Il Fatto Quotidiano 16 Ottobre 2011

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A un certo punto si è visto un ragazzo poggiare dei fiori su un blindato della polizia. Un gesto di pace. Ricominciamo da lìy(7HC0D7*KSTKKQ(

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Domenica 16 ottobre 2011 – Anno 3 – n° 246 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

BANDE ORGANIZZATE DISTRUGGONO IL CORTEO T

Il psichiatra last minute

di Marco Travaglio

Cinquecento teppisti criminali mettono a ferro e a fuoco Roma. La protesta di duecentomila “Indignati” contro chi toglie ai giovani il futuro finisce nel panico tra gas lacrimogeni e distruzioni. L’allarme c’era ma nessuno si è mosso

Un corteo, due mondi: a sinistra, la protesta pacifica in via Cavour. A destra la violenza dei black block in Piazza San Giovanni (il furgone dei Carabinieri dato alle fiamme con la scritta “Acab” - All cops are bastards, tutti gli agenti sono bastardi - “Carlo” - Giuliani - “vive”) (FOTO ANSA, LAPRESSE)

Come previsto di Antonio

Padellaro

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rimo. Cinquecento (o forse meno) teppisti organizzati hanno distrutto la gigantesca e pacifica manifestazione degli Indignati e messo in ginocchio un intero movimento. Il corteo di duecentomila giovani e meno giovani giunti a Roma da tutta Italia e da tutta Europa è stato minato, disarticolato e infine disperso da bande di incappucciati che per cinque ore, praticamente indisturbati hanno tenuto in ostaggio una città, bruciato auto, distrutto banche, saccheggiato negozi, incendiato un blindato dei carabinieri mettendo alle corde forze di polizia numericamente superiori. Chi sono questi professionisti della guerriglia? Da dove vengono? Chi li guida? Chi li paga? Il ministro Maroni parla di “violenza inaccettabile” ma è mai possibile che malgrado i ripetuti allarmi dell’ intelligence, l’orda abbia potuto agire indisturbata? Secondo. Non era difficile prevedere che un'enorme concentrazione di popolo in cui confluivano decine di sigle sindacali e movimentiste, priva di un qualsiasi servizio d'ordine, abbandonata a un'improvvisata autogestione diventasse l’habitat ideale della guerriglia annunciata. Abbiamo visto i manifestanti arrivare allo scontro fisico con i violenti, e perfino bloccarli e con-

segnarli alle forze dell’ordine. Ma, e lo diciamo agli organizzatori, bisognava pensarci prima. Non vorremmo davvero che la logica dei “compagni che sbagliano” abbia reso ciechi e sordi quanti avrebbero potuto impedire o comunque denunciare l’infiltrazione nel corteo dei manipoli teppisti.I quali hanno inferto al movimento un danno incalcolabile proprio mentre in altre 82 capitali la protesta si dispiegava forte e pacifica. Terzo. Il governatore Draghi, bersaglio simbolo della protesta ha usato parole sagge accogliendo le ragioni del 99 per cento costretto a pagare il conto dell’1 per cento, presentato dalla grande finanza mondiale. Ma nessuno poteva pensare che un altro 1 per cento, questa volta armato di spranghe avrebbe potuto fare qualcosa di peggio alla generazione degli indignati.

Settanta feriti. Assalti a banche e negozi. Sassaiole contro le forze dell’ordine: annullati i comizi a piazza San Giovanni Gli Alfano e i Gasparri ne approfittano per attaccare il movimento. Ma il governatore Draghi dice: “Un gran pag. 2 - 3 - 4 - 5 z peccato gli scontri, i giovani hanno ragione”

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di Enrico

Fierro

LA FURIA DEI BLACK BLOC

di Luca Telese

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di Furio Colombo

LA GENTE RITORNA SI RIBELLA LA LOTTA AI VIOLENTI DI CLASSE

oveva essere la piazutto succede in un atiprendiamoci la ricza delle parole, del- T timo: “Toglietevi i cap- R chezza” non è lo sloDle mille voci della pro- pucci!”. “Vigliacchi!”. gan delle migliaia di persotesta e dell’indignazione. Dei colori e della musica. Roma, invece, è diventata la piazza della brutalità e della pag. 2 z paura.

Finalmente in tutte le librerie Il libro scandalo sulla truffa dell’alta velocità La minuziosa ricostruzione delle cifre e dei misteriosi passaggi politici e affaristici di quella che l'autore definisce "la più grande rapina alle casse dello Stato".

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“Fascisti!”. “Siete poliziotti travestiti!”. “Siete servi del potere!”. E i manifestanti del corteo a mani nude attaccano i black pag. 3 z bloc.

ne che stanno manifestando, da Zuccotti Square di New York alle piazze di Roma. La frase è la dichiarazione di una nuova lotta di pag. 14 z classe.

nlavitola & co. L’incontro segreto in Sardegna di B. con Martinelli Biagiotti e Massari pag. 8z

CATTIVERIE Il governo ottiene i numeri per andare avanti. La matematica si è comprata l’opinione. www.spinoza.it

all'interno pag. I - VIII z

utti questi anni trascorsi senza sapere nulla dell’on, Michele Pisacane da Agerola (vicino Amalfi), 52 anni, ex Dc, poi mastelliano, poi casiniano, poi vicino al Pd, poi nel Misto, poi fondatore del Pid (Popolari Italia Domani) col ministro Romano e infine berlusconiano. Ma soprattutto, dice lui di sè a Fabrizio Roncone del Corriere,“laureato in psichiatria: faccio il psichiatra sociale”. Ecco, se il 14 dicembre l’eroe della fiducia fu Mimmo Scilipoti, agopuntore da Barcellona Pozzo di Gotto, stavolta la Palma Marron se l’aggiudica lui, “il psichiatra sociale”. E c’è un che di evocativo, nel fatto che sia proprio il psichiatra last minute (assente alla prima “chiama”, è andato a votare in extremis alla seconda, quando il borsino dei deputati all’asta fa registrare quotazioni da capogiro) a garantire la sopravvivenza di una maggioranza-manicomio e di un governo-comunità di recupero. Il suo spirito-guida è Saverio Romano, il ministro imputato per mafia e indagato per corruzione mafiosa che si fa dettare via fax gli emendamenti dal prestanome di don Vito Ciancimino. E infatti Romano era fra i pochi a non dubitare di lui: “Michele sa cosa fare”, aveva detto rassicurante. E aveva ragione: il nostro eroe dal nome risorgimentale a sua insaputa, rimasto inizialmente a casa perchè l’antennista gli stava montando Sky, s’è precipitato in aula giusto in tempo per la fiducia. Al suo ingresso, B. l’ha salutato come un vecchio amico senza sapere nemmeno chi fosse: “Pensava che fossi siciliano, Cicchitto non gli aveva mai parlato di me”. Ma ora lo sa: “Mo’ Berlusco’ me sape”, commenta compiaciuto alla fine. Ora ha un futuro assicurato, sia pur fugace come l’ultimo scampolo di lagislatura. Se i sottosegretari Misiti e Polidori sono stati promossi sul campo viceministri e il senatore scajoliano Viceconte sottosegretario all’Interno (ma solo perchè un Viceconte viceministro suona male), per il psichiatra sociale si troverà uno strapuntino degno del suo eloquio. Di Mussolini, Leo Longanesi diceva: “Di lui non mi spaventano le idee, ma le ghette”. Analogamente, di questa classe digerente di fine regime si può dire a buon diritto che non spaventano le idee (per manifesta assenza delle stesse), ma la cultura. Prendete l’on. Vincenzo Fontana del Pdl: l’altra sera le Iene gli domandano se è favorevole a vendere il patrimonio artistico per rastrellare un po’ di euro. Lui, tetragono, dice che non se ne parla nemmeno. Poi però gli leggono una falsa dichiarazione del premier, che naturalmente sembra vera, a favore della cessione della Fontana di Trevi. Lui allora chiede di cambiare la sua dichiarazione, da contraria a favorevole, perchè per fare cassa questo e altro: se lo dice il Capo, il Fontana vende pure la Fontana. Poi c’è il grande Antonio Razzi, già dioscuro di Scilipoti, l’altro ex dipietrista folgorato un anno fa sulla via di Arcore perchè aveva il mutuo da pagare: in un’intervista alla radio riesce a dire “non avrei andato” e “devolgo i soldi a costruire una chiesa distrutta”. E mentre uno devolge, uno sape e uno ha andato, le truppe del Nuovo che Avanza preparano la grande fuga. Il psicoterapeuta Luciano Sardelli era dato per certo nel fronte della fiducia: era il capofila dei Responsabili e dieci mesi fa esaltava le magnifiche sorti e progressive del governo B. Invece, nel breve volgere di qualche nanosecondo,è passato all’opposizione e ora,intervistato da Antonello Caporale su Repubblica, si sente “liberato, lieve felice”. Non ne poteva più di “essere fermato da gente che mi diceva ‘vergognati’, ‘venduto’, ‘pensa all’Italia’”.Così ha votato contro, “trascinato dal senso dello Stato”. Ma non prima di aver dato a B. un consiglio da amico: “Presidente, se lasci il governo trovi la pace”. L’altro, che se lascia il governo trova la galera, gli “ha risposto piccato”. Cioè l’ha mandato a fare in culo. Ecco, basta l’idea di una Terza Repubblica senza Berlusconi ma con i Sardelli, e già un po’ rimpiangiamo la Seconda.


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