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Venerdì 7 Febbraio 2020 Corriere del Veneto
VENEZIA E MESTRE
Mose, guerra politica sui commissari del Cvn E le imprese: illegittimi Pd e Lega all’attacco, ma M5s li difende: presidio di legalità VENEZIA Nel Pd c’è chi, come Pier Paolo Baretta, lo dice da tempi non sospetti. «Conviene accelerare la conclusione del commissariamento e pensare a gestione e manutenzione», affermava a fine 2017 da sottosegretario all’Economia del governo Gentiloni e lo ribadisce oggi. Ed è l’idea più volte espressa anche dal deputato dem Nicola Pellicani, che ha anche interrogato il governo sul punto. Ma si dice che pure il ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli, se potesse, avrebbe già mandato via Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola dalla plancia di comando del Consorzio Venezia Nuova, per riunire tutti i poteri sotto il nuovo commissario «sblocca cantieri» Elisabetta Spitz: se non fosse che i due – a cui si è aggiunto di recente Vincenzo Nunziata – sono stati nominati dalla Prefettura di Roma (e quindi dal ministero dell’Interno) su indicazione dell’Anac e una loro revoca aprirebbe un probabile contenzioso dagli esiti incerti. Il Pd, ma non solo. Perché a fare la «guerra politica» ai commissari era stato anche il deputato bellunese di Fratelli d’Italia Luca De Carlo, che già lo scorso luglio aveva chiesto
di sostituirli, mentre lunedì scorso è entrata a piedi uniti anche la Lega, con un’interrogazione firmata dal deputato trevigiano Dimitri Coin con altri dieci colleghi, tra cui la veneziana Ketty Fogliani. Nel testo, in cui si fanno le pulci anche sui compensi, si chiede a De Michieli e alla collega Luciana Lamorgese (Interno), «quali iniziative urgenti intendano assumere per una eventuale sostituzione dei due commissari, appurando nel contempo le ragioni del-
l’evidente rallentamento di ogni attività sotto la loro pregressa e diretta gestione». A difenderli pare rimasto solo il M5s, dunque. «Forse all’inizio ci doveva essere una migliore definizione sulle competenze, ma il presidio di legalità serve ancora - dice la deputata pentastellata Arianna Spessotto - Inoltre interrompere ora il loro mandato significa ricominciare tutto da capo e perdere altri anni». In questa battaglia sotterranea ma nemmeno troppo, si è
I test Uno dei test più recenti del Mose. Ora saranno sempre più frequenti per chiudere tutte le dighe a partire da giugno
Ca’ Farsetti 2020 inserita anche la mossa di Mantovani (tramite il consorzio Covela di cui fa parte), che nei giorni scorsi ha scritto a tutti i membri del vecchio comitato direttivo pre-commissariamento del Cvn, guidato da Mauro Fabris, per chiedere che sia convocato per approvare il bilancio 2019 e valutare alcune questioni legali aperte. La tesi è che i commissari si siano «allargati»: avrebbero dovuto occuparsi solo del «contratto-concessione» sul Mose e invece hanno illegittimamente preso in mano la governance completa del Cvn, con «discutibili scelte tecniche e organizzative». L’obiettivo di Mantovani è soprattutto quello di sistemare il passato, visto che la società è ora in crisi. «Ma se siamo andati in concordato è colpa proprio del Consorzio che non ci ha pagato 45 milioni di lavori certificati - tuona il patron Romeo Chiarotto - per dare i soldi alla Banca europea degli investimenti e ad altre imprese. Hanno fatto una cosa contro lo statuto e ne risponderanno». Tanto che lo stesso Covela ha fatto una causa da quasi duecento milioni contro Fiengo e Ossola. Questi ultimi sentono l’«accerchiamento», ma restano convinti di essere nel giusto, tanto che già la Prefettura di Roma nel 2015 rigettò una richiesta analoga: ora vige un comitato consultivo, rimasto composto dalla Pmi dopo la «fuga» delle grandi imprese, da Mantovani a Fincosit e Condotte. Ma è evidente che tra queste burrasche – compresa proprio la protesta delle Pmi che lamentano di non essere pagate – chiudere il Mose non è facile. (a. zo.)
rienze di zone territorialmente complesse e costringere il governo italiano a cambiare la gestione della città». Guardare quindi all’esempio olandese e, sottolinea Cocks, andare oltre le autorità locali, trovando altre potenze politiche ed enti internazionali che siano «esperti del settore». «Vorrei infine citare una frase tratta dal vostro libro – conclude Cocks – Venezia deve disporre di un progetto per un futuro che è già presente». C. Ga.
VENEZIA Maria Rosa Vittadini, Monica Coin e Chiara Sabbadini a pari merito con Eliana Caramel. La meta-civica Un’altra Città Possibile ha scelto ieri un tris di donne da proporre oggi al tavolo di coalizione del centrosinistra. Nelle stesse ore l’assemblea della sinistra de il nostro Impegno per la Città (Articolo Uno, Verdi, Rifondazione, Sinistra Italiana, Possibile) ha ribadito che oggi non c’è un candidato sindaco che mette d’accordo tutta la quindicina di sigle politiche e civiche che siedono al tavolo della coalizione e che, se non si fanno le primarie, bisognerà trovare un modo per favorire la massima convergenza. La novità è che il Pd andrà oggi alla trattativa disponibile a parlare di altri possibili candidati, oltre a quello del rettore di Ca’ Foscari Michele Bugliesi proposto dal vertice «dem». I circoli in un incontro col segretario comunale Giorgio Dodi hanno infatti dato mandato di non fossilizzarsi sulle primarie e allo stesso tempo hanno chiesto di esplorare altre candidature. A movimentare ulteriormente il quadro, in contemporanea con la discussione politica oggi alle 18 in Sala San Leonardo c’è anche il debutto pubblico dei separatisti veneziani che si incontrano sotto l’egida del nome «Venezia Chi.Ama-Venessia Ciama» per parlare di residenza, turismo e rappresentanza politica nelle Debutto istituzioni locali. Con Oggi si chi? Gian Angelo Bellati siede al tavolo del incontrano i centrosinistra, Giorgio separatisti per Suppiej a quello di fare una lista Uacp, Marco Sitran finora è andato per conto suo. «Trentamila persone hanno votato Sì al referendum. Pensiamo di poterne fare a meno spingendoli verso l’astensionismo?», nota in un intervento sul sito Ytali Marco Garsparinetti, portavoce del Gruppo 25 Aprile (separatista) che fa da gamba civica a Bugliesi. Che piace anche alle sei sigle moderate (Più Europa, Azione di Calenda, Psi, Italia in Comune, Volt, La Città è Tua di Ugo Bergamo, alle quali si aggiunge Italia Viva di Renzi come fan esterno al tavolo). Anche la sinistra aveva guardato con interesse al rettore; oggi non ritiene politicamente ed elettoralmente vincenti la sua tardiva dichiarazione di disponibilità all’avventura politica e la mancanza di un coinvolgimento a suo favore della società civile al di fuori di quello gemmato dal gruppo civico già esistente del 25 Aprile. Uacp arriva al tavolo oggi con una proposta programmatica dalla quale sono scaturite le tre candidature scelte con metodo partecipativo dal basso. L’intento è sbloccare l’impasse, non ingarbugliare ulteriormente. Pure i circoli Pd si stanno esprimendo: Mestre Centro ha dato mandato di chiudere senza primarie: «Portano lotte intestine ed esauriscono lo sforzo che dovremmo dedicare alla campagna elettorale», spiega il segretario Leandro De Rossi; viale San Marco ha discusso di puntare sulla capogruppo Pd Monica Sambo. «Massima autonomia a Venezia per tenere la coalizione più ampia possibile, questo ci ha detto Zingaretti – ribadisce il segretario Giorgio Dodi – Mi pare ci sia la consapevolezza che tutti siano disponibili a confrontarsi per chiudere». Monica Zicchiero
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«Casa, grandi navi, clima: l’Unesco ha fallito» L’attacco di Somers Cocks: non si è dimostrato degno. Appello internazionale VENEZIA «Unesco è fallito: questo libro prega un Dio assente». Anna Somers Cocks, giornalista britannica che alcuni anni fa pubblicò un appello, poi ripreso dal Times, sulla New York Review of Books dipingendo a fosche tinte le devastazioni del turismo di massa a Venezia, ieri è intervenuta in una gremita Sala Tommaseo all’Ateneo Veneto. Il libro «che prega un Dio assente» è la ristampa di «Venezia, il dossier Unesco e una città allo sbando» di Gianni Fabbri, Franco Migliorini e Giuseppe Tattara. «La prima pubblica-
Il libro Al testo sul lavoro dell’agenzia Onu aggiunti incidenti e alte maree
zione, otto mesi fa, era un segnale d’allarme per la sessione Unesco che si è riunita lo scorso luglio a Baku – dice Fabbri – Proprio nei giorni scorsi i commissari Unesco erano a Venezia per documentarsi sullo stato in cui versano città e laguna. E in attesa di prese di posizioni da parte dell’Unesco, la nuova edizione del libro ci è stata imposta dall’attualità: i due incidenti causati dalle grandi navi e le drammatiche acque alte». Ai capitoli della prima edizione, infatti, sono stati aggiunti i contributi di Davide
Zanchetti, ricercatore del dipartimento ambientale di Ca’ Foscari, sull’innalzamento del Mar Adriatico dovuto ai cambiamenti climatici, di Silvio Testa sulle grandi navi e di Alice Corona di «Ocio» (osservatorio civico della casa) relativo alla mancanza di politiche che tutelino i residenti. «L’Unesco non si è dimostrato degno dell’aiuto che gli avete dato con il vostro libro – prosegue Cocks –. Ma l’innalzamento dei mari potrebbe aiutarci. Mi spiego: Venezia non è più la sola città a rischio, serve coinvolgere chi ha già espe-
Elezioni, il Pd apre al nuovo candidato Un’Altra Città propone tre donne
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VENERDÌ 7 FEBBRAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE
Verso il voto regionale il CENTROSINISTRA cerca lo sfidante
Jacopo Massaro, Sergio Giordani, Edoardo Gaffeo, Arturo Lorenzoni
Sindaci civici di Padova Rovigo e Belluno favorevoli a Lorenzoni Il governatore veneto Luca Zaia e il segretario federale della Lega Matteo Salvini sul palco di una manifestazione elettorale nel Padovano
Il leghista vuole “scambiare” la Toscana rossa con l’abbordabile Puglia e ricorre alla corazzata di Zaia per superare le resistenze di Fdi e forzisti
Salvini cala l’asso Veneto e ventila la corsa solitaria per “domare” gli alleati IL RETROSCENA
Filippo Tosatto n Liguria c’è il governatore uscente Giovanni Toti, nelle Marche e in Puglia correranno candidati di Fratelli d’Italia, la Campania è invece è appannaggio dei berlusconiani. Regioni perlopiù contendibili nel voto di maggio, dove anzi il centrodestra parte in vantaggio. E la Lega? Reduce dal capitombolo in Emilia Romagna, al tavolo della coalizione si è vista graziosamente riservare la Toscana rossa con un rischio di tonfo bis a dir poco elevato. La prospettiva sta
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ulcerando Matteo Salvini che all’ultimo consiglio federale del partito non ha celato il malumore verso i “famelici” alleati: «A loro piace vincere facile grazie ai nostri voti, ma quando c’è da combattere davvero per ribaltare i pronostici, allora ci ritroviamo soli», lo sfogo. LO SFOGO DEL CAPITANO
Largamente condiviso dal gruppo dirigente di Via Bellerio e culminato nella richiesta (ufficiosa al momento) di rimescolare le carte, abdicando alla mission impossible in terra toscana - dove peraltro il Carroccio fatica a scovare una vittima sacrificale disposta ad affrontare lo strafavorito Eugenio Giani - in cambio del più ras-
sicurante collegio pugliese, che tuttavia l’aggressiva Giorgia Meloni non intende cedere, convinta com’è di catapultare alla vittoria l’europarlamentare Raffaele Fitto. E allora? La mossa salviniana è quella di alzare la posta, ricorrendo alla freccia più acuminata del suo arco: il Veneto, fortezza inespugnabile dove la vocazione maggioritaria dell’armata di Luca Zaia (articolata magari nel tridente Lega-lista presidenzialecartello di sindaci) malcela il fastidio verso i partner ininfluenti eppure partecipi al banchetto. L’INSIDIA ELETTORALE
Perché la legge elettorale assegna un massimo di 31
consiglieri (su 51) alla coalizione che supera il 40% e la Lega pigliatutto, a dispetto dei consensi supplementari raccolti, dovrà dividere tale quota con l’agguerrita destra di Fdi - accreditata di almeno 4 seggi a Palazzo Ferro-Fini e con i più arrendevoli forzisti, “indiziati” a loro volta di un paio di poltrone. Abbastanza per sottrarre al partito del governatore la maggioranza assoluta in aula. Un rischio ventilato in più circostanze dall’assessore Roberto “bulldog” Marcato, alfiere di una corsa solitaria “nobilitata”, per l’occasione, dalla scarsa affidabilità attribuita a Meloni e Berlusconi in materia di autonomia e riforma federalista, nonché dalla spregiudicata campagna-acquisti condotta dal coordinatore (uscente) di Fdi, Sergio Berlato, nell’orto dei vicini. L’ALTOLÀ DI MARCATO
Parole accolte con soddisfazione dai veterani e dalla miriade di aspiranti consiglieri, che Zaia ha evitato di commentare (senza prenderne le distanze, però). Certo un assist a Salvini, legittimato a calare l’asso Veneto sul tavolo degli alleati per indurli a più miti consigli. Carta vincente o bluff? Lo scopriremo presto. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
PADOVA. I sindaci “civici” di Padova, Rovigo e Belluno spezzano una lancia in favore di Arturo Lorenzoni, il vicesindaco “arancione” della città del Santo in corsa per la candidatura a presidente della Regione. In una nota congiunta, Sergio Giordani, Edoardo Gaffeo e Jacopo Massaro manifestano «tutta la volontà di dare un contributo al percorso che, a partire dal voto di maggio, sarà un’opportunità importante per costruire un Veneto diverso», convinti sia «urgente intraprendere un cammino per mettere al centro del dibattito i grandi temi del nostro territorio, i problemi irrisolti ma anche le tante eccellenze che in tutti i campi devono essere sempre più valorizzate e prese ad esempio». Pur senza nominare Lorenzoni, il trio di amministratori commenta il dibattito in corso nel centrosinistra e prende esplicitamente posizione: «Abbiamo raccolto con grande soddisfazione le riflessioni giunte dalla direzione regionale del partito democratico che dentro al valore fondamentale dell’unità hanno gettato le basi per una reale apertura verso movimenti, mondi civici e tutte quelle cose buone che si muovono nella società veneta»; «È una scelta responsabile e coraggiosa, che dimostra come il Pd resti un solido e importante riferimento della compagine progressista e riformista».
Svolta leghista verso il centro per l’egemonia a destra
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RENZO GUOLO
IL COMMENTO
se la Lega stesse virando al centro? Non un centro classico, inesistente nell’attuale dinamica politica nuovamente (bi) polarizzata e nel tempo di nuove grandi questioni divisive, ma uno spazio politico, il “destracentro” , che consenta a Salvini di diventare davvero egemone e aprire, problemi giudiziari permettendo, un ciclo politico di lunga durata. Dopo la sconfitta personale in Emilia, il leader leghista sembra riconsiderare la sua
L’affondo: «Ci sembra evidente come il contesto politico della nostra regione, le variegate forme con cui l’impegno politico e la passione civile si esplicano nei soggetti organizzati suggeriscano con forza di intraprendere una strada che anche sulla figura del candidato rompa gli schemi, costruendo così la più ampia cittadinanza per tutti coloro intendano dare una mano». La rotta indicata, insomma, è quella di una coalizione allargata ai movimenti civici e al circuito rossoverde dove i dem rinuncino ad esprimere una leadership in nome dell’inclusione, prospettiva che non entusiasma quanti nel partito rivendicano le primarie come garanzia di trasparenza e partecipazione dal basso: «Non vogliamo in nessun modo forzare processi che sappiamo essere complicati e di cui abbiamo il più ampio rispetto, allo stesso tempo invitiamo tutti a valutare come un opportunità e non come un “rischio” le disponibilità che sono giunte dai mondi civici». Con una postilla: «Serve anche fare prestissimo e lavorare all’unità di un grande fronte. Un protrarsi infinito di discussioni o sfilacciamenti tattici e divisioni legate al posizionamento, sarebbero un drammatico errore che lascerebbe strascichi negativi per lungo tempo. Non ce lo possiamo permettere». —
strategia. Un percorso non ancora definito e niente affatto semplice per un uomo abituato alle scelte solitarie, ma quasi obbligato. Lo scontento interno nella Lega è assai più esteso di quanto trapeli da un partito fondato su un rigido centralismo interno e su un controllo locale pregnante da parte degli uomini del leader. Una diversità di linea esito, più che delle istanze dei nostalgici della Lega Nord, commissariata e ridotta a bad company nonostante le resistenze di
Bossi, privato anche del ruolo di “padre fondatore” , del peso delle posizioni di Giorgetti, per inclinazioni personali e sguardo governista meno attratto da posizioni estreme. Se la Lega nazionale vuole governare, deve non solo sfondare a sud ma anche convincere quei ceti sociali urbani senza i quali si può forse trionfare in qualche competizione elettorale ma non guidare il Paese. Insomma, lo spazio che un tempo è stato di Forza Italia va non solo cannibalizzato ma an-
che rappresentato. Così come la Lega ha l’esigenza di penetrare nelle città, nei grandi centri urbani, dove le intelligenze collettive, i compositi interessi sociali, i diffusi valori post-acquisitivi, l’apertura al mondo, non si lasciano facilmente irretire dai muscolari e claustrofobici proclami dei “nuovi barbari” . Come dimostra anche la vittoria di Bonaccini, costruita lungo l’asse urbano Bologna-Modena-Reggio, dove nella scelta tra la via Emilia e il (Far) West, tra civismo e citofo-
nismo, anche molti moderati hanno preferito la prima. La svolta in direzione “destracentro” ha anche ragioni di concorrenza. Fratelli d’Italia presidia uno spazio politico a due cifre. E la Meloni è stata sdoganata negli Usa, in particolare dai repubblicani, molto irritati con Salvini per i suoi rapporti con la Russia di Putin. Una legittimazione che non può piacere alla Lega. La crescita di un’alleata –rivale che potrebbe avere da Washington il lasciapassare decisivo
per Palazzo Chigi è un serio problema. Da qui la decisione di aprire le ostilità sul tema dei candidati governatori, battaglia che consente di perseguire più obiettivi. La dichiarata volontà di “rivedere” le candidature già concordate di Caldoro e Fitto in Campania e Puglia, permette a Salvini di provare a insediarsi in un importante regione meridionale di togliere residuo peso a Forza Italia e di ridimensionare le aspirazioni di FdI. Proponendosi come indiscusso alfiere dello schieramento. Una competizione, quella per l’egemonia a destra, che è solo alle prime tappe. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Nordest
SARDINE IN PIAZZA A VICENZA E PADOVA Arriva Matteo Salvini in Veneto e le sardine si mobilitano: domenica alle 17 in zona Fiera a Vicenza, lunedì alle 18.30 in piazza Portello a Padova. In concomitanza con i comizi leghisti
Venerdì 7 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
L’intervista Sergio Giordani ell’ufficio del sindaco Sergio Giordani accanto al ritratto del presidente Mattarella c’è la foto di una bambina avvolta in una termocoperta. È in braccio a un’assistente, l’hanno appena sbarcata a Lampedusa, avrà meno di un anno. «Me l’ha regalata un volontario. È sconvolgente vedere una bambina così piccola. Serve a ricordarmi che, come diceva mia madre, ci vuole del pelo sul cuore per respingerli in mare».
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Il Capo dello Stato arriva in una città scelta come capitale europea del volontariato per un anno. «Un grande onore e un riconoscimento per i cittadini. Lo hanno meritato loro, non la politica. A Padova ci sono 6.400 associazioni, oltre 2100 solo nella città capoluogo. Sono 250mila le persone che fanno volontariato in tutta la provincia». Mattarella le aveva promesso che sarebbe tornato dopo le visita del 2018. «Lui ha una personalità che col suo equilibrio, la sua saggezza e la sua assoluta conoscenza della Costituzione rappresenta per l’Italia tutta una garanzia e una fortuna dentro una fase storica a volte così tumultuosa. Lo attendono 5mila volontari e molti altri avrebbero voluto esserci». Una onlus ogni 100 abitanti, 330 associazioni di carattere sociale, 541 gruppi parrocchiali e Acli. «Ne ho visitate tante, dal carcere al sociale allo sport. Nel limite del possibile per me è doveroso aiutarle. Perché abbiamo cittadini di serie A. Se la strada non è sporca non è merito solo dell’Aps ma anche dei cittadini. È una città diversa dalle altre che si esalta nel volontariato». Anche essere sindaco è un po’ fare il volontario per la propria città? «Non sono un eroe. Mi bastava av-
«Volontari, un modello per governare Padova» Il sindaco: «Da loro ho imparato a fare senza `Oggi la visita del Capo dello Stato nella città voler apparire e ad essere libero mentalmente» per un anno capitale europea del volontariato
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«Beh, diventa facile quando non interessa mettersi in prima fila. È il mio metodo, imparato anche dal mondo del volontariato».
viare un percorso perché indipendentemente dal prossimo sindaco si segua una traccia. Io ho seguito quella di chi mi ha preceduto senza problemi. Non si distrugge quello che è già stato fatto, perché si danneggia la città. Lo fa anche Beppe Sala a Milano che ho incontrato di recente. Porta avanti le cose che ha iniziato Albertini. Quando mi accusano di tagliare i nastri di opere cominciate da altri per me invece è un piacere».
È un modello che funziona anche sotto il profilo della sicurezza? «Il volontariato fa cultura e la cultura significa integrazione. Capisci le cose in maniera diversa, diventi inclusivo. Così se porti cultura hai meno delinquenza, meno astio, vuol dire essere liberi in altra maniera. E il volontariato insegna cultura».
Questo atteggiamento si specchia nel tema di Padova capitale: Ricuciamo insieme l’Italia. Quanto conta la condivisione nel costruire una società migliore? In fondo il nuovo ospedale si farà perché lei ha raggiunto un’intesa con Zaia.
SE HANNO SCELTO NOI È MERITO DEI CITTADINI: UN RICONOSCIMENTO A LORO, NON ALLA POLITICA
I vigili però sono in agitazione. «Abbiamo un tavolo aperto con il prefetto. Lì l’amministrazione esprimerà le sue idee. Ma sono sempre aperto al confronto».
QUI CI SONO 6.400 ASSOCIAZIONI, OLTRE 2100 SOLO NEL CAPOLUOGO. SONO 250MILA LE PERSONE IMPEGNATE IN TUTTA LA PROVINCIA
LA VISITA Il sindaco di Padova, Sergio Giordani, nel suo ufficio in municipio con accanto la foto del presidente della Repubblica (qui a destra) che oggi sarà a Padova per celebrare il mondo del volontariato
STAZIONE APPALTANTE: Agenzia del Demanio, Direzione Generale, via Barberini 38, 00187 Roma, tel. 06/423671, Faxmail 0650516027, e-mail: dg.gare@agenziademanio.it PROCEDURA DI GARA: procedura aperta ai sensi dell’art. 60 del D.Lgs. 50/2016 suddivisa in 13 lotti OGGETTO DELL’APPALTO: servizio di valutazione della sicurezza strutturale, diagnosi energetica e rilievo geometrico, architettonico, tecnologico ed impiantistico da restituire in modalità BIM, per taluni beni di proprietà dello Stato CRITERIO DI AGGIUDICAZIONE: offerta economicamente più vantaggiosa IMPORTO DI AGGIUDICAZIONE E AGGIUDICATARI: IMPORTO A BASE DI GARA
AGGIUDICATARIO
IMPORTO DI AGGIUDICAZIONE
1 ABRUZZO DI PREGIO
€ 393.753,39
RTP tra Politecnica Ingegneria ed Architettura Soc. Coop. (mandataria) e ABACUS Srl, CFR - Consorzio Futuro in Ricerca, LIFE – Laboratori Ingegneria Ferrara Srl, Parallel Digital Srl e Tecnogeo Snc (mandanti)
€ 262.740,90
3 ANCONA E ASCOLI
€ 129.544,22
RTP tra Ing. Francesco Florio (mandataria) e SPIBS S.r.l., Ing. Giuseppe Perillo, Fabio Florio, Geol. Galileo Potenza ed Ing. Giampietro Massarelli (mandanti)
€ 87.533,35
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€ 115.875,61
RTP tra Innovations Srl (mandataria) e ABACUS Srl, CFR - Consorzio Futuro in Ricerca, Tecnogeo Snc, Laboratori ingegneria Ferrara Srl (mandanti)
€ 76.309,36
5 GORIZIA DI PREGIO
€ 555.673,98
RTP tra OPERA Consorzio Stabile di Ingegneria (mandataria) e Politecnica Ingegneria ed Architettura Soc. Coop., CFR - Consorzio Futuro in Ricerca, Parallel Digital Srl, LIFE - Laboratori Ingegneria Ferrara Srl, geol. Davini, Geoalpina Srl (mandanti)
€ 370.786,09
11 RIETI 1
€ 150.820,29
RTP tra SPIBS Srl (mandataria) e Ing. Giuseppe Perillo, Ing. Fabio Florio, Geol. Galileo Potenza, Ing. Giampietro Massarelli (mandanti)
€ 102.612,64
13 RIETI PROVINCIA
€ 91.932,55
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DATA DI AGGIUDICAZIONE: lotti 1 e 3: 24/10/2019; lotti 4 e 11: 27/05/2019; lotto 5: 10/10/2019; lotto 13: deserto NUMERO DI OFFERTE PERVENUTE: lotto 1: 3 offerte; lotto 3: 2 offerte; lotto 4: 1 offerta; lotto 5: 7 offerte; lotto 11: 1 offerta; lotto 13: 0 offerte DATA DI INVIO DEL PRESENTE AVVISO ALLA G.U.U.E: 08/01/2020 DATA DI PUBBLICAZIONE DEL PRESENTE AVVISO SULLA GURI: Gazzetta Uficiale V Serie Speciale - Contratti Pubblici n. 4 del 13/01/2020 RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO: arch. Viola Albino
IL DIRETTORE Massimo Gambardella
Padova città più generosa del Veneto. Nel 5 per mille 140.568 scelte sono andate al sostegno al volontariato per 5milioni e 132mila euro. Una media di 6400 euro ad associazione per 791 organizzazioni. «È la certificazione che i padovani sono diversi. Anche noi facciamo delle cose, grandi e piccole. Ne cito una. Avevamo un disoccupato seguito dai servizi sociali che è stato inserito poco a poco nel personale ausiliario di una scuola con il reddito di inclusione attiva. E ora lavora». C’è una grande base, poi ci sono i vertici. La Fondazione Città della Speranza, la Caritas e il Cuamm medici con l’Africa. «La Fondazione ha il record di destinazioni del 5 per mille nel Veneto, 1,6 milioni di euro. La Caritas è stata fondata a Padova e il Cuamm è la più grande organizzazione non governativa in Africa. È in otto Paesi, in 24 ospedali ed ha 2.220 operatori». Iniziare con il presidente della Repubblica e finire con il Papa per la chiusura dell’anno sarebbe l’apoteosi? «Sarebbe un sogno». E lei che cosa farà quando smetterà di fare il sindaco? «Non so quando finirò di fare il sindaco. Ma mi piacerebbe dare una mano ai medici per l’Africa». Mauro Giacon © RIPRODUZIONE RISERVATA
In 5mila, di ogni età, attendono in fiera l’arrivo di Mattarella
DIREZIONE SERVIZI AL PATRIMONIO Estratto di Avviso di aggiudicazione
LOTTO
Ai volontari non basta più dare una mano in silenzio. Vogliono contribuire a un nuovo modello di società, scrivere una vera e propria grammatica della comunità basata sulle buone pratiche. Come valuta questo scatto? «C’è un dovere di contaminazione da parte nostra. Io penso che il volontariato funzioni meglio quando la città è efficiente ed ha senso istituzionale. Questa è la mia parte del lavoro».
IL PROGRAMMA
IL PRESIDENTE FARÀ TAPPA ANCHE A PALAZZO DELLA RAGIONE AGLI SCROVEGNI E ALLA BASILICA DI SANT’ANTONIO
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PADOVA Il Capo dello Stato presenzierà oggi alle 11 in Fiera alla cerimonia d’inaugurazione di “Padova Capitale europea del Volontariato 2020”. Un anno denso di avvenimenti con una tre giorni di appuntamenti, spettacoli e concerti nel fine settimana per riflettere sulla realtà e le prospettive di questo mondo. Per i 5mila volontari fra studenti e rappresentanti delle onlus che attenderanno il presidente, dalle 9 e fino alle 13 si alterneranno sul palco con la conduzione di Lella Costa e Riccardo Bonacina, molti personaggi. Da Gherardo Colombo ad Andrea Pennacchi, fino a don Dante Carraro del Cuamm a testimoniare esperienze di volontariato. Punto centrale sarà l’arrivo del presidente al padiglione 8. Sarà accolto dalla presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, dal prefetto Franceschelli, dal presidente della Regione, Zaia,
dal sindaco Giordani, dal presidente della Provincia Bui e dal rettore dell’Università Rizzuto. Zaia porterà un saluto seguito dal direttore del centro Europeo del Volontariato, dal presidente del Centro servizi per il volontariato e dal presidente dell’associazione nazionale dei Centro servizi volontariato. La cerimonia si concluderà con l’intervento del Capo dello Stato . Successivamente Mattarella visiterà anche i luoghi dell’”Urbs picta” il ciclo di affreschi del ‘300 candidato a sito Unesco. La visita a palazzo della Ragione è prevista poco prima di mezzogiorno. Poi sarà agli Scrovegni. Mattarella dovrebbe infine fare una visita in forma strettamente privata al Santo a cui è particolarmente legato. È stato lui nel 2017 a conferire a padre Placido Cortese - direttore del Messaggero rapito dalla Gestapo nel 1944 e giustiziato - la medaglia d’oro al merito civile. M.G. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Belluno
Venerdì 7 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
«Sto male»: protocollo coronavirus `La sera prima aveva febbre e tosse: è stato effettuato Un 23enne di Ponte, rientrato il 31 gennaio dalla Cina, ieri è stato ricoverato in Malattie infettive al San Martino un tampone, solo oggi arriverà la risposta da Padova
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LA PAURA BELLUNO Una febbriciattola che non va via e la paura: un 23enne di Ponte nelle Alpi, rientrato dalla Cina il 31 gennaio, ieri è andato al Pronto soccorso del San Martino di Belluno. Il giovane stava facendo a casa le due settimane di “quarantena” precauzionale, come consigliato dal suo virologo, quando di fronte a quei sintomi strani ha temuto il peggio. La probabilità che si tratti di coranavirus (ovvero l’infezione che dalla città cinese di Wuhan si sta propagando ovunque) è minima: il giovane si trovava a 850 chilometri più a sud, nella zona di Canton e nella sua città si erano registrati solo un centinaio di casi di contagio. Ma subito dopo l’accesso al pronto soccorso è stato disposto il ricovero nel reparto malattie Infettive e sono state attivate tutte le misure precauzionali previste dal protocollo anti-contagio.
IL TAMPONE Il reparto di Malattie Infettive del San Martino era già pronto a un’eventualità di questo genere. Il giovane è stato sottoposto a un prelievo di materiale, un tampone, che oggi sarà analizzato a Padova: solo nelle prossime ore si saprà quindi se il ragazzo abbia effettivamente contratto l’infezione da coronavirus. In tutto il Veneto sono stati circa una sessantina i “tamponi” effettuati su altrettante persone rientrate dalla Cina e al momento non ci sono stati casi risultati positivi.
L’ALLERTA Il 23enne di Ponte nelle Alpi aveva una temperatura di 37,5, mercoledì sera. Ieri mattina però la febbre era scesa. Nel pomeriggio tosse e debolezza lo hanno spinto a chiedere consiglio ai medici del pronto soccorso: prima ha telefonato poi è andato al San Martino. Erano circa le 16 di ieri e i sanitari hanno disposto il ricovero, anche se la febbre poi era sparita e la temperatura è rimasta sempre normale. I medici hanno messo in atto misure assolutamente prudenziali, perché potrebbe trat-
tarsi della normale influenza o di altra infezione virale. È proprio in questi giorni infatti che si sta registrando il picco dell’influenza, con migliaia di veneti costretti a letto. Tutto lascia dedurre che non si tratti quindi del temutissimo virus.
IL GIOVANE RIENTRAVA DALLA ZONA DI CANTON, È RIMASTO SEMPRE IN CASA, INDOSSANDO LA MASCHERINA OGNI GIORNO
LA SCELTA Va comunque sottolineata l’importanza del comportamento tenuto dal giovane, che in questi giorni ha volontariamente evitato i contatti con altre persone. «Mia mamma si è informata dal virologo che mi ha consigliato di stare in casa con la mascherina per 2 settimane ed evitare i contatti», aveva spiegato il ragazzo. Questo tipo di comportamento è anche l’indicazione, non obbligatoria, del Ministero della salute. «Lo faccio per non rischiare - aveva sottolineato - : non vorrei creare problemi ai miei genitori, ma non ho paura. C’è da star tranquilli soprattutto qui in Italia. Non ho paura di essere stato contagiato». Il ragazzo ha adottato tutte le precauzioni anche quando era in Cina: era lì da due settimane e ha sempre indossato la mascherina e si è sottoposto ai controlli che c’erano in città prima di salire sui mezzi pubblici. Anche nel suo volo di ritorno ha sempre indossato la mascherina e è stato controllato prima dell’imbarco. All’arrivo a Venezia invece non è stato controllato. Era stato lui stesso a raccontarlo. E in queste ore è stato diffuso un comunicato della Regione Veneto che spiega che la competenza per l’attivazione dei controlli è nazionale.
IL CASO un 23enne di Ponte nelle Alpi, tornato dalla Cina, ricoverato ieri al San Martino: analisi in corso
Rasò a zero la figlioletta: condannata a 40 giorni
In Tribunale
LA SENTENZA
Fece pipì sugli abiti esposti all’Oviesse in piazza Finì alla sbarra per danni, alla fine viene assolto
BELLUNO È stata condannata a 40 giorni di reclusione (pena sospesa) la mamma che aveva rasato a zero la sua figlioletta. Era una punizione perché la bambina faceva i capricci per andare a scuola, anche se la donna Ha sostenuto nel processo che lo avrebbe fatto per i pidocchi. L.M., romena 37enne residente a Belluno, era finita alla sbarra con l’accusa di abuso di mezzi di correzione. La sua difesa è stata smentita dalla telefonata che fece lei stessa quel giorno alla maestra della bimba: «Fa i capricci e non vuole venire a scuola: ho dovuto tagliarle i capelli». La bimba in lacrime aveva raccontato quello choc anche al padre al telefono. «Piangendo - ha detto l’uomo nel processo, in cui inizialmente era
Aveva fatto pipì sugli abiti esposti nel negozio Oviesse di Piazza Martiri: è stato assolto. «Il fatto non sussiste», ha sentenziato ieri il giudice Cristina Cittolin al termine del processo a Denis Polacco, 37enne originario di Venezia residente a Piombino Dese (Pd), che era accusato di danneggiamento aggravato. Era il 18 maggio 2017 quando l’uomo andò all’Oviesse di Piazza dei Martiri e mise in atto uno “show” mai visto. Avrebbe urinato sulla merce in vendita all’interno del centralissimo negozio «danneggiandola irrimediabilmente», dice
l’accusa. E proprio su questo ha puntato la difesa, affidata all’avvocato Giorgio Gasperin: «La merce non era stata danneggiata, poteva essere ripulita». Una tesi che è stata accolta dal giudice. Il pm aveva chiesto la condanna. Il 37enne è stato recentemente condannato a 2 anni per rapina all’Emisfero. Quel giorno finì nei guai dopo essersi impossessato di 12 rulli con cristalli di diamante “Velvet soft” di marca Scholl e nella fuga spinse il vigilante. Ma ieri il giudice lo ha “perdonato”: non ci sarebbe stato alcun danneggiamento.
Auto killer: «Era al telefono e drogato» `Di fronte al giudice
il 45enne che causò lo schianto alla Veneggia IL CASO BELLUNO «Aveva assunto sonnife-
ri e stava mandando un messaggio con il cellulare al momento dell’incidente». Pesa come un macigno l’accusa della Procura nei confronti di Massimo De Nardi, 45 anni di Longarone, che al volante della sua auto avrebbe invaso la corsia alla Veneggia, causando la morte del camionista Ivano Bonaldo, 61 anni, di Tessera (Ve). Ieri il gup del Tribunale di Belluno, Enrica Marson, doveva decidere sul rinvio a giudizio dell’uomo, accusato dell’ipotesi più grave di omicidio stradale (con pene da 8 a 20 anni). Era presente il difensore, l’avvocato Vanni Sancandi e le parti civili costituite (sono 7 i fratelli di Bonaldo) con gli studi ve-
LA TRAGEDIA era al cellulare e sotto sonniferi: morì un camionista
neziani dell’avvocato Simonetti (ieri sostituito dal collega Simone Zancani), avvocato Corradini e altri. L’udienza è stata rinviata per una questione tecnica, relativa alla chiamata in causa del responsabile civile, ovvero il soggetto, o meglio l’assicurazione che sarà tenuta a pagare gli
eventuali risarcimenti. Si torna in aula il 28 maggio. Quel 19 ottobre 2018 il corriere della Bartolini Ivano Bonaldo era sulla statale 50 in direzione Belluno centro, con una velocità di 40 all’ora (il limite è di 50). Per evitare lo schianto contro un’auto che aveva invaso la sua corsia
sterzò improvvisamente a destra. Sfondò così il muretto di protezione e fece un volo di 30 metri di sotto, restando schiacciato dal suo mezzo. Quell’auto “killer” era la Volkswagen station wagon Golf condotta da De Nardi che viaggiava Belluno verso Ponte nelle Alpi. Dopo l’incidente, a seguito delle indagini svolte dal Laboratorio regionale antidoping di Padova, emerse che l’automobilista era in stato di alterazione psico-fisica. Le analisi evidenziarono una positività alle Benzodiazepine. Il referto fu chiaro: «Al momento del prelievo era sotto l’effetto della sostanza stupefacente Lormetazepam». Si tratta di un potente sonnifero. Ma non solo. Secondo le indagini dei carabinieri l’automobilista stava usando il telefonino al momento dell’incidente: c’è un messaggio inviato in data 19.10.2018 ore 12.33. La difesa però è pronta a smontare ogni accusa e farà riti alternativi: l’incidente avvenne alle 12.30, il messaggio sarebbe stato successivo.
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costituito parte civile - mi ha spiegato che era stata sottoposta al taglio dei capelli. L’ho vista il giorno dopo scoprendo che le erano stati rasati a zero, con la macchinetta. Mi ha raccontato che la mamma glieli aveva tagliati per punirla. Perché quella mattina non voleva andare a scuola. Così, dopo averla rasata, la lasciò a casa insieme alla babysitter». I fatti sono avvenuti nel periodo tra marzo e aprile 2017. Quando la piccola tornò a scuola senza capelli la maestra, per non farla sentire in imbarazzo, regalò a tutte le alunne femmine una bandana. Quella classe venne soprannominata “la classe delle bandane”, perché tutte le bimbe per solidarietà indossarono la bandana, come la piccola rasata a zero, fino a quando i capelli non furono cresciuti. Lo ha ricordato anche ieri nella sua requisitoria il pm
Sandra Rossi, che ha chiesto la condanna della donna sottolineando tutte le prove raccolte con le testimonianze, compresa quella della maestra. Ha concluso: «Condannatela a 3 mesi». «Giravano i pidocchi, li aveva appena presi e per questo le ho tagliato i capelli», aveva detto la mamma in aula. Una versione confermata anche dalla babysitter con cui la bambina era rimasta a casa quel giorno. La bambinaia era stata chiamata come teste dalla difesa e ha confermato la versione data dalla madre. Su questo si è basata anche la difesa in tutto il processo dell’avvocato Francesco De Bona, che ha puntato sull’assoluzione. Alla fine però è arrivata la sentenza di condanna del giudice Cristina Cittolin: i motivi si consoceranno nei prossimi mesi. o.b.
Investì e uccise un pensionato «C’è concorso di colpa: 6 mesi» IL PROCESSO BELLUNO Investì un pensionato,
ma c’era un concorso di colpa al 60% della vittima. Per questo ieri la condanna per l’automobilista Enrico Pittarello, 53enne di Belluno, accusato di omicidio colposo (pre-riforma apportata dalla legge sull’omicidio stradale) è scesa a 6 mesi di reclusione, con la condizionale. Il pm aveva chiesto un anno e 4 mesi di reclusione. È questa la conclusione del processo per la morte di Angelo Feltrin, l’80enne investito e ucciso in via Cavour nel dicembre 2014. I parenti dell’uomo erano costituiti parte civile con l’avvocato Chiara Tartari che ieri ha chiesto un risarcimento di 80mila euro. Il giudice nella sentenza ne ha disposti 40mila. Secondo le accuse Pittarello non avrebbe tenuto una velo-
cità adeguata a quel tratto di strada e alle condizioni di oscurità che c’erano. Non sarebbe riuscito così a frenare in tempo per evitare di travolgere il pedone 80enne, che in quel momento stava attraversando. Feltrin non era sulle strisce e il semaforo pedonale era rosso: stava passando da sinistra verso destra rispetto alla Bmw, che procedeva verso via Feltre. L’impatto è stato violentissimo: l’anziano è stato caricato e ha sbattuto la testa sul parabrezza dell’auto finendo al suolo. Venne ricoverato in rianimazione a Belluno, ma dopo qualche giorno morì. Era il 13 dicembre 2014. Il processo di ieri arrivava dal rinvio dopo le conclusioni delle parti che c’erano state a novembre. Il giudice, Antonella Coniglio, ha dato lettura della sentenza a carico di Pittarello: 6 mesi di reclusione e il risarcimento di 40mila euro ai famigliari.
Padova Venerdì 7, Febbraio 2020
San Riccardo. A Lucca, deposizione di san Riccardo, padre dei santi Villibaldo e Valburgo, che in pellegrinaggio con i figli dall’Inghilterra verso Roma morì lungo il cammino.
CALCIO, IL PADOVA TORNA A CESENA IL RICORDO DI CUICCHI: «QUELLA ROVESCIATA PER LA STORIA»
La festa Casale Scodosia: il carnevale e le tradizioni, tutti gli eventi
Spettoli a pagina XXII
Braghetto a pagina XXV
-2°C 9°C Il Sole Sorge 7.27 Tramonta 17.25 La Luna Sorge 15.13 Cala 6.12
Abano
Centro congressi: ora è sfida tra Opv e Caritas nigeriana Centro congressi, è sfida tra l’Orchestra di Padova e del Veneto e la “Watchman Catholic Charismatic Renewal Movement”.
Mantovani a pagina XVI
Volontariato, festa con Mattarella Oggi in fiera la cerimonia di apertura: per un anno Padova diventa la capitale europea della solidarietà `
Il grande giorno è arrivato. Oggi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sarà in città per inaugurare ufficialmente il ricco programma di iniziative legate a “Padova Capitale Europea del Volontariato 2020”. «La sfida è trasformare Padova in città-laboratorio di respiro nazionale» dice Emanuele Alecci, presidente del Centro Servizi Volontariato provinciale. Mattarella è atteso alle 11 in Fiera: ci saranno anche la presidente del Senato Casellati e il governatore Zaia. Seguirà una visita ai luoghi-simbolo della città. Dal cuoco alla maestra, i volontari intanto sono in fermento: «Agiamo solo con il cuore». Cappellato, Fais e Pipia alle pagine II e III
Dal cuoco per le famiglie in difficoltà alla maestra dei bimbi disagiati: 6 storie per raccontare chi sono gli “angeli” della città
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Dati Findomestic Cellulari e auto i beni più acquistati
Guasto, 200 passeggeri sugli autobus Guasto al tram, 200 passeggeri vengono trasferiti sugli autobus. È accaduto ieri alle 7.30 quando un mezzo partito dal capolinea della Guizza e diretto a Prato della Valle si è fermato in via Diaz: si sentiva odore di bruciato, la probabile causa un malfunzionamento dei freni. Gli utenti sono stati fatti salire su sei autobus sostitutivi. Pieretti, Adl Cobas: «Colpa della scarsa manutenzione». Morbiato a pagina VII
PRESIDENTE Mattarella
Rapine per vivere come i nababbi: famiglia in carcere
Crac fondazione
Una sola asta per tutti i beni della “Breda”
Arrestati 5 nomadi: per compiere i colpi usata pure una Bmw blindata `
Erano pronti a tutto per il denaro. Anche a picchiare delle donne, magari davanti agli occhi dei loro figli. D’altro canto due di loro sono esperti pugili che sul ring hanno conquistato numerose medaglie. Ora però si sono aperte le porte del carcere per la banda di sinti che terrorizzava i commercianti cinesi, ma anche automobilisti fermi negli autogrill: 5 arresti. De Salvador e Lucchin alle pagine IV e V
Trasporti
Solesino
Allarme furti, il sindaco: «Io faccio le ronde» Più carabinieri a Solesino. «Li ringrazio - dice il sindaco Bentani - e intanto continuo con le mie ronde». Bovo a pagina XVII
Spesa da 1,3 miliardi per i padovani I CONTI Crisi o non crisi, i padovani non rinunciano a comprare l’auto e i telefonini di ultima generazione, ma nemmeno mobili per la casa. Il rapporto Findomestic relativo al 2019 dice che ogni famiglia ha speso mediamente 3.341 euro per acquistare beni durevoli. Fais a pagina XI
Il patrimonio della Fondazione Breda verrà messo in vendita in un’unica soluzione. Il liquidatore Marco Della Putta ha deciso di proporre i dieci lotti nella stessa giornata, in una sorta di asta non stop. Dovranno trovare un acquirente l’ippodromo, l’annesso ristorante, la casa di riposo, la Rsa per disabili, Villa Breda, la scuola materna e l’ex pasticceria di Ponte di Brenta. Rinnovata per un altro anno la gestione dell’impianto trottistico al Gruppo Coppiello. Ingegneri a pag. IX
Caso Pratiarcati
Vertenza Agrex
Vigili, 5 capi in cinque anni: si cerca il sesto
Senza stipendio, spiraglio per 45: chiesta la Cassa
Cinque comandanti in cinque anni all’Unione della polizia municipale Pratiarcati (comprende i Comuni di Albignasego, Maserà e Casalserugo). L’ultimo in ordine di tempo che si è trasferito è stato Girolamo Simonato, ora al comando della locale di Montecchio Maggiore. E adesso l’Unione sta cercando il sesto visto che l’ultimo è scaduto lo scorso 31 gennaio.
Confermata la richiesta della cassa integrazione per i 45 lavoratori della Agrex srl di Villafranca. Mercoledì si è svolto il primo incontro tra il curatore fallimentare della Mo.Pe.Ri spa, azienda con cui Agrex aveva in essere il contratto di affitto, le parti interessate e il sindacato della Fiom Cgil per discutere del passaggio dei beni aziendali e del futuro dei lavoratori.
Cavallaro a pagina XII
Turetta a pagina XV
Redazione Padova: 35122 - Padova, via Squarcione 5 - Tel. 049.8756011 - fax 041.665174 padova@gazzettino.it
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Vidor Gaiarine Tarzo
Venerdì 7 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
«Nuovo ponte e prolungare l’A27» Confartigianato: «Quello esistente è inadatto ai carichi ` Sartor: «Non è solo una questione locale: renderebbe più di traffico aumentati. Bisogna velocizzare gli spostamenti» fluidi i flussi da est verso Trento e sgraverebbe i centri abitati» `
L’OPERA Il ponte di Vidor rappresenta uno snodo cruciale non solo per la viabilità locale del Quartier del Piave. Ma anche nell’ottica più ampia dei flussi che dal Veneto Orientale e dal Friuli (nonché dall’Austria) attraversano quell’area diretti, via Feltre e Primolano, verso il Trentino. Proprio per questo Confartigianato Marca Trevigiana da tempo è schierata a favore della costruzione di una nuova infrastruttura. «Innanzitutto – sottolinea il presidente Vendemiano Sartor - i ponti oggi esistenti sul Piave risalgono all’Ottocento o ai primi del Novecento, con l’unica eccezione di quello autostradale: per forze di cose, sono ormai inadatti ai carichi di traffico enormente aumentati in oltre un secolo».
LE RAGIONI A far propendere per un collegamento ex novo tra le due sponde del fiume sacro alla patria, a valle di quello attuale, secondo il numero uno dell’associazione dei piccoli imprenditori, tuttavia, non è una semplice questione di tenuta statica. Una rilevanza ancora maggiore rive-
stono gli aspetti viabilistici. «Darebbe la possibilità di velocizzare gli spostamenti all’interno del Quartier del Piave – spiega Sartor – consentendo di raggiungere in modo più rapido Feltrina e la costruenda Pedemontana. Ma non si tratta solo di risolvere un problema locale: renderebbe più fluidi i flussi da est verso Trento, bipassando la stretta di Vidor e l’altro “collo di bottiglia” del centro di Bigolino. Tra l’altro sgravando quegli abitati dal traffico che oggi li congestiona».
L’IMPATTO Ovviamente l’opera richiede un investimento non trascurabile, Sartor ne è ben consapevole, ma, d’altro canto, comporterebbe un impatto ambientale comunque inferiore rispetto ad altre soluzioni: «Di certo, molto
DI CONTRO MANCA UN COLLEGAMENTO NORD-SUD: «BISOGNA CHE L’AUTOSTRADA ARRIVI FINO IN CADORE: È STRATEGICA»
meno di un tracciato verso Nord, ipotizzato ancora trent’anni fa, che oggi, con lo sviluppo conosciuto dai vigneti e, ancor più, con il riconoscimento di Patrimonio dell’umanità Unesco per le colline del prosecco, diventa di fatto improponibile». Il ponte di Vidor, peraltro, costituisce un tassello di un riassetto più generale della rete viaria di questo quadrante della provincia di Treviso e dell’intero Veneto, della cui necessità il leader degli artigiani è convinto. Oltre ai cittadini, troppo spesso anche le imprese del territorio scontano una capacità dei sistemi infrastruturali sottodimensionata rispetto ai volumi di traffico e di merci in movimento. Ulteriore zavorra alla competitività nei confronti dei concorrenti stranieri.
LA SITUAZIONE Un primo punto, già segnato, riguarda la superstrada Pedemontana, i cui cantieri trevigiani dovrebbero arrivare a compimento entro l’anno. Non a caso, le organizzazioni imprenditoriali locali e nazionali si sono più volte espresse sull’esigenza di terminarla. «Perché quell’arteria funzioni – rimarca il presidente provinciale di Confarti-
Pieve di Soligo Torneo di burraco solidale del Lions Lo scorso 24 gennaio, il Lions Club di Pieve di Soligo ha organizzato un torneo di beneficenza di burraco il cui ricavato è stato destinato a sostegno le attività promosse dall’associazione Fabrizio Viezzer Onlus di Soligo a favore di persone con disabilità. L’iniziativa, che si è svolta nella palestra dell’oratorio della parrocchia in collaborazione con l’Università Adulti, ha visto la partecipazione di 136 persone. Le 68 coppie si sono cimentate nel gioco del burraco sotto la supervisione di una giuria qualificata. Come di consueto, ai gareggianti, sono stati consegnati 18 premi offerti da sponsor del territorio e dai soci del Lions Club di Pieve di Soligo. Sono così stati raccolti mille euro che il presidente Renzo Bello, insieme al tesoriere del Club Simona Possamai, ha consegnato nelle mani di Angelo Cremasco, presidente dell’associazione.
gianato - però servono due elementi. Primo, il territorio deve avere la possibilità concreta di usufruirne, ovvero deve disporre di una viabilità di accesso e di collegamento adeguata. Secondo, la Regione Veneto dovrebbe insistere con il Friuli Venezia Giulia affinché completi il tratto autostradale Pordenone – Gemona, in modo da costituire così un asse diretto da Vicenza verso l’Austria, anziché dover risalire fino a Udine». Ma non ci si può fermare qui. «Se con la Pedemontana e il Passante, la comunicazione Est-Ovest è soddisfatta, manca però un altrettanto veloce collegamento Nord- Sud. Il primo asse forte, da riprendere, riguarda il prolungamento dell’A27, almeno fino in Cadore. Inutile parlare di Olimpiadi, turismo, contrasto alla spopolamento di quelle vallate, se non arriva una viabilità veloce», nota il leader degli artigiani della Marca. Il quale, tuttavia, guarda pure ad un secondo step: «Bisogna anche avere coscienza che c’è una viabilità di rango inferiore, ma altrettanto importante». E qui, appunto, si inserisce il tema del ponte di Vidor. Mattia Zanardo © RIPRODUZIONE RISERVATA
VIABILITÀ Il ponte di Vidor di recente è stato oggetto di un monitoraggio. Da anni si chiede la realizzazione di un nuovo attraversamento del fiume Piave
Controllo di vicinato: 200 adesioni 9 gruppi attivi TARZO Oltre 200 adesioni e nove gruppi già operativi su tutto il territorio comunale, da Fratta al Ponte di Maset. A Tarzo il controllo di vicinato sta riscuotendo parecchio interesse. «Non immaginavo una simile adesione – ammette il sindaco Vincenzo Sacchet – e tutti i volontari hanno aderito al progetto spontaneamente, cioè nessuno li ha pregati di iscriversi». Martedì sera, in municipio, si è svolto un incontro formativo riservato ai nove capigruppo. C’erano rappresentanti dell’arma dei carabinieri, il comandante della compagnia di Vittorio Veneto capitano Giuseppe Agresti e il luogotenente Graziano Todaro capostazione a Cison di Valmarino, e della polizia locale, la vice-comandante Rosaria Gelardi. «Questo incontro segue il tavolo svoltosi in Prefettura a gennaio con tutti i sindaci nei cui Comuni è stato adottato il controllo di vicinato e in cui era stata sottolineata l’importanza della formazione dei capigruppo – spiega il sindaco pure presente martedì -. Le forze dell’ordine hanno fornito delle linee guida per facilitare il loro lavoro, cioè ad esempio quando chiamarli o non chiamarli, cosa fare nel caso si noti un’auto o una persona sospetta. Ma il controllo di vicinato serve anche a stanare gli eco-furbi e già qualcuno è stato multato». A Tarzo sono attivi nove gruppi: Tarzo, Corbanese centro, Corbanese ponte di Maset, Nogarolo, Arfanta, Rasera, Fratta, Colmaggiore e Prapian. Ogni gruppo ha in media una ventina di iscritti. «Le adesioni sono sempre aperte – prosegue il sindaco -: chi fosse interessato ad unirsi ad un gruppo lo può fare recandosi in municipio o contattando la polizia locale». L’iniziativa è ufficialmente partita in paese il primo di gennaio. «Non si tratta di fare gli sceriffi – conclude Sacchet –. L’iniziativa è tesa a valorizzare il ritorno tra la popolazione di una cittadinanza attiva e attenta al proprio paese, superando il menefreghismo e l’indifferenza. Non ci sostituisce dunque a chi fa questo di mestiere, ma si contribuisce alla buona vita del paese». (c.b.)
In trecento per Sammy Basso: emozioni e standing ovation GAIARINE Serata indimenticabile per le trecento persone che mercoledì si sono ritrovate ad Albina per ascoltare la storia incredibile e meravigliosa del “piccolo grande uomo” Sammy Basso. Coloro che hanno avuto la fortuna di partecipare all’evento, voluto dall’amministrazione capitanata dal sindaco Diego Zanchetta, conserveranno un bel ricordo del suo racconto. Un racconto che ha spaziato attraverso temi come la famiglia, l’amicizia, la fede, la paura, la diversità, la vita e la morte. Tutti trattati con delicatezza, autoironia, senso dell’umorismo di un ragazzo di ventiquattro anni, consapevole di tutto. Consa-
pevole di essere unico e splendido nel suo modo di interpretare la vita al meglio. Raccontando cos’è vivere la progeria, rarissima patologia genetica, e riuscendo a trasmettere emozioni forti, a far sorridere e riflettere sui valori e i sentimenti importanti della vita. Sammy ha trasmesso la pace e la serenità di una persona equilibrata, felice e consapevole del suo ruolo nell’universo. Un messaggero di valori profondi che hanno toccato la platea che in religioso silenzio ha ascoltato i suoi racconti, il viaggio negli USA dove da sempre sognava di andare, soprattutto nelle sconfinate praterie del West. Una passione per gli States nata dalla lettura del classico “Zanna Bianca” e seguita negli anni con centinaia di libri, tutti gelo-
samente conservati. I video che scorrono nel grande schermo dietro le sue spalle lo mostrano ospite di personaggi come James Cameron, o trasformato nel lanciatore della prima palla da baseball all’inizio di una partita mentre seguito da una troupe del National Geographic ha percorso la mitica Route 66. Laureato in scienze naturali con 110 e lode ha spezzato una lancia a
«NON SAPPIAMO QUANTO TEMPO ABBIAMO, PER QUESTO DOBBIAMO FARE TUTTO QUELLO CHE POSSIAMO COME PERSONE»
CHE SERATA Foto di gruppo con Sammy Basso e il sindaco Zanchetta
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favore dei ricercatori italiani, «i migliori del mondo» ma dimenticati in casa da governi distratti che non incentivano la loro rimanenza in patria. Sammy ha messo tutti davanti ad uno specchio virtuale facendo loro capire la bellezza dell’essere umano. Sono i valori che contano. La fede nel Cristianesimo, di cui Sammy va fiero, la famiglia che lo ha sempre supportato permettendogli di esprimere al meglio se stesso, gli amici, la vita che va vissuta adesso. «Non sappiamo quanto tempo abbiamo davanti a noi, per questo dobbiamo fare ora e subito tutto quello che possiamo esprimere come persone». Alla fine della serata una standing ovation Pio Dal Cin
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Attualità
LA POLEMICA TREVISO Secondo i sussurri di Villa Minelli, il detonatore sarebbe stato il post di Alessandro Benetton su Instagram, a cui è seguita l’intervista di Gianni Mion al Gazzettino. Di sicuro ieri è esplosa la bomba: Luciano in persona, capostipite della dinastia di Ponzano Veneto, ha deciso di interrompere il rapporto professionale con Oliviero Toscani, direttore creativo del gruppo di famiglia e co-fondatore del centro culturale Fabrica. Contrattualmente fatali al fotografo sono state le sue parole sulla tragedia di Genova («Ma a chi interessa che caschi un ponte?»), da cui il colosso trevigiano ha comunicato di «dissociarsi nel modo più assoluto».
Venerdì 7 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
Benetton licenzia Toscani «Impossibile continuare» Dopo la frase-choc sul Ponte Morandi `Il comunicato del presidente Luciano il gruppo di Ponzano scarica il fotografo «Vicinanza alle famiglie delle vittime»
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IL DIVORZIO Per la seconda volta nella storia, dopo il clamoroso divorzio che nel 2000 aveva spezzato diciott’anni di ininterrotta collaborazione, finisce dunque qua fra Benetton e Toscani. Allora si era ipotizzato che la rottura fosse maturata per le polemiche sulla campagna pubblicitaria di United Colors negli Stati Uniti, imperniata su manifesti choc che ritraevano i condannati a morte, un azzardo a cui avevano fatto seguito grane legali e boicottaggi commerciali. Ma la provocazione è sempre stata la cifra stilistica di Toscani, apprezzato proprio per questo da Benetton. Almeno finché il 77enne Oliviero non ha passato il segno, usando pubblicamente toni suonati come un ingiustificabile oltraggio alla memoria delle 43 vittime, al dolore delle loro famiglie e alla coscienza dell’intera Italia, benché successivamente si sia detto «umanamente distrutto» per le infelici dichiarazioni di lunedì.
L’UNO-DUE
15 SETTEMBRE 2017 La foto postata da Luciano Benetton, e scattata a Villa Minelli, per annunciare il ritorno di Oliviero Toscani (INSTAGRAM)
Il creativo fa gli scatoloni, saluta lo staff e se ne va «Ma non mi va di parlare»
L’ANNUNCIO Ancora mercoledì Alessandro Benetton sui social aveva ripetutamente postato la sua netta presa di distanza: «Mi dissocio fortemente dalle affermazioni fatte da Toscani». L’indomani mattina sono poi apparse, e integralmente rilanciate anche da Dagospia, le perentorie valutazioni di Mion, presidente di Edizione: «Una roba assolutamente inconcepibile, secondo me sono attacchi di senilità». A quel punto l’84enne Luciano, al netto della quarantennale amicizia, ha capito che non poteva più pensare quanto riteneva il 15 settembre 2017, quando ave-
VENT’ANNI FA LA ROTTURA PER I MANIFESTI CHOC SUI CONDANNATI A MORTE: DOPO ALESSANDRO E MION ANCHE IL CAPOSTIPITE HA VOLUTO DISSOCIARSI
va ripreso le redini dell’azienda e aveva nuovamente ingaggiato il fotografo: «Penso che sia il momento giusto per cominciare a divertirci», aveva confidato. Altro che divertimento: in meno di una settimana, prima la bufera politica per la pubblicazione della foto con le Sardine e quindi l’imperdonabile leggerezza sulla sciagura del 14 agosto 2018. Glaciale l’annuncio del licenziamento, avvenuto in scadenza del contratto, tanto che sarebbero state in corso le trattative per il rinnovo: «Benetton Group, con il suo Presidente Luciano Benetton, nel dissociarsi nel modo più assoluto dalle affermazioni di Oliviero Toscani a proposito del crollo del Ponte Morandi, prende atto dell’impossibilità di continuare il rapporto di collaborazione con il direttore creativo. Luciano Benetton e tutta l’azienda rinnovano la loro sincera vicinanza alle famiglie delle vittime e a tutti coloro che sono stati coinvolti in questa tremenda tragedia».
L’ADDIO
1991 Il bacio iconoclasta tra un sacerdote e una suora
1998 I 50 anni della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo
TREVISO «Stasera non mi va di parlare, cercate di capirmi». La voce meno timbrata del solito, le ore di macchina sulle spalle. Sono le 20.30 e Oliviero Toscani è davanti al cancello di casa, a Casale Marittimo, nella Maremma pisana. Ha guidato tutto il pomeriggio. E il telefono lì a squillare ogni dieci secondi sul sedile. Mezzo mondo lo cerca, ma lui non ha nulla da dire. Perché sa di aver detto troppo. Luciano Benetton, che già gli ha perdonato molto, sul punto è stato risoluto. La decisione, già nell’aria la sera di mercoledì, è stata presa direttamente dal fondatore e gli è stata comunicata di persona ieri mattina a Treviso. L’ultima delicatezza del signor Luciano, che ha voluto comunque ricordare a Toscani che per lui il rapporto personale non cambia di una virgola. Modi e tempi sono stati gestiti
in maniera di dare il tempo al fotografo di mettere le sue cose negli scatoloni, di salutare lo staff e caricare il Suv. Poi, con sincronismo quasi perfetto, il lancio della notizia dello stop alla collaborazione. Proprio nel momento in cui Toscani chiudeva il portellone del bagagliaio e si metteva in strada, intravisto appena da quanti lo attendevano fuori dai cancelli di Fabrica. Chi conosce da vicino il signor Luciano sa quanto gli sia costato chiudere con Toscani, a cui pure professionalmente deve molto soprattutto nell’insperato rilancio del brand avvenuto tre anni fa. Ma questa volta le scuse davvero non potevano bastare. «A casa mia invito chi mi pare», aveva affermato solo pochi giorni fa Oliviero Toscani a proposito del rendez-vous con le Sardine nel centro di comunicazione di Villorba. Da oggi però Fabrica non è più casa sua. Elena Filini © RIPRODUZIONE RISERVATA
1991 La “parata” di preservativi colorati
2000 La campagna Benetton contro la pena di morte
Trapela un certo compiacimento «per questo formidabile uno-due» dagli ambienti della Lega, furiosi con Toscani fin dalle sue prime uscite contro l’allora sindaco Giancarlo Gentilini, per non dire poi dei «veneti ubriaconi atavici». Proprio per quest’ultima espressione Luca De Carlo, con delibera di giunta, da sindaco aveva dichiarato il creativo «persona non gradita a Calalzo di Cadore» e adesso, da deputato di Fratelli d’Italia, esulta: «Dopo anni di continue provocazioni, finalmente anche Benetton Group prende le distanze da Oliviero Toscani». Dalla famiglia che è la principale azionista di Autostrade, però, il viceministro Stefano Buffagni (Movimento 5 Stelle) si aspetta di più: «Scelta legittima, la sua frase sul Ponte Morandi è stata veramente irrispettosa e offensiva, ma non sia un modo per ripulirsi la coscienza». Ancora più duro con i Benetton è Michele Anzaldi, deputato di Italia Viva: «Vogliono tentare di rifarsi la verginità dopo la tragedia del Ponte Morandi umiliando chi li ha aiutati a costruirsi la loro immagine. Vergognoso». Concorda Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione Comunista: «Se la famiglia Benetton pensa di cavarsela con il “sacrificio” di Toscani, si sbaglia di grosso». Maurizio Crozza ha dato un’anticipazione del suo ritorno su Nove imitando proprio Toscani: «A chi vuole che interessi se casca un ponte? Benetton ha fatto dei maglioni colorati stupendi...». Ma non ha voglia di ridere il piemontese Luca Salvai, sindaco di Pinerolo, che chiederà agli organizzatori di sospendere la retrospettiva dedicata al fotografo che è in programma al Castello di Miradolo fino al 3 maggio. Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA
Sofri per il Giorno del Ricordo: incontri cancellati in Friuli IL CASO PORDENONE Sta assumendo i contorni di un “caso politico” la cancellazione in Friuli di due appuntamenti, uno dietro l’altro, con un autore che ha un nome e un curriculum piuttosto impegnativo: Adriano Sofri, ex leader di Lotta continua, condannato a 22 anni di carcere – dopo un lungo iter giudiziario – quale mandante, assieme a Giorgio Pietrostefani, dell’omicidio del commissario di polizia Luigi Calabresi, avvenuto nel 1972. Invitato a presentare il suo ultimo libro, “Il martire fascista” (Sellerio), che racconta la storia di “Nino il mussoliniano”, ucciso per sbaglio, lo scrittore si è visto negare prima l’appuntamento all’auditorium della Regione di
sizione protestava contro la serata organizzata da Pro Casarsa, Forum democratico, Istituto provinciale per la storia del movimento di liberazione e dell’età contemporanea di Pordenone, con il sostegno di Unpli. In particolare, i consiglieri comunali d’opposizione Antonio Marinelli, Diego Francescutto, Liliana Dozzi e Andrea Canzian, avevano sottolineato: «È
Gorizia, «per questioni di sicurezza» e, poi, quello nella sala consiliare di Casarsa della Delizia, dove avrebbe dovuto incontrare il pubblico lunedì 10 febbraio, in occasione delle celebrazioni del Giorno del ricordo. Nella città di Pasolini, l’amministrazione di centrosinistra ha fatto dietrofront, ritrattando anche sulla concessione del patrocinio, come riportato nei manifesti, dopo aver «percepito - così ha spiegato il sindaco Lavinia Clarotto - i malumori dei residenti. Riteniamo - ha aggiunto - che le iniziative del Giorno del ricordo debbano essere occasione di unione e non di divisione».
LE DIVISIONI Divisione che, comunque è avvenuta, visto che da giorni l’oppo-
LOTTA CONTINUA L’ex leader Adriano Sofri
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AVREBBE DOVUTO PRESENTARE IL SUO LIBRO A GORIZIA E A CASARSA DELLA DELIZIA
inopportuno l’invito a Sofri nella sala del consiglio comunale. Commemorare il Giorno del ricordo, in memoria della tragedia subita dagli italiani e dalle vittime delle foibe per mano titina e dell’esodo degli italiani, fiumani e dalmati nel dopoguerra, è un dovere per tutti. Sofri però, non è uno scrittore o un giornalista qualsiasi, è stato condannato a 22 anni di carcere per l’omicidio del commissario Calabresi, un servitore dello Stato. Tutti - ha aggiunto Marinelli possono esprimere le proprie idee, ma non in una sede pubblica. Meraviglia che Pro loco e Forum democratico ora si occupino di temi che hanno a che fare più con la politica che con l’associazionismo». Emanuele Minca © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Venerdì 7 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
Esami clinici ai casi dubbi 563 In Veneto 60 “tamponati” I numeri
Levittimeregistrate inCinaacausadel Coronavirus
28 Le migliaia di cinesi contagiati: 28.028 nell’ultimo bilancio
73 Le persone decedute a causa dell’epidemia nell’arco di 24 ore
Ricoverato ventenne bellunese: era stato `Volontari della Croce Rossa in aeroporto in Cina e dopo un po’ è comparsa la febbre La Regione: «La competenza è nazionale» `
IL QUADRO VENEZIA Li chiamano “tamponati”. Sono i cittadini che - a causa tosse, febbre, difficoltà respiratorie - si sono sottoposti a un esame sanitario - il cosiddetto tampone - per sapere se hanno contratto il coronavirus. In Veneto i “tamponati” sono poco di una sessantina e sono tutti casi ritenuti dubbi perché di persone rientrate dalla Cina o state a contatto con ammalati che potevano diffondere il contagio.
INFLUENZA “NORMALE”
IL RICOVERO
20 I Paesi in cui si è diffuso il Coronavirus secondo l’Oms
19 glistranieri contagiatiinCina,due deiqualisonoguariti
Tra questi sessanta c’è un ventenne bellunese che ieri è stato ricoverato all’ospedale cittadino San Martino per accertamenti: alcuni giorni fa era tornato dalla Cina senza presentare alcun sintomo e gli era stato suggerito di restare in casa in isolamento, senonché a un certo ha cominciato ad accusare febbre e tosse. Così è scattato il ricovero e gli è stato l’esame per sapere se si tratta effettivamente di coronavirus o se, invece, è normale influenza, che peraltro in questi giorni sta raggiungendo il picco. Il tampone è stato inviato all’Azienda ospedaliera di Padova, scelta dalla Regione come centro veneto di riferimento. La Regione, comunque, in queste fasi iniziali ha deciso di mandare i prelievi sia a Padova
Marittima, Aerea e di Frontiera) del ministero della Salute ed è quindi l’Usmaf - precisa una nota di Palazzo Balbi - a gestire le modalità operative e i tempi di attivazione dei controlli. Al momento, il Veneto ha concordato la disponibilità dei volontari della Croce Rossa Italiana che stanno già operando negli aeroporti di Venezia e Verona e oggi saranno presenti anche a Treviso, coordinati dall’Usmaf che sta completando l’organizzazione e procurandosi le strumentazioni necessarie negli aeroporti. «La sanità regionale - precisano a Palazzo Balbi - entra in attività nel caso in cui un passeggero venga trovato in condizioni di salute da approfondire. In questo caso, la persona viene presa in carico dai Pronto soccorso degli ospedali».
CONTROLLI Volontari negli aeroporti per misurare la febbre ai passeggeri in arrivo
che allo Spallanzani a Roma. Finora tutti i tamponi - anche di una giovane mamma - sono risultati negativi.
I VOLONTARI Per quanto riguarda i tempi di attivazione e le modalità di gestione dei controlli della tempera-
tura negli aeroporti, la Regione Veneto ha precisato di aver ricevuto, come tutte le altre Regioni, dal coordinamento nazionale la richiesta di mettere a disposizione dei volontari per «misurare la febbre» ai passeggeri in arrivo negli scali. La competenza esclusiva è dell’Usmaf (Ufficio di Sanità
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MA INTANTO È L’INFLUENZA STAGIONALE A FARE PIÙ “VITTIME” IL PICCO PREVISTO PER METÀ MESE
Ma più che il coronavirus, per ora si contano vittime - per fortuna in Veneto una sola secondo il Rapporto regionale - da influenza stagionale che finora ha messo a letto 232.900 cittadini veneti, 55.400 dei quali l’hanno contratta nella settimana dal 27 gennaio al 2 febbraio, per un’incidenza generale pari a 11,30 casi per mille abitanti, inferiore a quella italiana, attestata a 13,18 casi per mille. I dati citati si trovano nell’ultimo Rapporto epidemiologico del Sistema di sorveglianza dell’influenza, elaborato dalla Direzione Prevenzione della Regione. «I nostri esperti – ha detto l’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin – indicano che il trend della curva d’incidenza regionale mostra un andamento in linea con la maggior parte delle stagioni precedenti. Si ritiene che l’incidenza aumenterà ancora sino alla metà di febbraio, periodo in cui è atteso il picco massimo stagionale». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Economia
Venerdì 7 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
La Pedemontana “vale” più del Passante Bonomo (Confartigianato): «A 20 minuti di distanza dai caselli vive 1 milione di persone: è una rivoluzione»
A giorni aprirà un nuovo tratto tra Malo e Breganze dove la percorrenza in auto scenderà da 20 minuti a 6
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Le misure della Pedemontana
LA RETE La Pedemontana andrà a servire l’area industriale più importante e più urbanizzata del Veneto (37 i miliardi di PIL prodotti), mettendo in sicurezza la mobilità nel territorio e realizzando collegamenti veloci tra Vicenza (110 mila abitanti) e Treviso (85 mila), lungo un percorso nel quale si incrociano una serie di città e centri produttivi di media e grande dimensione: Montecchio Maggiore, Arzignano, Valdagno, Schio, Thiene, Cittadella, Bassano del Grappa, Castelfranco, Vedelago, Montebelluna, Paese, Villorba. «A 20 minuti di distanza dai caselli della Pedemontana vivono più di 1 milione di persone spiega Bonomo -, sono insedia-
Origine
DISTANZE (km)
MESTRE «La Pedemontana Veneta, un’opera che vale un punto e mezzo di Pil nazionale ed è il principale cantiere autostradale del Paese, non è solo una questione trasportistica e non solo locale ma rappresenta, per la nostra regione, una rivoluzione che avrà effetti anche superiori a quelli ottenuti dal Passante di Mestre». Ne è convinto Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Imprese Veneto che, in occasione dell’avvio ieri, in Seconda commissione consiliare regionale, delle consultazioni sul nuovo Piano Trasporti del Veneto, torna sull’importanza dell’opera e soprattutto sulla strategicità delle opere complementari, anche quelle meno prossime.
TEMPI (min)
TRASPORTI
Mont. Povegliano Spresiano Destinazione Montecchio Montecchio- Castelgomberto Malo Breganze Mason Bassano Bassano Mussolente- Riese Mont. Arzignano Ovest Est Loria OvestEstAltivole Volpago 5,0
Montecchio Montecchio-Arzignano Castelgomberto Malo Breganze Mason Bassano Ovest Bassano Est Mussolente - Loria Riese Mont. Ovest - Altivole Mont. Est - Volpago Povegliano Spresiano
5,0 13,5 22,5 34,5 40,5 47,5 52,0 55,5 59,0 68,0 78,5 87,5 92,5
Montecchio Montecchio-Arzignano Castelgomberto Malo Breganze Mason Bassano Ovest Bassano Est Mussolente - Loria Riese Mont. Ovest - Altivole Mont. Est - Volpago Povegliano Spresiano
3 7 11 17 20 24 26 28 30 34 39 44 46
8,5 17,5 29,5 35,5 42,5 47,0 50,5 54,0 63,0 73,5 82,5 87,5
9,0 21,0 27,0 34,0 38,5 42,0 45,5 54,5 65,0 74,0 79,0
12,0 18,0 25,0 29,5 33,0 36,5 45,5 56,0 65,0 70,0
4 9 15 18 21 24 25 27 32 37 41 44
34,5 29,5 21,0 12,0 6,0 7,0 11,5 15,0 18,5 27,5 38,0 47,0 52,0
11 9 5
7 4
3
te 90 mila unità locali e lavorano circa 380 mila addetti. Il che è come dire che vive e lavora nei dintorni di quest’area più di 1 persona su 5 del Veneto. È una partita di un’intera comunità, strategica per il mercato del lavoro delle nostre imprese. Ciò che si realizzerà è la messa in rete del sistema di città medie e piccole che si sviluppa tra Vicenza e Treviso compresi i due capoluoghi di provincia». C’è però una condizione, secondo
22,5 17,5 9,0
13,5 8,5
5 11 14 17 19 21 23 27 33 37 40
6 9 13 15 17 18 23 28 33 35
40,5 35,5 27,0 18,0 6,0 7,0 11,5 15,0 18,5 27,5 38,0 47,0 52,0
17 15 11 6 3 7 9 11 12 17 22 27 29
47,5 42,5 34,0 25,0 13,0 7,0 4,5 8,0 11,5 20,5 31,0 40,0 45,0
20 18 14 9 3 4 6 8 9 14 19 24 26
Bonomo: «Dobbiamo fare in modo che l’opportunità non si trasformi in un boomerang facendo funzionare l’inserimento della arteria nel territorio che dovrà essere adeguato e funzionale a questo nuovo scenario. Si deve intervenire su tutti gli eventuali colli di bottiglia anche apparentemente “lontani”».
UN ALTRO PEZZO A giorni si aprirà un nuovo
24 21 17 13 7 4 2 4 6 10 16 20 23
52,0 47,0 38,5 29,5 17,5 11,5 4,5 3,5 7,0 16,0 26,5 35,5 40,5 26 24 19 15 9 6 2 2 4 8 13 18 20
55,5 50,5 42,0 33,0 21,0 15,0 8,0 3,5 3,5 12,5 23,0 32,0 37,0 28 25 21 17 11 8 4 2 2 6 12 16 19
59,0 54,0 45,5 36,5 24,5 18,5 11,5 7,0 3,5 9,0 19,5 28,5 33,5 30 27 23 18 12 9 6 4 2 5 10 14 17
tratto, approvato dalla Giunta regionale a fine anno, tra Malo e Breganze, che farà scendere la percorrenza dagli attuali 20 minuti a 6 (meno di un terzo). A opera conclusa i tempi che si abbatteranno saranno moltissimi: sulla tratta Montebelluna-Bassano si dimezzeranno (da 40 minuti a meno di 20). Tra Montebelluna e Conegliano, Asolo e Portogruaro, Bassano e Mestre si ridurranno di un terzo e così via. «Non si tratta quin-
MESTRE È stato il “grande accusatore”, colui che all’indomani dell’apertura dell’inchiesta sulla Banca Popolare di Vicenza ha puntato il dito contro tutto e tutti, pur essendo di quella banca uno dei vicedirettori: ieri Adriano Cauduro, ex numero 2 di BpVi, si è presentato all’udienza del processo che si volge nell’aula bunker di Mestre per confermare o meno ciò che aveva raccontato ai magistrati nel corso di ben 5 interrogatori. Ma chi si aspettava fuoco e fiamme è rimasto deluso.
Di fatto, Cauduro ha descritto una banca che improvvisamente, nell’autunno 2014 in seguito agli “stress test” della Bce superati a stento, sbanda paurosamente e finisce in testacoda. Con una spaccatura improvvisa tra l’allora DG Samuele Sorato e il Presidente Gianni Zonin. Tutto nasceva, secondo Cauduro, da «obbiettivi strategici di budget che negli ultimi anni erano diventati sempre più irraggiungibili. Nelle riunioni a porte chiuse i manager erano concordi nel ritenere gli obbiettivi irrealistici, ma poi ciascuno operava come credeva per raggiungerli». Un clima surrea-
le, fuori controllo, in cui «non c’erano grandi rapporti umani in banca, ognuno si occupava solo del proprio ambito; ma questo - sostiene Cauduro - era frutto di una precisa strategia di Sorato che non voleva che altri oltre a lui avessero un rapporto diretto con Zonin. Con
L’EX VICEDIRETTORE ATTACCA SOPRATTUTTO IL SUO SUPERIORE: «DALLA FINE SEL 2014 ERA UNA BANCA FUORI CONTROLLO»
10,5 19,5 24,5 34 32 27 23 17 14 10 8 6 5 5 10 12
78,5 73,5 65,0 56,0 44,0 38,0 31,0 26,5 23,0 19,5 10,5 9,0 14,0
87,5 82,5 74,0 65,0 53,0 47,0 40,0 35,5 32,0 28,5 19,5 9,0
92,5 87,5 79,0 70,0 58,0 52,0 45,0 40,5 37,0 33,5 24,5 14,0 5,0
5,0 44 41 37 33 27 24 20 18 16 14 10 5
39 37 33 28 22 19 16 13 12 10 5 5 7
46 44 40 35 29 26 23 20 19 17 12 7 3
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di solo - conclude Bonomo - di trasporto ma di una “messa in rete” di città tra le quali far viaggiare velocemente idee, progetti, business, persone e merci il cui impatto va oltre la nostra Regione e coinvolge tutto il Nord Italia. Un passo concreto di recupero di quel gap infrastrutturale che ci stava facendo perdere competitività rispetto all’Emilia Romagna e ci avvicina a Milano nella logica del nuovo triangolo industriale. Av-
EX VICEDIRETTORE DELLA POPOLARE DI VICENZA Adriano Cauduro
Al processo BpVi parla l’accusatore Cauduro «Sorato non voleva che parlassimo con Zonin» IL PROCESSO
68,0 63,0 54,5 45,5 33,5 27,5 20,5 16,0 12,5 9,0
Sorato non si poteva più ragionare, la situazione è diventata ingestibile». Chi si attendeva che Cauduro puntasse il dito contro Zonin, è rimasto deluso: il vero bersaglio delle sue accuse è stato l’ex Dg, di cui lui era uno dei vice. «Certo, fatico a pensare che una figura come Zonin non avesse compreso che la conver-
sione del prestito obbligazionario e gli aumenti di capitale ripetuti non comportassero dei problemi». Sorato - sostiene Cauduro diceva che facevano tutto gli altri vicedirettori Piazzetta e Giustini, e il presidente era «a conoscenza di tutto»: «Ma non so se lo dicesse perché era così o per coprirsi le spalle; non sono in grado di sapere se quello che diceva era vero o no». Ma quando, tra aprile e maggio 2015 le verifiche della Bce fanno emergere baciate, fondi lussemburghesi e lettere di riacquisto delle azioni, Cauduro “rompe gli indugi” e contatta Zonin tramite l’ex vicepresi-
vicinare Bassano a Treviso oppure Vicenza a Montebelluna è un miglioramento che interessa tutti ed in primis le nostre Piccole e Medie Imprese ed i loro lavoratori».
LE INCOMPIUTE Alle audizioni in Seconda commissione del consiglio regionale è intervenuto anche il sindacato dei lavoratori. Ilario Simonaggio della Cgil ha fatto presente che il precedente Piano dei Trasporti risale al 1990: «Dopo trent’anni servirebbe un’analisi per valutare i tre fallimenti della Regione Veneto, non tanto per gettare la croce addosso a qualcuno, quanto per capire per quali motivi l’Sfmr, il Sistema fluviomarittimo e il biglietto unico non sono stati realizzati. E, si badI bene, sono interventi e opere che ancora oggi servono». La Cgil ha posto l’accento anche sulla mancanza di una riflessione, all’interno del Piano dei Trasporti, sul lavoro: «Non può essere che si parli solo di binari, strade, infrastrutture, il tema del lavoro umano va affrontato». Simonaggio ha spostato infine l’attenzione sulla montagna: è vero che il Veneto attende i Mondiali di sci di Cortina e poi nel 2026 le Olimpiadi, ma a detta della Cgil il Piano Neve va rifatto: «Non ha senso continuare a realizzare impianti di risalita in tutti i Comuni magari solo per accontentare i sindaci ha detto Simonaggio - Le strutture vanno concentrate per ridurre il consumo del suolo, senza contare che lo zero termico nel mese di gennaio è salito a oltre 3mila metri». © RIPRODUZIONE RISERVATA
dente di Banca Nuova Paolo Angius: lo incontra la mattina del 30 aprile, e «non mi ha dato l’impressione di essere a conoscenza di chissà che cosa: mi ha detto che non sapeva nulla dei fondi e solo da qualche giorno avev scoperto la storia delle lettere di riacquisto, quando aveva ordinato all’altro vicedirettore Giustini di consegnarle agli ispettori». La lista dei testi chiamati dalla procura si è sostanzialmente esaurita, e dopo la prossima udienza dell’11 febbraio è probabile che si concludano le deposizioni in 18. Poi, dopo una settimana di sospensione concessa dalla giudice, inizierà la sfilata dei testi chiamati dalle difese: il primo sarà, il 27 febbraio, l’unico consigliere di amministrazione finito a processo, Giuseppe Zigliotto. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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CAMBI IN EURO Dollaro Usa Yen Giapponese Sterlina Inglese Franco Svizzero Fiorino Ungherese Corona Ceca Zloty Polacco Rand Sudafricano Renminbi Cinese Shekel Israeliano Real Brasiliano
Quotaz.
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ORO E MONETE Oro Fino (per Gr.) Argento (per Kg.) Sterlina (post.74) Marengo Italiano
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Brembo
Min. anno
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Prezzo Var. % chiu. pr.chiu.
Min. anno
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Quantità trattate
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Finecobank
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Ovs
11
Attualità
segue dalla prima pagina
(...) di prezzi unitario. Un asse che aveva mosso a Chioggia oltre 250 chili di droga in una anno e mezzo: 70 di cocaina, 150 di marijuana e 35 di hashish. Figure centrali del sistema i mediatori: Marco Di Bella, 52 anni, e Raffaele D’Ambrosio, 44 anni, costituivano il primo nucleo. A questo si aggiungevano altri due filoni, quello di Alessandro Carisi, 36 anni, e quello di Sandro Furlan, 65 anni, detto “Cire”, leader degli Ultras dell’Union Clodiense e dirigente di una società di pugilato in cui si allenava anche il figlio Giorgio. Loro erano l’anello di raccordo tra i fornitori e i venditori. Della prima categoria facevano parte Icham Kafi, 45 anni, per cocaina e hashish, i fratelli Zakaria e Hassna Sadellah, 31 e 35 anni, per la marijuana. Ma non erano i soli a portare la droga in città: Furlan, insieme al figlio Giorgio, 26 anni, aveva un proprio canale sempre per la marijuana mentre un secondo filone di approvvigionamento per la cocaina arrivava da Roberto Lazzaretto, 53 anni di Albignasego (Pd), e Stefano Tommasi, 42 anni di Venezia, con l’aiuto dei due corrieri sloveni Juri Jerma, 52 anni, e Tomaz Basznec.
Venerdì 7 Febbraio 2020 www.gazzettino.it
Mare di cocaina a Chioggia Arresti e denunce all’alba `La Finanza sequestra beni per 7 milioni Operazione “Tsunami” dei carabinieri: in 18 mesi venduti 253 chili di droga in città misure cautelari per 25 persone, 100 coinvolti `
SE HAI INTENZIONE DI FERMARTI FAI BENE, COSÌ MEZZA CHIOGGIA SMETTE DI TIRARE
I NUMERI
to. E proprio se non potevano fare altrimenti». Una quarta sorella era morta due anni fa per cause naturali. Con Aldo, ascoltato ieri per ore dai carabinieri, i rapporti avvenivano esclusivamente tramite carte bollate. Tramite i suoi avvocati, era la convinzione delle tre donne, le aveva ridotte sul lastrico. Riuscendo ad accaparrarsi appartamenti e terreni. Si ritenevano truffate.
A far scattare l’operazione “Tsunami”, in realtà, sono stati i numeri. Stando ai dati dell’Ulss, infatti, il consumo di cocaina in città è il più alto dell’area metropolitana: 11 casi su diecimila abitanti, più del doppio rispetto a quelli di Venezia. Gli assuntori di polvere bianca, negli ultimi anni, hanno raggiunto e superato abbondantemente quelli di eroina: i nuovi ingressi al Serd per cocaina nel 2018 a Chioggia sono aumentati del 50%, mentre quelli per eroina sono rimasti fermi al 18%. «Non solo - commenta il comandante dei carabinieri di Chioggia, Francesco Barone - noi abbiamo numeri importanti di maltrattamenti in famiglia e violenze domestiche. Quasi sempre, legati all’assunzione di stupefacenti». L’operazione ha ricevuto gli elogi del presidente della Regione Luca Zaia. «Una giornata radiosa per la legalità - dice il governatore Mai come in questo caso si può parlare di maxioperazione, condotta con la solita maestria. È stato sferrato un colpo da ko a un ramificato sistema di seminatori di morte. Non è il primo, e non sarà l’ultimo. I milioni di veneti per bene - conclude il Presidente della Regione - ringraziano e attendono con certezza il prossimo blitz». Davide Tamiello
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SPACCIO IN CALLE Una scena di smercio della cocaina ripresa dai carabinieri
L’AREA BALCANICA La droga, infatti, arrivava quasi tutta dall’area balcanica. Poi, i capitali accumulati venivano reinvestiti all’estero, alle Canarie. In queste ore, i finanzieri del Gico stanno sequestrando appartamenti e conti correnti a Tenerife per cifre milionarie. Le figure interessate dalle perquisizioni, tra indagati, arrestati e figure vicine ai coinvolti, sono circa un centinaio. Poi c’erano i venditori. Ingri Varagnolo, 65 anni, in questo è una figura apicale. Lo prova un’intercettazione tra lui e la sua compagna, Caterina Hutsulyak. È lei a dirgli: «Se hai intenzione di fermarti fai bene, così mezza Chioggia smette di tirare». Gli altri pusher sono Nicoletta Nordio, 44 anni, e Cristian Moscheni, 29 anni, che acquistavano grandi quantità D’Ambrosio e Di Bella per poi rivenderle su strada, così come Umberto Pugiotto, 47 anni, Luca Bellemo, 31 anni, Laura Bonivento, 36 anni di Rosolina (Ro), e Andrea Boscolo Cegion, 44 anni di Porto Tolle (Ro), Marco Nordio, Andrea Tiozzo Meo Ambrosi, 41 anni,
chef in un noto ristorante della città. E ancora: Damiano e Lino Frezzato, 59 e 53 anni, Luca Tiozzo Celi 35 anni, e Floriano Stifani, 44 anni. Quest’ultimo, detto “il carabiniere” o “il rosso” è un militare dell’esercito di Treviso: oltre ad acquistare, millantava di vendere la droga acquistata da Tiozzo e da Di Bella ai suoi colleghi. In un’intercettazione, Di Bella dice a Stifani di non avere a disposizione tagli piccoli di sostanza da vendergli. A quel punto “il rosso” esclama: «E adesso ai miei colleghi cosa gli do?» Durante le perquisizioni, inoltre, sono stati effettuati anche tre arresti in flagrante (che portano, quindi, a 28 il numero totale di provvedimenti): si tratta di Lucio Cavallarin, sempre di Chioggia, trovato con mezzo chilo di cocaina in casa, del padovano Cristian De Pascalis, che nascondeva 4 chili di marijuana e di Stefano Lazzaro, di Due Carrare (Padova), che aveva con sé un altro etto di cocaina.
In lite con il fratello e gli avvocati per l’eredità: tre sorelle si uccidono `Due si sono impiccate avrebbero truffate sull’eredità, mento in via Vinovo, nel centro
e una si è gettata dal balcone di casa LA TRAGEDIA TORINO Tre sorelle unite in tutto: nella vita, nelle disgrazie e nella morte. Piera, Valeria e Gabriella Ferrero si sono suicidate ieri a Carmagnola, comune a una trentina di chilometri da Torino, impiccandosi a poche ore di distanza l’una dall’altra. Avevano già cercato di uccidersi il 20 luglio 2015 in Valtournenche (Aosta), ridotte in miseria - a loro dire - da tre avvocati che le
per conto del fratello. Ma tutte le sentenze hanno dato ragione all’uomo.
IL PRECEDENTE Cinque anni fa erano state salvate dai carabinieri, che ne avevano bloccate due prima che si gettassero nel vuoto e la terza mentre si era chiusa in un’auto cercando di soffocarsi con il gas di scarico. Ieri è stato impossibile soccorrerle. Valeria e Gabriella, 67 e 54 anni, si sono impiccate nella notte in un casolare di via Castellero, in una stradina di Carmagnola dove ci sono solo qualche cascina e un caseificio. Piera, 68 anni, si è uccisa sul balcone di casa sua, un apparta-
della cittadina. Sul tavolo ha lasciato una lettera, acquisita dai carabinieri, in cui punta il dito contro i tre legali e il fratello Aldo, titolare di una macelleria di carne equina. Una disputa familiare finita in Tribunale e arrivata sino in Cassazione: è di questi giorni la sentenza della Suprema Corte che ha dato torto alle sorelle. E ha messo all’asta un immobile per alcune decine di migliaia di euro. «Persone particolari - dicono i vicini - Le si vedeva giusto la sera, quando uscivano in bici». Senza marito, senza figli, vivevano l’una per l’altra. E il loro mondo finiva lì. «Non parlavano mai - raccontano - Salutavano a sten-
f5eccc91-d3a3-491c-b422-4b7cd7c2378a
La cascina dove sono morte
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VENERDÌ 7 FEBBRAIO 2020 LA NUOVA
MESTRE
E mail cronaca.mestre@nuovavenezia.it MestreVia Poerio, 34 Centralino041/50.74.611 Fax 041/95.88.56 Abbonamenti 800.420.330 Pubblicità 041/396.981
L’APPROVAZIONE
San Giuliano, ok del Consiglio all’accordo Nuova sede per le aziende nel parco La maggioranza: «Risolviamo una situazione che durava da anni». L’opposizione: «Così si crea un centro logistico» Francesco Furlan Dopo un acceso dibattito, ieri il Consiglio comunale ha dato il via libera all’accordo di programma, dal valore complessivo di circa 10 milioni di euro, sul parco di San Giuliano, favorevole la maggioranza e contraria l’opposizione. È l’accordo che, nelle intenzioni del Comune, permetterà di risolvere e sanare l’annosa questione delle aziende di trasporto acqueo che riforniscono Venezia, con la demolizione delle strutture che ora sorgono in area demaniale e la realizzazione di 15 nuovi fabbricati in un’area di 2. 500 metri quadri che il Comune acquisirà da Ater. L’Ater a sua volta potrà valorizzare una sua superficie per realizzarvi un parcheggio, con tariffe che dovranno poi essere concordate con l’amministrazione comunale. Il progetto prevede anche una nuova viabilità per evitare che il traffico degli utenti del parco non vada a sovrapporsi a quello dei trasportatori e dei cantieri nautici, con l’uso esclusivo per i trasportatori di via San Giuliano. Prevista anche un nuovo approdo dell’Actv con l’obiettivo di potenziare il collegamento tra San Giuliano e Fondamente Nuove, con un nuovo collegamento e passaggi più frequenti. L’intervento è al centro del dibattito perché, secondo l’opposizione e alcune associazioni ambientaliste, snatura il progetto originario del parco mantenendo le aziende all’interno dell’area di San Giuliano, mentre in passato si era pensato di trasferirle: tra le ipote-
si c’era Fusina. In vent’anni di dibattito non si è però mai arrivati a una soluzione. Ora la giunta di Brugnaro l’ha trovata, ma decidendo di mantenere le aziende esattamente dove sono. La ricollocazione delle ditte fa parte di un disegno più ampio a San Giuliano che prevede anche la ristrutturazione del Polo nautico e la realizzazione di una pista ciclopedonale di collegamento tra San Giuliano e il Ponte della Libertà. I consiglieri comunali di opposizione hanno dato battaglia, ma tutti gli emendamenti sono stati respinti. «Con questa delibera si delineano con chiarezza le differenze tra noi del centrosinistra e questa amministrazione», dice Nicola Pellicani, consigliere comunale e deputato del Pd, «noi siamo quelli che hanno realizzato il parco urbano più grande d’Europa, di 70 ettari, diventato il simbolo del riscatto della città in cui tutti si identificano. Loro sono quelli che in 5 anni non hanno realizzato un centimetro quadrato in più di verde pubblico e con questo intervento stanno snaturando Punta San Giuliano trascinandola in un centro interscambio portando più traffico acqueo e stradale». L’assessore all’Urbanistica, Massimiliano De Martin, ha replicato spiegando che «dopo decenni finalmente riusciamo a sistemare quest’area, tutelando le aziende e i posti di lavoro e anche il parco perché il piano dell’architetto Antonio Di Mambro permette l’edificazione su 75 mila metri quadrati mentre noi ne usiamo solo 7.500, togliendo dal piano gli altri». —
Il progetto
Previsto il recupero del polo nautico Nell’ambito degli interventi al parco di San Giuliano, oltre alla sistemazione delle ditte, previsto anche il rifacimento del polo nautico, a punta San Giuliano, per quasi 8 milioni di euro.
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aLLA BISSUOLA
«Bene il nuovo bar ma restiamo in attesa del teatro del parco» Parco Bissuola, nei giorni scorsi ha riaperto un bar. Fatto positivo per tutti coloro che frequentano l’area verde. Il bar è è stato chiamato “Bar Sociale Double C”, ed è frutto della collaborazione tra la cooperativa S.Ar.Ha, la polisportiva Terraglio in collaborazione con il Comun e la partecipazione dell’associazione Nuotatori Veneziani. Ma
Il parco della Bissuola
tanti altri interventi restano in attesa, come sottolinea Laura Latini, del comitato del parco. «È un fatto positivo e anche il segno che le varie rivendicazioni che hanno portato avanti da ben due anni a questa parte i cittadini riuniti nel Comitato del Parco Bissuola, hanno portato i loro frutti. Ora risulta evidente a tutti che questo è un luogo da tutelare e da mantenere con cura, per evitare così che venga lasciato allo sbando o che diventi oggetto di speculazioni di vario tipo. Si resta ancora in attesa dei lavori di completamento, più volte promessi ma mai visti, del Teatro al Parco, chiuso nel lontano 2008, i cui lavori di completamento sembrava-
no in dirittura d’arrivo nel 2012, promessi più volte in questi ultimi anni dall’attuale amministrazione, ma di cui, nemmeno adesso che ci troviamo a ridosso delle elezioni comunali, non si vede neppure l’ombra». «Siamo inoltre in attesa di un piano dettagliato di ripiantumazione di tutti quegli alberi, oltre un centinaio», prosegue la Latini, «abbattuti da cause naturali o tagliati in seguito a svariate motivazioni. Si fa presente che il Parco Bissuola è uno dei più importanti polmoni verdi cittadini e che gli alberi e le piante rivestono fondamentale importanza per il contrasto ai cambiamenti climatici e per la salvezza del nostro pianeta». —
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VENERDÌ 7 FEBBRAIO 2020 MESSAGGERO VENETO
LATISANA - LIGNANO
lignano
Dalla Regione i primi paletti per la tutela di Riviera Nord Lega, Patto per l’Autonomia e M5s si schierano contro l’edificazione Oltre 150 persone hanno partecipato all’incontro organizzato dai cittadini LIGNANO. La tutela del “polmone verde” dell’Alto Adriatico non ha più colore politico. Che i 106 ettari di pineta che si estendono a Lignano Riviera rappresentino un patrimonio ambientale da tutelare e non toccare lo hanno affermato a gran voce, mercoledì sera, in oltre 150 persone. La mobilitazione cittadina, che ha dato luogo all’incontro pubblico a tema “Riviera Nord: le ragioni del no” ha riunito, infatti, oltre ai comitati, alle associazioni ambientaliste e agli amministratori locali (di maggioranza e minoranza), anche numerosi politici della Regione Fvg. Per la prima volta dalla presentazione dello studio di fattibilità con il quale la Pineta mare Lignano (società proprietaria dell’area verde) ha ufficializzato l’idea di realizzare un villaggio turistico multimilionario da 4 mila posti letto a Riviera Nord, rappresentanti a livello regionale di Lega, MoVimento Cinque Stelle e Patto per l’Autonomia hanno espresso, in
All’incontro pubblico di mercoledì in Terrazza a mare a Lignano Sabbiadoro presenti 150 persone
modo trasversale e unanime, l’urgenza della salvaguardia del Sito di importanza comunitaria lignanese. E l’adozione di un piano di gestione svetta tra le necessità volte a proteggere la zona. «L’area è particolarmente importante perché rappresenta uno degli ultimi siti con le dune fossili e, inoltre, il
bosco possiede un rilevante interesse biologico e botanico per le specie che ospita – ha detto il consigliere della Lega Lorenzo Tosolini, che è anche biologo –. E la Regione ha già posto vincoli stringenti in merito alla possibilità di edificazione: con la delibera (la numero 134 datata 30 gennaio) che ti-
latisana
tola “Misure di conservazione dei siti continentali del Friuli Venezia Giulia” ci ha, di fatto, messo un cappello sopra». A concordare sull’attenzione dimostrata dalla giunta regionale è anche Ilaria Dal Zovo del MoVimento Cinque Stelle, che ha affermato: «Approvando le misure di tutela delle aree del-
la rete Natura 2000, tra le quali è compresa anche quella di Lignano, anche la maggioranza in Regione ha dato un segnale. Riviera Nord non si tocca». E, in merito all’innovativo villaggio turistico completamente immerso nel verde, Dal Zovo parla di «mera speculazione edilizia che comprometterebbe la diversità degli habitat che caratterizzano l’area». Era stato il primo a muoversi in consiglio regionale (presentando l’interrogazione, datata 29 maggio, “Quali tutele per Riviera Nord di Lignano Sabbiadoro?”) e l’altro giorno, in Terrazza a mare, Massimo Moretuzzo, capogruppo del Patto per l’Autonomia, la sua posizione l’ha sottolineata nuovamente. «La tutela della naturalità della zona – ha spiegato – è un obiettivo da perseguire sia per l’importanza che riveste dal punto di vista ambientale ma anche per il rilancio dello spazio urbano, che deve essere sempre più sostenibile». Il naturalista Aldevis Tebaldi, la promotrice della raccolta firme Marina Cantoni e l’ex amministratore Marco Donà si sono scambiati il testimone mercoledì sera per affrontare il “caso” Riviera Nord sotto ogni punto di vista. «Non c’è nessun “sì” possibile in favore della realizzazione del villaggio turistico nella pineta» ha detto Donà spiegando «la serie di vincoli che sussistono sull’area. Ci sono otto habitat di cui sei prioritari sparsi in tutta la zona e – ha concluso – qualsiasi intervento potrebbe azzerare queste specialità». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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L’esilio al centro di un recital con Floramo L’esilio, imposto o volontario che sia, rappresenta comunque uno strappo con il proprio vissuto, che si traduce in assenza e lontananza. Un’esperienza vissuta da grandi personaggi, da Jaufrè Rudel a Dante, da Ovidio a Enea, da Rabal ai dissidenti del secolo breve e le loro storie saranno raccontate nel corso della serata “Fatoprofugus” con Angelo Floramo e Alessandro Montello, realizzata nell’ambito del festival pordenonese “Dedica” e in programma per mercoledì 19 febbraio alle 20.45 al centro polifunzionale. Protagonista dell’edizione 2020 del festival è lo scrittore libico Hisham Matar, provato da trent’anni di esilio, testimonianza diretta dell’abbandono della propria terra come espressione di libertà, o resistenza, per politica o per amore. L’iniziativa, a ingresso libero, si configura in un recital condotto da Angelo Floramo, insegnante e medievista per formazione, consulente culturale e scientifico della Biblioteca Guarneriana di San Daniele del Friuli, con lui Stefano Montello, musicista, scrittore e contadino sociale, fondatore del gruppo friulano Flk. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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In aprile la rotonda di Pertegada Dopo Vaia aumentano i rischi fognature e acquedotto pronti anche per il Tagliamento LATISANA. Tutti gli inter-
venti propedeutici ai lavori per la realizzazione della rotonda, e cioè le opere infrastrutturali di acquedotto e fognatura, saranno conclusi per il mese di aprile. Il cronoprogramma del cantiere sull’incrocio della strada statale 354 di Pertegada, che riprenderà poi alla fine di ottobre, è stato stillato martedì. A Latisana, infatti, il sindaco Daniele Galizio ha incontrato il direttore dei lavori e i vertici di Cafc spa, ente gestore del servizio idrico integrato. Ammontanti a una spesa di 400 mila euro, le operazioni riguarderanno la realizzazione di una fognatura separata necessaria sia per fornire all’utenza l’adeguato servizio sia per conseguire benefici ambientali di contenimento dell’inquinamento. Sono svariate le modifiche alla viabilità dovute alla prsenza del cantiere. Ad essere chiuse sono la strada provinciale 56, di via Divisione Julia e di via del Molo (fino alla fine della prossima settimana), è stata ristretta, da quattro a due corsie, la carreggiata della strada statale 354, sempre e solo per 15 giorni complessivi, al termine dei quali saranno ripristinate tre corsie, di cui due aperte in
Paola Mauro
Il cantiere allestito sulla strada statale 354 di Pertegada
direzione Lignano-Latisana e una in direzione Latisana, tutto questo fino a fine aprile. Fra due settimane riaprirà quindi via del Molo e, nel frattempo, il centro di Pertegada si potrà raggiungere da via Don Piccotti e da via del Varmo tramite le laterali che si collegano alla statale. «Abbiamo deciso di procedere con i lavori che possono causare un po’ più di disagio, anche se temporaneo, in un lasso temporale di non stagionalità – dichiara il sindaco Daniele Galizio –. Tenendo conto del transito di milioni di veicoli tra maggio e settembre, da fine aprile non si metterà mano al cantiere affinché la viabilità sia assi-
curata nel periodo estivo, mentre a ottobre si ripartirà con interventi di impatto più elevato, le cui soluzioni saranno trovate di concerto con i cittadini». Anche la frazione di Gorgo è interessata dall’estensione della rete fognaria attraversando la strada statale 354. In questo caso, tuttavia, si è potuto operare in sinergia e in concomitanza del cantiere di Fvg Strade in corso. Anche con questo intervento le utenze attualmente sprovviste di rete fognaria (a est della statale) potranno in futuro allacciarsi incrementando la diffusione del servizio di fognatura e depurazione. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
LATISANA. Dopo Vaia è cambiato il sistema di previsione dei fenomeni atmosferici. I dati raccolti a seguito dell’ondata di maltempo di fine ottobre 2018 – definiti spaventosi dall’Autorità di Bacino e per questo ancora sottoposti a verifiche prima di essere resi noti – hanno rimodellato i metodi previsionali e le valutazioni di rischio nel territorio, anche per il Tagliamento, introducendo elementi nuovi, come per esempio il vento, in grado di scaricare nel letto di un fiume quintali di materiale fluttuante (rami e alberi) che bloccati sotto a un ponte – e a Latisana ce ne sono due dentro all’alveo – possono costituire elemento di forte rischio con una sollecitazione sulla struttura che può portare a conseguenze catastrofiche. Gli scenari illustrati mercoledì ai componenti della IV commissione regionale dal segretario generale dell’Autorità di Bacino, Francesco Baruffi, e dai suoi collaboratori hanno lasciato poco spazio all’immaginazione e posto la Regione davanti alla necessità di procedere con interventi strutturali, fra i quali lo stesso sollevamento del ponte stradale di Latisana per il quale la gara per assegnare la progettazione si è da poco conclusa. Molto chiara anche la valutazione sulla
Il rendering dell’ipotesi progettuale da realizzare all’altezza di Pinzano
quantità di acqua che può transitare nel basso corso del fiume con le attuali caratteristiche, 4.500 metri cubi al secondo, acqua in più diventa elemento di esondazione. Metri cubi che non passano indenni: la quota che defluisce naturalmente sul canale Cavrato in territorio Veneto, più di 2.000 mc/s, mette in crisi l’intero sistema, con una sollecitazione idraulica spinta e un consistente rischio di allagamento per Porto Baseleghe. Su sponda sinistra la diaframmatura c’è dal ponte dell’autostrada in Comune di Ronchis fino alla zona dell’ospedale a Latisana, mentre il tratto da Gorgo alla foce sarà oggetto di intervento la cui progettazione è in fase di assegnazione: ma se la diaframma-
tura scongiura la possibilità di una rottura alla base dell’argine – hanno avvisato i tecnici – una massa d’acqua superiore alla portata tollerata tracimando provocherebbe l’esplosione degli argini. Poi c’è il fondo ghiaioso del Tagliamento con una mobilità laterale difficile da prevedere in anticipo. Inoltre, il segretario generale dell’Autorità di Bacino ha anticipato la predisposizione per il 2021 di un piano per la sicurezza idraulica tarato sui cambiamenti climatici prevedendo l’incremento delle portate dei fiumi dovute alle precipitazioni del 15 per cento e l’innalzamento del livello del mare con le conseguenze che il fenomeno avrà sulla foce dei fiumi. — © RIPRODUZIONE RISERVATA