Anno VII, Numero 3 • APRILE 2010
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Odiosa, sospetta, repentina, immotivata: è la decisione della Camera dei Deputati, che in sede di conversione del decreto legge “milleproroghe” ha ridotto del 50% i contributi alla stampa italiana all’estero per il 2009. La Fusie (Federazione Unitaria Stampa Italiana all’Estero) si è schierata contro e il suo Presidente, Domenico De Sossi, ha fatto personale un vivissimo pressante appello ai parlamentari eletti all’estero, a tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, perché si ripristinino al più presto o, al massimo, in sede di assestamento del bilancio, gli stanziamenti così improvvisamente e drasticamente falcidiati. Cosa significa questo taglio? Significa che l’ammontare complessivo di appena due milioni di euro, raggiunto con il Governo D’Alema torna ad essere quella di tanti anni
EDITORE PassaParola a . s . b . l . 52, rue Goethe L-1637 Luxembourg www.passaparola.info info@passaparola.info
fa, ovvero 1 solo milione di euro, da dividere tra sei quotidiani e circa 150 periodici (tra i quali anche PassaParola) editi all’estero o editi in Italia per essere maggiormente distribuiti all’estero. "E’ come se la macchina del tempo si sia messa a girare improvvisamente all’indietro" ha detto qualcuno "e abbia lasciato con un palmo di naso tutti quei piccoli editori (noi compresi) veri e meritevoli, che tra mille difficoltà continuano a tenere in piedi queste attività informative, senza guadagnarci e tra mille sacrifici". Vogliamo ricordare che si tratta di contributi irrisori e sempre in ritardo. Fin dal 2006, la nostra testata ne ha usufruito sulla base della diffusione, della natura e della consistenza informativa, come vuole la Legge 5 agosto 1981, no. 416. Quell’anno ci stanziarono
DIREZIONE Maria Grazia Galati mariagraziagalati@gmail.com tel. 621 75 80 50 Paola Cairo redazionepp@gmail.com tel. 691 72 04 96
REDAZIONE Arsenico Remo Ceccarelli Gilda Luzzi Erika Maddalena Daniele Rossini Paolo Travelli
circa 6000 euro, l’anno successivo circa 4000 e poi 5000 circa. Per fare un confronto bisogna dire che ogni numero di PassaParola ci costa, ogni mese, solo in tipografia, circa 1400 euro. Senza contare tutto il resto (impaginazione, costi di gestione, distribuzione etc). E’ vero. Non abbiamo mai contato su quei fondi perchè sapevamo, fin dall’inizio, che la nostra iniziativa, doveva mantenersi più sull’ intraprendenza imprenditoriale (sponsor e abbonati) che sui contributi statali. Ma il bello deve ancora arrivare: mentre in un primo momento erano stati cancellati anche i contributi alle testate dei partiti, la politica si è data da fare per salvare i finanziamenti agli organi delle forze politiche, trovando i fondi (svariati milioni) per continuare a sostenerli. Un vero schiaffo in faccia alle testate come la nostra. MGG & PC
HANNO COLLABORATO Alessandra Volpe Mario Tommasi
G RA F I CA S TA MPA PRINTOPOLIS
Sonia Sion
PassaParola - Editoriale
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Sono stati dichiarati dall’Unesco, nel 1993, Patrimonio dell’Umanità; eppure sono probabilmente poco noti o poco considerati dal grande pubblico. Sono i Sassi di Matera, non semplici rocce, ma un complesso abitativo, un sistema di vita, un tempo cuore della civiltà contadina e forse la più impressionante, anche se non la sola, attrattiva della città di Matera, in Basilicata. Al centro di culture più note, quali la calabrese, la pugliese e la campana, questa regione del sud Italia ha anch’essa storia, tradizioni e gastronomia di grande attrazione. A 400 metri sul livello del mare, Matera dista solo 45 chilometri dalle spiagge della costa ionica e offre tante bellezze storiche ed artistiche. Il colle della 4
Civita è il nucleo abitativo più antico della città, una sorta di fortezza naturale su un altopiano circondato dal canyon della Gravina a da altri strapiombi e dirupi. All’interno delle mura e delle fortificazioni della Civita si trovano monumenti quali il Duomo del 1200, altre chiese romaniche e antichi palazzi, ma è proprio lungo i dirupi della Gravina che si è sviluppato il tessuto urbano dei Sassi, caratterizzato da un sistema di grotte che costituiva la cosidetta Civiltà Rupestre: case, ma anche chiese rupestri davvero affascinanti. In sintesi un’intera città scavata nella roccia di tufo, con labirinti sotterranei, che nell’insieme creano un paesaggio unico e sorprendente. Ciò che era tanto tempo fa il cuore della vita contadina è stato, poi, per molti anni abbandonato a sé stesso ma, per fortuna da tempo si sta cercando di recuperare e riportare al suo splendore questo patrimonio storico e culturale. Oggi è infatti possibile soggiornare all’interno dei Sassi che, sapientemente ristrutturati, sono diventati alberghi ma anche botteghe artigiane e
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ristoranti. Se volete quindi vivere appieno un viaggio a Matera, il consiglio è di dormire in un B&B nei Sassi e andare in cerca di qualche ristorantino che propone la cucina locale tipicamente mediterranea e a base dei prodotti della terra. In generale la gastronomia lucana ha molti punti in comune con la vicina Puglia; uno tra tutti la preparazione delle orecchiette. Piatto tradizionale del materanese è il cotto di fichi, una sorta di confettura, oltre a piatti della tradizione contadina a base di legumi e cereali. Per i più golosi c’è il cuccìa, un dolce di grano lessato e mescolato al cioccolato, chicchi di melograno, noci e vino cotto. Ed ancora da non perdere è il famoso pane di Matera, un prodotto IGP(indicazione geografica tipica, ndr), rigorosamente impastato con farina di grano duro, a forma di cornetto e cotto al forno a legna. Un gusto unico che trova le sue radici nella storia della città, quando gli abitanti di Matera facevano il pane fatto in casa e vi ponevano il proprio marchio di famiglia. Erika Maddalena
All’insegna del lusso: Palazzo Gattini Luxury Hotel Piazza Duomo, Matera www.palazzogattini.it
Rivivere i Sassi: Locanda di San Martino Via Fiorentini 71, Matera www.locandadisanmartino.it
DOVE DORMIRE
Immersi nel suggestivo paesaggio murgico: Agriturismo Masseria Torrespagnola Contrada Torrespagnola, Matera www.torrespagnola.it
ARTIGIANATO TIPICO Da riportare a casa, come souvenir, sono i timbri in legno del pane materano, il colorato CuccĂš (un fischietto benaugurale a forma stilizzata di gallo), le Pupe in terracotta decorate a mano e i famosi presepi in carta pesta. PassaParola - Destinazione Italia
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usufruire di corsi privati di studio a domicilio (www.crjamigo.blogspot. com). E’ la Ville de Luxembourg, invece, a proporre attività sportive gratuite per tutti i giovani, di età tra i 12 e i 16 anni. In collaborazione con il Service des Sports, i ragazzi vengono seguiti da allenatori specializzati nelle varie discipline, oltre che da un insegnante di educazione fisica e dagli educatori. (www.vdl.lu). E sempre in tema di movimento: il Centro
Che sia per incontrare gli amici, per fare i compiti o per coltivare una passione, ogni motivo è buono per aderire alle iniziative che associazioni e circoli lussemburghesi dedicano ai ragazzi. Come l’AMIGO, centro d’incontro per giovani che si trova a Luxembourg-Eich. Aperto tutti i
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pomeriggi della settimana, esclusa la domenica, accoglie ragazzi tra i 12 e i 26 anni con attività volte all’orientamento e al sostegno, ma anche con progetti proposti dagli stessi membri del club. Con un’iscrizione gratuita si può partecipare a laboratori artistici, attività sportive e
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d’incontro per giovani Jungendtreff Number One offre corsi di hip-hop e break-dance, gruppi di sport di squadra o di jogging, bicicletta e fitness o ancora un progetto dedicato alle ragazze riunite sotto il nome di uno stesso interesse (mjcentre@pt.lu – 4796 3195). Alla Maison Des jeunes di Neudorf/ Weimershof non si contano le iniziative! A disposizione di tutti i ragazzi tra i 12 e i 16 anni: giochi di società, videogame, ma anche laboratori creativi e la possibilità di partecipare a scambi culturali internazionali, teatro e spettacoli di danza. Ogni proposta è benvenuta e ogni domanda di aiuto è accolta, per prevenire i pericoli della vita quotidiana come razzismo, violenza e droga (mdjneudorf@ inter-actions.lu). E.M.
Nino Russo, cantastorie, attore teatrale, cuoco passionale, ma soprattutto siciliano DOC! Per conoscerlo meglio, appuntamento al ristorante "Ricomincio da Tre" a Pontpierre Perché ti definisci un siciliano in esilio volontario? Alla base noi siamo un popolo di rivoluzionari (abbiamo cacciato i francesi, i turchi, abbiamo combattuto i latifondisti eccetera); quando ho capito che i siciliani si erano rassegnati a pensare solo a sé stessi, accantonando ogni pensiero di collettività e di solidarietà, ho colto al volo una proposta professionale in Germania, che era anche il paese di mia moglie. Era il periodo degli attentati ai giudici, dell’esercito che presidiava l’isola, la Sicilia stava quasi tornando al periodo precedente all’Unità d’Italia, con la corruzione delle istituzioni a vessare un popolo già tormentato dalla mafia. Sono partito per lo sdegno, ultimo fra gli " ex ragazzi del ‘68" che avevano tentato, invano, di cambiare le cose restando. Come si diventa cantastorie? Per impegno sociale, sentendo la necessità di raccontare le verità sicure e scomode, ma impossibili da dimostrare, del piccolo popolo. Come faceva il giullare del re. Ha senso quest’arte nel mondo ipertecnologico odierno? Certo! Perché grazie ai media moderni, oltre a restare in contatto
con la realtà siciliana, vedo tutto con più distacco: sono affacciato al balcone come i vecchi di una volta. Dicono di te che sei l’ultimo cantastorie siciliano: si può recuperare questo mestiere? La vedo dura, perché oramai tutto ciò che si dice è convenzionale o ripetitivo. Forse rimane da raccontare la rabbia che si ha dentro, come feci in una canzone del mio ultimo concerto: cantai che essendo rimasto da solo, era giunto il momento di appendere la chitarra al chiodo. Quella del cantastorie è una fase storicamente esaurita, a meno di un improbabile ricorso. Il tuo però era un impegno culturale a tutto tondo! È vero, mi interessavo alle tradizioni popolari siciliane e ho dovuto approfondire le mie conoscenze in questa materia estesa. Sicché, saltando dai palcoscenici dei cantastorie a quelli teatrali, durante le mie ricerche ho collaborato con gente come Sciascia, Battiato e Camilleri. Ho pure fornito consulenze ad alcuni registi venuti a girare film o sceneggiati da noi. Hai recitato la parte del sindaco in "Baarìa": come sei finito su quel set? L’allora giovanissimo Giuseppe Tornatore, per tutti Peppuccio, lo conobbi negli anni '70 in un centro culturale di Bagheria dove facevo teatro sperimentale, in piena fase di esplorazione artistica. Lui curava anche la scenografia dei miei
spettacoli. Dopo ci siamo persi di vista, ma a trent’anni di distanza, Tornatore mi ha chiamato (con altri ex protagonisti di quel centro) per girare il film sulla nostra città natale, Bagheria appunto. Come mai sei in Lussemburgo ora? Grazie alla mia passione per la cucina che mi spinse a fare il cuoco, uno dei pochi mestieri creativi rimasti. L’impegno a tornare ai veri gusti della cucina italiana e siciliana mi portò a rappresentare la Federazione Italiana Cuochi in Germania. Durante una riunione della F.I.C. (Federazione Italiana Cuochi) in Italia legai con Santo Princi, che mi chiese di raggiungerlo in Lussemburgo dove lavorava: ecco fatto! Ora c’è questa nuova avventura a Pontpierre, sempre all’insegna della tradizione. A breve, invece, vorrei creare una delegazione lussemburghese della F.I.C. : con i figli dei nostri primi emigrati che lavorano nella ristorazione, per migliorare assieme il livello della nostra cucina nel Granducato, tornando ai sapori originali con prodotti scelti da noi stessi in Italia.
Remo Ceccarelli
PassaParola - Personaggio
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l’intemporel Soins et cosmétiques
Foto e Grafica ©2010 by: VR007@me.com
“ du temps pour Lui, du temps pour Elle”
7 rue du Fossé L-1536 Luxembourg • Tél: +352 26 47 89 68 • www.intemporel.lu 7,
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A Lussemburgo è arrivata dall’Italia l’innovativa macchina VIP CROMO SYSTEM che consente di ottenere in breve tempo e senza effetti collaterali i risultati che fino ad ora assicurava solo la chirurgia plastica. Già disponibile al pubblico presso il salone di bellezza L’Intemporel
Rughe, cellulite, smagliature, rilassamento cutaneo. Ed ancora: cicatrici, occhiaie. Incubo di tanti. E per tutti un dilemma: massacranti sedute curative o la scelta di andare sotto i ferri? Oggi c’è un’altra soluzione: non invasiva, semplice, a portata di tutti, senza effetti collaterali e….vicino a casa. Arriva dall’Italia, dove ha sede l’azienda VIP (a Rosta, vicino Torino), che da 35 anni produce macchinari per il settore della bellezza e della medicina estetica che si avvale da sempre di grandi professionisti. Da qualche settimana l’istituto Intemporel, nostro fedele sponsor da tanto tempo e sempre all’avanguardia nella ricerca di soluzioni estetiche per la propria clientela, ha messo a disposizione del pubblico questa rivoluzionaria macchina, che grazie all’uso di elettrodi agisce in profondità stimolando naturalmente quelle funzioni del corpo che col tempo o per via di cattive abitudini (alimentari e di vita-lavoro) tendono a diminuire. Grazie a qualche seduta di VIP CROMO SYSTEM (questo il nome della macchina) si aumenta ad esempio la produzione di collagène, che consente di eliminare le rughe; oppure si migliora la circolazione al punto da eliminare gli orrendi cuscinetti adiposi. Senza parlare delle smagliature che vengono
notevolmente ridotte. Vip Cromo System propone anche delle soluzioni che, grazie ad un sapiente uso di luci particolari, aiutano chi soffre a livello emotivo a causa del clima grigio e buio, tipico nel Granducato. Lo staff di PassaParola ha testato personalmente la macchina, ottenendo risultati davvero insperati. Ma chi non crede a noi, può visitare il blog del sito (www.vipitalia.com): i commenti entusiastici di chi ha già provato questa macchina non necessitano di altre parole! Il Salon offre ai lettori di PP la prima seduta di VIP CROMO SYSTEM a metà prezzo (le tariffe variano a secondo del tipo di servizio). Necessario prenotare. Offerta valida fino al 10 giugno 2010.
PassaParola - Salute
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Non mangiare questo, non bere quest’altro...se è vero che ci sentiamo sempre dire che tanti cibi o bevande ci fanno male perché ingrassano, gonfiano, fanno venire il colesterolo alto e quant’altro, è anche vero il contrario. Gli alimenti, infatti, possono essere utilizzati come un’arma benefica, che aiuta a combattere alcune malattie. Vediamo quindi la metà piena di questo bicchiere che è la nostra alimentazione.
infiammatori.
Vino anti influenza. Con il suo resveratrolo ha il potere di evitare la replicazione dei virus e, quindi, di fornire un aiuto per sconfiggere l’influenza e, più in generale, i processi
Pesce anti rughe. Via creme e cremine! Chi mangia pesce ha meno rughe, perché questo alimento ha proprietà anti infiammatorie e protegge dagli agenti atmosferici.
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Latte, latticini, sarde e broccoli contro l’osteoporosi. Sono tutti cibi che contengono la vitamina D, utile a fissare il calcio nelle ossa. Banana anti crampo. Ricca di potassio, come anche la cioccolata, la banana aiuta a prevenire i crampi muscolari. Utile soprattutto agli sportivi.
PassaParola - L’Italia a Tavola
Noci, mandorle, arachidi, cereali integrali e verdure contro il mal di testa. Ricchi di magnesio, che dilata i vasi sanguigni, aiutano a prevenire e curare l’emicrania. Mele e birra anti calvizie. L’acido pantotenico e la vitamina B2 contenuti nelle mele e i fitormoni presenti nel luppolo sarebbero le armi vincenti contro le calvizie...senza esagerare con la birra che oltre ai capelli fa crescere anche la pancia!
E.M.
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Lo staff del Cherubino ha in serbo per voi una bella sorpresa. Appuntamento al prossimo numero di PassaParola ...
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Quest’anno la primavera a Lussemburgo comincia con una mostra da non perdere sulla pittura olandese del XVII secolo: "The Golden Age reloaded”, organizzata in collaborazione con il Rijksmuseum di Amsterdam e Villa Vauban. Occasione unica per conoscere il cosiddetto “secolo d’oro”, ma anche per lanciare uno sguardo oltre le opere, per conoscere il gusto nella scelta di una cornice, di un soggetto. La sede è Villa Vauban, ristrutturata e modernizzata, che aprirà le sue porte dopo cinque anni, il 1 maggio 2010. Potremo ammirare opere olandesi del 1600, ma anche dipinti storici e paesaggi francesi del XIX secolo: l’Âge d’or è rappresentata da artisti come Cornelis Bega, Gerrit Dou e Jan Steen, la pittura francese da capolavori di Eugène
Delacroix, Jean-Louis-Ernest Meissonier e Jules Dupré. E ancora molti dipinti, sculture e disegni da tutta Europa. Il complesso museale si trova in un parco progettato dall’architetto francese. Édouard André (1840 1911), uno dei principali progettisti del paesaggio del suo tempo; e questo favorirà belle passeggiate. Interessante da sottolineare è la filosofia della nuova Villa Vauban: invece che su una collezione permanente, essa punta su una serie di diversi formati-mostra, che evidenziano così i diversi aspetti della collezione. Avremo perciò sempre quattro moduli espositivi in continua evoluzione: Welcoming International Collections Collezioni internazionali presenti in loco; - Passionate Collectors - Presenza
18, avenue Emile Reuter L-2420 Luxembourg Tél.: 4796 4552 www.vdl.lu/Villa_Vauban. html ORARI: Tutti i giorni dalle 10 alle 18 Venerdì dalle 10 alle 21 Martedì chiuso INGRESSO: 5 € 12
PassaParola - Arte
di famosi collezionisti; - Works in the Spotlight Lavori annessi alle opere; - The Life of Paintings - Vita dei pittori. Le mostre e i programmi pubblici a Villa Vauban saranno progettati per raggiungere tutti gli spettatori. E la gamma diversificata e innovativa del museo e delle sue manifestazioni prevederanno visite guidate tematiche, visite e laboratori didattici per i bambini, laboratori per tutte le età, spettacoli e concerti. Tutti gli eventi saranno concepiti con particolare attenzione alla interazione con il pubblico. Il museo fornisce inoltre consulenza d’arte per gli amanti dell’arte e collezionisti. A.V.
PER VISITE GUIDATE in italiano e in francese: Alessandra Volpe, storica dell’arte e collaboratrice di PassaParola INFO: GSM 621 525 557
La ia pagn m o c a a stess in scena giorno rà l mette lle Arca) i L’isola a ge (S ettacolo “ uita, n a r t r Be lo sp trata grat : 0 1 0 20.4.2 apre”. En bligatoria C b it delle tazione o steri. e @ o o n rg pre embu s s u l iic
Sù il sipario signori! La compagnia Nessunteatro mette in scena “L’uomo dal fiore in bocca”, famosissima opera di Luigi Pirandello (1867-1936), premio Nobel per la letteratura nel 1934. L’iniziativa è organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura, in collaborazione con il Bazar International (che festeggia così il suo mezzo secolo), l’Associazione
Marchigiani in Lussemburgo; e si avvale del contributo della Regione Marche e del Comune di S. Benedetto del Tronto. Lo spettacolo sarà rappresentato in lingua italiana, con sovratitoli in francese. Costo del biglietto: 20 euro (a favore del Bazar International). Per prenotazioni, inviare una mail a: Rossella_bellidori@hotmail. com oppure silvaci@hotmail.it o
telefonare ad Antonella Michelino Bichisao (621 235 249). La prenotazione fatta via mail o per telefono sarà ritenuta valida solo dopo la ricezione dell’avvenuto pagamento tramite bonifico bancario sul c/c LU68 0019 2000 0080 8000
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Quanti anni sono passati, cento o forse mille? In realtà meno di vent’anni da quando il treno diretto Bruxelles-Lecce ha smesso di mantenere vivo il filo tra gli emigrati in Lussemburgo e l’Italia. Solo vent’anni, ma anni luce ci separano dalle abitudini di allora
Viviamo nell’era della rete internet imperiosa, dei cellulari appena inventati ma che già servono a tutto fuorché a telefonare, nonché della compagnia aerea "verde" che ha rivoluzionato il concetto del pendolarismo lavorativo. Tanto che i nostri attuali giovani migranti del lavoro oramai del Lussemburgo conoscono appena il percorso che dal Limpertsberg o da Merl li porta in ufficio. Forse i pendolari del 21° secolo hanno solo allungato il tragitto che separa i due mondi di loro interesse; oggi chi lavora in Lussemburgo e "vive" a Palermo o Roma è paragonabile al ragazzo veronese che fino agli Anni '80 lavorava a Milano disinteressandosi della città perché comunque il venerdì sera si sarebbe accomodato sul treno per tornare alla sua "vera" vita a Verona, laddove aveva deciso di mantenere il proprio tessuto sociale. Eppure una differenza c’è: la frenesia ha preso il volo, mentre poesia e nostalgia sono rimaste sul binario che è stato il loro, per almeno due generazioni di emigrati,a partire dagli Anni '50. È lungo questo binario che per gli italo-belgo-lussemburghesi viaggiava il diretto BruxellesLecce. Pochi possedevano
un'automobile e i più fortunati rientravano in treno una volta all’anno, per lo più in estate, per riabbracciare parenti e amici in quell’Italia che li aveva incoraggiati ad andare a scavare nelle gallerie del nord alla ricerca di carbone e ferro. Chi aveva figli se li portava dietro, offrendo loro l’opportunità di conoscere e amare, anno dopo anno e un po’ alla volta, quel paese che in altre circostanze sarebbe stato il loro. Il diretto partiva alle ore 22 circa, stipato di famiglie prevalentemente umbre, abruzzesi, marchigiane e romagnole, alle quali negli anni '70 si aggiunse un folto gruppo di pugliesi. Tutti erano felici e carichi di bagagli e regali per i parenti "rimasti giù", come si usava dire allora. Indimenticabili le soste di mezz’ora alle frontiere (Thionville, Basilea e Chiasso) in quell’Europa pre-Schengen; tirate le partite a briscola, scopa e tresette; buonissimi i panini al prosciutto delle mamme; tremendo il caldo nelle carrozze colme e rigorosamente prive di aria condizionata; puntuale la presenza del russatore in ogni scompartimento di cuccette.
A fine vacanza, prima di affrontare il viaggio di ritorno, cercavamo di impregnare le nostre menti di tutto ciò che rappresentava per noi l’Italia e che non avremmo ritrovato "lassù", come il profumo dei piatti tipici nei mercati, la spiaggia e il mare, le sagre nei paesini, l’insuperabile bontà dei gelati artigianali, il piacere di sentire parlare i nostri dialetti ovunque... Grazie a questi tesori era meno difficile riprendere la scuola o il duro lavoro nel mondo del ferro per tutto l’interminabile inverno lussemburghese. Ora andare in Italia è comodo e banale, ma non c’è più la dolce nostalgia dell’attesa lunga un anno prima di riprendere quel caro vecchio treno inspiegabilmente soppresso dalla burocrazia belga nella perplessità degli emigrati, tanto da generare un’interrogazione a Montecitorio.
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La Federazione Comunista del Belgio e Lussemburgo (PRC-PdCI) ha organizzato sabato 17 aprile (ore 19) presso il Circolo culturale “E. Curiel” l’incontro con il giornalista italiano che presenta il suo ultimo documentario sul rapporto Honduras –USA. PassaParola lo ha intervistato Giornalista, scrittore, inviato di guerra ex-Rai i suoi docufilm sullo scontro tra i popoli e l’ imperialismo non sono mai stati trasmessi dalla Rai. “Il ritorno del condor. Usa - Honduras - America Latina alla battaglia finale” è il quarto documentario sul “continente della speranza”, dopo “Cuba, el camino del sol”, “Américas reaparecidas”, “Cuba, Venezuela, Bolivia, Ecuador: l’Asse del Bene”. Grimaldi, che è sempre stato un contestatore, ha rinunciato più di una volta al “posto fisso” per rispettare i valori in cui crede. E, come si legge nel suo blog fulviogrimaldi. blogspot.com, “ (sono)un attivista politico, attualmente cane sciolto”. Nonostante l’avvento dell’era Obama, la politica estera americana mantiene uno stile imperialista; perchè l’America Latina è alla battaglia finale? Direi che “grazie all’avvento di Obama” permane e si accentua 18
fortemente la politica imperialista degli Usa. Con Bush eravamo a due guerre, Iraq e Afghanistan. Con Obama stiamo arrivando a 5 paesi aggrediti: Iraq, Afghanistan, Pakistan, Somalia, Yemen. In America Latina siamo tornati ai colpi di Stato (Honduras), alle basi militari (Colombia, Panama, Paraguay, Perù, Antille Olandesi), alle operazioni sporche della Cia per destabilizzare governi non obbedienti (Nicaragua, Venezuela, Bolivia, Ecuador…), agli squadroni della morte istruiti da Israele. Gli Stati Uniti (meglio non chiamarli “America”, America è anche tutto il resto del continente) sono impegnati con Obama più che mai a riconquistare quello che considerano il proprio “cortile di casa”, i Caraibi e l’America del Sud, da dove per secoli i colonizzatori, prima europei, poi yankee, hanno rapinato le risorse che servivano alla propria ricchezza, lasciando quei popoli in totale miseria e in
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mano a governi- fantoccio e a dittature sanguinarie sostenute da Washington. Da qualche tempo quei popoli hanno detto basta, hanno espresso governi progressisti che rivendicano la propria sovranità politica, militare, alimentare, ambientale. Intollerabile per il Pentagono e per le multinazionali, anche europee. E’ l’aggressività degli Usa di Obama che sta costringendo i paesi latinoamericani alla “battaglia finale”. Nel 1999 hai lasciato la Rai e nel 2003 sei stato allontanato da Liberazione (il quotidiano di Rifondazione Comunista, ndr). Come puoi catalogare il giornalismo italiano e cosa consigli ai colleghi? Il giornalismo italiano è in mano a una categoria quasi totalmente asservita al potere. Questo deriva dalla concentrazione di quasi tutti i mezzi d’informazione, grandi
quotidiani, reti televisive, importanti periodici, nelle mani di un’oligarchia economica e politica che, attraverso i media, si assicura consenso. Il giornalista qui ha poca scelta: o lavora e mangia, adattandosi ai dettami dell’editore e al suo referente economico o politico, o resta a casa e non mangia. Poi, nel nostro paese, tra i servi ci sono da sempre molti volontari. Siccome il sistema attuale è basato sulla polarizzazione tra pochissimi ricchi e tantissimi poveri, con il dominio assoluto dei primi sui secondi, è necessario ingannare la gente rovesciando la verità nel suo contrario. Si trova in questa condizione tutto il giornalismo occidentale, ormai concentrato nelle mani di una ridotta oligarchia, ma
vale più che per altri per l’Italia, dove l’attitudine al conformismo è sempre stata forte, grazie anche al concorso della Chiesa.
Il clamore suscitato dal caso Di Girolamo e dal sistema di corruzione che vi gravitava attorno, ha ferito profondamente le comunità italiane all’estero, tradite nei loro valori di lealtà e sacrificio che hanno sempre incarnato nei Paesi del mondo. Di Girolamo non è mai stato un italiano all’estero, anzi ha truffato, si è candidato dichiarando il falso e cioè di essere residente all’estero mentre, in realtà, è sempre stato in Italia. Tutto ciò si è purtroppo reso concreto con la complicità di qualche funzionario della rete diplomatico-consolare e la sua elezione, stante la richiesta dei giudici e secondo l’evidenza dei documenti riportati dalla stampa, è il frutto di connivenze malavitose. Ciò rappresenta un tradimento nei confronti della comunità italiana in Europa, un tradimento che ha portato un abusivo a sedere nei banchi del Senato della Repubblica. Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, con i Comites e la rete associativa, alla vigilia del voto del 2006 - e quindi in tempi non sospetti già aveva consegnato al governo una
dettagliata analisi sulle disfunzioni, peculiarità e problemi legati alle regole del voto e in particolare alla sicurezza e segretezza dell’espressione della volontà dell’elettore. Tale analisi fu ripresentata nel 2008 e malgrado questi ripetuti interventi, nulla è stato fatto per correggere lo scandalo di una metodologia di voto che non garantiva l’elettore. I risultati di quest’inadempienza sono evidenti oggi, acuiti da una stampa italiana che si è limitata a porre l’accento sugli aspetti “pittoreschi” del voto senza fornire al lettore gli strumenti per interpretare e conoscere le realtà italiane all’estero, composte oggi da potenzialità economiche, culturali sociali e politiche che vanno ben oltre l’immagine dello stereotipo dell’Italiano all’estero. Certamente il caso è clamoroso, ma non può infangare una sacrosanta conquista di una moltitudine di concittadini italiani che vive fuori dai confini nazionali, ottenuta con la legge 459 del 2001 che ha dato effettività al diritto dell’esercizio del voto. Caso mai bisogna migliorare tale normativa rendendola più rispondente
Spesso le notizie ci giungono “pilotate”, travisate, mezze-verità. Come può il lettore-ascoltatore aggirare l’ostacolo ? Dacci un consiglio per non fermarsi alla prima notizia e “andare oltre”. Per lacerare la nebbia dell’informazione falsa, parziale, manipolata c’è ormai solo la salvezza di internet. Finchè la rete resta libera, vi si trovano molte autorevoli e competenti voci alternative. Non ci si deve fidare assolutamente di nessuno dei grandi media. Se talvolta vi
compare qualche verità, si tratta solo di una foglia di fico per distrarre dalla frode generale. Un’informazione libera e onesta non deve dipendere né da poteri economici, né dalla pubblicità che questo potere promuove. Qualche voce professionale valida sopravvive soprattutto nel Sud del mondo. Penso, per esempio, a Telesur in America Latina, a Al Jazira, a molte pubblicazioni arabe e asiatiche. Ma per quelle voci bisogna sapere le lingue. In Internet ci sono siti che smascherano le “verità” ufficiali, forniscono informazioni occultate e ci fanno capire molte cose. Essenziale è ricordare sempre che il potere, per sopravvivere, deve mentire. Picci e MGG
all’articolo 48 della Costituzione, che definisce il voto “personale ed eguale, libero e segreto”. Il voto per corrispondenza è praticato in molti Paesi senza gli scandali che hanno accompagnato il nostro agire, ma si tratta - come ha giustamente rilevato l’on. Mirko Tremaglia - di un problema di civiltà delle persone; la falla apertasi con il caso Di Girolamo obbliga il Parlamento però ad agire per modificare il sistema elettorale. Numerosi politici eletti nei collegi nazionali italiani sono sottoposti a indagini della magistratura e in alcuni casi, condannati già in primo grado ma tutto ciò non credo che debba privare il popolo italiano dell’esercizio del voto. Gli italiani all’estero meriterebbero meno ipocrisia e maggior considerazione.
Mario Tommasi, Presidente Commissione III, Diritti Civili, Politici e Partecipazione del CGIE (Consiglio Generale italiani all'estero)
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Da autentica promessa del jazz italiano sei passato ad essere una delle star più richieste del jazz internazionale. Chi é realmente Fabrizio Bosso?
Piú di 40 anni della tua vita dedicati al jazz. Quanto ti diverte ancora questo tipo di musica? Ci sono artisti con i quali ancora non hai collaborato e con cui vorresti collaborare? La musica mi diverte ancora molto! La musica in generale, non solo il jazz, sono influenzato da molte cose diverse, quando suono mischio tutto, non a tavolino ma d’istinto. Per le collaborazioni, avrei voluto suonare con Joe Zawinul, per anni ho pensato di contattarlo, purtroppo ora ci ha lasciato e non so come sarebbe andata. Come vedi il futuro del jazz in Italia e nel mondo? La vita continua, continuerà, anche il jazz. La situazione si è evoluta rispetto agli '30 e '40, è tutto diverso, la cosa può piacere o meno e ognuno suona quello che preferisce. In giro per il mondo, negli angoli nascosti, ci sono geni che non conosciamo. Ci sono già musicisti originali in Africa, in America Latina, nell’Est europeo e internet può aiutare a scoprire grandi talenti. Mi viene in mente il pianista Vijay Iyer, che ho sentito al Festival di Le Mans e mi ha piacevolmente colpito. Trovi che la musica improvvisata sia qualcosa per un pubblico di addetti ai lavori oppure piano piano la gente sta sempre di più apprezzando anche le parti più ostiche? La gente con una formazione musicale ha spesso bisogno di qualcosa di istituzionalmente riconoscibile, io direi che è più per musicisti che per addetti. Comunque, se fai musica improvvisata devi essere comunicativo, devi saper dare un senso di compiutezza anche a ciò che non l’ha.
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Un musicista che non si sente per niente arrivato e che spera di migliorare ancora e di trovare un proprio suono! Quali sono i maestri italiani e stranieri che hanno influenzato la tua musica? Per la tromba in italia sicuramente Flavio Boltro è stato il mio punto di riferimento nei primi anni in cui mi sono avvicinato al jazz , per quanto riguarda i grandi maestri oltre oceano Clifford Brown e Wynton Marsalis per citarne due ma ovviamente ce ne sono tanti altri che ho ascoltato e studiato. Tra le tue collaborazioni ce ne sono molte anche con artisti non di ambito propriamente jazz come Mario Biondi e Sergio Cammariere. Come ti trovi a suonare con loro? Sicuramente una esperianza positiva. Suonare con un cantante ti porta ad essere più melodico. Sono due artisti, che per quanto diversi, ci tengono a dare risalto ai loro musicisti. Sergio non a caso ci chiama affettuosamente “la mia famiglia”. Come tutti i jazzisti e, nonostante la giovane età, hai già inciso tantissimi dischi con tantissime star. Come definiresti i lavori con Antonello Salis? Antonello è sicuramente il musicista che mi ha fatto fare un salto di qualità per quanto riguarda la musica improvvisata. Con lui non ci sono schemi non ci sono regole bisogna solo suonare interagire e divertirsi...penso che sia uno dei musicisti più geniali di questo secolo dal concerto dovete aspettarvi energia, divertimento e un pizzico di follia! P.Travelli
Appuntamento sabato 24 aprile (ore 11.30) presso la Biblioteca dell'Istituto italiano di cultura per un brunch musicale. Un evento IICL Il trio formato da Cristina Mazza al saxofono, Lorena Fontana voce/ effettistica/composizione e Claudia Natili al contrabbasso, viene in rappresentanza di WOMA JAZZ il 1° e unico jazz festival europeo interamente femminile, che ha ricevuto tre medaglie dal Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano. Prodotto da sette anni, WOMA JAZZ è evento unico, di alto spessore culturale che ha lo scopo di raccogliere, unire, e far conoscere musiciste donne da tutta Europa, per creare nuove opportunità e nuovi progetti musicali fra le stesse. Intervista a Lorena Fontana. Il jazz è donna? Difficoltà e vantaggi. Il jazz è donna molto più di altri generi musicali, trovo che esista più rispetto per l’espressività femminile, spazio che le donne hanno conquistato con unghie e denti. Forse ci sono anche meno manipolazioni rispetto ad altri generi musicali, quindi diciamo che il processo di comunicazione artistica arriva più integro perchè
senza filtri. Ma è ancora molto difficile conciliare vita artistica e vita privata soprattutto per la mancanza di tutele nel lavoro; spesso succede, ancora, che la carriera artistica presupponga ad es. la rinuncia alla maternità o ad una vita privata “normale”. Jazzønde è un progetto molto originale che fonde musica, voce ed effetti. Com’è nato e perchè ha tanto successo? E’ nato molto tempo fa, da un’ idea mia e di Cristina Mazza, nel corso degli anni ha modificato il proprio organico fino alla attuale versione; l’uso esclusivo del contrabbasso, come unico strumento ritmico e armonico, favorisce un’esecuzione scarna ed essenziale, portando ad esaltare l’aspetto melodico. Anche tu sei stata un’ italiana all’estero. Come vivi la tua italianità? Meravigliosamente: dell’Italia ho assorbito la storia e l’identità culturale pur riconoscendomi cittadina del mondo. Conosco ed amo le mie radici che sono ciò che determina il mio modo di fare
musica ma ritengo, tuttavia, che in Italia si dia poco importanza alla ricerca, alla sperimentazione e alla creatività in campo musicale. Musicista e compositrice. Spesso unisci musica e poesia. Cosa ti ispira di più al giorno d’oggi? Direi entrambe. Ricerco una combinazione ottimale tra le parti, un connubio che dia spazio all’originalità. Quando scrivo musica e parole mi faccio fortemente influenzare dalle immagini, ricevo una visione. Allora le parole diventano suoni che evocano concetti o emozioni espresse attraverso suggestioni sonore. Quanto spazio c’è per un trio femminile nel mercato musicale jazzista contemporaneo? Esiste uno spazio di nicchia che cerchiamo di salvaguardare, ma si fa sempre molta fatica a farlo emergere, e nonostante la presenza di grandi musiciste che hanno scritto pagine importanti della storia del musica jazz mondiale la strada è ancora lunga.
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Poetessa, critica, saggista, insegnante, organizzatrice di incontri culturali. Sarà ospite del Printemps des poètes il 23, 24 e 25 aprile a Lussemburgo E’ considerata una tra le voci più complesse, mature e autorevoli nel panorama poetico non solo nazionale. Ha vinto i premi Quasimodo, Gozzano, Montale Europa ed altri; ha curato con Luigi Cannillo l’antologia "La Biblioteca d e l l e voci. Interviste a 25 poeti italiani (Joker, 2006)". Dirige la rivista di poesia, arte e filosofia: “La Mosca di Milano” e la collana di poesia, saggi e traduzioni SGUARDI (La Vita Felice, Milano). Intervista.
famiglia e nella casa, vita protetta ma anche stretta/costretta in regole e forme inautentiche, da cui le protagoniste dei mie versi sempre “in fuga”. C’erano anche le strade, le piazze: luoghi della città in quel libro del 1996, ma erano avvertiti come spazi della corsa e luoghi di smarrimento : luoghi per andare lontano dalle stanze della casa, perdendo però la direzione di senso nel tentativo di trovare un’identità nuova.
Due delle sue pubblicazioni hanno come titolo Northern Geography (Gradiva Publications, 2002), e Codice Terrestre (La Vita Felice, 2008), che suggeriscono la ricerca e la descrizione di un territorio. Quale?
Dirigi una rivista letteraria “La Mosca di Milano”. E’ molto lontano il ruolo di critico da quello di poeta?
Sin dal mio primo libro – Fugando (Book editore, BOLOGNA; 1996) i luoghi sono presenti nella mia poesia, ma via via si amplia l’orizzonte del mio sguardo. Nel primo libro i luoghi, infatti, erano soprattutto stanze di una casa: muri e porte; angoli e soffitti; terrazzi e cantine. Spazio dove la vita si mostra in scene familiari, viste da occhi e sentita da corpi di donne a cui davo voce in quelle poesie che erano scritte in terza persona femminile. Versi tesi a dire la vita dentro i luoghi: dentro la 22
Leggere una poesia significa – a mio avviso e come ha scritto in altre occasioni1 – «incontrare lo straniero»: aprirsi al testo come a chi non si conosce e accettare una sorta di “sfida”, ponendosi in quella zona di confine – aperta, mobile, complessa e sfuggente – tra il nostro Io e quello del poeta o poetessa che leggiamo, solo così si potrà forse scorgere la potenza intellettuale ed evocativa, il mistero direi persino, che si muove all’interno del testo. In questo senso far poesia e scrivere da critico della poesia richiede atteggiamenti interiori e della mente molto simili.
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Molte persone scrivono poesie ma il mestiere di poeta non si puo’ improvvisare. Quali strumenti deve possedere un giovane che decide di scrivere poesia? La poesia è, come dice sempre il mio amico, maestro per molto tempo, poeta che stimo Giancarlo Majorino, educazione all’intensità ed anche “ saper leggere le fonti”. Il che significa , in primis, leggere le “fondi scritte”, ovvero, i testi dei grandi poeti del passato, cosa che spesso vien sottovalutata, invece, per me, far poesia e anche avere letto e rileggere sempre la grande poesia, ma non a caso, bensì, scegliendosi “ i maestri”, coloro che ancora “ ci parlano”, scegliendosi dunque, come dicevano sia a Pavese sia Eliot, ciascuno la “ propria tradizione”, senza prendere una tradizione già data …..e già decisa da altri. Majorino, però, dice anche per il giovane poeta ( e non solo giovane!) è necessario saper “leggere le fonti viventi”, come dice lui: per il poeta è fondamentale sapere leggere la vita, saper ascoltare e vedere la gente e le cose anche,occorre “ aprirsi al mondo” con sguardo attento, con vera curiosità. E tutto ciò unitamente a una precisa attenzione alla parola che si usa,
il che chiama in causa la nostra responsabilità, il nostro “dover rispondere” di ciò che si scrive, come diceva Cristina Campo. Occorre disciplina nel trovare le parole, ma anche pazienza : saper aspettare che arrivi la parola esatta, che il ritmo esatto si formi in noi, che siano “esatte”entrambe come le sentiamo dentro di noi. Occorre anche una grande umiltà, però, per superare il narcisismo e il protagonismo che, spesso, segnano l’esperienza dei giovani in poesia. Nella tua poesia c’è un legame con la spiritualità intesa come ricerca del significato della vita?
La mia poesia non nasce mai da qualcosa che viene dal passato, dal ricordo o dalla nostalgia di ciò che è stato e non c’è più, ma inizia dall’ incontro-scontro con qualcosa che c’è nel mondo, che esiste fuori di me e che colpisce il mio sguardo, urta la pelle e assalta il mio corpo: lo mette “in allerta”. La poesia vien dall’esperienza vissuta. A volte è un dettaglio del paesaggio, il colore di una casa; altre è una finestra semichiusa, un volto per la strada, un gesto che “mi chiama”: chiede parola. Solo lentamente so dare il nome a ciò che ho percepito, intuito, visto; solo lentamente “riconosco”ciò che deve essere detto in poesia. Dall’ascoltare il
“richiamo” dell’esperienza del reale nasce il mio tentare di nominarlo, di trovare il nome preciso per ciò che si è “fatto sentire” da me e mi ha “chiamato” a dare parola. Questo è il “compito” che mi spetta, che sento che mi spetta, come poeta . Per dar voce a questo richiamo devo scendere nel silenzio, scendere dentro di me, tornare ad “abitare” i luoghi che ho vissuto, a incontrare le case vissute; andare ancora a vedere nella mia memoria i volti del passato e i gesti, ascoltare dentro di me le voci di chi ho incontrato, amato e perduto, persino a volte per sempre. Sonia Sion
Printemps des poètes dedicato in esclusiva all’universo femminile. Visto dalle donne In esclusiva quest’anno solo poetesse donne. La manifestazione ad ampio respiro europeo, si svolgerà tra il 23 e il 25 aprile nel Granducato, dove saranno ospiti poetesse provenienti dai quattro angoli del mondo. L’Abbazia di Neumünster, la Galerie Simoncini e la Kulturfabrik (Esch/Alzette) i luoghi deputati all’incontro con le poetesse che quest’anno partrcipano all’agone poetico sulla poesia scritta dalle donne per le donne. “Non per segnalare una particolarità” dice Jean-Pierre Siméon, poeta e direttore artistico di Printemps des poètes - France e padrino del Printemps des poètes – Luxembourg ma per sopperire ad una dimenticanza riccorrente nella produzione letteraria, dominanta
dagli uomini”. “Couleur femme” , il tema di quest’anno, ripreso da una raccolta di Guénane Cade (poeta francese vivente, ndr) che vuole evidenziare l’apporto, attraverso la storia, delle donne nella poesia e nella creazione contemporanea. Durante questi 3 giorni MarieClaire Bancquart (Francia), Rosa Alice Branco, (Portogallo), Elly de Waard (Paesi Bassi), Anise Koltz (Lussemburgo), Ewa Lipska (Polonia), Taslima Nasreen
(Bangladesh), Isabel Pérez Montalbán e Susana Rafart (Spagna), Tzveta Sofronieva (Bulgaria), Zoë Skoulding (Regno Unito), Gabriela Fantato (Italia) daranno appuntamento al pubblico per trasmettere le loro poesie dalle loro stesse voci. Ci sarà anche una nota speciale: una serata dedicata alla poetessa e scrittrice bengalese Taslima Nasreen, impegnata per l’uguaglianza femminile e la lotta contro l’oppressione delle minoranze, al Kufa). Un’omaggio speciale sarà reso ad una delle più grandi voci poetiche contemporanee, Andrée Chédid (poetessa e drammaturga egiziana, ndr) le cui opere saranno lette da Marja-Leena Junker, sabato 24 aprile dalle ore 19 all’Abbazia. prinpolux.lu
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Grande successo della nostra rivista allo stand del Festival des Migrations 2010. Soprattutto per la ricca tombola organizzata grazie alla partecipazione dei nostri sponsor. Nella foto la vincitrice, che con un biglietto di 1 euro, ha vinto il primo premio (una vacanza di una settimana in Salento del valore di 1200 €), posa felice con le due direttrici del giornale.
L’esposizione del fotografo italiano Danilo De Marco è stata ospitata fino al 4 aprile scorso al Centre de Documentation sur les Migrations Humaines di Dudelange. Organizzata in collaborazione con la Ville de Dudelange e l'ONG Frères des Hommes mostra immagini che ritraggono donne di ogni continente, frutto di un lavoro decennale di De Marco, il quale ha catturato momenti quotidiani di vita o situazioni particolari che ci toccano direttamente. Volti e sguardi che De Marco spiega così : "L’unica parte del corpo umano che rimane necessariamente quasi sempre allo scoperto è il volto (.....). Un volto, uno sguardo, un gesto possono rivelare il modo in cui un uomo attraversa l’esistenza. Percezioni e sensazioni si rimettono in gioco". E' un fotografo di parte (dice la sua biografia) e non bara. Ha camminato per mezzo mondo: dalla Cina al Messico, dalle montagne dei Kurdi in Turchia e Iraq alle selve degli U'wa in Colombia, fino alle Ande dell'Ecuador. Fotografia come testimonianza perchè, come dice lui stesso: "Testimonianza diventa, è fatto che ci riguarda: tutti. Che mi riguarda perchè è la ragione del mio essere al mondo e di quel mondo sono anch'io, ora , in qualche modo, responsabile. Testimone”. danilodemarco.it
Un passaporto culturale che dona accesso gratuito ai musei, agli spettacoli e alle manifestazioni culturali per le persone indigenti del Granducato, i richiedenti asilo e le associazioni che lottano contro la povertà e l'esclusione sociale. L'accessibilità alla vita culturale è un diritto di tutti – come dice l’art.27 della Dichiarazione dei diritti dell’Uomo - e proprio per incentivare la partecipazione alle persone che non possono permetterselo, l’Ass. CULTUR’ALL asbl, con il sostegno del Ministero della Cultura e quello della Famiglia e dell’integrazione, ha lanciato questo nuovo dispositivo per i residenti a Lussemburgo. Secondo i dati raccolti dall’associazione nel Granducato il numero degli analfabeti varia tra il 7 e il 9% della popolazione e il 14% della popolazione vive sotto la soglia della povertà (fonte Eurostat). La cultura è indissociabile dall'identità. In un contesto multiculturale come quello lussemburghese il dialogo interculturale e il riconoscimento delle diverse culture è una necessità fondamentale dell'immigrazione. La cultura, l'arte e la creazione permettono l'incontro. La diversità culturale è considerata una ricchezza da valorizzare. Per informazioni: culturall.lu • fns.lu 24
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RETTIFICA: Nel numero di PassaParola di febbraio, pag. 16, abbiamo erroneamente scritto "Regno d'Italia" invece di "Unità d'Italia". Ci scusiamo con i lettori.
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E’ d’applicazione dal 3 dicembre 2009 il regolamento (CE) n. 1371/2007 del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 ottobre 2007 relativo ai diritti e agli obblighi dei passeggeri nel trasporto ferroviario internazionale. L’entrata in vigore di questo regolamento ha avuto scarsa eco nei media, eppure è un atto comunitario importante poiché riguarda tutti i cittadini europei che, per lavoro, turismo o altre necessità, utilizzano il treno come mezzo di trasporto. Esso contiene disposizioni legislative atte a proteggere i passeggeri del trasporto ferroviario internazionale, analogamente a quanto si è fatto nel settore dell’aviazione civile, dove i diritti dei passeggeri in caso di “overbooking” e di ritardo sono maggiormente tutelati.
ritardi, perdita di coincidenza o soppressione del servizio; il diritto al risarcimento minimo scatta quando il ritardo all’arrivo alla destinazione finale è superiore a 60 minuti; - l’emissione di biglietti, nelle biglietterie, presso i distributori automatici, per telefono e via internet; qualora le biglietterie siano chiuse o i distributori automatici fuori uso, i titoli di trasporto per i viaggi internazionali devono poter essere acquistati a bordo dei treni; - l’assistenza da fornire alle persone con disabilità o a mobilità ridotta, in stazione e a bordo del treno, nonché per salire e scendere dal treno e per prendere una coincidenza; l’assistenza è fornita a condizione che venga richiesta con almeno 48 ore di anticipo;
- la responsabilità delle imprese ferroviarie nei casi di perdita o danneggiamento dei bagagli e nei casi di decesso o di lesioni dei passeggeri;
- l’istituzione di un meccanismo per il trattamento dei reclami; i passeggeri possono presentare un reclamo a una qualsiasi impresa ferroviaria coinvolta; questa è tenuta a fornire una risposta motivata nel termine di un mese e, in casi particolari da giustificare, entro il termine di tre mesi.
- l’indennizzo del viaggiatore per
Il regolamento è completato da tre
Il regolamento disciplina diverse situazioni e in particolare:
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allegati nei quali sono precisate dettagliatamente le informazioni minime che le imprese ferroviarie devono fornire, prima, durante e dopo il viaggio, le responsabilità del trasportatore e del viaggiatore, le informazioni minime da fornire sul biglietto e le norme minime di qualità del servizio. Adottato il 23 ottobre 2007, il regolamento n. 1371/2007 è entrato in vigore 24 mesi dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. Gli Stati membri hanno avuto dunque due anni di tempo per conformarsi alle disposizioni in esso contenute. Tuttavia, poiché in alcuni Stati membri le imprese ferroviarie possono incontrare difficoltà ad applicare l’insieme delle disposizioni del regolamento, sono consentite deroghe temporanee per un periodo massimo di cinque anni. Il suddetto regolamento con i suoi allegati (28 pagine) può essere consultato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 315 del 3 dicembre 2007.
Daniele Rossini
Le ricette indigeste di nonno Silvio Ecco il mio menù post-pasquale scacciacrisi di una crisi che comunque non c'è mai stata inv ol t in i d i p rima ve ra "2 milia rd i" a mo ’ d e lla Fa stwe b t ort el lin i in b ro d o d i g n o cca a lla "ig ie n ista d e n ta le " pasta fresca di condanna definitiva "G8"al pesto(ne) genoves e , c o n re tro g u sto cile n o s paghe tti in ca micia n e ra a lla "Sin d a co d e ’ Ro ma " lil i nguine al l a " S h o wg irl Re te q u a ttro " (va ria n te d e lla p iù n o ta p u t t a n e s c a ) f rit t at a pas t ic c ia ta d i liste e le tto ra li, se co n d o la tra d izio n e lo mb mbardoro ma n a arrosto di sciacallo abbruzzese in salsa "Croce Rossa dalla ver g o g n a " e p a ta te tra n sg e n ich e t rig lia d e l Ge n e ra le Sp e cia le , se rvita a l vo lo gelato "atomico", con scorie radioattive di prossima produz i o n e a u ta rch ica "ca n o lo b ra silia n o " fa ço n Ma rra zzo Vi no C annonau DOC (De me n zia li Op e re Co sto se ) d e lla Ca sa Ber t o l a s i a s Caffè econonsolidale "Aùmm-Aùmm", dalle terre per nulla liber a t e d a l l a mafia "Gra p p a Bo cch in o " cu vé e Ca rfa g n a Digestivo Amaro Di Pietro, con processo di maturazione scad u t o p e r te rmin i le g a li.
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