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n°219
// GENNAIO 2017
ita V Parrocchiale
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// Editoriale
a cura di Don Fabio
2017: UN NUOVO INIZIO
Carissima gente di Bovolone, eccoci giunti al gennaio di un nuovo anno. Nella notte del 31 dicembre abbiamo salutato il 2016 e festeggiato l’inizio di un nuovo anno che, se ci pensate bene, è solo un numero, il numero dell’ennesimo giro della terra attorno alla sua stella.
N
on penso sia tale giro a segnare l’importanza di questo inizio, né il conto alla rovescia degli ultimi istanti del 31 dicembre, alla fine del quale non si scopre niente di diverso se non il cambio di un numero. Eppure festeggiamo questo momento perché c’è un senso profondo custodito all’interno del capodanno. Questo senso è il nuovo inizio. Con il primo gennaio ricomincia un circolo che piano piano vedrà l’irrigidirsi dell’inverno, l’arrivo del carnevale, per poi lasciar spazio alla primavera, alla Pasqua, in attesa della fine delle scuole, dell’estate, per poi assistere al primo vento d’autunno e all’arrivo del freddo che annuncia un nuovo l’imminenza di un nuovo Natale. Il circolo è sempre lo stesso eppure ogni anno non è mai lo stesso. Questo perché ciascuno di noi intanto è cambiato e, seppur poco, nei primi istanti di quella notte del primo gennaio in fin dei conti ci viene sempre da domandarci: quello che inizia sarà per me un anno diverso? Riuscirò in quel progetto che tanto mi sta a cuore? Raggiungerò ciò in cui spero? Troverò pace da quella preoccupazione che vivo? Sarà per me un nuovo inizio?
re indietro per modificare il passato, cancellare ciò che è stato, ciò che non è andato bene nella nostra storia. Mi sembra il desiderio di un passato diverso, senza il quale si rischia di credere di non poter sperare in un futuro migliore. Questo però è impossibile. Nessuno può cancellare il proprio passato o tornare indietro per costruirsi una storia diversa. Il passato è lì ed è intoccabile, incancellabile, indistruttibile. L’unica cosa a noi concessa è riconoscerlo, accettare ciò che è stato, perdonare tutto quello che è andato storto, ringraziare per tutto ciò che abbiamo ricevuto e ricominciare dal punto in cui siamo.
Mi viene in mente quell’uomo cieco del Vangelo di Marco che giace per terra sulla strada mentre la folla si accalca per vedere Gesù. Egli inizia ad urlare così tanto che infine i discepoli lo conducono dal Signore il quale gli chiede: «Che vuoi che io ti faccia?». Non gli chiede chi era. Non gli chiede della sua storia, del suo passato, dei suoi errori. Non è importante il suo passato, ma ciò che desidera e soprattutto ciò che spera che il Signore faccia per lui. E l’uomo risponde «Che io riabbia la vista». Ed ecco che torna a vedere. Ecco una cosa nuova. Un nuovo Ecco perché preferisco parlare di inizio. Quell’uomo è ancora lì per la nuovo inizio. In questo modo non si strada, povero, senza niente, esattacancella niente della propria storia, mente come prima. Però è tornato a ma semplicemente si ricomincia, si vedere e forse questo è per lui il priva avanti. Penso che il nuovo anno ci mo giorno di un nuovo inizio, il caporicordi questo: la vita va avanti, rico- danno a lungo atteso. Forse è questo il più grande simincia sempre, che noi lo vogliamo o meno essa procede senza tanto cu- gnificato dell’ augurio di buon anno. Non semplicemente che vada rarsi di ciò che c’è indietro. tutto bene, ma che sia un nuovo iniPenso che anche Dio sia così: zio in cui far esperienza nuova di Dio non sta tanto a guardare che viene a chiederci cosa vogliamo alla nostra storia, se non per la nostra vita e per la vita delle per illuminare ciò che vi è di persone che ci circondano, fiduciosi bello e curare ciò che c’è di che Egli non ci guarda mai con ramCredo ci sia una grande differenferito. Non è tanto interessato marico e giudizio, mai con odio e deza tra l’espressione “iniziare daccapo” a chi eravamo, ma è attento a lusione, ma sempre con amore, misee “nuovo inizio”. Iniziare daccapo mi chi siamo e alle persone che ricordia e speranza. sembra quasi un desiderio di tornasperiamo di diventare.