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Corriere del Veneto Giovedì 6 Febbraio 2020
VE
Economia
Safilo,primaintesasugliesuberi Slitta a giugno la chiusura di Martignacco, più vicina la solidarietà a Longarone PADOVA Safilo, il confronto fra azienda e sindacati entra nella fase conclusiva. Entro la prossima settimana dovrà essere definito e firmato l’accordoquadro da portare al ministero per lo Sviluppo economico e ratificare così, di fatto, la manovra di ristrutturazione. In un vertice durato tutta la giornata di ieri a Padova, nella sede di Assindustria Venetocentro, le parti hanno concordato un percorso che punta a ridurre i 700 esuberi inizialmente dichiarati – discutendo in particolare i 400 di Longarone e applicando eventuali idonei ammortizzatori sociali – e ad allungare i tempi per la chiusura di Martignacco, nella speranza che nel frattempo si trasformi in dismissione. Cioè
che qualche compratore rilevi fabbrica e maestranze. Comunque sia, dal 1 giugno si potrà chiedere la Cassa integrazione straordinaria per i 250 addetti. Per la sede centrale di Padova, infine, dove i lavoratori di troppo sono indicati in 50 unità, la soluzione pare piuttosto agevole data una certa adesione agli incentivi all’esodo. Fin qui lo scheletro dell’intesa raggiunta. Ora toccherà ai tavoli territoriali avviare una discussione con le rispettive basi per verificare l’esistenza di tutte le condizioni per firmare un accordo finale. Cominciando dal Bellunese, ciò che il sindacato vuole affrontare con l’azienda è il tema di una motivazione oggettiva al-
Protesta Il corteo di protesta dei dipendenti Safilo a Longarone, lo scorso dicembre
la base della quantificazione degli esuberi. «Prima cerchiamo di capire in quale misura quel numero si possa ridurre, discutendo magari lavorazioni da riportare in casa, valorizzazione di marchi propri, eccetera – sottolinea Denise Casanova, segretaria della Filctem Cgil – e poi passiamo a vedere gli ammortizzatori so-
ciali. Dare per scontato che ci vada bene da subito il contratto di solidarietà per 400 persone è una fuga in avanti. Comunque sia non mi faccio dettare l’agenda da nessuno: il termine del 14 febbraio per chiudere l’intesa per me può slittare fino a quando occorre». In questo s’inserisce una seconda novità, indipendente dal caso specifico di Sàfilo, che è la convocazione, sempre a Longarone, da parte dell’assessore regionale veneto al lavoro, Elena Donazzan, di un Think-tank sul Made in Italy per l’occhialeria con docenti universitari, aziende e sindacati. Si tratta, è spiegato, della prosecuzione naturale degli Stati Generali del 15 novembre
Banche, sui rimborsi arriva l’anticipo del 40% EmendamentoalMilleproroghe:versol’accontoperledomandegiàchiuse VENEZIA Ex popolari, il governo si prepara a varare l’anticipo del 40% sui rimborsi. La novità si è materializzata ieri, nelle commissioni Bilancio e Affari Costituzionali della Camera, dove si sta discutendo la conversione in legge del decreto Milleproroghe. E dove i relatori di maggioranza di Cinque stelle e Pd, Vittoria Baldino e Fabio Melilli, hanno depositato l’emendamento che interviene su tre punti rilevanti del Fondo indennizzo risparmiatori, che risarcisce con il 30%, fino a un tetto di centomila euro, le azioni azzerate delle ex popolari liquidate. In sostanza l’emendamento interviene sul nodo degli affrancamenti. E poi soprattutto inserisce la possibilità di chiedere un anticipo sull’indennizzo, con il completamento della domanda, nel limite massimo del 40% di quanto atteso, sia per le azioni che per i bond subordinati. Senza attendere quindi la scadenza
❞ Villarosa Accolte le richieste dei comitati Si passerà per il sito Consap
della presentazione delle domande, il 18 aprile, per averle tutte e metterle in ordine, dando priorità al pagamento di quelle, entro il tetto con rimborsi di valore fino a 35 mila euro. E soprattutto senza attendere, per la liquidazione degli indennizzi, la conclusione delle verifiche fiscali sulle dichiarazioni di consistenza di reddito fino a 35 mila euro e di patrimonio mobiliare sotto i centomila, che danno diritto ad accedere al rimborso semplificato. L’emendamento, tra l’altro, tagliando i tempi, ha previsto che la commissione tecnica possa utilizzare i dati autocertificati dal cliente della banca, sollevando quest’ultima da ogni responsabilità. La cautela in questi casi di passaggio legislativo è d’obbligo. Ma l’intervento è al sicuro, in quanto concordato con il governo. «Il decreto Milleproroghe è alla Camera, ma la sua conversione in legge sarà rapida, in quanto blindato», so-
Pressione La riunione operativa a Padova tra le associazioni e la Consap il 22 gennaio che aveva posto il nodo acconto
stiene il sottosegretario all’Economia, Alessio Villarosa, dei Cinque Stelle, che ha spinto per la soluzione. L’effetto pratico, se tutto filerà liscio, è che, una volta divenuta legge, sarà possibile per chi ha completato la presentazione della domanda di indennizzo attra-
e nel quale si toccherà anche il tema di un’azione specifica di outplacement. «Non pensiamo solo a Sàfilo - è il richiamo di Nicola Brancher, segretario di Femca Cisl Belluno Treviso – ma ai segnali che giungono dalla moltiplicazione di domande di Cigs da parte di piccole imprese. È la conseguenza del riposizionamento in atto fra le ‘big’ di cui sono le fornitrici». «Buona notizia – è il commento di Giampietro Gregnanin, segretario della Uiltec Uil veneta – era ora che Donazzan desse seguito agli Stati generali. È essenziale che il territorio riprenda a ragionare in una logica di distretto». In Friuli l’aria che tira è diversa. Il futuro dei 250 esuberi non potrà esser gestito con la solidarietà e per giugno la fabbrica non sarà più Sàfilo. O per chiusura o per cessione. Ci sono comunque rumors che riferiscono di abboccamenti di potenziali acquirenti, e la buona notizia è che sarebbero player dell’occhialeria. Gianni Favero
te, ora c’è anche la data. L’aumento di capitale di VeronaFiere sarà deliberato nell’assemblea dei soci di martedì prossimo: 30 milioni di euro che rientrano nel già avviato piano industriale triennale (2019-’22) di 105 milioni. Ad annunciarlo ieri il presidente Maurizio Danese, avvicinato al Dream Factory di Milano, a margine della presentazione di Progetto Fuoco, la fiera internazionale degli impianti di riscaldamento a biomassa in programma dal 19 al 22 febbraio a Verona. Dice Da-
nese: «L’11 febbraio ci sarà l’assemblea dei soci, a cui chiederemo la ricapitalizzazione. Abbiamo già tutti allineati e quindi non avremo problemi. Abbiamo chiuso il bilancio 2019 per la prima volta sopra i 100 milioni di euro di fatturato e il piano industriale sta proseguendo bene; anche la prima semestrale è in linea con gli obiettivi. Pertanto andremo in assemblea con l’andamento positivo del piano industriale e con i soci che ricapitalizzeranno». Gli investimenti, spiega Danese, serviranno «per nuove
Presidente Maurizio Danese
acquisizioni e la promozione e lo sviluppo delle nostre manifestazioni all’estero, in particolare in Asia e America». Su tutte Vinitaly, che nel 2021 è pronto a sbarcare negli Stati Uniti e che già a novembre 2020 arriverà per la prima vol-
ta in Cina, a Shenzhen, con 400 espositori in una città da 13 milioni di abitanti. Danese ieri era a Milano per presentare - assieme al direttore generale, Giovanni Mantovani - la 12esima edizione di Progetto Fuoco, la fiera più importante a livello internazionale nel settore legnoenergia. Una filiera che coinvolge 14 mila imprese, 72 mila lavoratori, e che vale 4 miliardi di euro e che sta vivendo un periodo di forte dinamismo, anche perché legata a doppio filo al linea verde europea riduzione delle emissioni .
400 I dipendenti toccati dal ridimensionamento nel sito di Longarone
Confindustria
verso la piattaforma Consap, chiedere l’anticipo del 40% sul rimborso richiesto. Come? «Ci immaginiamo una soluzione sulla piattaforma, che permetta di farlo - sostiene Villarosa -. Per questa via tagliamo di molto i tempi per ottenere un primo indennizzo, senza attendere la ricognizione dei documenti. Sono molto soddisfatto, perché in questo modo riusciamo ad andare incontro alle richieste avanzate dalle associazioni dei risparmiatori». Il tema per i soci delle ex popolari di avere almeno un anticipo era una questione che si era posto con forza anche a fine gennaio nella riunione a Padova tra i comitati e i referenti Consap, la società del Tesoro che sta gestendo le domande. I timori erano legati a tempi lunghi per i ristori, visto che per le verifiche fiscali sui documenti presentati ci sono tre anni di tempo. Consap aveva confermato che senza un provvedimento legislativo l’acconto non era possibile. «Villarosa ha avvalorato la nostra proposta di accelerare gli indennizzi per chi ha già presentato la domanda al Fir - sostiene Patrizio Miatello dell’associazione Ezzelino da Onara -. Grazie ad un lavoro iniziato con lui già a dicembre». Federico Nicoletti
Il rilancio
VERONA Era dato per imminen-
Gli esuberi annunciati da Safilo con il nuovo piano industriale
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VeronaFiere, via all’aumento di capitale In assemblea l’operazione da 30 milioni
700
Gli apparecchi a pellet ormai rappresentano il 75% del totale di quelli venduti in Italia e nel 2018, grazie anche agli incentivi del Conto Termico, si sono sostituite 46 mila vecchie stufe evitando così l’immissione in atmosfera di 2200 tonnellate di particolato e di 160 mila tonnellate di anidride carbonica equivalente. A Progetto Fuoco - 130 mila metri quadri di superficie espositiva – sono attesi 75 mila visitatori da oltre 70 Paesi nel mondo e 800 espositori, di cui il 40% esteri. Tra questi i principali produttori mondiali di stufe, caminetti, caldaie a legno e pellet. Saranno 3.500 i prodotti in esposizione, di cui almeno 400 funzionanti grazie agli impianti di aspirazione fumi nei padiglioni. Francesco Barana © RIPRODUZIONE RISERVATA
Codice crisi, a Vicenza in allerta il 6% delle aziende VICENZA Su 1191 aziende vicentine socie di Confindustria, sono 28 quelle che – secondo il nuovo Codice della crisi di impresa quest’anno – rientrano nella categoria di pre-crisi o crisi conclamata. Ma altre 70 hanno «semafori» accesi in due indicatori su cinque, molto vicine alla fascia a rischio. «Aziende che devono prestare grande attenzione. Siamo soddisfatti: il quadro nel complesso è positivo» dichiara Alberto Nardi, dell’area Credito della associazione. Il nuovo Codice comporterà per le imprese un obbligo di verifica trimestrale su cinque indicatori di allerta: oneri finanziari su ricavi, patrimonio netto su debiti totali, liquidità, flussi di cassa, e debiti tributari, sull’attivo. Confindustria ieri ha presentato uno studio sugli ultimi bilanci di tutti i propri soci: ad ognuno verranno riportate le informazioni che la riguardano (compresi gli eventuali «semafori» ) oltre a un software che, oltre a indicare gli sforamenti, mostra cosa va recuperato per riportarsi nella fascia positiva. Nel dettaglio, 856 aziende (71%) non hanno indice in allerta, 237 (il 20%) ne presentano uno, 70 (il 5,8%) ne hanno due, 25 (circa il 2%) ne hanno tre o quattro e appena tre aziende sforano in tutti e cinque. L’ultima categoria è quella delle realtà in crisi, la penultima delle pre-crisi. «Importante sottolineare -dice Nardo che, con un unico alert, una società non è in una situazione critica. Quelle con due alert devono prestare grande attenzione. Lo spirito della nuova norma è positivo». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Giovedì 6 Febbraio 2020 Corriere del Veneto
PRIMO PIANO
L’allarme sanitario Minacce e psicosi
Coronavirus,inginocchiolepiccole Cna:«Calamità,servonoaiutidiStato» Coinvolti turismo e il 70% di chi è legato all’import. Oro, salta la fiera di Hong Kong: persi 200 milioni
❞ Ribon I magazzini di chi importa basteranno fino a marzo ma poi commesse a rischio per migliaia
❞ Zen Cancellata la fiera dell’oro a Hong Kong di inizio marzo, per noi veneti sfumano 200 milioni
VENEZIA L’effetto domino che il Coronavirus sta avendo sul tessuto produttivo veneto non si limita alle decine di grossi gruppi che in Cina hanno uno stabilimento. Questi attendono a dita incrociate di poter riaprire il 10 febbraio come stabilito dal governo cinese. E, per inciso, se la proroga di una settimana delle festività legate al capodanno cinese dovesse protrarsi ulteriormente lo scenario sarebbe molto più fosco. C’è anche la galassia di piccole imprese che in regione è legata a doppio filo per il 70% alla fornitura di componentistica che arriva proprio dal colosso del Far East. «Da una nostra prima ricognizione i danni potrebbero essere intorno al 10% ma potrebbe arrivare anche al 50% sui fatturati - spiega Matteo Ribon, segretario fresco di nomina di Cna Veneto - risulta che le scorte di magazzino basteranno a soddisfare ordini e commesse fino a marzo-aprile ma poi che succederà? Il tema è serio e un’associazione come Cna che rappresenta sì aziende artigiane ma anche molte piccole imprese e tanta parte della filiera del turismo, altra vittima eccellente, dell'emergenza sanitaria globale, si ritrova in prima linea anche per chiedere aiuti al governo». Il Veneto, spiega la Cna, è di fatto al centro della tempesta perfetta dipendente com’è da turismo e manifattura. Dipendente, quindi, dalla Cina. «Come prima regione turistica italiana - continua Ribon - e come culla del manifatturiero, domani (oggi per chi legge ndr)saremo al Mibact per spiegare che in Ve-
La polemica
neto abbiamo già perso 500 mila turisti cinesi, un turismo ricco che lascia sul territorio 1.500 euro a turista. Tanto per capirci, un’impresa artigiana su sette viene coinvolta o direttamente o con l’indotto, nel mercato turistico regionale. È stato un brusco risveglio, grave quanto l’acqua granda, quanto una catastrofe naturale». I conti fatti dall’associa-
zione di categoria parlano di 17.482 piccole e medie realtà (al 1 trimestre 2018) che si occupano di attività legate alle vacanze e allo svago (servizi turistici, cura della persona, attività ricreative, bar, trasporti, gestione di strutture ricettive, produzione e vendita di monili e calzature). La filiera del turismo, insomma, è molto lunga così come sarà
lunga l’onda del contraccolpo sui fatturati. E per questo a Roma si chiederà soprattutto di agire su incentivi e detrazioni fiscali per tamponare le perdite: «Lo facciamo nei giorni in cui si discute del taglio del cuneo fiscale per le aziende - sottolinea il segretario Cna - perché il vulnus per le nostre imprese resta lo schiacciante carico fiscale».
Effetto domino Gli effetti economici del Coronavirus spaziano dalle grandi aziende alle piccole fino al turismo
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Filiera turistica Secondo la Cna sono 17.482 le piccole e medie realtà che si occupano di attività legate alle vacanze e allo svago, dall’agroalimentare alle attività ricettive passando per l’artigianato artistico e ai monili e la moda
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Danni stimati La Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola impresa stima che i danni legati agli effetti del Coronavirus si aggirino, a oggi, intorno al 10% dei fatturati ma che, se il blocco dovesse protrarsi, si potrebbero alzare al 50%
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Fiere cancellate L’effetto domino del Coronavirus colpisce anche il mondo delle fiere. Dal 2 al 5 marzo era in programma a Hong Kong quella dell’oro ma è stata cancellata con un danno stimato da Confartigianato Vicenza di 200 milioni
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Studenti «schedati», il provveditore annulla l’ordine e convoca i presidi Vicenza, dietrofront dopo la richiesta di nomi e indirizzi di chi rientra dalla Cina
Dopo le polemiche, il dietrofront. L’ufficio scolastico della provincia di Vicenza, che aveva chiesto ai presidi di segnalare - in segreto - nome e indirizzo degli alunni tornati da un viaggio in Oriente, ieri ha cancellato l’ordine. In mattinata, i dirigenti scolastici si sono visti consegnare una nuova «comunicazione riservata» nella quale si annuncia che «viene annullata la nota» di due giorni prima e pertanto i presidi «non dovranno più segnalare a questo uficio i rientri negli edifici scolastici di studenti, docenti e personale Ata provenienti dalla Cina». Insomma, anche le scuole vicentine si devono attenere soltanto ai protocolli del Ministero della Salute, senza «schedare» i bambini. L’invito a creare delle liste con l’identità e l’indirizzo di casa degli studenti di ritorno dalla Repubblica Popolare (col rischio quindi di associarli a dei possibili «untori») aveva sorpreso i dirigenti, diVICENZA
videndoli tra chi la riteneva una violazione della privacy degli alunni (per giunta tenendo all’oscuro i genitori) e chi sosteneva che fosse una misura giustificabile di fronte all’emergenza sanitaria globale collegata al Coronavirus. Il provveditore di Vicenza, Carlo Alberto Formaggio, aveva precisato di aver diffuso la circolare dopo essersi consultato con la prefettura. Quest’ultima, però, pare non abbia mai dato l’avallo a una simile schedatura. Ieri, quindi, la decisione di bloccare l’ini-
La rettifica La nota di ieri che stoppa le segnalazioni degli studenti vicentini rientrati dalla Cina
L’altro fronte incandescente è il porto di Venezia che rischia di rimanere orfano dei container provenienti dalla Cina e solitamente carichi di chip, componentistica informatica ma anche meccanica e legata alle filiere della moda e della pelletteria rischiando di mettere in stallo alcuni dei settori che al momento se la cavano bene. Non a caso, dopo il Mibact, i piccoli e gli artigiani faranno tappa al Mise, per ribadire anche al dicastero dello Sviluppo economico la necessità di un intervento statale. Lo «tsunami Coronavirus» si abbatte, poi, e non è un elemento residuale, anche sulle fiere. Quella dell’oro di Hong Kong, in programma dal 2 al 5 marzo, è stata cancellata ieri. «Abbiamo ricevuto la comunicazione ufficiale - scuote la testa Onorio Zen della Orozen e presidente degli Orafi di Confartigianato Vicenza - per carità, era una fiera in leggero calo negli ultimi anni ma per noi si traduce in circa 200 milioni di mancati affari visto che copriva un’area per noi altrimenti poco accessibile da Singapore alle Filippine all’Australia». Infine, scende in campo anche l’associazione delle Imprese Cinesi del Veneto con una nota in cui si ricorda a tutti i cittadini cinesi residenti in Veneto di sottoporsi, se di ritorno dalla madrepatria, a un autoisolamento di 14 giorni e della possibilità di accedere, in mancanza di un alloggio esclusivo, a camere d’albergo pagate dall’associazione. Martina Zambon
ziativa. Caso chiuso? Non ancora. Sulla questione è in programma un chiarimento «faccia a faccia» tra il capo dell’Ufficio scolastico e i presidi vicentini: sempre ieri, infatti, con una seconda lettera Formaggio ha convocato tutti i dirigenti «per un urgentissimo chiarimento in merito alla precedente nota riservata». Si ritroveranno questa mattina, a Vicenza. Intanto la politica continua a discutere su quali siano le misure più opportune per tenere il Coronavirus fuori dalle scuole. «Visto e considerato che la circolare ministeriale ancora non prevede il tema della quarantena di 14 giorni per studenti universitari o di corsi equivalenti, e per bambini e studenti che frequentano i servizi educativi per l’infanzia e le scuole primarie e secondarie - rilancia il governatore Luca Zaia - ci sia quanto meno un’indicazione, prudenziale a cautelativa, per
❞
La nuova nota I dirigenti non dovranno più segnalare a questo ufficio i rientri negli edifici scolastici di studenti, docenti e personale Ata dalla Cina Il ministro Speranza La proposta di isolamento fatta dai governatori? Ho chiesto al nostro comitato scientifico di approfondire la questione
l’isolamento fiduciario». Il ministero dell’Istruzione ha chiesto alle scuole di indicare quanti siano gli studenti di rientro dalla Cina, senza ovviamente rivelarne l’identità come invece si pretendeva a Vicenza. «In questo senso - ha proseguito Zaia - prendiamo atto peraltro che il Ministero dell’Istruzione, ha seguito la nostra sollecitazione, attivando un censimento». Nei giorni scorsi i governatori di Veneto, Trento, Lombardia e Friuli Venezia Giulia, avevano scritto una lettera al ministro della Sanità, Roberto Speranza, chiedendo proprio che il periodo di isolamento previsto per chi rientra dalla Cina, venisse applicato anche a tutti bambini che frequentano le scuole. Ieri è intervenuto lo stesso Speranza: «Dobbiamo fidarci dei nostri scienziati che hanno già dimostrato di essere all’altezza della situazione. Non sottovaluto nessuna osservazione che arriva in queste ore dal territorio». E sulla richiesta avanzata dai governatori del Nord aggiunge: «Sono in contatto con i presidenti e ho chiesto al nostro comitato tecnico scientifico di approfondire la questione, come è giusto che sia. Sono scelte scientifiche, non politiche». A.Pri. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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GIOVEDÌ 6 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE
verso le elezioni regionali / 1
verso le elezioni regionali / 2
5 Stelle, l’ora di Cappelletti Sarà lui a sfidare Zaia
Pd, stretta finale per le primarie In campo Fracasso Lorenzoni e Ferrari
Padovano, 52 anni, già senatore, studi ad Oxford e l’esperienza d’impresa green Sostenuto dal “reggente” Crimi, è gradito agli attivisti veneti: farà corsa solitaria
Filippo Tosatto VENEZIA. La quinta stella dei veneti, quella tenuta gelosamente in serbo in vista del voto di maggio, ha il profilo di Enrico Cappelletti, padovano, 52 anni compiuti ieri, senatore nella legislatura precedente. Sarà lui, salvo improbabili colpi di scena, il candidato grillino alla presidenza della Regione; viceversa, il suo predecessore nella mission impossible, Jacopo Berti, non parteciperà alla sfida elettorale ma migrerà a Roma per assumere “un incarico politico fiduciario” nel M5S dove già ricopre il mandato, cruciale quanto “temuto” , di proboviro nazionale con facoltà di “inquisire”, sanzionare e infine espellere i reprobi. DAL FRENO ALLA RISCOSSA
Una rivincita sorprendente (ma solo in apparenza) per Cappelletti: che ha esordito in politica nella Lega (concorse, senza fortuna, alla Camera nel 1996) e vanta un curriculum di studi lusinghiero – laurea in Scienze politiche al Bo, specializzazione all’università di Oxford, stage nella sede dell’Onu a New Delhi – abbinato all’esperienza imprenditoriale nella società di “certificazioni green” che egli stesso ha fondato a Vicenza. Nel 2018 il limite di due mandati elettivi (poi “riaggiustato” per sopìre la protesta degli esclusi) gli impedì di ricandidarsi; non bastasse, l’anno successivo la “scomunica” di Luigi Di Maio negò ai vicentini l’uso del simbolo, sancendo-
Grillini veneti: l’ex senatore Enrico Cappelletti, il portavoce regionale Jacopo Berti, il ministro Federico D’Incà
ne il ritiro in extremis dalla corsa comunale. Game over? Al contrario: chiusa la porta di casa, al veneto – stabilitosi nel frattempo a Crespano del Grappa – si è spalancato il portone romano. Perché il varo del governo gialloverde ha
Per il portavoce del movimento Berti si profila un nuovo incarico politico a Roma
dell’esperienza maturata in commissione giustizia e nel comitato parlamentare per i procedimenti d’accusa. Il seguito, è storia nota: l’alleanza Lega-M5S cede il passo al Conte bis giallorosso, rovesci elettorali e lacerazioni interne spingono Di Maio a rassegnare le dimissioni dalla leadership del Movimento e l’onnipotente accoppiata Grillo-Casaleggio incorona “reggente” l’evergreen Crimi. LA SCELTA DEI CANDIDATI
coinciso con la nomina a sottosegretariato all’editoria di Vito Crimi, lesto ad arruolare nel suo staff l’emergente Enrico con l’incarico di coordinare l’ufficio legislativo, una promozione sul campo alla luce
Facile individuare in lui un autorevole sponsor di Cappelletti, forte, per parte sua della stima di molto attivisti e dei cordiali rapporti con il gruppo consiliare a Palazzo Ferro-Fini. Che altro? A dispetto delle pressioni dell’ala governativa
e filo-dem capitanata dal ministro Federico D’Incà, i meet up degli iscritti respingono la proposta di coalizione avanzata dal Pd e anche l’avvio della consultazione sulla piattaforma Rousseau sembra escludere ogni ipotesi di alleanza. I “facilitatori regionali” lavorano alla selezione dei candidati consiglieri e si sussurra che l’unico concorrente virtuale a Cappelletti - il veterano Simone Borile - avrebbe già accettato l’offerta di capolista a Padova. Tant’è. L’oxfordiano è atteso da una sfida solitaria al favorito della vigilia, Luca Zaia. Le aspettative? Forse i sommi sacerdoti pentastellati non si illudono che prevalga sul governatore, certo si augurano che scongiuri il temuto tracollo. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Geometri rodigini a scuola di dizione? «Un affronto alla Serenissima!» Balasso replica a tono
Guai a togliere la cadenza rovigòta si arrabbia il consigliere Boron LA POLEMICA
Nicola Cesaro iamo sinceri: la parola “putrella” resta piuttosto sgradevole sia che la si pronunci con l’accento grave sia che si metta quello acuto. Ecco, magari scandire la doppia “l” può aiutare, ma di certo la musicalità della frase si impenna. Però effettivamente avere una buona dizione può essere un valore aggiunto, e non solo se sei un attore o un docente. La pensano così, almeno, al Collegio dei Geometri e dei
S
Geometri Laureati di Rovigo: da venerdì scorso tutti gli iscritti dell’ente possono infatti partecipare a un corso base di «dizione della corretta pronuncia della lingua italiana e della relativa esposizione in pubbliche manifestazioni e/o eventi». A tenerlo è l’associazione Opera Entertainment, attiva da quasi dieci anni nella città di Rovigo e specializzata, tra le altre cose, nella didattica e nella formazione teatrale. Compito di Giuliano Scarabello, attore rodigino nonché presidente dell’associazione e titolare del corso, è togliere in qualche modo la tipica inflessione veneta dei geometri rodigini dalla pronuncia dell’italia-
Il consigliere regionale Farbizio Boron e l’attore Natalino Balasso
PADOVA. Le donne del Pd rilanciano le primarie di coalizione e non si rassegnano alla candidatura di Arturo Lorenzoni calata dall’alto. L’intervento di Raffaela Salmaso, venerdì sera, ha lasciato il segno: quelle tre cartelle di programma elettorale, con 140 firme, sono il segno concreto di un cambio di passo e di strategia, che il segretario Bisato fatica a interpretare. L’ordine del giorno, votato all’unanimità, rinvia a lunedì 10 febbraio la scelta del candidato che dovrà sfidare Zaia, ma a invocare le primarie è stato anche il coordinatore dei circoli di Montebelluna. «Chi guiderà la coalizione dovrà tenere unito un fronte molto largo e plurale» afferma l’eurodeputata Alessandra Moretti, «le primarie attivano la partecipazione e sono utili per rianimare il dibattito sul futuro del Veneto con le proposte concrete dei singoli candidati». Ma chi è pronto a scendere in campo? Gli scenari lasciano intendere che nel centrosinistra si potrebbero confrontare Stefano Fracasso, capogruppo Pd in consiglio regionale; Arturo Lorenzoni, vicesindaco di Padova, docente a Ingegneria e leader di Coalizione civica, sostenuto dai sindaci Giordani (Padova) Gaffeo (Rovigo) e Massaro (Belluno). Poi prende quota il nome di Franco Ferrari, anche lui consigliere regionale uscente della lista a Veneto Civico e possibile candidato di Italia Viva e Azione, con il via libera di Renzi e Calenda che ancora non c’è. Fracasso non apre bocca, perché a Treviso hanno raccolto oltre mille firme a sostegno di Andrea
no, cercando di indirizzare i professionisti polesani verso una dizione corretta della lingua italiana parlata. Apriti cielo, però, a toccare il dialetto dei geometri rodigini. «La nostra lingua dovrebbe essere valorizzata e non certo demonizzata» scrive Fabrizio Boron, consigliere regionale del gruppo Zaia Presidente «È un simbolo di appartenenza, ci identifica come popolo. Ha alle spalle una storia millenaria ed è espressione di una repubblica, la Serenissima, che con la sua gloriosa storia e la sua letteratura ha lasciato il segno in tutto il mondo. Dimenticare le glorie di un popolo che si è distinto per valori, lungimiranza e sacrifici, va davvero a contraddire quello spirito di laboriosità di cui pochi altri popoli possono vantarsi». «Parlare un italiano corretto, elegante e nobile non significa non parlare più il dialetto» risponde piccato il docente Scarabello «Non togliamo niente al veneto, diamo solo un valore aggiunto a dei professionisti». «Ci sono occasioni in cui parlare il dialetto è utile,
Zanoni, che a palazzo Ferro Fini intende ritornare assieme ai consiglieri uscenti che hanno chiesto le deroghe per superare il vincolo delle due legislature. Insomma, la sfida si gioca sulle preferenze. Riuscirà il Pd a ritrovare lo stesso entusiasmo delle primarie 2014 tra Moretti, Rubinato e Pipitone? Sei anni fa votarono oltre 40.000 veneti, pagando 2 euro a sostegno dell’organizzazione che attivó oltre 600 seggi. Come finirà? «Dobbiamo uscire dall’immobilismo, i nostri iscritti ci guardano basiti, dov’è il Pd? Basta con i tentennamenti, con i nomi bisbigliati nei corridoi, le prima-
La Moretti e la Conferenza delle donne: uscire dall’immobilismo rie vanno organizzate entro febbraio con 5 parole chiave. Ambiente per una vera svolta ecologista; welfare e aiuto alle donne con l’aiuto alla famiglia e i centri antiviolenza. Sanità, con la riforma delle Ipab e il rilancio degli ospedali che in 17 anni di governo della Lega hanno perso il 30% di posti letto mentre sono aumentati del 16% quelli degli ospedali privati. Legalità: lavoro e formazione con la parità degli stipendi tra uomo e donna», si legge nel documento delle Conferenza delle donne. Lunedì si decide: primarie di coalizione, senza il M5S che corre da solo con Cappelletti leader . — Albino Salmaso © RIPRODUZIONE RISERVATA
anche durante il lavoro, e altre in cui è più conveniente parlare correttamente l’italiano, per esempio quando si lavora fuori regione. E comunque qui si insegna in particolare a gestire e organizzare meglio un discorso, mica a dimenticare il dialetto», si accoda Claudio Barison, presidente del Collegio e uno dei 14 corsisti. E poi c’è anche chi sull’inflessione veneta ha costruito una carriera come il comico polesano Natalino Balasso: «Questi leghisti hanno davvero scassato con ’sta storia della gloriosa Serenissima» sbotta «In ogni caso Boron è fuori tema: la dizione è la pronuncia! Difendere la pronuncia errata dell’italiano non significa andare contro alle parlate delle regioni. Boron: siamo in Italia e si parla italiano e si deve parlarlo, preferibilmente, correttamente. Se insegno il congiuntivo, che i leghisti vogliono eliminare, non vado contro la storia millenaria della Serenissima. Guarda che anche la lingua dell’impero romano, oggi, è solo un dialetto parlato a Roma!». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
GIOVEDÌ 6 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE
i fondi stanziati dal governo
Bottacin: «I 41 milioni solo ai bus Pm10? Cambiare caldaie e stufe» L’assessore all’Ambiente: il Veneto con il piano aria ha già speso un miliardo Pd e M5S: sostituire i 3.136 pullman troppo vecchi del trasporto pubblico alla mobilità e quindi verrà avviato un piano per il rinnovo dei bus», spiega l’assessore all’Ambiente Gianpaolo Bottacin. «Manca la partita più importante che è il riscaldamento domestico, prima causa di Pm10 in Veneto e al Nord. Il ministro Costa deve darci una risposta ma continua a non incontrare le 4 regioni che da anni sollecitano
Albino Salmaso PADOVA. L’emergenza smog
non dà tregua e con le folate di vento che hanno spazzato l’aria a febbraio si sono leggermente abbassati i valori di Pm10 nelle centraline dell’Arpav. Basta per girare pagina? Certo che no. Senza pioggia le polveri sottili emesse da camion, auto, caldaie a gasolio e stufe a legna restano per mesi e mesi oltre la soglia di sicurezza fissata dall’Oms. Ma solo Milano ha chiuso la città al traffico con la domenica ecologica, con il sindaco Sala sommerso dalle critiche. Padova, che con la giunta Destro aveva avviato le targhe alterne con 7-8 domeniche a piedi, si è arresa a provvedimenti più blandi. Qualche segnale arriva da Vicenza, ma non basta. L’altro ieri, il governo ha stanziato 180 milioni a 4 regioni del Nord, per adottare dei provvedimenti energici
«Ci vogliono mezzi elettrici per tutelare la salute pubblica» Ora tocca a De Berti Una manifestazione di Legambiente contro lo smog
di riduzione delle polveri sottili. Il Veneto riceverà un assegno di 41 milioni e nel giro di 6 mesi dovrà presentare dei progetti su tre versanti: rinnovo del parco mezzi del trasporto pubblico; dei vaporetti della laguna e dei sistemi tecnologici con i varchi per chiudere i centri storici al traf-
la settimana della raccolta
Medicinali agli indigenti 495 farmacie mobilitate tremila volontari veneti VENEZIA. Il Banco Farmaceuti-
co compie 20 anni e per l’occasione la Giornata di raccolta del farmaco durerà un’intera settimana, fino al 10 febbraio, con il momento più importante fissato per sabato. L’iniziativa è stata presentata Regione: nelle 495 farmacie del Veneto che hanno aderito ed espongono la locandina, sarà possibile acquistare una o più confezioni di medicinali che andranno in dono alle persone indigenti grazie agli enti assistenziali conven-
zionati con il Banco che offrono cure e medicine gratuite a chi non può permettersele». «La generosità è una qualità intrinseca del nostro dna veneto», il commento dell’assessore alla sanità e sociale Manuela Lanzarin «ringrazio le farmacie che si mettono a disposizione e i 3 mila volontari che operano per dare risposta ad un’esigenza chiara: il panorama di oggi ci dice che anche se fino a poco tempo fa si parlava poco di povertà estrema, inclusione socia-
presidi a mestre e marghera
Agenzie fiscali e dogane oggi due manifestazioni VENEZIA. I lavoratori delle
agenzie fiscali e delle dogane si ritroveranno oggi a centinaia a Mestre e Marghera per dar vita ad assemblee – presidio in cui brevi interventi saranno intervallati da lancio di slogan, tra cartelli e striscioni. Alle manifestazioni parteciperanno lavoratori provenienti da tutto il Veneto con pullman, auto e treni. Le manifestazioni si svolgeranno a Mestre in rampa cavalca-
via davanti alla Direzione interregionale delle dogane (dalle 9,30 alle 10,30) e a Marghera in via Marchi, davanti alla Direzione regionale delle entrate (dalle 11 alle 12). Nella stessa mattinata una delegazione veneta parteciperà alla manifestazione di Roma davanti al ministero delle Finanze. I lavoratori chiedono che vengano colmati i vuoti nell’organico, nel Veneto manca il 30% del personale,
fico privato. Il ministro Federico D’Incà, d’intesa con Sergio Costa che si occupa di Ambiente, lancia segnali di dialogo al Veneto, che dovrà elaborare progetti concreti con gli assessori Bottacin, De Berti, Marcato e Pan. «I 41 milioni sono destinati
le e difficoltà di accesso all’acquisto dei farmaci, oggi è una questione importante. Il fenomeno del disagio in Veneto registra un dato pari al 15%, percentuale inferiore rispetto alla media nazionale del 28%. Significa che andiamo incontro alle fasce più vulnerabili della nostra società, considerato che le prime privazioni riguardano i beni primari e la salute». Nell’edizione 2019, in Veneto sono state raccolte oltre 35 mila confezioni di farmaci in 466 farmacie, per un valore di oltre 264 mila euro. Tradotto significa che sono state aiutate oltre 37 mila persone che si sono rivolte ai 145 enti assistenziali del territorio rconvenzionati con il Banco Farmaceutico che ha in Intesa Sanpaolo, tramite l’associazione dei lavoratori della banca, il partner istituzionale. —
e sia dato adeguato riconoscimento del lavoro prestato. Confidavano nell’inserimento di una norma nella legge di bilancio, ma ciò non è avvenuto e per questo hanno deciso di dar vita a nuove manifestazioni. Le segreterie regionali Fp Cgil – Cisl Fp – Uil Pa – Unsa Confsal Unsa e Flp hanno confermato la prosecuzione dello stato di agitazione delle agenzie fiscali per il diritto dei lavoratori a fornire servizi adeguati; per l’equità di un fisco giusto che contribuisca a recuperare davvero quell’evasione fiscale tanto decantata ma purtroppo ancora ben piantata. Sono circa 4500 i lavoratori del Veneto delle due agenzie fiscali. —
un intervento coordinato. Non vorrei che finisse come per i Pfas, siamo ancora in attesa che Roma fissi i valori adottati dal Veneto, i più bassi in Italia ed Europa. Noi abbiamo introdotto nel 2016 il piano di tutela e risanamento dell’aria che prevede 72 azioni concrete. Non accettiamo
critiche e polemiche assurde, perché in tre anni il Veneto ha investito 965 milioni di euro. Quasi un miliardo. Ora restiamo in attesa di sapere quando il ministro Costa ci incontrerà per stabilire le modalità di trasferimento dei fondi annunciati la settimana scorsa a Milano. Quei 41 milioni però sono destinati solo ai trasporti». E qui scatta un’obiezione tecnica: «La prima fonte di Pm 10 non è il trasporto bensì il riscaldamento domestico, in particolare quello a biomassa legnosa e il governo deve adottare rapidamente norme nazionali. Come, ad esempio, quelle sugli incentivi agli impianti a biomassa legnosa più inquinanti e non certificati», conclude Bottacin. E gli altri partiti? Il M5s non abbassa il tono della polemica: in una nota i consiglieri regionali chiedono a Bottacin e a Zaia di passare dalle parole ai fatti. 41 milioni sono davvero una manna piovuta dal cielo. Si tratta solo di spenderli bene. E il Pd?Stefano Fracasso ricorda che il Veneto ha il primato dei bus obsoleti: «Su un totale di 3.136 mezzi pubblici appena uno su quattro è Euro 5 o Euro 6. Deve essere perciò avviato un programma per la sostituzione dei vecchi pullman con bus elettrici, con un investimento annuo di 10 milioni». La palla passa quindi all’assessore Elisa De Berti. In sei mesi si può avviare la riconversione ecologica del Veneto. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
voto in regione
Bandiera veneta primo sì alla legge bis ma senza le sanzioni La Lega ci riprova e, dopo la bocciatura costituzionale della legge regionale che ordinava l’esposizione della bandiera di San Marco nei luoghi pubblici del Veneto, rilancia l’iniziativa “depurata”, stavolta, dalla sanzioni pecuniarie previste in precedenza. Così la prima commissione di Palazzo Ferro-Fini, presieduta da Alessandro Montagnoli che nell’occasione è artefice della proposta legislativa, dice sì alla «reintroduzione dell’obbligo di esposizione della bandiera rappresentativa della Regione del Veneto negli edifici statali e di enti nazionali nonché sulle imbarcazioni di proprietà statale o di enti e organismi statali», escludendo però ogni multa ai trasgressori. Contraria l’opposizione: «Basta propaganda», dicono Pd e 5 Stelle; «La maggioranza leghista, bocciando un nostro emendamento, impedisce l’esposizione della bandiera dei Comuni, delle Province e delle Città metropolitane all’esterno dei palazzi regionali. Il centralismo di Zaia sempre più arrogante e ingordo nega la dignità dei Comuni che sono gli enti più vicini al cittadino ed i più antichi d’Italia», accusa Piero Ruzzante (Leu). Ora la discussione approderà in aula. —
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VENETO ECONOMIA
la crisi dell’azienda dell’occhiale
Intesa fra le parti per Safilo Ok alla solidarietà a Longarone Lo stabilimento di Martignacco chiuderà i battenti entro la fine del mese di giugno Incontro il giorno di San Valentino per il destino dei 50 impiegati padovani
Riccardo Sandre PADOVA. Cassa integrazione e solidarietà per i 700 dipendenti di Safilo, sul cui futuro pende una dichiarazione di esubero. Rimane però la chiusura entro giugno dello stabilimento di Martignacco (Udine), che sarà affrontata con percorsi di politiche attive e reinserimento e la Cig straordinaria per cessata attività. Dopo una riunione fiume che ha visto impegnati i vertici dell’azienda (c’erano il direttore del personale Alessandro Visconti e il responsabile operation Fabio Ruoppoli), i rappresentanti regionali e nazionali delle categorie sindacali di riferimento di Cgil Cisl e Uil e le territoriali di Confindustria di Udine e Padova-Treviso, la vertenza Safilo si avvia a una serie di incontri provinciali, stabilimento per stabilimento. Il giorno di San Valentino
La sede amministrativa di Safilo a Padova
sarà strategico per il futuro dei 50 impiegati della sede direzionale di Padova. Entro venerdì della settimana prossima, all’interno delle trattative locali di rifinitura dell’accordo, anche il nodo padovano verrà infatti sciolto. Co-
l’assise straordinaria di cattolica
Bedoni presenta all’Ivass le ragioni dell’assemblea MILANO. Visita di Paolo Bedoni
all’Ivass, l’authority di vigilanza sulle assicurazioni, dove il presidente di Cattolica si è recato per illustrare le motivazioni alla base della convocazione dell’assemblea straordinaria del 7 marzo e i pareri legali acquisiti dal cda in occasione dell’esame della richiesta di revisione dello statuto avanzata da alcuni soci, critici anche verso la decisione di sfiduciare l’ex ad Alberto Minali. Nella sua valutazione sulla richiesta di assemblea, il cda aveva messo in luce «l’anomalia» di alcune delle modifiche statutarie
Paolo Bedoni
proposte, come l’introduzione di limiti di età e mandato per i consiglieri di amministrazione, l’assegnazione della carica di vicepresidente a un esponente tratto dalla lista di mino-
il bilancio della banca
Utile di 379,6 milioni per Bper nel 2019 MILANO. Bper ha chiuso il
2019 con un utile contabile di 379,6 milioni di euro, in gran parte generato dal “badwill” legato all’acquisizione di Unipol Banca che ha più che compensato i costi non ricorrenti, tra cui spiccano 136 milioni di euro legati alla riduzione del personale e i maggiori accantonamenti su crediti, in aumento di oltre 150 milioni rispetto al primo semestre, frutto di un’accelerazione del lavoro di pulizia della banca
Alessandro Vandelli
me annunciato da tempo, Longarone - dove gli esuberi previsti erano 400 - va verso il contratto di solidarietà, mentre per Martignacco (250 addetti, per lo più donne monoreddito) si procederà all’attivazione della Cassa
ranza e il richiamo a Verona quale «territorio di riferimento» della compagnia. A ciò si aggiungevano i più significativi «dubbi di legittimità», suffragati dai quattro i pareri legali richiesti, relativi alla clausola transitoria che provocherebbe la decadenza immediata dei componenti del cda non in linea con i nuovi requisiti di età e mandato, costringendo Bedoni e i due vicepresidenti, Aldo Poli e Barbara Blasevich, a lasciare anzitempo il consiglio. Il cda, pur mettendo in luce «i rischi di contenzioso e incertezza» in caso di approvazione della proposta, aveva deciso comunque di convocare l’assemblea «in un’ottica di piena trasparenza e favore verso la sovranità assembleare», rimettendo ai soci la decisione ultima sulla richiesta di revisione della governance. —
dagli npl. Il risultato, spiega la banca in una nota, non è direttamente confrontabile con i 402 milioni di euro del 2018, che beneficiavano di plusvalenze sulla liquidazione di parte del portafoglio di titoli di Stato, a causa del diverso perimetro del gruppo e della presenza di rilevanti componenti straordinarie. Il cda ha proposto di pagare una cedola in contanti di 0,14 euro ad azione, in crescita rispetto agli 0,13 del 2018. Bper ha visto aumentare i suoi ricavi a 2,27 miliardi di euro, in crescita del 9,3% sul 2018, e i costi del 22% a 1,686 miliardi, a causa dell’aumento del costo del personale e delle rettifiche su attività materiali e immateriali. —
integrazione straordinaria per chiusura «quale sostegno al reddito dei lavoratori coinvolti in percorsi di politica attiva del lavoro» si legge in un primo documento firmato dalle parti «con decorrenza entro il primo seme-
stre 2020, ferma la necessità di presentare tempestivamente la relativa istanza». Nel prossimo futuro sarà protagonista Sernet, l’advisor milanese a cui Safilo ha affidato il compito di cercare acquirenti della fabbrica friulana o di favorire il reinserimento lavorativo altrove dei dipendenti coinvolti nella chiusura. Un percorso che vedrà la partecipazione della Regione Friuli Venezia Giulia, che si era resa subito disponibile a collaborare allo sviluppo di politiche attive per i dipendenti coinvolti. Il pre-accordo siglato dalle parti ieri pomeriggio dovrà affrontare ancora diversi passaggi: gli incontri territoriali e vincolanti da svolgersi entro il 14 febbraio, un nuovo confronto al ministero dello Sviluppo economico e le assemblee di ratifica nei siti interessati. L’incontro, iniziato alle 9,30 e finito solo nel tardo pomeriggio, sembra quindi avere prodotto un primo passo in avanti verso la chiusura di una delle vertenze più complesse e dolorose del panorama industriale italiano. Nello stringato comunicato stampa congiunto diffuso in serata «le parti» hanno dichiarato di essersi «positivamente confrontate» proprio sul nodo degli ammortizzatori sociali che garantisce una, per lo meno parziale, riduzione dell’impatto occupazionale del Piano Industriale 2020-24 di Safilo presentato il 10 dicembre scorso. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
fintech
Nasce l’hub innovazione di Banca Generali PADOVA. Banca Generali inaugura un hub d'innovazione dedicato al mondo del private banking dove sviluppare innovazione nelle soluzioni di investimento, wealth management, col contributo del fintech. Il nuovo centro, «BG Training & Innovation Hub», si focalizza su formazione e innovazione ed è concepito come un laboratorio per sondare nuove proposte nella sfera del private banking ma anche per concepire nuovi strumenti legati al contributo degli investimenti verso l'economia reale. Durante l'anno oltre 2 mila professionisti della rete Banca Generali saranno impegnati a rotazione in attività di formazione per un totale di quasi 2.000 ore. «L'evoluzione del fintech e le dinamiche dei mercati a tassi zero stanno accelerando la rivoluzione dell'offerta nel mondo del risparmio e del private banking», ha detto l'amministratore delegato di Banca Generali, Gian Maria Mossa. Obiettivo sviluppare l’innovazione nell'offerta dedicata alla protezione e gestione dei patrimoni. —
spreco alimentare
il processo
Aspiag ha recuperato 800 tonnellate di cibo
Mercatone Uno tutti assolti gli imputati per bancarotta
MESTRINO. In occasione della Giornata Mondiale Contro lo Spreco Alimentare, Aspiag Service – concessionaria del marchio Despar per Triveneto ed Emilia Romagna – ha reso noti i dati relativi al proprio impegno contro lo spreco alimentare. Nel 2019 Aspiag Service ha recuperato 800 tonnellate di prodotti alimentari, compresi i freschi, che corrispondono a 1,7 milioni di pasti, per una riduzione dei rifiuti pari a 759 tonnellate, equivalenti a 1.687 cassonetti della spazzatura.
Si tratta di numeri che evidenziano il costante impegno verso la sostenibilità, ottenuti con grande spirito di squadra: «Siamo orgogliosi del progetto di recupero delle nostre merci invendute» ha dichiarato Francesco Montalvo, AD di Aspiag Service «la lotta contro lo spreco alimentare ci vede in prima linea dal 2003. Il risultato che annunciamo oggi è condiviso con tutti i nostri colleghi dei punti vendita, i volontari delle associazioni, la Fondazione Banco Alimentare e Last Minute Market». —
fuga di cervelli
Regione: altri 4 milioni investiti sulla ricerca VENEZIA. La Giunta regionale
del Veneto ha approvato l'incremento di 4 milioni di euro della dotazione finanziaria iniziale legata al bando di sostegno a progetti di ricerca alle imprese che prevedono l'impiego di ricercatori. Si tratta del terzo bando su questa linea di azione. Alla chiusura del bando sono giunte 144 domande, delle quali 129 ritenute ammissibili con una richiesta di contributi per oltre 8 milioni. A dicem-
bre sono state finanziate le prime 57 imprese con lo stanziamento iniziale di 4,5 milioni. La nuova delibera permette il completo scorrimento della graduatoria. «Questa commenta l'assessore regionale allo Sviluppo economico, Roberto Marcato - è un'altra delle nostre risposte concrete alla fuga di cervelli; la Regione del Veneto investe su giovani laureati e dottori di ricerca». —
PADOVA. Tutti assolti, con
la formula perché il fatto non sussiste, gli imputati a Bologna nel processo in rito abbreviato per il crac di Mercatone Uno. Il reato contestato era bancarotta fraudolenta per distrazione. Dopo che il Gup Domenico Truppa ha letto il dispositivo della sentenza, alcuni imputati, commossi, hanno abbracciato i difensori. A giudizio c'erano anche le tre figlie del fondatore Romano Cenni, scomparso nel 2017. La Procura aveva chiesto condanne per tutti, fino a 4 anni e 4 mesi. Stando a quanto ricostruito all'epoca dagli investigatori della Guardia di Finanza, i sei avrebbero attuato dal 2005 al 2013 diverse operazioni societarie per depauperare l'azienda, arrivando a sottrarre nel tempo 300 milioni di euro alla società. In particolare il pm Michele Martorelli aveva chiesto al Gup di condannare a 4 anni e 4 mesi l'ex amministratore Giovanni Beccari e a 2 anni l'ex consigliere Ilaro Ghiselli. Per le figlie di Romano Cenni, Elisabetta, Micaela e Susanna, la richiesta era stata rispettivamente di 2 anni e 8 mesi e di 4 anni e 4 mesi per le ultime due. —
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BELLUNO
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il bando ministeriale
“Sport e periferie”: assegnati 2,5 milioni per sistemare gli impianti sportivi Belluno interverrà in piscina, Alpago sul campo di calcio Lamon rifarà la palestra, Pieve lo stadio del ghiaccio di Tai Lo stadio del ghiaccio di Tai (Pieve di Cadore)
Alessia Forzin
nove comuni beneficiari
BELLUNO. Gli impianti sportivi
Ottengono risorse anche Danta Tambre e Zoppè
milioni di euro). VALBELLUNA
si rifanno il look. Ieri è stata resa nota la graduatoria definitiva del bando Sport e periferie, con l’elenco dei Comuni cui saranno assegnate le risorse. Nel Bellunese sono nove. «La graduatoria, pubblicata sei mesi fa, è stata sottoposta a ulteriori verifiche da parte della Corte dei Conti», spiega il deputato del Pd Roger De Menech. «Si chiude così l’iter di accesso ai finanziamenti». Il ministro Spadafora ha inoltre annunciato che a marzo sarà pubblicato il nuovo bando e che le risorse a disposizione per tutto il Paese saranno raddoppiate (150
Sono nove i Comuni bellunesi che hanno ottenuto finanziamenti a valere sul bando Sport e periferie. Li useranno per realizzare dieci progetti. Oltre a quelli approfonditi nell’articolo, sono stati finanziati i progetti presentati dai Comuni di Danta di Cadore (112.500 euro), Tambre (150 mila) e Zoppè di Cadore (47.450 euro).
Belluno si è visto assegnare 145.600 euro, con i quali completerà l’impianto di cogenerazione in piscina e alla Spes arena. Longarone con il contributo di 500 mila euro sistemerà gli spogliatoi del campo sportivo e la pista di atletica. Borgo Valbelluna invece punta tutto sulle bici: l’ex Comune di Trichiana aveva presentato due progetti, per realizzare circuiti di cross e bike a San Felice e al Parco Lotto. Sono stati finanziati entrambi, per un importo complessivo di 248.800 euro. ALPAGO
Il Comune di Alpago si è visto
assegnare mezzo milione di euro. «Dobbiamo realizzare gli spogliatoi per il secondo campo di Pieve», spiega il sindaco, Umberto Soccal. «L’Alpago calcio lo utilizza in deroga perché gli spogliatoi sono lontani dal terreno di gioco e non va bene». Il progetto, che vede anche la sistemazione di altre parti dell’impianto, vale un milione di euro: «Stiamo cercando la maniera per cofinanziare la parte rimanente della cifra necessaria», conclude Soccal.
un progetto da 600 mila euro, per l’efficientamento energetico dell’edificio», spiega il sindaco, Ornella Noventa. Si tratta di fare il cappotto, di sostituire i serramenti, di rinnovare gli impianti del riscaldamento e dell’illuminazione. «I 160 mila euro mancanti li cofinanzieremo», assicura il sindaco, che prevede di avviare i lavori nel 2021. «Abbiamo anche ottenuto i fondi per l’adeguamento antisismico della struttura al rimetteremo a nuovo».
LAMON
PIEVE DI CADORE
Anche Lamon ha un progetto sostanzioso: con i 440.139 euro assegnati dal bando Sport e periferie sarà riqualificata la palestra comunale. «Abbiamo
E sarà completato anche l’intervento allo stadio del ghiaccio di Tai. Il Comune riceverà 392.094 euro di finanziamento, ma grazie alla donazione
della ditta Galvalux (effettuata attraverso il Bonus sport) ha la spesa interamente coperta. «Dobbiamo realizzare due spogliatoi e completare una parte di una curva con le uscite di sicurezza e la messa in sicurezza di parte della tribuna», spiega il sindaco Casagrande. I lavori ammontano a 520 mila euro, «e ringraziamo la Galvalux per la generosa donazione che ci ha fatto», aggiunge l’assessore Plinio Bridda. «Ha versato 131 mila euro, cifra che permette di coprire tutti i costi dell’intervento. Potremo ospitare tornei e mettere a disposizione dei nostri ragazzi una struttura sportiva di qualità anche nel futuro». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
ex monte di pietà
la visita
Addamiano: «Rischiamo di accollarci costi non noti»
Cura del territorio, il Comune guarda ai Consorzi forestali
Il consigliere aveva posto dubbi sulla donazione dell’edificio anche in commissione «È singolare aver ritirato quattro punti dal consiglio»
Tre assessori hanno partecipato ad un incontro per conoscere le realtà attive in Lombardia «Guardiamo le buone pratiche e prendiamo esempio»
«Sull’edificio dell’ex Monte di Pietà il Comune non ha una perizia che attesti le condizioni dell’edificio». Fondazione Cariverona vuole donare per 30 anni al Comune la proprietà superficiaria, ma la delibera è stata ritirata dal consiglio di lunedì per approfondimenti. «Quello di lunedì è stato un consiglio singolare», afferma Addamiano. «Raramente penso sia accaduto che quattro punti, anche di peso, venissero ritirati». È successo con il regolamento sui rifiuti, poi con la variazione al bilancio: «I revisori dei conti hanno inviato il loro parere il giorno del consiglio, e ci sono delle raccomandazioni», avverte Addamiano. «Scrivono che l’ente non dovrà dare avvio ad opere che non siano interamente finanziate, e anche che qualora le opere siano finanziate con le alienazioni, queste devono essere state realizzate. Invece le singole alienazioni non sono state indicate». I revisori hanno anche raccomandato al Comune di prestare attenzione al fenomeno dell’usucapione. In consiglio non è stata votata la delibera
BELLUNO. Il Comune “studia” i
BELLUNO.
L’ingresso dell’ex Monte di Pietà
che avrebbe risolto una controversia relativa ad un terreno a Cavarzano, per il quale il proprietario aveva fatto istanza di usucapione. «I revisori raccomandano di adottare provvedimenti per prevenire fenomeni di questo tipo», spiega Addamiano. «E, nell’ambito dell’accordo sul terreno di Cavarzano, di verificare se sussistevano i presupposti per il pagamento di tributi comunali su quell’area». Ma è sulla donazione dell’ex Monte di Pietà che Addamiano manifesta preoccupazione. «Già in commissione avevo posto alcune questioni», spiega. «Per esempio all’articolo 1 bis della convenzione si dice: se la costruzione perisce il Comune può ricostruire a sue spese. Ma c’è il ri-
schio che il Comune si accolli dei costi, allora. Ho chiesto se ci fosse una perizia sull’edificio e mi è stato risposto che non c’è. L’assessore alla cultura ha spiegato sui giornali che c’era stato restauro fra gli anni ‘70 e ‘80. Lo stabile potrebbe avere qualche problema, e senza una perizia si rischia di doversi accollare costi che ad oggi non sono noti». Come non lo sono le condizioni dell’edificio, «anche se all’articolo 6 della convenzione si scrive che il Comune è a conoscenza dello stato del bene», ricorda Addamiano. «Ma se non c’è una perizia…». Doveroso, dunque, un approfondimento, che sarà possibile visto che il punto è stato ritirato dal consiglio. — A.F.
consorzi forestali della Lombardia per verificare la fattibilità dell’operazione anche ai piedi delle Dolomiti. Qualche giorno fa gli assessori Giannone, Bogo e Simiele sono stati a Valvestino, nel Bresciano, per un incontro organizzato da Coldiretti, insieme a rappresentanti dei Comuni di Ponte nelle Alpi e Alpago, delle Regole di Chies d’Alpago e dell’associazione Belluno Alpina. «La Regione Lombardia ha 24 consorzi forestali, nati grazie a una legge regionale che li ha istituiti e regolamentati», spiega Giannone, «e svolgono un ottimo lavoro di manutenzione del territorio boschivo, e non solo. Abbiamo voluto partecipare a questo incontro proprio per vedere da vicino le buone pratiche messe in atto da queste realtà da oltre 30 anni». C’è stata anche l’opportunità di conoscere i consorzi di Edolo e dell’Alta Val Camonica: «Sono stati esempi molto interessanti, soprattutto per la loro forma giuridica: si passa da consorzi totalmente privati a quelli misti pubblico-privati, fino a realtà interamente pubbliche come quella della
I partecipanti all’incontro in Lombardia
Val Camonica, costituita da sette comuni», aggiunge Giannone. «Sono enti che si occupano di manutenzione del territorio boschivo, ma svolgono anche attività di tipo turistico, culturale e di promozione: una soluzione che si potrebbe rivelare interessante per alcune aree del capoluogo, in primis il Nevegal». La forma del consorzio sarà oggetto di studio da parte degli uffici comunali: «Nel 2018 è stato emanato il testo unico in materia di foreste e filiere forestali. La Lombardia ha già deliberato in questo senso, e vogliamo studiare quale sia la normativa in Veneto. È particolarmente interessante, poi, capire come si muovono i consorzi misti pubblico-privati, con possibili particolari forme di snellimento amministrati-
vo: è una situazione da approfondire. Una realtà che può agire in maniera più agile e snella rispetto al solo ente pubblico diventerebbe un’arma importante per la tutela, conservazione e promozione del territorio». «Questo incontro di approfondimento è solo uno dei tanti passi che sta facendo il tavolo antispopolamento, che è coordinato dal Comune di Belluno e che ha preso spunto dal progetto Ronce 2020 dell’associazione Belluno Alpina», conclude Giannone. «Vogliamo quindi studiare e “copiare” le buone pratiche e le buone politiche per le aree in difficoltà messe in pratica dalle altre realtà simili alla nostra per poi applicarle all’area di Ronce, Piandelmonte, Tassei e Nevegal».
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GIOVEDÌ 6 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
PRIMO PIANO
La grande paura
Quattro giorni di cassa: il Coronavirus blocca Safilo È il primo provvedimento conseguente alla chiusura degli stabilimenti in Cina Alla Clivet due dipendenti cinesi partiti per il capodanno non sono ancora rientrati stiera della Cina sudorientale, che confina con Hong Kong, un’azienda produttiva che conta un migliaio di dipendenti», dice il titolare Callisto Fedon. «Lì tutto è chiuso fino a lunedì, mentre nell’area di Wuhan so che il governo ha deciso di prorogare lo stop fino al 19 febbraio. Stiamo cercando di capire come si evolverà la situazione
Paola Dall’Anese BELLUNO. Gli effetti dell’epide-
mia di Coronavirus si stanno facendo sentire sulle fabbriche bellunesi. Parte, infatti, oggi la cassa integrazione alla Safilo di Longarone, richiesta dopo il blocco della produzione nello stabilimento cinese di Suzhou. Per ora l’ammortizzatore sociale interesserà pochi dipendenti e vede lo stop produttivo di alcuni settori nelle giornate di oggi e domani e lunedì e martedì della prossima settimana. L’azienda, infatti, ha chiesto l’utilizzo della cassa per tutto febbraio. Certo è che se ci dovesse essere un ulteriore stop dell’impianto di Suzhou, per Safilo i problemi potrebbero aumentare. Preoccupazione per il virus anche per la storica Fedon in Alpago. «Abbiamo da tanti anni a Guangdong, provincia co-
Fedon alla finestra «Vogliamo capire come si evolverà questa situazione»
Lo stabilimento della Clivet a Villapaiera a Feltre
e cosa deciderà il governo cinese. Per ora», rassicura Fedon, «non abbiamo contraccolpi, perché comunque problemi di trasporto delle merci non ce ne sono. Il nostro personale è ritornato prima del Capodanno cinese e resterà qui finché
non avremo rassicurazioni». Situazione fluida anche per Luxottica, in costante contatto con le autorità cinesi per coordinare correttamente la ripresa delle attività prevista anche in questo caso per lunedì. Anche se questa indicazione potrebbe essere modificata dal governo in qualsiasi momento a seconda dell’evoluzione della situazione. Il personale italiano di Luxottica in Cina è quasi tutto rientrato con le precauzioni del caso, incluso un periodo di transizione in smart working per i giorni successivi al rientro. Prosegue, invece, il presidio in Cina di alcuni manager per una corretta gestione e collaborazione con le autorità locali e per garantire le condizioni di ripresa dell’attività nella modalità più sicura. Trasferte da e per il Far East bloccate alla Clivet di Feltre, azienda totalmente in mano cinese. «Anche per noi la ripresa delle attività in Cina è fissata per la settimana prossima», fa sapere la responsabile delle risorse umane e manager amministrativo Alice De Cet,«mentre i nostri colleghi sono rientrati tutti in Italia approfittando del capodanno cinese. Le partenze per la Cina sono attualmente bloccate fino a nuovo ordine». De Cet evidenzia che non ci sono criticità per la produzione della fabbrica feltrina «perché il nostro core business viene prodotto qui o in
il GoVerNatore Del VeNeto rilaNcia la proposta
Zaia: «Ora l’ufficio scolastico regionale inviti i cinesi all’isolamento volontario» «La preoccupazione dei genitori è sacrosanta, chi ci dà torto la vuole buttare in politica» Il ministro della salute Speranza «Approfondiremo la proposta» VENEZIA. «La circolare ministeriale in vigore ancora non prevede il tema della quarantena di 14 giorni per studenti universitari o di corsi equivalenti, né per bambini e studenti che frequentano i servizi educativi per l’infanzia e le scuole primarie e secondarie», perciò la prudenza sug-
gerisce alle autorità «quanto meno un’indicazione cautelativa, per l’isolamento volontario, anche in relazione al report dell’Organizzazione mondiale della sanità del primo febbraio scorso, che non ha escluso il rischio di contagio da parte di soggetti asintomatici». Sul versante sensibile del coronavirus, Luca Zaia non cambia idea rispetto alla richiesta di “quarantena scolastica” per chi rientri dalle zone infette della Cina, che i presidenti leghisti del nord han-
no rivolto al ministro della salute. E in effetti, dopo le polemiche iniziali, la sua proposta sembra trovare una qualche eco in ambito istituzionale: «Prendiamo atto che il ministero dell’Istruzione, seguendo evidentemente la nostra sollecitazione, sta attivando un censimento in tutte le scuole di quanti, studenti o docenti, si trovino in territorio cinese, stiano rientrando o siano già tornati in Italia», commenta il governatore del Veneto, che invita inoltre «le autorità preposte, e in parti-
colare l’Ufficio scolastico regionale, a indicare alle famiglie cinesi e di ogni altra nazionalità - vista la citata posizione dell’Oms e la dichiarazione dello stato di emergenza del Governo - l’opportunità dell’isolamento volontario o fiduciario, particolarmente per gli studenti che rientrano in un contesto ad alta promiscuità come una scuola o una classe». Sullo sfondo, le accuse di allarmismo e di volontà discriminatoria verso i bambini cinesi... «Facciamo solo il nostro dovere di amministra-
Il governatore veneto Luca Zaia
tori, la preoccupazione dei genitori è sacrosanta, chi dice che abbiamo torto la vuole buttare in politica» ribatte Zaia; «Io sono laureato in Veterinaria e all’università ho studiato anche Patologia. Non sono un virologo, ma so di cosa sto parlando», rincara sul Corriere della Sera «e mi pare
Il mondo deve fare i conti con le contraddizioni cinesi
P
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ufficio scolastico
Monitoraggio per studenti e docenti in Cina Un prospetto con il nome di tutti gli studenti e dei docenti impegnati in Cina per motivo di studio e di quelli che sono rientrati da poco dal Paese più popoloso del Far East. Questo ha chiesto il dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale, in ottemperanza alle indicazioni venute dall’Ufficio regionale. «Abbiamo chiesto a tutte le scuole di sbrigare nel minor tempo possibile questa pratica per poter poi avviare i provvedimenti conseguenti», sottolinea il capo dell’ex provveditorato, Massimiliano Salvador.
che molti scienziati in queste ore stiano dicendo che l’unica prevenzione efficace passa dall’isolamento». Tant’è. Uno spiraglio alla richiesta di profilassi preventiva (formulata nella fatidica letteta da Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige) arriva proprio da Roberto Speranza: «Dobbiamo fidarci dei nostri scienziati che hanno già dimostrato di essere all’altezza della situazione ma non sottovaluto nessuna osservazione che arriva in queste ore dal territorio, afferma il ministro della salute «sono in contatto con i presidenti e ho chiesto al nostro comitato tecnico scientifico di approfondire la questione, com’è giusto che sia. Si tratta di scelte scientifiche, non politiche». – Filippo Tosatto © RIPRODUZIONE RISERVATA
GIANCARLO CORÒ
IL COMMENTO
rima che il contagio da Coronavirus occupasse interamente la scena, la nostra apprensione verso la Cina riguardava ben altri temi. I timori erano infatti rivolti alla straordinaria crescita industriale e tecnologica dell’Asia che, oltre a spiazzare imprese e occupazione delle economie avanzate, poteva addirittura minacciare la nostra sicurezza attraverso l’impiego spregiudicato dell’intelligenza artificiale e sofisticati dispo-
Europa. L’unica cosa che ci premeva era tranquillizzare i lavoratori, perché noi abbiamo molti dipendenti cinesi, che risiedono qui. Abbiamo affisso un comunicato in cui precisiamo che i colleghi cinesi sono giunti in Italia prima del 20 dicembre e quindi non c’è nulla da temere. Le uniche due persone che sono partite per il capodanno in Cina sono ancora lì e potranno rientrare solo quando saranno garantite situazioni di sicurezza». —
sitivi nelle reti 5G. Nel breve volgere di qualche settimana l’immagine della Cina ha dunque fatto un salto fra due livelli di realtà lontanissimi fra loro – l’uno ipertecnologico, l’altro quasi primitivo – che tuttavia convivono nello stesso paese e amplificano le contraddizioni di un capitalismo senza democrazia. Una stampa libera avrebbe infatti informato l’opinione pubblica del pericolo di contagio nella città di Wuhan, mobilitando subito le istituzioni politiche e sanitarie, e
forse questa brutta storia non avrebbe assunto le proporzioni che conosciamo. D’altro canto, il potere autoritario del regime ha facilitato il controllo sugli spostamenti della popolazione e accelerato la realizzazione degli interventi per gestire l’emergenza. Con queste contraddizioni siamo costretti a fare i conti dato l’attuale peso globale della Cina, di fatto prima economia del pianeta. Staccarsi da questo paese – che crea un quinto del Pil mondiale, sviluppa un
commercio di 5,5 trilioni di dollari e ha raggiunto i vertici della produzione scientifica – non avrebbe senso. Quasi tutte le principali imprese americane ed europee hanno in Cina non solo uno dei principali mercati di destinazione, ma una base produttiva senza la quale molte catene di fornitura – dall’automobile all’elettronica, dall’abbigliamento all’alimentare – rimarrebbero a secco. Quando Apple cercò di riportare la produzione dei MacBook negli Stati Uniti si ac-
corse che i fornitori strategici erano in realtà tutti in Asia, e dovette perciò abbandonare l’impresa. L’emergenza sanitaria può interrompere i collegamenti per qualche settimana, ma riorganizzare le catene di fornitura richiede tempi lunghi e costi elevati, che ricadrebbero fatalmente sulle imprese e i consumatori occidentali. La globalizzazione non è tuttavia solo parte del problema, ma anche della soluzione. La capacità di ricerca del vaccino e dei farmaci antivirali è po-
tenziata dagli scambi di conoscenze fra istituzioni scientifiche e centri clinici di tutto il mondo. E dobbiamo essere orgogliosi che l’Italia sia un nodo centrale di queste reti. Subito dopo averne testato l’efficacia, il vaccino potrà essere rapidamente prodotto e distribuito grazie alle catene globali dell’industria farmaceutica. Com’è avvenuto con altre epidemie, alla fine anche questa esperienza ci sta insegnando che la migliore difesa dai problemi che assillano l’umanità non è chiudersi al mondo, ma attrezzarci per risolverli assieme. – © RIPRODUZIONE RISERVATA
IX
Padova
Giovedì 6 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
«Foibe, no alla cerimonia con l’Anpi» Stevanin dei Combattenti e Reduci non presenzierà `Italia Giacca dell’associazione degli esuli: alla celebrazione ufficiale dopo il convegno in Senato «Anche noi amareggiati, è necessario il dialogo»
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LA POLEMICA PADOVA Si fa sentire anche a Pado-
va la polemica per il convegno dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia, dal titolo “Il fascismo di confine e il dramma delle foibe”, organizzato martedì scorso nella Biblioteca del Senato a Roma. Ad alzare la voce è Alberto Stevanin, alfiere dell’Associazione nazionale combattenti e reduci, che annulla la sua partecipazione di rappresentanza nel Giorno del Ricordo delle foibe e dell’esodo a Palazzo Moroni il prossimo 10 febbraio. «Una grande delusione – dice Stevanin, 73 anni - Non starò accanto a chi porta avanti teorie negazioniste e a chi riduce le foibe ad un incidente di percorso».
LA REPLICA DEGLI EX PARTIGIANI: «È STATO UN INCONTRO DI CARATTERE STORICO, OTTIMI I RAPPORTI CON DALMATI E GIULIANI»
to, un’amica aveva fatto richiesta di partecipare dieci giorni prima e le è stata negata. Sei anni fa a Padova abbiamo organizzato un convegno assieme ad Anpi, solo così si può andare avanti: sedendosi allo stesso tavolo».
Tante le critiche verso l’incontro organizzato nella sala del Senato da Anpi: dall’assenza di un rappresentante degli esuli, all’impostazione del convegno strettamente su invito. «Mi stupisco del presidente del Senato Elisabetta Casellati – fa sapere Stevanin – che ha dato ospitalità a dei conferenzieri di nota organizzazione che apertamente negano o comunque sistematicamente sminuiscono quella che fu una tragedia Dalmata e Istriana, anzi tendono a giustificarla. Per me sarebbe imbarazzante trovarmi come l’anno scorso in schieramento istituzionale di alfieri portabandiera per il Giorno del Ricordo, di fronte all’Università dove studiò Norma Cossetto, a fianco alla rappresentanza dell’Anpi».
LA CERIMONIA Il 10 febbraio la cerimonia a Palazzo Moroni inizia alle 10 con l’alzabandiera e gli onori ai Caduti e la deposizione di una corona di alloro. A seguire gli interventi dei rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni. Presente alla giornata anche Anpi. «Viviamo immersi in un clima esagitato – aggiunge Floriana Rizzetto, presidente Anpi Padova - È un tema su cui ci sarà sempre da dibattere, su qualsiasi argomento c’è la memoria e la storia. L’Anpi voleva fare un convegno storico e l’ha fatto, mi pare legittimo, i relatori sono professionisti. Noi abbiamo un ottimo rapporto con l’associazione Venezia Giulia e Dalmazia. Ricordo che l’anno scorso siamo intervenuti per una presa di posizione scorretta espressa da Anpi Rovigo nella pagina Fb». Elisa Fais
L’APERTURA Apre al confronto Italia Giacca, presidente del Comitato di Padova dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. «Il convegno organizzato al Senato ci ha lasciato amareggiati - dichiara Giacca - Sono del parere che solo il confronto sia utile. Il convegno di martedì era su invi-
FOIBE E ESODO Il Giorno del Ricordo dello scorso anno. Nel tondo, Alberto Stevanin
Ulss, sei milioni in nuove tecnologie SANITÁ PADOVA Risonanze magneti-
che, Tac, angiografi, mammografi e ammodernamento informatico: soffia il vento del rinnovamento tecnologico in Ulss 6 Euganea, forte di un finanziamento, approvato dalla Giunta Regionale, di 6 milioni di euro che dà seguito ai progetti di investimento approvati dalla Crite (Commissione Regionale per l’Investimento in Tecnologia ed Edilizia). Questi progetti, che erano stati proposti dall’Azienda Ulss 6 dopo aver valutato i fabbisogni e avanzato proposte sostenute da accurate valutazioni tecniche, attengono l’ac-
quisizione di beni informatici e moderni applicativi per un valore di 2.569.834 euro. Sonopreviste inoltre due nuove Tac 64 strati per gli ospedali di Camposampiero e di Piove di Sacco (350mila euro l’una), una Risonanza magnetica 1,5 Tesla da 750mila euro per l’ospedale di Camposampiero dove verrà allocata anche una Risonanza magnetica articola-
IL FINANZIAMENTO DELLA REGIONE VENETO CONSENTE L’ACQUISTO DI MACCHINARI D’AVANGUARDIA NELLE DIVERSE SEDI
MAMMOGRAFIE Gli esami diventano più all’avanguardia
re (200mila euro), due angiografi cardiologici per gli ospedali di Monselice/Schiavonia e di Cittadella del valore di 575mila euro ciascuno, due mammografi per complessivi 351.293 euro per l’ospedale di Montagnana e il presidio di Camposampiero. Si procederà inoltre alla gara d’appalto per l’affidamento di sistemi analitici per l’esecuzione degli esami di emogasanalisi (258.217 euro). La diagnostica, insomma, diventa sempre più d’avanguardia. «Parliamo subito dei vantaggi per gli assistiti: esami complessi eseguiti in modo mirato e non invasivo, diagnosi sempre più precise e qualificate, approcci sempre più personalizzati. Investire in inno-
vazione significa essere autenticamente figli del proprio tempo, guardare il presente e il futuro prossimo con la consapevolezza di poter offrire il meglio». E aggiunge: «Ringrazio pertanto la Regione Veneto che si dimostra ancora una volta attenta al tema dell’innovazione continua – commenta il Direttore generale dell’Ulss 6 Euganea, Domenico Scibetta - investendo nel costante ammodernamento delle dotazioni tecnologiche per un’assistenza sanitaria al passo coi tempi». «In particolare - conclude il direttore generale - , le nuove apparecchiature soddisferanno appieno le esigenze di una diagnostica d’avanguardia e, nelle mani dei nostri professionisti sanitari, si tradurranno in un’assistenza più puntuale e più circostanziata per tutti gli assistiti nel territorio dell’Euganea».
Delegazione a Berlino promuove l’ortofrutta LA TRASFERTA PADOVA Una delegazione istituzionale, economica, promozionale e tutta padovana è presente a Berlino alla venticinquesima edizione della “Fruit Logistica”, la più grande fiera mondiale dedicata al mercato dell’ortofrutta. Sono presenti assieme al presidente della Provincia di Padova Fabio Bui, il presidente di Maap Domenico Minasola, il vice Giancarlo Daniele, il direttore Francesco Cera ed altri rappresentanti delle istituzioni e delle attività produttive. Il Maap di Padova si colloca tra i primi 10 sui 250 mercati agroalimentari all’ingrosso italiani per capacità commerciale ed è il primo per export con 3 milioni e mezzo di quintali di prodotti commercializzati, pari a un valore di 400 milioni di euro. Lo stand del Maap di Padova è rappresentato dalla riproduzione dello storico Caffè Pedrocchi, punto di riferimento della presenza italiana nelle fiere internazionali. «La Provincia ha avviato una collaborazione con il Maap e con tutti gli operatori dell’ortofrutta – spiega il presidente Bui – perché il settore agro industriale padovano è strategico. La missione a Berlino è importante per rafforzare il nostro ruolo italiano nell’export. Le istituzioni devono essere al fianco dei nostri più importanti rappresentanti internazionali perché il Sistema Padova veicoli la propria immagine e le proprie eccellenze in modo unitario. Parliamo di aziende che investono, che danno lavoro e che guardano al futuro con sistemi produttivi innovativi e sostenibili dal punto di vista ambientale. È un comparto che si incrocia con altri settori trainanti come quello turistico». Ogni giorno partono dalla sede di Corso Stati Uniti una ventina di camion diretti in tutti i Paesi dell’Est fino all’Ucraina e alle Repubbliche Baltiche che sono mercati strategici.
Protestano i portinai dell’Università: L’idrogel rende il terreno più fertile «Dobbiamo parlare anche inglese» La start-up vince il BioInItaly Forum `Il Bo chiede
ulteriori requisiti LA DENUNCIA PADOVA Vengono pagati pochi eu-
ro, lavorano anche con turni di 12 ore e ora gli è anche richiesto di conoscere l’inglese. Cambia l’appalto per i 47 portinai che lavorano per l’università di Padova per conto di una cooperativa, la denuncia arriva da Cub Padova. «Il nuovo appalto – spiega Cub - aggiunge una postilla che chiede come requisito minimo per i lavoratori che saranno impiegati in mansioni di portineria, la patente Ecdl di informatica e il titolo di B1/B2 come livello di conoscenza della lingua inglese. Praticamente nessuno dei lavoratori oggi impiegati nelle nostre portinerie possiede questi titoli e quindi rischiano il licenziamento. D’altra parte non sono i soli a mancare di questi “basilari” requisiti, infatti bisognerebbe licenziare gran parte dei dirigen-
ti». Un impiegato con mansione di portineria viene pagato poco più di 7 euro lordi all’ora. L’ateneo fa sapere che il livello di lingua inglese richiesto è quello che si raggiunge alla scuola secondaria di primo grado, il requisito diventa fondamentale per chi deve stare a contatto con il pubblico e con ospiti internazionali. Per favorire la conoscenza dell’inglese tra i dipendenti, inoltre, il Bo ha recentemente attivato un corso on line. «L’Università di Padova che chiude un occhio con i propri dirigenti superpaga-
VERTENZA Protestano i 47 portinai dell’Università
ti, pretende che il portinaio (che guadagna meno di un raccoglitore di pomodori) sia certificato come uno scienziato – dichiara la Cub -. Ma è vero poi che con gli appalti di servizi l’Università risparmia? Provate a fare due conti: 7 milioni di euro in tre anni spesi per 47 lavoratori. Un portinaio costerebbe 50.000 euro all’anno, invece ne guadagna, compresi straordinari e turni assurdi, quando gli va bene, 10.000 netti/anno. Dove va a finire il resto dei soldi pubblici che spendiamo?». Il Bo fa presente che la conoscenza della lingua Inglese al livello B1 è quello dichiarato dalla legge italiana per l’uscita dalla scuola secondaria di primo grado (ex scuole medie), mentre il B2 è quello dichiarato per l’uscita dalla scuola secondaria di secondo grado (ex scuole superiori). La ditta che offre il servizio di portierato dichiara il possesso del B2 in capo al 25 per cento del personale impiegato, inoltre non è richiesta la produzione della certificazione ma il possesso del livello richiesto. E.Fa.
`La tappa veneta
dedicata all’innovazione L’EVENTO PADOVA E’ BiosHydrogel la vincitrice della tappa veneta di BioInItaly Investment Forum & Intesa Sanpaolo StartUp Initiative l’evento organizzato da Assobiotec, Intesa Sanpaolo Innovation Center e dal Cluster Spring, che da 13 anni permette alle imprese innovative biotecnologiche e ai progetti di impresa, alla ricerca di nuovi fondi, di incontrare investitori provenienti da tutto il mondo. BiosHydrogel, di Giacomo Guerrini e Carlo Scarpa, sviluppa un innovativo idrogel, completamente degradabile dalla microflora del suolo. Una volta decomposto, rilascia nel terreno humus, argilla e polimeri naturali rendendo il terreno più fertile. È un prodotto particolarmente adatto per la semina e la concimazione. Ora la startup accede alla seconda fase della competi-
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zione che prevede la partecipazione al percorso di coaching e selezione Intesa Sanpaolo StartUp Initiative, organizzato da Intesa Sanpaolo Innovation Center. Al termine di questo percorso le migliori proposte accederanno, nel mese di aprile, all’Investment Forum di Milano dove avranno l’opportunità di presentare il proprio progetto e business plan a Business Angel, Venture Capital e Corporate VC e altri stakeholder dell’ecosistema dell’innovazione. «Le biotecnologie sono uno
DALLA RICERCA ALL’IMPRESA Tappa veneta vinta da BiosHydrogel
strumento straordinario per dare risposte concrete a bisogni sempre più urgenti per la salute, la cura dell’ambiente, l’agricoltura, l’alimentazione – dichiara Riccardo Palmisano, presidente di Assobiotec, l’Associazione Nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica -, ma sono anche un potenziale volano per l’economia e l’occupazione qualificata di un Paese industrializzato come l’Italia. Le idee e i progetti che nascono dalle tante startup biotech nazionali sono spesso molto interessanti, ma purtroppo il più delle volte rimangono studi e ricerche in ambito accademico, incapaci di trasformarsi in brevetti, prodotti o processi». Luca Pagetti, Head of Startup Growth Financing Department at Intesa Sanpaolo Innovation Center aggiunge: «La bioeconomia raggiunge in Italia 2 milioni di occupati ed un valore della produzione di 328 miliardi di euro. L’Italia si posiziona fra i Paesi europei con la più alta percentuale di riciclo. L’adozione dell’economia circolare è quindi strategica per il Gruppo Intesa Sanpaolo».
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Primo Piano
Giovedì 6 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza a Nordest I RIFLESSI ECONOMICI VENEZIA «Un calo di 3 milioni di presenze turistiche in Veneto a causa del coronavirus? Mi sembrano cifre azzardate, dovrebbero spiegare come le hanno calcolate». Ottimista? O più semplicemente scettico? L’assessore al Turismo della Regione del Veneto, Federico Caner (Lega), dice di essere soltanto realista: «La preoccupazione c’è, sia da parte degli operatori che nostra, ma sono anche convinto che il calo sia temporaneo. Certo, il Governo deve fare la sua parte: una campagna informativa da parte dell’Enit per spiegare al turismo internazionale che il nostro Paese è sicuro, non costerebbe neanche tanto. E avrebbe le Regioni dalla sua parte. Semmai - aggiunge Caner - preoccupa di più la situazione a Venezia con l’effetto disdette provocato dall’acqua alta, tanto che forse sarebbe il caso di sospendere l’entrata in vigore della tassa di sbarco prevista dal prossimo luglio».
LE CIFRE I dati che l’assessore regionale veneto contesta sono quelli dell’Istituto Demoskopika secondo cui nel 2020 l’emergenza coronavirus potrebbe generare un segno negativo per l’incoming turistico italiano, con una contrazione della spesa turistica di ben 4,5 miliardi (alloggio, pasti, intrattenimenti, souvenir, regali, etc), pari a circa il 5% del prodotto interno lordo del settore. Il 70% di questa, pari a 3,2 miliardi di euro, sarebbe concentrata in quattro sistemi turistici regionali: Veneto, Toscana, Lazio e Lombardia. Proprio il Veneto indosserebbe la maglia nera con un calo possibile di 971 mila arrivi, di oltre 3 milioni di presenze e, infine, con una contrazione della spesa turistica pari a circa 955 milioni di euro rispetto all’anno di riferimento individuato. Numeri sui quali Caner pone un interrogativo: «Come sono stati calcolati? Non sarà che sic-
«Turismo, non sarà crollo ma niente ticket a Venezia» L’assessore veneto Caner al Governo: `«Preoccupa la situazione in laguna: «Fondi all’Enit per un piano nazionale» il Comune rinvii la tassa di sbarco»
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Padova
I numeri
Verona
Sindaco e giunta, pranzo al ristorante “Shangai”
69,2
La coppia cinese non ha contagiato la cameriera
«Nè sospetti nè diffidenza verso la nostra comunità cinese». Al sindaco di Padova Sergio Giordani non vanno giù gli sguardi di traverso e i sussurri verso i cinesi che abitano la città e annuncia che mercoledì prossimo andrà a mangiare, con tutta la sua giunta, nello storico ristorante “Shangai” in centro a Padova. «Vogliamo manifestare - ha detto - amicizia, solidarietà e vicinanza alla folta comunità cinese che in questi giorni è oggetto, suo malgrado, di diffidenza e sospetto. Padova è da sempre accogliente e rispettosa e non permetterà che accadano episodi di discriminazione immotivati».
I milioni di presenze turistiche in Veneto registrate nel 2018
3 I milioni di turisti che potrebbero disertare il Veneto ASSESSORE Federico Caner
come il Veneto è la prima regione turistica italiana si è preso il dato complessivo e si è fatto un “taglio lineare”? Di sicuro i 3 milioni di presenze turistiche in meno non possono essere solo cinesi dal momento che nel 2018,
ma il dato è confermato anche per il 2019, i visitatori provenienti dalla Cina sono stati 1.027.000 su un totale di 70 milioni». Certo, la preoccupazione c’è. «È un problema mondiale, stiamo assistendo a un blocco generalizzato
Solo una semplice influenza. E un allarme risolto in poco più di 24 ore con le dimissioni dal Policlinico di Verona, dov’era stata trasportata per accertamenti, facendo scattare il protocollo d’emergenza. Una misura precauzionale per la cameriera dell’albergo veronese che era venuta in contatto con la coppia di turisti cinese contagiata da coronavirus e ora ricoverata all’istituto Spallanzani di Roma. Fonti sanitarie dell’Azienda ospedaliera hanno confermato che si tratta di una semplice influenza. Negativo il responso dei test clinici.
LA PROPOSTA Ricette? «Io - dice Caner - resto convinto che il calo si avverta nell’immediato, ma che in prospettiva la situazione si sistemi. Nella peggiore nelle ipotesi, con 70 milioni di turisti all’anno potremmo anche permetterci di averne 3 in meno, ma, ripeto, resto convinto che la situazione rientrerà». Qualche intervento, però, per l’assessore veneto potrebbe essere fatto. «Se servirebbero stanziamenti statali? Certo, ma mi metto dalla parte del Governo: invece di darli alle Regioni, li destini all’Enit, l’Agenzia nazionale italiana del turismo, per una campagna informativa internazionale sul sistema Paese, per spiegare che da noi i controlli ci sono (e se mettessero in “quarantena” anche gli studenti di ritorno dalla Cina sarebbe meglio) e che la situazione sanitaria è tranquilla». «Ma - aggiunge Caner - evitiamo la psicosi e soprattutto certi atteggiamenti nei confronti dei cinesi: dobbiamo riprendere i rapporti sia per il turismo che per l’export».
LAGUNA L’esponente della giunta Zaia si dice semmai più preoccupato per Venezia, dove gli effetti dell’acqua alta del novembre 2019 continuano a farsi sentire. «Le immagini dello scorso novembre hanno fatto il giro del mondo, rilanciate in ogni dove dai turisti. Stiamo cercando di far capire che la città è tornata alla normalità praticamente subito». E a questo proposito Caner avanza un suggerimento al Comune: far slittare il contributo di sbarco da 3 euro a testa prevista dal prossimo luglio. «Visto il calo effettivo di visitatori, forse sarebbe il caso di sospenderla». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
«EVITIAMO LA PSICOSI E CERTI ATTEGGIAMENTI NEI CONFRONTI DEGLI ORIENTALI IL NOSTRO EXPORT DEVE RIPRENDERE»
SCETTICISMO SULLE STIME DI DEMOSKOPIKA: «SPIEGHINO COME HANNO FATTO QUEI CALCOLI»
L’ALLARME ROMA Calma e gesso. Il Coronavirus ha trasformato le metropoli cinesi in città fantasma ma la paura del contagio non suggerisce la fuga alle aziende italiane che operano a Pechino. Si resta al lavoro, con le dovute precauzioni, certo. Ma non si scappa. Starbucks e Ikea hanno chiuso i negozi e Toyota ha interrotto la produzione, mentre i gruppi italiani hanno innalzato le misure di controllo e di pianificazione degli interventi in base all’evoluzione del rischio, ma senza allarmismi. Certo, chi vuole rientrare in Italia lo sta facendo in accordo con la propria azienda, ma non c’è stato nessun rimpatrio forzoso e nemmeno un esodo dagli stabilimenti delle nostre big dell’industria, da Pirelli a Cnh Industrial, da Brembo a Piaggio. «Le fabbriche – sintetizza una fonte diplomatica cinese – sono distanti molte centinaia di chilometri da Wuhan: è come se in Europa scoppiasse una epidemia a Parigi e gli abitanti di Palermo, terrorizzati, corressero a mettersi le mascherine per proteggersi. Non avrebbe senso».
dei trasferimenti a causa del nuovo virus. Non è che i turisti cambino meta, proprio non partono dice Caner - È come quando capita un terremoto a Los Angeles e gli italiani non vanno neanche più a New York».
VENEZIA Turisti asiatici con la mascherina in piazza San Marco (FOTOATTUALITÀ)
Da Pirelli a Luxottica, le aziende italiane non scappano dalla Cina: fuga dannosa Insomma, prevale il sangue freddo. Luxottica, ad esempio, sta pianificando con le autorità cinesi la ripresa a regime delle sue attività produttive ma ha una piattaforma industriale distribuita nel mondo che garantisce la necessaria flessibilità e sul fronte retail ha ovviamente so-
«FABBRICHE DISTANTI DA WUHAN» ADOTTATE PRECAUZIONI MA NESSUN RIMPATRIO FORZOSO
speso le attività a Wuhan e nell’area circostante (Hubei) ma si tratta di pochi negozi su una rete di oltre trecento. Fin dall’inizio della diffusione delle notizie relative al Coronavirus, peraltro, i nostri gruppi hanno chiesto ai loro dipendenti di evitare i viaggi da e verso la Cina. Tra queste Pirelli, che conta 31.500 dipendenti sparpagliati nel mondo e che ha assicurato un costante contatto con le strutture sanitarie, sia a livello di Headquarter sia a livello di singole fabbriche sul piano internazionale. Costante anche il contatto con i propri dipendenti espatriati in Cina, per informarli circa l’evoluzione della situazione e valuta-
re l’esposizione al rischio. Abbandonare le posizioni in assenza di rischi reali, si fa notare in area Confindustria, sarebbe dannoso per la nostra economia.
I NUMERI Solo nel 2018, ultimo dato disponibile, l’Italia ha esportato 13,1 miliardi (9,4 nei primi 9 mesi del 2019) di cui nel comparto alimentare (compreso il vino) circa 440 milioni, mentre l’abbigliamento è poco sotto il 1 miliardo che viene superato se si aggiungono i prodotti tessili. La parte del leone la fanno i macchinari (3,8 miliardi) che beneficiano del ruolo di potenza della manifatturiera cinese. Secondo
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l’Ice, le aziende tricolori in Cina sono circa 1.700, con oltre 150 mila addetti, un fatturato di circa 22 miliardi di euro ed una presenza significativa nella meccanica e nel tessile. E poi ci c’è da onorare gli impegni sottoscritti durante il Business Forum Italia-Cina che lo scorso anno, nella cornice di Palazzo Barberini, ha fatto da palcoscenico a dieci accordi commerciali, ai quali si sono aggiunti altri 19 di tipo istituzionale. Tre i settori al centro del maggior numero di trattative e affari: infrastrutture e trasporti, energia e manifattura. E una delle aziende più attive è Eni che opera nel Paese asiatico e che punta sull’industria dell’oil
e gas cinese. Snam, ha un accordo pesante con il fondo Silk Road Fund, già in affari anche Atlantia. Ansaldo Energia ha in piedi due accordi, rispettivamente per la fornitura di una turbina a Shangai Electric e Benxi Steel e per una collaborazione con Ugtc sulle turbine a gas. E tra le aziende attive nel Paese figura anche il gruppo Danieli, la multinazionale con sede a Buttrio per la produzione di impianti siderurgici. Peraltro, si fa notare ancora da fonti diplomatiche, un disimpegno italiano in Cina scoraggerebbe gli investimenti che Pechino fa in Italia. Aziende cinesi hanno acquisito la maggioranza o partecipazioni pesanti di aziende italiane importanti come Pirelli o Esaote. E l’Italia è il secondo Paese europeo più visitato dai cinesi dopo la Francia, ed il 13esimo nella classifica generale relativa ai primi 10 mesi del 2018. Si sono registrati 3 milioni di arrivi e 5 milioni di presenze. Secondo i dati dell’ultimo report di Banca d’Italia del 2019, riferiti al 2018, vi sono forti potenzialità e il turista cinese ha aumentato la sua spesa pro capite a 151 euro giornalieri nella sua permanenza in Italia. Michele Di Branco © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Nordest
IL CASO PADOVA Lo sciopero è stato scongiurato, ma i vigili padovani daranno comunque un segnale forte nella giornata più importante. Domani mattina, mentre in città arriverà il Presidente della Repubblica per rendere omaggio a “Padova Capitale Europea del Volontariato”, molti di loro saranno in assemblea per discutere di una vertenza che va avanti da oltre un anno. Al tavolo di ieri in prefettura, infatti, non è stato trovato l’accordo sulla rivoluzione dei turni proposta dal sindaco e dal comandante. «Fumata grigio scuro» dicono i rappresentanti sindacali, che assieme a molti colleghi si asterranno dal lavoro dalle 9.30 alle 12.30. «È un nostro diritto - dicono -. Arriva il Presidente della Repubblica? Ci saranno le altre forze dell’ordine».
Giovedì 6 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
Padova, arriva Mattarella i vigili vanno in assemblea `Gli agenti contro la riforma dei turni Domani il Capo dello Stato nella città “Capitale europea del volontariato 2020” vogliono così aggirare la precettazione
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Il segnale
Il regalo al presidente dalla scuola cinese
IL PROGRAMMA La cerimonia di inaugurazione inizierà alle 9 al padiglione 8 della Fiera. Sergio Mattarella è atteso per le 10.30. Incontrerà le autorità, farà un discorso sull’importanza del volontariato e visiterà alcuni-luoghi simbolo della città. L’itinerario prevede il Palazzo della Ragione con il Salone, la Cappella degli Scrovegni e altri luoghi dell’Urbs Picta, sito candidato a patrimonio Unesco. Il calendario di iniziative a sfondo benefico è lunghissimo e durerà fino a dicembre. Ma nella giornata inaugurale i protagonisti saranno anche gli assenti. Nell’aula magna del liceo Modigliani domani sono attesi un centinaio di vigili. Prima e dopo l’assemblea lavoreranno regolarmente.
LA PROPOSTA Il tema è ormai noto. Il Corpo della Polizia locale attualmente
IL PROVVEDIMENTO VENEZIA Gonfalone di San Marco sugli edifici pubblici statali, la Prima commissione del consiglio regionale del Veneto ha approvato ieri a maggioranza la nuova proposta di legge della giunta di Luca Zaia, quella presentata dopo la bocciatura della Corte costituzionale. Il provvedimento, come il precedente, reintroduce l’obbligo di esposizione della bandiera della Regione del Veneto negli edifici statali e di enti nazionali nonché sulle imbarcazioni dei medesimi enti, ma non prevede più le sanzioni. E quindi non si capisce come la Regione riuscirà a far rispettare questo “obbligo” normativo. Il dato politico, però, c’è tutto. E assume ancora più rilevanza dopo le polemiche delle bandiere del Veneto sequestrate negli stadi.
LA CONTESTAZIONE Il provvedimento - licenziato in commissione a maggioranza, contrari Pd, M5s e i consiglieri del coordinamento Veneto 2020 - può dunque essere calendarizzato per l’aula. Relatore del progetto di legge sarà il presidente della Prima commissione Alessandro Montagnoli (Lega); correlatore il consigliere Piero Ruzzante (LeU). E proprio Ruzzante, con le colleghe di Veneto 2020 Patrizia Bartelle (Italia in
PRIMO VIA LIBERA IN COMMISSIONE ALLA LEGGE-BANDIERA GIÀ STOPPATA DALLA CONSULTA RUZZANTE ATTACCA
PRESIDENTE Sergio Mattarella domani sarà a Padova, Capitale europea del volontariato 2020
«C’È IL PRESIDENTE? NON È UN PROBLEMA NOSTRO, CI PENSERANNO LE ALTRE FORZE DELL’ORDINE»
comprende 250 vigili che lavorano 5 giorni su 7. Il comandante Lorenzo Fontolan propone di tornare a lavorare sei giorni settimanali, come accadeva fino al 2016 prima della riorganizzazione varata dall’ex sindaco Bitonci. Ora Fontolan preme forte su un tasto: «Mentre dal lunedì al venerdì so-
C’è solo San Marco La Lega dice no ai vessilli comunali Comune) e Cristina Guarda (Civica per il Veneto), ha protestato contro la maggioranza leghista che «bocciando un nostro emendamento, impedisce l’esposizione della bandiera dei Comuni, delle Province e delle Città metropolitane all’esterno dei palazzi regionali. Il centralismo di Zaia sempre più arrogante e ingordo vuole piazzare la bandiera di Venezia sui palazzi statali, ma nega la dignità dei
POLEMICA Il vessillo di San Marco
Dopo la nuova bocciatura del Tar
Pediatri, dalla Regione ancora ricorsi VENEZIA La Regione Veneto non si dà pace sugli ambiti territoriali di pediatria di libera scelta: nonostante abbia collezionato bocciature dalla magistratura e sia stata costretta dai giudici a pubblicare gli “ambiti” richiesti dalla Fimp (Federazione italiana medici pediatri), Palazzo Balbi continua a ricorrere alle carte bollate. Sull’ultimo Bur è stato pubblicato il decreto n. 5 del presidente Zaia (in realtà firmato dal suo vice Forcolin) datato 14 gennaio con cui autorizza l’impugnazione dell’ordinanza del Tar n.567/2019 avanti
il Consiglio di Stato. La motivazione: l’ordinanza sarebbe “non conforme alla consolidata giurisprudenza del Consiglio stesso ed a tutela degli interessi regionali”. Fatto sta che finora Palazzo Balbi ha perso tutti i ricorsi, ha dovuto su ordine del giudice pubblicare gli ambiti territoriali entro il 10 gennaio e ricevere le domande nei successivi 20 giorni e ora si aspettano le graduatorie. Non l’avesse fatto, sarebbe arrivato un commissario ad acta. Ma Palazzo Balbi non se l’è messa via. Le spese legali? Da quantificare. (al.va.)
no in strada 150 agenti, al sabato ce ne sono 70 e alla domenica 50. Per una città turistica non va bene, in tutti gli altri capoluoghi veneti si lavora sei giorni su sette». La nuova proposta del comandante prevede sei giorni lavorativi per sei ore al giorno, portando ogni agente ad avere sempre una
Comuni che sono gli enti più vicini al cittadino ed i più antichi d’Italia. Una storia lunga oltre mille anni spazzata via da un ente, la Regione, nato negli anni 70». «La Lega - hanno aggiunto i tre consiglieri - continua a proporre l’obbligo per le prefetture e gli altri palazzi statali di esporre la bandiera regionale, anche se la Corte costituzionale ha già stabilito che la Regione non ha alcun potere in questo senso: non può obbligare lo Stato a fare alcunché. La Regione invece può decidere per le sue sedi e i suoi palazzi, perciò col nostro emendamento abbiamo chiesto una cosa molto semplice: che assieme alla bandiera europea, al tricolore e al gonfalone regionale, vengano esposte anche i vessilli degli enti locali. Lega e Lista Zaia hanno votato contro, secondo loro ciò che vale per la Regione verso lo Stato non deve essere possibile per Comuni, Province e Città metropolitane verso la Regione. Ancora una volta il neo-centralismo regionale di Zaia calpesta le autonomie locali».
IL PRECEDENTE La precedente legge del 2017 che obbligava l’esposizione della bandiera del Veneto «all’esterno degli edifici sedi della Prefettura e degli uffici periferici delle amministrazioni dello Stato» era stata impugnata dall’allora governo Gentiloni e poi dichiarata incostituzionale dalla Consulta con la sentenza 183 del 5 giugno 2018. Secondo la Corte, la prescrizione invadeva «la competenza legislativa esclusiva» statale in materia di ordinamento e organizzazione e violava anche «il principio di unità e indivisibilità della Repubblica». (al.va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Saranno dieci alunni dell’Istituto italo cinese di Padova a consegnare nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il regalo della città. La cerimonia avverrà domani, in occasione dell’apertura dell’anno del volontariato di cui Padova è stata nominata capitale europea. La scelta del Centro servizi per il volontariato, organizzatore della manifestazione, è ricaduta su questi giovanissimi «in segno - ha sottolineato ieri Maria Cecilia Vanzan, docente di Lettere nell’Istituto di via Palladio - di integrazione e di contrasto al razzismo, in questi giorni scossi dal fenomeno Coronavirus».
domenica lavorativa al mese a cui seguirebbero due giorni attaccati a casa in uno dei due weekend successivi.
LA TRATTATIVA Al tavolo di ieri, però, i sindacati hanno fatto le barricate: «Abbiamo già rivoluzionato le nostre abitudini tre anni fa, non siamo pedine». Dalle Rsu arriva una controproposta: «Si continua a lavorare 5 giorni su 7 per 6 ore e 45 al giorno. Quei 15 minuti in meno rispetto alle 7 ore attuali consentirebbero di andare a formare un monte-ore che porterebbe gli agenti a lavorare per due o tre sabati al mese. Con la nostra proposta si arriverebbe a 110 agenti il sabato, con quella del Comune il numero sarebbe maggiore di poco». I sindacati insistono: «Abbiamo chiesto di fare almeno questa sperimentazione per un periodo che va dai tre ai sei mesi. Speriamo ci sia buon senso e si possa trovare una soluzione». Il prefetto Franceschelli ha chiesto al Comune di rifletterci, invitando al tempo stesso ai vigili di annullare l’assemblea. La linea dell’amministrazione però è chiara: «Sui sei giorni lavorativi non si discute, per il resto siamo pronti a introdurre molti miglioramenti». Sono due le carte giocate dal sindaco Giordani: uno slittamento dei nuovi turni che scatterebbero solo in estate (evitando scombussolamenti alle famiglie con figli a scuola) e un miglior trattamento economico previdenziale. «Nell’arco di un’intera carriera lavorativa - spiega il Comune - si giungerebbe a maturare un contributo ulteriore al momento della pensione che va dai 15 ai 20 mila euro pro capite». I sindacati però non vogliono cedere. Nuovo incontro, decisivo, il 12 febbraio. Gabriele Pipia © RIPRODUZIONE RISERVATA
EPIGRAFE Il manifestino che celebra la morte dei cacciatori
Gli animalisti: brindisi per i cacciatori morti `Finisce in Parlamento
l’invito-choc a festeggiare le vittime di incidenti LO SCONTRO VENEZIA Le epigrafi risultano firmate da “Cento per cento Animalisti - Animalismo Militante”. C’è la croce. C’è il nome: “Stagione venatoria 2019 - Assassini crepati 41”. Quindi l’annuncio: sabato alle 14, davanti alla Fiera di Vicenza, ci sarà una “cerimonia di godimento con prosecco per tutti”. L’iniziativa ha scatenato com’era prevedibile un putiferio. L’europarlamentare Sergio Berlato, paladino dei cacciatori, ha chiesto al prefetto e al questore di Vicenza di revocare l’autorizzazione alla manifestazione animalista: «È inaccettabile che gli animalisti possano permettersi di offendere e deride-
re i cacciatori deceduti, bersagliando con i loro insulti anche i loro famigliari». «Vergognoso», ha aggiunto la deputata vicentina della Lega Silvia Covolo, sottolineando che gli animalisti nella “epigrafe” hanno annunciato anche una raccolta firme per la petizione “Vogliamo i vespasiani sulle tombe degli assassini”. «In un Paese democratico come l’Italia - ha detto Covolo - il diritto a manifestare è sicuramente legittimo, ma non deve assolutamente oltrepassare il limite della decenza e per questo ho presentato un’interrogazione parlamentare ai ministri di Giustizia e Ambiente affinché vietino la manifestazione, profondamente lesiva dell’onore di defunti e dei loro famigliari, e considerino l’evento una provocazione estremamente grave tanto da rappresentare un pericolo per la sicurezza e per l’incolumità pubblica». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Attualità
Giovedì 6 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
Camorra in Veneto, un maxiprocesso `Altre 25 persone, come l’ex sindaco Graziano Teso, hanno Rinviati a giudizio 45 dei 76 imputati iniziali nell’inchiesta sulle infiltrazioni, tra questi il boss di Eraclea Luciano Donadio chiesto il giudizio abbreviato. A giugno la Regione parte civile
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MESTRE Sarà un maxi dibattimento quello che si aprirà il prossimo 11 giugno di fronte al Tribunale di Venezia, chiamato a giudicare i numerosi episodi relativi alle presunte infiltrazioni della camorra nel Veneto orientale. Il gup Andrea Battistuzzi ha rinviato a giudizio 45 dei 76 imputati iniziali, tra cui il boss di Eraclea, Luciano Donadio, molti dei quali sono chiamati a rispondere di associazione per delinquere di stampo mafioso, oltre che di singoli episodi di estorsione, spaccio di droga, bancarotta e reati fiscali. A presiedere il processo, chiamato a ricostruire almeno un decennio di criminalità organizzata, sarà Stefano Manduzio. Altri 25 imputati hanno chiesto di essere giudicati con rito abbreviato: per loro l’appuntamento è fissato al 26 febbraio: non si sa ancora chi sarà il giudice. A scegliere il rito alternativo sono stati alcuni degli ex uomini di fiducia del boss, che nel corso delle indagini hanno accettato di parlare con i pm Roberto Terzo e Federica Baccaglini, contribuendo a fornire importanti informazioni in merito al funzionamento dell’organizzazione criminale. Tra loro l’imprenditore sandonatese Christian Sgnaolin. Oltre a Girolamo Arena, Antonio Basile, Antonio Puoti.
L’EX PRIMO CITTADINO Abbreviato anche per l’ex sindaco di Eraclea, Graziano Teso, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa per il contributo che, secondo la Procura, avrebbe offerto al boss Donadio. E ancora per il poliziotto Moreno Pasqual, accusato di aver fornito informazioni riservate al clan, e per l’avvocatessa Annamaria Marin, alla quale i pm contestano un’ipotesi di favoreggiamento del boss, di cui all’epoca era difensore. Accusa che l’ex presidente della Camera penale respinge con decisione, sicura di riuscire a farla cadere. Ieri mattina, nell’aula bunker di Mestre sono stati definiti anche due patteggiamenti: due anni di reclusione per il padovano di
LA SENTENZA VENEZIA Dodici anni fa l’assassinio di Nicola Tommasoli aveva scosso le coscienze ben oltre i confini di Verona: un ragazzo pestato in pieno centro, e morto dopo cinque giorni di coma, per una sigaretta negata. La violenza gratuita del branco, legato all’estrema destra, aveva indignato l’Italia. Ora che è stata depositata l’ultima sentenza della lunga e tortuosa vicenda giudiziaria, per cui sono stati condannati in via definitiva tutti e cinque i responsabili del delitto, da questa tragica storia emerge però anche un principio di diritto che farà giurisprudenza: del reato di concorso in omicidio preterintenzionale risponde anche chi non ha personalmente picchiato la vittima poi deceduta.
DIVENTANO DEFINITIVE LE CONDANNE PER L’ASSASSINIO DI TOMMASOLI, UCCISO A VERONA PER UNA SIGARETTA NEGATA
clan Donadio gli avrebbe garantito in cambio del supporto ad un progetto per un impianto di biogas, in realtà mai realizzato. Mestre, che respinge ogni accusa (così come fa il suo predecessore Teso) ha chiesto il rito immediato: con molte probabilità, però, la sua posizione sarà riunita assieme a quella degli altri 45 imputati rinviati a giudizio ieri.
ACCUSATI A sinistra il boss Luciano Donadio durante il blitz di un anno fa, a destra l’ex sindaco di Eraclea Mirco Mestre. Sotto, l’aula bunker durante un’udienza preliminare
CRIMINALITÀ
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IMPRENDITORI COMPLICI
dibattimento: Francesco Agostino, Andrea Biasion, Sergio Bolognino, Antonio Carvelli, Luca De Zanetti, Antonio Gnesotto, Emanuel Levorato, Antonio genesio Mangone, Stefano Marzano, Renata Muzzati, Patrizia Orlando e Valter Zangari. Stralciata la posizione dell’imprenditore veneziano Federico Semenzato che, dopo aver collaborato, potrebbe decidere di patteggiare.
L’inchiesta sulle presunte infiltrazioni della camorra ad Eraclea sono proseguite per molti anni, con intercettazioni, pedinamenti e accertamenti bancari, e si sono concluse lo scorso anno con numerosi arresti. Al boss Donadio, che finora non ha mai voluto parlare, viene contestato di essere stato al vertice di un’organizzazione criminale con legami diretti con il clan dei casalesi che ha imposto la sua legge, basata su violenza e prevaricazione, con la collaborazione e complicità di alcuni imprenditori locali, i quali si sono messi a disposizione del clan per salvare la propria azienda o per fare soldi facili. Parte civile contro gli imputati si sono costituiti la presidenza del Consiglio, il ministero dell’Interno e la Cigl. La Regione Veneto, arrivata fuori tempo massimo all’udienza preliminare, ha annunciato che si costituirà nel corso del dibattimento di giugno. Tra gli imputati rinviati a giudizio con rito ordinario, figurano alcuni fedeli di Donadio, come Raffele Buonanno, Antonio Pacifico e Raffaele Celardo; il consulente del lavoro Angelo Di Corrado assieme al padre Bruno; alcuni dei componenti della famiglia Donadio, Claudio e Adriano; l’imprenditore trevigiano Samuele Faè, i direttori di banca Denis Poles e Marco Donati (concorso esterno), l’avvocato sandonatese Alberto Emiliano Pavan (chiamato a rispondere di un’estorsione) e l’ex carabiniere, poi diventato imprenditore, Claudio Casella (estorsione). Unico proscioglimento nell’udienza di ieri per Luciano Donadio e Antonio Pacifico in relazione ad un solo capo d’imputazione per la detenzione di una pistola. Gianluca Amadori
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Gli imputati nel maxiprocesso Gli indagati che hanno scelto che si celebrerà a giugno per di essere giudicati con il rito associazione per delinquere abbreviato il 26 febbraio
Galzignano, Giorgio Minelle, 61 anni (bancarotta ed estorsione) e un anno e quattro mesi per la sandonatese Tatiana Battaiotto, 33 anni, moglie di Tommaso Napoletano, uno degli uomini di Donadio, imputata di favoreggiamento. Ad entrambi è stata concessa la sospensione condizionale della pena. Per finire è stata stralciata la posizione di due imputati irreperibili e dichiarato il non doversi procedere nei confronti dell’imprenditore edile di Eraclea, Graziano Poles, le cui condizioni di salute non sono compatibili con un processo. Per il 21 maggio è fissato, invece, il processo a carico dell’ultimo ex sindaco di Eraclea, Mirco Mestre, accusato di voto di scambio in relazione alle preferenze che il
La cosca Grande Aracri
Riti alternativi per l’inchiesta sulla ‘ndrangheta Gran parte degli imputati - 37 su 53 - hanno chiesto di essere giudicati con rito abbreviato al processo ai presunti affiliati alla cosca calabrese Grande Aracri, facente capo alla famiglia Bolognino che, secondo la Procura antimafia di Venezia, ha allungato i suoi tentacoli anche in Veneto, nelle province di Padova e Vicenza e in Riviera del Brenta. All’udienza di ieri, nell’aula bunker di Mestre, di fronte al
gup Francesca Zancan, in quattro hanno chiesto di patteggiare: Eros Carraro di Spinea, Massimo Nalesso di Pianiga, Roberto Rizzo di Abano Terme e il pentito Giuseppe Giglio. L’udienza è stata rinviata per la decisione al prossimo 18 febbraio anche per decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio formulata a carico di ulteriori 12 imputati che non hanno chiesto riti alternativi e, dunque, con molte probabilità andranno a
Morì pestato dal branco «Colpevole di omicidio pure chi non lo picchiò» Biella
Colpisce la moglie con il ferro da stiro e tenta di uccidersi BIELLA Ha colpito la moglie alla testa con un ferro da stiro e ha tentato di uccidersi con un coltello da cucina. Sono gravi le condizioni di un uomo di 67 anni e della moglie di 58. A dare l’allarme ieri mattina a Biella è stato un vicino di casa, cui la donna ha chiesto aiuto per sfuggire alla violenza del marito. I due sono stati trasportati all’ospedale di Biella, poi la 58enne è stata trasferita d’urgenza al Cto di Torino. La polizia indaga sul tentativo di omicidio-suicidio al culmine di un litigio.
I PROCESSI Lo afferma la Cassazione, nelle motivazioni del verdetto con cui viene respinta l’impugnazione, proposta da Guglielmo Corsi e Andrea Vesentini, della condanna a 6 anni e 8 mesi di reclusione che era stata pronunciata nel 2017 dalla Corte d’Appello di Venezia. Ai complici Federico Perini e Nicolò Veneri erano stati invece comminati 11 anni e 1 mese, mentre all’altro correo Raffaele Dalle Donne erano stati inflitti 7 anni e 5 mesi. Secondo quanto accertato dai vari processi, la notte del 1° maggio 2008 i cinque ventenni erano «intenzionati a recarsi in discoteca, ma privi di denaro», quando incrociarono per strada Andrea Csontala. Corsi gli chiese una sigaretta e, al suo rifiuto, lo colpì con un pugno al volto, mentre Vesentini lo tratteneva per il codino. In quel momento stavano transitando altri due gio-
IN PIENO CENTRO Candele, fiori e biglietti a Porta Leoni: qui Nicola Tommasoli fu pestato a morte
vani: Edoardo Cazzarolli venne buttato a terra da Dalle Donne e appunto Tommasoli fu aggredito a morte da Perini e Veneri.
Tommasoli. Quanto a Vesentini, «era intervenuto per tentare di separare i contendenti», stando alle testimonianze citate dalla difesa.
IL RICORSO
IL PRINCIPIO
Ecco perché, mentre questi ultimi tre erano già finiti in carcere, i primi due avevano presentato un nuovo ricorso in Cassazione. Corsi e Vesentini sostenevano di non aver avuto responsabilità dirette nel decesso del 28enne di Negrar. In particolare Corsi, impegnato a malmenare Csontala, «non si sarebbe neppure accorto di quanto stava accadendo» a
Secondo la Suprema Corte, invece, tutti e cinque sono colpevoli: «L’azione violenta è stata unitaria, collettiva, di gruppo, non soltanto perché contemporanea e concomitante, ma anche perché i singoli autori non si sono limitati ad aggredire un’unica persona, ma hanno indirizzato la propria violenza anche nei confronti degli altri giovani del gruppo casual-
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mente incontrato, e divenuti oggetto di una inattesa ed incontrollabile manifestazione di brutalità e sopraffazione». Per questo i giudici della quinta sezione penale sono arrivati ad affermare, «in tema di concorso di persone nel reato di omicidio preterintenzionale», un principio di diritto che vale «nel caso in cui le aggressioni siano multiple e contestuali, nel tempo e nello spazio, ai danni di più vittime (una soltanto delle quali deceda per effetto delle percosse e/o lesioni subìte)». Il contributo al delitto «può consistere nell’agevolazione dell’aggressione contro la vittima, in ragione della superiorità numerica e della concomitante condotta dei concorrenti di neutralizzazione delle difese altrui (concorso materiale), e nel rafforzamento del proposito criminoso dell’esecutore, che si senta spalleggiato ed incoraggiato dalla concomitante azione degli altri (concorso morale)». Passano così in giudicato le condanne a carico di Corsi e Vesentini, che oggi hanno rispettivamente 31 e 32 anni. Nicola Tommasoli ne avrebbe 40: a lui sono intitolati un centro civico e una borsa di studio. A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Venezia Estuario
Giovedì 6 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
Coronavirus, i due volti dell’allarme Ca’ Foscari, con lo Iuav, sceglie la linea prudente: `L’Accademia di Belle Arti invece “raccomanda” «Controlli solo a chi dovesse manifestare sintomi» l’isolamento di 15 giorni a chi arriva dalla Cina `
L’EMERGENZA VENEZIA Niente allarmismi e
niente panico, ma le misure di prevenzione comunque è megloio adottarle. Riguardo al coronavirus, il messaggio dell’Università di Ca’ Foscari a studenti e docenti è forte e chiaro. La prima circolare è stata mandata il 31 gennaio, quando ancora il traffico areo Italia-Cina non era stato chiuso. Nella comunicazione in questione, l’ateneo, in linea con le indicazioni del Ministero della Salute, sconsigliava vivamente ai suoi studenti di partire per la Cina, anche in caso di soggiorni studio programmato, suggerendo anzi di annullare del tutto i viaggi nel Paese epicentro del virus.
IL POST DEL DIRETTORE DELL’ISTITUTO STATALE: «RISPETTATE QUESTO COMUNICATO URGENTE PER IL BENE DI NOI TUTTI»
ACCADEMIA BELLE ARTI
“Chi opterà per la scelta di annullare il viaggio, non incorrerà in alcuna penalizzazione rispetto ai prossimi bandi – si legge nella circolare - Al fine di contribuire alle spese sostenute, Ca’ Foscari erogherà comunque un rimborso”.
Sulla stessa linea di Ca’ Foscari, anche lo Iuav che nei giorni scorsi ha pubblicato un documento analogo. A discostarsi da questa politica di non allarmismo è invece l’Accademia di Belle Arti di Venezia: sul profilo facebook ufficiale dell’Istituto è stato infatti pubblicato il 31 gennaio un post firmato dal direttore in cui si anticipa quella che è stata la raccomandazione del Governatore Zaia sulla frequenza scolastica. “Si raccomanda a tutti gli allievi cinesi e non solo, che sono recentemente tornati dalla Cina in Italia, di auto isolarsi per almeno 15 giorni al fine di prevenire eventuali contagi. Solo una diagnosi precoce può infatti bloccare la malattia ed evitare gravi conseguenze ed il diffondersi del virus. Agli stessi studenti verrà garantita la possibilità di poter effettuare sia gli esami che le discussioni di Tesi in date da ridefinire. Pertanto si invitano tutti a rispettare questo comunicato urgente per il bene di tutti voi, noi, e dell’Accademia tutta”. Alice Carlon
SECONDA CIRCOLARE Pochi giorni dopo, più precisamente dalla mezzanotte del 2 febbraio, il Governo italiano decide di chiudere il traffico aereo per e dalla Cina e Ca’ Foscari ha pubblicato sul sito le indicazioni per tutti gli studenti di Ca’ Foscari, italiani e non che sono rientrati a Venezia prima del due febbraio. Indicazioni che ricalcano in tutto e per tutto il protocollo internazionale. “Gli studenti e il personale docente provenienti dalle aree colpite sono pregati di seguire le indicazioni del Ministero della Salute: qualora il soggetto sviluppi problemi respiratori o altri sintomi (febbre, tosse, mal di gola, difficoltà respiratoria) entro due settimane dal suo arrivo in Italia, a titolo precauzionale, dovrà contattare il Servizio sanitario locale”.
MASCHERINE E TURISTI Orientali in piazza San Marco con le mascherine
Niente trasferta per il ciclista tesserato SPORT VENEZIA Il coronavirus impatta
anche sul ciclismo. E’ la storia del velocista veneziano di Martellago, Paolo Simion, ora in forze al team cinese Tian Younde. Nato a Castelfranco Veneto ma veneziano da sempre, proprio per colpa del coronavirus si trova bloccato in Italia, non perché l’abbia contratto ma perché il suo team si trova in un limbo. Dopo cinque anni in Bardiani la virata verso l’Oriente di Paolo Simion, luoghi che il velocosta ha sempre amato. «La proposta è arrivata tramite il general manager cinese Zang – racconta Paolo Simion alla festa da lui organizzata dai
fratelli Foligno a Martellago, insieme a Pippo Pozzato -. Il contratto in una continental in Cina, perchè li le professional non esistono e non c’è nemmeno un calendario per questa categoria. Eccetto una corsa a tappe per le Wolrd Tour. Al momento è partito solo il Tour de Lankway in Malesia. Insomma la proposta mi è arrivata ad ottobre, e dopo due mesi di mediazione ecco la firma sul contratto. E la stagione agonistica sarebbe dovuta iniziare anche con due mesi di anticipo rispetto al solito, ovvero il 23 febbraio. Avrei dovuto correre le gare in Cina e Asia, come il Giro del Giappone, Indonesia, Taiwan e tutte le diverse prove dell’Asia Tour. E sono zone che mi piacciono tantissimo,
PAOLO SIMION DI MARTELLAGO DOVEVA INIZIARE IL 23 FEBBRAIO LA NUOVA ESPERIENZA IN UN TEAM CINESE
anche per i tour avventurosi che ho fatto durante le mie vacanze a fine stagione ciclistica. Una sfida anche per me stesso» continua Paolo Simion. «Ho corso 5 anni in un team tutto italiano, di madre lingua – sottolinea il velocista ex Zalf – e cominciava a starmi stretto, cercavo stimoli nuovi e personali per allargare i miei orizzonti, conoscere il mondo, spinto soprattutto dal mio spirito avventuroso. Ho viaggiato davvero all’avventura in Indonesia, Vietnam, Cambogia, Thailandia, Nepal, Malesia e Sudafrica. Adesso ho in testa un progetto che mettero in pratica tra un paio d’anni ma non voglio svelare, sempre con miei ex compagni di squadra. Pensa che guardando qualche
Manduzio presidente del Tribunale penale GIUSTIZIA VENEZIA È Stefano Manduzio
(nella foto) il nuovo presidente della sezione penale del Tribunale di Venezia. Dopo la nomina all’unanimità da parte del Consiglio Superiore della Magistratura, il giudice ha preso formalmente possesso dell’incarico qualche giorno fa e ieri ha incontrato colleghi e cancellieri per ufficializzare la nuova fase dell’ufficio, in precedenza retto da Irene Casol, andata in pensione lo scorso anno. Da allora Manduzio ha avuto l’incarico di presidente facente funzioni della sezione penale.
giorno fa un’app, risulta che ho visitato 56 paesi nel mondo e in totale ce ne sono 200 contando le città stato come si Singapore e Macao. Insomma ho accettato questa proposta , una sfida contro me stesso». Ma alla fine ci si è messo di mezzo il coronavirus. «Eh già – sorride Simion – ci hanno già allertato dalla Cina che stanno valutando di spostare la prima gara in programma dal 23 febbraio a data da destinarsi a causa della pandemia. Ma da quanto percepiamo per contatti diretti con la Cina, la situazione sembra molto più grave delle notizie che ci arrivano in Europa. Li hanno sigillato e blindato intere città e non si muove nulla. Dicono che al momento tutti gli eventi sportivi siano al momento bloccati ma con l’isolamento del virus si riaprono le speranze.» Tina Ruggeri
Il neo presidente è tra i più stimati e apprezzati magistrati del Tribunale di Venezia, sia per l’esperienza e per la preparazione giuridica, sia per l’equilibrio dimostrato nei tanti anni di attività, nel corso della quale ha saputo conquistarsi la stima di colleghi e avvocati. L’ultimo importante processo che ha diretto è quello relativo allo scandalo Mose. Ma, nel corso della lunga carriera, si è occupato di gran parte dei casi di maggior rilievo, sia come giudice per le indagini preliminari, sia come giudice del dibattimento, tra i quali figurano il processo alla mala del Brenta e quello per le morti e l’inquinamento al Petrolchimico di Porto Marghera. E ancora la Tangentopoli del Veneto, negli anni Novanta. Prima di arrivare a Venezia, aveva prestato servizio come pubblico ministero ad Agrigento, occupandosi di inchieste di mafia, nello stesso ufficio di Rosario Livatino, il magistrato assassinato da Cosa Nostra nel 1990.
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Scomparso a 87 anni Vito Lazzarini Brugnaro: «Operazione monoblocco primo comandante dei vigili urbani nonostante le bocciature del Pd» `Viene ricordato come bilità spesso collaborava con le del Carnevale. Autentica colon-
`Il sindaco delinea
“il maresciallo buono”
i contorni del caso
CAVALLINO-TREPORTI Con lui se ne va un pezzo di storia. Lutto in tutta Cavallino-Treporti per la scomparsa di Vito Lazzarini, 87 anni, il primo Comandante dei vigili urbani di Cavallino-Treporti. Persona molto stimata e generosa, fino agli ultimi giorni della sua vita è stato anche un simbolo del volontariato locale. Si è spento lunedì scorso. Vigile urbano a Venezia, nella zona di Castello, era stato poi trasferito a Burano. E ancora a Cavallino-Treporti, ottenendo il grado di maresciallo e soprattutto dirigendo il comando locale dove ha concluso la sua carriera alla fine degli anni ’80. Da tutti chiamato il “Maresciallo buono”, nel lavoro, e nella vita, era un grande mediatore, cercando in ogni occasione di favorire il dialogo. Proprio per questa sua grande disponi-
altre forze di polizia, fornendo informazioni e supporto. Tra i vari incarichi ricoperti anche quello di vigile informatore e di responsabile del mercato settimanale, attività che seguiva personalmente ad ogni giornata di mercato. Ottenuta la pensione, si è dedicato al volontariato. Per molti anni è stato iscritto all’Avis, diventando poi uno degli storici presentatori delle principali feste di Cavallino, come la festa del Primo Maggio e
CAVALLINO-TREPORTI Vito Lazzarini aveva 87 anni
na della parrocchia di Santa Maria Elisabetta, fino a pochi giorni ha seguito in prima persona le attività parrocchiali, compresa la preparazione delle letture per le messe. Sempre pronto ad aiutare famiglie in difficoltà, la sua tenacia è diventata un simbolo per alcune delle associazioni di volontariato locale che si sono ispirate alla sua voglia di dare sostegno. E sempre grazie alla sua forza è stata poi intitolata una via a Ca’ Ballarin, ad un carabiniere locale prematuramente scomparso. «E’ stato generoso e altruista – dicono i famigliari – nel lavoro e nella vita. E’ stato un simbolo per il volontariato, fino a quando le forze glielo hanno consentito ha seguito le varie attività parrocchiali». Lascia la moglie Paola, i figli Andrea e Debora, la nuora Carla e la nipote Giulia. I funerali si svolgeranno sabato, alle 10, nella chiesa di Santa Maria Elisabetta. Sarà presente una delegazione della Polizia locale e dell’Avis. Giuseppe Babbo © RIPRODUZIONE RISERVATA
LIDO «Abbiamo dato, come Comune, la disponibilità a prendere in carico il monoblocco per poi girarlo gratuitamente a Cassa Depositi e Prestiti in modo che il progetto di riconversione dell’ex ospedale al mare potesse andare avanti. Una mossa che ho fatto su precisa richiesta di Cassa Depositi, che ci aveva chiesto una mano per superare intoppi e difficoltà burocratiche. Ma il Partito Democratico ha superato se stesso bocciando, e per due volte, un emendamento proposto dai suoi parlamentari». E’ stato il sindaco Luigi Brugnaro, all’apertura del suo Punto Comune fucsia al Lido per la prossima campagna elettorale, a chiarire perchè il Comune sia sceso in campo in questa questione. «Cassa Depositi è dello Stato - spiega
d987a527-081c-4861-b1e2-33f8a59d8af3
Brugnaro - e già questo dovrebbe spiegare la massima trasparenza dell’operazione “super partes” e non legata a ideologie partitiche o a ragionamenti di parte. Vengono da noi per investire perchè, come amministrazione, abbiamo dimostrato che questa è una città in cui si può fare. Il progetto è meraviglioso, oltre 130 milioni di investimento con operatori che conosciamo benissimo, come Th Resort e Club Med, che rappresentano una garanzia a livello mondiale. Andranno a
LIDO Nella foto una veduta del monoblocco
riqualificare un’area oggi degradata e costruiranno, a proprie spese, un Pronto soccorso, tutto nuovo, migliore di quello attuale che poi sarà gestito dal pubblico, Regione e Ulss. Il Demanio preferisce non cedere, a titolo gratuito, un bene a una società, anche se a capitale pubblico, perchè potrebbero esserci dei problemi a livello erariale. Mentre, tra enti pubblici, il trasferimento dei beni è possibile. Lo daremo gratis a Cassa Depositi e Prestiti. Ma per far questo occorreva un emendamento in Finanziaria che dovevano, prima predisporre e poi approvare le stesse forze di maggioranza». Ci hanno provato due senatori del Partito Democratico, Daniele Manca della circoscrizione Emilia Romagna e Alan Ferrari della Lombardia. «Niente da fare - conclude il sindaco si sono bocciati un emendamento fatto da loro stessi. Allora ho proposto una seconda via d’uscita con un emendamento agganciato al decreto Milleproroghe, ma anche stavolta hanno fallito». Lorenzo Mayer © RIPRODUZIONE RISERVATA
IL GIORNALE DI VICENZA
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Giovedì 6 Febbraio 2020
VENETO
VENEZIA.Igondolieri-subripulisconoicanali
Gondolieri-subin azioneinRio di SanLuca,ieri pomeriggio,perripulireil fondale sotto ilPontedelaCortesia:hannoraccolto4,5tonnellatedirifiuti.Spettatorid’eccezione della9a uscitadeisubacqueiigiornalistidellastampaestera,invisitaper4giorni.
Telefono 0444.396.311 | E-mail: veneto@ilgiornaledivicenza.it
VERSOILVOTO .Tra i fondatori delpartitoil consigliere Guadagniniel’avvocato Morosin
Venetistiuniti incampo ÈpressingsuBrazzale L’imprenditore berico corteggiato dagli indipendentisti è alla finestra «Zaianon potràmaifarel’autonomia perchéasservitoa Salvini» Cristina Giacomuzzo
«Saremo la sorpresa di queste elezioni». La promessa è dell’avvocato di Noale, Alessio Morosin. Lui, alle regionali del 2015, era candidato presidente come indipendentista. Non è riuscito ad entrare in consiglio. Un’altra lista di indipendentisti, invece, ha ottenuto un seggio: Antonio Guadagnini oggi siede a palazzo Ferro Fini a Venezia. Il suo simbolo rientrava nella coalizione che sosteneva Luca Zaia, allora candidato presidente per la seconda volta. E ancora. A quella tornata elettorale si era presentata un’altra lista di venetisti che si era posizionata nella coalizione opposta, del centro sinistra, con candidata Alessandra Moretti del Pd. E non è andata bene. Insomma, tre simboli diversi con lo stesso obiettivo: indipendenza. Per la titolarità di quella parola nel logo è stata fatta anche battaglia legale e non solo. In-
AlessioMorosin
RobertoBrazzale
AntonioGuadagnini
somma, i venetisti, autonomisti o indipendentisti che dir si voglia, se le sono suonate di santa ragione, in senso figurato, prima e dopo il voto. A cinque anni di distanza la lezione è stata assimilata.
anni per questo obiettivo», ricorda il consigliere regionale. Nel frattempo, nel 2017, si è tenuto il referendum sull’autonomia. Una svolta fondamentale per i venetisti. Ed è stata la voglia di difendere questo processo che ha fatto da collante. Hanno definito un programma condiviso. «La parola d’ordine è autogoverno - dice Morosin - che è più dell’autonomia, richiama lo statuto della Regione. Insomma, è una espressione giuridicamente rilevante sia per il percorso dell’autonomia che per quello dell’autodeterminazione che rimane
sullo sfondo al momento».
UNITI E UN OBIETTIVO. Ed ec-
co la novità: «Stavolta correremo uniti. Dieci i simboli che hanno aderito al Pdv, il partito dei veneti», annuncia solenne Morosin. Ed è grazie a Guadagnini che la lista potrà presentarsi al voto senza l’onere delle migliaia di firme da raccogliere: «Stiamo lavorando insieme da oltre due
IL CANDIDATO. L’uomo capa-
ce di dare unità e concretezza al progetto c’è ed è super corteggiato. Ancora non ha sciolto le riserve, ma è solo questioni di giorni. Si tratta dell’imprenditore vicentino Roberto Brazzale. Sì, quel Brazzale di Zanè, vicino a Thiene che, insieme ai due fratelli gestisce l’impero di famiglia: l’azienda che produce burro e formaggi, il Gran Moravia per citare il prodotto di punta, con stabilimenti in Cina, Brasile e Repubblica Ceca.
DALLA REGIONE. L’assessore Lanzarin apre il tavolo chiesto al territorio
Parkinson,allertasociale Convocateleassociazioni Franco Pepe
Parkinson: giovedì prossimo, 13 febbraio, l’assessore alla sanità Manuela Lanzarin riceverà a palazzo Balbi le sette sigle sorelle che nel Veneto rappresentano malati e famiglie. L’hanno definita la “malattia delle malattie” ma non esiste ancora un modello di intervento socio-sanitario. La diagnosi, in più di qualche caso può arrivare anche dopo oltre 3 anni. È ancora poco conosciuta fuori da chi la soffre, anzi è addirittura ignorata nei suoi risvolti umani e sociali, anche se si tratta della patologia neuro-degenerativa progressiva più diffusa al mondo dopo l’Alzheimer. E i malati aumentano. Ogni anno 6 mila nuovi casi. Si calcola che in Italia ne soffrano 300 mila persone, ed è proprio il Veneto ai primi posti come alto numero di pazienti, 20 mila: il maggior tasso è a Padova, 26,28 malati ogni 10 mila abitanti. Insomma, il Parkinson continua a restare ancora per molti aspetti una nebulosa. Malati, famiglie, caregiver chiedono da tempo l’istituzione di un tavolo regionale al quale partecipino
Apparecchiaturaaultrasuoni perla curaanche delParkinson
le associazioni del Parkinson, e il varo di un Pdta specifico, un percorso diagnostico-terapeutico assistenziale da applicare alla malattia (fra l’altro la Regione ha l’obbligo di redigerlo in ottemperanza al “Piano nazionale delle cronicità” del 2016). ANCHE I VICENTINI. Ora, dun-
que, il primo passo. Le sette associazioni sono state invitate a Venezia dall’assessore Manuela Lanzarin per dare il via a una sinergia istituzionale. E a palazzo Balbi andrà una delegazione del comitato Parkinson guidata dal coordinatore regionale Carlo Pipinato, con rappresentanti delle varie province fra cui, per Vicenza, il direttore del Csv Rita Dal Molin e Leonilde Grigoletti del cda dell’associazione berica. Un’“alleanza” Regione-associazioni era
stata chiesta all’assessore in un convegno tenuto a metà dicembre a Vicenza in seminario per presentare una ricerca unica in Italia, orientata ad analizzare l’impatto della malattia di Parkinson sul piano sociale e familiare. E cioè un’indagine, frutto di un lavoro svolto per 3 anni grazie alle associazioni Parkinson del Veneto sotto la supervisione delle università di Padova e di Bologna e all’interno del progetto “Donare per il tuo domani” finanziato dal Co.Ge. Veneto con capofila il Csv di Vicenza. Era il settembre del 2015 quando a Mestre si costituiva il “Tavolo Parkinson” delle 7 associazioni provinciali che intendeva già allora proporsi come interlocutore della Regione, visto che il numero dei malati nei prossimi 20 anni è destinato a raddoppiare, che un
ni, da consigliere regionale, non dà una buona valutazione al lavoro fin qui fatto da Zaia sull’autonomia: «È stato un disastro - dice -. Del resto, non poteva essere diversamente. Zaia deve far riferimento alla Lega che è un partito a livello nazionale». Morosin frena: «Sia chiaro, non siamo contro Zaia. Lui si è trovato limitato: ha dovuto accondiscendere alla strategia di Salvini che nel 2018 ha scelto, legittimamente, di danneggiare il Veneto bloccando l’autonomia, per ottenere i voti del Sud. Risultato? Noi vogliamo aiutare Zaia a tirarsi fuori dall’impasse realizzata dai giochi dei partiti italiani». Insomma, per usare le parole di Guadagnini, «serve una forza territoriale per difendere gli interessi dei veneti». E il Pdv si rivolgere proprio a chi ha votato il referendum: «Oltre 2,3 milioni di veneti - ricorda Morosin-. Un milione saranno pure leghisti. E gli altri? Ecco, noi vogliamo rappresentarli. Vogliamo prenderci il testimone dell’autonomia e portare avanti la battaglia. Stando ai nostri sondaggi siamo destinati a diventare il secondo partito dopo la Lega. Vogliamo salvare il Veneto guidato da Zaia che in coalizione potrebbe essere condizionato da FdI, notoriamente disinteressati se non ostili all'autonomia. Vogliamo essere l’ago della bilancia, la sorpresa di queste elezioni». • © RIPRODUZIONERISERVATA
Incommissione
FdI,coordinatore
Bandiera daesporre Nuovalegge
DopoBerlato c’èl’ipotesi diDeCarlo
«Labandieraveneta va espostanelleprefetture enegli ufficiperiferici delloStato». Cosìil testodelprogettodi leggeapprovato ieriin Commissionepresieduta da AlessandroMontagnoli(Lega). «Èunobbligo? No. Èun auspiciodileale collaborazione traenti - spiega-.Non ci vediamonulladimale chela prefetturadiVerona, per esempio,con la qualela Regionecollabora positivamente,espongala bandieradelVeneto».Econ questainterpretazionela maggioranzaciriprova. Nel 2017ilConsiglio aveva approvatounalegge che prevedevamulte finoa mille euroalle prefetture chenon espongonoil Leone.Nel 2018 laCorte Costituzionale boccia: «UnaRegionenonpuòimporsi sugliorganidelloStato».E ieri lanuova puntata.DallaGiunta il progettodileggediun solo articolo:sono sparitele multe. Alpostodellaformula: “La bandieradeveessereesposta dalleprefetture“,quella più neutra:“La bandierava esposta”.Le opposizioni bocciano.Orasiva inaula.Sarà impugnata ancora? CRI.GIA.
Comeannunciatoieria Venezia èstatoeletto presidentedella commissioneagricoltura del Consiglioregionale Stefano Casali,sempre inquota FdI. Hapreso il postodiSergio Berlatochesièdimesso da consigliereregionale pervolare aBruxellescome eurodeputato.Berlatoin contemporaneasièdimesso anchedal ruolodicoordinatore regionaledipartito rimettendo l’incariconellemani dellaleader GiorgiaMelonieauspicandoa l’avviodellafasecongressuale. Primaperò c’è daorganizzareil partitoinvista delleregionali di primavera.Tra le ipotesiin campodasettimane, si falargo quelladell’onorevole LucaDe Carlo,sindaco diCalalzodi Cadore,nel Bellunese.
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L’on.Luca DeCarlo,FdI
E C’È UN APPELLO. Associazioni: «Più screening» paziente su quattro ha meno di 60 anni, che il 10% ha meno di 50 anni, e che perciò il problema non è solo medico, ma sociale, ha impatto sulla vita di migliaia di persone. IMPATTO SOCIALE. Si stima
Sicalcola cheil numero dimalati siadestinatoa raddoppiare,e vain crisi anchechi sioccupadi loro
LACOLLOCAZIONE. Guadagni-
che nel Veneto siano oltre 120 mila le persone coinvolte a vario titolo nelle problematiche di una malattia che condiziona la vita dell’intera famiglia e crea uno stato di forte disagio esistenziale. A rivelarlo è questa ricerca alla quale hanno contribuito il prof. Luciano Arcuri e la prof Patrizia Bisiacchi (università di Padova), e il prof. Costantino Cipolla (Bologna). Se, infatti, i pazienti, fra le criticità della gestione socio-sanitaria, lamentano difficoltà di prenotare una visita, barriere architettoniche e logistiche, discontinuità terapeutica negli accessi a neurologia e fisiatria, incomunicabilità fra specialisti e medici di base, assenza di assistenza domiciliare, invece fra i caregiver predomina il pessimismo. Ben il 98% di familiari e di chi assiste i malati di Parkinson dichiara di non essere assolutamente soddisfatto della sua vita. Il primo elemento di riflessione, che arriva dalle risposte ai questionari sottoposti a 212 malati e 193 caregiver riguarda la difficile inclusione delle persone con disabilità. E l’anello debole è appunto il caregiver, colei (80% dei casi) che presta cura in prima persona al malato di Parkinson, senza orari, spesso senza indennità accompagnatoria e in gran parte senza alcun sostegno. • © RIPRODUZIONERISERVATA
Pfas,okdegliStatiUe alla“direttiva acque” I rappresentanti degli Stati dell’Ue (formano il Consiglio europeo) hanno dato il via libera all’accordo politico sulla nuova “Direttiva acque potabili” che introduce per la prima volta valori un limite a livello Ue per le sostanze perfluoro-alchiliche Pfas, a cominciare dalle 20 più comuni (su 4700 censite). Come noto, il compromesso tra le istituzioni europee era stato raggiunto in dicembre, dopo un lungo negoziato, he ha preso le mosse dall’iniziativa dei cittadini Ue «Right2Wa-
ter». L’ok del Consiglio Ue è quindi sull’accordo che fissa un limite di 0,1 microgrammi al litro (100 nanogrammi) per i Pfas: questo spiana la strada all’approvazione definitiva della direttiva per il 2020 da parte del Parlamento europea, con i singoli Paesi che dovranno recepirla entro due anni (e in teoria potrebbero però anche decidere di fissare limiti più duri). Le norme prevedono sia nuovi parametri per aumentare sicurezza e qualità dell’acqua del rubinetto, sia misure per
rendere più trasparenti le bollette e migliorare l’accesso dei cittadini all’acqua. Intanto un gruppo di una quindicina di associazioni tra cui Greenpeace, Legambiente, Pfas.Land, Medicina democratica, mamme NoPfas, Italia Nostra e altre chiede con un alettera-appello a Ministero della salute, Regione e Province di effettuare un dosaggio dei Pfas nel sangue per i cittadini di altri territori oltre ai 30 Comuni dell’ “area rossa” interessati dallo screening della Regione. Per i firmatari emergono «nuovi episodi di contaminazione da Pfas anche al di fuori delle zone direttamente interessate dall’inquinamento». • © RIPRODUZIONERISERVATA
RAFFICHE. I dati di “Meteotriveneto” e di Arpav
Monti spazzati dal vento «Anche190kmall’ora» VENEZIA
Il vento di foehn ha spazzato i monti del Triveneto. Secondo l’associazione meteorologica “Meteotriveneto” ieri si è giunti a raffiche anche di quasi 200 km l’ora e il record va ai 189 chilometri orari ieri mattina a Punta Ces, 2230 metri di quota, nel territorio comunale di Primiero Castrozza, appena al di là del confine veneto. In territorio veneto spiccano anche, sottolinea l’associazione, i 162 km orari di picco toccati nella sta-
Lecimebattutedal vento
zione di Ra Valles, a 2475 metri, sopra Cortina d’Ampezzo, dove già ieri mattina anche Arpav aveva segnalato una punta di 137 chilometri l’ora. Invece punta Ces, come
spiegano i tecnici di Meteotriveneto, è un luogo conosciuto come molto ventoso, e dal punto di vista orografico, adatto a valori di questo genere con venti di foehn: lì per diverse ore durante la scorsa notte la media del vento ha sfiorato i 110 km/h. «Da martedì mattina le Alpi orientali - sottolinea Arpav - sono interessate da forti correnti da nord» che hanno spazzato i monti veneti anche ieri: «I venti sono perlopiù a raffiche, con improvvisi rinforzi». E «nelle valli - conclude Arpav - i valori massimi delle raffiche rilevati dalle stazioni Arpav nella giornata di martedì hanno registrato un massimo di 103 km orari a Cortina. • © RIPRODUZIONERISERVATA
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GIOVEDÌ 6 FEBBRAIO 2020 IL MATTINO
PADOVA
la mobilitazione
Il gruppo che guida le Sardine di Padova al Portello dove lunedì prossimo si terrà la nuova manifestazione . In alto a destra Matteo Salvini in occasione di una precedente visita a Padova insieme agli esponenti veneti della Lega e sotto piazza delle Erbe piena di Sardine in occasione della manifestazione tenutasi lo scorso dicembre (FOTO BIANCHI)
Le Sardine sfidano Zaia «Ma centrosinistra unito» I ragazzi scendono in piazza lunedì, con l’arrivo di Salvini al teatro Geox «Faremo il nostro, vogliamo costruire un Veneto diverso: non deludeteci» «Noi cercheremo di fare il nostro. L’obiettivo è partecipare con la piazza alla prossima campagna elettorale, ma con un centrosinistra unito e non diviso. Magari con l’aiuto delle Sardine emiliane riusciremo a sconfiggere Zaia in una regione storicamente leghista». Il piano è chiaro e il primo atto sarà quello di lunedì 10 febbraio, quando il capo del Carroccio Matteo Salvini sarà al teatro Geox per la prima tappa veneta in vista delle elezioni regionali. Al suo fianco ci sarà proprio Luca Zaia insieme all’ex ministro Lorenzo Fontana. Alla stessa ora (18.30), le Sardine padovane, che già
due mesi fa erano riuscite a riempire piazza delle Erbe, hanno dato appuntamento al Portello per sfidare il leader leghista e lanciare un primo messaggio: se Zaia vuole vincere ancora, stavolta dovrà fare i conti anche con loro. CHI SONO
I “capi” padovani sono una ventina, ma le Sardine più esposte sono quattro, esattamente come in Emilia Romagna. Sono Antonio Alaia, Eleonora Canavacciuolo, Beatrice Sofia e Enrico Mascioli gli organizzatori della piazza anti Salvini del 10 febbraio. Sono tutti studenti universitari poco più
incontro con i sindacati
Ospedale, nuovi park e Mobike scontate Si è aperto nei giorni scorsi il tavolo di lavoro tra Comune, Azienda Ospedale-Università di Padova con Cgil, Cisl e Uil per trovare una soluzione alla carenza di parcheggi a servizio dell’ospedale di via Giustiniani. Con i rappresentanti sindacali Alessandra Stivali, Achille Pagliaro e Luigi Spada si sono confrontati il vicesindaco Arturo Lorenzoni, il direttore generale dell’Azienda Luciano Flor e il direttore amministrativo
Roberto Toniolo. Cinque i punti concordati per trovare nuove soluzioni al nodo parcheggi. Sarà avviata la manifestazione di interesse per il futuro parcheggio di via Corrado che garantirà 200 posti riservati ad utilizzo convenzionato con l’Azienda ospedaliera. Il Comune si è impegnato a verificare la possibilità di convenzionare anche il parcheggio sotto l’Hotel Mantegna con l’Azienda ospedalie-
che ventenni, già molto attivi politicamente nella facoltà di Scienze Politiche, Medicina e Legge che frequentano, e impegnati in lavoretti saltuari per pagarsi gli studi. «Cercheremo di replicare la manifestazione del primo dicembre. La falsa riga è quella, ma è ovvio che stavolta ci sono fini e obiettivi più specifici» spiega a questo proposito Alaia. Si partirà infatti dall’appello che è già lanciato dalle Sardine in tutto il territorio del Veneto, che lunedì verrà letto proprio da uno dei 4 ragazzi padovani. Un invito ad esserci, ma soprattutto a diventare attori durante i prossimi 4 mesi di campagna
ra per 273 posti. L’Azienda, da parte sua, avvierà entro questo mese la graduatoria per i 50 posti auto messi a disposizione dall’Esu nel parcheggio interrato di via Orus. Inoltre, l’amministrazione ospedaliera sta completamento l’iter per la realizzazione di un “fast park” nell’area di via Orus con la sopraelevazione del parcheggio esistente. Infine l’ospedale intende istituire dei totem all’interno dell’area di via Giustiniani con sconti riservati ai dipendenti per il noleggio delle Mobike, da utilizzare come collegamento con i parcheggi. Le parti si incontreranno nuovamente il 21 marzo per un aggiornamento. — Elena Livieri
elettorale. L’APPELLO
«Non ci importa la politica che guarda a sé stessa e non sa sperimentare forme nuove di ascolto, condivisione e partecipazione. Ci importa la politica che sa includere, allargare, che non guarda al proprio ombelico, replicando schemi vecchi che non hanno saputo essere all’altezza delle sfide» si legge nell’appello, che in due giorni ha già raccolto più di un migliaio di firme. «Ci importa essere protagonisti nella costruzione di un Veneto diverso da quello che è stato fino ad ora. Siamo tante e tanti, vogliamo
polizia
Un torneo in ricordo dell’ispettore Raciti Ieri, per celebrare la ricorrenza del 13° anniversario della morte dell’ispettore Filippo Raciti, avvenuta il 2 febbraio 2007, si è svolto all’interno del II Reparto Mobile un torneo di “Palla Mobile”. All’iniziativa hanno aderito dipendenti dei reparti mobili di Bologna, Firenze, Genova e Milano. Presente il questore Fassari.
esserci, vogliamo guardare al futuro, con responsabilità. Non deludeteci: ne va della vita della nostra regione e di chi la vive ogni giorno. Serve agire in fretta, non c’è più tempo da perdere» chiude il “manifesto. «UNITI CONTRO ZAIA »
Non amano definirsi leader, ma sono loro i primi a metterci la faccia. L’idea è quella di non assistere alla campagna elettorale, ma di clonare il più possibile il modello emiliano e intromettersi nella sfida quasi impossibile al governatore Luca Zaia. L’Emilia non è Il Veneto però. Per sostenere un candidato le Sardine padovane hanno in mente delle regole ben precise: «Siamo inclusivi, ma alle elezioni regionali bisogna andare assolutamente uniti come centrosinistra contro chi amplifica le diseguaglianze tra le persone. Siamo costantemente in una fase di confronto con i ragazzi delle altre province venete e con quelle emiliane, che speriamo di poter ospitare presto, ma su una cosa andiamo dritti: serve un centrosinistra unito e la costruzione di un progetto collettivo» — Luca Preziusi
la protesta
«Anpi in Senato Boicotterò il Giorno del Ricordo» Alberto Stevanin, ex reggimento fanteria Arresto “Alpi”dei Cacciatori delle Alpi, figlio di esuli fiumani, non interverrà alla cerimonia nel Giorno del Ricordo. La sua è una posizione contraria ad alcuni relatori legati all’Anpi (nazionale che sono stati invitati in Senato per l’8 febbraio. «La mia non è una polemica contro l’Anpi padovana e provinciale – precisa Stevanin – ma contro questa presenza accolta in Senato che non posso accettare per rispetto alla storia della mia famiglia. Parte infatti di questi conferenzieri legati all’Anpi notoriamente negano o comunque sistematicamente sminuiscono quella che fu la tragedia Dalmata e Istriana, arrivando perfino a giustificarla come eziologicamente ritorsiva di addotti crimini fascisti in quelle terre». e. sci
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GIOVEDÌ 6 FEBBRAIO 2020 LA NUOVA
RIVIERA - CHIOGGIA
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Violenza sessuale su una minorenne arrestato un 69enne pregiudicato
Le fotografie delle ville in mostra alla Pro Loco
L’uomo è stato raggiunto dai carabinieri dopo l’ordine di esecuzione della condanna a 6 anni di pena È ai domiciliari per motivi di salute. Finì in manette negli anni ’90 per detenzione di armi ed esplosivi so anno per la violenza sessuale continuata che aveva compiuto nei confronti della figlia dell’ex moglie quando questa era ancora minorenne. R.L. non è noto alle forze dell’ordine solo per i gravi reati di violenza sessuale. Il 69 enne infatti era stato arrestato negli anni ’90 insieme ad altri sodali per detenzione di ar-
Alessandro Abbadir MIRA. Aveva abusato sessualmente di una bambina di 12 anni, continuando le violenze per anni. Per questo ora R.L., 69 anni pregiudicato di Mira, è stato arrestato. L’intervento è stato eseguito dai carabinieri della locale tenenza di via Toti a Mira Taglio guidata dal comandante Massimo Andreozzi, con un ordine di esecuzione per condanna definitiva, emesso dalla Procura della Repubblica di Venezia. L’uomo vista l’età e le condizioni fisiche però in carcere per ora non ci è finito e ha cominciato a scontare ai domiciliari la pena di sei anni per i reati di violenza sessuale aggravata e continuata. Violenza nei confronti di una allora ragazzina dal 1994 al 2007. Una ragazzina che con grande coraggio trovò la forza di denunciare tutto. L’uomo era stato già arrestato a fine giugno dello scor-
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Custodiva fucili a disposizione di un gruppo collegato alla mala del Brenta
R.L., 69 anni, è stato arrestato dai carabinieri di Mira
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mi ed esplosivi. Ex operaio metalmeccanico in pensione, nel 1993 era stato trovato in possesso, nella sua casa, di una vera e propria santabarbara. Un arsenale che era a disposizione di un gruppo di rapinatori legato all’area criminale dell’ex mala del Brenta. In casa sua erano stati trovati 20 chili di petrite, un chilo
di tritolo, un fucile mitragliatore Zagi M 91, un mitra Agram 2000 calibro 9 di fabbricazione croata, 5 pistole semiautomatiche, un revolver 28 special, una 357 magnum e poi numerose scatole di proiettili e giubbotti antiproiettile. A giugno dello scorso anno i carabinieri di Mira hanno portato prima il 69 enne in caserma nella tenenza di via Toti e dopo gli accertamenti di rito è stato trasferito nel carcere veneziano di Santa Maria Maggiore. L’uomo però dopo qualche mese ha accusato dei malori in carcere e per questo è stato disposto un rilascio con differimento della pena viste le condizioni di salute. Ora però con l’ordine di esecuzione della condanna definitiva è scattato nuovamente l’arresto, per ora ai domiciliari, ma che potrebbe ritradursi in carcerazione, a discrezione delle valutazioni magistratura, sulle sue condizioni fisiche. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
chioggia. l’interrogazione del m5s
«Gpl, scelta scellerata Zaia revochi il deposito per motivi ambientali» CHIOGGIA. «Fermare il deposi-
to gpl per motivi ambientali, ma anche per il prestigio di tutta la laguna veneziana». Lo chiede in un’interrogazione urgente al presidente del Veneto Luca Zaia la consigliera regionale Cinque Stelle Erika Baldin prendendo spunto da quanto dichiarato dai tre commissari Unesco a Chioggia. I commissari hanno rilevato come l’impianto contrasti con il sito “Venezia e la sua Laguna”, manifestando un certo disappunto per
Il deposito Gpl dall’alto
conclusi i sopralluoghi
Elettrodotto di Terna «Ancora 5 punti critici» La richiesta di necrologie potrà essere effettuata contattando il n. verde, attivo tutti giorni, compresi i festivi, dalle h. 10:00 alle h. 19:30. A. Manzoni & C. S.p.A.
VIGONOVO. Si sono conclusi ieri a Vigonovo i sopralluoghi dei tecnici di Terna per l’elaborazione del tracciato che porterà alla realizzazione dell’Elettrodotto interrato fra Dolo e Camin. «Con i tecnici di Terna», spiega il sindaco di Vigonovo Andrea Danieletto, «dopo un primo giro di verifiche abbiamo concluso ieri due incontri di approfondimento sul tracciato delle elettrodotto. Abbiamo constatato
5 punti critici che saranno presi in considerazione con altrettante variazioni. Stessi problemi sono stati posti anche dal Comune di Stra. Modifiche al tracciato o osservazioni invece di fatto non sono state poste dai comuni di Dolo, Camponogara e Fossò». Per l’elettrodotto interrato Dolo-Camin, per cui è previsto un investimento da 400 milioni, Terna si è impegnata ad eliminare anche i basamenti costruiti sulla ba-
STRA. Si terrà sabato prossimo alle 17, nei locali espositivi della Pro loco Pisani di Stra, in piazza Marconi 23, l’inaugurazione della mostra fotografica dal titolo”Emozioni visive”. Esporranno Patrizia Visconti e Mauro Barison, accomunati entrambi dalla grande passione per la fotografia e da capacità tecniche di rilievo nel ritrarre le ville del Brenta. Patrizia Visconti, di Vigonza si dedica alla fotografia da più di tre anni, grazie al sostegno e all’incoraggiamento del marito e della figlia Eleonora. I suoi scatti sono prevalentemente in bianco e nero, le tonalità che più ama. Mauro Barison, nativo di Maserà ma residente a Stra, odontotecico, frequenta da anni il “Foto Club” di Padova. I suoi soggetti sono rappresentazioni storiche ambientate nelle ville della Riviera. La mostra che durerà sarà aperta al pubblico ogni mercoledì mattina dalle 9, 30 alle 12, il sabato pomeriggio dalle 15 alle 18 e la domenica mattina dalle 10 alle 12. — A. Ab.
non aver ricevuto comunicazione del progetto in modo tempestivo. «Non solo si è di fronte a una pesante minaccia per l’ambiente e la salute pubblica», sostiene la Baldin, «visto anche il traffico di navi cisterna che l’entrata in funzione del deposito implicherebbe, ma pure si è di fronte a una pessima figura agli occhi del mondo intero. Non si tratta solo di dover giustificare una decisione scellerata, ma anche di rischiare che la tutela dell’Unesco venga revocata. L’immagine di Venezia, concentrato di bellezze artistiche e architettoniche unico al mondo, verrebbe sfregiata irrimediabilmente da un serbatoio di gpl. Chiedo formalmente al Governo regionale di porre rimedio all’autorizzazione al deposito concessa dallo Stato nel 2015». — E.B.A.
se del vecchio progetto, ora ritirato, basamenti che deturpano l’area già scavata dell’idrovia. Le soluzioni praticabili per Terna e la Regione prevedono che nel tratto da Camin a Vigonovo i cavidotti passino attraverso i campi; nel secondo tratto, da Vigonovo a Dolo via Stra e Fossò attraverso le aree espropriate per il completamento dell’idrovia. «Entro maggio», dice Danieletto, «il tracciato sarà definito e poi a giugno ci sarà una assemblea pubblica di presentazione alla cittadinanza». Resta sul tavolo sempre il fatto che nel tratto mirese l’elettrodotto fra Fusina e Camin passerà sui tralicci. — A. Ab.