Il Fatto Quotidiano 30 Ottobre 2011

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Tratta dei minori: il Governo americano cita Berlusconi . Ma in Italia tutto tace. Ecco perchè questo signore dura da 17 anni y(7HC0D7*KSTKKQ(

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Domenica 30 ottobre 2011 – Anno 3 – n° 258 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

“DISTRUGGETE WOODCOCK” Un’associazione segreta composta da alti magistrati, poliziotti e da un ex agente dei Servizi “bloccava e diffamava” il pm che indaga sulle malefatte dei potenti. Una cricca voluta dall’alto? L’inchiesta della procura di Catanzaro ha ripreso l’indagine “Toghe lucane” scippata a De Magistris e poi archiviata. Emergono reati gravissimi di Marco

Lillo

accusa all’accusa è gravisL’un’associazione sima: a Potenza c’era segreta che bloccava le indagini contro i potenti condotte da Henry John Woodcock e da altri magistrati. I promotori dell’associazione segreta ricoprivano incarichi di vertice nella procura generale. pag. 2 z

Udi Antonella Mascali TOGHE CONTRO TOGHE

USA SU RUBY: B. NON RISPONDE

anni Dad agli ’90 fino oggi, è stato un susseguirsi anche di lotte tra magistrati, oltre che tra il potere politico e le toghe. Dai tempi di Mani pulite, alle stragi di Capaci a via D’Amelio, per arrivare a un’inchiesta su un giro di prostitute di casa a palazzo Grazioli, la residenza romana del premier Silvio Berlupag. 3 z sconi.

Il Dipartimento di Stato scrive che il nostro premier è indagato per prostituzione minorile. Per la Farnesina ha “copiato i giornali”. Intanto arrivano a Palazzo Grazioli le femministe ucraine.

Fierro e Zunini pag. 4 z

PRESSIONI x L’ad di Fiat e Chrysler indagato a Sant’Angelo dei Lombardi

Marchionne e quel brutto pasticcio di Avellino L’accusa è estorsione ai danni di un imprenditore, amico di Dell’Utri. In gioco il controllo di un’azienda fornitrice

CATTIVERIE

Il 21% degli italiani è convinto di migliorare la propria condizione economica nel prossimo futuro. Sono i parlamentari (www.spinoza.it)

di Feltri

Sergio Marchionne (FOTO EMBLEMA)

e Cannavò

hi di estorsione ferisce, di estorsione perisce. Nelle carte dell’inchiesta della Procura di Sant'Angelo dei Lombardi (Avellino) c’è tutta la storia della presunta estorsione legata al caso CF Gomma, un fornitore Fiat, per la quale è indagato Sergio Marchionne.

C

Guerra a sinistra

Renzi scatena la rissa con Bersani e Vendola Marra pag. 6 z

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Udi Furio Colombo

Udi Marco Onado

UN UOMO NASCOSTO DIETRO L’UE

LE FALLE NEL PIANO EUROPEO

cosa pensare di un priancora presto per dire Cun hemoincontro ministro che torna da È se a Bruxelles, mercoledifficile dove dì, è stato scritto un finale

all'interno pag. I - VIII z

hanno deciso di lasciargli ancora un po’ di tempo per cominciare un lavoro urgente, e si precipita a collegarsi con “Porta a Porta”? pag. 14 z

felice al thriller europeo della crisi finanziaria. Quello che è certo è che si è fatto un passo importante e necessario. pag. 8 z

La sfango col fango di Marco Travaglio

Q

uando emergono nuove prove in grado di ribaltare sentenze anche definitive, è prevista la revisione del processo (vedi strage di via d'Amelio). Purtroppo nulla di simile avviene per le sentenze del Csm, che in questi anni si è distinto nel colpire i magistrati perbene che tentavano di fare pulizia nella cloaca che collega Puglia, Basilicata, Calabria e Campania. Un pozzo nero fatto di ruberie di fondi pubblici (soprattutto europei), assunzioni clientelari, lobby cricche e logge spurie, servizi deviati, poliziotti infedeli, scambi di favori fra malapolitica, malagiustizia e malaimpresa. Un sistema trasversale di finanziamento occulto dei partiti cresciuto e ingrassato al riparo dai riflettori, visto che l'informazione è molto distratta sugli scandali del profondo Sud. In questo sistema si erano imbattuti alcuni magistrati coraggiosi a Potenza, Catanzaro, Salerno, perlopiù giovani, magari un po’ ingenui, non ancora formattati alla ragion di Stato e a quelle astuzie che garantiscono carriere ed encomi solenni. E avevano provato ad applicare la Costituzione e il codice penale in quelle terre che da decenni càmpano su un'altra Costituzione e un altro codice penale, quelli del Marchese del Grillo: “Io so’ io e voi nun siete un cazzo”. Peggio per loro. Stoppati e infangati dai loro superiori, ispezionati da governi di destra e di sinistra (il capo degli ispettori sotto Mastella, Alfano e Palma è sempre lo stesso, il solito Miller, e al ministero ci sono sempre gli stessi magistrati in aspettativa, dalla signora Iannini in Vespa al povero Papa, attualmente impedito da un paio di manette ai polsi), sputtanati da interrogazioni parlamentari, dossier anonimi, campagne di stampa e di tv, infine puniti, trasferiti, degradati dal Csm fra gli applausi dei partiti e del Quirinale. Ora si scopre che quelle campagne erano orchestrate da altri magistrati, anziani e potenti, in cambio di raccomandazioni politiche per far carriera. Gli stessi che insabbiavano le loro inchieste, così poi i giornali e i politici potevano dire che erano bolle di sapone e chi le aveva fatte era un incapace, o peggio un persecutore. A Potenza, Woodcock, Iannuzzi, Montemurro, Pavese e Galante furono trascinati dinanzi al Csm e subirono provvedimenti disciplinari, trasferimenti d'ufficio o di funzione, o preferirono andarsene prima. A Catanzaro, De Magistris prese sul serio le loro denunce e incriminò le toghe sporche lucane su cui era competente, mentre denunciò quelle calabresi a Salerno: scippato delle indagini e trasferito anche lui. A Salerno, i pm Apicella, Nuzzi e Verasani raccolsero le sue denunce: puniti e trasferiti pure loro da un Csm che, tra toghe marce e toghe pulite, sembra specializzato nel proteggere le prime e nell'eliminare le seconde. E poi botte da orbi a chiunque abbia osato occuparsi di loro senza fucilarli (il giornalista Vulpio, incriminato per associazione a delinquere), o difenderli (la gip Forleo, espulsa da Milano), o lavorare con loro (il capitano Zacheo, trasferito nelle Marche). Così, nel generale disinteresse interessato, han preso piede tante piccole P4, incistate ai piani alti degli uffici giudiziari, della politica e delle istituzioni e protette dal conflitto d'interessi di una politica che controlla ministeri, ispettori, stampa e tv. Gente che lavora con la sabbia e ora anche col fango. Dall'inchiesta “Toghe lucane-2” del pm Borrelli (nomina sunt consequentia rerum), che riprende quella aperta da De Magistris e archiviata frettolosamente dai soliti noti, emergono dossier calunniosi contro Woodcock, Iannuzzi e altri galantuomini, spionaggi illeciti ma istituzionali a base di tabulati telefonici e complicità politiche, giudiziarie, istituzionali. Ora, delle due l'una: o il Csm chiede scusa per aver giustiziato i magistrati perbene e li reintegra nei loro uffici, punendo finalmente quelli permale; oppure dovremo pensare che, come i servizi deviati, i magistrati deviati sono quelli onesti. Forse un monito del Quirinale non ci starebbe male.


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Dopo cento giorni in carcere Papa verso i domiciliari

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NEL MIRINO

opo 100 giorni trascorsi nel carcere di Poggioreale, Alfonso Papa potrebbe ottenere gli arresti domiciliari. Nonostante il parere contrario della procura, il Tribunale di Napoli ha accolto parzialmente la richiesta degli avvocati del deputato Pdl coinvolto nell’inchiesta sulla P4, che invece chiedevano la scarcerazione

completa. Prima di poter tornare a casa, però, Papa deve attendere il parere della procura di Roma, competente per un episodi di concussione a carico dello stesso Papa, che dovrebbe comunque essere favorevole: la prossima udienza è fissata per l'8 novembre, dunque le esigenze di custodia cautelare si sono attenuate.

Ieri, a Poggioreale ha fatto visita al parlamentare il collega dell’Udc Pierluigi Mantini. Anche lui, come gli altri politici che lo hanno incontrato in precedenza, lo ha descritto come smagrito e depresso. Alla sua prima apparizione in aula la settimana scorsa, comunque, Papa è apparso sorridente e in buone condizioni fisiche.

PREMIATA LOGGIA ANTI-WOODCOCK Spionaggio e complotti dal collega di Potenza di Marco Lillo

accusa all’accusa è gravissima: a Potenza c’era un’associazione segreta che bloccava le indagini contro i potenti condotte da Henry John Woodcock e da altri magistrati. I promotori dell’associazione segreta ricoprivano incarichi di vertice nella procura generale e oltre a sollecitare l’azione disciplinare nei confronti dei colleghi scomodi cercavano di annientarli con dossier diffamatori realizzati e inseriti nel circuito giudiziario e mediatico grazie alla collaborazione di alcuni carabinieri e di un ex appartenente ai servizi segreti. L’hanno chiamata “Toghe lucane bis” perché in larga parte riguarda gli stessi indagati e gli stessi episodi al centro dell’inchiesta del 2006 di Luigi de Magistris ma in realtà le indagini (e le intercettazioni) sono proseguite fino alle ultime settimane e riguardano anche fatti molto recenti. È stato un altro pm di Catanzaro, il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, a rivitalizzare quella vecchia inchiesta impolverata insieme alla collega Simona Rossi. L’indagine è ormai conclusa e la Procura di Catanzaro ha notificato nelle scorse settimane quattro avvisi a comparire per l’ex procuratore generale di Potenza, Vincenzo Tufano (ora in pensione), i sostituti procuratori generali Gaetano Bonomi e Modestino Roca e

L’

l'ex sostituto procuratore della Repubblica Claudia De Luca (ora in servizio in un'altra sede giudiziaria). Oltre ai quattro magistrati interrogati, nell'inchiesta sono coinvolti anche l’ex agente del Sisde (il vecchio nome del servizio segreto civile), Nicola Cervone, tre ufficiali di polizia giudiziaria, un imprenditore e un autista della Procura generale di Potenza. Agli indagati vengono contestati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere, violazione della legge sulle società segrete, corruzione in atti giudiziari e abuso d'ufficio. DOPO essere stata scippata a De Magistris, l’inchiesta Toghe lucane era stata sepolta da un’archiviazione tombale per tutti i trenta indagati nel marzo scorso. Ora si riparte da capo. Già nel 2006 i procuratori Bonomi e Tufano erano in testa alla lista dei partecipanti all’associazione a

Presto a Napoli gli ispettori per il caso Lavitola Li guida Mantelli vicino alla cricca che trama contro il pm

delinquere poi archiviata. Già allora a Tufano (che stavolta però non è indagato per l’associazione) si contestava la domanda di assunzione del figlio all’azienda ospedaliera San Carlo che a Potenza conta quanto la Fiat per la sua capacità di assumere e affidare appalti e consulenze. Alla guida del San Carlo c’era allora Michele Cannizzaro (marito dell’allora pm di Potenza Felicia Genovese) già iscritto alla massoneria e già nella prima inchiesta del 2006 indagato e archiviato, come la moglie. Il figlio di Tufano poi non fu assunto anche perché il concorso si tenne anni dopo. In compenso la figlia del suo vice, Gateano Bonomi, ha ottenuto una consulenza per molte decine di migliaia di euro. Se insomma l’indagine di De Magistris aveva puntato sul “comitato di affari” che univa politica, giustizia e impresa, la nuova inchiesta si focalizza sui soldi e sulle utilità che i protagonisti avrebbero ricevuto per fermare le indagini, come il viaggio che sarebbe stato pagato a Bonomi (sempre secondo l’accusa) da un imprenditore. Al di là dei singoli episodi, sulla cui rilevanza penale deve esprimersi ancora un giudice, al centro dell’indagine c’è l’esercizio distorto del potere disciplinare nei confronti dei magistrati. Nelle intercettazioni, secondo quanto risulta al Fatto, si parla anche delle modalità con le quali era stato “fatto fuori” Luigi De Magistris e non manca un interessamento di un

politico sull’allora ministro Mastella in favore di un magistrato di Potenza. Il tema è quello delle ispezioni e dei procedimenti contro i magistrati scomodi, un tema che resta di stretta attualità. NEI PROSSIMI giorni arriverà a Napoli, su richiesta del ministro Nitto Palma, Gianfranco Mantelli, numero due degli ispettori del ministero di Grazia e Giustizia, per accertare se Woodcock e i suoi colleghi Francesco Curcio e Vincenzo Piscitelli, abbiano commesso qualche irregolarità nel trattare il caso Lavitola-Tarantini. Mantelli non è indagato a Catanzaro ma negli atti dell’inchiesta Toghe lucane emergono telefonate che non faranno dormire sonni tranquilli ai pm napoletani. Per esempio il sei settembre del 2006 la Polizia intercetta una telefonata tra Gaetano Bonomi e Vincenzo Barbieri, un magistra-

Ai dossier collaboravano quattro giudici tre carabinieri e un ex agente dei servizi segreti

Il pm Henry John Woodcock visto da Emanuele Fucecchi

to allora in servizio al ministero. Dopo essersi informato sull’andamento di alcuni procedimenti disciplinari aperti sui colleghi di Potenza a lui poco graditi, Bonomi dice a Barbieri: “so che Mantelli è stato riconfermato e la cosa non ci dispiace è nu 'uaglione serio!”. Ora il uaglione serio dovrà fare le pulci al lavoro del nemico numero uno di Bonomi. L’indagine Toghe lucane bis parte nel 2009 quando un poliziotto di Cerignola spedisce da un ufficio postale pugliese un esposto anonimo e diffamatorio contro Henry John

Woodcock e Federica Sciarelli. Secondo l’esposto il magistrato passerebbe notizie alla conduttrice e a Michele Santoro. Tutto falso. Purtroppo per i suoi mandanti però le telecamere riprendono il volto del poliziotto che viene rintracciato. Da lui si risale all’ex agente dei servizi segreti Nicola Cervone che aveva lavorato negli anni precedenti a Potenza. Grazie alle intercettazioni si arriva al procuratore Bonomi e alla presunta associazione segreta. Per un anno e mezzo la Procura di Catanzaro ha indagato nel silenzio. Agli atti ci sono migliaia di intercettazioni telefoniche e ambientali di magistrati e anche di qualche politico. Toghe lucane due è solo agli inizi.

LUIGI DE MAGISTRIS Il livello istituzionale che blocca le inchieste

“Miller, Bisi e la P4: è un contropotere” di Eduardo Di Blasi

a storia giudiziaria del Paese Ldirettrice si muove nuovamente sulla tra Catanzaro e la Basilicata. Si ripetono i nomi. Le ipotesi di reato. Le associazioni. Quattro anni fa, a condurre la prima inchiesta sulle “toghe lucane” c’era un pm di Catanzaro, Luigi De Magistris, che divenne simbolo di quella battaglia. Eletto sindaco di Napoli da qualche mese, non fa fatica a ripercorrere i mesi in cui fu estromesso dalle indagini che andava conducendo: “Più che esercitare un diritto di parola, sento il dovere di segnalare quanto sia grave quel grumo di interessi che negli anni è andato consolidandosi in certe istituzioni, per evitare che ad altri servitori dello Stato possa accadere quello tzunami che ha operato contro di me”. Il processo “toghe lucane” si è concluso con un’archiviazione. Ora alcuni di quelli che indagò, sono nuovamente oggetto di indagine...

I principali protagonisti di quella stagione stanno nuovamente venendo fuori. Sono stato sempre convinto che esistesse un grumo di potere, che in parte è ancora intatto, che lavorava per fermare le miei inchieste. Quali sono gli elementi che ritrova? Se andiamo a vedere quello che è accaduto dalla primavera al-

L’ex pm di Why Not e Poseidone

Mi facevano passare per pazzo, grave il ruolo che allora svolsero Csm e vertice dell’Anm

l’autunno del 2007, c’è un’escalation di attività che contrastarono il mio operato. Iniziarono da quando presi a indagare sulla massoneria (fu chiamata “nuova P2”). Perquisimmo i magistrati che oggi leggiamo sui giornali indagati nuovamente, esponenti dei servizi, forze dell’ordine. Perquisimmo anche Bisignani. E in tutto questo dovemmo subire le ispezioni del capo e del vicecapo degli ispettori Arcibaldo Miller e Gianfranco Mantelli i cui nomi sono usciti anche nelle inchieste sulla P3. Il capo degli ispettori arrivò a Catanzaro... Miller, pur conoscendomi bene, non fece come in queste settimane a Napoli. Vale a dire che non si astenne da quell’ispezione ma la portò fino in fondo: eppure conosceva anche me. E Mantelli io me lo ricordo correre a Catanzaro quando ci furono le indagini contro Gaetano Bonomi, Vincenzo Tufano e gli altri. Mantelli, curiosamente, è quello che oggi, al posto di Mil-

ler, fa le ispezioni a Woodcock e agli altri. Cosa seguì a quelle ispezioni? A settembre ci fu la richiesta di Mastella e a ottobre l’avocazione illecita di Why Not. Poco prima anche la revoca della delega a Poseidone. Accadde quando indagai il parlamentare Giancarlo Pittelli e iniziai a lavorare sulla massoneria. Guarda caso i responsabili di quella sottrazione indagini oggi sono imputati in un processo per corruzione in atti giudiziari, processo in cui io sono parte offesa. Il grumo, come ho detto, è ancora intatto. Eppure l’inchiesta sulle “toghe lucane” finì con un’archiviazione... Io feci un provvedimento di chiusura indagine lavorandoci d’estate poco prima di essere trasferito d’ufficio nell’agosto 2008. Non riuscii a fare per pochi giorni la richiesta di rinvio a giudizio perchè in modo assolutamente anomalo, il ministro della Giustizia Angelino Alfano dispose addirittura il mio trasfe-

In pirma linea Luigi De Magistris (ILLUSTRAZIONE DI EMANUELE FUCECCHI)

A destra, Elisa Claps (FOTO ANSA)

rimento anticipato a Napoli dicendo che lì c’era più esigenza che a Catanzaro. In quel modo io non feci la richiesta di rinvio a giudizio, e quell’indagine venne ridimensionata. Lei ritiene che dietro ci fosse un disegno? Io credo che mancano ancora molti tasselli. Alcuni stanno venendo fuori. Quello che è davvero impressionante, e che sta venendo fuori, è proprio la stessa tipologia di attività: dossieraggio, metodo Boffo, rete tra magistrati, faccendieri, servizi, politica, massoneria... Una analogia che adesso non ritrova rispetto ad allora? Credo di essere stato molto più isolato. La chiusura degli am-

bienti istituzionali nei miei confronti fu fortissima. E ricordiamo il ruolo di quel Csm, che non è quello di oggi, e il ruolo che ebbe anche il vertice dell’Anm... I magistrati che io mi trovai contro sono stati apertamente protetti, fino a poco tempo fa, anche all’interno della magistratura. Miller, capo degli ispettori del ministero. Achille Toro, che si occupava di pubblica amministrazione a Roma, Alfonso Papa, ai vertici dell’Anm, poi vicecapo di gabinetto alla Giustizia. Non è che sono stati messi lì da un’associazione bocciofila, ma da pezzi significativi della magistratura che poi, o si sono girati dall’altra parte, o hanno avallato iniziative illegittime e illecite nei miei confronti. A me, all’epoca, mi prendevano per pazzo.


Domenica 30 ottobre 2011

Dal Lodo Mondadori a Ruby: quando la stampa di B. avverte le toghe

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NEL MIRINO

rattamenti d’attenzione scrupolosamente giornalistici. Il giudice che ha condannato in primo grado civile B. a risarcire De Benedetti per lo scippo della Mondadori (Mesiano): per Canale 5 porta calzini turchesi ed è un mezzo squilibrato. La Boccassini, di cui il Giornale riesuma una vecchia storia amorosa e una rissa del figlio (con zampino 4). E poi gli attacchi al pm De Pasquale.

Tangenti Enimont Di Pietro, il pool e Salamone

Toghe sporche Guai a chi tocca il giudice Squillante

Why Not e Poseidone Escort L’intrigo Laudati e il suo di Catanzaro predecessore

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d aprile ‘95 l’imputato Cerciello dice che è Di Pietro a voler tirar fuori alcuni nomi a tutti i costi, quello di Berlusconi compreso. Il pm di Brescia Fabio Salamone gli dà retta e indaga per 54 volte sul pm. Sempre prosciolto.

arzo ’96: i pm Ilda Boccassini e Gherardo Colombo ordinano l’arresto del magistrato Renato Squillante. Si rifiutano di far visionare agli ispettori del ministero il fascicolo. Finiranno indagati (e poi prosciolti) a Brescia per abuso d’ufficio.

l pm di Catanzaro Luigi de Magistris vengono avocate due inchieste, “Why Not” e “Poseidone”. Poi viene trasferito alla procura di Napoli, in tutta fretta. Accade prima che possa chiudere l’indagine sulle “Toghe Lucane”.

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indagine è quella su Gianpaolo Tarantini e il giro di escort a palazzo Grazioli. Il pm Pino Scelsi a luglio scorso ha presentato un esposto al Csm contro il procuratore Antonio Laudati accusandolo di aver rallentato l’inchiesta.

Da Mani Pulite a Scelsi: la lunga guerra tra magistrati ARRESTI, VELENI E ACCUSE INCROCIATE ALL’OMBRA DELL’UOMO DI ARCORE di Antonella Mascali

LO 007 Quel filo rosso tra il Sisde e Elisa Claps di Paola Zanca

Claps lo presentarono nella caA1995.Gildo serma dei Carabinieri di Potenza nel Solo più tardi scoprì che Nicola Cervone – oggi in carcere per il “complotto” ai danni del pm Henry Woodcock – era un agente del Sisde. “Me lo disse lui – ricorda ora il fratello di Elisa, la 16enne trovata morta nella chiesa della Santissima Trinità – e confesso che rimasi un po’ perplesso: come mai della scomparsa di mia sorella si occupavano i servizi segreti?”. Solo adesso Gildo Claps comincia a rimettere insieme i tasselli di quegli anni. Ricorda quell'uomo che si interessava alla storia di sua sorella “a titolo personale”: “Mi stava addosso, mi chiedeva informazioni su Elisa, io mi fidavo, sono stato anche a casa sua, a Rionero. Poi improvvisamente nel 1998 mi mollò”. Nemmeno lui lo ha più cercato. L'anno dopo, era il 1999, l'inchiesta sulla scomparsa di Elisa venne trasferita a Salerno, perchè il pm di Potenza, Felicia Genovese, venne accusata (finì con un’archiviazione) di aver condotto indagini poco incisive a causa dei rapporti tra suo marito, il manager della sanità lucana Michele Cannizzaro, e il padre di Danilo Restivo, principale indiziato e figlio di una famiglia della “Potenza bene”. Così, da allora, la famiglia Claps ha cominciato a guardare con occhi diversi tutti gli incontri del passato, compreso quello con Nicola Cervone. Dubbi che si sono rafforzati un anno fa, quando l'uomo – nel frattempo uscito dal Sisde per una vicenda legata al clan dei Basilischi – è stato arrestato per la prima volta per la campagna diffamatoria contro Woodcock. POI, LUNEDÌ scorso, Gildo ha sentito raccontare di un'informativa dei servizi del 1997. Un ex 007 intervistato dal Tg5 ha raccontato che già allora al Sisde sostenevano che Elisa fosse stata uccisa il giorno della scomparsa da Restivo. Quella nota a Roma non è mai arrivata, ma a Gildo Claps ha ricordato “un episodio” dell'epoca: “Il caporedattore della Gazzetta del Mezzogiorno ci avvertì che avrebbero pubblicato alcune informazioni raccolte dai Servizi. Io chiamai subito Cervone, lui mi disse che non esisteva nessuna nota del Sisde. Il giorno dopo – racconta il fratello di Elisa – sulla Gazzetta si spiegava che mia sorella era finita in una storia di messe nere”. Gildo si fidò di Cervone e si infuriò con il giornalista: “Ora mi chiedo – dice – se invece Cervone non abbia avuto un ruolo in questa storia”. La famiglia Claps spera che la procura di Catanzaro interroghi Nikeo (il nome in codice da 007) anche su questa vicenda. D'altronde molti dei protagonisti di Toghe lucane, sono gli stessi del caso Claps. Lo sostiene anche don Marcello Cozzi, referente di Libera per la Basilicata: fanno tutti parte di quel “grumo di poteri trasversali che condiziona la vita sociale della Basilicata, inchieste comprese”. Nicola Cervone, nel '98, “agganciò” anche lui, ma non parlarono mai di Elisa. L'anno prima però il sacerdote ha avuto uno “scambio di informazioni molto denso” con un altro agente del Sisde, di cui non fa il nome: “Alla luce di quello che è successo ho capito molte cose: devo prima parlarne con i magistrati”.

agli anni ’90 fino ad oggi, è stato un susseguirsi anche di lotte tra magistrati, oltre che tra il potere politico e le toghe. Dai tempi di Mani pulite, alle stragi di Capaci a via D’Amelio, per arrivare a un’inchiesta su un giro di prostitute di casa a palazzo Grazioli, la residenza romana di Silvio Berlusconi.

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Il Bari-gate Ed è attorno a questa indagine, della procura di Bari, che è in corso uno scontro durissimo. I protagonisti sono Pino Scelsi, il primo pm che ha indagato su Gianpaolo Tarantini e il procuratore, Antonio Laudati. Scelsi ha inviato un esposto al Csm nel luglio scorso in cui accusa Laudati di aver rallentato le indagini, di avergli impedito di concluderle. A settembre viene ascoltato dal Consiglio. Conferma tutto. Racconta che il procuratore ha promosso la teoria del complotto contro il premier, ordito da Massimo D’Alema, attraverso Tarantini e la escort, Patrizia d’Addario. Scelsi racconta anche la riunione con Laudati, nel giugno 2009: si presentò come “Inviato del ministro della Giustizia”, Angelino Alfano. Si scopre che il procuratore ordina una relazione a una “squadretta” di finanzieri alle sue dipendenze, datata gennaio 2011. In quel documento le fiamme gialle scrivono un rapporto sull’indagine Tarantini. Alcuni passaggi sembrano un dossier su Scelsi: “A partire da maggio 2009 su disposizione e per volere del dott. Scelsi, veniva dato particolare impulso alle indagini. Tanto che improvvisamente venivano imposte accelerazioni e assunte scelte quasi mai caratterizzate da logica investigativa”. La relazione finisce al Csm. L’ha inviata il procuratore generale di Bari, Antonio Pizzi. Che davanti al Consiglio - esprime il suo sconcerto per quel documento: “Sono indagini dirette a verificare il comportamento dei magistrati”. Laudati, al Csm, nega tutto. Rischia che il Consiglio lo trasferisca per incompatibilità ambientale, mentre a Lecce è

indagato per favoreggiamento, abuso d’ufficio e tentata violenza privata ai danni di Scelsi. Tangentopoli La “guerra” fra magistrati, quando c’è di mezzo un’indagine su Berlusconi, è puntuale. Ne sa qualcosa Antonio Di Pietro. Chi non ricorda l’allora pm più famoso d’Italia togliersi la toga in aula, al processo Enimont e annunciare le sue dimissioni dalla magistratura? A Barbacetto, Gomez e Travaglio, nel libro Mani pulite, Di Pietro contestualizza la sua scelta: “Piovevano attacchi,

suo diritto di difendersi, e quindi anche di mentire”. Gli ispettori a Milano Nel marzo ’96, i pm di Milano, Ilda Boccassini e Gherardo Colombo, ordinano l’arresto di un magistrato romano, Renato Squillante, potentissimo capo dei gip. È accusato di corruzione in atti giudiziari. L’inchiesta è quella denominata “Toghe sporche”. Per mesi lo avevano fatto intercettare. Una cimice era stata piazzata al bar Tombini. Squillante, seduto al tavolo con Augusta Iannini, allora gip, oggi capo dell’ufficio legislativo del ministero della Giustizia, e altri commensali, parla anche di fondi neri e Berlusconi. Boccassini e Colombo saranno indagati a Brescia per abuso d’ufficio. Si erano opposti, appellandosi al segreto istruttorio, di far visionare agli ispettori ministeriali, il fascicolo dell’indagine, il famoso “9520/95”. Saranno prosciolti. Il processo milanese, che vedrà imputati tra gli altri anche Previti e l’ex giudice Filippo Verde (in quello stralcio, Berlusconi), sarà annullato dalla Cas-

sazione, dopo due gradi di giudizio, per incompetenza territoriale, e trasferito a Perugia. Appalti e mafie Negli anni più recenti, lo scontro tra magistrati che è finito sui giornali per mesi, è stato quello di Catanzaro e di Catanzaro e Salerno, per l’avocazione delle inchieste “Poseidone” e “Why Not”, di Luigi De Magistris. Al Csm è finita anche la diatriba tra le procure di Palermo e Caltanissetta per le indagini sulla trattativa Cosa nostra-Stato e per la gestione di Massimo Ciancimino. A Reggio Calabria nei mesi scorsi il procuratore Giuseppe Pignatone e l’aggiunto, Michele Prestipino, hanno messo sotto inchiesta, per corruzione in atti giudiziari, Alberto Cisterna, della Direzione nazionale antimafia, ex pm reggino. Cisterna, a sua volta, ha querelato per diffamazione, insieme al procuratore di Ancona, Vincenzo Macrì (ex pm calabrese), il collega Prestipino: durante una cena a Milano, nel 2010, avrebbe detto che Cisterna e Macrì avrebbero protetto la ‘ndrangheta.

Il pm di Bari Pino Scelsi (FOTO ANSA)

denunce, minacce, ispezioni e dossier da tutte le parti. Avevamo contro molti colleghi, a cominciare dai procuratori generali di Milano e della Cassazione che ora ci scippava il processo Cerciello (generale della Gdf ). E poi la lettura politica di ogni atto, aggravata da quella sciagurata fuga di notizie sull’invito a comparire (a Berlusconi nel ’94, ndr)”. Il pm di Brescia, Fabio Salamone, indagherà per 54 volte su Di Pietro e per una quarantina sugli altri membri del pool Mani pulite. Tutte le inchieste si concluderanno con proscioglimenti. Una delle indagini nasce da dichiarazioni dell’imputato Cerciello: “È stato il dottor Di Pietro, dice il 3 aprile 1995, a volere a tutti i costi che si tirasse fuori il mio nome. Nel carcere di Peschiera ho appreso che il pool voleva far dire al maresciallo Nanocchio il nome di Berlusconi”. Il tribunale di Brescia dirà che Salamone non era obbligato a dare credito “a un imputato, Cerciello, che esercita il

di Lidia

Ravera

Il gioco di Renzi: nuovo senza frontiere “MA MATTEO RENZI è di destra o di sinistra?”, si chiede un pensionato della Spi (Cgil, non società di psicoanalisi). La moglie alza le spalle. “O che tu sei antiquato: Renzi è un Giovane!”. I modelli di coscienza politica di ultima generazione, non ce l’hanno quel software lì. “Ma Matteo Renzi che società si immagina, che mondo gli garba, che obbiettivi si pone?”, insiste lui, provando a chiedere la stessa cosa con parole non ancora scadute. Lei si spazientisce, stanno insieme da tanti anni, li conosce tutti i suoi trucchi: “O che tu sei di coccio! Renzi non è uno che fa. È uno che disfa. Abolisce i giornalisti, i medici, gli avvocati…” “Li ammazza? E cos’è? Un black blok?” “No, abolisce gli ordini, mica le persone. Butta giù cattedre universitarie, caccia via dirigenti politici… ” “Tutti?” “Tutti meno lui”. “E perché lui no?”. “ Si butta il vecchio, lui è nuovo”. Il pensionato reprime un brivido: ha sei mesi meno di Bersani. Chiede: “Ma altri nuovi non ce n’è?”. “Non dalla nostra parte, però se si aboliscono le frontiere… ”.“Quali frontiere?” “Quelle fra la destra e la sinistra… possiamo prenderci qualche nuovo di là”. Il pensionato pensa ad Alfano. E gli viene da piangere.


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Domenica 30 ottobre 2011

Osvaldo Napoli: “Siamo tutti scontenti, ma non trasformisti”

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VERGOGNA MONDIALE

contenti lo siamo tutti, ma trasformisti, no”. Così il vice presidente del gruppo Pdl alla Camera, Osvaldo Napoli. “Storia infame e ridicola quella che vorrebbe nugoli di parlamentari scontenti nel Pdl. Posso assicurare – prosegue Napoli – che in questa categoria si trovano almeno 630 deputati e 315 senatori. Scontenti lo siamo tutti, ma trasformisti, no. Non vedo Fregoli e Zelig nel Pdl, ma

solo colleghi che pongono gli stessi problemi, alcuni magari in termini più crudi e con qualche sprovvedutezza politica di troppo”. Secondo Napoli, tutto è cambiato dopo l’approvazione da parte dell’Ue della lettere d’intenti del governo: “Se prima era la maggioranza a fluttuare, con ripercussioni anche sull’andamento del debito, oggi la minaccia al debito può venire solo da un’opposizione tetragona e chiusa”.

“HANNO SOLO COPIATO DAI GIORNALI” Così il governo valuta il rapporto Usa sulla tratta di minori in cui è citato B. di Enrico Fierro

a figuraccia è di livello internazionale. L’ennesima, ma anche la più bruciante. Il nome di Silvio Berlusconi compare nel rapporto annuale del Dipartimento di Stato Usa che si occupa di immigrazione e di sfruttamento sessuale dei minori. Nel Trafficking in Person Report, iniziativa voluta fortemente dalla signora Clinton, si ricorda che “nel febbraio 2011 i giudici hanno fissato la data del processo al primo ministro Berlusconi per il presunto sfruttamento sessuale di una minorenne marocchina. Le cronache dei media mostrano la prova del coinvolgimento di una terza parte nel caso, che ha indicato che la ragazza era vittima di traffico di persone”. Il rapporto è noto da giugno e Silvio Berlusconi è l’unico capo di governo citato. Uno schiaffo bruciante da parte dell’amministrazione americana, che in Italia in tanti, troppi, hanno fatto finta di non vedere.

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ANCHE alla Farnesina del ministro Franco Frattini. La risposta ad una nostra richiesta di chiarimenti è imbarazzata. “Non abbiamo dichiarazioni da fare – ci dice una fonte del ministero degli Esteri -, del resto il Rapporto è il frutto di un lavoro composito, non è solo una elaborazione del Dipartimento di Stato. Ci sono gli input delle or-

ganizzazioni non governative, gli articoli di giornale, i report dell’Ambasciata Usa. Detto questo, il giudizio di fondo è favorevole all’Italia, visto che veniamo collocati nella categoria uno, vale a dire nel novero dei Paesi che rispettano gli standard minimi internazionali in materia di lotta al traffico delle persone”. Tutto bene madama la marchesa, “il giudizio di fondo è favorevole all’Italia”. Ma perché quel riferimento alla vicenda milanese, Ruby, la minorenne marocchina che nel rapporto viene definita child, bambina, e che Berlusconi presentava come “la nipote di Mubarak”? Risponde Gianfranco Rotondi, ministro per l’attuazione del programma. “Ma di cosa ci meravigliamo? Qui è da anni che una intera procura, quella di Milano, lavora per sputtanare Berlusconi, il Rapporto americano attinge alle cronache, ai talk-show, e l’immagine che arriva all’estero del

capo del governo italiano è quella di un gaudente, adesso di cosa ci lamentiamo”. Insomma, come sempre, è colpa dei pm. “Sono convinto – dice con sicurezza il ministro – che Berlusconi uscirà pulito da questa vicenda, tutta la storia si sta già sgonfiando”. Gianfranco Rotondi è l’autore di una singolare definizione del Cavaliere e della sua vita spericolata. “Berlusconi è un santo puttaniere”. “Sì – aggiunge – rivendico il diritto d’autore, del resto di santi in politica ne ho conosciuto uno solo, me lo presentò Fiorentino Sullo, era Giorgio La Pira, il grande sindaco di Firenze. Ma da allora di santi in giro non se ne sono più visti”. La Farnesina è imbarazzata, Rotondi ironizza e difende il Cavaliere, l’opposizione è infuriata. “Dall'indegno papi Berlusconi arriva un’altra onta per il nostro Paese. Berlusconi nel mondo dopo la vicenda Ruby, è conosciuto per le sue sconcez-

La Farnesina: “Il documento dice che rispettiamo gli standard internazionali sul traffico di persone”

Una manifestazione del gruppo Femen a Kiev, in Ucraina (FOTO ANSA)

ze e perchè il suo nome è in quest’elenco che fa il punto sul traffico di esseri umani. Un indecente biglietto da visita per l’Italia a livello internazionale anche perchè è l’unico nome di un presidente del Consiglio. Il dramma è che l'Italia rischia di essere identificata con lui. Noi abbiamo il dovere di dire con forza che esiste un altro Paese con dei principi morali e con una dignità morale, politica e istituzionale”. Paola Concia, parlamentare del Pd, è in Germania, ha letto le anticipazioni del nostro giornale. “ALL’ESTERO è così, questa è l’immagine del nostro Paese, grazie a Berlusconi. Ma il caso che avete sollevato è eclatante, che il nome del presidente del Consiglio italiano finisca in un rapporto che si occupa dello sfruttamento sessuale dei minori per lo scandalo Ruby è il segno di una perdita di autorevolezza ormai irrimediabile. Gli analisti del Dipartimento di Stato non si sono fatti scrupoli, non hanno pensato ad eventuali conseguenze diplomatiche nel citare Berlusconi. La verità è che all’estero, e questo mi addolora, ci considerano il paese del Bunga-Bunga. Questo governo è agghiacciante, da un lato difendono la vita disordinata di Berlusconi, che un ministro definisce il santo puttaniere, dall’altro mostra una violenza etica contro gay, coppie di fatto, matrimoni omosessuali. È una barbarie doppia”.

Contro il potere maschile

LA PROTESTA A SENO NUDO ARRIVA A PALAZZO GRAZIOLI di Roberta Zunini

Ucraina non è un bordel“L’ lo e il sesso non è in vendita”. Inna Shevchenko, una gran bella ragazza ucraina di 21 anni, nel 2008, durante il suo master in giornalismo, aveva capito che urgeva trovare uno slogan e un modo per dichiarare guerra al machismo politico imperante nel suo Paese. “Usiamo il nostro corpo nudo come un’arma, una freccia per colpire al cuore gli uomini che manipolano e utilizzano le donne come nel Medioevo”. Eredi patetici e pericolosi dei Feudatari, che si sentono ancora in diritto di esigere la Decima -se non tutto il raccolto - da ragazze, magari anche minorenni, sfuttando la propria posizione al vertice del potere. “Oggi ci sembra più urgente lasciare per un po’ da parte il nostro Paese e dedicarci al vostro”. E COME MAI, siamo peggio dell’Ucraina? “No quello che succede in Italia non è paragonabile all’atteggiamento schifoso e insopportabile dei politici italiani nei confronti delle donne. Il peggiore fra tutti, anche peggiore di Clinton è il

VISTI DA NEW YORK Alexander Stille

“Inconcepibile. Da noi si dimettono” di Giampiero

Calapà

ista dall’America l’Italia non è Voccuparsi un bello spettacolo: “Come può di contrasto alla tratta di esseri umani chi è coinvolto in un caso di prostituzione minorile?”. Alexander Stille, giornalista americano con l’attenzione sempre rivolta a Roma e dintorni, spiega che il nome di Silvio Berlusconi nel rapporto del Dipartimento di Stato sul traffico di persone “aggiunge un’ulteriore anomalia alle anomalie della situazione italiana”. Non sembra stupito. Ormai dall’altra parte dell’oceano vi aspettate di tutto? Quando si scoprì che il governatore dello Stato di New York, Elliot Spitzer, era coinvolto in un giro di prostituzione nessuno si domandò se fosse il caso che lasciasse

l’incarico. Lo lasciò e basta. E non si trattava di minorenni. Come vi spiegate in America, che a Roma sia così diverso? Per noi è davvero inconcepibile. Allora, il presidente del Consiglio italiano è sotto inchiesta per diversi reati. Ma scrive leggi sulla giustizia. È il più importante imprenditore nel settore televisivo e legifera sulla comunicazione. Il rapporto del Dipartimento di Stato fotografa la situazione di 184 Paesi, Usa compresi, rispetto al traffico di esseri umani, indica le criticità ed è un importante strumento anche per le Ong. Chiaramente un premier indicato per prostituzione minorile come può essere un interlocutore serio per contrastare questo crimine? É, appunto,

l’ennesima anomalia degli ultimi diciassette anni italiani. In ambiente diplomatici americani qual è la considerazione per Berlusconi e per l’Italia? L’Italia è considerata un alleato importante e affidabile; e in quanto tale, i rapporti con chiunque governi non possono che essere improntati al rispetto istituzionale. Poi, dietro le quinte, tutti i diplomatici con cui mi è capitato di parlare, non hanno una buona opinione personale di Berlusconi: è considerato, nella migliore delle ipotesi, un pagliaccio. Però l’America di Bush andava a braccetto con Berlusconi. C’era intesa personale tra i due. Ed era considerato affidabile in poli-

tica estera perché non ha mai contraddetto le scelte di quell’amministrazione. Detto questo, anche in quel governo, come rivelato dai cablo diffusi da Wikileaks, c’erano parecchie perplessità sui comportamenti del premier italiano e di alcune sue “amicizie”, tra cui quella con Putin. E anche lì spesso era descritto come un pagliaccio. Ha visto le risatine di scherno di Angela Merkel e Nicolas Sarkozy? Francia e Germania che deridono l’Italia... Sono sempre conseguenze di atteggiamenti di Berlusconi. Da pagliaccio, appunto. Diede dell’abbronzato a Obama, alla Merkel ha detto di peggio. Secondo lei il quasi ventennio berlusconiano ha rinvigorito lo stereotipo di Italia uguale mandolino, pizza e mafia? Sì.

vostro premier Silvio Berlusconi”. E allora avanti march. La prossima settimama queste “cattive stangone” dell’Est caleranno nell’ex Belpaese per manifestare a seno nudo davanti a Palazzo Grazioli. Con loro ci sarà anche l’ex pornostar, nonchè pensionata parlamentare, Cicciolina. La supermagione di Re Silvio, nel cuore di Roma, rimarrà transennata, come sempre? O se il premier troverà il tempo di invitare le rappresentanti del Femen - il nome di questo movimento femminista post femminismo, a cui Le Iene due settimane fa ha dedicato un servizio - a visitare le austere stanze, rallegrate dal pezzo forte: il lettone di Putin? Chi si assomiglia si piglia, chiediamo a Inna, super indaffarata mentre sta per presentare il Femen tour europeo in Svizzera. “Certo si tratta di uomini che non hanno alcun rispetto delle donne, le utilizzano per la loro bieca propaganda. Per solleticare gli animi delle persone più triviali, per alimentare il loro populismo”. Va giù dura questa consapevole ragazza, che da un anno lavora a tempo pieno per il movimento da lei fondato con altre due ragazze. “Avrei preferito continuare ad avere due lavori. Dopo aver finito il liceo ho iniziato a frequentare la facoltà di giornalismo e dopo poco a lavorare nell’uffico stampa del Comune di Kiev. Ma mi hanno licenziata con la scusa che non si può lavorare come ufficio stampa nel settore pubblico ed essere contemporaneamente attivista per i diritti umani. Strano, io avevo sempre pensato che fosse incompatibile lavorare per il municipio e nello stesso tempo contro i diritti umani”. Inna e le altre che si metteranno tette al vento per svergognare Berlusconi, faranno tappa anche in Vaticano per cercare di sensibilizzare le migliaia di turisti circa le discriminazioni che la Chiesa ha sempre perpetrato nei confronti delle donne. Ma ce n’è anche per i francesi: dopodomani sventoleranno le loro lunghe gambe nude e i loro grandi seni all’indirizzo di Dominique Strauss-Kahn: “Vedere, riflettere ma non toccare”. Uomini avvisati mezzi salvati?


Domenica 30 ottobre 2011

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Cgia: disoccupazione all’11% col licenziamento selvaggio. Fini d’accordo

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CAPITALISMO ALL’ITALIANA

otta e risposta fra la Cgia di Mestre e il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi sugli effetti dell’introduzione di norme più “morbide in materia di licenziamenti”. Misure che l’Italia ha incluso nella lettera di intenti inviata e approvata a Bruxelles. Un tema, quello dei licenziamenti, su cui si registra anche un attacco del presidente

della Camera Gianfranco Fini. “Se si tende solo a favorire la possibilità di licenziare – ha detto infatti Fini – c’è il rischio di veder moltiplicare il tasso di disoccupazione che da qualche anno a questa parte sta crescendo e che riguarda in particolare un’area del Paese”. Secondo la Cgia se una normativa che rendesse più semplici i licenziamenti fosse stata applicata durante gli anni

della crisi economica il tasso di disoccupazione in Italia sarebbe salito all’11,1%, anzichè essere all’8,2% attuale, con quasi 738 mila persone senza lavoro in più rispetto a quelle conteggiate oggi dall’Istat. “Non sono” licenziamenti facili ma misure che creano “crescita per le imprese” e quindi nuova “occupazione”: così il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, sul Corriere della Sera.

RICATTI E LINGOTTI Scambio di accuse per il controllo di un fornitore Fiat Marchionne indagato per estorsione: “Non mi riguarda” di Salvatore Cannavò

e Stefano Feltri hi di estorsione ferisce, di estorsione perisce. Nelle carte dell’inchiesta della Procura di Sant’Angelo dei Lombardi (Avellino) c’è tutta la storia della presunta estorsione legata al caso CF Gomma, un fornitore Fiat, per la quale è indagato Sergio Marchionne. Il caso è stato sollevato dal deputato dell’Idv Francesco Barbato, la Fiat ha smentito: “Non vi è alcuna iscrizione nel registro degli indagati presso alcun ufficio giudiziario”. Ma l’indagine c’è, nasce da una denuncia dell’imprenditore irpino Massimo Pugliese, ex patron dell’Avellino calcio vicino a Marcello dell’Utri e che ha un lungo curriculum di interventi in sfortunate vicende di salvataggi aziendali. In un’informativa della Guardia di Finanza-Nucleo di polizia tributaria di Avellino si leggono i dettagli: risultano indagati per concorso in estorsione e calunnia Marchionne e altri dirigenti di prima fila del gruppo, Giorgio Fossati dell'ufficio legale, Diego Pistone che si occupa dei fornitori, Alessandro Palla, all'epoca responsabile acquisti di Fiat Auto. La Finanza il 3 dicembre 2010 si è recata presso negli uffici del Lingotto e per circa tre ore Sergio Marchionne, che ha anche presentato una memoria.

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I FATTI RISALGONO al 2006 quando la Cf Gomma, dell'ingegner Pierfederico Cancarini, con sede in provincia di Brescia, si trova in difficoltà finanziarie. È il più importante fornitore di gom-

ma della Fiat, sette stabilimenti in Italia, Francia e Polonia, circa 4000 dipendenti. Il capo dell'ufficio finanziario della CF, Dario Fumagalli ha fatto il militare con Massimo Pugliese e gli propone di salvare l'azienda. Pugliese interviene con la sua finanziaria Pufin ma chiede alcune garanzie, a cominciare dal gradimento del principale cliente di Cf Gomma, la Fiat (in passato aveva avuto problemi con una controllata, la Magneti Marelli). Poi subordina il proprio intervento alla ristrutturazione dei debiti con le banche e al mantenimento nel gruppo della filiale francese di Cf Gomma, Barre Thomas, che dal novembre 2005 è sottoposta a “redressement judiciaire” (una sorta di liquidazione). Le cose sembrano procedere bene: il gradimento Fiat arriva, si legge nelle carte dell’inchiesta, anche se Marchionne, nella sua memoria non sembra ammetterlo. Le banche rinunciano a 42 milioni di debiti, Pugliese acquista le azioni da Cancarini per un euro poi ricapitalizza con 20 milioni di cui 15 in fidejussione. Presenta un piano di ristrutturazione, approvato dall’advisor Vitale&Associati. Poi le le cose iniziano a precipitare. Il tribunale francese respinge il “piano di continuità” di Pugliese per la Barre Thomas e su pressione della Peugeot (primo cliente) ne impone la cessione al fondo di investimento Silver Point. La Fiat, che pure aveva dato il suo gradimento all’ingresso di Pugliese, sembra averci ripensato. Il 29 giugno la Fiat sostiene di aver ricevuto la notizia che Pugliese avrebbe indotto gli operai dell'azienda bresciana a interrompere la con-

quella decisione, di cui era al corrente, configurava “una iniziativa di tipo strettamente tecnico che, per sua natura, non rientra nella mia sfera di attività”. I finanzieri non sono sicurissimi di quanto Marchionne sapesse davvero e se possa “configurarsi l’ipotesi di concorso nel reato” poiché “emergono elementi di dubbio circa la reale conoscenza, da parte del medesimo, dei fatti occorsi e della reali circostanze che li determinarono”. LA PROCURA DI TORINO considera la denuncia del Lingotto infondata e archivia Pugliese. La Fiat, si evince dalle carte della Finanza, avrebbe presentato una ricostruzione alterata per far pressione su Pugliese così da allontanarlo dalla Cf. Il 17 luglio Fiat dà il colpo finale all'imprenditore irpino con una lettera alle banche creditrici: “Non riteniamo che il gruppo Pufin sia in possesso dei requisiti per poter instaurare una duratura relazione fornitore-cliente con il gruppo Fiat né che sussistano i presupposti di reciproca fiducia”. Le speranze di Sopra Massimo Pugliese, che voleva la CF Gomma, qui sopra Sergio Marchionne (FOTO ANSA)

segna delle merci al Lingotto. La Fiat denuncia Pugliese a Torino per estorsione. E proprio in questa denuncia c'è il primo elemento che spinge gli inquirenti campani a ipotizzare, invece, l'estorsione da parte di Marchionne ai danni di Pugliese. Secondo la ricostruzione dei finanzieri di Avellino, la Fiat sapeva che le difficoltà di approvvigionamento dalla Cf Gomma dipendevano dalla crisi finanziaria dell'azienda e dall'agitazione sindacale avvenuta dopo le

notizie dalla Francia. Gli stessi dirigenti indagati lo testimoniano, così come i sindacalisti e addirittura i responsabili della logistica Fiat presenti in quei giorni a Brescia. Eppure, la Fiat decide ugualmente di denunciare Pugliese, in una riunione del 10 luglio 2006 in cui è presente anche Sergio Marchionne, “indice dell’assoluto rilievo della decisione che in quella riunione si doveva assumere”, scrivono i militari. Nella sua memoria Marchionne sostiene che

Lo accusa Massimo Pugliese, imprenditore vicino a Dell’Utri già coinvolto in storie aziendali discusse

Pugliese sono finite, se le banche pensano che l’unico cliente della CF non voglia avere rapporti con lui non lo finanzieranno. Pugliese inizia a trattare la sua uscita chiedendo a Marchionne 8 milioni per ritirarsi dall'affare, un contributo per il lavoro svolto nel persuadere le banche a rinunciare a 42 milioni di crediti. Denaro che prima gli viene assicurato e poi negato da Fiat che nel frattempo riprende il controllo della Cf Gomma tramite il vecchio proprietario Cancarini. Il 21 luglio nasce la Cf Gomma Holding Spa finanziata con 36 milioni di euro da Fiat Auto che, a garanzia del finanziamento, si riserva un diritto di pegno sul 100 per cento delle azioni Cf Gomma. Cancarini, nelle intercettazioni ambientali, spiega che il suo è stato solo il ruolo di una “testa di legno”, un “finanziato Fiat”. SECONDO la ricostruzione degli inquirenti, Pugliese sarebbe stato stato oggetto prima di una denuncia a scopo intimidatorio e poi di una denigrazione, tramite lettera alle banche, per estrometterlo e portare la Cf Gomma sotto il controllo Fiat. La partecipazione di Marchionne a una seconda riunione, tenutasi nello studio della Vitale&Associati il 13 luglio, in cui l’ad Fiat dichiara di voler gestire personalmente la situazione, induce gli inquirenti a valutarne le responsabilità nel reato di estorsione. Il 3 febbraio 2011 la posizione di Marchionne viene stralciata ma con un nuovo atto del maggio 2011 i procedimenti penali divisi vengono di nuovo riuniti per essere però trasmessi, per competenza, alla Procura di Milano.

POPOLARE DI MILANO

PONZELLINI NEI GUAI PER I SOLDI FACILI ALLA ATLANTIS DEI FRATELLI CORALLO di Giovanna Lantini Milano

on conosce la parola fine la saga Nle dure Bpm. Dopo Bankitalia, Consob e lotte intestine, ora spuntano anche le indagini delle magistratura. Massimo Ponzellini, “dimissionato” dalla banca una settimana fa, come anticipato da Sole 24 Ore e Repubblica, sarebbe indagato dalla Procura di Milano per l’ipotesi iniziale di ostacolo alle Autorità di vigilanza. Ad attirare l’attenzione degli inquirenti, sarebbe stato in particolare il finanziamento da 148 milioni concesso da Bpm ad Atlantis-BpPlus. Cioè il colosso delle slot machines già primo partner dello Stato italiano nel ricco segmento dei giochi e controllato da società off-shore delle Antille olandesi nonché, secondo quanto ricostruito dal Fatto Quotidiano nel 2010, riconducibile a Francesco Corallo, figlio di Gaetano, condannato per reati di criminalità organizzata (ha già scontato la pena) e legato al clan di Nitto Santa Paola. Un finanziamento che sarebbe stato erogato anche per la forte sponsorizzazione

dello stesso Ponzellini e che ai pm appare “incomprensibile”, quello concesso da Bpm alla società che in Italia ha avuto come suo rappresentante l’ex finiano Amedeo Laboccetta dopo la sconfitta elettorale del 2005 e prima dell’elezione nel 2008. Ora la Atlatis è in lizza per le nuove concessioni delle Vlt, le slot machine di ultima generazione. IL FINANZIAMENTO della Bpm sarebbe Incomprensibile “sia secondo i canoni di buona amministrazione sia, più gravemente, secondo le regole della disciplina in materia di riciclaggio”. Non a caso l’attenzione è tornata anche su chi ha affidato la concessione delle slot machines ad Atlantis, i Monopoli di Stato diretti da Raffaele Ferrara, già presidente dell’Organismo di Vigilanza della Bpm, la cui sede romana nei giorni scorsi ha ricevuto la

visita della Guardia di finanza. E per un’avventura che rischia di chiudersi molto male, ce n’è un’altra che non inizia certo sotto i migliori auspici. Si tratta di quella di Davide Croff, l’ex numero uno della Biennale di Venezia fresco di nomina nel consiglio di gestione dell’istituto milanese che è inciampato in un rinvio a giudizio arrivato proprio all’indomani della conquista della poltrona in Bpm. Una vicenda quantomeno sgradevole che affonda le radici nel lontano passato del banchiere che nel

Autorizzò un prestito al colosso delle slot machine sponsorizzato in Italia da Laboccetta

2008 era stato promotore di un tentativo di rinnovamento della banca milanese con la fondazione di una sua associazione, Bpm360, che avrebbe dovuto provocare una vera e propria rivoluzione poi non andata in porto, come dimostra la cronaca recente. Benché bancaria, però, la materia della cronaca recente è tutt’altra: si tratta di un’inchiesta per usura relativamente a fatti che si sono svolti tra il 1994 e il 2000, più o meno gli stessi anni in cui Croff ha guidato la Banca Nazionale del Lavoro dove era approdato come vicedirettore generale nel 1989, una manciata di mesi prima dell’esplosione dello scandalo Atlanta e di cui è stato ad dal 1990 al 2003. Nel dettaglio, le indagini sono scaturite dalle denunce presentate dall’imprenditore di Gioia Tauro Antonino De Masi per i tassi usurari che a suo avviso sarebbero stati applicati ai fidi concessi dal-

le banche al suo gruppo industriale. De Masi, che da tempo sta conducendo quella lui stesso definisce una battaglia di legalità per tutelare “gli interessi non solo miei, ma quelli di un intero territorio depredato dall’illegale comportamento del sistema bancario” ha già portato in giudizio Cesare Geronzi e Luigi Abete, assolti in primo e secondo grado e in attesa del verdetto della Cassazione. ORA SUL BANCO degli imputati, secondo la decisione del Gup di Palmi, dovranno sedere oltre a Croff anche gli ex direttori generali di Banca Antonveneta e Bnl e tre dirigenti. Il magistrato ha invece disposto l’incompetenza territoriale e ha trasmesso il fascicolo alla Procura di Reggio Calabria per altri cinque ex della Banca di Roma, tra i quali Matteo Arpe, anche lui fresco di battaglia per la conquista della Bpm, ma per il quale il pm in sede di conclusioni aveva chiesto il non luogo a procedere, anche il banchiere perché era approdato in Banca di Roma nel 2002, sul volgere del termine del periodo oggetto dell'inchiesta.


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Domenica 30 ottobre 2011

Rita Borsellino candidata alle primarie del Pd per il sindaco di Palermo

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IN FONDO A SINISTRA

ita Borsellino scioglie la riserva e annuncia la sua candidatura alle primarie del centrosinistra per la scelta del candidato a sindaco di Palermo. Tra gli sponsor dell'eurodeputata c’è il leader Pd Pierluigi Bersani. “Ho dato la mia piena disponibilità a un progetto che metta al centro le palermitane e i

palermitani. Un progetto – spiega Rita Borsellino – che vada oltre gli schemi tradizionali, aprendo uno spazio di partecipazione che coinvolga tutti quei cittadini disponibili a costruire autenticamente il cambiamento, dando loro un ruolo centrale sia nella fase di campagna elettorale che nella gestione del governo

della città”. Nata a Palermo il 2 giugno 1945, è laureata in Farmacia, sposata e madre di tre figli. Il suo impegno politico inizia dopo la strage di via D'Amelio dove perse la vita il fratello, il giudice Paolo Borsellino. Nel 2006 si candida alla presidenza della Regione Sicilia, ma viene battuta da Totò Cuffaro. Dal 2009 siede nel Parlamento Europeo.

RENZI SCATENA LA RISSA Scoppia la bagarre con Bersani e Vendola La Leopolda diventa un “Matteo contro tutti” Dietro le quinte della giornata

sempre, si fosse occupato di politica, e ha fatto l’elenco dei propri errori, come se lui fosse un ex segretario del Partito Democratico di Sinistra che ha perso un numero imprecisato di elezioni e adesso si rivolge ai quadri giovani del partito per il passaggio delle consegne e fa una sana autocritica. E una cosa stranissima era il fatto che mentre Baricco parlava c’è stato uno stacco in prima fila e sono stati inquadrati tre o quattro sessantenni che a uno gli veniva da pensare che allora era finto anche quello. Oppure invece il fatto era che per lui, per Baricco, il mondo, in questi ultimi anni, è diventato un’enorme scuola Holden. Lui da tutte le parti dove va mette su la modalità: insegnamento. Che gli vien bene, intendiamoci, è bravissimo, e fa anche effetto, è autorevole, è stato l’unico, ieri, che l’han fatto parlare più di cinque minuti, e dev’essere gratificante, perché si vede, che gli piace, solo che, per chi fa lo scrittore, per chi scrive romanzi, io non lo so, ma il rischio, mi sembra, è che questa modalità, insegnamento, prevalga sul resto, che poi ti dimentichi qual è il tuo mestiere. E mi è venuto da pensare alla rubrica che, qualche anno fa, Alberto Bevilacqua teneva su un inserto del Corriere della sera, una specie di posta dei lettori, con Bevilacqua che rispondeva a delle domande come quella di Alberto Perotti da Anzio, che chiedeva: Esistono luoghi dove la longevità è estrema? Certo, rispondeva Bevilacqua, basta pensare al villaggio di Vilcabamba, sperduto nelle Ande; al piccolo principato di Hunza, nel Kashmir; alle regioni montuose della Georgia, diceva Alberto Bevilacqua, noto antropologo. Giorgio Pighi, continuava Bevilacqua, mi chiede cos’è il biofeedback.

Silenzio in sala c’è la lezioncina del guru Baricco di Paolo

Nori

o visto in streaming, venerdì sera, la fine della Hin piedi prima giornata della manifestazione messa da Renzi a Firenze alla stazione Leo-

Matteo Renzi al centro del tavolo. In basso Pier Luigi Bersani (FOTO EMBLEMA, ANSA) di Wanda Marra inviata a Firenze

a sinistra in cui sono cresciuto è la cosa più conservativa che c'è in questo paese”. Mentre la prima serata del Big Bang, venerdì, volge al termine Alessandro Baricco – lo scrittore che in qualche modo Matteo Renzi ha scelto tra gli ospiti d'onore – fotografa una di quelle verità difficili da negare. Un'altra la enuncia l’eretico Arturo Parisi (l’unico dirigente del Pd in “odore” di brontosauro ammesso a parlare) che si candida a padre nobile, ieri: “Piuttosto che sbagliare tutti insieme è meglio rischiare da soli di sbagliare per portare tutti gli altri ad avere ragione”. Eccole qui le categorie base del “renzismo”, enunciate nella loro versione più alta: la rottura con la politica del passato e l'egocentrismo legittimato a visione.

“L

E ALLORA, Civati tenta di rubargli la scena, presentandosi non invitato? E lui lo chiama a parlare sul palco, relegandolo a episodio marginale. Bersani gli contrappone un'iniziativa a Napoli e lo ammonisce “i giovani devono essere a disposizione, senza scalciare e insultare”? E lui risponde: “Non sono un asino e non scalcio”. Di più, gli fa il verso: “Non siamo qui a schiacciare i punti neri delle coccinelle, come direbbe il nostro guru Bersani”. Matteo Renzi fa dell’arroganza e dello scontro un punto di forza. E la Leopolda anno secondo si guadagna i riflettori della politica italiana, con un fastidio misto a paura. Cinque minuti per uno, per un “Brainstorming” con la chiave “Se fossi il Presidente del Consiglio, io farei”, alla Leopolda si respira l’energia delle grandi occasioni, con una platea che non è identificabile né con quella delle assemblee della sinistra, né con le convention di destra. Lui Matteo Renzi instancabile “guida” dal palco. La giornata inizia con una protesta dei sindacati, quelli dell'Ataf, l’azienda di trasporti pubblici, in prima fila: “Matteo, come Cetto La Qualunque”, recitano i

cartelli. Il Sindaco la concertazione non la ama e li liquida con poche parole: “Se la prendono con noi perché gli abbiamo chiesto di lavorare dieci minuti in più”. Arriva Sergio Chiamparino e fa sapere che “alle primarie, potrei aggiungermi anch'io”. Poi appare a sorpresa nel pubblico Pippo Civati, l'ex compagno d'avventura della prima Leopolda, non invitato, dopo un divorzio plateale. Crea un po' di scompiglio, cerca l'incidente: Renzi non lo farà parlare? E invece no, il Sindaco lo chiama sul palco: “Questa è ancora casa mia”, dice Civati e sembra tanto tornare a Canossa, anche se per un attimo la scena è sua. L'evento intanto lievita. Non è chiaro dove si vada a parare e perché, delle rivelazioni promesse non c’è traccia, ma l’attenzione la tiene alta. Sul palco e in rete, dove si conduce un dibattito parallelo. C'è pure chi chiede l'abolizione di agosto, mese improduttivo oppure del denaro liquido, per favorire la tracciabilità. Renzi legge i Twitter di Franceschini (“Energie e idee che arricchiscono il Pd. Si può non condividerle, ma come si fa ad averne paura anzichè dire grazie?”). UN GRUPPO sta lavorando a mettere in fila le 100 idee che saranno presentate oggi: abolizione del finanziamento dei partiti, no a più di tre mandati in Parlamento, ma anche riforma delle pensioni, per esempio. Anche se non è chiaro a nessuno quante delle 100 idee presentate da Renzi per Firenze nella sua campagna elettorale siano state realizzate, di certo il numero 100 gli ha portato fortuna. Quando arriva l'ora di pranzo Renzi fa un giro tra i tavoli e sembra di rivedere il Veltroni sindaco di Roma, che era bravissimo a costruire un pezzetto di consenso ogni giorno, mentre inaugurava asili e case di riposo. E a Firenze ci sono gli scrittori, c'è Pif, ci sono

gli imprenditori (da Campo dall'Orto a Gori), c’è Costacurta. E c'è la colonna sonora di Jovanotti, qui nella canzone “Il più grande spettacolo”. Veltroni per la campagna elettorale del 2008 (che finì con l'Italia riconsegnata a Berlusconi) aveva scelto “Mi fido di te”. E NON A CASO a Firenze ci sono pure Ermete Realacci e Salvatore Vassallo, in veste di veltroniano doc. Il Renzi che saluta per iscritto con “un sorriso” ricorda anche qualcun’altro:. “Sono un berlusconiano deluso”, si affretta a stringergli la mano, Maurizio Liverani, imprenditore. Renzi non cerca approvazione e fiducia. Lui va all'attacco. E sono gli altri che rincorro-

polda. Io non me ne intendo, ma ci ho trovato delle cose stranissime. Per esempio, sul fondo, sfocati, si vedevan dei libri, che non ho capito bene se erano veri o finti. Erano tanti, da terra fino al soffitto, azzurrini, sembravano antichi, ma potevano essere una specie di tappezzeria da negozio d’arredamento. Chissà. E sul tavolo della direzione dei lavori un cesto di frutta. Un cesto di frutta grande, ma non da mangiare, decorativo, a fare finta, a ostentare opulenza, forse, ma un’opulenza da poco, un cesto di frutta. Renzi parlava dentro un microfono compatto, uno di quei microfoni come da radio, ma non da radio di oggi, da radio delle origini, un microfono d’epoca, sembrava, oppure non so, forse era finto anche quello. Secondo me era finto anche quello. E poi Renzi, lui, che tutte le volte che parlava, al di là di quello che diceva, non ne so niente, ma non diceva tantissimo, presentava e leggeva gli sms, o i messaggi su twitter, o su facebook, e ogni cosa che diceva la commentava con una battuta, ogni cosa che succedeva, una battuta, uno scherzo, scherziamo, facciam finta che è finto, o una cosa del genere. E poi, io non ho visto tutto, ma la cosa più forte, venerdì sera, tra quelle che ho visto, la cosa che mi è sembrata più vera, è stato quello che ha detto uno che di solito scrive dei romanzi, Baricco, che l’han chiamato sul palco e ha detto che non se l’aspettava, che lui era venuto per ascoltare, però poi ha parlato in un modo talmente chiaro, e preciso, e convincente, che sembrava un intervento preparato. E ha detto delle cose che credo che oggi ne parlino tutti, a Firenze, alla stazione Leopolda, e le ha dette con un tono, come se lui, da

Il leader Pd: “Un giovane per andare avanti non deve scalciare, insultare” La risposta: “Non sono un asino”, poi gli fa il verso no. Come Bersani che si è spinto fino a dire che modificherà lo Statuto del Pd per permettergli di correre alle primarie (e per cercare di disinnescarlo, magari battendolo). Renzi si permette di non sciogliere la riserva: “Noi candidiamo le idee”. E “Bersani ci risponda sui contenuti”. Lo attacca anche Nichi Vendola: “E’ vecchio culturalmente e politicamente”. E lui: “Forse è giovane mandare a casa il governo Prodi come fecero i suoi amici?”. Attirato dalla vis riformatrice di Renzi a chiedergli aiuto per la sua battaglia contro la corruzione e la collusione del Pd siciliano arriva l’avvocato Giuseppe Arnone ma il suo pulmann che esibisce un manifesto 6 x 3 sulla questione morale prende una multa di 400 euro. Il Big Bang non guarda proprio in faccia a nessuno.

COMUNISMI

Il biofeedback training è una tecnica per raggiungere l’autocontrollo delle funzioni fisiologiche, rispondeva il noto biologo Alberto Bevilacqua con un tono anche un po’ scocciato come per dire Guarda che domande facili che mi fanno oggi. Scusi la domanda puerile, scriveva Gianna Falcone da Volterra, tutti parlano dei buchi neri ma nessuno sa spiegarmeli, tutti si limitano a dirmi: un misterioso fenomeno cosmico. La domanda non è affatto puerile, rispondeva Alberto Bevilacqua, noto astrofisico. Il buco nero si forma in seguito alla scomparsa di una stella gigante rossa, una volta che questa ha esaurito tutta la propria energia nucleare. La forza di gravità impedisce all’immensa sfera di gas caldissimo di disperdersi nello spazio. Quando la stella si raffredda, la gravità attira il gas verso l’interno…

di Alberto Sofia

FUORI DALL’EUROPA: LA RICETTA DI RIZZO scire dall’Europa dei tecnocrati e non pagare il debito, un Parlamento dei lavoratori – sul modello dei Consigli operai del biennio rosso – contro “quello dei nominati”, nessun dialogo con il centrosinistra: sono le proposte emerse durante il Comitato Centrale dei “Comunisti-Sinistra popolare”, la formazione fondata nel 2009 da Marco Rizzo, dopo la sua espulsione dal PdCI. Un partito che, nel variegato panorama della diaspora post-comunista, conta 5 mila iscritti e che mira a ricostruire il PCI, ripartendo dai luoghi del conflitto sociale: “Siamo alternativi al berlusconismo e alla

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politica di mestiere dei finti comunisti”, dice Rizzo, criticando chi, “come Diliberto, assicura la fiducia in cambio di qualche seggio” e il centrosinistra, il “miglior amico dei banchieri”. Vendola, Bersani, il “rottamatore” Renzi? “Facce della stessa medaglia e della società borghese”, spiega. “Alle primarie noi preferiamo i comizi nelle fabbriche”. Le ricette contro la crisi del debito? “L’Europa dei popoli non esiste: meglio uscire da Ue e moneta unica”, conferma. Strana convergenza con B., che aveva criticato l’euro prima di ritrattare: “Ma lui non ha coraggio, l’unica alternativa alla crisi è il comunismo”.


Domenica 30 ottobre 2011

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Beppe Grillo: 5 stelle in Parlamento? La cosa mi fa paura

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IN FONDO A SINISTRA

o ho paura. Se questo movimento va in Parlamento, io devo espatriare. Faccio la fine di Pannella, mi diranno di tutto, mi sputeranno addosso. So già quale sarà la mia fine”. È un passaggio di una intervista rilasciata da Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle, alla trasmissione “In Onda”, il programma di La7

in programma ieri sera. Il comico ligure è anche andato a Vernazza, nelle Cinuq Terre: “È triste: le strade erano bloccate e sono arrivato in barca grazie al passaggio di un amico – ha spiegato nel suo blog –. Dal mare non l'ho riconosciuta. La spiaggia è scomparsa e una nuova, fatta di fango e detriti, è nata improvvisamente. Le

macchine, risucchiate fuori dai parcheggi, hanno attraversato le strade della cittadina”. Grillo non punta il dito contro i residenti: “A Vernazza non c'è stata la cementificazione selvaggia, come in gran parte della Liguria, eppure le colline sono collassate come castelli di carte. La causa è stata la pioggia torrenziale”.

I FINANZIATORI DI D’ALEMA TRA P4 E AFFARI Soldi alla fondazione Italianieuropei dagli imprenditori legati a Morichini di Ferruccio Sansa

na lista di finanziatori della Fondazione Italianieuropei di Massimo D’Alema. È stata sequestrata dalla Finanza che lavora con il pm Paolo Ielo. Un elenco parziale, che comprende per adesso soltanto gli imprenditori in affari con Vincenzo Morichini (procacciatore di finanziamenti per Italianieuropei coinvolto nello scandalo Enac). Finanziamenti leciti. Tra di essi, come ha ricordato Il Giornale, emergono però personaggi citati nelle inchieste P4, escort baresi, Enac, Penati.

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ALFONSO GALLO Gallo – che ha finanziato Italianieuropei con 25mila euro – costruisce centrali elettriche con Ansaldo Energia (orbita Finmeccanica). È il grande accusatore di Alfonso Papa nell’inchiesta P4. Gallo raccontò: Papa “più volte mi è ‘venuto sotto’… dicendomi che sarei stato coinvolto in inchieste giudiziarie e che vi sarebbero stati provvedimenti cautelari nei miei confronti… Papa mi proponeva di offrirmi protezione e di acquisire notizie al riguardo e nel corso del tempo mi ha fatto ri-

chieste…”. Papa chiese e ottenne favori da Gallo finché quest’ultimo si ribellò. Ma l’imprenditore ai pm napoletani riferì anche dei suoi rapporti con Morichini. Ammise di aver finanziato Italianieuropei “con regolari bonifici”. Il nome di Gallo (non indagato in questa inchiesta) ricorre, però, anche nelle informative sulle escort baresi per Berlusconi. Insieme con quelli di Roberto De Santis e Roberto Intini (non indagati), amici di Tarantini e vicini a D’Alema (De Santis lo definisce “fratello”). Annota la Finanza: “Tarantini chiedeva a De Santis di sottoporre il progetto ad altro imprenditore. Cosa che faceva, proponendo Gallo”. Ancora: “Tarantini chiamava Domenico Lunanuova per sapere se Gallo avesse partecipato alla gara per gli scavi per le fibre ottiche”. Ancora: Gallo (che figura – non indagato – nella controversa vicenda della costruzione della centrale elettrica di Salerno per la quale è invece indagato il sindaco Vincenzo De Luca) attraverso la General Construction è stato anche socio di Antonio Bargone, avvocato pugliese e dalemia-

Paganelli su Morichini

“ Sopra, Massimo D’Alema. In basso, Michele Iorio. A lato, Morichini e Binasco (FOTO ANSA)

no di ferro, che dopo essere stato sottosegretario alle Opere Pubbliche con il centrosinistra, è finito a presiedere la Sat che realizzerà la Livorno-Civitavecchia. Bargone è anche il commissario pubblico che sovrintende alla realizzazione dell’opera.

che nelle intercettazioni sulle escort quando. Ricordano i brogliacci: “Verdoscia riferisce a Tarantini di aver sentito Maldarizzi che gli ha raccontato di aver trascorso la notte con Hawa”, cioè Niang Kardiatou, amica di Gianpi.

FRANCESCO MALDARIZZI Attraverso Millenia ha versato 15 mila euro. Maldarizzi (amico di lunga data di D’Alema, insieme con De Santis) è presente alla cena in un ristorante di Ponza dove D’Alema è a tavola con Tarantini. È di Maldarizzi la barca che dà un passaggio al leader Pd (a bordo anche Tarantini). L’imprenditore pugliese (che non è indagato) si incontra an-

MAURO LUFINO Da Cler Coop, attraverso Mauro Lufino, arrivano 10mila euro. I pm romani si sono interessati a Cler Coop per alcuni bonifici a Morichini. Gli investigatori si sono concentrati su appalti per 10 milioni: nel 2008 la Cler Coop ottenne lavori dalla Provincia di Roma per 3,3 milioni, più 1,2 dall’Azienda per l’Energia e l’Acqua del comune di Roma (Acea) e 220mila dal Comune. Nel 2010 il boom: 3 milioni dall’Acea, 600mila euro dal Comune. I maligni sottolineano: “La Provincia era guidata da Nicola Zingaretti (non indagato) che fa parte di Italianieuropei. Nel cda di Acea siede An-

Anche Enac e Penati tra le inchieste che coinvolgono gli sponsor del presidente del Copasir

ELEZIONI AMMINISTRATIVE

IN MOLISE SI CONTANO ANCORA LE SCHEDE di Enrico

Fierro

di un paese dell’Africa più Pe 17eggio profonda. In Molise si è votato il 16 ottobre scorso, ma il conteggio delle schede non è ancora finito. Ha vinto il centrodestra con Michele Iorio, ha perso il centrosinistra con Paolo Frattura, ma il sospetto di errori e brogli è fortissimo. Iniziamo dai numeri, microscopici come la regione dove si è votato. In Molise gli elettori sono 331.970, i votanti alle ultime regionali appena 198.498. Ottantanovemila centoquarantadue, il 46,9%, ha votato per il centrodestra scegliendo Iorio, 87.637, (46,15) per il centrosinistra e Frattura, altri 10.650 voti (5,60%) sono andati al Movimento Cinque stelle, candidato Antonio Federico. Vince il centrodestra per appena 1500 voti, una quota esigua, tanto che la sera delle elezioni Iorio stesso è convinto di aver perso. E’ un sito

Iorio in bilico, in molti seggi non sono stati considerati i voti disgiunti per il centrosinistra

internet, “Infiltrato.it”, a ricostruire quello che è stato già battezzato come “il Watergate del Molise”. Il conteggio dei voti che i rappresentanti di lista trasmettono ai due comitati elettorali dà, sia pure di poco, la vittoria certa al centrosinistra. Frattura e i suoi festeggiano. Nel comitato di Michele Iorio, invece, i volti sono tirati. Massimo Romano, esponente di punta dell’opposizione di centrosinistra e candidato al Consiglio regionale, interpellato dal nostro giornale la notte dello scrutinio, è raggiante. “Abbiamo vinto, ce l’abbiamo fatta”. Ma all’alba qualcosa cambia, i risultati che dai vari seggi vengono trasmessi alla Prefettura ed elaborati dal Viminale danno avanti il centrodestra e Iorio. Il margine è risicato, ma la vittoria c’è. Il centrosinistra paga i suoi errori, prima di tutto l’incapacità di rinnovarsi e di proporre una candidatura di rottura. In molti, infatti, non hanno digerito la scelta del segretario regionale Danilo Leva di candidare Frattura, che nel 2000 era nelle liste di Forza Italia proprio con Michele Iorio. I 10mila voti conquistati dal candidato grillino sono la dimo-

strazione che l’elettorato pretendeva politiche e scelte più radicali. Ma è il riconteggio delle schede e l’analisi dei verbali a riaprire la partita e a far saltare i nervi al centrodestra. Perché, a conti fatti, il distacco tra le due coalizioni si riduce ad appena 900 voti, un dato eclatante, tenuto conto che nel calcolo mancano le sezioni di Isernia e provincia. In molti seggi, si scopre che non sono stati contati i voti disgiunti a favore del centrosinistra, si tratta di ben 23mila voti, 15mila a favore del centrosinistra e 5mila circa per il candidato di Grillo. Iorio e i suoi sono nervosi, al punto che venerdì in tarda serata il centrodestra ha inscenato una manifestazione sotto il Tribunale di Campobasso contro il giudice Stefano Calabria. A guidare la protesta un fedelissimo di Michele Iorio, il senatore Ulisse Di Giacomo. Parole forti, toni esasperati, tanto che il giudice ha minacciato di dimettersi. “Io non posso accettare che ci siano parlamentari, e comunque esponenti della maggioranza, che vanno in Tribunale ad intimidire la commissione. Questo è un atteggiamento paramafioso che non solo non serve a nulla ma fa capire che gatta ci cova”, è stata la reazione di Antonio Di Pietro. Si ricontano le schede a Campobasso, e ad Isernia si controllano i verbali, in Molise la democrazia procede con il passo della lumaca.

drea Peruzy (non indagato), segretario generale di Italianieuropei”. VISCARDO PAGANELLI Il proprietario della Rotkopf, compagnia aerea su cui volava D’Alema. Attraverso la società Akton ha finanziato Italianieuropei per 15mila euro. Paganelli ha ammesso: “Ho consegnato 40 mila euro a Morichini perché li desse a Pronzato”. Parliamo di Franco Pronzato, ex consigliere di Pierluigi Bersani, poi responsabile Pd per il trasporto aeroportuale e membro del cda Enac. Secondo Paganelli, il versamento era una gratificazione per il consigliere dell’Enac che aveva aiutato la sua compagnia aerea Rotkopf ad avere il certificato COLA necessario per il collegamento con l’Elba. Dopo le ammissioni di Morichini e Pronzato, gli imputati hanno chiesto il patteggiamento. BRUNO BINASCO Braccio destro di Marcellino Gavio, signore delle autostrade morto di recente, ha versato 20mila euro a Italianieuropei. Binasco è indagato in un filone dell’inchiesta Penati: la vendita alla Provincia di Milano della Milano-Serravalle. La Provincia sborsò 240 milioni per il 15% delle azioni (che il gruppo Gavio aveva acquistato a un prezzo decisamente inferiore). Per i pm di Monza il prezzo potrebbe essere stato “gonfiato” per camuffare tangenti e consentire a Gavio l’acquisto di titoli Bnl partecipando così con Unipol alla scalata alla banca nel 2005.

Fu lui, procacciatore di finanziamenti in Fondazione, a farmi presente che si doveva riconoscere qualcosa a Pronzato

I pm di Monza su Binasco

I soldi a Di Caterina sono parte della tangente per le azioni della MilanoSerravalle nell’interesse di Penati

E-IL MENSILE

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nel numero di novembre

Regina di cuori. E-IL MENSILE incontra Natalia Aspesi

che spazia tra la guerra in Vietnam e la moda, tra il giornalismo e la sua imperdibile posta del cuore. WWW.E-ILMENSILE.IT


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Domenica 30 ottobre 2011

ECONOMIA

IL FONDO MONETARIO SI PREPARA A SALVARE ITALIA E SPAGNA Così anche la Cina potrà intervenire nella crisi europea The Economist La vignetta sul numero di ieri di Stefano Feltri

er ora è solo un’indiscrezione, ma considerata molto credibile: il Fondo monetario internazionale sta discutendo con l’Unione europea di interventi straordinari per Italia e Spagna. Le ragioni sono evidenti: dopo l’accordo di mercoledì a Bruxelles tra i capi di Stato e di governo dell’Unione il Fondo salva Stati Efsf è stato potenziato da 440 a 1000 miliardi di euro. Ma si tratta di una forza teorica, fatta più di garanzie e di ingegneria finanziaria che di soldi reali. L’asta di titoli di Stato italiani di venerdì ha dimostrato che gli investitori non credono che l’Italia sia al sicuro: il Tesoro ha venduto i Btp a 10 anni al tasso record del 6,06 per cento, il più alto da quando c’è l’euro a pro-

P

150 euro IL COSTO DELLA POLITICA PER OGNI ITALIANO SECONDO CONFCOMMERCIO teggere i nostri conti. Più di così, però, l’Europa non può fare. Di capitali in circolazione ce ne sono pochissimi, le banche europee dovranno trovare 106 miliardi, in teoria per proteggersi dal mancato rimborso di metà del debito greco, come deciso a Bruxelles, il pratica per far fronte a scossoni maggiori. Come una crisi dell’Italia, le cui banche infatti sono tra quelle che dovranno trovare più soldi, 14,7 miliardi di euro. E non sarà facile trovarli. Il capo dell’Efsf, Klaus Regling, è volato a Pechino a cercare di convincere i cinesi a investire nel salvataggio degli Stati europei, finanziando il fondo. Il governo della Repubblica popolare si è dimostrato freddo ma possibilista. Le notizie filtrate ieri da Washington sulla rete di salvataggio attorno a Spagna e Italia sembrano indicare quale sarà la

soluzione: un aumento di capitale del Fondo monetario che oggi può contare su 383 miliardi di dollari (più altri 600 promessi ma non versati). Se si deciderà di rafforzare il Fmi per poi intervenire in Europa, magari direttamente nel fondo Efsf salva Stati la Cina potrebbe raggiungere due obiettivi: La protesta degli impiegare parte delle sue riserve che accu- indignados di Berlino, sempre con lo slogan mula esportando e au“Non pagheremo la mentare il proprio peso vostra crisi” (F A ) dentro un’istituzione un tempo simbolo del Washington consensus, il predominio economico americano sulla globalizzazione. Anche il Portogallo, stando ad altre indiscrezioni riportate dalla Reuters, anche il Portogallo (già beneficiario dei programmi dell’Efsf) avrebbe chiesto agli Stati Uniti di intervenire direttamente in Europa, si immagina semLe banche non sanno dove trovare i soldi pre con il Fmi. Se ne discuterà nei dettagli al vertice del G20 di Cannes, la prossima settimana, forse davvero l’ultima possibilità di trovare un metodo globale per affrontare la crisi del debito di Marco Onado no fa (139,3). È la misura più imprima che uno dei focolai più pietosa di quanto ottimisti fossero i pericolosi deflagri. ancora presto per dire se a Bru- piani approntati dal momento in E l’Italia cosa può fare? Più pasxelles è stato scritto un finale fe- cui la crisi greca è esplosa e sopratsano i giorni, meno le promesse lice al thriller europeo della crisi fi- tutto di quanto fosse sottovalutata del governo Berlusconi nella nanziaria. Quello che è certo è che la caduta del reddito conseguente lettera al consiglio europeo si è fatto un passo importante e a un’ondata senza precedenti di vengono considerate credibili. necessario: è stato imposto alle tagli e sacrifici. Ma era molto coL’Economist parla di “due italiabanche un costo adeguato alla gra- modo far finta che il conto potesse ni”: “uno potrebbe condannare vità della situazione e nello stesso essere presentato solo ai cittadini l’euro [Berlusconi], l’altro saltempo sono state fornite garanzie greci e non alle banche che avevarlo [Draghi]”. Il Financial Tisulla loro robustezza. Una condi- vano finanziato il loro governo. mes dice in prima pagina che zione necessaria, ma non suffi- A luglio l’Europa aveva strappato “L’Italia rovina il clima dopo ciente: molti dettagli tecnici fonda- alle banche una prima ristruttural’accordo europeo”, alludendo mentali sono ancora da definire e zione con una perdita per esse di alla pessima asta dei Btp. Il misoprattutto è ancora incerto se i circa il 20 per cento (forse inferiore nistro delle Finanze tedesco, il Paesi europei, in particolare quelli secondo i calcoli di molti): troppo durissimo Wolfang Schaeuble più deboli come l’Italia, sapranno poco per essere credibile e infatti in un’intervista avverte che se finalmente avviarsi su un sentiero da allora è cominciata l’estate più l’Italia non si muove in fretta sadi crescita permanente. calda delle banche europee. La criranno i mercati a punirla. Ma i Dopo un estenuante braccio di fer- si greca (ma anche di Irlanda e Porgiorni scorrono e di azioni conro, le banche hanno infine ceduto e togallo) si è rapidamente estesa alcrete del governo non c’è trachanno accettato una ristruttura- l’Italia e alla Spagna, facendo cia. Confcommercio, in uno zione del debito greco, che com- schizzare verso l’alto i tassi di instudio, indica da dove si potrebporta una perdita del 50 per cento teresse e in particolare la differenbe cominciare: la politica cosa circa, in linea con le valutazioni dei za (spread) rispetto a quelli tedeogni anno 9 miliardi, 350 euro a titoli da qualche mese a questa schi. Lo spread italiano a 2 anni è famiglia, 150 a persona. Basteparte. Il debito greco scende così al passato da circa 2 punti percenrebbe tagliare di un terzo que120 per cento del Pil, un livello che tuali di gennaio a 4 a settembre (il sta voce di bilancio per poter ripuò essere ragionevolmente stabi- livello greco di aprile 2010, per indurre di quasi un punto percenlizzato. Secondo il Fondo moneta- tenderci). E a questo punto ovviatuale l’Irpef e far ripartire la crerio oggi è pari al 166 per cento, mente i timori si sono estesi all’inscita. Ma una promessa del gequasi 30 punti in più del dato pre- tero sistema bancario europeo, nere è troppo perfino per Bervisto dallo stesso Fondo solo un an- che è il principale finanziatore delusconi. OTO

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Le falle del piano Ue

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Anche Ruotolo in Servizio Pubblico MICHELE SANTORO RITROVA IL SUO BRACCIO DESTRO ALLA VIGILIA DELLA PRIMA PUNTATA di Chiara Paolin

Santoro: “Sarà stato il 1987, o giù di lì, non mi sono mai fermato a guardare indietro nche Ruotolo è andato. Mamma Rai perché la nostra voglia di raccontare ci ha perde un’altra faccia che per vent’anni spinti a correre sulle notizie”. I passaggi ha fatto sentire a casa l’abbonato, l’ultimo più sensibili, Ruotolo li ha consegnati al pezzo della squadra di Annozero ormai messaggio: “Libero Grassi con la sua batpronta per un diverso Servizio Pubblico. “Mi- taglia contro la mafia; le guerre; i minatori chele, Travaglio, Vauro, volevate partire del Sulcis; gli operai della Fincantieri; le senza di me? Mica mi ponostre lotte per la libertà tevo perdere questa Sandro Ruotolo e Michele Santoro (F L P ) di informazione. Noi abnuova avventura – ha biamo sempre detto che detto ieri Sandro Ruotosolo il pubblico è il nostro lo in un video messaggio padrone, invece in Rai so–. Il 31 ottobre si concluno i partiti che decidono de il mio rapporto di lavita e morte di un provoro con la Rai, ma cergramma, l’avvenire di un tamente non si conclucomico, di un giornalista de il mio rapporto sentio di un autore”. mentale con un’azienda Però così la Rai sarà ancoche mi ha dato tanto”. Al ra più vuota. Ci sarà matelefono è più emoziogari Giuliano Ferrara a nato, non ricorda neanprendere l’unico spazio che bene quando codi rete destinato all’apminciò a lavorare con profondimento in prima

A

OTO A RESSE

serata, parlando a quella gente che – finita la cena – vuole capire che sta succedendo. “La gente, anzi la gggente con tre g come si dice a volte, è sempre stata la nostra ossessione. Ogni scelta fatta partiva da lì: chi sta a casa, chi non ha mezzi per vedere da vicino il potere, riuscirà a farsi un’idea? Saremo bravi abbastanza da spiegare a tutti dove stiamo andando?”. La risposta è nell’audience. E nella reazione al trasloco della banda verso zone più instabili ma fascinose: la rete, il network delle tv locali, lo strapuntino di Sky. “A noi va bene tutto, basta poter continuare a dire la verità per come ci appare. Abbiamo limiti e difetti da vendere, ma l’onestà è fuori discussione”. Il saluto del veterano Sandro Ruotolo, entrato in Rai nel 1979 nella redazione di Napoli, dice così: “Ti ricordi, Michele, dei telesogni, della tv libera senza editori, senza politici che ti rompono le scatole? Forse ci siamo e se questa sfida avrà successo, il futuro della Rai potrà cambiare. In bocca al lupo, a giovedì”.

gli Stati. Come sempre nei momenti in cui la crisi precipita, non era realistico pensare che il mercato potesse trovare autonomamente una posizione di equilibrio e in particolare che bastasse un aumento di capitale delle banche per fugare i timori sulla loro robustezza. Le decisioni di mercoledì agiscono finalmente su entrambi i lati del problema. L’Europa ha dimostrato che c’è una volontà precisa di realizzare finalmente un programma serio di stabilizzazione della Grecia, anche se questo comporta costi non piccoli per le banche dei paesi creditori (Francia e Germania soprattutto). Questo significa una volontà politica di mantenere la Grecia all’interno dell’area dell’euro e dunque di garantire la sopravvivenza dell’Unione monetaria alla crisi più grave finora vissuta. Nello stesso tempo, sotto la regia dell’autorità di vigilanza europea è stata fatta una stima dei nuovi capitali che dovranno essere immessi nelle banche per assorbire le perdite potenziali e si è assicurato che la Bce continuerà a fornire alle banche i fondi necessari in questa difficile fase. Per quanto riguarda i capitali, si tratta di 106 miliardi per le principali banche europee, di cui

circa 15 per quelle italiane. Ma qui cominciano i problemi. Potranno le banche trovare sul mercato una cifra così ingente, più del doppio di quanto hanno raccolto nei primi quattro mesi dell’anno in condizioni ben più favorevoli? Se pensiamo alla situazione italiana non tira certo una buona aria e le fondazioni che sono importanti azioniste di almeno tre di esse non sembrano aver molta voglia di mettere ancora una volta mano al portafoglio. Sarà allora il Fondo europeo (Efsf) a intervenire, cioè il fondo che dovrebbe anche acquistare titoli pubblici sul mercato per stabilizzare la situazione? E in questo caso, avrà sufficienti risorse per essere veramente efficace e stroncare alla base la speculazione? Si può solo citare il saggio di “Quelli della notte”: “ah saperlo, saperlo”. I dettagli sul potenziamento del fondo sono ancora tutti da definire e ruotano intorno a ipotesi inquietanti di ingegneria finanziaria, molte delle quali non promettono nulla di buono. Bisognerà aspettare almeno metà novembre per dare un giudizio completo. Nel frattempo, l’incertezza fondamentale riguarda la crescita che è la strada maestra per uscire dalla crisi. Un problema comune a tutta l’Europa, ma particolarmente acuto in Italia, per l’incapacità conclamata del governo Berlusconi di approntare misure adeguate. La lettera inviata dal governo Berlusconi non è solo un elenco di pie intenzioni, è l’elenco delle promesse mancate degli ultimi quattro anni: basta pensare a che fine ha fatto la “sferzata” all’economia di primavera. Ma all’Europa questo importa poco: quello che Bruxelles ci chiede è di non creare troppi problemi con il nostro debito pubblico: se questo succede perché tagliamo selvaggiamente la spesa sociale o quella per la salvaguardia del territorio o svendendo pezzi di patrimonio nazionale, poco importa. E già che ci siamo, perché non dare qualche botta anche alle tutele sindacali? Insomma, non solo è troppo presto per festeggiare gli accordi di Bruxelles: la probabilità che da questi, se non cambia il quadro politico, derivino solo sacrifici e costi per gli italiani, è molto alta. I mercati sono euforici, forse troppo. Noi dovremmo essere più cauti; anzi, dalla parte degli indignati.

CGIL Verso l’unità con Cisl e Uil l governo è ostinato nel voler distruggere lo statuto e ICamusso i diritti dei lavoratori”. Il leader della Cgil, Susanna lo ha detto ieri a Roma alla manifestazione-concerto della Flc Cgil per il lavoro, la cultura e l’istruzione. “Noi contestiamo le affermazioni del ministro del Lavoro Sacconi che per fare più occupazione è necessario far venire meno le tutele dei lavoratori. Siamo convinti che non c’è necessità di licenziare per fare più occupazione. Il ministro usa le indicazioni della Ue e della Bce per giustificare i licenziamenti, mentre nella lettera della Bce non si parla di questo. È irragionevole pensare di scardinare tutta la legislazione sul mondo del lavoro”, continua Camusso. Il segretario generale della Cgil dice anche che grazie all’operato del governo il sindacato si stia ricompattando: in questa direzione “il governo si sta impegnando molto”. Dopo lo strappo di due anni fa sulla vertenza Fiat, i tre grandi sindacati confederali italiani potrebbero, infatti, decidere la mobilitazione unitaria e arrivare a proclamare lo sciopero generale insieme. Proprio questo sarà oggi il tema di In 1/2 h su Rai 3 alle 14,30, dove la Camusso sarà ospite di Lucia Annunziata.


i t n e m i t n e s & satira

30 OTTOBRE 2011

ALTRO CHE FRONDA INTERNA!

Altro che il dileggio dei partners europei! L’inesorabile segnale dell’inizio della fine è un altro... Mannelli

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Cinema: ILLO 7° SIG

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Aloi

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Vergasso

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Morire, dormire, forse russare Prima che si spengano le luci del varietà, l’arte del gran finale è il sigillo di ogni buona messa in scena. Il pubblico ha quell’attenzione forzata che nasconde una voglia, una necessità di sipario e sui volti degli attori c’è già l’ombra dei camerini che ne disegna il trucco fino a che la maschera non diventa, per eccesso, rivelazione: ecco la vecchiaia, l’idiozia, la ferocia. Ecco deputati e senatori farsi i conti delle convenienze: fare la crisi, restando disoccupati e con il rischio di non essere rieletti? O puntare ad un governo tecnico e farsi gli ultimi stipendi? Ecco l’opposizione, divisa ma ancora divisibile, che non sa trovare l’espressione per coniugare l’urlo di

di Paolo Aleandri

vittoria per un governo nemico che cade e l’onda di angoscia per quel futuro che potrebbe finire, eterna vittima innocente, proprio nelle loro mani. Ecco Silvio, con l’arroganza consunta fino a diventare la mossetta isterica di un capocomico che non sa più il copione e ci infila una vecchia barzelletta, una patetica bugia, un sorriso tirato con i muscoli del collo. Ecco la folla, i figuranti, le comparse. Noi. Che siamo pubblico ma siamo finiti, quando tutto lo spazio è diventato palcoscenico, proprio lì, sotto le luci. E improvvisamente ci accorgiamo che siamo anche noi in questo finale. Anche noi moriamo o dormiamo o forse russiamo.


di Enrico Caria

Morsi e rimorsi storici Pezzi di chiappe strappati a morsi, pestaggi, istigazioni al suicidio... probabilmente credi che il nonnismo dei Nocs si sia spinto troppo oltre. Ricchione, ma ragiona: se sai che dietro a quel muro c’è appostato un terrorista col mitra pronto a farti saltare le cervella che fai? Ci vai? Manco se ti vedo! Un vero Nocs invece non ci pensa due volte... e quando oltrepassa quel muro, allora si sente molto più coperto se ha masticato il culo del compagno che sta appiccicato al suo. Perché sa che di lui si può fidare. Questa semplice verità che tanti intellettualoidi pantofolai e poliziotti mezze seghe sindacalizzati fanno fatica a digerire, ha però fatto scuola in altri ambienti dove per forgiare squadre coese e cazzute sono nati riti d’iniziazione ispirati giustappunto a quelli dei Nocs. Passiamoli in rassegna. Proiettili scapocchiati infilati come supposte e scroti scartavetrati sono oggi i trattamenti più in voga tra le Guardie Giurate di affidabili istituti di vigilanza. “Quando scorto grossi trasferimenti di contanti”, ha dichiarato un veterano noto nell’ambiente come Il Falegname, “porto sempre con me un collega che gli ho appena grattugiato le palle con carta abrasiva a grana 40, solo così sarò certo che terrà gli occhi ben sgranati”. Non meno necessario il bisogno di sicurezza tra gli Ufficiali Giudiziari soprattutto nel sud: “pignorare il decoder Sky a un camorrista agli arresti domiciliari non è un lavoro da pisciasotto”, ci spiega un funzionario che non vuole restare anonimo ma noi ce lo lasciamo, “ecco perché ai nuovi arrivati li pisciamo nelle recchie: per infilargli bene il concetto dentro alla capa.” La lista è lunga: tra i rituali più significativi, quello degli iscritti al Movimento Responsabilità Nazionale: vanno a cena con Scilipoti. Bisogna riconoscere che il rischio di dar la stura a comportamenti disgustosi è reale. Ma nel Belpaese in nome della sicurezza e della pagnotta tutto è lecito: anche che la squadra si trasformi in un branco senza rimorsi.

INPS, INPS, HURRÀ!

Riforma in dirittura di arrivo:

si andrà in pensione a 109 anni di Alessandro Robecchi Dura dichiarazione di Sacconi: “Pur di mettere in difficoltà il governo, i pensionati restano in vita a lungo”.Tremonti: “Impossibile fare la riforma della previdenza a costo zero: il gas nervino costa!”. Allo studio detrazioni fiscali per i pensionati che si buttano nel Tevere.

Gli esperti dell’Inps, coadiuvati dai principali consulenti del reparto macelleria sociale del governo, sono al lavoro per affrontare l’annoso problema che l’Europa ci chiede di risolvere al più presto: quello delle pensioni.

Secondo le ultime stime, la mancata morte per abuso di farmaci di circa ottocentomila anziani ha un po’ sbilanciato i conti dell’istituto di previdenza, per cui è allo studio la diffusione di un’epidemia. “Si tratta di un provvedimento rischioso - dicono i tecnici - perché potrebbero schiattare anche i pochi lavoratori con un lavoro fisso, quelli che pagano i contributi”. Un’altra ipotesi allo studio è quella della diffusione di confezioni di Viagra avvelenate, in modo da selezionare le vittime, in gran parte anziani. Purtroppo, in questo caso, la pensione dei defunti passerebbe alle vedove per il noto meccanismo della reversibilità, un antico cascame di stato sociale che ancora non abbiamo avuto la prontezza di abolire. “Il problema degli anziani è che bisogna eliminarli in coppia – dice un consulente statistico dell’Inps intervista-

II

to a volto coperto e con la voce contraffatta – ma purtroppo retribuire immigrati albanesi e rumeni per uccidere coppie anziane in case isolate costerebbe troppo, forse più che pagare le pensioni”. La proposta di organizzare centinaia di gite gratuite per pensionati su torpedoni che poi si schiantano in un burrone pare al momento prematura. “Abbiamo valutato questa soluzione - dice ancora l’esperto - ma non troviamo autisti volontari”. Se una razionale riforma delle pensioni trova qualche intoppo tecnico, pare invece decisamente affollata la corsa dei politici italiani alla riforma della previdenza. Tutti vogliono intervenire drasticamente sulle pensioni degli italiani, per un motivo molto semplice: secondo la tradizione i tagliatori di pensioni prendono pensioni stratosferiche. Giuliano Amato, che fece la riforma delle pensioni nel 1992, prende 31.000 euro di pensione al mese. Lamberto Dini, che fece la riforma delle pensioni nel 1995, percepisce vitalizi vari per 40.000 euro. Come si vede, non è la volontà politica che manca.

Spig lature d’ilarità di Marco Vicari Allagamenti: previste misure d’emergenza. In arrivo il condono sulle palafitte.


So’ cavoletti di Bruxelles

Lo smandrappato genio italico colpisce ancora: l’Europa la facciamo ridere ma la facciamo pure piangere. A rimettere i nostri debiti, infatti, non sarà il Padreterno (che non lavora con l’euro) ma i cittadini degli altri Paesi della UE. Con un drastico ridimensionamento del loro tenore di vita.

Per colmare il vuoto lasciato dalla nostraevasione fiscale, gli Austriaci devono ripensare le proprie tradizioni, un po’ troppo imperiali. La sacher è una voragine finanziaria: farina, uova, cioccolato fondente, marmellata di albicocche, zucchero bianco, cacao in polvere, burro, vanillina, lievito, latte. Insostenibile: da oggi, alla cena per il ballo delle debuttanti verrà servito pane e nutella.

La Germania, locomotiva d’Europa, deve tirare anche il nostro vagone. Gli sprechi della nostra politica le costano un drammatico taglio al boccale di birra medio, che passa da 0,55 a 0,00055.Troppo caro il luppolo e i cereali, troppo costosa la lavorazione e, alla fine, è più schiuma che roba da bere. Dovranno rottare meno per rottare tutti.

In Spagna, per colpa nostra, si costringono i danzatori di flamenco ad esibirsi con le scarpe da ginnastica. Il cuoio risparmiato servirà per l’alimentazione (paella di riso e cotiche dure). I ballerini, non potendo far rumore con i tacchi delle scarpe da ginnastica, sprecano meno energie e consumano meno. Salvando i nostri spaghetti.

Lo sperpero della nostra sanità lottizzata mortifica la Svezia, che per ripianarli non ha molta scelta: a parte le renne, ha solo l’Ikea. La carta costa, gli specialisti in manuali tecnici pure e l’azienda del mobile che si può montare da soli seguendo le istruzioni, ha dovuto eliminare proprio le istruzioni. Adesso è la casa del mobile che si può montare da soli. Se ci si riesce. La corruzione italiana colpisce gli Olandesi nella sfera più intima. L’energia elettrica è sempre più cara, di notte i pannelli solari non funzionano: i quartieri a luci rosse rimangono senza illuminazione stradale. La fica in vetrina torna ad essere un mistero e non una merce da droghiere. Chi non ha la sua torcia, o non tromba o deve scegliere affidandosi al caso.

Per salvare le nostre pensioni baby, le baguette dei Francesi diventano mignon. Farina, energia elettrica per la cottura e manodopera costano troppo. Ma se la baguette normale, infilata sotto l’ascella, sa di sudore, quella mini risulta interamente aromatizzata alla cipolla. Parbleu!

Poveri ma zimbelli

L’Europa è allo sbando. La Grecia non ha più soldi e

D’Alema è stato fra i primi a protestare: «atteggiamento vorrebbe pagare i suoi debiti in sole e antica omosessualità arrogante e inaccettabile». Ma anche da sinistra sono arrivate locale, l’Italia è a un soffio dal baratro. La crisi economica critiche. E allora pure noi vogliamo dire basta: basta con il mondiale è così acuta che domenica Benedetto XVI ha pro- fenomeno del bullismo, in cui si pren- de in giro l’ultimo clamato tre nuovi santi da bestemmiare. E mentre il mondo sfigato della classe e poi si mette tutto su Youtube! Basta col convocarlo ai summit europei solo per fargli le brucia, circolano in rete video rubati. Un filmato che sta gi- rando freneticamente in questi giorni di Stefano Pisani smutandate! Che poi queste cose lasciano il segno, crescendo: mostra una coppia che ride e se la spassa senza Silvio è depresso, dimentica di versare le rate per pudori. Anche se le immagini sono un po’ sfocate i due si ricono- i deputati che ha comprato, quelli più vicini a lui dicono che scono: Angela Merkel e Nicolas Sarkozy ridono sornioni è a un passo dal commettere l’insano gesto di dire qualche volta la verità. Ma l’Italia, intanto? L’Italia si deve rassegnare. quando un giornalista gli chiede se Berlusconi è affidabile. E dopo di loro ride il resto di Bruxelles. Il mondo politico Ormai siamo lo zimbello del pianeta. Eh sì. Era bello quando italiano ha reagito con sdegno a queste immagini. Massimo all'estero ci conoscevano solo per la mafia.

III iii

illustrazioni di Antonello Romano

Spig lature d’ilarità di Marco Vicari Lettera a Bruxelles: Silvio Berlusconi non elenca nel dettaglio le misure. Si limita a un generico “Risate assicurate”.


IL GRANDE solo successi internazionali! CINEMADEL

il settimo sigillo

Eccoci tornati dalle Crociate in Terra Santa, caro scudiero, dove difendemmo la Fede dai sacrileghi.

Perché devi sempre ridurre tutto a materia bruta, a mera concatenazione causa-effetto? Quella che tu chiami Ragione è solo un rifugiarsi in povere, fisiche certezze per sfuggire alla grande domanda che terrorizza l’uomo…

Tocchi un nervo scoperto, giacché già in Terra santa...

Chi sei tu che osi profferir con me in siffatti toni?

Berlusconi.

Sono colei che viene a resecare il filo, colei che l’uomo afferra con la nera mano poscia lo svelle dal giardino della vita.

Sharm.

...la fede non mi sorreggeva a sufficienza nell’interrogarmi sull’umano destino. Cos’è codesta caducità che ci rende effimere presenze Ecco, bravo, a proposito di sulla terra caducità, andiamo che è ora, che calpestiamo? saluta il tuo scudiero.

Lo vedi, signor mio, neanche tu sei così convinto della vita oltre la morte. Io tanto per non sapere mi do’ una bella grattata di coglioni.

Per quanto tempo ancora ci ritroveremo Berlusconi tra i coglioni?

Che inventate, cavaliere, siamo stati a Sharm El Sheik,dove vi siete comprato le pinne e avete pure rimorchiato. E anch’io, modestamente, la tedescona me la stantuffai ben bene…

Non v’è nulla da fare, la povertà della tua mente e vieppiù l’aridità del tuo cuore ti impediscono di adire le vie profonde che guidano verso la luce del Signore. Che io, poi, su ‘sta luce, non è che proprio mi ci giocherei le palle…

EH?

Mortacci! Compermesso, io vado, s’è fatta una cert’ora...

Berlusconi, mi manda Ber-lu-sco-ni. Lavoro per lui. Sì, scappa, scudiero, tu non hai la speranza ch’io posseggo. Tu non hai la Grazia della Fede. Non mi spaventi, trista mietitrice, perché so che pur se nero è il tuo mantello e atroce il ghigno tuo, sei pur sempre mandata da…

E che se ne fa Berlusconi della trista signora nerovestita? L’Europa chiede di presentarsi coi conti rimessi a posto.

No! e che fa, Li accoppa?

No, scusa, e Dio? Se l’è comprato. Non era sicuro di sfangarla al Giudizio Universale e allora… adesso ha la maggioranza.

sei didascalico. Diciamo che lavora a un bilancio presentabile, che restituisca credibilità tra i partners europei. Ora ridacchiano, ma quando avrò finito… a proposito, te quanti anni hai?

E se ce la giocassimo? Se vinci tu prenoto il loculo, se vinco io, altri trent’anni e la pensione dai 65. OK, Tanto vinco sempre io. almeno un diversivo.

Braccio di ferro? Trentadue e mezzo. Embè?

I pensionati. Costano E non producono. Voci passive. E allora manda me.

Cavallo avanza in c21, torre in h53, se alfiere in De in 6, ad8-a5 blocco.

Ho capito, andiamo, và. Che preferisci? Infarto al miocardio? Aneurisma? Overdose? Ti fai?

E vaaaiii! Sìììììììììì! pensione dai 65 e altri trent’anni! Alééé… òò…òò…

Muscolatura poco tonica. facciamo a Scacchi.

...di comprensione. non sa dove andare a prendere i soldi per convincere l’Europa.

che dici?

Non lo so, non ci ho mai capito un cazzo. Però al gioco ho un discreto culetto. Non si può negare, cavaliere. Hai vinto, scacco matto.

C’è stato un cambiamento proprio ora, Pensione dagli 80, non reversibile. Ma... s’era detto... non è giusto, hai imbrogliato!

Non io. Lui. suvvia... ci vuole un po’...

Che ti devo dire, lui lo vuole fare per l’eternità. andiamo và, che siete tanti! Compresi al fine il senso della vita: i più deboli lo pigliano sempre in culo. Portami via, preferisco, è più dignitoso.

Ma non si può cambiare gli Si può, si può. Lui si può. accordi in corsa! Anzi, ultim’ora: pensione dai 90. Però reversibile al 20%. Si sentiva buono. Ma io ho già l’ernia del disco! Tra poco non ce la farò nemmeno più a salire a cavallo! Per quanto ancora devo fare il cavaliere!?

FOTO: FRANCESCO SPINUCCI.

IV

Lo vedi? Alla fine vinco sempre io…e vaaaiiii….


La libertà rende quasi sempre di Andrea Garello liberi Che fretta c’era? Messi insieme Ben Alì, Mubarak e Gheddafi facevano novantasei anni continuati di potere assoluto, la Maledetta Primavera Araba li ha fatti fuori in meno di dodici mesi. È stato breve ma intenso, come un Mon Cheri, e adesso che succede? Per innamorarsi delle rivoluzioni basta un’ora di prime time, sono telegeniche, emozionanti come un talent show a eliminazione fisica diretta. Quando però gli insorti diventano elettori, e decidono chi vince senza il nostro televoto da casa, non sono più tanto simpatici. Qualcuno si era già fatto il film di famigliole tunisine da Mc Donald’s con la loro FIAT Freemont parcheggiata fuori, imam libici in fila ai musei vaticani e una Disneyland a Luxor, invece questi arabi primaverili fanno come gli pare, preferiscono il Corano al modello occidentale. Sulle pagine del Giornale Fiamma Nirenstein ora paventa un futuro nero come le barbe dei seguaci del Profeta, gente senza riconoscenza, colpevole di essersi sbarazzata del tiranno di turno con il nostro aiuto interessato senza farsi clonare in cambio a nostra immagine e somiglianza. Il problema, almeno per quanto riguarda la Tunisia, è che ci hanno anche provato e ci sono riusciti talmente bene, i progressisti laici, da fare come e meglio di noi italiani. Alle elezioni quasi un tunisino su due ha votato per loro, che evidentemente ispirati ai nostri strateghi Bersani, Di Pietro e Vendola sono stati capaci di frammentare i voti in tre, per la gioia del partito islamico Ennahda, poche idee ultra con-

servatrici ma chiare, primo per distacco. In Egitto, a novembre, i Fratelli Musulmani rischiano di andare ancora meglio, la Libia probabilmente non farà eccezione. Allora la profezia della Nirenstein si sta avverando, l’ombra delle barbe nere oscurerà il Mediterraneo, i mori caleranno sull’Europa, le veline si vestiranno da Belfagor e per farci una birretta dovremo darci alla latitanza. Non avrebbero nemmeno tutti i torti, ai loro aguzzini baciavamo la mano in pubblico e il culo in privato nel nome della ragion di stato. Quello di cui la profezia non tiene conto è che anche i musulmani e le musulmane forse ragionano, ammesso che si possa ragionare in modo diverso dal nostro. Se il loro modello non è la social democrazia svedese, non è detto che lo sia la Sharia integralista con burqua e lapidazioni. L’Iran è troppo vicino per dimenticare quanto i tiranni e gli Ayatollah si somiglino, al di là del radersi o meno la mattina. Almeno per una volta lasciamoglielo decidere da soli se la loro primavera è maledetta o no, con buona pace di Fiamma Nirenstein e per la gioia di Loretta Goggi.

GIULIA SARKOZY BEBÈ D’EUROPA: DICE SOLO UE UE

Carla con me di Lia Celi

Per ora in lei prevale la parte italiana: cresce poco, mangia tantissimo e sa solo frignare. Quando

emergerà la parte francese diventerà pure stronza. Ecco cosa attende la piccola Sarko-Bruni nei prossimi giorni. LUNEDÌ: Poppate serene per la piccola: mamma Carla non ha alcun problema ad allattare al seno, essendosi fatta impiantare da tempo due tettarelle al silicone. La première maman è così convinta che l’allattamento naturale renda più alti e intelligenti che cerca una balia anche per il marito. MARTEDÌ: Giulia è sempre più vivace, sorride già a mamma, al papà e a volte anche a Sarkò. Lui invece nel vederla non riesce a trattenersi dal ridere: così piccola, grinzosa e spelacchiata, gli ricorda irresistibilmente Berlusconi, anche se appena apre bocca è evidente che la bimba è molto più intelligente. MERCOLEDÌ: I socialisti accusano Sarkozy di usare la bimba a scopo propagandistico. L’Eliseo incassa e annuncia che la bimba verrà innalzata sul pennone solo in occasione delle festività civili. Madame Carla si divide fra l’amore per la musica e quello per Giulia, ma a volte si confonde: mette il Fissan alla chitarra e accorda la piccola storcendole le orecchie. GIOVEDÌ: Visita della compatriota e neomamma Monica Bellucci, che regala a baby Giulia una copertina di «Vanity Fair» all’uncinetto. «Le nostre figlie saranno belle ma con un cervello», sentenzia Monica. «Sì, uno in due», conferma Carla. Intanto ha procurato a Giulia un posto nel nido più esclusivo di Parigi: quello della rarissima Anatra dal collo rosso nel parco Monceau. Proteste degli animalisti. VENERDÌ: Continuano ad arrivare doni da tutto il mondo, alcuni di gusto bizzarro, come la giostrina decorata con fedeli di Gheddafi impiccati, omaggio dei ribelli libici alla figlia del loro miglior alleato. L’orsetto regalato da Angela Merkel invece devasta le dispense e aggredisce le cameriere peggio di Strauss Kahn. Molto apprezzato, invece, il vasino inviato dalla regina d’Inghilterra. Gelida replica da Buckingham Palace: «Era una cuffietta». SABATO: Tensioni in famiglia: Sarkò per la première demoiselle vuole il battesimo cattolico, Carla insiste perché sia Giulia a scegliere da sola la religione che le offre il tasso d’interesse più vantaggioso. La cantautrice incide un brano in cui confessa la sua depressione post parto: è il più spensierato del suo repertorio. «Una notte» canta «sono stata sul punto di fare del male a mia figlia: volevo riportarla in Italia».

V

Spig lature d’ilarità di Marco Vicari Milano: tutti in coda per Fabio Volo: “Me lo cambia?”.

Anti-italiani brava gente di Saverio Raimondo Nello stesso giorno in cui un francese e una tedesca ridevano di un italiano (l'unico del trio ad essere rimasto protagonista di barzellette), in Svizzera si affermava alle elezioni la Lega antiitaliana - quella che considera gli italiani al Cern di Ginevra non “cervelli in fuga” ma metastasi. Uno spettro si aggira per l'Europa, il sentimento anti-italiano: sono tornati in voga termini come Maccaronì, Mangiaspaghetti, Pizzagang; è vietato agli italiani entrare nei luoghi pubblici, specie quelli dove si stanno tenendo vertici internazionali; il marchio Made in Italy è rappresentato da un teschio con le ossa incrociate; e sono aperte le selezioni per i nuovi Sacco e Vanzetti. Ma c'è una differenza con il passato: nel secolo scorso la discriminazione contro gli italiani era un pregiudizio; oggi invece è un giudizio, e a ragion veduta! L'Italia è un luogo comune e gli italiani sono uno stereotipo: è dimostrato, inequivocabile, ci sono le prove e ogni giorno ne forniamo al mondo di nuove. Ed è questo sentimento anti-italiano che oggi unisce l'Europa; l'unico valore che tiene ancora uniti gli stati membri dell'Unione. Ecco perché, se vogliamo restare in Europa, dobbiamo uniformarci: disprezzarci apertamente e perseguitarci a vicenda. Questo è unanimemente un paese di merda, e l'Europa ci chiede di tirare l'acqua. Mi appello al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano; Presidente, faccia un gesto esemplare che ci faccia riacquistare rispetto e dignità: bruci il Tricolore in Eurovisione!


“Mi socera Spig è ‘na iena” di Nicola Baldoni Brignano alle Iene ha parlato dei black bloc. La battuta che fa da architrave al monologo è: “I black bloc sono teste di casco”. Tutti facciamo battute scalcagnate, il problema non è questo, ma: a che serve qui il comico? Quale parte di realtà che il linguaggio comune nasconde, grazie alla risata riusciamo a vedere? Da questo orizzonte non ci si alza. Brignano ha costruita la carriera sulla maschera del ragazzo normale normale: la sua mamma, come la nostra, fa sempre il pollo la domenica, lui, a cena con la fidanzata, si impappina. Ridiamo perché facciamo le stesse sciocchezze, ci identifichiamo nella stupidaggine. Uno sguardo legittimo nel cabaret, ma che su Italia1 è portato contro temi giganteschi: violenza politica, crisi economica. E sale in cattedra. Così sul pulpito vanno due cose: il banale e lo specchio immediato col pubblico, ed è l’ecatombe. Brigano si domanda: “Black bloc chi sei?”. Il quid è che non è una domanda retorica, realmente non lo sa: “Sei uno dei cartoni animati come cip e ciop, flick e floc”? Il personaggio che reciti può non saperlo, ma attore e autore devono conoscere ciò di cui parlano. Per cui gli da dell’idiota perché è inutile sfasciare “le vetrine delle banche che so assicurate e l’assicurazione gliela rimette nuova”. Ma per questo vengono distrutte, attacco simbolico lo chiamano i Bb. Segue quindi il paradosso che se avessero sfasciato alimentari sarebbe stato gesto furbo. Nessun jokes entra nei guai, ma pettina giochi di parole: “te vesti de nero perché il nero va su tutto”, “il casco integrale perché stai a dieta”, “pensi che c’erano gli elicotteri della polizia invece era la Polverini col prosecco”. Ma c’erano gli elicotteri della polizia. Quello sguardo normale normale, da bar, dove tutto è magna magna, cala ad appiattire ogni perché su rabbia e caos. Si gioca, tra ammicchi e faccine, inviti allo zio del Bb a dare uno scappellotto al nipote, benzina portata “caso mai facesse freddo”. Tutto è uguale. Una gomitata ai Bb, una a Polverini e polizia: “In questura se scambiano le figurine dei Bb”. Siamo sul baratro, con la voglia morbosa di dare la colpa agli altri e sulla rete giovane del Capo ci possiamo specchiare in chi ha ancora meno voglia di noi di capire e in abito da comico ribelle. E chi ci rimane sotto? “I romani già ogni giorno sopportano i cortei”. Brignano in piazza manda eroi di fantasia: “fabbri abruzzesi”, “industriali de Treviso”, la verità va sotto la camionetta. Perché se raccontasse chi, sul serio, scende in strada, operai e insegnanti, passerebbe da stronzo. Si è alla catastrofe, ma la tragedia è che il corteo ti toglie il parcheggio al centro. La chiusa, con lo sguardo arrabbiato in macchina era da evitare: “Attento Bb perché il romano incazzato tira fuori il crick”. Poi, che ci fa col crick? Sul serio che ci deve fare?

lature d’ilarità di MarcoVicari Comunicato del Ministero sul maltempo: “Frane, allagamenti, autostrade e strade chiuse, treni bloccati.. Scopri la tua Magica Italia!”.

Identificazione di un uomo di Stefano Disegni Prendete me. Il buon credente Padellaro non ha colpa, lui me l'aveva detto, né ha colpa l'artista puro Milo Manara che realizzò (una roba da esposizione al Louvre) il misfatto sul Misfatto. Quella qui accanto è una mano su una tetta. “Embè?” direte voi ”il Premier ci ha abituati a ben altro!”

Vero, ma quella è la tetta di un angelo, anzi, di un'angela. In verità, sul sesso degli angeli i preti ci hanno discusso per un intero concilio e non ne sono venuti a capo, figuriamoci che posso saperne io. Ancora oggi, in canonica, quando a un ragazzino un prete gli dice “sei un angelo” poco conta se sia maschio o femmina. Diciamo che trattasi di angelo femmina, ammesso che gli angeli esistano, Ratzinger lo sostiene adducendo come prova che un medico gli voleva tagliare un pollice e poi non lo fece (sic!). Però la mano sulla tetta della creatura probabilmente inesistente non è una mano qualsiasi. È una mano santa. Come il miele contro la bronchite o l'arnica contro le infiammazioni. Sì perché nell'affresco manariano apparso sul Misfatto n°1 (neanche partiti, già una rogna) la mano era di Wojtyla, uno che dicono avesse molto senso dell'umorismo e su una cazzata del genere ci si sarebbe fatta una grassa risata. Un uomo così grande da andare a trovare in carcere il tizio che gli aveva sparato, pensa se se la sarebbe presa per un disegno. Non così chi per difendere la Fede, ha avanzato nientemeno che un'interpellanza parlamentare (troppo onore, non meritavamo) sul disegno in questione, per cui sono arrivati due poliziotti (invero molto gentili) a “identificarmi”. Il crociato sdegnato pare sia Renato Farina, nome non proprio sconosciuto: deputato del PDL, autore, da giovane, per “Il Sabato”, di articoli sulle Apparizioni di Medjugorie, famoso con l'improbabile nickname “Agente Betulla” (se vi piacciono le spy-stories, approfondite su Wikipedia, è più figo di Le Carrè). Pare sia stato pure radiato dall'Ordine dei Giornalisti per pubblicazione di falso dossier. Anche se poi la cosa più grave è che Betulla ha dichiarato che il suo maestro è Vittorio Feltri. Io a Betulla, ma anche ai supercattolici che allora se la presero, gli direi: ragazzi, sono cristiano anch'io, pure se miscredente! Nel senso che adoro e rispetto Cristo e i suoi rappresentanti quando si battono in mezzo ai poveracci, ai diseredati, quando ci lasciano la pelle per salvare un ragazzo dalla Camorra, quando scrivono, come Kung, che la missione pastorale non c'entra col celibato, quando sono dei matti grandi e generosi come Don Gallo. E va bene, la mano sulla tetta dell'angela, non si fa, è da maleducati (e allora gli anziani infoiati col cranio calafatato che infilano crocefissi tra le tette delle ragazze? Vai, Betulla, attacca!). Però, senza offesa insisto: secondo me, lassù, ammesso che esista un lassù,Wojtyla di questa cazzata ride.

Frolla Italia La pittoresca abitudine italiana di asfaltare l’alveo

dei torrenti e trasformare colline in condomini di otto piani, sbancare foci per costruire porti turistici e costringere ad emigrare in città satellite che dissestano la campagna centinaia di migliaia di persone che poi ogni giorno devono rientrare in centro per lavoro, oltre a garantire profitti nell’immediato costituisce un investimento lungimirante. E pure coraggioso: va bene che il clima è cambiato però nessuna banca d’affari, nessuna finanziaria può garantirti un rovescio d’acqua supermonsonico al momento giusto e nel posto giusto, con l’annesso giro economico post catastrofe che strappa gemiti di piacere ai cementisti e ai “pronto intervento” delle infrastrutture ammanicati col sottogoverno. Ma d’ora in avanti l’Italia andrà oltre, verso deformazioni ad alto livello della penisola che faranno impallidire le franatine a Messina e nella Valle del Sarno, le esondazioni nelle Cinqueterre o l’alluvione nel Vicentino. A proposito di alluvioni: saggiamente si è deciso che la prossima piena del Bacchiglione non sarà contrastata, così si verrà a creare una comoda

VI

di Andrea Aloi

zona d’atterraggio per gli idrovolanti della Nato, alla faccia di quei quattro rompiballe che contestano la base Dal Molin. Pompei frana? Nessun problema. Se il trend continua, di Pompei a disposizione ne avremo a bizzeffe, dal Piemonte (il Po e il Tanaro qualche soddisfazione la daranno di sicuro) alla Toscana, e lì sì che si farà bingo: con tutta quella anticaglia sparsa qua e là, dove la frana e l’incuria nazionale prendono, prendono bene. Basta con le visite distratte, volete mettere il fascino di un trekking fra le rovine di Piazza dei Miracoli a Pisa? L’emozione di spiare qualche centimetro d’affresco del Masaccio tra i calcinacci di Santa Maria Novella a Firenze? Cielo e terra congiurano a nostro favore. In Versilia durante uno dei prossimi nubifragi è attesa la presenza di uno dei quattro cavalieri dell’Apocalisse e di almeno due ex del Grande Fratello. Anche Alemanno ha fatto un sogno: perché Napoli può avvantaggiarsi di voragini stradali e Roma no, deve accontentarsi di qualche sottopasso allagato? Il bravo sindaco si prenderà a breve una bella rivincita col cedimento di piazza Montecitorio: i geologi garantiscono la formazione di un suggestivo abisso con vista diretta su Malebolge e il girone dei predoni.Altro che le cascate del Niagara.


“Box Populi”

I C E T A V O PR VOI!!

La redazione scrive ai lettori

Franco Murgia piazza il colpaccio di questa settimana, con una vaga allusione minzolinica che gli procura l’originale della vignetta direttamente a casa esentasse. La vignetta che proponiamo stavolta l’ha tratteggiata nientemeno che l’artista de Triveneto Beppe Mora, in un momento di rara, imprevista lucidità. Orsù, sbrigliate la vostra fantasia malata.

“Gigi, non guardare i TG così da vicino, che ti sporchi!!!

"Box Populi" è una rubrica di posta inversa: non sono i lettori a scrivere alla redazione ma i redattori e i collaboratori a scrivere ai lettori. Inviate le risposte a:

“SÌ, mamma...”

liberiebelli@ilmisfatto.it

Nel numero scorso, vi abbiamo chiesto come mai nessuno avesse risposto alla domanda di Biani: perché, oltre a versare 10 euro, non chiedete a Santoro di collegarsi con Telejato, l’emittente siciliana guidata da Pino Maniaci che si batte contro la mafia? Temevamo un altro “zero-risposte-zero” e invece no. Ci siete. Rispondete. Vito Matteo manda un testo troppo lungo, che trovate sul sito. Gli altri, eccoli qui… “Nessun lettore ha risposto alla domanda di Biani” - scrive Pierstefano Durantini - “perché la risposta affermativa era scontata. I lettori del Misfatto sono un raro esempio di cittadinanza attiva e impegno civico. Il loro era un silenzio assenso, quello di chi tace e acconsente”. Daniele, al contrario, trova fosse inadatta la domanda ma fa pure autocritica: “Chi risponde a Box Populi tende sempre a trovare il lato ironico della domanda. Rispondere con un sì o con un no alla domanda della settimana scorsa non faceva ridere. Effettivamente nemmeno questa risposta faceva ridere.Va bene, stiamo invecchiando”.

Canta anche tu col simpatico Max! Ogni settimana un brano reinventato dal bravo fantasista da cantare intorno al fuoco. E con gli accordi!

di Max Paiella Sulle note di INSIEME (Mina) Re Io che ti conosco e ormai so chi sei so che hai cancellato Micon un gesto i soldi miei Si7. MiSi7. MiSarei pensionato nei pensieri miei Fa dim. Re ma ci ho una brutta sensazione SiFa#A 100 anni sai, mi ci manderai La-6 Sol. Soldura poco la mia vita, tutta io la avrò Re. Mi. vissuta, dopo aver versato, tutti i La /La5+. Re contributi in tasca a te Fa#. si7 Sol A te ...a te. Che ormai sei Dio SolRe. Mi. La7 Tu, col soldo mio, stai bene, conviene

Invia la tua battut liberiebelli @ilmis a a: fatto.it

Na na na ..... io li amavo i contributi miei ovunque sono... ora e sempre non me li ridai tii tieni! Convieneee Sib io che ti conosco Re E ormai so chi sei so che hai buttato dentro al cesso i soldi miei Ti ho votato ieri, mo' so' cazzi miei! Purtroppo ancora siamo insieme Non ti chiedo sai quanto resterai dura fin troppo la tua vita e la sóla che mi hai dato tutti ha defraudato crolla anche lo stato insieme a te.... A te .... Che ormai sei Dio Tu, con gli euro miei, insieme, insieme io li amavo i contributi miei ovunque sono... ora e sempre non me li ridai tii tieni! Convieneee

Luigi P. ne fa una questione di pazienza:“Disinteresse? NO! I santi non si toccano? No, noi sinistri critichiamo tutto e tutti. Approvazione implicita: probabile, del tipo “e c’è bisogno di chiedere? Ma levati!”. Personalmente ho altri cazzi per la testa, se mi dicevi di sottoscrivere on line una richiesta “ufficiale” a Santoro l’avrei fatto di corsa. Vedi Stefano, non voglio fare paragoni improponibili, ma c’è chi lotta tutti i giorni e neanche viene minacciato, solo perseguitato ignorandolo…”. Lui, Luigi, si sente uno degli ignorati, allega denunce e pagine web sequestrate e rimanda al suo blog eipazzisietevoi.blogspot.com Visto che siete tornati a rispondere, noi continuiamo a chiedere. Questa volta, la domanda è di Lorenzo Pierfelice: “Non sono riuscito ad acquistare un televisore lcd a 99 euro nel nuovo centro Trony di Ponte Milvio, a Roma. Sono rimasto intrappolato per ore, circondato da una folla impazzita in cerca di acquisti scontati. È la crisi economica a provocare questa follia oppure si tratta, semplicemente, di abbrutimento consumistico?” R.S.V.P.

Scarica il Podcast su

radio2.rai.it

L’ALBUM DELLE DELLE FIGURacce FIGURacce effediemme effediemme effediemme effediemme 102

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FLAVIO BRIATORE

SAVERIO ROMANO

FRANCESCA GRIMALDI

EMILIO FEDE

BRIATORE: Io ho appena avuto un bambino adesso... BIGNARDI: Compie un anno tra un mese... BR.: Credo che l'abbia compiuto... B.: ....No a Marzo, me ne ricordo io! BR.: ...Sì marzo, 18 marzo!

"Il boss agrigentino Alberto Provenzano aveva annotato due numeri di telefono di Saverio Romano dietro un biglietto di Pronto pizza servizio a domicilio".

"Tra i due rollbar si alza un vetro antivento che consente di viaggiare a vettura scoperta senza rovinare la permanente, un grande vantaggio per molte di noi che potrebbe valere da solo il prezzo di questa macchina".

"Poveretto, Vendola va capito... davanti e di dietro".

(Le invasioni barbariche, La7, 28 gennaio 2011)

(www.blitzquotidiano.it 26 gennaio 2011)

(Servizio del Tg1 30 settembre 2011)

(La zanzara, Radio 24, 22 settembre 2011)

(La nuova Ferrari 458 Spider da 226mila euro)

A cura di Alberto Graziani Torna bambino! Ritaglia e colleziona le tue Figurine di Merda! Potrai incollarle nel bellissimo Album delle Figurine di Merda che molto presto pubblicheremo, senza alcun timore che non possa essere riempito, visto l’andazzo quotidiano! Potrai scambiare le tue Figurine di Merda con quelle di altri… celo, manca, ti do un Bondi che distrugge Pompei per un La Russa che insulta uno studente… Che tenerezza. Che nostalgia.

VII

Seguitto il Misefasu anch book face Misfatto - 30 Ottobre 2011 Direttore Responsabile Stefano Disegni Caporedattore Paolo Aleandri Art Director Cristina Trovò Segretaria di Redazione Francesca Piccoletti Grafico Paolo Cucci Web Master Riccardo Cascino Direttore Amministrativo Carlo “Bancomat” Pontesilli Prodotto e realizzato da: Imprese Disperate S.r.l. Sede Legale: Via Iberia 20 - 00183 Roma Sede Amministrativa: Studio Pontesilli Via Sant’Erasmo 23 - 00184 Roma


gassola r e V io r a D i d

con la collaborazione di Dario Tiano

Sabato 22 Ottobre

Ue, l’Italia sceglie la carta delle pensioni. A tutti quelli che vorrebbero andarci, il Governo darà un bel due di picche. Ancora scontro tra Confindustria e Palazzo Chigi. Del resto a Berlusconi interessa solo un’impresa: quella di arrivare al 2013.

Martedì 25 Ottobre

Mercoledì 26 Ottobre

Ad agosto Gheddafi scrisse a Il Premier vola a Bruxelles con una Berlusconi per chiedergli una lettera. Anche se Romano e mano.Voleva ricambiare il bacio. Schifani suggerivano un pizzino. Berlusconi Nel documento presentato dal Goannuncia: “Tutti in verno previsti anche licenziamenti pensione a 67 anpiù facili. E pare che il primo possa ni”. Allora lui a 75 essere quello di Tremonti. cosa ci fa ancora lì?

Domenica 23 Ottobre

La conferenza stampa SarkozyMerkel sembrava la più classica delle barzellette: c’era un francese, una tedesca, ma quello che ha fatto ridere tutti è stato l’italiano. Ultimatum di Bruxelles all’Italia: “Vi diamo tre giorni”. “Scaduto il tempo, uscite dall’Europa con le mani in alto”.

Lunedì 24 Ottobre

Il Consiglio dei Ministri è iniziato con oltre un’ora di ritardo perché Berlusconi era impegnato in un vertice a tre. Non si conoscono i nomi delle due ragazze. Oggi Napolitano ha ascoltato le opposizioni. Che evidentemente parlavano nel sonno.

Giovedì 27 Ottobre

Venerdì 28 Ottobre

Si apre la faglia nel PDL, lettera anonima a Berlusconi: “Dimettiti”. Pisanu e Scajola si affrettano a dire che non sono stati loro. Secondo me, hanno la coda di faglia…

Imprese. Firmato l’accordo, Edison diventa francese. Da domani anche i sui lavoratori cominceranno a ridere di Berlusconi.

Infrastrutture. Il ponte sullo stretto non si farà. La mozione dell’Idv, infatti, è passata con il parere favorevole del governo. Contrari solo il Ministro Matteoli e la ‘Ndrangheta.

I CONGIURATI

Di Pietro: "Si possono creare le condizioni per una maggioranza di governo alternativa di breve durata". Se vuole che duri poco, basta affidare tutto al Pd.

a cura dello studioso di I Ching Antonio Barea de Luna

Chiedete

e vi sarà

detto

Sono tempi di cambiamento, di esclamativi, di interrogativi, di domande non formulate e di domande rivolte a Barea de Luna. Solo a queste c’è una risposta. Meditate.

liberiebelli@ilmisfatto.it.

Caro Antonio, vorrei che tu mi dessi una delucidazione sulla nostra inesistente politica estera. Renato, Fiuggi

Quesito: Sarkozy e Berlusconi rimarranno

di Stefano Disegni

ai ferri corti per lungo tempo o è solo una maretta passeggera?

Responso:“La responsabilità. Il biso-

gno disperato di integrazione. Via il vecchio, avanti il nuovo.” Tra gentiluomini la parola data va rispettata. Questa sembra la querelle tra Sarkozy e Berlusconi. Il primo bacchetta puntigliosamente all’ordine e il nostro paladino fa mosse goffe e confuse per essere accettato nello spocchioso “giro buono”. Soffre un po’ l’emarginazione. Dopo quel fatidico cambiamento ai vertici della Banca Centrale Europea (o al nostro governo) in famiglia tornerà il sereno. Tout simplement. Sono un cassintegrato di lungo corso. Oramai la crisi arriva anche nelle aziende più insospettabili, come la Ferrari… Lucia, Milano

Quesito: Gli scioperi del cavallino rampante avranno grosse ripercussioni sulle decisioni di Montezemolo? Responso:L’abbandono del branco. Fa-

re semplicemente ciò che va fatto. Un’offerta allettante.” Il marchese di Montezemolo sta valutando bene la sitazione nel suo gioiello industriale. L’uscita della Ferrari da Confindustria, al seguito della Fiat, non dovrebbe impedire un buon contratto ai suoi operai di Maranello. Per loro c’è nell’aria una proposta irrinunciabile, bene per tutti comunque discuterla nei dettagli. Non si sa mai. Sono una grande fan di Santoro e uno dei finanziatori del progetto “Servizio Pubblico”. Cinzia, Palermo

Quesito:La nuova trasmissione avrà il successo delle precedenti oppure ho buttato 10 euro?

Responso:“Un

ariete alla carica rischia di rimanere impigliato. L’irruenza. Fate marciare l’esercito. Il beneficio.” Santoro sta caricando ma rischia di andare oltre i limiti. Consigli utili: non usare troppo la forza e tenere a bada le emozioni. Lui saprà poi prendere il comando, far marciare la sua truppa e ricondurre tutto a suo vantaggio. Un ottimo investimento per tutti.

VIII


Domenica 30 ottobre 2011

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COSE LORO

STRAGE DI VIA D’AMELIO E SCARANTINO COME TI FABBRICO UN PENTITO Il “picciotto” della Guadagna ha paura della libertà di Giuseppe

Lo Bianco e Sandra Rizza a madre l’ha rinnegato, e non da ora. Nella borgata della Guadagna, come scrive tale Antonio Chinnici su Facebook, dicono “che si può impiccare da solo, fa prima”. E gli ergastolani scarcerati per lui hanno solo una domanda: “Chi ti ha detto di fare il mio nome?”. Ora Vincenzo Scarantino ha paura e non vuole uscire dal carcere, dove deve restare altri due anni. La libertà per lui è diventata un incubo, così come lo è stata la detenzione degli anni di Pianosa, dal ‘92 al ‘94, quelli in cui è maturato il suo falso pentimento. Era bastata mezz’ora di interrogatorio al pm di Palermo Alfonso Sabella per cacciarlo via, dopo avere raccolto l’improbabile confessione di Enzino “serial killer” che staccava la testa delle sue vittime con un taglierino. Ma su via D’Amelio, le parole del falso pentito, rese inossidabili dalla ragion di Stato, hanno scavalcato le montagne della logica, trovando accoglienza in tre sentenze timbrate dalla Cassazione.

L

riusciva a chiudere gli occhi lo svegliavano con “secchi d’acqua gelida lanciati addosso”. Denunciò sevizie e minacce, ma anche anche promesse di denaro e libertà: “La Barbera mi disse che mi sarei fatto solo qualche mese di galera e che mi avrebbe dato duecento milioni”, rivelò il picciotto della Guadagna alla sua prima ritrattazione, nel ‘98, quando confessò di avere raccontato balle apprese da Radio Radicale, perchè lui non sapeva neanche “dov’era via D’Amelio”. Lette a distanza di diciott’anni, alla luce della nuova indagine, quelle denunce delle donne di casa Scarantino, come abbiamo scritto ne “L’Agenda nera

della seconda Repubblica” (Chiarelettere), anticipano dall’esterno le accuse mosse oggi dai tre ex collaboratori (Scarantino, Candura e Valenti) contro i poliziotti che li avrebbero manovrati nelle varie località segrete, e che attualmente sono indagati come autori del depistaggio in un’inchiesta in cui, come scrivono i pm nisseni, non sono stati finora trovati “sufficienti elementi di riscontro”. È la moglie di Scarantino, Rosalia Basile, a denunciare per prima che, al telefono, il marito le racconta che i poliziotti gli suggeriscono le parole per riempire i verbali e che i pm lo assecondano, pur sapendo che le

sue “sono tutte bugie”, per tenere in piedi l’inchiesta.

“Un orsacchiotto con le batterie” LE ACCUSE della donna finiscono in una lettera indirizzata a Silvia Tortora, paladina del garantismo, e sui giornali attraverso le parole di Tiziana Maiolo, deputato di Forza Italia. Poi Rosalia Basile è persino ospite di Enzo Biagi, nella trasmissione televisiva “Il fatto”. L’altalena di rivelazioni e retromarce di Scarantino raggiunge il culmine il 15 settembre 1998, quando il pentito, in aula a Como, ritratta ufficialmente tutte

La strage del 1992 in via D’Amelio a Palermo (FOTO LAPRESSE)

Calligrafie femminili e “metodi forti” EPPURE le pressioni che sarebbero state utilizzate per strappare una confessione impossibile, trasformando un piccolo manovale di borgata nel teste chiave della strage, erano state denunciate subito dai familiari, terrorizzati dalla vendetta mafiosa. La madre di Scarantino, la moglie e le altre donne della famiglia accusarono i poliziotti di aver messo in piedi, con Enzino, un’autentica “fabbrica di pentiti”: parlarono di verbali studiati a memoria, di riscontri sul territorio ottenuti grazie alle indicazioni degli agenti, riferirono di annotazioni scritte dagli inquirenti, a margine degli interrogatori, per istruire il teste su quanto avrebbe dovuto riferire in aula. E al processo saltarono fuori tre fogli di verbale, con annotazioni a mano di una calligrafia “femminile”, con suggerimenti ed aggiustamenti delle sue dichiarazioni. Lezioni di pentimento e “metodi forti”. Per convincere Enzino a parlare in carcere gli avrebbero dato “cibo scarso e con i vermi”, così confidò alla moglie il falso pentito durante un colloquio, lo avrebbero minacciato “di iniettargli il virus dell’Aids”, e “di impiccarlo”. Gli avrebbero reso la vita un inferno: in cella, fece sapere Scarantino tramite i familiari, aveva “il divieto di lavarsi e di dormire”, e quando

Dalle annotazioni sui verbali ai vermi nel cibo. E ora c’è chi gli dice di impiccarsi da solo

le sue accuse. Dice di aver studiato gli organigrammi di Cosa nostra su un libro scritto dal collaboratore Tommaso Buscetta (volume che gli sarebbe stato consegnato dai poliziotti) per dimostrare ai pm una profonda conoscenza della mafia. “Sono stato usato come un orsacchiotto con le batterie – dice – costretto con le minacce a prendere in giro lo Stato, in galera ho mangiato anche i vermi, le guardie mi dicevano che mentre ero in carcere mia moglie andava a battere, e facevano allusioni al suicidio di Gioè”. In aula, alla fine, l’ex collaboratore scoppia in lacrime: “Sono quattro anni che volevo dire la verità”. Accusa: “Il pm Palma mi disse che era meglio se all’appello arrivavo come definitivo, così sarei stato più convincente”. E conclude: “Sono innocente. Se muoio, è per ordini superiori della Squadra mobile di Napoli o Palermo. Io non ho intenzione di ammazzarmi”. Tutto cominciò pochi mesi dopo la strage di via D’Amelio, in quella fine estate del ‘92, con Salvatore Candura, che si autoaccusò falsamente del furto della 126, chiamando in causa, come mandante, Scarantino. Interrogato lo scorso anno, Candura non ha saputo indicare neppure dov’era parcheggiata l’auto: “Un semplice sopralluogo, all’epoca dei fatti – scrivono oggi i pm nelle 1300 pagine della memoria – avrebbe potuto contribuire ad accertare che Salvatore Candura non poteva essere il ladro”. Ma quel sopralluogo non fu mai fatto.

La salma di Giuseppe Uva verrà riesumata Il processo di Varese vicino a una svolta di Silvia D’Onghia

passi piccoli, lenti, composti, ma forse il giorno della verità sulla morte di Giuseppe Uva è più vicino. Lo si deve alla tenacia con cui la sorella Lucia sta portando avanti la sua battaglia, al suo legale, Fabio Anselmo, e alla rete di donne, sorelle, figlie e madri di morti per mano dello Stato, che non si lasciano sole. Venerdì il giudice di Varese, Orazio Moscato, ha accolto la richiesta di riesumare la salma di Giuseppe Uva, morto nel 2008 in ospedale dopo un fermo da parte dei carabinieri. Finora è imputato soltanto lo psichiatra Carlo Fraticelli, accusato di aver somministrato all’artigiano 42enne farmaci incompatibili con il tasso di alcol nel suo sangue. Invece venerdì i medici nominati dal Tribunale hanno illustrato i risultati delle analisi, secondo cui i dosaggi delle sostanze utilizzate non avrebbero potuto uccidere una persona. Il giudice Moscato ha così accolto la richiesta di una proroga della consulenza. Ma se non sono state le medicine, chi o cosa lo ha ucciso? Sul corpo dell’uomo verrano ora eseguiti una tac, i test genico forensi e quelli medico forensi. E non è escluso che ci possano essere svolte importanti. “Io ho sempre detto che

A

mio fratello aveva una spalla e un ginocchio fuori posto – dichiara soddisfatta Lucia Uva –. Sembrava poi che, al momento dell’arresto, Giuseppe fosse ubriaco fradicio, ma i valori del fegato erano normali. È ora di ridare dignità a mio fratello”. Ancora aperta è la questione dei pantaloni che l’uomo indossava e che sono rimasti per tre anni e quattro mesi chiusi in una busta in un posto di polizia. Interrogando uno dei consulenti, l’accusa aveva ipotizzato si trattasse di pomodoro. In realtà sarebbero tracce di sangue. È emersa anche un’embolia, forse causata da traumi. VENERDÌ il clima in aula era molto teso. Si è arrivati a uno scontro aperto tra il pubblico ministero Agostino Abate e la parte civile, che lo accusa di aver voluto limitare le indagini, e quindi il processo, alla sola parte medica, salvaguardando così i carabinieri da eventuali colpe. “Abbiamo finalmente ottenuto ciò che da anni andavamo chiedendo – ha dichiarato l’avvocato degli Uva, Fabio Anselmo –. La mia profonda amarezza è che tutte le nostre istanze sono state ignorate completamente e siamo costretti a fare queste operazioni dopo tre anni e 4 mesi. Questo dato dovrebbe far riflettere qualcuno.

In aula è accaduta una cosa quanto meno insolita: nel momento in cui il giudice si è ritirato in Camera di Consiglio, Abate ha allontanato tutto il pubblico, comprese Ilaria Cucchi, Patrizia Moretti Aldrovandi e Domenica Ferrulli. La sorella di Stefano, la madre di Federico e la figlia di Michele, spesso insieme per difendere il diritto alla verità sui loro congiunti, ieri hanno inviato una lettera al vice Presidente del Csm Vietti, al Procuratore generale della Cassazione, al Procuratore capo della Corte d’appello e al Procuratore capo di Varese. “Al di là di ogni considerazione su quanto sta accadendo in quel processo – hanno scritto – è forte il nostro disagio come normali cittadine di fronte a provvedimenti e comportamenti che non riusciamo a comprendere e che

percepiamo come intimidatori o comunque diretti a farci capire che la nostra presenza non è gradita da parte del pm, e che pertanto ci offendono”. Non solo: Luca Ghedini, giudice di Corte d’appello di Bologna e relatore della sentenza d’appello Aldrovandi, si è posto alcune domande: “Il Giudice, sulla base delle conclusioni cui era giunta la perizia collegiale da lui disposta, ha ordinato la riesumazione della salma. Anche il giudice è uno dei tanti che, magari con supponenza, ha male interpretato la perizia preliminare che non ha letto con attenzione?”. E ancora: “Anche se a qualcuno spiace, il processo penale è pubblico, e i suoi atti sono conosciuti e conoscibili. È lecito nutrire delle perplessità o il “manovratore” non deve essere disturbato?”. Giuseppe Uva

In aula il pm allontana le famiglie Cucchi, Ferrulli e Aldrovandi, che scrivono al Csm

N ALLUVIONE

Ritrovata l’ottava vittima

È

stato ritrovato il corpo dell’ottava vittima dell’alluvione in Liguria. Si tratta di una donna, trovata sotto le macerie di una casa a Borghetto Vara. Mancano all’appello ancora cinque persone. Nelle Cinque Terre si continua a scavare, ma si teme la nuova perturbazione in arrivo giovedì.

MANGANELLO LIBERO

Ragazza colpita, aperta un’inchiesta

L

a Procura di Bologna ha aperto un fascicolo contro ignoti per lesioni volontarie a seguito della manganellata delle forze dell'ordine contro una ragazza di 23 anni, durante la manifestazione degli Indignati, il 12 ottobre, davanti alla sede locale della Banca d’Italia. I manifestanti tentarono un blitz all’interno dell’istituto e le forze dell’ordine reagirono con due cariche di alleggerimento. La ragazza, una studentessa universitaria, fu colpita in volto e riportò la rottura di alcuni denti.

NO COKE

Lavoratori contro manifestanti

G

iornata nazionale, ieri, contro il carbone. Le organizzazioni ambientaliste riunite nel coordinamento nazionale “Fermiamo il Carbone” hanno manifestato ad Adria, nel Polesine, per dire no alla riconversione della centrale di Porto Tolle. Presidi anche nelle zone di Saline Joniche, La Spezia, Vado Ligure, Civitavecchia e Brindisi. Ad Adria i lavoratori si sono schierati contro i manifestanti: “Il flop della manifestazione dimostra che gli italiani hanno bisogno di lavorare, non di bugie”.

Nozze Tutti i colleghi del Fatto Quotidiano si congratulano con Paolo Residori e la sua Betta per il coronamento del loro progetto di vita



Domenica 30 ottobre 2011

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ALTRI MONDI

IRLANDA, LA VITTORIA IN VERSI DEL POETA DI SINISTRA A 70 anni si può battere una popolarissima star tv di Andrea

Valdambrini

au di Helsinki il premio Sean McBride, come riconoscimento per il suo interesse verso la grave situazione umanitaria in Cambogia, le vittime del regime di Pinochet e per il suo forte pronunciamento contro la guerra in Iraq. L’amore per la propria terra e la passione per la comunicazione (non solo politica evidentemente) lo porta invece a fondare persino Tg4, una televisione che trasmette in gaelico, la difficilissima lingua ufficiale della repubblica d’Irlanda. Tutti elementi che lo hanno reso estremamente popolare e amato dai suoi concittadini.

Londra

a l’espressione tenera del nonno e l’andatura incerta di chi ha fatto un lungo cammino, ma con lentezza. Non scoppia di salute, non comunica ansia di potere e non è neppure telegenico, Michael Daniel Higgins, a 70 anni eletto nuovo presidente della Repubblica irlandese, il nono della sua recente storia di Paese indipendente. Anziano, lento e inesorabile. Quella che lo porta al castello di Dublino è una lunga storia, personale e politica, che regala molte sorprese. Una parola che ricorre quando si prova a ricapitolare le molte facce di Michael D, come familiarmente gli irlandesi lo chiamano, è “eclettico”. Difficile dire se Higgins sia più a suo agio come attivista politico, come presidente della squadra di calcio del Galway United, oppure come poeta, la sua occupazione certo non meno importante.

H

L’IMPEGNO è una costante della sua vita. Forse anche perché nato a Limerick, nell’Irlanda profonda, da una famiglia modestissima, come già il suo predecessore alla presidenza, Mary McAleese. I problemi di alcolismo del padre (che poi morirà in ospizio) costringono la madre ad affidare Daniel, all’età di cinque anni, e i fratelli da una coppia di zii, nella cui fattoria di campagna cre-

Il presidente Micheal Daniel Higgins, con la moglie Sabina. Sopra, lo sconfitto Sean Gallagher (FOTO ANSA)

scerà. Una distanza, quella dalla casa natale e dai genitori, che Higgins soffrirà per tutta la vita, come ha dichiarato in un’intervista lo scorso anno. L’infanzia non facile gli mette forse dentro quella rabbia e quell’energia che esprimerà nella lotta politica. Ancora studente universitario entra nel Fianna Fail – lo storico partito indipendentista al governo fino allo scorso febbraio –, a cui si era avvicinato anche grazie al padre, che aveva partecipato alla guerra civile dalla parte dei repubblicani. Già alla fine degli anni ’60 passa però al Labour. Gli esordi non sono felicissimi: si candida due volte

Micheal Daniel Higgins dalla poverissima Limerick al Castello di Dublino ed entrambe fallisce l’obiettivo di entrare in parlamento, che riesce a raggiungere solo negli anni ’80. Il livello più alto, prima della presidenza, arriva con la nomina a ministro della Cultura, ruolo che ricopre dal 1993 al ’97. PIÙ ANCORA che gli impegni istituzionali, Higgins è però noto agli irlandesi per le

tante generose campagne pacifiste, da un lato, e per l’amore nei confronti della lingua e della cultura gaelica, di cui è uno dei grandi sostenitori, dall’altro. Sul primo fronte, Higgins è stato un feroce critico della politica internazionale americana, soprattutto ai tempi della presidenza Reagan. Nel 1992 ha ricevuto dall’International Peace Bure-

LA VITTORIA alle presidenziali, bisogna dire, è arrivata piuttosto a sorpresa, e anche questa sembra aver che fare con la peculiarità della sua figura. Higgins parte non in prima posizione, anche se non proprio da outsider: dei sette candidati, quattro sono indipendenti e quasi tutti sembrano figure non di primo piano . La corsa è stata dominata da colpi di scena, come è successo con l’abbandono poi rientrato, di David Norris, candidato dichiaratamente omosessuale, accusato di abuso di ufficio per aver tentato di favorire un suo ex compagno, detenuto in Israele con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di minore. L’ultimo colpo di scena è stato però il più clamoroso, e a quanto pare decisivo nel favorire l’elezione di Higgins. Grande favorito era

infatti Sean Gallagher, imprenditore miliardario e noto al pubblico televisivo come giudice della versione irlandese di Dragon’s Den, un programma in cui alcuni facoltosi imprenditori valutano i progetti di investimento proposti dai concorrenti. Gallagher si è sempre presentato agli elettori come indipendente, ma durante un ultimo dibattito televisivo sono emersi evidenti legami con il Fianna Fail, l’ex partito di governo, punito alle ultime elezioni anche perché ritenuto responsabile del dissesto finanziario. In seguito alle rivelazioni, Gallagher avrebbe perso il 28% dei sostenitori in favore del candidato Labour. Tanto era diretto il messaggio di Gallagher, dal linguaggio schietto e anti-politico, quanto più forte il contrasto con Higgins, il politico e l’eclettico figlio dell’Irlanda proletaria e profonda, il militante che non abbassa mai la voce di fronte alle ingiustizie. In questo il laburista è quasi gemello del suo rivale sconfitto, il senatore Norris, intelletuale che ne ha tenuto vivo il culto di grandi irlandesi come James Joyce e Samuel Beckett. Era proprio il poeta Higgins, – adesso eletto presidente –, non il politico, a scrivere qualche anno fa, guardando lontano la curva della sua vita: Quando verrà il mio tempo/ avrò fatto il cammino/ e attraverso tutti i miei sensi esploderà/ l’evidenza della luce/ aria, acqua, fuoco, terra./ Vivo per quel momento.

Lady Arafat ricercata

Lula lotta contro il cancro

Saif sfugge ancora

La procura di Tunisi ha emesso un mandato di cattura internazionale nei confronti di Suha al-Tawil Arafat, vedova di Yasser, accusata di corruzione. La donna è accusata di aver commesso illeciti amministrativi negli anni ’80.

Un tumore maligno alla laringe è stato diagnosticato all’ex presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva. La brutta notizia, diffusa dai medici dell’ospedale Sirio Libanes di San Paolo, ha gettato il Brasile, che ancora lo ama, nello sconforto.

Una delegazione statunitense, formata da funzionari governativi e da militari, sarebbe giunta oggi ad Agadez, nel Niger, dove si nasconderebbe l’ex calaciatore Saadi Gheddafi. In Niger dovrebbe esser arrivato anche Saif, il delfino del raìs.

Talebani ancora padroni di Kabul. Attacco agli americani TREDICI SOLDATI DELLA NATO CARBONIZZATI: CONTRO DI LORO UN KAMIKAZE SUL CAMION BOMBA di Barbara Schiavulli Kabul

l camion è andato avanti e inIlungo. dietro sulla stessa strada, a Darulahman è una via non molto trafficata non lontano dalle rovine del vecchio palazzo del Re che sorgono spettacolari e decadenti su una collina. Intorno ci sono i soldati dell’esercito afgano a impedire alla gente di avvicinarsi troppo. Ai piedi della collina un gruppetto di ragazzi si dà appuntamento ogni giorno dopo la scuola per una partita a calcio approfittando dell’aria tiepida di un inverno che piano piano si avvicina. I paletti delle porte sono fatte di tubi. I soldati annoiati li guardano con invidia. Non lontano l’università affollata di studenti, il museo con quei pochi resti archeologici rimasti nelle mani delle autorità afghane e metodicamente registrati da esperti italiani, e camp Julien, una base americana vicina

Darulahman a Kabul, luogo dell’ultima tragedia di guerra afghana (FOTO ANSA)

a un campo di addestramento per i soldati afgani. Non è raro vedere passare un Rhino, un autobus blindato americano che fa da navetta tra la base e l’aeroporto militare di Kaia trasportando per lo più soldati americani, ma anche soldati italiani in visita come è accaduto tre giorni fa. Erano loro, quei soldati che transitano, che il camion aspettava. Un ca-

mion imbottito di esplosivo guidato da Abdul Rahman Hazarbos, come dirà poco dopo il portavoce dei talebani Zabiullah Mujahid, rivendicando l’attentato. TUTTO È DURATO un attimo. Due ragazzine con i libri stavano camminando lungo la strada, a pochi metri un uomo con un bambino, accanto l’au-

tobus blindato carico di soldati che correvano verso la base. Il camion carico ha sterzato, accelerato e si è lanciato contro l’autobus. Un botto che ha fatto tremare la terra. L’autobus divelto è diventato una palla di fuoco, carbonizzando almeno 13 soldati americani e ferendo gli altri a bordo, le due studentesse sono morte travolte dallo spostamento d’aria e dal mezzo e l’uomo è caduto senza vita ai piedi del bambino gravemente ferito all’ospedale. Per i morti non c’è stato niente da fare, per i feriti, tutti in gravi condizioni sono arrivati gli elicotteri dell’evacuazione medica e i soldati americani che hanno circondato la zona, impedendo anche ai soldati afgani di intervenire. Non sapevano ancora che sarebbe stato il peggior attentato per gli americani nella capitale afgana. “Ho visto il fumo, ho frenato, ho visto i soldati americani che distendevano delle grandi buste nere destinate ai cadaveri”, ha

raccontato Ghulam Saki, un tassista afgano per nulla sorpreso. LA MORTE è sempre in agguato in un Afghanistan che anela a un po’ di stabilità. La gente sa che può succedere. Uomini e donne che sopravvivono ogni giorno sperando che non sia l’ultimo. Una giornata nera per la coalizione che ha annunciato il ritiro delle truppe Usa dalla meridionale Kandahar con il rischio che la città che da dieci anni vede la presenza degli americani si ritrovi sola per la prima volta in preda alla voglia di conquista dei talebani desiderosi di dimostrare che gli occidentali se vanno per causa loro. Sempre che non abbiano voglia anche solo di vendicarsi. È accaduto nella capitale della provincia di Kunar, dove nei giorni scorsi si è tenuta una grande operazione contro i talebani che ha portato la morte di almeno una trentina di talebani. La vendetta puntava con-

tro l’edificio dei servizi segreti afgani, e l’assassina, una donna, come ormai spesso si usa, imbottita di esplosivo. “Un’adolescente”, precisa la polizia afgana, che dopo aver atteso per un po’ alla fermata dell’autobus si è mossa verso la palazzina. Protetta dal burqa, si è avvicinata troppo, provocando i sospetti delle guardie. Quando hanno cominciato a spararle lei si è detonata, ferendo quattro agenti, ma non era abbastanza vicino per poter far veramente male. E ancora, invece nel sud, l’incubo degli addestratori della Nato che stanno preparando l’esercito afgano che nel 2014 dovrebbe avere la totale responsabilità della sicurezza del Paese: un afgano che aveva superato la prima fase di addestramento per diventare un soldato in una base vicino alla turbolenta Kandahar, ha girato, puntato il kalashnikov e ucciso tre militari australiani e il loro traduttore, per poi essere finito da un compagno di corso.


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Domenica 30 ottobre 2011

SECONDOTEMPO SPETTACOLI,SPORT,IDEE in & out

ARNOLDO FOÀ

95 anni e mi ricordo quella volta che piansi

Restauri Dopo sessanta anni torna nelle sale “Totò 3D”

Campionato I match di ieri: Catania Napoli 2 a 1; Roma Milan 2a3

Ricky Martin Sarà Che Guevara a New York nel musical “Evita”

Ex Iene Luca e Paolo verso la conduzione di Scherzi a parte

“Quando finì la seconda guerra mondiale tornai ad essere me stesso, con il mio nome e cognome. Non ero più un ebreo, non ero più Puccio Gamma”

di Francesca Gambarini

L

a voce è roca e dolce. Altro che burbera. Sempre sorniona, identica a quella che quarant’anni fa divertiva ospiti e telespettatori a Ieri e oggi, la storica trasmissione Rai di cui YouTube conserva incredibili spezzoni. E incanta ancora, come incantavano i suoi recital di poesia, da Ariosto a Neruda. Arnoldo Foà, 95 anni, colonna portante del sistema spettacolo italiano, una storia fatta di migliaia di ore passate sul palcoscenico, dietro una cinepresa, in uno studio televisivo, al telefono è rilassato e si diverte come un ragazzino che gioca con la nave dei ricordi. Il Festival internazionale del cinema di Roma lo celebra tra pochi giorni con un documentario (il 31 ottobre proiezione speciale alla Casa del cinema, ore 15), diretto da Cosimo Da-

miano Damato e prodotto da Marcello Corvino. Il titolo è di quelli definitivi: Io sono il teatro. Esagerato? Un po’ sì (scoppia a ridere di gusto, quasi gorgheggia, ndr)! Però è vero: io mi sento il teatro. Ragazzi, il teatro è una cosa seria. È la vita. Non è quella cosa che si prova per divertirsi. Uno per fare l’attore deve conoscere prima se stesso e poi deve aver conosciuto il mondo. Non saprei dire in quale altro modo si diventa attori. Devi averlo dentro. Guardi che non è una cosa banale quella che le sto dicendo. No, certo... E a lei come venne in mente di fare questo mestiere? Avevo 14 anni e mezzo quando ci pensai la prima volta. A 18 da Firenze, dove vivevo e studiavo, andai a Roma, al Centro sperimentale di cinematografia. Mi buttarono fuori nel 1938, per la razza, perché ero ebreo. Che poi è strano: io sono ebreo di famiglia, ma sono sempre stato ateo. Comunque sia, piansi tanto quella volta. Pianse anche il direttore della scuola. Ci volevamo bene. Ma io non potevo più recitare. Si è mai pentito di aver scelto il palcoscenico? Ho amato tanto il mio mestiere, con tutti i suoi problemi. Fare

Arnoldo Foà (FOTO ANSA)

FESTIVAL DI ROMA èèèè Drammatico / Italia

èèèè Noir / Francia

èèèè Drammatico/Francia

èè Commedia / Germania

Il Paese delle spose infelici

Nuit Blanche

Une vie meilleure

Hotel Lux

di Frédéric Jardin, con Tomer Sisley

di Cédric Kahn, con Guillaume Canet,

di Leander Haussmann, con Michael Bully Herbig

Tonight is the night: fessa, arroventata e claustrofobica. Se vi piace il polar e la “serie B”, se la notte per voi è sangue e noir, ecco il vostro film: la sezione Extra di Roma non perdona, il regista Jardin (già assistente di Godard) nemmeno. Sbirri corrotti, doppi e tripli giochi, coca e farina, e disco inferno: niente di nuovo, ma la regia è di ottimo servizio, il furore autentico, il genere d’autore. Peccato per il finale consolatorio, ma la notte è bianca: non chiuderete occhio. (Fed. Pont.).

Se sulla carta il rischio era la mucciniana Ricerca della felicità, sullo schermo ogni timore si dissolve, giacché Una vie meilleure (in concorso) è un gran bel film. Anzi, tre film in uno, dove si celebra l’umanità a 360° e mille imperfezioni sullo sfondo di una crisi economica mai tanto tangibile. Facile identificarsi coll’impulsivo Yann che si innamora della libanese ma ormai parigina ragazza madre Nadia. Tenendo sospeso il fiato, scopriremo che veramente la speranza è l’ultima a morire. Come certo buon cinema. (AM Pasetti)

In principio era Chaplin. Poi tutto il cinema ci prese gusto, tanto che gli orrori del Terzo Reich son diventati il succo di brillanti commedie. Persino in Germania, come nell’ultima fatica in concorso di Haussmann che non solo si fa beffa dei suoi, ma va a scomodare i baffi di Stalin e compagni. Nel leggendario Hotel Lux di Mosca, capitano due comici. Peccato la sorte sembra riservare loro piani diversi, come le premesse di un film riuscito a metà, benché il messaggio dell’arte pacificatrice funzioni. (AM Pasetti)

di Pippo Mezzapesa, con Nicholas Arzella, Luca Schipani

Non è una Puglia per vecchi, quella di Mezzapesa, che debutta nella finzione adattando il romanzo di Desiati: il borghese Veleno e il “proletario” Zazà si giocano l’età di passaggio a pallone, mentre Annalisa vive una seconda, sofferta adolescenza tra onirismo e realtà. Tre personaggi in cerca di un destino migliore, mentre l’Ilva incombe, la droga gira e la politica raggira: Pippo sceglie i volti e le musiche giusti, gira con stile-verità e si sporca le mani. Una sposa vola, ma anche il film. (Fed. Pont.)

l’attore è un sacrificio, che crede? Uno pensa che è solo recitare o dirigere, ma in mezzo ci sono la guerra, i momenti in cui non lavori, gli impresari pasticcioni e quelli disonesti, le incomprensioni. A un certo punto ho capito che da certi teatri ero escluso per questioni politiche. Mi sono detto: “Bene, vuol dire che sono un artista indipendente, che i miei testi non sono inutili e non scorrono via come l’acqua”. Chi è il vero attore per Foà? Ce ne sono due tipi. I bravi attori e gli attori-sole. Sole nel senso che quando entrano in scena illuminano, scaldano e riempiono la sala di una tale meraviglia che non ci si può credere. Un bravo attore si può sempre trovare. Ma di quegli altri ne nascono davvero pochi in un secolo. Qualche nome… Totò: era uno serio. So che dire così di un comico fa ridere, ma io l’ho stimato tanto anche per questo. Si lavorava bene con lui. E poi Renzo Ricci e Salvo Randone, classe fatta a uomini. E Vittorio Gassman, sì certo. Poi, forse… forse Foà (ride di nuovo, una risata tenera e forte)!. Con i big del teatro milanese, Paolo Grassi e Giorgio Strehler, come andò? Male. Non eravamo sulla stessa strada, non riuscimmo ad accordare i nostri strumenti. Che vuole? Capita. E con gli stranieri? Con Alain Delon e Jean Paul Belmondo ci si capiva subito. Con Delon eravamo ancora più intimi, perché mi è sempre piaciuto lavorare con persone molto intelligenti. Come Orson Wells: forse era un uomo un po’ complicato, ma un vero genio. Negli anni Sessanta è stato consigliere comunale per i radicali a Roma. Lo rifarebbe? Mai. Trovo che in politica ci siano molto più egoismo e violenza oggi rispetto ad allora. Parliamo di un sistema che non si occupa dei cittadini ma pensa solo a se stesso. Io queste cattiverie non le comprendo. E poi, dov’è finito il rispetto per la cultura? I politici sono i primi a non averlo. L’Italia senza la cultura non è

niente, non è per niente un paese interessante. Se ne vada chi sta al governo, si recuperi la memoria di un paese che è senza testa. Lo devono fare i giovani: chi se no? Io lo devo fare?. Ma se Berlusconi le proponesse un programma di teatro in tv, a Canale 5? Qualsiasi cosa Berlusconi proponga, io non ci sento. Me lo levi di torno, questo Berlusconi. Ha progetti per l’anno nuovo, sta scrivendo qualcosa? Mi sono fermato. Non ho lasciato niente di incompiuto e niente

Chi sono i grandi attori?

Quelli che quando entrano in scena illuminano, scaldano e riempiono la sala di meraviglia

voglio iniziare. Voglio solo vivere senza dolori, vicino ad Anna (Procaccini, la sua quarta moglie, sposata undici anni fa, ndr). A teatro ci va ancora? Teatro? Abbia pazienza, per me è una scocciatura serale più che un divertimento. Il suo erede? Non c’è bisogno di eredi. C’è bisogno che le nuove generazioni coltivino la memoria per imparare dal passato, non per emularlo, e soprattutto per inventare un futuro. Che cosa legge la sera prima di dormire? Un bel niente. Alla mia età… Ma se devo scegliere, torno da Dante. Che è il mondo, la perfezione, la consolazione. Il suo ricordo più vivo? L’emozione provata quando annuncia la fine della seconda guerra mondiale. Da quel momento sono tornato a essere io, Arnoldo Foà, con il mio nome e cognome. Non ero più un ebreo, non ero più Puccio Gamma. Avevo accettato quel compromesso perché volevo e dovevo lavorare. Ma tornare a essere me stesso è stata una gioia grandissima.


Domenica 30 ottobre 2011

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SECONDO TEMPO

+

IL PEGGIO DELLA DIRETTA

TELE COMANDO TG PAPI

Gli angeli della Lunigiana di Paolo

Ojetti

g1 Per un disguido tecnico (servizio non pronto), il Tg1 apre con gli “angeli del fango”, ma il servizio è più breve e spiccio di quello del Tg2. Esaurita l’alluvione (adesso il Tg1 ha trovato il diversivo, condito dalle previsioni della meteorona Valentina Bisti) ci sarebbe stata la europagina sulle prime difficoltà delle “lettere” e promesse berlusconiane, sul “contro piano” che gli eurocrati hanno nel cassetto se tracolliamo noi oppure gli spagnoli. Spazzato via, alluvionato si potrebbe dire, anche lo scherzo dei “licenziamenti facili” che il Tg1 sta rivendendo da giorni come una trovata geniale del “premier” e del suo ministro welfariano Sacconi. Ma proprio perché non tutto sta filando liscio (compresa la gaffe spaziale sull’euro), Minzolini (o

T

chi per lui) ha deciso di spedire Berlusconi verso il fondo della scaletta. Meglio farsi sommergere dalle “scintille” fra Renzi e Bersani, il sindaco che “scalcia” ma che rifiuta il ruolo del “somaro” imbizzarrito. g2 T Nel nostro tremendo malpaese dove Berlusconi tenta di spacciare i licenziamenti facili come assunzioni e dove il rottamatore Matteo Renzi (servizio ad hoc) parla come un politico precocemente decrepito, esiste tuttavia una bellissima Italia. La vediamo all’opera in Lunigiana, sono “i figli, forse i nipoti di quegli angeli del fango che salvarono manoscritti e opere d’arte nella Firenze alluvionata”, come ha scandito il Tg2. Eccoli i nuovi angeli, raccolgono con amore e rispetto antichi fascicoli annegati dove è scritta la storia di quell’aspra Toscana dell’anti-

ca Luni, civiltà preitalica, preromana, pretutto. E, subito, non si può non pensare all’ indifferenza - l’ostilità viene da dire - che questo governo in particolare ha riservato alla Cultura, alla difesa del territorio, alla tutela del patrimonio artistico. g3 T È stato un telegiornale delle notizie previste. Era previsto che a Bruxelles non si siano fidati della “lettera” e dei “tempi di attuazione”, tanto è vero che hanno pronto un “piano sanitario” per mettere in quarantena noi e gli spagnoli se le cose si mettono male. Era previsto che l’attacco demagogico di Berlusconi all’euro, la “moneta unica che non piace”, abbia irritato tutti e soprattutto Napolitano che del suo “euro amore” ha fatto una bandiera pari se non superiore a quella italiana. Era anche previsto che il “licenziamento facile” metterebbe per la strada di botto altre 700.000 persone. Perché licenziare dovrebbe generare posti di lavoro? È come togliere le ruote alla Ferrari di Alonso e dirgli: cha fai, non vinci? Ed era anche prevista la reazione di Bersani per il rottamatore Renzi: stai buono, crescerai, il futuro – più avanti, molto più avanti – sarà tuo.

Carriere e poltrone

di Fulvio Abbate

ra i generi televisivi (pubblicitari) più o meTannoverare no recenti, non si può fare a meno ormai di la voce “perdite urinarie” o anche, volendo proprio esagerare in poesia post-gozzaniana, “intime”. Parlo di genere, di filone perché, come già, metti, nella categoria non meno interessante dell’adesivo per protesi dentarie (leggi: dentiere standard da Asl), c’è già molto da antologizzare, da offrire all’acume dello studioso, dello storico e forse perfino dell’analista di sottintesi politici. Spiego meglio: volendo essere rigorosamente malpensanti, se non proprio infami, si potrebbe perfino insinuare che dietro il genere di succitato si nasconde la voglia di inamovibilità delle vecchie classi dirigenti, da Giulio Andreotti a Berlusconi, da D’Alema, Veltroni, Bersani, e ancora più giù fino all’ultimo assessore. Fino scendere negli abissi della cooptazione, insomma. Intanto, procediamo con ordine. Facciamo ritorno al fotogramma al momento fisso dello spot sull’incontinenza urinaria in età, come dire?, adulta, matura. A differenza dei serial sui cuscinetti per dentiere, nel nostro caso, forse anche per non Sara suggerire lo spettro Jessica acuminato delle deParker menze senili sempre più in aumento, se non addirittura l’incubo straziante dell’alzheimer, il casting preferisce orientarsi verso interpreti (o meglio ancora “attrici”) comunque giovani, piacenti, vivaci, (“chiavabili”, direbbe forse il premier no-

stro) e questo, così immaginiamo, per puro bisogno di quiete estetica. Il sottotesto è semplice e immediato quanto bugiardo (infatti, non accenna mai all’ipotesi che il bisognoso dell’articolo sanitario in oggetto possa essere trovarsi allettato, nel senso di ospedaliero della parola), direttamente menzognero: potrai continuare a vivere come nulla fosse, sempre lì a sgambettare con le amiche, proprio come un’abbonata a “Vanity Fair”, come Sarah Jessica Parker, come una che – ma che sei matto?! - non ha proprio il tempo di fermarsi. Così alla faccia d’ogni possibile, comunque passeggera, cistite. Insomma, le perdite urinarie vanno combattute, così suggerisce il genere, perché ti impediscono d’essere “in carriera”, come già Melanie Griffith nel film che ben sapete, perché ti allontanano dal palmarés delle grandi stronze. Tornando al macrocosmo politico, tutte le volte che vedo giungere lo spot dell’incontinenza urinaria in età matura mi tornano in mente gli ampi servizi che puntualmente, con cadenza periodica, il quotidiano “la Repubblica” dedica alla terza età, quasi a suggerire che “la vita comincia a sessant’anni”. E se fosse questo un modo, ribadisco, per rassicurare chi mai vorrebbe “schiodare” dal proprio ruolo, dal proprio consiglio d’amministrazione, dalla propria – perdonate la mediocre prosaicità da lessico qualunquista – poltrona? In pelle umana di supplente a vita, dimenticavo. La prossima volta che vi capiterà davanti agli occhi quel benedetto spot solo apparentemente votato alle ragioni del benessere immediato della continenza sappiate che si tratta invece di un rivolo giallo paglierino direttamente in faccia all’idea stessa di ricambio generazionale. www.teledurruti.it

LA TV DI OGGI LO SPORT

I FILM 12.00 DA PIAZZA SAN PIETRO EVENTO Recita dell'Angelus 12.20 RUBRICA Linea verde 13.30 NOTIZIARIO TG1 TG1 Focus 14.00 VARIETÀ Domenica In - L'Arena 16.30 NOTIZIARIO TG1 16.35 IN DIRETTA DAL NOMENTANO 4 DELLA DEAR VARIETÀ Domenica in - Così è la vita 18.50 GIOCO L'eredità 20.00 NOTIZIARIO TG1 20.35 RUBRICA SPORTIVA Rai TG Sport 5 minuti di recupero 20.40 DAL TEATRO DELLE VITTORIE DI ROMA GIOCO Soliti ignoti 21.30 PRIMA TV MINISERIE Cenerentola 23.30 ATTUALITÀ Speciale TG1 0.25 NOTIZIARIO TG1 Notte - Che tempo fa

12.15 RUBRICA SPORTIVA Pole Position (DIRETTA) 13.00 NOTIZ. TG2 Giorno 13.30 RUBR. TG2 Motori 13.40 PREV. Meteo 2 13.45 VARIETÀ SPORTIVO Quelli che aspettano 15.30 VARIETÀ Quelli che il calcio 17.05 NOTIZIARIO TG2 L.I.S. - Meteo 2 17.10 RUBRICA SPORTIVA RaiSport Stadio Sprint RaiSport 90° Minuto 19.30 RAISPORT SPECIALE NUMERO 1 Mondiale F1 GP d'India: gara (SINTESI) 20.30 NOTIZ.TG2 - 20.30 21.00 PRIMA TV TELEFILM N.C.I.S. 21.45 PRIMA TV TELEFILM Hawaii Five-0 22.35 RUBRICA SPORTIVA La Domenica Sportiva 1.00 NOTIZIARIO TG2 1.20 RUBRICA RELIGIOSA Protestantesimo 1.50 PREV. Meteo 2

11.15 RUBRICA TGR Mediterraneo 11.40 RUBRICA TGR RegionEuropa 12.00 NOTIZIARIO TG3 TG3 persone - Meteo 3 12.25 ATTUALITÀ TeleCamere Salute 12.55 CULTURALE Prima della Prima 13.25 ATT. Passepartout 14.00 NOTIZIARIO TG Regione - Meteo - TG3 14.30 ATTUALITÀ In 1/2 h 15.00 NOTIZ. TG3 L.I.S. 15.05 ATTUALITÀ Alle falde del Kilimangiaro 18.55 Meteo 3 19.00 NOTIZIARIO TG3 TG Regione - Meteo 20.00 VARIETÀ Blob 20.10 ATTUALITÀ Che tempo che fa 21.30 ATTUALITÀ Report 23.25 TG3 - TG Regione 23.40 NOVITÀ - PRIMA PUNTATA VARIETÀ Lilit - In un mondo migliore

20.57 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 21.00 NOTIZIARIO News lunghe da 24 21.27 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 21.30 RUBRICA Ippocrate 21.57 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 22.00 ATTUALITÀ Inchiesta 4 (Esteri) (REPLICA) 22.30 NOTIZIARIO News lunghe da 24 22.57 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 23.00 RUBRICA Tempi dispari (REPLICA) 23.27 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 23.30 RUBRICA Tempi supplementari 0.00 NOTIZIARIO News lunghe da 24 - Meteo 0.30 RUBRICA Tempi dispari (REPLICA) 1.00 NOTIZIARIO TG Rassegna stampa - Meteo

/ Matrimonio in famiglia

Sky Cinema 1 21,10

16.50 FILM L'urlo dei giganti 18.55 NOTIZIARIO TG4 Meteo 19.35 TELEFILM Il tenente Colombo 21.30 FILM Rocky II 0.00 I bellissimi di R4 0.05 PRIMA TV MEDIASET FILM The Informant! 2.30 MUSICA Vintage

18.30 NOTIZIARIO Studio Aperto - Meteo 19.00 PRIMA TV RUBRICA Bau Boys 19.30 FILM Big Mama 21.30 NUOVA ED. SIT COM A & F - Ale e Franz Show 22.30 NUOVA EDIZIONE VARIETÀ Zelig Off 23.25 2A ED. SIT COM Così fan tutte

17.05 FILM Il falso traditore 20.00 NOTIZIARIO TG La7 20.30 ATTUALITÀ In Onda 21.30 TELEFILM L'ispettore Barnaby 23.30 NOTIZIARIO TG La7 23.40 FILM La quarta guerra 1.45 RUBRICA Bookstore (REPLICA)

/ La quarta guerra

Che tempo che fa

Cecoslovacchia, dicembre 1988. Al confine con la Germania, le truppe sovietiche sono affidate alla guida di Vachalev, un reduce della guerra in Afghanistan. Il caso vuole che un altro reduce, il maggiore Knowles che ha combattuto in Vietnam, ottenga il comando delle truppe americane in Germania. I due si fronteggiano e cercano di provocare un incidente con conseguenze veramente catastrofiche...

Ospiti di questa puntata saranno Wim Wenders, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico e fotografo appassionato, che il 4 novembre prossimo torna nelle sale con “Pina”, un tributo all’arte visionaria della grande coreografa tedesca Pina Bausch, e Matteo Renzi, dal giugno 2009 sindaco di Firenze. Nell’anteprima Federico Rampini presenta “Alla mia Sinistra”, in libreria da lunedì 31 ottobre.

La 7 23,40

SCC=Cinema Comedy SCF=Cinema Family SCM=Cinema Max

19.15 Blonde and Blonder SCC 19.15 The Company Men SC1 19.15 Universal Soldier: Regeneration SCM 21.00 Acqua e sapone SCC 21.00 Operazione Spy Sitter SCF 21.00 After.Life SCM 21.00 Alta fedeltà SCP 21.10 Il caso Thomas SCH Crawford 21.10 Prima tv Matrimonio SC1 in famiglia 22.40 Prince of Persia Le sabbie del tempo SCF 22.50 Quasi... quasi SCC 23.00 Sunset Limited SC1 23.00 Il figlio più piccolo SCP 23.05 Voyeur SCM 23.10 12 Round SCH 0.35 Una bionda in carriera SCC 0.35 Mordimi SC1 0.40 Prova a volare SCF

SP1=Sport 1 SP2=Sport 2 SP3=Sport 3

16.55 Calcio, Premier League 2011/2012 10a giornata TottenSP3 ham Hotspur - QPR (D) 19.00 Calcio, Premier League 2011/2012 10a giornata Chelsea SP3 - Arsenal (Sintesi) 20.00 Baseball, Major League 2011 World Series, gara 7 St. L. SP3 Cardinals - Texas R. (R) 20.40 Calcio, Serie A 2011/2012 Posticipo 10a giornata Cagliari - Lazio (Diretta) SP1 21.05 World Cup 2011 Finale N. Zelanda - Francia (Sint.) SP2 21.55 Calcio, Liga 2011/2012 11a giornata Malaga - Espanyol (Diretta) SP3 22.05 Golf, PGA European Tour 2011Andalucia Masters: SP2 4a giornata (Replica) 0.00 Poker WPT Series 5 Episodio 22 SP2 0.30 Calcio, Premier League10a giorn. Chelsea - Arsenal (R) SP3

PROGRAMMIDA NON PERDERE

TRAME DEI FILM

Lucia e Marcus sono innamorati e hanno deciso di sposarsi. Ignorano quanto la via verso l’altare, complici le rispettive famiglie e tradizioni, l’una ispanica, l’altra afro americana, possa essere disseminata di ostacoli. Di ritorno dal college la coppia felice annuncia le imminenti nozze. È l’inizio del caos. Commediola leggera che non può non richiamare al caposaldo del genere,“Indovina chi viene a cena” .

18.50 GIOCO Avanti un altro 20.00 NOTIZIARIO TG5 Meteo 5 20.40 VARIETÀ Paperissima Sprint 21.30 PRIMA TV TELEFILM Distretto di Polizia 11 23.40 ATTUALITÀ Terra! 0.40 NOTIZIARIO TG5 Notte - Meteo 5 Notte

SC1= Cinema 1 SCH=Cinema Hits SCP=Cinema Passion

/ The Informant! Mark Whitacre, rampante manager della ADM, colosso del settore agro-alimentare, cede al suo più grande sogno, diventare un eroe nazionale, e decide di spifferare all’F.B.I. quanto è a sua conoscenza riguardo alle attività illegali della compagnia per cui lavora. Ma per incastrare le alte sfere ci vogliono le prove. Con entusiasmo Mark accetta di indossare un microfono e nascondere un registratore nella valigetta...

Rete 4 0,05

Rai 3 20,10

Lilit - In un mondo migliore

Report “Effetto valanga”. Trader, default, spread, orsi e tori: termini che ormai sono entrati nei nostri discorsi quotidiani: è il linguaggio ai tempi della crisi. Ma come stanno effettivamente le cose? Qual è lo stato reale dell’economia? C’è la crisi ma per chi? Come al solito c’è chi prende tanto, chi sempre meno e chi rimane a bocca asciutta. La nostra qualità di vita dipende esclusivamente da come funzionano i mercati finanziari?

Rai 3 21,30

Cosa significa Lilit e non Lilith? E che significato ha nella tradizione ebraica questo nome, riferito a quella che sarebbe stata la prima donna, creata ancor prima di Eva? Lo racconta un esperto, l’attore e scrittore Moni Ovadia, primo ospite di “Lilit – In un mondo migliore”, il nuovo programma comico di Rai 3 condotto da Debora Villa e dedicato al lato femminile del mondo. Ospite della puntata anche Carla Signoris.

Rai 3 23,40


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Domenica 30 ottobre 2011

SECONDO TEMPO

FATTI di VITA

PIAZZA GRANDE

É

TRONY E FULMINI G

L’uomo senza dignità di Furio Colombo

he cosa pensare (e che cosa avranno pensato in Europa) di un primo ministro che torna da un incontro difficile dove hanno deciso di lasciargli ancora un po’ di tempo per cominciare un lavoro urgente che lui ha trascurato a lungo, e lui si precipita a collegarsi con lo show televisivo “Porta a Porta” per annunciare che “il suo piano è stato accettato e lui è stato promosso?”. Nelle stesse ore tutto il suo governo era nell’aula della Camera dei Deputati (tutti i Ministri e squadroni di sottosegretari) e ci sono rimasti per tutte le ore utili al lavoro, in tutte le sedute della settimana parlamentare, tra il 24 e il 27 Ottobre perché era previsto il massacro dello art. 41 della Costituzione. Ma quel massacro, desiderato più ardentemente della “promozione” in Europa non è stato neppure tentato, buttando avanti invece piccole ratifiche o nobili mozioni (però non del governo ma dell’opposizione). Infatti quasi ad ogni chiamata al voto del presidente di turno, la truppa di Berlusconi risultava, pur con tutti I ministri e i sottosegretari presenti, un voto sopra, un voto sotto, un voto pari, che vuol sempre dire sconfitta per chi ha chiesto la votazione. Traduzione: non possono governare. E non possono far approvare le loro leggi. Eppure questo evento, che pur dovrebbe suggerire qualcosa a livello istituzionale, non ci racconta il peggio della Repubblica.

C

IL PEGGIO è in quella lettera di “buoni propositi” che è stata presentata con faccia tosta incredibile agli europei come se fosse un documento vero. Non lo è. Come in certi incunaboli ritrovati dal buio del passato, non se ne conosce l’autore. Come ci informa, senza ridere, il Corriere della sera del 27 ottobre, pag.5: “È una lettera di 17 pagine preceduta da un preambolo ‘caro Herman, caro Josè Manuel’, in cui si illustra il percorso di risanamento, opera del glorioso governo Berlusconi, che porterà al pareggio di bilan-

cio nel 2013”. Come si vede neppure Herman (Van Rompuy) e Josè Manuel (Barroso) possono sottrarsi, nella lunga introduzione, alla rassegna dei successi messi a segno dall’unico Paese a crescita zero dell’Unione Europea. “In coda – ci informa la giornalista Antonella Baccaro che ha compilato con cura il sommario della difficile materia – c’è la creazione di una commissione sul debito pubblico e le modifiche della Costituzione sul pareggio di bilancio”. Non ci crederete, ma il “pareggio di bilancio” è materia annunciata dal calendario dei lavori della Camera per i prossimi giorni, senza che si abbia notizia della Commissione, del suo lavoro e del ministro competente (come abbiamo detto, il ministro dell’Economia appare al momento auto-sospe-

so). Il testo prosegue facendo sapere che “il debito è antico” ( come sempre “non siamo stati noi”), che, per la crescita, il governo deve ancora approvare il decreto Sviluppo ma “promette di attuarlo nei prossimi otto mesi”, dando quindi una data di esecuzione a un decreto che non c’è; che “il piano delle opere pubbliche verrà accelerato attraverso criteri che favoriscano l’intervento dei privati” (e subito Matteoli annuncia il ponte di Messina, smentito in Aula dal suo sottosegretario), ma si proclama anche “la costituzione di zone a burocrazia zero” (il sogno di mafia, ‘ndrangheta e camorra perchè burocrazia zero vuol dire zero controlli). Tra le misure per la crescita viene anche indicata la riforma costituzionale, da attuare in 6-12 mesi che introdurrà la riduzione del numero dei parlamentari, l’abolizione delle pro-

L’ispettore anti-mazzette di Nando Dalla Chiesa

empre in servizio, come i veri poliziotti. Anche se è in pensione. Antonio Turri ha lasciato l’anno scorso il suo incarico di sostituto commissario alla questura di Latina. Ma non ha mollato l’osso. Così se oggi l’offensiva dei clan sul basso Lazio sta trovando una risposta lo si deve anche a lui, che i suoi ventinove anni di servizio li ha trascorsi tutti tra Roma e Latina e quindi la zona la conosce bene. Un padre poliziotto e palermitano, fra l’altro; dunque figlio d’arte che la mafia ha iniziato a capirla sin da bambino. Provate a immaginare un pezzo d’Italia che nel giro di trent’anni diventa un autentico bengodi per i clan di mafia, camorra e ‘ndrangheta. Dove ci sono coste indifese e mete del turismo d’élite. Dove o c’è troppo movimento perché si possa controllare a vista il territorio o ce n’è troppo poco

S

perché chi controlla non sia costretto a esporsi personalmente. Dove c’è uno dei più grandi mercati ortofrutticoli d’Europa, quello di Fondi. Dove sono arrivati i boss al soggiorno obbligato a far da ambasciatori e a preparar la pappa per tutti. Dove si arriva in un’ora o due dalle terre di camorra. E dove un bel gruzzolo di amministratori gozzovigliano corrotti. E dove vi trovate un cocktail di storia criminale da tremare: Franck Coppola a Pomezia, Bardellino a Formia, gli Alvaro ad Aprilia, i Mallardo a Terracina. E un prete, don Cesare Boschin, ucciso e incaprettato per essersi battuto contro le discariche abusive. E avrete davanti a voi un quadro impressionante di affari e impunità. Dove il consiglio comunale di Nettuno viene sciolto ma di quello di Fondi non se ne parla nemmeno, neppure se lo chiede il ministro dell’Interno. E poi ci mettete questo poliziotto in pen-

vince e la riforma in senso federalista”. Ovviamente l’elenco è incompatibile con le date e il tempo delle riforme costituzionali e dunque indica un evento impossibile. Ma il punto forte della lettera redatta, forse, da Berlusconi in persona nella sua “fortezza della solitudine” sono i “licenziamenti facili per incoraggiare le aziende ad assumere”. È purtroppo chiaro che una simile innovazione, cara solo ai peggiori imprenditori, da un lato porta scontro sociale, dall’altro incita non ad assumere i disoccupati, ma a licenziare liberamente coloro che un lavoro c’e lo hanno. Adesso il trucco si vede. Tutti i peggiori propositi di un governo come questo, dal ponte di Messina al licenziamento libero, tutto deve apparire come doveroso per-

Tutti i peggiori propositi di un governo come questo, dal ponte di Messina al licenziamento libero, devono apparire doverosi perchè “richiesti dall’Europa”

di Silvia Truzzi

chè “richiesto dall'Europa”. Non si parli di neo-liberismo. Come si vede, si tratta invece di vetero capitalismo, nella sua forma più rozza. TUTTO CIÒ trova una risposta chiara e ineludibile sul New York Times del 27 ottobre, in un testo di James Livingston, nella pagina editoriale: “Come storico dell’economia che studia il capitalismo da trentacinque anni, voglio condividere un segreto con voi: l’investimento privato, ovvero tutti i tagli possibili al lavoro per aumentare il profitto, dunque l’investimento, dunque nuovo lavoro, non porta affatto dove vi dicono. Non porta crescita. Più debiti dei consumatori e più spese dei governi portano crescita. La storia ci dice che questa visione (del favorire prima di tutto l’impresa contro i diritti del lavoro, ndr) è sbagliata. In tutto il secolo scorso il profitto delle imprese ha continuato a salire (600 per cento) ma gli investimenti hanno continuato a diminuire. Al principio del secolo tutti gli investimenti erano privati. Alla fine del secolo erano quasi tutti spesa pubblica o spesa dei consumatori”. Dunque il segreto non è più un segreto: rincorrere le pensioni dei lavoratori e i loro salari per mettere a posto l'Italia o il mondo è un errore clamoroso. Ma non è un errore innocente. Ricordiamolo quando ci diranno che votare tutti insieme a favore della “Lettera Berlusconi” è questione di amor di Patria. (FOTO ANSA)

Antonio Turri, dopo trent’anni di impegno come poliziotto antimafia, si è dedicato all’impegno con Libera nelle zone del basso Lazio ad alta concentrazione criminale

nistrazioni locali spesso non erano delle dighe morali. Io stesso, dedicandomi ai reati contro la pubblica amministrazione, arrestai diversi politici locali negli anni ’94-’95. Mi soprannominarono l’ispettore anti-mazzette. No, non arrestai consiglieri comunali, ma il presidente della provincia di La-

sione, niente fisico da Rambo ma solido, saggio, coraggioso con le decine di giovani e meno giovani che imparano da lui e ormai fanno catena civile in proprio. Quand’era in servizio all’anti-crimine un po’ di sorci verdi ai clan glieli ha fatti vedere. “Arrivai alla fine degli anni ottanta, primi anni novanta. E già allora fiutai il pericolo che rappresentavano, che con i soldi contaminassero questa parte del Lazio, con l’aiuto logistico di quelli spediti qui con le misure di prevenzione. Fra l’altro le ammi-

tina e alcuni sindaci. Poi quando Carmine Schiavone, primo pentito dei casalesi, mise a verbale quel che sapeva mi preoccupai ancor di più. Raccontò degli appalti sulle autostrade, dell’arrivo delle ‘ndrine dei Tripodo, dei traffici di cocaina, dei rifiuti tossici, delle alleanze con imprenditori del posto. Ci disse, pensi le cifre, che lui pagava trenta ‘soldati di mafia’ dal Garigliano a Sabaudia e altrettanti da Sabaudia a Roma. Furono bravi il prefetto Frattasi e anche il comandante dei carabinieri di Lati-

iovedì scorso Roma si è fermata. Non c’era la beatificazione di un papa, non c’era il derby, non c’era nessun acquazzone travestito da calamità naturale, non c’era nemmeno una sediziosa manifestazione. Chiedendo notizie a un tassista, ti sentivi rispondere: “No, macché corteo. Hanno aperto un negozio vicino a Ponte Milvio”. Infatti – da Ponte Milvio alla Cassia, passando per via Flaminia, Corso Francia, l’Olimpica, San Giovanni, via Prenestina, la tangenziale Est – la città è stata paralizzata per ore. Diecimila persone – per alcuni giornali ventimila – si sono accalcate di fronte al nuovo punto vendita della Trony, in fila dalla notte per accaparrarsi un telefono o una tv, con il miraggio dei super sconti della campagna “Trony e fulmini” (ma chi è al creativo che ha inventato lo slogan?). La ressa non ci mette molto a diventare rissa, con alcune scenette edificanti tipo un gruppetto che ha abbattuto le transenne e sfondato una vetrina a colpi di casco, due ragazze letteralmente calpestate dalla folla rincretinita, una signora in preda a un attacco di panico. Risultato (visto da centinaia di cittadini): una giornata di lavoro perduta, una mattina intera fermi in tangenziale o sugli autobus perché a causa del traffico sono state rallentate 28 linee del servizio pubblico. Il Messaggero ha raccolto le e-mail dei cittadini: “Roma è diventata (grazie ai suoi amministratori) la capitale del Terzo Mondo o anche peggio”, scrive Daniela. “Neanche in un paese del Terzo Mondo è possibile vedere ambulanze bloccate nel traffico, che non riescono a passare neppure se scortate dalla Polizia”. Risultato (visto da Trony): un incasso di 2,5 milioni di euro e uno scontrino medio di 270 euro, 40mila articoli venduti. Secondo il sindaco Alemanno le autorità non erano state avvisate: Trony non avrebbe comunicato ufficialmente questa promozione nè al Campidoglio nè al XX Municipio, limitandosi ad annunciare l’apertura del negozio e a chiedere spazi aggiuntivi per i parcheggi. Meravigliose le scuse di Alessandro Febbraretti, amministratore della società che controlla Trony Roma: “Evidentemente, la campagna pubblicitaria che abbiamo realizzato si è dimostrata fin troppo efficace perché i risultati sono andati ben oltre le nostre aspettative”. Davvero i responsabili non immaginavano tanta folla? E allora perché vietare l’accesso a disabili e bambini per “motivi di sicurezza”? Come si evince dalle “scuse” alla Trony gongolano, tanto che fanno sapere di essere disponibili a pagare lo straordinario ai 240 vigili schierati “per lo straordinario lavoro svolto”. Il sindaco pensa di chiedere i danni, il Codacons sta organizzando una class action che riunisca tutti i cittadini ingiustamente colpiti da “Trony e fulmini”. Idea sacrosanta: quelli del “non ci sono paragoni” mica se la possono cavare con una pacca sulla spalla e una mancetta. Magari toccandoli sul portafoglio o sul registratore di cassa, qualcosa impareranno. In ogni caso, se uno dei miei cari fosse stato dentro un’ambulanza bloccata nel traffico, credo non mi sarebbero bastate né le scuse né un risarcimento danni. Va bene il consumismo, va bene la crisi economica, ma non si può giustificare tutto. Le persone – la loro vita, il loro tempo, il loro lavoro – sono più importanti. Alla faccia dell’ottimismo che Tonino Guerra respirava nei negozi di un’altra grande catena a cui faceva la pubblicità. “Qui l’ottimismo vola”, gridava nello spot. E in un fuori onda, uno dei piccioni che sbattevano le ali sopra il “paradiso dell’ottimismo” gli lasciava un ricordino poco poetico sulla testa.

na, ma questi sono protetti. E pretendono il pieno controllo su tutta l’area. A me nel ’95 misero una bomba davanti casa; mi fecero saltare di notte l’inferriata del villino. Adesso lavoro con Libera. In realtà l’ho fatto per tanti anni anche quando ero in servizio. Noi poliziotti dell’antimafia ci trovavamo, ci scambiavamo idee ed esperienze incontrandoci. Sa, le indagini, le scorte, lo stesso sindacato, io ero del Siulp e poi ero passato al Silp Cgil, scrivevo sul giornale sindacale. Poi conobbi Saveria Antiochia, la mamma di Roberto, il nostro collega ucciso a Palermo nell’85 mentre faceva la scorta al commissario Cassarà. Una donna stupenda. Con lei ci battemmo tutta Roma per raccogliere le firme di sostegno alla legge approvata nel ’96, quella per la destinazione sociale dei beni confiscati alle mafie. Ora, vede un po’ il destino, sono io l’assegnatario di una tenuta confiscata per abusivismo edilizio. È a Borgo Sabatino, Latina, ai bordi del canale Mussolini e al confine con la centrale nucleare. Un villaggio turistico tutto abusivo, pensi per loro che smacco. Ci abbiamo fatto un campo della legalità dedicato a una vittima catanese della mafia, Serafino Famà.” La saggezza e il

coraggio del poliziotto di razza sono stati messi nuovamente alla prova. “La settimana scorsa ce l’hanno vandalizzato tutto. E non è stata la prima volta. È un continuo. Pali divelti, acqua avvelenata. Ma non siamo soli. Ci siamo impegnati nel villaggio con una trentina di associazioni, quelle classiche nazionali come Legambiente, Agesci o Arci, e altre locali. Don Ciotti è venuto un sacco di volte a sostenerci. E lo sa che sono da aprile scorso, quando lo abbiamo preso in gestione, sono venuti qui migliaia di giovani, anche da Verona? Facciamo musica, corse campestri, rifacciamo un’idea di società, con Luigi, Maria Sole, Lello e molti altri. Mio figlio stesso lavora con Libera, coordina i beni confiscati nel centro Italia. Vede, per capire il valore di quello che stiamo facendo bisogna solo ricordare la loro impunità. E soprattutto immaginare che cosa hanno sepolto sotto queste terre, dove vengono segnalate masse ferrose a profondità variabili e hanno trovato sacchi e sacchi di monete da 500 lire. Bisogna pensare che quanto a beni confiscati, dopo Roma, nel Lazio, c’è Latina. Certo, lo credo che stanno un po’ incazzati. Diciamo che un po’ di confusione la stiamo facendo”.


Domenica 30 ottobre 2011

pagina 15

SECONDO TEMPO

BOX

MAIL Dare risposte ai giovani per rilanciare l’Italia

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Grosso modo tutti i giornali hanno condannato i fatti di sabato 15 ottobre a Roma e così anche i politici. Anche se in nessun modo intendo giustificare il fatto, ritengo le condanne troppo dure, in quanto fanno perdere d’occhio che di questi cosiddetti delinquenti solo un 5 per cento lo sono veramente, mentre il resto sono persone disperate che hanno sopportato fin troppo e adesso sono scoppiati. Credo che chi li ha portati all’esasperazione sia colpevole di un reato molto più grave: invece di arrestare tutti al primo sospetto come pensano di fare Di Pietro e Maroni sarebbe ora di aprire le orecchie ed ascoltare il popolo, soprattutto i giovani: “ascoltarli” non significa però “ascoltarli e poi fare finta di niente”. A mio parere gli attuali politici non sono in grado di fare i cambiamenti necessari per questo paese meraviglioso che merita un popolo migliore. Ma tutto il popolo è complice. La Lega vuole il federalismo, lo giustificano con l’esempio della Svizzera e la Germania, dimenticano che là è stato ideato e messo in atto da svizzeri e tedeschi e non da Berlusconi e Bossi. Se questo paese fosse stato governato da

aro Colombo, vedo dai giornali e sento dai Tg che il lancio del nuovo libro di Bruno Vespa, dal seducente titolo “Questo amore”, è già cominciato. A quanto pare tutti (intervistati e recensori e specialisti in citazioni esclusive su grandi giornali) si prestano al gioco. Non è una cosa indecente? Marco

C

IL GIOCO si chiama conflitto di interessi, non dell’autore del libro, ma dell’uomo che ride e che fa ridere, e ha come portatore del conflitto di interessi - il diritto di partecipare a tutti i giochi (dal definire l’Italia “un Paese di merda” al difendere l’Italia contro Sarkozy con furore e passione risorgimentale) e la bravura (questa non sempre spiegabile) di far giocare tutti. Quanto all’autore, per avere detto e scritto che era “il miglior ufficio stampa di Berlusconi” sono stato ripetutamente querelato dall’imparziale giornalista super partes. E ripetutamente assolto. Ma la bravura nel lancio delle proprie produzioni è altra cosa. Essa richiede un continuo soggiornare presso o nelle vicinanze di Berlusconi, persino adesso, nel viale del tramonto, dove la compagnia

LA VIGNETTA

svizzeri o tedeschi, sarebbe il paese più bello, ricco e pulito al mondo in assoluto. Eppure ci vorrebbe poco (anche se, dato chi è al governo, meglio non fare nulla per evitare danni). Vorrei fare qualsiasi cosa per questo paese, ma non serve a nulla se non c’è complicità. Vedo con tristezza che state perdendo tempo prezioso con le chiacchiere. Il tempo è come l’aria, non l’apprezzi finche non ti manca e adesso sta per mancare a tutti. L’unica cosa che posso fare è spingere i suoi fratelli a proteggerla, solo che in questo caso sono stati proprio i fratelli e sorelle a venderla al miglior offerente. E tutti vissero male e tormentati. Seyfo Tuzer

A DOMANDA RISPONDO VESPA, IL GRANDE LANCIO

Furio Colombo

diventa meno festosa, ogni pranzo è disturbato da Bossi o dai “responsabili” in attesa indisciplinata, e tanta fedeltà va notata. Richiede dalla controparte (Berlusconi in persona) una collaborazione amorevole (vedi il titolo del libro), più amore per Vespa, a cui dona esclusive che valgono un Lavitola, che ai figli di Veronica che sta cercando di diseredare. Ma non si puo’ non dedicare un pensiero a tutti coloro (opposizione inclusa) che risulteranno complici e co-autori di questo libro (vedrete a mano a mano che magicamente usciranno inaspettate interviste di tanti, nel ruolo di comparsa o di coro ). E un apprezzamento per quei diavoli di segugi dei nostri colleghi che riescono a strappare, quasi tre mesi prima della pubblicazione, anticipazioni preziose in modo da motivare articoli - rivelazione che stanno entrando nella storia del giornalismo. Insomma, come si usa dire, sono brutti tempi. Ma tra editoria e giornalismo di qualità, tempi ancora più brutti, segnati da un lodevole “spirito di servizio” (con l’accento su “ser vizio”). Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano 00193 Roma, via Valadier n. 42 lettere@ilfattoquotidiano.it

trollo del Biscione, relegando Marina e Piersilvio nel ruolo di azionisti di minoranza. Il Cavaliere dunque non fa una legge, come altre volte, per evitare d’essere processato, ma cambia una legge che riguarda tutti gli italiani, per problemi suoi di famiglia. Ora mi chiedo se sia possibile che manchi anche senso del pudore a centinaia di parlamentari che sostengono B. e soprattutto a quelli che si dichiarano cattolici? Possibile che nessuno abbia il coraggio di rinunciare al proprio interesse e smettere di servirlo? Per fortuna da un po’ di tempo non si canta più: “Meno male che Silvio c’è”. Significa che il senso del pudore, gli elettori del Cavaliere ce l’hanno ancora.

neoliberismo da strapazzo? Mi chiedo allora a cosa servano le istituzioni democraticamente elette e il popolo sovrano. Quando i debiti li aveva il Terzo Mondo, pensavamo che la colpa fosse dei vari governi corrotti che si intascavano gli “aiuti”. Così sono stati messi in ginocchio gli Stati africani, che hanno ripagato quel debito 20 o 30 volte senza liberarsene mai per la crescita esponenziale degli interessi. In cambio, le potenze creditrici hanno depredato le risorse di quei paesi. Adesso il Terzo Mondo siamo noi e le potenze strozzine delle banche e delle borse stanno colonizzando l'Europa. E, se guardiamo a quello che hanno fatto all’Africa, non ci risolleveremo mai più.

Elisa Merlo

Viviana Vivarelli

La sovranità popolare commissariata

Gli strateghi e i consiglieri

Io mi chiedo: ma cosa andiamo a votare a fare per le elezioni politiche, per il referendum, per le amministrative, in Parlamento? Se poi arriva la Bce e ordina quello che vuole mandando all’aria ogni sovranità e democrazia possibile? Qualche anno fa dicevano che la Bce chiedeva di fare il pareggio del bilancio, ma che il “come” sarebbe stato deciso dai singoli stati, che avrebbero scelto ’democraticamente’ le misure da adottare. Sembra che ora sia stato annullato tutto e all’Italia danno ordini in dettaglio. Le impongono un neoliberismo pesante come una montagna nei minimi particolari? Come un paese vinto e colonizzato? Siamo diventati una colonia della Bce? Ma chi lo ha votato questo

Oggi la signora Marcegaglia, il Signor Bonanni, il Signor Angeletti e molti altri ancora fanno a gara nel consigliare al Presidente del Consiglio strategie per uscire dalla crisi e soprattutto nel chiedere con insistenza che lasci il ”campo” per il bene del Paese. La Signora Marcegaglia arriva a chiedere una patrimoniale. Il Signor Bonanni ed il Signor Angeletti auspicano una maggiore coesione sociale ed ipotizzano scioperi generali unitari con la Cgil, anche se fino a poco tempo fa firmavano accordi sindacali separati. Solo ora vedono nel premier Berlusconi il male assoluto? Hanno dimenticato quando si spellavano le mani per applaudirlo?

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Il senso del pudore dei “berluscones” Trascrivo la notizia da Famiglia Cristiana del 26 ottobre: “Tra le pieghe del Decreto sviluppo imposto e sollecitato all’Italia dalla diarchia Merkel-Sarkozy si nasconde infatti l’ennesima legge ad personam di Silvio Berlusconi: la “taglia-legittima” (o “anti-Veronica”, chiamatela come volete). Tre righette a pag. 203 della bozza. In pratica viene rivista la cosiddetta “legittima”, la quota di eredità che spetta per legge in caso di morte a moglie e figli. L’attuale formula infatti concentrerebbe automaticamente nelle mani della seconda moglie e dei suoi tre figli il con-

Francesco Iovino

Nuovi prezzi abbonamenti È iniziata la campagna abbonamento a il Fatto Quotidiano che durerà fino al 31 dicembre 2011. Il giornale sarà in edicola 6 numeri alla settimana (da martedì alla domenica). Per sottoscrivere il tuo abbonamento, compila il modulo sul sito

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IL FATTO di ieri30 Ottobre 1936 Fu una specie di grande “purga artistica”. Per il nazismo, impaurito dal fascino che i movimenti d’avanguardia potessero esercitare sulle masse, i disegni, le sculture i dipinti degli espressionisti, cubisti, dadaisti, dovevano essere sequestrate, cancellate o, come in una grottesca rappresaglia, esposte al pubblico ludibrio. A iniziare la rabbiosa ripulitura, ci pensò per primo Goebbels, che, il 30 ottobre 1936, dopo aver chiuso la sezione moderna della Nationalgalerie di Berlino, e aver addirittura creato un tribunale che “purgasse” i musei di tutto il Paese, si occupò di mandare al rogo migliaia di opere di artisti refrattari alla svastica, di mandarne all’asta molte centinaia e di offrirne al disprezzo collettivo, nella celebre esposizione di Monaco sull’ “entartete Kunst”, l’arte degenerata, più di seicento. Scomunicati da Hitler come accozzaglia di “ebrei, bolscevichi, dilettanti”, nella mostra-gogna finiranno “degenerati”come Klee,Kandinsky,Grosz,Chagall, Dix, presentati come autori di “arte da bordello”, “roba da asilo psichiatrico”, “opere di spiriti malati”. Frutto della paranoia hitleriana, l’expo della vergogna sarà uno dei capitoli più penosi dell’offensiva del Reich contro la cultura. Giovanna Gabrielli

Non dimenticare la Siria In Siria continuano i massacri di civili colpevoli soltanto di aver contestato il governo in carica. Chiedo alle istituzioni occidentali di condannare con più forza queste violenze e di far sentire la propria pressione politica in difesa dei diritti umani della popolazione indifesa. Infatti non posso accettare che ci siano trattamenti diversi per casi evidentemente simili, e soprattutto non posso accettare che i princìpi vengano declinati a piacimento secondo le esigenze del caso e dell’opportunità. Cristiano Martorella

La doppia identità del premier Ieri Berlusconi ha detto che l’euro è stata un’invenzione fasulla che ha complicato la vita a tutti i paesi europei. Tutti si sono stupiti perché ritenevano che l’euro fosse una tutela che ci ha risparmiato dal fallimento. Dopo poche ore Berlusconi ha emesso un comunicato che le sue parole sono state travisate (guarda caso dalla sinistra). Dopo aver incontrato la Merkel, aveva detto che la cancelliera gli aveva chiesto scusa per la risate insieme a Sarkozy. Un minuto dopo il portavoce della Merkel precisava che non ci sono state scuse da perte della cancelliera perché la Merkel non aveva niente di cui scusarsi. Anche il governo prima dà l’assenso alla mozione Idv, bloccando i fondi per il ponte e poi non si arrende all’evidenza e continua a confermare la costruzione della “grande opera”. O ci troviamo di fronte ad un mentitore di professione, oppure il nostro premier ha una doppia identità. Sandro Malvatani

Diritto di Replica Il Dap e la rivista ”Le Due Città” L’articolo di Silvia D’Onghia sulla rivista istituzionale del Dap “Le Due Città” (29 ottobre) riporta correttamente i dati sui costi, sulla tiratura e sulle mie dichiarazioni. Non è dunque per contestare che scrivo, ma solo per aggiungere una breve riflessione. Le Due Città è uno strumento di comunicazione che consente all’Amministrazione di diffondere all’interno e all’esterno ciò che spesso non trova spazio sulle pagine dei giornali, vale a dire il lavoro degli operatori e della Polizia penitenziaria, dei volontari, delle cooperative sociali che anche in questo periodo di grave difficoltà del sistema penitenziario continua incessantemente. Lo facciamo attraverso Le Due Città e attraverso gli altri strumenti di comunicazione come la newsletter, i siti istituzionali, i social network, autorizzando circa mille ingressi l’anno nelle carceri agli organi di informazione. Lo facciamo perché la comunicazione è un dovere per l’amministrazione ma anche un valore in cui crediamo. La rivista viene letta, criticata, apprezzata, e forse buttata dopo essere stata letta. Sul senso di responsabilità nel ridurre le spese di gestione della rivista, abbassando la tiratura e implementando la diffusione on line, la giornalista ne dà correttamente conto nell’articolo. Assunta Borzacchiello, capo Ufficio Stampa amministrazione penitenziaria

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