RASSEGNA STAMPA DEL 2 FEBBRAIO 2020

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Corriere del Veneto Domenica 2 Febbraio 2020

VE

Economia

AscopiaveeilnodoHolding Marchi:«Ilquadroènero»

Il caso

A2a-Hera, lo scontro con i privati al piano superiore vero punto debole TREVISO «Su Ascopiave spero di sbagliarmi. Ma oggi sono demoralizzato e la vedo nera». Enrico Marchi, il finanziere a capo di Banca Finint e alla guida di Save, ritorna sul tema a lui caro delle multiutility. Tema del giorno, dopo la guerra scatenatasi intorno ad Ascopiave tra il colosso lombardo A2a e quello emiliano Hera. Innesco, la vendita della quota del fondo Amber della utility trevigiana del gas. Finita per un 2,5% ad Hera, per 9,3 milioni, alleato di Pieve di Soligo, dopo lo scambio tra clienti del mercato libero e reti di distribuzione; ma per l’altro 4,16% ad A2a, per un prezzo di 42 milioni, facendo schizzare il titolo in Borsa di quasi il +9%. Ingresso clamoroso, che fa di A2a, il secondo socio. Perché raddoppia a Treviso, a parti invertite, la «guerra fredda» in Veneto tra i due colossi, aperta intorno alla fusione Agsm-Aim, che hanno scelto A2a come partner industriale. Con tanto di critiche di Hera, e Ascopiave, per una scelta compiuta senza una gara trasparente. Potrebbe essere il blitz di A2a un monito al fronte avversario su Verona-Vicenza? Probabile: nell’immediato l’operazione non può portare rischi in Ascopiave. E tuttavia la questione è più ampia. Perché il rinnovato interesse su Pieve di Soligo riaccende i riflettori sul vero punto di debolezza: Asco Holding. Il riassetto che ha ristretto il gruppo dei Comuni al comando, con una quota del 51% ora arrotondata di un 1%, non ha superato tutti i dubbi sulla tenuta della quota di controllo. Dove i soci privati di Plavisgas, dopo un lungo contenzioso e la vendita della loro quota, sono rimasti con lo 0,7%. Minimo, ma decisivo. Da un lato perché, se messa sul mercato, è l’unica chiave di accesso al piano superiore di Ascopiave. Dove è vero che il riassetto ha imposto uno stop di due anni alla vendita delle quote dei Comuni; ma il primo è già trascorso. E poi è tutt’altro che risolta la diatriba legale tra Plavisgas e i Comuni leghisti. Davanti al Tri-

bunale delle imprese di Venezia giace sempre la causa civile con cui Plavis chiede l’esclusione dalla società di 18 Comuni che non avevano adempiuto in tempo alla riforma Madia. Comuni che sarebbero tenuti a vendere le azioni; a Plavisgas, unico socio con un diritto di prelazione che può far valere, visto che i Comuni, per la Ma-

dia, non possono acquistare. Mettendo in mano a Plavisgas i destini della Holding e di Ascopiave. Pur se ci vorrà un altro anno perché la causa entri nel vivo, ce n’è abbastanza già così. Tirare le fila, a questo punto per Marchi, che era entrato nella partita Ascopiave da consulente, è tutt’altro che difficile. «Ho una grande tristezza nel ve-

Il bilancio Crescita anche nel 2019

Villa Sandi, ricavi a 95 milioni di euro «Brexit, meglio la chiarezza» TREVISO (g.f.) «Oggi è la fine di un’epoca e l’inizio di una nuova. Ma per chi deve pianificare progetti e investimenti, meglio la chiarezza dell’incertezza, specie se prolungata». Parole di Giancarlo Moretti Polegato, presidente di Villa Sandi, casa vitivinicola di Crocetta del Montello, nel primo giorno dopo la Brexit. Data scelta per diffondere i risultati 2019, con vendite per 95 milioni contro i 93,8 dell’anno precedente, il 60% dei quali dai mercati esteri. E, soprattutto, da Regno Unito, Stati Uniti e Germania. In due anni la società ha investito circa 10 milioni per ampliare lo stabilimento di Crocetta e costruire una nuova linea «4.0» per l’imbottigliamento, e l’intero rinnovo della linea pre-esistente. «Per il

2020 puntiamo a superare i 100 milioni di ricavi – spiega ancora Moretti Polegato – considerando anche i risultati entusiasmanti che stiamo ottenendo negli Usa e in Australia. In Europa le soddisfazioni maggiori vengono da Austria e Inghilterra, Paese che risulta il primo in assoluto per il Prosecco in tutte le sue denominazioni». Da qui le riflessioni su come potrà impattare l’uscita del Regno Unito dall’Ue: «Abbiamo parlato di Brexit per troppo tempo. Ora sappiamo che fino al 31 dicembre non cambierà nulla e c’è il tempo per negoziare accordi che non penalizzino né i produttori italiani né i consumatori oltremanica». © RIPRODUZIONE RISERVATA

dere quanto sta succedendo: corrisponde a ciò che avevo prefigurato agli interessati. Ancora una volta il Veneto è terreno di conquista da parte di aziende di regioni molto più vitali della nostra». Scontro che ora arriva ad Ascopiave: «Da potenziale soggetto aggregante si è trasformato in bottino di guerra per due corazzate che andranno a spartirsi la società. Temo che Francesco Fabbri (fondatore del Consorzio Bim Piave, di Pieve di Soligo, da cui Ascopiave ha preso origine, ndr) si stia rivoltando nella tomba». Marchi riavvolge il nastro della partita: «Ho provato a sensibilizzare sia i presidenti di Ascopiave e di Asco Holding, sia i segretari politici di tutti i partiti, ammonendoli sul rischio di una possibile spartizione da parte di soggetti esterni. Mi sono arreso solo quando ho visto che era stata pubblicata la gara, incaricando advisor e avvocati di Milano, disinteressati allo sviluppo virtuoso del territorio. Argomento chiuso: penso la situazione oggi sia difficilmente recuperabile». Quali gli errori compiuti? «Non bisognava vendere il parco clienti - sostiene Marchi -. Poi era necessario cercare di mettere insieme Agsm, Aim, Alperia e Dolomiti Energia. Non si sarebbe raggiunta la dimensione di Hera; ma con qualche milione di clienti si sarebbe potuto restare a testa alta nel mercato del gas». E le responsabilità? «Della politica che non ha voluto fare la cabina di regia. Poi penso che anche chi ha gestito l’operazione fosse sottodimensionato rispetto al ruolo che ha voluto assumere. Ascopiave è destinata a diventare nulla più di un braccio per teste che stanno altrove. E il territorio così non può crescere». E un ultimo monito: «Il Veneto sarà l’unica grande regione a non avere una propria multiutility per sviluppare politiche sull’energia. L’autonomia si svuota di contenuti se diamo le strade all’Anas e le multiutility ad altre regioni». Gianni Favero Federico Nicoletti © RIPRODUZIONE RISERVATA

Cattolica vede i soci E sull’assemblea summit tra comitati ( f.n.) Cattolica chiama a raccolta, da martedì, soci e agenti. E le associazioni tentano, da domani sera, di definire una linea comune sulle proposte di modifica allo statuto. Entra nel vivo la corsa verso l’assemblea straordinaria dei soci della società assicurativa, il 7 marzo. Primo appuntamento, l’incontro che Cattolica organizza con i soci dopodomani, alle 19, al Cattolica center di via Germania 33, a Verona, doppiato da una seconda serata, l’11 febbraio. Al centro dell’invito firmato dal presidente Paolo Bedoni, l’intervento del sociologo dell’Università Cattolica di Milano, Mauro Magatti, sulla cooperazione come modello necessario nell’economia sostenibile. Ma poi spazio all’aggiornamento sulle attività della Fondazione Cattolica e la panoramica sulla società. Dove in tre mesi ne sono successe di cose, dalla messa alla porta dell’amministratore delegato Alberto Minali all’arrivo nella sede centrale di Lungadige Cangrande degli ispettori di Ivass e Consob. E magari la cena a buffet che chiuderà la serata, sarà il momento per i vertici della compagnia di tastare il polso ai soci sull’assemblea del 7 marzo, convocata dopo la richiesta tra gli altri di Giuseppe Lovati Cottini e Luigi Frascino. Le due riunioni con i soci saranno seguite, la terza settimana di febbraio, dalla convention con gli agenti. Terminali rilevanti sul piano operativo, dopo il passaggio dei comandi da Alberto Minali a Carlo Ferraresi, e per la messa in moto dei soci per l’assemblea. Che potrebbe essere una battaglia voto per voto. In ballo una proposta, da votare in blocco. Con anche una norma transitoria che farebbe decadere dall’assemblea di bilancio di aprile Bedoni e altri tre consiglieri. E che potrebbe aprire un periodo complicato di ricorsi. È lo snodo più critico sul tavolo del summit tra le associazioni dei soci di domani, sera. Senza i proponenti delle modifiche portate in assemblea. A convocare il tavolo «Cattolica al centro» guidata da Giulio Polati. Sigla non schierata per default con Bedoni, avendo nel 2016 e 2018 promosso le liste alternative guidate da Michele Giangrande. «L’iniziativa del buongoverno - dice Polati è positiva - come tentativo di migliorare lo statuto, pur se ci si può non trovare d’accordo su tutto». Il nodo è però la norma sulla decadenza. «Delicata nella sostanza e nei rischi di illegittimità - sostiene Polati -. Proposta che sembra aperta e che i proponenti dovrebbero precisare meglio». In sostanza, un’interpretazione che facesse scattare il cambio di requisiti per il cda dalla prossima tornata e non subito allargherebbe il favore tra le associazioni. Il pallino sull’interpretazione autentica è nelle mani dei proponenti. VERONA

Sbagliato vendere i clienti Serviva una operazione con Alperia e Dolomiti Veneto unica regione che non può sviluppare piani nell’energia

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REGIONE ATTUALITÀ

Corriere del Veneto Domenica 2 Febbraio 2020

7 VE

Cgia: «Tasse e burocrazia, salasso da 13 miliardi» Aziendevenetesepoltedaicostidelletroppeleggi.Baretta:«ConleRegionaliinvista,partiamodaqui»

5,4 La Cgia calcola nel carico sulle aziende 5,4 miliardi di tasse

7,6 L’altro elemento è il costo della pesantezza nei rapporti con lo Stato

VENEZIA Tasse e burocrazia pesano sulle aziende venete per tredici miliardi di euro l’anno, pari all’otto per cento del Pil, e sono numeri che «zavorrano le aziende e frenano l’economia». Lo sostiene l’Ufficio studi della Cgia di Mestre sommando i 5,4 miliardi di euro di tassazione ai 7,6 collegati alla pesantezza dei rapporti con la pubblica amministrazione a causa, soprattutto, della eccessiva mole normativa. «Numeri interessanti ai quali sono interessato – è la risposta a stretto giro del sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze, Pier Paolo Baretta – ma messi così mi sembrano sganciati dal contesto, cioè non rapportati ad altre dimensioni quali, ad esempio, i risultati economici e gli sconti fiscali. La proposta che mi sento di avanzare è di approfittare della campagna elettorale che si

sta per aprire per un confronto a tutto campo su che Veneto sia il nostro e su quale Veneto vogliamo. Sono disponibile a parlarne in qualsiasi sede, anche a casa della Cgia». L’input del sabato mattina dell’organizzazione artigiana mestrina è come di consueto firmato dal coordinatore dell’Ufficio studi, Paolo Zabeo, e dal segretario, Renato Mason. Per il primo le cifre rappresentano «un mix micidiale» sul quale il governo dovrebbe cominciare a riflettere. «Se, a causa della situazione dei nostri conti pubblici, abbattere il carico fiscale in misura significativa non appare affatto semplice – evidenzia Zabeo una drastica riduzione della cattiva burocrazia, invece, potrebbe essere ottenuta a costo zero, o quasi. Si tratterebbe di ridurre il numero delle leggi attraverso l’abrogazione di quelle più datate, evitando così la sovrapposizione legi-

Baretta (sottosegretario al Mef) Ben venga il contributo della Cgia, la discussione sull’autonomia verte proprio sul rapporto fra tasse versate e quanto deve rimanere sul territorio Ma la discussione va fatta a 360 gradi

slativa che ha fatto diventare la burocrazia una nemica invisibile difficilmente superabile». Mason cita a questo proposito lo studio «The European House – Ambrosetti» che stima in 160 mila le norme in vigore in Italia di cui 71 mila promulgate a livello centrale. In Francia, invece, sono 7.000, in Germania 5.500 e nel Regno Unito 3.000. «La responsabilità di questa iper legiferazione - spiega Mason - è ascrivibile alla mancata abrogazione delle leggi concorrenti e al fatto che il nostro quadro normativo negli ultimi decenni ha visto aumentare esponenzialmente il ricorso ai decreti legislativi. Molti investitori stranieri non vengono in Italia proprio per la farraginosità del nostro sistema burocratico, il quale ha generato un velo di sfiducia tra le imprese private che non sarà facile rimuovere».

«Che le tasse siano troppe non è una notizia – risponde Baretta - e neppure che la semplificazione sia una priorità è un argomento nuovo. Ben venga il contributo della Cgia, la discussione sull’autonomia verte proprio sul rapporto fra tasse versate e quanto deve rimanere sul territorio. Però questa discussione facciamola interamente e usando ogni indicatore. Invito pertanto i vertici della associazione ad aprire un confronto fra le rappresentanze di ogni parte economica e sindacale e tutte le componenti politiche che scenderanno in campo per contendersi il governo del Veneto. Sarà un’ottima occasione – conclude l’esponente di governo – per analizzare bene la situazione attuale e progettare gli obiettivi che tutti insieme vogliamo raggiungere». G.F. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il caso

Mafia, ambiente e furti in casa boom di fascicoli in Veneto Spesa record per le cause lente

del falso deportato

Anno giudiziario, Zaia all’attacco: «Scandalosa mancanza di personale» VENEZIA Una cifra record di oltre

2 milioni di euro pagati dallo Stato per la lentezza dei processi in Veneto. Ecco uno degli «effetti collaterali» della crisi della giustizia della nostra regione, che emerge dalla relazione della presidente della Corte d’appello Ines Marini. Nel 2018 si era arrivati vicini a quella soglia, che lo scorso anno è stata superata, anche se non c’è ancora il dato ufficiale. Ma a impressionare è la crescita esponenziale delle cause iscritte: erano 223 nel 2015/2016 (l’anno giudiziario va dall’1 luglio al 30 giugno), 422 l’anno dopo, poi 389, ma ora sono salite a 567. Ieri, nel corso della cerimonia a Palazzo Grimani, l’appello al governo per avere maggiori risorse, soprattutto umane, è arrivato da tutta la giustizia veneta, che non si accontenta dei 23 magistrati (o, meglio, posti) in più della recente proposta ministeriale. Oltre a Marini, anche il procuratore generale Antonio Mura, il presidente dell’Ordine degli avvocati di Venezia Giuseppe Sacco («la distribuzione “a pioggia” è una mancanza di sensibilità verso il Veneto») e quello della Camera penale Renzo Fogliata («sembra quasi una punizione per chi ha votato l’autonomia»), il segretario della giunta veneta dell’Anm Vincenzo Sgubbi («anche con dieci magistrati in più la Corte d’appello di Venezia avrebbe il doppio del carico di tutte le altre Corti del nord»). «Ho visto una bella squadra di magistrati e tanta voglia di fare ha chiosato il governatore Luca Zaia - ma c’è una scandalosa mancanza di personale». Da Roma però non sono arrivate molte risposte. Il membro del Csm Alessio Lanzi si è concentrato sugli scandali della magistratura dell’ultimo anno, la dirigente del ministero della Giustizia Gemma Tuccillo ha promesso una «particolare attenzione» sull’edilizia giudizia-

847 il totale del personale amministrativo: dovrebbero essere 1117

88 mila le cause civili iscritte l’anno scorso: 3 mila in meno del precedente

65 Autorità L’inaugurazione a Palazzo Grimani: la Corte guidata da Ines Marini (la seconda) entra tra Luca Zaia e il patriarca Moraglia (foto Vision)

ria di Venezia, ma ha snocciolato una serie di cifre nazionali, dagli investimenti (9 miliardi) al personale (9 mila immissioni nel triennio) e all’informatizzazione, per dire che il governo sta facendo il possibile. Ma proprio sull’informatica, Marini e Mura hanno ricordato che il centro di assistenza è a Brescia («troppo lontano») e conta 22 tecnici per un’area, quella del Nordest, con 5377 tra magistrati e cancellieri. Mura ha fatto il quadro del lavoro delle procure venete. E ha spiegato che prendendo i processi con citazione diretta o per direttissima, le assoluzioni con formula piena sono il 16 per cento. «Limite fisiologico - ha detto - l’azione penale viene esercitata con ponderazione». Venendo ai reati, calano gli omicidi (da 51 a 44), soprattutto quelli tentati (da 186 a 66), anche se restano stabili i 35 complessivi con le donne come vittime. Stabili o in diminuzione i reati di terrorismo, la corruzio-

Mura Stabilità dei fenomeni criminosi ma resta l’insicurezza nella gente Sacco I magistrati a pioggia sono una mancanza di sensibilità per il Veneto

ne, le rapine e i casi di stalking, mentre crescono i furti in abitazione e gli scippi (da 6451 a 6750), gli omicidi colposi sul lavoro (da 30 a 53), i reati informatici (sia le frodi che gli accessi abusivi), quelli ambientali. I numeri sono fortunatamente bassi, ma l’anno scorso sono stati iscritti 16 fascicoli per mafia rispetto ai 5 di 12 mesi prima. Ci sono stati inoltre 2593 «bersagli» di intercettazioni, di cui 626 per mafia e 38 per terrorismo. «C’è una stabilità dei fenomeni criminosi - ha commentato Mura - resta il problema dell’insicurezza percepita dai cittad i n i » . L e c a r c e r i ve n e t e continuano a essere sovraffollate, con 2432 detenuti a fronte di una capienza di 1942: ci sono stati 2 suicidi, 81 tentativi e 674 episodi di autolesionismo. Idem in quello minorile di Treviso, dove ci sono 16 detenuti per 12 posti, con 26 atti di autolesionismo. Alberto Zorzi © RIPRODUZIONE RISERVATA

mila i nuovi procedimenti penali: un dato in linea con quello degli ultimi due anni

Il figlio di Liliana Segre: «La vicenda di Artale manna per i negazionisti» PADOVA La notizia che Samuel Gaetano Artale fosse un millantatore, era diffusa tra le comunità ebraiche. Lo stesso Gadi Luzzato Voghera che guida il Cedac (Centro di documentazione ebraica contemporanea) di Milano, aveva avvertito scuole e sindaci, anche l’amministrazione comunale di Cessalto, l’ultima in ordine di tempo a ospitare l’83enne, sapeva dei dubbi sulla testimonianza del padovano. Ma sono andati avanti comunque, facendo precedere l’intervento del falso deportato da un messaggio della senatrice Liliana Segre. E questo ha segnato il limite. Oggi interviene il figlio della senatrice, Luciano Belli Paci: «Purtroppo di millantatori ce ne sono in ogni campo, ma quando si parla di Shoah i casi come Artale rappresentano una manna per il negazionismo». Ieri siamo tornati a casa di Artale. Nonostante la malattia lo costringa al bastone e alla sedia a rotelle, l’uomo ha un portamento austero, sottolineato dall’accento tedesco che si nota ad ogni singola parola, un dettaglio che alla luce di quanto emerso in questi giorni, risulta piuttosto ambiguo. Gli chiediamo se qualcuno può mostrarci qualche documento che comprovi la sua versione dei fatti, ossia di essere veramente nato a Rostock come racconta, e di essere stato deportato ad Auschwitz. Ma nemmeno questa volta, come il giorno prima, la risposta può essere esaudita. «I documenti sono tutti giù in cantina, solo la mia segretaria sa dove sono, io non vi posso aiutare perché non sono capace di fare le scale». E poi aggiunge, riferendosi alle accuse, «sono le comunità ebraiche che ce l’hanno con me perché non rispetto il shabbat, sono loro i veri razzisti». Gli chiediamo la carta di identità (nella foto): la sua nascita è registrata nel ’37 a Laino Borgo, in provincia di Cosenza, e non esiste nessun Samuel, ma solo un Gaetano Artale, ingegnere specializzato nelle certificazioni industriali. Una verità scomoda la sua, che addolora soprattutto le persone che in tutti questi anni lo hanno ascoltato e seguito con commozione. Roberta Polese © RIPRODUZIONE RISERVATA


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DOMENICA 2 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

La grande paura

Malattia e rientro in classe Basta la firma dei genitori Legge veneta in vigore: oltre i 5 giorni di assenza non serve più certificato medico Lanzarin: «Via libera dal ministero della Salute, è escluso ogni rischio di contagio» VENEZIA. Scherzi del destino.

Nel culmine dell’allarme suscitato dal coronavirus entra in vigore la legislazione regionale che abolisce l’obbligo di esibire il certificato medico ai fini della riammissione in classe di bambini e ragazzi assenti per un periodo (ininterrotto) superiore ai cinque giorni: dalle scuole d’infanzia alle superiori, d’ora in poi, per riprendere la frequenza

sarà sufficiente un’autocertificazione dei genitori che, «consapevoli della responsabilità penale e degli effetti amministrativi in caso di dichiarazione mendace», garantiscano di aver «osservato le prescrizione del medico curante», così da escludere «condizioni incompatibili con la permanenza in collettività». La legge, approvata dal Consiglio del Veneto il 14 feb-

braio, abroga una norma risalente al 1967 già cancellata in gran parte delle regioni italiane, ma la coincidenza con la “sindrome cinese” suscita qualche inquietudine circa i rischi sul versante profilassi. «Nessun pericolo di contagio», replica l’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin «prima di legiferare abbiamo consultato il ministero della Salute, che ha espresso il nul-

laosta, e oggi il nostro dipartimento di prevenzione ha contattato nuovamente gli esperti ricevendo analogo parere favorevole: il pericolo è massimo durante la fase di incubazione, prima della comparsa dei sintomi, e l’autocertificazione concessa è ampiamente compatibile con l’azione di profilassi. A breve, comunque, invieremo una circolare agli istituti per preci-

sarne ulteriormente le modalità applicative». In verità, nella discussione d’aula qualche perplessità iniziale era stata manifestata dal consigliere dem Claudio Sinigaglia che tuttavia, rassicurato

Coronavirus, circolare: «Nessuna preclusione a studenti e lavoratori cinesi privi di sintomi» a riguardo dall’Ordine dei pediatri, aveva infine optato per il sì, giudicando l’atto una «semplificazione amministrativa che ridurrà gli adempimenti burocratici a carico dei medici». A proposito di scuola: «Non c’è preclusione a frequentare le lezioni per gli studenti giunti in Italia dalla Cina e che non presentano i sintomi caratteristici del corona-

La sanità regionale fa il punto: negativi i campioni prelevati ai cittadini che lamentavano sintomi influenzali sospetti

“Gruppi d’azione rapida” in ogni Usl Zaia: guardia alta, ma niente panico LA SITUAZIONE

Filippo Tosatto d oggi, l’unica traccia di coronavirus nel Veneto riguarda la coppia di turisti cinesi che ha trascorso una notte a Verona ed è ora ricoverata all’ospedale Spallanzani di Roma; visitato, l’addetto alla reception alberghiera che ha eseguito il loro check out, è risultato del tutto sano. L’altro caso sospetto – secondo i parametri ministeriali che includono insufficienza respiratoria acuta, tosse e temperatura superiore a 38° – riguardava un cittadino brasiliano, proveniente dalla Cina e residente nella città scaligera: il suo campione ha dato esito negativo, al pari delle persone che in questi giorni si sono presentate in vari pronto soccorso con sintomi lievi, o addirittura asintomatiche, dichiarando ai medici di aver avuto contatti recenti con la Cina.

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GRUPPI DI RISPOSTA RAPIDA

È il quadro della situazione tracciato in mattinata, a Palazzo Balbi, dal governatore Luca Zaia, affiancato nell’occasione dall’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin, dal direttore generale Domenico Mantoan e dalla dirigente del dipartimento prevenzione Francesca Russo “scortata” dai manager di Usl, Iov e Azienda Zero. In apertura dell’incontro con i giornalisti, Zaia si è messo in contatto telefonico con il capo della Protezione civile Angelo Borrelli, nominato dal Governo commissario per l’emergenza coronavirus, ribadendo la totale disponibilità della Regione «a collaborare in spirito di squadra per qualsiasi necessi-

tà emergesse». Da parte sua, Borrelli ha apprezzato «l’efficienza con cui la sanità veneta si è sinora mossa e l’importanza del lavoro in sinergia tra istituzioni, dichiarandosi certo che l’emergenza sarà superata». Nel corso del colloquio, il commissario ha espresso anche la volontà di organizzare un ponte aereo – già sperimentato in occasione dello tsunami nel Sudest asiatico e dell’epidemia di Sars – per riportare in Italia i cittadini che si trovano in Cina e vogliono rientrare (discreta la rappresentanza veneta) e per i cinesi che vogliono tornare nel loro Paese. L’INQUIETUDINE SUI SOCIAL

Ma quali sono nel concreto le iniziative in atto? La sanità del Veneto ha attivato una task force regionale a Venezia, con compiti di regìa, e analoghe strutture con competenza territoriale sono state allestite in ciascuna Usl e dotate di “gruppi di risposta rapida”. «Il presidio c’è ed è ben collaudato», assicura il governatore «si tratta di un’organizzazione studiata nei minimi particolari fin dal 2012». Le prospettive immediate? Non proprio rosee: «Ci sono dei casi a macchia di leopardo in vari Paesi, è presumibile che, come nel caso dell’influenza stagionale quando il picco non è ancora raggiunto, i numeri cresceranno. Ma siamo pronti ad affrontare la situazione e raccomando ai nostri cittadini di non farsi prendere dal panico e di affidarsi alla rete sanitaria, dai medici di base ai gruppi “rapidi” delle Usl, dal circuito di emergenza urgenza ai pronto soccorso degli ospedali ai quali ci si può rivolgere con assoluta fiducia e, se del caso, ricevere le analisi e le cure più appropriate». Parole rassicuranti, a fronte però di

virus», fa sapere Francesca Russo, il medico igienista a capo del Dipartimento prevenzione del Veneto, che cita la circolare congiunta del ministero della Salute e dell’Istruzione annunciata per domani; «Sarà trasmessa alle direzioni scolastiche e interesserà primarie, secondarie, università e comunità infantili ma anche, con le stesse indicazioni, i luoghi di lavoro». Una risposta all’allarme dei genitori di ragazzi con compagni di classe cinesi e ai timori espressi da imprenditori che operano in situazioni analoghe: «Si può comprendere l’apprensione delle famiglie», è il commento del governatore Luca Zaia «ma non ci deve essere fobia verso gli studenti o agli adulti asintomatici. La scienza garantisce che possono frequentare la scuola o andare a lavorare». Filippo Tosatto © RIPRODUZIONE RISERVATA

uscita una circolare del ministero che mira ad evitare timori ingiustificati nelle scuole e a garantire la sicurezza della frequentazione». NELLA RETE OSPEDALIERA

Ma qual è davvero il livello d’allerta? «Dagli elementi in nostro possesso, possiamo dire che siamo di fronte a un virus molto infettivo, ma, rapportato all’enorme popolazione coinvolta, a bassa mortalità», replica Mantoan che, da presidente dell’Agenzia italiana del farmaco, frena gli entusiasmi circa la possibilità di approntare in fretta un vaccino: «Non sono così ottimista, perché l’esperienza insegna che potrebbero occorrere molti mesi, non qualche giorno». Nel frattempo le mascherine protettive vanno a ruba ovunque, al punto da risultare introvabili: «La mascherina è pressoché inutile per chi sta bene», commenta Russo «serve invece a limitare la contagiosità di chi ha già la malattia conclamata, perché può bloccare l’espandersi delle particelle di saliva infette, ad esempio dal momento del triage in pronto soccorso fino al ricovero in reparto di malattie infettive». 118 E PRONTO SOCCORSO

L’assessore alla sanità Manuela Lanzarin, il governatore Luca Zaia, il direttore regionale Domenico Mantoan

un moto d’inquietudine che sui social diventa spesso invettiva e (a volte) minaccia nei confronti degli “untori”, estesa alla catena di negozi, supermarket, bar e ristoranti di proprietà cinese.

Telefonata a Borrelli del governatore Mantoan: «Il vaccino? Prevedo tempi lunghi»

«INFORMAZIONE CORRETTA»

«Abbiamo avviato una campagna informativa in più lingue perché circolano molte notizie infondate mentre l’informazione dev’essere scientifica, corretta, e contribuire così ad arginare le pur comprensibili paure delle persone. Ad esempio, ci hanno comunicato che è in

Il capo Prevenzione Russo: «Mascherine utili soprattutto per chi è già malato» La dottoressa Francesca Russo

A tal proposito, l’organizzazione negli ospedali veneti prevede che il paziente con sintomi «anche banali» sia subito dotato di mascherina e inviato in reparto senza attraversare aree comuni come le sale d’attesa. In ogni Usl, peraltro, è operativo almeno un reparto di malattie infettive. Nel dettaglio, avvertono gli esperti, il cittadino che avverta sintomi preoccupanti o temi situazioni di contagio, ha varie possibilità di chiedere aiuto; anzitutto, è attivo il numero telefonico 1500 del ministero, collegato, nel Veneto, al reparto di malattie infettive dell’Azienda ospedaliera di Padova dove viene effettuato un primo triage telefonico; «Ma si può contattare anche il medico di famiglia che attiverà l’intervento ospedaliero e in caso di necessità, il 118 direttamente». «Ogni caso», è la promessa «sarà valutato velocemente e se necessario preso in carico». — © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Nordest

«JUNIOR CALLY A SANREMO? INDIGNIAMOCI» L’assessore veneta Elena Donazzan (Fdi): «Il giovane rapper usa parole di violenza da disgusto. Da donna e rappresentante delle istituzioni non guarderò il Festival».

Domenica 2 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

L’intervista Roberto Marcato er lui la politica è passione, non rancore. Con una stella polare, l’autonomia. Un obiettivo, cioè far sì che quelle venete siano “città di luce” e non buie perché si spengono le insegne delle botteghe costrette a chiudere. E con una certezza: Luca Zaia sarà riconfermato governatore perché su temi cruciali, quali sanità, occupazione e turismo, a suo dire ha fatto talmente bene, che neppure l’opposizione riesce ad attaccarlo. Roberto Marcato, assessore regionale con delega allo Sviluppo Economico e alle Attività Produttive, nonché membro della segreteria federale con Matteo Salvini e del direttorio che regge la Lega in Veneto, parla con toni accorati del presente e del futuro del “suo” Veneto, non disdegnando, per rafforzare i concetti, di ricorrere al dialetto. Del resto per lui, abituato a salutare con un sorriso e la battuta “Bojorno paròn”, non potrebbe che essere così.

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«Autonomia, patto di sangue con Fdi e Fi o corriamo soli» L’assessore regionale lancia il tris di Zaia `«Se saremo ancora alleati di Brugnaro «Rivincerà, centrosinistra troppo diviso» a Venezia non faremo più le comparse»

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me, e l’unico collante è la paura di perdere la “carega”. Per governare il Veneto, però, serve ben altro. Certo, non sottovaluto nessuno, tanto meno Lorenzoni, ho rispetto di ogni avversario, perché lo reputo tale, non un nemico. Ma una cosa è evidente: la dote di Zaia è pesantissima, tanto che le minoranze fanno fatica a criticarlo».

Assessore, partiamo proprio dalle regionali. A sfidarvi potrebbe esserci una grande coalizione capeggiata da Arturo Lorenzoni, vicesindaco di Padova. «È un’alleanza divisa ancor prima di nascere. Con il Pd che vuole un candidato suo e i pentastellati che non intendono correre con i democratici. D’altro canto pure l’attuale governo di Padova è un insieme di contraddizioni e contrapposizioni pesantissi-

In che senso? «Nel Veneto abbiamo la migliore sanità d’Italia, certificata dal governo giallorosso, il più basso tasso di disoccupazione, la crescita più alta del Pil, siamo al primo posto in Italia e al secondo in Europa per presenze turistiche. Il presidente, poi, senza mai una lite, ha coronato il

percorso politico per le Olimpiadi a Cortina, le colline del prosecco patrimonio dell’umanità e sta lottando per il riconoscimento Unesco per Padova. Non a caso alle europee un veneto su due ha votato Lega». Chi sceglierà i candidati del Carroccio? «Il nostro partito è strutturato e i nomi verranno vagliati dalla segreteria provinciale di Padova con il commissario Filippo Lazzarin e poi condivisi con il direttorio veneto, cui spetteranno le designazioni definitive». Del partito dei veneti cosa pensa? «Ben venga, se dà la misura dell’effervescenza politica del territorio. Però ricordo che è costituito da forze indipendentiste-secessioniste. Non mi fa ben sperare che sprechino il loro tempo contro Zaia e Marcato, invece di contrastare il sistema centralista romano. E poi imma-

ginare che gli indipendentisti facciano un’alleanza con Pd e grillini, che stanno massacrando le regioni, fa sorridere». Il centrodestra si presenterà unito alle regionali? «Dipendesse da me, andremmo da soli e mi batterò per questo. A meno che non si verifichino due condizioni: che Berlusconi e Giorgia Meloni sottoscrivano un patto di sangue sull’autonomia presentata dalla delegazione capitanata da Zaia. E che FdI tolga questa “opa ostile” nei confronti della Lega e smetta di andare a caccia dei nostri amministratori». Come vede la situazione politica delle città venete? «Parto da Venezia e da Brugnaro, oggi nostro alleato. Su temi quali il Mose, Porto Marghera, ma anche nel rapporto con il governo, ha lavorato bene. Ma nel caso dovesse ricandidarsi e l’alleanza dovesse essere riconfer-

«IL PARTITO DEI VENETI SEGNA EFFERVESCENZA MA NON FA BEN SPERARE CHE SPRECHI TEMPO CONTRO LA LEGA INVECE CHE ROMA CENTRALISTA»

A Padova però c’è un’“isola” di centrosinistra... «Infatto purtroppo Padova non ha il ruolo che le spetterebbe. Incontro spesso il rettore Rizzuto, il prefetto Franceschelli, il questore Fassari e i rappresentanti delle categorie, e conosco bene la situazione. La sicurezza è uno degli elementi di debolezza strutturale del centrosinistra, padovano e nazionale, All’ombra del Santo, città universitaria e capitale del volontariato, c’è invece una recrudescenza della criminalità legata all’immigrazione, sottovalutata per questioni ideologiche. La maggioranza ha contaminato Giordani, sostenendo un’accoglienza senza regole. Io immagino sì una Padova accogliente, ma dove l’osmosi tra etnie e culture diverse trova sintesi nel rispetto della legge. Pensare, come sta avvenendo, di accogliere tutti gli stranieri, sistemandoli magari in qualche caserma dismessa dove vivono come animali e ingrassando le cooperative, è un errore. Bisogna dare loro l’opportunità di una vita dignitosa, senza dover delinquere. Padova, poi, deve decollare e il sindaco fare da motore. Invece sulla Fiera siamo fermi, sul traffico la maggioranza ha visioni contrapposte e il centro si sta desertificando. Ogni qualvolta si spegne l’insegna di un negozio, muore un pezzo di città. Padova “città della luce” è possibile: basta volerlo. Stop, quindi, alle grandi strutture di vendita e aiutiamo i piccoli commercianti. Perché il futuro è loro, come dimostrano Francia e Stati Uniti dove spariscono i centri commerciali e riaprono le botteghe». Nicoletta Cozza © RIPRODUZIONE RISERVATA

IL CONGRESSO ROVIGO Riccardo Mortandello, sindaco di Montegrotto Terme, è il nuovo segretario regionale del Psi. Ieri a Rovigo è stato rinnovato il direttivo eleggendo l’unico candidato alla successione di Luca Fantò, che così sarà più presente a Roma per continuare nel partito l’incarico di referente nazionale scuola, ruolo in cui - ha detto il segretario nazionale del Psi, Enzo Maraio - è diventato un punto di riferimento per i diritti dei docenti precari. La nomina di Mortandello non è avvenuta all’unanimità, per l’uscita dalla sala della Gran Guardia, che ha ospitato le operazioni congressuali, del delegato del Psi della Federazione di Venezia Michele Bertaggia, che ha lasciato il dibattito chiedendo che le porte del Psi Veneto restino aperte anche alla diversità di pareri, di rimando all’affermazione conclusiva del nuovo segretario: «Le porte del Partito socialista, che è un partito accogliente, sono aperte». Con Riccardo Mortandello, 38enne nato a Padova e cresciu-

mata, non siamo disposti a fare le comparse come avviene adesso che non abbiamo gli spazi che meriteremmo, considerato quello che rappresentiamo. Se in futuro saremo ancora insieme, governeremo alla pari».

PADOVANO Roberto Marcato è assessore regionale e componente del direttivo federale della Lega con Salvini

LA SALA Il congresso regionale del Psi a Rovigo (foto MASSIMILIANO SANDRI / STUDIOMAX)

Il Psi si rinnova (ma si divide subito): Mortandello nuovo segretario veneto to a Montegrotto, dove nel 2009 fondò «assieme a un gruppo di amici e compagni» il Circolo Sandro Pertini, diventando prima consigliere comunale di minoranza nel 2011, e poi sindaco alle amministrative 2016, conti-

AL MOMENTO DEL VOTO PER IL SINDACO DI MONTEGROTTO (UNICO CANDIDATO) IL DELEGATO DI VENEZIA ABBANDONA LA SALA

nua il percorso di rinnovamento del Partito socialista che guarda ai giovani, punta a cogliere le opportunità della comunicazione digitale e vuole essere “smart”: è stato avviato in Italia con il passaggio del testimone da Riccardo Nencini al 41enne Enzo Maraio, che ieri a Rovigo ha auspicato che il Psi nelle 6 Regioni al voto in maggio corra con liste proprie, sedendosi al tavolo di coalizione del centrosinistra.

è scontato un bel nulla che Luca Zaia sia rieletto governatore», ha detto Maraio. Il perché l’ha spiegato nel quadro di un paese in cui pesa l’astensionismo e l’elettorato «è mobile», e per le «inadempienze» del centrode-

ALLEANZE L’auspicio vale anche in Veneto, dove «è ora che il Pd sciolga il nodo del candidato» e dove «non

SEGRETARIO Riccardo Mortandello

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IL GAROFANO CON IL CENTROSINISTRA L’APPELLO AL PD: «SCIOLGA IL NODO DEL CANDIDATO ALLE REGIONALI»

stra in Veneto, da manifestare per smontare la tesi che è una Regione ben governata. Parole in sintonia con quelle dei rappresentanti delle diverse anime del centrosinistra intervenute al congresso: dal coordinatore veronese di Azione Marco Wallner alla consigliera regionale e coordinatrice di Italia in Comune Patrizia Bartelle, dalla portavoce per il Veneto di +Europa Anna Lisa Nalin al consigliere regionale Pd Graziano Azzalin. “Costruire il futuro” è stato il titolo del sesto congresso regionale del Psi e anche la sostanza della relazione di Mortandello, che tra gli strumenti per affrontare i cambiamenti socio-economici e intercettare i bisogni locali ha promosso la costituzione di un Tavolo degli amministratori del Veneto «perché bisogna ripartire dal territorio». Ha poi imputato al governo Zaia la perdita per il Veneto del 9% di prodotto interno lordo dal 2007, un modello di sanità diretto alla privatizzazione e «la propaganda del referendum sull’autonomia costato oltre 15 milioni di euro, mentre bastava una raccomandata da 6 euro come ha fatto l’Emilia-Romagna». Nicola Astolfi © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano Come prevenire il contagio I 10 consigli base del ministero della Salute

Domenica 2 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

In classe gli studenti cinesi «La mascherina non serve» Attesa a ore la circolare ministeriale `Veneto, negativo l’unico caso sospetto Zaia: «Ingiustificato chiudere le scuole» Mantoan: «È un virus a bassa letalità»

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IL QUADRO Lavare spesso le mani con acqua e sapone o soluzioni alcoliche

Mantenere l’igiene delle vie respiratorie

Starnutire o tossire coprendosi con un fazzoletto

Gettare i fazzoletti usati in cestini chiusi

Evitare di mangiare carne cruda o poco cotta

Evitare frutta o verdura non lavate

Evitare bevande non imbottigliate

Evitare il contatto ravvicinato con chi mostra sintomi di malattie respiratorie

VENEZIA Laviamoci spesso le mani con abbondante sapone e se abbiamo il raffreddore usiamo fazzoletti usa e getta. Ma non è il caso di farsi prendere dal panico. Né di setacciare le farmacie a caccia di mascherine che fanno tanto “cine” ma sono del tutto inutili per chi sta bene: servono solo per chi è già malato così da impedire di diffondere i germi attraverso le goccioline di saliva. È vero che contro il coronavirus cinese al momento non ci sono vaccini, ma è altrettanto vero che, pur «molto infettivo», si tratta di un virus «a bassa letalità» (parola di Domenico Mantoan, direttore generale della Sanità della Regione Veneto). Tant’è che anche chi è appena tornato dalla Cina e non ha sintomi influenzali - tosse, raffreddore, malessere generale, febbre sopra i 38° - può tranquillamente continuare ad andare a scuola (e ci sarà una circolare del ministero al riguardo) e a lavorare. In Veneto, del resto, non ci sono pazienti affetti dalla nuova polmonite: l’unico caso sospetto era quello di un brasiliano di 56 anni che dopo aver trascorso un mese in Cina è tornato a casa a Verona con tutti sintomi del coronavirus. Ricoverato, è risultato negativo: era una normale influenza. Anche tutti gli altri tamponi spediti all’Istituto Spallanzani soni risultati negativi. Poi c’è la coppia di cinesi che ha fatto tappa nella città scaligera ed è l’unica ad avere la malattia, ma è ricoverata nella capitale e l’addetto alla reception dell’hotel che ha avuto un contatto con i due è costantemente monitorato e al momento non ha sintomi. E allora perché siamo tutti in allarme?

LA TASK FORCE

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Chiamare il numero di pubblica utilità 1500 per informazioni

Il punto sull’emergenza sanitaria è stato fatto ieri mattina a Palazzo Balbi in una conferenza stampa convocata dal governatore della Regione del Veneto Luca

10 Consultare il portale L’APPELLO AGLI ANZIANI dedicato www.salute.gov.it/ nuovocoronavirus

A VACCINARSI CONTRO L’INFLUENZA “NORMALE”

formazioni.

COSA FARE A tranquillizzare i veneti ci ha pensato il dottor Mantoan: «Il coronavirus è un virus certamente molto infettivo, ma a bassa letalità. Ci si ammala facilmente, ma non si muore». I decessi in Cina? Rapportati alla popolazione, sono molto bassi. Vaccini, però, non ce ne sono: «Ci vorrà qualche anno, non è vero che basteranno pochi mesi». Le Ulss venete, in ogni caso, sono organizzate ad affrontare l’emergenza perché - come ha sottolineato Zaia - è dal 2012 che c’è questa rete strutturata. Il paziente può chiamare il proprio medico di base, il 118 o il numero 1500 predisposto dal ministero della salute. Chi arriva in ambulanza sarà portato direttamente alle Malattie infettive. Chi si reca da solo al Pronto soccorso con i sintomi influenzali dovrà mettersi una mascherina e sarà portato in una stanza separata. Nel caso in cui un paziente sospetto venga ricoverato, i suoi familiari dovranno restare in isolamento a casa finché non si avranno gli esiti degli esami o comunque per 14 giorni, cioè il tempo dell’incubazione. Occhio: tutti questi discorsi valgono per chi è rientrato dalla Cina o è stato a contatto con persone arrivate dalla Cina e ha sintomi influenzali.

LE DISPOSIZIONI

IL VERTICE Il governatore Luca Zaia tra l’assessore Manuela Lanzarin e il direttore Domenico Mantoan

Zaia presenti l’assessore Manuela Lanzarin, il direttore dell’Area Sanità e Sociale Domenico Mantoan, la dirigente della Prevenzione Francesca Russo, direttori delle Ulss, dello Iov e dell’Azienda Zero. In collegamento telefonico con Zaia, il capo della Protezione civile nazionale, Angelo Borrelli, nominato commissario per l’emergenza coronavirus, dopo aver sottolineato l’efficienza con cui la sanità veneta si è sinora mossa e l’importanza del lavoro di squadra che si sta facendo tra Protezione civile, ministero della Salute e Regioni italiane, ha fatto il punto della situazione generale: la prospettiva è di organizzare un ponte aereo - come avvenne nel 2004 con lo tsunami - per riportare in Italia i cittadini che si trovano in Cina e vogliono rientrare (molti i veneti) e per i cinesi che vogliono tornare nel loro Paese. Quando al Veneto, la Regione ha predisposto una task force e dato indicazioni alle Ulss, ai medici di base e al personale del Pronto soccorso su come comportarsi in caso di pazienti sospetti o che chiedono solo in-

Il poster

Gli avvisi pubblicati in più lingue `Avvisi in più lingue italiano, inglese, cinese - per informare i cittadini sulla polmonite da nuovo coronavirus sono stati predisposti dal ministero della Salute e rilanciati ieri dalla Regione Veneto nella

conferenza stampa convocata per fare il punto sulla nuova emergenza. Si tratta di consigli rivolti ai viaggiatori internazionali di ritorno da aree a rischio della Cina che dovessero presentare sintomi influenzali.

Ma chi è asintomatico - cioè non ha febbre, non ha raffreddore, non ha tosse - fosse anche stato a Wuhan per festeggiare il capodanno cinese, non deve preoccuparsi, può andare tranquillamente a scuola o al lavoro. Già domani o al più tardi nei prossimi giorni - ha anticipato la dottoressa Russo – sarà emanata una circolare del ministero dell’Istruzione che dirà chiaramente che i ragazzi possono andare a scuola. E questa sarà una informazione importante perché ci sono già state richieste di informazioni da parte di genitori così come di datori di lavoro che si sono rivolti all’Ulss per sapere come comportarsi con dipendenti tornati dalla Cina. L’indicazione ribadita ieri a Palazzo Balbi è chiara: se si sta bene si continua a comportarsi come al solito, non serve neanche la mascherina perché se si è sani non serve, solo se compare la febbre si chiama il medico. «Pensare di chiudere le scuole ha detto Zaia - non è giustificabile». Tra l’altro, ha aggiunto il governatore - al momento ci sono più morti da influenza “normale” che da coronavirus ed è anche per questo che è stata ribadita l’utilità di vaccinarsi, soprattutto se si è anziani o se si hanno delle patologie. «Vaccini ce ne sono, si fa ancora in tempo», ha detto il dottor Mantoan. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Treviso

Domenica 2 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

Verso le elezioni

IN CORSA Dall’alto il sindaco di Montebelluna Marzio Favaro, uno dei possibili candidati della Lega; sotto il consigliere regionale del Pd Andrea Zanoni: in tanti lo vorrebbero candidato governatore

Regionali, big in campo sarà sfida tra sindaci Lega, Pd e FI si affidano agli amministratori in campo anche Favaro, Cappelletto e Chies `

I DUELLI TREVISO Una lista di amministratori, o comunque gente che un passato in amministrazione lo ha avuto con adeguato consenso, in grado di raccogliere voti un po’ in tutta la provincia. E un obiettivo chiaro: mandare un consigliere in Regione. Forza Italia, nella Marca, riorganizza le truppe. E si conta: «Chi doveva andarsene, lo ha fatto - sottolineano Duilio Vendramin e Giuseppe Maso, del coordinamento provinciale adesso vogliamo costruire una lista che ambisca a portare un nostro consigliere a Venezia. Cinque anni fa, purtroppo, non ne abbiamo eletto nessuno».

LE PROPOSTE A metà settimana il direttivo provinciale ha tratteggiato le

prossime mosse. La Marca è stata divisa in cinque settori, da qui dovranno uscire nove candidati. E Forza Italia ha chiesto ai propri big di scendere in campo. La posizione di capolista sarà riservata a Fabio Chies, sindaco di Conegliano, poi ci potrebbe stare il deputato Raffaele Baratto che ha dato la propria disponibilità a correre. «Ma non ci sarà spazio per i cavalli di ritorno. Chi in passato ha corso contro le liste di Forza Italia, magari con una civica», precisa Vendramin. Tra i nomi più accreditati per entrare in lista c’è quello di Davide Acampora, consigliere comunale di Treviso. A lui spetterà il compito di andare a caccia di voti nel capoluogo, dove la concorrenza si preannuncia agguerrita.

LA SFIDA Treviso, come al solito, sarà il

Anche Baratto pronto a correre per gli azzurri Dem divisi tra l’appoggio a Zanoni o a Lorenzoni `

La polemica Le Sardine a Fabrica la lite diventa “social” Scintille sui social tra il leghista Riccardo Barbisan e il segretario cittadino del Pd Giovanni Tonella. Barbisan è caustico nel commentare la visita dei fondatori delle “Sardine” a Fabrica: «La sinistra ha sempre odiato operai e piccoli imprenditori mentre si è sempre contraddistinta per l’amore verso i miliardari, le sardine non fanno altro che confermare questa tendenza». lL replica di Tonella: «Onestamente la sinistra è esattamente l’opposto di quello che dici tu».

fortino più conteso. Acampora si troverà davanti una batteria di candidati non da poco. In Lega sono almeno tre i nomi pesanti in ballo: il capogruppo in consiglio comunale Riccardo Barbisan, e consigliere uscente; l’assessore regionale Federico Caner e l’ex presidente di Ascotrade Stefano Busolin, che è di Paese ma andrà a pescare nel bacino trevigiano. Così come il vicesindaco di Quinto Mauro Dal Zilio, altro big in rampa di lancio. Il Pd, alle prese

FdI PUNTA SU CREA, TAVERNA E RAZZOLINI A TREVISO SFIDA TRA BARBISAN, CANER, BUSOLIN, CALÒ E ACAMPORA

con le tensioni interne dovute alla scelta del candidato governatore, pensa invece ad Antonio Calò, che alle ultime europee si è ben comportato dimostrando di avere il giusto consenso. Ma c’è anche chi sogna un profilo diverso, come quello di Paolo Pavan, docente di Ca’ Foscari. E poi c’è il caso Andrea Zanoni, consigliere uscente che divide animi e opinioni: sarà sicuramente in lista con l’appoggio di tanti militanti del capoluogo, ma 12 circoli del montebellunese lo vogliono candidato governatore con o senza primarie. Il resto del partito resta sull’appoggio ad Arturo Lorenzoni, vicesindaco di Padova. E questa divisione alla lunga peserà. Anche i Dem punteranno su sindaci o ex importanti, due nomi: il primo cittadino di San Biagio Alberto Cappelletto e l’ex sindaco di Silea Silvano Piazza. Ma le liste

sono ancora lavorazione in un po’ tutti gli schieramenti. Nel Carroccio poi c’è da sciogliere il rebus sul numero delle compagini: due o tre? Intanto i candidati più gettonati restano sempre gli stessi, oltre ai già citati. Ci sono gli uscenti Gianpiero Possamai, Alberto Villanova, Silvia Rizzotto e Sonia Brescacin. E poi l’ex sindaco di Mogliano Giovanni Azzolini; l’ attuale sindaco di Montebelluna Marzio Favaro, l’ex sindaco di Motta e assessore provinciale Paolo Speranzon. In rampa di lancio anche l’ex sindaco di Codogné Roberto Bet, Paolo Mares, già primo cittadino a Castelcucco.

IN FERMENTO Sempre su Treviso ci sarà anche l’avvocato Fabio Crea, portacolori di Fratelli d’Italia, partito in ebollizione. Sebbene manchi ancora l’ufficialità, i possibili candidati sono già partiti con la campagna elettorale: il segretario provinciale Sandro Taverna e Tommaso Razzolini hanno già cominciato a esporre i propri manifesti; Luigi Susin ha lanciato una vera e propria campagna sui social entrando anche in argomento concreti come l’appoggio ai “truffati” dalla banche. E ben presto arriveranno anche gli altri da Marina Aliprandi, Nicole Bessega, Barbara Gardeman, Barbara Haas consigliere comunale a Villorba, Simone Colapietra, e l’ex sindaco di Vedelago Paolo Quaggiotto. Paolo Calia

Gazzabin punta su Arcade, a Spresiano centrodestra diviso COMUNALI TREVISO Cinque comuni, altrettante partite importanti da giocare. Accanto alle Regionali, il prossimo 24 maggio si andrà a votare anche per le amministrative. Occhi puntato sulla situazione di Castelfranco e Spresiano, i centri maggiori, ma attenzione anche a cosa accadrà a Chiarano (comune commissariato), Vidor (dove la corsa è paerta per prendere il posto di Albio Cordiali al secondo mandato) e Arcade. La novità principale arriva proprio da qui, da Arcade, dove la Lega è intenzionata a schierare come candidato sindaco Fabio Gazzabin, braccio destro del governatore Luca Zaia, da anni capo di gabinetto in tutte le sue avventure

(da assessore in Provincia, a vicepresidente della Regione con Giancarlo Galan, all’esperienza da ministro, fino al suo ritorno a Venezia) e adesso pronto ad andare in pensione. «Impossibile che se ne stia senza fare niente, lui è abituato a lavorare 30 ore al giorno», sorridono al K3 sicuri che la proposta fatta verrà accolta. Gazzabin non si sbilancia: «Ci sto pensando, dobbiamo ancora parlarci». Questa scelta risolverebbe un grosso problema alla Lega, alla ricerca di un candidato alternativo a Domenico Presti, sindaco uscente arrivato al secondo mandato e già rischierato come candidato nella vicina Spresiano.

SCINTILLE Proprio Spresiano presenta

una situazione completamente diversa. Il centrodestra diviso si guarda in cagnesco. Da una parte il primo cittadino uscente, Marco Della Piettra, sostenuto da Fratelli d’Italia e la civica d’area di Roberto Fava, uscito da Forza Italia e ora vicino al movimento di Toti. Dall’altra la Lega con Presti e che avrà il sostegno proprio di Forza Italia. Terzo incomodo il centrosinistra, che pe-

AMMINISTRATIVE: A CASTELFRANCO TORNA MARCON A VIDOR IL DOPO CORDIALI CHIARANO VUOLE USCIRE DAL COMMISSARIAMENTO

rò scioglierà le riserve sul nome del candidato solo la prossima settimana.

LA SVOLTA

RIFLESSIONE Fabio Gazzabin accanto al governatore Luca Zaia: sta valutando la proposta di correre come sindaco ad Arcade

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A Castelfranco invece è ritornato in corsa Stefano Marcon, sindaco a fine mandato e presidente della Provincia, che aveva annunciato il suo ritiro dall’attività politica per problemi personali per poi ripensarci. Scelta che ha dato nuovo slancio al Carroccio, che si è tolto un peso. Anche qui però il centrodestra rischia di correre diviso e questo a vantaggio di un Pd che sta riorganizzando le sue forze sotto la guida di Giovanni Zorzi, segretario provinciale Dem che ha preso in mano le redini della campagna elettorale. P. Cal.


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Nordest

IL CENTROSINISTRA VENEZIA E adesso nel dibattito per le Regionali si inseriscono anche le Sardine. All’indomani della direzione regionale del Partito Democratico che ha fissato tempi strettissimi, 10 giorni, per trovare la quadra su coalizione e candidato, il movimento delle Sardine ritenuto dirompente per la vittoria di Stefano Bonaccini in Emilia Romagna entra anche nel dibattito del centrosinistra veneto. Firmato dai referenti delle sette province, i giovani hanno chiesto di “esserci”: «Siamo tante e tanti, vogliamo esserci, vogliamo guardare al futuro, con responsabilità». E, come i politici navigati, si sono ben guardati dal sostenere l’uno o l’altro candidato, ma il messaggio è chiaro: «Non è possibile cambiare le cose se non ci si confronta con quel tessuto composto da comitati, movimenti, associazioni e mondo civico». Un altro endorsement per il civico Artutro Lorenzoni, il vicesindaco arancione di Padova che l’altra sera è stato il convitato di pietra alla direzione regionale del Pd.

Domenica 2 Febbraio 2020 www.gazzettino.it

Regionali, le Sardine al Pd: «Al voto vogliamo esserci» I giovani: «Ci importa la politica che sa `Tra i dem rispunta l’ipotesi del vicentino includere e allargare, non deludeteci» Giacomo Possamai. Dieci giorni per decidere

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IL BORSINO

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Arturo Lorenzoni

L’APPELLO Il vicesindaco di Padova è il candidato civico su cui punta un pezzo del Pd veneto

I PALETTI DEM La direzione dei democratici peraltro da venerdì convocata “in maniera permanente” - ha deciso tre cose: 1) “Definire, con tempestività, il perimetro più ampio possibile della coalizione delle forze democratiche, riformiste, progressiste e ambientaliste e che corrisponda ad una logica di apertura a società civile e movimenti”; 2) “Verificare le condizioni per una possibile convergenza con il Movimento 5 Stelle, che ribadisca, anche a livello regionale, l’accordo politico che ci vede insieme al governo nazionale”; 3) “Individuare, attraverso un percorso trasparente, con la maggiore condivisione possibile, la candidatura a presidente della Regione del Veneto sulla base delle proposte che verranno presentate al tavolo della coalizione, senza escludere il ricorso allo strumento partecipati-

LA DIREZIONE VENETA CONVOCATA “IN MANIERA PERMANENTE”. SULLO SFONDO LE PRIMARIE

PADOVA La riunione della direzione regionale del Pd veneto di venerdì sera (foto NUOVE TECNICHE)

TOTONOMI

Liste e firme, Ferrari “corteggiato” VENEZIA Tutto può succedere, anche che un leghista aiuti un renziano o che un dem si dia da fare per un calendiano. Cinque anni fa, del resto, non era stato l’ex scudocrociato Stefano Valdegamberi ad aiutare Laura Di Lucia Coletti a presentare la lista promossa anche da Rifondazione comunista? La legge elettorale del Veneto consente infatti di presentarsi alle elezioni senza l’obbligo di raccogliere le firme solo se la lista è collegata ad un gruppo consiliare. Ed ogni gruppo può sostenere due liste, quella col proprio nome più un’altra. È così che a Palazzo

MESTRE L’attesa è terminata: il “bomba day” è finalmente arrivato. Ci sono volute più di due settimane di incontri e confronti in prefettura per mettere a punto tutti i dettagli di un piano mastodontico per liberare Porto Marghera da un ordigno bellico di oltre 226 chili di cui 127 di tritolo. Un dispositivo enorme, appunto, che oggi dovrà da una parte evacuare oltre 3.500 persone, dall’altra disinnescare, rimorchiare in mare e far esplodere al largo del Lido una bomba d’aereo rimasta silente, cinque metri sotto terra, per circa 76 anni. Per sgomberare l’area il prefetto di Venezia Vittorio Zappalorto ha messo in campo oltre 400 uomini tra forze dell’ordine e protezione civile. Un’azione porta a porta, per suonare al campanello alle persone da trasferire al palasport Taliercio, casa della Reyer e struttura designata, per questa domenica, a

punto di raccolta per gli sfollati. Non ci sono solo case, ma anche aziende e sei alberghi: per evitare ingorghi, ai clienti verranno proposti tour alternativi a Venezia: dalle ville della Riviera all’M9 di Mestre. Actv metterà a disposizione dalle 6 alle 7 un servizio gratuito che passerà ogni 5 minuti lungo le fermate Sansovino, Molmenti, Boerio, Forte Marghera con capolinea al Taliercio. L’ultimo treno prima del blocco partirà da Santa Lucia alle 7.10, l’ultimo autobus da piazzale Roma alle 7.26. I parcheggi chiuderanno alle 7, termine ultimo per far uscire le auto. Sempre alle 7 partirà la sospensione del traffico nell’area rossa: vietato farsi trovare nella zona interdetta in auto, in moto, in bici e a piedi. Sarà completamente chiuso, quindi, anche il ponte della Libertà, unico collegamento di terra tra Mestre e Venezia. La zona interdetta, quindi, sarà un deserto: per evitare che ad approfittare della situazione siano i malintenzionati, le uniche auto che la per-

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Giacomo Possamai

vo delle primarie di coalizione”.

A Palazzo Ferro Fini

Ferro Fini in parecchi osservano Franco Ferrari (foto), entrato nel 2015 con la lista Alessandra Moretti Presidente, gruppo cui ha cambiato il nome in “Civica per il Veneto” dopo le dimissioni dell’europarlamentare. Ferrari per il momento non si sbilancia, ma potrebbe essere lui ad aiutare i renziani di Italia Viva e i calendiani di Azione qualora decidessero di mollare davvero il Pd e il centrosinistra per costituire il “terzo polo”. Ferrari potrebbe essere addirittura il candidato governatore? (al.va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

I nomi? Il più gettonato, su cui c’è stata anche l’apertura del sottosegretario Achille Variati, è Arturo Lorenzoni. Il vicesindaco arancione ha il sostegno pressoché generalizzato dei zingarettiani, cioè i Dems di Martella (Tonella, Camani, Azzalin, Facincani) e l’area Dem di Franceschini (Baretta, Variati, Bonfante). L’area dell’ex ministro Martina è spaccata tra i padovani (Bisato, Bettin) favorevoli a Lorenzoni e quelli del capogruppo in Regione Stefano Fracasso che propendono per una candidatura di partito, a partire dallo stesso Fracasso che però venerdì non ha avuto grandi sostegni. Tra i parlamentari, quelli di Base Riformista di Lotti e Guerini, era circolata l’ipotesi di puntare sul collega Roger De Menech, ma anche questa sarebbe già sfumata. Gli scenari possibili? Il primo

Bomba day a Mestre, 3.500 evacuati pattuglie anti-sciacalli nell’area rossa L’OPERAZIONE

è che tornino in ballo le primarie e a quel punto nel Pd potrebbero correre in parecchi (Fracasso, Zanoni, una donna, magari anche Sinigaglia) con il rischio, trattandosi di elezioni di coalizione, di frantumare i consensi. Il secondo è che si trovi un candidato condiviso da tutto il partito e lo si porti al tavolo degli alleati: il nome che circola è quello di Giacomo Possamai, già capogruppo Pd in consiglio comunale a Vicenza, poi sconfitto alle primarie per la candidatura a sindaco del capoluogo berico da Otello Dalla Rosa per una manciata di voti. La terza possibilità è che, magari più per sfinimento che per convinzione (di alcuni), si converga sul civico Lorenzoni. Tempo per decidere ce n’è: il termine è fissato per il 10 febbraio, ma si sa che i termini sono fatti per non essere rispettati, specie nei partiti.

MARGHERA Artificieri al lavoro sull’ordigno da 226 chili

L’ORDIGNO BELLICO DI OLTRE 226 CHILI TRASPORTATO AL LARGO DEL LIDO BLOCCATI I TRENI E PONTE DELLA LIBERTÀ

lustreranno saranno quelle delle 27 pattuglie anti sciacallaggio. Dalle 7.30, quindi, arrivato il via libera delle autorità, gli artificieri del Genio di Legnago inizieranno a disinnescare l’ordigno. La circolazione dei treni verrà sospesa dalle 7.30 alle 12.30, quella degli aerei dalle 8.30 alle 12.30. Le uniche navi che dovranno abbandonare il porto saranno le gasiere e le chimichiere, le altre potranno rimanere ormeggiate a patto che il personale resti sotto coperta e non sul ponte. Intorno alle 11 circa l’ordigno verrà posizionato in acqua con dei palloni galleggianti e inizierà il suo viaggio verso la Rada davanti a Malamocco, dove al largo verrà fatto brillare. Intorno a mezzogiorno, quindi, dovrebbe finire l’allerta a terra. Una volta in Rada l’area di sicurezza avrà un raggio di un chilometro. A quel punto sarà il nucleo Sdai della marina a far brillare la bomba a distanza. Davide Tamiello © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il vicentino potrebbe essere il nome unitario da presentare al tavolo

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Stefano Fracasso

Sul capogruppo in Regione non si è fatta sintesi, ma restano le primarie

Intanto le Sardine dicono la loro. «La campagna elettorale per le Regionali di questa primavera ci preoccupa - recita il comunicato diffuso ieri - sembra esista un dibattito più legato a logiche di spartizione di poltrone piuttosto che orientato al bene comune. Un dibattito relegato a pochi, incomprensibile ai molti. Non è possibile cambiare le cose se non ci si confronta con quel tessuto composto da comitati, movimenti, associazioni e mondo civico. Solo così, solo con loro, si possono coinvolgere tutte e tutti coloro che vogliono costruire, come in Emilia, un fronte ampio che sappia fare da argine e contraltare a una politica difende solo gli interessi di pochi. Non ci importa la politica che guarda a sé stessa e non sa sperimentare forme nuove di ascolto, condivisione e partecipazione. Ci importa la politica che sa includere, allargare, che non guarda al proprio ombelico replicando schemi vecchi, visti e rivisti, che non hanno saputo essere all’altezza delle sfide. Ci importa essere cittadine e cittadini e come tali protagonisti nella costruzione di un Veneto diverso da quello che è stato fino ad ora. Siamo tante e tanti, vogliamo esserci, vogliamo guardare al futuro, con responsabilità. Non deludeteci: ne va della vita della nostra regione e di chi la vive ogni giorno. Serve agire in fretta, non c’è più tempo da perdere». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

Bomba day a Mestre

Posizione ordigno 1.816 metri

La zona rossa L'area rossa a ridosso della laguna tra Porto Marghera e Mestre sarà chiusa al traffico a partire dalle 7.00, dopo l'evacuazione di tutti i residenti (3.500 persone circa), e verrà riaperta alla fine delle operazioni di rimozione della bomba. In questo periodo la circolazione per Venezia sarà bloccata

MESTRE

Campalto

Marghera VENEZIA


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REGIONE

DOMENICA 2 FEBBRAIO 2020 LA TRIBUNA

L’inaugurazione dell’Anno giudiziario

Meno omicidi, più infiltrazioni mafiose Il bilancio veneto della giustizia: vanno colmati i vuoti in organico per far fronte alla mole di lavoro. Gli sforzi non bastano più Roberta De Rossi VENEZIA. Si uccide meno, per

fortuna, in Veneto: negli ultimi anni gli omicidi volontari sono scesi dagli 83 del 2017, ai 51 del 2018, ai 44 dell’anno scorso. Ma si muore sempre di più sul lavoro e sulle strade, con 53 vittime della mancanza di norme di sicurezza sul posto di lavoro e 281 dell’incoscienza di chi è alla guida distratto dal telefonino, alterato dall’alcol o droga. Tutte, devastanti tragedie familiari e sociali. L’inaugurazione dell’anno giudiziario - ieri, in Corte d’Appello - dà l’occasione per fotografare il Veneto più oscuro, quello dei reati. E lo stato della giustizia, che lo contrasta. «L’essere la quarta regione più industrializzata d’Italia si riverbera anche sulla qualità del contenzioso, concentrandolo sulla macroarea economica, civile e penale», sottolinea la presidente Ines Maria Luisa Marini: le vicende delle Banche Venete (che stanno impegnando oltre ogni forza gli uffici giudiziari di Vicenza e Treviso, con migliaia di parti civili costituite), ma anche «il significativo aumento dei procedimenti per reati di associazione per delinquere con infiltrazione di criminalità proveniente da altre regioni d’Italia». Una vera e propria allerta-mafie. «Le indagini della Distrettuale hanno affrontato per la prima volta in maniera complessiva il radicamento in Veneto delle organizzazioni criminali mafiose, principalmente ’drangheta e camorra», osserva il procuratore generale Antonio Mura, «che puntano al controllo del territorio, con condizionamento psicologico dei cittadini, acquisendo attività commerciali in difficoltà, con azioni anche violente. Forte allarme desta pure la permeabilità al riciclaggio». A fronte di un impegno crescente, gli uffici giudiziari veneti - penali e civili - si ritrovano però pericolosamente a ranghi ridotti. «Siamo arrivati al capolinea. I risultati positivi raggiunti nonostante la difficile situazione non sono replicabili senza l’immediata immissione di magistrati e personale amministrativo», dice diretta la presidente della Marini, «la scopertura ha ormai raggiunto dimensioni tali da condizionare la stessa attività giurisdizionale e generare disfunzioni in tutto il settore amministrativo». In Corte d’Appello manca il 37% del personale, nelle Procure-Tribunali veneti il 28% in media. E, intanto, si prospetta l’entrata in vigore della riforma del blocco delle prescrizioni, che riverserà altre migliaia di fascicoli l’anno sulla Corte. «Intollerabile», chiosa Mura. «Vedo tanta voglia di fare, la squadra veneta c'è, ma dalla relazione emerge una scandalosa deficienza di risorse e personale», commenta il presidente Luca Zaia. «Particolare attenzione sarà riservata a questo di-

stretto», promette Gemma Tuccillo in rappresentanza del ministero di Giustizia, «in questi anni è stato fatto uno sforzo senza precedenti». «Aumento di organici “a pioggia”», il commento di Giuseppe Sacco, presidente del Consiglio dell’ordine degli avvocati di Venezia, «che segnala una palese mancanza di sensibilità verso le effettive esigenze degli Uffici, dando ulteriore benzina a chi ha già il serbatoio pieno: fino a quando il Veneto dovrà attendere? Non si voglia pensare che siccome i risultati raggiunti sono di assoluta eccellenza rispetto alle risorse si possa la-

sciare questa Corte a fare il “fanalino di coda”». «C’è sottovalutazione del Veneto: beffardo per un territorio che ha votato per l’autonomia. Sembra un atteggiamento punitivo», aggiunge l’avvocato Renzo Fogliata, a nome delle Camere penali venete, «quanto alla riforma della prescrizione non esistono “strategie dilatorie” degli avvocati. È un mito che va riportato alla realtà». Non va meglio sul lato civile: «C’è un calo delle cause: il cittadino rinuncia a difendere i propri diritti», dice Fabio Sportelli delle Camere civili del Triveneto. © RIPRODUZIONE RISERVATA

La cerimonia di apertura dell’Anno giudiziario ieri alla Corte d’Appello di Venezia

INTERPRESS

I nUmerI

44 gli omicidi commessi nel Veneto nel 2019, 7 in meno del 2018. 15 le donne vittime di femminicidio.

12.889 i procedimenti civili pendenti in Corte d’Appello, in calo rispetto agli anni precedenti. 13.431 i fascicoli penali, in leggero aumento

2.016 La più bella arte del Novecento ti aspetta!

i reati contro la libertà sessuale e di stalking: 604 violenze sessuali, 82 abusi su minori, 1279 atti persecutori. Numeri sostanzialmente stabili rispetto al 2018.

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il buco di organico negli uffici giudiziari veneti.

8.836 il numero dei reati informatici, in costante, rapida ascesa: nel 2019 sono state ben 7.595 le frodi telematiche denunciate.

911 i giorni della durata media di un procedimento civile d’appello, 1.076 per le cause penali.

37% Main sponsor

la percentuale dei reati dichiarati prescritti in Appello.

Partecipazione

2.432 i detenuti nelle carceri in Veneto, sovraffollate rispetto ai 1.942 posti disponibili. 4 i suicidi l’anno scorso, 81 i tentativi e 674 i casi di autolesionismo.


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