempio, avuto un aumento delle presenze degli italiani. In tanti che erano saliti per il Carnevale, con la scusa che le scuole sono state chiuse in Veneto e Lombardia sino a domenica, hanno deciso di rimanere qui dove l’aria è buona, si sta benissimo fuori, si possono praticare gli sport, concedersi delle passeggiate, e non ci sono rischi. Se non si accendono la televisione o i social, la realtà è quella di una situazione più che normale. Si scia, ci si diverte, e ci
si godono splendide giornate di sole, con temperature anche gradevoli, e con l’allungamento della presenza del sole alla sera». Alcuni stranieri invece sono partiti prima?
«Chi viene dall’estero teme di restare poi bloccato al ritorno nel proprio Paese» «Sì, gli albergatori ci hanno segnalato che alcuni stranieri hanno deciso di anticipare la partenza e alcuni hanno disdettato l’arrivo, ma non perché considerino Cortina un luogo a rischio; questo mi pare che non lo pensi nessuno. Il problema per chi viene dall’estero è nei viaggi,
hanno il timore di non poter rientrare, di restare bloccati negli aeroporti». C’era chi temeva che potessero saltare le Finali di Coppa del mondo di sci che la Fondazione Cortina 2021 organizza dal 18 al 22 marzo. Le gare sono state invece confermate. «La Fondazione ha riferito ieri che restano confermate nel calendario Fis le finali di Coppa del mondo di sci alpino a Cortina, a marzo, che sono un importante test in vista dei Mondiali del 2021. Le gare, precedute dalla sessioni di prove della discesa libera il 16 e 17, sono previste dal 18 al 22 marzo e lo staff continua a lavorare alacremente per organizzare al meglio l’evento. Noi ci auguriamo che già dalla prossima settimana la situazione torni alla vera
VeneZia e spiagge
Confturismo: «La Pasqua ormai è persa ma l’estate si può salvare bene» Francesco Furlan VENEZIA. In questi giorni, alle prime disdette che arrivano dalla Germania per la prossima stagione estiva sul litorale veneziano, gli albergatori veneziani rispondono con una lettera garbata. Che nella sostanza dice questo: «Gentile cliente, hai la possibilità di disdire fino all’ultimo, che ne dici di aspettare?». Marco Mi-
chielli, presidente di Confturismo Veneto, dice che «almeno per ora sta funzionando». La risposta di molti turisti abituati a frequentare le spiagge venete «è stata di natura isterica», frutto dell’immagine di un’Italia sotto contagio che è stata veicolata all’estero, anche per colpa di una «comunicazione caotica da parte del governo», dice Michieli. Non solo molti Paesi stanno chiudendo le porte agli italia-
ni, ma i turisti di quegli stessi Paesi stanno depennando l’Italia dalla lista dei luoghi delle vacanze primaverili e estive. Un pericolo che coinvolge tutto il Veneto: da Cortina e le Dolomiti alle spiagge, passando per le città d’arte, Venezia in testa, e il lago di Garda. Qualche piccolo numero può aiutare a capire: questi giorni di chiusura imposta ai Musei Civici veneziani, i mancati bi-
glietti d’ingresso pesano per 400 mila euro, mentre alla Collezione Guggenheim stimano la perdita in 90 mila euro. In Italia è complicato azzardare previsioni. Ma qualche numero appare necessario per scrutare l’orizzonte cui gli operatori turistici vanno incontro, preparandosi ad affrontare marosi di cui ancora ignorano l’urto e la capacità di tenuta. Partendo da una fotografia: il Veneto è la prima
normalità, che possano riaprire le scuole, le chiese, i teatri e che si possano organizzare tutti gli eventi in programma. Quest’anno la stagione è iniziata benissimo con l’apertura anticipata degli impian-
«Si deve stare attenti ma non c’è motivo di fare allarmi Qui si sta benissimo» ti a novembre, dopo le abbondanti nevicate autunnali, e in Faloria si scierà sino al 3 maggio. Sino al termine della stagione sono numerosissimi gli appuntamenti che abbiamo ancora in calendario: dalle gare di Snowkite, alle tante iniziative culturali con Una montagna di libri, Corti-
regione turistica d’Italia con 70 milioni di presenze e 18 miliardi di euro di fatturato. Michielli è ottimista, ma fa il pessimista. «Nella peggiore delle ipotesi, se questo stato di tensione dovesse proseguire ancora per giorni, temo perdite per il Veneto fino a 8 miliardi», dice ribadendo però che «se da lunedì, con la riapertura delle scuole, si tornerà verso la normalità, la stagione estiva potrà essere salvata». Pasqua no, Pasqua ormai è persa: non saranno molti i turisti tedeschi a passeggiare per Lazise o nel centro storico di Caorle. Il Ciset, il Centro internazionale per l’economia del turismo di Ca’ Foscari, ha provato a elaborare uno scenario partendo dai dati della
nAteatro, Cortina terzo Millennio, ai momenti organizzati dai nostri sodalizi che sono decine e decine. Le finali di Coppa sono un appuntamento importantissimo nel calendario 2020 anche perché sono il preludio ai Mondiali del prossimo anno. Noi restiamo positivi», chiosa Ghedina, «anche perché al momento non c’è nulla di ufficiale che ci faccia pensare di non poter essere positivi; si deve stare attenti, ma non ci sono allarmi. La miglior pubblicità, dato che forse si è creato un certo allarmismo intorno al Coronavirus, è che si possa riprendere la normale attività e il fenomeno andrà scemando da sè. Qui l’aria è pulita, si sta benissimo e si possono trascorrere giornate stupende». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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VENERDÌ 28 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
PRIMO PIANO
L’allarme globale: la sanità
Il dietrofront di Zaia: «Stop ai divieti Da lunedì le scuole possono riaprire» Il governatore del Veneto lancia l’appello al ministro Speranza: tasso di mortalità molto basso, situazione sotto controllo all’alba. Milano deserta. Il Duomo sbarrato, come il Santo a Padova e San Marco a Venezia. Le Marche hanno sospeso le lezioni pur non avendo contagi né ricoveri, decisione cancellata dal Tar. Cos’è cambiato in questi sei giorni, dopo la morte di Adriano Trevisan, il pensionato di Vo’ prima vittima italiana “con” e non “per” il coronavirus? La comunità scientifica, guidata dal professor Walter Ricciardi, del consiglio esecutivo dell’Oms, ha convinto il ministro Speranza a tirare il freno, perché i casi positivi sono sovrastimati. Un eccesso di prudenza che genera panico e paralisi. L’epidemia, che sta mettendo in ginocchio il turismo e l’economia, non è da sottova-
Albino Salmaso VENEZIA. «Da lunedì le scuole possono riaprire, l’ordinanza non va prolungata». Sotto pressione per la rivolta delle categorie economiche, Luca Zaia ingrana la retromarcia e mette fine con un’intervista tivù alla “quarantena” da coronavirus, stile coprifuoco seconda guerra mondiale. Sul Carnevale è calato il sipario con due giorni d’anticipo, il sindaco Brugnaro ha indossato i panni di “Sior Todaro Brontolon” nel salotto di Vespa e il suo grido di dolore è arrivato fino a Palazzo Chigi. Ieri mattina il pianto greco l’ha intonato il governatore del Veneto, convinto più che mai che tra qualche giorno si possa tornare al cinema, a teatro, a visitare i musei, in biblioteca, in discoteca a ballare e negli stadi a tifare la squadra del cuore senza la mascherina. Da lunedì 2 marzo fine dei divieti, anche per le messe e le funzioni religiose nelle chiese. Scuole chiuse solo a Vo’ e a Limena, le “zone rosse” più colpite dal contagio. Siamo a Marghera, manca poco all’una, e si è appena concluso il vertice con i medici e gli infermieri nel quartier generale della Protezione civile, la cabina di regia dell’emergenza. Dietrofront su tutta la linea? Questa è la richiesta del Veneto, il via libera dovrà arrivare dal ministro Speranza che con Zaia ha firmato l’ordinanza in vigore fino al primo marzo. Il virus si è dissolto? No. Però si è capito in fretta che il cordone sanitario per isolare il contagio è stato applicato all’italiana, con l’anarchia delle regioni che hanno preso strade diverse. Veneto ed Emilia fianco a fianco con divieti più soft rispetto alla Lombardia che ha imposto la chiusura dei bar dalle 18 fino
«Nessuno ha imposto la chiusura di bar e ristoranti. Qui è tutto vuoto, senza turisti»
Il cordone stretto dalle forze dell’ordine intorno a Vo’, dichiarato zona rossa per epidemia
«Questa è l’emergenza sanitaria più grave che io abbia mai vissuto» ma in 48 ore cambia tutto nella strategia comunicativa di Zaia
«È una pandemia mediatica»: la capriola del governatore LA RICOSTRUZIONE
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l Luca Zaia governatore che oggi dice sostanzialmente che «è colpa dei giornali» è per caso lo stesso che nei cinque lunghissimi e frenetici giorni precedenti si era intestato, da fiero condottiero, la gestione dell'emergenza «più grave mai affronta-
ta»? La risposta è affermativa: sì, è sempre lui. In queste ore abbiamo assistito a un drastico cambio di impostazione comunicativa e mediatica. I primi campanelli d'allarme , dalle parti di Zaia, li aveva suonati il mondo economico, preoccupatissimo delle ricadute. Poi era stata la volta del sistema sanitario, da subito messo sotto pressione.
Sino a martedì, la macchina politica e di comunicazione del presidente (“parla solo la Regione”, era il diktat gestionale) continua a macinare bollettini di guerra (3-4 al giorno, scodellati sulle liste whatsapp), a far circolare video-dichiarazioni come piovesse, a riempire qualunque tweet di emoticon drammatici - doppi punti esclamativi, se-
gnale di pericolo, croci di warning rosso sangue - per un unico, rassicurante segnale: la situazione è grave, ma noi ce l’abbiamo in pugno. Ieri, il cambio pressoché radicale di strategia, con un’intervista mirata in cui il governatore se la prende addirittura con l’Europa e sancisce il cambio totale di rotta con questa frase: “Altro che emergenza sanitaria, questa è pandemia mediatica”. E’ la svolta, nelle stesse ore in cui il suo collega lombardo Fontana scatena rabbia e sarcasmo per il selfie con la mascherina. Ecco una piccola cronistoria, per i più sbadati. Venerdi 21 febbraio, primi due casi sospetti a Vo’. Zaia convoca subito l’Unità di crisi a Padova e afferma la volontà di fare tamponi a tutti: «Non è
lutare ma non va confusa con Ebola. Nell’80% dei casi decorre in modo benigno, nel 15% si cura efficacemente e nel 5% ha conseguenze gravi, da terapia intensiva. Solo il 2-3% dei colpiti muore. E la signora di Vo’ che gestisce il bar da cui si pensa possa essere partito il contagio, è l’emblema della speranza e del coraggio: ricoverata tre giorni in ospedale, è tornata a casa senza una linea di febbre. È felice. Zaia intona il j’accuse e va all’attacco: «Io penso che l’ordinanza debba essere revocata. Oggi in Veneto abbiamo un incremento dei contagiati che è minimale, una decina di casi in più, di cui più della metà asintomatici e gli altri non sono gravi. Non c’è quindi questo picco esponenziale che giustifichi il mantenimento
vicenda da prendere sottogamba». Volto corrucciato, la situazione è dannatamente seria: «Noi siamo molto preoccupati anche perché questo virus è un virus maledetto e assolutamente problematico, sorprende ora dopo ora». Occorre prudenza sino a quando non è pronto il cordone sanitario. A fine riunione, l’annuncio draconiano: «Abbiamo deciso in via preventiva di far fare il tampone a tutti i cittadini di Vo’ e a tutti coloro che si presenteranno in tutto il Veneto nei ricoveri ospedalieri con sintomi influenzali importanti». E ancora: «Abbiamo utilizzato misure non mediocri, ma importanti per evitare il contagio». Sabato 22 si allarga il caso di Vo' (muore il primo pazien-
delle misure previste nell’ordinanza in vigore fino all'1 marzo. Spero che a livello nazionale si decida la revoca. Si tratta di una pandemia mediatica che vive sui social. E ricordo che in Veneto nessuna attività commerciale è stata bloccata», dice il governatore, con il volto tirato per la non-stop Roma-Venezia e le dirette tv con Rai, Sky Mediaset e il network locale. «Vorrei ricordare che nessuno ha vietato ai cittadini di utilizzare i mezzi pubblici che sono vuoti. Nessuno ha vietato ai cittadini di andare nei ristoranti, che sono vuoti. Nessuno ha vietato ai cittadini di andare negli alberghi, che sono vuoti. Nessuno ha vietato ai cittadini di prenotare in Veneto le vacanze. Il tema è che a livello internazionale c'è un attacco bello e buono contro la nostra comunità. Vorrei ricordare che l’ordinanza del Veneto non chiudeva bar, ristoranti ma si rivolgeva ai luoghi di aggregazione, discoteche, musei, cinema e chiese. Per questo motivo non vorrei che queste restrizioni, soprattutto del Veneto, diventassero l’alibi per dire che è colpa delle restrizioni», conclude Zaia. Nel pomeriggio gli stessi concetti, con toni più soft, sono stati ribaditi dall’assessore Manuela Lanzarin in consiglio regionale: «Si sta decidendo se reiterare l’ordinanza regionale per il coronavirus, ed eventualmente in quali termini. Ma anche in caso di revoca dell’ordinanza, le scuole di Vo’ e di Limena rimarrebbero chiuse». Poi le cifre dell’emergenza: 6 mila tamponi eseguiti in Veneto, 116 i casi positivi al test e confermati (in gran parte asintomatici), 27 ricoverati di cui 8 in terapia intensiva, due morti e 2 contagiati già dimessi. Basta per essere ottimisti? Pare di sì. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
te) e nasce il cosiddetto cluster veneziano: prima Oriago e Mira, poi Venezia centro storico. Gli aggiornamenti su whatsapp hanno i caratteri dell'urgenza (+++), Zaia parla di un provvedimento già in bozza, ovvero l’ordinan-
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Primo Piano
Venerdì 28 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza a Nordest IL QUADRO VENEZIA Quota 100, in Veneto, è stata superata anche se i ricoveri sono meno di uno su quattro. In compenso Roma rilancia il giallo sul “paziente zero”, la persona cioè che avrebbe portato il contagio, ipotizzando un collegamento tra il Lodigiano e il Padovano. Ipotesi che in Veneto non viene neanche presa in considerazione: trovare il “paziente zero”, a questo punto, per Palazzo Balbi è inutile, il contagio ormai si è diffuso, la priorità è tornare alla normalità, rimandare i ragazzi a scuola, riaprire le chiese, tornare a guardare un bel film al cinema.
I DATI Se il bollettino di martedì sera dava 87 contagiati, ieri alle 15.30 si è arrivati a 116, di cui 63 asintomatici e 28 ricoverati di cui 8 in terapia intensiva. Due le vittime. Tre le persone dimesse mentre per 20 è in corso l’indagine epidemiologica. La Regione ha reso noto che sono oltre 6.800 i test per l’accertamento della positività al coronavirus affluiti alla microbiologia dell’Azienda Ospedaliera di Padova. Quelli di cui è attualmente disponibile la refertazione sono 6.065 provenienti da Padova, 233 da Venezia, 85 da Treviso, 44 da Verona; gli altri sono in corso di refertazione. Quindi meno del 2% dei tamponi sono risultati positivi.
LA RELAZIONE «Il messaggio che stiamo veicolando in queste ore è il ritorno alla normalità, con tutte le cautele del caso e tutti gli accorgimenti richiesti in queste situazione», ha detto l’assessore regionale alla Sanità del Veneto, Manuela Lanzarin, incontrando i componenti della Commissione Sanità del consiglio regionale in una «operazione di trasparenza e chiarezza informativa», come ha spiegato il presidente dell’assemblea legislativa, Roberto Ciambetti, «seguendo l’indirizzo dato dal governatore Zaia sin dall’inizio dell’emergenza». L’assessore ha spiegato che si è registrato il primo caso di una bambina di 8 anni contagiata, residente a Limena, ma che, per fortuna, a tutt’oggi, non presenta sintomi. La scuola elementare frequentata dalla ragazzina verrà chiusa per i
FINORA IL 98% DEI TEST ESEGUITI HA DATO ESITO NEGATIVO E TRE MALATI SONO GIÀ STATI DIMESSI
L’INCONTRO VENEZIA Più kit, un numero telefonico dedicato, un vademecum. Sono le tre richieste messe ieri sul tavolo, sia fisico che permanente, dai rappresentanti di medici, infermieri, farmacisti e altri professionisti della sanità, nell’incontro con i vertici della Regione che si è tenuto a Marghera. «Noi siamo in prima linea, la Regione ci metta in condizione di lavorare con un po’ di serenità», hanno detto i portavoce del settore mobilitato ormai da una settimana sul fronte della guerra al Coronavirus.
I DISPOSITIVI Siccome in battaglia si combatte con le armi, ma anche con gli elmetti e con gli scudi, i sanitari hanno auspicato innanzi tutto di poter essere riforniti ciascuno di almeno tre dotazioni complete di mascherina, copricapo, camice, guanti, calzari e visiera. Al riguardo gli esponenti dello Snami han-
Contagi, superata quota 100 ma solo 8 gravi in ospedale Effettuati oltre 6.000 tamponi: appena 116 positivi `Il ministro Speranza: «C’è un legame con Lodi» Tra di loro 63 sono senza sintomi, 28 i ricoverati Zaia: «Ormai il “paziente zero” non ha più senso» `
prossimi quindici giorni con i controlli attivi sui compagni i classe della bimba e controlli passivi per tutti gli altri alunni». L’assessore ha precisato che tra i contagiati ci sono tre sanitari legati al “cluster” di Mira, in servizio all’ospedale di Dolo, e circa dieci persone in servizio presso il reparto di Geriatria dell’ospedale di Treviso, che è stato già sanificato. L’ospedale di Schiavonia rimarrà chiuso e quando riaprirà sarà centro di riferimento per lo studio del coronavirus. L’assessore Lanzarin ha detto che il sistema sanitario veneto al
momento dimostra di reggere l’urto del coronavirus (ad oggi sono 145 i posti letto nei reparti per malattie infettive della Regione) e, grazie alla collaborazione di tutti gli attori in campo, non si è registrata nessuna interruzione nei servizi degli ospedali della rete regionale, ad eccezione del polo di Schiavonia, chiuso e destinato a fronteggiare eventuali picchi di ricoveri. Sono stati disposti acquisti in massa di materiale sanitario (tamponi, mascherine, gel, camici, calzari, guanti) per consentire ai sanitari di far fronte al maggior
fabbisogno per almeno tre mesi e si è provveduto all’assunzione immediata di 215 figure professionali della sanità che verranno distribuiti alle diverse Ulss. «Le spese ha aggiunto l’assessore - entreranno nella contabilità separata, che presenteremo al Governo. C’è l’impegno dell’esecutivo nazionale a rifondere alcune spese, anche se al momento non siamo a conoscenza di alcun provvedimento».
Il ministro in diretta con la scuola on line Ministro in diretta con i Colli Euganei. Ieri mattina la titolare dell’istruzione, Lucia Azzolina, si è collegata con l’istituto comprensivo di Lozzo Atestino per «rassicurare e portare il mio sostegno a tutto il personale. Nei giorni scorsi la scuola ha avviato un progetto di didattica a distanza per rispondere all’emergenza. Ho detto ai docenti e agli alunni collegati di avere fiducia, perché tutti insieme ne usciremo».
no fatto presente che la disponibilità è invece molto carente. «In questo momento ci sono sedi di medicina di gruppo che hanno ricevuto una sola mascherina per cinque dottori», ha affermato Salvatore Cauchi. «Personalmente prima di arrivare a questa riunione ho effettuato cinque visite senza alcun dispositivo di protezione
APPELLO DI DOTTORI INFERMIERI, TECNICI E FARMACISTI A CONTATTO CON LE POTENZIALI INFEZIONI
Al 27.02 ore 15.30 (incremento rispetto a 27.02 ore 11.30) TOTALE VENETO
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IL MISTERO Resta il giallo del “paziente zero”: chi ha portato il virus in Vene-
Medici di base in prima linea «Subito il rifornimento di kit: mascherine, camici e guanti» Il collegamento
Casi confermati
individuale», ha aggiunto Bruno Di Daniel. «Anche negli ospedali la distribuzione sta avvenendo a macchia di leopardo – ha osservato Giovanni Leoni (Cimo) – e chiaramente la priorità va alle strutture più esposte come sono quelle di Padova, Venezia e Dolo. Domandiamo però di potenziare le forniture pure a Treviso e Mestre». Domenico Crisarà (Fimmg) ha provato a mediare: «Dobbiamo capire che c’è stato un grave problema di approvvigionamento nazionale. Ora si sta cercando di fare l’impossibile per garantire le consegne, ma anche in questo caso la precedenza va data ai medici di base e alle guardie mediche più vicini alle aree che sono focolaio, dopodiché con un po’ di
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pazienza si arriverà dappertutto». Andrea Maschera, a nome dell’Ordine che raggruppa le professioni sanitarie, ha invitato a non dimenticarsi dei tecnici di laboratorio: «Anche questa è una categoria mobilitata giorno e notte, alcuni colleghi sono finiti in quarantena».
Decessi
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«ANCHE NEGLI OSPEDALI DISTRIBUZIONE A MACCHIA DI LEOPARDO» LA REGIONE: UN PRONTUARIO PER PROCEDURE STANDARD
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GLI ESPERTI VENETI
ESAMI Test di laboratorio per cercare di circoscrivere il contagio ai soli focolaio: il maggiore in Veneto è quello che ha come epicentro Vo’, sui Colli Euganei dove si è registrata la prima vittima
«Non era ancora chiaro se anche ai soggetti asintomatici dovessero essere fatti i tamponi, e li abbiamo fatti» FRANCESCA RUSSO, direttore prevenzione Sanità pubblica della Regione Veneto
IL DUELLO Walter Ricciardi (Oms), ora consulente del ministro Roberto Speranza, e, a destra, Francesca Russo
«Sfatiamo il luogo comune: fino a 5 giorni fa solo 100 test Ci eravamo attenuti alle direttive di Regione e ministero» ANDREA CRISANTI, direttore laboratorio Microbiologia e virologia Università di Padova
Tamponi, scontro Oms-Veneto «Troppi test». «No, ecco perché» Ricciardi: «Sbagliati i controlli a tappeto `Il governatore: «Rispettata l’ordinanza: Violate le linee guida e sovrastimati i casi» giusto rispondere a cittadini preoccupati»
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AVEVA DETTO
«Si sono sviluppati due focolai che poi si sono dimostrati connessi, in Lombardia e Veneto» to? Il ministro della Salute, Roberto Speranza, l’altra sera è tornato a parlare di una connessione tra il focolaio de Lodigiano e quello del Padovano, senza peraltro specificare se Vo’ o Limena: «I primi riscontri evidenziano che in Italia si sono sviluppati due focolai, che inizialmente sembravano distinti, ma che poi si sono dimostrati connessi, uno in Lombardia, più vasto, e un altro puntiforme in un piccolo comune del Veneto». Poi, ieri mattina, ha corretto il tiro: L’Istituto superiore di sanità «sta verificando la connessione tra i
SUPER-PROTETTO Domenico Crisarà mostra la foto di un medico di Limena
IL NUMERO E IL VADEMECUM Impegno in tal senso è stato ribadito dall’assessore Manuela Lanzarin, disponibile pure all’attivazione di un numero di telefono riservato ai medici sul territorio. «Abbiamo bisogno pure noi di chiedere indicazioni su come muoverci rispetto ai nostri pa-
due focolai, lo studio è ancora in corso». Solo che in Veneto si smentiscono connessioni: «Se ci riferiamo al focolaio più ampio che abbiamo in questo momento, che è quello di Vò, non abbiamo elementi per supportare una connessione fra quello che è successo in Lombardia e quello che è successo in Veneto - ha detto il direttore della Direzione Prevenzione, Francesca Russo - Ad oggi per le informazioni che abbiamo, in base all’indagine di tipo epidemiologico che sul territorio è stata svolta, non ci sembra che ci sia una stretta correlazione fra Vò e i casi che ci sono in Lombardia». Ma poi, servirebbe? «Il virus c’è, è diffuso e ormai è arrivato in Europa. La ricerca del paziente zero è una inutile perdita di tempo e basta. Non ha più senso», ha tagliato corto Zaia. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
IL TITOLARE DELLA SALUTE POI HA CORRETTO IL TIRO: «ACCERTAMENTI ANCORA IN CORSO»
zienti – hanno spiegato i sindacalisti – ma finora dobbiamo contattare la linea aperta al pubblico, con il risultato di rimanere ore in attesa di una risposta». Da parte della Regione, infine, c’è stata apertura anche alla pubblicazione «in tempi rapidi» di un prontuario che standardizzi le procedure da seguire. Gli esperti regionali hanno così approntato uno schema, basato sulle precisazioni inviate dal ministero della Salute, che spiega come comportarsi con il contatto di un caso confermato. Se il soggetto è asintomatico, viene posto in isolamento domiciliare fiduciario, senza tampone. In caso di sintomi durante i 14 giorni, scatta la presa in carico da parte dell’Ulss. Se la sintomatologia è lieve, il medico curante fa la valutazione e viene eseguito il test. Se invece la situazione è grave, interviene il 118 per trasferire il paziente in ambulanza al reparto di Malattie Infettive (o eventualmente di Rianimazione), dove viene svolto l’accertamento. A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA
I numeri
LA POLEMICA
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VENEZIA La polemica del giorno, mentre il Veneto, dalla Chiesa all’impresa, chiede di tornare alla normalità, è sui tamponi. Il Veneto ne ha fatti troppi, dice Walter Ricciardi, Oms. Non è così, ribatte Francesca Russo, direttore della Direzione Prevenzione e Sanità pubblica della Regione Veneto. Una cosa è certa: in Veneto ci sono tanti contagiati perché si fanno tanti test. I dati assoluti sono i seguenti: 116 positivi al coronavirus su oltre 6.800 persone esaminate. Solo la Lombardia ha fatto più esami. E, dipende da come la si veda, potrebbe anche essere un motivo di orgoglio: l’Italia i controlli li fa, qualcun altro, anche in Europa, no. Eppure c’è chi sostiene che il Veneto abbia sbagliato.
I tamponi effettuati in Veneto: circa la metà nell’area di Vo’
6.065 I test provenienti dal Padovano, 233 da Venezia
116 Gli esami con esito positivo: in gran parte asintomatici
145 I posti letto nei reparti per malattie infettive della Regione Veneto
12.014 I tamponi effettuati in Lombardia, la regione più colpita
190 Gli esiti positivi validati dall’Istituto di sanità sugli oltre 500 in Italia
dini preoccupati di fare i tamponi. Se questa è una colpa, beh, abbiamo la colpa di avere detto che si voleva estendere il controllo a tutti i cittadini. Stiamo parlando di una piccola comunità», ha detto il governatore del Veneto Luca Zaia. «Noi - ha aggiunto - non abbiamo mai fatto i tamponi a tutti quelli che si presentano, abbiamo seguito le linee guida». E, ha puntualizzato il governatore, non c’è neanche stata una sovrastima dei casi di coronavirus comunicati dalle Regioni: «Non ci risulta che ci sia in Veneto un caso positivo che l’Istituto superiore di sanità non abbia detto sia positivo». «Non credo ci sia stato un uso
L’ACCUSA E’ la tesi di Walter Ricciardi, membro del comitato esecutivo dell’Oms, nominato lunedì dal ministro Roberto Speranza consigliere per il coordinamento con le istituzioni sanitarie internazionali. Chi ha dato l’indicazione di fare i tamponi anche alle persone senza sintomi, gli asintomatici, ha sbagliato, dice Ricciardi: «La strategia del Veneto non è stata corretta perché ha derogato all’evidenza scientifica. Le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità, riprese dall’ordinanza del ministro della Salute del 21 febbraio, non sono state applicate». Non solo: il risultato delle positività è stato anticipato dalle Regioni, Veneto e Liguria, prima della risposta definitiva, e «il ministero della Salute per obbligo di trasparenza si è trovato nelle condizioni di comunicare all’Oms queste informazioni». Ora però «finalmente» si è deciso che i test «vengano fatti solo a chi ha i sintomi di un’infezione respiratoria e proviene da una zona a rischio, anche italiana, o ha avuto contatti con i malati. Bisognava fare così da subito».
LA REPLICA Troppi tamponi? «Quando c’è stata la prima notizia su Vo’ e sembrava che fosse solo un focolaio si è deciso di dare la possibilità ai citta-
E SI SCHIERA DI MAIO: «NON PUÒ ESSERE UNA COLPA AVER FATTO PIÙ ESAMI DI TUTTI. CON LE REGIONI LAVORIAMO AL MEGLIO»
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EMERGENZA CORONAVIRUS Per la Regione Veneto è stato attivato il numero verde 800462340 per informazioni su infezioni da coronavirus.
L’Università Studio: un algoritmo per trovare nuovi casi «Stiamo studiando il modello matematico dell’infezione per cercare di capire chi è il potenziale contagiato positivo prima che venga alla luce. Questo ci consentirebbe di essere un passo avanti e di capire chi sottoporre al test attraverso l’analisi dei contatti». Lo ha detto Stefano Merigliano, presidente della scuola di Medicina dell’Università di Padova. Per Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di Microbiologia e virologia, il progetto consiste nel «mettere insieme le migliori risorse intellettuali della nostra università e della Regione, anche nel campo dell’intelligenza artificiale, per integrare questi modelli matematici con informazioni che derivano dai social».
sbagliato dei tamponi. Non lo credo perché abbiamo seguito le indicazioni delle circolari che il ministero ha mandato a tutte le Regioni», ha detto il direttore della Direzione Prevenzione e Sanità pubblica della Regione Veneto, Francesca Russo. «Una volta individuati i casi, che abbiamo individuato solo perché abbiamo fatto una diagnosi differenziale in pazienti che non avevano il criterio epidemiologico - ha detto Russo - abbiamo naturalmente proseguito con la ricerca e il rintraccio dei contatti così come ci chiede il ministero. Non era ancora chiaro se anche ai soggetti asintomatici dovessero essere fatti i tamponi, e quindi li abbiamo fatti». L’altro ieri, ha ricordato, «il ministero ha mandato delle precisazioni e quindi abbiamo cominciato a procedere alla stesura di una flow-chart che identifichi l’utilizzo del tampone per i soggetti che presentano sintomi, seguendo la nuova definizione di caso che il ministero ha incluso nella circolare del 22 febbraio». «Non dico che ci saranno meno tamponi - ha sottolineato Russo - ma si faranno quando il paziente presenta una qualche forma di sintomatologia che ne giustifichi l’attuazione».
L’ACCADEMICO Per Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di Microbiologia e virologia dell’Università di Padova, bisogna sfatare il luogo comune che l’Italia abbia fatto troppi test: «Fino a cinque giorni fa avevamo fatto solo cento test perché ci eravamo attenuti alle direttive della Regione e del ministero. Negli ultimi quattro giorni abbiamo analizzato circa 5 mila test, quindi più di mille al giorno. Forse è il più grande campione al mondo per verificare qual è il tasso di riduzione dell’infezione, e per capire come l’infezione si trasmette all’interno di un nucleo famigliare e attraverso i contatti».
IL M5S E per una volta pare esserci assonanza tra il Veneto leghista e il M5s: «Non possiamo essere colpevoli di aver fatto più controlli di tutti. Abbiamo fatto 1000 tamponi, non può essere una colpa - ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio - La diffusione del coronavirus riguarda in Veneto lo 0,2% e in Lombardia lo 0,5% del territorio, vale a dire lo 0,1% del territorio nazionale. In questo momento in Italia, senza voler minimizzare, sono coinvolti poco più di dieci comuni. Se i nostri figli vanno a scuola nella maggioranza delle scuole questo significa che anche gli stranieri possono venire qui come turisti e come investitori». Al.Va. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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AL TAVOLO DELLA PROTEZIONE CIVILE Da sinistra Francesca Russo (responsabile Prevenzione), l’assessore Manuela Lanzarin (Sanità), il governatore Luca Zaia, l’assessore Gianpaolo Bottacin (Protezione civile) e Nicola Dell’Acqua (dirigente Territorio). A destra, l’incontro con le categorie produttive
Le prescrizioni
1 I numeri
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i giorni di quarantena per chi è residente o ha soggiornato in zone rosse
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Le Regioni senza focolai che hanno introdotto misure di prevenzione I DATI Grazie alle azioni basate su quelle indicazioni, rivendica il governatore, i dati sono confortanti: «Su 100 pazienti, 80 non hanno sintomi e guariscono da soli, 15 hanno bisogno di cure e solo 5 vanno in Terapia Intensiva. Inoltre, incrociando le dita, la crescita non è esponenziale». Per questo i divieti potrebbero essere rivisti. Su un punto però Zaia è perentorio: «Non vorrei che l’ordinanza diventasse l’alibi per qualcuno per dire che è colpa delle restrizioni se c’è la psicosi. Il vi-
GOVERNATORE Massimiliano Fedriga
contagio in regione fosse già avvenuto, e la scelta è stata premiante». In meno di una settimana sono state allestite tre strutture (a Tricesimo e a Pasian di Prato in provincia di Udine e a Muggia in provincia di Trieste) dedicate ai pazienti in isolamento con poco
rus c’è e colpisce, ma siamo davanti a una pandemia mediatica. Ricordo che il Veneto non ha vietato di utilizzare i treni, eppure i treni sono vuoti; non ha vietato di andare nei ristoranti, che però non stanno lavorando; non ha vietato di prenotare qui le vacanze, ma fioccano le prenotazioni. Il tema è che a livello internazionale c’è un attacco bello e buono contro la nostra comunità». Sempre a proposito di ordinanze, intanto, il Tar ha sospeso quella delle Marche, che fermava manifestazioni e scuole fino al 4 marzo pur non essendo sede di focolai. «Lo Stato c’è e si fa rispettare», commenta il ministro Francesco Boccia, soddisfatto invece per i testi omogenei e poco afflittivi adottati da altre 12 Regioni “no cluster”. Angela Pederiva
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IL GOVERNATORE: «MA NON SONO STATE LE PRIME MISURE AD ALIMENTARE PSICOSI NESSUNO HA VIETATO RISTORANTI E VACANZE»
meno di 100 posti letto a disposizione. Al momento vuote, sono pronte per essere utilizzate. «Abbiamo messo in moto la Protezione civile, che si riunisce due volte al giorno nella sede centrale di Palmanova - ha aggiunto Fedriga - e già dall’inizio della settimana abbiamo potenziato la centrale operativa del 112 di Palmanova (Udine, ndr) e istituito un numero verde per mettere a disposizione dei cittadini le informazioni utili». Negli scorsi giorni, la Regione ha ottenuto dal ministero dell’Interno la possibilità di mettere in quarantena i migranti irregolari rintracciati sul territorio regionale, ma da quanto la misura è diventata effettiva non si sono registrati arrivi. Nelle prime ore dell’emergenza, Fedriga aveva chiesto a più riprese di poter aumentare i pattugliamenti in corrispondenza dei confini stradali con Austria e Slovenia: su questo fronte, da Roma, sono arrivate solo risposte negative. Marco Agrusti © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il testo fino al 1° marzo Domenica scorsa il ministro Roberto Speranza ha firmato un testo d’intesa con il governatore Luca Zaia. Le misure sono state emesse per evitare le aggregazioni e hanno previsto una validità fino al 1° marzo compreso.
Scuole ed eventi Il provvedimento ha sostanzialmente disposto la sospensione delle lezioni nelle scuole e nelle università, nonché degli eventi di natura religiosa, culturale, sportiva, economica, sociale. Per i concorsi è stata fatta eccezione in tema di sanità.
Lo sblocco dei mercati La circolare del dg Domenico Mantoan lunedì ha chiarito di sospendere le iniziative che esulano dall’attività ordinaria della comunità. Sono stati invece salvati i mercati cittadini e per le palestre è stata data facoltà ai sindaci di valutare.
Le possibili novità In queste ore è in corso la stesura di una seconda ordinanza, che potrebbe comportare delle novità già da domenica (ripresa di tutte le manifestazioni) e quindi da lunedì (riattivazione delle lezioni in scuole e università).
Il confronto nazionale La linea di Luca Zaia è sempre per la condivisione del testo da parte del Governo e delle Regioni. Per questo è ora in corso un confronto a livello nazionale. Potrebbe fare eccezione la Lombardia: dati i numeri della sua emergenza, forse farà da sé.
E ora il Veneto si ribella «Di questo passo avremo più falliti che contagiati» Dalla politica alle categorie, scoppia la rivolta dei territorio Gli artigiani: «Ogni giorno di stop mette a rischio le attività»
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le città e nei paesi». Una linea imboccata anche da Roberto Marcato (Lega), l’assessore regionale allo Sviluppo Economico che ha convocato per lunedì il tavolo di concertazione delle categorie economiche, con un video dei suoi, girato mentre pranza in trattoria: «Stemo calmi e ‘ndemo al bar. Non serve abbracciare tutti, è sufficiente lavarsi le mani, mangiare in tranquillità e tornare a casa, senza scatenare un’emergenza economica: ci basta già quella sanitaria, grazie».
LE VOCI VENEZIA Dalle imprese alle istituzioni della cultura, dalla Chiesa al mondo della scuola. Magari non arrivano a chiedere espressamente di non prorogare l’ordinanza, ma sicuramente tutte le categorie coinvolte a vario titolo dalle limitazioni aspettano con ansia l’annuncio che la Regione potrebbe dare nelle prossime ore con il ministero della Salute. Una voce per tutte è quella di Fortunato Ortombina, sovrintendente del teatro La Fenice di Venezia: «Confidiamo che le cose possano tornare alla normalità, il presidente Luca Zaia ha detto apertamente che il decorso del virus non è tale da giustificare una serrata totale, speriamo domani (oggi, ndr.) di avere buone notizie».
PSICOSI E PANICO Di per sé le aziende produttive, gli esercizi commerciali e le attività ricettive non sono direttamente toccati dai provvedimenti attualmente in vigore. Ma alla sospensione delle manifestazioni, dei campionati, degli spettacoli e delle celebrazioni si sono sommati il blocco delle importazioni dalla Cina, il pregiudizio verso le merci realizzate in Veneto e la paura di andare perfino in pizzeria o in gelateria, generando un tutt’uno di psicosi e panico. «Di questo passo avremo più falliti che contagiati», ammonisce Fabio Bui, presidente della Provincia di Padova. La possibilità di un’attenuazione delle misure regionali viene vista perciò come una prima breccia nel muro del timore immotivato. Osserva a questo proposito Alessandro Conte (Cna): «I veneti non hanno mai avuto paura: dall’acqua granda a Venezia, fino alla tempesta Vaia, le nostre imprese hanno sempre dato prova di sapersi rimboccare le maniche. Ma ogni giorno di stop che passa, mette a rischio la sopravvivenza di un’attività». Perciò l’associazione degli artigiani del Veneto si è unita a quelle di Lombardia ed Emilia Romagna nel lanciare un appello: «No a nuove misure restrittive». In cambio le ditte sono pronte
MUSEI E TEATRI RESTANO VUOTI «PREOCCUPANO PIÙ GLI ALLARMI E LE PAURE CHE L’EPIDEMIA»
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ATTESA PROVINCIA DI PADOVA Fabio Bui
a fare la loro parte, come assicura Federico Capraro (Confcommercio Treviso): «Le disdette piovono in hotel e ristoranti, il commercio langue, i consumatori sono sempre meno, i centri storici decisamente svuotati per non parlare dei mercati. Ma le imprese non si sottraggono alla responsabilità. Il contrasto del panico e della psicosi passa attraverso la comunicazione adeguata. Fin da subito abbiamo diffuso il decalogo e numeri utili e ora promuoviamo messaggi rassicuranti sulla necessità di non fermare la vita nel-
Conegliano E i proprietari riducono gli affitti ai commercianti Il coronavirus dà un’altra bastonata agli affari? I negozianti coneglianesi ottengono lo sconto sull’affitto. L’iniziativa è partita da Corte delle rose, una delle aree più commercialmente intraprendenti della città, dove i negozianti hanno bussato alle porte dei proprietari dei locali per concordare una riduzione temporanea degli affitti. L’associazione Conegliano in Cima: «In corso le singole trattative sul numero di mesi con affitto ridotto (da uno a tre), e anche la percentuale varia a seconda della tipologia del negozio: si va in genere dalla riduzione di un quarto dell’affitto fino alla metà. Diversi proprietari hanno già dato l’okay».
La sua collega Elena Donazzan (Fdi) è in costante contatto con le realtà scolastiche: «Tutti in attesa della buona notizia», riferisce. L’istituto comprensivo di Cadoneghe, nel Padovano, si è già preso avanti: il dirigente Giovanni Petrina ha scritto a docenti e studenti che «le attività didattiche riprenderanno regolarmente lunedì 2 marzo», anche se la riammissione dopo assenze per malattia superiori a cinque giorni dovrà avvenire «dietro presentazione di certificato medico». Musei come l’M9 confidano di poter ripartire già dopodomani, intanto scaldano i motori aderendo alla campagna di visite virtuali “#museichiusimuseiaperti”. «Vogliamo dare alla città, ai cittadini ed ai turisti un messaggio positivo: M9 e Mestre non si fermano», spiega il direttore Marco Biscione. Al momento la Fondazione Giorgio Cini non sta ospitando mostre, «per cui non abbiamo subìto contraccolpi», ma la prossima dedicata a “Venezia e lo studio Glass americano” è in calendario dal 23 marzo. «Speriamo che per allora non sia ancora necessario prorogare l’ordinanza di settimana in settimana», dice il segretario generale Pasquale Gagliardi. Riflette Mirko Artuso, anima del Teatro del Pane alle porte di Treviso: «Siamo più preoccupati degli effetti che potrebbe produrre un’epidemia, tutto sommato abbastanza blanda visti i dati ufficiali, piuttosto che degli effetti che l’allarmismo e la paura sta di fatto generando». Anche alle diocesi non resta che attendere con fiducia il via libera alla ripresa delle funzioni religiose. «Non abbiamo voluto noi disposizioni così restrittive – scrive monsignor Claudio Cipolla, vescovo di Padova – ma vivendole impariamo a sentirci solidali con il nostro territorio e la sua organizzazione civile e sociale di cui vogliamo essere interlocutori responsabili e affidabili». A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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L’emergenza Coronavirus LA PAURA DEL CONTAGIO ROVIGO Il numero di test per il nuovo Coronavirus eseguiti in Polesine sale a 21. E per 20 il responso è negativo, mentre per uno si attende il responso dei laboratori. «La negatività di questi tamponi è un elemento positivo – ha spiegato il direttore generale dell’Ulss Polesana Antonio Compostella a margine dell’incontro con i sindaci di ieri – Vedo che sta anche salendo un po’ di polemica a livello nazionale sull’utilizzo dei tamponi: noi seguiamo le indicazioni che vengono dalle circolari ministeriali e regionali relativamente all’esecuzione dei test, che vengono effettuati secondo il protocollo che prevede la presenza di sintomatologia associata al criterio epidemiologico, ovvero il contatto con le zone a rischio o con persone che vengono dalle zone a rischio. Prima era solo il focolaio di Vo’-Schiavonia, ora sono molte altre le aree interessate».
“ISOLATI” IN AUMENTO Anche per questo motivo continua ad aumentare il numero delle persone che si trovano in isolamento domiciliare cautelare, salito a quota 170. La “quarantena”, infatti, scatta per le persone che presentino il cosiddetto criterio epidemiologico, ovvero abbiano avuto contatti con persone o luoghi che potenzialmente potrebbero essere a rischio, ma che non hanno alcun tipo di sintomo. Il loro isolamento è una misura precauzionale, della durata pari al periodo stimato di incubazione del Covid-19, per evitare che pur non avendo sviluppato sintomi possano comunque essere vettori del virus. Una misura volta a ridurre al minimo i rischi di contagio. «L’isolamento domiciliare – precisa Compostella scatta sulla base delle informazioni che vengono dai Comuni, dai medici di base o da chi ci contatta direttamente al 118 o tramite i numeri specifici. Questi pazienti sono in sorveglianza attiva, che significa che il Servizio igiene e sanità pubblica li contatta quotidianamente per sapere se hanno rispettato l’indicazione di non uscire, come stanno e se hanno misurato la temperatura. Questi elenchi li abbiamo forniti anche ai sindaci, perché l’intento è anche capire se queste persone hanno bisogno anche eventuale supporto».
LA TENDOPOLI In ogni caso, rimarca Compostella, «il sistema sta funzionando e regge: anche la chiusura di Schiavonia non ha generato
AMBULATORI CHIUSI L’Inail di Rovigo da martedì ha chiuso gli ambulatori come misura di prevenzione contro il virus. Sotto, il presidente dell’Ordine dei Medici Francesco Noce
L’Inail chiude gli uffici I medici: «Esterrefatti» I camici bianchi polesani si rivolgono a Zaia: «Oltre a creare disagi a chi è vittima di infortuni, l’Istituto così scarica ad altri i compiti che gli sono propri»
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gravi contraccolpi nei nostri reparti». Per quanto riguarda le due tende allestite dalla Protezione civile davanti all’Ospedale, ancora non sono entrate in funzione. Il presidente della Regione Luca Zaia ha spiegato trattarsi di «una predisposizione preventiva: allo stato attuale, vengono montate e tenute chiuse».
tutte le case di riposo, strutture “sensibili” vista la tipologia delle persone ricoverate. «Abbiamo condiviso – spiega Compostella - degli indirizzi con indicazioni precise su accesso e comportamenti precauzionali: a breve lo formalizzeremo in una sorta di protocollo in modo da uniformare le regole per tutte le strutture. Per quanto riguarda le visite, resta valida la prima indicazione sul loro contenimento, permettendo un solo visitatore al giorno per paziente».
CASE DI RIPOSO Fra i tanti incontri, particolarmente importante quello con i direttori e presidenti di
INAIL, UFFICI CHIUSI
GLI AMBULATORI DELL’ENTE SONO CHIUSI DA MARTEDÌ COME MISURA “DI CONTENIMENTO DELL’INFEZIONE COVID”
Non manca, tuttavia, una polemica. E riguarda la chiusura dell’Inail di Rovigo, che ha sede in viale Delle Industrie, dal 25 febbraio fino a data da destinarsi per le “Misure di contenimento della diffusione dell’infezione Covid-19”. A segnalarlo al presidente Zaia è il presidente
L’appello dei parroci: «Si tornino a celebrare le messe» PARROCCHIE MOBILITATE ROVIGO La Chiesa si sente privata della sua missione. Le misure per contrastare il dilagare del contagio a Rovigo a qualcuno stanno sembrando eccessive. A rompere il silenzio, dopo quasi una settimana, è don Andrea Varliero, parroco di San Bartolomeo, che in questi giorni ha potuto riflettere sul valore e sulla natura del suo ruolo per la comunità. «Già i martiri dei primi secoli – ha detto – sostenevano che non fosse possibile rinunciare alla celebrazione eucaristica della domenica. Il silenzio di queste giornate, soprattutto del mercoledì delle Ceneri, mi è sembrato una forzatura. Credo quindi che la riserva sanitaria che è stata imposta nella nostra città, anche a seguito del
fatto che non sono stati trovati casi di contagio, si possa rivedere. È giusto mantenere un atteggiamento di prudenza e di sana precauzione, ma trovo poco comprensibile mantenere palestre e piscine attive per poi chiudere tutte le celebrazioni in chiesa». Così Don Andrea ha condiviso il suo pensiero con alcuni confratelli, con molti fedeli e ha scritto una lettera, già inviata al Vescovo, che vorrebbe fosse letta dal sindaco, dalle autorità e dai cittadini: «Eccellenza, sindaco, autorità, la situazione sanitaria si rivela sotto controllo e affrontata con molta disciplina. Le attività commerciali, il mercato settimanale operante, i locali pubblici aperti, piscine e palestre aperte rappresentano luoghi di possibile contagio più gravi di un’assemblea ecclesiale. Mantenendo la distanza,
il lavaggio delle mani, la comunione in mano, il non contatto allo scambio della pace, vengono garantite le norme di prevenzione da contagio. Le persone da considerarsi più esposte a rischio non vengono spinte alla partecipazione. Vi chiediamo, come cristiani, di poter vivere, nella tranquillità e nella dovuta cautela, la possibilità della celebrazione Eucaristica di domenica 1 marzo nelle parrocchie, evitando di
DA DON VARLIERO, DI SAN BORTOLO, LA RICHIESTA RIVOLTA A VESCOVO E SINDACO: «USEREMO TUTTE LE PRECAUZIONI DEL CASO»
CAPPELLA DEL SEMINARIO Il vescovo Pierantonio Pavanello ha celebrato la Messa delle Ceneri in forma privata, solo con alcuni parroci
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celebrare sacramenti o altri eventi che aumentino la partecipazione di persone». Il vescovo Pavanello, insieme a cinque parroci, ha celebrato la liturgia delle Ceneri in streming sul canale YouTube della diocesi dalla cappella del seminario. «L’epidemia di questi giorni ci fa toccare con mano la fragilità della nostra condizione umana - ha sottolineato nell’omelia il vescovo Pierantonio - L’illusione dell’onnipotenza, che la scienza e la tecnica hanno suscitato nell’uomo moderno rischia di lasciare il posto ad una paura irrazionale. Come credenti siamo chiamati a leggere nella fede anche questo avvenimento: non per vedervi un castigo di Dio, ma per imparare a vederci per quello che siamo, esseri incompiuti». Sofia Teresa Bisi
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Disinfettante fai-da-te Va a ruba in farmacia quello “alla spina” A Costa le farmaciste offrono il prodotto gratuitamente «Ma fino a quando troveremo la materia prima per farlo» `
DISINFETTANTI ROVIGO Emergenza coronavirus, in Polesine c’è ancora paura e l’allerta rimane elevata. Mascherine esaurite a Costa di Rovigo, terminati anche i gel per le mani in commercio.
PRODOTTO FAI-DA-TE La Farmacia delle Grazie ha deciso così di rimboccarsi le maniche e ha prodotto in laboratorio l’Amuchina, il disinfettante per le mani, che sta andando letteralmente a ruba dallo scorso 21 febbraio.
LA COMUNITÀ
CONSIGLIO A PORTE CHIUSE Il Consiglio comunale in programma oggi alle 17 a Palazzo Nodari sarà a porte chiuse. Lo ha annunciato ieri il sindaco Edoardo Gaffeo, assicurando che l’Amministrazione ha predisposto un piano preciso per fronteggiare un eventuale aumento dei contagi per il virus.
dell’Ordine dei Medici di Rovigo e presidente della Federazione regionale Francesco Noce: «La chiusura degli ambulatori Inail, quando tutte le istituzioni ed i professionisti della Salute sono impegnati nello svolgimento dei loro compiti e a non creare inutili allarmismi, quanto mai dannosi in questo momento, ci lascia esterrefatti, sia per il disagio agli utenti che afferiscono agli ambulatori Inail per infortuni sul lavoro e non certo per malattie acute respiratorie, sia per il fatta di scaricare sulle altre strutture sanitarie i propri compiti, con gravi ripercussioni sull’attività del Sistema Sanitario Regionale». Francesco Campi
SALGONO A 170 LE PERSONE IN ISOLAMENTO “FIDUCIARIO”: 20 TEST TUTTI NEGATIVI, SOLO UNO È IN ATTESA
L’intervento
PRODOTTI ESAURITI La dottoressa Francesca Braga, che lavora nella farmacia in piazza a Costa di Rovigo, racconta quanto sono stati frenetici gli ultimi giorni vissuti in compagnia delle colleghe: «La Farmacia delle Grazie sabato è rimasta aperta per tutto
È SUFFICIENTE PRESENTARSI CON UN CONTENITORE PER RICEVERE L’«AMUCHINA» ARTIGIANALE
il giorno. È arrivata moltissima gente, alla sera eravamo praticamente distrutte, come pure lunedì. Pur stanche fisicamente dal carico di lavoro, siamo contente di essere un punto importante per la nostra comunità. Siamo esposte in prima linea, ma lavoriamo senza le mascherine per non creare panico tra la gente».
INGRESSI LIMITATI Alcune misure preventive vengono adottate anche all’interno dei locali: «Disinfettiamo tutte le superfici più volte al giorno e cerchiamo di fare in modo che non ci sia troppo flusso contemporaneamente in farmacia: insomma, cerchiamo di fare il nostro lavoro, che ormai è diventato una sorta di missione, nel miglior modo possibile e sempre con il sorriso. Anche noi abbiamo famiglia e abbiamo paura di diffondere qualcosa ai nostri cari, ma proseguiamo nonostante tutto», conclude la farmacista polesana. E il successo dell’iniziativa del disinfettante dimostra la bontà dell’iniziativa lanciata dalle farmaciste costensi. Alessandro Garbo
RICARICHE GRATUITE
Gaffeo: «Fontana fa allarmismo» «Non capisco e non condivido la scelta del governatore della Lombardia Attilio Fontana di apparire sui social con tanto di mascherina: non è il momento di seminare panico. Le istituzioni stanno facendo tutto ciò che serve per contenere i possibili nuovi contagi». Il sindaco Edoardo Gaffeo ha rassicurato i cittadini sull’emergenza che anche il Polesine sta vivendo in queste ore. «I 20 tamponi effettuati dall’Ulss sono tutti negativi, tranne uno di cui aspettiamo l’esito – ha aggiunto -, abbiamo in tutta la provincia 176 persone in isolamento domiciliare, ma sono tutti asintomatici. Rovigo non è pertanto stata interessata dal coronavirus. Nessuno dei dipendenti comunali proviene dalle aree rosse, dunque la situazione è
«Siamo una comunità e una comunità si aiuta - affermano le dottoresse che lavorano nella farmacia - Abbiamo prodotto in laboratorio il famosissimo disinfettante mani, passate in farmacia e riempiremo i vostri flaconcini - si rivolgono ai cittadini - Non ne abbiamo tantissimo perché alcune materie prime già non si trovano più dai nostri grossisti, ma cercheremo di accontentarvi tutti. Lo facciamo gratuitamente, vi chiediamo solo di portare dei contenitori vuoti».
nuta in un documento pubblicato sul sito internet dell’Oms. Il disinfettante non è specifico solo per il coronavirus e rientra nel materiale per il lavaggio delle mani. Vanno utilizzati circa 8,3 litri di alcol etilico al 96%, 420 millilitri di acqua ossigenata al 3% e 145 millilitri di glicerolo al 98%, portando poi la soluzione risultante al volume di 10 litri con acqua sterile.
sotto controllo». Il consiglio comunale che si terrà oggi alle 17, in via precauzionale si svolgerà però a porte chiuse. «Abbiamo già aperto il piano delle emergenze, in caso di un improvviso boom di contagi abbiamo individuato un edificio dove eventualmente collocare le persone contagiate - ha precisato Gaffeo - La macchina comunale e della Protezione civile è pronta, siamo pertanto tranquilli. Spero si possa tornare alla normalità nel più breve tempo possibile, già dalla prossima settimana. Invito la Regione ha concluso il sindaco - a decidere prima del week-end se prorogare l’ordinanza di chiusura delle scuole, altrimenti diventa davvero un problema organizzare l’avvio delle attività». R.Mer.
Le motivazioni del gesto di solidarietà: «Stiamo cercando di aiutare chi in effetti è in difficoltà in questo periodo - dicono le farmacista di Costa Lo facciamo per un paio di giorni, perché sono rimaste pochissime scorte, così come per le mascherine, che ormai si trovano a singhiozzo».
GLI INGREDIENTI La Farmacia delle Grazie, guidata dalla dottoressa Giovanna Buratto, ha seguito le linee-guida diffuse dall’Organizzazione mondiale della sanità. Ecco come preparare il disinfettante “fai da te”: occorrono alcol etilico, glicerina e acqua ossigenata, bisogna diluire con acqua distillata (o fatta bollire) e poi raffreddare.
LA RICETTA Ecco svelata la ricetta per preparare un disinfettante per le mani “fai da te”, conte-
INTRAPRENDENTI La Farmacia delle Grazie a Costa di Rovigo
Lendinara pronta ad accogliere pazienti da Schiavonia `La Casa Albergo
ha dato disponibilità di tre nuove stanze LE CASE DI RIPOSO LENDINARA Entra solo un familiare alla volta e solo una volta al giorno per far visita ai congiunti ospiti della Casa Albergo per anziani di Lendinara, che rivolge un appello all’Ulss 5 per trovare scorte di mascherine protettive visto che nei prossimi giorni potrebbe accogliere in una struttura a parte tre ricoverati dell’ospedale di Schiavonia. La necessità di arginare la diffusione del virus ha portato all’adozione di regole rigorose sugli ac-
cessi dei familiari che desiderano far visita ai circa duecento ospiti della struttura lendinarese.
LIMITI ALLE VISITE Può entrare nell’edificio solo una persona, per una sola visita al giorno in orario compreso tra le 8,30 alle 19,30. Ovviamente è vietato l’ingresso alla struttura a chiunque abbia febbre o sintomi di malattie respiratorie, o che provenga da zone coinvolte da casi di contagio. Gli ingressi vengono registrati e coloro che entrano, sia i parenti degli anziani sia i cento lavoratori della Ipab all’inizio di ogni turno di lavoro, devono compilare e firmare un questionario. Un disagio accettato come un male necessario dalla maggior parte delle persone, anche se
non è mancato qualche malumore, come conferma la presidente del Cda della Casa Albergo Tosca Sambinello. «C’è stata qualche resistenza, specialmente per il fatto di aver limitato a una sola visita al giorno – spiega – Purtroppo la situazione è delicata e per tutelare i nostri ospiti abbiamo adottato questo metodo anche per tracciare ingressi e contatti». Nel frattempo la struttura protetta lendinarese ha scritto all’Ulss per chiedere la fornitura di mascherine protettive, introvabili ovunque e che ormai scarseggiano rispetto al fabbisogno della Casa. «Ne abbiamo trovato un quantitativo limitato e ci servono scorte più consistenti per poter dotare gli operatori di protezioni», prosegue la presidente. La Casa albergo tra l’altro ospita in un locale al
suo interno anche l’ambulatorio lendinarese della Guardia medica, un servizio di pubblica utilità cui va garantito l’accesso durante le ore notturne e le giornate festive, per cui i pazienti che vi si recano devono percorrere un paio di corridoi nella struttura per raggiungere il medico. Corridoi che, peraltro, ora sono dotati di dosatori con prodotti disinfettanti e cartelli che invitano ad igienizzare le mani.
SUPPORTO A SCHIAVONIA
OSPIZIO PER ANZIANI La Casa Albergo di Lendinara
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Nei prossimi giorni la Ipab, inoltre, potrà essere chiamata anche a dare una mano per “alleggerire” l’ospedale di Schiavonia in vista dell’evacuazione. «L’ospedale ci ha chiesto la disponibilità ad ospitare alcuni pazienti ricoverati nel reparto geriatrico e stiamo capendo come
muoverci – rivela la presidente – Abbiamo tre stanze libere con servizi igienici autonomi nella nuova struttura realizzata per persone adulte con disabilità, comunicheremo a Regione e Ulss la nostra volontà di metterle a disposizione». Un’altra questione, poi, riguarda la tutela dei malati oncologici ricoverati nell’hospice di cure palliative “Casa del vento rosa”, gestita dalla Casa Albergo (proprietaria dello stabile e fornitrice del servizio infermieristico) per conto dell’Ulss 5 cui spetta la direzione medica. «Familiari e amici dei pazienti dell’hospice vengono a trovare queste persone che hanno difese immunitarie compromesse – dice – Al momento non sono state date indicazioni particolari o limitazioni agli accessi». Ilaria Bellucco
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GLI ESPERTI VENETI
ESAMI Test di laboratorio per cercare di circoscrivere il contagio ai soli focolaio: il maggiore in Veneto è quello che ha come epicentro Vo’, sui Colli Euganei dove si è registrata la prima vittima
«Non era ancora chiaro se anche ai soggetti asintomatici dovessero essere fatti i tamponi, e li abbiamo fatti» FRANCESCA RUSSO, direttore prevenzione Sanità pubblica della Regione Veneto
IL DUELLO Walter Ricciardi (Oms), ora consulente del ministro Roberto Speranza, e, a destra, Francesca Russo
«Sfatiamo il luogo comune: fino a 5 giorni fa solo 100 test Ci eravamo attenuti alle direttive di Regione e ministero» ANDREA CRISANTI, direttore laboratorio Microbiologia e virologia Università di Padova
Tamponi, scontro Oms-Veneto «Troppi test». «No, ecco perché» Ricciardi: «Sbagliati i controlli a tappeto `Il governatore: «Rispettata l’ordinanza: Violate le linee guida e sovrastimati i casi» giusto rispondere a cittadini preoccupati»
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«Si sono sviluppati due focolai che poi si sono dimostrati connessi, in Lombardia e Veneto» to? Il ministro della Salute, Roberto Speranza, l’altra sera è tornato a parlare di una connessione tra il focolaio de Lodigiano e quello del Padovano, senza peraltro specificare se Vo’ o Limena: «I primi riscontri evidenziano che in Italia si sono sviluppati due focolai, che inizialmente sembravano distinti, ma che poi si sono dimostrati connessi, uno in Lombardia, più vasto, e un altro puntiforme in un piccolo comune del Veneto». Poi, ieri mattina, ha corretto il tiro: L’Istituto superiore di sanità «sta verificando la connessione tra i
SUPER-PROTETTO Domenico Crisarà mostra la foto di un medico di Limena
IL NUMERO E IL VADEMECUM Impegno in tal senso è stato ribadito dall’assessore Manuela Lanzarin, disponibile pure all’attivazione di un numero di telefono riservato ai medici sul territorio. «Abbiamo bisogno pure noi di chiedere indicazioni su come muoverci rispetto ai nostri pa-
due focolai, lo studio è ancora in corso». Solo che in Veneto si smentiscono connessioni: «Se ci riferiamo al focolaio più ampio che abbiamo in questo momento, che è quello di Vò, non abbiamo elementi per supportare una connessione fra quello che è successo in Lombardia e quello che è successo in Veneto - ha detto il direttore della Direzione Prevenzione, Francesca Russo - Ad oggi per le informazioni che abbiamo, in base all’indagine di tipo epidemiologico che sul territorio è stata svolta, non ci sembra che ci sia una stretta correlazione fra Vò e i casi che ci sono in Lombardia». Ma poi, servirebbe? «Il virus c’è, è diffuso e ormai è arrivato in Europa. La ricerca del paziente zero è una inutile perdita di tempo e basta. Non ha più senso», ha tagliato corto Zaia. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
IL TITOLARE DELLA SALUTE POI HA CORRETTO IL TIRO: «ACCERTAMENTI ANCORA IN CORSO»
zienti – hanno spiegato i sindacalisti – ma finora dobbiamo contattare la linea aperta al pubblico, con il risultato di rimanere ore in attesa di una risposta». Da parte della Regione, infine, c’è stata apertura anche alla pubblicazione «in tempi rapidi» di un prontuario che standardizzi le procedure da seguire. Gli esperti regionali hanno così approntato uno schema, basato sulle precisazioni inviate dal ministero della Salute, che spiega come comportarsi con il contatto di un caso confermato. Se il soggetto è asintomatico, viene posto in isolamento domiciliare fiduciario, senza tampone. In caso di sintomi durante i 14 giorni, scatta la presa in carico da parte dell’Ulss. Se la sintomatologia è lieve, il medico curante fa la valutazione e viene eseguito il test. Se invece la situazione è grave, interviene il 118 per trasferire il paziente in ambulanza al reparto di Malattie Infettive (o eventualmente di Rianimazione), dove viene svolto l’accertamento. A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA
I numeri
LA POLEMICA
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VENEZIA La polemica del giorno, mentre il Veneto, dalla Chiesa all’impresa, chiede di tornare alla normalità, è sui tamponi. Il Veneto ne ha fatti troppi, dice Walter Ricciardi, Oms. Non è così, ribatte Francesca Russo, direttore della Direzione Prevenzione e Sanità pubblica della Regione Veneto. Una cosa è certa: in Veneto ci sono tanti contagiati perché si fanno tanti test. I dati assoluti sono i seguenti: 116 positivi al coronavirus su oltre 6.800 persone esaminate. Solo la Lombardia ha fatto più esami. E, dipende da come la si veda, potrebbe anche essere un motivo di orgoglio: l’Italia i controlli li fa, qualcun altro, anche in Europa, no. Eppure c’è chi sostiene che il Veneto abbia sbagliato.
I tamponi effettuati in Veneto: circa la metà nell’area di Vo’
6.065 I test provenienti dal Padovano, 233 da Venezia
116 Gli esami con esito positivo: in gran parte asintomatici
145 I posti letto nei reparti per malattie infettive della Regione Veneto
12.014 I tamponi effettuati in Lombardia, la regione più colpita
190 Gli esiti positivi validati dall’Istituto di sanità sugli oltre 500 in Italia
dini preoccupati di fare i tamponi. Se questa è una colpa, beh, abbiamo la colpa di avere detto che si voleva estendere il controllo a tutti i cittadini. Stiamo parlando di una piccola comunità», ha detto il governatore del Veneto Luca Zaia. «Noi - ha aggiunto - non abbiamo mai fatto i tamponi a tutti quelli che si presentano, abbiamo seguito le linee guida». E, ha puntualizzato il governatore, non c’è neanche stata una sovrastima dei casi di coronavirus comunicati dalle Regioni: «Non ci risulta che ci sia in Veneto un caso positivo che l’Istituto superiore di sanità non abbia detto sia positivo». «Non credo ci sia stato un uso
L’ACCUSA E’ la tesi di Walter Ricciardi, membro del comitato esecutivo dell’Oms, nominato lunedì dal ministro Roberto Speranza consigliere per il coordinamento con le istituzioni sanitarie internazionali. Chi ha dato l’indicazione di fare i tamponi anche alle persone senza sintomi, gli asintomatici, ha sbagliato, dice Ricciardi: «La strategia del Veneto non è stata corretta perché ha derogato all’evidenza scientifica. Le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità, riprese dall’ordinanza del ministro della Salute del 21 febbraio, non sono state applicate». Non solo: il risultato delle positività è stato anticipato dalle Regioni, Veneto e Liguria, prima della risposta definitiva, e «il ministero della Salute per obbligo di trasparenza si è trovato nelle condizioni di comunicare all’Oms queste informazioni». Ora però «finalmente» si è deciso che i test «vengano fatti solo a chi ha i sintomi di un’infezione respiratoria e proviene da una zona a rischio, anche italiana, o ha avuto contatti con i malati. Bisognava fare così da subito».
LA REPLICA Troppi tamponi? «Quando c’è stata la prima notizia su Vo’ e sembrava che fosse solo un focolaio si è deciso di dare la possibilità ai citta-
E SI SCHIERA DI MAIO: «NON PUÒ ESSERE UNA COLPA AVER FATTO PIÙ ESAMI DI TUTTI. CON LE REGIONI LAVORIAMO AL MEGLIO»
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EMERGENZA CORONAVIRUS Per la Regione Veneto è stato attivato il numero verde 800462340 per informazioni su infezioni da coronavirus.
L’Università Studio: un algoritmo per trovare nuovi casi «Stiamo studiando il modello matematico dell’infezione per cercare di capire chi è il potenziale contagiato positivo prima che venga alla luce. Questo ci consentirebbe di essere un passo avanti e di capire chi sottoporre al test attraverso l’analisi dei contatti». Lo ha detto Stefano Merigliano, presidente della scuola di Medicina dell’Università di Padova. Per Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di Microbiologia e virologia, il progetto consiste nel «mettere insieme le migliori risorse intellettuali della nostra università e della Regione, anche nel campo dell’intelligenza artificiale, per integrare questi modelli matematici con informazioni che derivano dai social».
sbagliato dei tamponi. Non lo credo perché abbiamo seguito le indicazioni delle circolari che il ministero ha mandato a tutte le Regioni», ha detto il direttore della Direzione Prevenzione e Sanità pubblica della Regione Veneto, Francesca Russo. «Una volta individuati i casi, che abbiamo individuato solo perché abbiamo fatto una diagnosi differenziale in pazienti che non avevano il criterio epidemiologico - ha detto Russo - abbiamo naturalmente proseguito con la ricerca e il rintraccio dei contatti così come ci chiede il ministero. Non era ancora chiaro se anche ai soggetti asintomatici dovessero essere fatti i tamponi, e quindi li abbiamo fatti». L’altro ieri, ha ricordato, «il ministero ha mandato delle precisazioni e quindi abbiamo cominciato a procedere alla stesura di una flow-chart che identifichi l’utilizzo del tampone per i soggetti che presentano sintomi, seguendo la nuova definizione di caso che il ministero ha incluso nella circolare del 22 febbraio». «Non dico che ci saranno meno tamponi - ha sottolineato Russo - ma si faranno quando il paziente presenta una qualche forma di sintomatologia che ne giustifichi l’attuazione».
L’ACCADEMICO Per Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di Microbiologia e virologia dell’Università di Padova, bisogna sfatare il luogo comune che l’Italia abbia fatto troppi test: «Fino a cinque giorni fa avevamo fatto solo cento test perché ci eravamo attenuti alle direttive della Regione e del ministero. Negli ultimi quattro giorni abbiamo analizzato circa 5 mila test, quindi più di mille al giorno. Forse è il più grande campione al mondo per verificare qual è il tasso di riduzione dell’infezione, e per capire come l’infezione si trasmette all’interno di un nucleo famigliare e attraverso i contatti».
IL M5S E per una volta pare esserci assonanza tra il Veneto leghista e il M5s: «Non possiamo essere colpevoli di aver fatto più controlli di tutti. Abbiamo fatto 1000 tamponi, non può essere una colpa - ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio - La diffusione del coronavirus riguarda in Veneto lo 0,2% e in Lombardia lo 0,5% del territorio, vale a dire lo 0,1% del territorio nazionale. In questo momento in Italia, senza voler minimizzare, sono coinvolti poco più di dieci comuni. Se i nostri figli vanno a scuola nella maggioranza delle scuole questo significa che anche gli stranieri possono venire qui come turisti e come investitori». Al.Va. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano I PUNTI
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Sospese tasse e cartelle L’Agenzia delle Entrate ha disposto negli undici comuni della zona rossa lo stop alle tasse e alle cartelle da pagare in scadenza tra il 21 febbraio e il 31 marzo.
Vigilanza sui prezzi Verrà nominato un Garante che vigilerà sull’aumento dei prezzi al consumo sui generi alimentari, sanitari e di primaria necessità.
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150 milioni per le Pmi
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350 milioni per l’export
Verranno stanziati 150 milioni per la liquidità delle aziende italiane tramite l’ampliamento del fondo di garanzia e l’estensione dei criteri di utilizzo.
Verranno disposte risorse per 350 milioni a sostegno delle imprese esportatrici. Il settore rischia di perdere fino a 138 miliardi a causa dell’epidemia.
Venerdì 28 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
Un miliardo per l’emergenza Gli aiuti a turismo e imprese Pronto il decreto con gli interventi, `Zona rossa, bollette congelate per 6 mesi la Cig estesa al comparto alberghiero In campo la Cdp con risorse straordinarie `
IL PROVVEDIMENTO
Alitalia, cassa per 4 mila «Anche colpa del virus»
ROMA Un pacchetto da un miliardo di euro, anche se sarà diviso in due decreti. Il primo, con la sospensione per sei mesi delle bollette e di altri pagamenti subito. Il pacchetto più sostanzioso, quello con gli aiuti economici, più probabilmente arriverà la settimana prossima. Per affrontare l’emergenza del coronavirus, come anticipato ieri dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, il governo è pronto e varare delle misure straordinarie di sostegno alle imprese e ai cittadini. E sarà un provvedimento “pesante” per dare sollievo ai territori e alle popolazioni colpite dal virus. Il set di interventi, come lo ha definito ieri il ministro dello Sviluppo economico Patuanelli, spazia dal potenziamo del fondo per le piccole e medie imprese, che verrà portato da circa 600 a 750 milioni di euro, con priorità automatica e accesso senza oneri alle aziende che operano nella zona rossa, riconoscendo il massimo della garanzia concedibile (80%) e prevedendo la gratuità degli oneri della pratica.
LACRISI
GLI STANZIAMENTI Sul piatto, oltre a 350 milioni per indennizzare le imprese esportatrici, ci saranno circa 100 milioni per estendere la cassa integrazione al settore del Turismo, oggi escluso dalle tutele. Un sostegno per tre mesi (500 euro mensili) dovrebbe arrivare anche per i lavoratori autonomi che non hanno ammortizzatori sociali. Ma è il turismo il settore che resta in cima alle preoccupazioni del governo. Nelle cinque regioni coinvolte dall’emergenza del Coronavirus (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia) è plausibile che nel periodo che va da marzo a maggio, si assista a una contrazione degli introiti totali per le presenze internazionali pari a circa 2,5
Un agricoltore che vive ai margini della zona rossa
L’ITALIA INTENDE CHIEDERE FLESSIBILITÀ ALL’EUROPA, IL VENETO VUOLE AMMORTIZZATORI PER LE AZIENDE ANCHE FUORI DALLE AREE A RISCHIO
miliardi di euro corrispondente a un -50% percentuale registrata anche in casi simili come l’emergenza da Sars o eventi drammatici come il crollo delle Torri Gemelle a New York. A rilevarlo è stato il Ciset, il Centro internazionale studi sull’economia del turismo. Anche per que-
Statali, arrivano le norme salva-stipendio niente decurtazioni per chi è in quarantena zione non solo agli statali residenti o impiegati nelle zone rosse ma anche a quelli in quarantena obbligatoria o volontaria ubicati nelle aree non sottoposte a ordinanze. La decurtazione Brunetta verrà messa nel congelatore fino al 30 giugno di quest’anno.
LA DECISIONE ROMA Le buste paga degli statali non risentiranno dell’emergenza sanitaria in corso. In arrivo norme salva-stipendio per i dipendenti pubblici costretti a non recarsi in ufficio a causa degli effetti collaterali legati all’allarme. Lo speciale paracadute andrà nel nuovo decreto sul coronavirus che il governo si appresta a varare e non si limiterà a proteggere gli statali delle zone rosse: lo scopo è di neutralizzare la cosiddetta decurtazione Brunetta, che prevede che nei primi dieci giorni di assenza per malattia venga corrisposto ai lavoratori della Pa il trattamento economico fondamentale senza indennità o emolumenti e altri trattamenti accessori. Ma per farlo si userà un escamotage. L’intenzione è quella di equiparare in via temporanea le assenze per coronavirus a quelle per calamità o eventi naturali. In caso di calamità e a fronte di specifiche ordinanze emanate dalle autorità locali che impossi-
LA PENALIZZAZIONE
L’ospedale di Schiavonia (Padova), 150 pazienti in quarantena
bilitano i lavoratori a svolgere l’attività lavorativa le amministrazioni pubbliche devono infatti corrispondere comunque la retribuzione. Stando alla bozza di decreto che ha preso a circolare in queste ultime ore, le norme salva-stipendio in rampa di lancio offriranno una rete di prote-
NON SARÀ NECESSARIO GIUSTIFICARE LE ASSENZE CON FERIE MA QUESTE REGOLE RIMARRANNO IN VIGORE SOLO FINO AL 30 GIUGNO
La penalità prevista dalla riforma della Pubblica amministrazione di dieci anni fa si traduce in un taglio delle retribuzioni compreso tra 10 e 15 euro al giorno. La soppressione definitiva di tale malus necessita però di risorse che al momento non è possibile reperire. Per questo si punta a una soluzione tampone in grado comunque di tutelare in questa fase i dipendenti pubblici coinvolti dall’emergenza da coronavirus. Gli alleggerimenti nel cedolino degli stipendi dovute alle assenze per malattia, da tempo nel mirino dei sindacati, sono già al centro del tavolo di confronto sul rinnovo dei contratti degli statali. Nella bozza spuntata ieri a tarda sera si legge che ogni «periodo
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ROMA Effetto Coronavirus anche sull’Alitalia. L’emergenza ha infatti portato l’azienda già in crisi a prendere in considerazione questa incertezza nella nuova procedura di cassa integrazione straordinaria (cigs) che durerà altri 7 mesi e coinvolgerà quasi 4 mila dipendenti. Numeri che vengono immediatamente respinti dai sindacati, che chiedono l’intervento del Governo. La procedura aperta dall’azienda e comunicata ai sindacati, prevedealtri settemesidi cigs,dal 24 marzo al 31 ottobre, per complessivi 3.960 dipendenti. Nellospecifico, si trattadi1.175 persone(dicui70 comandanti 95 piloti e 340 assistenti di voloe670 delpersonale diterra), cui vanno ad aggiungersi un massimo di altri 2.785 dipendenti per imprevisti legati all’emergenza coronavirus: 143comandanti, 182piloti, 780 assistenti di volo, 1680 personalediterra.L’attuale cigs, che scade il 23 marzo, interessa complessivamente 1.020 persone. «Sulla base di quanto riconducibile alla emergenza Coronavirus - si legge nella procedura - sono in questo momento in fase di valorizzazione ulteriori iniziative e programmi emergenziali che possono richiedere l’urgente e indifferibile attivazione di ulteriori quantitativi di cigs». I numeri saranno oggetto della trattativa con i sindacati. Che giàpreparano adarebattaglia. «Respingiamo ogni ipotesi di cassa integrazione», avverte la Filt Cgil definendo questi numeri «assolutamente inaccettabili e immotivati». La situazione preoccupa ancora di più se si considerano anche i 1.500 dipendenti di Air Italy in liquidazione: di fatto ci sono «5500 i lavoratori che rischiano il posto», aggiunge il sindacato che confermalosciopero dituttoil settoredel 2aprile. Intanto c’è attesa per il nuovo bando di gara messo a punto dal commissario Giuseppe Leogrande e dal direttore generale Gianfranco Zeni. Il bando potrebbe prevedere la vendita tramite “spezzatino” delle attività della compagnia (volo, manutenzione e handling) oppure un lotto unico. Il bando definirà anche i tempi per arrivare pronti al termine del 31 maggio.Il futuroacquirentedi Alitalianon dovràsobbarcarsi la restituzione degli 1,3 miliardi di prestito ponte, che rimarranno in carico alla bad companyequindiaicontribuenti. ©RIPRODUZIONERISERVATA
LA PROCEDURA DURERÀ FINO AL PROSSIMO 31 OTTOBRE SINDACATI IN ALLARME
sto il governo ha deciso che avvierà una campagna di comunicazione internazionale per riportare la fiducia sull’Italia. Gli altri due settori colpiti sono la logistica e i servizi. Tra le misure del decreto ci saranno anche la sospensione dei pagamenti dei premi assicurativi, la sospensione dei pagamenti di bollette elettriche, idriche e gas per sei mesi, la sospensione dei diritti di segreteria e del diritto annuale dovuti alla Camera di Commercio, la sospensione del versamento corrisposto ai fondi mutualistici del 3% degli utili di esercizio. E ci sarà anche un controllo sui prezzi dei dispositivi medici come le mascherine. Se supererà il triplo del prezzo normale scatteranno sanzioni. Ieri anche la Cassa Depositi e Prestiti ha deciso un intervento autonomo a sostegno del sistema delle imprese con uno stanziamento fino a 1 miliardo per le Pmi e le Mid-cap, a tassi calmierati, da veicolare tramite il sistema bancario. Un intervento, ha spiegato la Cdp, per aiutare le imprese «in questa fase congiunturale complessa». L’assessore al Lavoro della Regione Veneto Elena Donazzan: «Non fermiamo il cuore produttivo dell’Italia, interventi per il turismo e ammortizzatori sociali in deroga per i settori più colpiti, non solo nelle zone rosse, già a disposizione 50 milioni».
LE PROROGHE In arrivo anche la proroga dell’entrata in vigore delle procedure di allerta per tutte le Pmi, la sospensione dei pagamenti nei confronti di Invitalia sul rientro di finanziamenti e contributi agevolati, relativi soprattutto a imprenditoria giovanile e femminile e la sospensione delle rate dei mutui bancari per imprese e famiglie. Intanto il governo ha chiesto che la Ue dia «uno sforzo tangibile» ai Paesi europei colpiti dalla diffusione del coronavirus con la riprogrammazione dei fondi europei, la verifica della possibilità di flessibilità sulla valutazione dei bilanci pubblici, l’uso del Fondo di solidarietà Ue, l’attivazione per le pmi di una nuova linea di credito della Banca europea degli investimenti per dare loro liquidità. Tutte richieste sulle quali sarebbe già arrivata un’apertura di massima da parte della Commissione. Michele Di Branco Laura Larcan © RIPRODUZIONE RISERVATA
di assenza conseguente a provvedimenti di contenimento del fenomeno epidemiologico da Covid-2019 verrà considerato come servizio prestato a tutti gli effetti di legge, a eccezione della indennità sostitutiva di mensa se prevista». Sempre stando alla bozza di decreto che sta circolando, la legge Brunetta non impatterà nemmeno sulle buste paga dei dipendenti pubblici «per i periodi trascorsi in malattia o in quarantena obbligatoria o volontaria dovuta al Covid-2019». Queste norme salva-stipendio sono molto attese dagli statali che temono di dover pagare un prezzo più alto rispetto ai lavoratori privati a causa dell’emergenza sanitaria. La macchina dello Stato insomma non si arresterà. Precedentemente il ministero della Funzione pubblica ha emanato una direttiva con cui ha fissato le contromisure da prendere per gestire la situazione negli uffici pubblici, privilegiando modalità flessibili di svolgimento della prestazione lavorativa per pendolari, genitori con figli e soggetti affetti da patologie pregresse. È stato imposto anche un parziale stop alle trasferte. Francesco Bisozzi © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Venerdì 28 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza a Nordest LE MISURE VENEZIA Domanda del Gazzettino: presidente, prorogherà l’ordinanza? Risposta di Luca Zaia: «Spero proprio di no». È mezzodì del settimo giorno di emergenza Coronavirus, quando dalle porte scorrevoli della Protezione civile regionale filtra finalmente un barlume di positività. Bastano infatti quelle quattro parole del governatore, in diretta Facebook attraverso la pagina del nostro giornale, per scatenare un diluvio di pollici alzati e cuoricini palpitanti. L’emotività social è assai più rapida del confronto istituzionale: l’ultima videoconferenza della sera ancora non scioglierà i nodi dell’accordo con le altre Regioni e con il ministero della Salute. Ma la strada proposta dal Veneto va verso un obiettivo chiaro: riaprire già da questa domenica chiese, musei, cinema, teatri, palazzetti e stadi, quindi da lunedì anche le scuole e le università.
LA BOZZA Comincia verso le 14 la stesura della possibile “Ordinanza contingibile e urgente n.2”. La bozza per ora lascia in bianco lo spazio per la firma del ministro Roberto Speranza, che domenica 23 febbraio aveva sottoscritto la versione “n.1” «di intesa con il presidente della Regione Veneto». La posizione di Zaia, benché come soggetto attuatore disponga di poteri più ampi dell’ordinaria amministrazione, rimane la stessa: evitare fughe in avanti, procedendo insieme al dicastero della Salute e ai colleghi governatori dei territori colpiti dal virus, ad eccezione con tutta probabilità di Attilio Fontana, che visti i numeri della Lombardia potrebbe decidere di differenziare le proprie misure in senso più stringente. «Vorremmo tornare velocemente alla normalità non reiterando l’ordinanza», dice Zaia. O meglio, emanandone appunto una seconda, per consentire già da domenica 1° marzo la ripresa delle aggregazioni sospesa come chiarito dalla circolare esplicativa del direttore generale Domenico Mantoan: celebrazioni religiose, manifestazioni, fiere, sagre, attrazioni, lunapark, concerti, campionati sportivi, proiezioni
MA PER LE AREE DEI FOCOLAI DI VO’ E LIMENA RIMARRANNO LE PRESCRIZIONI PIÙ RESTRITTIVE
LA SVOLTA TRIESTE Scuole, asili, teatri. Cinema, chiese, stadi e palestre. Anche il Friuli Venezia Giulia è pronto a riabbracciare un concetto che sembrava essersi perso: la normalità. E normalizzazione sarà, a partire da lunedì. «A meno che nel frattempo la situazione non cambi in peggio ha spiegato il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga -. Non basteranno uno o due casi positivi a farci cambiare idea ha specificato -: i divieti saranno rimessi soltanto in presenza di veri e propri focolai». Il presidente leghista è già in contatto con il ministero della Salute e ora attende il via libera da Roma per affievolire le misure di sicurezza anti-contagio. L’ordinanza entrata in vigore domenica scorsa scadrà il 1 marzo: «L’intenzione - ha illustrato Fedriga è quella di sostituirla con una serie di consigli destinati ai cittadini e finalizzati a diminuire le probabilità di contagio».
Zaia riscrive l’ordinanza: pronto a riaprire le città Verso la riapertura da lunedì di scuole e università `«Penso che gli studenti possano tornare in classe e già da domenica di chiese, cinema, teatri e stadi a meno che non si preveda un pericolo incombente» `
cinematografiche, spettacoli teatrali, concerti, attività di discoteche e sale da ballo. Ovviamente per quello che è possibile ripristinare in fretta: un conto è una Messa per cui può bastare la disponibilità del sacerdote, un altro è un festival che richiede un’organizzazione molto più complessa. Questo varrebbe in tutto il Veneto, ma verosimilmente non a Vo’ Euganeo, dove vigono le prescrizioni disposte dal premier Giuseppe Conte per i focolai dell’infezione.
IL TEMPO La decadenza del testo precedente permetterebbe poi di far ricominciare da lunedì 2 marzo le lezioni nelle scuole e nelle università (probabilmente dappertutto meno che nel plesso di Limena, chiuso per 14 giorni dopo la positività di un’alunna al tampone). «Penso che le scuole possano tranquillamente riaprire per quanto ci riguarda – afferma Zaia – a meno che la comunità scientifica non dica che c’è un pericolo incombente». Per riavviare la macchina sco-
lastica, non servirà molto tempo: un pochettino, però, sì. «L’ordinanza scade domenica – riconosce il leghista – e prima di domenica bisognerà prendere una decisione. Ma non dipende solo da me, serve anche la firma del ministro. Ma anche la comunità scientifica deve decidersi se validare le scelte o continuare a fare commenti, dando l’idea che siamo la pattuglia acrobatica dove ognuno fa quello che vuole. Ricordo che in Veneto, fino a prova contraria, si applicano le direttive dell’Oms e dell’Iss».
Il Friuli Venezia Giulia accelera «Via i divieti: uno o due casi non ci faranno cambiare idea» GLI EFFETTI
Cinema Il Far East Festival slitta a fine giugno Il Far East Film Festival slitta da aprile all’inizio dell’estate: dal 26 giugno al 4 luglio. «La salute pubblica è il bene più prezioso - hanno osservato Sabrina Baracetti e Thomas Bertacche, fondatori del festival udinese - e questo momento richieste scelte responsabili». Confermata una collaborazione con Trieste per lo Shorts International Film Festival che si svolgerà nelle stesse date.
Se l’operazione dovesse andare in porto, e ieri lo stesso Fedriga si è dato il 99 per cento di possibilità di successo, da lunedì mattina riaprirebbero le scuole di ogni ordine e grado. Riprenderebbero le lezioni all’università, si potrebbero frequentare nuovamente cinema e teatri, le chiese riaccoglierebbero i fedeli dopo le messe in streaming degli ultimi giorni. Il semaforo verde lo riceverebbero anche concerti ed eventi culturali, così come le partite del calcio dilettantistico e le gare degli altri sport. L’eventuale nuova ordinanza conterrebbe soltanto delle istruzioni utili a limitare le possibili-
tà di contagio, come il lavaggio frequente delle mani e le procedure da mettere in campo nel caso si accusassero sintomi influenzali.
IL BILANCIO In Friuli Venezia Giulia ad oggi non sono stati registrati casi di positività al coronavirus. In regione sono stati effettuati finora 160 tamponi e le persone sotto osservazione sono una dozzina. «Non esiste un sistema ermetico - ha spiegato Fedriga ma sino ad oggi possiamo affermare che il nostro cordone di sicurezza ha funzionato. Abbiamo scelto di firmare l’ordinanza urgente anche se non avevamo casi di contagio sul nostro terri-
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La differenza tra batterio e virus BATTERI Pili
ELEMENTI IN COMUNE
Ribosomi
Flagello
Parete cellulare Membrana citoplasmatica
Citoplasma
CARATTERISTICHE DEI BATTERI DIMENSIONE 0,001 mm
TRATTAMENTO Antibiotici
RIPRODUZIONE Si autoriproducono
TIPOLOGIA Sono organismi viventi
Infettano gli umani
VIRUS Capside DNA o RNA
Contengono proteine e materiale genetico
Elementi di ancoraggio
CARATTERISTICHE DEI VIRUS DIMENSIONE 0,000000001 mm
TRATTAMENTO Antivirali
RIPRODUZIONE Necessitano di un ospite per propagarsi
TIPOLOGIA Non sono organismi viventi
LA NORMALIZZAZIONE SECONDO FEDRIGA: «IL NOSTRO CORDONE DI SICUREZZA HA FUNZIONATO MA ORA BASTA»
Si presentano in molte forme
torio, e lo abbiamo fatto per due ragioni: da un lato cercare di limitare le occasioni di aggregazione per arginare la possibile diffusione del coronavirus e dall’altro concederci lo spazio e il tempo per allestire la macchina dell’emergenza. Abbiamo sempre ragionato come se il
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AL TAVOLO DELLA PROTEZIONE CIVILE Da sinistra Francesca Russo (responsabile Prevenzione), l’assessore Manuela Lanzarin (Sanità), il governatore Luca Zaia, l’assessore Gianpaolo Bottacin (Protezione civile) e Nicola Dell’Acqua (dirigente Territorio). A destra, l’incontro con le categorie produttive
Le prescrizioni
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i giorni di quarantena per chi è residente o ha soggiornato in zone rosse
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Le Regioni senza focolai che hanno introdotto misure di prevenzione I DATI Grazie alle azioni basate su quelle indicazioni, rivendica il governatore, i dati sono confortanti: «Su 100 pazienti, 80 non hanno sintomi e guariscono da soli, 15 hanno bisogno di cure e solo 5 vanno in Terapia Intensiva. Inoltre, incrociando le dita, la crescita non è esponenziale». Per questo i divieti potrebbero essere rivisti. Su un punto però Zaia è perentorio: «Non vorrei che l’ordinanza diventasse l’alibi per qualcuno per dire che è colpa delle restrizioni se c’è la psicosi. Il vi-
GOVERNATORE Massimiliano Fedriga
contagio in regione fosse già avvenuto, e la scelta è stata premiante». In meno di una settimana sono state allestite tre strutture (a Tricesimo e a Pasian di Prato in provincia di Udine e a Muggia in provincia di Trieste) dedicate ai pazienti in isolamento con poco
rus c’è e colpisce, ma siamo davanti a una pandemia mediatica. Ricordo che il Veneto non ha vietato di utilizzare i treni, eppure i treni sono vuoti; non ha vietato di andare nei ristoranti, che però non stanno lavorando; non ha vietato di prenotare qui le vacanze, ma fioccano le prenotazioni. Il tema è che a livello internazionale c’è un attacco bello e buono contro la nostra comunità». Sempre a proposito di ordinanze, intanto, il Tar ha sospeso quella delle Marche, che fermava manifestazioni e scuole fino al 4 marzo pur non essendo sede di focolai. «Lo Stato c’è e si fa rispettare», commenta il ministro Francesco Boccia, soddisfatto invece per i testi omogenei e poco afflittivi adottati da altre 12 Regioni “no cluster”. Angela Pederiva
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IL GOVERNATORE: «MA NON SONO STATE LE PRIME MISURE AD ALIMENTARE PSICOSI NESSUNO HA VIETATO RISTORANTI E VACANZE»
meno di 100 posti letto a disposizione. Al momento vuote, sono pronte per essere utilizzate. «Abbiamo messo in moto la Protezione civile, che si riunisce due volte al giorno nella sede centrale di Palmanova - ha aggiunto Fedriga - e già dall’inizio della settimana abbiamo potenziato la centrale operativa del 112 di Palmanova (Udine, ndr) e istituito un numero verde per mettere a disposizione dei cittadini le informazioni utili». Negli scorsi giorni, la Regione ha ottenuto dal ministero dell’Interno la possibilità di mettere in quarantena i migranti irregolari rintracciati sul territorio regionale, ma da quanto la misura è diventata effettiva non si sono registrati arrivi. Nelle prime ore dell’emergenza, Fedriga aveva chiesto a più riprese di poter aumentare i pattugliamenti in corrispondenza dei confini stradali con Austria e Slovenia: su questo fronte, da Roma, sono arrivate solo risposte negative. Marco Agrusti © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il testo fino al 1° marzo Domenica scorsa il ministro Roberto Speranza ha firmato un testo d’intesa con il governatore Luca Zaia. Le misure sono state emesse per evitare le aggregazioni e hanno previsto una validità fino al 1° marzo compreso.
Scuole ed eventi Il provvedimento ha sostanzialmente disposto la sospensione delle lezioni nelle scuole e nelle università, nonché degli eventi di natura religiosa, culturale, sportiva, economica, sociale. Per i concorsi è stata fatta eccezione in tema di sanità.
Lo sblocco dei mercati La circolare del dg Domenico Mantoan lunedì ha chiarito di sospendere le iniziative che esulano dall’attività ordinaria della comunità. Sono stati invece salvati i mercati cittadini e per le palestre è stata data facoltà ai sindaci di valutare.
Le possibili novità In queste ore è in corso la stesura di una seconda ordinanza, che potrebbe comportare delle novità già da domenica (ripresa di tutte le manifestazioni) e quindi da lunedì (riattivazione delle lezioni in scuole e università).
Il confronto nazionale La linea di Luca Zaia è sempre per la condivisione del testo da parte del Governo e delle Regioni. Per questo è ora in corso un confronto a livello nazionale. Potrebbe fare eccezione la Lombardia: dati i numeri della sua emergenza, forse farà da sé.
E ora il Veneto si ribella «Di questo passo avremo più falliti che contagiati» Dalla politica alle categorie, scoppia la rivolta dei territorio Gli artigiani: «Ogni giorno di stop mette a rischio le attività»
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le città e nei paesi». Una linea imboccata anche da Roberto Marcato (Lega), l’assessore regionale allo Sviluppo Economico che ha convocato per lunedì il tavolo di concertazione delle categorie economiche, con un video dei suoi, girato mentre pranza in trattoria: «Stemo calmi e ‘ndemo al bar. Non serve abbracciare tutti, è sufficiente lavarsi le mani, mangiare in tranquillità e tornare a casa, senza scatenare un’emergenza economica: ci basta già quella sanitaria, grazie».
LE VOCI VENEZIA Dalle imprese alle istituzioni della cultura, dalla Chiesa al mondo della scuola. Magari non arrivano a chiedere espressamente di non prorogare l’ordinanza, ma sicuramente tutte le categorie coinvolte a vario titolo dalle limitazioni aspettano con ansia l’annuncio che la Regione potrebbe dare nelle prossime ore con il ministero della Salute. Una voce per tutte è quella di Fortunato Ortombina, sovrintendente del teatro La Fenice di Venezia: «Confidiamo che le cose possano tornare alla normalità, il presidente Luca Zaia ha detto apertamente che il decorso del virus non è tale da giustificare una serrata totale, speriamo domani (oggi, ndr.) di avere buone notizie».
PSICOSI E PANICO Di per sé le aziende produttive, gli esercizi commerciali e le attività ricettive non sono direttamente toccati dai provvedimenti attualmente in vigore. Ma alla sospensione delle manifestazioni, dei campionati, degli spettacoli e delle celebrazioni si sono sommati il blocco delle importazioni dalla Cina, il pregiudizio verso le merci realizzate in Veneto e la paura di andare perfino in pizzeria o in gelateria, generando un tutt’uno di psicosi e panico. «Di questo passo avremo più falliti che contagiati», ammonisce Fabio Bui, presidente della Provincia di Padova. La possibilità di un’attenuazione delle misure regionali viene vista perciò come una prima breccia nel muro del timore immotivato. Osserva a questo proposito Alessandro Conte (Cna): «I veneti non hanno mai avuto paura: dall’acqua granda a Venezia, fino alla tempesta Vaia, le nostre imprese hanno sempre dato prova di sapersi rimboccare le maniche. Ma ogni giorno di stop che passa, mette a rischio la sopravvivenza di un’attività». Perciò l’associazione degli artigiani del Veneto si è unita a quelle di Lombardia ed Emilia Romagna nel lanciare un appello: «No a nuove misure restrittive». In cambio le ditte sono pronte
MUSEI E TEATRI RESTANO VUOTI «PREOCCUPANO PIÙ GLI ALLARMI E LE PAURE CHE L’EPIDEMIA»
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ATTESA PROVINCIA DI PADOVA Fabio Bui
a fare la loro parte, come assicura Federico Capraro (Confcommercio Treviso): «Le disdette piovono in hotel e ristoranti, il commercio langue, i consumatori sono sempre meno, i centri storici decisamente svuotati per non parlare dei mercati. Ma le imprese non si sottraggono alla responsabilità. Il contrasto del panico e della psicosi passa attraverso la comunicazione adeguata. Fin da subito abbiamo diffuso il decalogo e numeri utili e ora promuoviamo messaggi rassicuranti sulla necessità di non fermare la vita nel-
Conegliano E i proprietari riducono gli affitti ai commercianti Il coronavirus dà un’altra bastonata agli affari? I negozianti coneglianesi ottengono lo sconto sull’affitto. L’iniziativa è partita da Corte delle rose, una delle aree più commercialmente intraprendenti della città, dove i negozianti hanno bussato alle porte dei proprietari dei locali per concordare una riduzione temporanea degli affitti. L’associazione Conegliano in Cima: «In corso le singole trattative sul numero di mesi con affitto ridotto (da uno a tre), e anche la percentuale varia a seconda della tipologia del negozio: si va in genere dalla riduzione di un quarto dell’affitto fino alla metà. Diversi proprietari hanno già dato l’okay».
La sua collega Elena Donazzan (Fdi) è in costante contatto con le realtà scolastiche: «Tutti in attesa della buona notizia», riferisce. L’istituto comprensivo di Cadoneghe, nel Padovano, si è già preso avanti: il dirigente Giovanni Petrina ha scritto a docenti e studenti che «le attività didattiche riprenderanno regolarmente lunedì 2 marzo», anche se la riammissione dopo assenze per malattia superiori a cinque giorni dovrà avvenire «dietro presentazione di certificato medico». Musei come l’M9 confidano di poter ripartire già dopodomani, intanto scaldano i motori aderendo alla campagna di visite virtuali “#museichiusimuseiaperti”. «Vogliamo dare alla città, ai cittadini ed ai turisti un messaggio positivo: M9 e Mestre non si fermano», spiega il direttore Marco Biscione. Al momento la Fondazione Giorgio Cini non sta ospitando mostre, «per cui non abbiamo subìto contraccolpi», ma la prossima dedicata a “Venezia e lo studio Glass americano” è in calendario dal 23 marzo. «Speriamo che per allora non sia ancora necessario prorogare l’ordinanza di settimana in settimana», dice il segretario generale Pasquale Gagliardi. Riflette Mirko Artuso, anima del Teatro del Pane alle porte di Treviso: «Siamo più preoccupati degli effetti che potrebbe produrre un’epidemia, tutto sommato abbastanza blanda visti i dati ufficiali, piuttosto che degli effetti che l’allarmismo e la paura sta di fatto generando». Anche alle diocesi non resta che attendere con fiducia il via libera alla ripresa delle funzioni religiose. «Non abbiamo voluto noi disposizioni così restrittive – scrive monsignor Claudio Cipolla, vescovo di Padova – ma vivendole impariamo a sentirci solidali con il nostro territorio e la sua organizzazione civile e sociale di cui vogliamo essere interlocutori responsabili e affidabili». A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Primo Piano 5
IL GIORNALE DI VICENZA Venerdì 28 Febbraio 2020
Immagine intaccata
«Seunapersonaèsananon vedoperchélesiaconsigliato distareacasa.Èunafollia»
Misure all’ingresso
«Ciprendanolatemperatura all’ingressodelparlamento, comefannonegliaeroporti»
Messaggio sbagliato
SERGIOBERLATO EUROPARLAMENTARE
ALESSANDRAMORETTI EUROPARLAMENTARE
«Cifannopassareper appestati,mentresiamoil Paesechefapiùcontrolli» MARABIZZOTTO EUROPARLAMENTARE
L’ISTRUZIONEINSTANDBY. Ladidattica adistanzarischia di esserel’unica soluzione possibilepergli insegnantise nonriapriranno gli istituti
E i presidi pensano alle lezioni online Dirigentidisorientati inattesa chearrivi la decisioneufficiale «Cosìsiperde concentrazione» EccoleAppper leclassi virtuali Anna Madron
te il caso dello specializzando - non presenta sintomi importanti o ne è addirittura privo. I medici di famiglia attualmente in auto isolamento sono saliti a 11. I medici hanno chiesto alla Regione l’emanazione di procedure standard per tutto i territorio per affrontare l’emergenza: «Non può essere affrontata senza gli adeguati sistemi di protezione». In particolare due sindacati di medici di famiglia, Smi e Snami, hanno denunciato il ritardo della Regione nella consegna del materiale. Avrebbero auspicato un kit (mascherina, calzari, occhiali, guanti) ma al momento arrivano mascherine, poche e per giunta senza filtro, cosa non adatta, a loro dire, alle visite a domicilio. «Visite che in teoria -denuncia Liliana Lora, Smi non potremmo eseguire, ma che effettuiamo perché il 118 nei casi non gravi non interviene». Da segnalare la disponibilità data dagli infermieri alla Regione per potenziare il servizio domiciliare «perché, mai come ora -ha dichiarato Luigi Pais - serve rassicurare i pazienti e far sentire loro la sanità vicina». • CRI.GIA. © RIPRODUZIONERISERVATA
Mai si era pensato così tanto alla didattica online. Nel giro di pochi giorni la scuola digitale diventa un’ancora a cui aggrapparsi in tempi di isolamento forzato da coronavirus, una prospettiva che d’improvviso si fa concreta per tutti gli istituti costretti da una settimana a questa parte a tenere i cancelli chiusi. Se la prossima sarà un’altra settimana di lezioni annullate o al contrario, come ha dichiarato il governatore Luca Zaia, nelle scuole venete tutto riprenderà regolarmente lo si capirà nelle prossime ore. Quello che è certo è che d’ora in avanti la scuola dovrà attrezzarsi per far fronte a minacce che prima non erano mai state considerate. «È una situazione completamente nuova per l’atmosfera pesantissima che si è venuta a creare - dice Vincenzo Trabona, dirigente dell’istituto Boscardin - non abbiamo mai vissuto momenti così difficili, nemmeno durante gli anni del terrorismo. È complicato oltre che una responsabilità enorme prendere qualsiasi decisione, la riapertura delle scuole se da un lato è auspicabile, dall’altro pone degli interrogativi a cui è difficile rispondere, dato che coinvolge migliaia di studenti che vengono da ogni parte della provincia e trascorrono la mattinata in classe uno accanto all’altro. Molti nostri alunni risiedono nei comuni del Basso Vicentino dove non c’è concorrenza per l’indirizzo tecnologico sanitario. Mi chiedo se la chiusura delle scuole soltanto per una settimana abbia un senso visti i tempi di incubazione del virus». Intanto al Boscardin si pensa a non lasciare i ragazzi a casa con le mani in mano. «Le possibilità ci sono - prosegue il preside - a cominciare dall’utilizzo del registro
elettronico dove caricare i compiti da svolgere, ma anche materiali come video e pdf e attraverso il quale comunicare con gli studenti». Anche le piattaforme Moodle e Swift di Google sono tra gli strumenti papabili per la didattica a distanza, mentre Skype pone qualche problema di privacy perché fa riferimento a un account e a un numero di telefono. Anche al Rossi il coronavirus apre scenari nuovi. «A dire il vero abbiamo fatto più volte lezione online per gli studenti malati e costretti a rimanere a casa o in ospedale per qualche tempo - spiega Stefano Andriolo, docente di elettronica e informatica al tecnico di via Legione Gallieno - il problema è l’organizzazione per niente semplice; bisogna coinvolgere contemporaneamente tutti gli alunni. A meno che non si voglia registrare una lezione che ognuno può ascoltare quando vuole, ma allora non c’è la possibilità per i ragazzi di interagire ponendo delle domande al professore e chiedendo chiarimenti». Se la prossima sarà un’altra settimana off limits, le consegne per gli alunni del Rossi sono fuori discussione. «Cercheremo di assegnare dei compiti. Quindici giorni lontani dai libri fanno perdere la concentrazione; ritrovarla non è facile». Mail inviate agli insegnanti referenti del digitale anche da parte del dirigente Cosimo Basile, titolare al comprensivo di Dueville e reggente all’istituto 3 Scamozzi. «Ho preparato una comunicazione per suggerire ai docenti strumenti come il registro elettronico o Google Swift, applicazioni che le classi virtuali possono utilizzare per non perdere i contatti con lo studio in attesa di capire. Spero che almeno il personale scolastico possa tornare in servizio». • © RIPRODUZIONERISERVATA
Ipresidiattendono che venga presala decisioneufficiale sulla riaperturadelle scuolee intantopensano allelezioni online
BRUXELLES. Iparlamentaridel Nord Italiainvitati astarsene acasa
Eurodeputati “banditi” «Assurdo,cisaremo» «In questo momento di crisi lanostrapresenzarisulta fondamentale per le misure asostegnodelleimprese» Roberta Labruna
Non è un’imposizione, ma è un caloroso consiglio e suona più o meno così: “Cari eurodeputati, se negli ultimi quindici giorni avete messo piede in Veneto, Lombardia, Emilia Romagna o Piemonte, statevene a casa per due settimane”. Il tono della raccomandazione arrivata dal questore del parlamento europeo è più formale, ma la sostanza si traduce nell’invito agli europarlamentari del Nord a mettersi in quarantena ed evitare di varcare le porte del parlamento. Causa coronavirus. Ecco, questo non è piaciuto affatto ai diretti interessati. Con gli eurodeputati di casa
Ilparlamentoeuropeo aBruxelles, dove lavoranolecommissioni
nostra che “sfidano” l’Europa e rispondono: «Non se ne parla». Oppure, per dirla con la leghista Mara Bizzotto, «me ne frego: lunedì entrerò come sempre al parlamento a fare il mio lavoro». Che è ciò che faranno anche Sergio Berlato di Fratelli d’Italia e Alessandra Moretti del Pd. «Non siamo degli appestati e non ci facciamo trattare co-
me tali». Tutti e tre lunedì ripartiranno da Vicenza e andranno, come sempre, a Bruxelles: «Sto bene, sono in ottima salute, perché non dovrei andare a fare il mio lavoro? Quando si prende l’aereo a Venezia e quando si atterra spiega Berlato - viene misurata a tutti la temperatura, facciano lo stesso all’entrata del parlamento europeo». «Se si
vuole ci facciano un tampone - dice Moretti - ma se una persona è sana non vedo ragione perché le venga consigliato di stare a casa limitandone l’attività parlamentare. Mi pare una follia. Ne va dell’immagine dell’Italia, che non ha motivo di essere intaccata». E ancora: «In questo momento, poi, viste le gravi conseguenze che sta avendo il nostro sistema produttivo, la nostra presenza in Europa è fondamentale, perché si prendano le misure necessarie a sostegno delle nostre imprese». Concetto, questo, che Moretti, Berlato e Bizzotto ripetono più d’una volta. Con quest’ultima che spiega: «È stato fatto passare un messaggio sbagliatissimo, quello che siamo appestati. Quando, invece, siamo il Paese che sta facendo più controlli. Con il Veneto in prima linea». Pure Berlato preme su questo tasto: «Il principio di precauzione è giusto ma a volte, ed è il caso della Ue, le istituzioni rischiano di alimentare allarmismi e psicosi. E la cosa assurda è che veniamo isolati solo perché stiamo facendo controlli molto più accurati rispetto agli altri Paesi». • © RIPRODUZIONERISERVATA
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VENERDÌ 28 FEBBRAIO 2020 LA TRIBUNA
PRIMO PIANO
L’allarme globale: il turismo il sindaco
Conte: scriverò la realtà ai giornali stranieri TREVISO. E anche il sindaco
Mario Conte scende in campo per difendere l’immagine della città, danneggiata dall’epidemia di coronavirus. Ma soprattutto lo vuol fare nei confronti dei media stranieri, vedendo quale sia ora l’immagine dell’Italia del Nord sui mezzi di comunicazione, specialmente anglosassoni.
Il sindaco Mario Conte
Non c’è dubbio che sta passando un’immagine fuorviante di quella che è la situazione reale del nostro paese, ad eccezione dei paesi focolaio, e che comunque esce un’Italia non corrispondente al vero, e un a malattia dagli effetti molto minori di quel che si sta facendo credere», diceva ieri il primo cittadino , «Ho intenzione di scrivere ai giornali stranieri che hanno dedicato i loro servizi a Treviso negli ultimi mesi raccontandone la bellezza (fra cui New York Times e Guardian OES) per informarli sullo stato reale della situazione, e sull’assoluta sicurezza per chi arriva e soggiorna nei nostri territori». —
toni del spin
«Weekend non prenotato Non era mai successo»
Alfredo Sturlese
TREVISO. «Non ho prenotazioni da stasera a sabato, mai successo, nemmeno ai tempi di Cernobyl. Una fobia del genere è qualcosa che supera la peggiore delle previsioni». Alfredo Sturlese, titolare della trattoria Toni del Spin di via Inferiore, uno dei locali più tipici della Marca, da due giorni non fa altro che ricevere disdette. «La paura dilaga, e non si ferma, certo non aiuta il
il consorZio Marca treviso
gli albergatori infuriati
Garatti: «Adesso basta rassicuriamo il mondo»
«Siamo meno sicuri di votare ancora Zaia Troppo protagonismo»
TREVISO. «Un disastro senza precedenti, è pazzesco, tremendo, terribile, non trovo più le parole. Adesso basta, questo allarmismo è una coda inconcepibile, mai vista una comunicazione così sbagliata. Con il turismo non si scherza: è il primo settore economico del Veneto». Gianni Garatti, albergatore da una vita presidente del consorzio di Promozione turistica “Marca Treviso”, è un fiume in piena. «Il danno è enorme, posso dirlo anche a nome degli altri colleghi: gli alberghi sono vuoti, i gruppi non vengono più, si spostano su Rimini o restano in patria. C’è chi in una settimana ha bruciato dai 100 ai 200 mila euro. Sono tutti spaventati: ma con la sanità che abbiamo, possiamo essere l’unico paese al mondo con questi problemi? In Germania sanno come si fa: eravamo a Monaco di Baviera pochi giorni fa, tutti zitti e mosca. C’è un’influenza più dannosa di quelle del passato”, e tutti a “nascondere”, a tenere basso il volume. Noi siamo i più bravi, e dunque i più fessi» Il numero uno del turismo trevigiano ha una sua ricetta speciale: «Mi associo a Pozza, e credo anche a nome delle imprese alberghiere, nell’
Critiche alla gestione della crisi: «Comunicazione errata» Cher: «Mi hanno cancellato 2.684 camere in tre giorni»
Gianni Garatti
invitare il presidente Zaia a revocare subito l’ordinanza, e a convocare una conferenza stampa internazionale dove informa il mondo che l’intero territorio veneto è libero da rischi, riportando tutto alla realtà. Posso capire l’emergenza, ma ora basta, ci facciamo prendere in giro da tutti. Il comparto invoca l’immediata riapertura di scuole, musei ed eventi pubblici. «Solo così possiamo sperare di ripartire, da parte nostra abbiamo rimborsato le prenotazioni, perché abbiamo buon senso e professionalità e speriamo di non perdere i clienti» conclude Garatti, «Ma l’effetto autolesionista di questo allarmismo insensato ci costerà comunque carissimo». —
l’Hotel ristorante priMavera
«Costretti a ferie forzate Qui è saltato tutto» GODEGA S.URBANO. «Non suo-
Gianluca Zava
fatto che anche qui sia morto qualcuno», continua il ristoratore, «Dai primi conti credo di aver perso non meno del 70% del volume degli affari. E il centro di Treviso è vuoto. Martedì sera faceva impressione, era deserto. E questo complica tutto, anche gli acquisti e le scorte nei magazzini. Dai fornitori, nelle ultime mattine, sto vedendo l’80% in meno di noi operatori del settore». Ristoratori e osti erano già in un periodo di stasi, dopo le festività. «Ma è mancato anche l’effetto Carnevale», conclude Sturlese, «La speranza è che tutto finisca presto, o che trovino un vaccino. Anche tra i colleghi c’è disperazione, l’unico a tenere botta è mio fratello a Cortina...» —
na più il telefono, da domenica ho avuto il 90 per cento della camere prenotate disdettate. E ho visto in poche ore centinaia e centinaia di coperti volatilizzarsi». Gianluca Zava, titolare dell’hotel ristorante “Primavera” a Godega Sant’Urbano, ha deciso di mettere in ferie il personale fino al 1º marzo . «Tutti hanno paura, la psicosi purtroppo ha attecchito, e lo sento da chi ci ha telefona-
TREVISO. «Stavolta con Zaia siamo arrabbiati: poteva essere un attimino più prudente». E ancora: «Un mese fa eravamo tutti convinti di andare a votare Zaia alle regionali, ora qualche dubbio ce l’abbiamo». Lo affermava ieri un albergatore trevigiano, dapprima esponendosi con nome e cognome e poi facendo un passo indietro perché «dobbiamo essere uniti in questo momento difficile», ed è meglio evitare lo scontro frontale con il governatore. Fatto sta che si è aperta una crepa nei rapporti, fino all’altro ieri granitici, tra le categorie economiche e il presidente della Regione, di cui si critica l’approccio alla crisi, ritenuto troppo emotivo anche dal punto di vista comunicativo e in contrasto con il trend più rassicurante delle ultime ore.
to, vane sono state le nostre rassicurazioni sul fatto che siamo distanti dai paesi dove ci sono i focolai del coronavirus», spiega Zava, «Non ho mai visto niente di simile in tutta la mia lunga attività professionale, e pensare che il nostro ristorante è aperto da 52 anni, e l’albergo da quasi 25». E se l’hotel piange, il ristornate non ride. «Ci stanno saltando tutte le cene degli anziani, per non parlare della tradizionale “cena della renga”, che abbiamo deciso di spostare di una settimana, anche per senso di responsabilità. Spero solo che la prossima settimana tutto rientri nella normalità, e che la gente si tranquillizzi: i danni sono pesantissimi. E la preoccupazione è forte». —
«Certo, lo stesso si potrebbe dire del governo, in fondo le indicazioni arrivano da Roma ed è il sistema Italia che fa acqua» afferma un altro addetto ai lavori, «ma lo sfaldamento della comunicazione a livello locale ha peggiorato le cose, capiamo l’attenzione e la voglia di fare del governatore ma un po’ meno di protagonismo sarebbe meglio, anche se ci sono le elezioni». '&%&3"-#&3()*
In queste ore fioccano disdette e prenotazioni con le scuse più disparate. Ad avere il polso della situazione è il presidente provinciale di Federlaberghi, Giovanni Cher, Hotel Villa Fiorita di Monastier e Antony Palace di Marcon. «Guardi, da lunedì mattina alle 12 di mercoledì abbiamo avuto 2.684 ca-
mere cancellate solo nella mia azienda, quindi Villa Fiorita e Antony Palace» racconta Cher, «ho riferito subito questi numeri all’assessore regionale Caner, parliamo di quasi 5 mila persone che non visiteranno il nostro territorio perché la media è di 1,8 persone a camera». E le motivazioni con cui si cancella la prenotazione? «Sono le più disparate, non tutti hanno il coraggio di dire che è per la paura del coronavirus. L’ultima disdetta mi è arrivata mezz’ora fa. Dei clienti thailandesi mi hanno detto che devono cancellare la tappa in Italia perché vogliono fare un tour in Europa e spostarsi in Austria e Croazia, ma hanno paura che non li facciano entrare se passano dall’Italia. Ho chiesto loro se avevano qualche comunicazione uffi-
trattoria “al sile” di casier
«Meeting cancellati e tavoli distanti 4 metri»
Dania Sartorato
CASIER. «Per prima cosa sono saltate le riunioni, i meeting di lavoro e i buffet. Poi la routine di pranzi e cene ha in qualche modo resistito, ma mantenendo le distanze: i clienti chiedono di essere a quattro metri dal tavolo più vicino». Dania Sartorato, trattoria “Al Sile” di Casier, fa i conti con l’emergenza virus cinese: «Molti colleghi ristoratori, vista la mala parata di questa settimana, hanno chiuso e mes-
ciale in merito, mi hanno risposto che c’era su alcuni giornali locali. Pazienza, ci rialzeremo anche stavolta». Cher critica la gestione generale della vicenda, sottolineando che «l’emergenza è stata comunicata in modo devastante. I provvedimenti? Questo è un virus molto contagioso, c’è il rischio che si diffonda a macchia d’olio come a Wuhan, e in quel caso aumenterebbe anche la
so il personale in ferie, in attesa che ritorni la normalità. C’è comunque voglia di riprendere la vita di prima. In questi giorni non abbiamo avuto nemmeno le manifestazioni per il carnevale, quindi un ulteriore calo». Inutile ribadire che turisti “da fuori” non ne stanno arrivando. Anzi, il crollo dei viaggi dall’estero all’Italia può essere lo spunto per un appello: «Veneti, viaggiate dentro la vostra regione e visitatene ogni angolo» conclude Sartorato, «visto che facciamo fatica a uscire e nessuno entra, aiutiamoci tra noi. Per le attività dei centri storici gli affari in qualche modo reggono, mentre in provincia si fa molta più fatica». —
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L’allarme globale: il turismo davide piccoli
Mail di protesta alla Bbc «Basta con notizie false» TREVISO. «Non è accettabile
Davide Piccoli
che persino la Bbc riporti cose inesatte sull’Italia, con scenari apocalittici: ho inviato una mail di protesta, contestando la fondatezza del servizio». Davide Piccoli, già cestista, oggi guida con la compagna Elena e il padre Ugo, l’agenzia Welc(h)ome, piattaforma specializzata in servizi per appartamenti sfitti, non solo l’innesco degli affitti ai turisti.
«L’immagine che ci viene data nel mondo è terribile, deviata e infondata, e sta creando conseguenze inimmaginabili non solo per le ricadute turistiche», dice, «ho cercato di spiegare allo stesso sito delle Bbc che in quarantena c’è , ad esempio, in tutto il Veneto, un solo paese di poche migliaia di abitanti, a fronte dei 5 milioni di residenti». Anche in agenzia stanno fioccando disdette. «E per fortuna qualcuno chiede di spostare le prenotazioni», ammette Piccoli, «Ma la maggior parte pensa che siamo un paese di appestati. Questa immagine negativa consegnata agli stranieri sta facendo danni incalcolabili: vogliamo distruggerci da soli?» —
mortalità. Però non bisognava farne un dramma, è gestibile». MANAGER A TERRA
A colpire l’alberghiero della Marca è soprattutto il crollo del comparto business, cioè i viaggi d’affari dei manager. «Ero a Bruxelles, quando ho detto che stavo per tornare in Italia mi hanno chiesto se fossi veramente sicura» racconta il manager di
un colosso trevigiano della moda, «all’estero è arrivata un’immagine completamente distorta del nostro Paese. Sempre a Bruxelles, è stato chiesto a veneti e lombardi di non partecipare a certe riunioni. Questa cosa la pagheremo carissima. La colpa? Di chi ha diffuso certi allarmismi e certe immagini sui social». — A.D.P. © RIPRODUZIONE RISERVATA
«Marzo è tutto vuoto Bisogna venirne fuori»
Beppe Festa, del Ponte Dante
TREVISO. Ha registrato 26 disdette in meno di un giorno e mezzo. «Non ho più una prenotazione, dallo scorso weekend fino a tutto marzo», spiega Beppe Festa, titolare del Ponte Dante, locale che unisce ristorazione e camere storiche dai nomi della Divina Commedia, sulla più famosa ansa del Sile, «Ancora resistiamo con l’osteria e il ristorante, ma anche lì si vede
il settore b & b
federico capraro
«Terrorismo pazzesco Fermi fino ad aprile»
«Interventi immediati A rischio l’occupazione»
TREVISO. «Una comunicazio-
CONEGLIANO: «Ho visto tutto
ne sbagliata ha innescato un terrorismo pazzesco, e creato il panico dilagante negli stranieri. Risultato: siamo vuoti, il primo trimestre è andato, e se va bene ripartiremo ad aprile, anche marzo a questo punto è compromesso». Elia Romio, che gestisce tre strutture e 15 alloggi in centro storico fra appartamenti e bed and breakfast, nel quadrante fra piazza Pio X e piazza Borsa, è stato forse il pioniere della svolta turistica di Treviso. È partito con un appartamento ereditato vicino a vicolo Rialto, e ora ha creato una piccola solida realtà recettiva dentro le mura. «Ci è rimasto appena qualche italiano, ma gli stranieri hanno disdetto tutti, non hanno proprio coraggio, e per di più se anche volessero venire sarebbero bloccati in quarantena al ritorno in patria. Nessuno vuol avere conseguenze sul lavoro. È stato un disastro creato da un approccio completamente sbagliato delle istituzioni, sin dall’inizio, per una cosa si cui ancor oggi non è chiara l’origine e la reale pericolosità. Un allarmismo infondato e inverosi-
L’aeroporto di Treviso. Negli ultimi giorni raffica di cancellazioni, crollo degli arrivi e albergatori preoccupati
ponte dante
che c’è meno gente in giro rispetto alle scorse settimane. Ma sul fronte pernottamenti è una sciagura, e non va dimenticato che veniamo da due mesi in affanno: dopo le festività, non eravamo certo ai livelli degli anni passati». Festa, notissimo sulla piazza trevigiana e non solo, lancia l’allarme. «Noi piccole realtà non abbiamo gli ammortizzatori sociali per attutire situazioni di crisi di questo tipo, a differenza dei grandi operatori del settore» avverte, «E confido davvero che l’emergenza finisca, non possiamo reggere altri giornate di vuoto come queste. Di fatto, dal weekend di metà febbraio tutto si è fermato. E non ne veniamo fuori». —
Elia Romio
mile, posso assolvere solo i comuni che subiscono le decisioni prese a livello superiore» Anche in zona stazione c’è rabbia. «All’estero ci scrivono come se qui avessimo la peste bubbonica e fosse avvenuta una mezza fine del mondo», dice un titolare di una piccola catena di appartamenti in affitto, «Se pensiamo che l’influenza nel 2019 ha fatto 8 mila morti, e adesso stiamo parlando di 17 decessi, fra cui gente con patologie pregresse, siamo fuori da ogni razionalità. Le prenotazioni che avevamo a marzo sono state tutte cancellate, e già da una settimana ormai siamo fermi». —
franare in 5 minuti: si è spenta la luce, e adesso ci vorranno sei mesi per riaccenderla. Per il nostro comparto le stime sono già del 40% di perdite su scala annua, ma temo il 50% se non ci raddrizziamo subito. Sto ricevendo disdette persino sull’estate». Non è ottimista, Federico Capraro, presidente di Ascom- Confcommercio e albergatore a Conegliano. «Dallo scorso weekend ho per il 70% delle prenotazioni, ho dovuto cancellare 150 camere in 24 ore, tutti gli eventi privati e pubblici sono saltati, è un disastro che mette a rischio l’occupazione, e per una volta non parlo di camere, e la redditività delle stesse imprese. Temo che più di qualcuno, se va avanti così, finisca per rimetterci le penne. La nostra è una provincia a vocazione internazionale molto pi di altre» Toni senza precedenti, per il numero uno di Ascom. «Servono interventi straordinari, per sperare di recuperare, è una mazzata per tutti, da Venezia fino all’albergo dei piccolo paese, Chi lavora con i gruppi è fermo, come chi si era votato ai gruppi dall’Asia», continua, «se anche un turista venisse in Ita-
Federico Capraro (Ascom)
lia al ritorno finirebbe in quarantena, messaggio devastante» Soluzioni, anche a breve? «Serve un’immediata campagna di comunicazione con altrettanta efficacia ma stavolta positiva, sulla fine dell’emergenza in Italia, il governo deve sospendere le rate dei mutui e delle scadenze di pagamento e favorire la cassa integrazione straordinaria anche per le mi, vanno messe in campo tutte le risorse», spiega Capraro, «poi da veneto dico che bisogna ripartire e non mollare, con positività, non si può fermare l’economia italiana. E questa è una pagina nera per noi perché si è bloccata un parte dell’economia». —
colline: parla montedoro, presidente dell’associaZione
«Unesco, serve un segnale forte Positività contro l’emergenza» CONEGLIANO. E anche le colline
appena laureate dall’Unesco patrimonio dell’umanità assistono preoccupati all’effetto coronavirus. Alla neonata associazione per la gestione delle colline Unesco, attesa a breve al suo debutto ufficiale a Valdobbiadene, la presidente Marina Montedoro invita tutti a essere positivi e costruttivi. «L’emergenza sta pesando in maniera importante su alcuni comparti come il turismo, lo
vediamo dai dati di questi giorni», premette, «Ma ritengo si debba essere positivi e dobbiamo far vedere che non ci fermiamo, anzi, siamo i primi ad essere attivi per dimostrare che questa criticità è momentanea e va affrontata per quello che è. E non deve assolutamente incidere negativamente sulle nostre colline dell’Unesco» La linea è di tenere testa all’emergenza. «Importante, in questi momenti, è non diffon-
dere la negatività, ma casomai la consapevolezza che l’emergenza è in mano alle istituzioni competenti e che si sta facendo tutto quello che va fatto, risponde Montedoro, «credo sia importante far vedere come il territorio delle colline Unesco sia il primo a crederci, fermamente, e sia proteso a diffondere positività. Da questo punto di vista, considero anche poco producente diffondere dati negativi, meglio parlare con co-
Le colline del Prosecco Conegliano-Valdobbiadene con le Torri di Credazzo a Col San Martino
gnizione di causa. Meglio riposizionare le cose in maniera corretta, nessuna sottovalutazione, ma nemmeno ingiganti-
re le sue dimensioni. E restare concentrati sull’agenda, sugli appuntamenti che ci aspettano, confidando che la criticità
sia limitata nel tempo. Ma è fondamentale dare un segnale forte, quello che qui non ci si ferma e si resta attivi». —
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L’allarme globale: l’economia
Le Borse soffrono Vanno in fumo 318 miliardi Domani i decreti L’ansia da recessione colpisce le piazze di tutto il mondo Misure del governo in arrivo: aiuti pronti per i settori colpiti ROMA. Giornata catastrofica
sui mercati finanziari: la paura di un contagio globale e della frenata dell’economia reale affossa le Borse europee, che hanno chiuso tutte in profondo rosso, bruciando la bellezza di 318 miliardi di euro. Oltre alle piazze asiatiche giù anche Wall Street, che non ha creduto alle rassicurazioni di Donald Trump. Tutto sommato Milano (-2,66% e meno 17, 7 miliardi di capitalizzazione) è andata meno peggio di Parigi (3,32%), Londra (-3,50%) e Francoforte (-3,19%) . In salita anche lo spread tra Btp e Bund, che si è attestato a 162 punti, spinto dal timore che l’Italia vada in recessione. Un rischio più che probabile. Nella giornata di ieri si sono moltiplicati gli allarmi da tutti i settori della vita economica del Paese. Lo stop al turismo, alle fiere specializzate, al commercio, ma anche all’attività industriale fa paura. Secondo Assoturismo stiamo già superando l’impatto negativo dell’11 settembre del 2001: in meno di una settimana alberghi, b&b e agenzie di viaggio hanno già visto andare in fumo 200 milioni di euro di prenotazioni per il mese di marzo. Conf-
Roberto Gualtieri
Stefano Patuanelli
Un operatore controlla l’andamento dei mercati: ieri ribassi in tutto il mondo
turismo stima un’affluenza di 22 milioni di turisti in meno nei prossimi tre mesi, per un danno economico di 2,7 miliardi. Piange anche l’industria: a oggi sono quasi 6.000 i lavoratori metalmeccanici lombardi coinvolti da fermi della produzione e riduzione d’orario. Problemi anche per l’agroalimentare e la filiera della moda italiana. Crescono i problemi nel settore delle spedizioni e della logistica, denuncia Confetra. Di qui l’appello di tutte le sigle sindacali e datoriali, che in
un documento comune varato ieri chiedono al governo uno sforzo in più per far ripartire gli investimenti, guardando anche oltre l’emergenza. Il governo ha messo a punto due decreti legge, che dovrebbero essere varati domani: il primo con 500 milioni di aiuti per i privati e le norme «salva-stipendi» per i dipendenti pubblici delle zone rosse, cui seguirà un secondo pacchetto per ridare slancio a un’economia già debole. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri rassicura:
le risorse ci sono, anche perché il governo è pronto a usare la flessibilità Ue. Nel primo decreto ci sarà l’accesso semplificato, automatico e senza oneri al Fondo di Garanzia per le Pmi, che verrà potenziato portandolo a 750 milioni, e che concederà il massimo delle garanzie (80%) alle imprese delle zone rosse; lo stop a una serie di pagamenti (premi assicurativi, bollette di gas, acqua e luce, diritti alle Camere di commercio, versamenti obbligatori ai fondi mutualistici, pagamenti a Invitalia). Ci
sarà poi la proroga dell’entrata in vigore delle procedure di allerta per tutte le Pmi, più tempo per i bandi Mise, oltre allo stop alle rate dei mutui per imprese e famiglie in accordo con l’Abi. Il secondo decreto dovrebbe raccogliere anche le misure che si stavano studiando per il decreto crescita bis. Tra queste potrebbero trovare posto anche gli indennizzi, dicono Gualtieri e Patuanelli, per i danni diretti e indiretti alle imprese. Norme ad hoc dovrebbero arrivare, in entrambi i decreti, anche per
le marche bocciate dal tar
Ordinanza comune per le regioni “sane” Boccia pone fine all’anarchia dei divieti PADOVA. Che fine ha fatto l’au-
tonomia delle regioni, dopo lo stress test sulla sanità per l’emergenza coronavirus? Se lo chiedono in tanti a Montecitorio e l’audizione di ieri del ministro D’Incà alla commissione del Federalismo fiscale ha riaperto le speranze. Un passo avanti nel coordinamento è arrivato dal ministro Francesco Boccia che ha fatto decollare una proposta che mette fine a tutte le polemiche e alle ordinanze Arlecchino. «Tutte le 12 Regioni no cluster hanno firmato l’ordinanza tipo messa a punto dal governo, in raccordo con la Conferenza delle Regioni, l'Istituto superiore di sanità e
la Protezione civile, per coordinare le azioni nei territori fuori dall'area del contagio», spiega Boccia. « Tra la serata di ieri e questa mattina sono state emanate le ordinanze di: Lazio, Puglia, Abruzzo, Molise, Sicilia, Campania, Toscana, Sardegna, Calabria, Basilicata, Umbria e della Provincia autonoma di Bolzano. Dalla Valle d'Aosta e dalla Provincia autonoma di Trento si attendono gli adempimenti. L'auspicio è che, a partire dal 2 marzo, anche le altre Regioni del nord senza aree cluster possano aderire all'ordinanza condivisa che garantisce sicurezza, contenimento del
Il premier Conte, il ministro Boccia e i presidenti di tutte le Regioni italiane riuniti a Roma
il turismo. La Cdp attraverso la «Piattaforma Imprese» erogherà a imprese piccole e mid-cap fino a 1 miliardo di euro a tassi calmierati tramite il sistema bancario. Per l’export ci sono 300 milioni più 350 per il fondo Sace-Simest. Previste risorse per la cassa integrazione in deroga per le imprese sotto i sei addetti nella zona rossa e si lavora anche a un’indennità fino a 500 euro per un massimo di tre mesi per i lavoratori autonomi e le partite Iva nei Comuni colpiti. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
contagio e l'immediata ripartenza per ogni attività», spiega il ministro. L’ordinanza tipo invita a dotare tutti i luoghi pubblici, scuole, università, uffici pubblici, di sistemi d’ igiene delle mani per evitare il contagio. L’altro passaggio è la sanificazione dei bus e dei treni. Poi c’è tutta la parte sanitaria con i provvedimenti da adottare per i soggetti positivi al tampone del coronavirus. Che si dovesse arrivare a un coordinamento lo dimostra la sentenza del Tar, che ha annullato l’ordinanza delle Marche sulla chiusura delle scuole. «Siamo di fonte ad una svolta importante per evitare il caos normativo. Le 12 Regioni che hanno firmato l’ordinanza unica hanno indicato la strada da seguire , costruita sulle direttive del ministero della Salute, della protezione civile e dell’istituto superiore di sanità. Puntiamo ad omogeneizzare nel giro di qualche giorno l’azione di tutte le Regioni. . Mi augu-
VENERDÌ 28 FEBBRAIO 2020 LA TRIBUNA
PRIMO PIANO
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L’allarme globale: l’economia L’ex premier Mario Monti attacca: «Quando l’economia andava meglio, nella politica è prevalsa la ricerca del pronto ritorno elettorale. Più flessibilità dalla Ue? Si rischia di aumentare il debito»
«Più Europa per respingere il virus Italia debole: è colpa delle mance» L’INTERVISTA
MARCO ZATTERIN allora, con questo dannato virus fra di noi, andiamo verso la recessione? Mario Monti non ci pensa più del giusto. «Non è automatico – risponde -, ma l’epidemia determina un effetto recessivo per l’economia mondiale, la cui misura dipenderà dai singoli paesi e dalla loro situazione iniziale». La caduta dell’Italia gli pare accelerata dal Covid-19 e il rammarico del professore è che tutto si sarebbe potuto evitare con più sviluppo e meno mance. «Se nella politica di questi anni si fosse fatto uso di un po’più di amuchina, senza nascondersi dietro tante mascherine – concede -, il virus dell’antipolitica sarebbe oggi meno diffuso». L’ex presidente del Consiglio ammette di aver avuto qualche timore in queste ore, «come si fa a non averne, il virus è reale, certamente negativo e pericoloso». Invita gli Stati a usare i margini disponibili e a ragionare sul fatto che qui, come per i migranti, l’”Europa è la risposta”: «Quando si arriva a questioni che hanno rilievo immediato al di là delle frontiere, come è per la salute pubblica – assicura – questo dovrebbe vedere l’Europa impegnata con chiari poteri e risorse». Tira aria di gelata economica. Cosa ci attende? «Viviamo una crisi che incide sull’offerta e sulla domanda. Se in Cina o in Lombardia non si produce e non si lavora, la crescita frena. Al contempo,
E
ro che il presidente Ceriscioli metta in sicurezza i cittadini marchigiani firmando l’ordinanza unica. Stiamo parlando di un virus sconosciuto ma che non è considerato letale dai virologi, il Covid-19 non è un virus blocca Italia. Seguiamo la scienza sulle indicazioni cliniche, l’istituto superiore della sanità e la protezione civile per la gestione delle emergenze. Lo Stato è intervenuto per contenere il contagio ai territori cluster. Non stiamo parlando di intere regioni ma di territori provinciali che abbiamo per fortuna circoscritto. Il Paese ha tutta la forza e le possibilità per riorganizzarsi e ripartire in tempi brevi, riportiamo immediatamente la Lombardia, il Veneto e Milano alla normalità. I sindaci e i presidenti di regione, a partire da Fontana e Zaia che hanno tutto il nostro sostegno per gestire i territori focolaio» ha concluso Boccia. — Albino Salmaso © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’ex presidente del Consiglio Mario Monti
ansia e incertezza riducono i consumi». Effetti sui prezzi? «È da vedere. C’è chi immagina un quadro che non si vede da tempo: stagflazione. Pil fermo o in calo; accelerazione dei listini al dettaglio». Che spazio di intervento c’è per i governi? «I margini della politica monetaria sono limitati dopo anni di Quantitative Easing della Bce e delle altre maggiori banche centrali. Gli spazi della politica di bilancio variano da paese a paese. Sarebbe utile fare più deficit per contrastare l’effetto
recessivo del virus, ma non tutti potranno permetterselo nella stessa misura. » . L’Italia chiede flessibilità a Bruxelles. Di nuovo. «Come ricorda Gentiloni, questa del virus è una circostanza eccezionale che consentirebbe una deroga e l’autorizzazione a fare un poco più deficit. Tuttavia, i maggiori disavanzi sarebbero ancora una volta per spesa corrente, non per investimenti. Agli italiani di domani lasceremmo maggiore debito non coperto da un maggiore capitale». Era evitabile?
«Certo che lo era! L’Italia – dopo due anni di pesanti sacrifici purtroppo non evitabili – era uscita dalla crisi finanziaria nel 2013. Gran parte dei sette (dico 7! ) anni successivi hanno goduto di un contesto internazionale molto favorevole, che gli altri paesi hanno saputo trasformare in crescita. L’Italia no. I vari governi, anche se non li metto tutti sullo stesso piano, hanno fatto riforme strutturali insufficienti, qualche contro-riforma, come sulle pensioni, e una serie di interventi con l’occhio più attento ai voti che alla crescita. Con i
tassi tenuti così bassi dalla Bce, si sarebbe dovuto spingere di più per la crescita che non sui sussidi elargiti in disavanzo (dagli 80 euro all’assegno di cittadinanza). È prevalsa la ricerca del pronto ritorno elettorale. Intanto molti politici, populisti e non, cercano riparo dall’ira dei cittadini con il solito alibi: “Perché l’Italia non cresce? Ma è ovvio, per colpa delle misure proposte da chi ha governato per poco più di un anno, oltre 7 anni fa, e approvate in Parlamento da quasi tutti i partiti”». Col virus che impazza si alternano le accuse e le critiche all’Europa. Al solito. «A volte capita che Commissione e Parlamento facciano poco o male nelle politiche di loro competenza e, per questo, vadano criticati. In realtà, il più delle volte in cui ci lamentiamo dell’Europa è perché non può esercitare competenze che gli Stati Membri non le hanno attribuito. Ogni crisi impone di valutare l’adeguatezza o meno della divisione delle competenze rispetto all’esigenza di soddisfare i bisogni manifestati dai cittadini». Come la Sanità? «Una cosa sono gli aspetti sociali del sistema sanitario, ad esempio quanto pubblico e quanto privato. Sono questioni in cui la sensibilità politica nazionale deve restare prevalente. Quando si arriva a questioni che hanno rilievo immediato al di là delle frontiere, come è per la salute pubblica, questo dovrebbe vedere l’Europa impegnata con chiari poteri e risorse». Lei ha governato in una fase di “contagio” finanziario. Vede analogie tra quel contagio e quello di oggi? «Buona domanda! Forse sì, c’è un parallelismo tra contagio finanziario e contagio da epidemia, tra il 2011 e il 2020. In entrambi i casi, curiosamente, uno dei paesi più esposti al focolaio è stata l’Italia. Allora il focolaio era la Grecia e l’Italia veniva vista come il prossimo, e ben maggiore, incendio finanziario. Oggi il focolaio è stato la Cina, però il contagio è arrivato rapido in Italia. Come
allora, gli altri paesi temono a loro volta che italiani possano contagiarli. E poi? «Trump ha stanziato 2, 5 miliardi di dollari anche perché non vuole che la rielezione in autunno sia turbata dal virus. Ricordo bene il terrore di Obama che la crisi finanziaria nell’Eurozona determinasse un crac nell’economia mondiale alla vigilia del voto per la sua rielezione; “sistemata” la Grecia, il paese che gli faceva più paura era l’Italia». Oggi come allora, lo spread ha ripreso a salire. «Parola interessante, “spread”. È la larghezza della curva fra i tassi italiani e tedeschi, ma come verbo significa “spargere”. C’è il differenziale e la diffusione. Comunque, emerge un problema di credibilità del paese. Allora era lampante, mercati e indicatori. Oggi è più nebuloso. Ma la situazione non è poi così diversa». L’ultima analogia è la richiesta di un governo di Salute nazionale. «Mi sono annotato le dichiarazioni di Salvini: “Prendere per mano il paese prima che affondi e riportarlo al galleggiamento”. L’altra volta, nel 2011, l’unico partito che volle rimanere fuori fu proprio la Lega, che aveva appena provocato la caduta di Berlusconi. E poi c’era il M5s, non ancora in Parlamento, ma che strillava contro le misure dalla gola di Grillo e dalle piazze. Sono favorevole a grandi coalizioni in situazioni di emergenza. Ma è essenziale che chi ne fa parte agisca in buona fede e accetti la piena leadership del presidente del consiglio». Il dibattito per una coalizione è riaperto. Sta in piedi? «Se guardo alle dichiarazioni molto politicizzate che già si susseguono, ne dubito. Il presidente del consiglio dovrebbe blindare il patto con condizioni ferree e dovrebbe essere chiaro a tutti che sono i partiti a chiedere a lui di gestire una situazione di emergenza nazionale e che si devo comportare di conseguenza. Non so quanto sia verosimile». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
LUIGI VICINANZA
L’OPINIONE
Il morbo oscuro che affligge le nostre istituzioni appresenta il cortocircuito della comunicazione politica l’immagine del governatore della Lombardia, Attilio Fontana, protetto dalla mascherina verdognola mentre via Facebook annuncia la quarantena volontaria. Per un intreccio beffardo di circostanze, la regione più influente e ricca d’Italia ha scoperto angosciata non solo che un ospedale del suo territorio è diventato focolaio di diffusione del contagio, ma che neppure i vertici politici sono stati in grado di autotutelarsi. Il virus non fa distinzioni e non conosce differenze di ceto: è la democratica livella di un’epidemia. Se c’è da ammalarsi, siamo tutti uguali.
R
Appena martedì il governatore Fontana aveva dato del cialtrone al presidente del Consiglio in una turbolenta riunione a Palazzo Chigi. È dovuto intervenire il capo dello Stato Sergio Mattarella per ripristinare
Fontana “mascherato” rappresenta il cortocircuito della comunicazione politica le minime condizioni di civiltà nei rapporti tra le istituzioni. Il governatore lombardo ha rinfacciato a Giuseppe Conte il presenzialismo televisivo nella giornata di domenica scorsa, quando forse proprio la sovrae-
sposizione mediatica del presidente del Consiglio ha contribuito a far precipitare il Paese nel terrore sanitario. Con la conseguente paralisi di ogni attività economica nel Nord produttivo: una botta di centinaia e centinaia di milioni di euro. Si sta tentando ora un faticoso recupero; dopo la drammatizzazione un racconto meno angosciante degli effetti provocati dalla malattia. Ma certo la trovata di Fontana non aiuta a rasserenare gli animi. Chi protegge chi? Lasciando da parte l’osservazione degli esperti i quali hanno immediatamente notato l’inadeguatezza della mascherina indossata dal governatore (che accusa lo Stato di non
avergliene fornite a sufficienza), la domanda da porsi è se chi guida le istituzioni ha la consapevolezza degli effetti provocati dai propri gesti. Se Conte si è lasciato prendere dalla bassa polemica
Tutto appare come strumentale, anche le ipotesi di un governo di salute pubblica anti-Salvini mettendo sotto accusa in modo intempestivo l’operato di medici e infermieri dell’ospedale di Codogno, Fontana sta rilanciando l’immagine di una nazione da paura. Ci stiamo rappresentando come
gli untori d’Europa, peggio della Cina. Gli schieramenti politici, di maggioranza o di opposizione che siano, neppure di fronte a una crisi sanitaria di natura globale riescono a legittimarsi come soggetti in grado di affrontare, tutelare e risolvere i problemi dei cittadini. Appare tutto strumentale, anche il modo in cui si sta ipotizzando la formazione di un governo di “salute pubblica”. Un “governissimo” come espediente per sanare le proprie ferite o per infliggerne altre ai rivali, non certo per curare i tanti malanni del Paese. Forse è proprio questo il morbo oscuro che affligge la nostra vita democratica. — © RIPRODUZIONE RISERVATA