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4 Primo Piano
L'ARENA
Lunedì 2 Marzo 2020
IlVenetoel’epidemia Le proposteper «alleggerire» ilpeso deidivieti
265
IPAZIENTI POSITIVIALTEST PRIMICASIREGISTRATI AVERONA
Gliultimidatidiffusiierisera parlanodi42casiinpiùrispetto alreportprecedente.Sono64i pazientiricoveratiinseiospedali veneti;14interapiaintensiva.
170
ITAMPONI EFFETTUATIDALL’ULSS 8 DI CUI 162 SONO RISULTATI NEGATIVI
Deitamponieffettuatidall’Ulss8 Berica,162sonorisultati negativi,quattrosonoinattesadi esitoequattrosonopositivi. Nessunpazienteèricoverato.
REGIONE. L’obiettivodegliamministratori èconiugarele indicazionidegli espertie lavita
IcontagiinVeneto salgonooraa265 masivuoleripartire Laparolad’ordineè«droplet».Zaia:«Auspichiamola ripresadelle attività, ma a distanza di sicurezza». «Ora serve un piano industriale» Da una parte la cautela, doverosa, dall’altra la voglia di ripartire, prima possibile, facendo leva sui numeri: in Veneto non c’è stata quella crescita esponenziale di contagiati da coronavirus che gli algoritmi prevederebbero. Segno che le misure drastiche adottate finora hanno funzionato? Forse. SITUAZIONECONTAGI. Ieri se-
ra il numero delle persone positive al coronavirus è salito a quota 265 (42 in più rispetto al report precedente), mentre sono 64 i pazienti ricoverati nelle strutture ospedaliere, 25 sono in cura a Padova. Dei contagiati, 88 sono a Vò, 72 a Treviso, 42 in provincia di Venezia con esclusione di Mirano, 31 a Padova con l’esclusione di Vò e Limena, 14 a Limena, 6 a Mirano, i primi 4 casi a Verona, 4 a Vicenza (di cui uno legato al focolaio lombardo), 2 a Belluno. Un altro caso è collegato al focolaio lombardo e per 1 è in corso l’assegnazione epidemiologica. SISTEMA SANITARIO. Se più
del contagio fanno paura gli effetti che potrebbe avere sul sistema sanitario, arriva la rassicurazione dell’assessore Lanzarin: «Per quanto riguarda le strutture sanitarie del Veneto - afferma - abbiamo dati confortanti. La situazione tiene, con un dato stabile anche in merito ai ricoverati nei reparti di malattia infettiva. Dati che ci rassicurano - ammette - ma non ci tranquillizzano perché l’attenzione deve rimanere alta». RIPRESA & DROPLET. I presi-
denti delle tre regioni in cui si è manifestato il maggior numero di casi (oltre al Veneto Lombardia ed Emilia Romagna), hanno condiviso le loro proposte «tese a coniugare le indicazioni del mondo scientifico con la vita di tutti i giorni» e in parte accolte nel decreto firmato ieri sera dal premier Conte. Ecco il chiarimento sulle scuole, sospese ma non chiuse e la riapertura, con limitazioni, dei luoghi di culto e
di cultura. Fermo restando l’appello al buon senso «Le Regioni chiedono che vengano attutite alcune misure sottolinea Zaia - ma non aspettiamoci un libretto di manutenzione sulla vita». Quello che entra in gioco adesso è il “droplet” ossia la distanza minima di sicurezza necessaria per evitare la trasmissione delle “goccioline”. Così Zaia auspica, e il Governo ha accolto la richiesta, la possibilità di riaprire i luoghi di culto, a patto che vengano indicati i posti in cui sedersi mantenendo la debita distanza. Anche i cinematografi, secondo Zaia, potrebbero riaprire rinunciando ad una fetta di clienti. Mentre resta ferreo il divieto a qualsiasi manifestazione che possa portare assembramenti di persone nelle piazze, i governatori sono favorevoli ad una ripresa delle normali attività. Sì allora all’apertura dei musei e dei centri commerciali, a patto di contingentare il pubblico, sì all’attività di bar e ristoranti «purché si faccia il servizio ai tavoli, evitando la mescita al banco o all’aperto». ECONOMIA: RIPARTIRE. Se la
preoccupazione da un lato è sanitaria, dall’altra è economica, perché la locomotiva del Nordest e d’Italia non si può fermare. Ma perchè l’economia del Veneto e del Paese riparta, dice il governatore veneto Luca Zaia, «serve un piano industriale e di immagine per riposizionare l’Italia a livello internazionale». Da questa emergenza coronavirus, «l’economia ne esce con le ossa rotte», rincara, ricordando che la prossima settimana la questione «sarà oggetto di incontri con il governo
per chiedere misure straordinarie a 360 gradi». Sul piatto, come sostiene Salvini, non ci sarebbero ancora risorse sufficienti. «È un dato di fatto - replica Zaia - che non ci siano ad oggi grandi stanziamenti. Dobbiamo vedere un bel decreto strutturato che attivi misure dirette per le imprese. E degli interventi per coprire i danni che questa emergenza ha provocato». Quanto alle risorse stanziate per le tre Regioni colpite «per la cassa integrazione in deroga», avverte, «spero siano disponibili da subito». Ma si tratta, conclude Zaia, unicamente «di un tassello di un mosaico dell’intervento che ci dovrà essere». Secondo le prime stime elaborate dalla Cgia di Mestre, le imprese venete avranno danni per 700 milioni. Ma quanto durerà l’emergenza? RISORSE INSUFFICIENTI. Par-
tendo da questo interrogativo, la Cgia ieri ha provato a fare alcuni calcoli sulla quantità di risorse necessarie per far ripartire il Paese: «È necessario intervenire con una misura economica shock di medio-lungo periodo di almeno 10 miliardi di euro, per evitare di scivolare verso una pesantissima recessione. I 3,6 miliardi annunciati dal ministro Gualtieri sono insufficienti», dice il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre Paolo Zabeo. «Se l’Esecutivo crede di poter dilazionare nel tempo le misure si rilancio del Paese sbaglia - aggiunge -. O si interviene subito, con una forte sterzata, altrimenti siamo destinati a scivolare verso una recessione pericolosissima». Sull’immagine negativa scesa su una parte del Paese, il rappresentante degli Artigiani attacca: «Veneto e Lombardia non sono il lazzaretto d’Europa, basta con questo danno di reputazione che rischia di penalizzarci oltre misura. Siamo il motore del Paese, non gli appestati che vanno emarginati». •
«Orastobene» LATESTIMONIANZA DACAMPIGLIA «Dopoaver riscontratoil 14febbraiouna leggera febbree una leggeratosse misonosottoposta volontariamenteal tamponerisultando positivainforma lieve asintomatica,ora sto bene».La donnadi 38anni diCampigliadei Berici contagiatadal coronavirus nelcluster diVo’ Euganeo, dovelavora,dopo essersi confrontatacon ifamiliari coniqualisi trovain isolamentodomiciliareha decisodirompereil silenzioperrassicurare i propricompaesani sulle suecondizionidi salute conunpost sullapagina facebook“Sei diCampiglia se...”.«Rimarremo in quarantenaper i14giorni previstidal ministero dellaSaluteaffinché vi sia lamassimatuteladi tuttiaggiunge-. Anche questo aspettoperme e perlamia famigliaè molto importante:non rimanere nelsilenzioma rassicurarvicheci atterremoalle rigide raccomandazionidei medici.Altermine di questoperiodopotremo ritornaread unavita normaleinquantoimedici cihanno assicurato che nessunodinoipotrà al terminediquesto periodo esserecontagiosoper altri.Probabilmente questovirusche dàpochi sintominelle personein salutecircola da molto tempoconfondendosicon lanormaleinfluenza. Se avetesintomiimportanti chiamateilnumero verde: ildistrettosanitario di Vicenzaè molto efficiente». L’iniziativadella campiglieseha riscosso numerosielogi sul social networkconauguridi prontaguarigionecui si è associatoilsindaco MassimoZulian cheparla di«lezione di ragionevolezza, responsabilitàe buon sensodi questafamiglia checiaiuta a vincerela paura,specie se immotivatae alimentata dauna fuga dinotizie infondateche andavano smentite,icampigliesi stannoreagendonel modo migliore,ossiausando la testa». F.B.
Venetiin tempodi coronavirus: protettidallamascherina masenzarinunciare alcellulare
ILCASO. IlpresidentedellaGiunta: «Dispiaciutoperlafrase suitopi»
«Miscuso conla Cina» Unaletterainviata all’ambasciatore «Nonèmio stileaggrediree costumesottolineare lediversitàdipelle, direligioneo digenere» VENEZIA
Dispiaciuto per l’accaduto», al punto da ammettere che «quando si sbaglia, si sbaglia». Il governatore del Veneto Luca Zaia fa un passo indietro ufficiale dopo la frase «abbiamo visto tutti i cinesi mangiare topi vivi» detta due giorni fa, nel pieno dell’emergenza coronavirus, ad una tv privata. Nell’immediatezza dell’accaduto aveva sottolineato di essere stato «da alcuni frainteso, da altri volutamente strumentalizzato» per quelle dichiarazioni rimbalzate tra Italia e Cina che rischiavano di raffreddare le relazioni tra i due Stati. Ora precisa ulteriormente il suo pensiero autentico e chiede scusa con una lettera indirizzata all’ambasciatore cinese in Italia Li Junhua. Rende merito al governo e al popolo del Paese asiatico di aver fornito in queste settimane «una grande prova di fermezza, resistenza e determinazione» nella guerra al Covid-19. E invita a fare fronte comune. «Entrambi i nostri popoli», sostiene, sono vittime di una «pandemia mediatica». «Le scrivo non per accampare scuse», dice Zaia, sottolineando che «a nulla valgono giustificazioni basate sulla stanchezza accumulata in questi giorni di grande tensio-
ne o sulla frettolosità di esposizione di concetti e di ragionamenti assai più articolati svolti nei giorni precedenti». Tutto deve essere però derubricato a «osservazioni che erano e sono relative alla diversità di contesti nei quali il virus si trova ad agire, facilitato in particolare dalle differenti norme igieniche e dai protocolli alimentari identificabili in Cina e Italia». Il governatore entra poi nel vivo della polemica. «Insomma Signor Ambasciatore, non è mio stile e mio costume, mia abitudine e modalità espositiva, aggredire e sottolineare diversità di pelle, di religione, di genere, di scelte sentimentali. Chi mi conosce lo sa». Sui problemi igienici però Zaia non arretra di un passo. «So che in Cina esiste un grosso problema di rispetto di regole igienico-sanitarie e di sicurezza alimentare nei mercati locali», afferma, «in cui vengono messi in vendita capi vivi e morti senza alcun controllo». Il governatore veneto si dice certo che le precisazioni e le scuse fornite all’ambasciatore spegneranno le polemiche e manderanno definitivamente in archivio la questione. «Per me è assolutamente chiusa» dichiara convinto, pur rimanendo in attesa di una risposta da parte dell’ambasciatore. •
Igestori
«Ordinanze vessatorie perilocali» IlComitato Veneto Imprenditoria dell’intrattenimentoe spettacolodichiarano «lo stato dicrisi»echiedono«aiuto al ConsigliodeiMinistri perché prendainconsiderazioneil primapossibile l’emergenzain attodandodisposizioni chiare etempestiveasostegno di questasituazione».Le ordinanzeemanate, spiegano, servonoadevitare la propagazionedel virus,ma «tali ordinanzenella concretezza risultanovessatorienei confrontidellacategoria dei localidipubblicospettacolo prescrivendonela sospensione dell’attività.Maadognimodo precisano-non stannoinalcun modorisolvendola problematica dell’aggregazioneravvicinata di personein quantole persone esconoesi aggregano ugualmenteriversandosiin piazzeetuttii pubbliciesercizi qualibar,pub,discobar, ristorantidanzanti sprovvistidi qualsiasinormadisicurezza e licenzadipubblico spettacolo».
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LUNEDÌ 2 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
PRIMO PIANO
L’allarme globale: sanità sotto pressione
L’ospedale di Schiavonia, per il quale è prevista la riapertura dal 6 marzo : un’ala sarà interamente dedicata ai contagiati da coronavirus: altri posti letto supplementari saranno allestiti nei principali ospedali veneti
Le terapia intensive con più posti letto Il Veneto si prepara a soccorrere il Nord Preoccupa l’espansione dei contagi in Lombardia ed Emilia Garantiti fino 500 ricoveri, altre 60 degenze in allestimento
Filippo Tosatto VENEZIA. La crescita di ricoveri ospedalieri conseguente alla diffusione del coronavirus mette a dura prova i reparti di terapia intensiva e rianimazione; destinati ad accogliere i pazienti contagiati che versano in condizioni di immediato pericolo, devono adempiere nel contempo ai compiti ordinari - casi di ictus, infarti, incidenti gravi, operazioni delicate, tra-
pianti - dettati dall’attività medica e chirurgica. Nel Veneto, i posti letto disponibili sono circa cinquecento a fronte degli attuali 13 degenti. Tutto bene, quindi? Non proprio, al punto che la sanità regionale ha già programmato l’aumento delle capienze, nell’ordine di una sessantina di letti supplementari, sia in via cautelativa - l’emergenza si avvia al picco e potrebbe riservare sgradite sorprese - che in previsione di quanto sta avvenendo nelle
regioni limitrofe aggredite dal virus con maggiore violenza, la Lombardia e l’Emilia Romagna, che potrebbero esaurire le disponibilità di ricovero e richiedere l’aiuto del vicino. DEROGA MINISTERIALE
Da Milano, dove la crescita dei contagi non si arresta e investe gli operatori sanitari nella percentuale raggelante del 9%, giungono segnali allarmanti: «Il sistema è al limite della tenuta», fa sapere
nuovo fronte
Friuli Venezia Giulia, primi casi scuole e atenei restano chiusi Sei test positivi: due a Gorizia tre a Udine e uno a Trieste Un paziente di rientro da Treviso Nella regione 243 tamponi, oltre cento in quarantena domiciliare TRIESTE. Nel pomeriggio di ie-
ri i test positivi al coronavirus in Friuli Venezia Giulia sono stati sei. Due a Gorizia, tre a Udine e uno a Trieste. Nessuno di questi pazienti versa in condizioni gravi, tre sono
asintomatici. Tutti sono in quarantena a casa. È la prima volta, dall'inizio dell'emergenza epidemiologica, che i test in Friuli Venezia Giulia danno segno più. Dopo il primo caso positivo registrato l’altra sera a Gorizia, ieri ne sono seguiti altri cinque. Tutti i campioni - spiega la Regione Fvg - sono stati inviati all'Istituto superiore di sanità. È una situazione che la Re-
gione, con le altre istituzioni, vuole gestire «senza creare allarmismi, ma con cautela». Da qui la richiesta al Governo, poi accettata, di prorogare la chiusura di scuole e atenei fino all'8 marzo. «Dobbiamo cercare di abbassare il rischio il più possibile», spiega il governatore Massimiliano Fedriga. E così per un'altra settimana niente lezioni per gli studenti. Riaprono invece altre atti-
Massimo Galli, l’infettivologo dell’ospedale Sacco, mentre gli esperti formulano una gamma di ipotesi che includono l’esistenza di un ulteriore focolaio “occulto” ma attivo nonché il carattere mutante del virus, capace di sfuggire alla rete di prevenzione faticosamente allestita. Inquietante anche la situazione emiliana - dove i malati e le vittime hanno largamente superato quelli del Veneto - che al cluster piacentino abbina infezioni diffuse e non facilmente controllabili.
la scHeda
Un ruolo cruciale I reparti di terapia intensiva accolgono (oltre ai pazienti reduci da serie patologie, operazioni e trapianti) i soggetti colpiti da coronavirus in situazioni di pericolo che richiedono un’assistenza costante sia in fase respiratoria che sul versante dell’insufficienza cardiaca.
DA SCHIAVONIA AGLI HUB
Tant’è. I modelli matematici dell’Istituto superiore di sanità non escludono un estendersi dell’epidemia nelle regioni limitrofe e la circostanza ha indotto l’amministrazione Zaia a rafforzare le capacità d’accoglienza nelle rianimazioni; l’obiettivo, tuttavia, richiede una deroga ai severi standard “strutturali” in vigore che esigono, ad esempio, stanze adibite al personale in corrispondenza di ogni letto e rigide distanze tra muri, box e corridoi. Condizioni rispettate in tempi normali che mal si adattano al clima d’urgenza, di qui la deroga richiesta a riguardo al ministero della
vità come cinema, musei, teatri. «Dobbiamo prepararci a gestire una situazione di difficoltà che si protrarrà - osserva il rettore della Sissa, Stefano Ruffo - e pensare a misure di lungo termine per rendere sostenibili le attività di ricerca e didattica». Intanto la «macchina della prevenzione» regionale, che si era messa in moto durante la settimana, si concentra sui due «focolai» emersi sul territorio per ricostruire la filiera. Quattro contagiati, di Udine e Trieste, hanno partecipato a un convegno scientifico all'università di Udine il 20 e 21 febbraio, riservato ai docenti, con una persona proveniente dal Piemonte, risultata positiva al test. Oggi nell'ateneo, ha comunicato il retto-
Le differenze virali La comune influenza stagionale investe le vie aree superiori (bronchi, trachee, laringe) mentre il coronavirus - osservano gli esperti - agisce in profondità, colpendo l’interstizio del polmone dove sangue e ossigeno si scambiano.
Una lunga permanenza La permanenza di chi entra in terapia intensiva ed è affetto da polmonite conseguente a coronavirus si protrae mediamente per un mese.
re, Roberto Pinton, saranno sospese anche le attività tecnico-amministrative: «Presenti solo alcune persone utili alla predisposizione di misure cautelative». Diverso il caso di Gorizia. Il primo test positivo è quello effettuato su un cinquantenne di rientro da Treviso che
Il governatore Fedriga «Dobbiamo cercare di abbassare il rischio il più possibile» ha manifestato alcuni sintomi. «Ha chiamato il 112 - ha detto il vicepresidente del Fvg, Riccardo Riccardi - ed è partito il protocollo». Il se-
Salute, propenso - si apprende - ad accordarla. Invariate, ovviamente, le dotazioni di personale e apparecchiature - dai defibrillatori alla ventilazione meccanica, che sarà a breve incrementata mentre la collocazione dei nuovi posti letto riguarderà l’intero territorio regionale, dagli hub dei capoluoghi (dove reparti “non strategici” saranno svuotati e altri, chiusi, verranno riaperti allo scopo) all’ospedale “deserto” di Schiavonia dove un’ala sarà riservata interamente ai casi di coronavirus. La scelta certo non entusiasma i sindaci («Così Monselice diventa un Lazzaretto») ma è ritenuta un provvedimento «necessario e razionale» da Palazzo Balbi. CAUTO OTTIMISMO
Che altro? I camici bianchi nostrani restano in trincea ma un cauto ottimismo sembra trapelare: «Gli effetti delle misure preventive e restrittive adottate con precocità stanno producendo esiti positivi», è il messaggio «l’onda del contagio manifesta segni di rallentamento, forse il picco è stato raggiunto e ci avviamo alla fase calante; in proposito, il mese di marzo sarà decisivo». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
condo caso di Gorizia, l'ultimo registrato in ordine di tempo, potrebbe essere invece riconducibile a un collega del paziente, un uomo. Le persone positive ai test «sono tenute sotto stretta osservazione presso i rispettivi domicili - ha assicurato Riccardi le autorità sanitarie hanno individuato e circoscritto la catena di contatti avuti dai casi positivi nei giorni scorsi e posto in isolamento preventivo anche le persone con cui i pazienti hanno avuto rapporti più frequenti». Secondo i dati più aggiornati diffusi dalla Regione, finora i tamponi effettuati in Fvg sono stati 243; superano quota 100 le persone in osservazione in quarantena domiciliare. —
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LUNEDÌ 2 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
PRIMO PIANO
L’allarme globale: le imprese Grido d’allarme del presidente Confturismo: «Alberghi semivuoti, ristoranti disertati dai clienti la settimana pasquale è già “bruciata”, se non salviamo l’estate sarà un disastro nazionale»
Michielli: turismo veneto a picco rischiamo dieci miliardi di danni L’INTERVISTA
Filippo Tosatto
«È
un disastro. Non trovo altre parole per definire ciò che sta succedendo. La Pasqua ce la siamo già giocata e se l’emergenza si protrarrà alla stagione estiva, che vale il 65% del nostro fatturato, i danni al turismo veneto schizzeranno a quota dieci miliardi e le imprese salteranno come birilli. Peggio dell’11 settembre». Toni da tregenda quelli di Marco Michielli, il presidente regionale di Confturismo (e vice nazionale di Federalberghi) ai
«Basta sceneggiate stiamo diffondendo nel mondo l’immagine di un Paese appestato»
«La scelta di prorogare la chiusura scolastica è un colpo micidiale alla nostra economia» Turisti a Venezia. Sotto, Marco Michielli presidente Confturismo Veneto e vicepresidente Federalberghi
tempi del coronavirus. Si apre un’altra settimana di “coprifuoco”. Le categorie economiche invocavano la riapertura delle scuole e l’attenuazione delle restrizioni nei luoghi pubblici, l’amministrazione Zaia ha appoggiato questa opzione ma il Governo, sentiti gli esperti dell’Istituto superiore di sanità, ha deciso diversamente. «È un colpo micidiale, la ripresa scolastica avrebbe rappresentato un segnale di cessata emergenza, invece restiamo in un tunnel del quale non si intravede la fine. Nel rispetto dovuto alle valutazioni della comunità scientifica, noi osserviamo che in ogni situazione critica i tecnici tendono alla cautela estrema, fino all’eccesso; qui Conte ha delegato loro la decisione fi-
nale mentre in altri Paesi, dalla Germania alla Francia, è la stata la politica ad assumersi la responsabilità della scelta. In Veneto, a fronte di una popolazione di cinque milioni di persone, abbiamo un focolaio sotto controllo e circa duecento contagiati, non siamo alla catastrofe nucleare. Prorogare i divieti equivale a rilanciare l’immagine dell’Italia-lazzaretto veicolata dai media di tutto il mondo». Distinguendo tra timori (giustificati) e realtà, qual è il contraccolpo attuale sul circuito dell’accoglienza? «Ogni giorno vengono sospesi voli dall’estero e i pochi che arrivano sono semideserti. Le disdette sono quotidiane, nei prossimi giorni parecchi alberghi chiuderanno e manderanno il personale a casa,
basta fare un giro nei ristoranti per constatare che l’afflusso, nel migliore dei casi, è dimezzato: tavoli vuoti, la merce buttata, i dipendenti in ferie obbligate. Le nostre duemila agenzie di viaggio, poi, sono in ginocchio, costrette a rimborsare compagnie aeree e clienti. Che altro? Dissolti i turisti cinesi, si profila anche la fuga degli americani, che per noi rappresentano il secondo flusso dopo i tedeschi. La beffa è che la bella stagione anticipata prometteva una settimana pasquale felice: non dico un trionfo ma almeno avremmo raccolto i cocci di maltempo acqua alta. Invece... » . Qualche misura di sostegno alle imprese, leggi rinvio di tasse e rate di mutui nella zona rossa, è già stata varata e il Governo promet-
trasporti
L’altolà delle compagnie aeree “cancellato” lo scalo di Tessera Turkish Arlines ha annunciato ieri la sospensione sine die dei collegamenti con Istanbul L’ultima di una serie di defezioni E ora timori sui voli verso gli Usa VENEZIA. Stangata coronavi-
rus sull’aeroporto Marco Polo di Venezia, il terzo scalo intercontinentale d’Italia. L’allarme per i casi che sono emersi nel Veneto hanno spinto molte compagnie aeree a sospen-
rebbero aiuti straordinari, un’iniezione massiccia, non circoscritta ma estesa all’intero Paese. Ma dove sono i soldi? Siamo indebitati fino al collo e francamente, aldilà delle buone intenzioni, non nutro grande fiducia sulle promesse di Roma. L’amara verità è che i nostri hotel lavorano al 20%, qualcuno fa prezzi stracciati e prova a restare aperto sottocosto, altri scelgono la chiusura provvisoria sperando in tempi migliori. Nessuno, dico nessuno, si azzarda a fare più investimenti, neanche quelli di routine. E sa perché? In Veneto abbiamo 3500 alberghi e sono quasi tutti a proprietà familiare, non appartengono alle grandi catene in grado di diversificare gli incassi. A volte i titolari pagano l’affitto, vivono nella congiuntura e se questa perdura in area negativa, muoiono». Dagli imprenditori emerge
dere i collegamenti con Venezia. Ieri è stata la volta della Turkish Airlines che collega il Marco Polo con il nuovo aeroporto di Instanbul tre volte al giorno. Stop anche al volo operato da Pegasus. E infatti già ieri primo marzo sono saltati i voli in partenza per la Turchia delle 10.20, 14.25 e 19. In un comunicato emesso solo ieri mattina la compagnia aereo comunicava che «a causa dell’aumento di casi
di coronavirus (Covid-19) in Italia, i voli di Turkish Airlines da/per questo Paese saranno cancellati dal 1° marzo 2020. Turkish Airlines, che pone sempre grande attenzione alla sicurezza dei viaggiatori, continuerà a monitorare con le autorità sanitarie nazionali e internazionali gli ultimi sviluppi della situazione e adotterà le precauzioni opportune». Una situazione in continua
te stanziamenti straordinari in tempi brevi... «Sono pannicelli caldi, pagare Imu e Tasi oggi oppure fra tre mesi non fa molta differenza, spesso è soltanto un prolungamento dell’agonia. Quanto alle risorse, occorre-
evoluzione e che viene costantemente monitorata dalla direzione aviation della Save, la società che gestisce lo scalo lagunare. Il direttore Camillo Bozzolo spiega che tutti i servizi offerti dall’aeroporto sono regolari: dal check in, ai controlli fino al noleggio auto e alla ristorazione. Turkish Airlines è solo l’ultima delle compagnie aeree che hanno sospeso i voli con Venezia e, in generale con le tre regioni a rischio: Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Ha iniziato la British sospendendo i collegamento con Londra fino al 28 marzo. Da oggi e fino al 14 marzo stop anche ai voli da Bruxelles di Brussels Airlines. La El Al israeliana ha sospeso la settimana scorsa i collegamenti
la necessità di una poderosa campagna promozionale su scala globale capace di neutralizzare, o almeno ridurre sensibilmente, l’immagine respingente dell’Italia che oggi prevale nel mondo. «Su questo non c’è dubbio, servirà uno sforzo incredibile per liberarci dall’etichetta di untori ma non siamo ancora in questa fase. Adesso bisogna porre fine alle sceneggiate, penso al governatore Fontana con la mascherina e al premier Conte con la tuta della Protezione civile, invertire i criteri della comunicazione istituzionale, finora esasperata e allarmante oltre ogni limite. Se noi per primi trasmettiamo l’idea di una nazione di appestati come possiamo sperare in reazioni “comprensive” all’estero? O cambiamo rotta e usciamo dall’incubo entro un mese, oppure l’estate si trasformerà in una Caporetto. Non solo per il Nord e il Veneto ma per l’intera economia italiana. Altro che stagnazione o recessione tecnica, sarà un bagno di sangue». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
con Venezia mentre la coreana Asiana ha cancellato i primi collegamenti con Venezia da Seoul previsti questo mese. Stop anche ai voli easyJet verso Aqaba in Giordania. Questa situazione ha portato al crollo di oltre il 30% dei passeggeri in transito negli aeroporti del sistema veneto di
Nel sistema aeroportuale di Venezia Treviso e Verona il 30% di passeggeri in meno Venezia, Treviso e Verona. Ma la situazione è in continua evoluzione e quindi sono possibili altri tagli. Forte preoccupazione c’è per i previsti
richiesta al governo
Gli artigiani «Misure shock o recessione devastante» MESTRE. Caduta delle vendite e degli ordinativi, blocco delle attività di business, problemi di logistica, di approvvigionamento e di mancanza di personale. Anche le imprese artigiane e le Pmi sono fortemente preoccupate per le conseguenze del coronavirus sull’economia. Confartigianato Veneto porterà stamattina, al tavolo regionale convocato a Venezia dall’assessore Roberto Marcato, la voce raccolta tra le imprese artigiane. Emerge fra l’altro la richiesta di una strategia di comunicazione e d’immagine per il “prodotto Italia”. «Non possiamo permetterci - dice Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Imprese Veneto – di ragionare su scala locale, con il rischio di azioni scoordinate, che alimentano la percezione di provincialismo all’interno del Paese. Serve una linea d’azione che tuteli l’immagine dell’Italia. Considerato il prolungamento della situazione “sanitaria” e visto il coinvolgimento nell’emergenza di altre regioni vicine – Lombardia, Emilia Romagna e anche il Piemonte – dobbiamo prepararci ad una situazione di criticità economica che proseguirà per mesi». Sempre dal mondo dell’artigianato proviene la richiesta di intervenire con una misura economica shock di medio-lungo periodo «di almeno 10 miliardi di euro. I 3,6 miliardi annunciati dal ministro Gualtieri sono insufficienti». Lo sostiene il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre Paolo Zabeo. «Se l'Esecutivo crede di poter dilazionare nel tempo le misure si rilancio del Paese sbaglia - aggiunge - . O si interviene subito, con una forte sterzata, altrimenti siamo destinati a scivolare verso una recessione pericolosissima». —
collegamenti diretti estivi con gli Stati Uniti dopo l’innalzamento deciso dalla casa Bianca al livello massimo dell’allarme per i viaggi nelle zone più colpite dal coronavirus. Una decisione che ha portato in meno di 24 ore due giganti dei cieli come American e Delta a bloccare i voli verso l’aeroporto della Malpensa in Lombardia, rispettivamente fino al 24 aprile e al primo maggio, mentre restano operativi quelli con Fiumicino a Roma. Si teme quindi che il perdurare dell’allarme porti anche alla sospensione dei voli diretti dagli Stati Uniti con Venezia, operati dalle due compagnie aeree durante il periodo estivo.— Giulio De Polo © RIPRODUZIONE RISERVATA
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LUNEDÌ 2 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
PRIMO PIANO
L’allarme globale: il governo e il territorio
Nuove restrizioni nel Decreto Conte giro di vite per bar, ristoranti e outlet I musei riaprono, restano chiusi cinema e teatri. Nella ristorazione solo posti a sedere. Messe vietate, sport a porte chiuse PADOVA. Il decreto Conte pubblicato in Gazzetta ufficiale e valido dalla scorsa mezzanotte sino a domenica prossima nelle tre regioni attualmente più colpite dal contagio del Coronavirus (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna), contiene nuove prescrizioni rispetto all’ordinanza congiunta Governo-Regione Veneto in vigore per tutta la scorsa settimana. Spuntano, rispetto alla bozza inviata sabato sera dal Governo alle Regioni, nuove norme restrittive per centri commerciali, bar, ristoranti e persino gli impianti di risalita, cui è dedicato un capitolo ad hoc. Le scuole restano chiuse, con lo stop a servizi educative e attività didattiche. Fermi anche Università e Conservatori, vietati corsi e master. Il decreto non chiarisce cosa accadrà da questa mattina nelle scuole “di ogni ordine e grado” di tutto il Veneto: lezioni sospese ma scuole aperte? Richiamato in servizio il personale Ata, ma anche gli insegnanti? Tutto questo è demandato ad altri: ministero, provveditorato o singolo istituto, non si sa. Restano sospesi tutti gli eventi sportivi “di ogni ordine e disciplina” in luoghi pubblici o privati. Valide le sedute di allenamento o le partite a porte chiuse, dunque l’attività agonistica potrà riprendere. I tifosi, però, non possono andare in trasferta. Anche i concorsi sono sospesi «ad esclusione dei casi in cui venga effettuata la valutazione dei candidati esclusivamente su basi curriculari e/o in maniera telematica, nonché ad esclusione dei concorsi per il personale sanitario, ivi compresi gli esami di Stato e di abilitazione all’esercizio della professione di medico chirurgo, e di quelli per il personale della protezione ci-
IL NUOVO DECRETO CONTE * SCUOLE Stop a servizi educativi, attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado, compresi Università e Conservatori. Niente corsi né master.
SPORT Restano sospesi tutti gli eventi “di ogni ordine e disciplina” in luoghi pubblici o privati. Valide le sedute di allenamento o le partite a porte chiuse. I tifosi non possono andare in trasferta
INTRATTENIMENTO Sospese le manifestazioni culturali, ludiche, sportive e religiose. Restano chiusi cinema, teatri, discoteche
SCI Nuova voce: la capienza degli impianti di risalita (funicolari, funivie, cabinovie etc.) è ridotta a un terzo
CHIESE Apertura condizionata all'adozione di misure anti-assembramento, garantendo la distanza di sicurezza. Le cerimonie religiose restano vietate
MUSEI Possono riaprire purché assicurino ingressi contingentati e distanza tra visitatori
CONCORSI Resta tutto fermo tranne i casi in cui “venga eŮettuata la valutazione dei candidati su basi curricolari” o per via telematica o ancora i concorsi per il personale sanitario
RISTORANTI E BAR Niente posti in piedi, e i tavoli per i posti a sedere devono essere distanziati in modo da rispettare il metro tra un avventore e l'altro
CENTRI COMMERCIALI Apertura contingentata o misure “idonee a evitare assembramenti di persone” con la regola del metro di distanza *valido da lunedì 2 a domenica 8 marzo inclusi su tutto il territorio regionale
Il presidente cerca di chiudere l’incidente diplomatico con una lettera ma anche con una telefonata al console generale di Pechino in Italia
Frase choc sui topi vivi, Zaia si scusa E i cinesi: «Osserveremo cosa farà» LA POLEMICA
iù sostegno alla comunità cinese e che faccia tesoro di quanto successo. È questo quanto chiede il consolato cinese al governatore Luca Zaia, al centro delle polemiche in questi giorni per le parole
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usate sui cinesi in una diretta su Antenna Tre («Li abbiamo visti tutti mangiare topi vivi»). Sabato sera Zaia ha cercato di chiarire cosa voleva dire in una lettera, ma prima di inviare le scuse in serata al console generale cinese a Milano, il dottor Song Xuefeng, il governatore lo ha sentito telefonicamente sabato matti-
na. La telefonata viene raccontata nella parte solo cinese del sito del consolato, tradotto dalla lettrice di Ca’ Foscari Liu Ying. Il console ha spiegato che Zaia gli ha detto di essersi profondamente pentito, di aver imparato la lezione e che in futuro sarà più cauto. Ha aggiunto che il presidente gli ha riferito che Italia
e Cina stanno facendo degli sforzi enormi per combattere il coronavirus e che spera che possano uscire da questa situazione il prima possibile. Tuttavia il console ha sottolineato che «i pesanti commenti fatti dal presidente Zaia - criticati dal popolo italiano - hanno avuto un forte impatto e che per questo si sente ferito e indignato». E ancora: «Abbiamo notato le misure correttive che Zaia ha adottato sui media e come Consolato osserveremo quello che dirà e farà in futuro». Il console spiega poi che la battaglia comune da combattere è quella contro il coronavirus. «Speriamo - conclude che abbia fatto tesoro di questa esperienza e assuma con approccio sincero un ruolo at-
vile». Ma soprattutto, nel decreto si introduce un nuovo concetto: si scrive rischio droplet, si legge “distanza di sicurezza”. È la misura di prevenzione anti contagio alternativa alla chiusura di una serie di luoghi, detto però che non è prevista alcuna eccezione per concerti, cinema, teatri, discoteche né cerimonie religiose che restano vietati, contro ogni speranza delle tre Regioni interessate. Il governo aveva già previsto, nella bozza del decreto, di consentire la riapertura dei musei e “altri istituti e luoghi della cultura” con contingentamento dei visitatori. Le tre regioni avevano chiesto al Governo l’attenuazione delle mi-
I tre governatori si aspettavano l’attenuazione delle misure anti-contagio sure anti-contagio. L’alternativa a tenere chiuso tutto un’altra settimana, insomma, era quella della “debita distanza”. Il fatto è che il criterio di cui sopra è stato esteso ad ambiti prima non toccati da alcuna misura restrittiva, in Veneto. Nelle attività commerciali (quindi negozi, supermarket e centri commerciali) è introdotto l’ingresso contingentato o “comunque idoneo a evitare assembramenti di persone” e garantendo la distanza di un metro tra i visitatori. Misure nuove anche per tutta la ristorazione con ristoranti, bar e pub che potranno avere solo posti a sedere e con una dislocazione dei tavoli tale da consentire il metro di distanza. Bar con soli posti a sedere, dunque nessuno più potrà so-
tivo nella collaborazione in diversi ambiti. Speriamo inoltre che fornisca maggior sostegno alla comunità cinese e gestisca in maniera appropriata i casi di razzismo, tutelando i diritti riconosciuti dalla legge dei cittadini cinesi». Zaia ha scritto poi al console una lettera scusandosi, sebbene abbia ribadito che sa che in Cina esiste un grosso problema di rispetto di regole igienico-sanitarie e di sicurezza alimentare nei mercati locali (e non nelle grandi città) in cui vengono messi in vendita capi vivi o morti senza alcun controllo e che pochi giorni fa è stato vietato dal Congresso il commercio e il consumo di animali selvatici. In questi giorni le parole di Zaia hanno scatenato indi-
stare in piedi al bancone. Il droplet, spiegano gli esperti, è termine tecnico per indicare una dinamica di trasmissione dell’infezione attraverso gocce d’acqua che trasmettono i germi nell’aria quando la fonte e il paziente sono vicini. Il contagio tra vicini attraverso la tosse, uno sternuto, ma anche solo il parlarsi. Chi ha il coronavirus, soprattutto se è asintomatico, rischia di trasmetterlo ad altre persone con cui entra in contatto: non è solo questione di luoghi affollati, ma anche di distanze. La bozza del decreto era stata inviata dal governatore emiliano-romagnolo Stefano Bonaccini – in qualità di presidente della Conferenza delle Regioni – a tutti i suoi colleghi, chiedendo eventuali controsservazioni entro le 9. 30 di questa mattina. Scartata l’ipotesi che ciascuna delle tre regioni più esposte chiedesse provvedimenti diversificati a seconda dei territori, Bonaccini Fontana e Zaia si sono riuniti ieri mattina in videoconferenza e si sono accordati sulla richiesta di attenuazione del decreto. «Abbiamo inviato le nostre osservazioni al decreto del governo e vedremo se verranno accettate tutte le nostre osservazioni» aveva spiegato Zaia dalla sede della Protezione civile regionale di Marghera. La richiesta a Roma, «cercare di coniugare le indicazioni del mondo scientifico con le esigenze di tutti i giorni». Come detto cinema, teatri e sale concerti restano chiusi, solo i musei possono riaprire. Il Comitato Veneto Imprenditoria dell’intrattenimento e spettacolo dichiara «lo stato di crisi» e parla di un decreto vessatorio nei confronti della categoria dei locali di pubblico spettacolo». © RIPRODUZIONE RISERVATA
gnazione tra chi, come molti studenti e dottorandi cinesi in Italia, ha detto di essere preoccupato per possibili azioni razziste contro la comunità cinese e chi ha ricordato di quando Zaia, a novembre 2018, aveva postato una foto di topi essiccati a Belluno durante la Prima Guerra Mondiale, quando si faceva la fame. Non sono mancati tra i social i video di ipotetici mercati cinesi con animali di ogni tipo, a sostegno del presidente. Prevale comunque in entrambi i Paesi il desiderio di concentrarsi sulla lotta al coronavirus. La Cina ha detto che monitorerà come si comporta in futuro. Della serie: uomo avvisato, mezzo salvato. — Vera Mantengoli © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Lunedì 2 Marzo 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza virus
FRONTE COMUNE Il titolare del Radika in Fonderia e dell’Odissea a Spresiano tirano le fila dei 90 locali: martedì riunione col segretario nazionale, poi incontro col presidente della Regione Luca Zaia
Eurobaita fa dietrofront «Rispetteremo i divieti ma libertà nel weekend» Brugnaro: «Non posso sfidare disposizioni di legge `Intanto i titolari delle sale da ballo attivano una siamo tutti sulla stessa barca, andiamo avanti uniti» chat: «Vogliamo al più presto un incontro con Zaia» `
LA CHAT TREVISO La movida di Marca rischia il tracollo. La chiusura prolungata dei locali da ballo di un’altra settimana, stabilita dal Dpcm dell’1 marzo, è però un boccone che i gestori non hanno alcuna intenzione di digerire. Le discoteche, dunque, fanno quadrato e i titolari dei principali locali della Marca e del Veneto si sono dati da fare. Sabato hanno creato una chat per scambiarsi opinioni. E per organizzarsi. Insieme al Comitato Veneto imprenditoria dell’intrattenimento e spettacolo dichiarano lo stato di crisi e chiedono aiuto al Consiglio dei Ministri perchè prenda in considerazione l’emergenza in atto dando disposizioni “chiare e tempestive” a sostegno di questa situazio-
alla decisione che verrà presa. Siamo tutti nella stessa barca e le fughe in avanti non servono a risolvere una situazione davvero pesante per tutti noi e per chi lavora in questo settore. Penso ai dipendenti, dalle cassiere, ai dj, al personale della sicurezza, penso ai collaboratori, agli orchestrali. Anche loro subiscono un pesante contraccolpo».
ne. Con l’hastag “liberidiuscire”. “Liberidiaprire”.
DECISIONE SOFFERTA E così Marco Brugnaro, titolare della Baita al Lago e dell’Urban Klub di Castelfranco, ha deciso il passo indietro. «Ero pronto a riaprire i locali giovedì per le nostre serate di ballo. Ed ero pronto a pagare una multa secondo quanto inizialmente detto dall’Ascom di Castelfranco. Poi le cose sono cambiate. La chiusura dei locali da ballo è stata prorogata e io non posso sfidare le disposizioni di legge» dice uno sconsolato Brugnaro. Che, però, non dispera. «Martedì mattina è prevista una riunione con i titolari di 90 locali da ballo in Veneto. In quella sede capirò esattamente cosa possiamo fare per accelerare la riapertura. Comunque mi omologherò
PREOCCUPATO Marco Brugnaro titolare di Eurobaita e Urban
LE CONTROMOSSE
stato sui profili dei singoli locali su Facebook raccogliendo in un giorno 5mila condivisioni e 1 milione di visualizzazioni. Lo stesso video è visibile anche su Istagram. Nel video dicono, in coro: «90 locali rischiano il fallimento. Vogliamo tornare liberi di cenare, di ballare, di sorridere, di cantare. Liberi di lavorare. Riattaccateci la spina». A firmare questo inno alla riapertura i locali trevigiani l’Anima club, la Casa di caccia,
A tirare le fila del malcontento Renzo Venerandi, patròn dell’Odissea, dell’Anima, del Diamantik e del Garden, segretario trevigiano del Silb-Fipa. Insieme a Riccardo Checchin titolare, con altri soci, di vari locali tra cui il Radika e il Playa Loca beach, oltre a locali sparsi tra Padova, Cortina, Jesolo e Vicenza. Checchin ha ideato un video che è stato po-
GESTIONI IN PERDITA: «RISCHIAMO IL FALLIMENTO» E LANCIANO UN VIDEO SU FACEBOOK CHE FA 5MILA CONDIVISIONI
il dancing Spade, il Diamantik, l’Eurobaita al Lago, il Garden, il Glam club, il Melodi, il Momà, il New Age, il New Mille, l’Odissea Fun City, il Pergola D&B, il Playa Loca, il Quadrifoglio, il Radika, il Supersonic, il Theatro, l’Urban Klub.
IL CONFRONTO «L’incontro tra noi e il presidente nazionale di categoria Maurizio Pasca è già stato fissato per martedì a Padova. Cerchiamo anche un confronto con il presidente della Regione, Luca Zaia, e potrebbe essere già domani. I dievieti devono fermarsi venerdì 6 marzo» attacca Venerandi. E Checchin aggiunge: «Le discoteche lavorano nei fine settimana, cioè otto serate al mese. Chiuderne 4 vuol dire metterci in ginocchio». Poi, entrambi fanno presente: «L’Ikea ieri è stata presa d’assalto e il sabato sera non si può costringere i giovani a stare a casa. Semplicemente affollano un altro tipo di locale come i pub». Danni? «Tantissimi. Siamo stati subissati di telefonate per sapere se siamo aperti - rincara Brugnaro - e dobbiamo dire che continuiamo a restare chiusi. Chi ci restituirà gli incassi che perdiamo? Speriamo di non dover licenziare nessuno». E Venerandi: «Tanti di noi hanno anche la ristorazione. Noi, abbiamo ricevuto decine di disdette per cene e compleanni. Adesso, è vitale ripartire». E Checchin chiude: «Il confronto con i politici è indispensabile. Non vogliamo andare contro alla legge ma vogliamo comprensione». Valeria Lipparini
Gli amministratori Marcon e Conte
PREOCCUPATI Il presidente Marcon e il sindaco Conte
«Capiamo le loro enormi difficoltà ma non c’è altro modo di agire»
che e seguire le direttive che arrivano da Governo e Regione. Poi, da sindaco trevigiano ogni giorno impegnato nel territorio, chiede più collaborazione e comprensione anche da parte dei cittadini: «La tendenza è quella di analizzare la situazione esclusivamente in base alle proprie esigenze, comprensibilmente, ma lo sforzo che dobbiamo fare è quello di ragionare da comunità. Una comunità che oggi è stata messa in sicurezza e che vuole gettare le basi per recuperare il danno subito da questo evento straordinario. Il mio impegno e quello di tutti i colleghi sindaci va proprio in questa direzione, tutelare tutte le fasce di popolazione cercando allo stesso tempo di trainare la ripartenza dei territori». P. Cal.
LE REAZIONI TREVISO Stefano Marcon, sindaco di Castelfranco, allarga idealmente le braccia: «Sono vicino agli imprenditori e ai lavoratori del settore intrattenimento e spettacolo. Capisco i disagi, tutto il comparto risente moltissimo degli effetti di questo Coronavirus. Ma bisogna prendere atto che queste misure ci sono e vanno rispettate. Immagino le perdite di chi gestisce discoteche, cinema o teatri. Ma non c’è altro modo.
Impossibile obbligare tutti i clienti a lavarsi le mani per entrare o a restare a un metro di distanza l’uno dall’altro all’interno del locale. Purtroppo non c’è altra soluzione». E le difficoltà ci sono per tutti.
«TRASPORTI BLOCCATI» Marcon parla della propria azienda: «Mi occupo di trasporti - dice - e i nostri camion partono da Terranova dei Passerini, nel lodigiano, piena zona rossa. Vanno essenzialmente verso l’est Europa. Bene: da due settimane non carichiamo
più niente. E le nostre difficoltà sono le stesse di tantissime altre imprese».
«PENSIAMO DA COMUNITÀ» Anche Mario Conte, sindaco di Treviso e presidente regionale dell’Anci, invita alla pazienza e a guardare anche oltre l’orizzonte dei propri interessi: «Ragioniamo da comunità», chiede. «Viviamo una situazione complicata che però ha superato la fase più problematica, pur proseguendo il periodo dei divieti restrittivi - osserva oggi viviamo una fase di consa-
IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA: «ANCHE LA MIA AZIENDA DI TRASPORTI E’ FERMA DA 2 SETTIMANE»
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pevolezza sulle caratteristiche del virus e sulle modalità per affrontarlo nel migliore dei modi». Questa consapevolezza però ancora non basta ad allentare la presa da dei divieti. Conte, da presidente dei sindaci veneti, invita tutti a mantenere nervi saldi, evitare le polemi-
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L’emergenza a Nordest LE MISURE VENEZIA Le firme del premier Giuseppe Conte e del ministro Roberto Speranza sono state apposte ieri sera: da mezzanotte è così entrato in vigore il decreto che sostituisce l’ordinanza emanata il 23 febbraio dal titolare della Salute d’intesa con il presidente Luca Zaia. Il confronto tra il Governo e le Regioni è culminato in un accordo che ha parzialmente accolto le istanze dei territori: «Abbiamo chiesto di cercare di coniugare le indicazioni del mondo scientifico con le esigenze di tutti i giorni», ha sottolineato il leghista. In estrema sintesi, da oggi a domenica 8 marzo in Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna i luoghi di culto, i musei, i bar, i ristoranti e i negozi dovranno far rispettare la distanza di un metro tra i fedeli, i visitatori e i clienti, così come gli impianti sciistici dovranno ridurre gli accessi; invece i cinema, i teatri e le discoteche continueranno a non svolgere l’attività. Inoltre per tutta la settimana le lezioni fisiche resteranno sospese nelle scuole e nelle università, così come in Friuli Venezia Giulia, anche se in questo caso grazie a un provvedimento aggiuntivo più restrittivo varato dal governatore Massimiliano Fedriga come autorità di Protezione civile.
A VO’ Le misure più stringenti riguardano i Comuni-focolaio come il padovano Vo’ e i dieci lombardi. Nelle zone rosse permangono infatti i divieti di allontanamento e uscita, la sospensione delle manifestazioni e delle riunioni di qualsiasi natura, la chiusura (e non la semplice cancellazione delle lezioni fisiche, come invece chiedevano le Regioni) di tutte le scuole, la serrata degli esercizi commerciali ad eccezione di quelli che vendono beni di prima necessità, l’obbligo di indossare la mascherina negli uffici pubblici e nei negozi di alimentari, la sospensione delle attività nelle aziende del paese e per i residenti che lavorano in un altro Comune.
IL DROPLET Il resto del Veneto, così come della Lombardia e dell’Emilia Romagna, dovrà invece imparare a fare i conti con il criterio del “droplet”, cioè con il rischio che una gocciolina di saliva passi da una persona all’altra alimentando il pericolo di contagio. Secondo gli esperti, la distanza di sicurezza è pari a un metro. Chiese, sinagoghe e moschee possono riaprire al pubblico, ma
In chiese, musei, bar e negozi persone a distanza di un metro Il decreto di Conte e Speranza accoglie solo in parte `Fino all’8 marzo preghiere, pasti e acquisti senza folla le richieste di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna Lezioni telematiche, allenamenti e gare a porte chiuse `
con «adozione di misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi, e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro». La stessa disposizione vale per i musei e gli istituti di cultura, con l’ulteriore specificazione che devono essere assicurate «modalità di fruizione contingentata», per cui gli ingressi vanno scaglionati. Questa medesima prescrizione viene introdotta pure per le at-
tività commerciali: ora si può entrare a fare la spesa solo se non c’è folla e comunque tenendosi ad almeno un metro gli uni dagli altri. Nei ristoranti, nei pub e nei
IL PROVVEDIMENTO La prima delle 15 pagine di cui si compone il decreto firmato dal premier Conte e dal ministro Speranza
CONTINUA LO STOP PER CINEMA, TEATRI E DISCOTECHE. FORZE DI POLIZIA, ESERCITO E VIGILI DEL FUOCO FARANNO CONTROLLI
bar il servizio può essere svolto «per i soli posti a sedere» e rispettando la regola del metro fra un cliente e l’altro. Tradotto: niente caffè al banco. I governatori avrebbero voluto precisare che «la somministrazione di alimenti e bevande è consentita solo all’interno dei locali ed esternamente per i soli posti a sedere autorizzati» e che «è vietata ogni altra forma di somministrazione, aggregazione ed organizzazione di eventi all’interno e all’esterno», ma la proposta è stata bocciata dal ministero.
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visto dalle decisioni di Palazzo Chigi. Saranno sospese le attività educative, per scuole, famiglie e gruppi; le visite alla Torre dell’Orologio in Piazza San Marco, gli Itinerari segreti e ai Tesori del Doge a Palazzo Ducale e il servizio di caffetteria.
Venezia, musei civici ingressi contingentati La Fenice su YouTube LE REAZIONI VENEZIA Alla fine tutti in attesa del Decreto della Presidenza del Consiglio tra ipotesi di apertura e rinvii di una settimana. Non è stata una domenica come tutte le altre. Niente fila agli sportelli, spariti i visitatori a zonzo tra le opere d’arte, i bookshop o le caffetterie. Nulla di nulla. E invece tutti con il fiato sospeso in attesa delle decisioni da Roma. Che alla fine sono arrivate. E dopo il “verbo romano” sono iniziate le acrobazie e comprendere così i margini (o meno) per una riapertura in un clima veneziano inconsueto, a dir poco surreale. Così, nell’attesa, c’è chi ha inizia-
to ad escogitare possibili “alternative” come il Teatro La Fenice. Il sovrintendente Fortunato Ortombina non si è lasciato prendere dal panico e tanto meno dallo scoramento. Da una parte ha annunciato l’avvio di alcuni lavori dietro le quinte del palcoscenico per riparare i danni della drammatica alluvione del 12 novembre scorso ammortizzando in questo periodo di “chiusura forzata” i lavori previsti per l’estate, dall’altro con l’imperativo “la musica non deve cessare”, ha annunciato che oggi e domani si terranno due concerti senza pubblico, ma rigorosamente in streaming oppure “in registrata” nel canale YouTube dell’ente lirico veneziano.
LA MUSICA INNANZITUTTO «Faremo i due concerti - dice Ortombina -: il primo domani pomeriggio (oggi ndr) alle 18, nelle Sale Apollinee con un programma dedicato a Beethoven e Borodin, martedì (domani ndr) il concerto alla memoria di Virgilio Boccardi, indimenticato giornalista Rai. Ma alla base di tutto non vogliamo smettere di far risuonare la musica per il pubblico dentro la Fenice. Se il pubblico non può venire da noi, saremo noi a cercare di arrivare al pubblico. In questo clima, comunque, garantiremo, secondo le regole stabilite del contingentamento, le visite guidate nel nostro Teatro». Allarga le braccia
invece il presidente del Teatro Stabile del Veneto, Giampiero Beltotto: «Il decreto parla chiaro - dice sconsolato - i teatri dovranno rimanere inesorabilmente chiusi. Non c’è altro da dire. Se ci siamo rialzati da vicende ben più gravi, ci risolleveremo anche da questo».
INGRESSI A SCAGLIONI Chi ha deciso di aderire fin da subito al “contingentamento” e alle disposizioni del Governo sono i Musei civici veneziani. In una nota la Fondazione Muve ha annunciato la riapertura al pubblico di tutti i musei, secondo i consueti orari di ingresso e di chiusura settimanale. Tutto ciò fino all’8 marzo come finora pre-
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Primo Piano
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IN CAMPO PER I CONTROLLI ANCHE L’ESERCITO Come già a Vo’, con i posti di blocco agli ingressi del paese, pure nel resto del Veneto i militari potranno essere chiamati a svolgere i controlli con le forze di polizia e i vigili del fuoco. A destra l’ospedale di Padova
Morto il paziente 1 di Venezia «Stroncato da un’emorragia» `La Regione per ora non ha attribuito Il pensionato di Oriago era stato ricoverato per l’infezione il 21 febbraio il decesso al virus: l’ultima parola all’Iss
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I PLESSI E GLI ATENEI
I numeri
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Nei plessi scolastici e negli atenei del Veneto, per un’altra settimana gli studenti non possono entrare, ma sono ammesse «attività formative a distanza». Da oggi lo stop si estende anche al Friuli Venezia Giulia.
La capienza degli impianti sciistici che potrà essere NIENTE FILM E SPETTACOLI garantita dai gestori È stata invece respinta
50%
I posti di cinema e teatri che le Regioni chiedevano di concedere: no di Roma LO SPORT E LO SCI Quanto allo sport, eventi, competizioni e allenamenti possono tenersi «all’interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse». Niente attività all’aperto negli oratori, come volevano i governatori. I tifosi residenti in Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Pesaro-Urbino e Savona hanno «divieto di trasferta» nelle altre regioni. Nei comprensori sciistici, funivie, cabinovie e funicolari devono limitare l’accesso a un terzo della capienza.
la richiesta di Zaia e dei colleghi di riaprire cinema e teatri «riducendo del 50% i posti ordinariamente disponibili». In pratica i governatori avrebbero voluto che venissero occupate una poltrona sì e una no, per garantire ilmetro, ma niente da fare: film e spettacoli restano equiparati ai balli in discoteca. «Metteremo in atto, d’intesa con il ministero, tutte le azioni utili a ricondurre la situazione alla completa normalità», ha promesso Carlo Fontana, presidente dell’Agis.
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Il criterio “droplet”
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Affollamenti vietati
I CONTROLLI Chi vigila sul rispetto delle regole? Il prefetto di ciascuna provincia «monitora» e, «ove occorra, si avvale delle forze di polizia, con il possibile concorso del corpo nazionale dei vigili del fuoco, nonché delle forze armate». Angela Pederiva
Al bar e al ristorante bisognerà stare almeno a un metro di distanza l’uno dall’altro: condizione difficile da rispettare, specie nei luoghi e alle ore più affollate
“Assembramenti” ancora vietati, messe comprese quindi, che comportano vicinanza tra i fedeli. Ma anche avvenimenti sportivi, spettacoli e manifestazioni in genere.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
VENEZIA Una comitiva di cinesi davanti alle porte chiuse di Palazzo Ducale. A fianco turisti a Rialto
LE ALTRE APERTURE
I Musei civici fanno sapere che, per tutto il periodo, oltre al contingentamento degli ingressi nelle varie sale d’esposizione, le informazioni e i controlli saranno di competenza del personale di sala. Verranno distribuiti ai visitatori anche dèpliant informativi.
Le regole
Le Gallerie dell’Accademia oggi sconteranno il loro giorno di chiusura, ma la direzione fa sapere che la riapertura delle sale è prevista per domani, martedì secondo le regole disposte. Fondazione Guggenheim e Querini Stampalia hanno fatto sapere che oggi disporranno le condizioni di riapertura, in base alle indicazioni del Decreto ministeriale. L’Ateneo Veneto invece ha annunciato la sospensione delle attività fino all’8 marzo. A Mestre, M9, il Museo del Novecento ha annunciato per oggi la riapertura delle proprie sale, secondo le norme emanate. Ma non solo. Proprio per venire incontro al pubblico, da oggi al 7 marzo sarà praticato un sconto sul biglietto (10 euro anzichè 14; Lunar City 8 euro anzichè 10; cumulativo 13 anzichè 16). Paolo Navarro Dina © RIPRODUZIONE RISERVATA
TRAGICO BILANCIO VENEZIA Era il “paziente 1” in provincia di Venezia. Mario Veronese, pensionato di 67 anni di Oriago di Mira, è deceduto ieri nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Padova. Il ricovero lo scorso 21 febbraio per coronavirus. Ma la morte non è per coronavirus. Così per lo meno attesta la Regione che non ha aggiornato il bilancio dei decessi in Veneto da Covid 19. Veronese sarebbe stato stroncato da una emorragia cerebrale e non da una insufficienza respiratoria, quest’ultima direttamente riconducibile all’infezione endemica. Ma l’ultima parola spetterà, come da ferree disposizioni ministeriali, all’Istituto superiore di sanità. Quello di Veronese è stato il terzo caso di contagio nel Veneto, dopo i due iniziali riscontrati a Vo’ Euganeo, di fatto il secondo focolaio della malattia circoscritto in Italia a ridosso di quello nel Lodigiano in Lombardia. Poco più di una settimana. Tanto è sopravvissuto da quando, sottoposto al test risultato positivo, Veronese dall’ospeda-
le di Dolo, in Riviera del Brenta, è stato trasferito d’urgenza nel polo sanitario della Città del Santo. Giorni in cui il “morbo 2020” si è diffuso anche in laguna e progressivamente in tutte le province venete. Due le vittime accertate: la prima,
L’INTERROGATIVO E non è escluso che l’autorità giudiziaria, dopo quella sanitaria, voglia fare piena luce anche sul decesso di Veronese. L’interrogativo che non ha ancora trovato risposta è quello delle modalità del contagio. Una domanda che assilla anche la moglie e i due figli del 67enne che non hanno mai smesso di sperare in un miracolo. Fra le ipotesi mai scartate anche l’eventualità di aver contratto l’infezione anche in uno dei due ospedali veneziani, Mirano e Dolo, in cui è transitato prima della certezza della diagnosi. Una vita normalissima e abitudinaria quella di Veronese, legatissimo alla famiglia, residente in una villetta indipendente in via Ghebba, fra il verde della campagna: nessun cosiddetto “contatto primario”, né con persone rientrate dalla Cina né residenti nella zona rossa di Vo’ Euganeo, nessuna frequentazione assidua di locali pubblici.
I dati del Veneto
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A casa i tifosi
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Rimangono le zone rosse
Fino all’8 marzo consentite solo le partite a porte chiuse; stessa regola per gli allenamenti; inoltre i tifosi non potranno seguire la propria squadra in trasferta.
Per lo “zone rosse” del Lodigiano e di Vo’ sui Colli Euganei dove si è concentrato il maggior numero di contagi rimangono le prescrizioni di quarantena fino all’8 marzo
LE CIRCOSTANZE
I casi di contagio salgono a quota 265 ma tre quarti dei positivi sono a casa VENEZIA Nel decimo giorno di emergenza Coronavirus, in Veneto i casi confermati di contagio sono saliti a quota 265. Questo il bilancio finale della domenica, che fra il mattino (ore 9) e il pomeriggio (ore 17) ha visto un incremento di 42 unità. In cima alla lista c’è sempre il cluster di Vo’ (88 positività accertate), seguito dalla provincia di Treviso (72) e da quella di Venezia (42), alla quale però va aggiunto quello che la Regione chiama Mirano e che in realtà è l’ospedale di Dolo (6). Gli altri numeri vanno distribuiti fra il Padovano (31) a cui va sommata Limena (14), il Vicentino (3), il Veronese (4), il Bellunese (2). A completare il quadro sono poi i due pazienti collegati alla Lombardia, mentre il gruppo di 47 casi su cui era in corso l’assegnazione epidemiologica si è ridotto a
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Adriano Trevisan, 77 anni, padovano di Vo’ e Lucia Mangiò, di un anno più giovane, trevigiana di Paese, già ricoverati in ospedale per altre patologie e con un quadro clinico complicato. Casi finiti sotto la lente delle Procure competenti.
una sola unità. L’incremento più considerevole della giornata ha interessato il triangolo Treviso-PadovaVenezia: rispettivamente, +30, +26 e +23. I decessi validati dall’Istituto superiore di sanità come effetto del Coronavirus restano due. Oltre tre quarti dei pazienti, pressoché tutti asintomatici, sono a casa in isolamento domiciliare fiduciario. Dei 64 ricoverati (+4), 14 (+1) sono in Terapia intensiva. Ieri dalla Regione hanno fatto notare di condividere per il Veneto quanto affermato da Giovanni Rezza, direttore del dipartimento Malattie Infettive dell’Iss: «I primi casi ricostruiti risalgono all’inizio del mese di febbraio, ma l’infezione probabilmente già circolava nella seconda metà del mese di gennaio». (a.pe.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il calvario del 67enne mirese comincia la settimana precedente a quella in cui l’intero Paese sarà travolto e sconvolto, forse per sempre, dall’emergenza coronavirus. I primi sintomi, che poi porteranno alla diagnosi di Covid 19, li comincia ad accusare il 13 febbraio: tosse e febbre alta. I medicinali che prende non hanno alcun effetto. Va al pronto soccorso di Mirano, ma viene dimesso. La terapia consigliata si rivela inefficace. Ritorna allo stesso pronto soccorso. Stavolta viene ricoverato per sospetta polmonite: è il 17 febbraio. Non solo non ci sono miglioramenti, ma addirittura il quadro clinico si aggrava e Veronese viene portato all’ospedale di Dolo. È il 20 febbraio: il giorno dopo ovvero il D-Day dell’allarme contagio in Italia - è sottoposto al test che conferma la presenza del virus e che decreta il suo immediato trasferimento a Padova in condizioni giudicate estremamente critiche. Ieri purtroppo la tragica svolta. Monica Andolfatto © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Venezia
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L’epidemia nel Veneziano
Non c’è la messa: parroco si inventa il “tg” su facebook La riflessione sui testi sacri di don `Polemico il parroco di Chirignago: Natalino Bonazza fa “boom” sul web «Aperti i supermercati e non le chiese» `
MONDO CATTOLICO MESTRE Una domenica insolita, quasi surreale, quella di ieri, per i preti costretti a non celebrare le messe, anche se le chiese, tutte le chiese, sono rimaste aperte per chi volesse entrare a fare una preghiera, magari con l’ausilio del testo del Vangelo appoggiato su un leggio o di qualche piccolo sussidio preparato per l’occasione. Il divieto di trovarsi, però, aguzza l’ingegno. C’è chi, come don Natalino Bonazza, in settimana si è inventato il “Tg prima di cena”, una breve meditazione di un quarto d’ora, 20 minuti offerti in diretta streaming, su Facebook, dal suo studio nella canonica di San Giuseppe che ha fatto il “botto” di spettatori (col picco di 2mila contatti giovedì scorso). E c’è chi, come don Roberto Trevisiol, parroco di Chirignago, sta pensando di escogitare qualcosa per questa settimana, ma intanto, com’è solito non mandarle a dire, sul cancello della chiesa ha appeso un cartello che la dice lunga su come la pensa: «Dura lex, sed lex (la legge è severa, ma è la legge, ndr). Il parroco di Chirignago in totale disaccordo con chi tiene aperti i supermercati e le palestre, ma chiude le chiese, informa che domenica primo marzo non ci sa-
ALLA SALUTE VENEZIA «Auspico che la Chiesa venga considerata come gli altri luoghi di aggregazione, non è solo un luogo dove ci sono gli anziani. Molte volte viene detto “ma è un luogo di anziani e gli anziani sono a rischio”. Io direi che la Chiesa è fatta di bambini, pensiamo ai patronati, alla iniziazione cristiana, alle famiglie. Ritengo che non possa essere collocata come una agenzia per anziani. Certamente gli anziani in chiesa sono presenti, trovano momenti importanti anche per la loro socializzazione e per la loro vita spirituale. Le chiese devono essere trattate a livello degli altri luoghi di aggregazione».
LA RICHIESTA Il patriarca di Venezia e presidente della Conferenza episcopale del Triveneto, Francesco Moraglia, ancora una volta chiede la ripresa delle celebrazioni eucaristiche pubbliche. E lo fa in occasione della Messa della prima domenica di Quaresima celebrata a porte chiuse nella rotonda piccola della Basilica della Madonna della Salute a Venezia. Una messa conclusa con la preghiera di affidamento della città e delle terre venete a colei che salvò la Se-
ranno messe”». Entrambi, ieri, hanno comunque vissuto una giornata di corsa. A mezzogiorno hanno fatto risuonare le campane a distesa come “grido di speranza”, com’era stato richiesto dalla diocesi. L’unica “sosta” è stata per seguire la messa che il patriarca Moraglia ha celebrato dalla basilica della Salute in diretta tv e streaming: «Senza domenica non possiamo, vogliamo tornare a celebrare l’eucarestia», il suo appello accorato. «Quand’è iniziata l’emergenza ho pensato che fosse doveroso inventarmi qualcosa per raggiungere soprattutto i bambini e i ragazzi che non possono frequentare il catechismo né l’oratorio e che magari restano affidati ai nonni», spiega don Natalino, parroco a San Giuseppe ma anche al quartiere Pertini, nonché vicario foraneo. Il sacerdote celebra messa in forma privata, poi lancia la diretta su Facebook dove offre una breve medi-
IL VICARIO FORANEO: «VOLEVO RESTARE IN CONTATTO CON I MIEI PARROCCHIANI» DON TREVISIOL ESPONE UN CARTELLO
ON LINE Don Natalino Bonazza
CHIRIGNAGO Don Roberto Trevisiol
tazione sulla Parola, facendosi vivo nelle case e facendo sentire la sua vicinanza alle famiglie.
volentieri». A Chirignago don Trevisiol ha messo il cartello affacciato sulla Miranese. «Due pesi e due misure – afferma – Permettono la frequentazione di luoghi potenzialmente affollati, come i supermercati e le palestre, ma ci vietano le messe. Una settimana si sopporta, due rischiano di diventare tanto. Io speravo che qualcosa cambiasse, trovo che la psicosi sia esagerata e condivido l’appello rilanciato dal patriarca Moraglia: la messa della domenica è il fulcro del cristiano. Speriamo di tornare presto alla norma-
UN TG ORIGINALE L’iniziativa è apprezzatissima. «Sono giorni in cui può prevalere l’ansia e il panico. Servono invece positività e leggerezza. Il “prima del Tg” vuol essere un modo per mostrare comunque un volto di Chiesa anche in giorni per tutti noi difficili. Non potersi incontrare pesa. I parrocchiani mi hanno chiesto di andare avanti anche questa settimana e lo faccio ben
lità, stamattina (ieri, ndr) tanti fedeli sono passati per un saluto e se ne sono andati amareggiati dal non poter celebrare assieme. È la prima volta in vita mia che mi capita una situazione del genere». I sacerdoti devono fare i conti anche con i funerali: all’inizio erano vietati e la salma del defunto doveva essere trasportata di-
IL “MANIFESTO” DI DON ROBERTO Il cartello esposto ieri fuori dalla chiesa parrocchiale di Chirignago da parte del parroco don Roberto Trevisiol, che non condivide la misura decisa dalle autorità
L’appello di Moraglia: «Le chiese siano trattate come altri luoghi pubblici» renissima dalla peste del 1.630, affinché «vigili sui giorni che viviamo infondendo speranza e indicandoci la strada» e con il suono a distesa delle campane della diocesi quale grido di speranza. «Dobbiamo prendere atto di una situazione che può essere solo valutata dai tecnici – afferma il patriarca - i quali noi pensiamo scelgano per il nostro bene, per il bene della comunità. Viviamo un momento di disagio e di sofferenza. Declinando insieme la sicurezza e la vivibilità ordinaria, chiediamo nel rispetto dei protocolli della salute di poter ritornare presto a celebrare la Messa, anche con degli accorgimenti, con dei limiti se è il caso. Ma riuscire a celebrare di nuovo per noi è troppo importante. La Chiesa vive il suo momento fondamentale nell’Eucarestia, non può non celebrarla. Ringrazio i giornalisti, le emittenti televisive che ci hanno aiutato in questo momento di difficoltà. Spero che già da domenica prossima ci possa essere un cammino di condivisione per vedere come
PATRIARCA Francesco Moraglia
IN UN CLIMA SURREALE LA MESSA ALLA SALUTE TRASMESSA IN TV NELLA BASILICA AMMESSE SOLO UNA VENTINA DI PERSONE
riuscire a gestire questo momento». Anche se viene confermato il fermo per un’altra settimana Moraglia auspica un allentamento dei divieti. «Ringrazio le autorità regionali che si sono dimostrate sempre molto attente – dichiara il patriarca Non è sempre stato possibile realizzare quello che noi auspicavamo, spero che questo avvenga presto, cominciando dalla prossima settimana. Ho sentito Zaia, avrebbe un progetto per riuscire a rendere le celebrazioni possibili già nei prossimi giorni con dei protocolli che garantiscano la salute pubblica, come sempre in questi giorni l’ho trovato attento ad ascoltare e a far il possibile a venirci incontro». Moraglia si schiera con i suoi parroci che protestano sui social e con cartelli davanti alle parrocchie per la disparità di trattamento tra ipermercati, ora anche i musei, e le chiese, auspicando un trattamento uguale tra gli assembramenti che riguardano la vita sociale, civile, economica, di vivibilità delle fami-
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«CHIEDIAMO, NEL RISPETTO DEI PROTOCOLLI DELLA SALUTE, DI POTER TORNARE A CELEBRARE»
glie venete. Così come approva i video comparsi sui “social” dei parroci. «In periodi di emergenza questa fantasia all’interno di quelle che sono le regole liturgiche credo dica lo zelo dei nostri preti – spiega Moraglia - Zelo anche di persone, meno visibili di altre, che hanno telefonato al patriarca o
VII
Primo Piano
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«Le scuole vanno sanificate, mancano sapone e salviette» I genitori sono d’accordo con la decisione di prorogare di 7 giorni la chiusura e sollecitano interventi per adeguare gli istituti alle necessarie norme igieniche
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LE REAZIONI
rettamente dall’obitorio al cimitero. Poi la Regione ha permesso la celebrazione in chiesa, purché avvenga alla presenza di un numero ristretto di familiari. «Come vicario foraneo – fa sapere don Bonazza – ho invitato i confratelli a limitarsi a una liturgia della Parola. La messa di suffragio può essere celebrata in segui-
to». Da questo punto di vista è più favorito chi opta per la cremazione, per la quale sono necessari alcuni giorni: in quel caso, il sacerdote potrà poi raccogliersi in preghiera una volta che ai congiunti sarà restituita l’urna con le ceneri. Alvise Sperandio © RIPRODUZIONE RISERVATA
LA CELEBRAZIONE La messa celebrata ieri mattina al Patriarca Moraglia alla Salute
VENEZIA Ancora a casa da scuola fino all’8 marzo: la notizia è arrivata sabato dopo ore di attesa e di dubbi. I genitori durante il weekend si sono costantemente tenuti in contatto tra di loro attraverso le varie chat di classe per capire come organizzarsi con i figli nell’eventualità che le scuole rimanessero ancora chiuse. Ora che questa eventualità si è concretizzata, la maggior parte appoggia in toto la scelta del Governo, e al tempo stesso solleva una questione cruciale: la sanificazione dei locali e la dotazione, spesso mancante di sapone e altri dispositivi igienici nel bagni delle scuole. “La politica si è affidata alla comunità scientifica: il prolungamento della chiusura è una precauzione necessaria – commenta Claudia Zennaro, presidente del Consiglio d’Istituto del comprensivo Morosini – In momenti come questo deve prevalere l’interesse collettivo mai quello del singolo. Ed è fondamentale mantenere i nervi saldi anziché intasare le varie chat scolastiche con 1000 messaggi”. Anche Mattia Donega, presidente del Consiglio d’Istituto del comprensivo San Girolamo è sulla stessa linea: “Dobbiamo necessariamente adattarci alle indicazioni del Governo legate al contenimento del coronavirus, anche se questo rappresenta in molti casi un problema organizzativo e un onere per le famiglie”.
FUORI DAL CORO Una voce fuori dal coro è rappresentata invece da Eva Bassi, presidente del consiglio d’istituto del comprensivo Dante Alighieri: “Per me è una follia: la situazione non giustifica un tale disagio. Visto che però le scuole
mosfera surreale che si percepiva ieri in basilica della Salute.
CLIMA SURREALE
si sono fatte vive in altro modo chiedendo “posso fare questo?”. Ho incoraggiato tutte queste forme di sana fantasia pastorale che dicono la sacerdotalità di chi le propone, all’interno ovviamente di quelle che sono le regole che la Chiesa ci dà». Parole che vanno oltre l’at-
La basilica, sempre gremita alla presenza del patriarca, era quasi vuota, le porte sbarrate, i pochi fedeli ignari dei divieti costretti a ritornare sui propri passi. All’interno, solo una ventina di persone: i seminaristi, quattro suore del vicino convento delle Salesie, il rettore del seminario don Fabrizio Favaro, il segretario del patriarca don Morris Pasian, il sacrestano. Con il patriarca a concelebrare erano don Marco Zane, vice rettore seminario, e don Enzo Piasentin, padre spirituale dei seminaristi. «Accettiamo questa situazione per vivere meglio la nostra realtà di cittadini e di cristiani – ha esordito il patriarca a inizio celebrazione, rivolgendosi a quanti hanno seguito la messa in diretta dalla pagina social del settimanale diocesano Gente Veneta e da due emittenti televisive private - Questi limiti, a volte, ci aiutano a ripensare a certe cose cui eravamo abituati e che abbiamo dato per scontato». A mezzogiorno in punto le campane hanno suonato a distesa in tutta la Diocesi. «Sono un grido di speranza umile ma forte che diventa segno pubblico – ha spiegato Moraglia - un grido che dice vogliamo tornare a celebrare il giorno del Signore». Daniela Ghio © RIPRODUZIONE RISERVATA
I SINDACATI VENEZIA Le scuole riapriranno con tutta probabilità lunedì 9 marzo, ma rimangono ancora parecchie questioni in sospeso: dalla sanificazione dei locali alle informazioni sui comportamenti da adottare da parte del personale e dei genitori. Un punto cruciale, quest’ultimo, anche perché pochi giorni fa è stato ripristinato l’obbligo di presentare il certificato medico dopo 5 giorni d’assenza. E questo vuol dire in poche parole che chi era stato assente venerdì 21, in teoria non verrà accettato a scuola lunedì 9 marzo senza il certificato medico che ne attesti la buona salute. Sul tema della corretta informazione sono intervenuti i sindacati della funzione pubblica di Cgil e Uil che, congiuntamente, hanno richiesto al Comune, e in particolare all’Assessore alle politiche educative Paolo Romor, al direttore dello sviluppo organizzativo Giovanni Braga e al direttore di Ames Nicola Cattozzo di diffondere nelle scuole alcune regole comportamentali di base. «Chiediamo che in tutte le scuole vengano affisse le regole di comportamento da tenere per l’utenza che si reca nelle strutture e che vengano forniti dispenser di gel igienizzanti e mascherine – si legge nel comunicato firmato da Daniele Giordano Fp Cgil e Ma-
ELEMENTARI I rappresentanti della Primaria Diaz hanno scritto all’Ufficio servizi educativi del Comune
restano chiuse per un’altra settimana, si dovrebbe approfittare per compiere una seria sanificazione dei locali. Alla primaria Renier Michiel per esempio le tende nelle aule non vengono lavate da ben 7 anni creando non pochi problemi ai bambini allergici”. Sulla questione dell’igiene è intervenuta anche Claudia Zennaro: “Mi auguro che da qui parta una svolta: le scuole non possono restare senza sapone o cartaigienica come spesso accade. L’ordinanza per il contenimento del Covid-19 elenca anche le misure igieniche da adottare
mettendo al primo posto l’azione di lavarsi spesso le mani. Il problema è che in parecchie scuole molto spesso manca il sapone, oltre a carta igienica e salviette per asciugarsi. Ora si tratta di usare la paura e l’emergenza come un’opportunità: per assumere un atteggiamento più consapevole e responsabile”.
SAPONE E SALVIETTE Dai rappresentanti della primaria Diaz è partita una comunicazione verso l’ufficio dei servizi educativi del Comune di Venezia in cui si denuncia appunto la carenza cronica di sapone e
«Da definire norme di comportamento per docenti e allievi» rio Ragno Fpl Uil – Riteniamo anche utile informare l’utenza del ripristino del certificato medico per i bimbi che rientrano dopo 5 giorni di assenza e che vengano date chiare indicazioni al personale comunale e di Ames rispetto alla gestione di bambini che dovessero manifestare sintomi sospetti».
IL VADEMECUM
UIL Mario Ragno
I RAPPRESENTANTI DEI LAVORATORI CHIEDONO CHE AL PERSONALE SIANO FORNITE INDICAZIONI PRECISE
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Alla lettera inviata dai sindacati ha risposto la dirigente dei Servizi Educativi Silvia Grandese: «Verranno consegnati il vademecum sui 10 comportamenti da seguire, elaborato dal ministero della salute e dall’istituto superiore della sanità, inoltre le cassette di pronto soccorso di quasi tutte le scuole (le altre verranno rifornite il prima possibile) verranno rifornite di una mascherina facciale filtrante del tipo FFP2 e FFP3. L’attività dovrà essere svolta seguendo tutte le norme di igiene e in particolare il lavaggio frequente delle mani con acqua e sapone. Per quanto riguarda i bambini con febbre o con evidenza di malattia acuta respiratoria questi andranno allonta-
salviette per asciugarsi le mani: “A prescindere dalle cautele rese necessarie dalla diffusione del coronavirus noi genitori vogliamo che venga mantenuto il diritto all’igiene dei bambini. Avendo una settimana di tempo prima del rientro insistiamo a voler essere informati per scritto su cosa è stato fatto per adeguare i bagni alle norme igieniche basilari indicate dal Ministero e dall’Istituto Superiore della Sanità visto che l’urgenza del caso non ammette perdite di tempo”. Alice Carlon © RIPRODUZIONE RISERVATA
nati o non accettati, e si dovranno seguire le normali indicazioni che valgono già oggi per l’allontanamento, questo anche per la tutela e il rispetto della salute degli altri bimbi». Una risposta che però non ha soddisfatto i sindacati: «Come Cgil consideriamo giusta l’ordinanza di proroga viste le incertezze che ancora permangono nella gestione dei bambini e nel rapporto con l’utenza. Continuiamo a ribadire - dichiara Daniele Giordano Cgil - che servono indicazioni chiare al personale educativo e a quello ausiliario sulla gestione dei bambini sia dall’accoglienza che al manifestarsi di sintomi. Non è pensabile che il Comune risponda alle nostre sollecitazioni sostenendo che nelle scuole il personale può lavarsi le mani perché il rispetto dell’igiene deve essere indicato in modo chiaro, disponendo anche dispenser igienizzanti, a chi porta i bambini nelle scuole. Allo stesso modo servono indicazioni univoche al personale educativo e a quello ausiliario sulla gestione dei bambini che dovessero manifestare i sintomi successivi all’ingresso a scuola. Per questa ragione non basta la disposizione della dirigente che invita a non accettare o a allontanare chi presenta sintomi, cosa da sempre vigente, ma va chiarito l’eventuale utilizzo delle mascherine e il rapporto con i bambini». (A.C.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Morto il paziente 1 di Venezia «Stroncato da un’emorragia» `La Regione per ora non ha attribuito Il pensionato di Oriago era stato ricoverato per l’infezione il 21 febbraio il decesso al virus: l’ultima parola all’Iss
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La capienza degli impianti sciistici che potrà essere NIENTE FILM E SPETTACOLI garantita dai gestori È stata invece respinta
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I posti di cinema e teatri che le Regioni chiedevano di concedere: no di Roma LO SPORT E LO SCI Quanto allo sport, eventi, competizioni e allenamenti possono tenersi «all’interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse». Niente attività all’aperto negli oratori, come volevano i governatori. I tifosi residenti in Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Pesaro-Urbino e Savona hanno «divieto di trasferta» nelle altre regioni. Nei comprensori sciistici, funivie, cabinovie e funicolari devono limitare l’accesso a un terzo della capienza.
la richiesta di Zaia e dei colleghi di riaprire cinema e teatri «riducendo del 50% i posti ordinariamente disponibili». In pratica i governatori avrebbero voluto che venissero occupate una poltrona sì e una no, per garantire ilmetro, ma niente da fare: film e spettacoli restano equiparati ai balli in discoteca. «Metteremo in atto, d’intesa con il ministero, tutte le azioni utili a ricondurre la situazione alla completa normalità», ha promesso Carlo Fontana, presidente dell’Agis.
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I CONTROLLI Chi vigila sul rispetto delle regole? Il prefetto di ciascuna provincia «monitora» e, «ove occorra, si avvale delle forze di polizia, con il possibile concorso del corpo nazionale dei vigili del fuoco, nonché delle forze armate». Angela Pederiva
Al bar e al ristorante bisognerà stare almeno a un metro di distanza l’uno dall’altro: condizione difficile da rispettare, specie nei luoghi e alle ore più affollate
“Assembramenti” ancora vietati, messe comprese quindi, che comportano vicinanza tra i fedeli. Ma anche avvenimenti sportivi, spettacoli e manifestazioni in genere.
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VENEZIA Una comitiva di cinesi davanti alle porte chiuse di Palazzo Ducale. A fianco turisti a Rialto
LE ALTRE APERTURE
I Musei civici fanno sapere che, per tutto il periodo, oltre al contingentamento degli ingressi nelle varie sale d’esposizione, le informazioni e i controlli saranno di competenza del personale di sala. Verranno distribuiti ai visitatori anche dèpliant informativi.
Le regole
Le Gallerie dell’Accademia oggi sconteranno il loro giorno di chiusura, ma la direzione fa sapere che la riapertura delle sale è prevista per domani, martedì secondo le regole disposte. Fondazione Guggenheim e Querini Stampalia hanno fatto sapere che oggi disporranno le condizioni di riapertura, in base alle indicazioni del Decreto ministeriale. L’Ateneo Veneto invece ha annunciato la sospensione delle attività fino all’8 marzo. A Mestre, M9, il Museo del Novecento ha annunciato per oggi la riapertura delle proprie sale, secondo le norme emanate. Ma non solo. Proprio per venire incontro al pubblico, da oggi al 7 marzo sarà praticato un sconto sul biglietto (10 euro anzichè 14; Lunar City 8 euro anzichè 10; cumulativo 13 anzichè 16). Paolo Navarro Dina © RIPRODUZIONE RISERVATA
TRAGICO BILANCIO VENEZIA Era il “paziente 1” in provincia di Venezia. Mario Veronese, pensionato di 67 anni di Oriago di Mira, è deceduto ieri nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Padova. Il ricovero lo scorso 21 febbraio per coronavirus. Ma la morte non è per coronavirus. Così per lo meno attesta la Regione che non ha aggiornato il bilancio dei decessi in Veneto da Covid 19. Veronese sarebbe stato stroncato da una emorragia cerebrale e non da una insufficienza respiratoria, quest’ultima direttamente riconducibile all’infezione endemica. Ma l’ultima parola spetterà, come da ferree disposizioni ministeriali, all’Istituto superiore di sanità. Quello di Veronese è stato il terzo caso di contagio nel Veneto, dopo i due iniziali riscontrati a Vo’ Euganeo, di fatto il secondo focolaio della malattia circoscritto in Italia a ridosso di quello nel Lodigiano in Lombardia. Poco più di una settimana. Tanto è sopravvissuto da quando, sottoposto al test risultato positivo, Veronese dall’ospeda-
le di Dolo, in Riviera del Brenta, è stato trasferito d’urgenza nel polo sanitario della Città del Santo. Giorni in cui il “morbo 2020” si è diffuso anche in laguna e progressivamente in tutte le province venete. Due le vittime accertate: la prima,
L’INTERROGATIVO E non è escluso che l’autorità giudiziaria, dopo quella sanitaria, voglia fare piena luce anche sul decesso di Veronese. L’interrogativo che non ha ancora trovato risposta è quello delle modalità del contagio. Una domanda che assilla anche la moglie e i due figli del 67enne che non hanno mai smesso di sperare in un miracolo. Fra le ipotesi mai scartate anche l’eventualità di aver contratto l’infezione anche in uno dei due ospedali veneziani, Mirano e Dolo, in cui è transitato prima della certezza della diagnosi. Una vita normalissima e abitudinaria quella di Veronese, legatissimo alla famiglia, residente in una villetta indipendente in via Ghebba, fra il verde della campagna: nessun cosiddetto “contatto primario”, né con persone rientrate dalla Cina né residenti nella zona rossa di Vo’ Euganeo, nessuna frequentazione assidua di locali pubblici.
I dati del Veneto
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A casa i tifosi
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Rimangono le zone rosse
Fino all’8 marzo consentite solo le partite a porte chiuse; stessa regola per gli allenamenti; inoltre i tifosi non potranno seguire la propria squadra in trasferta.
Per lo “zone rosse” del Lodigiano e di Vo’ sui Colli Euganei dove si è concentrato il maggior numero di contagi rimangono le prescrizioni di quarantena fino all’8 marzo
LE CIRCOSTANZE
I casi di contagio salgono a quota 265 ma tre quarti dei positivi sono a casa VENEZIA Nel decimo giorno di emergenza Coronavirus, in Veneto i casi confermati di contagio sono saliti a quota 265. Questo il bilancio finale della domenica, che fra il mattino (ore 9) e il pomeriggio (ore 17) ha visto un incremento di 42 unità. In cima alla lista c’è sempre il cluster di Vo’ (88 positività accertate), seguito dalla provincia di Treviso (72) e da quella di Venezia (42), alla quale però va aggiunto quello che la Regione chiama Mirano e che in realtà è l’ospedale di Dolo (6). Gli altri numeri vanno distribuiti fra il Padovano (31) a cui va sommata Limena (14), il Vicentino (3), il Veronese (4), il Bellunese (2). A completare il quadro sono poi i due pazienti collegati alla Lombardia, mentre il gruppo di 47 casi su cui era in corso l’assegnazione epidemiologica si è ridotto a
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Adriano Trevisan, 77 anni, padovano di Vo’ e Lucia Mangiò, di un anno più giovane, trevigiana di Paese, già ricoverati in ospedale per altre patologie e con un quadro clinico complicato. Casi finiti sotto la lente delle Procure competenti.
una sola unità. L’incremento più considerevole della giornata ha interessato il triangolo Treviso-PadovaVenezia: rispettivamente, +30, +26 e +23. I decessi validati dall’Istituto superiore di sanità come effetto del Coronavirus restano due. Oltre tre quarti dei pazienti, pressoché tutti asintomatici, sono a casa in isolamento domiciliare fiduciario. Dei 64 ricoverati (+4), 14 (+1) sono in Terapia intensiva. Ieri dalla Regione hanno fatto notare di condividere per il Veneto quanto affermato da Giovanni Rezza, direttore del dipartimento Malattie Infettive dell’Iss: «I primi casi ricostruiti risalgono all’inizio del mese di febbraio, ma l’infezione probabilmente già circolava nella seconda metà del mese di gennaio». (a.pe.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il calvario del 67enne mirese comincia la settimana precedente a quella in cui l’intero Paese sarà travolto e sconvolto, forse per sempre, dall’emergenza coronavirus. I primi sintomi, che poi porteranno alla diagnosi di Covid 19, li comincia ad accusare il 13 febbraio: tosse e febbre alta. I medicinali che prende non hanno alcun effetto. Va al pronto soccorso di Mirano, ma viene dimesso. La terapia consigliata si rivela inefficace. Ritorna allo stesso pronto soccorso. Stavolta viene ricoverato per sospetta polmonite: è il 17 febbraio. Non solo non ci sono miglioramenti, ma addirittura il quadro clinico si aggrava e Veronese viene portato all’ospedale di Dolo. È il 20 febbraio: il giorno dopo ovvero il D-Day dell’allarme contagio in Italia - è sottoposto al test che conferma la presenza del virus e che decreta il suo immediato trasferimento a Padova in condizioni giudicate estremamente critiche. Ieri purtroppo la tragica svolta. Monica Andolfatto © RIPRODUZIONE RISERVATA
IL GIORNALE DI VICENZA
Primo Piano 3
Lunedì 2 Marzo 2020
Sciacallaggio “virusfree”
«Larichiestadicertificazioni "coronavirusfree"perilciboe ilvinoitalianoèsciacallaggio»
Capodanno veneto
MARIACRISTINACARETTA DEPUTATA DI FRATELLI D'ITALIA
«Marzo,“caodel’ano”altempo dellaSerenissima,siaunmese diriconquistadellasperanza» ROBERTOCIAMBETTI PRESIDENTECONSIGLIOVENETO
Coldiretti VerticeaVo’
«Lavoriamoperattenuarei provvedimentichestanno bloccandoleaziendeagricole» MASSIMOBRESSAN PRESIDENTECOLDIRETTIPADOVA
IL DECRETO. Per i dirigenti scolastici una domenica a rincorrere i nuovi provvedimenti per dare risposte a docenti e personale sull’apertura di oggi
Blocco delle lezioni, la scuola nel caos Gliinsegnantistannocercando dimetterein campolatecnologia disponibileperassegnare compiti e andare avanti con il programma Anna Madron
trasporto chiusi assicurando la presenza di un massimo di persone pari ad un terzo della capienza su funicolari, funivie, cabinovie, ecc.. L’apertura dei luoghi di culto è condizionata all’adozione di misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi, e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro. Confermata la sospensione, sino all’8 marzo, dei servizi educativi dell’infanzia e delle attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado, nonché della frequenza delle attività scolastiche e di formazione superiore, comprese le università e le istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica, di corsi professionali, master, corsi per le professioni sanitarie e università per anziani. Sospese le procedure concorsuali pubbliche e private. Lo svolgimento delle attività di ristorazione, bar e pub, è permesso a condizione che il servizio sia espletato per i soli posti a sedere e che gli avventori siano messi nelle condizioni di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro. L’apertura delle attività commerciali è condizionata all’adozione di misure organizzative tali da consentire un accesso con modalità contingentate o comunque idonee a evitare assembramenti di persone e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza di almeno un metro tra i visitatori. Sì all’apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura, a condizione che assicurino modalità di fruizione contingentata o comunque tali da evitare assembramenti di persone e tali che i visitatori possano rispettare la distanza tra loro di almeno un metro. Prevista inoltre la sospensione dei congedi ordinari del personale sanitario e tecnico, nonché del personale le cui attività siano necessarie a gestire le attività richieste dalle unità di crisi. • © RIPRODUZIONERISERVATA
Una domenica a rincorrere il decreto. Per la scuola una giornata snervante, martellata da continui messaggi tra provveditore, insegnanti, dirigenti che in assenza di ufficialità si chiedevano se avvisare il personale scolastico di presentarsi al lavoro l’indomani oppure se attendere notizie certe. Il tam tam è iniziato al mattino quando in rete circolava la bozza del nuovo decreto del Consiglio dei ministri con il quale si conferma la sospensione delle lezioni fino all’8 marzo, ma non si specifica se il personale docente e Ata deve riprendere servizio. Un’indecisione motivata dal braccio di ferro con i sindacati che si sono opposti al ritorno a scuola di amministrativi e bidelli e hanno chiesto al governo che venisse prorogato il primo decreto, quello emanato il 23 febbraio, che ha disposto la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado lasciando a casa non solo gli studenti, ma anche gli insegnanti e gli Ata. «Finora circola solo una bozza, bisogna aspettare che diventi ufficiale», è stata la risposta che per tutto il giorno il provveditore Carlo Alberto Formaggio ha ripetuto ai dirigenti vicentini disorientati ed esasperati per la mancanza di indicazioni, mentre le ore passavano e il lunedì si avvicinava a grandi passi. Inevitabile che qualcuno, sulla scia di quanto affermato nel primo pomeriggio di ieri dal governatore Luca Zaia che ha sottolineato più volte la parola “sospensione” dell’attività didattica, abbia rotto gli indugi cominciando a scrivere una circolare indirizzata a studenti, famiglie, personale docente e non. Tra i primi il dirigente dell’istituto Rossi, Alberto Frizzo, che nella home page della scuola ha pubblicato l’avviso di reiterata sospensione delle lezioni precisando che «il personale Ata presterà regolare servizio per sei ore al giorno e la segreteria svolgerà il servizio di sportello al pubblico, ma solo tramite telefono ed email», che «i docenti avranno libero accesso alla scuola, sia per partecipare alle riunioni sia per l’utilizzo delle dotazioni informatiche e laboratori ali» e infine che «tutte le attività con gli studenti, mattutine o pomeridiane, saranno invece sospese». Il preside aggiunge anche che come assicurato dal ministro dell’I-
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Perquesto annodisastrato sperocheilMiur adottimisure straordinarie PAOLOJACOLINO DIRIGENTELICEO“QUADRI”
struzione Lucia Azzolina non sarà compromessa la validità dell’anno scolastico, ma che è comunque opportuno impiegare al meglio questa pausa forzata, ricorrendo alla didattica a distanza da parte della scuola. «Questa modalità richiede certamente agli studenti autonomia e responsabilità rispetto al proprio apprendimento, competenze fondamentali per la scuola e la vita - conclude la circolare- come si usa dire ormai sempre più spesso, sta a tutti noi trasformare un problema in una opportunità». Con il passare delle ore il nervosismo però si è fatto sentire e in serata più di qualche dirigente è sbottato. «Mi chiedo cosa aspettino ad avvisarci se si tratta di chiusura o sospensione - ha fatto notare Maria Rosa Puleo, preside del Fogazzaro - in assenza di informazioni come altri miei colleghi mi sono cautelata e ho pubblicato sul sito della scuola che l’istituto lunedì è aperto ai docenti e agli Ata. Vorrà dire che se non è così saremo smentiti». «Sabato siamo andati avanti ad aspettare fino alle dieci di sera, domenica l’abbiamo trascorsa in attesa di notizie ufficiali dalle sette del mattino - dice Antonio Maria Bianchin, dirigente del comprensivo di Romano d’Ezzelino in ballo ci sono famiglie, docenti, collaboratori che hanno diritto di essere informati, anche perché ci sono interventi di igienizzazione da programmare». Intanto anche per il comprensivo 5 del centro l’avviso che compariva on line parlava di studenti a casa e personale in servizio, con la precisazione della dirigente Bianca Maria Lerro che i collaboratori scolastici una volta tornati al lavoro dovranno pulire tutti i locali, banchi, cattedre, scrivanie degli uffici, maniglie di porte e finestre attenendosi alle indicazioni dell’Ulss 8 e facendo attenzione ad assicurare che siano sempre disponibili sapone e carta nei bagni. Sul fronte della didattica, invece, gli insegnanti stanno cercando di mettere in campo tutta la tecnologia a disposizione non solo per assegnare compiti ma anche per andare avanti col programma. Anche se di fronte a quest’ultima settimana di chiusura cominciano ad affiorare forti preoccupazioni per le attività non sono svolte. «Le prove Invalsi, ad esempio, obbligatorie per essere ammessi all’esame di Stato - fa notare il dirigente del Quadri, Paolo Jacolino - le ore di alternanza scuola-lavoro, anche queste inderogabili per le classi finali. Voglio sperare che il Miur di fronte ad un anno scolastico così disastrato adotti misure straordinarie». • © RIPRODUZIONERISERVATA
Operazionidi igienizzazioneall’internodi unascuola perl’infanzia: lezionisospese perun’altra settimanain Veneto. FOTOANSA
SANITÀ. Molte letelefonate giunteancheierialSan Bortolo euna decina ditamponi eseguiti
Unsolo visitatoreperpaziente Cordonesanitarioin geriatria Siattende l’ufficialità sul trasferimento di malati da altri ospedali veneti Franco Pepe
Ospedale deserto. Atmosfera sospesa. Sembra che il coronavirus abbia concesso una tregua, ma non è così. Dietro il silenzio rotto solo dal rumore dell’insistente pioggerellina, la barriera eretta dall’Ulss per non far entrare il Covid-19 nelle corsie del San Bortolo resta più presidiata che mai, anche se è stata una domenica senza particolari patemi e sussulti. Tante telefonate anche ieri al numero verde dell’Ulss, e una decina di tamponi eseguiti nel reparto di malattie infettive dal primario Vinicio Manfrin. Accanto a lui il dott. Paolo Benedetti. Sono tutte persone selezionate dagli operatori del Sisp, il Servizio di igiene pubblica. Presentano sindromi influenzali e rientrano nei criteri che identificano il rischio di contagio. Per loro è, quindi, scattato il test precauzionale di controllo e la risposta si avrà questa mattina. Si tratta, per lo più, di giovani del Basso Vicentino che nelle scorse settimane hanno frequentato Vò Euganeo o hanno avuto contatti, per ragioni di lavoro o questioni private, con gente che risiede in zona rossa. Insomma, la cortina della paura non si dirada. Per il momento, comunque, i casi positivi nel Vicentino restano quattro, due donne e due uomini, aggrediti, anche se in forma lieve dal virus e tuttora isolati in quarantena assieme ai loro familiari, fra cui due bimbe di 5 anni e 7 mesi, e monitorati pure ieri dal Sisp. Due, invece, i pazienti ricoverati, sotto stretta osservazione, in due stanze blindate del reparto di infettivologia.
Icasi positivi nel Vicentinorestano quattro,duedonne e due uomini,aggrediti in forma lievedalvirus
AVerona IPRIMI QUATTRO CASI Sonoquattro icasidi coronavirusconfermati a Verona,come certificail bollettinodella Regionedi ierisera. Duedi lorosono ricoveratia Borgo Roma. Nonè stato ancora comunicatoil comunedi residenzadi nessunodei quattro.Intantoil sindaco FedericoSboarina, nel confermareildato, cerca ditranquillizzare la cittadinanzacon unpost suisocial:«Invito i veronesia mantenerele proprieabitudini, nel rispettocome hanno fatto finoradelle misure igienicosanitarie. Verona nonsi devefermare».
Accusano broncopolmonite, hanno febbre alta. E per loro la prognosi verrà sciolta nelle prossime ore. Sempre più realistica, poi, la possibilità che arrivino al San Bortolo pazienti da altri ospedali. Padova è in difficoltà, se non al collasso. Reparti intasati e centinaia di test da smaltire. E ieri dall’azienda ospedaliera è giunta una richiesta di aiuto. È un discorso ancora ufficioso. Si tratterebbe di ospitare pazienti affetti da disturbi respiratori, alleggerendo la pressione che pesa sul vicino ospedale universitario. Ovvio che, se il sos venisse in forma ufficiale, Vicenza, che fa parte di una rete sanitaria regionale, non potrebbe sottrarsi a questo atto di disponibilità. Ma è altrettanto ovvio che, in questa ipotesi, l’Ulss Berica avrebbe il diritto di pretendere garan-
zie, in primis quella di ricevere soltanto pazienti con tampone negativo. Un grosso problema, questo, peraltro. Un massiccio afflusso di malati da ricoverare potrebbe mettere in crisi il regolare svolgimento dell’attività ospedaliera che finora è proseguita senza interruzioni. Le conseguenze si riverserebbero soprattutto sulle terapie intensive e sugli interventi chirurgici. Pure ieri, in ospedale, è stato ammesso solo un visitatore per ogni degente per evitare la circolazione di infezioni. E cordone sanitario sempre più stretto attorno alla geriatria. Gli anziani, come possibili vittime del coronavirus, sono i più indiziati per la loro vulnerabilità. E il primario Paolo Chioatto ha esteso le misure protettive. • © RIPRODUZIONERISERVATA
2 Primo Piano
IL GIORNALE DI VICENZA Lunedì 2 Marzo 2020
IlVenetoel’epidemia
265 IPAZIENTI POSITIVIALTEST PRIMICASIREGISTRATI AVERONA
Le proposteper “alleggerire” ilpeso deidivieti
Gliultimidatidiffusiierisera parlanodi42casiinpiùrispetto alreportprecedente.Sono64i pazientiricoveratiinseiospedali veneti;14interapiaintensiva.
170 ITAMPONI EFFETTUATIDALL’ULSS 8 DI CUI 162 SONO RISULTATI NEGATIVI
Deitamponieffettuatidall’Ulss8 Berica,162sonorisultati negativi,quattrosonoinattesadi esitoequattrosonopositivi. Nessunpazienteèricoverato.
REGIONE. L’obiettivodeigovernatori è coniugareleindicazioni del mondoscientifico elavita
IcontagiinVeneto salgono a quota 265 «Bisogna ripartire» Laparola d’ordine è“droplet”. Zaiachiede diattutirealcune misure: «Auspichiamolaripresadelle attività,ma adistanzadisicurezza» Marialuisa Duso
Da una parte la cautela, doverosa, dall’altra la voglia di ripartire, prima possibile, facendo leva sui numeri: in Veneto non c’è stata quella crescita esponenziale di contagiati da coronavirus che gli algoritmi prevederebbero. Segno che le misure drastiche adottate finora hanno funzionato? Forse. SITUAZIONECONTAGI. Ieri se-
ra il numero delle persone positive al coronavirus è salito a quota 265 (42 in più rispetto al report precedente), mentre sono 64 i pazienti ricoverati nelle strutture ospedaliere, 25 sono in cura a Padova. Dei contagiati, 88 sono a Vò, 72 a Treviso, 42 in provincia di Venezia con esclusione di Mirano, 31 a Padova con l’esclusione di Vò e Limena, 14 a Limena, 6 a Mirano, i primi 4 casi a Verona, 4 a Vicenza (di cui uno legato al focolaio lombardo), 2 a Belluno. Un altro caso è collegato al focolaio lombardo e per 1 è in corso l’assegnazione epidemiologica. SISTEMA SANITARIO. Se più
del contagio fanno paura gli effetti che potrebbe avere sul sistema sanitario, arriva la rassicurazione dell’assessore Lanzarin: «Per quanto riguarda le strutture sanitarie del Veneto - afferma - abbiamo dati confortanti. La situazione tiene, con un dato stabile anche in merito ai ricoverati nei reparti di malattia infettiva. Dati che ci rassicurano - ammette - ma non ci tranquillizzano perché l’attenzione deve rimanere alta». RIPRESA & DROPLET. I presi-
denti delle tre regioni in cui si è manifestato il maggior numero di casi (oltre al Veneto Lombardia ed Emilia Romagna), hanno condiviso le loro proposte «tese a coniugare le indicazioni del mondo scientifico con la vita di tutti i giorni» e in parte accolte nel decreto firmato ieri sera dal premier Conte. Ecco il chiarimento
sulle scuole, sospese ma non chiuse e la riapertura, con limitazioni, dei luoghi di culto e di cultura. Fermo restando l’appello al buon senso «Le Regioni chiedono che vengano attutite alcune misure - sottolinea Zaia - ma non aspettiamoci un libretto di manutenzione sulla vita». Quello che entra in gioco adesso è il “droplet” ossia la distanza minima di sicurezza necessaria per evitare la trasmissione delle “goccioline”. Così Zaia auspica, e il Governo ha accolto la richiesta, la possibilità di riaprire i luoghi di culto, a patto che vengano indicati i posti in cui sedersi mantenendo la debita distanza. Anche i cinematografi, secondo Zaia, potrebbero riaprire rinunciando ad una fetta di clienti. Mentre resta ferreo il divieto a qualsiasi manifestazione che possa portare assembramenti di persone nelle piazze, i governatori sono favorevoli ad una ripresa delle normali attività. Sì allora all’apertura dei musei e dei centri commerciali, a patto di contingentare il pubblico, sì anche all’attività di bar e ristoranti «purché si faccia il servizio ai tavoli, evitando la mescita al banco o all’aperto». LE SCUSE AI CINESI. Non si
placa la polemica sulla frase dei topi pronunciata da Zaia. Il governatore si scusa in forma ufficiale inviando una lettera all’ambasciatore cinese in Italia Li Junhua. «Le scrivo non per accampare scuse» dice Zaia, sottolineando che «a nulla valgono giustificazioni basate sulla stanchezza accumulata in questi giorni di grande tensione o sulla frettolosità di esposizione di concetti assai più arti-
colati». Tutto deve essere però derubricato a «osservazioni relative alla diversità di contesti nei quali il virus si trova ad agire. «Non è mio stile aggredire e sottolineare diversità di pelle, di religione, di genere, di scelte sentimentali» scrive Zaia che non arretra sui problemi igienici: «So che in Cina esiste un grosso problema di rispetto di regole igienico-sanitarie e di sicurezza alimentare nei mercati locali in cui vengono messi in vendita capi vivi e morti senza alcun controllo». IL COMUNE. Se quattro sono i
casi rilevati nell’Ulss 8 Berica, non ci sono casi positivi al coronavirus in città. I quattro già rilevati non necessitano di cure ospedaliere, e sono in isolamento domiciliare con i familiari. Si è riunita ieri al comando della polizia locale la task force formata da assessori e dirigenti del Comune e coordinata dal sindaco Francesco Rucco, per fare il punto sulle possibili ricadute in città. Oltre alla conferma della chiusura delle scuole, è stata analizzata l’ipotesi di riaprire la mostra in Basilica, i monumenti e i musei con ingressi contingentati. È questa la strada che si intende perseguire fin da domani nel caso il provvedimento confermi questa possibilità. Quanto alla Biblioteca Bertoliana, l’indirizzo è per riaprire con le adeguate misure precauzionali l’attività di prestito a San Giacomo e nelle sedi decentrate, ma mantenere sospesa l’attività delle aule studio. Proseguirà inoltre l’attività di diffusione delle norme comportamentali, con un’attenzione specifica agli esercizi commerciali. La task force si riunirà nuovamente questa mattina a Palazzo Trissino. L’Ulss 8 Berica ha reso noto di aver finora effettuato 170 tamponi, di cui 162 negativi, 4 in attesa di esito, 4 positivi, nessun ricoverato. Dalle 8 alle 20 è attivo il numero verde dell’Ulss 8 800277067. • © RIPRODUZIONERISERVATA
«Orastobene» LATESTIMONIANZA DACAMPIGLIA «Dopoaver riscontratoil 14febbraiouna leggera febbree una leggeratosse misonosottoposta volontariamenteal tamponerisultando positivainforma lieve asintomatica,ora sto bene».La donnadi 38anni diCampigliadei Berici contagiatadal coronavirus nelcluster diVo’ Euganeo, dovelavora,dopo essersi confrontatacon ifamiliari coniqualisi trovain isolamentodomiciliareha decisodirompereil silenzioperrassicurare i propricompaesani sulle suecondizionidi salute conunpost sullapagina facebook“Sei diCampiglia se...”.«Rimarremo in quarantenaper i14giorni previstidal ministero dellaSaluteaffinché vi sia lamassimatuteladi tuttiaggiunge-. Anche questo aspettoperme e perlamia famigliaè molto importante:non rimanere nelsilenzioma rassicurarvicheci atterremoalle rigide raccomandazionidei medici.Altermine di questoperiodopotremo ritornaread unavita normaleinquantoimedici cihanno assicurato che nessunodinoipotrà al terminediquesto periodo esserecontagiosoper altri.Probabilmente questovirusche dàpochi sintominelle personein salutecircola da molto tempoconfondendosicon lanormaleinfluenza. Se avetesintomiimportanti chiamateilnumero verde: ildistrettosanitario di Vicenzaè molto efficiente». L’iniziativadella campiglieseha riscosso numerosielogi sul social networkconauguridi prontaguarigionecui si è associatoilsindaco MassimoZulian cheparla di«lezione di ragionevolezza, responsabilitàe buon sensodi questafamiglia checiaiuta a vincerela paura,specie se immotivatae alimentata dauna fuga dinotizie infondateche andavano smentite,icampigliesi stannoreagendonel modo migliore,ossiausando la testa». F.B.
Venetiin tempodi coronavirus: protettidallamascherina masenzarinunciare alcellulare
IL NUOVODECRETO. Ecco cosa prevede il documento firmato da Conte
Laregola: barenegozi apronoseègarantita ladistanzadi unmetro Glieventisportivi(serie Acompresa)a portechiuse e trasferte di tifosi vietate. Stop ai congedi dei medici Con il provvedimento appena entrato in vigore in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, a Savona e Pesaro-Urbino si introduce la regola “droplet”, affinché venga garantita la distanza tra le persone di almeno un metro l’una dall’altra in tutti i bar, ristoranti, pub, negozi, musei e chiese. In questi luoghi l’apertura di locali pubblici è ora «condizionata» a modalità che evitino assembramenti. Ecco, nel dettaglio, le misure previste anche in Veneto. È prevista «la sospensione degli eventi e delle competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, sino all’8 marzo, in luoghi pubblici o privati, a meno che non si svolgano a porte chiuse. Restano consentite le sessioni di allenamento, sempre a porte chiuse». Viene inoltre disposto il divieto di trasferta organizzata dei tifosi residenti nelle stesse regioni e nelle province, per assistere a eventi e competizioni sportive. Confermata quindi «la sospensione, sino all’8 marzo, di tutte le manifestazioni organizzate, di carattere non ordinario, nonché degli eventi in luogo pubblico o privato, compresi quelli di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso, anche se svolti in luoghi chiusi ma aperti al pubblico, quali, a titolo d’esempio, grandi eventi, cinema, teatri, discoteche, cerimonie religiose». È consentito lo svolgimento delle attività nei comprensori sciistici a condizione che il gestore provveda alla limitazione dell’accesso agli impianti di
Localiaperti acondizione chesi evitino assembramenti
Staserasu Tva
Glieffetti delvirus sull’economia delVeneto Maquantocosterà alVeneto in terminieconomiciquesto virus?I segnali sono drammatici.Nella giornatain cuile categorie economiche incontranoa Veneziala Regione,Prima Serata cercheràdi farei contidi questacrisiche sta contaminandol’economia. Il “Guardian”qualche giornofa avevatitolato:Virus come la crisidel 2008.Imprese e turismorischianodi pagareun
Primaserataoggi alle21.15 contosalato esenza sapere quantodureràl’emergenza. Della situazioneveneta siparlerà dalle 21.05suTva conAgostino Bonomo,presidenteVenetodi Confartigianato,Gianantonio Da Re(EuroparlamentareLega), ArturoLorenzoni(candidato governatoredelVeneto) eFlavio Tosi(ex sindaco diVerona).
Cronaca 15
IL GIORNALE DI VICENZA Lunedì 2 Marzo 2020
LE REAZIONI. La scritta apparsa su un muro in contra’ Porta Santa Lucia
GLISCONTRI
Minacceesvastica controlaSegre Sdegnoecondanne
Incidenti inautostrada etangenziale Feritiintre
Variati:«GestofigliodelclimadiodiocreatoinItalia» Zaia: «Vergognoso che esistano ancora negazionisti» Moretti:«Nondobbiamomaiabbassarelaguardia» Valentino Gonzato
Sdegno e condanne. La frase minatoria, accompagnata da una svastica, contro la senatrice a vita Liliana Segre apparsa sulla parete di un condominio in contra’ Porta Santa Lucia sta provocando una raffica di reazioni da parte del mondo politico. Dopo il duro commento del sindaco Francesco Rucco, che aveva parlato di «un gesto vile che inneggia alla violenza e al razzismo», sono arrivate molte altre prese di posizione. «Ancora una volta siamo spettatori di un atto stupido, quanto funesto», afferma l’ex primo cittadino e ora sottosegretario al ministero dell’Interno, Achille Variati. Che aggiunge: «Ancora una volta sento di manifestare pubblicamente la mia solidarietà personale e politica alla senatrice Liliana Segre memoria storica della Shoah, sopravvissuta all’olocausto e oggi sotto scorta per le ripetute mi-
nacce antisemite, figlie del clima di odio creato in Italia. Sento, come uomo e come politico, la voglia e la necessità di combattere contro l’odio, il razzismo e il negazionismo che cercano, banalmente, di dare una cornice agli istinti più bassi e beceri». «Non posso non dire quello che penso davanti a ciò che sta accadendo in riferimento alle scritte comparse a Vicenza - commenta il presidente del Veneto Luca Zaia -. È vergognoso che esistano ancora negazionisti e antisemitismo: stiamo parlando di uno sterminio che ha riguardato più di 6 milioni di ebrei, il 70 per cento della popolazione ebraica in Europa». Per il governatore veneto «siamo davanti a un tema, quello dell’olocausto, che rappresenta una delle pagine più vergognose e orride della nostra umanità. La memoria deve essere coltivata affinché questo non accada più. Il ricordo dei 75 anni dalla liberazione di Auschwitz, non dev’essere
un amarcord per nostalgici, ma è quanto di più attuale di quello che si possa pensare. Quelle scritte vanno tolte dal muro e condannate, senza se e senza ma». Duro pure il commento dell’europarlamentare Pd Alessandra Moretti: «Non abbasseremo mai la guardia verso i professionisti dell’odio nei confronti dei quali lo sdegno e la condanna devono essere unanimi e trasversali». Così come quello della senatrice di “Italia viva” Daniela Sbrollini: «La scritta contro la Segre non è il frutto di stupidità. Ma di cattiveria contro l’umanità. Non si tratta di sciocchezze scritte a caso. Non ci possiamo permettere di ricordare i campi di sterminio come un qualsiasi fatto storico del passato. Si rinnovano e si moltiplicano gesti sempre più espliciti di un modo di pensare che è fuori dalla politica perché sta fuori dall’umanità». «Ancora un atto violento, ancora una discriminazione
L’autocapottatain A4. FOTOVVF
inaccettabile - dichiara Chiara Luisetto, segretaria provinciale del Pd - dopo Torrebelvicino, assistiamo ad un nuovo gesto inaccettabile e vile. L’aver eliminato proprio a Vicenza la “clausola antifascista” solo pochi giorni fa è un pessimo segnale da parte delle istituzioni per prime tenute a prendersi cura della memoria». Ennio Tosetto, consigliere comunale di Vinova e firmatario della proposta di cittadinanza onoraria alla senatrice Segre, si augura «che le forze dell’ordine possano individuare in fretta l’autore dell’ignobile scritta e che la magistratura applichi quanto previsto dalle leggi vigenti per fermare questa ondata d’odio». Infine, il Psi vicentino esprime «il proprio sdegno per quanto accaduto». •
Un incidente l’altra notte, intorno alle 3.15, lungo l’autostrada A4 nel tratto compreso tra i caselli di Montecchio e Vicenza Ovest (direzione Venezia); e un altro avvenuto ieri pomeriggio lungo la tangenziale Sud all’imbocco della prima delle due gallerie in direzione di Padova. Nei due schianti sono stati coinvolti complessivamente tre veicoli causando altrettanti feriti, nessuno in condizioni gravi. Lo scontro in autostrada è avvenuto tra un’Audi A3 e una Fiat Punto. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco di Arzignano che hanno estratto dall’abitacolo il conducente della Punto, un giovane di 26 anni, finita capovolta in un terreno adiacente alla A4. I rilievi sono stati eseguiti dalla Polstrada. Vigili del fuoco intervenuti anche in tangenziale per mettere in sicurezza il veicolo incidentato. L’urto ha provocato alcuni chilometri di coda poi smaltiti. •
© RIPRODUZIONERISERVATA
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Lasenatrice avitaLiliana Segre èsopravvissuta all’olocausto. ARCHIVIO
Lascrittavergata con losprayin contra’PortaSanta Lucia
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LUNEDÌ 2 MARZO 2020 LA NUOVA
PRIMO PIANO
L’allarme globale: le messe
Il patriarca nella Basilica semivuota «La messa? Si può fare all’Auchan» Moraglia ha chiesto di consentire la riapertura delle chiese: «Trattateci almeno come gli altri luoghi di aggregazione»
Nadia De Lazzari VENEZIA. Il patriarca di Vene-
zia celebra la messa della prima domenica di Quaresima in una Basilica della Madonna della Salute deserta. Critica con ferma eleganza i nuovi provvedimenti del governo e dice: «Tutte le fantasie dei miei parroci sono ben accette», plaudendo allo zelo dei sacerdoti che stanno cercando di incontrare i fedeli in forme diverse. Arrivando perfino a immaginare una messa dentro al centro commerciale dell’Auchan, al centro tra l’altro di una difficile vertenza occupazionale: «Laddove ci sono le persone ci può essere la Pastorale» apre Moraglia. «Incoraggio tutte queste forme di sana fantasia pastorale» ha detto. Sull’altare maggiore paramenti viola e niente fiori. Alle 12 le campane di tutta la diocesi sono suonate a distesa quale grido di speranza umile, forte, pubblico. Poi, durante l’omelia, parla di come il coronavirus ha cambiato le nostre abitudini: «Nella Chiesa un imprevisto forzato digiuno eucaristico. Vogliamo tornare a celebrare l’Eucaristia» ha spiegato. «Questo modo anomalo di iniziare la Quaresima deve diventare un’opportunità di Grazia e di scelte di vita umane. Oggi non ci è concesso per dei motivi sanitari seri di poterci incontrare. Viviamo l’Eucaristia con quella fantasia pastorale che è lasciata ai parroci e ai vescovi del Popolo del Signore». Il Patriarca ha poi posto una riflessione sul significato della Quaresima: «Nella nostra città e nei nostri paesi ci sono tante povertà che possiamo intercettare», ha detto Moraglia ricordando con affetto i malati, i medici, gli infermieri, il personale della Protezione civile, tutti impegnati ad affrontare
Il patriarca Francesco Moraglia durante l’omelia delle messa per la prima domenica di Quaresima nella basilica della Madonna della Salute
l’emergenza. «Sono in continuo contatto con il presidente della Regione che si sta adoperando per cercare di essere rigoroso nel rispetto della sanità pubblica. È disponibile a riattivare la vita comune anche a livello di culto e di preghiera». Moraglia ha sentito Zaia al telefono in mattinata. Ad assistere, dai banchi del presbiterio, la giovane comunità del Seminario (una decina i futuri sacerdoti) insieme a quattro suore dell’ordine delle Salesie. Niente fedeli alla Salute che hanno santificato la do-
menica assistendo da lontano, a mani giunte, davanti alla televisione, il computer e non ultimo lo smartphone. Questa forzata rinuncia alla liturgia è una modalità inconsueta per il popolo di Dio. Che per la prima volta, per contenere la diffusione del virus, si è unito in preghiera con i mezzi digitali. La fede si è alleata alla tecnologia permettendo di superare l’isolamento. A conclusione della messa il Patriarca Francesco ha impartito la benedizione e rivolto una preghiera di affidamento
alla Madonna della Salute, come già era avvenuto quattro secoli fa, per la peste del 1630. «È colei che ama Venezia ed è amata da tutti i veneziani». Poi, in sacrestia della Basilica, Moraglia ha parlato ancora dell’attuale momento di disagio e di sofferenza con una riflessione. «Dobbiamo prendere atto della situazione che può essere valutata in modo opportuno solamente dai medici e dai tecnici», ha detto la guida della Chiesa veneziana: «Chiediamo di poter tornare presto a celebrare anche con
accorgimenti e limiti.Spero che già da domenica prossima ci possa essere un cammino di condivisione per riuscire a gestire questo momento così difficile». In diocesi c’è stato disagio e anche indignazione da parte dei fedeli e dei sacerdoti rimasto colpiti dalla disparità di disposizioni sanitarie impartita, tra quelle per i centri commerciali aperti e le chiese chiuse. Così qualche sacerdote ha proposto: «Andrò a dire messa da Auchan», trovando l’approvazione del patriarca. Sull’argomento Moraglia
In molte chiese i fedeli sono andati ugualmente in chiesa: chi a pregare, chi ha parlare con il parroco
La riscoperta del silenzio nella Fede «Tanti in preghiera, è stato un bel segnale» PORTE APERTE
iente messe, ma fedeli in chiesa raccolti in preghiera. Ieri mattina, prima domenica di Quaresima, nonostante nella Diocesi non si siano celebrati i riti pubblici, le porte dei luoghi di preghiera erano regolar-
N
mente aperte e i fedeli si sono recati, alla spicciolata, come erano soliti fare pre Coronavirus. La pioggia non ha fermato chi non potendosi collegare con le celebrazioni via web, non ha voluto mancare all’appuntamento con il Signore in un momento difficile. Niente acqua santa, c’era chi accendeva una candela,
chi pregava in uno degli altari laterali, chi si affidava alla Madonna, chi semplicemente se ne stava in ginocchio a meditare in silenzio le letture del giorno. «È stato un bel segnale» dice don Gianni Bernardi, arciprete del Duomo di Mestre «tanta gente è venuta in chiesa, cosa che ha colpito molto anche
me. In questi giorni e soprattutto ieri c’è stato grande afflusso di persone silenziose, coppie di giovani e di anziani, in preghiera personale. Il fatto che non ci siano state messe ha stimolato a riscoprire una dimensione non solo formale e ufficiale ma più spirituale, ha risvegliato aspetti e significati importanti della fede in un con-
testo problematico. Qualcuno veniva a chiedermi se anche oggi (ieri ndr) non c’era messa, io spiegavo e poi invitavo a stare in preghiera, un invito accolto da tutti». Chiude: «Questa disposizione ci ha colto impreparati, non avremmo mai pensato succedesse, spero che serva». Diversi sacerdoti, come don
FOTO INTERPRESS
auspica un trattamento uguale tra gli assembramenti che riguardano la vita sociale, civile, economica di vivibilità delle famiglie e la comunità cristiana. «Dobbiamo pensare che le Chiese debbano essere trattate a livello di altri luoghi di aggregazione», ha notato Moraglia. Nel frattempo, i vescovi del Triveneto hanno rinviato gli esercizi spirituali previsti da oggi fino al prossimo 6 marzo nel centro di spiritualità di Crespano del Grappa. – © RIPRODUZIONE RISERVATA
LUNEDÌ 2 MARZO 2020 LA TRIBUNA
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TREVISO
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Edilizia popolare
Case Ater, da fine marzo i nuovi affitti Aumenti contenuti: 25 euro di media La controriforma della Regione scongiura la lievitazione delle tariffe mensili del 35-40% per circa 4 mila 200 inquilini La stangata sugli affitti delle case popolari sarà ammorbidita. Non dimezzata, ma quasi: attenuata. Se la contestatissima riforma della giunta Zaia – luglio 2019 – creava salassi con aumenti degli affitti che oscillavano dal 35 al 40%, la controriforma introdotta sull’onda delle proteste (inquilini, comitati spontanei, sindacati, partiti) si fissa adesso sul 23% di incremento mensile. Marzo porterà le nuove bollette nella case dei 4200 inquilini dell’Ater, mentre i conguagli saranno completati entro fine anno (gli aumenti sono retroattivi, saranno scomputati gli aumenti in eccesso pagati sin qui). E anche negli altri quasi 1100 alloggi di edilizia popolare della Marca: 660 del comune di Treviso, 350 dell’Aeep di Castelfranco. E si potrà valutare esattamente la portata della controriforma cui la giunta Zaia è stata costretta dopo la sollevazione estiva contro i canoni decuplicati, affitti lievitati da poche decine a centinaia di euro, lo stesso minimo portato da 11 a 40 € mensili: dal biscione di San Paolo a Treviso fino a Conegliano, da Santa Bona e San Liberale, sempre nel capoluogo, era esplosa la protesta. Siamo ancora alle prime stime, ma chi ha visto le simulazioni, a Venezia, parla di 25 euro di media di aumento mensile. Cifra da prendere con le molle, data la miriade di casi differenti. Il canone medio, che era di 110 € prima della riforma del 2019, dovrebbe passare adesso a circa 135 €. Un aumento
dati &cifre
5.300 Gli alloggi Erp (edilizia residenziale pubblica) a canone sociale nella nostra provincia.
4.200 Quelli gestiti dall’Ater di Treviso. Altri 660 sono gestiti dal Comune di Treviso, altri 350 dall’Aeep di Castelfranco
+23% la stima dell’aumento medio dai correttivi alla riforma
25 euro L’aumento medio mensile dopo la controriforma La protesta degli inquilini delle case Ater trevigiane, l’estate scorsa
2,3 mln La stima del salasso portato dalla riforma di luglio
1 mln La stima dell’aumento globale dei canoni dopo la controrifrorma che entra in vigore adesso
del 23%. Fosse rimasta la riforma estiva del salasso, si sarebbero sfiorati i 150 euro al mese.Fin qui i canoni, come da delibera. Ma poi, la revisione del regolamento attuativo, ha introdotto le deroghe, per favorire le fasce più deboli o i casi particolari. E qui, un inquilino su 2, dunque le metà, dovrebbe beneficare di particolari riduzioni.
Si parla degli anziani over 70, soprattutto: una parte consistente dovrebbe scendere al minimo di 40 euro , altre riduzioni sono previste per i cosiddetti “risparmiatori”, c’è quella vasta fascia di anziani che non percepisce redditi alti, ma veniva no punti al momento di presentare l’Isee, per i loro risparmi accumulati nel corso di una vita, però computati
nel calcolo dell’Isee. In totale, oltre un migliaio di anziani dovrebbero veder ulteriormente alleggerita la bolletta. Un’altra vasta fascia dovrebbe usufruire invece della franchigia sul tetto dell’Isee, con aumenti più sfumati e graduali. Ma siamo ancora alle prime elaborazioni, a breve se ne dovrebbe sapere di più. Una cosa è certa; chi avrà gli
aumenti più contenuti sarà la fascia più rilevante degli inquilini Ater, quella dell’Isee compreso -( sostanzialmente mantenuto) fra i 10 e i 15 mila euro. Parentesi d’ obbligo: chi ha avuto aumenti dell’Isee nel corso degli anni ha visto infatti scattare aumenti conseguenti sui canoni mensili. — A.P.
Sfratti, incubo azzerato A rischio solo 20 famiglie
dono allo 0,5% del totale degli inquilini trevigiani, avranno due anni di tempo per mettersi in n regola. E dunque il reale rischio lo correranno effettivamente soltanto nel 2022, quando verrà compiuta l’ultima decisiva verifica sui loro parametri economici e finanziari. Secondo lo spirito della legge, sono famiglie che hanno risorse adeguate per affrontare il libero mercato, e che possono dunque lasciare gli alloggi a chi è meno abbiente. Chi sono? Nuclei che hanno dichiarato un Isee superiore ai 35 mila euro, e che non possono beneficiare delle deroghe concesse ad anziani, famiglie con disabili, altre categorie deboli, Che
sarebbero, stando a quanto era emerso già a luglio, poco meno di un centinaio di inquilini teoricamente a rischio, Ma tutto emergerà ancora più chiaramente, dicono in Regione e nelle sedi provinciali dell’Ater, una volta che scatterà la nuova e definitiva bollettazione. Va ricordato che tutti i proventi degli aumenti, come voluto dalla giunta regionale, dovranno essere utilizzati, o meglio reimpiegati dalle Ater provinciali per manutenzione degli alloggi esistenti (e a Treviso e provincia sono moltissimi, sfitti; la maggior parte non richiederebbe onerosi investimenti) o per nuove costruzioni. —
E la controriforma azzera anche il rischio sfratto, il pericolo più concreto e più allarmante, che era previsto per le fasce più abbienti della vasta platea degli inquilini dell’Ater. Le nuove norme che hanno corretto la manovra tanto contestata, infatti, dicono che saranno una ventina, o giù di lì, i nuclei familiari assegnatari di alloggi Ater che resteranno al di fuori dei parametri finanziari. Ma attenzione: tutte queste famiglie, che corrispon-
Gli sfrattati di via Cadorna
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L’allarme globale: le misure economiche il caso
L’Ue pronta a dare 3,6 miliardi all’Italia e lancia una squadra per battere il virus Von der Leyen teme ripercussioni sui conti dell’Eurozona Gentiloni al lavoro contro i rischi per la crescita e il lavoro BRUXELLES. «Due decimali di Pil non sono certo la fine del mondo». Se davvero il piano del governo italiano per rispondere all’emergenza coronavirus prevedesse una spesa extra pari allo 0,2% del Pil – i 3,6 miliardi annunciati dal ministro Roberto Gualtieri -, difficilmente l’Europa storcerà il naso, assicura una fonte Ue. Non è dunque la richiesta italiana (non ancora arrivata ufficialmente negli uffici della Commissione) a disturbare i sonni di chi tiene sott’occhio i conti pubblici dei Paesi Ue a Bruxelles. Il vero timore è per le possibili ripercussioni sull’economia dell’Eurozona e per lo spettro di una recessione che si fa sempre più minaccioso. È di questo che discuteranno mercoledì i ministri delle Finanze dei 27 in una riunione straordinaria convocata (in videoconferenza) dal presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno. Un evento eccezionale che dà l’idea dei timori e dell’urgenza. Anche Ursula von der Leyen ha deciso di intensificare gli sforzi per affrontare a 360 gradi i problemi legati al coronavirus. Oggi la presidente della
Commissione lancerà la creazione di una “squadra speciale” nell’esecutivo Ue per affrontare l’emergenza. Ne faranno parte i commissari Paolo Gentiloni (Economia), Janez Lenarcic (Gestione delle Crisi), Ylva Johansson (Affari Interni), Stella Kyriakides (Salute) e Adina Valean (Trasporti). «Di fronte alle conseguenze economiche (del coronavirus, ndr) lavorerò perché l’Ue coordini la risposta e usi gli strumenti necessari contro i rischi per crescita e lavoro», dice Paolo Gentiloni, che da commissario all’Economia si sta muovendo per cercare di contrastare la frenata dell’economia. Non solo in Italia, ovviamente. Fonti Ue mettono però le mani avanti e spiegano che dal vertice a 27 non usciranno soluzioni magiche né rivoluzionarie. Nessun “maxi-piano Ue” in vista, dunque: «In questa fase non è previsto un accordo su politiche precise da prendere a livello Ue». Quello, semmai, sarà il passo successivo. Le stesse fonti spiegano che l’incontro servirà per «condividere le valutazioni sulla situazione economico-finanziaria e per coordinare le azioni tra i
l’intervista
Padoan: «Definire tutte le priorità per chiedere fondi» «Prima bisogna decidere le cose da fare e poi si decide quanto stanziare», avverte l’ex ministro dell’Economia Piercarlo Padoan. Di fronte alla prospettiva che la crisi del coronovirus possa dilagare in tutta Europa rilancia la proposta di un’assicurazione europea contro la disoccupazione. Padoan, in un’intervista pubblicata oggi da La Stampa sottolinea che c’è una scala di interventi: «Il virus sta comparendo anche negli Usa e non possiamo sapere che impatto potrà avere, è importante che i mercati finanziari siano rassicurati». Ma all’Italia bastano 3,6 miliardi per la terapia d’urto? «C’è innanzitutto la questione della liquidità delle imprese che si possono trovare senza mercato e senza clienti. Poi ci sono obiettivi di livello più avanzato» per combattere il rischio recessione.
Il premier Giuseppe Conte con la presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen
governi nell’immediato e soprattutto». I ministri saranno chiamati a spiegare i loro piani nazionali per far fronte all’emergenza economica legata all’emergenza sanitaria. È in questo contesto che Gualtieri presenterà ai colleghi le misure del governo italiano, al momento il più colpito, per giustificare la richiesta di ulteriore flessibilità. Come più volte ripetuto da Gentiloni, le regole europee consentono flessibilità extra per gli eventi eccezionali. E a prima vista la somma richiesta da Roma non sembra in grado di far alzare le barricate. A Bruxelles continuano a ripetere che nei confronti dell’Italia
«c’è solidarietà e disponibilità» e pare difficile immaginare che i governi solitamente più rigidi sul fronte dei conti pubblici questa volta si mettano di traverso. Nelle prossime ore verranno stabiliti i primi contatti formali sull’asse Roma-Bruxelles, probabilmente già con una prima richiesta ufficiale di flessibilità. Il Tesoro ha infatti intenzione di muoversi in pieno coordinamento con la Commissione proprio per evitare di scatenare frizioni. Le misure vanno condivise, anche perché la situazione dei conti pubblici italiani non è per nulla semplice: in autunno l’Ue aveva rilevato il «rischio di una de-
viazione significativa» 2019 e nel 2020. Per l’anno scorso i numeri dovrebbero essere migliori del previsto, come certificheranno oggi i dati Istat. Ma per il 2020 il buco è decisamente più ampio: a fronte di una richiesta di ridurre il deficit strutturale dello 0,6% del Pil, la Commissione aveva registrato un aumento dello 0,3%. Anche al netto della flessibilità per il piano contro il dissesto idrogeologico (0,2%), lo scarto resta notevole (0,7%). Ma a Bruxelles sono certi che – di fronte all’emergenza sanitaria – non saranno certo quei 3,6 miliardi di spese extra a far saltare il banco. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Da Buffagni ai membri della commissione Bilancio: nel mirino Gualtieri. E Conte non esclude un rinvio del referendum del 29 marzo
Le critiche della fronda M5S: «Servono molti più soldi» IL RETROSCENA
ochi, troppo pochi. E poi: destinati a che cosa? Un ulteriore effetto del coronavirus è stato riaccendere la fiamma del dibattito dentro il governo tra il Partito democratico e il Movimento 5 Stelle. O meglio: tra una parte del M5S e il Tesoro guidato dal ministro dem Roberto Gualtieri. Nelle chat dei grillini è girato molto il comunicato in cui la Cgia di Mestre ha bocciato come «insufficiente» il piano integrativo annunciato dal ministero dell’Economia: «Servono misure coch di almeno 10 miliardi». Un grido di allarme che è stato raccolto innanzitutto dagli eletti veneti e lombar-
P
di del M5S: i membri della commissione Bilancio, su tutti Raphael Raduzzi, considerato il capofila della fronda sovranista assieme ad Alvise Maniero, entrambi molto critici sui vincoli di Bruxelles. Ma c’è anche chi chiede di fare molto di più da dentro il governo. Dopo aver fatto emergere le proprie perplessità su Facebook, il viceministro allo Sviluppo economico Stefano Buffagni è ritornato a chiedere «più audacia» a Gualtieri e al premier Giuseppe Conte, «per non morire di zero virgola». Tra l’altro, riflette, la situazione di un contagio che si sta espandendo nel resto d’Europa, ma che vede l’Italia con il triste primato per numero di infettati e morti, «dovrebbe darci più forza
con l’Uunione europea, per muovere le leve che vanno mosse subito». ASSE LOMBARDO-VENETO
L’asse lombardo-veneto dei grillini tenta così di non lasciare a Matteo Salvini facili autostrade che portano al cuore degli imprenditori disperati dal possibile collasso dell’economia. Anche per questo motivo ieri è stato fatto filtrare alle agenzie, da fonti riferibili ai vertici del M5S, che non sono stati graditi né gli annunci di Gualtieri sullo sforamento del deficit (che hanno rotto il silenzio elettorale visto che il ministro ieri era in corsa per le suppletive di Roma) né ’incontro fissato per questa mattina da Nicola Zingaretti tra una delegazione del Pd e le parti socia-
li: «Sembra di assistere alle stesse scene viste lo scorso anno con Salvini» quando convocò sindacati e imprese al Viminale. «Tanto più che Conte ha annunciato già un tavolo con le parti sociali per mercoledì». I fronti per il premier si moltiplicano. E sono almeno quanti i settori travolti dall’emergenza Convid-19. Il mondo del calcio, dello spettacolo, del commercio. E quello della politica che riesce con fatica a lasciarsi le scorie polemiche di questi mesi di conflitto. Fonti ufficiali di Palazzo Chigi smentiscono che sia in corso un ripensamento riguardo al referendum del 29 marzo sul taglio dei parlamentari. Ma a nessuno è sfuggito che Conte abbia confessato
al “Fatto” «di riservarsi di prendere una decisione definitiva nei prossimi giorni». Il capo del governo intuisce quale situazione si prospetti nelle prossime settimane. Mancano 27 giorni all’apertura delle urne ed è facilmente pronosticabile
Dal Quirinale le rassicurazioni a Palazzo Chigi: fiducia intatta che l’emergenza non rientrerà al punto da rendere possibili comizi, incontri elettorali, insomma tutto ciò che è in grado di garantire una campagna politica non falsata. Le preoccupazioni di Con-
te, inutile nasconderlo, sono anche personali. Il suo destino dipende molto da come l’Italia uscirà dall’incubo del virus. I contatti con il Quirinale sono costanti e dalle parti del presidente Sergio Mattarella più volte nelle ultime ore ci sono state rassicurazioni sulla fiducia intatta del Capo dello Stato, nonostante alcuni retroscena raccontassero il contrario, con puntuali riferimenti anche alla Segreteria di Stato vaticana. Alla fine, i sondaggi sembrano ancora premiare Conte, ma le voci di possibili capovolgimenti interni per disarcionarlo da Palazzo Chigi, soprattutto in caso di una soffocante crisi economica, non fanno piacere. — © RIPRODUZIONE RISERVATA