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MERCOLEDÌ 4 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE
elenco pubblicato sul bur
Gravi danni da cimice asiatica 500 i comuni veneti infestati La Regione ha chiesto al ministero di decretare lo stato di eccezionalità per stanziare altre risorse: perdite superiori al 30 per cento della produzione
Nicola Cesaro VENEZIA. Cimice asiatica, la Re-
gione chiede ufficialmente al Ministero lo stato di eccezionalità dell’evento per quasi 500 Comuni. La richiesta è stata pubblicata ieri nel Bollettino unico regionale e comprende anche il lungo elenco di municipalità in cui l’effetto devastante dell’insetto ha causato danni per oltre il 30 per cento delle produzioni agricole. La delibera arriva su proposta dell’assessore veneto all’Agricoltura, Giuseppe Pan, che spiega: «Nel corso del 2019 le coltivazioni della Regione, come peraltro in altre aree della pianura padana, hanno subito ingenti danni derivati dagli attacchi di “Halymorpha halys” (la cimice asiatica, OES), in particolare per le colture frutticole come pesco, nettarine, pero, melo, noce, actinidia e altri frutti. La sua forte capacità di attacco e di infestazione è derivata principalmente dalla as-
Frutta danneggiata dalla cimice asiatica, lo scorso anno l’infestazione si è diffusa come mai prima
senza di antagonisti, dalla grande varietà di alimenti di cui si nutre, capacità di movimento e dalla resistenza ai trattamenti antiparassitari». Pan chiarisce anche la dimensione del danno: 160 milioni di euro per tutto il territo-
rio regionale. Spiega anche in che modo la Regione si sia attivata per assicurare un sostegno alle aziende agricole coinvolte, e in particolare a quelle prive di polizze assicurative per danni di questo tipo. Ricorda inoltre come sia peggiorata
la situazione negli ultimi tre anni: «Dal 2016 le prime infestazioni sono state osservate su colture frutticole e seminativi, soprattutto in alcune aree delle province di Padova e Treviso, ma senza evidenziare generalizzati effetti negativi ri-
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spetto alla qualità e quantità delle produzioni. Nel corso del 2017 e del 2018 sono aumentati gli attacchi, ma è nel 2019 che sono stati registrati danni alle colture in tutte le zone del territorio regionale, in particolare sulle colture frutticole». La cimice ha colpito in particolare il pero, il pesco e le nettarine, azzerando in certi casi la produzione di alcune aziende. È quindi scattato un monitoraggio per individuare i territori con incidenza del danno superiore al 30% della produzione lorda vendibile. A guardare l’elenco allegato dalla Regione sono veramente pochi i Comuni che non compaiono in questa mappatura. In provincia di Padova, ad esempio, la lista conta praticamente tutte le municipalità ad eccezione di Campo San Martino, Noventa Padovana e Pontelongo; nel Veneziano risulta invece escluso solo Teglio Veneto; in provincia di Treviso, quindi, non compaiono nell’elenco Pieve del Grappa, Possagno, Revine Lago e Segusino. Per quanto riguarda il territorio bellunese, i Comuni inseriti nella delibera regionale sono circa la metà. La delibera inserita ieri nel Bur attiva di fatto la richiesta di eccezionalità che deve essere approvata dal Ministero delle Politiche agricole, strumento che potrà far arrivare in Veneto nuove risorse per colmare i danni della cimice e soprattutto per sostenere i piani di contenimento di questo insetto. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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IN BREVE Rovigo Sequestrate due case ai nomadi nullatenenti La guardia di finanza di Rovigo ha posto sotto sequestro beni immobili, auto e terreni, appartenenti a una famiglia di nomadi (11 componenti) che risultava sconosciuta al fisco. È stata così applicata la normativa antimafia agli indagati, ai quali sono stati sequestrati due abitazioni (una di 7 vani e l’altra di 3), due terreni e tre auto del valore complessivo di circa 70 mila euro. La magistratura, ha ritenuto fondati i presupposti di pericolosità sociale degli indagati, che vivono abitualmente coi proventi derivanti da attività illecite e il cui valore dei beni risulta incongruente rispetto ai redditi posseduti.
Verona Autista muore schiacciato dal muletto Un uomo di 59 anni residente a Lonigo (Vicenza) è morto in un incidente sul lavoro avvenuto ieri mattina a Colognola ai Colli (Verona) in un’azienda di lavorazione laser. La vittima, autista di una ditta di Sarego (Vicenza), è stata schiacciata da un muletto durante un’operazione di carico delle merci.
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BELLUNO
vertice a venezia
Il Comune disposto a tornare proprietario degli impianti di risalita sul Nevegal Decisione subordinata all’individuazione di un gestore privato. Massaro: «È la soluzione che darà un futuro al colle» Alessia Forzin BELLUNO. Quella che era solo un’ipotesi si è trasformata in disponibilità: il Comune è disposto a tornare proprietario degli impianti del Nevegal. Il passaggio di proprietà è subordinato all’individuazione, attraverso una gara pubblica, di un gestore privato. Dopo nove mesi di discussioni, analisi e approfondimenti sul futuro del colle bellunese e anche sulla costituzione della new.co, ieri mattina è stato fatto un importante passo avanti. A Venezia si sono incontrati il sindaco di Belluno, Jacopo Massaro, l’assessore regionale al turismo Federico Caner, il consigliere regionale Franco Gidoni e i vertici della società Alpe del Nevegal. Tutti seduti attorno allo stesso tavolo per trovare una soluzione all’annosa questione degli impianti. Non si poteva attendere oltre, considerato che la stagione invernale è quasi finita. E una soluzione è stata messa sul tavolo: quella che il Comune torni proprietario degli impianti. Ipotesi che era stata discussa dalla maggioranza di Palazzo Rosso alla fine di gennaio, trovando d’accordo anche i più scettici. Ieri è stata portata al vertice in laguna. IL COLLE VERSO IL FUTURO
«Finalmente siamo riusciti a trovare la condivisione su più di una soluzione per garantire la prosecuzione dell’attività impiantistica del Nevegal, salvando il futuro della località», annuncia Massaro. «Come Comune, abbiamo sempre caldeggiato l’idea di realizzare una new.co (la società mista, pubblico-privato, OES), soluzione che riteniamo essere lo strumento migliore per questa operazione, ma oggi è emersa la disponibilità della Regione del Veneto ad individuare modalità concrete di finanziamento per gli impianti. Queste risorse potranno sommarsi a quelle già messe a disposizione dal Comune, pur-
l’assessore caner
«Rilanciamo insieme la stazione Noi ci siamo» BELLUNO. L’assessore re-
Sciatori sul Nevegal, si è aperto uno spiraglio sul futuro del colle bellunese
ché gli impianti siano proprietà comunale. Ne consegue che, per il bene del Colle e per senso di responsabilità, ho dato la disponibilità ad acquisire la proprietà degli impianti, subordinando il passaggio di proprietà alla individuazione di un gestore privato, selezionato con una gara pubblica, che si occupi degli impianti, della loro manutenzione e della promozione». Il vantaggio di questa operazione, dicono dal Comune, è che sarà così possibile individuare tramite gara una gestione privata che potrà beneficiare di un aiuto per la messa in sicurezza degli impianti. ALPE CEDERÀ GLI IMPIANTI
L’Alpe del Nevegal sarà determinante in questa operazio-
TRIBUNALE DI BELLUNO Notifica per pubblici proclami ex art. 150 c.p.c. di ricorso ex artt. 481 c.c. e 749 c.p.c.. Con decreto del 25.11.2019, R.G.1390/2019, su istanza dell’eredità giacente in morte di Vanin Zany, nato a Cesiomaggiore (BL) il 25.06.1949 ed ivi deceduto in data 26.10.2013, n. 975/2015 R.G., Tribunale di Belluno, C.F. 91019370252, in persona del Curatore, avv. Gherda Forlin, C.F. FRLGRD81H68E429T, il Tribunale di Belluno ha autorizzato la notifica ex art. 150 c.p.c. del ricorso per la fissazione di un termine per l’accettazione dell’eredità nei confronti di tutti i chiamati all’eredità di Vanin Zany o dei loro eredi. Letto il ricorso depositato in data 5.12.2019, il Tribunale di Belluno, giudice dott. Ferdinando Perugini (R.G. 1628/2019 V.G.), ha fissato l’udienza di comparizione della ricorrente e dei destinatari dell’azione interrogatoria per il 6.04.2020 ad ore 14.00, con termine fino al 6.05.2020 perché venga resa la dichiarazione di rinuncia o accettazione dell’eredità emarginata, udienza di cui si notifica avviso agli interessati. Belluno, lì 12.02.2020 Avv. Gherda Forlin
ne: «In coerenza con quanto abbiamo sempre detto, siamo disponibili a cedere gli impianti al Comune; non ci sarà alcuna questione economica fatti salvi gli aspetti meramente fi-
Alpe cederà gli impianti e i dati sull’attività «Non ci sarà alcuna questione economica» scali, e siamo disponibili fin da subito alla cessione degli impianti», dicono il presidente Maurizio Curti e l’amministratore Piero Casagrande. La società si è inoltre già impegnata anche a trasferire al Comune numerosi dati sull’attività, che non sono solo neces-
sari per effettuare la valutazione degli impianti, ma anche per costruire una valutazione economica-finanziaria dell’intera operazione, che rappresenta per il Comune il presupposto per procedere in qualsiasi direzione. Anche la Provincia farà la sua parte: «Mi confronterò presto con il nuovo consiglio provinciale per studiare le prossime mosse che potremo mettere in campo», assicura il presidente Padrin. NON SOLO INVERNO
«Resta inteso che la prosecuzione dell’attività non dovrà più essere legata in via esclusiva all’inverno, né subordinata al meteo come ad una spada di Damocle, ma dovrà essere orientata all’ampliamento
guida in stato di ebbrezza
Fari spenti in piena notte e un bicchiere di troppo: denunciata una 24enne BELLUNO. Beve un bicchiere di troppo, sale in macchina e dimentica di accendere i fari. La Volante della Polizia non ha potuto non notare la Smart che la scorsa settimana si aggirava per piazza dei Martiri con andamento poco regolare e con i fari spenti. Erano le 2.20 della notte fra il 24 e il 25 febbraio. Gli agenti hanno fermato la conducente, una donna di
Controlli con etilometro
dell’offerta, abbracciando anche la stagione estiva e, perché no, anche quelle dell’autunno e della primavera che hanno buone potenzialità e minori rischi in questo periodo di trasformazioni climatiche», afferma Massaro. «Questa impostazione garantisce che non si sprecherà un euro di denaro pubblico e che, per questo, è stata condivisa da tutti i presenti all’incontro. Inoltre lascia aperta la strada ad una seconda fase di maggiori investimenti, che tutti noi auspichiamo, e che potrebbe essere favorita dal disegno di legge depositato dal consigliere regionale Gidoni, e sottoscritto anche da gruppi di opposizione, che ha avviato il suo iter in Commissione». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
24 anni, una volta arrivata in piazza Vittorio Emanuele II, dopo aver attirato la sua attenzione con i sistemi di emergenza. Quando la donna ha abbassato il finestrino, i poliziotti hanno avvertito distintamente un forte odore di vino. Il precursore, lo strumento che si usa prima dell’alcol test, ha dato subito esito positivo. A quel punto la donna è stata sottoposta all’accertamento successivo in caserma. Qui la conducente della Smart ha “soffiato” 1,5, un valore triplo di grammi di alcol per litro di sangue rispetto a quanto consentito dalla legge. La donna è stata denunciata per guida in stato di ebbrezza e rischia la sanzione pena-
gionale Federico Caner lo ha sempre detto: il Nevegal può avere un futuro se gli impianti tornano di proprietà comunale. Ed è per questo che Caner esprime soddisfazione per la condivisione trovata ieri al tavolo in Regione. «Avevamo assicurato il sostegno della Regione a seri progetti di rivitalizzazione turistica del Nevegal e ribadiamo questa volontà», afferma, «nella convinzione che oltre all’hardware bisogna rilanciare anche il software: fuor di metafora, significa che gli investimenti sugli impianti da soli non bastano ed è necessario costruire e proporre un’offerta che torni a essere competitiva, sia per i costi che per la qualità dei servizi». «Deve esserci una regia unica che punti alla valorizzazione complessiva del comprensorio», aggiunge, «e ha senso procedere solo in presenza di un progetto che riproponga finalmente il Nevegal come una meta appetibile per una clientela interessata a scoprire e a vivere, possibilmente tutto l’anno, questa montagna così vicina alla pianura». «Questo è un primo importante passo in avanti per il Nevegal», conclude. «È necessario per dare certezze agli investitori, ma soprattutto per disegnare un futuro di progressivo rilancio della stazione». — A.F.
le dell’ammenda da 1.500 a seimila euro e l’arresto da 6 mesi ad un anno, maggiorate di un terzo perché la violazione dell’articolo 186 del Codice della Strada è stata commessa nella fascia oraria notturna (fra le 22 e le 7). La patente le è stata ritirata e il veicolo è stato sequestrato. La donna non è recidiva, è la prima volta che viene fermata al volante con valori di alcol nel sangue superiori al consentito: potrà quindi eventualmente richiedere la sostituzione della pena pecuniaria o detentiva con i lavori di pubblica utilità. Per il mancato utilizzo dei fari è scattata la multa di 29,40 euro e alla donna è stato anche tolto un punto dalla patente. —
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PRIMO PIANO
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L’allarme globale: la montagna bellunese cortina
Slittano i Campionati italiani paralimpici
Renè De Silvestro La zona dell’arrivo a Rumerlo: alla Fondazione Cortina 2021 piacerebbe testare il piano di mobilità in vista della competizione iridata
Zaia e Giacobbi fiduciosi «Le finali si faranno» Venerdì la decisione della Fis, ma in molti ipotizzano le gare senza pubblico La Fondazione: «Vorrà dire che testeremo soltanto la qualità dei tracciati» Alessandra Segafreddo CORTINA. Alla Fondazione
Cortina 2021 si lavora, pronti ad ogni possibilità, in vista delle decisioni che la Federazione internazionale dello sci, la Fis, assumerà venerdì, in merito alle Finali di Coppa del mondo. Le gare sono in programma dal 18 al 23 marzo, con l’arrivo delle squadre il 15 e le prove cronometrate il 16 e il 17. L’emergenza sanitaria legata al Coronavirus ha indotto la Fis a prendere tempo sino al 6 marzo per decidere se far disputare le gare a porte chiuse o se annullarle. «Continuiamo a lavorare e a sperare che sia possibile disputare le prove», dichiara Valerio Giacobbi, amministratore delegato della Fondazione. «I preparativi procedono», con-
tinua, «e siamo pronti ad ogni possibilità. Abbiamo fatto slittare alla settimana prossima solo alcuni interventi che faremo qualora le gare fossero confermate, tutto il resto del lavoro va invece avanti». «Ad oggi», prosegue Giacobbi, «è purtroppo impensabile ipotizzare che le finali si possano fare con il pubblico, come se l’emergenza Coronavirus non esistesse, sebbene Cortina non sia una zona dove si siano verificati contagi. Le gare a porte chiuse significherebbero assenza di pubblico, l’annullamento di tutto il programma degli eventi collaterali alle prove in pista, come le cerimonie in piazza, o a Rumerlo, le feste, gli intrattenimenti legati alla gastronomia e alla musica. Questa soluzione non ci consentirebbe di testare il piano di mobilità che per noi è un te-
st molto particolare in vista dei Mondiali del prossimo anno, in quanto senza i flussi di spettatori che devono raggiungere le piste, non ci sarà nessun intasamento. Dall’altro lato, però, potremo garantire uno spettacolo sportivo, che sarà comunque trasmesso in diretta televisiva. Potremmo testare i tracciati, i tanti lavori fatti ai piedi delle Tofane, e la macchina organizzativa legata alle piste. Non ci saranno ripercussioni per chi ha acquistato i biglietti in quanto li rimborseremo». Sul tavolo della Fis c’è poi l’ipotesi che le gare vengano annullate, in questo caso gli atleti vorrebbero dichiarati vincitori per le singole discipline in base ai punteggi ottenuti durante la stagione. Una scelta su cui sembra che spingano soprattutto le
IL GOVERNATORE DELLA REGIONE VENETO LUCA ZAIA È INTERVENUTO A RADIO CORTINA
«Più tempo passa dall’inizio dei provvedimenti e meglio è per noi Le porte chiuse? Soluzione possibile»
Federazioni straniere, impaurite che gli atleti di ritorno dall’Italia vengano messi in quarantena nei loro paesi. «Purtroppo non dipende da noi», ammette Giacobbi, «e questa ipotesi è al vaglio. Sulla macchina organizzativa legata alla preparazione delle piste siamo molto tranquilli perché è rodata, non potremmo comunque testare gli aspetti legati alla mobilità, e non potremmo organizzare quella festa di sport e divertimento che avevamo inizialmente programmato. Attendiamo venerdì e accerteremo la scelta della Fis». Si augura che le Finali si svolgano anche il governatore del Veneto Luca Zaia. «Io sto tifando affinché le gare si facciano», dichiara ai microfoni di Nives Milani, «abbiamo un po’ di fortuna perché sono in programma la settimana del 18 e per quella data abbiamo la speranza che le misure straordinarie adottate cessino. La decisione avverrà venerdì 6 quando sino al 18 mancano ancora 12 giorni. Il tempo in questa emergenza è decisivo e più ne passa dall’inizio dei provvedimenti assunti per contenere il contagio meglio è. Restiamo fiduciosi, male che vada che decidano di farle a porte chiuse senza pubblico, ma ritengo che si debbano fare».
la situazione
Regolamento Fis molto rigido non sono consentiti posticipi CORTINA. Il regolamento della
Federazione internazionale sci non consente che le Finali di Coppa del mondo vengano posticipate. In molti in questi giorni si chiedono perché le gare non vengano fatte slittare di una o due settimane, dato che la neve c’è in abbondanza, e per i primi di aprile si spera che le limitazioni legate al Coronaviurs, siano cessate. Il regolamento della Fis è molto rigido. Il calendario delle varie ga-
re viene stilato con anni di anticipo e il 22 marzo termina la stagione non solo dello sci alpino, ma anche delle altre discipline, come snowboard, sci nordico, salto con gli sci ecc. In essere la Federazione ha una serie di contratti che sigla, sempre con largo anticipo, legati alle assicurazioni, a diritti televisivi, alle sponsorizzazioni e altro, che cessano dal 23. All’indomani della chiusura della stagione invernale l’ente che
ha sede in Svizzera inizia a ridefinire i contratti per l’anno successivo. Le Finali oltre a non poter slittare nel calendario, non possono essere organizzate in altro luogo. Da regolamento Fis nell’anno che precede il grande evento iridato, tocca alla località assegnataria organizzare anche le Finali di CdM proprio per verificare il livello di preparazione con gli impianti e la macchina organizzativa. I Mondiali di sci alpi-
Federica Brignone, leader in Coppa del Mondo
CORTINA. Slittano a data da destarsi i Campionati italiani paralimpici di sci. A seguito del Decreto legge disposto dal Presidente del Consiglio dei Ministri che prevede la proroga delle misure urgenti di contenimento del contagio da Covid -19 nelle Regioni di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, con relativa sospensione di manifestazioni ed eventi fino alla nuova data 8 marzo, la Federazione italiana sport invernali paralimpici (Fisip), in accordo con lo Sci Club Drusciè, è costretta ad annullare i Campionati italiani di sci paralimpico previsti per il 7 e 8 marzo. Fisip e Sc Druscié si impegnano fin d’ora a riprogrammare le gare entro la fine del 2020, per poter assegnare, come ogni anno, i titoli di campione nazionale di sci alpino. Il programma prevedeva come primo atto, l’allenamento sulla nuova pista dedicata a Lino Lacedelli sulle Cinque Torri, per il gigante di venerdì. Quindi sabato la gara e l’8 marzo la seconda e conclusiva gara, lo slalom. Il campione in carica di slalom tra i sitting è René De Silvestro, atleta del Druscié, il più veloce l’anno scorso a Folgaria. Ora non resta che attendere gli sviluppi della situazione e riprogrammare l’evento. — A.S.
no del prossimo anno si svolgeranno a Cortina e le Finali pertanto devono svolgersi solo a Cortina. Si attende la scelta della Fis, venerdì. Intanto in casa Italia si guarda alla classifica. Federica Brignone, leader di CdM, è partita ieri per la Svezia dove sono in programma gli allenamenti per la tappa di Are dal 12 al 14 marzo (uno slalom parallelo, un gigante e uno slalom). Se l’appuntamento di Cortina dovesse saltare, Brignone, che ha già vinto la Coppa di combinata ed è in testa alla classifica generale a 1378 – con 153 punti di vantaggio sull’americana Mikaela Shiffrin e 189 sulla slovacca Petra Vlhova – deve puntare le sue carte sul gigante di Are e sullo slalom parallelo. — A. S.
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La sfida a Nordest L’AGROALIMENTARE VENEZIA Il timore era nell’aria fin dall’inizio dell’emergenza, ma ieri è diventato certezza: Vinitaly, insieme alle rassegne Enolitech e Sol&Agrifood, slitta dal 19-22 aprile al 14-17 giugno. Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, ha spiegato che la decisione è stata presa «in considerazione della rapida evoluzione della situazione internazionale che genera evidenti difficoltà a tutte le attività fieristiche a livello continentale», ma per il presidente Maurizio Danese ciò deve essere letto come «un segnale che il made in Italy scommette su una pronta ripresa economica nei settori chiave del sistema-Paese». A non crederci troppo sono però gli speculatori esteri: «In alcuni Paesi vengono addirittura chieste insensate certificazioni sanitarie “Coronavirus free” sulle merci provenienti dalla Lombardia e dal Veneto», denuncia Coldiretti, l’associazione presieduta da Daniele Salvagno che ha deciso di schierare sui social molti dei 164 imprenditori agricoli che a Vo’ coltivano oltre 600 ettari, all’insegna del motto “la campagna non si ferma”, mentre le proiezioni a livello regionale parlano di «perdite fino a 50 milioni di euro al mese».
LE VOCI Il problema supera i confini padovani. Stefano Berni, direttore generale del Consorzio Grana Padano, ha dovuto mandare una circolare ai produttori: «Non può esistere alcuna certificazione “virus free” o affine in quanto, come ha sancito l’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare), il Covid-19 si trasmette esclusivamente da uomo a uomo». Inevitabilmente però le voci che risuonano dalla “zona rossa” grondano una preoccupazione ancora maggiore, in quanto alla psicosi si somma pure il blocco di persone e merci. Alessandro Facchin non può
«Cibi “senza virus”? Follia» Ma Vinitaly slitta a giugno `Coldiretti: «Insensate richieste di certificati sanitari» Veronafiere rinvia il salone enologico di aprile «Difficoltà per le manifestazioni in tutto il mondo» Le ditte di Vo’: «La psicosi blocca ordini e consegne» `
mettere piede nella sua azienda vinicola di Vo’, perché abita a Bastia di Rovolon: «I nostri prosono sani, controllati e ga«Meglio così, evitiamo dotti rantiti, quindi potete ordinarli e problemi di affluenza» comprarli con tranquillità», dice nel video della campagna asTREVISO La decisione di Verona- sociativa. La cantina di Mattia Farasin si trova giusto sul confifiere trova condivisione nella ne, ma il vigneto è in territorio terra del Prosecco. «Ero di Rovolon, per cui non può anpreoccupato – dice Giancarlo Moretti Polegato (Villa Sandi) dare a lavorarlo: «Siamo paralizzati, il cordone di sicurezza ha – all’idea di un Vinitaly bloccato il traffico, i nostri clienconfermato per il mese di ti non possono venire a ritirare aprile con possibili problemi il prodotto e noi non possiamo sanitari e il rischio di poca spedirlo loro. La primavera è oraffluenza negli stand, mai alle porte, ma noi siamo in soprattutto di operatori prigionia, con le mani legate». provenienti dall’estero. Andrea Facchin non riesce a Questo ritardo non cambia di vendere vino, olio e miele: «Siamolto l’andamento delle mo fermi e chiusi, eppure tutti i aziende del settore. In fiera non si fanno più ordini e non si prodotti dei Colli Euganei sono esenti dal problema Coronavifirmano contratti da anni, si rus, sani com’erano un mese va a Verona per fare fa». Michael Toniolo non sa più comunicazione e relazioni».
Moretti Polegato
come dirlo: «Chiediamo solo l’autorizzazione a poter evadere gli ordini sospesi a causa del blocco, così da accontentare i clienti che stanno oltre il cordone, ribadendo che il nostro vino è perfettamente a posto». Non ne può più pure Sandro Lovison: «Speriamo che finisca presto, perché abbiamo bisogno del rapporto con i nostri clienti e del contatto con i nostri agenti. Così si rischia di rovinare il lavoro più bello del mondo».
CONCORRENZA SLEALE Anche la Cia, con il presidente Gianmichele Passarini, condivide l’allarme: «Pur essendo conclamato che la trasmissione del Coronavirus non riguarda gli alimenti, siamo costretti a subire le richieste di salubrità e sicurezza degli alimenti provenienti dalle zone colpite. Questo sta portando speculazione sui
IL CONSORZIO GRANA PADANO: «L’AUTORITÀ EUROPEA PER LA SICUREZZA ALIMENTARE SANCISCE CHE NON C’È RISCHIO»
IL VERTICE VENEZIA «Il Covid 19 non si traSmette certo bevendo una bottiglia di vino o mangiando un pezzo di grana», ha ribadito ieri Giuseppe Pan, assessore veneto all’Agricoltura. Ma la psicosi e le speculazioni dilagano, per questo sul “Tavolo verde” convocato ieri a Mestre, le associazioni del settore primario hanno portato due richieste principali: «Liberare le merci e i prodotti agricoli dalla paura surreale del Coronavirus rilanciando la sicurezza e la qualità dell’intera filiera agroalimentare del “made in Veneto” e reperire manodopera stagionale per non fermare le attività sui campi e la raccolta di asparagi, fragole, ortaggi di serra, ciliegie». Istanze di cui la Regione si è impegnata a farsi portavoce anche nel confronto con il Governo.
LA CAMPAGNA Al vertice hanno preso parte i presidenti regionali di Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Agriveneto, Confcooperative e Legacoop, nonché i referenti delle organizzazioni attive nella “zona rossa” di Vo’ e dei Colli Euganei.
Unioncamere: produzione sospesa nel 27% delle imprese IL SONDAGGIO VENEZIA Più di un quarto delle imprese venete ha già sospeso la produzione ma il 17% ha fatto ricorso allo smart working. Il presidente di Unioncamere Veneto Mario Pozza dopo l’incontro di Padova con i parlamentari veneti e il sottosegretario Achille Variati per fare il punto degli effetti dell’epidemia di coronavirus: «Serve un piano Marshallper uscire dalla crisi». Il Centro Studi di Unioncamere del Veneto ha effettuato un’indagine flash sentendo oltre 3.000 aziende, cui fa riferimento un’occupazione complessiva superiore a 91.000 addetti. Il 21% delle imprese manifatturiere intervistate finora è già stata interessata in qualche modo dal blocco delle attività in Cina e/o nel Sud-Est asiatico per effetto del virus. Questa quota si porta al 33% per le imprese con oltre 50 addetti. La proiezione del rischio oltre che sugli approvvigionamenti si manifesta anche sul fronte del calo delle vendite, colpendo in particolare il tessile abbigliamento e calzaturiero, e l’industria delle macchine elettriche e dei macchinari industriali. Ma un dato è ancor più allarmante: il 27% delle imprese indica addirittura di aver dovuto sospendere la produzione. Sono 759 imprese, cui si associano oltre 27.000 addetti. Sono in prevalenza aziende operanti nel comparto tessile abbigliamento e calzature e nelle macchine elettriche ed elettroniche, nelle province di Padova, Treviso e Vicenza. © RIPRODUZIONE RISERVATA
RINVIATO Come il Salone del Mobile a Milano, anche Vinitaly slitta all’inizio dell’estate
L’ASSESSORE REGIONALE PAN HA INCONTRATO LE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA: «IL VIRUS NON SI TRASMETTE CERTO MANGIANDO»
zione lorda per un valore stimato del 30%. Proprio ieri il ministero della Salute, con le direzioni generali della Sanità animale e per l’Igiene e la sicurezza degli alimenti, è intervenuto con un proprio documento indirizzato a Regioni, Prefetture, associazioni di categoria e ordini professionali, per specificare che il virus non si trasmette con gli alimen-
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CIA: «SPECULAZIONE SUI PREZZI, IL DANNO È ORMAI DEL 30-40%» CONFAGRICOLTURA: «GLI OPERAI ROMENI TORNANO IN PATRIA»
ti, né dagli animali domestici all’uomo. «Chiediamo quindi al più presto una massiccia campagna promozionale sui mercati nazionali e internazionali – ha scandito il leghista – per i prodotti “made in Italy” e “made in Veneto”. Il crollo delle presenze turistiche ha pesanti ripercussioni sulla filiera alimentare: se si calcola che la spesa alimentare di ogni turista è di circa 32 euro al giorno, i mancati introiti per la filiera veneta valgono potenzialmente 43 milioni di euro al mese».
LA MANODOPERA
«Sostegno al made in Veneto e voucher per gli stagionali» «È l’intera filiera agroalimentare ad essere entrata in sofferenza – ha osservato Pan – a causa dei timori ingiustificati sulla sicurezza dei prodotti. Il comparto agricolo del Veneto con un’unica voce difende la sicurezza dei propri prodotti agricoli e chiede di essere tutelato da un danno di immagine che ha già decurtato il valore della produ-
prezzi, svalutazione del valore delle merci e concorrenza sleale. In pochi giorni possiamo già quantificare nel 30-40% il danno per la produzione agricola». L’auspicio di Confagricoltura, con il leader Lodovico Giustiani, è che il periodo di quarantena si concluda questa settimana: «Il rischio concreto per molte aziende è di trovarsi con poca manodopera per le raccolte primaverili di asparagi e fragole e successivamente con quelle della frutta, in quanto molti lavoratori comunitari ed extracomunitari rifiutano di venire in Italia per il timore di non poter ritornare in patria. Stiamo assistendo in queste ore alle dimissioni di un cospicuo numero di operai agricoli stranieri, soprattutto rumeni, che stanno facendo ritorno al Paese di origine per il timore che a breve questo non sia più loro consentito dalle autorità sanitarie». Per questo tutte le organizzazioni del settore primario hanno chiesto che la Regione Veneto possa unirsi a Lombardia ed Emilia Romagna nella definizione di un piano unitario, che accanto a interventi diretti di sostegno alle imprese preveda anche uno sforzo di comunicazione sulla salubrità dell’agroalimentare italiano. Angela Pederiva
L’altro aspetto da affrontare riguarda la carenza di manodopera stagionale: romeni e polacchi non possono più arrivare nel Nord Italia, bloccati dal rischio quarantena. L’assessore Pan, insieme alle associazioni di categoria, chiede così di reintrodurre nel settore agricolo i voucher semplificati: «Penso a studenti, disoccupati, pensionati, lavoratori stagionali di altri comparti. Poter regolarizzare la loro prestazione d’opera in agricoltura può rappresentare una utile integrazione al reddito e una risorsa importante per la continuità delle nostre produzioni». AL TAVOLO Al centro Giuseppe Pan
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I giorni del virus
«Noi sanitari all’Angelo mandati allo sbaraglio con l’incubo contagio» Il racconto di un infermiere dell’ospedale: `«Il test ai dipendenti non è stato fatto «Emergenza gestita male, siamo infuriati» a tutti, nemmeno a chi aveva i sintomi» `
LA TESTIMONIANZA MESTRE In quarantena sono quasi quattrocento tra medici, infermieri e operatori socio sanitari. Trentasette i positivi, il resto sono asintomatici in isolamento casalingo. I numeri hanno un peso, e in questo momento sono diversi i reparti in sofferenza di personale per le condizioni di emergenza, tanto da costringere l’azienda sanitaria a procedere con il blocco delle ferie per non incorrere in ulteriori carenze di organico. La prima linea degli ospedalieri, però, comincia ad accusare il colpo. La passione per la professione è sempre la stessa, sono le condizioni di lavoro però a far montare la rabbia. Il clima, all’interno degli ospedali dell’Ulss 3, non è tra i più sereni. Non tra i dipendenti, almeno, infuriati per come i vertici avrebbero gestito l’emergenza. Tra questi c’è Michele (il nome è di fantasia) infermiere dell’Angelo in quarantena.
Prima di tutto: come sta?
«QUARANTENA PER 48 PERSONE IN PRONTO SOCCORSO LA GENTE ARRIVAVA IN MASSA, SENZA PRECAUZIONI»
Secondo lei è stata sottovalutata l’emergenza sanitaria? «Io credo che la priorità dell’azienda non sia stata tutelare i suoi dipendenti: in alcuni reparti, e in particolare in Pronto soccorso, ci è stato chiesto di non mettere le mascherine per non creare allarmismo».
OSPEDALE L’esterno dell’Angelo, alle prese con l’emergenza virus
«Parliamo dal punto di vista sanitario? Bene, sono tra gli asintomatici. Se parliamo invece di come mi sento, la risposta cambia. Sono arrabbiato, infuriato per come è stata gestita questa emergenza sanitaria. Noi, che siamo la prima linea della sanità, siamo stati mandati allo sbaraglio». Che cosa non ha funzionato? «Troppe cose. Le pare normale che in pronto soccorso ci siano 48 persone in quarantena? La gente arrivava in ospedale con i mezzi propri, in massa. I controlli non ci sono stati all’inizio, il virus è stato diagnosticato solo dopo il ricovero». Però c’erano dei protocolli
precisi dettati dal Ministero. Solo a determinate condizioni doveva essere fatta la prova del tampone. «Esatto. Il problema è che il questionario iniziale secondo me, secondo noi, era sbagliato. Si chiedeva se ci fossero stati contatti con cittadini cinesi, se si fosse tornati da quei paesi. Senza rendersi conto, però, che il vettore poteva avere un raggio ben più ampio. Anche italiano: poteva essere un manager, un turista, qualcuno di un’agenzia di viaggi. Sono arrivati casi di febbre, con quei sintomi, che sono stati trattati come influenza normale solo perché non avevano avuto contatti con dei cinesi. Poi, però, alcuni di questi si sono rivelati positivi».
I dipendenti che sono venuti a contatto con i pazienti contagiati, o con chi li ha visitati o assistiti direttamente, hanno fatto tutti il test? «No, impossibile. Ci dicono che non riescono a farlo a tutti. I primi giorni sì, ora sono troppi. Sono cambiate le direttive e a chi non ha sintomatologie non viene fatto il tampone. Ma non è tutto. Sappiamo di casi di dipendenti a casa con febbre alta a cui, per giorni, non è stato fatto il tampone. Abbiamo sentito il presidente della Regione Luca Zaia dire che è stato fatto, preventivamente, a tutto il personale sanitario dei reparti interessati. Non a Mestre, però. Qui nessun tampone preventivo. Faccio un esempio pratico? Pneumologia: il medico che è
«CASI CON FEBBRE SONO STATI TRATTATI COME SE FOSSE STATA UNA INFLUENZA NORMALE»
Crollo dei turisti: trasporti in crisi Stretta di Alilaguna sui dipendenti L’ECONOMIA VENEZIA Blocco delle assunzioni, azzeramento dello straordinario, utilizzo di ferie e riduzione dell’orario di lavoro. Oltre a questo, sarà prevista anche una riorganizzazione del personale sia negli uffici che nell’area operativa. E non è escluso il ricorso agli ammortizzatori sociali, come la cassa integrazione. Gli effetti devastanti del Coronavirus stanno facendosi sentire anche nelle aziende veneziane e l’esempio ne è diventato Alilaguna, realtà legata ai trasporti turistici che ieri ha annunciato i drastici provvedimenti. Con una comunicazione destinata ai lavoratori, la direzione aziendale ha spiegato che la notizia legata alla diffusione del virus ha portato all’effetto di cercare una soluzione che mantenga in piedi l’impresa, sperando che i disagi si limitino a qualche mese. «Al momento non sono previsti licenziamenti, se però lo sta-
tus dovesse perdurare, con l’azzeramento dei ricavi, siamo consapevoli di non poter fare miracoli, anche perché poi non ce la si farebbe a pagare gli stipendi», ha analizzato Fabio Sacco. Il patron dell’azienda ha poi proseguito dicendosi ottimista, nonostante lo stato attuale della città: «Camminando per la strada la situazione non è delle migliori, i negozi sono chiusi, e quelli aperti vuoti». Nella comunicazione si leggono gli effetti del Coronavirus: «Tantissimi passeggeri che avevano acquistato il loro viaggio in Italia stanno dando disdetta e le compagnie aeree stanno cancellando i voli,
prevedendo forti riduzioni dei programmi di esercizio dei prossimi mesi». Su questo tema è tornato Sacco: «Abbiamo un traffico aeroportuale che non c’è più, stiamo cercando di limitare i danni e per questo partirà il piano straordinario. Abbiamo attuato i provvedimenti dimezzando più o meno la presenza della forza lavoro, nonostante il lavoro sia diminuito molto oltre la metà, quindi abbiamo cercato di garantire, fin quando ce la faremo, la presenza. Ma nessuno ha il fiato lungo». Dal punto di vista operativo, il disagio impatta minimamente: «In questo momento la riduzione dei servizi è stata pensata garan-
L’AZIENDA HA DECISO BLOCCO DELLE ASSUNZIONI E SMALTIMENTO FORZATO DELLE FERIE, SENZA ESCLUDERE LA CASSA INTEGRAZIONE
IL PRESIDENTE FABIO SACCO: «DIMEZZATA LA FORZA LAVORO RIDOTTI ALCUNI SERVIZI»
LA CRISI Effetti del Coronavirus anche sulle aziende di trasporto: Alilaguna corre ai ripari
tendo una frequenza ogni 30 minuti dall’aeroporto, facendo un capolinea a Murano dove si aggancia la linea arancio. Per l’utente cambia poco, anche se l’utente non c’è, ma abbonati e residenti hanno diritto alla mobilità». Infine, alcune considerazioni sono state espresse sullo stato di fatto attuale: «In questo momento è molto difficile fare qualsiasi genere di previsione, in ogni caso ci attendiamo un grosso calo di passeggeri almeno per marzo e aprile, col rischio di un trend ancora fortemente negativo nel proseguo della stagione. Siamo fiduciosi che alla fine la situazione si potrà normalizzare. I trasporti non hanno diritto alla cassa integrazione, ma chiederemo accesso agli strumenti di sostegno economico opportuni». Tomaso Borzomì © RIPRODUZIONE RISERVATA
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I SERVIZI L’interno dell’Angelo, sanitari preoccupati
venuto a contatto con Umberto Pavan (l’anziano della Gazzera deceduto lunedì, ndr) è risultato infetto. Di quel reparto mi risulta che il tampone preventivo sia stato fatto solo a tre medici. Senza contare che in altri ospedali al primo sospetto, al primo caso, sono stati chiusi interi reparti. A Mestre e Venezia no». E dopo? «E dopo? Qualcuno un po’ alla volta. Ma il problema è un altro: da quando è stato ricoverato a quando si è scoperto che era positivo sono passati cinque giorni. Il paziente prima, il medico poi». Doveva esserci una comunicazione più puntuale, secondo lei? «Non ci è stato detto nulla: direi che più di così senz’altro». Come si stabilisce se un dipendente possa essere o meno stato contagiato? «Ci chiedono a quanti metri siamo stati dal paziente, se siamo venuti a contatto. Ma cosa c’en-
tra? Con quel personale ci sono scambi di sale continui, si condividono spazi comuni. Questo virus ha una facilità di contagio enorme, l’abbiamo visto, no?» E chi come lei è in quarantena, oggi, che cosa teme di più? «La paura per me, per noi, è di essere portatori sani. E non possiamo saperlo perché non ci viene fatto il tampone. Alcuni di noi assistono dei genitori anziani, altri hanno figli malati e immunodepressi. L’idea di essere un potenziale pericolo per loro, e non poterlo sapere, è angosciante». Com’è la situazione dell’organico dell’ospedale di Mestre oggi? «Sale operatorie ferme, blocco delle ferie, personale richiamato in ospedale da altre strutture o spostato da un ospedale all’altro a seconda del bisogno. Giudichi lei». Davide Tamiello © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Categorie economiche in rivolta: «Un blocco ormai incomprensibile» Inviata al governo e alla Regione una petizione firmata dai rappresentanti di tutte le associazioni produttive `
L’APPELLO
VARCHI DI ACCESSO I militari dell’esercito, unitamente alle altre forze dell’ordine, presidiano ventiquattr’ore su ventiquattro i dieci punti di ingresso e di uscita dal territorio comunale di Vo’. Si può transitare solo se in possesso di regolare autorizzazione della Prefettura
sicale si intitola “Vien a Vo’”. L’attacco è azzeccatissimo, vista la situazione: «Spero che un virus così non ritorni mai più. Mi coprivo la faccia per non fare “etciù”. Poi all’improvviso un tampone mi han detto di fare e fuori paese non si può più andare». Il ritornello “Vo’ oooh, paese isolato” è già destinato a diventare il tormentone di questa emergenza Coronavirus, visto che il video ha avuto più di 30 mila visualizzazioni. Umberto Miotto invece ha dedicato ai vadensi la poesia “Semplicemente Vo’” in cui tutte le rime finiscono in “vo”. Anche la creatività è diventata virale. Maria Elena Pattaro
I VOLONTARI DI PROTEZIONE CIVILE E ALPINI HANNO CONSEGNATO 250 PACCHI SPESA ALLE FAMIGLIE
Saonara/Limena
Domani il risanamento delle scuole (C.Arc.) In attesa di capire se lunedì giungerà il nullaosta del governo alla riapertura delle scuole, domani a Saonara verrà eseguita una sanificazione approfondita di ogni plesso scolastico, al fine di garantire ai ragazzi e alle loro famiglie la più assoluta tranquillità nella frequenza delle strutture. L’attività verrà svolta da personale specializzato di una ditta incaricata dal Comune. A riferirlo è stato il sindaco Walter Stefan che sta seguendo in tempo reale l’evolversi dell’emergenza Coronavirus. Ad oggi sul territorio saonarese, secondo fonti comunali, ci sarebbe un solo caso di positività che sta trascorrendo la convalescenza al proprio domicilio. Misure ferree sono attualmente in
corso per scongiurare possibili contagi. A differenza di altri territori, il sindaco ha vietato la frequentazione delle palestre perché ricadono all’interno delle scuole. Gli sportivi possono invece allenarsi all’aria aperta, con la clausola di doversi fare la doccia a casa e di non avere pubblico al seguito. Sempre domani a Limena medesima procedura riguarderà la scuola primaria Petrarca dove sta frequentando l’anno scolastico la bambina di 8 anni di Curtarolo risultata positiva al Covid-19, ma di fatto asintomatica. La giovane è parente dell’imprenditore sessantottenne di Limena colpito da Coronavirus e ancora oggi ricoverato in Terapia intensiva in ospedale a Padova.
VO’ Le categorie economiche alzano la voce con le istituzioni, mettendo nero su bianco le loro richieste di fronte a una chiusura per Coronavirus che «non risulta più comprensibile», per usare le loro stesse parole. La petizione, che porta la data di ieri e finora è stata firmata da una quarantina di rappresentanti delle categorie economiche, è indirizzata non soltanto alle istituzioni, dal governo in giù: dal premier Conte ai ministri dell’Economia, dello Sviluppo economico e della Salute e poi giù a cascata al governatore Zaia, al presidente della provincia Bui, al prefetto Franceschelli e al sindaco Martini. Ma anche al mondo economico (Camera di commercio e associazioni di categoria) e ai vertici dell’Ulss 6 Euganea. «Rappresentiamo delle aziende e realtà economiche situate all’interno di quella che viene chiamata “zona rossa, a Vo’. Scriviamo in merito al periodo che stiamo passando e che si prospetta durissimo per noi imprenditori, professionisti e per le famiglie che ruotano attorno a tutto il tessuto economico» – si legge nel documento, che al momento riporta in calce le firme di una quarantina di commercianti tra coltivatori diretti, ristoratori, artigiani e liberi professionisti: tutti uniti nel chiedere aiuti concreti per risollevare l’economia del paese. «Ad oggi la chiusura del nostro paese non ci risulta più comprensibile – proseguono – anche se è stata accettata con senso civico da tutta la cittadinanza, nella convinzione che ci si debba adeguare alle disposizioni emanate dagli enti preposti». Ma adesso i vadensi, anche alla luce del grande sacrificio fatto, pretendono delle risposte chiare a quattro questioni «importantissime, quasi essenziali».
blocco sarà posticipata. «Alcune dichiarazioni di esponenti politici lasciano intravedere incertezza – spiegano – e ciò crea un grande disagio psicologico e creerà ulteriore disagio, anche economico, domani». La seconda richiesta riguarda invece la defiscalizzazione per l’intero 2020, oltre a interventi straordinari a favore delle imprese e delle famiglie per il danno economico causato dal blocco di ogni attività, sia in termini di diminuzione dei ricavi, sia in termini di minori entrate. «Le proposte attuali di spostamento delle scadenze ci risultano solamente un palliativo» – si lamentano i firmatari. Al punto tre viene indicato invece il rilancio del territorio: non solo di Vo’, che in quanto zona rossa merita un’attenzio-
CHIESTE GARANZIE SUI TEMPI DI CONCLUSIONE DELLA QUARANTENA E SGRAVI FISCALI PER L’INTERO 2020
ne particolare, ma dell’intero bacino euganeo. «Le norme varate nel decreto legge rappresentano solo un primo passo» – si legge nella petizione. In aggiunta agli interventi per i singoli soggetti economici, i vadensi chiedono un «immediato rilancio con fondi speciali ad hoc, con investimenti e finanziamenti su progetti globali di rilancio del territorio, dei nostri prodotti e delle nostre imprese». L’ultima richiesta, ma non per questo la meno importante, riguarda la rassicurazione rispetto allo spauracchio del contagio attraverso contatti con i residenti di Vo’ e i loro prodotti. Alle istituzioni si chiede di rendere noto che lo studio epidemiologico si è concluso, sottolineando il fatto che «chi entra in contatto con noi e con i nostri prodotti è assolutamente sicuro». Chi abita fuori dalla zona rossa deve percepire «che il fatto di essere stati sottoposti a tamponi rappresenta anche per loro una maggiore garanzia di non contagiosità, non l’opposto». La petizione è stata già inviata ma verrà promossa un’ulteriore raccolta di firme. M.E.P.
QUATTRO RICHIESTE La prima: garanzie sui tempi di conclusione della quarantena. I firmatari vogliono sapere con certezza se l’8 marzo, data indicata nel decreto ministeriale del 1° marzo, sarà effettivamente l’ultimo giorno di isolamento forzato o se la fine del
DESOLAZIONE Deserte le strade della frazione di Vo’ Vecchio
Il triste compleanno di Vanessa, figlia della prima vittima in isolamento fiduciario la scomparsa del padre Adriano, `In isolamento assieme infatti insieme alla madre visto che en- 77 anni, che si è spento la sera
alla mamma perchè positiva al Covid-19 FESTA A METÁ VO’ Nel giorno del suo compleanno, l’intero paese di Vo’, in quarantena da ormai dieci giorni, si è stretto attorno al suo ex sindaco, a cui proprio il Coronavirus ha strappato il padre Adriano. Ieri Vanessa Trevisan ha compiuto 46 anni ma non ha potuto festeggiare come avrebbe voluto, a causa delle restrizioni imposte dalla quarantena. Vanessa, che ha indossato la fascia tricolore dal 2014 al 2019, si trova
trambe sono risultate positive al tampone, pur non presentando alcun sintomo del Covid-19. La figlia Nicole, a cui l’ex sindaco è molto legata, è ospitata invece a casa di Vladimiro, uno dei suoi due fratelli. Ieri il suo profilo Facebook è stato inondato di centinaia di messaggi: non soltanto di auguri ma anche di affetto e vicinanza. «Un caloroso abbraccio per augurarti un buon compleanno in un momento così triste» – ha scritto qualcuno. Parole dense di affetto a cui hanno fatto eco gli incoraggiamenti: «Tanti auguri Vanessa! Tieni duro che siamo tutti con voi». Messaggi che scaldano il cuore e aiutano a rimarginare pian piano la ferita ancora aperta per
del 21 febbraio, mentre era ricoverato all’ospedale di Schiavonia. All’inizio i medici pensavano si trattasse di una normale influenza, poi però gli accertamenti non hanno lasciato spazio a dubbi: aveva contratto il Coronavirus. E l’infezione provocata dal Covid-19 gli era stata fatale. Lui e un amico di 68 anni, assidui frequentatori dei bar di paese, sono stati i primi due casi riscontrati in Veneto. L’ex impresario edile, purtroppo, era anche la prima vittima in Italia. Ma Vanessa non accettava che suo padre fosse presentato come un numero nelle statistiche di questo virus altamente contagioso. Non voleva che fosse soltanto un nome e un cognome sulle pagine dei giornali.
EX SINDACO Vanessa Trevisan è la figlia della prima vittima
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Adriano Trevisan era suo padre e la psicosi da Coronavirus non aveva nessun diritto di soppiantare il cordoglio né il momento del ricordo. Anche dopo la morte del padre, sulla bacheca Facebook dell’ex sindaco erano piovuti centinaia di messaggi di messaggi di affetto e vicinanza, soprattutto da parte dei suoi compaesani, rimasti sotto shock nel vedere che il loro ridente paesino si era improvvisamente trasformato nell’epicentro del contagio. Quello che è successo dopo, infatti, è risaputo: per il paesino collinare da 3.300 abitanti è iniziato un lungo tour de force fatto di progressive restrizioni e provvedimenti atti ad arginare il contagio: scuole e negozi chiusi, attività sospese, screening a tutta la popolazione, forze dell’ordine
schierate a bloccare le vie di accesso in paese. La quarantena durerà fino a domenica anche se in questi giorni ci sono stati i primi segnali di allentamento del cordone sanitario che da dieci giorni cinge Vo’. La Prefettura, infatti ha autorizzato il passaggio di merci, anche se con controlli stringenti, e l’ingresso di alcuni dipendenti di attività considerate primarie. Il peso della reclusione, comunque, si fa sentire. Ed è un fardello a cui nel caso di Vanessa si aggiunge anche il lutto. Il secondo in poco più di un anno. A ottobre del 2018, infatti, era mancato il marito Roberto Osiliero. Si era spento a soli 48 anni, dopo aver combattuto a lungo contro un male incurabile. M.E.P.
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Primo Piano TENDOPOLI La soluzione di emergenza per separare i flussi dei pazienti all’ospedale di Schiavonia (Monselice)
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Venezia Happy hour in piazza per vincere la paura Combatti la coronavirus-fobia con lo spritz. Gratis. Così gli storici locali di piazza San Marco lanciano - tutti uniti - la campagna di marzo contro la crisi alimentata dalla paura. Nient’altro che l’happy hour, come in spiaggia: ordina un aperitivo all’ombra del campanile e un altro ti verrà offerto. “Piazza San Marco siete voi, l’aperitivo lo offriamo noi”: questo lo slogan dell’iniziativa ideata dall’Associazione Piazza San Marco. Per tutto il mese di marzo, tutti i giorni della settimana, dalle 17 alle 20, paghi uno e bevi due.
Le curve dell’infezione Nuovi contagi
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Nuovi ricoveri
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42
42 35
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Primi casi
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1/3
2/3
3/3 L’Ego - Hub
Cresce l’allerta, 3 morti in 24 ore Zaia: «Dobbiamo fare squadra» Il governatore: «È un impegno civile rispettare `Conte (Anci): «Il governo sospenda per quest’anno le norme igieniche, così evitiamo un’epidemia» il versamento della Tosap e della tassa di soggiorno»
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questa zona prendano posizione». Poche ore prima, alle quattro e mezza del pomeriggio, venticinque sindaci della Bassa Padovana si erano riuniti davanti allo stesso ospedale per manifestare. «Non c’è volontà di fare polemica - riassume per tutti Luca Callegaro di Arquà Petrarca - ma siamo qua solo per difendere il nostro ospedale, il nostro territorio. Capiamo l’emergenza, ma Schiavonia non può diventare un hub. Prima avevamo quattro ospedali, ora uno solo. Abbiamo già dato». I sindaci sono divisi: chi vive nella Bassa Padovana sta sulle barricate, gli altri smorzano i toni e parlano di «situazione emergenziale, poi tutto torna normale come prima». Alessandro Bolis di Carmignano, presidente della Conferenza dei sindaci, usa toni concilianti: «È uno scenario mai visto prima, in cui bisogna prendere decisioni complesse senza un vero protocollo su cui basarci. L’importante è che ora, pian piano, si possa tornare alla normalità». La speranza di tutti, dall’assessore regionale al sindaco più arrabbiato, è che quei 50 posti non servano mai. Gabriele Pipia
Il punto
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Maxi acquisti per le Ulss Azienda Zero del Veneto ha acquistato 3.401.545 pezzi di materiali sanitari: 108.225 kit per riscontrare il virus, 108.500 tamponi, più di 2 milioni di mascherine, 7.000 tute e 2.625 visiere.
Più letti in Friuli Gli ospedali friuliani moltiplicano i posti letto nelle terapie intensive: in caso di necessità possono arrivare a 101. Lo ha detto il vicepresidente della Regione FVG Riccardo Riccardi.
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sericordia, non in gravi condizioni. Salgono quindi a 14 i contagiati in regione, mentre il seminario di Castellerio è stato chiuso e le 35 persone che vivono nella struttura e che sono venute a contatto con il sacerdote sono state messe in quarantena. Il religioso negli scorsi giorni ha partecipato a un convegno a Milano e si trovava già in isolamento, assieme a due perpetue, nello stesso seminario udinese. Nelle ultime ore, però, ha manifestato i sintomi riconducibili al Coronavirus, come tosse e l’innalzamento della temperatura. In Friuli Venezia Giulia, quindi, c’è una situazione che si può dividere in tre: i casi sviluppatisi a partire dal Ca’ Foncello di Treviso, il piccolo focolaio di Udine, esclusivamente legato al “famoso” convegno del 20 e 21 febbraio che si è tenuto a palazzo Toppo, nel capoluogo friulano, e la correlazione dell’ultimo caso - quello legato alla positività del sacerdote del seminario di Udine - con un convegno di Milano. Marco Agrusti © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Treviso no tax
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Porte chiuse in serie B
Il Comune di Treviso ha scelto di azzerare la tassa di soggiorno, compresa fra uno e due euro, a carico dei turisti che pernotteranno nelle strutture cittadine nei mesi di aprile, maggio e giugno.
La Lega calcio di serie B ha disposto lo svolgimento a porte chiuse di Cittadella-Pordenone e Venezia-Crotone, partite valide per la 27/a giornata, in programma sabato prossimo.
Casi confermati (al 03.03)
IL QUADRO VENEZIA Tre morti in ventiquattr’ore in Veneto. Il bilancio delle vittime dallo scorso 21 febbraio è salito così a cinque: dopo Adriano Trevisan di Vo’ (Padova) e Luciana Mangiò di Paese (Treviso), l’altra sera è deceduto all’ospedale all’Angelo di Mestre il settantanovenne Umberto Pavan, mentre a Treviso ieri sono morte altre due persone: un’anziana trevigiana di 97 anni e un uomo di Roncade di 83 anni, entrambi con patologie pregresse. Complessivamente in Veneto i casi di contagio sono saliti a 333, più 26 rispetto a lunedì. Ottantuno i ricoverati (+13) di cui 19 in Terapia intensiva. E il “cluster” di Treviso ha superato per numero di contagi quello di Vo’: 93 a 89.
L’APPELLO «Il trend per ora è assolutamente sostenibile e non rispecchia gli algoritmi e le previsioni della crescita esponenziale», ha detto il presidente della Regione, Luca Zaia. Con il piano di Schavonia non ci sarebbero problemi sul fronte dei ricoveri («Ricordo che non abbiamo chiesto accessi ai privati»), le difficoltà invece si registrano sul reperimento delle attrezzature. Il governatore, che ieri ha nominato il comitato scientifico che dovrà supportare le decisioni per gestire questa emergenza, ha chiesto ai veneti di rispettare le regole per evitare la diffusione del contagio. «Siamo davanti ad un virus chiaro delle caratteristiche particolari: una bassa letalità e un’altra contagiosità. Siamo tutti chiamati quindi ad un impegno civile di fare squadra per fare in modo che non ci sia l’estensione del contagio perché se il contagio si estende, le fasce più debole come gli anziani che possono avere una salute cagionevole piuttosto che un bimbo immunodepresso, potrebbero avere qualche guaio e complicazioni sanitarie non di poco rilievo». Di qui l’appello: «Siamo chiamati ad un’azione collettiva di solidarietà, questo per noi può rappresentare una grande chiamata di popolo, un grande segno di civiltà e di responsabilità», dobbiamo quindi tutti «osservare le regole fino in fondo, e conservarle bene in mente». «Oltre a ciò, niente panico, niente paura, niente angosce e continuiamo a fare la vita che abbiamo sempre fatto. Anche da questa vicenda ne verremo fuori».
Consiglio regionale
TOTALE REGIONE VENETO
89
1
Vo’
Rovigo
18
93
Verona
Treviso
47
42
9 Vicenza
333 7
Venezia Padova
Mirano
*#
5
14
Limena Belluno
* 2 Casi collegati alla Lombardia
# 6 Assegnazione epidemiologica in corso
5
9
deceduti
dimessi
Ricoverati totali
(di cui in Terapia Intensiva)
Strutture di ricovero
28 Azienda Ospedaliera Univ. Integrata Verona 2
8
24 8 8
1 6 3
1 1 4 4
1
1 81
19
Azienda Ospedale Università Padova
ULSS2 - Ospedale Treviso ULSS3 - Ospedale Mestre ULSS3 - Ospedale Venezia ULSS3 - Ospedale Mirano ULSS3 - Ospedale di Dolo ULSS5 - Ospedale Rovigo ULSS8 - Ospedale Vicenza ULSS9 - Ospedale Legnago
Tot. Regione Veneto
IL TELECRONISTA DI VO’ E mentre le autorità continuano a ripetere che è necessario rispettare le raccomandazioni per evitare la diffusione del virus, anche il Comitato delle Regioni a Bruxelles si è adeguato con specifici cartelli che mostrano tre divieti stilizzati: no abbracci, no baci, no strette di mano. Intanto in Veneto è rimbalzata la notizia del giornalista Rai risultato positivo al coronavirus e ora ricoverato allo Spallanzani a Roma: il cronista era stato a Vo’ per raccontare l’emergenza sanitaria.
LE RICHIESTE Oggi pomeriggio, in video conferenza, è previsto il vertice tra il
POSITIVO AL TEST IL GIORNALISTA RAI CHE ERA STATO INVIATO A VO’ ORA SI TROVA ALLO SPALLANZANI
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presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte e i governatori di Veneto, Lombardia, Emilia Romagna. «Chiederemo due fondi speciali - ha detto il presidente emiliano, Stefano Bonaccini - uno a sostegno dell’internazionalizzazione e dell’export e uno a sostegno del turismo». Intanto l’Anci del Veneto ha chiesto la sospensione, almeno per l’anno 2020, del versamento della tassa per l’occupazione del suolo pubblico (Tosap) e dell’imposta di soggiorno, come segno di attenzione verso gli operatori turistici colpiti dagli effetti dell’emergenza coronavirus. «Tale misura - ha detto il presidente Mario Conte, sindaco di Treviso, in una lettera al premier Giuseppe Conte - dovrebbe essere inserita tra quelle all’esame del Governo, da adottare attraverso la legislazione d’urgenza, prevedendo la correlata copertura finanziaria per compensare le minori entrate comunali». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
Motoscafi blu solo otto posti per corsa anti-contagio VENEZIA Non più di otto persone a bordo e così i motoscafi blu del consiglio regionale del Veneto, per rispettare il criterio della distanza di sicurezza, dovranno raddoppiare le corse. Effetti da coronavirus nei palazzi della politica. Ieri si è riunito l’ufficio di presidenza dell’assemblea legislativa veneta che ha dettato una serie di prescrizioni per l’attività istituzionale. Le misure organizzative, vagliate dal segretario generale Roberto Valente, hanno riguardato anche la sala consiliare: poter svolgere i lavori nel rispetto della cosiddetta regola “droplet”, con una distanza di sicurezza di almeno un metro per evitare il contagio, in aula potranno sedere a scacchiera 43 consiglieri mentre altri 7 consiglieri potranno seguire i lavori nell’adiacente sala collegata in audiovideo. I consiglieri in realtà sarebbero 51, ma la presenza del governatore - peraltro quasi sempre assente - pare non sia stata contemplata. «È stata inoltre chiusa la saletta del bar - ha detto il presidente del consiglio regionale Robetto Ciambetti - perché non c’erano gli spazi per la somministrazione al tavolo di bevande e altri prodotti, mentre si è proceduto a contingentare l’ingresso alla mensa per i dipendenti dimezzando sostanzialmente il numero dei posti, come è accaduto alla buvette anche in questo caso rispettando le distanze di sicurezza con la disposizione dei posti a scacchiera». (al.va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
VIII
Treviso
Mercoledì 4 Marzo 2020 www.gazzettino.it
LA SVOLTA Primi voti positivi per il progetto che prevede l’arrivo a Treviso dell’intero corso di Medicina e Chirurgia, il progetto di legge è stato approvato dalla Quinta commissione consiliare della Regione
LA CONVENZIONE TREVISO Anche il fondamentale passaggio in commissione è stato fatto: il progetto di legge che istituisce a Treviso il corso di laurea completo di Medicina e Chirurgia è stato approvato dalla Quinta Commissione del consiglio regionale. Tappa fondamentale, che di fatto spiana la strada verso l’approvazione definitiva che avverrà nelle prossime sedute del consiglio regionale a palazzo Ferro-Fini.
Università, Medicina per 15 anni la Regione spenderà 23 milioni La commissione di Palazzo Ferro Fini approva ` Zaia: «A carico nostro gli oneri per i docenti il disegno di legge che istituisce i sei anni di corso bisogna rimediare alla grave mancanza di medici»
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I NUMERI
LA SEDE
Confermata l’architettura del progetto. Medicina sbarcherà a Treviso a partire dal prossimo anno accademico, quindi il 2019/2020, con tutti i sei anni previsti dal corso. La Regione, che attraverso il Fondo Sanitario Regionale si accollerà tutti i costi della docenza mentre l’Usl 2 penserà alla sede, spenderà 1 milione e 570mila euro all’anno. I docenti di ruolo saranno 18 (tra ordinari, associati e ricercatori); altri 20 saranno invee a contratto. L’università arriva a Treviso grazie a un accordo tra Regione, Usl 2 e Università di Padova. La convenzione firmata dai tre enti ha la durata di 15 anni, il massimo previsto dalla legge prima del rinnovo. La Regione ha quindi stimato la spesa finale in 23 milioni 550mila euro. Sono 60 i posti a disposizione delle matricole. A pieno regime, Medicina a Treviso conterà su 360 studenti.
Tutti e sei gli anni troveranno spazio all’interno della Cittadella Sanitaria, dove sono già previsti laboratori e sale operatorie a livello universitario. Ci vorranno due anni per vedere i lavori ultimati, nel frattempo i corsi saranno ospitati negli spazi dell’ordine dei Medici.
SODDISFAZIONE
PREVISTI 18 DOCENTI DI RUOLO E 20 A CONTRATTO, 60 LE MATRICOLE A REGIME ARRIVERANNO 360 STUDENTI
Il governatore Luca Zaia, regista di tutta l’operazione, evidenza l’importanza di un corso di questo calibro: «È un importante risultato per tutta la regione perché si delinea un terzo polo formativo in questo settore, legato ad un ateneo di grande storia e tradizione come quello di Padova ma contemporaneamente fortemente connotato su territorio. Il progetto, i cui oneri di docenza saranno a carico della Regione attraverso il Fondo Sanitario Regionale, è una sinte-
si ed un nuovo traguardo di quell’impegno che ci ha connotato in questi ultimi tempi, nelle varie azioni per sopperire alla grave carenza di professionisti della sanità nelle nostre corsie». Zaia ribadisce quindi il concetto che sta alla base di tutto il progetto: in Veneto, e in più in generale in Italia, c’è un disperato bisogno di nuovi medici. E dovendo rispettare la barriera del numero chiuso obbligatorio, la Regione ha deciso di aumentare i numeri a disposizione avviando un nuovo corso in accordo col Ministero. La facoltà trevigiana
LANZARIN: «UNA SVOLTA IMPORTANTE» BARBISAN: «QUESTO SARÀ UN GRANDE VANTAGGIO PER LA CITTÀ E PER L’OSPEDALE»
vivrà poi completamente dentro la cittadella sanitaria, creando un ambiente che ha pochi paragoni da altre parti: gli studenti potranno assistere alle lezioni, partecipare ai laboratori e accumulare esperienza tra i vari reparti seguiti da medici con esperienza e primari, senza ma uscire dallo stesso complesso. Valore aggiunto che il governatore non manca mai di sottolineare.
«NESSUNA CONCORRENZA» Manuela Lanzarin, assessore alla Sanità, rassicura invece chi ritiene che un corso a Treviso possa danneggiare quello storico di Padova. Teoria che qualcuno ha provato a sostenere, ma che da Venezia spazzano via senza troppo remore: «Questa nuova sede – precisa l’assessore Lanzarin – nulla toglierà alla casa madre padovana perché i posti per gli studenti di Treviso vanno ad incrementare quelli previsti per l’Università di Pado-
va fino a un totale complessivo di 456». L’assessore evidenzia invece i lati positivi del progetto e le potenzialità da sviluppare nei prossimi anni: «È una svolta importante nel rapporto di collaborazione tra la Regione, Università e Usl 2 che dà una risposta significativa al problema, su cui siamo costretti a misurarci ogni giorno, della grave difficoltà di reperire medici. Con questa attivazione, la Regione investe direttamente sulla diffusione del sapere e dell’insegnamento universitario sul territorio offrendo una ulteriore opportunità formativa agli studenti e delineando, inoltre, ricadute positive sul sistema sanitario locale». Soddisfatto anche Riccardo Barbisan, vicepresidente del gruppo regionale della Lega, che evidenzia un altro aspetto: «L’apertura di questo corso rappresenta un vantaggio per i pazienti, per l’ospedale e per la città». Paolo Calia
Totila d’Oro, in corsa Brunetta e “Giocare in corsia” L’ANTICIPAZIONE TREVISO Lo storico trevigiano Ernesto Brunetta e gli ammirevoli volontari di “Giocare in Corsia”, l’associazione che ha come unico obiettivo portare un sorriso tra i bambini ricoverati nei reparti di Pediatria. Sono i due principali soggetti candidati a ricevere il Totila d’Oro 2020, l’onorificenza che il Comune ogni anno assegna a persone, associazioni o imprese che si sono particolarmente distinte in ambito culturale, sociale o nel volontariato. In questi giorni a Ca’ Sugana è iniziato il giro di consultazioni per raccogliere le possibili candidature. Dalla maggioranza, tra le tante propo-
ste avanzate, è sbucata un po’ a sorpresa anche quella di Brunetta, storico, preside in vari istituti cittadini ma anche esponente di spicco del centrosinistra. Eppure la sua figura è stata indicata da illustri esponenti dell’attuale maggioranza di centrodestra: «Il suo attaccamento alle istituzioni, la sua opera meticolosa di studioso dedito a ricostruire le pagine della storia cittadina, meritano un riconoscimento», è stato detto in una delle ultime riunioni dei gruppi che sostengono l’amministrazione guidata dal sindaco Mario Conte. Il nome di Brunetta, all’inizio, ha suscitato un po’ di sorpresa e qualcuno ha anche palesato delle perplessità. Ma, a quanto trapela, pare che alla fi-
ne tutto è stato superato e veti particolari non ce ne sarebbero. Inoltre sulla sua candidatura potrebbero convergere anche i pareri positivi delle minoranza.
ALLEGRIA La rosa dei candidati comprende anche l’associazione “Giocare in Corsia”, meritevole di grande attenzione per quan-
LO STORICO TREVIGIANO È STATO PROPOSTO DALLA MAGGIORANZA APPREZZAMENTI ANCHE PER I VOLONTARI DI PEDIATRIA
IL PREMIO Ernesto Brunetta tra Giampaolo Sbarra e Germano Zanetti
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to sta facendo a favore dei bambini ricoverati in Pediatria. Questi volontari vestiti da clown, sempre sorridenti e positivi, hanno suscitato l’ammirazione di tanti e potrebbero concorrere per ottenere il riconoscimento cittadino. Lo scorso anno a ricevere il Totila d’Oro è stata anche l’emittente televisiva Antenna Tre salvata dal fallimento dalla famiglia di editori Jannacopulos. Ancora da stabilire quando verrà celebrata la cerimonia 2020: in tempi di Coronavirus è complicatissimo stilare un calendario. Molto probabilmente tutto sarà spostato in aprile quando, si spera, l’emergenza si sarà attenuata se non proprio finita. P. Cal.
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Primo Piano
Mercoledì 4 Marzo 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza a Nordest LA DECISIONE PADOVA «Siamo in emergenza, il ministero della Salute ci ha chiesto di prendere provvedimenti e noi dobbiamo rispondere». Alle sei di sera, prima di affrontare due ore di accesa riunione in prefettura davanti a 90 sindaci padovani, l’assessore veneto Manuela Lanzarin conferma ufficialmente il piano della Regione: l’ospedale di Schiavonia, epicentro dell’epidemia dove lo scorso 21 febbraio è morto il primo paziente italiano contagiato dal coronavirus, sarà centro di riferimento per affrontare eventuali nuovi picchi di ricoveri. Nell’ospedale della Bassa Padovana saranno ricavati 50 posti letto, ma la Lanzarin assicura che il piano regionale non guarda solo a Schiavonia: «Questa è una soluzione, ma non è l’unica. Stiamo facendo valutazioni anche su altri ospedali. Ipotizzo Camposampiero e Cittadella, o magari Castelfranco. Ma è presto per fare altri ragionamenti».
LA RIAPERTURA La certezza, adesso, si chiama Schiavonia. Un moderno ospedale al confine tra Este e Monselice, costruito per unificare quattro vecchie strutture sanitarie, trovatosi improvvisamente blindato e isolato per poi essere svuotato e sanificato. Da pochi giorni i cento pazienti in buone condizioni hanno iniziato a lasciare i reparti, intanto la Regione ha affinato i dettagli del piano. «L’ospedale di Schiavonia, chiuso all’inizio dell’emergenza e progressivamente svuotato, riaprirà i battenti a breve. La data più probabile è quella del 7 marzo - ha annunciato ieri l’assessore Lanzarin -. L’attività si riavvierà progressivamente, fino a ritornare ai livelli operativi usuali, con tutti i suoi servizi».
IL NUOVO SERVIZIO Attività ordinaria, quindi, ma non solo. «Nell’ambito delle azioni che stiamo individuando con il presidente Zaia per ampliare i posti letto in tutta la regione – prosegue la Lanzarin – si aggiungerà un servizio prezioso e di vera e propria eccellenza per tutto il sistema sanitario nella lotta e
«AL MOMENTO NON C’È NECESSITÀ DI UTILIZZO PERCHÉ ABBIAMO OLTRE 500 POSTI MA DOBBIAMO TROVARCI PRONTI»
IL CASO TRIESTE Ieri a Trieste il consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia affrontava l’emergenza Coronavirus, e in serata si è trovato a dover fare i conti con un caso di contagio interno all’aula che ora rischia di bloccare l’organo legislativo. Il consigliere del gruppo del Pd (ma eletto con il partito di minoranza slovena Slovenska Skupnost) Igor Gabrovec è risultato positivo al tampone, effettuato dopo essere stato in aula: ha contratto il virus molto probabilmente a Treviso, lo riferiscono le fonti accreditate vicine alla presidenza della Regione. Le sue condizioni non sono serie e non è stato ricoverato. Per altri quattro consiglieri rischia di scattare l’isolamento precauzionale: si tratta di Massimo Morettuzzo (Patto per l’Autonomia, il “compagno di banco” di Gabrovec in aula a Trieste), Sergio Bolzonello (Pd, ex vicepresidente della Regione) e dei leghisti Antonio Lip-
Veneto, il centro contagiati all’ospedale di Schiavonia L’assessore regionale alla Sanità conferma il piano: `Divisi i sindaci padovani. Lanzarin: «Da valutare pure un’ala con 50 letti per far fronte all’aumento di malati le ipotesi di Castelfranco, Cittadella e Camposampiero» `
cura al virus». L’area destinata alla “week day surgery” (chirurgia settimanale o giornaliera) cambierà veste e ospiterà 50 posti letto per affrontare un eventuale picco di epidemie. Il reparto in questione è collocato al primo piano e gode di un accesso separato rispetto al resto dell’ospedale. Si tratterà, di fatto, di un blocco a sé stante. «Al momento non c’è necessità di utilizzo perché abbiamo in tutto il Veneto oltre 500 posti che ci garantiscono di affrontare al meglio la situazione, ma il governo ha chiesto
di attrezzarci nel caso la situazione peggiori. E noi dobbiamo farci trovare pronti» ribadisce l’assessore. La macchina regionale si è già messa in moto per allestire il nuovo reparto. «Ci auguriamo tutti – osserva – che il tempo sia il più breve possibile, ma ora come ora non sarebbe serio fare previsioni. Né si può essere certi che questi letti, qui come in altri ospedali, serviranno davvero. Auspichiamo di no, ma è un dovere verso tutta la popolazione veneta prepararsi adeguatamen-
te allo scenario più negativo».
I SINDACI Il vertice in prefettura dura esattamente due ore e non mancano i momenti di tensione. Il primo a sbottare, a metà riunione, è il sindaco della piccola Pernumia, Luciano Simonetto. Alle 19.05 si alza, chiude la porta e se ne va. «Schiavonia è sempre stato un ospedale bellissimo - tuona - perché ora deve cambiare alcune delle proprie funzioni? Mi auguro che in campagna elettorale tutti i candidati alle Regionali di
Friuli, consigliere con il virus lui e 4 colleghi in isolamento La Regione rischia la paralisi polis e Stefano Mazzolini. «Si tratta di una quarantena preventiva che interessa chi si trovava più vicino al collega che è risultato positivo al test», ha confermato il vicepresidente del Fvg, Riccardo Riccardi. Gabrovec, 48 anni, è residente a Duino Aurisina, in provincia di Trieste.
STOP AL CONSIGLIO
DEM Il triestino Igor Gabrovec
La notizia è arrivata ai consiglieri regionali e alla giunta poco dopo le 20 di ieri: le sedute previste per oggi e domani sono state rinviate a data da destinarsi. Il Consiglio del Friuli Venezia Giulia in questo momento è “chiuso per virus”. Si procederà a un’immediata sanificazione dell’aula
di Trieste e dei locali adiacenti. Sarà cura del Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria di Trieste contattare le persone che dovranno essere sottoposte alle verifiche sanitarie. La misura dell’isolamento precauzionale potrebbe interessare altri consiglieri rispetto ai quattro già “colpiti” dalla misura. La seduta è andata avanti per tutto il giorno - c’è stata anche una sospensione - e tra colleghi ci sono stati discussioni e contatti. Gabrovec è quindi il contagiato numero 14 del Friuli Venezia Giulia. Sicuramente quello che ha fatto più rumore, anche per le conseguenze sulla vita politica del consiglio regionale.
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PADOVA Il vertice tra i Comuni e la Regione sull’emergenza in Veneto
GABROVEC IN AULA POI RICEVE IL TEST: ANNULLATE LE SEDUTE DI OGGI E DOMANI A UDINE RICOVERATO UN SACERDOTE
IN SEMINARIO Intanto Udine registra il primo paziente contagiato dal Coronavirus e ricoverato in ospedale. Si tratta di un sacerdote, che insegna al seminario interdiocesano di Pagnacco e che è stato ricoverato nel reparto di Malattie infettive del Santa Maria della Mi-
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Primo Piano TENDOPOLI La soluzione di emergenza per separare i flussi dei pazienti all’ospedale di Schiavonia (Monselice)
Mercoledì 4 Marzo 2020 www.gazzettino.it
Venezia Happy hour in piazza per vincere la paura Combatti la coronavirus-fobia con lo spritz. Gratis. Così gli storici locali di piazza San Marco lanciano - tutti uniti - la campagna di marzo contro la crisi alimentata dalla paura. Nient’altro che l’happy hour, come in spiaggia: ordina un aperitivo all’ombra del campanile e un altro ti verrà offerto. “Piazza San Marco siete voi, l’aperitivo lo offriamo noi”: questo lo slogan dell’iniziativa ideata dall’Associazione Piazza San Marco. Per tutto il mese di marzo, tutti i giorni della settimana, dalle 17 alle 20, paghi uno e bevi due.
Le curve dell’infezione Nuovi contagi
74
Nuovi ricoveri
69 70
60
45
50
42
42 35
40
30
26
25
16
20
14
12
11
8
10
2 0
Primi casi
5 7
8
21/2
22/2
2
3
25/2
26/2
6
5
10
7 0
4 23/2
24/2
27/2
28/2
29/2
1/3
2/3
3/3 L’Ego - Hub
Cresce l’allerta, 3 morti in 24 ore Zaia: «Dobbiamo fare squadra» Il governatore: «È un impegno civile rispettare `Conte (Anci): «Il governo sospenda per quest’anno le norme igieniche, così evitiamo un’epidemia» il versamento della Tosap e della tassa di soggiorno»
`
questa zona prendano posizione». Poche ore prima, alle quattro e mezza del pomeriggio, venticinque sindaci della Bassa Padovana si erano riuniti davanti allo stesso ospedale per manifestare. «Non c’è volontà di fare polemica - riassume per tutti Luca Callegaro di Arquà Petrarca - ma siamo qua solo per difendere il nostro ospedale, il nostro territorio. Capiamo l’emergenza, ma Schiavonia non può diventare un hub. Prima avevamo quattro ospedali, ora uno solo. Abbiamo già dato». I sindaci sono divisi: chi vive nella Bassa Padovana sta sulle barricate, gli altri smorzano i toni e parlano di «situazione emergenziale, poi tutto torna normale come prima». Alessandro Bolis di Carmignano, presidente della Conferenza dei sindaci, usa toni concilianti: «È uno scenario mai visto prima, in cui bisogna prendere decisioni complesse senza un vero protocollo su cui basarci. L’importante è che ora, pian piano, si possa tornare alla normalità». La speranza di tutti, dall’assessore regionale al sindaco più arrabbiato, è che quei 50 posti non servano mai. Gabriele Pipia
Il punto
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Maxi acquisti per le Ulss Azienda Zero del Veneto ha acquistato 3.401.545 pezzi di materiali sanitari: 108.225 kit per riscontrare il virus, 108.500 tamponi, più di 2 milioni di mascherine, 7.000 tute e 2.625 visiere.
Più letti in Friuli Gli ospedali friuliani moltiplicano i posti letto nelle terapie intensive: in caso di necessità possono arrivare a 101. Lo ha detto il vicepresidente della Regione FVG Riccardo Riccardi.
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sericordia, non in gravi condizioni. Salgono quindi a 14 i contagiati in regione, mentre il seminario di Castellerio è stato chiuso e le 35 persone che vivono nella struttura e che sono venute a contatto con il sacerdote sono state messe in quarantena. Il religioso negli scorsi giorni ha partecipato a un convegno a Milano e si trovava già in isolamento, assieme a due perpetue, nello stesso seminario udinese. Nelle ultime ore, però, ha manifestato i sintomi riconducibili al Coronavirus, come tosse e l’innalzamento della temperatura. In Friuli Venezia Giulia, quindi, c’è una situazione che si può dividere in tre: i casi sviluppatisi a partire dal Ca’ Foncello di Treviso, il piccolo focolaio di Udine, esclusivamente legato al “famoso” convegno del 20 e 21 febbraio che si è tenuto a palazzo Toppo, nel capoluogo friulano, e la correlazione dell’ultimo caso - quello legato alla positività del sacerdote del seminario di Udine - con un convegno di Milano. Marco Agrusti © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Porte chiuse in serie B
Il Comune di Treviso ha scelto di azzerare la tassa di soggiorno, compresa fra uno e due euro, a carico dei turisti che pernotteranno nelle strutture cittadine nei mesi di aprile, maggio e giugno.
La Lega calcio di serie B ha disposto lo svolgimento a porte chiuse di Cittadella-Pordenone e Venezia-Crotone, partite valide per la 27/a giornata, in programma sabato prossimo.
Casi confermati (al 03.03)
IL QUADRO VENEZIA Tre morti in ventiquattr’ore in Veneto. Il bilancio delle vittime dallo scorso 21 febbraio è salito così a cinque: dopo Adriano Trevisan di Vo’ (Padova) e Luciana Mangiò di Paese (Treviso), l’altra sera è deceduto all’ospedale all’Angelo di Mestre il settantanovenne Umberto Pavan, mentre a Treviso ieri sono morte altre due persone: un’anziana trevigiana di 97 anni e un uomo di Roncade di 83 anni, entrambi con patologie pregresse. Complessivamente in Veneto i casi di contagio sono saliti a 333, più 26 rispetto a lunedì. Ottantuno i ricoverati (+13) di cui 19 in Terapia intensiva. E il “cluster” di Treviso ha superato per numero di contagi quello di Vo’: 93 a 89.
L’APPELLO «Il trend per ora è assolutamente sostenibile e non rispecchia gli algoritmi e le previsioni della crescita esponenziale», ha detto il presidente della Regione, Luca Zaia. Con il piano di Schavonia non ci sarebbero problemi sul fronte dei ricoveri («Ricordo che non abbiamo chiesto accessi ai privati»), le difficoltà invece si registrano sul reperimento delle attrezzature. Il governatore, che ieri ha nominato il comitato scientifico che dovrà supportare le decisioni per gestire questa emergenza, ha chiesto ai veneti di rispettare le regole per evitare la diffusione del contagio. «Siamo davanti ad un virus chiaro delle caratteristiche particolari: una bassa letalità e un’altra contagiosità. Siamo tutti chiamati quindi ad un impegno civile di fare squadra per fare in modo che non ci sia l’estensione del contagio perché se il contagio si estende, le fasce più debole come gli anziani che possono avere una salute cagionevole piuttosto che un bimbo immunodepresso, potrebbero avere qualche guaio e complicazioni sanitarie non di poco rilievo». Di qui l’appello: «Siamo chiamati ad un’azione collettiva di solidarietà, questo per noi può rappresentare una grande chiamata di popolo, un grande segno di civiltà e di responsabilità», dobbiamo quindi tutti «osservare le regole fino in fondo, e conservarle bene in mente». «Oltre a ciò, niente panico, niente paura, niente angosce e continuiamo a fare la vita che abbiamo sempre fatto. Anche da questa vicenda ne verremo fuori».
Consiglio regionale
TOTALE REGIONE VENETO
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Limena Belluno
* 2 Casi collegati alla Lombardia
# 6 Assegnazione epidemiologica in corso
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Ricoverati totali
(di cui in Terapia Intensiva)
Strutture di ricovero
28 Azienda Ospedaliera Univ. Integrata Verona 2
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Azienda Ospedale Università Padova
ULSS2 - Ospedale Treviso ULSS3 - Ospedale Mestre ULSS3 - Ospedale Venezia ULSS3 - Ospedale Mirano ULSS3 - Ospedale di Dolo ULSS5 - Ospedale Rovigo ULSS8 - Ospedale Vicenza ULSS9 - Ospedale Legnago
Tot. Regione Veneto
IL TELECRONISTA DI VO’ E mentre le autorità continuano a ripetere che è necessario rispettare le raccomandazioni per evitare la diffusione del virus, anche il Comitato delle Regioni a Bruxelles si è adeguato con specifici cartelli che mostrano tre divieti stilizzati: no abbracci, no baci, no strette di mano. Intanto in Veneto è rimbalzata la notizia del giornalista Rai risultato positivo al coronavirus e ora ricoverato allo Spallanzani a Roma: il cronista era stato a Vo’ per raccontare l’emergenza sanitaria.
LE RICHIESTE Oggi pomeriggio, in video conferenza, è previsto il vertice tra il
POSITIVO AL TEST IL GIORNALISTA RAI CHE ERA STATO INVIATO A VO’ ORA SI TROVA ALLO SPALLANZANI
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presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte e i governatori di Veneto, Lombardia, Emilia Romagna. «Chiederemo due fondi speciali - ha detto il presidente emiliano, Stefano Bonaccini - uno a sostegno dell’internazionalizzazione e dell’export e uno a sostegno del turismo». Intanto l’Anci del Veneto ha chiesto la sospensione, almeno per l’anno 2020, del versamento della tassa per l’occupazione del suolo pubblico (Tosap) e dell’imposta di soggiorno, come segno di attenzione verso gli operatori turistici colpiti dagli effetti dell’emergenza coronavirus. «Tale misura - ha detto il presidente Mario Conte, sindaco di Treviso, in una lettera al premier Giuseppe Conte - dovrebbe essere inserita tra quelle all’esame del Governo, da adottare attraverso la legislazione d’urgenza, prevedendo la correlata copertura finanziaria per compensare le minori entrate comunali». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
Motoscafi blu solo otto posti per corsa anti-contagio VENEZIA Non più di otto persone a bordo e così i motoscafi blu del consiglio regionale del Veneto, per rispettare il criterio della distanza di sicurezza, dovranno raddoppiare le corse. Effetti da coronavirus nei palazzi della politica. Ieri si è riunito l’ufficio di presidenza dell’assemblea legislativa veneta che ha dettato una serie di prescrizioni per l’attività istituzionale. Le misure organizzative, vagliate dal segretario generale Roberto Valente, hanno riguardato anche la sala consiliare: poter svolgere i lavori nel rispetto della cosiddetta regola “droplet”, con una distanza di sicurezza di almeno un metro per evitare il contagio, in aula potranno sedere a scacchiera 43 consiglieri mentre altri 7 consiglieri potranno seguire i lavori nell’adiacente sala collegata in audiovideo. I consiglieri in realtà sarebbero 51, ma la presenza del governatore - peraltro quasi sempre assente - pare non sia stata contemplata. «È stata inoltre chiusa la saletta del bar - ha detto il presidente del consiglio regionale Robetto Ciambetti - perché non c’erano gli spazi per la somministrazione al tavolo di bevande e altri prodotti, mentre si è proceduto a contingentare l’ingresso alla mensa per i dipendenti dimezzando sostanzialmente il numero dei posti, come è accaduto alla buvette anche in questo caso rispettando le distanze di sicurezza con la disposizione dei posti a scacchiera». (al.va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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PRIMO PIANO
L’allarme globale: la sanità
Riapre l’ospedale di Schiavonia Un’ala di 50 posti per i contagiati L’annuncio dell’assessore Lanzarin ai sindaci ieri sera a Padova: si parte sabato. Il day surgery verrà isolato dalla struttura
Nicola Cesaro MONSELICE. L’ospedale “Madre Teresa” avrà uno spazio interamente dedicato ai contagiati da coronavirus. Lo spazio è già in allestimento: sarà collocato nell’attuale week day surgery e verrà completamente isolato dal resto della struttura. Lo ha confermato ieri sera l’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin che nella sede della Provincia di Padova ha incontrato i sindaci dell’Usl 6 Euganea per fare il punto sul futuro dell’ospedale di Schiavonia. Erano presenti in 90 su 101: «Una partecipazione senza precedenti», ha detto Alessandro Bolis, presidente della Conferenza dei sindaci. La data di riapertura è slittata di un giorno: le prime comunicazioni ufficiali della Regione annunciavano il riavvio della struttura da venerdì e invece ieri è stato indicato sabato come «data più probabile». Ci vorrà qualche giorno, tuttavia, prima di rendere completamente operativo il plesso: «L’attività si riavvierà progressivamente, fino a ritornare ai livelli operativi usali, con tutti i suoi servizi» ha confermato Lanzarin «A questi, nell’ambito delle azioni che stiamo individuando per ampliare i posti letto per i casi di coronavirus in tutta la regione, si aggiungerà un servizio prezioso e di vera e propria eccellenza per tutto il sistema sanitario nella lotta e cura al coronavirus». L’assessore la chiama eccellenza – e non c’è motivo di pensare il contrario, in termini di efficienza – ma per i sindaci è tutto fuorché motivo di vanto. Anzi, per i primi cittadini della Bassa l’hub dedicato ai contagiati da coronavirus rischia di intaccare nome e prestigio del “Madre Teresa”. Nell’incontro di ieri, durato
I sindaci del Padovano ieri sera a Palazzo santo Stefano con l’assessore regionale alla Sanità Manuela Lanzarin
oltre due ore, il malumore è emerso chiaramente e non sono mancati i momenti di tensione tra le parti. Nel concreto, lo spazio da adibire alla cura degli affetti da covid-19 è quello dell’attuale della week day surgery. È il reparto in cui stazionano per breve tempo i pazienti che sono sottoposti a leggere operazioni chirurgi-
che. Si trova al primo piano del blocco C3. Qui verranno ricavati 50 posti letto, che rimarranno operativi per il periodo necessario a superare le problematiche legate al coronavirus. Un mese? Sei mesi? Un anno, due o tre? Non è prevedibile. «Ci auguriamo tutti che il tempo sia il più breve possibi-
le ma, ora come ora, non sarebbe serio fare previsioni» chiarisce l’assessore «Né si può essere certi che questi letti, qui come in altri ospedali, serviranno davvero. Auspichiamo di no, ma è un dovere verso tutta la popolazione veneta prepararsi adeguatamente anche allo scenario più negativo».
L’assessore Lanzarin ha garantito la totale sicurezza dell’operazione: «L’area in questione può essere raggiunta dall’esterno con accessi dedicati e completamente avulsi dal resto dell’ospedale, così come in totale isolamento funzionerà l’intera struttura dedicata. Il blocco è dotato inoltre di impiantistica che funzional-
(FOTO BIANCHI)
mente può essere separata dalle altre aree, rendendolo di fatto un tutt’uno a sé stante. Nessun cittadino e nessun operatore sanitario, tranne quelli dedicati e i malati che verranno eventualmente ricoverati avrà il benché minimo contatto con quest’area di un ospedale». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
la protesta dei sindaci della bassa
«Con la Regione zero dialogo L’hub del virus non sarà qui» MONSELICE. Avrebbero gradito che l’assessore regionale facesse tappa a Schiavonia, invece che in centro a Padova D’altro canto, lo sforzo maggiore in questa emergenza lo sta facendo proprio l’ospedale della Bassa. Per manifestare questo dissenso, e per concordare una linea chiara da sottoporre alla Regione, ieri pomeriggio oltre trenta sindaci dell’ex Usl 17 si sono dati appuntamento davanti al Madre Teresa. Erano i
primi cittadini che già lo scorso weekend avevano indirizzato una lettera alla giunta regionale – sottoscritta da 36 Comuni – chiedendo la riapertura dell’ospedale e sottolineando il “no” ad un hub del coronavirus a Schiavonia. All’appello mancavano poche amministrazioni, su tutte quelle di Monselice e Pozzonovo. «Non vogliamo tutti i malati di coronavirus a Schiavonia», è la posizione dei sindaci. «Vogliamo
preservare la nostra struttura e non vogliamo perdere servizi, reparti, risorse umane». I sindaci sostengono che questo territorio ha già dato fin troppo, sia con l’accorpamento di quattro ospedali in un unico polo, sia in questi giorni di emergenza con la chiusura. Forte l’accusa verso la Regione: «È mancato il dialogo e non abbiamo avuto un contatto con chi sta decidendo». — N.C.
Il presidio dei sindaci davanti a Schiavonia
(FOTO ZANGIROLAMI)
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PRIMO PIANO
L’allarme globale: gli effetti nel Padovano
Un docente contagiato al Meucci il preside mette in guardia gli studenti Avviso urgente a Cittadella. Un test positivo al coronavirus segnalato dal sindaco di Grantorto: «Manteniamo la calma» della Salute. Confido che manterremo tutta la calma e la serenità che possiamo radicare nell’impegno massimo delle istituzioni, ad ogni livello, per superare tutti insieme, anche questo momento».
Claudio Baccarin CITTADELLA. Il coronavirus ie-
ri ha colpito a Cittadella e a Grantorto. Un caso sospetto è in valutazione a Limena. Il dirigente scolastico dell’istituto di istruzione superiore “Antonio Meucci” di Cittadella, Roberto Turetta, ha inviato un avviso urgente agli studenti. «Ho appreso - afferma il preside - che un vostro professore è positivo al coronavirus. Ho subito segnalato il caso di positività al numero verde 800.462.340 della Regione Veneto, dove mi hanno fornito le seguenti indicazioni. Gli studenti che presentano febbre superiore a 37,5 con tosse e/o difficoltà respiratorie e/o mal di gola sono invitati a telefonare al numero verde 800.462.340 o al medico di base. Per gli studenti che non presentano nessun sintomo è comunque consigliato l’automonitoraggio fino a domenica 8 marzo, con la misurazione della temperatura corporea due volte al giorno. Nel caso in cui lunedì 9 marzo le scuole riaprissero, suggerisco agli studenti che manifestassero i suddetti sintomi di non presentarsi a scuola».
LIMENA
Lunedì il sindaco di Limena, Stefano Tonazzo, ha ordinato la chiusura della scuola elementare Francesco Petrarca «sino ad ulteriori disposizioni». Il provvedimento è stato assunto alla luce del fatto che il 22 febbraio «è stato accertato che uno studente frequentante la scuola è risultato positivo al coronavirus Covid-19”. Ieri sera Tonazzo ha precisato che «i residenti po-
Un caso sospetto a Limena: oggi il sindaco riceverà l’eventuale conferma sitivi continuano ad essere fortunatamente nove, di cui due ospedalizzati in terapia e sette domiciliati. Si sta verificando un’altra positività ed entro domani mattina (oggi, OES) mi verrà data conferma o meno (quindi si arriverebbe a dieci casi totali)».
GRANTORTO
Nella tarda mattinata di ieri il sindaco Luciano Gavin ha informato i suoi concittadini, attraverso la pagina Fb del Comune. «Ho avuto ora notizia dal dg dell’Ulss 6 Euganea, dottor Scibetta - ha scritto Gavin - che un cittadino del nostro Comune è risultato positivo al Covid 19. L’azienda ha già provveduto ad attivare tutte le procedure previste per il caso. Invito tutta la cittadinanza a prestare attenzione alle misure igieniche indicate nell’ordinanza della Regione e del ministro
RUBANO
Il municipio di Grantorto. Sopra l’istituto Meucci di Cittadella: un docente è contagiato
Il sindaco di Rubano, Sabrina Doni, ha ricapitolato le limitazioni. Ecco alcune. «Impianti sportivi: aperti per allenamenti e partite solo a porte chiuse (no pubblico). Si raccomanda di attenersi alle scelte operative di ciascuna società sportiva. Centro sociale anziani: chiuso. Servizio trasporto mobilità debole: attivo solo per i servizi essenziali. Spazio ragazzi: sospeso. Centro sollievo: sospeso. Banco di solidarietà: aper-
selvazzano
Il verduraro non sente la crisi «I clienti di me si fidano» SELVAZZANO. «Mi preoccupa
di più la prossima apertura del nuovo supermercato della catena Alì in via Pelosa, a fianco della chiesa di Caselle, a circa 200 metri dal mio banco, che gli effetti del coronavirus». Massimo Girardi, l’ambulante che tutte le mattine staziona con il suo camioncino ben fornito di frutta a verdura in piazza Carlo Leoni, dietro il liceo Galileo Galilei di Caselle, in tempi di
Covid-19 non sente la crisi. Anzi. «Non faccio affari d’oro, ma neanche mi lamento, la gente viene e compera soprattutto frutta come ha sempre fatto» aggiunge l’ambulante. «Dal giorno che è scoppiata la paura del contagio si è avvicinato qualche nuovo cliente che mi ha detto che preferisce comprare da me perché così evita di entrare nelle botteghe e nei supermercati dove gira parecchia
gente e dove primi giorni della notizia del contagio c’è stata una corsa a far scorte come se fosse scoppiata la guerra. Nel mio banco al cliente è vietato toccare la merce e questa è una garanzia di igiene in più». Massimo Girardi, il “verduraro”, come tutti lo chiamano a Caselle dove abita, con il suo modo di fare molto affabile, in piazza svolge anche un’attività sociale tanto che
Massimo Girardi, il verduraro di Caselle
to». Tutte le iniziative programmate per la festa della donna, già in calendario per domenica 8 marzo, sono state rinviate al week end 28-29 marzo. PONTE SAN NICOLÒ
Assai dettagliata l’informativa del sindaco di Ponte San Nicolò, Martino Schiavon. Si sottolinea che «sono sospesi gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina in luoghi pubblici o privati. È consentito lo svolgimento dei predetti eventi, competizioni e allenamenti negli impianti sportivi utilizzati a porte chiuse, pregando di non utilizzare docce e bagni degli spogliatoi (sono impianti sportivi pubblici quelli di via Faggin e via Toffanin). Sono chiuse le palestre della scuola secondaria Doria, sede centrale e sede di Roncaglia. Sono chiuse le palestrine delle scuole primarie Giuliani del capoluogo, Marconi di Roncaglia e Battisti di Rio. SAONARA
Anche a Saonara si approfitta della chiusura forzata delle scuole per sanificare tutti gli edifici scolastici. Ad annunciarlo è una nota del sindaco Walter Stefan. La disinfezione profonda di tutti i locali dell’Istituto Comprensivo, sia nel plesso di Saonara che in quello di Villatora, verrà eseguita domani, in prossimità della riapertura di tutte le scuole fissata per lunedì 9. VIGODARZERE
Il consiglio comunale di lunedì si è svolto a Vigodarzere «con l’interdizione della presenza del pubblico». Il sindaco di Noventa Padovana, Luigi Alessandro Bisato, invita a «diffidare delle false notizie e a consultare il sito www.salute.gov.it/portale/home.html». —
ha deciso di mettere alcune sedie per fare in modo che i clienti possano sostare e leggere il giornale. «Il ruolo delle piazze dove la gente una volta si incontrava non è più quello di una volta», afferma. «Qui per fortuna siamo riusciti a creare un punto di ritrovo. Mi vengono a trovare molti anziani, alcuni per comprare altri solo per scambiare una parola. Si discute di tutto: di politica, della difficoltà di arrivare a fine mese perché i soldi della pensione non bastano, di sport e di tasse. Sono poco più di due anni che mi posiziono tutte le mattine in quest’area e il giro di amicizie continua ad allargarsi. Il coronavirus? Cerco di sdrammatizzare». — Gianni Biasetto
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PRIMO PIANO
MERCOLEDÌ 4 MARZO 2020 LA TRIBUNA
L’allarme globale: la politica
Sconti sulle tasse e sblocco risorse Le richieste di Milano a Roma La Regione Lombardia: «Danni miliardari, da zona rossa» Asse con Emilia e Veneto, oggi l’incontro con il governo Francesco Rigatelli
quattro casi a rischio
MILANO. La Lombardia si pre-
Nuovi Pm in quarantena alla Procura di Palermo
senta oggi alla videoconferenza col premier Conte avanzando la richiesta di una nuova «zona rossa economica contro i fallimenti delle imprese e per la costruzione delle infrastrutture». L’espressione è del vicepresidente Fabrizio Sala, che chiede «lo stesso spirito della ricostruzione del Ponte Morandi» e anche un «commissario straordinario, con poteri simili a quelli per le calamità naturali, che potrebbe essere lo stesso governatore Fontana». La Lombardia, è il ragionamento che si fa nella giunta più in quarantena d’Italia, è una zona gialla con delle zone rosse per la sanità, ma dal punto di vista economico andrebbe considerata tutta una zona rossa. Da cui ecco la richiesta al governo, decisa con associazioni e sindacati. Lungo l’elenco dei desiderata. L’anticipazione dei finanziamenti europei per le imprese agricole, la flessibilità sul fondo sociale Ue e su quello di sviluppo regionale, la riallocazione di fondi comunitari inutilizzati da altre regioni in virtù dell’emergenza sanitaria, lo sconto sui tributi totale o par-
Stefano Bonaccini
ziale a seconda dei casi, il ripianamento di questi ultimi ai comuni, il sostegno alla liquidità delle aziende, gli ammortizzatori sociali per l’integrazione del reddito dei lavoratori e in alcuni casi anche dei titolari di imprese. «Il reddito di cittadinanza servirebbe in questa situazione», chiosa Sala. La Regione, che prevede danni miliardari non ancora quantificabili e di conseguenza non riesce a fare una stima della richiesta totale da fare al governo, vorrebbe anche l’anticipazione della propria quota-parte degli investimenti in-
Una era stata in viaggio in Giappone e si era messa da sola in quarantena volontaria: altre due magistrate sono originarie del Veneto, proprio della provincia di Padova, una è del Lodigiano ed erano state tutte e tre da poco nei rispettivi luoghi di residenza. A titolo precauzionale, ma senza troppe esitazioni, il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, ha ottenuto che anche le tre sostitute seguissero l’esempio della loro collega più anziana, rimanendo a casa. Decisione assunta per prima dalla magistrata che, essendo stata in un luogo ritenuto a rischio come il Giappone (a causa della vicenda della Diamond Princess), manca dall’ufficio già da una decina di giorni. La quarantena in cui si sono messe le tre pm rientra fra l’altro nelle misure preventive disposte a fine febbraio dalla presidenza della Corte d’appello di Palermo, con l’adesione dei capi di tutti gli uffici giudiziari del capoluogo siciliano. In Procura ci sono anche impiegati isolati a casa, perché pure loro di ritorno da zone considerate pericolose per il possibile contagio.
Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e il premier Giuseppe Conte
frastrutturali 2020-2023 e la deroga al codice degli appalti per realizzarli. Anche per questo sarebbe utile la nomina di un commissario straordinario con poteri di approvazione di opere pubbliche e di spesa immediata sia sanitaria sia aziendale. In Lombardia ci sono 830mila imprese, di cui il 98 % di piccole e medie dimensioni, e tutte a rischio in questo periodo. Si va dalle agenzie di viaggi con anticipi già versati alle aziende specializzate in esportazione con ordini annullati e merci ferme in magazzino. Molte di queste proposte, fa
sapere il governatore Fontana, «sono state condivise anche da altre regioni coinvolte, dal Veneto e dall’Emilia Romagna». Il governatore di quest’ultima, Stefano Bonaccini, guiderà la delegazione delle regioni nell’incontro di oggi col governo: «Presenteremo un pacchetto che va dalla proroga o sospensione di alcune tariffe agli investimenti sulle infrastrutture, fino alla richiesta all’Ue di deroga al Patto di stabilità. Chiederemo inoltre due fondi speciali: a sostegno dell’internazionalizzazione e dell’export, e per il turismo».
L’errore da evitare è rinchiuderci nei nostri confini
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GIANCARLO CORÒ
IL COMMENTO
e conseguenze economiche del coronavirus sembrano quelle di una situazione di guerra. Il problema è quanto durerà, sapendo che in questo caso il tempo gioca su due fronti: da un lato, con il trascorrere dei giorni aumentano i contagi, si aggravano le sofferenze umane, il carico sulle strutture sanitarie e i costi delle economie più colpite; dall’altro crescono però le nostre conoscenze sul virus, dunque anche sulle armi più appropriate per sconfiggerlo. L’Ocse stima una riduzione di mezzo punto del Pil globale nell’ipotesi che il picco dell’epidemia in Cina sia già stato raggiunto e che la diffusione negli altri paesi rimanga contenuta. Per l’Italia la
Senza scordare la lettera sulle fiere rimandate inviata a Conte con gli «amici Fontana e Zaia», nella speranza che si possano recuperare. Il governatore del Veneto intende affrontare anche il problema della reputazione dell’Italia: «Non può passare l’idea che dobbiamo essere isolati. Inoltre, se tutti si ammalano arriva la crisi, se aumentiamo i divieti l’economia soffre. Prima chiudiamo la partita e meglio è». Una situazione in cui Zaia trova «l’Ue come al solito latitante. È una questione del tutto europea». —
previsione di una crescita zero nel 2020 appare francamente ottimista. Le stime più aggiornate di Ref-ricerche indicano una forbice da meno uno a meno tre per cento del Pil per l’anno in corso. Nelle regioni più esposte al contagio, fra cui il Veneto, la crisi potrebbe essere più severa. Non tutti i settori sono coinvolti allo stesso modo. Alcuni ci stanno addirittura guadagnando, come l’industria farmaceutica, il biomedicale, la chimica dei detersivi, per i quali si prevede un balzo oltre il 6%. Anche altri mercati stanno andando bene in questa situazione: i produttori di apparati e software per videoconferenza, l’industria alimentare, l’informazione. Ci sono poi comparti che risentono poco del-
la crisi, come la pubblica amministrazione o l’agricoltura. Più critica la situazione nel manifatturiero, nelle costruzioni, nel commercio non alimentare, dove le perdite si aggirano sul 4-5%, aggravate non solo da problemi di domanda, ma anche dell’interruzione delle catene globali di fornitura. Lo scenario più nero è tuttavia per turismo, trasporti, intrattenimento, con cadute della domanda superiori al 30% rispetto lo scorso anno. Per Veneto e Lombardia questo dato rischia di essere ancora peggiore. Le misure da adottare sono dunque diverse. Innanzitutto in un’economia di guerra bisogna armare bene il proprio esercito, sostenendo perciò le forniture di farma-
ci, attrezzature mediche e tutte le munizioni necessarie a difenderci da un nemico così insidioso. Un posto di riguardo spetta inoltre all’intelligence, cioè la ricerca medica e scientifica, che in Italia, purtroppo, soffre una cronica sottovalutazione da parte della politica. E’ poi necessario ridurre le sofferenze dei settori più esposti. Il Governo ha giustamente sospeso le scadenze fiscali nelle aree rosse e finanziato gli ammortizzatori sociali anche per attività solitamente escluse dal welfare, come alberghi e ristoranti. Quando la crisi sarà superata, bisognerà agire nuovamente con la leva fiscale per sostenere la ripresa dei consumi, soprattutto nel turismo nazionale. E lavorare molto per re-
cuperare la buona immagine internazionale dell’Italia che l’emergenza coronavirus ha compromesso. C’è tuttavia un errore che dobbiamo evitare: quello di chiuderci nei nostri confini, pensando che l’autarchia dei consumi possa risollevarci più rapidamente dalla crisi. L’Italia ha lo 0,8% della popolazione mondiale, ma il 2,5% del Pil, il 4% del commercio manifatturiero, il 5% del mercato turistico, il 7% dei beni finali di qualità venduti nel mondo. Siamo la seconda manifattura in Europa, dove destiniamo il 60% delle nostre esportazioni e dove ha origine il 70% delle importazioni. Il 65% della produzione dell’industria chiave per combattere il coronavirus, la farmaceutica,
dipende in Italia da investimenti esteri. Ma la cosa più importante è che l’arma che più ci potrà aiutare a sconfiggere questa e le prossime epidemie è un bene pubblico globale che si chiama conoscenza, frutto di ricerca scientifica, sperimentazioni, reti di collaborazione potenziate da scambi fra gruppi che operano nelle diverse aree del mondo. Più che isolarci, dobbiamo semmai essere consapevoli di quanto importante sia oggi lavorare in modo paziente alla costruzione di istituzioni multilaterali e accreditarsi come interlocutori seri e responsabili nei tavoli internazionali. A partire ancora una volta dall’Europa, livello indispensabile per mobilitare quegli investimenti infrastrutturali su ambiente, salute, sicurezza da cui dipende l’unica possibilità di una ripresa economica duratura. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
MERCOLEDÌ 4 MARZO 2020 LA TRIBUNA
PRIMO PIANO
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L’allarme globale: le istituzioni regionali
Zaia al tavolo di crisi convocato da Conte La sanità del Veneto aumenta i posti letto Oggi la Regione chiederà misure di sostegno all’economia Anci: il premier sospenda la Tosap e l’imposta di soggiorno Filippo Tosatto VENEZIA. «Il ministero della Salute e l’Unità di crisi ci hanno chiesto di mettere a disposizione ulteriori posti letto in terapia infettiva e in terapia intensiva, ci siamo già attivati per farci trovare pronti in caso di futura necessità». Le parole dell’assessore regionale Manuela Lanzarin, pronunciate in commissione sanità, confermano la notizia anticipata dal nostro giornale: nell’eventualità di un aggravarsi dell’epidemia di coronavirus in Lombardia (dove il sistema ospedaliero è al limite della tenuta) il Governo sollecita l’aiuto al Veneto, che è dotato di una capacità recettiva nei reparti di isolamento e rianimazione largamente superiore all’attuale fabbisogno e «a fronte dell’elevato numero di tamponi eseguiti, ben 10 mila, è la regione con la minor tasso di incidenza tasso di contagiati». MATERIALI PER 3,4 MILIONI
«Abbiamo avviato un programma di potenziamento che include nuove assunzioni nella sanità pubblica», rincara Luca Zaia; escluso il concorso della medicina privata («Non abbiamo chiesto loro accessi»), il governatore segnala le difficoltà nell’approvvigionamento di nuovi materiali e macchinari: «Li abbiamo già ordinati e acquistati ma oggi il mondo intero li chiede, per cui immaginate che collo d’imbuto si è creato». Di che si tratta? Gel igie-
nizzante, mascherine e visiere, tute protettive, indumenti sterili, kit diagnostici, tamponi, ventilatori polmonari: 3, 4 milioni la spesa autorizzata. A dispetto dell’impennata dei contagi (333) e dei decessi, saliti a 7, Zaia si sforza di trasmettere un messaggio di di fiducia ai cittadini: «Il trend delle infezioni per ora è assolutamente sostenibile, non rispecchia le previsioni della crescita esponenziale, la sanità sta tenendo, raccomandiamo precauzioni e comportamenti responsabili
Il governatore: «Niente panico né angoscia Insieme usciremo dalla fase d’emergenza»
Anci Veneto, che in una lettera a Palazzo Chigi chiede «la sospensione, almeno per il 2020, del versamento della tassa per l’occupazione del suolo pubblico e dell’imposta di soggiorno, come segno di attenzione verso gli operatori turistici colpiti dagli effetti dell’emergenza». «Tale misura», prosegue «andrebbe adottata attraverso la legislazione d’urgenza, prevedendo la correlata copertura finanziaria per compensare le minore entrate comunali». Il presidente dell’associazione dei comuni conclude auspicando che gli aiuti previsti non si limitino alle zone maggiormente aggredite dall’epidemia ma siano estesi all’intero territorio regionale. FERRO-FINI A SCACCHIERA
ma niente panico né angosce. Continuiamo a fare la vita di sempre, verremo fuori anche da questa vicenda, il Veneto è in grado di superare l’emergenza uscendone più bello di prima». Tant’è. In attesa di tempi migliori, oggi pomeriggio, dalla sede della Protezione civile a Marghera, il governatore parteciperà in videoconferenza al tavolo convocato dal premier Giuseppe Conte per discutere le misure urgenti che il Governo intende adottare a sostegno dei comparti dell’economia veneta colpiti dalla crisi. L’APPELLO DEI COMUNI
Al presidente del consiglio si rivolge anche Mario Conte, sindaco di Treviso e leader di
Elevato il livello di guardia. Se la Regione non risparmia critiche all’Unione europea «latitante come al solito» e trova facile sponda negli’eurodeputati leghisti Mara Bizzotto e Gianantonio Da Re («Vergognose e razziste le limitazioni imposte da Bruxelles ai rappresentanti italiani»), l’assemblea legislativa di Palazzo Ferro-Fini non si ferma. Rinviata la seduta prevista ieri, l’aula è stata riorganizzata nel rispetto della regola “droplet” sulle distanze di sicurezza: nell’emiciclo potranno sedere a scacchiera 43 consiglieri - fa sapere il presidente Roberto Ciambetti altri sette invece seguiranno i lavori nella sala adiacente collegata in audiovideo. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il senatore ex berlusconiano formula l’ipotesi di un’origine tutta italiana «Molti affetti dalla malattia senza essere mai stati in Estremo Oriente»
Il presidente dei biologi D’Anna «Macché cinese, il virus è padano» LA POLEMICA
l fatto che i "coronavirus" siano già due è appurato, essendo due i virus che sono stati isolati in Cina: uno a partire dai pipistrelli; un secondo, isolato tra il 31 dicembre e il primo gennaio. L'o-
«I
spedale Sacco sostiene di aver isolato un virus, ma dove risiederebbe la novità, se fosse lo stesso già isolato dallo Spallanzani?». È da questa deduzione che Vincenzo D'Anna, senatore ex forzista e presidente dell'Ordine dei biologi, parla di "virus padano", che sarebbe altra cosa rispetto al "ceppo cinese" di Covid-19. Una teoria
rifiutata dal deputato padovano di FI Roberto Caon, che chiede le dimissioni di D'Anna dalla presidenza dell'Ordine che rappresenta. «Parlando di "virus padano", D'Anna sta facendo l’avvelenatore di pozzi in un momento in cui serve la massima calma. In un qualsiasi Paese d’Oltralpe si sarebbe già dimesso» sostiene Caon.
Il governatore del Veneto Luca Zaia nella sede ragionale della Protezione civile a Marghera
coordinato dal direttore di azienda zero
Otto esperti universitari nel comitato scientifico che affiancherà i politici VENEZIA. La Giunta del Vene-
to ha costituito il Comitato scientifico Covid-2019 che avrà il compito di fornire costanti indicazioni a supporto dell’Area sanità e sociale della Regione in relazione alle scelte e alle azioni che dovranno essere adottate per il superamento dell’emergenza sanitaria legata alla diffusione del coronavirus. L’organismo di consulenza, composto da esperti, riflette gli indirizzi emanati dal ministero della Salute e dal Comitato tecnico-scientifico nazionale allestito dal Capo del dipartimento della Protezione civile, Angelo Borrelli. «Con questo provvedimen-
La deduzione di D'Anna per essere confermata necessita dell'esito delle analisi del Sacco. «Molti pazienti risultati positivi al coronavirus in Italia non erano stati in Cina nelle ultime settimane, né erano entrati in contatto con persone provenienti dal gigante asiatico. Dove hanno contratto questo virus? Per questo parlo di "virus padano"». A suffragare la teoria di D'Anna ci sarebbe l'aumento di malattie polmonari tra Emilia e Lombardia: «Gli Ordini dei medici di Parma e Pavia hanno avanzato l'ipotesi che l'abnorme numero di faringiti, laringiti e broncopolmoniti registratesi nelle due province tra settembre e novembre possa essere una conseguenza della presenza del coronavirus». Un'ipotesi
to diamo una veste formale ad interlocuzioni che erano già in corso e che, in questi giorni, sono state un sicuro e valido riferimento per la nostra regione», è il commento di Luca Zaia «il comitato scientifico raduna eccellenti professionisti ed è costituito per essere un comitato aperto; questo significa che, come previsto dalle stesse direttive del commissario nazionale, a fronte di eventuali necessità può essere implementato con ulteriori personalità scientifiche di fama nazionale e internazionale e di comprovata esperienza, anche provenienti dall’estero». Il comitato verrà coordina-
CONTROCORRENTE IL PRESIDENTE DELL’ORDINE NAZIONALE DEI BIOLOGI VINCENZO D’ANNA
Il deputato padovano di Forza Italia Caon attacca «Avvelenatore di pozzi, si deve dimettere»
to dal Mario Saia, il direttore sanitario dell’Azienda Zero, e sarà composto da: Anna Maria Cattelan direttore dell’Unità di Malattie infettive e tropicali all’Azienda Ospedale – Università di Padova; Evelina Tacconelli direttore di Malattie infettive e tropicali all’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona; Andrea Crisanti direttore dell’Unitò di Microbiologia e Virologia all’Azienda di Padova; Andrea Vianello direttore dell’Unità di Fisiopatologia respiratoria all’Azienda di Padova; Vincenzo Baldo docente al dipartimento di Scienze cardio-toraco-vascolari dell’università di Padova; Marco Baiocchi direttore di Anestesia e rianimazione all’ospedale di Bassano e presidente dell’Associazione direttori di anestesia e rianimazione del Veneto; Paolo Navalesi dell’Istituto di Anestesia e rianimazione dell’Azienda di Padova; Stefano Merler della Fondazione Bruno Kessler di Trento. —
che sarebbe clamorosa, risalendo a febbraio il primo caso accertato nel nord Italia. Per capire se esiste un terzo ceppo, comunque, bisogna attendere. «Servirà analizzare il codice genetico del virus, vedere se l'ordine e il numero dei nucleotidi è lo stesso isolato nei laboratori cinesi. Ma i virus cambiano ogni 7-10 giorni, adattandosi all'ospite». Anche il "ceppo padano" avrebbe come ospiti intermedi gli animali, ma su questo D'Anna non si sbilancia con le ipotesi. Chiedendo comunque di smorzare i toni: «Il tasso di mortalità del Covid-19 è inferiore all'1%. Il virus colpisce prevalentemente persone anziane e debilitate ed è da dimostrare che i decessi siano motivati dal virus». — Laura Berlinghieri