Bersani: “Siamo un grande Paese e prendere dalla Bce anche le ricette oltre ai vincoli non mi sta bene”. Un’umiliante verità
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€ 1,20 – Arretrati: € 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009
Venerdì 12 agosto 2011 – Anno 3 – n° 191 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230
PER NOI STANGATA
PER LORO PRANZO A 4 EURO Nel governo tutti contro tutti: Bossi minaccia la crisi sulle pensioni, divisioni nel Pdl. Ma il decreto di oggi chi lo paga? Non certo evasori e casta della politica
La manovra dei furbi di Vittorio
Prima gli annunci vaghi di Tremonti. Poi Draghi e Napolitano costringono il governo ad accelerare: Consiglio dei ministri con patrimoniale e intervento sulle pensioni. Diventa un caso il menu “economico” pag. 2 - 3 - 4 - 5 z dei parlamentari
Malagutti
dc
ostiene Giulio Tremonti, lo ha detto ieri in Parlamento, che lui non può certo “spiegare i particolari della manovra a mercati aperti”. E allora silenzio, la Borsa ti ascolta. Peccato che da un mese a questa parte i grandi investitori internazionali abbiano fatto indigestione di chiacchiere targate Italia. Targate Tremonti & Berlusconi. Per non parlare di Bossi il giullare padano, che si contraddice un giorno sì e l’altro pure, magari accompagnando le parole con il dito medio alzato. Manovra, manovra accelerata, manovra ristrutturata, in una sequenza che appare quasi comica, se non segnasse una delle pagine più imbarazzanti della nostra storia recente. E adesso arriva il gran finale, con la madre di tutte le stangate, varata in fretta e furia mentre l’Europa incalza. Nel frattempo è passato un mese durante il quale i mercati hanno letteralmente fatto a pezzi a suon di ribassi quel che restava della credibilità del nostro Paese come garante di uno dei più grandi debiti pubblici del mondo. Un governo indeciso a tutto, un governo chiacchiere e distintivo, per citare l’Al Capone di un film hollywoodiano, si è trastullato cianciando di tassa patrimoniale (“mai e poi mai, piuttosto mi dimetto”, strepita Berlusconi), di manovre sulle pensioni (“quelle non si toccano”, biascica Bossi, questa volta col dito medio in tasca) e da ultimo di accorpamenti delle festività civili, l’ideona del professor Tremonti annunciata ieri in Parlamento. E forse in questo caso il ministro avrebbe davvero fatto bene a starsene in silenzio, per non farsi sentire dai mercati. Parole, una montagna di parole senza nessuna decisione concreta. E così, mentre i mercati vendevano Italia a più non posso, c’è stato anche chi ha pensato bene di mettere in salvo i beni di famiglia. O almeno di parcheggiarli al sicuro in attesa che si chiarisse la situazione. A Lugano si racconta che nell’ultimo mese siano di molto aumentate le visite dei nostri connazionali negli studi di commercialisti e fiduciari, quelli abituati a trattare il denaro nero degli italiani. Chiedono consiglio su come intestare ville e yacht a società di comodo nei paradisi fiscali. Non sia mai che questa volta arriva davvero la patrimoniale. E allora meglio farsi uno scudo fiscale. Al contrario però. Con buona pace del ministro Tremonti, quello che: “Il silenzio è d’oro”.
Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, e il presidente della commissione Affari Costituzionali, Donato Bruno, ieri nella sala Mappamondo di Montecitorio a Roma (FOTO ANSA)
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Udi S.Feltri e S.Nicoli
Udi Luca Telese
BERLUSCONI CEDE ALLA BCE E AL QUIRINALE
IL MINISTRO FUMOSO IN AFFANNO
l governo e Tremonti provano a a che squallida mattinata canicolaId’Italia prendere tempo, ma la Banca M re, che squallido balletto: benvenue il Quirinale lo richiamano ti nel Parlamento Burlesque, Bene Bravi,
Un facsimile del menù del ristorante del Senato che ha provocato la rivolta sul web
alla gravità del momento: altro che rimandare tutto a dopo Ferragosto, il Consiglio dei ministri che riscrive e amplia la manovra da 48 miliardi (destinata a salire parecchio) si farà oggi. pag. 2 z
Bis, Tri-chet. È avanspettacolo, certo, ma è pur sempre tragico. Su tutto, l’immensa cialtroneria della neolingua di potere: la nuova parola d’ordine è “responsablità”: si pensano Adenauer, ma ci sembrano solo Scilipoti. pag. 3 z
P3 x La Finanza alla Procura di Roma: sospetti anche 8,3 milioni degli Angelucci aVerdini
QUASI DIECI MILIONI DA B. A DELL’UTRI. PERCHÉ? PER COSA? Il fascino irresistibile del mattone Due immagini della villa di Marcello Dell’Utri tratte dal sito della ditta di costruzioni Nessi & Majocchi
I soldi sarebbero serviti a ristrutturare la villa del senatore siciliano sul lago di Como. Le Fiamme Gialle nelle ultime informative di maggio chiedevano inoltre di valutare eventuali arresti dei leader della P3. Ma i magistrati hanno deciso la chiusura delle indagini
di Marco Lillo
i sono 18 milioni di euro incassati dai politici Cpagatidella P3: Denis Verdini e Marcello Dell’Utri e da altri politici del Pdl. L’incredibile rivelazione proviene dalle carte appena depositate nell’indagine sull’associazione segreta che mirava a condizionare gli organi costituzionali e giudiziari e gli enti pubblici nazionali e regionali. pag. 7 z
CATTIVERIE Secondo Berlusconi l’economia italiana è in salute. Ma se persino sua figlia si è dovuta fidanzare con un calciatore! www.spinoza.it
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La lettera di Trichet ricostruita dalle parole del ministro
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TUTTO PRECIPITA
utto ruota intorno alla lettera della Banca centrale europea, firmata dal presidente Jean-Claude Trichet e del suo successore designato Mario Draghi, in cui l’istituto di Francoforte detta all’Italia il percorso di risanamento da seguire in cambio dell’acquisto di buoni del Tesoro italiani sul mercato secondario (quello dei titoli già emessi). Un intervento arrivato
lunedì fondamentale per arginare il crollo del prezzo dei nostri titoli. Il governo si rifiuta di rendere pubblica la lettera, la Bce non lo fa perché ha classificato il documento come “confindenziale”, ma Roma potrebbe. Stando a quello che ha detto Tremonti, si riesce a ricostruire il contenuto. Ecco i punti: u Conti pubblici. Anticipare il pareggio di bilancio, che il governo aveva previsto per il 2014
(sarà nel 2013). Lo scenario ideale, per la Bce, è ridurre il deficit del 2012 all’1 per cento (contro il 2,7 previsto oggi). Ma scendere in un solo anno dal 3,8 all’1 per cento non è senza traumi. v Servizi e aziende. Liberalizzazione di tutti i servizi pubblici locali, acqua inclusa (nonostante il referendum). Inoltre una privatizzazione su larga scala, cioè cedendo azioni oggi in mano pubblica,
IL GOVERNO E LA MANOVRA
Vorrei...
N
el decreto che dovrebbe essere presentato oggi, tra le misure per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013, ci saranno quasi certamente: l’aumento a 65 anni dell’età per le pensioni di vecchiaia delle donne nel privato, l’aumento della tassa sui redditi finanziari (dal
12,5 per cento al 20, Bot esclusi) e la diminuzione di quella sui depositi bancari e postali (dal 27 al 20). Riforma del lavoro, con un riordino dell’uso dei contratti a termine. Il grosso dei 20-25 miliardi arriverà comunque da un’imposta una tantum (cosiddetta eurotassa) e da interventi sull’assistenza (pensioni di invalitità) e sulle detrazioni fiscali.
... Ma non posso
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i sono alcune misure che per ora Tremonti agita come estreme, richieste dalla Bce ma non all’ordine del giorno. Per ora. Il ministro ha evocato il taglio degli stipendi pubblici, che sarebbe richiesto dalla Bce, e un intervento sul mercato del lavoro per aumentare le possi-
bilità delle aziende di licenziare, aggirando i vincoli dell’articolo 18. Il ministro Sacconi auspica comunque un intervento sul lavoro, ma sindacati e imprese si oppongono. Anche i tagli alla politica, per il momento, sembrano rientrare tra le cose che non si faranno, a parte l’istituzione di una commissione che studierà come ridurli ai livelli medi europei.
MANOVRA A QUATTRO MANI: DI NAPOLITANO E DRAGHI B. anticipa il decreto, Bossi minaccia la crisi di Stefano Feltri
e Sara Nicoli l governo prova a prendere tempo, ma la Banca d'Italia e il Quirinale lo richiamano alla gravità del momento: altro che rimandare tutto a dopo Ferragosto, il consiglio dei ministri che riscrive e amplia la manovra da 48 miliardi si farà oggi. Nonostante ancora ieri mattina il ministro del Tesoro Giulio Tremonti, davanti alle commissioni competenti di Camera e Senato, sembrava ancora nella fase iniziale di scrittura del decreto legge che invece dovrà essere pronto entro stasera. Le immagini di una giornata convulsa sono queste: Giorgio Napolitano che torna a Roma e riprende in mano le redini della situazione. Tremonti che parla alla Camera, ma non finisce neppure di dire quel che ha in mente che Bossi lo stronca subito (“discorso fumoso”). Poi il premier Silvio Berlusconi che alle tre del pomeriggio, sotto forte pressione del Quirinale e dei suoi collaboratori, chiama a palazzo Grazioli il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi e negozia con lui la bozza del decreto da portare a Napolitano. Il
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capo dello Stato convoca anche i leader dell’opposizione Pier Ferdinando Casini (Udc) e Pier Luigi Bersani (Pd), in vista del confronto in Parlamento per la conversione in legge. Il presidente del Senato Renato Schifani richiama i senatori dalle vacanze: il decreto legge verrà esaminato subito dopo Ferragosto, per sfruttare il lunedì festivo in cui la Borsa è chiusa. MA CHE c’è scritto dentro il decreto? Ieri mattina, ascoltando Tremonti, nessuno aveva capito in quali misure concrete fossero destinate a tradursi le indicazioni vincolanti della Banca centrale europea, gli impegni ri-
In arrivo l’eurotassa per i redditi sopra i 90 mila euro e l’intervento sulle rendite finanziarie
chiesti in cambio dell'acquisto da parte di Francoforte dei nostri titoli di Stato vittima di una crisi di fiducia. Napolitano, lasciando Stromboli, aveva parlato chiaro al sottosegretario Gianni Letta: “Mi aspetto di vedere la bozza del decreto prima dell’incontro, in modo da poterne parlare con attenzione fin nel dettagli”. Letta, con i modi felpati di sempre, aveva fatto capire – non senza imbarazzo – che ancora non c’era alcunché di scritto. Che, insomma, era ancora tutto nella testa di Tremonti. Forse. E il capo dello Stato, cambiando tono: “Io non do certo il via libera su qualcosa di sentito dire”. Come si fa quindi ad accelerare secondo i tempi imposti da Draghi e dal Colle? Le misure, per la verità, sono abbastanza definite. Il problema è che nessuno – a cominciare da Berlusconi – è molto entusiasta di metterci la faccia. Durante l’intervento in Parlamento, Tremonti prima parla della riforma costituzionale (su pareggio di bilancio e libertà d’impresa, ma ci vorranno mesi o anni) poi agita tre minacce. Nella lettera della Bce, spiega, ci sono richieste pesantissime: un riferimento alla libertà di licenziamento – cioè una riforma del-
“ALLIBITO” Anche Fini si sbilancia on esattamente un coro di apprezzamenti, quello proNstupisce vocato dal discorso del ministro Tremonti. Ma se non il dissenso di 4 parlamentari Pdl, né i toni usati da Bossi per giudicare l'intervento sull'economia (“Troppo fumoso”, “si rischia una crisi”), ieri anche Fini ha abbandonato il tradizionale riserbo. Fonti della presidenza della Camera hanno fatto sapere alle agenzie che Fini è “allibito” dalle parole di Tremonti. Niente a che vedere con le esternazioni del Senatur: del vertice con il premier di mercoledì ha detto che hanno parlato di “rotture di coglioni”. L’ipotesi di un colloquio con Napolitano l'ha liquidata così: “Se bisogna farsi vedere, vado”.
l’articolo 18 – per le imprese, un taglio degli stipendi degli statali (questo lo smentisce subito lo stesso Tremonti), e una riduzione del deficit nel 2012 dal 2,7 per cento previsto all’1 per cento, una differenza di 25,5 miliardi circa. Tre cose che, assicura Tremonti, il governo proprio non vuole fare. Sottinteso politico: non protestate per il resto che arriverà, perché le richieste della Bce sarebbero pesanti ma il governo
cerca di causare meno traumi possibili. QUALCHE sofferenza, però, è davvero inevitabile. Quali? Al momento il menu è il seguente: subito un intervento sulle pensioni, con l’aumento a 65 anni per le donne nel settore privato (ma Bossi non ci sta, si è impegnato a non toccarle e ora dice : “Sulle pensioni si rischia la crisi”). Lo scopo è ridurre subito le uscite già nel 2011, per rispetta-
re la promessa di Berlusconi di azzerare il fabbisogno finanziario degli ultimi mesi dell’anno, così da non dover emettere altro debito. E sempre per fare cassa è praticamente certa una patrimoniale mascherata: sembra di capire che sarà calcolata sul reddito, la soglia sarebbe salita da 60 a 90 mila euro, anziché sul patrimonio. E questa misura non piace a un pezzo del Pdl e allo stesso Berlusconi. Arriverà, forse dal 2012, anche l’aumento della tas-
Festività soppresse, il calendario ai tempi di Berlusconi PALAZZO CHIGI VUOLE RIDURRE I FESTIVI PER FAR LAVORARE DI PIÙ: OGNI GIORNATA AGGIUNTIVA VALE TRE MILIARDI ALL’ANNO DI PIL di Marco Palombi
otremmo accorpare sulla “P domenica le festività, ferme quelle religiose che sono oggetto di Trattato. Può essere un modo tipicamente europeo per aumentare la produttività sistemica”. Questa è quasi l’unica proposta concreta avanzata ieri da Giulio Tremonti in Parlamento. Non è cosa nuova, peraltro, visto che uno dei molti governi Andreotti, nel 1977, aveva già soppresso sei festività (ma poi l’Epifania e il 2 giugno vennero recuperate) proprio per la loro “negativa incidenza sulla produttività”. A livello di numeri la cosa funziona: uno studio dell’Istat del 2003 ha certificato che “l’effetto medio di un giorno lavorativo sui tassi di crescita annuali
del Pil tra il 1980 e il 2002 è stato di 0,2 punti decimali”. In soldi, prendendo a base il Prodotto interno lordo di oggi, significa 3 miliardi di euro circa. Ma di quanti giorni parla Tremonti? Qui il conto si fa più complesso: le festività naziona-
li sono in tutto 11, otto all’ingrosso religiose (Santo Stefano e Pasquetta non sono “feste di precetto”) e tre civili. Rinunciare a queste ultime però sarebbe un po’ duretto: si tratta infatti del 25 aprile, del 1 maggio (già si immagina la reazione dei sin-
A rischio primo maggio, 25 aprile e 2 giugno, intoccabili le ricorrenze religiose
dacati) e del 2 giugno: Liberazione, Lavoro e Repubblica. Per questo, anche se Tremonti pare aver escluso le feste religiose, tra quelle in bilico ci sarebbero pure l’Epifania, Tutti i Santi (1 novembre) e Immacolata concezione (8 dicembre). L’obiettivo minimo – spiegano fonti di maggioranza – sarebbe arrivare ad eliminarne almeno due o tre subito: gli effetti immediati sulla crescita potrebbero infatti rendere meno gravoso la correzione di bilancio già nel 2012. “E’ una proposta interessante – spiega l’economista Fiorella Kostoris – anche per l’effetto annuncio: in Italia si comincia a parlare di aumentare il Pil non per miracolo, ma aumentando le ore lavorate. Ma non credo Tremonti ci riuscirà”. Eppure se i giorni fossero tre, dice l’e-
conomista, l’effetto sul Prodotto interno “non sarebbe piccolo: secondo me un mezzo punto percentuale, a cui andrebbe aggiunto qualcosa per il recupero dell’assenteismo che si registra durante i cosiddetti ponti”. In realtà, secondo dati Ocse del 2010, le ore lavorate in Italia non sono poche – 1.802 l’anno, 38 in più della media – ma probabilmente meno produttive che in altri Paesi. E’ quanto sosteneva nel 1998 un personaggio centrale dell’attuale maggioranza e che ieri sedeva accanto a Tremonti: il potente presidente leghista della commissione Bilancio della Camera, Giancarlo Giorgetti. All’epoca il nostro voleva addirittura aumentarle le festività, riportandole all’era pre-1977: quel taglio, sosteneva, premiava “lo-
giche economicistiche grossolane e superate (…). Di ben altra portata, in questo Paese, avrebbero dovuto essere i provvedimenti a sostegno dell’economia”. Magari ha cambiato idea nel frattempo, mentre è rimasta di sicuro sulla stessa posizione Federalberghi, che ogni volta che si parla di abolire feste e ponti quantifica in un punto di Pil la perdita per il settore turistico. Alla fine è probabile che abbia ragione l’Istat (+0,2% ogni giorno di lavoro in più), ma resta da vedere se un governo debole e confuso può mettere le mani in una materia così delicata e simbolica senza ritrovarsi la gente in piazza. Anche un’ondata di scioperi, d’altronde, farebbe abbassare di parecchio il Prodotto interno.
Venerdì 12 agosto 2011
TUTTO PRECIPITA sooprattutto delle ex-municipalizzate di servizi. w Lavoro. Ridurre le differenza sul mercato del lavoro tra garantiti e non garantiti, intervenendo anche sulla libertà di licenziamento per le imprese. Questo innescherebbe una modifica dell’articolo 18, sul licenziamento per giusta causa nelle aziende con più di 15 dipendenti. x Contratti aziendali. La Bce si raccomanda
di rendere i contratti di lavoro più flessibili alle realtà in cui vengono applicate, spostando il peso della contrattazione sempre più a livello aziendale. I sindacati e Confindustria rispondono che hanno giù approvato un apposito accordo a fine giugno e non vogliono che il governo si intrometta. y Pensioni. La Bce richiede interventi decisi sulle pensioni, che generano risparmi strutturali di
spesa immediatamente prevedibili (a cominciare dall’intervento sulle pensioni di vecchiaia delle donne nel settore privato, da uniformare a 65 anni come nel pubblico). z Tagli al Welfare. In un’ottica di immediata riduzione della spesa sembra inevitabile un intervento anche sul welfare. Secondo la Bce auspica un taglio orizzontale, cioè una riduzione in
percentuale senza distinzioni (che ha il vantaggio di essere politicamente più praticabile ma non distingue tra spesa virtuosa e sprechi). { Stipendi pubblici. Tra le ipotesi contemplate dalla Bce per fare cassa subito c’è il taglio degli stipendi ai dipendenti statali, ma il governo assicura di voler evitare un intervento così impopolare.
Il tramonto del Tremonti SOLO, INDECISO E COMMISSARIATO QUATTRO PDL BOCCIANO IL DECRETO
Tiro a segno ì
di Luca Telese
a che squallida mattinata canicolare, che squallido balletto: benvenuti al Parlamento Burlesque, Bene Bravi, Bis, Tri-chet. É avanspettacolo, certo, ma è pur sempre tragico. Le commissioni parlamentari di Camera e Senato che si riuniscono solennemente e si dissolvono altrettanto precipitosamente, il ministro un tempo spavaldo che diventa titubante, i tavoli negoziali (del nulla) che si apparecchiano e si sparecchiano a palazzo Chigi con la rapidità di un fast food e con il dispiego di forze di interi reggimenti di Burocrazja. I frondisti del Cavaliere che mimano un giochino di dissenso - voto-non voto-chissà - il Colle che fa e disfa, e l’eurobanca che scrive lo spartito. Su tutto, l’immensa cialtroneria della neolingua di potere: la nuova parola d’ordine è “responsabilità”: si pensano Adenauer, ma ci sembrano solo Scilipoti.
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Il ministro Tremonti non è più quello di una volta (FOTO LAPRESSE)
sazione sulle rendite finanziarie. Poi le grandi incognite: quanto verrà tagliata l’assistenza? E da quando saliranno le tasse per effetto del taglio alle agevolazioni fiscali? Ma soprattutto, di quanto saliranno? Oggi si dovrebbe capire meglio. Anche se il primo dato politico sarà il prevedibile aumento del valore complessivo della manovra, a dispetto della promessa del governo di limitarsi ad anticipare i tempi del pareggio di bilancio al 2013.
Quasi certo l’intervento sulle pensioni che non piace ai leghisti, oggi il Consiglio dei ministri
IERI MONTECITORIO pareva il teatro dell’assurdo: il presidente del Consiglio del macchiettistico “Ghe pensi mì”, ormai rassegnato al commissariale “Ghe pensano ei” (ovvero gli eurosauri), la maggioranza che si sfarina (poco importa se per celia o per davvero) Pier Ferdinando Casini che infierisce sul povero Giulio Tremonti dentro e fuori dall’Aula con una staffilata al vetriolo: “Questo è scemo, da ricoverare!”. Ma non era il divo Giulio l’ultimo grande illuminato d’Italia, non era il premier in pectore, un
10 ANNI DALLA MORTE DI MIGLIO
Il Carroccio, l’ideologo e “la scoreggia nello spazio”
“M
e ne fotto delle minchiate di Miglio”, “Arteriosclerotico, traditore”. E ancora alla domanda : “Gianfranco Miglio è l’ideologo della Lega?”. Il Senatùr rispose: “Ideologo? No, un panchinaro”. Concludendo con un vero elogio: “Miglio è una scoreggia nello spazio”. Ieri invece, “La Padania”, in occasione del decennale dalla morte del professore, politologo e teorico del federalismo, scriveva: “Bossi su Miglio: dissi ‘ora sono solo’”. Come cambiano le cose in politica. Soprattutto quando un partito è alla ricerca di se stesso tentando disperatamente di “fare squadra” con i suoi militanti. Ecco allora la doppia
paginata padana che titola: “Uno studioso nel cuore della gente”. Foto di Bossi che a Domaso (in provincia di Como) stringe la mano alla signora Miriam, vedova di Miglio e al figlio Leo che indossa però una sgargiante cravatta rossa. L’omaggio floreale sulla tomba di Miglio (che non fece mai la tessera della Lega) e a seguire un estratto delle dichiarazioni encomiastiche. Bossi e Miglio si conobbero nel 1990 e si lasciarono nel 1994 quando il Carroccio di alleò con Berlusconi. Da “scoreggia nello spazio” a “intellettuale con grande propensione alle riforme”. Come a dire: insulti e onori. Elisabetta Reguitti
Pier Luigi Bersani “Qui vedo tremare i polsi”
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oi diciamo che al governo non deve tremare il polso: c'è assenza di idee e di compattezza del governo”
Pierferdinando Casini
“Questo è da ricoverare”
Crosetto non difende Il sottosegretario alla Difesa ha attaccato Tremonti FOTO LAPRESSE moderno Condorcet con il rendigote, il ciuffo, e le chiavi dei forzieri? Ieri Tremonti annunciava ipotesi e ventilava sciagure. Cercava di nuovo di taroccare la sua disfatta provando a innescare piccole guerre ideologiche intorno alla battaglia contro il 25 aprile e per la “facilità di licenziare” che (non si capisce in virtù di quale pasticcio) dovrebbero aiutare a risanare i conti: “Licenziamento o dismissione del personale...”. COME GIOCA con le parole Tremonti, e come giocano con le idee i politici di questo crepuscolare fine di partita. Come è patetico il capogruppo della Lega Marco Reguzzoni, quando spiega che la Lega è contraria all’innalzamento dell’età pensionabile “perché l’Italia è un paese diverso dagli altri, e federalismo vuole anche dire che il ruolo della nonna diventa fondamentale nel momento della supplenza con i figli in un
I dissidenti: “Ha perso l’occasione per essere all’altezza di un tornante della storia”
paese in cui non ci sono asili”. Il ruolo della nonna? Come se di fronte al finis historiae si potesse ancora giocare alla parodia di Asterix, combattere una battaglia delle idee (e numeri) ostentando il folclorismo tradizionalista e neotribale. Che ridicolo quel plotone di sindacalisti accorsi intorno al tavolone di Palazzo Chigi: le avete contate, le teste, nelle foto? Sessanta persone convenute per due ore di dibattito e nessuna decisione. I palazzi della politica partoriscono cortine fumogene, tavoli concertativi, liste di priorità che non saranno rispettate, bugie indecenti per velare quello che la “lettera segreta” (solo per i gonzi) ha già chiesto all’Italia: privatizzazioni, licenziamenti, bastonate previdenziali e patrimoniali dolorose. IN MEZZO a questo paesaggio di lacrime, Casini svetta, perché almeno parla la lingua della verità: “Abolire l’Ici è stata una follia”. E Antonio Di Pietro, leader Idv, tratta a pesci in faccia il ministro dell’Economia: “Io so che cosa vuol dire confidenziale, forse lei no. Questa lettera non gliela hanno inviata perché è un caro amico, ma perché ci impone condizioni che questo paese dovrebbe conoscere”. Tremonti non ha più la sicurezza e la prontezza di spirito della battuta che annichilisce. In questo palcoscenico popolato di balle e sparate rodomontesche, infine, arrivano i quattro moschettieri del Pdl: il sottosegretario Guido Crosetto, Giorgio Stracquadanio, Lucio Malan e Isabella Bertolini, infatti, firmano un comunicato e minacciano di non votare la finanziaria: “L’esposizione del ministro Tremonti, ci aveva fatto credere - sottolineano Crosetto, Stracquadanio, Bertolini e Malan – che il ministro avrebbe
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uesto è scemo, da ricoverare”, così il leader del Terzo Polo commenta l’intervento di Tremonti uscendo dall’aula.
Antonio Di Pietro “Carteggio confidenziale?”
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o so anch’io che vuol dire ‘confidenziale’, cosa crede. Ma lei mica ci è andato a letto con la Bce, che c’ha la confidenza..” colto l’occasione della crisi per essere all’altezza di quello che Tremonti ha definito un tornante della storia”. E invece... “Tremonti – scrivono i quattro moschettieri – avrebbe dovuto indicare la strada per ridurre di almeno sette punti la spesa pubblica. E su questo il Parlamento avrebbe dovuto discutere. Invece, niente”. Dicono che dietro i quattro ci sia il maldipancia di Berlusconi, che non vuole mettere la faccia sulla manovra. Dicono che il Cavaliere malsopporti il commissariamento (e il suo ministro) che e sogni l’ultimo colpo di scena. Ma anche Umberto Bossi, subito dopo l’intervento di Tremonti alle commissioni, aveva bofonchiato: “Discorso fumoso”. A sera, sulla commissione burlesque cala il sipario: i convitati si dissolvono, il nulla torna protagonista sulla scena. Mentre l’Italia dorme. E i padri stipano i portabagagli per le code del ferragosto.
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Venerdì 12 agosto 2011
Vendite allo scoperto, più calano, più la Consob fa norme
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TUTTO PRECIPITA
amma mia gli speculatori! Un tema caro al numero uno della Consob, Giuseppe Vegas. Per oggi, prima della riapertura di Piazza Affari, è stata convocata una riunione per valutare la possibilità di adottare misure in materia di vendite allo scoperto. Il 10 luglio i controllori della Borsa avevano messo in campo una serie di norme per obbligare chi vende allo scoperto
(cioè scommettendo sul ribasso e senza possedere i titoli) di farne comunicazione. Dopo la bufera su Piazza Affari dell’11 luglio la Consob ammise che solo lo 0,13 per cento delle transazioni erano avvenute allo scoperto. Quindi i guai non erano colpa della speculazione. Due giorni fa la Consob si è riunita di nuovo per analizzare l'andamento del mercato nazionale: “In una situazione di particolare turbolenza
dei mercati finanziari la commissione ha intensificato il monitoraggio degli scambi a Piazza Affari”. Per poi ammettere che “dalle comunicazioni pervenute a seguito dell'obbligo di comunicazione delle posizioni ribassiste rilevanti (superiori allo 0,2%) risulta che le posizioni nette corte sono - ad oggi - contenute in limiti fisiologici”. Ma, ogni tanto, scaricare tutte le colpe sugli speculatori è comodo.
I SOLDI? VIA DALLA BORSA
Con la riforma delle tasse sulle rendite finanziarie saranno più convenienti titoli di Stato e conto corrente Merkel vede Sarkozy, Piazza Affari respira
di Vittorio Malagutti
Milano
ttore Gotti Tedeschi, il manager piacentino approdato al vertice dello Ior, la banca vaticana, da giorni va ripetendo che per favorire la crescita bisognerebbe prelevare dalle tasche degli italiani un totale di 80-90 miliardi da convertire in obbligazioni destinate a imprese meritevoli. Una specie di tassa per lo sviluppo, insomma, che per il momento sembra quantomeno di difficile applicazione. Questione di opinioni, certo. Gotti Tedeschi però deve aver appreso con un certo sconcerto che il suo amico Giulio Tremonti, di cui è anche consulente, si sta muovendo in tutt’altra direzione. Infatti, il governo sembra intenzionato ad aumentare le imposte sulle obbligazioni emesse da banche e aziende. Dal 12,5 per cento si passa a un’aliquota del 20 per cento applicata sugli interessi incassati dai sottoscrittori. La novità fa parte del progetto di armonizzazione delle imposte sulle rendite finanziarie che l’esecutivo si prepara a varare per decreto. Se aumentano le tasse sulle obbligazioni è ovvio che i risparmiatori saranno ancora meno incentivati ad acquistarle rispetto a quanto lo siano adesso. Risultato: tutti o quasi continueranno a preferire i titoli di Stato. Già proprio i Btp, Bot e Cct, che invece, secondo i piani del governo, conserveranno la vecchia aliquota del 12,5 per cento. In una fase di grande difficoltà (eufemismo) per i conti pubblici pare logico che il Tesoro non intenda indebolire una sua importante fonte di finanziamento. Insomma, con buona pace di Gotti Tedeschi, non solo la
E
sua proposta resterà sula carta, ma le imprese saranno costrette a far fronte a difficoltà ancora maggiori quando decideranno di chiedere soldi agli investitori. E questo, a prima vista, non sembra esattamente un gran contributo alla ripresa produttiva.
CAPITAL GAIN. Se poi si considera che dovrebbero aumentare dal 12,5 al 20 per cento anche le tasse sui guadagni di Borsa (capital gain), la manovra d’emergenza rischia di diventare una batosta non solo per gli investitori ma anche per le aziende che si rivolgono al mercato dei capitali per finanziarsi. Le banche, va detto, potrebbero recuperare terreno e denaro altrove. Infatti, se da una parte gli istituti di credito faranno sempre più fatica a piazzare le loro obbligazioni, schiacciate dalla concorrenza dei titoli di Stato, d’altra parte la riforma della tassazione delle rendite finanziarie prevede un alleggerimento delle imposte sui depositi, che passerebbero dall’attuale 27 per cento al 20 per cento. CONTO CORRENTE. Insomma, per i risparmiatori diventerebbe più conveniente tenere i soldi sul conto corrente. E i vantaggi potrebbero moltiplicarsi per i sottoscrittori dei cosiddetti conti di deposito. Ovvero quelle forme di parcheggio della liquidità, premiate con rendimenti a volte superiori a quelli offerti dai titoli di Stato. Gli interessi pagati dai conti di deposito al momento sono tassati al 27 per cento, proprio come i normali conti correnti. Se l’aliquota davvero scendesse al 20 per cento, allora prodotti come Conto Arancio, Che Banca!,
ignori si cambia. Dopo giorni da tregenda in Borsa Spartono torna il sereno, almeno uno squarcio, e gli indici ria razzo. Milano festeggia un rialzo del 4,1 per
Un operatore di Borsa (FOTO LAPRESSE)
Le aziende faranno più fatica a finanziarsi Penalizzati anche i fondi comuni o il Conto Freedom di Banca Mediolanum, per citare i tre più diffusi, vedrebbero aumentare ancor di più la clientela, premiata da rendimenti maggiorati grazie alla manovra fiscale. Nel futuro prossimo sembrano destinati a essere penalizzati anche i fondi comuni. Non che questa forma d’investimento al momento sia tra le preferite dei risparmiatori. Da anni ormai i
fondi perdono terreno. Anche perché i rendimenti offerti, nella maggior parte dei casi, appaiono deludenti. Se poi i guadagni sono destinati a essere ulteriormente limati dall’aumento delle tasse, c’è da scommettere che i sottoscrittori si ridurranno ancora. E i depositi postali, un altro rifugio considerato sicuro da milioni di risparmiatori? L’imposta sui libretti di risparmio dovrebbe scendere al 20 per cento, pari a quella sui conti correnti bancari. BUONI POSTALI. Per quanto riguarda invece i buoni postali, al momento tassati al 12,5 per cento, è possibile che tutto resti come prima. Anche questi, infatti, sono una forma di finanziamento del bilancio pubblico, la raccolta infatti affluisce alla Casa depositi e prestiti. Pare difficile, quindi, che Tremonti sia intenzionato a penalizzarla.
cento ed è la migliore del continente con Francoforte e Londra poco sopra il 3 per cento e Parigi poco sotto la stessa soglia. Attenti a non esagerare con l’ottimismo, però. La facilità con cui i listini passano da crolli a fiammate improvvise è un sintomo che i mercati restano più che mai a rischio. In assenza di decisioni concrete sui temi della crescita globale e dei debiti sovrani, gli investitori navigano a vista, sensibili più che mai a voci e indiscrezioni. Mercoledì a innescare i ribassi erano stati i timori di un declassamento del debito pubblico della Francia da parte delle società di rating. E le presunte difficoltà del colosso del credito Société Générale avevano contribuito far precipitare la situazione. Svanite queste nubi, ieri i rialzi hanno cavalcato la notizia dell’incontro (martedì 16 agosto) tra Nicolas Sarkozy e Angela Merkel per discutere della crisi dell’euro. Così, dopo una partenza positiva e una ritirata in tarda mattinata con l’indice di Milano in ribasso fino al 3 per cento, nel pomeriggio i mercati hanno ingranato la quarta. Bene le banche, che mercoledì avevano subìto colpi pesanti. Dalle nostre parti recupera un po’ tutto il settore del credito con i due big Intesa e Unicredit che dopo due settimane di mazzate, mettono a segno progressi rispettivamente del 6,7 per cento e del 3,4 per cento. Le attese di novità sul fronte politico europeo, oltre agli acquisti della Banca centrale europea, hanno contribuito ad alleggerire la tensione sul fronte dei titoli di stato: lo spread dei Btp con i bund tedeschi si è riportato a quota 270 mentre il rendimento dei Btp decennali è tornato dopo più di un mese sotto il 5 per cento. V.Mal.
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DOPO GIORNI DI PASSIONE LA BORSA DI MILANO RECUPERA
I MILIARDI GUADAGNATI IERI DAI LISTINI EUROPEI
La tracciabilità del ministro che pagava in contanti TREMONTI, LO STESSO DEI 4 MILA EURO CASH PER L’AFFITTO A MILANESE, ORA VUOLE INTRODURRE LA NORMA ANTI-EVASIONE di Filippo Barone
lla fine, il ministro dell’Economia Averno una notizia choc ieri l’ha data: il gostudierà forme più forti di contrasto all’evasione fiscale, in particolare, nei casi di omessa fattura o scontrino. La notizia, ovviamente, è che siamo ancora al giorno prima del giorno prima del giorno prima, alla fase di studio. IN EFFETTI, dagli incidenti in cui era incappato le settimane scorse, era venuto il sospetto che il nostro ministro dell’Economia avesse ancora qualcosa da studiare sul tema. A partire dall’uso che fa del suo portafogli. Qualcuno lo avvisi: non si usa più avere quelle pagnotte gonfie di banconote nella tasca della giacca, specie se di grisaglia firmata. Ma al nostro piace il cash. Nulla di illegale, intendiamoci. “Tremonti nulla doveva fare e nulla do-
veva dichiarare”, parola del professor Tommaso di Tanno, l’esperto di diritto tributario consulente di Vincenzo Visco. Quello tra Tremonti e il suo ex braccio destro Marco Milanese è un contratto di locazione verbale, e la legge lo consente, con pagamento in contanti, e visto che l’importo è inferiore al limite imposto dalle norme antiriciclaggio, va bene. L’affitto pagato da Tremonti a Milanese ammonterebbe infatti a 4 mila euro, pagati in tranches settimanali da mille euro. Ma secondo Di Tanno è un’altra la questione: “Tremonti sa bene cosa significa pagare in contanti”, in un paese in cui l’evasione fiscale raggiunge i
120 miliardi di euro l’anno. Il contante, per chi si trova a combattere fenomeni come l’evasione e il riciclaggio, è il nemico pubblico numero uno, garantisce anonimato, non permette di capire quali traffici nasconde. Non a caso la manovra Visco-Bersani del 2006 introduceva il divieto di uso dei contanti per pagamenti superiori a 1000 euro, che diverranno 100 euro. La lezione è semplice: minore uso del contante, minore evasione e criminalità. Negli Usa è dal 1970 che le banche hanno l’obbligo di segnalare cifre che superano i 10 mila dollari. E dal crollo delle Torri Gemelle, non si contano i
Perfino l’Albania ha regole più stringenti dell’Italia per l’uso delle banconote
provvedimenti di controllo sulle operazioni di pagamento: anche il terrorismo ha bisogno di denaro anonimo. In alcuni casi, la segnalazione scatta già da 1000 euro (del resto, lo ricordava lo stesso Tremonti: “Se vai in giro col contante chiamano l’Fbi”). Simili provvedimenti sono adottati anche in Canada e Inghilterra. E meno male che il ministro ha preso casa a Roma e non a Parigi o Atene. Se in Spagna basta un pagamento di tremila euro per essere segnalati, in Francia è severamente vietato pagare una cifra del genere con banconote. Stessa musica in Grecia dove il tetto del contante arriva già a 1.500 euro. Anche l’Albania si tutela dai rischi del denaro contante con una soglia di circa 2 mila euro. QUANDO nel 2008 torna Berlusconi al governo, si porta dietro il concetto di libera banconota in libero Stato: “Questa sinistra vuole la tracciabilità
dei pagamenti! Lo volete voi? Nooo”. Diversamente dalla folla che si accalca sotto il palco del premier la pensano solo la Banca d’Italia, l’Istat, la Comunità europea, l’Agenzia delle entrate e l’Abi. Il premier tira dritto e riporta il tetto di tracciabilità del contante a 12.500 euro, come nel 1991. Ma il debito pubblico cresce e si riparla di manovra. Da qui la geniale idea del governo: ripensiamoci! E con un decreto torna ad abbassare la soglia di tracciabilità dei pagamenti portandoli da 12.500 a 5.000 euro. Il governo decide di vietare i pagamenti in contanti oltre i 5 mila euro, limitandolo a carte di credito, bancomat, bonifici o assegno, pena una sanzione fino al 40 per cento della somma. Ma perché mai i cittadini dovrebbero accettare di segnalare tutti i propri pagamenti quando il primo a muoversi con migliaia di euro in contanti, senza lasciar traccia, è proprio il ministro dell’Economia?
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Quando nel 2006 arrivò lo scontrino contro gli scrocconi alla buvette
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TUTTO PRECIPITA
ra il 4 settembre di cinque anni fa e alla buvette di Montecitorio arrivò la stretta: basta con i caffè dati sulla fiducia, con i supplì consegnati nelle mani di chi poi, onorevolmente, passerà alla cassa a pagare. Troppi “portoghesi” al bar della Camera dei deputati. Così, per i commessi arrivò
l’obbligo di servire bevande e spuntini solo previa presentazione dello scontrino. E per riparare alle perdite accumulate nel corso degli anni, quello stesso giorno si decise di aumentare i prezzi delle consumazioni, almeno quelli del caffé: 70 centesimi, quasi come in un normalissimo bar. Per il resto, panini, pizzette e tramezzini,
restano venduti a cifre più che competitive, da un euro e sessanta in su. Ma anche qui, era sempre il 2006, è finita la pacchia di chi approfittava del self service. Da allora, i banchi dove sono apparecchiati frutta e supplì sono stati chiusi da delle vetrinette. Chi vuole, deve chiedere. E prima fare lo scontrino.
PESCE GRIGLIATO? PER LA CASTA SOLO TRE EURO Il menù del Senato scatena la rivolta su Facebook di Wanda Marra
utti lo sanno e tutti ne approfittano. La polemica monta ciclicamente: mangiare nei ristoranti di Senato e Camera costa nel peggiore dei casi quanto una pizza, nel migliore più o meno quanto un panino e una bevanda. Ma nell’era di Internet e in tempi di lacrime e sangue farla franca diventa più difficile. Qualche giorno fa Carlo Monai, deputato Idv, novello Spidertruman, ha deciso di denunciare uno dei tanti privilegi di cui godono i parlamentari, fornendo all’Espresso, la prova provata, certificata e fotografata: il menù del ristorante di Palazzo Madama. Un euro e 60 centesimi per un primo piatto, 3 euro e 55 per un secondo di pesce (spada alla griglia) o di carne (lombatina di vitello ai ferri), piatti pregiati come filetto di orata in crosta di patate o di bue a 5,23 euro. Un dolce costa 1 euro e 74. Altrettanto un contorno. Il ristorante di Montecitorio non è da meno:
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L’ufficio stampa di Palazzo Madama in imbarazzo: “Prenderemo provvedimenti” Buon appetito Un facsimile del menù del ristorante del Senato. Per un pasto completo, dall’antipasto al dolce, si spendono poco più di dieci euro. Ma con poco più di 4 si prendono un primo e un secondo (FOTO LAPRESSE / EGO EDITORE) si può spendere addirittura 5 euro e 30 per un risotto gamberi e pachino, ma anche cavarsela con 2 per un piatto di pasta patate e zucchine. Un pesce del giorno può, sì, arrivare a 17 euro e 20, ma parte da 4 e 60. Mentre un carrè di agnello al forno costa 5 euro e 30. Monai parlando all’Espresso in quanto a privilegi ha vuotato il sacco: “La tavola è apparecchiata come un tre stelle Michelin, i camerieri sono in li-
vrea, lo chef è bravo e prepara piatti di grande qualità”. A pancia piena si scherza meglio. E lui la battuta non se l’è fatta sfuggire: “L’unico appunto riguarda la cantina: ci sono ottimi vini, ma nessuna bottiglia friulana”. Le rivelazioni di Monai non si sono fermate alle delizie del palato: ha raccontato come si entra gratis allo stadio e a teatro o come non si pagano le multe per eccesso di velocità.
Rivelazioni che non sono piaciute ai suoi colleghi, che lo hanno insultato in Aula. Una per tutte, Donata Lenzi del Pd, che difendendo il lavoro suo e dei colleghi ha dichiarato accorata: “Cerchiamo di capire, ci prepariamo, incontriamo gente, studiamo...”. Per tornare in tema di ristorante, da notare che il prezzo pagato dagli avventori non basta a coprire le spese. Così per ogni coperto il Senato deve raddoppiare la cifra corrisposta. Uno scherzetto che costa circa 1.200.000 euro l’anno. E alla fine la rete s’è indignata: ie-
Tutti in fila per una liturgia inutile: auto blu e tintarella, tornano i “paladini” anti-crisi di Fabrizio d’Esposito
e auto blu vanno e vengono Ldi che non sono ancora le dieci mattino, con più di un’ora d’anticipo. In questo grottesco e semistorico undici agosto della casta, i parlamentari hanno l’ansia da prestazione, anzi da manovra. Sono tornati momentaneamente dalle vacanze per gonfiare il petto e dire che lavorano per la crisi. Lo vogliono dimostrare al paese, ma soprattutto alle telecamere. Dice Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato: “Questa liturgia laico-politica è importante anche simbolicamente”. LA LITURGIA inizia alle undici. Secondo piano di Montecitorio, sala del Mappamondo. Deputati e senatori arrivano a ondate e mostrano abbronzature abbaglianti. Pochi i visi pallidi, tra cui spicca quello del montanaro Giulio Tremonti, avvezzo alle natìe Dolomiti di Lorenzago. C’è chi si è sottoposto a un lungo viaggio di ritorno e chi
no. Tra questi ultimi rientra Marcello de Angelis, direttore del Secolo d’Italia definizzato: “Io sto a Fregene che me frega”. Il pd Ugo Sposetti, ex tesoriere ds nonché ex dalemiano, è stato più previdente: “Io parto domani e rientro per il 21 agosto. Vado prima al Verano (cimitero di Roma, ndr) per l’anniversario della morte di Togliatti poi vado a Rimini perché c’è Napolitano che inaugura il meeting di Cl. Farò una giornata da vero comunista”. Sposetti scherza e si guarda intorno: “Aho so’ venuti tutti”. Forse più dei centocinquanta previsti. Il numero è ricavato dalla somma delle commissioni riunite di Affari costituzionali e Bilancio. I parlamentari saranno almeno duecento. Pure gli imbucati. Un peone del Pdl anonimo ammette: “Poteva venire chiunque”. Conta la scena, non la sostanza. Aleggia un senso palpabile di solenne inutilità. I giornalisti sono divisi dalla sala del Mappamondo da una vetrata. Quando le porte si aprono sono più di dieci le telecame-
Bossi confuso non trova la sala del Mappamondo. E protesta pure: “Da qui non mi muovo”
re che aggrediscono il politico di turno che esce. C’è anche Domenico Scilipoti, il simbolo dei Responsabili salva-Berlusconi, che con passo militare procede verso i bagni. Si fa la Storia ma anche la pipì. LA SCENA più imbarazzante, che suscita un po’ di tenera compassione, è Un’auto blu appena arrivata, ieri, davanti quando entra a Montecitorio (F E ) Umberto Bossi, scortato da un manipolo di le- declino fisico, che avrebbe una ghisti. Il Senatùr non realizza su- lucidità a fasi alterne, come racbito dove deve andare e si siede contano gli stessi leghisti a minella sala stampa, in attesa del- crofoni spenti. Lo stesso Bossi l’audizione di Tremonti. I com- offre un greve assist d’oro ad Anmessi, con pazienza, gli dicono tonio Di Pietro. Il leader dell’Iche la sala del Mappamondo è talia dei valori, che con una maun’altra. Bossi non capisce, gru- no regge il microfono e con l’algnisce: “Da qui non mi muovo”. tra un quaderno nero (modello Poi uno scambio di battute coi Travaglio ad Annozero) inizia cosuoi e si alza. Una scena imba- sì il suo intervento, rivolto a Trerazzante ma anche inquietante, monti: “Un ministro del goverperché a tenere sotto scacco un no (Bossi, ndr), mi spiace dire premier sempre più stanco e queste parole in quest’aula, ha gonfio, bollito di per sé e segna- detto che con lei e Berlusconi to da anni di festini notturni, è ha parlato di ‘rotture di coglioun altro settantenne in evidente ni’. Questa è la realtà di un goOTO
IDON
ri una serie di gruppi nati su Facebook hanno rilanciato con grande enfasi lo scandalo pasti. Al grido (ironico) di “poverini”, che “hanno troppe spese”, il popolo della rete ha scelto di far
sentire “il proprio disgusto contro l'ultima ‘vergogna’ messa a segno dalla casta”. Tanto che l'ufficio stampa del Senato si è trovato costretto a ricordare che “è stato approvato un ordine del giorno specifico (G100)” per far pagare ai senatori quanto devono. Inoltre, “il presidente del Senato, Renato Schifani, ha già invitato i senatori Questori ad assumere nel più breve tempo possibile tutte le necessarie iniziative e decisioni”.
di Lidia
Ravera
Colpire il ceto medio, salvare gli evasori E CERTO la patrimoniale no, Berlusconi non la vuole. Non si supertassano i simili. I poveri si può farli diventare ancora più poveri, ma, anche tassato tanto, il poco resta poco. I ceti medi sono la vittima ideale. Quelli da 5 mila euro al mese lordi, che netti sono scarsi 3. Quelli che pagano le tasse. Quelli che hanno uno stipendio decente e se lo sudano fino all’ultimo euro. Che non vivono di rendita ma di competenza, di talento. Quelli che si comprano i libri, che vanno a teatro, che vanno al cinema, che viaggiano per capire, che non sprecano, che non hanno beni da affittare in nero, che non speculano, che soccorrono la disoccupazione coatta dei figli e la longevità non assistita dei vecchi. Sono loro, l’architrave su cui si è retta la baracca fino a oggi. La gente per bene che vorrebbe essere tassata per aiutare chi ha bisogno e non per sovvenzionare chi non paga. Mai. Gli evasori. Gli intoccabili. Le feccia che ha rovinato questo paese. E che, neppure questa volta, sarà disturbata.
verno che, per stessa ammissione di chi ne fa parte, fa proposte fumose e rompe i coglioni”. L’AUDIZIONE è presieduta dal previtiano Donato Bruno, a capo della commissione Affari costituzionali della Camera. Bruno si spazientisce un paio di volte. Quando Di Pietro incede sulla parola “coglioni” e quando il brusìo copre e interrompe il capogruppo leghista di Montecitorio, Marco Reguzzoni: “Colleghi non è tollerabile. Chi non vuole ascoltare si accomodi fuori”. E dire che hanno interrotto le vacanze. Il Responsabile Silvano Moffa cita Carlo Schmitt e l’Udc già Pd e Dc Renzo Lusetti si precipita fuori: “Come diceva De Mita: ‘So’ tutti uomini di pensiero’”. Poi, Lusetti non trattiene un sarcasmo realista: “Gran-
dissimo Bossi. Hanno fatto arrivare 200 sfigati per Tremonti e quello gli smonta tutto, dicendo che vende solo fumo”. Fuori, in piazza Montecitorio, la casta è assediata dal deserto. C’è solo il sole d’agosto e una decina di neocomunisti e dipietristi che gridano: “Maiali, vergogna. Vogliamo le tute blu al governo”. Alle due di pomeriggio è tutto finito. La buvette si affolla. Uno dei più abbronzati è Walter Veltroni che chiosa in romanesco l’intervento di Tremonti: “Nun ce se po’ crede”. Molti parlamentari ripartono. I deputati sono più spensierati dei senatori. Quest’ultimi temono di tornare già dopo Ferragosto, il 16, a Palazzo Madama. L’ha annunciato, anzi minacciato, il loro presidente Renato Schifani.
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E sul sito del notiziario c’è CortinaIncontra con l’elogio di Pinocchio
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SERVIZIETTO PUBBLICO
na sera Federico Moccia che parla di sentimenti contemporanei insieme a Sveva Casati Modignani e Tiberio Timperi ispirandosi al tema “Non ci resta che amare”. Una sera Katia Ricciarelli che ripercorre la sua storia umana e artistica con dovizia di particolari. E poi un’ampia panoramica anche sui temi più hard, come il patrimonio
artistico italiano in deperimento, i diritti civili deprezzati e il decreto delle meraviglie per portare l’Italia fuori dal baratro (ne parleranno stasera Alemanno e Fitto). C’è tutto e molto di più nel programma 2011 di CortinaIncontra, la rassegna culturale organizzata nella valle d’Ampezzo dal noto pr Enrico Cisnetto. Ma anche chi non può
raggiungere la splendida località montana ha oggi l’opportunità di seguire gli incontri in diretta: basta collegarsi al sito ufficiale del Tg1 per sapere cosa piace alla gente che piace. Pazienza se è diventato impossibile vedere in diretta il tg: c’è comunque qualcosa di utile da imparare. Per esempio stasera alle 21.30 con “Pinocchio, o l’elogio della bugia”.
COSÌ LA CRISI SI FA PIÙ DOLCE SUL TG1 ultimo sagace editoriale di Augusto Minzolini risale al 17 luglio. Dopo quell’appassionato sussulto sulla libertà di stampa, con tirata d’orecchie a tutti i colleghi che avevano dato credito ai racconti sul bunga bunga di Patrizia D’Addario senza poi magnificare le sue precisazioni su presunte pressioni per danneggiare il premier, il direttore del Tg1 s’è fatto da parte lasciando tutto lo spazio necessario al tema davvero più scottante: la crisi.
L’
Tranquilli, si faranno le Grandi Opere MENTRE la situazione si faceva drammatica, e lo spread riduceva in briciole l’italica speranza di cavarsela con poco, il tg di Augusto Minzolini metteva al servizio dell’utente una serie di dati e atmosfere sempre più soft nel calcolare le responsabilità del governo in siffatto disastro. Basta andare in archivio e vedere come partiva la solfa il 3 agosto, giorno in cui Berlusconi faceva il suo ingresso in Parlamento per rassicurare il Paese e soprattutto i mercati: l’Italia sta benissimo, vi consiglio di investire sulle mie aziende, disse il premier. Coerent Attilio Romita: “ora si faranno le riforme e l’agenda del rilancio”. Cioè? Spiega il servizio di Marina Nalesso: 9 miliardi di euro per le
grandi opere, Ponte di Messina in primis. Troppa tensione, troppa cattiveria contro il premier e i suoi. Il giorno dopo, quando Piazza Affari celebra con un tonfo a -5 l’uscita del premier, bisogna correre ai ripari: l’apertura è dedicata agli Usa, Wall Street nel panico, Obama praticamente pallido. In mezzo anche un rapido accenno a Milano, e poi il sequel delle belle speranze col mi-
Silenziato pure Letta sul “crolla tutto”
Tutto va bene: dal Ponte di Messina all’esperto dell’ateneo sconosciuto
In alto, il professor Lepre. Qui sopra, Augusto Minzolini (FOTO EMBLEMA) di Chiara Paolin
mostrare le pernacchie dell’Umberto. E compensando la nordica comitiva con una mitica intervista tra le palme al segretario Pdl, Angelino Alfano, in quel di Agrigento.
nistro Fitto a giurare: stavola la Salerno-Reggio Calabria la facciamo sul serio. Altro giro, altra corsa, il 5 agosto Tremonti e Berlusconi si presentano in conferenza stampa per lanciare un sinistro segnale: contrordine, la riforma annunciata per le calende greche dobbiamo farla subito. Ma Minzolini sa come indorare la pillola: servizione eterno in cui Casini dice quanto sia inutile chiedere le dimissio-
ni di Berlusconi, crisi o non crisi. E sabato cura da cavallo: prima si dà colpa alla Germania, rea di eccessivo rigore, poi si chiude la questione crisi in cinque minuti nonostante la sconvolgente novità del declassamento Usa. Perché rovinare il weekend agli italiani, già alle prese col bollino nero in autostrada? Il resto è storia di questa settimana. Lunedì Laura Chimenti
informava che “Bruxelles ha apprezzato le decisioni prese dall’Italia”. Cioè: non è affatto vero che la Bce ci ha scritto una letterina imponendo per filo e per segno le condizioni di sopravvivenza, siamo noi così bravi da aver commosso Merkel, Sarkozy e Trichet fino al punto di farci salvare la pellaccia. Quanto al trio Bossi, Calderoli e Tremonti in gita a Gemonio, è tutto uno stormir di fronde evitando di
TOCCO di classe mercoledì, con il silenziatore applicato addirittura al sottosegretario Gianni Letta. “Qui precipita tutto”, aveva detto il braccio destro di Berlusconi dopo il mostruoso crollo di Borsa (-6,6), ma il Tg1 si guarda bene dal riferirlo dando invece parola al leghista Reguzzoni per lanciare l’iperbolica promessa: “Daremo la pensione anche ai giovani che oggi non ce l’hanno”. Commovente. Quasi come il professor Gianni Lepre, docente della Libera Università Mediterranea di Bari, istituto che la classifica del Sole24 ore piazza all’ultimo posto in Italia: a lui è affidata la rubrica del TgEconomia, appendice dell’edizione di pranzo del Tg1, e a lui (di mestiere commercialista) tocca spiegare che le cose non vanno poi così male. Basta un sorriso convinto, e la vita al tempo del tracollo si fa subito più lieve. Al tigì.
REPLICA E CONTROREPLICA
IL MINISTRO MELONI INSISTE: L’ENERGY DRINK MERITA ATTENZIONE entile direttore, sono rimasta sorGparsopresa nel leggere un articolo apsul Suo quotidiano dal titolo “Bevete energy drink, ve lo dice il ministro Meloni”. Nel pezzo in questione si sostiene che il ministero della Gioventù “sponsorizzerebbe” gli energy drink, nonostante la loro nocività. Quanto scritto è assolutamente inesatto. Serve molto impegno per cadere in questo “equivoco” ma ne approfitto per sciogliere ogni dubbio e ribadire che il ministro della Gioventù non invita affatto a bere energy drink. Così come non invita i giovani a bere alcool, ad andare in discoteca, ad andare in motorino, a correre in macchina, a fare sesso, a fare scritte e disegni sui muri. Ma nonostante ciò, mi trovo costretta a confessarle che su tutti questi temi il dipartimento da me guidato ha realizzato delle iniziative (...) tutte coerenti con la linea della tolleranza zero per ciò che è oggettivamen-
te nocivo per i giovani, innanzitutto droga e tabacco, ed educazione a un comportamento corretto per tutto ciò che, pur non essendo di per sé dannoso, potrebbe comportare rischi per la salute se associato ad abuso o a forme di devianza (...) Per quanto riguarda, in particolare, gli energy drink, ad oggi il ministero della Salute italiano e l’Autorità europea per la Sicurezza alimentare dichiarano che i prodotti commercializzati in Italia non presentano problemi in termini di sicurezza d’uso. Pertanto il dipartimento della Gioventù si limita, in questo caso così come in casi similari, a recepire quanto stabilito dai soggetti competenti. È indubbio, però, che prodotti a elevato contenuto di caffeina e altre sostanze stimolanti possano risultare dannosi, qualora venissero mal utilizzati. In particolare, risulta molto pericoloso l’abbinamento degli energy drink con le bevande alcoliche. Proprio per que-
sto motivo ho reputato utile instaurare una collaborazione con Assobibe, associazione di Confindustria, per promuovere e diffondere il codice di autoregolamentazione dei produttori di queste bevande. Come si legge chiaramente nel sito Infoenergydrink, gli stessi produttori, anche grazie al ministro della Gioventù, dichiarano che la bevanda non è adatta a essere consumata insieme all’alcool, che va bevuta con moderazione, che non è adatta a bambini, gestanti e persone sensibili alla caffeina. Giorgia Meloni, ministro della Gioventù
Gentile ministro, può darsi che quella del dicastero da lei presieduto non sia tecnicamente una sponsorizzazione. Tuttavia, che l’home page di un sito palesemente promozionale (e dunque, ci permetta, un tantino discutibile dal punto di vista scientifico) ospiti un suo intervento in cui – pur con la lodevole intenzione di
Giorgia Meloni (FOTO ANSA)
promuovere un consumo responsabile – si legge che “infoenergydrink.it rappresenta la prosecuzione dell’impegno che il ministero della Gioventù profonde per la promozione della salute e il benessere dei giovani”, suona quanto meno incauto. Perché – come lei ben sa – nella comunità scientifica non tutti la pensano come il ministero della Salute italiano, le cui indicazioni lei dichiara di recepire. (Ste. Ca.)
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Quei “quattro pensionati sfigati”finiti nelle pale dell’eolico
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LOGGIA CONTINUA
er Berlusconi era composta da “quattro pensionati sfigati”, ma per i magistrati era un’associazione segreta vietata dalla legge Anselmi, che manovrava politici e magistrati e muoveva milioni di euro nel settore dell’energia eolica. Le attività della P3, la nuova loggia scoperta dalla procura di Roma con l’inchiesta “Insider”. Mesi di indagini, 15 mila pagine e decine di intercettazioni sugli appalti nell’eolico, che
nell’estate 2010 hanno portato ad arresti nei confronti dei tre membri della P3 emersi nella prima fase dell’inchiesta: il faccendiere condannato per la bancarotta dell’Ambrosiano, Flavio Carboni, il geometra tributarista Pasquale Lombardi e l’imprenditore ed ex assessore socialista a Napoli, Arcangelo Martino. Solo pochi giorni fa si è scoperto che tra i promotori della P3, oltre ai tre arrestati, ci
sono anche il coordinatore del Pdl Denis Verdini e il senatore Marcello Dell’Utri, che dunque non erano solo i referenti politici dell’associazione. Ora gli indagati hanno (dopo la sospensione feriale dell’estate) venti giorni di tempo per farsi sentire dai pm Capaldo e Sabelli e provare a smontare le accuse. Poi, come appare probabile in questi casi, dovrebbe arrivare la richiesta di rinvio a giudizio.
UNA MONTAGNA DI SOLDI NELLE TASCHE DELLA P3 Dell’Utri incassa 8 milioni da B. e poi ristruttura la villa sul Lago di Marco Lillo
i sono 18 milioni di euro incassati dai politici della P3: Denis Verdini e Marcello Dell’Utri e pagati da altri politici del Pdl. L’incredibile rivelazione proviene dalle carte appena depositate nell’indagine sull’associazione segreta che mirava a condizionare gli organi costituzionali e giudiziari e gli enti pubblici nazionali e regionali. Nei giorni scorsi si era scoperto che - per i pm romani tra i promotori dell’associazione segreta c’erano anche Verdini e Dell’Utri. Ora si scopre che Silvio Berlusconi, il beneficiario ultimo di molte operazioni della P3 ha versato tra febbraio e marzo del 2011 ben 8 milioni di euro a Marcello Dell’Utri che si vanno ad aggiungere a un altro milione e mezzo già segnalato nelle precedenti informative. Anche Denis Verdini e la moglie del coordinatore del Pdl hanno ricevuto da un parlamentare-imprenditore del Pdl, il senatore e
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re delle cliniche Antonio Angelucci, bonifici per 8,3 milioni di euro. Questa montagna di denaro è stata scoperta dagli uomini del Nucleo Valutario della Guardia di Finanza guidati dal generale Leandro Cuzzocrea solo pochi mesi fa grazie alle segnalazioni sulle operazioni sospette giunte dall’Uif, l’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia. Le Fiamme Gialle ricostruiscono i flussi milionari e chiedono ai magistrati di autorizzare gli accertamenti fiscali per entrambi i politici.
sussistenza dei presupposti per l’eventuale adozione di misure cautelari”.
IN UNA TERZA informativa del 18 maggio 2011, il comandante della sezione, Andrea Salpietro, dopo avere ricostruito i ruoli dei “i principali soggetti dell’organizzazione”, tra i quali ci sono Verdini e Dell’Utri, e dopo avere riportato pagine di intercettazioni di Flavio Carboni (già arrestato) con Verdini e Dell’Utri (liberi) scrive ai pm Giancarlo Capaldo e Rodolfo Sabelli: “si rimette a Codesta autorità giudiziaria la Berlusconi bacia Dell’Utri. Sopra Denis Verdini (FOTO ANSA)
L’EDITORE E L’ONOREVOLE
ANGELUCCI E IL “REGALO” MILIONARIO A VERDINI di Marco Lillo
tto milioni e 300 mila euro OTonino pagati dal senatore del Pdl Angelucci al suo coordinatore Denis Verdini. È questo l’ultimo giallo dell’inchiesta P3. Perché un imprenditore accorto, che è partito come portantino dell’ospedale San Camillo di Roma e come sindacalista della UIL e che ha sudato sette camicie per costruire il suo impero, tira fuori una somma simile senza una motivazione apparente? E soprattutto perché Angelucci, come peraltro anche Berlusconi, versano somme imponenti a soggetti che tutti sanno essere nel mirino di magistrati e Fiamme Gialle? L’OPERAZIONE è stata descritta in un’informativa della Guardia di Finanza alla Procura di Roma datata 21 aprile. Le Fiamme Gialle riportano la doppia segnalazione dell’UIF della Banca d’Italia su Verdini e la moglie “a nome del presidente del Credito Fiorentino di Campi Bisenzio, Denis Verdini, e della moglie, Nicoletta Fossombroni, vengono eseguite congiuntamente in quanto riguardano la medesima operatività. Si tratta dell’accredito in data 14 febbraio 2011 sui rapporti bancari accesi a nome dei due segnalati di bonifici per un importo complessivo di 8,3 milioni di euro disposti a valere sul conto presso filiale di Roma di Ubi Banca di Brescia del signor Antonio Angelucci, noto imprenditore del settore delle cliniche private, immobiliare e
dell’editoria (Libero e Il Riformista, fino a pochi mesi fa Ndr), nonché senatore del Pdl. Con tali disposizioni estinta l’esposizione debitoria dei coniugi Verdini con l’Istituto di Credito segnalante, cui è subentrato il signor Angelucci Antonio che ha acquisito i diritti della banca nei confronti dei due segnalati. Al riguardo si precisa che le due posizioni (come quella di Dell’Utri Ndr) erano classificate tra gli incagli della banca. Sulla base delle ulteriori informazioni acquisite in sede di approfondimento finanziario, è stata ricostruita nel dettaglio la posizione debitoria dei segnalati (Verdini e la moglie Ndr) alla data del 9 febbraio del 2011”. E giù un lenco dei problemi finanziari dei due coniugi, a partire dalla moglie: “Maria Simonetta Fossombroni: scoperto di 9 milioni e 77 mila euro su conto corrente ipotecario ...con annesso finanziamento in divisa deliberato in data primo dicembre 2006, per euro 7,5 milioni ridotto progressivamente fino a 5 milioni di euro per acquisti e lavori su immobili della società Montartino Srl, interamente controllata dai coniugi Verdini”. Una situazione drammatica, dovuta a un passo immobiliare più lungo della gamba dei coniugi Verdini: l’acquisto di una magione che tutti invidiano a Firenze. Per fortuna arrivano i nostri: “lo scoperto è stato estinto con bonifico di Antonio Angelucci del 14 febbraio 2011 di 5 milioni e 77 mila euro”. Ma non basta. L’UIF elenca un secondo scoperto da 2,6 milio-
ni di euro, deliberato in data primo dicembre 2006 per 200 mila euro e poi elevato prima a un milione e poi a 2,5 milioni di euro; lo scoperto di conto corrente per euro 200.000 è stato conceso per finanziare la caparra su preliminare acquisto immobile (ossia compendio immobiliare costituito da terreni agricoli per 20 mila metri, oltre piccolo manufatto, con piscina e campo da tennis, ex proprietà della famiglia Gucci) ubicato in Firenze località San Felice a Ema; l’aumento a un milione è stato concesso per l’acquisto del sopra descritto immobile e quelloa 2,5 milioni per la ristrutturazione dell’immobile acquistato e di quello confinante sempre di proprie-
tà dei coniugi Verdini. Questo finanziamento è stato estinto con bonifico di Antonio Angelucci in data 14 febbraio 2011 di 2,6 milioni di euro”. Poi tocca al parlamentare Pdl: rate non pagate per 20 mila euro su un mutuo ventennale da 650 mila e scoperto da 717 mila euro”. Tutti problemi risolti con un giroconto di Verdini e anche grazie a un bonifico di Angelucci. I soldi del re delle cliniche venivano da una società lussemburghese della famiglia, la misteriosa Lantigos SCA. Sia su questa operazione da 8,3 milioni tra Verdini e Angelucci, sia su quella da 8 milioni di Berlusconi e Dell’Utri, la Finanza ha chiesto ai pm di avviare l’accertamento fiscale.
LA FINANZA ipotizzava insomma le manette ma la Procura risponde due mesi dopo con un avviso di chiusura indagini che fa tirare un sospiro di sollievo anche ai politici. La situazione bancaria di Dell’Utri era già stata affrontati in un’informativa del 2010 nella quale si sottolineava l’andamento anomalo dei conti del senatore al Credito Cooperativo Fiorentino di Denis Verdini. In particolare l’Uif e la Finanza segnalavano: “un bonifico di euro 1,5 milioni ricevuto dal conto di da Silvio Berlusconi al Monte dei Paschi di Siena, in data 22 maggio 2008”. I soldi partivano dall’agenzia di Segrate usata dal Cavaliere per pagare le ragazze dell’inchiesta Ruby. Anche la causale “prestito infruttifero” è la stessa adottata per le “Olgettine”. La posizione di Dell’Utri era stata esaminata dai commissari straordinari della banca, nominati da Bankitalia dopo le dimissioni di Verdini dalla presidenza. La posizione di Dell’Utri “era classificata dalla banca come ‘incaglio’ a causa di due finanziamenti a suo favore che non presentano andamento regolare”. Uno era un mutuo ipotecario da 2 milioni con 10 rate in mora per 150 mila euro. Quando arriva il milione e mezzo dell’amico Silvio, “la posizione di Dell’Utri presentava un saldo negativo di 3 milioni e 150 mila euro su un affidamento concesso di
Le tracce in un’informativa della Gdf, i pm Capaldo e Sabelli chiudono le indagini senza approfondire
P4 Scacco di Adinolfi, l’inchiesta sul generale trasloca a Roma ’inchiesta sulla P4 si sdoppia. Lo ha deLl’accogliere ciso ieri la Corte di Cassazione che, nelil ricorso del generale della Gdf Michele Adinolfi, ha disposto il trasferimento alla Procura di Roma del capitolo chiave dell’inchiesta napoletana, ovvero la fuga di notizie che avrebbe consentito a Luigi Bisignani di conoscere in anticipo le mosse dei magistrati napoletani, e che ora va a fondersi con quello di Marco Milanese, grande accusatore di Adinolfi, di cui già si occupa dal 21 giugno scorso il pm Paolo Ielo. Per qualcuno lo “scippo” è pesantissimo, anche se al momento non sembra mettere in discussione la titolarità dei pm Woodcock e Curcio sul resto dell’indagine
che ha portato all’arresto di Alfonso Papa e, nei giorni scorsi, alla richiesta di custodia cautelare in carcere anche per Bisignani. La notizia è piombata negli uffici semideserti di piazzale Clodio, anche se in tarda mattinata il procuratore Ferrara ha incontrato l’aggiunto Alberto Caperna, cui il fascicolo è destinato. Due ore a colloquio, su cui nulla si è saputo. A Napoli il procuratore Lepore sembra aver incassato il colpo: “L’impianto dell’inchiesta resta solidissimo. La procura generale ha confermato la nostra competenza con la sola eccezione di Adinolfi, anche se ritengo non sia stata adeguatamente valutata la connessione tra reati”. (R.D.G.)
2,8 milioni”. Il 7 maggio 2011 arriva la seconda segnalazione dell’Uif e il Nucleo Valutario si mette all’opera. Il 21 giugno del 2011 arriva sul tavolo di Capaldo un’informativa bomba relativa al conto di Marcello Dell’Utri nella sede di una banca di Milano, acceso il 14 dicembre del 2009. “In data 25 febbraio 2011 e 11 marzo del 2011, ha introitato due bonifici rispettivamente di 1 milione e di 7 milioni di euro disposti da Silvio Berlusconi tramite Banca Intesa Private Banking sede di Milano aventi come causale ‘prestito infruttifero’”. L’UIF e la Guardia di Finanza ricostruiscono la destinazione di parte di quelle somme: “il 15 marzo Dell’Utri effettua un bonifico per l’impresa di costruzione Nessi & Majocchi di Como”, cioè l’impresa che ha curato la ristrutturazione - coordinata dalla moglie Miranda Ratti - della splendida villa del senatore, a Torno, sul lago. Dell’Utri è uno dei promotori della P3, un’associazione segreta che - secondo i pm - ha cercato tra l’altro di influenzare la Corte Costituzionale prima del verdetto sul Lodo Alfano e la Cassazione prima della decisione sulla causa fiscale che poteva costare centinaia di milioni di euro alla Mondadori. Nelle intercettazioni della P3 spesso si parla di “Cesare”, che secondo alcuni testimoni era proprio Berlusconi. Ora si scopre che il Cavaliere foraggia con 9,5 milioni di euro Dell’Utri. È lecito chiedere al senatore se non ci sia una relazione tra le attività a favore del premier e i soldi ricevuti. La risposta è in siciliano: “Come diciamo noi, sono ‘fisserie come i tuoni’, cioé storie che fanno tanto rumore per nulla”. Non c’è nessuna relazione. Voi siete del Fatto, un giornale”, aggiunge il senatore, “che non leggo ed è ovvio che fate questi pensieri maliziosi“ ma le assicuro che queste sono”. Ma a cosa servivano quei soldi? “Una parte serviva per ristrutturare la mia casa. E poi, come è scritto chiaro sul bonifico, sono prestiti. Quando li restituirò è affar mio. Non del Fatto”.
Il generale Michele Adinolfi (FOTO ANSA)
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COSE LORO
LE MANI DEGLI “AMICI” SULLA RIVIERA DI LEVANTE Pronti 200 milioni tra Liguria e Toscana per i sodali di Fiorani e Grillo di Ferruccio Sansa
amico del cardinal Tarcisio Bertone, l’amico di Gianpiero Fiorani (emigrato in Nigeria dove si occupa di petrolio) e il braccio destro del senatore Pdl Luigi Grillo (a sua volta legato ai furbetti del quartierino). Con una serie di società con sede in Lussemburgo e in paradisi fiscali stanno investendo centinaia di milioni, comprando mezza Liguria, pronti a sbarcare in Toscana. Cemento, pallanuoto e calcio, sono dappertutto. A cominciare dal contestato progetto per il porto di Santa Margherita. Si parla di un investimento da 70 milioni che prevede moli, bagni extralusso, centri di talassoterapia, giardini pensili e 250 box interrati in una delle località più famose del Mediterraneo. Un progetto che ha visto l’opposizione di comitati di cittadini e di liguri del calibro di Renzo Pia-
L’
no. Ma amministratori e giornali locali non hanno dubbi: “Si trasformerà la cittadina in un salotto eco-sostenibile”. A guardare le immagini dei rendering dello studio architettonico Gnudi sorge, però, qualche dubbio: ecco i moli, le passerelle di legno degli stabilimenti e gli enormi scalini di cemento proprio sul mare. L’architetto Giorgio Gnudi, però, assicura: “Abbiamo studiato ogni dettaglio per ridurre l’impatto. Siamo pronti a discutere”. MA IL CEMENTO è la punta dell’iceberg, il grosso della storia sta sotto il pelo dell’acqua. E racconta un intreccio di nomi che vantano amicizie dal Senato al Vaticano. A realizzare il nuovo porticciolo sarà infatti la società Santa Benessere & Social srl. Tra i soci c’è la Rochester Holding, società anonima lussemburghese (a sua volta controllata da società delle Isole Vergini e di Pa-
Un panorama di Santa Margherita Ligure. Nei tondi il senatore Pdl Luigi Grillo e Gianpiero Fiorani (FOTO OLYCOM / ANSA)
nama), un “dettaglio” che potrebbe suscitare polemiche se il Comune dovesse affidarle una concessione pubblica. Per ammissione di chi propone il progetto, la società fa capo a Gabriele Volpi. Originario di Recco, poi emigrato a Lodi e quindi in Africa, oggi risiede a Lagos (Nigeria) e guida un impero con 15 mila dipendenti e 300 milioni di patrimonio che fino a pochi anni fa risultava controllato da società offshore. È un uomo schivo, nonostante il jet personale e lo yacht da 60 metri, che ha fatto la sua fortuna fornendo appoggio logistico alle multinazionali del petrolio. Volpi ha sempre respinto le voci che lo associavano al commercio di armi: “Non ho mai avuto bisogno di fa-
SAN RAFFAELE Appalti e camorra, le ombre dietro ai lavori a nuova cupola del San Raffaele? Più gran- tomauro, dirigente dell’Udc milanese in pasLdonnina. de di quella di San Pietro, più alta della Ma- sato consigliere comunale di An, vittima nel Don Luigi Verzè l’ha voluta così, 2000 di una misteriosa gambizzazione. Diesenza badare a spese. E anche senza badare a chi la costruisce. Ci stanno badando invece gli investigatori della Gdf, che stanno passando al setaccio i conti in rosso dell’ospedale (oltre un miliardo di buco) e i rapporti del braccio destro di don Verzè, Mario Cal, il manager che si è tolto la vita il 18 luglio. Prima scoperta: l’impresa di costruzioni che negli ultimi anni ha fatto tutti i principali lavori per il San Raffaele (compreso il Dibit 2 con la supercupola di 43 metri di diametro) è nelle mani della camorra. È quanto raccontano Paolo Biondani e Luca Piana, in un’inchiesta sull’Espresso in edicola oggi. L’impresa è la Diodoro, dell’imprenditore bresciano Pierino Zammarchi e, al 50% fino al 2006, da Emilio San-
tro di loro, la famiglia camorristica dei Guida. Negli ultimi anni, Zammarchi stringe un rapporto fortissimo con Cal e la Diodoro diventa “l’impresa di fiducia” del San Raffaele, quasi monopolista per gli appalti dell’ospedale di don Verzè. Ma è anche la società nelle mani del clan Guida. Tanto da stipendiare il boss, Enzo Guida, sua figlia e la sua convivente. E da eseguire generosi versamenti al clan. Una sentenza del marzo scorso ha assolto Zammarchi e Santomauro dall’accusa di essere strumenti della camorra. Ora le indagini si riaprono. Come ha ricordato ilfattoquotidiano.it, il boss Nunzio Guida era – secondo le dichiarazioni del fratello – in affari con Marcello Dell’Utri. (G. Bar.)
re cose del genere”. Insomma, leggende metropolitane. Volpi oggi è una potenza nella sua Liguria. Oltre alle attività edilizie si è lanciato in avventure sportive che gli procurano largo consenso: è proprietario della Pro Recco che sta sbancando il campionato italiano di pallanuoto. Suo anche lo Spezia Calcio. Ma Volpi non ha mai nascosto la sua amicizia con Fiorani (anche lui in passato interessato a investire in Liguria il frutto delle sue operazioni finanziarie). Anzi, il furbetto del quartierino dopo le disavventure giudiziarie del 2005 scelse una partita della Pro Recco per ricomparire in pubblico.
l’influenza di Grillo nel sistema bancario e nella Cassa di Risparmio della Spezia, dicono i critici, avrebbe portato Corradino alla presidenza di Carispezia. Non basta: nel cda della Santa Benessere ecco Gianantonio Bandera, costruttore amato dalla Chiesa. Ma soprattutto dal Segretario di Stato Tarcisio Bertone, ex cardinale di Genova. Bandera è membro del cda dell’impresa che sta realizzando a Roma un progetto caro al Vaticano, ma ancora più contestato di quello di Santa Margherita: auditorium, uffici e laboratori dell’ospedale Bambino Gesù (presieduto da un altro fedelissimo di Bertone, Giuseppe Profiti, condannato a sei mesi per l’inchiesta genovese di Mensopoli). Bandera è consigliere di società che fanno capo all’Amministrazione Patrimonio della Sede Apostolica ed è stato nominato dalla Curia di Genova Magistrato della Misericordia, fondazione che amministra i beni della Diocesi destinati ai poveri, un patrimonio enorme. Ma il trio è impegnato anche nella mega operazione immobiliare nelle aree dismesse della Iml, a Recco: stadio di pallanuoto, residenze per gli atleti, hotel a 4 stelle, uffici, più gli immancabili parcheggi con residenze. Altra operazione che divide la popolazione. Nella società San Rocco Immobiliare spa ritroviamo Corradino e Bandera. Proprietaria dell’impresa è la Recina Invest, società con sede in Lussembur-
Un intreccio di nomi tra cui il costruttore Bandera, “Magistrato della Misericordia”amico del cardinal Bertone L’operazione di Santa Margherita, però, rivela altre alleanze di Volpi. Presidente di Santa Benessere & Social è Andrea Corradino (che guida anche lo Spezia Calcio). AREA PDL, Corradino è l’avvocato dell’onorevole Luigi Grillo. E qui le coincidenze si moltiplicano: Grillo, uomo del Pdl nel mondo delle banche, è stato condannato in primo grado a 2 anni e 8 mesi per l’inchiesta Antonveneta sui furbetti. E proprio
go, a sua volta con rimandi a Panama (Daedalus Overseas inc) e alle Isole Vergini Britanniche (Bright Global sa). LO STESSO schema replicato a Recco nella Sant’Anna srl. Stavolta si parla del progetto di riqualificazione della piscina (con la costruzione di posti auto sotterranei in riva al mare) che sarebbe gestita dalla Pro Recco di Volpi. Basta? No, Bandera era impegnato in operazioni immobiliari nei terreni delle parrocchie della Riviera. Ma sono bruscolini, l’imprenditore pensa in grande, per diventare uno dei signori della Liguria con investimenti di almeno 200 milioni: attraverso il consorzio Lavagna Futura ha proposto un progetto di riqualificazione del porto di Lavagna, il più grande del Mediterraneo (1.300 posti barca). Poi si parla di Lerici e, dicono ambienti a lui vicini, della Toscana. Del resto a Carrara c’è già la sede di molte sue società, negli uffici del commercialista Giulio Andreani (candidato sindaco di Carrara nel 2002 con il centrodestra). Progetti realizzati contro la popolazione? No, secondo il sondaggio commissionato a Renato Mannheimer il 57% dei residenti è favorevole al porto di Santa Margherita. C’è, però, chi, come il giornalista Marco Preve, ricorda un dettaglio: “Mannheimer compare come socio o titolare di quote in diverse società che si occupano di comunicazione, finanza e immobiliare. In una di queste, la Opera Multimedia in liquidazione di Pavia, ha tra i suoi soci anche l’Union des Banques Suisses, che controlla interamente uno dei soci dell’impresa che realizzerà il porto”.
CASAL DI PRINCIPE (CE)
IL CURRICULUM DELL’ASSESSORE AI BENI CONFISCATI: INDAGATO PER VOTO DI SCAMBIO di Stefano Caselli
19 aprile 2010 le urne di InolCasal di Principe non eraancora chiuse quando scattavano i primi avvisi di garanzia. Nel mirino cinque persone, due esponenti del Pdl e tre dell’Udeur e le sedi dei rispettivi partiti. Una volta chiusi i seggi, non c’era nemmeno il tempo di festeggiare l’elezione del neo sindaco Pasquale Martinello (già primo cittadino all’inizio del decennio, ex Pli, ex Forza Italia, ora sostenuto da una coalizione di difficile collocazione, data l’egemonia dell’Udeur di Clemente Mastella) che gli uomini della Dia sequestravano tutte le schede elettorali, i certificati, le richieste di duplicati per veri-
ficare se alcuni elettori avessero votato più volte. La più classica delle indagini per voto di scambio politico mafioso (articolo 416 ter) alla ricerca del più classico – almeno in terra di Gomorra – meccanismo di broglio: alcuni rappresentanti di lista fanno sparire un po’ di schede, che vengono poi consegnate – già votate – agli elettori “fidati”. Questi ultimi, al seggio, ritirano la scheda bianca, depositano quella già votata e riconsegnano quella non votata a garanzia della preferenza accordata. L’INCHIESTA, coordinata dai magistrati della Dda di Napoli Antonello Ardituro e Francesco Curcio (lo stesso che, con Henry John Woodcock, ha in mano l’affaire Bisignani-P4) è
ancora in corso. Tra gli indagati c’è anche Angelo Ferraro, 38 anni, insegnante e presidente del Real Casale, società dilettantistica di calcio. È fratello di Sebastiano, consigliere provinciale recordman di preferenze e cugino di Nicola, ex consigliere regionale Udeur, già destinatario di provvedimenti di custodia cautelare per associazione mafiosa e – stando al racconto di alcuni pentiti – uso a frequentazioni non esattamente onorevoli. Da tre giorni Angelo Ferraro è il nuovo assessore all’Istruzione, all’Urbanistica con delega ai Beni confiscati alla camorra. Capita a Gomorra, un indagato per associazione mafiosa deciderà sul destino dei beni confiscati ai clan. Una deciso-
ne che ha gettato nello sconforto il movimento antimafia locale: “Appresa la notizia – racconta un esponente di Libera – in molti si sono scoraggiati: ‘Andiamo via da qui’ era l’espressione più ricorrente”. La responsabilità penale è personale (indipendentemente dalle parentele) e tutti
sono innocenti fino a prova contraria, ma l’opportunità, e la politica soprattutto, avrebbero molto da dire. E invece tutto tace. A sollevare il caso è stata Marilena Natale, cronista più volte minacciata dai clan: “È normale - scrive - che una persona indagata per reati così gravi entri nell’esecuti-
Uno scorcio di Casal di Principe (FOTO ANSA)
vo di un paese con un tasso d’infiltrazione così alto?”. L’unica, blanda risposta – in una terra in cui il Pd non si presenta nemmeno alle elezioni se non sotto mentite spoglie – è dell’ex sindaco di Ercolano, il deputato democratico Luisa Bossa: “Meglio sarebbe stato se se non ci fosse stata nessuna chiamata del genere in giunta, ai cittadini bisogna dare esempi positivi di buon governo”. Punto e basta.
Il caso, nell’indifferenza della politica, è stato sollevato da una cronista locale
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FUMO DI LONDRA New York La polizia controlla già il Web
Rimborso del Parlamento per le ferie interrotte
La polizia di New York ha creato da qualche tempo una struttura, guidata da Kevin O’Connor, esperto di crimini informatici, con il compito di sorvegliare i social network. Si chiama “Unità di giustizia giovanile” e controlla i social network alla ricerca di feste a rischio rissa, regolamenti di conto fra gang o qualsiasi altra attività giudicata a rischio di violenze nella Grande Mela. (FOTO ANSA)
La Camera dei Comuni ha preannunciato il rimborso delle spese che i deputati sono stati costretti a sostenere per rientrare a Londra in anticipo dalle ferie per partecipare alla seduta straordinaria convocata per consentire l’intervento del premier David Cameron sulla risposta del governo ai “riot”. Fra i potenziali beneficiari dei risarcimenti, la laburista Heidi Alexander, costretta a interrompere al primo giorno la sua luna di miele a New York. (FOTO ANSA)
IMBAVAGLIANO INTERNET COME LA SIRIA Ma è l’Inghilterra di David Cameron, che apre all’intervento dell’esercito di Giampiero Calapà
lla fine David Cameron riduce tutto a un grande collettivo “furto”. Quasi 1.500 le persone arrestate e dei 240 già comparsi in tribunale la metà sono minorenni, la più giovane una bambina di 11 anni. Ma nelle parole del premier alla Camera dei Comuni non c’è traccia di un tentativo di analisi o di comprensione di quanto è accaduto: questi bambini scatenati per le strade nelle violenze insieme ai più grandi, evidentemente sono solo feccia, sintomo di una “società in frantumi”. La Lady di ferro Margaret Thatcher, alla guida del governo dal 1979 al ’90, non avrebbe saputo fare di meglio davanti alla Camera dei Comuni. David Cameron ha solo mostrato i muscoli, rivolgendosi direttamente ai rioters: “Il contrattacco è cominciato, pagherete per quello che avete fatto”. Il primo ministro di Sua Maestà ha tirato fuori il bastone e nascosto ogni carota, annunciando due eventualità estreme ma possibili: l’intervento dell’esercito per le strade di Londra e delle altre città inglesi; e il blocco di Internet, il bavaglio ai social network Facebook e Twitter. Come i peggio-
A
ri regimi del Medio Oriente, come l’Iran degli ayatollah e la Siria del sanguinario Assad. Per un cortocircuito della storia, solo il giorno prima Mahmoud Ahmadinejad condannava “la repressione di Londra” e ieri l’ambasciatore siriano all’Onu Bashar Ja’afari si è scagliato contro “l’ipocrisia” inglese: “Che si preoccupino di estinguere gli incendi nelle loro terre piuttosto che occuparsi dei nostri”. Chi si aspettava, davanti agli schermi della Bbc, una replica alle parole di Cameron da parte dell’opposizione è rimasto deluso. Il capo dei laburisti, Ed Miliband, si è subito inchinato al bastone del primo ministro: “Al di là delle cose che ci dividono, oggi l’opposizione è al fianco del governo”, ammettendo almeno che “capire le cause che stanno alla base di questa ondata di crimini non significa scusarli”. Miliband ha anche sorvolato sulle accuse rivolte a Scotland Yard in questi giorni sull’uso della violenza e sull’assassinio di Mark Duggan da parte della polizia, la miccia della rivolta: “Ringraziamo la polizia e i servizi segreti di sicurezza per il lavoro svolto”. Una parola su Duggan, 29 anni, quattro bambini
Uguali Il primo ministro David Cameron alla Camera dei Comuni. A destra, Ed Miliband, interprete di una pallida opposizione (FOTO ANSA)
da mantenere, almeno l’ha detta Cameron, riconoscendo che quella morte solleva domande “alle quali va data una risposta”. Eppure, per lo stesso Cameron, l’omicidio di Duggan è stato usato come “scusa” per i “saccheggi”. Perché, ha ribadito il primo ministro, “non si tratta di politica o di proteste,
L’opposizione “è col governo”, dice il Labour L’arrestata più giovane è un’inglese di 11 anni si tratta di furti”. Sui tagli ai sussidi e sullo disfacimento del sistema di welfare neppure una parola, anzi il ministro delle finanze George Osborne ha già chiarito che “proseguiremo senza indugi la nostra politica di riduzione del deficit, che ci ha portato la stabilità”. Un solo mea culpa dal leader conserva-
Sono minorenni metà degli arrestati “rioters” di questi giorni a Londra (F
OTO
tore Cameron: “Di gran lunga troppo pochi gli agenti” schierati nelle strade della capitale lunedì sera. Quindi, dopo aver militarizzato la città con sedicimila poliziotti, Cameron si è detto pronto a giocare anche la carta dell’esercito. I tagli del 20% dei fondi alla polizia per i prossimi quattro anni per Cameron “non intaccheranno l’efficienza” di Scotland Yard. Meno soldi quindi, in compenso agli agenti è arrivata l’autorizzazione a “imporre la rimozione di masche-
re, cappelli, o quant’altro copra il volto”. Niente veli per le strade dunque, ma sul Web un bel bavaglio è possibile. Il blocco di Internet preannunciato da Cameron sarebbe il primo in un paese democratico, da far invidia alle dittature arabe appunto, o alla Cina governata dal Partito comunista. Il ministro dell’Interno inglese, Theresa May, sta organizzando un incontro con i vertici di Facebook, Twitter e di Rim, l’azienda che produce i Blackberry, per capire quali
“blocchi” saranno possibili. Le voci contrarie – a un provvedimento che diventerebbe un precedente pericoloso in Occidente – in rete si sono moltiplicate. Jim Killock di Open Right Group lancia l’allarme: “Eventi come questi vengono spesso sfruttati per attaccare le libertà civili”. Le tre aziende stanno cominciando a fornire a Scotland Yard i dati di clienti che hanno “usato la rete” per incitare o partecipare ai disordini. E sono partiti i primi arresti.
Tottenham non pensa alla partita A RISCHIO ANCHE ALTRI MATCH, MA ALLO STADIO I “RIOTERS” NON CI VANNO: IMPOSSIBILE PER LORO COMPRARE IL BIGLIETTO di Luca Pisapia e Sabrina Provenzani Londra
he show mustn’t go on. Dopo Tchevole la sospensione dell’amitra Inghilterra e Olanda e di alcune partite minori di coppa, anche il circo miliardario della Premier League si è accorto che il tessuto sociale britannico è lacerato, e ha deciso la sospensione con rinvio a data da destinarsi della partita tra Tottenham ed Everton. Il match si sarebbe dovuto disputare domani pomeriggio nello stadio di White Hart Lane, nel Borough di Haringey, il cuore degli scontri e delle devastazioni che negli ultimi giorni hanno incendiato Londra. Qui la vita sembra essere ripresa normalmente, ma i segni della devastazione sono ancora ben visibili: un edificio annerito dal fumo, tavole di compensato al posto delle vetrine rotte dei molti
negozi saccheggiati. Ma lungo la strada non ci sono lavori di riparazione o consolidamento di edifici danneggiati, l’impressione è che gli agenti siano dispiegati in massa perché non sanno cosa può ancora venire da questa quiete dopo la tempesta. Ma le motivazioni della sospensione non sono di ordine pubblico: Scotland Yard non teme commistioni tra tifosi e rivoltosi. DAGLI ANNI ‘90 il Rapporto Taylor prima e l’avvento della televisione satellitare poi, hanno completamente cambiato l’approccio agli stadi inglesi. Pubblicato all’indomani della tragedia del Hillsborough, il 15 aprile 1989 a Sheffield morirono 89 persone e altre 800 rimasero ferite nella calca umana sviluppatasi a causa di un’errata gestione del contenimento da parte delle forze dell’ordine: il Rapporto ha ridisegnato gli stadi con varie misure quali l’obbli-
go dei posti a sedere. Mentre l’avvento del satellite e la conseguente pioggia di soldi (circa due miliardi e mezzo di euro per i diritti televisivi per il triennio 2010-13) ha consigliato alle società di creare una lega privata dal 1992: la Premier League, appunto, e di promuovere una politica di aumento dei prezzi del biglietto che hanno tagliato fuori la fascia più disagiata della popolazione. E, infatti, par-
lando con i ragazzi del quartiere, uno dei più poveri del Regno Unito, a nessuno sembra importare molto della partita, perché nessuno può permettersela. Qui i giovani non possono permettersi nemmeno di giocare: ad aprile i tagli al budget del municipio hanno ridotto del 75% per cento i servizi sociali. Fra questi, i centri giovanili, con i loro campi da calcio. Scotland Yard, in accordo con il Tot-
tenham, motiva quindi la decisione di sospendere la partita per l’impossibilità di potere garantire un accesso sicuro allo stadio. Non si tratta nemmeno di carenze di organico: i sedicimila poliziotti spediti mercoledì a Londra non incidono sui trecento che si occupano di gestire l’ordine pubblico all’interno dello stadio in una partita considerata a rischio (categoria C+, mentre per una
(FOTO ANSA)
Niente incontro con l’Everton perché la polizia non può garantire l’accesso sicuro allo stadio
ANSA)
partita a basso rischio, categoria A, non c’è nemmeno un poliziotto). La gestione dell’ordine all’interno degli stadi è infatti privatizzata e amministrata autonomamente dalle società, previa approvazione della polizia locale. I TAFFERUGLI tra tifosi, tranne le poche eccezioni degli ultimi anni (la spia di un malessere?) si sono quindi spostati nelle strade e nei boschi adiacenti agli stadi: all’interno deve luccicare d’oro tutto quello che le telecamere riprendono, per confezionare un prodotto da trasmettere ai quattro angoli del globo. Il problema, come quello della Londra da cartolina che si prepara alle prossime Olimpiadi, è quello che accade nel fuoricampo, cinematografico e calcistico: in quegli angoli bui di sofferenza e deprivazione dove le telecamere della televisione satellitare non arrivano.
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FUMO DI LONDRA Rastrellamenti casa per casa nella capitale
Stop ai sussidi a chi verrà condannato
A Londra dalle prime ore del mattino ieri ci sono stati rastrellamenti a tappeto da parte dei poliziotti, che stanno setacciando le case dei presunti responsabili della rivolta per eseguire più di cento ordini di arresto. Sono 922 le persone fermate nella capitale e 401 sono state incriminate. I totale i fermi effettuati complessivamente considerando anche le altre citta' inglesi sono 1.497. (FOTO LAPRESSE)
Petizione online in Gran Bretagna per chiedere lo stop all’elargizione dei sussidi di disoccupazione e di altri benefici previsti dal welfare nei confronti di coloro che verranno condannati per i disordini di Londra. Come riferisce la Bbc, l’iniziativa, pubblicata sul sito del governo, nel giro di poche ore potrebbe superare le 100 mila firme, il numero necessario perché la proposta sia dibattuta alla Camera dei Comuni. (FOTO ANSA)
IL NEMICO INTERNO
Johnson, sindaco di Londra, incassa le contestazioni e le rispedisce al primo ministro di Roberta Zunini
emel in anno licet insanire”, una volta all’anno è lecito impazzire, dicevano i latini. Pur amando la lingua dei nostri avi, tanto da reintrodurla nei programmi scolastici londinesi, il sindaco della capitale inglese, Boris Johnson non ha usato la massima latina per commentare le azioni dei rioters, quasi tutti figli di inglesi e non immigrati. Johnson, spesso contestato in questi giorni, però, non ha condannato solo i “giovani criminali” che hanno saccheggiato i negozi londinesi.
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Il sindaco di Londra, Boris Johnson, mostra ai concittadini come “ripulire” la città ( FOTO ANSA)
HA PUNTATO invece, con forza, il dito contro i tagli al budget per la polizia, introdotti dal governo Cameron. Anche se è molto probabile che lo abbia fatto per calcolo politico, piuttosto che per reale convinzione. Fin dal suo ingresso al vertice dei Tory, l’eccentrico sindaco di Londra, è entrato infatti in competizione con David Cameron. La loro rivalità è emersa con prepotenza due giorni fa, quando il “primo cittadino”, durante la riunione dell’unità di emergenza, ha chiesto che il governo facesse marcia indietro riguardo ai tagli alla polizia. Alla fine del discorso del sindaco, Cameron era visibilmente furibondo. Quarantasette anni ben portati anche grazie alla pinguedine che gli distende le rughe del volto e ai capelli ancora tutti biondi e sempre scompigliati, Boris Johnson non sembra il classico rampollo perfettino – come Cameron – di ottima famiglia ma un simpatico ragazzone
corpulento della middle class, sempre un po’ trasandato. In realtà veste costoso e discende da una famiglia ebrea e turca cosmopolita, è nato a New York, e dopo aver trascorso l’infanzia a Bruxelles, si è trasferito in Inghilterra dove ha frequentato la scuola dell’aristocrazia: Eton. Il liceo di tutti i reali e del nobile Cameron. Dopo essersi laureato a Oxford, è diventato uno dei giornalisti preferiti della Tatcher, pur essendo ancora molto giovane. E ha fatto carriera e dopo aver scritto per i più prestigiosi giornali conservatori, Times e Telegraph, è diventato direttore di The Spectator, il periodico conservatore amato
Inaccettabili per lui i tagli del 20 per cento alle forze dell’ordine anche dai labour e considerato un esempio di giornalismo di qualità. Johnson è un tipo da sempre molto ben introdotto nell’ambiente dell’intellighenzia britannica. Uno snob vero insomma. A Oxford venne ammesso al Bullingdon Club, la confraternita più goliardica e spendacciona
dell’università e racconta senza veli di essere stato inseguito dai cani della polizia mentre correva, ubriaco, attraverso delle siepi. Atteggiamento ben diverso da quello di Cameron che ha vietato ai giornali di parlare e pubblicare foto di quella fase della sua vita. Johnson non è tuttavia solo un eccentrico. NON APPENA diventato sindaco nel 2008, dopo aver sconfitto Ken “il rosso” – il predecessore del Labour che durante il suo secondo mandato era riuscito a incassare addirittura le Olimpiadi del 2012 – ha iniziato a insistere sulla necessità di investire nelle energie alternative. Il grande e grosso Boris è un eccentrico, contraddittorio personaggio mediatico, una sorta di Giuliano Ferrara all’inglese. Furbo e colto come il giornalista berlusconiano, Boris Johnson, però, al contrario di Ferrara, ha capito che l’autoironia è un mezzo per ottenere il consenso delle masse. In versione televisiva, Johnson ha più volte partecipato alla trasmissione di satira politica della Bbc, “Have I got news for you”, (Ho proprio grandi notizie per te). Talvolta è stato ospite, sottoponendosi alle bordate dei conduttori contro la sua politica gridata e molto poco anglosassone, talvolta è stato conduttore come giornalista esperto di trucchi ed escamotage adottati dai politici del Regno. Boris Johnson è un personaggio poco etichettabile, l’inventore di un populismo inedito, impastato di cultura, ironia, ambientalismo, liberismo controllato.
Non ha mai apprezzato l’idea dell’annientamento dello stato sociale e la consegna dell’economia del Paese nelle mani della City, della finanza e quindi delle multinazionali straniere che hanno creato la bolla speculativa soprattutto nel settore edilizio. I suoi elettori del resto sono, oltre agli aristocratici, anche i commercianti, i pensionati, le madri di famiglia, i taxisti che, a causa dell’aumento folle del prezzo delle case, sono stati costretti ad andare a vivere sempre più lontano da Londra, nelle periferie delle periferie. Durante le interviste sostiene il liberismo, fedele ai diktat del partito, ma ammette che l’aver spinto sul libero mercato a tutti i costi, non ha giovato al Paese. Johnson, preferisce farsi fotografare mentre va al lavoro a cavallo della sua bicicletta (come Cameron) – è un ciclista sfegatato, tanto da aver progettato una rete di piste ciclabili che dovrebbero diramarsi in tutta la metropoli –, piuttosto che a bordo dell’auto blu, su cui sale per le visite fuori Londra. Le grandi passioni del “sindaco bifronte” o “in contraddizione” – come viene spesso definito dalla satira televisiva – sono due: gli sceriffi e i pensatori dell’antica Roma. Quando divenne sindaco, tre anni fa, ingaggiò subito il capo della polizia newyorkese, David Bratton, che durante l’amministrazione Giuliani, “ripulì” il centro di Manhattan. Nel frattempo si godeva le lodi della critica per il suo saggio intitolato: “Il sogno di Roma – La lezione dell’antichità per capire l’Europa di oggi”.
SU “L’ESPRESSO” IN EDICOLA
WIKILEAKS: L’ITALIA PAGAVA MAZZETTE AI TALEBANI PER EVITARE LE MINE er evitare gli attacchi dei taPnostro lebani ai soldati italiani, il governo fino a due anni fa pagava i guerriglieri: un’accusa che circolava da tempo, ma che è stata sempre smentita. Ora, però, c’è un fatto nuovo. Nel numero de l’Espresso in edicola da oggi sono pubblicati alcuni cablo segreti della diplomazia americana che, venuti in possesso di Wikileaks, sembrano confermare quelle indiscrezioni. Uno in particolare: nel 2008 il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, ha chiesto personalmente a Silvio Berlusconi di smetterla con le mazzette ai fondamentalisti. A quanto rivelato, inoltre, dal 2008 ci sarebbero stati quattro dossier che confermerebbero le pressioni degli States nei confronti del premier. Nel 2009, però, le cose cambiano. I soldati della Folgore passano alle maniere forti e le nostre vittime aumentano in maniera esponenziale: appena 6 nei
primi quattro anni di missione, addirittura 24 negli ultimi 2 anni. Solo una casualità? Secondo Wikileaks no. A conferma della tesi, il sito di Julian Assange diffonde un file datato aprile 2008, ovvero alla vigilia delle elezioni politiche poi vinte dal centrodestra. La firma è dell’ambasciatore Usa Ronald Spogli: “Daremo un forte segnale opponendoci all’abitudine del passato di pagare denaro per ottenere protezione e negoziare riscatti per la liberazione di persone rapite”. La volontà degli Stati Uniti di cambiare l’andazzo tutto italico, però, non sembra avere effetti, tanto che sei mesi dopo Spogli è ancora più duro: “Disgraziatamente – scrive l’ambasciatore – l’importanza del contributo (e la sicurezza delle truppe alleate) è messa a repentaglio dalla crescente reputazione negativa degli italiani, che evitano i combattimenti, pagando riscatti e denaro per ottenere protezione [...].
Ho già fatto presente la questione a Berlusconi. Lui mi ha assicurato di non saperne nulla e che l’avrebbe fermata se ne avesse trovato le prove”. L’Espresso, inoltre, ha ricevuto conferme da fonti dell’intelligence, che hanno ammesso pagamenti ad alcuni capi locali alleati dei talebani nella zona di Kabul. Nei primi due anni della missione italiana, del resto, il Sismi allora diretto da Pollari ottenne 23 milioni di
euro di finanziamento per “attività di informazione e sicurezza della Presidenza del consiglio dei ministri”, elargizioni peraltro continuate anche durante il governo Prodi. E a Kabul gli attacchi contro gli italiani sono ripresi nel 2009, ovvero solo dopo la presunta fine delle presunte tangenti e poco prima del trasferimento del nostro contingente nella regione di Herat. pgc Un gruppo di talebani (FOTO ANSA)
L’ambasciatore americano Spogli: “Roma mette in pericolo le truppe degli alleati”
BREIVIK ha scritto mail a Forza Nuova orza Nuova, Fiamma Tricolore, neonazisti, noFalcuni stalgici e curvaioli di estrema destra: sono solo dei tanti destinatari italiani della delirante mail che Anders Breivik, prima di uccidere 76 innocenti, ha inviato il 22 luglio scorso ad oltre mille persone. Tra queste, appunto, ci sono anche 117 italiani (alcuni dei nomi in questione scelti a caso). A rivelarlo è l’Espresso che ha recuperato la lettera inviata dall’assassino e ha verificato le identità dei destinatari, pubblicandone i nomi nell’edizione da oggi in edicola. Nessuno dice di averlo mai conosciuto, neanche sui social network: semplicemente la mail di uno sconosciuto, quindi nessuna complicità. Quantomeno strana, però, la circostanza per cui il testamento ideologico di Breivik sia finito nei profili Facebook di esponenti di estrema destra italiani. E intanto, mentre proseguono le indagini della polizia norvegese, spuntano i primi emuli: ieri, a Tallin, in Estonia, un 56enne è entrato nel ministero della Difesa, ha preso in ostaggio due persone e, dopo un conflitto a fuoco della polizia, si è suicidato. A quanto pare voleva imitare Breivik.
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MALITALIA
GELMINI, IL SEGRETARIO E SIGNORA LA RICERCA A GESTIONE FAMILIARE Il ministro affida al braccio destro la scuola d’élite di Roma scopre come la stessa signora Schiesaro – Victoria Emma Rimell – sia associata nella stessa facoltà di Lettere del marito. Sul curriculum di Victoria Rimell nessuno avanza dubbi: basta fare una semplice ricerca su Internet per scoprire che dopo aver conseguito la laurea e il master a Cambridge e il PhD a Londra, ha insegnato nelle università di Londra, Oxford e Cambridge. I suoi interessi di ricerca sono rivolti principalmente alla letteratura latina classica (a poesia augustea, Marziale, la satira, Seneca tragico), e alla teoria letteraria, la tradizione classica e il ruolo del mito nella cultura moderna.
Alessandro Schiesaro e il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini (FOTO DLM) di Elisabetta
Reguitti
a storia è questa: Alessandro Schiesaro è stato nominato a capo della Segreteria Tecnica per l’Università e la Ricerca del Ministero dell’Istruzione. Lui stesso, in un’intervista all’indomani della nomina, dice: “Il nostro è un lavoro di team che richiede una stretta e costante collaborazione”. Il professor Schiesaro, ordinario in aspettativa alla Sapienza di Roma, dirige la nuova Scuola superiore di studi avanzati dell’Ateneo romano. Una sorta di mini-Normale di Pisa. Il braccio destro del ministro Gelmini è responsabile di un
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nuovo progetto universitario per il quale il Miur ha stanziato 30 milioni di euro. Nulla di strano se lo stesso Schiesaro non fosse anche e contemporaneamente coordinatore della segreteria tecnica per la ricerca proprio del Miur. RIASSUMENDO: un alto funzionario del Ministero viene incaricato di dirigere una scuola finanziata dallo stesso dicastero. Dallo Statuto si apprende che le finalità della neonata Scuola “riguardano il progresso della scienza e la valorizzazione dei giovani secondo criteri di merito”. Tutta la vicenda della nuova
scuola è stata ricostruita da Francesco Margiocco e, pubblicata sul Secolo XIX, sta facendo il giro dei siti Internet di ricercatori universitari italiani e non solo. Ma Schiesaro, savonese d’origine, considerato un autentico esperto del sistema universitario e braccio destro del ministro Gelmini, figura però anche nel comitato scientifico dell’associazione “Vedrò” fondata dal democratico Enrico Letta. In passato, il professore era anche stato consulente del sottosegretario all’Università Luciano Modica (Pd). Come spesso accade però, in casi come questi, a dettaglio si aggiunge dettaglio e quindi si
SI OCCUPA anche del romanzo antico greco e romano e la sua biografia è ampia. Victoria Emma Rimell è uno dei “cervelli in fuga” che ha potuto beneficiare del progetto “Rientro dei cervelli” (incentivi per la mobilità di studiosi all'estero); il suo nome risulta infatti nell’elenco delle graduatorie del 2003 (362esima) riferite alla facoltà di scienze umanistiche. Fra i tre saggi che facevano parte della “commissione cervelli”, oltre al fisico Luciano Maiani e allo storico scientifico Vincenzo Cappelletti figura anche il professor Alessandro Schiesaro. Dunque si torna a parlare dell’imparzialità delle nomine e dell’assegnazione degli incarichi nel mondo accademico. Riguardo alla vicenda il rettore della Sapienza di Roma Lui-
gi Frati (che non abbiamo potuto raggiungere telefonicamente) in un’intervista aveva dichiarato: “I 30 milioni del Miur oltre alla nuova Scuola serviranno anche ad altri progetti”. E riguardo al fatto che la signora Rimell abbia beneficiato di un programma di rientro di cui il marito era tra quelli che dovevano decidere, Frati dice: “È come se avessimo impedito a Paolino Maldini di giocare in nazionale perché suo padre Cesare la allenava”. Un modo insomma per assicurare il posto ai propri cari. D’altro canto, proprio alla Sapienza di Roma i “Frati” che insegnano sono ben quattro: Luigi (Rettore), Luciana - la moglie - (insegna Storia della medicina), Paola (medicina legale) e Giacomo (tecniche mediche assistenziali). Nulla di illegale avevano spiegato i docenti-colleghi. “Si tratta di presentare bene i curricula e costruirsi un profilo che ricada a pennello sul posto da ricoprire”.
Schiesaro al timone di un progetto da 30 milioni, alla moglie incentivi del piano “rientro dei cervelli”
PISA, QUANDO LO SGOMBERO DEI ROM È TARGATO PD spedale, otto del mattino. I carabinieri presidiano, la polizia municipale detta il lavoro di due ruspe: devono abbattere le baracche in cui da tempo vive una comunità rom composta da 20 famiglie. 88 persone, 30 sono minori. Di questi, la metà non ha neanche 10 anni. Le lamiere delle case improvvisate cedono sotto il peso dei bulldozer, tra le rovine anche la speranza di una vita migliore. A dar conforto un assistente sociale, l’aiuto sanitario è a opera di un’ambulanza della Croce Rossa. Non ce ne sarà bisogno, per fortuna. L’abbattimento dura poco, ciò che avviene dopo molto di più: gli ex abitanti dell’ac-
I volontari accusano di razzismo il sindaco, che risponde: “La Regione ci aiuti”
Nomadi in un campo rom (FOTO EMBLEMA)
campamento cercano di recuperare quante più cose possibili dalla loro vita del giorno prima. QUELLO APPENA descritto è il primo effetto della direttiva per la sicurezza urbana di Pisa, emanata dal sindaco Pd Marco Filippeschi il 4 agosto scorso: basta nuovi nomadi in città. Il primo cittadino pisano non è nuovo a questo tipo di provvedimenti. Nel 2008, una sua ordinanza – poi dichiarata incostituzionale dalla Consulta – provocò uno scandalo mediatico, con il comandante dei vigili che venne registrato mentre rivolgeva frasi razziste agli sgomberati, invitati a trasferirsi (eufemismo) in un paese lì vicino. Due giorni fa, secondo quanto sostenuto dal-
l’associazione “Africa insieme”, la situazione si è ripetuta, identica nella sua cruda drammaticità. Filippeschi è accusato di essere il mandante politico dell’operazione. “Non solo il primo cittadino va apertamente contro il piano di accoglienza varato dalla Regione - hanno detto i volontari - ma fa peggio del sindaco di Roma Alemanno, che non si sogna di lasciare per strada famiglie sgomberate”. Accuse pesanti. Il sindaco di Pisa, però, le rispedisce al mittente. “Ma quale sceriffo - ha detto al Fatto Quotidiano - , noi facciamo la nostra parte nelle politiche d’accoglienza, ma serve un programma di equilibrio sostenibile. Non è possibile che Firenze, con i suoi 250 mila abitanti, ospiti circa 2 mila ir-
IL CAMPO sgomberato continuava gradualmente ad affollarsi, sarebbe stato impossibile garantire la sicurezza e prevenire drammi per questa povera gente che, voglio ricordarlo, era stata già avvisata dieci giorni fa di questa nostra azione”. Al netto della dialettica, la realtà è nei numeri. Degli 88 rom sgomberati, 45 hanno accettato il programma di rimpatrio volontario: mille euro e buoni pasto per ritornare nei paesi di provenienza. E gli altri? “Saranno segnalati all’assessorato al Welfare della Regione, che troverà loro una si-
stemazione” fanno sapere dalla Società della Salute, che si occupa dei servizi sociali di 10 comuni toscani, tra cui Pisa. Quanto ci vorrà a “trovare una sistemazione”? “Tempi tecnici” risponde il sindaco. E nel frattempo, chi non può ritornare a casa sua perché non ha i requisiti per accedere al rimpatrio volontario dorme sull’erba, a due passi da dove viveva il giorno prima. Con un’unica differenza, sostanziale: un tetto, seppur malandato.
IN EDICOLA
ercoledì 10 agosto, Pisa, M quartiere Cisanello, riva dell’Arno alle spalle dell’o-
regolari e noi, che abbiamo solo 91 mila residenti, ne dobbiamo tenere quasi mille. Serve una politica di rimodulazione delle presenze: questa gente deve essere distribuita in tutta la Toscana, non solo in due, tre città”. Eppure, il presidente regionale Enrico Rossi – pisano anche lui, nonché compagno di partito di Filippeschi – aveva ordinato di non volere più sgomberi. “Abbiamo un protocollo d’intesa con la Regione – ha detto il sindaco – per la riduzione del numero di rom in alcune città e il conseguente spostamento in altre zone della Toscana. Pisa è tra le prime realtà in Italia in termini di accoglienza, è vergognoso farci passare come maglia nera dell’ospitalità.
IMMIGRATI
Rivolta Crotone 14 fermati
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uattordici nigeriani sono stati fermati dagli agenti della squadra mobile di Crotone perché ritenuti responsabili della rivolta e degli scontri avvenuti il primo agosto nel centro di accoglienza di Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto. I 14 immigrati sono accusati di devastazione, saccheggio, resistenza, violenza e lesioni a pubblico ufficiale. Negli incidenti erano rimasti feriti 25 agenti di polizia.
NAPOLI
Collisione in mare due dispersi
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ollisione tra un mercantile e un peschereccio nel Golfo di Napoli. L’incidente è avvenuto intorno alle 8 del mattino tra Ischia e Procida: il cargo Jolly Grigio si è scontrato con il peschereccio Giovanni Padre di Torre del Greco, con tre persone a bordo, che è affondato. Due i dispersi, mentre il terzo componente dell’equipaggio è stato ricoverato solo con leggere escoriazioni.
GELA
ACCOGLIENZE
di Pierluigi G. Cardone
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Droga in cambio di buoni pasto
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uoni pasto in cambio di droga a Gela, in provincia di Caltanissetta: un giovane spacciatore si faceva pagare con i ticket dai suoi clienti sprovvisti di denaro. Nello scooter di Alessandro Rolla, 29 anni, gli agenti hanno trovato 12 grammi di cocaina. Nella sua abitazione sono stati poi sequestrati banconote per circa 4.500 euro e 27 buoni pasto intestati a un’impresa metalmeccanica.
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SECONDOTEMPO SPETTACOLI,SPORT,IDEE in & out
NOTE PROFETICHE
LONDON CALLING LA RIVOLTA DELLA MUSICA
Adrian Mutu Dopo la notte brava escluso a vita da nazionale rumena
Cameron Diaz “Vorrei smettere di lavorare, sogno un marito ricco”
Laura Pausini Il nuovo singolo sul sito e in radio dall’11 settembre
Eto’o Affare fatto con l’Anzhi 80 milioni di euro in quattro anni
La più famosa canzone dei Clash era stata proposta come jingle per le Olimpiadi britanniche, ma parla dei riot delle città inglesi
di Elisa Battistini
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hissà se qualcuno, prima di proporla come “jingle” delle Olimpiadi londinesi ne aveva letto il testo. A inizio agosto la Bbc dava London Calling dei Clash come ritornello designato per le pubblicità del “conto alla rovescia” verso i Giochi 2012. Pochi giorni dopo la notizia suona quanto meno paradossale. Perché London Calling (1979) non solo non è per niente una canzoncina felice, visto che richiama tensioni sociali e pure la paura causata dall’incidente nucleare di Three Mile Island. Il paradosso vero è che il brano che dà il titolo a uno dei più grandi dischi del rock inizia così: London calling to the faraway towns, now that war is declared and battle come down. Cioè: “Londra sta chiamando le città lontane, ora che la guerra è dichiarata e la battaglia è arrivata”. Letta mentre dalla capitale inglese è partito un riot che, nel giro di tre giorni, ha tirato in ballo Birmingham (con tre morti investiti), Manchester, Liverpool, è quasi inquietante. Probabilmente, i giovanissimi che stanno assaltando i negozi non conoscono neppure i Clash. O forse sarà come sostiene Marcus Gray, che sulla band ha scritto un libro, ovvero che London Calling è un brano “diventato familiare e di cui si è perso il significato originale”. Sarà quel che sarà, ma oggi quella canzone riassume all’improvviso i propri connotati. Quelli voluti e cercati da una band politicizzata, che esordisce con un singolo che si intitola White Riot nel 1977. Cantando: White riot/ I wanna riot/ White riot/ a riot of my own/ Black people gotta lot a problems/ But they don't mind throwing a brick/ White people go to school/ Where they teach you how to be thick. Incitando insomma la “rivolta bianca”, nel senso dei
bianchi benestanti inglesi. “Rivolta bianca, mi voglio ribellare, rivolta bianca, la mia rivolta personale. I neri hanno molti problemi, ma non ne hanno a lanciare un mattone, i bianchi vanno a scuola, dove ti insegnano come diventare cretino”. Non è insomma che sulle intenzioni dei Clash e del suo leader Joe Strummer (morto nel 2002 per un infarto) si possa dubitare. Tanto che proprio da una loro canzone dei primissimi anni Ottanta, Rock the Casbah, la reporter Robin Wright ha tratto il titolo del suo ultimo libro sulle rivolte arabe. Insomma: tutto torna. I Clash non hanno però “agito da soli”. Non solo perché nel rock la ribellione è pervasiva. Soprattutto perché nella musica britannica diventa genere con il punk. Torna, quindi, anche che i Clash fecero da spalla, nel 1976 a Sheffield, a un concerto dei Sex Pistols che del punk furono i fautori. Certo, co-
Il gruppo di Joe Strummer esordì con un singolo che incitava l’insurrezione dei benestanti struiti a tavolino, diabolicamente voluti dal produttore Malcom McLaren e vestiti dalla di lui moglie Vivianne Westwood. A differenza di Strummer, gli strali di Johnny Rotten, cantante dei Pistols, si configurano infatti subito come meno politici e molto molto molto più nichilisti. È QUESTA LA VENA da inseguire per capire come, trent’anni fa, il punk e i suoi epigoni furono profeti rispetto a quel nichilismo contro il benessere, a quel luddismo da XIX secolo che vediamo all’opera in alcune sacche della rivolta inglese. Il rantolo dei Pistols non era direttamente politico (anche se grondante di reazione anti-conservatrice) ma il riot di questi giorni risuona molto anche di Anarchy in The
U.K., del 1976, che non parla di ingiustizia, come i Clash, ma incita cieco disordine. Anarchy for the U.K/ Your future dream is a shopping scheme/ 'Cause I wanna be Anarchy In the city How many ways to get what you want I use the best I use the rest I use the enemy I use Anarchy. Detta altrimenti: “Anarchia per il Regno Unito/ Il tuo sogno futuro è una programma per lo shopping/ Perché io voglio essere l’anarchia. In città/ Di tante vie per ottenere quello che vuoi/ io uso la migliore, uso gli altri/ io uso i nemici/ io uso l’anarchia”. Rotten – che significa “marcio” ed è (grazie al cielo) solo il nome d’arte di Johnny Lydon – è parabola vivente di una voglia di mettere a ferro e fuoco che si spegne nell’affermazione di sé. Perché, mentre il bassista tossico della band, Sid Vicious, ci lascia davvero le penne al Chelsea Hotel nel 1979, Lydon/Rotten continua a suonare con il suo vero (e raffinatissimo) progetto musica-
le, i Pil. Per poi, negli anni Novanta, imbastire una reunion dei Pistols (dichiarando che aveva bisogno di soldi), andare sull’Isola dei famosi britannica e, ora, far parte di un gruppo di testimonial che tutelano “ville e parchi” della Corona. DA UNO CHE CANTAVA rabbiosamente God Save the Queen/ The fascist regime(Dio salvi la Regina, il regime fascista), con un ritornello che ribadiva martellante There’s no future for you (Per te non c’è nessun futuro), è la sfacciata rivelazione di una farsa. Anche la rivolta, con il punk, diventa marketing. Se il cinismo (e la genialità) di Rotten gli ha sempre consentito di cavalcare paradossi e contraddizioni della società dello spettacolo, non è stato così per tutti. Nel cosiddetto “post punk”, band e au-
tori musicali hanno analizzato freddamente e senza speranza la possibilità di un riscatto sociale che partisse dalla middle class. La società del benessere, lungi dall’essere scossa dal senso di ingiustizia che porta la gente per le strade, è annoiata e semmai repressa nei suoi istinti più violenti. La società inglese, per i suoi osservatori più sottili, desidera il riot solo per far riemergere l’istinto tenuto a bada dalla buona educazione, dalla scuola, dalle strutture del lavoro che garantiscono il consumo. Il profeta di molte band fu James G. Ballard, il grande scrittore morto nel 2009, allora piuttosto “di moda” nella cultura alternativa anglosassone. Autore di Condominium (1975), storia di un perfetto grattacielo di lusso londinese dove si scatena una vera e propria guerra, Ballard (che diceva: “In una società sana l’unica libertà è la follia”), tratterà il tema per il resto della sua vita (Millennium People è del 2003 ma forse, dopo Condominium il suo capolavoro nel genere è Un gioco da bambini, storia del massacro di 32 adulti in una ricca enclave a pochi passi dalla City). Non è un caso, allora, neppure che i Sex Pistols e Ballard influenzeranno un altro profeta del nichilismo: Ian Curtis, il leader dei Joy Division. Da Ballard, Curtis mutuerà persino il titolo di una canzone: Atrocity Exhibition, titolo appunto del libro più importante dello scrittore. Asylums with doors open wide, Where people had paid to see inside, For entertainment they watch his body twist, Behind his eyes he says, “I still exist”. This is the way, step inside. Canta Curtis: “Manicomi con le porte spalancate, dove le persone hanno pagato per vedere dentro, per divertirsi guardano il suo corpo ondeggiare, dietro i suoi occhi dice: ‘Esisto ancora’. Questa è la via, venite dentro”. Certo, il percorso dei Joy Division nel quadro della “ribellione” è, come quello ballardiano, meno eclatante, più chirurgico e spietato e già perfettamente delineato in Disorder , canzone del 1979 in cui Curtis cantava quel “vuoto” da cui probabilmente le so-
La copertina di “London Calling” vista dall’artista Erika Simonds; nella foto piccola Joe Strummer (FOTO MILESTONMEDIA/OLYCOM) cietà del benessere non si sono mai riprese (I’ve got the spirit, but lose the feeling - Possiedo lo spirito ma perdo il sentimento). DAL PUNK NASCONO anche gli Wire che in una canzone tratta da 154 sembrano descrivere con precisione meccanica quello che in questi giorni si è cercato, in molti casi, di mettere in luce nelle trame delle città inglesi a ferro e fuoco. I figli del consumismo che spaccano vetrine (per altro, spesso, di negozi di immigrati), con in mano blackberry, con i vestiti griffati, sono i figli dell’incertezza sociale ma anche della tecnologia e della società dell’apparenza. La fine di On returning (“Di ritorno”, forse a una condizione bestiale), recita: ...your sons and daughters registered naught under intensive electronic scanning [...] Never lacked a sense of theatre on returning with the tab you've gained. A head of world service, the best of your culture. An evening of fun in the metropolis of your dream. “...i tuoi figli e le tue figlie annotano il nulla sotto un’intensiva scansione elettronica [...] Non è mai mancato un senso teatrale di ritorno con l’etichetta che avete guadagnato. Un capo dei servizi dal mondo, il meglio della vostra cultura. Una serata di divertimento nella metropoli dei vostri sogni”. Quando tutto è perfetto, tutto è in regola, tutto è programmato e il benessere trionfa, lì c’è il gelo del disagio. Sempre nel 1979, gli Xtc la raccontavano in maniera diversa – o forse non così tanto – in un bozzettino pop-punk sottilmente inquietante: Making plans for Nigel. Due genitori fanno “piani” per il figlio, Nigel “Vogliamo solo quel che è meglio per lui”: We only want what's best for him We're only making plans for Nigel He must be happy He must be happy in his work. Il giovane Nigel “deve essere felice. Deve essere felice nel suo lavoro”. Tutto sotto controllo per Nigel, insomma. Forse anche per questo i suoi, di figli, si sono arrabbiati. È il riot dei bianchi cantato da Strummer ad apparire ancora lontano. Così come pare, oggi, difficile sentire London Calling come musichetta pre-olimpionica.
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SECONDO TEMPO
POLVERE DI ROCKSTAR
VASCO, COME SEI LASCO
L’elenco dei farmaci, le promesse, le punture a Ligabue: va bene tutto meno la musica di Andrea
Scanzi
uanto parla, Vasco Rossi. Di fronte ai suoi ormai ciclici fiumi in piena, in cui da una parte attacca la stampa e dall’altra la usa genialmente (come ha sempre fatto), le reazioni sono tre. Il timore per una condizione psicofisica problematica, dalla “macchia nera sopra il polmone” agli sfoghi – su Facebook, sui quotidiani: ovunque – in cui il primo desiderio sembra quello di ribadire, anzitutto a se stesso, di esistere. Vivo e, in quanto pubblicamente fragile, a suo modo invulnerabile. C’è poi l’imbarazzo di assistere, per desiderio ostentato del protagonista, al calvario esistenziale di una figura che rinuncia al ruolo di vip per presentarsi come uomo: ferito, malato, indomito.
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E POI IL TERZO aspetto: la capacità di rompere “le vecchie e obsolete leggi del business” (e degli uffici stampa). Il Vasco attuale non è irraggiungibile: cerca, al contrario, il sistematico confronto diretto. Una rivoluzione, a suo modo: il suo atto più dichiaratamente rock degli ultimi anni. Che però, a lungo termine, può ritorcerglisi contro. Quando esterni a raffica, vieni presto a noia e prima o poi – prima – qualcuno ti prende per pazzo. A lungo andare noioso. E allora ti butta via. Dopo averti trasformato da convalescente celebre a telenovela estiva. “Da questo momento mi sento entrato fra i liberi” (ieri al Corriere della Sera). “A tutti quelli che dicono che sono impazzito (...) rispondo che ai miei fans fa piacere questa mia quotidiana presenza sul Web (...) sono terribilmente confu-
si e hanno veramente bisogno che qualcuno gli chiarisca il significato di certe parole come diritto dovere libertà democrazia” (ieri a La Stampa). Vasco si mette in piazza e la piazza parla di lui. Con un paradosso evidente: Vasco non fa notizia per le sue opere, ma per la cartella clinica. Addirittura ieri ci ha fatto sapere dettagliatamente, dalla sua pagina Facebook, le dosi dei farmaci di cui fa uso. “Si tratta di: 1 antidepressivo al dì, l'Effexor (...) 1 ansiolitico al bisogno, lo Xanax (che ha effetti collaterali molto inferiori a farmaci come il Tavor o il Minias), 1 complesso vitaminico studiato appositamente per me (...) Tutto qua”. Vasco fa notizia anche per le polemiche con Ligabue, definito “presuntuoso e arrogante” per quel suo “signorile silenzio che non sopporto”, come se “lui credesse davvero di
poter competere con me”. Vasco attacca Ligabue. Ligabue non replica (lui è buono). E tutti a schierarsi. Dimenticando – ma Vasco lo sa benissimo – che la polemica attiene al paranormale. Riguardando infatti due cantanti che, per dirla con Gianni Clerici, paiono (artisticamente) “postumi in vita”. I due simulacri non hanno mai avuto granché in comune. Citando Celentano, Vasco è rock e Liga lento. Il primo ha interpretato come nessuno in Italia il ruolo di dannato ruspante e vivente spericolato. Il secondo era e resta un Franceschini del pop.
tivo con gusto. E furbizia: di recente ha codificato l’invettiva situazionista. Buonanotte all’Italia, Caro il mio Francesco (che sta all’Avvelenata di Guccini come Veltroni a Bob Una recente immagine di Vasco Rossi (FOTO ANSA)
ACCOSTATO improvvidamente a Bruce Springsteen, rappresenta la versione più vicina (e più riuscita) di post-Battisti. Nostalgico e rassicurante, romantico e vezzosamente tamarro. Inventore di niente, ma deriva-
WINEHOUSE Rubati i testi del disco inedito on c’è pace per Amy Winehouse. Dopo la morte Narrivato prematura della star di “Back to Black”, è già il tempo degli sciacalli. Ieri sono stati rubati
Kennedy). Con chi ce l’ha? Proprio con Vasco? Non si sa. Liga è genericamente arrabbiato, autoreferenzialmente infastidito e rigorosamente cerchiobottista. Non fa nomi, così nessuno si offende. E lui passa per ribelle. L’evoluzione ultima del tengo famiglia: fingersi urticante per ribadirsi nazionalpopolare. Chapeau. La battaglia tra il Komandante Logorroico e il Mediano Divo è cominciata nel 1999, quando il non-rocker di Correggio rilasciò l’ennesima intervista in cui stigmatizzava l’uso delle droghe e lo stereotipo secondo cui, per essere fighi, occorra morire giovani. In quei giorni – 31 maggio 1999 – scompariva per droga Massimo Riva, chitarrista e amico di Vasco, che accusò Ligabue di moralismo. Così fino a oggi, vaschisti versus ligabuisti: tribù, peraltro, permalosissime. Più che mestiere e vendite, Liga e Vasco si somigliano veramente in un aspetto: la crisi creativa. La disarmante pochezza degli ultimi dischi. Entrambi hanno scritto grandi canzoni. SOPRATTUTTO Vasco, i cui brani più ispirati stanno invecchiando molto meglio di quelli del rivale. Ligabue ha doti, come attestano esordi, libri e film, ma ulula la stessa canzonetta da 16 anni. Se chiedi in giro, non ne trovi uno che non lo accusi di plagiare se stesso. Eppure ha appena piazzato 14 dischi in classifica, a conferma di quanto gli italiani siano scissi: non appena compiono un’azione, se ne dissociano. Anche Vasco ha smarrito il tocco. Urli da muezzin, intercalare truzzi, “eeeeeeh” come se piovesse. Aiuto. Nelle pseudo-piccona-
nella casa londinese della rockstar, a Camden square, effetti personali della cantante tra cui testi di canzoni inedite relative all’album cui stava lavorando, libri di poesie, lettere e altri effetti personali. Secondo il quotidiano “Sun”, ignoti si sarebbero introdotti nell’edificio e sottratto i preziosi testi: mancherebbero all’appello anche una delle chitarre preferite della cantante, oltre a un paio di libri di poesie e alcune lettere appartenute alla cantante. Mitch Winehouse, il padre di Amy, si è detto amareggiato per il furto, tenendo conto del fatto che probabilmente i testi sarebbero stati sottratti da una delle poche persone che ha avuto accesso alla casa dopo la morte della cantante, il 23 Luglio scorso: una ventina tra amici, familiari e agenti di sicurezza.
te, Vasco ha però sottolineato una inderogabile svolta cantautorale: mai più rockstar, bensì cantautore. Come avrebbe voluto Fabrizio De André (che adorava entrambi). E come aveva fatto 13 anni fa nel suo ultimo album compiuto, Canzoni per me. La malattia potrebbe condurlo a una rinascita folk, intima e sentita. E Ligabue? Da tempo si vocifera di un concept acustico, stile Nebraska. Ma non lo incide. Forse per paura di non monetizzare abbastanza. Vasco e Liga non sono più cantanti, ma appartenenza acritica. Icone, feticci, monoliti. MASSIMO rispetto, e tanti auguri al rocker di Zocca. Insistere (artisticamente) su di loro, equivale però a scattare una foto sbagliando inquadratura. Non è più musica, ma gossip. Celebrazione del tem-
In questa febbre da esternazione c’è una nuova fragilità umana, ma pure la solita astuzia nel saper usare i media po andato. Accanimento terapeutico. Forse sarebbe ora di parlare di chi ha davvero qualcosa da dire: nei dischi, non su Facebook. “Non dovete badare al cantante”, piagnucolava anni fa Ligabue. Aveva ragione. Soprattutto se il cantante fa notizia solo quando disserta di cicatrici e ombelichi.
CINEMA LIBERATO
Bentornato, zio di Brooklyn di Giuseppe Lo Bianco
ullio Ketzich lo definì “un Tricorda paradiso di diseredati che “Il monello” di Chaplin e il sogno mortuario di “Accattone”’’. Sparito dalle sale, per anni costretto al buio della clandestinità dalla ritorsione di un produttore forse troppo suscettibile, e rimasto un oggetto di culto per pochi appassionati che ne possedevano il vhs senza i
Maresco: “De Laurentiis ci credeva i nuovi De Sica e Boldi, poi ci ha messo in quarantena”
sottotitoli in italiano è tornato ieri in piazza al festival di Locarno in versione restaurata (la stessa che entrerà in commercio a settembre), “Lo zio di Brooklyn”, capolavoro in bianco e nero della metà degli anni ’90 ambientato a Palermo, frutto del mondo visionario di Franco Maresco, magistralmente fotografato da Luca Bigazzi. A sbloccare un oblio di 16 anni è stato un appello di un centinaio di fan e intellettuali che nel marzo scorso si rivolsero ad Aurelio de Laurentiis, che per 16 anni aveva “sequestrato il film”, dopo le accuse brucianti a lui rivolte da Maresco: lo definì “un mercante con la sensibilità di un macellaio”. A Locarno ieri c’era anche Franco Maresco. Lo abbiamo intervistato. La forza di un appello può salvare, dunque, un pezzo di cinema di qualità? Sembrerebbe di sì perché per diverso tempo piccoli
produttori e distributori di home video hanno provato ad acquistarlo, senza successo. L’appello è servito a dare una mano anche a un distributore francese, che due anni fa aveva proposto in Francia “Totò che visse due volte” e oggi impegnato a distribuire “Lo Zio” anche oltralpe. Quando con De Laurentiis il contratto si ruppe, voi gli dichiaraste “guerra”, lo trasformaste in macchietta in un memorabile Cinico Aurelio, in onda su Rai tre. Se ne è mai pentito? No, in quel momento fui, a ragione, molto polemico. “Lo Zio di Brooklyn” fu prodotto da Galliano Juso, un mito della serie trash degli anni ’70, che cedette i diritti a Filmauro. Reduci dai successi di Cinico Tv, De Laurentis ci aveva scambiato per i nuovi De Sica e Boldi in salsa siciliana, senza capire che esprimevamo un mondo as-
sai diverso. Quando firmammo un contratto per due nuovi lungometraggi, esercitò forti pressioni per modificare il nostro stile. E allora scrissi una lettera aperta all’Unità, volli che quella vicenda fosse conosciuta da tutti perché era rappresentativa di un intero sistema produttivo, quello del cinema italiano, attento esclusivamente al botteghino. Solidarietà? Nessuna, nessun giovane autore aprì bocca, nonostante fossimo due cineasti autonomi contro un colosso del cinema commerciale. E questo è significativo delle cose italiche. Il cinema commerciale ha stravinto? Oggi tutto è denaro, in Italia autori ben più autorevoli di me battono in ritirata perché non li ascolta più nessuno. E a modo suo De Laurentiis è un genio, perché riesce a fiutare tutto quello che è più be-
Ciprì e Maresco nel 1995, alla presentazione dello “Zio di Brooklyn” (FOTO ANSA)
cero per offrirlo allo spettatore italiano. È l’unico produttore rimasto all’antica, con i soldi veri, non ha bisogno del sostegno dello Stato o delle Film Commission. E per questo è il più potente di tutti. A proposito di Christian De Sica, vi ha citati come campioni di volgarità. Vuole replicare? De Sica incarna lo spirito della Filmauro, è come se Cicciolina desse della puttana a chi mette la minigonna. È so-
lo un comico patetico che, a differenza di Boldi, attore vero, non riesce a far ridere neanche gli amici di famiglia. Dopo oltre vent’anni, lei ha rotto con Daniele Ciprì, approdato a un cinema,per così dire, “normalizzato”: rispettabile scelta artistico-professionale, o tradimento di antichi valori perseguiti in anni di cinema sperimentale? Come direbbe uno dei mei attori, “non comment”.
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Venerdì 12 agosto 2011
SECONDO TEMPO
+
IL PEGGIO DELLA DIRETTA
TELE COMANDO TG PAPI
Onorevole fast food di Chiara
Paolin
g1 T Parole col bilancino, un taglia e cuci da sartoria fine, niente pacchianate nel giorno in cui il Presidente della Repubblica scende pesantemente in campo a far capire quanto si stia scherzando col fuoco. La giornata politica è un tango calibrato: prima il colloquio al Quirinale, poi il discorsetto di Tremonti alle Commissioni, la promessa di un consiglio dei ministri per oggi (a mercati sigillati). Buono o cattivo segno? Niente tagli agli stipendi nel settore pubblico, continua la danza, giusto un contributo di solidarietà - dicesi soldi - e altre cosette così. Reazioni: Bossi non è contento, l’opposizione pretende “distinguo e chiarimenti”, c’è un “Fini allibito” e solo “alcuni malumori” nel Pdl del quartetto riottoso. Perla di serata, l’avvocato del generale Adinolfi: “Bene il
passaggio dell’inchiesta P4 da Napoli a Roma”, ha detto. Di questi tempi, una loggia scoperta è quasi una benedizione. g2 T Bossi fa la sua parte nella recita del disastro. Gli chiedono se sia d’accordo a tagliare le pensioni, bloccare gli stipendi pubblici e soprattutto fare cassa con nuove tasse sulla casa e prelievi forzosi sui conti correnti. Lui, ormai sorretto a mano dal cerchio magico, sbiascica il solito intruglio: “Ehm, bah, umpf. Tremonti è stato poco chiaro”. La goccia di lenitivo è la mamma del ragazzo morto sgozzato da un coetaneo con una bottiglia. Il volto della donna, alleggerito da un dolore già sublimato, esprime grazia. La bocca dice parole di pace: “Piango per mio figlio, e anche per quel giovane che lo ha ucciso”. Ecco dov’era finita l’immortale quota di uma-
nità che si salva anche nei momenti più bui. g3 Napolitano lo sa che davvero “tutto sta precipitando”, come dice Gianni Letta, e per questo ha voluto incontrare subito Berlusconi e Tremonti. Tornerà a Stromboli più tranquillo? Dipende. Dipende da quello che il ministro delle finanze, tremebondo in mattinata, s’è sentito dire da Mario Draghi. Dipende se Bossi fa sul serio quando accusa Draghi di manovrare contro il governo (tra parolacce e rantoli non è semplice capirlo), e se i quattro falchetti del Pdl verranno abbattuti al volo o faranno definitivamente schiantare il sistema. Bersani ha un solo verbo, soggetto e predicato: “Non deve tremare il polso”. Ma tutti guardano con timore alla giornata odierna valutando fragile il guadagno di ieri in Piazza Affari. Basti dire che Casini ha dato letteralmente dello scemo a Tremonti, che la Camusso - intervistata dalla Berlinguer - giudica uno schiaffo la libertà di licenziare proposta come panacea alla crisi. Forse sarebbe meglio pensare agli sprechi della casta, a quel menù lussuoso con prezzi da fast food che gli onorevoli si godono ogni giorno. Alla pancia nostra.
T
Più pillole che storie
di Luigi Galella
nella fantasia e nella volontà, la tv è Acercasfittica vittima di un paradosso. E si dibatte alla riincessante di storie, per nutrire il suo esausto repertorio di volti, attingendo al patrimonio inesauribile della realtà. Ma è sempre più incapace, linguisticamente, di trasmetterle. Perché le storie – i personaggi, le psicologie, le avventure della vita – hanno bisogno di un respiro lungo per rappresentarsi, mentre il linguaggio televisivo si sviluppa sempre di più nella dimensione della sincronia. “La velocità è la forma di estasi che la rivoluzione tecnologica ha regalato all’uomo”, scrive Milan Kundera in uno dei suoi ultimi romanzi, La lentezza. E se è vero che tutto o quasi è utilmente riducibile, bisogna diffidare di chi pensa di propinarti l’Odissea in pillole, come se l’intera epopea di Ulisse potesse contrarsi in pochi attimi. Perché questo, bene o male, facciamo guardando la tv: assumiamo pillole. Concentrati di esistenze, che ingoiamo con un po’ d’acqua, per mandarli giù. Sarebbe interessante, ad esempio, conoscere delle storie di donne comuni. Con un taglio di genere, auspicabile, che non ha certo esaurito la sua Mario Giordano, ideatore urgenza culturale o di di “Storie di donne” denuncia politica. La (F A ) violenza sulle donne continua infatti a esercitarsi a ogni latitudine ed è una piaga familiare quotidiana, trasversale alla stessa condizione sociale. Ma ogni racconto ha bisogno di tempo. Mentre le interviste e i reportage, soprattutto quelli più à la paOTO
NSA
ge, si strutturano su un montaggio serratissimo. Su quel medio linguaggio televisivo, efficace ma indistinguibile fra un modello e l’altro, dalla struttura ritmica molto rapida, che predilige la confezione del racconto al racconto stesso, finendo per ridurre quest’ultimo ai suoi termini essenziali. Di questa necessità linguistica soffrono le “Storie di donne”, programma di Mario Giordano e Alberto D’Amico, in onda su Canale 5 il mercoledì in tarda serata, e più che di storie si dovrebbe parlare di frammenti, di minute scaglie, di pillole che suggeriscono, alludono, più che raccontare. Ana Rangelova è una ragazza bulgara giovanissima, molto graziosa, finita in carcere per uno zaino pieno di droga, proveniente dal Perù. Ci viene mostrato più volte il suo primissimo piano, il dettaglio degli occhi nerissimi e le labbra sensuali. Lei stessa parla di sé e di come abbia dato a sua madre, medico, un dispiacere incomprensibile per il suo status. E della libertà perduta, e dei cani e dei bambini, la cui visione, una volta che si è fuori, si fa d’improvviso meravigliosa, perché dentro, sembra strano, ma non li vedi mai. Katia Figini, invece, faceva la segretaria di un’importante casa editrice. E ora è una trail runner, che corre nel deserto, sui ghiacciai, fra le montagne. Uno sport estremo. Supermaratone di 100 chilometri, almeno. E racconta di quando in Namibia, al sessantesimo km di una gara, di notte, fu sorpresa da due luci nel buio che le sembravano dei catarifrangenti e che erano invece gli occhi di un ghepardo. Immagini suggestive, che potrebbero ricostruire o evocare la narrazione affascinante di una vita. Ma il tempo della tv non ha più tempo, e la lentezza è un tabù in bianco e nero. Oggi, c’è appena lo spazio per brevi, concitate, fuggevoli istantanee.
LA TV DI OGGI 11.25 TELEFILM Don Matteo 3 “Scandalo in città ” “Sequestro di persona” 13.30 NOTIZIARIO TG1 TG1 Economia 14.10 ATTUALITÀ Verdetto Finale 15.00 TELEFILM Il Maresciallo Rocca 4 “Veleni” 17.00 NOTIZIARIO TG1 17.10 PREVISIONI DEL TEMPO Che tempo fa 17.15 TELEFILM Heartland 17.55 TELEFILM Il Commissario Rex “Ultimo gioco” 18.50 GIOCO Reazione a catena 20.00 NOTIZIARIO TG1 20.30 DOCUMENTI DA DA DA 21.10 FICTION Soraya “Puntata unica” 23.30 ATTUALITÀ TV7 Estate 0.35 RUBRICA L'Appuntamento 1.05 NOTIZIARIO TG1 Notte - Che tempo fa
13.50 RUBRICA TG2 Eat Parade 14.00 TELEFILM Ghost Whisperer 14.50 PRIMA TV RAI TELEFILM Army Wives 15.35 TELEFILM Squadra Speciale Colonia 16.20 TELEFILM The Good Wife 17.05 PRIMA TV TELEFILM 90210 17.45 NOTIZIARIO TG2 Flash L.I.S. - Meteo 2 Rai TG Sport - TG2 18.45 TELEFILM Cold Case 19.35 TELEFILM Senza traccia 20.30 NOTIZIARIO TG2 21.05 RAIDUE REWIND TELEFILM N.C.I.S. “Autoaccusa” “Cuori spezzati” “Intrusione” 23.25 NOTIZIARIO TG2 23.40 RUBRICA Terra delle meraviglie “Il Lazio” 0.25 TELEFILM Close to home “La rissa”
Meteo - TG3 - Meteo 3 14.45 RUBRICA TGR Piazza Affari 14.55 NOTIZIARIO TG3 L.I.S. 15.00 TELEFILM The Lost World 15.40 FILM Madonna che silenzio c'è stasera 17.15 DOCUMENTARIO GEOMagazine 2011 18.55 NOTIZIARIO Meteo 3 - TG3 - TG Regione TG Regione Meteo 20.00 VARIETÀ Blob 20.15 TELEFILM Sabrina vita da strega 20.35 SOAP OPERA Un posto al sole 21.05 DOCUMENTI La Grande Storia “Alla corte di Stalin” 23.20 NOTIZIARIO TG Regione 23.25 ATTUALITÀ TG3 Linea notte estate 0.00 ATTUALITÀ Blu notte - Misteri italiani
20.57 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 21.00 NOTIZIARIO News lunghe da 24 21.27 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 21.30 RUBRICA Meridiana - Scienza 1 21.57 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 22.00 ATTUALITÀ Inchiesta 3 (Interni) (REPLICA) 22.30 NOTIZIARIO News lunghe da 24 22.57 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 23.00 RUBRICA Consumi e consumi 23.27 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 23.30 RUBRICA Tempi supplementari 23.57 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 0.00 NOTIZIARIO News lunghe da 24 0.27 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo
/ Resident Evil: Afterlife
/ Qualcuno volò sul nido del cuculo Candle McMurphy, arrestato per piccoli reati, per sfuggire al carcere si finge pazzo. Ricoverato in un ospedale psichiatrico, McMurphy porta lo scompiglio nella rigida disciplina della capoinfermiera diventando il beniamino di tutti gli altri pazienti... Dal romanzo omonimo di Ken Kesey. Cinque premi Oscar: attore (Nicholson), attrice (Fletcher), regia, film e sceneggiatura.
La7 21,10
Sky Cinema 1 21,10
12.25 NOTIZIARIO Studio Aperto - Meteo - Sport 13.40 PRIMA TV CARTONI ANIMATI Detective Conan 14.10 CARTONI ANIMATI I Simpson 15.00 TELEFILM How I Met Your Mother 15.30 TELEFILM Gossip Girl 16.20 TELEFILM The O.C. 17.10 TELEFILM Hannah Montana 18.05 SIT COM Love Bugs 18.30 NOTIZIARIO Studio Aperto - Meteo - Sport 19.25 TELEFILM C.S.I. Miami 20.20 TELEFILM Standoff 21.10 FILM Snakes on a plane 23.10 PRIMA TV FILM Shiver 1.05 RUBRICA SPORTIVA Grand Prix: Prove sintesi 1.55 EVENTO SPORTIVO Motocross, Red Bull XFighters 2011
11.30 NOTIZIARIO TG4 Meteo - Traffico 12.00 TELEFILM Wolff 13.00 TELEFILM Distretto di Polizia 3 13.50 REAL TV Il tribunale di Forum - Anteprima 14.05 REAL TV Sessione pomeridiana: il tribunale di Forum 15.35 SOAP OPERA Sentieri 16.05 FILM Lo specchio della vita 18.55 NOTIZIARIO TG4 Meteo 19.35 SOAP OPERA Tempesta d'amore 20.30 TELEFILM Renegade 21.10 FILM Superfantozzi 23.15 FILM Ricchi ricchissimi... praticamente in mutande 1.35 NOTIZIARIO TG4 Night News 2.00 FILM La legge violenta della squadra anticrimine
10.25 REAL TV Le vite degli altri (Replica) 11.25 TELEFILM MacGyver “Due vite spezzate” 12.30 TELEFILM Diane, uno sbirro in famiglia “Un figlio da proteggere seconda parte” 13.30 NOTIZIARIO TG La7 13.55 FILM Africa Express 16.00 DOCUMENTARIO La7 Doc 17.00 TELEFILM L'ispettore Barnaby “Il club della lettura” 19.00 REAL TV Cuochi e fiamme (REPLICA) 20.00 NOTIZIARIO TG La7 20.30 ATTUALITÀ In Onda “Sacrifici e privilegi al tempo della crisi” 21.10 FILM Qualcuno volò sul nido del cuculo 23.45 NOTIZIARIO TG La7 0.00 FILM Star Trek: Primo contatto 2.00 DOCUMENTI La7 Colors
PROGRAMMIDA NON PERDERE
TRAME DEI FILM Quarto capitolo della saga.Alice, resa invincibile dal virus T, insieme ai suoi cloni attacca la base giapponese della Umbrella Corporation. L’insediamento viene distrutto, ma nel corso dell’operazione un’esplosione uccide tutti i cloni. Alice riesce a salvarsi, sfuggendo anche alle grinfie del cinico Albert Wesker. Sei mesi dopo la ritroviamo in volo verso l’Alaska in cerca della fantomatica “Arcadia”...
9.10 FILM Due madri per Eero 11.00 REAL TV Forum 13.00 NOTIZIARIO TG5 Meteo 5 13.40 SOAP OPERA Beautiful 14.45 FILM Un tuffo verso l'amore 16.20 TELEFILM Il Mammo 16.50 FILM Grazie nonna! 18.50 GIOCO La Stangata 20.00 NOTIZIARIO TG5 Meteo 5 20.40 VARIETÀ Paperissima Sprint 21.20 FILM So che ritornerai! 23.30 NOTIZIARIO TG5 Numeri in chiaro 0.00 PRIMA TV MEDIASET MINISERIE La profezia d'Avignone “Quinta puntata” 1.30 NOTIZIARIO TG5 Notte - Meteo 5 Notte 2.00 VARIETÀ Paperissima Sprint (REPLICA)
/ So che ritornerai! Anna Gastaldi (Manuela Arcuri), proprietaria delle Industrie Elettromeccaniche Gastaldi, ha una relazione segreta con Maurizio Mainardi, il compagno della sua migliore amica, Lisa (Valeria Milillo). Venuta a conoscenza della gravidanza dell’amica, Anna decide di lasciare Maurizio, ma, nel tentativo di fermarla, l’uomo rimane coinvolto in un incidente stradale. Prima di morire le fa una disperata promessa di ritorno...
Canale 5 21,20
La Grande Storia
TV7 Estate
In onda questa sera il film-documento “Alla corte di Stalin”firmato da Nicola Bertini. Per la prima volta la storia del dittatore sovietico e dei suoi seguaci viene raccontata con l’ausilio di filmati inediti, esclusivi, particolari, raccolti dagli archivi russi, divenuti pubblici dopo la caduta del comunismo. Protagonisti i tre fedeli e sottomessi vassalli di Stalin: Vjaceslav Molotov, Lazar Kaganovich e Lavrentij Berija.
Grande spazio alla crisi economica a “Tv7 Estate”che propone un raccontodiario dell’ultima, cruciale, settimana, con tutti gli avvenimenti che l’hanno scandita. E, ancora, in scaletta un servizio sui gravi incidenti che hanno coinvolto Londra e altre grandi città inglesi, un ritratto di New York ad agosto, un reportage da Teheran, che svela la voglia di normalità e democrazia dei giovani iraniani.
Rai 3 21,05
Soraya La vita di una ragazza normale viene stravolta all’improvviso dalla notizia che lo Scià di Persia ha visto la sua foto e vuole conoscerla. Inizia così, nel 1950, una delle storie d’amore più celebri del Novecento... La fiction, originariamente trasmessa in due puntate, questa sera riproposta in puntata unica, vede protagonisti Anna Valle ed Erol Sander (insieme nella foto). La regia è affidata a Lodovico Gasparini.
Rai 1 21,10
Rai 1 23,30
Venerdì 12 agosto 2011
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SECONDO TEMPO
MONDO
WEB
LA CLASSIFICA DI YOU TUBE
Ostia Beach batte tutti video più visti nell’ultima setI1)timana in Italia su You Tube. Ostia beach (max animazione radio globo video ufficioso ballo) Due simpaticissimi attori, sulle note del tormentone estivo Mr. Saxo Beat, descrivono una giornata di mare della classica coppia coatta romana (310.903 visualizzazioni) 2) Milan - Inter 2-1: Supercoppa Italiana 2011 Il primo impegno ufficiale della stagione richiama in video tantissimi appassionati (244.515 visualizzazioni) 3) As-roma.ru: Vasas - Roma 0-1 servizio Ancora calcio d’agosto in classifica: i tifosi giallorossi non si perdono la prima uscita stagionale della Roma (143.263 visualizzazioni) 4) Amichevole Napoli-Peñarol 1-1 04/08/11 La nuova squadra del presidente De Laurentiis fa già sognare i napoletani (112.721 visualizzazioni) 5) Amichevole Napoli-Sivi-
glia 1-2 07/08/11 Ancora Napoli, ancora i tifosi partenopei, che si riversano in massa sul Web per la seconda uscita stagionale degli azzurri di Mazzarri (107.365 visualizzazioni) 6) Pellegatti show: Milan - Inter 2-1: Ibrahimovic Boateng Gol - Supercoppa italiana 1080 HD Le incredibili evoluzioni sonore (canore?) del cronista Pellegatti a corredo della vittoria del Milan a Pechino. 7) Tg3 - Arrivano gli ufo? No, è solo un film! Il falso servizio del Tg3 sull’arrivo degli alieni (che fa parte di “L’ultimo terrestre” film di Gian Alfonso Pacinotti) rimane ancora in classifica (94.004 visualizzazioni). 8) Sintesi Amichevole a Chiusa Pesio Juventus-Cuneo 8-0 (05/08/2011) All’ottavo posto ancora calcio estivo, con la prima amichevole della nuova Juventus di Antonio Conte che batte il Cuneo (74.653 visualizzazioni).
SCF=Cinema Family SCC=Cinema Comedy SCM=Cinema Max
19.15 Solomon Kane SC1 19.15 Love Story SCP 19.20 Senti chi parla adesso SCF 19.20 Un amore all'improvviso SCH 19.25 Texas Rangers SCM 19.25 Il Missionario SCC 21.00 New Moon SCF 21.00 Paranormal Activity SCM 21.00 Volere volare SCC 21.00 Hope Springs SCP 21.10 Resident Evil: Afterlife SC1 21.10 Piovono polpette SCH 22.35 Mission: Impossible SCM 22.40 Soul Kitchen SCC 22.40 Le ali della libertà SCP 22.45 Holes Buchi nel deserto SCH 22.55 Master & Commander Sfida ai confini del mare SC1 23.15 L'illusionista SCF 0.25 Drag Me to Hell SCM 0.50 Ho visto le stelle! SCC 1.05 Questione di punti di vista SCP
SP1=Sport 1 SP2=Sport 2 SP3=Sport 3
17.45 Golf, The 2011 PGA Championship 1a gior. (R) SP3 18.00 Calcio, Bundesliga 2011/2012 1a giornata Bayern Monaco - Borussia Mö nchenSP1 gladbach (Replica) 18.00 Tennis, ATP World Tour Masters 1000 2011 Montreal: SP2 quarti di finale (Diretta) 20.00 Golf, The 2011 PGA Championship Dall'Atlanta Athletic Club, Johns Creek, GA 2a SP3 giornata (Diretta) 21.00 Calcio, Bentornata SP1 Premier League 22.30 Automobilismo, Ferrari Challenge 2011 Europa - SpaFrancorchamps: Gara 2 (R) SP2 23.00 Beach soccer, Serie A 2011 Poule Scudetto: Quarti di finale - prima parte (R) SP1 23.30 Tennis, ATP World Tour Masters 1000 2011 Montreal: SP2 quarti di finale (Diretta) 0.00 Beach soccer, Serie A 2011 Poule Scudetto: Quarti di finale SP1 - seconda parte (Replica)
RADIO A “Radio3 Mondo” la nuova corsa all’oro e il dramma della Siria Le Borse sono costantemente volatili e sottoposte a improvvisi terremoti. Gli investitori, piccoli e grandi, hanno già visto bruciare miliardi e miliardi dei loro soldi. Di fronte a una simile instabilità, meglio “tornare all’antico” e riprendere la corsa ai cari e solidi lingotti d’oro. Il prezzo del metallo giallo continua a crescere e rappresenta l’unica ancora di salvezza per una zattera come quella della finanza mondiale, ormai squassata dallo tsunami di perdite colossali. E ancora: il dilemma di Hezbollah. Mentre prosegue la repressione del regime di Bashar al Assad in Siria, il gruppo che governa il Paese dei cedri resta in silenzio, dopo aver appoggiato le azioni del rais agli albori della “primavera” di Damasco.
Radiotre 11,30
Ai cinesi sono bastate le fotografie che circolano in Rete (e che ritraggono l’ipotetico aspetto dell’iPhone 5) per mettere a punto il tarocco dell’attesissima, nuova versione del melafonino Apple. La versione asiatica si chiama Hiphone, costa dai 21 agli 86 euro (a di Pierluigi G.Cardone seconda della versione di software che si sceglie) ed è in vendita sul sito di e-commerce Taobao. La clonazione “fotografica” del nuovo smartphone Apple (le cui foto segrete circolano sui siti specializzati), del resto, è è IL CARPOOLING DÀ UNA MANO solo l’ultima impresa dei falsificatori asiatici, IL PASSAGGIO È ON LINE IN TEMPI DI CRISI che negli ultimi anni sono stati protagonisti Non puoi permetterti un aereo per le di taroccamenti clamorosi: dagli orologi vacanze? L’aereo costa troppo? Internet ti alle borse, fino a finire alla mitica Vespa. dà una mano. Nel mare delle offerte low cost per le ferie d’agosto, si fa sempre più strada il carpooling, ovvero la richiesta e l’offerta di passaggi in auto tramite il Web. I siti specializzati (da segnalare TWITTER IN CORSA PER IL NOBEL www.postoinauto.it) offrono tutta una È LA SCOMMESSA DEI BOOKMAKERS INGLESI serie di servizi a corredo, che vanno dalle Inghilterra, paese di scommettitori. E i famosi rassicurazioni sulla pulizia dell’auto di bookmakers spesso ci azzeccano. Proprio colui che offre passaggi, del quale viene per questo motivo, quindi, fa notizia il fatto sottolineato anche il grado di civiltà e di che, secondo le agenzie di scommesse rispetto della legge. d’oltremanica, Twitter sia uno dei candidati più seri nella corsa al premio Nobel per la Pace 2011. Prima del social network maggiormente utilizzato negli Stati Uniti (con una quotazione di 25.00), però, figurano due personalità della storia dei diritti umani. Al primo posto tra i papabili Nobel, infatti, figura il cubano Oswaldo Payà (quotato 7.50), promotore del progetto Varala che chiede, con un referendum, modifiche alle leggi introducendo i principi di libertà di associazione, di stampa e di libere elezioni, nonché il diritto a gestire imprese private e l’amnistia per i prigionieri politici. Sul secondo gradino del podio, invece, la russa Svetlana Gannushkina (quotata a 9), attivista dei diritti umani, che già l’anno scorso ha rischiato di aggiudicarsi l’ambito premio. A seguire, invece, proprio Twitter e altri due “mostri sacri” del Web, ovvero Facebook e Wikileaks, appaiati nella classifica virtuale dei bookmakers a quota 75. Insomma, forse la Rete non vincerà il Nobel per la Pace nell’anno in corso, ma certamente è destinata a farlo in un futuro neanche troppo lontano. l’hiPhone cinese, il logo di Twitter, il video di “Ostia Beach” su You Tube e la home page di Openleaks (
LO SPORT
I FILM SC1= Cinema 1 SCH=Cinema Hits SCP=Cinema Passion
è HIPHONE: VERAMENTE FALSO I CINESI TAROCCANO L’IPHONE 5
DOPO WIKILEAKS, ECCO OPENLEAKS IN EUROPA UN SITO DI WEB SPIONAGGIO
Julian Assange e la sua creatura hanno fatto scuola. Dopo il clamore suscitato dalla diffusione delle notizie segrete dei governi mondiali da parte di Wikileaks, ora anche l’Europa ha il suo sito Web di spionaggio mediatico. Da pochi giorni, infatti, è on line Openleaks. Nato in Germania grazie all’idea di Daniel Domscheit-Berg, ex portavoce tedesco di Wikileaks, uscito dall’organizzazione in polemica con il fondatore Julian Assange, il portale ha preso vita grazie alla cooperazione di diversi giornali europei e tedeschi, come ad esempio il quotidiano Tageszeitung, che per primo ha annunciato l’arrivo sul Web del sito. A parte le analogie fonetiche e di programma, tecnicamente Openleaks è molto diverso dall’originale. Innanzitutto, infatti, il portale ha una struttura grazie alla quale le notizie degli informatori segreti (le cui identità anche in questo caso sono coperte dal più totale anonimato, ndr) non vengono direttamente pubblicate in Rete, bensì messe a disposizione dei mezzi d’informazione e alle organizzazioni non governative che partecipano al progetto. Prima di andare a regime, Openleaks dovrà superare una fase di prova di quattro giorni, periodo durante il quale sarà sottoposto a test che ne valuteranno il grado di resistenza agli attacchi esterni. Come? Attraverso l’opera degli hacker di Chaos Computer Club (Ccc), il camping per pirati informatici più grande d’Europa che si sta svolgendo vicino Berlino. Se gli esperti del Ccc non riusciranno è I TREND DELL’ESTATE ITALIANA a bucare il GOOGLE SVELA LE PAROLE PIÙ CLICCATE sistema durante il Spiagge, film, musica... e calorie. Sono tempo prestabilito, da solo alcuni dei trend più ricercati dagli domenica Openleaks italiani su Internet. A svelare la particolari è “LA BEFFA” CONFESSA sarà pienamente classifiche uno studio di Google Italia, che L’OUTING DELL’HACKER ANTI-LEGA attivo e a disposizione ha analizzato le preferenze degli È giovane, fa l’impiegato, è di delle prime spie internauti di casa nostra facendo Fermignano e non è iscritto a informatiche. un’analisi sulle parole più cliccate nel nessun partito: è questo il motore di ricerca. Tra le spiagge, ad profilo reale di Ermes La Beffa, esempio, quella maggiormente richiesta colui che nei giorni scorsi era in Rete è la splendida Orosei, seguita da entrato nella pagina Facebook della Lega Fest di Palma di Maiorca, dalle siciliane Fermignano (piccolo paesino delle Marche Lampedusa e Lipari e dalla salentina governato dal partito di Bossi) per postare Porto Cesareo. Molto interessante, immagini razziste di presunti gadget in palio alla riffa inoltre, il rapporto degli italiani con la di paese. Il ragazzo – secondo quanto scritto in un famigerata prova costume. Mentre comunicato della Lega di Fermignano – si è anguria, melone e gelato sono le parole presentato ieri nella sede della segreteria più cliccate per quanto riguarda i valori provinciale del partito e ha fatto mea culpa, calorici degli alimenti, è strano – al dicendosi dispiaciuto per il suo gesto che, a quanto contempo – come le ricette dichiarato ai responsabili leghisti, non voleva dare maggiormente ricercate siano melanzane, fastidio a nessuno. caponata e peperonata: non proprio piatti freschi... Tra i film, invece, spadroneggiano Capitan America, Tekken e Harry Potter.
feedback$ Commenti all’articolo “La procura di Napoli: Berlusconi ricattato da chi comprava senatori” di Marco Lillo su IlFattoQuotidiano.it è COSENTINO Verdini/ Bisigani/ Bertolaso/ Dell’Utri/ Milanese/ Cappellacci/ ecc……. un elenco infinito di gente del Pdl da non uscirci insieme…. Fatti_Nostri è LE MALEFATTE del “capo” diventano l’occasione per i cortigiani per far quattrini e carriera; peccato che alla fine a pagare per qualsiasi manovra sporca sono sempre i cittadini onesti. Ancora una prova che, come dicono in tanti, l’Italia è una Repubblica fondata sul ricatto. maldicapo è DICIAMO che Berlusconi Silvio, in-fognato fino al collo in inchieste giudiziarie, non si dimette neanche in questo caso; mi chiedo, quando verrà il momento che gli Italiani manifesteranno il loro sdegno verso un simile individuo? kritikus è SE IN UNA nazione civile si sapesse che il primo ministro è stato arrestato per qualsivoglia motivo i titoli in borsa crollerebbero; se in Italia venisse arrestato Berlusconi i titoli si impennerebbero verso l’alto. DarioCar è SE RIUSCITE ad avere i nomi dei senatori venduti, fateli! Vogliamo saperli anche noi (anche se qualcuno già me lo immagino). kb è IN CAMPANIA per passare da ricottari a ricattari basta cambiare una lettera: la B. Massimo011 è E ORA si apre un nuovo fronte d’indagine sul corruttore di giudici. Hai voglia a chiedergli le dimissioni! nico5 è IL SIGNOR B. ne ha combinate di cotte e di crude. Possibile non lo abbiano ancora messo sotto processo visto che il vizietto di comprarsi i deputati certo non lo ha perso? ALE710 è B. RICATTABILE ? Ma no, ma che dite, e che mai avrebbe fatto? Lui è un uomo ricco e potente e non ha bisogno di queste cose! Ha solo 2 (ex) mogli, 5 figli (ufficiali?), 3 società quotate in borsa, un numero imprecisato in paradisi fiscali, 22 ville, 3 battaglioni di cocotte, 1 nave di escort( no non le macchine, lui usa solo audi A8), 5 (quasi 6) televisioni, un partito a carico e altri 3/4 a ricatto o a leasing, 68 guardie del corpo pagate da noi, Milano2, il San Raffaele 1 e 2 ecc. ecc. e.. basta!!!! Lui di queste cose non ne fa, quindi non è ricattabile. Forrest gump è AMMAZZA che branco di zozzoni! aigor1
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SECONDO TEMPO
PIAZZA GRANDE La via stretta all’austerità di Antonio Padoa-Schioppa
a via per uscire dal baratro nel quale il nostro paese rischia ormai di precipitare è una via stretta, esposta, difficile. Ma è una via obbligata. La diagnosi su quanto è stato annunciato sinora è purtroppo semplice e cruda: troppo poco, troppo tardi. Dopo avere negato per mesi che vi fossero rischi, quando questi si concretati i rimedi proposti sono subito apparsi inadeguati. La cura deve essere drastica su entrambi i fronti. Pareggio di bilancio entro il 2012, misure efficaci per la crescita. Due obbiettivi da ottenere con strategie congiunte. Taglio della spesa, aumento delle entrate, aumento della produttività, investimenti pubblici. Il tutto – questo è essenziale – con misure strutturali, non con misure una tantum.
L
NATURALMENTE occorre un ventaglio di interventi che avrebbero dovuto essere predisposti da tempo e che ora bisogna mettere a punto molto in fretta. Ne indichiamo alcuni, che ovviamente dovrebbero essere quantificati, selezionati e calibrati. Blocco delle nuove pensioni di anzianità; aumento celere dell’età pensionabile con l’obbiettivo di raggiugere almeno i 67 anni in tempi ragionevoli; aumento di uno o forse due punti di Iva; reintroduzione dell’Ici sulle prime case; aumento delle aliquote per i redditi elevati, con progressività accentuata, sino a sopra il 50 per cento per i redditi più alti; eliminazione immediata dei bonus per i parlamentari; reintroduzione della tracciabilità capillare dei pagamenti; lotta all’evasione con sanzioni accresciute; norme sulla flessibilità/sicurezza del lavoro in sostegno del precariato; aumento dell’orario di lavoro settimanale, con ritorno alle 40 ore. Un insieme di misure di questo segno sarebbe in grado di assicurare non solo l’equilibrio dei
conti ma anche l’aumento immediato della produttività, mediante un volume di risorse impiegabili da subito per investimenti pubblici ad alto ritorno in termini di crescita e di posti di lavoro. Ovviamente, ciò andrebbe fatto a condizione di stralciare le opere inutili e dannose (tra le quali il Ponte di Messina) concentrando gli interventi sulle infrastrutture per le quali i progetti siano esecutivi entro il 2011. In più, il volume di risorse così rese disponibili consentirebbe immediati interventi di equità – sulle situazioni di povertà vera, sul disagio sociale ormai insostenibile per interi gruppi sociali – senza i quali i sacrifici richiesti sarebbero inaccettabili. È anche
chiaro che il ritorno a una condizione di finanza pubblica sana consentirebbe in un futuro non lontano di rivedere alcune delle misure assunte in una fase di necessità. Scrivere queste cose è molto facile. Ottenerle molto difficile. Ma l’Italia ha mostrato in passato di essere capace di uno sforzo nei momenti eccezionali. E questo momento della nostra storia è eccezionale. È anche una questione di dignità: smettiamola di farci suggerire dagli altri cosa dobbiamo fare. Diciamolo noi e facciamolo, senza lamenti, con decisione, dimostrando che certi pregiudizi su di noi sono dopotutto ingiusti. In pochi anni la crisi e il declino possono essere scongiurati. Se si vuole, se si ha il coraggio necessario. Sia chiaro che non faremmo tutto questo per adeguarci all’Europa, né tantomeno per calmare i mercati, ma anzitutto per noi
stessi. Per tornare a creare una prospettiva per il futuro del paese, per evitare che i nostri figli e nipoti pensino (avrebbero tante giuste ragioni per farlo) che la generazione al potere ha badato al proprio benessere sacrificando loro. Come arrivarci? Il discredito di questo governo è ormai evidente; e lo è ancor più fuori d’Italia, in Europa e nel mondo, in misura allarmante, senza precedenti dalla fine della seconda guerra. A mio avviso ora dovrebbe essere l’opposizione a muoversi. Subito, da domani. Dovrebbe essere l’opposizione a controproporre un programma di governo immediato, drastico ma efficace, invitando la maggioranza ad ade-
guarsi. Dovrebbe, l’opposizione, giocare di anticipo, con coraggio. Questo e non altro vuol dire candidarsi davvero alla guida del paese. Occorrerebbe per un breve periodo un governo di unità nazionale, che assuma collegialmente la responsabilità di misure ovviamente impopolari, che scontenti un po’ tutti, che approvi una nuova legge elettorale, che risani un sistema dell’informazione ormai pericoloso per la democrazia, che parli ai cittadini e non agli elettori del giorno dopo. Occorre che il malcontento (ma anche il consenso, che sono convinto non mancherebbe) si distribuisca equamente in entrambi gli schieramenti.
Serve uno scatto da subito, i sacrifici peggiori prima si fanno meno gravi devono essere, e comunque è meglio decidere da soli cosa fare invece che tergiversare e farci imporre tutto dall’Europa
STA L’EUROPA facendo quanto dovrebbe per evitare una crisi, quella italiana, che affosserebbe l’euro e con esso probabilmente la stessa Unione europea? No, non lo sta facendo. Ma noi non possiamo dirlo – e tantomeno possiamo operare per far prevalere i rimedi corretti per il futuro dell’Unione europea, che sono semplici ed evidenti a chiunque voglia vedere la realtà, accantonando le strategie intergovernative costose e inefficaci dei governi di Germania e Francia – sino a quando non ci saremo messi da soli, nel rispetto dell’equità, sulla via giusta del risanamento e della crescita.
LETTERA DALL’ESILIO
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aro direttore, c’eravamo tanto armati per fronteggiare il pericolo terrorista, le masse dell’immigrazione islamica, i fondamentalisti amici di Al Qaeda, e ora scopriamo che a sfasciare le nostre città – Londra oggi come Atene ieri e forse Madrid o Roma domani – non sono folle inneggianti a Maometto ma turbe di saccheggiatori che razziano negozi di bianchi e di neri con la stessa furia. Non rubano farina come i poveri dell’assalto al forno di manzoniana memoria ma l’equivalente contemporaneo del pane quotidiano: tecnologia, iPad, cellulari, videogame. La loro improvvisa comparsa sulla scena britannica segna il fallimento di un’intera generazione di sociologi e analisti, esattamente come il crollo delle borse occidentali suona il de profundis per la credibilità degli economisti e del giornalismo finanziario.
Il segretario nazionale del Pdl Angelino Alfano (FOTO DLM))
É
di Bruno Tinti
TECNICHE DI SOPRAVVIVENZA S
e ci serviva una prova definitiva che i tempi sono maturi per un “governo tecnico” l’abbiamo avuta la settimana scorsa, quando Alfano ha preso la parola in Parlamento. Lui già è intelligente di suo; dopo il balbettio di B. ha fatto un figurone. Solo che, è strano, questa volta non ha pensato bene a quello che ha detto. “Niente governi tecnici: mettono le tasse e poi se ne vanno. Non rispondono al popolo”. Questo, più o meno, il suo discorso. Che naturalmente è giustissimo. E proprio questa è la ragione per cui, adesso, a noi serve un “governo tecnico”. Che siamo alla canna del gas non lo può contestare nessuno. Che sia una questione di soldi nemmeno: qui si deve decidere dove risparmiarli e, siccome i risparmi non bastano, dove prenderne altri. E poi si deve decidere anche che, nel prossimo futuro, la si pianta di fare debiti. Ora, nessuno discute che queste scelte siano intrinsecamente di natura politica; e, quando le cose vanno bene, o comunque non troppo male, è più che giusto che sia la politica ad adottare le scelte contenute nel programma che la maggioranza dei cittadini ha dimostrato di condividere. Poi, se le scelte erano sbagliate o se sono state realizzate male, alla prossima elezione ne risponderà. Ma, quando non ci sono alternative, quando la scelta una sola è, risparmiare e prendere soldi, la politica è del tutto inidonea a conseguire l’obbiettivo. Facciamo due esempi molto banalizzati. Servono soldi e al potere c’è la destra. Dove li prende? Ovviamente dai lavoratori dipendenti e dai pensionati. Dove taglia? Ovviamente nei servizi sociali, sanità e istruzione. Lotta all’evasione, “perseguitiamo” i lavoratori autonomi e gli imprenditori? Ma siamo matti? Ovviamente non si vuole suicidare. I cittadini che sceglie di tartassare non sono, per definizione, elettori di destra, il loro voto non cambierà dopo i prelievi forzosi. E, alle prossime elezioni, il consenso su cui conta la destra non sarà stato intaccato. Servono soldi e al potere c’è la sinistra. Dove li prende? Ovviamente dal popolo delle partite Iva, dai “padroni”, dagli evasori fiscali. Questa gente non vota a sinistra; e quindi il discorso non cambia. Insomma, ogni provvedimento scontenta qualcuno; è un’illusione pensare che i cittadini siano disposti a sacrificarsi. C’è sempre una clausola standard: prima quell’altro, che è molto peggio di me. Nel casino in cui ci troviamo non c’è dubbio che si devono scontentare tutti. I lavoratori dipendenti e i pensionati perché, a breve termine, non c’è modo di stanare gli evasori che costituiscono il popolo della partita Iva e gli imprenditori medio-piccoli. E i soldi servono adesso. Ma anche questi avranno da mugugnare perché, con effetto immediato (ma economicamente i risultati li avremmo tra qualche anno) si deve varare una politica di accertamenti e sanzioni fiscali e penali che non gli lasci scampo. E nessuno, medio-povero, medio-ricco o ricco, vuole sentir parlare di patrimoniale. E anche i tagli alla sanità e all’istruzione scontentano tutti, con prevalenza del ceto meno abbiente. Insomma, in bancarotta come siamo, tutti devono mettere mano al portafoglio. E nessuno lo vuol fare. E la politica è timida nell’obbligarli perché vuole sopravvivere. Sicché Alfano ha proprio ragione: il “governo tecnico” è quello che se ne frega del consenso dei cittadini, che “mette le tasse e poi se la squaglia”. Ecco è proprio quello che ci vuole .
di Flavia Perina
I “barbari” della porta accanto Da dieci anni l’Occidente si svena per combattere esotici nemici esterni e per difendere, all’interno dei confini nazionali, la sua cosiddetta identità culturale, giudicata sinonimo delle conquiste del benessere. Nella vulgata corrente, cui l’Italia filo-leghista è stata forse la massima interprete, erano gli stranieri il principale rischio per il progresso economico del paese, loro i “barbari alle porte” che minacciavano l’occupazione, i conti degli enti locali e dello Stato, l’equa ripartizione di posti di lavoro, servizi, case popolari, asili nido. Appena tre mesi fa l’emergenza nazionale era Lampedusa, con quelle poche migliaia di disgra-
GIUSTAMENTE
ziati sbarcati nell’isola assurti a simbolo dell’attacco del sud diseredato ai privilegi della nostra democrazia ricca ed evoluta. Adesso, improvvisamente, lo schemino dello scontro di civiltà è stato cancellato con un colpo di spugna. A minacciare il nostro equilibrio e forse la nostra democrazia non sono l’estremismo religioso, le tradizioni tribali importate insieme a braccianti e badanti, il burqa o i turbanti della islamizzazione strisciante, ma un prodotto “doc” dell’Occidente: la crisi dei mercati e l’esplodere di diseguaglianze sociali troppo a lungo negate.
A
Palazzo Grazioli, nei vertici sulla manovra prossima ventura, ci si interroga giustamente su quale sia la “piazza” più facile da affrontare: meglio vedere sotto al ministero dell’Economia i pensionati sessantenni o gli invalidi in car-
rozzella? Immagino si dia per scontato che i giovani e il mondo della ricerca, tartassati già da anni, ci saranno comunque. E si faranno sentire senza dubbio le donne, magari insieme a quelle centinaia di migliaia di “stagisti” – moderni servi della gleba senza salario – che scopriranno che il percorso per un lavoro retribuito si è allungato indefinitamente. Eccolo il vero scontro di civiltà che covava sotto la cenere e che non abbiamo voluto vedere. È la vecchia questione dei poveri e dei ricchi, del pane e delle rose, del confronto diventato intollerabile tra i garantitissimi e i non garantiti. L’Italia sta peggio di altri perché la classe dirigente del Pdl anziché governare il conflitto lo ha alimentato: gli insulti di Brunetta ai precari, gli inviti di Sacconi a lasciar perdere le ambizioni universitarie e a contentarsi delle scuole profes-
sionali, l’aggettivo “comunista” con cui è stata bollata dalla maggioranza ogni manifestazione di protesta, lo slittamento semantico per cui qualsiasi espressione di disagio è diventata “invidia sociale”, hanno gonfiato l’irritazione collettiva e un rabbioso senso di delusione.
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n governo serio affronterebbe tutto ciò offrendo al paese, prima del giro di vite che inevitabilmente arriverà, una sincera autocritica. Tre parole: abbiamo sbagliato, rimedieremo. Qualche segnale simbolico di riconciliazione. Una lettura della crisi un po’ più sofisticata del dito medio di Bossi o delle sparate di Berlusconi sugli orologi rotti della Borsa. Ma non è roba per questo centrodestra, e stavolta ironizzare sulla loro rozzezza non consola: il conto della loro insufficienza lo pagheremo tutti, molto salato.
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SECONDO TEMPO
BOX
MAIL Le balle di Formigoni “La Regione Lombardia come dice il governatore Formigoni non lascia mancare niente ai suoi ammalati, anzi sono i meglio trattati di tutte le regioni”. Balle! Sono un disabile motorio riconosciuto dalle strutture sanitarie inabile al 100% pertanto mi muovo in carrozzina. Il mese scorso sono andato in villeggiatura in una località del Trentino, e precisamente a Molveno, combinazione il fratello del titolare dell’albergo in cui eravamo alloggiati io e mia moglie, era anche lui disabile e aveva acquistato la nostra stessa vettura, con gli stessi adattamenti che ho fatto io e dalla stesso allestitore al prezzo di 12 mila euro. Ha fatto relativa domanda di rimborso alla propria regione e gli hanno rimborsato tutta la cifra. Io invece abito a Scanzorosciate in provincia di Bergamo, ho fatto la stessa richiesta di rimborso alla nostra regione e mi hanno risposto che non ci sono soldi. Caro governatore io sono disabile e mia moglie è pensionata con 880 euro al mese, visto che dite che questi rimborsi li date, mi aspetto che lei si informi e mi si dia quello che mi spetta perché i disabili sono tutti uguali. Visto che la Regione Lombardia è la più ricca d’Italia. Premetto che oltre a questo fatto, mi è stata rifiutata una carrozzina manuale nuova dopo quasi 6 anni (manderanno a verificare se la carrozzina vecchia è sistemabile) non le sembra una stronzata voi che di sprechi ne fate senza vergogna e viaggiate su auto di lusso e sempre nuove con l’autista a nostre spese. Silvano Bovi
Le bugie di Luca Zaia Poche settimane fa il governatore del Veneto Luca Zaia aveva escluso ogni ricaduta della crisi dovuta alla mal gestione di questo governo sui malati, affermando che il Veneto non applicherà i ticket aggiuntivi proposti dall’iniqua manovra firmata Tremonti. Stamani ero all’ospedale di Cittadella, patria leghista per eccellenza, e ho visto cartelli ovunque che spiegavano che dal 6 agosto sarebbe stato applicato un ticket aggiuntivo di 10 euro su qualunque prestazione medica (da scalare a 5 euro per i meno abbienti) e che non farà testo la data di prenotazione della prestazione, ma il fatto di aver ricevuto la cura a partire dal 6 agosto. Zaia ha fatto la sua propaganda (tanto per cambiare) sui media e a telecamere spente, lasciato passare il tempo giusto affinchéi cittadini dimentichino l’argomento, ha permesso che gli amici leghisti di Cittadella portassero avanti l’operazione Tremonti: togliere ai poveri e lasciare intatto il patrimonio dei ricchi. Nessuno della Lega osa parlare di tagli ai loro stipendi e ai loro privilegi e tanto meno dei doppi e tripli incarichi di cui i leghisti hanno il primato. Svegliatevi gente! Barbara Cinel Antonio Marchi
A DOMANDA RISPONDO QUANDO B. DORME
Furio Colombo
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aro Colombo, Berlusconi dorme. Si addormenta persino nel Consiglio dei ministri, che dovrebbe presiedere. Si addormenta persino (“più volte”, dicono i tg) nell’incontro drammatico del 10 agosto con le parti sociali. Che cosa vuol dire? Sonia
C
NON È fuori posto dire che il caso è
strano. Non sono rari i personaggi della vita pubblica che hanno passato, come dire, i limiti di età, che sono continuamente sotto osservazione e scrutinio e che, qualche volta, vengono sorpresi a dormire. Quando però il fatto è sistematico, è naturale che si presti attenzione e ci si domandi la ragione. Diciamo che le possibile ragioni mediche sono un ottimo spunto per trasmissioni televisive di medicina popolare tipo “Elisir” e lasciamo su questo la parola agli specialisti. Però, poiché si tratta di uomo che governa, con la pretesa di occuparsi di tutto, c’è anche il lato, come dire, esistenziale della sequenza di eventi (dormire profondamente, di colpo, in pubblico, con frequenza) da considerare. Viene in mente che Berlusconi abbia visto meglio degli altri la fine della sua avventura. Non riesce a distaccarsi dalla mania di essere il centro, ma allo stesso tempo si è stancato. Non nel senso di avere perso le forze, forse sta benissimo. Ma nel senso che Berlusconi sembra il primo ad annoiarsi di Berlusconi. Non ha niente da dire in un momento di estremo pericolo per il paese.
Ma neppure niente che vuole ascoltare, prima di tutto da se stesso. Non sembri eccessiva questa interpretazione che, in fondo è più letteraria che politica, più pirandelliana che editorialistica, più Gogol che Cechov. Però non c’è divertimento, non tanto per buon gusto quanto perché il divertimento, con e intorno a Berlusconi, è escluso. Dorme e non governa e le grida del mondo non lo svegliano. Ma il punto non è l’immagine da viale del Tramonto. Il punto è il danno che quest’uomo presuntuoso e privo di talento, salvo che per il suo tornaconto di un tipo o dell’altro, ha fatto, e sta facendo con il suo non governare e le sue finzioni più buffonesche che teatrali, all’intero paese. Dunque, a questo punto, il suo dormire non è che una rappresentazione di un’immensa inadeguatezza che ci ha sempre tormentato, anzi ci ha tormentato di più quando era sveglio, con la sua pretesa di essere il più bravo, il più bello e il più spiritoso. Con i soldi mantiene ancora una corte, che si presta a svegliarlo quando diventa troppo visibile il sopore. Con i soldi (appena un po’ meno, dopo il pagamento del dovuto a De Benedetti per avergli sfilato con destrezza e corruzione del giudice il Gruppo Mondadori ) se ne andrà senza alcuna eredità politica e il rimpianto di alcuni per i pagamenti estinti. Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano 00193 Roma, via Valadier n. 42 lettere@ilfattoquotidiano.it
IL FATTO di ieri12 agosto 1939 Fiaba di magia, viaggio-sogno, universo fantastico che, attraverso un volo nell’immaginario, riconducono, quasi in forma circolare, al principio di realtà. Quando, il 12 agosto 1939, The Wizard Of Oz, il musical-cult della MGM uscì nelle sale del Wisconsin, Hitler si preparava a occupare la Polonia, e l’America sognava ancora. Sognava sul filo di una storia tenera e onirica, quella della piccola Dorothy dalle magiche scarpette rosse, e dei suoi tre pavidi compagni, lo Spaventapasseri senza cervello, il Boscaiolo di latta senza cuore, il Leone senza coraggio, tutti insieme, tra streghe buone, megere e nani, verso il palazzo di smeraldo, alla ricerca del meraviglioso mondo di Oz, il mago impostore che manovra effetti speciali per apparire onnipotente e che, alla fine, svelato l’inganno, regalerà alla stravagante comitiva, “doni etici”, formato placebo, utili a recuperare l’autostima perduta. Compenso gioioso, soprattutto per la deliziosa Dorothy/Judy Garland, felicemente riapprodata nella quiete dei propri orizzonti familiari. Morale controcorrente, senza vittoria dell’eroe sul mago, ma con piccolo trionfo della ragione sull’illusione. Storia de “Il mago di Oz”, moderna favola firmata Victor Fleming. Giovanna Gabrielli
Diritto di Replica Di seguito, la sintesi di una lettera di replica dell’Ad del centro “Lampedusa Accoglienza” all’articolo di Sandra Amurri “Segregazione Lampedusa, lo scandalo accoglienza”, del 9 agosto scorso. L’ingresso al centro dei giornalisti non viene certamente
inibito dal sottoscritto il quale comunque non si è mai negato né telefonicamente né personalmente al confronto con i giornalisti i quali sono stati per lungo tempo, esattamente da giugno 2007 a marzo 2011, accolti, dopo preventiva autorizzazione delle autorità competenti, al centro con la possibilità di visitarlo in ogni sua parte. Ancora oggi chi chiede
notizie o dati sulle presenze nel centro ha avuto sempre risposte ad eccezione della dott.ssa Amurri che non ho avuto il piacere e l’onore di conoscere e/o sentire telefonicamente. La presunta permanenza per mesi degli Ospiti, non trova fondamento nei dati di fatto: la permanenza media dei migranti al C.s.p.a è diminuita rispetto al biennio 2007-2008 da 7/8 giorni a 4/5 giorni, media assolutamente invidiabile in considerazione che l’80% della migrazione verso l’Italia via mare, passa da Lampedusa. In merito alla qualità dei pasti, i controlli sono stati e continuano ad essere affidati alla autorità di Sanità pubblica che ne attesta la rispondenza o meno agli standard di qualità e quantità, confermandone negli stessi le caratteristiche organolettiche e trasmettendone i risultati agli organi competenti. Fino a oggi non ci risultano contestazioni sulla qualità. Parecchi giornalisti e parlamentari in visita alla struttura hanno all’improvviso deciso di assaggiare, a campione, un pasto in consegna ai migranti (a titolo meramente esemplificativo si segnala l’inviato del Wall Street Journal che lo ha trovato di suo gradimento richiedendone un’altra porzione). La frase “Mesi trascorsi ammassati nelle stanze senza poter uscire” evoca una condi-
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zione disumana di sopravvivenza che chiaramente non solo non corrisponde alla realtà ma turba profondamente l’opinione pubblica oltreché gli operatori della “LampedusAccoglienza” (psicologi, assistenti sociali, animatori, interpreti, medici e infermieri ): proprio nella giornata dell’8 agosto 2011, l’equipe più psico sociale di codesta società ha realizzato un progetto socio educativo ricreativo con la presenza di ulteriori attori esterni impegnati a Lampedusa. Cono Galipò, Amministratore delegato LampedusAccoglienza
Non ci siamo rivolti a lei per avere notizie sulle condizioni del centro in quanto come testimonia la sua lettera ci avrebbe consegnato una versione ben diversa da quella che ci è stata consegnata da diverse persone che operano nel centro. 1) La sottoscritta non ha potuto avere l’onore di visitare il centro semplicemente perché ai giornalisti è vietato entrare e non abbiamo scritto che sia lei a vietarlo. 2) I bambini sono rimasti anche sei mesi nel centro Loran. 3) A proposito delle condizioni nel centro confermiamo quanto scritto e aggiungiamo che ai migranti sopravvissuti all’ultima tragedia rimasti per giorni in mare accanto ai cadaveri di amici e parenti è stato negato l’uso del sapone per giorni e a chi alle 11 di mattina dopo aver fatto colazione chiedeva ancora cibo lo ha ottenuto dopo diversi dinieghi. I migranti sono divorati dalle zanzare tanto che a volte preferiscono dormire fuori dalle
stanze. Ha ragione quando scrive che gli operatori sono turbati ma non dalle nostre notizie bensì da ciò che vedono. E ci fa sorridere l’ingenuità con cui ci fa sapere che la conferma che “i migranti vengano visitati anche all’interno della struttura e non solamente in ambulatorio” arriva da “uno studio statistico pubblicato nel volume edito dalla Bonanno Editore (2009), di cui risulta coautore, Rotta 0.05 Modello Lampedusa”. Ci saremmo sorpresi favorevolmente se avesse curato un libro in cui si parlava “male” del centro che lei gestisce . 4) “Parlamentari hanno deciso all’improvviso di assaggiare il cibo a campione…” come se le visite non fossero tutte preannunciate. A noi risulta invece che il cibo spesso viene rifiutato dai migranti. E che non viene rispettato il Ramadan. Così come le saremo grati se ci fornisse i nomi dei colleghi italiani che sono stati fatti entrare visto che una circolare vieta l’ingresso ai giornalisti e che il 25 luglio scorso i giornalisti hanno manifestato proprio contro questa circolare organizzando la manifestazione “Lasciateci entrare”. Abbiamo scritto che alla base Loran un operatore per alcune ore mette a disposizione dei minori un cellulare che non ha quasi mai campo e che nella struttura non c’è linea telefonica e lo confermiamo. Sandra Amurri
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