Il Fatto Quotidiano 21 Agosto 2011

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Nasce una pagina Facebook che chiede al Vaticano di pagare le tasse. Sono in 56mila, molti si dichiarano cattolici y(7HC0D7*KSTKKQ(

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€ 1,20 – Arretrati: € 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

Domenica 21 agosto 2011 – Anno 3 – n° 198 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

CRICCHE & PROCESSI LA POLITICA SOTTO RICATTO A

MVB, la Portoghese

di Marco Travaglio

B. e la sentenza su Dell’Utri. Tremonti e la richiesta di arresto per Milanese. Bersani e l’inchiesta Penati. Per governo e partiti si annuncia un autunno nero. E non solo per la crisi economica

Comunione Presidenziale di Luca Telese

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uesta sera Giorgio Napolitano va a Rimini. Fra le notizie dell’estate degne della categoria immaginifica dello strano ma vero, c’è quella di un presidente della Repubblica che inaugura solennemente il Festival di Comunione e Liberazione. Chi scrive, in una redazione in cui albergano le opinioni più diverse sulla presidenza Napolitano, è fra quelli convinti che si tratti di uno dei migliori inquilini del Colle dopo Sandro Pertini. Proprio per questo, peró, non capisce il senso di una partecipazione al più politico dei festival politici italiani. È opportuno che uno dei presidenti più attenti alla sacralità del suo ruolo apra il meeting di un movimento che da sempre si occupa di anime, ma anche di affari? È opportuno che dia il suo imprimatur istituzionale alle opere, ma – indirettamente – anche agli appalti della Compagnia? Troverete, in questo giornale, un articolo sulle disavventure giudiziarie di Comunione & Fatturazione. Quelle inchieste non sono certo un’ombra che possa oscurare il valore di un intero movimento, ma bastano per porre un problema di opportunità per una autorità istituzionale che diventerebbe per il meeting, come già fu con Andreotti, una sorta di guida spirituale. Non c’è il rischio che il Quirinale diventi una nuova icona? C’è infine un altro aspetto, oltre al sottotesto nobile dell’ex nemico ideologico del Novecento che si riconcilia simbolicamente con i suoi secolari avversari. Quello di un Colle che esce dalla sua terzietà per entrare di fatto nell’agone della polemica politica italiana. Se Napolitano va al meeting di Rimini, perché mai non dovrebbe andare alla festa del Pdl di Mirabello, ospite del senatore Balboni? Perché non dovrebbe partecipare alla festa nazionale del suo partito, ospite del responsabile feste del Pd, Lino Paganelli? Insomma, se Napolitano sceglie di diventare un politico come gli altri, interventista e presenzialista, non può limitare la sua presenza alla sola festa dei ciellini. Non può rischiare di diventare uno dei tanti ingredienti della collateralità trasversale che da sempre si articola intorno al meeting. E nemmeno di diventare il garante, nel nome di una necessaria unità nazionale, di un nuovo inciucio emergenziale. Forse, dato il suo altissimo ruolo, e data la sua dichiarata aspirazione alla sobrietà, farebbe bene a vigilare di più e presenziare di meno. Oppure a spiegare pubblicamente come si può entrare a cantare in una chiesa di parte senza rischiare di essere fagocitati dal coro.

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Tutti i nomi di un anno di scandali La casta adesso trema davvero Tre decenni dopo la P2 e due dopo Tangentopoli l’Italia è ancora ostaggio del pag. 2-3 z malaffare

Dall’alto in senso orario: Berlusconi-Dell’Utri, Bersani-Penati, Tremonti-Milanese (FOTO ANSA)

STORIE DI CASTE x Udi Giorgio Meletti Udi Lorenzo Galeazzi

Udi Fabio Amato

CL ASCOLTA HO IL PANFILO BRAMBILLA IL VANGELO MA NON VS IL FATTO, DEGLI SPONSOR VE LO DICO PAGA LO STATO anno scorso il copione fu sua questa barca?”. “Magari, edele al nomignolo di “caL’imprenditori il solito: parata di politici, È sono solo un ospite”. “Il pro- F ne da polpaccio” affibbiae manager a prietario è a bordo?”. “No, non tole da Berlusconi in persocaccia di un titolo di giornale con qualche frase storica e soprattutto del caldo applauso dei giovani di Comunione e Liberazione. pag. 7 z

c’è”. “È in paese? Forse possiamo chiamarlo”. “No, non è qui. Ora, se non le dispiace, la saluto”. la regola d’oro di Portofino è il silenzio. pag. 5 z

na, il ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla si è avventato su questo giornale e ora chiede un milione di euro di risarcimento. pag. 4 z

nIl rais e la fuga

Udi Furio Colombo

Gheddafi sceglierà Chavez o Hammamet (come Craxi)?

IL NEW DEAL CHE SERVE AI GIOVANI

Cicardi pag. 10-11z

per il loro problema Gspazioiovani: di esistere e di non trovare e risorse per esistere, ci

CATTIVERIE Per il tesoro Usa c’è un errore nei calcoli di 2.000 miliardi di dollari. Oppure c’è un tizio molto felice alle Seychelles (www.spinoza.it)

all’interno pag. I - VIII z

sono tre grandi soluzioni. La prima è quella di immense guerre, che impiegano tutti i giovani disponibili e ne rimandano indietro molti meno. pag. 14 z

vete presente la Brambilla? Ma sì, l’ex commerciante di mangimi per pesci divenuta ministro del Turismo. Quella delle consulenze agli amichetti suoi, col fidanzato ai vertici dell’Aci. Ecco, quella lì. Tenetevi forte: ha fatto causa al nostro giornale. Si accontenta di poco: un milione e mezzo. L’aspetto più avvincente della faccenda è che si fa difendere da un’istituzione pubblica, l’Avvocatura dello Stato, fingendo che il Fatto abbia attaccato il suo ministero e non lei. Così accolla le parcelle della sua difesa ai contribuenti. Lo fece già B. quando Piero Ricca gli diede del buffone, poi Ricca fu assolto e il conto delle spese legali lo pagammo noi. L’Avvocatura fu costretta a difendere dinanzi alla Corte europea di Lussemburgo gli abusi del governo contro Europa7, cui lo Stato negava le frequenze per non toglierle a Rete4: quella volta, già che c’era, copiò intere pagine della memoria difensiva della parte privata Mediaset. Non si contano poi le volte in cui gli avvocati dello Stato han dovuto coprirsi di ridicolo davanti alla Consulta per difendere questa o quella legge ad personam, dunque incostituzionale. L’ultima fu per il lodo Alfano, che l’avvocato pubblico raccomandò di avallare perché sennò B. sarebbe tornato sotto processo e avrebbe dovuto dimettersi. Roba che nemmeno Ghedini e Pecorella avevano mai osato sostenere. La Consulta bocciò il lodo e non smise più di ridere. Usa a obbedir tacendo, anzi straparlando, ora l’Avvocatura dello Stato ci notifica un esilarante atto di citazione di 36 pagine firmato dall’avvocato Massimo Salvatorelli e dal viceavvocato generale Massimo Mari con una richiesta di danni che, se accolta, farebbe chiudere il Fatto. Motivo: la presunta “campagna di stampa” che avrebbe “gettato discredito in modo del tutto generico e immotivato sulla valenza e la concreta utilità e operatività” del ministero del Turismo. Poche righe più avanti, i due legali aggiungono che il Fatto “attribuisce al ministro una serie di fatti specifici”. Se ne deduce che l’avvocato Salvatorelli ha scritto le righe pari e il viceavvocato Mari quelle dispari, visto che riescono ad accusarci contemporaneamente di essere generici e specifici. Ma il bello è che nessuno dei fatti raccontati viene smentito. È vero che MVB ha ingaggiato al ministero come consulenti un bel numero di suo amici ed ex collaboratori nella sua Tv delle Libertà (ovviamente fallita) e dai suoi Circoli delle Libertà (di cui s’è persa traccia). Ma lo fece – assicura l’Avvocatura – un po’ con procedure “paraconcorsuali” un po’ in base al suo “intuitus personae”: un fiuto da rabdomante. Il nostro delitto è stato scrivere che li ha “imbarcati” in “posti pubblici” (espressioni che denotano una pericolosa quanto “efficace arma dell’ironia”) e soprattutto mettere le virgolette all’aggettivo “esperti”, ingenerando nel lettore il dubbio che non fossero poi tanto esperti. Insomma, con questa “accattivante prospettazione” e con “argomentazioni capziose e suggestive” avremmo “insinuato” un “distorto uso della cosa pubblica a fini privati”. E qui avvocato e viceavvocato dello Stato hanno proprio colto nel segno. Solo che noi non abbiamo insinuato tutto ciò: l’abbiamo proprio affermato. Noi siamo convinti, alla luce dei fatti denunciati, che la signorina Brambilla non sia adatta a fare il ministro e che i suoi consulenti servano a poco o a nulla. Questo però non è un delitto: si chiama diritto di cronaca e di critica, sancito dalla Costituzione. Le nostre inchieste infatti non miravano a “ledere l’immagine del ministero” né tantomeno “della presidenza del Consiglio” (già sufficientemente lesi da MVB e da B.), ma anzi a tutelare quelle istituzioni dai loro attuali occupanti. Ringraziamo comunque la ministra per aver confermato, con questa causa, la nostra convinzione: infatti, per difendersi dall’accusa di fare un uso privato della cosa pubblica, si serve di un’istituzione pubblica per una sua lite privata. A carico nostro. Del resto l’Avvocatura dello Stato ha sede a Roma in via dei Portoghesi. Quando la toponomastica diventa vocazione.


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