Il Fatto Quotidiano 19 Agosto 2011

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Il ministro Romani si consola: “ La Borsa preoccupa, ma il nostro Pil cresce dello 0,3%”. Lo Sviluppo economico è in buone mani

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€ 1,20 – Arretrati: € 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

Venerdì 19 agosto 2011 – Anno 3 – n° 196 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

BORSA DI MILANO -6%, FIAT -12%

Pota contro Pato di Marco Travaglio

TUTTO MERITO LORO M Da sinistra Silvio Berlusconi, Umberto Bossi, Giulio Tremonti e Sergio Marchionne

La manovra di Tremonti va in pezzi: troppe tasse sul ceto medio e troppi scudi per gli evasori. Bossi contestato nelle sue valli per i tagli ai comuni. Minato dalla sua stessa maggioranza, il governo è indeciso a tutto. Risultato: i mercati bastonano ancora l’economia italiana. Compreso il geniale Marchionne Lantini, Malagutti e Meletti pag. 2-3 z

P3 x Bonifico di mezzo milione da Massimo De Caro, rappresentante di Putin in Italia e amico di D’Alema

DELL’UTRI BANCOMAT, PURE DAI RUSSI Sul conto del senatore una pioggia di soldi Da una società legata a Mediaset 25 bonifici da 1 milione e 600mila euro

di Marco

Lillo

on smette mai di stupire il senatore Marcello Dell’Utri. Non ci sono solo i 9,5 milioni di euro di Berlusconi nei suoi conti correnti spulciati dalla Procura di Roma. Ci sono anche i 25 bonifici da un milione e 600 mila euro provenienti da una società fiduciaria alimentata con stock option Mediaset per 3 milioni di euro. E poi i 250 mila euro che arrivano da una società pubblicitaria che fa affari con il gruppo Berlusconi in Spagna. pag. 8 z

N Il senatore Marcello Dell’utri (FOTO DLM)

CATTIVERIE Casini: “Sembra il 1992”. Allora tra un po’ arriva la mafia a salvarci (www.spinoza.it)

Stephen King Due donne. Un viaggio con i figli. Una storia inedita il 19 agosto su

TERRORE x Decine di morti

Israele sotto attacco: razzi sui civili Poi la rappresaglia

Udi Federico Mello “AVVENIRE” E LA BUFALA D’AUTORE lettera dello scrittore Paco LsullaaIgnacio Taibo II comparsa ieri prima pagina di “Avvenire”, con tanto di replica affettuosa del direttore Marco Tarquinio, è falsa. L’autore vero è sempre lui: il re delle truffe editoriali, Tommaso Debenedetti. pag. 14 z

L’autobus preso d’assalto dai terroristi ieri a Eilat (FOTO ANSA)

Colpito un autobus al confine con l’Egitto. Tel Aviv reagisce subito: raid aerei su Gaza Cicardi, Zunini pag. 13 z

a sì, in fondo che sarà mai. La Borsa di Milano perde un altro 6%, consolidandosi all’ultimo posto in Europa, ma solo perché Africa e Asia non sono pervenute. La Fiat di quel genio di Marchionne che piace a destra ma pure a sinistra (“un vero socialdemocratico”, lo benedisse Fassino) chiude a -11,8 per questioni di dettaglio: la gente non compra le sue auto nemmeno a spararle. Tonica anche Fondiaria-Sai di quell’altro gigante di Ligresti (-4,7). Quando si dice la classe dirigente. La famosa manovra-bis da 20 miliardi o giù di lì che doveva rassicurare l’Europa e i mercati, mettendo in fuga gli speculatori cattivi, è evaporata nel breve spazio di cinque giorni: la rapina ai fessi che pagano le tasse non piace al rapinatore per motivi elettorali (pare che lo voti anche qualche contribuente onesto), la rapina agli statali non piace agli statali, i tagli agli enti locali non piacciono alla Lega (che controlla molti enti locali), Tremonti è talmente suonato che non riesce neppure a spostare due o tre festività. I Responsabili, o come diavolo si chiamano, si fanno vivi dalle località belneari proponendo “emendamenti al decreto”: e certo la notizia che si muove anche Scilipoti deve aver ulteriormente elettrizzato i mercati. Rimane la liberalizzazione di alcuni canili municipali, se ce la fanno. Si era pensato tassare un pochino i ladroni scudati, ma qualcuno al governo s’è sentito chiamato in causa e non se n’è fatto nulla. Alla parola “scudo” il Cainano ha avuto un sussulto e, ridestatosi improvvisamente come ai bei tempi quando arrivava la Carfagna, ci ha preso gusto e ha proposto di farne un altro. Ma gli è andata buca pure quella: e se non riesce più nemmeno a fare la cosa che gli veniva meglio – i condoni – la situazione dev’essere seria. In compenso il premier si consola con una bitumatura parietale nuova di zecca: come ogni estate, s’è rifatto il manto stradale. Senza badare a spese: gli asfaltatori ci hanno dato giù pesante sul capino del Capo, ora mancano solo le striscioline pedonali per Brunetta. Bossi intanto non esce più di casa. L’altroieri ha dovuto annullare il comizio a Calalzo: non tanto perché la metà del pubblico non ci avrebbe capito niente, quanto perché l’altra metà avrebbe capito tutto. Insomma, rischiavano di materializzarsi i famosi “trecentomila padani pronti alle armi”, ma per sforacchiargli i pantaloni. Ieri poi è apparso in Cadore per alcuni secondi: l’hanno osteso brevemente come la Sindone, in canotta di ordinanza, poi l’hanno prontamente ritirato, prima che ridesse del nano a Brunetta e rimostrasse il manico alla “Boniver bonazza”, che ora siede al governo insieme con lui. Subito sul luogo del disastro sono accorsi alcuni pensionati della bocciofila, tra i quali Calderoli in salopette tirolese e Tremonti in maniche di camicia, che ieri compiva gli anni: 64 prima della chiusura dei mercati, 84 dopo. Era prevista anche una cena di compleanno, ma è stata annullata perché alcuni elettori padani avevano scoperto il ristorante. L’astuto Calderoli, in arte Pota, ha frattanto individuato il buco nero che inghiotte le migliori risorse del Paese: gli stipendi dei calciatori. Sono loro, insieme agli speculatori, a cospirare contro la nostra sanissima economia: bisognerà tosarli come meritano. Chissà che ne pensa Pato, fidanzato di Barbara B. Ecco: un duello rusticano Pota-Pato è proprio quel che ci vuole per rassicurare i mercati. Peccato che rischi di incrinare i già fragili equilibri nella Real Casa di Arcore. Manca ancora che il pover’ometto, nel fuggifuggi generale, venga scaricato pure dalla prole. L’ex ministro Martino, all’alba del 18° anno, ha finalmente scoperto che B. non è liberale (“Con Frattini, Brunetta, Tremonti, Sacconi, altro che partito liberale di massa: questo è il partito socialista di Carrara...”). Pure Ostellino è colto dai primi, timidi dubbi sul liberalismo di B., mollato persino da Belpietro, il che è tutto dire. Resistono Sallusti e Fede, che finiranno come i gatti: a leccarsi il culo da soli.


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TUTTO MERITO LORO

Il giovedì nero sui listini

-6,15% -5,82% -5,48%

del Vecchio Continente

MILANO

FRANCOFORTE

PARIGI

SEMPRE PIÙ TITANIC

Nuovo crollo di tutte le Borse europee: Piazza Affari è la peggiore, in fumo 20 miliardi di Giovanna

Lantini Milano

l sereno-variabile non è durato neanche un giorno e lo spettro del Titanic, quello dove non si salvano neanche i passeggeri di prima classe, evocato da Tremonti non più tardi di un mese fa, ha preso forme sempre più reali. Dopo la pausa di mercoledì, infatti, ieri il panico è tornato a farla da padrone sulle piazze finanziarie mondiali e, inutile a dirsi, nel vecchio continente a pagare il conto più salato è stata Milano che si è aggiudicata ancora una volta la maglia nera d'Europa sprofondando del 6,15 per cento e bruciando 20,91 miliardi di euro di capitalizzazione, contro i 298 andati in fumo in tutta Europa. Sempre più preoccupante il saldo da inizio anno che nella classifica delle peggiori Piazze europee vede la nostra Borsa seconda solo ad Atene. Prendono corpo, quindi, i timori di chi, nel governo, in sede di approvazione della manovra aggiuntiva si era chiesto se rimanevano altre

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cartucce da sparare nel caso in cui gli investitori avessero continuato a bersagliare l'Italia. Non a caso a mercati appena chiusi il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, si è affrettato a dichiarare a Sky che “i risultati di oggi sono preoccupanti ma abbiamo tanti fondamentali solidi”. TUTTO A POSTO, insomma per Romani, il quale non ha mancato di sottolineare “che la crescita del pil nel secondo trimestre è andata meglio nel nostro Paese (+0,3 per cento) rispetto a quella di Francia o la Germania”. Il mi-

Per il ministro Romani è tutto a posto: “Andiamo meglio di Germania e Francia”

nistro ha ovviamente evitato di parlare dei trimestri precedenti, che hanno invece scavato il solco che oggi ci divide dai due principali Paesi dell’area Euro. Tra i tanti fattori che hanno scatenato le vendite sulle borse mondiali, infatti, accanto ad alcuni dati macroeconomici deludenti, alla rivelazione del Wall Street Journal circa un'indagine della Fed sulle filiali Usa delle principali banche europee, legata ai timori sui debiti sovrani del Vecchio Continente e ai timori per la tassa sulle transazioni finanziarie, c'è stato anche l'aggiornamento, in negativo, delle stime di Morgan Stanley sulle prospettive di crescita mondiale e della zona euro previste in netto peggioramento per il 2012. Per quanto riguarda l'Italia, gli economisti della banca Usa per l'anno prossimo si attendono, dopo lo 0,7 per cento di crescita del 2011, una contrazione dell'economia dello 0,3 per cento. In precedenza le previsioni erano di un 1,1 per cento complessivo sui due anni. Certo, lo scenario recessivo potrebbe

essere condiviso con altri paesi come Spagna, Grecia e Portogallo. Tuttavia secondo la banca Usa, che di fatto conferma le valutazioni espresse nei giorni scorsi da una folta schiera di economisti, saranno proprio le misure di risanamento adottate dall'Italia per il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013, insieme ad altri fattori, ad innescare “probabilmente una netta recessione l'anno prossimo”. Tutte le previsioni poggiano sull'assunto di base di una stabilizzazione della crisi dei debiti sovrani, ovvero senza un peggioramento della situazione ma anche senza miglioramenti in tempi rapidi. NELLO SCENARIO, invece, di un allargamento della crisi debitoria, cui Morgan Stanley attribuisce una probabilità del 20 per cento, le stime di crescita sull'Italia risulterebbero ulteriormente peggiorate. Naturale, quindi, che in piena “tempesta perfetta” Piazza Affari abbia accentuato il movimento ribassista dove accanto alle banche capitanate da

Intesa, Banco Popolare e Unicredit e alle assicurazioni trascinate dalla galassia Ligresti, si sono evidenziati ancora una volta gli energetici sotto scacco per la Robin tax, mentre il gruppo Fiat andava a picco. Hanno tenuto botta invece i Btp, che hanno allargato il differenziale di rendimento rispetto al decennale tedesco, ma non sono affondati. Lo spread rispetto ai titoli di stato della Germania si è infatti ampliato di una quindicina di punti base a quota 286 dopo aver toccato un massimo a 292, complici per una volta gli acquisti sui Bund e non le vendite sui Btp.

132 I MILIARDI BRUCIATI IN BORSA DAL PRIMO LUGLIO PARI AL 27% DEL VALORE

Giovedì da dimenticare per le Borse mondiali. Sopra un operatore di Wall Street. Nella foto in basso Sergio Marchionne (FOTO ANSA/EMBLEMA)

I mercati rottamano la Fiat targata Marchionne AI MINIMI LA FIDUCIA NEI PIANI DEL MANAGER. DA GENNAIO IL TITOLO HA PERSO LA METÀ DEL SUO VALORE. IERI IL TRACOLLO: -12 PER CENTO di Vittorio Malagutti Milano

globale in vista? Rduciaecessione Mercati nella tempesta? Fidei consumatori ai minimi? Tutto sotto controllo, parola di Sergio Marchionne. “Fiat-Chrysler può navigare in mezzo alla crisi americana ancora per molto, moltissimo tempo”, assicurava il gran capo del Lingotto giusto tre settimane fa durante un incontro pubblico negli Stati Uniti. E per rafforzare il concetto scandiva sicuro: “Ci siamo messi al riparo da altre sberle”. Sberle? Eccone una pesante. Ieri, in una giornata da tregenda per la Borsa, il titolo Fiat

ha fatto molto peggio del mercato. Meno 11,8 per cento, recita il bollettino di fine seduta contro il ribasso del 6,1 per cento dell’indice generale. È andata malissimo anche per Fiat industrial. L’altra metà del gruppo, quella che si occupa di camion e trattori, ha perso addirittura il 13,3 per cento. DALL’INIZIO dell’anno, quando i mercati salutarono a suon di rialzi la separazione del business dell’auto dal resto delle attività, Fiat ha perso quasi la metà del suo valore borsistico. Intendiamoci, di questi tempi anche nel resto del mondo non è che i marchi delle quattro ruote siano in cima alle preferenze degli investitori. Un dossier sfornato proprio

ieri dalla banca d’affari Goldman Sachs riduce le stime delle vendite di auto per il 2012 del 7 per cento in Europa e del 3 per cento in Usa. E se c’è aria di recessione, i titoli delle case automobilistiche sono tra i primi a farne le spese. Così ieri sono affondate anche Bmw, Daimler, Volkswagen, Renault, Peugeot. Male a Wall Street anche GM e Ford. Dai massimi del 2011, però, solo le due aziende francesi hanno subìto un tracollo paragonabile a quello del concorrente italiano. In altre parole, se gli operatori di Borsa vedono nero nel futuro di tutto il settore auto, la fiducia nei piani di Marchionne perde quota ancora più rapidamente. A differenza dei politici italiani (tipo il ministro Maurizio Sacconi), portati a credere alle promesse del manager italocanadese per motivi di bottega elettorale, gli analisti sono pessimisti sulla base di una serie di dati di fatto. Vediamo. Le speranze della Fiat, in cronica crisi di vendite sui mercati europei a loro volta in forte contrazione, sono appese al rilancio della controllata Chrysler. Quest’ultima ha recuperato nell’ultimo anno cavalcando il boom negli Stati Uniti. Adesso però c’è il timore che i venti di recessione portino a una maggior prudenza i consumatori Usa. Chi

LO SCIVOLONE DEL LINGOTTO 8.050

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deve cambiare auto tende a rimandare, in attesa di vedere come si mettono le cose. Allora addio crescita a doppia cifra per l’azienda di Detroit. E se Chrysler si prende un raffreddore, Torino rischia la polmonite. NON È SOLO questione di vendite. Fiat, secondo gli analisti, è costretta a muoversi con la palla al piede di un indebitamento ancora troppo elevato. A fine anno, secondo quanto prevede lo stesso Marchionne i debiti industriali del gruppo potrebbero toccare i 5 miliardi di euro, contro i 3,4 miliardi di fine giugno. Il debito complessivo, però, quello

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che comprende anche le poste finanziarie ha superato i 26 miliardi dopo l’integrazione di Chrysler, che nonostante i miglioramenti recenti deve ancora fare i conti con i costi del salvataggio. È vero che il gruppo del Lingotto conserva in cassa una liquidità molto elevata, ma questo dato finisce per allarmare ancor di più gli investitori che si chiedono a che cosa sia dovuta tanta prudenza. Senza peraltro ricevere risposte convincenti da Marchionne. Non è una sorpresa, allora, se la sfiducia aumenta. Le cose vanno ancora peggio se Torino, come è successo negli ultimi due giorni è presa di mira

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dalle brutte notizie. Si comincia dall’Asia, dove il partner indiano Rajan Tata chiede di rivedere i termini dell’alleanza con Fiat che, dice lui, ha dato risultati inferiori alle attese. Poi c’è il Brasile, uno dei mercati più importanti per Marchionne (vendite superiori a quelle in Italia) dove secondo gli ultimi dati Volkswagen minaccia sempre più da vicino il primato dei marchi del Lingotto. In Usa, invece, sono le vendite della Cinquecento che appaiono molto inferiori alle attese. Un menù davvero indigesto per i mercati. Nonostante l’ottimismo di Marchionne. Che si crede al riparo dalle sberle.


Venerdì 19 agosto 2011

TUTTO MERITO LORO

Italia, i numeri da Paese del terzo mondo

120 mld 60 mld 150 mld I SOLDI SOTTRATTI IL COSTO DELLA CORRUZIONE I CAPITALI ALL’ESTERO OGNI ANNO AL FISCO

PER LA CORTE DEI CONTI

CHE SFUGGONO AL FISCO

Sulla manovra fai da te maggioranza indecisa a tutto MARCIA INDIETRO SUL CONDONO BIS PER I CAPITALI ALL’ESTERO IL PD INSISTE: “NUOVA TASSA SUI SOLDI SCUDATI NEL 2009” di Giorgio Meletti

entre le Borse crollano il governo assiste in silenzio alla Babele di polemiche e proposte di modifica alla manovra finanziaria da 45 miliardi che comincerà a essere esaminata il 22 agosto prossimo al Senato. L’idea dello scudo-bis è già seppellita dopo poche ore di vita. Un coro di esponenti della maggioranza ha giurato ieri di non averne mai sentito parlare. Cancellata, per ora. Anche perché l’iniziativa è stata accolta da una salva di contumelie. Dai consumatori di Adusbef e Federconsumatori alla Cgil, dal Pd all’Italia dei valori, il giudizio è secco: una vergogna. Ci sono sul tappeto tre proposte molto diverse sulla tassazione dei capitali nascosti all’estero.

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LO SCUDO-BIS FATTO circolare dalla maggioranza sarebbe una riedizione del condono lanciato da Giulio Tremonti nel 2009: consisterebbe nel proporre a chi due anni fa ha deciso di lasciare all’estero i suoi capitali, declinando la generosa offerta di sanarli con una blanda tassa del 5 per cento, di cambiare idea e “scudare” adesso, con un’aliquota superiore, del 7-10 per cento. C’è poi l’ipotesi di fare come la Germania, cioè presentarsi al governo di Berna con la determinazione sufficiente a ottenere la disponibilità delle autorità svizzere ad allentare il segreto bancario, consentire al fisco italiano di raggiungere i contribuenti infedeli e chiedere loro di contribuire al momento difficile del Paese versando una quota significativa (almeno 20-25 per cento) del loro tesoretto. Questa soluzione richiede una credibilità nei rapporti con la

Svizzera di cui purtroppo il governo italiano non dispone. Terza ipotesi, che resta al momento la più praticabile: è quella avanzata già mesi fa dal Fatto e fatta propria con energia dal Pd e dall’Idv. Si tratta di tassare nuovamente i capitali scudati nel 2009, 105 miliardi da assoggettare alla nuova aliquota del 20 per cento, dopo aver pagato il 5 per cento. Le perplessità sulla legittimità di una misura che colpirebbe nuovamente contribuenti che hanno aderito a un condono di tipo “tombale” sono state respinte energicamente dal segretario del Pd Pier Luigi

Bersani: “Tassare i condonati sarebbe illegale. Invece colpire i tassati è legale...” Bersani: “Chiedere nell’emergenza un contributo straordinario ai condonati sarebbe illegale. Sarebbe invece legale chiederlo ai tassati. Attendo con ansia che qualcuno si confronti con me pubblicamente su questa tesi. Porterò un elenco sterminato di casi in cui si sono introdotte deroghe al patto fiscale e al patto di cittadinanza”. Un sondaggio volante di Sky Tg24 ha trovato d’accordo con Bersani l’87 per cento degli spettatori. La manovra contiene in effetti numerose misure di tassazione retroattiva, come lo stesso con-

tributo di solidarietà per i redditi superiori ai 90mila euro. Quello che, in nome della difesa del ceto medio, sta provocando notevoli tensioni anche nella maggioranza. Circolano anche sui giornali più vicini al governo ipotesi di attenuazione della supertassa (5 per cento sul reddito oltre i 90mila euro): dall’aliquota dimezzata all’innalzamento del tetto a 150mila euro. L’ARGOMENTO che sembra più accendere gli animi del ceto politico è quello della cancellazione delle province e dei piccoli comuni: è tutto un fiori-

re di iniziative, naturalmente bipartisan, per la salvezza di questo o quell’ente locale. E si va da un Pier Ferdinando Casini che propone l’abolizione di tutte le province al sottosegretario Pdl Guido Crosetto che chiede di abolirle in cambio della salvezza dei i piccoli comuni. Alle viste sembra invece esserci un accordo sulle feste laiche (25 aprile, 1° maggio, 2 giugno): alla fine forse resteranno dove sono grazie a un ampio accordo parlamentare sensibile sia ai valori fondanti della Repubblica sia alla tutela del business turistico dei “ponti”.

di Pino Corrias

L’ultimo bersaglio rimasto al Fisco RICAPITOLANDO. Paga il 5 per cento in più chi guadagna dai 90mila euro in su. Anzi no, è un accanimento contro il ceto medio. Paga il 10 per cento in più chi sta sopra i 150mila euro. Anzi no, è un’ingiustizia contro i pochi contribuenti onesti. Paga chi ha scudato al 5 per cento capitali illegalmente detenuti all’estero calcolati in 140 miliardi circa. Anzi no, è incostituzionale contravvenire ai patti di una tantum e anonimato. Pagano le transazioni finanziarie. Anzi no, sarebbe la fuga degli investitori dal mercato azionario italiano. Pagano con la chiusura le province sotto i 300mila abitanti e con il licenziamento i 54mila funzionari inutili della bassa consorteria locale intasata di raccomandati e familiari. Anzi no, sarebbe la rivolta dei licenziandi, dei loro mandanti e delle suddette province. Pagano i camorristi, i mafiosi, gli ‘ndranghetisti, gli usurai, i narcos e i calciatori. Anzi no, per evidenti ragioni di privacy e rappresaglia in vite umane. Fino a ieri, tra le ipotesi, mancavano solo i senatori e le loro vacanze estere. Ma ne sono rientrati appena 11. Per questo la Ragioneria di Stato sta puntando sull’ultimo bersaglio grosso: Luca Cordero di Montezemolo.

L’ECONOMISTA Giacomo Vaciago

“Sono i governi a spaventare gli investitori” bbiamo un presidente de“A gli Stati Uniti che parla di Armageddon, cioè di Apocalisse, e un ministro dell’Economia italiano che nel suo piccolo evoca il Titanic. E lei mi chiede perché le Borse crollano?”. Giacomo Vaciago, docente di economia all’Università Cattolica di Milano, non ha dubbi. Significa che non sono i mercati a bocciare i governi, come si dice di solito? Sono i governi che spaventano i mercati. Anzi, spaventano tutti. In Italia in particolare: la gente è in vacanza, chi può, e assiste al bla bla sulla manovra. L’unica cosa che capiscono è che il governo lavora contro di loro. E non dimentichiamo che di solito i crolli in Borsa sono seguiti da profonde crisi economiche.

C’è un segnale politico che può fermare la frana dei mercati? I mercati finanziari franano perché i governi, anziché indicare una prospettiva, inseguono a loro volta i mercati, per poi magari dire che le cose

“Berlusconi, invece di dire che le sue aziende vanno bene, chiami l’opposizione e discuta che fare”

vanno bene ma le Borse non capiscono. Dichiarazioni che aggiungono panico a panico. Quindi? Nel brevissimo termine serve un governo che si occupi del Paese con umiltà. Serve un presidente del Consiglio che, anziché andare in Parlamento a dire che le sue aziende vanno bene, chiami i capi dell’opposizione a palazzo Chigi e discuta con loro il da farsi, come è giusto e naturale in una situazione di emergenza. Almeno la smettano di parlarsi attraverso la tv. Lei pensa possibile questo grande accordo, visto che la stessa maggioranza procede in ordine sparso? Mi accontenterei che almeno arrivassero a una diagnosi condivisa. Oggi i cittadini si chie-

dono se questa classe politica ha chiara la gravità della crisi, o se vuol continuare a consolarsi con la favoletta che altri stanno peggio di noi. Parliamoci chiaro: non è vero che stiamo meglio della Grecia, e se fosse vero i termini del problema non cambierebbero. La politica italiana è consapevole della gravità della situazione? Mah, lo sapevamo da mesi che arrivava la tempesta, c’erano tutti i sintomi, bassa crescita, impennata del prezzo dell’oro, e tutte le cose che gli economisti sanno riconoscere. Io stesso ho scritto sei mesi fa un articolo intitolato “Rinforzare gli ormeggi”. Ma questi neppure leggono, sanno tutto loro. Cosa deve esserci in testa all’agenda?

In primo luogo capire la sottile differenza tra risanamento dei conti pubblici, necessario, e manovra come quella appena varata, che ha effetti recessivi gravissimi, e induce negli operatori economici e nei consumatori l’aspettativa di ulteriori sanguinose manovra a breve termine. Qui si discute se è meglio alzare l’Iva o dare la caccia agli evasori, e perché uno con questi chiari di luna dovrebbe andare a comprare un’auto nuova? Come andrebbe cambiata la manovra? Pensando alla crescita dell’economia. Tagliando tutta la spesa che non serve alla crescita. Poi va fatto subito un patto sociale forte: salari bloccati in cambio di investimenti, come ha fatto la Merkel in Germa-

Giacomo Vaciago (FOTO ANSA)

nia. I salari sono già abbastanza bloccati in Italia, ma investimenti non se ne vedono. L’esempio di Marchionne non aiuta. Quando un’impresa non fa gli investimenti promessi interviene il governo e glieli fa fare, con delicate maniere. Sennò a che cosa servono i governi? G. Me.


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Chi sono gli italiani che il presidente Ferrari vorrebbe far contribuire

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TUTTO MERITO LORO

hi sono i “ricchi” italiani che secondo Luca Cordero di Montezemolo dovrebbero pagare una patrimoniale? Secondo i dati del Fisco, poche persone. Che però posseggono parecchio. Per la Banca d’Italia, infatti, se la metà più povera delle famiglie italiane detiene il 10 per cento della ricchezza nazionale (stimata in 9.448 miliardi di euro), il 10

per cento più ricco ne detiene quasi il 45 per cento. Il problema è capire chi sono. Dalle dichiarazioni dei redditi 2008, su oltre 41 milioni di contribuenti solo 77.273 hanno presentato dichiarazioni dei redditi superiori a 200mila euro. Molti di questi in realtà sono rintracciabili attraverso la proprietà immobiliare e l’Agenzia

del Territorio, dipendente dal ministero dell’Economia, ha realizzato studi molto particolareggiati. Da cui si evince, ad esempio, che “circa 2 milioni di persone presentano come fonte prevalente di reddito una rendita da immobili, pur non dichiarando redditi da lavoro dipendente, da lavoro autonomo o da pensione”. Si tratta dei “rentier”. Da notare, ancora, che il 5

ANCHE I RICCHI PAGHINO

Illustrazione di Marilena Nardi

In America appello del super-miliardario Buffet: “La crisi ricada su di me, più che sui miei dipendenti”

di Carlo Antonio Biscotto

estenuante trattativa per l’innalzamento del tetto del debito, le polemiche sul deficit pubblico, la rivolta contro la “spesa pubblica”, cioè a dire contro i servizi sociali, assistenza sanitaria in particolare, il periodico riaffiorare dello stucchevole dibattito sul “big government” hanno se non altro indotto i principali attori della vita politica ed economica americana a uscire allo scoperto. Il forsennato attacco che l’estrema destra americana, Tea Party in testa, ha sferrato contro Obama sin dall’insediamento alla Casa Bianca del primo presidente afro-americano, si dispiega su più fronti e poggia su spudorate menzogne e su autentiche leggende. I conservatori – nemici delle tasse, nemici dell’intervento pubblico nei momenti di recessione, nemici di ogni politica espansiva che accresca il deficit – conducono una violenta campagna anti-Obama basata in larga misura su leggende economiche di cui non è difficile dimostrare l’infondatezza. In primo luogo giornali e televisioni conservatori fanno di tutto per convincere l’opinione pubblica che l’esplosione del deficit è la diretta conseguenza dell’eccessiva spesa pubblica. Nulla di più falso. Il debito pubblico è au-

L’

mentato in maniera esponenziale con i tagli alle tasse per i ricchi voluti da Bush. Un altro cavallo di battaglia dell’ultradestra americana è il mito di un’economia sviluppatasi in un regime di libero mercato senza vincoli, limiti o regole e, più che altro, con uno Stato semplice arbitro della partita. Bei tempi, non fanno che ricordare con la lacrimuccia i demagoghi del Tea Party. La realtà è molto diversa: il settore industriale e l’agricoltura americani hanno sempre chiesto allo Stato di essere in qualche modo protetti dalla “brutalità” del mercato mediante aiuti, sussidi pubblici, sovvenzioni, dazi, esenzioni fiscali e accordi in materia di commercio estero. Anche grazie a queste politiche “assistenziali” gli Stati Uniti sono diventati una super-potenza economica. C’è poi un’altra leggenda, se vogliamo persino più insidioIl super miliardario americano Warren Buffet (FOTO ANSA)

Ma Murdoch non ci sta: “Se vuole firmi un assegno e poi torni ai suoi affari senza chiedere agli altri”

sa, quella che dipinge gli americani come “nemici giurati della spesa pubblica” e, di conseguenza, fa dell’estrema destra la sola forza politica capace di interpretare il “sentimento profondo” della gente. Lo scorso ottobre, dopo un’approfondita valutazione di numerosi sondaggi di opinione, Christopher Howard e il politologo Richard Valelly sono giunti alla conclusione che gli americani vogliono in

primo luogo “la ripresa economica e il lavoro” e che la riduzione del deficit figura agli ultimi posti nell’elenco delle loro preoccupazioni. La novità va individuata nel fatto che il fronte che si augura una maggiore equità economica e fiscale è trasversale. Ne fanno parte, ovviamente, i disoccupati, i ceti più poveri, il ceto medio, ma anche moltissimi super-ricchi. Il primo segnale di allarme lo lanciarono

alla fine dello scorso anno i due uomini più ricchi d’America, Warren Buffett e Bill Gates, che dopo essere stati ricevuti alla Casa Bianca dal presidente Obama, dissero che erano favorevoli “a un aumento delle imposte sui redditi superiori ai 200mila dollari l’anno”. Bill Gates si spinse anche più in là: “non mi spaventano nemmeno aliquote del 70-90%”, dichiarò. Con l’attuale disciplina i super-ricchi versano una miseria nelle casse dello Stato e dispongono di un’infinità di meccanismi per eludere il pagamento delle tasse. Lo ha spiegato con sorprendente chiarezza lo stesso Warren Buffet sul New York Times di ieri. “I politici ci hanno chiesto ‘sacrifici condivisi’, ma evidentemente si sono scordati di me”, ha scritto con amara ironia il miliardario. “Mentre i poveri e gli americani del ceto medio combattono per noi in Afghanistan e mentre la maggioranza degli americani lotta per sbarcare il lunario, noi super-ricchi continuiamo a beneficiare di straordinari privilegi fiscali”. IN UN ARTICOLO che sicuramente farà discutere Warren Buffett smonta tutti gli argomenti dell’ultra-destra americana: non è vero che un incremento delle tasse metterebbe in fuga gli investitori; non è vero che queste misure hanno fa-

vorito l’occupazione (tra il 1980 e il 2000 quando la pressione fiscale era molto maggiore furono creati quasi 40 milioni di posti di lavoro). È vera una cosa sola: “L’anno scorso” – ha scritto Buffett – ho pagato un’imposta sul reddito del 17,4%, molto meno di quanto hanno pagato i miei venti dipendenti la cui aliquota oscilla tra il 33 e il 41%. Non è giusto; anche noi super-ricchi vogliamo fare la nostra parte”.

Sacconi e lo spirito di vendetta socialista sui lavoratori IL MINISTRO DEL WELFARE, NEMICO DEI SINDACATI E DEGLI OPERAI, HA COSTRUITO UNA CONTRORIFORMA CARBONARA di Luca

Telese

venne il giorno della riforma clandestina, la riforma di contrabbando, la libera licenziabilitá sognata ed invocata dai tanti Stranamore del liberismo italiano come la panacea di tutti i mali, finalmente imposta con un piccolo e miserabile golpe di ferragosto. C’è qualcosa di grottesco e beffardo nel fatto che il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi abbia partorito questo prodigio di controriforma quasi in segreto, di soppiatto, con un apparato di codicilli infilati ad arte nella finanziaria “la-

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Nella Finanziaria sono state inserite in segreto le norme che scardinano l’articolo 18

crime e sangue”, nascosti e quasi occultati, come certe procure estorte ai parenti con firma tremante sul letto di morte. Di tutta la sterminata collezione di prodigiosi rancori prodotta dal berlusconismo, quello degli ex socialisti alla Sacconi è il distillato più pericoloso, perché in buona fede. E il contrabbando, dunque, è l’unico strumento possibile per attuare la vendetta, la guerra contro i mulini a vento che gli ex sessantottini spretati del garofano pensano di essere chiamati a celebrare. Per gente come loro – Sacconi, Brunetta, la Boniver – una riforma così si sarebbe dovuta offrire al paese con una messa giuslavorista, un coro egemonico, una kultur kampf da celebrare nel punto massimo del consenso. Invece, a loro eterna vergogna, quando erano al massimo del consenso non hanno avuto il coraggio di sporcarsi le mani e di mettere in gioco i loro frivoli indici di popolarità. Così, dove la vanità ha fallito, ecco il colpo di coda del rancore. I ragazzi che si vantarono di essere discepoli dei grandi giuslavoristi socialisti progressisti, dei Giugni e dei Brodolini, fanno a pezzi lo statuto dei lavoratori nel crepuscolo

della ritirata e della sconfitta, come i gauleiter nazisti che provavano a smontare le fabbriche del nord. C’é un aneddoto che mi raccontó lo stesso Sacconi – persona peraltro squisita, sul piano personale – quello per cui, nella stagione dei golpe degli anni settanta lui e Brunetta una notte di paura si erano precipitosamente ritirati in una baita, temendo di essere arrestati nel corso di un colpo di stato. Ecco, quella allucinazione iperdemocratica di allora, si riverbera nell’allucinazione iperpadronale di oggi, nel regalino osceno alla Fiat, la legge ad aziendam gentilmente concessa, per evitare una condan-

Da Brunetta alla Boniver, hanno covato il rancore contro la cultura degli odiati comunisti

na certa. Come allora Brunetta e Sacconi pensano di essere gli esecutori di una vendetta contro l’egemonia culturale degli odiati comunisti, conIl ministro Maurizio Sacconi (FOTO EMBLEMA)

tro i lavoratori e i precari che li hanno (giustamente) spernacchiati ovunque, e che loro hanno (giustamente) combattuto senza tregua, considerandoli al pari di nemici di classe. Il sacconismo, che è per definizione in buona fede perché è l'ideologia del neocatecumeno, e del convertito zelante che deve farsi perdonare il suo passato, é molto peggio del berlusconismo cialtrone dei ladri, degli avvocaticchi, e dei pataccari di corte del cavaliere. È il frutto più ideologico della destra italiana. Ma proprio per questo è quello che negli ultimi giorni del Reich innescherà la rivolta sociale dei nuovi indignados italiani, che non ne vogliono sapere di farsi mettere sul lastrico nel tempo feroce della crisi.


Venerdì 19 agosto 2011

TUTTO MERITO LORO per cento più ricco dei 24 milioni di proprietari di immobili (1,2 milioni di soggetti) possiede un valore delle abitazioni pari a circa 1/4 del totale cioè circa 1200 miliardi di euro. I “ricchi” non sono solo i proprietari di immobili ma anche i possessori di attività finanziarie che compongono circa il 37 per cento della ricchezza nazionale. Tra questi, va notato, che solo il 5 per

cento possiedono titoli di Stato italiani. Una stima precisa della ricchezza è stata fatta dall’Associazione italiana Private banking che ha calcolato in 611.438 le famiglie che possono contare su un patrimonio finanziario personale superiore ai 500mila euro, escludendo l’investimento immobiliare. Il patrimonio ammonta a circa 896 miliardi (ognuno può fare i

suoi conti applicando una percentuale di patrimoniale). Curioso, però, che dopo imprenditori e professionisti, la categoria con i maggiori redditi sia quelle delle casalinghe con una media di 2,26 milioni di euro inferiore a quella dei liberi professionisti (2,35) ma più alta dei dirigenti (1,05). Sa.Can.

“Non ci prendete più in giro” La base leghista contro i leader A CALALZO BOSSI CONTESTATO DAI SUOI COSTRETTO A NASCONDERSI PER VEDERE TREMONTI di Davide Vecchi inviato a Calalzo

ialtrone, vai a lavorare”. Se ogni insulto equivale a un voto perso, la Lega rischia di restare a zero. Il popolo del Carroccio ha imparato il linguaggio di Umberto Bossi. E si è adeguato alle pernacchie, al dito medio, alle offese. E con ancora troppa compostezza rispetto al Capo ricambia la cortesia. L’hotel Ferrovia, il buen retiro di Calalzo di Cadore dove il Senatùr arriva in agosto insieme a Roberto Calderoli per festeggiare l’amico Giulio Tremonti, quest’anno si è trasformato in una meta di pellegrinaggio per insultare gli ormai ex amati ministri. Anche ieri, come già mercoledì, da una ventina di auto di passaggio davanti all’albergo sono volati allegri insulti. In una sorta di tiro al bersaglio virtuale, il massimo punteggio lo ha con-

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di Lidia Ravera

Montezemolo, ora dichiararsi ricco fa rima con leader del centrosinistra DIVINAMENTE STROPICCIATO, esangue snello e snob, come una duchessa sul viale del tramonto, Cordero di Montezemolo, con quel cognome da cappa&spada, ha voluto esagerare in decenza e ha proferito la frase magica: “Sono ricco e quindi è giusto che paghi di più”. Scioccata, la stampa mondiale, ha riportato l’opinione, con tutte le commosse virgolette del caso. Per l’aere s’è diffuso un generale senso di stupore. Non tanto perché l’uomo, eroicamente, si dispone a pagare il giusto, quanto perché, con civile sprezzo della collettiva ipocrisia, si dichiara benestante sfondato. In un Paese dove tre nababbi su quattro

si fingono pocotenenti, dove il pianto sulla crisi è già diventato un alibi di ferro per sfruttare i giovani e affamare gli artisti, i ricchi vivono, in genere, blindati nella clandestinità. Intestano lo yacht alla nonna della cameriera, prendono il jet in leasing a nome del portinaio, battono bandiere esotiche e per ritirare il libretto degli assegni devono volare alle isole Cayman. Se seguiranno l’esempio del virtuoso Luca, la loro vita si semplificherà sensibilmente. A fronte di qualche piccola perdita in Economia, guadagneranno in Politica: basta che dichiarino di non aver mai mangiato bambini, e saranno candidati. Come leader del centrosinistra.

quistato l’autista di una Bmw X5 targata Belluno che è riuscito a insultare direttamente Bossi, il Capo: “Cialtrone”. Bossi era uscito dall’albergo con l’ormai nota canottiera bianca. Però ieri non ha trovato sostenitori da salutare e mani da stringere ma insulti e contestazioni. Così, dopo aver cancellato il comizio di mercoledì sera per timore delle proteste dell’ormai ex popolo leghista, ieri ha trovato ad attenderlo il sindaco pidiellino del paese, poi il Partito Democratico, gli autonomisti, alcuni esponenti locali del Carroccio, il presidente di Confcommercio, gli albergatori. Tutti arrivati fin qui per protestare contro la Lega “che da 20 anni promette di tutto e non solo non mantiene niente, ma ci fa fallire”, dice Moreno Broccon, il 31enne portavoce del movimento che ha raccolto 18mila firme per indire un referendum per trasferire la provincia di Belluno in Trentino. “QUESTI QUI ci hanno preso in giro, abbiamo tentato di parlarci ma non è servito a niente, se ne sono fregati del territorio e alle prossime elezioni nascerà un partito autonomista”. La Lega “non la voterà più nessuno da queste parti”. I referendari espongono tre striscioni. Il più eloquente: “Non ci prenderete più in giro”. Accanto agli ex leghisti protesta il Pd, con l’ex presidente della Provincia, Sergio Reolon. Anche lui lamenta “l’abbandono totale del territorio, la gente è stanca e non ne può più”. Al suo fianco il presidente della Confcommercio, Franco Debortoli, anche lui ex leghista. “Vengono qui solo a prendere – afferma – è ora che diano qualcosa”. Al mattino il buongiorno ai mi-

Bossi e Tremonti hanno pranzato insieme a Calalzo nistri l’aveva dato il sindaco di Calalzo, Luca de Carlo, a capo di una giunta Pdl a trazione leghista (qui il Carroccio prendeva da sola oltre il 50% dei voti) con uno striscione “scegliamoli noi”, per chiedere la riforma della legge elettorale. Alla sera la buonanotte è tracciata su due lenzuoli: “Bossi Calderoli Tremonti padroni a casa nostra”, “Bossi e Calderoli non siete i benvenuti”. I due ministri sono rimasti chiusi in albergo quasi tutto il giorno,

Per la prima volta il ministro dell’Economia non può festeggiare il compleanno all’hotel Ferrovia

SCONTRI DI DESTRA La lite in diretta tv

Crisi di coppia tra Sallusti e Belpietro di liberalismo o più banalQlista”uestione mente di copie? La manovra “sociao “comunista” del governo regala un nuovo e inedito capitolo della faida infinita tra “Libero” e “Giornale”, i due quotidiani più letti dai berlusconiani. Il primo, fondato da Vittorio Feltri, è di proprietà della famiglia romana degli Angelucci. Il secondo è controllato da Paolo Berlusconi, il fratello del premier. Ma stavolta Feltri, protagonista di un incredibile andirivieni tra le due redazioni (oggi è al “Giornale”), non c’entra nulla. A darsele di brutto sul ring della pancia di destra, incazzata per la tassa di solidarietà in nome della rivoluzione liberale, sono i due ex “secondi” del Diretùr. Da un lato Maurizio Belpietro, numero uno di “Libero”. Dall’altro Alessandro Sallusti, direttore responsabile del “Giornale”. Lo scontro è andato in diretta su La 7 mercoledì sera, al programma “In

Onda” di Luisella Costamagna e Luca Telese. Ed è stato Sallusti a dare addosso a Belpietro, colpevole di fare titoli e articoli contro la manovra, guidando la fronda del Pdl: “Io trovo un’analogia tra le posizioni espresse da Belpietro e quelle di Bersani e Di Pietro. Anzi Di Pietro mi sembra più moderato di Belpietro”. Il direttore di “Libero” non ha tirato la gamba indietro e si è buttato nella rissa, rinfacciando a SalSallusti e Belpietro (FOTO LA PRESSE)

lusti che Nicola Porro, vicedirettore del “Giornale” per l’economia, scrive le stesse cose sul blog ma non sul quotidiano, per la serie “Cavaliere non ci sono parole”. Osserva Belpietro col suo ghigno da mastino: “Anche Porro è come Bersani e Di Pietro?”. La lite continua e affronta un’altra questione cruciale. Belpietro: “Qualcuno non vuole raccontare la verità a Berlusconi. Ecco, caro Cavaliere, te la diciamo noi che ti conosciamo da più anni di chi ti parla adesso. Io non voglio assistere al suicidio del centrodestra. Così il premier perde 500mila voti”. Ribatte Sallusti: “Significa che tu consideri dei deficienti gli elettori di centrodestra, una manica di egoisti irresponsabili che non comprendono quando è il momento di fare sacrifici”. Uno spettacolo vero, che aumenta il caos e le lacerazioni nella maggioranza, ormai ridotta a una guerra per bande. Anche giornalistiche. E quando si tratta di “Libero” e “Giornale” la guerra è soprattutto di copie. Il conflitto va avanti da undici anni, da quando Feltri portò in edicola “Libero” il

18 luglio del 2000. Oggi la differenza reale tra i due giornali cugini che si odiano è di circa 50mila copie: 105mila per Belpietro, 155mila per Sallusti. Entrambi in calo costante, hanno ripreso un po’ di fiato in questa convulsa estate politico-economica ma è il “Giornale” ad avere i nervi più fragili, come dimostra il paragone di Sallusti su Belpietro come Bersani. Il primo motivo è che l’ultimo ritorno di Feltri da “Libero” non avrebbe portato copie (si sperava almeno in 20-30mila). Il secondo è legato all’attualità: Belpietro cavalca l’onda della destra anti-manovra mentre il “Giornale” non può farlo. Lo dimostra anche la schizofrenia di Sallusti e Feltri su Giulio Tremonti: prima la minaccia di un metodo Boffo, poi la difesa del ministro dell’Economia, infine di nuovo gli avvertimenti: “Non è più tempo di primedonne”. E ieri, per la cronaca, Feltri ha ricordato che l’unico regime italiano a non aver accumulato debito è stato quello di Benito Mussolini. Giusto per non farsi mancare niente. fd’e

nascondendosi anche ai giornalisti, con alcuni dei quali erano rimasti a parlare fino alle tre del mattino. “Ho chiamato Brunetta per scusarmi”, aveva detto Bossi. “La legge elettorale nuova è già scritta”, confidava Calderoli. “Tremonti non lo lasciamo con i lupi”, ha garantito il Senatùr. E il ministro dell’Economia ieri si è presentato al Ferrovia verso le quindici per un incontro con i due colleghi di governo. Si sono mostrati cinque minuti in pubblico, protetti da una decina di uomini della scorta. Beccandosi gli insulti dei passanti. Poi due ore nell’albergo blindato a parlare delle crisi: economica e di governo. BOSSI preoccupato “della povera gente” e l’amico Giulio terrorizzato dai mercati con il nuovo crollo di Francoforte e Piazza Affari, sono poi usciti di nascosto per andare a inaugurare una piccola centrale in Friuli, poco distante da Calalzo. E qui Tremonti dice due parole: “Fiat lux”. Ma i giornalisti lo intercettano. Parlano e agiscono ormai di soppiatto, ormai la zona non è più casa loro. Lo sanno. Tanto che per la prima volta da anni il titolare dell’Economia è costretto a non festeggiare il compleanno all’hotel Ferrovia del Gino Mondin. Ieri sera i tre hanno tentato di nascondersi nella baita di Tremonti, a Lorenzago. La stessa dove si riunirono i “saggi” per scrivere il federalismo poi sonoramente bocciato dagli elettori con il referendum nel 2006. Bossi regalerà all’amico gli ultimi due libri scritti da Miglio. Se li è fatti comprare dal figlio Renzo, il trota. Per menù qualunque cosa tranne che le proteste fuori dal Ferrovia, che proseguono fino a tarda serata. Erminio Boso, detto Obelix, quello che propose di prendere le impronte dei piedi agli immigrati, assiste allo “spettacolino”. Guardando gli striscioni, sentendo i fischietti e i cori “chi non salta leghista è”, l’esponente storico del partito, traccia l’epitaffio alla Lega in provincia di Belluno: “Ormai sono ex leghisti, sono solo ex leghisti, gente che non ha mai fatto un cazzo di niente”.


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Montecitorio, mezzo milione di euro per i corsi d’inglese

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I TROPPO FURBI

ai corsi d’inglese e d’informatica ai ristoranti con prezzi stracciati e piatti di prima scelta. Tante voci per le spese folli della Camera, raccolte in un articolo de l’Espresso. Un viaggio nei privilegi della casta di Montecitorio, dove nel solo 2011 si spenderà un milione e 300 mila euro tra

consulenze, formazione del personale e corsi di lingue e di computer. Fiumi di denaro per cercare di trasmettere ai parlamentari i rudimenti della lingua inglese. Idioma che fa rima con il sanscrito per molti dei deputati e politici. Compreso il premier Berlusconi, che nel 2006 venne preso in giro dall’allora presidente degli

Stati Uniti, George Bush, per il suo inglese grottesco. La sindrome da “americano a Roma” è d’altronde molto diffusa nel Palazoz. E allora, sotto con i corsi di lingua. Non solo inglese, visto che 415mila euro se ne andranno solo per pagare interpreti e traduttori di francese e tedesco. Ma la voce principale rimane sempre quella per il ristor

L’OBIETTIVO DI PIZZI “La casta gode in tribuna d’onore” Il fotografo di Dagospia: “Si ritrovano anche per incuciare” di Fabrizio

Il ministro della Giustizia, Francesco Nitto Palma (FOTO PIZZI)

d’Esposito

mberto Pizzi da Zagarolo, questa la sua firma di fotoreporter, ha reso visibile il potere di “Roma godona” nell’era berlusconiana. Ossia “l’Età della Monnezza” come la chiama il suo amico e sodale Roberto D’Agostino alias Dagospia. Pizzi&Dago coi loro “Cafonal” hanno sublimato l’orrore di fauci spalancate davanti al buffet oppure catalogato i pellegrinaggi nei salotti esclusivi della Capitale. Nulla è sfuggito al loro obiettivo. Nemmeno la casta allo stadio Olimpico, nei mille e passa posti gratuiti che il Coni ogni domenica offre al potere nelle sue varie forme. La tribuna autorità dell’Olimpico è una pietra miliare nel processo bipartisan di “cafonalizzazione” a scrocco di questa povera Italia. Pizzi, vogliono decimare i posti della casta all’Olimpico. Fanno bene, anche perché non è più come un tempo. Una volta sono rimasto scioccato, credimi. Perché? La tribuna vip, quella delle autorità, è la più ambita. Un giorno ho visto seduto lì il portiere di Palazzo Ruspoli, un ragazzo che conosco. Mi sono chiesto: “Ma come cazzo ha fatto questo ad an-

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dare lì?”. Incredibile. Amico degli amici degli amici. Una catena di amicizia. Sììììì, però credimi la qualità si è abbassata. Io ho cominciato a fare servizi fotografici allo stadio dieci, undici anni fa. La qualità della casta era migliore? C’era un’immagine spettacolare: quella di Cesare Geronzi (banchiere, ndr) che arrivava con tutta la famiglia: moglie, figlie e generi. C’erano tutti. E poi? Iniziavano le cerimonie di saluto. Si andava a ossequiare Geronzi con certi inchini da colpo della strega. Il potere necessita di sacrifici fisici. Ahò, quelli s’inginocchiavano davvero. Chi per esempio? Bruno Vespa. Una cosa vergognosa. Ma chi mi ha fatto impazzire è stato Gigi Marzullo. Genuflessioni “Sottovoce”? Sì, ma non sono mai riuscito a capire per chi tifa. Va ogni domenica all’Olimpico, sia con la Lazio, sia con Roma. C’è sempre. La schiena si allena regolarmente. La verità è che dopo la morte della mi-

Gigi Marzullo, il re della notte Rai

Ricordo i suoi inchini alle autorità. Non sono mai riuscito a capire per chi tifa. Va lì ogni domenica

tica Maria Angiolillo, il salotto più importante d’Italia è diventato la tribuna vip dell’Olimpico. Anche senza Geronzi? Ormai lui viene solo nelle partite di cartello, ma gli altri ci sono tutti. Ministri, sottosegretari, giornalisti, palazzinari. E così capisci osservando. Che cosa? L’inciucio del momento, gli equilibri che cambiano. Quando c’è aria di no-

mine di qualsiasi tipo la tribuna si riempie. Una volta ho sorpreso Domenico Siniscalco (ex ministro tecnico dell’Economia che sostituì Tremonti nel 2004, ndr) che passava dei “pizzini” a Marco Tronchetti Provera. Un vero salotto. Meno carbonaro di quello che teneva la Angiolillo nella sua casa di Trinità dei Monti. Qui la casta ostenta se stessa. Prima se’ menano in Parlamento poi vanno a fa’ gli amici della domenica: La Russa, D’Alema, Gasparri e così via. Il loro vero incubo è finire nelle tribune d’onore, a destra e a sinistra. Per un politico andare lì è un segnale d’allarme. Significa che stai cadendo in disgrazia. Quanti ne ho visti. Chi ti ha colpito di più, in questo senso? Il povero Armando Cossutta, comunista e interista. Da Togliatti all’onta della tribuna d’onore. Hai mai avuto problemi? Solo uno? Racconta. Ti dico questa. Quando ho cominciato i “Cafonal” allo stadio i politici ancora non avevano messo a fuoco quello che stavo facendo. E all’inizio uno dei personaggi che puntavo di più era Daniela Di Sotto, l’ex moglie di Gianfranco Fini. Con quei suoi vestiti da coatta finiva

sempre su Dagospia. Quindi? Mi fu riferito da persone vicine ad An che lei non gradiva affatto. Era molto infastidita. Meglio puntare altrove, allora. L’antifona era questa. Fino a che poi non ho smesso di andare del tutto allo stadio. Hai smesso? Sì, mi hanno creato troppi problemi burocratici. Cose tipo accredito e altro ancora. Hanno provato a tenermi lontano e ci sono riusciti. Del resto, te l’ho detto, oggi non è più come una volta. I potenti hanno cominciato a capire. Che cosa? Che dalla tribuna non si vede un cazzo della partita. Meglio starsene a casa davanti alla tv. Berlusconi però non l’hai mai fotografato in questo salotto. Esatto. Non è mai venuto all’Olimpico che io ricordi. E sai perché? No. Perché teme di essere fischiato. A Roma sono implacabili, spietati. Se lo vedono, dalle curve parte di tutto.

PORTFOLIO Ultimo stadio

a cura di fd’e

La fauna del potere sulle poltrone dell’Olimpico La casta laziale coi baffi è quella di Mimun del Tg5 e Masi, ex dg Rai ( PIZZI)

Trio strepitoso: Latorre del Pd con Casini, sotto Milanese

Il ministro Matteoli è tifoso della Juve e condivide la fede con Maurizio Paniz, l’ultima rivelazione tra gli avvocati del premier (MEZZELANI-GMT)

Da Milanese della P4 (versante Tremonti) a Denis Verdini, triumviro del Pdl coinvolto nell’inchiesta sulla P3 (MEZZELANI-GMT)

(MEZZELANI-GMT)

Massimo D’Alema è un romanista d’antan. Qui in una rara immagine in cui non sbuffa ed è coperto con sciarpa e cappello (PIZZI)

Altro trio d’eccezione: Cicchitto e Gasparri del Pdl, Veltroni del Pd

(PIZZI)

Bonaiuti (Pdl) e Bonanni (Cisl). Sotto Granata di Fli (PIZZI)


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I TROPPO FURBI ante, pietra dello “scandalo” negli ultimi giorni. Stando alla previsione di bilancio, nel 2011 “i servizi di ristorazione gestiti da terzi” a Montecitorio costeranno 5,5 milioni. Una cifra smisurata, soprattutto se paragonata al bilancio 2007, in cui la stessa voce era costata “solo” 4 milioni. I deputati insomma mangiano molto di più (e meglio?) rispetto a qualche anno fa. Ora

di Carlo

Tecce

ra una lettera morta. Forse retorica. Con lieto fine incorporato: “Figlio mio, lascia l’Italia”, scriveva Pier Luigi Celli due anni fa. Il figlio di Celli, il papà è direttore generale dell’Università Luiss, è ancora un italiano tra di noi e lavora per un’azienda italianissima: la Ferrari di Luca Cordero di Montezemolo, il presidente che nominò suo padre ai tempi di Confindustria. La Ferrari precisa che Mattia Celli sta svolgendo uno stage di sei mesi. Montezemolo non sapeva. Come per il contratto al figlio di Luigi Bisignani. Capita, sono i fatti. A loro insaputa. Direttore, suo figlio ha disfatto le valigie. Andiamo per gradi e con chiarezza: non è assunto in Ferrari, sta facendo un tirocinio, credo pagato con i soldi regionali. Tra tante proposte che ha ricevuto, mandando il curriculum un po’ ovunque, lui ha scelto di andare in Ferrari per completare la formazione. Lui è ingegnere, un progettista. Basta volere la Ferrari, no? Nessuna raccomandazione, poi sono sei mesi. In Ferrari ne entrano tanti, anche anonimi. Riprenda la penna, cosa può dire ai giovani laureati e disoccupati? Quella era una provocazione per un tema ignorato. Tanti vanno all’estero, io spero che qualcuno resti. Adesso l’emergenza è forte: non è cambiato niente, la crisi ha peggiorato. I genitori mi

E

promettono di mutare quelle abitudini sconosciute ai comuni mortali. Ma l’Espresso sottolinea come la gran parte dei risparmi previsti (150 milioni nei prossimi tre anni) consista non in tagli di spesa, ma semplicemente nel blocco degli aumenti originariamente previsti per il 2012 e il 2013. L’abbandono degli uffici di Palazzo Marini farà risparmiare 29 milioni. Per il

resto, le riduzioni saranno lievissime, al limite del ridicolo. È il caso degli assegni vitalizi diretti, limati dell’uno per mille. Tradotto in cifre, il risparmio sarà di appena 95mila euro su un totale di 96,7 milioni. Ci sono poi voci destinate addirittura a crescere, come il fondo viaggi per gli ex deputati, che passerà da 800 mila a 900mila euro. Per non parlare del personale, un

altro macigno sui conti della Camera, che nel 2011 toccherà i 235 milioni, per schizzare a 246 milioni nel 2013. Persino le spese per le pensioni di ex commessi e funzionari sono date in crescita di 12 milioni. Con buona pace delle promesse di austerità, arrivate in abbondanza dalla casta che nei fatti non ha proprio voglia di cambiare vita. E si capisce perché.

“RAGAZZI, ANDATE A LAVORARE NEI RISTORANTI”

Pier Luigi Celli, elaborazione di Fabio Corsi

I consigli di Celli: “Mio figlio ha uno stage in Ferrari? Non è un reato” Il direttore generale della Luiss

Siamo un’università per privilegiati Gli studenti devono avere famiglie con i soldi

chiedono consigli per i propri ragazzi. Il primo? Ragazzi, vi dico: laureatevi bene e andate in giro con il vostro curriculum, schiena dritta e testa alta. Rompete i coglioni. Guardate gli stu-

denti della Luiss, sono un esempio emblematico. L’università di Confindustria è un pochino per privilegiati, no? Sì, siamo privati, senza una famiglia che ti passa dei soldi è difficile studiare da noi. La nostra realtà è lontana rispetto a una media nazionale. La retta è alta, circa 8mila euro l’anno. Però ci sono possibilità di avere una borsa di studio. L’Italia è per ricchi? Nascere bene aiuta. L’ascensore sociale è fermo. Il numero degli iscritti all’università cala anno per anno. Ci sono famiglie che non possono permettersi spese eccessive per pendolari o fuori sede. Chi ha soldi ha più opportunità, così creiamo una categoria elitaria. Come fare senza una famiglia che ti campa per

trent’anni? I ragazzi possono solo abituarsi ai sacrifici: studiare e lavori extra. Extra? Nei bar e nei ristoranti per recuperare dei soldi. (Rievocazione di Renato Brunetta, che voleva spedire “i giovani ai mercati generali”, ndr) Più facile con una raccomandazione. Sono un macigno, in cinque milioni lavorano grazie ai legami con la politica. Io ho un pessimo carattere, respingo al mittente le segnalazioni. Ha respirato l’aria dorata e malsana di società come Eni e Rai. Nessuna spintarella? No, noi in Luiss siamo immuni. C’è una società esterna che fa le selezioni. Dissi con dispiacere al ministro

Giuseppe Fioroni che il figlio non era tra gli ammessi. Nel libro Coraggio, don Abbondio fa un manifesto dei codardi a metà: “Bisognerebbe fare i nomi, avere coraggio. Ma come si fa,

in un Paese come il nostro che, se poco poco ti sporgi, uno che ti castiga lo trovi subito. Teniamo tutti famiglia e dunque limitiamo le pretese”. Ricorda? Devi avere fegato per fare i nomi. Io ho dimostrato di averne, comunque. E perché tace sui particolari? Li dite già voi. Lei conserva tanti aneddoti. Uno a piacere? Sarebbe un bestiario. Io ho già tanti guai. Mio figlio sarà incazzato per questa storia. L’omertà e la paura aiutano l’Italia? No, ma ci vuole qualcuno che tuteli chi parla. Dica la verità: voterebbe il politico Luca Cordero di Montezemolo? Non lo so, dovrei valutare con chi va e perché. Ma siamo amici da una vita. In generale penso che gli uomini della provvidenza siano fuori stagione.

GLI INTOCCABILI

Crisafulli Il barone rosso di Enna che chiede due stipendi di Giuseppe Lo Bianco Palermo

è in Sicilia un video che racconta più di mille saggi il rapporto mafia-politica dopo la stagione delle stragi: riprende Mirello Crisafulli, il “barone rosso” di Enna colto il 19 dicembre 2001 da una telecamera della polizia a colloquio con il boss mafioso Raffaele Bevilacqua, in un albergo di Pergusa. I due discutono di appalti, ma quando l’accordo non si trova è Mirello a sbattere il pugno sul tavolo, troncando ogni discorso: “Non mi rompere più i c….’’.

C’

QUELLA VICENDA, archiviata dalla magistratura, è ormai acqua passata, ma il rovesciamento dei ruoli tra il politico e il boss (del resto Bevilacqua è stato un notabile Dc della corrente andreottiana) apre spunti di riflessione sui rapporti tra politica e mafia nella gestione di un consenso che nel cuore della Sicilia, a Crisafulli, migliaia di cittadini che lo attendono ogni lunedì nel bar dello svincolo di Enna bassa non hanno mai fatto mancare. Fino ad appendere nel 2008 un telo enorme con la scritta “il senatore della città” quando arrivò Veltroni. Nessun’altra specificazione o fotografia: tutti sapevano che il riferimento era a lui, Mirello detto “cappiddazzu’’, padre padrone del Pd ennese. E all’immagine del patriarca di provincia (pacatez-

za verbale e distacco ostentati, e persino un perfetto phisique du ruole, con la mascella squadrata su una pinguedine accentuata) il “barone rosso” si è talmente affezionato da interpretare nel film di Paolo Cugno La bella società (accanto a Giancarlo Giannini, Maria Grazia Cucinotta e Roul Bova) il ruolo di un boss, con una buona dose di autoironia. La stessa che spinse Totò Cuffaro, allora ancora libero, a rivendicare quel ruolo, con una fra-

se oggi tristemente profetica: “Eh no, la parte del mafioso spetta a me. Posso esibire carte e certificati”. Con Cuffaro il rapporto personale è sempre stato buono, sono andati insieme in Congo nel 2008 , e mentre Totò faceva campagna elettorale per il suo partito, Crisafulli ammirava scimmie e coccodrilli. Ma quando l’ex governatore sostenne che per la Sicilia era meglio restare nell’Obiettivo 1 dell’Ue “così arrivano più soldi”, Crisafulli capì che il confine del buon senso era stato superato, e tra i Ds

fu l’unico a bacchettare duramente quelle parole che condannavano l’isola a un “utile sottosviluppo”. Oggi Mirello è nella lista dei piddini siciliani “da rottamare” (insieme a Enzo Bianco, Angelo Capodicasa e Anna Finocchiaro) stilata dal suo acerrimo nemico Peppe Arnone, al quale, come un vero patriarca, neanche si preoccupa di rispondere. CON BIANCO e Mattarella ha firmato il mese scorso un appello al governatore Lombardo, che pure appoggia, per invitarlo a decidere tra il Pd e Forza del sud, di Gianfranco Micciché: “Il governo regionale continua a mostrarsi inadeguato – hanno scritto – e il comportamento politico di Lombardo è ambiguo’’. A Enna continua a regnare, occupando tutti i posti disponibili: è presidente dell’Ato Rifiuti e consigliere dell’Università Kore, la sua “creatura”, per la quale si incatenò sull’autostrada Catania-Palermo, subendo un processo per blocco stradale, concluso con un nulla di fatto. Ora chiede la pensione da ex consigliere regionale siciliano. Qualche inciampo giudiziario c’è ancora, ma è poca roba rispetto ai sospetti di mafiosità: il gip di Enna lo ha rinviato a giudizio per abuso d’ufficio, dopo avere scoperto che a spese della Provincia era stata pavimentata una strada comunale, a Enna bassa, che conduce a casa sua.

Panzironi L’uomo di Alemanno che cade sempre in piedi di Luca De Carolis

anzironi sono io”. Più chia“P ro di così il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, non poteva essere. Per lui Franco Panzironi, ex amministratore delegato della società comunale Ama, ora prossimo a tornare presidente della Multiservizi, è una persona importante. Di quelle che non si abbandonano, neanche nella tempesta. Neppure se la bufera è stata quella di Parentopoli, lo scandalo della lunga teoria di raccomandati entrati in Ama, che si occupa di rifiuti, e in Atac, che gestisce il trasporto locale. EX ESTREMISTI di destra, cubiste, parenti e amici degli amici: tutti presi con chiamata diretta, senza un minimo di selezione, dopo l’insediamento della giunta di centrodestra. E di Panzironi, che dal febbraio scorso è indagato per falso e abuso d’ufficio. La procura di Roma gli contesta 41 assunzioni per l’Ama, e lo accusa anche di aver falsificato le date dei contratti, così da farli figurare antecedenti alla legge Brunetta, che limita la discrezionalità nell’assumere. Panzironi ha respinto tutte le accuse, ribadendo più volte “piena fiducia nei magistrati”. Ma alla fine polemiche e contestazioni hanno pesato e, a inizio agosto, il manager ha lasciato.

“Nessuno mi ha cacciato, è stata una decisione presa di comune accordo con Alemanno” ha precisato Panzironi. Ora è dato vicinissimo alla presidenza di Multiservizi: un’altra azienda del Campidoglio, che raggruppa società dedite alla pulizia e alla manutenzione di spazi pubblici. Panzironi la conosce benissimo, visto che ne era stato il presidente sino al settembre 2010. Lasciò dopo un’inchiesta del Corriere della Sera

sugli stipendi d’oro. Già, perché lui ne cumulava due, quello della Multiservizi e quello dell’Ama, per un totale di oltre mezzo milione di euro. Ad annunciare le dimissioni fu proprio Alemanno. Irritato dalle polemiche, ma comunque riconoscente a Panzironi. Il segretario generale della sua fondazione Nuova Italia, che gli aveva trovato fondi e sostenitori. Consigliere esperto, grazie a una lunga militanza democristiana. Ad Alemanno venne naturale chiamarlo all’Ama, trascurando

la precedente esperienza di Panzironi come presidente dell’Unire (Unione nazionale incremento razze equine).Complicata, visto che nel 2007 era stato rinviato a giudizio dal gup del tribunale di Roma per abuso d’ufficio e falso ideologico. L’inchiesta era nata da una segnalazione della Corte dei Conti su una consulenza da 60mila euro, assegnata da Panzironi a un ex deputato di An, Alessandro Galeazzi. Ma il sindaco non fece una piega. Anzi, assunse nella sua segreteria il figlio di Panzironi, Dario. DIMESSOSI il 9 novembre 2010, il 15 novembre Panzironi junior venne assunto da Eur Spa, società mista del ministero dell’Economia e del Campidoglio. Panzironi senior fu serafico: “Quando Alemanno chiamò mio figlio nello staff, io ero negli Stati Uniti”. D’altronde il manager è uomo navigato. In piena Parentopoli, spiegò: “Quando sono entrato all’Ama ho ricevuto decine di raccomandazioni. Ma le assunzioni erano regolari”. E quella di Stefano Andrini, ex naziskin, condannato per violenza? “Non lo conoscevo, il suo fu scelto tra altri curricula”. Freddo, “Francone”. E indispensabile, almeno per Alemanno. Che lo difese così: “Panzironi non si tocca, Panzironi sono io”. Un amico a cui non si può rinunciare.


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LOGGIA CONTINUA

SUL SUO CONTO SEMPRE PIÙ SOLDI NIENTE CRISI PER DELL’UTRI Non solo i 9 milioni di B. Nelle carte P3 tracce di altri bonifici di Marco Lillo

on smette mai di stupire il senatore Marcello Dell’Utri. Non ci sono solo i 9,5 milioni di euro di Berlusconi nei suoi conti correnti spulciati dalla Procura di Roma. Ci sono anche i 25 bonifici da un milione e 600 mila euro complessivi provenienti dalla società fiduciaria Sant’Andrea, alimentata dal 2004 con stock option Mediaset per 3,6 milioni di euro. E poi i 250 mila euro che arrivano dalla Tome Advertising SI, una so-

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cietà pubblicitaria che fa affari con il gruppo Berlusconi in Spagna, e i 150 mila euro del suo titolare, Giuseppe Donaldo Nicosia, che secondo la Gdf è un amico del premier. E ancora i 558 mila euro ricevuti da Marino Massimo De Caro, un personaggio poliedrico che riesce ad essere nell’ordine: consigliere particolare del ministro dei beni culturali Giancarlo Galan; amico di Massimo D’Alema e intimo di Marcello Dell’Utri, nonché socio del figlio Marco Dell’Utri e soprattutto all’epoca manager

ENAV Nell’inchiesta nuovi nomi di politici ’imprenditore Tommaso Di Lernia, il cowboy che ha Lallarga evaso allo Stato 5 milioni di euro, torna libero mentre si l’inchiesta Enav sui fondi neri. Cinque o sei nomi di politici sarebbero stati aggiunti alla lista dei venti funzionari della consociata Finmeccanica già indagati, tra cui spiccano i nomi del presidente Guido Pugliesi e dell’ad Sèlex Marina Grossi, moglie di Pier Francesco Guarguaglini. La scarcerazione sarebbe legata a un interrogatorio nel quale Di Lernia avrebbe indicato con precisione chi, come e quando ha ricevuto i soldi. Niente nomi, il verbale è stato secretato, ma l’area di riferimento è sempre Pdl e Udc. L’imprenditore avrebbe consegnato 300mila euro a un esponente Udc, su indicazione di Pugliesi, e altri 200mila a un generale della Finanza, il cui nome non era mai emerso. Poca cosa nel vortice di milioni sborsati da Di Lernia. La seconda dazione sarebbe avvenuta su richiesta di Marco Cola, il ”facilitatore” di Guarguaglini nella gestione di appalti e subappalti che da lui aveva ricevuto 3 milioni di euro. Proprio Cola avrebbe ricattato Marco Milanese per ottenere la conferma del presidente ai vertici di Finmeccanica. “Quel verme appoggia Cattaneo, Tremonti non risponde a Guraguaglini, rivelo tutte le sue porcate”, eccetera. Nello stesso incontro Cola sembrava dispiaciuto con Di Lernia di avergli fatto comprare la barca di Milanese al prezzo maggiorato di un milione e 800 mila euro. L’operazione gli è costata anche un secondo ordine di arresto per finanziamento illecito ai partiti (doveva ancora scontare un paio di mesi di detenzione preventiva), ma il gip Di Grazia ha accolto l'istanza dei difensori che chiedevano la revoca dei domiciliari, come scrive il gip nell’ordinanza, per “il contributo offerto e per aver dimostrato di aver rotto con il gruppo imprenditoriale e politico cui era legato”. Rita Di Giovacchino

dell’oligarca russo Viktor Feliksovich Vekselberg, titolare di importanti interessi in Italia. Le nuove carte del fascicolo P3 visionate dal Fatto raccontano meglio di mille interviste come vive un “principe decaduto”, come si è autodefinito Dell’Utri con il Corriere della Sera. IL FATTO aveva già raccontato i tre versamenti da 9,5 milioni effettuati da Silvio Berlusconi come prestito infruttifero (il primo del 22 maggio del 2008, per 1,5 milioni sul conto acceso al Credito Fiorentino di Denis Verdini; il secondo sul conto della Banca Popolare di Milano, il 25 febbraio per un milione; il terzo sempre su Bpm dell’undici marzo 2011 per sette milioni), la Guardia di Finanza ha chiesto ai pm romani l’autorizzazione a indagare sul piano fiscale. A prescindere dall’esito penale però, nelle informative del Nucleo Valutario guidato dal generale Leandro Cuzzocrea del dicembre 2010 e del 21 giugno del 2011, i finanzieri ricostruiscono le fonti di reddito di Dell’Utri e le sue spese. Il principe decaduto ha i conti in rosso e deve correre a pagare studi della figlia e conti del fratello e del figlio. Ma continua a comprare libri antichi e a spendere milioni di euro per la sua villa. Alla fine poi arriva a pagare tutto il Cavaliere. Il 15 marzo del 2011 Dell’Utri paga 1 milione e 350 mila euro alla società Nessi e Maiocchi che sta ristrutturando la sua villa a Torno, sul lago di Como. Altri quattro bonifici arrivano alla Nessi & Majocchi “per un totale di Euro 1.145.210 tra il gennaio e il settembre 2007. La parte più interessante dell’informativa riguarda i rapporti con Marino Massimo De Caro. L’attuale consigliere del ministro Galan che allora era vicepresidente della società dell’oligarca russo Viktor Feliksovich Vekselberg, Avelar Ener-

Il senatore Marcello Dell’Utri. In alto il magnate russo Viktor Vekselberg (FOTO DLM)

Denaro anche da De Caro, manager del re del petrolio russo, vicino a Putin e amico di D’Alema gy. De Caro era stato intercettato nel 2008 dalla Procura di Reggio Calabria mentre parlava con Aldo Micciché, un faccendiere di origini calabresi emigrato in Venezuela ma in ottimi rapporti con gli uomini della cosca Piromalli di Gioia Tauro. Micciché, con l’aiuto della massoneria, cercava di farsi strada nel trading di petrolio tra Venezuela e Russia, e usava i suoi rapporti fraterni con Marcello Dell’Utri che lo

aveva messo in contatto con De Caro, amico anche di Massimo D’Alema perché la madre ha lavorato per anni con la moglie del leader Pd, Linda Giuva, all’Istituto Gramsci. Ora De Caro, ex consigliere PDS a Orvieto fino al 2000, ha tagliato i ponti con la sinistra. LA GUARDIA di Finanza segnala l’arrivo di due assegni: “sul conto intestato a Marcello Dell'Utri presso il Credito Cooperativo Fiorentino” provenienti dal conto di De Caro Marino Massimo e Sacco Rossella (sua moglie) per un totale di Euro 414.000. Il secondo dei due assegni per 250 mila euro, secondo la Guardia di Finanza, “è risultato impagato”. La movimentazione del conto di De Caro “è stata segnalata da Deutsche Bank”, prosegue la Guardia di Finanza, “poiché caratterizzata da consistenti movimenti a mezzo assegni e dall'accredito in data 8 aprile 2009 di un bonifico di euro

1.178.204,00 disposto dalla Greenock Consultants Limited tramite la Hellenic Bank PLC di Nicosia - Cipro a titolo di prima rata per il finanziamento del 2 aprile 2009”. La Finanza segnala che i pagamenti per 245 mila euro sono stati fatti “a titolo di saldo pagamento lettera di Colombo 1492”. Massimo De Caro al Fatto spiega: “Ho pagato Dell’Utri per un libro rarissimo che riporta la lettera del 1493 scritta da Colombo a Isabella d’Aragona. In realtà”, aggiunge De Caro, “al senatore ho pagato quel libro molto di più: un milione di euro in tutto. In parte in contanti, come risulta, e in parte con altri libri. I soldi vengono dal conto di Cipro del mio amico russo Vekselberg ma gli affari del petrolio non c’entrano nulla. Anche Vekselberg è un amante dei libri antichi. Mi ha prestato”, spiega De Caro al Fatto, “1,3 milioni che non gli ho ancora restituito. Tanto ha in garanzia le opere comprate”.

Da Roma a Milano, indagine sugli amici di Formigoni APERTO UN FASCICOLO SUGLI AFFARI TRA VIENORD, HGP E MAZARINO DE PETRO, GIÀ CONDANNATO IN PRIMO GRADO PER OIL FOR FOOD Procura di Milano apre un’indagine sugli affari Lbertoadegli amici di Comunione e Liberazione e di RoFormigoni emersi dall’inchiesta P3. Il procuratore aggiunto Alfredo Robledo ha ricevuto dai pm Capaldo e Sabelli le carte di un procedimento aperto a Roma sugli affari tra Vienord, Hgp e Marco Mazarino De Petro, già condannato in primo grado nello scandalo Oil for food e poi salvato dalla prescrizione in appello. Nell’informativa del Nucleo Valutario della GdF trasmessa a Robledo nel marzo scorso, emerge il ruolo del dg della società Vienord, controllata da Ferrovie Nord, Maurizia Rota, membro di Cl. Il Fatto aveva già raccontato il versamento di 30 mila euro a De Petro come anticipo di una “consulenza” triennale da 450 mila euro, dalla società Hgp di Milano. La società, legata a Flavio Carboni e ad Arcangelo Martino (poi arrestati per la P3) pagava De Petro perché altrimenti non sarebbe riuscita a chiudere l’accordo con Vienord per realizzare “IsolaTua”, un progetto milionario di riqualificazione delle stazioni delle Ferrovie Nord Milano (Fnm). I Carabinieri del Nucleo Operativo di Roma che indagano sulla P3 scoprono il fatto il 7 settembre 2009, in un fax dell’avvocato milanese,

Giuseppe Spagnolo, che a nome di Hgp, sostiene che le Fnm non stanno mantenendo gli impegni. Scrive l’avvocato che la Hgp ha già sborsato 30 mila euro a De Petro e fa riferimento ai 450 mila del contratto. Carboni, quando viene a sapere del fax, si preoccupa e vorrebbe far sparire le tracce: “Eh, ho capito, quello è un reato!”. La notizia fu pubblicata dal Fatto il 10 luglio 2010 quando furono arrestati i protagonisti dello scandalo P3. Una settimana dopo, De Petro si fece intervistare dal Corriere della sera: “Ho fatto decine di riunioni... sono stato nominato perché godevo della stima”. Ora, grazie al deposito delle carte P3. si scopre il ruolo di Maurizia Rota. Il dg di Vienord, stimata da Formigoni e iscritta a Cl, scambie questi messaggi tra il 26 e il 28 luglio 2008 con Marco Facca, della Hgp. Rota: “MDP è un po’ in ‘ansia’ per contratto. Conto sul fatto che al tuo rientro tu riesca a ’chiudere’ e mandargli in onda primo pagamento entro fine mese. Puoi farcela?”; Facca: “Confesso che non mi sarebbe dispiaciuto chiudere il contratto ed avviare i pagamenti nel momento in cui HGP avesse qualcosa in mano... Ciò detto l’ultimo dei miei desideri è che egli sia in ansia, anche perché

Sospetti su una consulenza da 450mila euro pagata dalla Hgp, holding legata a Carboni e Martino

ritengo il suo contributo prezioso per la riuscita del progetto. Gli mando oggi stesso bozza del contratto”; Rota: "As you like! Concorda con Mdp tua ipotesi che mi sembra ideale. Se però ti sentissi più tranquillo con tuoi soci, buttami giù un contratto di consulenza che, se progetto non parte pago, viceversa verrebbe riassorbito dallo start up del progetto. Per spiegazioni carta credito: super. Capito tutto come bambina grande!”. LA DIRETTRICE di Vienord si offre di stipulare una consulenza per “coprire” le uscite di Hgp. Sul più bello, De Petro scrive alla Rota e propone una riunione: “Lunedì ore 9,15 con ricca colazione e, se necessario, massaggi rigeneratori nel corso della riunione. Dopo entro in conclave. Il Cardinal Rosario”, così si firma Mazarino, spiega la Rota ai pm per ironizzare sul suo cognome (Mazarino) e su una sua barzelletta irresistibile con protagonista un tal Rosario. Nella riunione si parlerà dei 30 mila euro, o meglio, 30K. Scrive la Rota il 21 novembre 2008 a De Petro e ai manager di Hgp: “VA BENE! Confermo LUNEDÌ alle ore 9.15 e, nel contempo, CONFERMO ad Ale (Lezzi, manager Hgp, ndr) di aumentare il BP di 30K nella voce di budget relativo a ‘CONTRIBUZIONE COSTI GENERALI’ a carico di VIENORD! Anche perché, i “massaggi rigeneratori” per gli uomini della terza età (soprattutto se CARDINALI) sono COSTOSISSIMI. Vi aspetto”. Il 12 dicembre 2008 arriva il contratto annuale da

Una stazione delle Ferrovie Nord Milano (FOTO EMBLEMA)

150 mila euro. Doveva durare tre anni ma viene risolto quando salta l’affare che interessava Hgp, l’appalto per le stazioni con web tv e altre amenità. De Petro comunque incassa 30 mila euro, più Iva, da un’altra società del giro Hgp. Fomalmente per altri due incarichi relativi alla Milano-Serravalle e a progetto di parco di divertimenti. L’amministratore di Hgp Massimo Iafisco spiega ai pm che a quei progetti: “De Petro in realtà non ha mai partecipato” e che è stato pagato perché “se non ci fosse stato l'incarico dei 30 mila euro a De Petro, qualcosa avrebbe bloccato il raggiungimento della firma del contratto”. (M.L.)


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CRONACA

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SEQUESTRATA UNA TONNELLATA DI SNIFFATE La cocaina colombiana vale 300 milioni di euro di Stefano Caselli

er un investigatore una cosa del genere può essere il coronamento di una carriera”. Il colonnello Marco Defila, comandante provinciale del Nucleo della Guardia di Finanza di La Spezia, non nasconde la soddisfazione. In fondo, l’operazione portata a termine dalle Fiamme Gialle, dalla Dda di Genova, dal Gico e dall’Agenzia delle Dogane potrebbe tranquillamente trovare spazio in una sceneggiatura di un poliziesco anni ‘70 o in un capitolo della saga del commissario Montalbano. Una tonnellata di cocaina non si vede tutti i giorni, anzi, qua-

“P

si mai: quello della scorsa notte ad Aulla (Massa Carrara) è, per quantità, il quarto sequestro di tutti i tempi. Nel mondo. IL CARICO è stato individuato circa un mese fa nel porto di La Spezia da un finanziere spezzino e da un ufficiale delle dogane a bordo di una nave proveniente da Santo Domingo, solo occasionalmente ormeggiata nel porto ligure: “Potevamo intervenire subito – racconta il colonnello Defila – la tentazione era forte, ma non potevamo rinunciare ad andare oltre”. Dietro la finta parete del container (mischiato ad altri migliaia), dove era ammassata la

che quando dà il cattivo esempio. Capita a Grotte di Castro, in provincia di Viterbo. Dove il maresciallo Angelo Benfante, 46 anni, da circa 10 comandante della locale stazione dei Carabinieri, dava sfogo alla propria passione per la botanica. E con un fortunato pollice verde coltivava marijuana in un locale attiguo alla sua abitazione, all’interno della caserma.

Infermiera con Tbc contagia bimba

A

llarme al Policlinico Gemelli di Roma, dove un’infermiera è stata sospesa dopo aver scoperto di essersi ammalata di tubercolosi. Una bimba di 5 mesi è il primo caso di contagio di Tbc legato alla malattia dell’infermiera: la piccola però sta bene. Controlli in corso su mille neonati.

La cocaina sequestrata nel capannone di Aulla

cocaina, è stata messa la più classica delle microspie, un rilevatore gps che ha seguito la nave fino a Gioia Tauro e, poi, a Genova. Qui il container è stato trasbordato a terra: “A quel punto è iniziata la fase operativa – ancora Defila – da tempo avevamo messo sotto controllo alcune utenze telefoniche. Sapevamo che il carico sarebbe finito in quel capannone di Aulla, ma sfortunatamente per noi, la zona non era dotata di energia elettrica e abbiamo avuto non poche difficoltà a piazzare le telecamere. Quindi abbiamo atteso per due giorni, travestiti da elettricisti, in una cabina dell’Enel poco lontano. Quando il camion è arrivato e la finta parete è stata rimossa,

CARABINIERI Marijuana in caserma gente dà buoni consigli quando Lpio,anondiceva può più dare il cattivo esemDe André. Bè, talvolta an-

ROMA

Con lui è stato arrestato il fratello di 36 anni. Il Comando provinciale dei carabinieri di Viterbo, con una nota diffusa ieri in mattinata, ha reso noto che il sottufficiale “è stato immediatamente sospeso dal servizio” (ma no?). Durante una perquisizione domiciliare nell’alloggio di servizio del militare, i carabinieri hanno trovato e sequestrato 17 piante di marijuana. Senza fare i moralisti, 17 piante sembrano un po’ troppe per il consumo personale. Senza contare che per molto meno i medesimi carabinieri spediscono in carcere dei ragazzini. E qualche volta fanno pure una brutta fine.

siamo intervenuti. In manette, arrestate in flagranza di reato, sono finite quattro persone: due italiani (un toscano residente a Madrid e un uomo residente in Brianza) uno spagnolo e un colombiano. Una quinta persona (un avellinese di 34 anni) è stata bloccata su un volo diretto a Praga in partenza da Bergamo. Per tutti, sottoposti a fermo di polizia giudiziaria, è stato ipotizzato il reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti. DIETRO al maxi carico di polvere bianca – dal valore approssimativo di circa 300 mi-

escluso che i simboli indicassero anche l’area di smercio, l’Italia sicuramente, ma anche il centro e il nord Europa. Per il momento non sembrano essere emersi legami con la criminalità organizzata italiana, anche se – fanno sapere gli inquirenti – l’indagine non è conclusa. Nel capannone di Aulla sono state sequestrate anche dieci autovetture, tutte immatricolate in Germania e un furgone per disabili. I mezzi erano dotati di un sottofondo azionato elettricamente: in uno di questi sono stati trovati 10 chili di hashish e denaro contante per oltre centomila euro. Altri duecentomila euro, sempre in contanti, sono stati sequestrati a bordo di uno yacht ormeggiato in Costa Smeralda. I mille chili di cocaina, ora, saranno bruciati. Un’operazione di entità tale di cui – fanno sapere da Genova – sarà data notizia. Con una preliminare consultazione, presumibilmente, delle previsioni del tempo e dei venti in particolare.

Quello della scorsa notte in Toscana è, per quantità, il quarto sequestro di tutti i tempi Nel mondo lioni di euro – ci sarebbe il cartello colombiano di Norte del Valle. La cocaina, purissima, prima di essere impacchettata in mattoni da 1,2 kg è stata infatti segnata da un particolare simbolo (uno scorpione o una dama) che ne certificherebbe la provenienza. Ma non è

MILANO

LA MADONNINA, LA NEBBIA E LA POLVERE BIANCA di Gianni

Barbacetto

n sequestro record per l’Italia, il Utonnellata quarto mai fatto al mondo: una di cocaina, trasportata tutta insieme, è una quantità inusuale, anche per chi ne ha viste tante durante le sue indagini. Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri ne è convinto: “Di solito le grandi organizzazioni comprano in Sudamerica tremila o anche cinquemila chili di cocaina, ma poi, per minimizzare i rischi di perdere la merce, la frazionano in carichi di 150, 200 chili per volta”. Questa volta non hanno usato precauzioni. E hanno perso l’intero malloppo. Ma non sono trafficanti-fai-da-te. “Lo escludo”, dice Gratteri. “Non si va in Colombia a comprare cocaina così come si va in altri Paesi a comprare granoturco. Non basta avere i

soldi. Devi essere conosciuto, devi essere accreditato. Altrimenti i narcos non si accollano il rischio di fare affari con uno che potrebbe essere un agente sotto copertura. Devi avere un pedigree. Insomma: devi appartenere a una grande organizzazione criminale”. La ’ndrangheta è oggi la più forte, la più accreditata. Ma per ora non sappiamo se sia coinvolta anche nel grande affare della coca sequestrata dalla Guardia di finanza tra La Spezia e Aulla. Quello che sappiamo è che l’Italia è in Europa uno dei Paesi a maggior consumo di cocaina, che ormai rappresenta l’80 per cento delle droghe utilizzate nel nostro Paese. Diffusissima in tutto il Nord, non è più, come fino agli anni Ottanta, la “droga dei ricchi”: con il prezzo crollato (un grammo, tagliato, per strada si trova a 50 euro o anche meno), la usano il tassista e La discoteca Hollywood fu chiusa per droga (FOTO LAPRESSE)

Ogni anno in città smerciate 12mila dosi Ne fa uso un milanese su sei, il triplo della media nazionale

l’operaio, il professionista e l’impiegato, il manager e la segretaria. Capitale italiana del traffico è Milano, dove lavorano “nel ramo” soprattutto le famiglie calabresi della ’ndrangheta. È altamente possibile che almeno una parte del maxi-carico sequestrato ora fosse destinato a prendere la via per Milano. È la merce che doveva arrivare su piazza alla riapertura, a settembre, del grande mercato della notte milanese. Discoteche, locali, ristoranti, palestre e, attorno, tutta una rete di fornitori al minuto. Il grande pubblico se ne accorge solo quando se ne occupa la cronaca: per un incidente stradale provocato da un autista imbottito di coca, o per un litigio che sfocia in omicidio per la violenza di chi è strafatto di polvere. Oppure diventa notizia la chiusura per droga di una discoteca. A Milano è successo anche alla discoteca Hollywood, il locale dove passavano calciatori e stelline tv e dove Lele Mora aveva, nei suoi anni migliori, un trono dorato da cui guardava scorrere la notte. Spente le luci stroboscopiche, chiusi gli impianti voce, la realtà è più cruda. Negli ospedali milanesi vengono ricoverate ogni anno 2mila persone per overdose di cocaina, una media di cinque-sei al giorno. L’analisi delle acque delle fogne,

realizzata dall’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, ha valutato che ogni giorno in città si consumano 12mila dosi di cocaina. Si valuta che siano 15mila i ragazzi milanesi tra i 14 e i 19 anni che fanno uso regolare di coca, anche se la polvere bianca ha appassionati in ogni fascia d’età. Ne fa uso un milanese su sei: un dato che supera di ben tre volte la media nazionale. La chiusura dell’Hollywood di corso Como, come del The Club di largo La Foppa, era stata decisa nel luglio 2010 nell’ambito di un’inchiesta della procura di Milano su presunte mazzette pagate per “addomesticare” i controlli nei locali notturni. Ma le telecamere degli investigatori avevano filmato anche le code per sniffare, nei bagni o nel privè. Ecco: così funziona il cortocircuito corruzione-droga, a tutto vantaggio delle organizzazioni criminali che da tempo a Milano hanno colonizzato la notte. Avevano raccontato le loro sniffate anche Belen Rodriguez, Alessia Fabiani, Fernanda Lessa. Ma la coca non è roba da vip, a Milano. È merce democratica, facile da trovare e diffusa in ogni ceto. La città forse non sarà più la capitale morale, ma è diventata, oltre che capitale della ’ndrangheta, anche capitale europea dello sballo.

VAL SUSA

I No Tav bloccano Tgv Parigi-Milano

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ercoledì poco prima delle 21, 300 manifestanti No Tav hanno bloccato il Tgv Parigi-Milano alla stazione di Avigliana. Oltre al Tgv della Sncf proveniente da Parigi e diretto a Milano, è stato bloccato preventivamente dalle autorità di sicurezza ferroviaria anche l’Eurocity Milano-Barcellona, a Collegno. I manifestanti non hanno invaso direttamente i binari, ma il treno è stato bloccato a causa delle bandiere sventolate vicino alla banchina.

ALLERTA A TREVISO

Raduno di estrema destra

L

e forze di polizia della provincia di Treviso sono state preallertate per il prossimo raduno internazionale dei simpatizzanti di estrema destra previsto per il primo fine settimana di settembre a Revine Lago (Treviso). L’evento, che sarà oggetto di un vertice del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica convocato dalla Prefettura di Treviso lunedì prossimo, secondo le previsioni dovrebbe richiamare “migliaia di persone” dall’Italia e dall’estero, tanto che anche varie polizie europee sarebbero state sensibilizzate in proposito.

OMICIDIO STALKER

Arrestato il terzo complice

È

stato arrestato dai carabinieri il terzo componente del commando che ha ucciso un uomo, indicato come lo stalker di una ragazza, su via Tiburtina. Nella notte, i militari del Nucleo Investigativo di Roma e della Compagnia di Roma Montesacro hanno notificato a M.A. 27enne, romano, celibe, operaio, con piccoli precedenti, un ulteriore decreto di fermo emesso dal pm Marco Mansi nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Stefano Suriano.



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ITALIE

UN SATELLITE RIPORTA IN ORBITA L’UNIVERSITÀ Dopo tagli e proteste, un progetto low cost di studenti e docenti a Roma di Caterina Perniconi

opo un anno di proteste, tagli e riforme sbagliate, dall’Università italiana arriva una buona notizia. A raccontarla è un gruppo di docenti e studenti di Roma. Il Gauss, “Gruppo di Astrodinamica dell’Università degli Studi La Sapienza”, insieme alla piccola-media impresa IMT srl, ha realizzato e lanciato in orbita il satellite didattico low cost “EduSat”. Il finanziamento della missio-

D

ne, anche questo tutto italiano, è dell’agenzia spaziale Asi. L’obiettivo quello di testare le tecnologie sviluppate dai ragazzi delle scuole superiori e dagli universitari realizzate con la filosofia del basso costo e compiere in orbita alcuni esperimenti scientifici. Il lancio è avvenuto mercoledì mattina alle 9.20 nella base russa di Yasny, portando in pochi minuti EduSat alla quota di 700 km dove sarà operativo per almeno un anno. Presente al lancio il direttore del gruppo e docente di astro-

dinamica dell’ateneo romano, Filippo Graziani: “EduSat è il nostro primo progetto completamente finanziato dall’Asi – ha spiegato il professore – ed è stato molto apprezzato dalla comunità scientifica internazionale. STIAMO GIÀ lavorando per lanciare il prossimo anno UniSat5 che porterà a bordo un esperimento biomedico e uno per la rilevazione dei raggi gamma. Ed è in via di ideazione anche un nuovo progetto internazionale Itac, con la parte-

IN AUTO con una bara per “punire” un politico si conosce anche il nome: si chiaOè diramaMarcon, Ivano De Marchi, ha 65 anni, ed nel Veneto, l’uomo che nelle ultime settimane è stato avvistato più volte lungo la autostrada A4 a bordo della sua Mercedes cabrio con una bara accanto, adagiata sul sedile. La scena, del tutto inusuale, ha richiamato l’attenzione di numerosissimi automobilisti, tanto che De Marchi è stato più volte immortalato dalle telecamere di smartphone e cellulari e le immagini hanno subito fatto il giro del Web, diventando un filmato “cult” su YouTube. De Marchi ha spiegato la sua iniziativa come una forma di protesta contro un politico locale, dal quale dice di aver

subito un torto. Oltre vent’anni fa, l’allora sindaco di Marcon gli fece smontare e “rase al suolo” una pista di motocross di sua proprietà, che aveva costruito nel 1985. “Ho fatto un voto alla Madonna di Monte Berico”, ha spiegato De Marchi: mille viaggi con la bara in macchina verso mille chiese del Veneto. Con un obiettivo: che la Madonna si faccia carico per suo conto di quella vendetta “che non posso compiere con le mie mani, se non voglio rovinarmi”. “Te copo”, ti ammazzo, disse l’uomo minacciando il sindaco quando questi gli annunciò l’esproprio della pista di motocross. Ora, portando “a spasso” la bara, spera che il suo avversario possa morire davvero.

cipazione di Italia, Turchia e America”. Edusat arriva infatti dopo la realizzazione da parte della scuola di Ingegneria aerospaziale di una serie di satelliti Unisat, tutti caratterizzati dall’obiettivo di divulgare la scienza, soprattutto tra i ragazzi, chiamando a una partecipazione congiunta studenti, ricercatori e docenti di varie parti d’Italia. Tra il 2000 e il 2006 l’esperienza è stata consolidata con la costruzione e il lancio in orbita di quattro piccoli satelliti Unisat. Anche il satellite appena realizzato ha le dimensioni di un forno a microonde. Grande soddisfazione nella sala di Roma da dove molti studenti e ricercatori hanno assistito in video al lancio: “È una splendida emozione veder realizzato il lavoro di due anni”, ha dichiarato Chantal Cappelletti dottoranda dell’Università la Sapienza e coordinatrice

Realizzato dal gruppo di astrodinamica Gauss e l’impresa Imt, con fondi dell’Agenzia Spaziale

Il progetto EduSat a La Sapienza. Sopra, l’Università degli Studi di Roma La Sapienza. Sotto, il satellite EduSat (FOTO ANSA)

del progetto. Entusiasmo anche dall’Agenzia spaziale italiana: “Queste prospettive rappresentano il modo migliore per preparare il futuro – ha dichiarato Enrico Saggese, presidente dell’Asi – il lancio di Edusat è un successo sia per l’Università che per le piccole imprese che hanno collaborato”. GLI STUDENTI delle scuole superiori sono stati coinvolti nella realizzazione del sensore di sole capace di determinare l’orientazione del satellite rispetto all’astro. Il meccanismo è dotato anche di un magnetometro realizzato dal gruppo Gauss, di un sensore di temperatura progettato dall’istituto secondario Geymonat di Tradate, del sistema Mr Fod, realizzato dal Gauss in collaborazione con l’università americana Morehead State University del Kentucky, di un trasmettitore Gps realizzato dalla SpaceQuest, e di una serie di sistemi radio ed elettronici sperimentali progettati e realizzati

dal gruppo che sarà impegnato anche nelle operazioni di ricezione del satellite dalla stazione di telemetria. Nel suo viaggio nello spazio Edusat non è solo, la sua messa in orbita è avvenuta con altri sei satelliti: Razat (Turchia), Nigeriasat e Nigeriasat2 (Nigeria), Sich2 (Ukraina), Aprizesat5 e Aprizesat6 (Usa). Speriamo non resti da solo nelle esperienze del settore maturate all’interno delle Università italiane, dove i fondi per la ricerca sono sempre più scarsi.

L’entusiasmo degli studenti della Sapienza: “Coronato con successo un lavoro durato due anni”

Edmond, il regista-operaio albanese COI PERMESSI DI LAVORO HA REALIZZATO DUE FILM E RECITATO CON LOACH. “L’IMMIGRAZIONE È LA SCENEGGIATURA PIÙ BRUTTA” di Elisabetta Reguitti

iktor era un giovane uomo quanVe arrivò do, negli anni ‘40, lasciò l’Albania in Italia per studiare giurisprudenza a Roma dove conobbe Gabriella. I due si sposarono ed ebbero una bambina. Sei anni dopo decisero di tornare per conoscere i genitori di Viktor ma il regime comunista impedì loro di rientrare in Italia. O meglio solo Gabriella sarebbe potuta tornare a Roma ma la donna scelse di rimanere in Albania con il marito e la figlia. Gabriella fu sempre considerata una straniera. In Albania prima e in Italia poi, quando

rientrò nel dicembre del 1991 su invito del governo italiano. Tutti continuarono a considerarla una straniera anche nel paese in cui era nata e dove morì esattamente un anno dopo. Come scatole cinesi la storia di Viktor e Gabriella contiene quella del genero Edmond Budina: attore, regista, in Albania – dove è stato tra i fondatori del Partito democratico – è tra gli intellettuali che hanno lottato per il pluralismo politico. È arrivato in Italia alcuni mesi dopo la sua famiglia; da allora sono passati venti anni e da quindici Edmond è cittadino italiano anche se per gli altri rimane sempre uno straniero. Vi-

ve a Bassano del Grappa in provincia di Vicenza dove lavora come operaio alla catena di montaggio di una fabbrica di caldaie. In Albania era vicedirettore dell’Accademia d’arte drammatica (dove si è anche laureato) di Tirana, in Italia ha realizzato due film: nel 2001 Lettere al vento e la commedia Balkan Bazar nelle sale in queste settimane.

NEI PRIMI giorni di agosto di venti anni fa, quando Edmond arrivava in Italia, iniziò anche il primo flusso degli arrivi albanesi sulle coste della Puglia. Si accalcavano per salire sul traghetto “Vlora”. “Su quella nave c’era mio fratello che poi però ha deciso di rientrare in Albania. Sulle imbarcazioni c’erano le speranze di tanti giovani. Ci voleva coraggio per partire e molti di loro, è vero, erano anche quelli che fuggivano dalle prigioni. Ma i più – racconta il regista –, speravano in un futuro diverso. L’immigrazione è una brutta sceneggiatuBudina nei panni di un prete greco-

Un sacerdote un giorno mi disse: “Anche se hai la cittadinanza italiana rimarrai sempre uno straniero” ortodosso nel suo film “Balkan Bazar”

ra scritta sulla pelle delle persone”. Edmond è arrivato in aereo. Anzi, l’intera famiglia venne ricevuta con tutti gli onori. “Vidi mia moglie intervistata da una trasmissione Rai condotta da Michele Cucuzza - ricorda -. Inquadrarono mia figlia, allora bambina, sulle ginocchia del presidente Cossiga al Quirinale. Tutti parlarono delle famiglie italiane rientrate dall’Albania – prosegue Edmond –. Ci dissero che avremmo avuto case e lavoro. I miei vennero trasferiti in Veneto per un soggiorno che sarebbe dovuto durare alcune settimane. Sono passati venti anni”. Edmond di anni ne ha 60 e mantiene la sua famiglia facendo l’operaio. “Non ho avuto altra scelta”. Utilizzando i permessi di lavoro Edmond però è stato il protagonista dello spettacolo teatrale Migranti di Marco Baliani, ha partecipato alla soap opera Un posto al sole e recitato in Tickets di Ken Loach. Forse era per mantenere la promessa fatta a Gabriella che un giorno gli disse: “Ti ho rovinato la vita facendoti venire in Italia”. Il regista racconta che dopo il suo arrivo ha deciso di scrivere una sceneggiatura proprio sulla vita della suocera. Un film che un giorno realizzerà. Intanto parla di Balkan Bazar, una coproduzione cinematografica tra Italia e Albania per un film che sembra

un prodotto di fantasia mentre è ispirato a una storia vera. Una donna francese che vive in Italia ha spedito la bara di suo padre in Francia affinché sia seppellito nella sua terra. Per un errore la bara viene mandata in Albania e così la donna con la figlia italiana parte per Tirana per recuperare il corpo. Arrivate a destinazione scoprono che la bara è finita, non si sa come e perché, in un paesino a sud del Paese ai confini con la Grecia dove si trovano in una situazione paradossale ma assolutamente vera. NEL PICCOLO paesino albanese c’è un prete greco-ortodosso interpretato da Edmond che rivendica la terra per una legge antica. “Solo un pazzo come me poteva fare un film come Balkan Bazar” afferma l’artista-operaio. “Certi messaggi alcune volte arrivano meglio usando l’arma dell’ironia anche se di motivi per sorridere non ne ho avuti molti”. Lui che ricorda quella volta in cui un sacerdote vicentino gli disse: “Ricordati che anche se hai la cittadinanza tu rimarrai sempre uno straniero perché sei albanese”. Proprio come accadde a Gabriella. Edmond ha già presentato il suo film in Albania, a fine agosto a Otranto in attesa della proiezione a Bassano del Grappa soprattutto per tutti i suoi colleghi della fabbrica di caldaie.


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PIAZZE DEL MONDO Cina Gli Stati Uniti scaricano Taiwan

Germania Manifesti choc della destra

Per noi una sola grande Cina: è il senso delle dichiarazioni del vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden, che in visita ufficiale a Pechino è stato a colloquio con il suo omologo cinese, Xi Jinping. Tradotto: gli Usa non sosterranno “l’indipendenza di Taiwan” e considerano il Tibet una “inalienabile parte della Cina”. (FOTO ANSA)

La xenofobia, in Germania, diventa uno spot elettorale a causa di un manifesto del partito di estrema destra Npd, che gioca con un doppio senso sulle camere a gas. “Dare gas!”, campeggia su una foto del segretario del partito Udo Vogt, vestito di pelle e a cavallo di una moto. Indignata la reazione da parte di tutte le parti politiche. (FOTO LAPRESSE)

I PAPABOYS OSCURANO GLI INDIGNADOS

“che non si deve misurare in base al massimo beneficio, ma secondo il bene di tutti”. Parole che, per quanto possa sembrare paradossale, coincidono in parte con le rivendicazioni del movimento degli “indignados”, molto critici nelle manifestazioni degli ultimi tre mesi nei confronti del sistema bancario e delle grandi imprese che puntano tutto sulla massimizzazione del profitto.

Madrid, bagno di folla per Ratzinger Isolata la protesta di atei e gay di Alessandro Oppes

er cominciare, subito un piccolo incidente: un attacco informatico che – per oltre un'ora, e proprio mentre Benedetto XVI sbarcava dal volo Alitalia all'aeroporto madrileno di Barajas – ha reso completamente inaccessibile la pagina web della Giornata Mondiale della Gioventù. Mistero su quali possa-

P

no essere stati i responsabili del boicottaggio, ma il fatto ha contribuito ad alimentare ancora il nervosismo tra gli organizzatori, dopo gli scontri di mercoledì notte alla Puerta del Sol con otto arresti e undici feriti nelle cariche della polizia contro i manifestanti della “marcia laica”. E' stato però lo stesso Joseph Ratzinger a tentare di placare, con i suoi primi interventi pro-

nunciati in terra spagnola, i toni da contrapposizione frontale che hanno segnato la vigilia della visita. Davanti a re Juan Carlos, che lo ha ricevuto davanti alla scaletta dell'Airbus 320 reggendosi con un bastone, e al primo ministro José Luis Rodriguez Zapatero (la cui presenza all'aeroporto non era prevista), il Papa ha fatto appello a una “rispettosa convivenza” fra i cristiani e chi ha

Matrimonii deciperet plane lascivius agricolae. Saburre lucide suffragarit chirographi

scelto “altre legittime opzioni”: il riferimento è non solo ai fedeli di religioni diverse da quella cattolica, ma soprattutto al numero crescente di atei e agnostici tanto in Spagna come nel resto dei paesi occidentali (secondo un recente son-

Cile, centomila a Santiago Camila boccia il governo di Anna Vullo

uarantamila dollari di debito. È la cifra Qborsare che un neo laureato cileno deve rimalle banche che hanno finanziato il suo corso di studi. Una perversione giuridica e sociale che ancora una volta ha spinto il movimento studentesco a marciare per le strade di Santiago. Ieri sciopero generale e una manifestazione imponente – almeno centomila i partecipanti secondo gli organizzatori – quanto trasversale: universitari, studenti del liceo, impiegati, casalinghe, docenti. Soprattutto genitori. È questa la peculiarità del nuovo movimento cileno: padri e madri che non scendevano in piazza dai tempi della dittatura, per i quali il semplice atto di manifestare esponeva al rischio di desapariciòn, oggi marciano accanto ai figli: “Le richieste dei nostri ragazzi sono serie e condivisibili”, commenta un architetto, padre di un liceale attivo nelle proteste. “Manifestando

con loro vogliamo contribuire a produrre un cambiamento profondo nella società cilena”. In testa alla manifestazione, Camila Vallejo avanza sotto la pioggia con l’“uniforme” d’ordinanza – sciarpina freak al collo e pullover oversize – e un leggero maquillage a sottolineare lo sguardo verde. La studentessa di geografia che ha messo in crisi il governo conservatore di Sebastian Piñera denunciando le disuguaglianze prodotte dal sistema scolastico cileno è raggiante: “Il movimento è più forte e più vivo che mai”. “La pioggia non ha impedito alla gente di scendere in piazza per pretendere un’istruzione alla portata di tutti”, le fa eco l’altro leader del movimento, Giorgio Jackson. Negozi, caffé e ristoranti sono rimasti chiusi per precauzione, sebbene i vertici del movimento siano stati categorici: “Niente incidenti”. Per scongiurare il rischio di disordini hanno siglato un accordo con il sindaco e le autorità cittadine nel quale entrambe le parti si im-

pegnavano a isolare eventuali violenti. Ieri il movimento ha definito “ambigua” la proposta di riforma del sistema scolastico cileno illustrata dal governo. “Non è chiaro cosa si intenda per qualità educativa – ha commentato Camila Vallejo – né se le classi sociali più vulnerabili avranno accesso gratuito all’istruzione”. L’educazione universitaria in Cile – un modello risalente al 1981 e alla riforma di Pinochet – è tra le più care al mondo. Per frequentare la facoltà servono quasi mille euro al mese, una cifra insostenibile per gran parte dei cileni, i quali finiscono per contrarre debiti decennali. Camila ha bocciato la proposta di accordo avanzata da Piñera: “Troppa ambiguità, impari a governare”.

Toni concilianti nei primi discorsi del Pontefice, che fa appello a una “rispettosa convivenza” fra cristiani e laici daggio, oggi solo il 71 per cento degli spagnoli si dichiarano cattolici, contro l'82 per cento di dieci anni fa. Ma il numero di praticanti è di gran lunga inferiore: non più di un cittadino su quattro va regolarmente a Messa). POCO PRIMA di arrivare a Madrid, parlando con i giornalisti sul volo Alitalia, il pontefice ha anche espresso la sua grande preoccupazione per la disoccupazione giovanile (che proprio in Spagna supera il 45 per cento, il doppio della media europea), scagliandosi contro i “criteri puramente mercantilistici” - così li ha definiti che reggono il governo attuale dell’economia mondiale. “L’uomo dev’essere il centro dell’economia”, dice il papa,

IN REALTÀ, la distanza culturale tra i giovani di “Democracia Real” e le schiere di “papaboys” che da giorni hanno invaso Madrid, è diventata ancora una volta evidente ieri sera. Mentre nella grande spianata della Plaza de Cibeles, Joseph Ratzinger si concedeva il suo primo bagno di folla di fronte a decine di migliaia di pellegrini accorsi da tutto il mondo per la Giornata Mondiale della Gioventù, a poche centinaia di metri di distanza, alla Puerta del Sol, tornavano nuovamente in piazza gli “indignados” per protestare contro le cariche della polizia che mercoledì notte aveva disperso a colpi di manganello la “marcia laica” convocata per contestare gli altissimi costi della visita papale. “Che il messaggio d’amore di Cristo riempia i cuori di coloro che non credono o hanno perso la fede”, ha detto Benedetto XVI dal grande palco allestito poco distante dalla Puerta de Alcalá, con un accenno polemico neanche troppo velato alle contestazioni di questi giorni. In una città sorvegliata da giorni da diecimila agenti, e con un centro storico completamente chiuso al traffico, c’è stato anche chi - al passaggio della “papamobile”, e in mezzo a scene di fervore cattolico - è riuscito a portare a compimento l’ultima, annunciata protesta: gruppi di gay hanno accolto Ratzinger con un lungo bacio collettivo.


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MEDIO ORIENTE DI TERRORE Reazioni L’Onu: “Contenere la violenza”

Siria Tutti in coro: Assad se ne deve andare

Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, dicendo di essere fortemente preoccupato per l’escalation di violenza in Medio Oriente, ha chiesto a Israele e Palestina di “contenere la violenza e agire con moderazione”. Barack Obama, invece, sottolineando come gli Usa e Israele siano uniti contro il terrorismo spera “che i responsabili di questi attentati siano presto assicurati alla giustizia”. (FOTO ANSA)

“Per il bene del popolo siriano è arrivato il momento che il presidente Assad si dimetta”: è quanto dichiarato da Barack Obama nel commentare le misure straordinarie degli States contro il regime siriano, che ieri ha comunicato al segretario dell’Onu Ban Ki-Moon la fine delle operazioni militari. Tiepida la risposta di Ban: “Va verificato” e finora le Nazioni Unite “non hanno potuto indagare sulle violazioni dei diritti umani”. (FOTO LAPRESSE)

FUOCO SULL’AUTOBUS

Sette israeliani morti. Subito uccisi i terroristi palestinesi Netanyahu: “Colpa di Gaza”. Rappresaglia sulla Striscia sione delle mine predisposte sul terreno dai terroristi, così come fanno in Iraq e in Afghanistan contro le truppe “infedeli”. Gli assalitori sparano anche razzi anti-carro e mortai, proprio come in guerra. Gli scontri tra gli uomini

di Francesca Cicardi il Cairo

l terrore torna sugli autobus israeliani: non una bomba, non a Gerusalemme, ma un attacco nel deserto del Neghev, nel remoto sud del Paese, in puro stile Afghanistan o Iraq. È il peggior attentato degli ultimi anni: 14 morti, 7 “vittime” e 7 “assassini”, così come li differenziano i media locali, che parlano anche di oltre 20 feriti, alcuni di loro in condizioni gravi. La sequenza dei fatti in serata è ancora confusa – e la poca informazione è filtrata da governo e esercito israeliano – quando arriva la notizia di un’altra sparatoria sullo stesso luogo: la tensione rimane alta tutta la notte. All’attacco il premier Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa, Ehud Barak, rispondono così: “Reagiremo in modo molto pesante”. E già dal pomeriggio si alzano i caccia sulla Striscia di Gaza. Il fuoco israeliano colpisce Rafah e Tel Aviv annuncia di aver colpito: uccisi sei palestinesi e il capo di un gruppo estre-

I

mista salafita. Dalla Striscia partono razzi Grad che finiscono alla periferia di Ashqelon, niente danni. Fino a tarda sera a Ramallah l’Autorità nazionale palestinese rimane in silenzio, mentre Hamas, a Gaza, prende le distanze dall’attentato, ma commette l’errore di non condannarlo e i suoi gruppi armati minacciano “vendetta”. L’operazione dei terroristi, a quanto riferisce Haaretz, avrebbe dovuto portare alla cattura di un israeliano, un rapimento che doveva raddoppiare quello di Gilad Shalit, prigioniero dal 2006. Proprio in questi giorni alcuni esponenti di Hamas sono in Egitto per discutere di un eventuale rilascio del soldato israeliano. L’ATTENTATO. A mezzogiorno, l’autobus 392 della compagnia statale Egged, proveniente da Beer Sheva, è attaccato a venti chilometri dalla località turistica di Eilat. A bordo famiglie, molti giovani, che vanno a passare il weekend sul Mar Rosso, e soldati che riprendono la via di casa o torna-

no al lavoro. Un gruppo di uomini armati comincia a sparare con kalashnikov contro il veicolo da una macchina in corsa, che si è data poi alla fuga. L’autista del bus è già un eroe nazionale: continua a guidare e riesce a allontanarsi dagli assalitori, evitando altri morti, mentre i soldati che si trovavano a bordo cercano di rispondere all’attacco, senza riuscirci. Poco dopo e a pochissima distanza, una macchina privata è presa d’assalto da altri uomini armati nel bel mezzo del deserto. Intanto, l’esercito e la polizia israeliana, soprattutto le unità speciali antiterrorismo, lanciano un dispositivo d’emergenza: bloccano le principali strade della zona e gli accessi a Eilat, con l’aiuto anche di elicotteri, per cercare di scovare gli assalitori. E subito arriva un terzo attacco contro una unità militare che sta accorrendo per prestare soccorso al bus e provoca l’esplo-

Vicino a Eilat si è scatenato l’inferno in mattinata Sopra, feriti a terra. Sotto, l’autobus colpito dai razzi dei terroristi (FOTO LAPRESSE)

armati e le forze israeliane proseguono per ore: sette assalitori uccisi, un militare morto ed altri sei civili israeliani, mentre i feriti sono più di venti, a quanto comunica ufficialmente Israele. Dopo i primi momenti di sconcerto e confusione, non solo a Eilat ma anche negli uffici a Gerusalemme e Tel Aviv, le autorità parlano chiaro: è stato un attacco simultaneo di almeno tre cellule terroristiche palestinesi, ben organizzate ed equipaggiate. E, a poco tempo dagli attentati, il dito punta dritto e senza tremare contro Gaza, contro il movimento politico di Hamas che governa la Striscia. I vertici dell’esercito e Tel Aviv dicono di avere prove decisive che sono stati loro. La versione ufficiale israeliana è che i terroristi, provenienti dalla Striscia di Gaza, si sono infiltrati in Israele attraverso il Sinai. Le accuse sono dirette anche contro l’Egitto del nuovo corso post-Mubarak, perché l’attacco di ieri dimostra “il debole controllo” delle autorità sul Sinai. Il Cairo a sua volta smentisce e assicura che la frontiera è fortemente sorvegliata e che la situazione è sotto controllo. Proprio questa settimana l’esercito egiziano aveva lanciato un’operazione militare nel Sinai, contro presunti mili-

ziani islamisti presenti sul territorio. Si ritiene che siano loro i responsabili degli ultimi attacchi contro il gasdotto che porta il gas in Israele e Giordania, attacchi che si sono moltiplicati dalla caduta di Mubarak lo scorso febbraio: da quel momento il Sinai è sfuggito al controllo delle autorità centrali. L’intelligence israeliana aveva fiutato il pericolo e era allertata già da diversi giorni. È LA PRIMA VOLTA dal trattato di pace con Israele nel 1979 che l’Egitto rafforza le sue truppe nel Sinai, che erano appunto state limitate dall’accordo, che prevedeva la presenza di una forza di pace internazionale in un ampio perimetro intorno alla frontiera, che doveva essere sorvegliata solo dalla polizia e non dai militari. Ma il Cairo si è visto obbligato a mandare le truppe alla penisola del Sinai – anche a seguito della pressione israeliana – per cercare di ristabilire l’ordine, dopo aver lasciato che la situazione degenerasse e aver perso completamente il controllo di alcune zone, dove la polizia non esiste più o è scappata dopo i numerosi attacchi subiti dai commissariati. I beduini, a lungo maltrattati ed emarginati dal regime, si sono fatti forti, in particolare le mafie che trafficano armi e ogni tipo di bene tra l’Egitto e la Striscia.

L’attacco nel Neghev, al confine con l’Egitto Poi l’aviazione di Tel Aviv colpisce Rafah

Gideon Levy: “Dobbiamo dar loro lo Stato” PER L’EDITORIALISTA ISRAELIANO DI “HAARETZ” L’UNICA SOLUZIONE AL CONFLITTO È LA PALESTINA INDIPENDENTE

Gideon Levy (FOTO LAPRESSE) di Roberta Zunini

dei più noti giornalisti inUdeonnodipendenti di Israele, GiLevy – editorialista del quotidiano Haaretz – è sicuro: “Fino a che non risolveremo il problema di Gaza non ci sarà la garanzia di evitare attacchi da parte di Hamas o di chi la sostiene. Hamas non vuole negoziare, così come non lo vogliono fare il premier Netanyahu e il ministro della Difesa, Ehud Barak”. Cosa significa risolvere il problema di Gaza?

Dare ai palestinesi uno Stato vero, con una continuità territoriale. Ma non è pensabile visto che nessuno vuole fare il primo passo, anzi, il ministro della Difesa, Barak, nemmeno un paio d’ore dopo l’attacco al pullman ha affermato che la reazione israeliana nella striscia di Gaza sarà dura. Reagire ancora una volta con le armi è sbagliato. Non può portare a nulla di buono. Operazioni sproporzionate come “Piombo fuso” non servono: spero che Barak rifletta sulle conseguenze, che potrebbero essere molto gravi, tenendo presente che non possiamo più contare sull’Egitto. La primavera araba ha reso più fragile la sicurezza israeliana?

Ribadisco, non possiamo più ritenere l’Egitto il nostro primo alleato dopo gli Stati Uniti. Dopo la caduta di Mubarak molte cose sono cambiate e muteranno ancora. Se Israele agirà in modo sproporzionato, mettendo a ferro e fuoco la Striscia, il popolo egiziano diventerà ancora più solidale nei confronti dei palestinesi ma soprattutto di Hamas. È un rischio che non possiamo permetterci. Eppure Netanyahu e Barak fanno finta di nulla. A loro non interessa realmente la sicurezza di Israele. Com’è possibile che sia successo su una frontiera sorvegliata come quella tra il Sinai e Israele? Perché è impossibile sorvegliarla palmo a palmo, è troppo lunga e porosa. Non è la più pe-

ricolosa, nel senso che ormai lo sono tutte. Nel maggio scorso, quando i palestinesi celebrarono la naqba, ci furono scontri sulle frontiere siriana e libanese, frutto della strumentalizzazione delle rivolte da parte di Assad e di Hezbollah. Anche il confine con il Sinai è diventato pericoloso ma non possiamo farlo sorvegliare ventiquattro ore al giorno, tutti i giorni, tutto l’anno, da elicotteri e migliaia di soldati. A pensar male l’attacco di ieri è provvidenziale per Netanyahu, in crisi per le proteste degli “indignati”. L’attacco e la reazione su Gaza lo aiutano? Le decine di migliaia di cittadini israeliani che da un mese vivono in tenda e marciano contro la politica liberista, sono

davvero in difficoltà economica. Non è un capriccio da consumatori abituati a passarsela bene, come ha detto con disprezzo Netanyahu. Un’eventuale operazione Piombo Fuso bis su Gaza non risolverà il malcontento sociale soprattutto tra i giovani israeliani. Il presidente dell’Anp, Abu Mazen, qualche giorno fa ha detto che non ha cambiato idea e il 20 settembre presenterà all’Onu la richiesta del riconoscimento dello Stato di Palestina, entro i confini del 1967. Sembra che il presidente Obama porrà il veto e lo Stato non potrà quindi essere unilateralmente riconosciuto. I palestinesi frustrati potrebbero reagire con una nuova intifada?

Può succedere di tutto. Non si può escludere nulla. Resta il fatto che le cose non sarebbero dovute arrivare a questo punto. La nostra classe politica, per difendere le colonie ha compromesso l’esistenza di tutti gli israeliani.

“Bisogna evitare a tutti i costi una nuova operazione ‘Piombo fuso’ sui Territori”


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SECONDOTEMPO SPETTACOLI,SPORT,IDEE in & out

BUFALE D’AUTORE

Tom Debenedetti ha colpito ancora

Gianni Amelio Al Festival di Toronto la prima del film tratto da Camus

Rototom I Marley al raduno reggae traslocato a Valencia

Pierre Quinon Il campione olimpionico si è tolto la vita a Los Angeles

UN FALSARIO DI SICURO “AVVENIRE”

Il figliol prodigo

di Federico Mello

I pellegrini della Giornata mondiale della gioventù e la prima pagina di “Avvenire” di ieri

“L a lettera a mio nome pubblicata da Avvenire è apocrifa. Non l’ho scritta io, non sono a Madrid, e non ho nessun interesse a vedere il Papa” dice al telefono, in un buon italiano, il noto scrittore Paco Ignacio Taibo II. Manda anche una lunga smentita – “giratevela voi ad Avvenire, con loro non voglio avere niente a che fare” – dove chiarisce: “Se mai fossi stato in Spagna in questi giorni, avrei manifestato con i giovani Indignados”. Lo scrittore toglie adito ad ogni dubbio: la “sua” lettera emozionata comparsa ieri sulla prima pagina del giornale dei vescovi, con tanto di replica affettuosa del direttore Marco Tarquinio, è falsa; in serata anche il direttore della te-

Lynch Niente film in vista, ma un album da solista e compositore

da marxisti, anarchici, guevaristi, gandhiani radicali; sono un uomo del movimento. Sempre in nome della chiarezza, confermo che finchè il Vaticano non distribuirà ai poveri i suoi tesori e non permetterà di fumare in Chiesa non ho nessun interesse per la figura papale”.

stata cattolica è costretto ad ammettere la clamorosa svista. Questa la cronaca di una burla a mezzi stampa andata in scena ieri mentre è in corso in Spagna la giornata mondiale della gioventù. L’autore è sempre lui: il

ECO E ROTH tra le sue vittime ommaso Debenedetti, è diventato noto per le sue false Tzionali interviste pubblicate per oltre dieci anni da giornali naitaliani (dal Resto del Carlino a Libero). Ha realizzato centinaia di interviste ai più grandi autori internazionali, tutte rigorosamente inventante (ma spacciate come vere). Negli anni scorsi sono usciti suoi colloqui con Gore Vidal, Herta Muller, John Le Carré, Abraham Yehoshua e Philip Roth. La verità venne alla luce quando il giornalista-falsario fece dire a Roth per Libero: “Sono deluso da Obama”. In una successiva intervista “vera” al Venerdì di Repubblica, Roth smentì tutto e la truffa venne a galla. Successivamente, proprio con un intervista al Fatto Quotidiano, venne allo scoperto dichiarando di volere continuare sulla strada delle truffe editoriali. Ultimamente si è specializzato su Facebook dove ha creato i falsi profili di Umberto Eco, Abraham B. Yehoshua e altri scrittori internazionali, tutti poi presi per veri da fan e stampa. La scorsa primavera, inoltre, ha scritto al New York Times prendendo i panni di Umberto Eco: nella lettera, poi pubblicata sull’Herald Tribune si diceva contrario alla posizioni pro-intervento in Libia sostenute dall’intellettuale francese Bernard Henry Lévy. Anche il New York Times fu costretto a pubblicare una smentita.

re delle truffe editoriali, Tommaso Debenedetti. “Certa stampa non tiene conto della realtà e non la verifica” se la ride adesso. Dopo interviste false ai grandi scrittori americani pubblicate per più di dieci anni dai giornali italiani, Debenedetti, si appoggia sull’ignoranza digitale di tanti giornalisti e segna un gol – di mano – pesantissimo. PACO IGNACIO Taibo II è un poliedrico scrittore messicano nato a Madrid e fuggito dalla Spagna durante il franchismo. È autore di decine di romanzi e saggi pubblicati in tutto il mondo – tra cui una biografia di Che Guevara e un romanzo scritto con il subcomandante Marcos. Sulla prima pagina di Avvenire ieri faceva bella mostra una sua missiva: “La mia laica commozione”, il titolo. Lo scrittore racconta di trovarsi a Madrid e di essere rimasto impressionato dalla gioia dei giovani per l’arrivo del Papa. “Gentile Direttore – le sue parole -, sono un laico, da sempre non credente. Ma voglio comunicarle la mia profonda emozione, vorrei anche dire: commozione, di fronte allo spettacolo meraviglioso di questi giorni a Madrid. Mi piace poter dire che qui, fra questi ragazzi di Madrid, si sente una forza rivoluzionaria che nessuno in

questi tempi riesce ad avere”. Sembra che ci sia addirittura spazio per una scintilla di fede: “Per quale motivo io che sono marxista e ateo, devo riconoscere che solo qui, fra i giovani cristiani, ci sono davvero questi valori per cui mi battevo da tanto tempo?”. Queste parole, messe nero su bianco, suonano celestiali per i redattori cattolici che le ricevono via mail: sembrano mitigare l’amaro lasciato in bocca dalle proteste degli indignados contro i cento milioni di euro spesi in Spagna per la visita del Pontefice. La replica allo scrittore di Tarquinio è gioiosa: “Caro Taibo. Le auguro uno sguardo e un ascolto felice e profondo sui giorni di Madrid dei tantissimi giovani che si stanno raccogliendo ancora una volta

È sua la lettera a firma Paco Taibo pubblicata ieri dal quotidiano. Lo scrittore: se fossi a Madrid, sarei tra gli indignados

intorno al Pappa. Giorni che lei ha scelto di vivere con curiosità di scrittore e di rivoluzionario. Sono più di duemila anni che i cristiani cercano di rivoluzionare il mondo, anche sbagliando, a volte persino smentendosi. Ma mai smentendo l’amore per il nostro Gesù di Nazareth, Parola che si è fatta carne”. La replica è all’altezza della quasi conversione del diavolo rosso del Sudamerica che sembra inchinarsi al Golgota. Visto si stampi!, e l’articolo arriva nelle edicole e nelle parrocchie di tutta Italia. GIÀ NEL pomeriggio di ieri, però, qualcosa non quadra. La lettera, pubblicata anche sul sito dell’Avvenire, scompare da Internet. Il telefono della casa dove vive Taibo in Messico, prima occupato, dopo poco suona libero: a prendere la cornetta è lo scrittore in persona. Cade dalle nuvole, inforca gli occhiali e si mette alla scrivania: “Non mi interessa polemizzare con il mio ‘altro io’, e solo per dovere di chiarezza, sempre necessaria in questi tempi oscuri, ribadisco di essere apertamente ateo. Non mi definirei mai marxista, ma piuttosto come un uomo di sinistra che ha imparato molte cose

NON LO SA ancora, Taibo, ma mentre scrive anche Tarquinio si è accordo del clamoroso errore. “Un brutto falso e tante verità” è il suo corsivo oggi su Avvenire. “Il Paco Ignacio Taibo al quale, ieri, abbiamo dato credito e spazio – scrive – non è il vero scrittore ispano-messicano. Ci dispiace per i nostri lettori e ci dispiace anche, non sembri strano, per il ‘falsario’ che ha giochicchiato così con un evento grande, gioioso e bello come la Giornata mondiale della gioventù”. Ma il falsario che ha combinato questo patatrac non avverte nessun senso di colpa. “Ho aperto un indirizzo mail a nome Taibo – spiega – ho mandato quelle righe con un falso numero di telefono. Mi hanno risposto dicendo che il numero non funzionava ma che avrebbero pubblicato la lettera”. Il Taibo in questione era effettivamente poco credibile, anche agli occhi di chi è molto “credente”: scriveva in Italiano e diceva anche di essere a Madrid quando su Google ci sono le sue foto di un premio ricevuto martedì in Messico. “Rispetto la fede delle persone, ma Avvenire si è beffato da solo – conclude Debenedetti -. Se Taibo avesse scritto male del Papa, non avrebbero pubblicato un bel niente. Anche in questo caso volevano credere a quanto andava bene per l’ottica ideologica del giornale. È una cosa che fanno tutti”. Le truffe più semplici sono le più geniali. Ora anche i papa-boys sono avvisati.


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SECONDO TEMPO

CALCI / D’AGO STO

NARCISO FOR PRESIDENT Solita solfa: a bocce ferme, va in scena il protagonismo dei padroni del giocattolo

di Giancarlo Padovan

sciate agli angoli di una strada o al tavolo di un bar al mare”. La battuta del presidente dell’Inter, per la cronaca registrata a Forte dei Marmi, era la seguente: “Un giorno mi metto lì e chiamo tutti i presidenti, un club alla volta, e regalo loro lo scudetto del 2006”. Quello vinto a tavolino e, secondo i più, con il massimo del disdo-

a lunga estate della Razza Padrona sembra sempre appena cominciata. Ogni giorno c’è un nuovo passaggio urticante o un penultimo scenario arroventato. Dalla spiaggia di Calciopoli, piena di vetri rotti e ferri arrugginiti, alla montagna dello sciopero, disseminata di chiodi, è tutto un susseguirsi di parole sconciate e concetti approssimativi, minacce esplicite e risposte irritate.

L

COME SE – in assenza degli ultrà momentaneamente in ferie per ritemprarsi – i presidenti delle società di calcio volessero essere i soli personaggi su una scena calcistica malinconicamente desolata, dove nessuno ha più soldi per comandare eppure non si rinuncia ad alzare la voce, imporre volontà, esigere spiegazioni, alzare barricate, guidare rivolte. E, naturalmente, licenziare allenatori, la principale occupazione dei voraci gestori del calcio italiano. Le domande sono due: perché accade tutto questo e perché accade proprio adesso che non si è nemmeno cominciato a giocare? Le risposte sono di-

compatta e sintonica. Parla a più voci, ma ripete la stessa solfa: “I consigli di una persona anziana (a proposito di Moratti sulle ferie di Andrea n.d.r.) vanno sempre ascoltati, ma alla Juve c’è molto da fare e le ferie sono prescritte”. E così avanti in un palleggio inesauribile, anche se sempre più sterile. Per fortuna che c’è De Laurentiis. Sì, perché mentre Moratti e gli Agnelli, pur non dicendolo, litigano anche in nome e per conto dei padri (tipico caso di complesso edipico non risolto), il presidente del Napoli pensa che la vita (e dunque pure il calcio) sia tutta un film. Inclusi rutti, peti, parolacce e oscenità. Lui non è solo il presidente del Napoli. Lui è Napoli, forse l’Italia, magari il mondo. Certo, conta il triplo di un allenatore e dieci volte di più degli stessi giocatori, assolute nullità al cospetto di imprenditore e di un uomo della grande comunicazione. Eppure la frase storica per la quale verrà tramandato ai posteri non sarà “vedi Napoli e poi muori”, ma “siete tutti delle merde” rivolta al sodale Cellino e al resto dei “colleghi”, all’esterno della sede milanese dove si stava disvelando il calendario della serie A. Nel frattempo, proprio il presidente del Cagliari (venticinque esoneri in diciannove anni) ha licenziato l’allenatore Donadoni senza dire perché (e, forse, senza nemmeno saperlo). L’ordine regna a Babele solo da quando il presidente nemico, Damiano Tommasi, ha accennato allo sciopero sull’accordo collettivo, scaduto da oltre un anno. Unità immediatamente ritrovata. Tutti contro i calciatori. Gli stessi che loro, pensando di essere furbi, si fregano l’uno con l’altro, viziandoli con stipendi da emiri.

De Laurentiis , Moratti, Della Valle, Cellino & C. Tutte le occasioni sono buone per stare sotto i riflettori (FOTO ANSA)

verse e, mentre alcune si incaricano di scandagliare gli abissi dove sprofondano certe menti, altre percorrono le inesplorate praterie della psicanalisi (in)applicata al calcio e ai suoi effetti. Ipotesi alla prima risposta. Tutto questo accade perché il dopo-Calciopoli non è stato ancora elaborato e il suo prolungamento di inchiesta, promosso dalla Juve, ha risvegliato una

malattia silente. Così ad Andrea Agnelli si è accodato Diego Dalla Valle, prima proponendo a Moratti un tavolo di pacificazione e di confronto tra tutti i presidenti coinvolti nella vicenda, poi (due giorni fa) attaccandolo senza più alcun riguardo: “Moratti insiste nel fuggire dalle proprie responsabilità, continuando a nascondersi dietro battute offensive e inopportune, rila-

LA FIRMA c’è: la Roma è americana è degli americani. Dopo nove LieriRoma mesi di trattative e numerosi rinvii, è stato siglato l’accordo per il passaggio del club da Unicredit alla cordata statunitense, capeggiata dal manager Thomas DiBenedetto. La sospiratissima intesa è stata siglata in uno studio legale romano da DiBenedetto e del legale della banca, nonché presidente ad interim dei giallorossi, Roberto Cappelli. La nuova Roma è per il 60% degli americani, mentre il restante 40% rimane a Unicredit. Dopo un’ora di riunione, DiBenedetto è uscito dallo

studio senza rilasciare dichiarazioni. A parlare è stato Cappelli: “DiBenedetto diventerà presidente ai primi di settembre, con il cda della nuova società. Ci sono state tante difficoltà, ma il progetto degli americani merita fiducia perché è sano e serio. L’obiettivo è vincere. Nuovi acquisti? Di certo faremo qualcos’altro entro la fine del mercato”. In serata, DiBenedetto e Cappelli sono andati a Bratislava, dove la Roma ha giocato contro il Slovan nel turno preliminare di Europa League. ldc

ro. Meno di una settimana avanti era stato il presidente bianconero a riaccendere lo scontro. Nella conferenza stampa in cui annunciava le ulteriori iniziative della Juve per riavere i due titoli cancellati da Calciopoli e quello del 2006 “girato” all’Inter, gli uscì questa frase non proprio casuale: “Lo hanno chiamato lo scudetto degli onesti. DOPO QUANTO emerso da Napoli, lo possiamo considerare lo scudetto dei prescritti”. Cosicché, poche ore dopo, Moratti replicava: “Agnelli? Spero soltanto che vada in vacanza così si rilassa un po’”. In altri tempi – cioè ai tempi dell’Avvocato e del fratello Umberto, padre di Andrea – sarebbe finita lì, almeno con le battute. Invece – ecco l’ipotesi alla nostra seconda risposta – adesso non finisce mai. E tutto questo accade anche perché chi tace è perduto e, soprattutto, perché Andrea Agnelli è stato platealmente sostenuto da John Elkann, l’erede designato, il plenipotenziario, oltre che presidente della Fiat, a dimostrazione che la Famiglia adesso è una e indivisibile, perciò

Por qué José? Deriva rosicona del Mou furioso

os’hai fatto José? Sei pasCte sato dalle italiche manetcontro gli arbitri al dito nell’occhio del collaboratore di Guardiola. Por qué José, por qué? “Da fenomeno mediatico a rosicone”, dicono i cattivi di Spagna. E mica basta il fatto che di notte il suo incubo ricorrente è a tinte blaugrana e che questa volta, dopo manite e buffetti assortiti, stava assaporando il sapore della vendetta. Por qué? Perché se dopo due anni alla Casa Blanca e centinaia di milioni spesi è ancora a unu (miseru) titulo, la colpa non può essere di Messi e del tiki-taka della squadra più forte del mondo. Lo spettacolo è un merito, il calcio è spettacolo: lui non ci riesce? “Onore ai campeones” avrebbe dovuto dire in conferenza stampa. E invece ha confuso Tito (Villanova, quello che ha ricambiato il dito nell’occhio con un sonoro ceffone) con Pito, che in lingua iberica significa organo genitale maschile. “Non conosco nessun Pito” ha detto, falsamente smemorato come quando confuse l’allenatore del Lecce, Mario Beretta (che gliene aveva cantate quattro), con il centrocampista svizzero Tranquillo Barnetta. La differenza da allora a oggi? Prima la sua Inter vinceva, contro tutto e tutti, e lui eri lo Special One. Insomma, poteva permettertelo. Ora, invece, il suo Real Madrid perde sempre contro gli stessi e lui è diventato lo Special Two alle spalle di Guardiola. E così il dito nell’occhio di Pito assomiglia più a un puccettone di fantozziana memoria alla sua immagine.

FIORI D’ARANCIO A BERNALDA (MT)

ASPETTANDO SOPHIA: IL MATRIMONIO LOW PROFILE DI LADY COPPOLA di Pierluigi

G. Cardone

iente star, solite stelle nel cielo Ncimila pulito di Bernalda. Qui, tredianime sulla sommità di una collina in provincia di Matera, Sophia Coppola, figlia del regista Francis Ford Coppola, il 27 agosto sposerà il suo Thomas Mars, leader francese della band a stelle e strisce dei Phoenix. Matrimonio faraonico, lista degli invitati piena zeppa di divi di Hollywood e jet set in viaggio per la Basilicata? Niente di tutto questo. Chi credeva che il sogno d’amore della rampolla di mister Il Padrino dovesse trasformarsi nell’evento del secolo si è sbagliato di grosso. Non ci sarà Robert De Niro, Danny De Vito non ha ricevuto l’invito, Al Pacino ha altri impegni, Silvester Stallone si è offeso. Scherzi a parte, per la cerimonia in salsa lucana,

Sophia non ha voluto nessun volto noto. Il suo sogno era è rimane un altro: fiori d’arancio low profile. E così sarà. L’unico che doveva esserci, oltretutto, è oberato di lavoro: Nicolas Cage, cugino di primo grado della sposa, non può lasciare il set del suo ultimo film e quindi ha dovuto disdire la presenza. MUSI LUNGHI a Bernalda? Altroché. Alberghi pieni come non mai, cittadini felici per il mancato assedio di curiosi e giornalisti, sindaco sereno ed emozionato per questa ingombrante presenza prestigiosa. “È da ammirare il loro riserbo – ha detto il primo cittadino Leonardo Chiruzzi al Fatto – : portano lustro al territorio, ma sono persone normalissime e così vengono trattate dagli abitanti: massimo rispetto per la loro scelta”. I Coppola, del resto, sono di casa a Bernalda. La famiglia è

originaria di qui (nonno Agostino Coppola lasciò la Lucania per fare fortuna in America), Francis Ford è cittadino onorario dal 1989, dal 1962 è ospite più o meno fisso dei vicoli del paese, sposa, sposo e suocero si sono trasferiti già da alcuni giorni per far sì che tutto vada come

Poche stelle in Lucania Non ci saranno divi di Hollywood alle nozze di Sophia Coppola con Thomas Mars, dei Phoenix

previsto. La cerimonia non avrà neanche cento invitati, si terrà a Palazzo Margherita (nel centro storico del borgo, residenza acquistata due anni fa e ristrutturata a tempo di record per l’occasione) e sarà caratterizzata dalla massima riservatezza.

I baristi del centro non fanno salti di gioia: speravano in un clamore maggiore per fare l’incasso dell’anno. Diverso il discorso per gli albergatori. “Pronto? Salve, vorrei una camera per il 27 agosto”: alle tre strutture contattate dal Fatto (le uniche della città) la risposta è sempre la stessa: tutto pieno. DIPENDE dal matrimonio dei Coppola? I titolari degli alberghi non hanno dubbi: “Le nozze di Sophia hanno contribuito, ma d’estate di solito la richiesta non manca”. Top secret l’identità degli invitati, nessuno crede a un depistaggio organizzato: di star ce ne saranno davvero poche. Quali? La band dello sposo (i Phoenix) e il regista George Lucas, quello di Guerre stellari. Non sarà un film, quindi, ma un matrimonio come tanti in un luogo come tanti.

pgc


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Venerdì 19 agosto 2011

SECONDO TEMPO

+

IL PEGGIO DELLA DIRETTA

TELE COMANDO TG PAPI

Minzo e le news scudate di Carlo

Tecce

g1 Operazione realtà (parziale) al Tg1, ma dura poco. Visto le notizie che scalzano il crollo collettivo di Europa e Usa delle Borse, si tratta di una pia illusione. Perché la visita spagnola di papa Benedetto XVI, a Madrid per la Giornata mondiale della gioventù, fa slittare i servizi sui mercati. La conduttrice annuncia il rosso, poi cambia colore e tono di voce: “Ce ne occuperemo tra poco”. E dà la linea ai due inviati al seguito del papa che, ricchi di filmati e voci, raccontano minuto per minuto l’arrivo dell’aereo con livrea Alitalia. Il telegiornale di Augusto Minzolini discetta di un’ipotesi, rinnegata subito a sera, di un nuovo scudo fiscale: “Impossibile”. Pregevole l’inviato a Lugano che entra nelle banche e tartassa i poveri dipendenti, quelli che

T

sbrigano le faccende spicciole allo sportello. Vuole sapere: chi nasconde i soldi in Svizzera, in che modo, con che frequenza. Ottima intraprendenza, peccato aver sbagliato a chi fare le domande. Segnalazione del giorno: l’ennesima precisazione del Tg1 sui dissidenti nel Pdl per la manovra. Che avete capito? Sono liberali, mica oppositori del Cavaliere. g2 T L’informazione è sempre materia delicata, quando c’è di mezzo la manovra, le tasse, le pensioni, l’attenzione e la precisione è ancora più necessaria. Il Tg2 ieri spara nei titoli e nel lancio di un servizio, senza spiegare bene come e cosa, la posizione del Partito democratico: contrario al condono. Il partito d’opposizione più ansioso e nervoso che la nostra Repubblica abbia mai ospitato, per una volta, spie-

ga che va bene una nuova tassa sui soldi scudati tornati in Italia o ancora all’estero, non va bene l’ennesimo piacere agli evasori che esportano i capitali. Un concetto semplice semplice che il Tg2, forse senza volerlo, trasforma in un enigma che rende il Pd un movimento di destra più conservatore del mondo. g3 T Il Tg3 pronuncia una parolina che il Tg1 evita con perizia: recessione. Ecco il motivo che, insieme con la tassa sulle transazioni finanziarie, spinge le Borse verso l’abisso con una costellazioni di segni meno. Per la serie “i soldi li abbiamo o li avevamo e li abbiamo buttati via”, le telecamere del telegiornale diretto da Bianca Berlinguer mostrano un clamoroso spreco: la metropolitana di superficie di Salerno, ormai pronta da anni come le stazioni soltanto da aprire, ferma perché la Regione (a guida centrodestra) non sblocca i fondi al Comune di Vincenzo De Luca (centrosinistra). La metro c’è, basta farla funzionare. Di solito i politici sgomitano per depositare la prima pietra di un cantiere che rimarrà tale, stavolta non vogliono mettere l’ultima.

La solitudine dei numeri

di Luigi Galella

on si può negare che il numero, nella sua Nsi voglia nuda crudezza, sappia sedurre, qualora lo considerare separato, avulso dal parlante. Esistente in sé, come un’entità astratta e quasi religiosa, che racchiude l’oggettiva natura delle cose. Ma quando si vuol ammonire con candido cipiglio che i numeri parlano chiaro, in fondo, si fa retorica. Ci si nasconde dietro l’apparente neutralità di una cifra per mascherarne l’uso che se ne vuol fare. Si potrebbe citare la voce popolare di Trilussa, che a suo modo denuncia il carattere retorico dell’uso politico dei numeri: “Seconno le statistiche d’adesso risurta che te tocca un pollo all’anno e, se nun entra nelle spese tue, t’entra ne la statistica lo stesso perché c’è un antro che ne magna due”. Viviamo una stagione grama, in cui le cifre ci tramortiscono giornalmente, numeri-clava che parlano “chiaro” e dopo averci intimiditi, ci finiscono con terribili mazzate. Maneggiano i randelli coloro che ritengono di sapere d’economia. Ormai i più. La scienza del nuovo millennio ha reso tutti ragionieri fai da te. Il debito pubblico, il prezzo dell’oro, la Il giornalista del Tg5 Giuseppe percentuale del debiDe Filippi, conduttore to sul Pil, l’entità andi “Numeri in chiaro” nuale del deficit, lo spread con la Germania, lo spread con la Germania in rapporto alla Spagna, le drammatiche variazioni di Borsa nella giornata e nella settimana, il rendimento dei Btp con cedola variabile, la ripartizione procapite del debito

italiano, il prezzo di un barile di greggio: tutto è numero, temibilmente, realizzando la profetica affermazione di Raymond Aron, del lontano ’66: “Per chi medita sul futuro, da oggi alla fine del secolo, due fatti primeggiano su tutti gli altri: la bombe et le nombre...”. Il secolo e il millennio li abbiamo superati, “le bombe” non proprio e in quanto a “le nombre” ne siamo sempre più invischiati. Spinto da un verosimile intento chiarificatore e divulgativo, la rubrica di Giuseppe De Filippi, “Numeri in chiaro”, (Tg5, dal lunedì al venerdì), alla fine del prime time televisivo, vorrebbe penetrare all’interno della crisi mondiale e commentare l’arido mondo dei dati, per chiarirne il senso. Diciamo subito che il conduttore è bravo, spigliato come un consumato anchorman; i numeri meno, nel senso che si ostinano a dipingere un futuro a tinte molto poco chiare, anzi nerissime, in cui affondiamo un po’ alla volta, con la sollecita soddisfazione di misurarne le variazioni giornaliere. Incapaci a venirne fuori, contiamo, vittime del Mercato-Golem che abbiamo animato e che si ribella al proprio creatore. Dare i numeri diviene quasi un esercizio deresponsabilizzante. Un modo per delimitare e confinare il panico fuori di sé. Un argomento retorico senza linguaggio, dietro il quale mascheriamo la nostra ignavia e la nostra impotenza. Insomma, come diavolo possiamo uscire dalla crisi? Ognuno ha una sua ricetta e di solito – coro pressoché unanime – non coincide con quella del governo italiano. Nemmeno il governo italiano è d’accordo con se stesso, e vorrebbe sfilare contro la manovra che sta varando. Keynesiani, liberisti classici, brunette e tremontiani, belpietresi e sallustiani: tutto si muove, tutto si si fa opaco e confuso, dietro la limpida chiarezza dei numeri in nero.

LA TV DI OGGI 11.25 TELEFILM Don Matteo 3 13.30 NOTIZIARIO TG1 TG1 Economia 14.10 ATTUALITÀ Verdetto Finale 15.00 TELEFILM Il Maresciallo Rocca 5 17.00 NOTIZIARIO TG1 Che tempo fa 17.15 TELEFILM Heartland 17.55 TELEFILM Il Commissario Rex 18.50 GIOCO Reazione a catena 20.00 NOTIZIARIO TG1 20.30 DOCUMENTI DA DA DA 21.10 FILM Virginia, la monaca di Monza 23.40 DA PLAZA DE CIBELES MADRID, “A SUA IMMAGINE” PRESENTA EVENTO Speciale XXVI Giornata Mondiale della Gioventù (DIRETTA) 0.40 NOTIZIARIO TG1 Notte - Che tempo fa

12.10 PRIMA TV TELEFILM La nostra amica Robbie 13.00 NOTIZ. TG2 Giorno 13.30 RUBRICA TG2 E... state con costume - TG2 Eat Parade 14.00 TELEFILM Ghost Whisperer 14.50 PRIMA TV RAI TELEFILM Army Wives 15.35 TELEFILM Squadra Speciale Colonia 16.20 TF The Good Wife 17.05 TF Life Unexpected 17.45 NOTIZIARIO TG2 Flash L.I.S. 17.50 NOTIZIARIO Rai TG Sport - TG2 18.45 TELEFILM Cold Case 19.35 TF Senza traccia 20.30 NOTIZ. TG2 - 20.30 21.05 RAIDUE REWIND TELEFILM N.C.I.S. 23.25 NOTIZIARIO TG2 23.40 RUBRICA Terra delle meraviglie 0.20 RUBRICA Master of Magic “The Secret”

13.00 RUBR. Cominciamo Bene - Condominio terra 13.10 TELEFILM Julia 14.00 NOTIZ. TG Regione - TG Regione Meteo - TG3 - Meteo 3 14.45 RUBRICA TGR Piazza Affari 14.50 NOTIZ. TG3 L.I.S. 15.00 TF The Lost World 15.40 FILM Io, Chiara e lo Scuro 17.20 DOCUMENTARIO GEOMagazine 2011 18.55 Meteo 3 19.00 NOTIZ. TG3 - TG Regione - Meteo 20.00 VARIETÀ Blob 20.15 TF Alice Nevers 21.05 DOCUMENTI La Grande Storia 23.20 NOTIZ. TG Regione 23.25 ATTUALITÀ TG3 Linea notte estate 23.50 ATTUALITÀ Blu notte - Misteri italiani 0.50 RUBRICA Appuntamento al cinema

20.57 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 21.00 NOTIZIARIO News lunghe da 24 21.27 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 21.30 RUBRICA Meridiana - Scienza 1 21.57 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 22.00 ATTUALITÀ Inchiesta 3 (Interni) (REPLICA) 22.30 NOTIZIARIO News lunghe da 24 22.57 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 23.00 RUBRICA Consumi e consumi 23.27 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 23.30 RUBRICA Tempi supplementari 23.57 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 0.00 NOTIZIARIO News lunghe da 24 0.27 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo

/ Bad boys

Italia 1 21,10

11.25 TELEFILM Una mamma per amica 12.25 NOTIZIARIO Studio Aperto - Meteo Studio Sport 13.40 PRIMA TV CARTONI ANIMATI Detective Conan 14.10 CARTONI ANIMATI I Simpson 15.00 TELEFILM How I Met Your Mother 15.30 TELEFILM Gossip Girl 16.20 TELEFILM The O.C. 17.10 TELEFILM Hannah Montana 18.05 SIT COM Love Bugs 18.30 NOTIZ. Studio Aperto - Meteo- Studio Sport 19.25 TELEFILM C.S.I. Miami 20.20 TELEFILM Standoff 21.10 FILM Bad boys. Con Will Smith, Martin Lawrence 23.30 FILM Blade 1.50 RUBRICA SPORTIVA Poker1mania

11.20 TALK SHOW Benessere 11.30 NOTIZIARIO TG4 Meteo - Vie d’Italia notizie sul traffico 12.00 TELEFILM Wolff Un poliziotto a Berlino 13.00 TELEFILM Distretto di Polizia 3 13.50 REAL TV Il tribunale di Forum - Anteprima 14.05 REAL TV Sessione pomeridiana: il tribunale di Forum 15.35 SOAP OPERA Sentieri 16.05 FILM Il presidente del Borgorosso Football Club 18.55 NOTIZIARIO TG4 Meteo 19.35 SOAP OPERA Tempesta d’amore 20.30 TELEFILM Renegade 21.10 DOCUMENTARIO Lo spettacolo della natura. Ultima Puntata 23.20 FILM Mutande pazze 1.15 NOTIZIARIO TG4

11.25 TELEFILM Chiamata d’emergenza 12.30 TELEFILM Da un giorno all’altro 13.30 NOTIZIARIO TG La7 13.55 FILM Safari Express. Con Giuliano Gemma, Ursula Andress. 16.05 DOCUMENTARIO La7 Doc 17.00 TELEFILM L’ispettore Barnaby 19.00 REAL TV Cuochi e fiamme (REPLICA) 20.00 NOTIZIARIO TG La7 20.30 ATTUALITÀ In Onda. Condotto da Luisella Costamagna e Luca Telese 21.10 FILM Il club delle prime mogli. Con Bette Midler, Goldie Hawn, Diane Keaton. 23.25 NOTIZIARIO TG La7 23.35 FILM Jefferson in Paris. Con Nick Nolte, Greta Scacchi 2.05 DOCUMENTI La7 Colors

PROGRAMMIDA NON PERDERE

TRAME DEI FILM

Michael Bay, esperto in pellicole d’azione (“The Rock”,“Armageddon”) firma una sorta di “Arma letale” in versione moderna. Protagonisti sono Marcus Burnett (Martin Lawrence) e Mike Lowrey (Will Smith), due poliziotti di Miami. Fanno squadra da tempo, ma non potrebbero essere più diversi. Burnett, infatti, è un padre di famiglia con moglie e tre figli a carico, Lowrey, belloccio e muscoloso, è un impenitente donnaiolo.

11.00 REAL TV Forum 13.00 NOTIZIARIO TG5 - Meteo 5 13.40 SOAP OPERA Beautiful 14.40 FILM Sposa mia moglie. Con Heikko Deutschmann, Saskia Vester. 16.20 TELEFILM Il Mammo 16.50 FILM Il matrimonio del mio ex fidanzato. Con Susan Anbeh, Tim Bergmann. 18.50 GIOCO La Stangata 20.00 NOTIZIARIO TG5 Meteo 5 20.40 VARIETÀ Paperissima Sprint 21.20 FICTION O’ Professore. Con Sergio Castellitto, Luisa Ranieri. 23.30 NOTIZIARIO TG5 Numeri in chiaro .0.00 PRIMA TV MEDIASET MINISERIE La profezia d’Avignone 1.45 NOTIZIARIO TG5 Notte - Meteo 5 Notte

/ Virginia, la monaca di Monza

Lo spettacolo della natura

Blu notte - Misteri italiani

Resa famosa dai “Promessi Sposi”di Alessandro Manzoni, la Monaca di Monza è una delle figure più affascinanti della letteratura europea. Ad interpretare la protagonista, l’aristocratica Virginia Maria de Leyva, costretta dal padre ad entrare in convento pur di non disgregare l’immenso patrimonio, è Giovanna Mezzogiorno (nella foto). Accanto a lei, per questa coproduzione italo-catalana, Toni Bertorelli nel ruolo di Don Martino.

“Un viaggio da Polo a Polo; il mondo degli abissi; rettili e anfibi”. Al centro della sesta e ultima puntata verranno documentati, in un viaggio da Polo a Polo, le grandi differenze che contraddistinguono Artide e Antardide. Due mondi tanto diversi, ma quasi sempre superficialmente considerati identici dall’immaginario collettivo. A seguire sarà la volta di rettili e anfibi.

“Il naufragio fantasma”. Nella notte tra il 25 e il 26 dicembre del 1996, nel canale di Sicilia di fronte a Portopalo, affonda una barca carica di immigrati clandestini. Muoiono quasi 300 uomini provenienti da paesi poveri o in guerra: Pakistan, India, Sri Lanka. È la più grande tragedia del Mediterraneo dell’ultimo mezzo secolo. Per i media, salvo poche eccezioni, è come se quei 300 uomini fossero protagonisti di un naufragio fantasma.

Rai 1 21,10

/ Il club delle prime mogli Brenda, Elise e Annie erano compagne di stanza ai tempi del college e facevano grandi progetti per il futuro. Si sono poi perse di vista. Quando si ritrovano al funerale di una loro quarta amica suicidatasi, si accorgono di avere avuto successo, perchè sono tutte benestanti, ma di essere anche accomunate dal fatto di essere state abbandonate dai rispettivi mariti a favore di ragazze più giovani e attraenti.

La 7 21,10

Rete 4 21,10

Terra delle meraviglie Sarà dedicata alla regione Campania la terza puntata di “Terra delle meraviglie”, condotta da Federica Peluffo. I personaggi, che in questa puntata racconteranno la propria regione, saranno il conduttore Gianni Milano che parlerà delle bellezze di Procida, Sal da Vinci che parlerà invece dell'isola di Ischia, mentre Biagio Izzo racconterà la sua Napoli. Antonio Zequila verrà intervistato a Vietri sul Mare.

Rai 2 23,40

Rai 3 23,50


Venerdì 19 agosto 2011

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SECONDO TEMPO

MONDO

WEB

LA CLASSIFICA DI YOUTUBE

Per i calciofili niente ferie cco la classifica dei video Estapiù visti su You Tube quesettimana. 1) Italia - Spagna 2-1 @ Bari - Highlights La vittoria degli azzurri di Cesare Prandelli contro la Spagna campione del mondo e d’Europa è il video più visto nella settimana a cavallo di Ferragosto (176.805 visualizzazioni). 2) Amichevole RCD Mallorca-Napoli 0-1 13/08/11 Quando gioca il Napoli, i tifosi partenopei sistematicamente invadono YouTube. Secondo posto in classifica per il filmato della vittoria degli uomini di Mazzarri nell’amichevole con il Maiorca. (104.277 visualizzazioni). 3) Gol di Zuniga in Napoli-Maiorca - 13-08-11 A conferma di quanto appena detto, sul terzo gradino del podio i tredici secondi del gol del terzino colombiano Zuniga che ha permesso al Napoli di vincere in Spagna (103.490 visualizzazioni).

SCF=Cinema Family SCC=Cinema Comedy SCM=Cinema Max

18.10 Topolino e i cattivi SCF Disney 18.50 Nuovo cinema SCP Paradiso 19.20 Il mio amico vampiro SCF 19.20 Snatch - Lo strappo SCH 19.20 Il mostro degli abissi SCM 19.25 Ho visto le stelle! SCC 19.30 Cool Dog SC1 21.00 Alice in Wonderland SCF 21.00 Ubriaco d’amore SCP 21.00 The Hole SCM 21.00 La dura verità SCC 21.10 2012 SCH 21.10 Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo: SC1 Il ladro di fulmini 22.40 Drugstore Cowboy SCP 22.40 Nel continente nero SCC 22.45 Trappola in fondo al mare 2 Il tesoro degli abissi SCM 22.55 Senti chi parla 2 SCF 23.15 The Lost Future SC1 23.50 Star System SCH

SP1=Sport 1 SP2=Sport 2 SP3=Sport 3

17.00 Tennis, ATP World Tour Masters 1000 2011 Cincinnati: quarti di finale (Diretta) SP2 19.00 Wrestling WWE NXT Episodio 8 SP3 20.00 Wrestling WWE Superstars Episodio 8 SP3 20.30 Calcio, Bundesliga 2011/2012 3a giornata Borussia Mönchengladbach - Wolfsburg (Diretta) SP1 21.00 Wrestling WWE Domestic Smackdown Episodio 8 SP3 23.00 Tennis, ATP World Tour Masters 1000 2011 Cincinnati: quarti di finale (Replica) SP3 23.30 Ultimate Fighting Championship Show Episodio 2 SP2 0.15 Calcio, Bundesliga 2011/2012 3a giornata Borussia Mönchengladbach - Wolfsburg (Replica) SP1 1.00 Rugby, Test match 2011 Galles - Inghilterra (Sintesi) SP3 1.00 Tennis, ATP World Tour Masters 1000 2011 Cincinnati: quarti di finale (Diretta) SP2

RADIO A “Radio3Mondo”audioreportage dal Nagorno Karabakh A Radio3Mondo oggi, alle 11.30, sarà protagonista Nagorno Karabakh e la guerra dimenticata. Si tratta di un lenzuolo di terra tra l’Armenia e l‘Azerbaijan. Letteralmente il suo nome significa “Giardino nero di montagna”e viene considerato dalle Nazioni Unite come uno “Stato sospeso”. Non ancora indipendente e conteso tra l’Armenia e l’Azerbaijan, il Nagorno Karabakh, a 17 anni dal cessate il fuoco e dall’inizio della tregua armata, vede ancora la pace come un miraggio lontano Radio3Mondo ha fatto un viaggio attraverso il Giardino nero di montagna per conoscere i suoi luoghi, martoriati dalla guerra “invisibile”e la sua gente, per scoprire che anche i sacerdoti hanno imbracciato il fucile al fronte per combattere, mentre i bambini hanno imparato a giocare partite di calcio di 18 minuti, sapendo che i nemici hanno a disposizione venti minuti per ricaricare una granata. L’audioreportage porta la firma di Anna Mazzone.

Radio 3 11,30

Continua il botta e risposta via Facebook tra Vasco Rossi e il governo sulle nostre politiche anti droga rispetto a quelle Usa. Secondo il capo dipartimento Giovanni Serpelloni “l’unica differenza che rende di Pierluigi G. Cardone ancora distante i due Paesi è che da noi l’uso personale non costituisce reato mentre negli Stati Uniti il semplice possesso comporta l’arresto e la condanna a severe pene detentive”. Vasco, a questo punto, ha pubblicato un è VITA VIRTUALE DOLORE REALE altro post nella sua bacheca Facebook, ANIMALI IN PERICOLO SU SECOND LIFE ricordando sia a Giovanardi che a La causa tra i produttori di animaletti virtuali Serpelloni che “nello stato della su Second Life rischia di minare le basi stesse California esiste una legge che consente dell’ecosistema virtuale. Secondo Ozimals a chiunque (per depressione o disturbi Inc, infatti, la Amaretto Ranch Breedables vari), di farsi prescrivere da un medico LLC avrebbe copiato il suo software di l’uso della marjuana”. coniglietti virtuali per realizzare cavalli altrettanti virtuali. E siccome le due società sono le uniche a produrre anche cibo virtuale per i loro animaletti, questi ultimi rischiano di morire di fame, per la disperazione di migliaia di avatar. Succede anche questo nel mondo parallelo!

Commenti all’articolo “P3, spunta un altro pagamento firmato Berlusconi” di Rita Di Giovacchino su IlFattoQuotidiano.it è SE SI vuol capire qualcosa nella vita del signor B. faremmo prima a parlare delle due o tre cose oneste che ha fatto. Io su quelle disoneste, non riesco più a capirci un bel nulla…. Massimo011 è NON È possibile! più si scava e più riemergono scheletri, sono certa che 100 persone messe assieme non sarebbero state in grado di superarlo. Altro che farsi “sanguinare il cuore”, tutta ‘sta brava gente onesta che popola l’Italia dov’è finita? sarabanda è GLI AMICI degli amici… e questi mafiosi stanno ancora al governo e decidono per noi. freddo

La partita Italia-Spagna su YouTube, la home page di Second Life, il logo di Sina Weibo e quello di Symantec, proprietario del Norton (

LO SPORT

I FILM SC1= Cinema 1 SCH=Cinema Hits SCP=Cinema Passion

4) Donne nude a Lloret de mar! - iPantellas feat. Scuolazoo Dissacrante video delle avventure di due amici italiani in vacanza estiva. Da vedere. (96.836 visualizzazioni). 5) Man City-Swansea City 4-0 Full Highlights Se anche una partita del campionato inglese entra nella top ten dei video più visti, allora vuol dire che i calciofili non vanno davvero mai in ferie. (78.080 visualizzazioni). 6) Italia - Spagna: Aquilani Gol (2-1) - 10/08/2011 Il video del gol-vittoria dell’ex centrocampista di Roma e Juve è stato visto da 77.323 persone. 7) Trend Smalti magnetici La nuova tendenza degli smalti magnetici entra in graduatoria per la gioia delle teenager (74.767 visualizzazioni). 8) *Chiuso* Giveaway parigino!! Cosmetici e bellezza iniziano a spopolare su YouTube. (68.810 visualizzazioni).

è IL DIARIO “SOCIAL” DI VASCO IL GOVERNO RISPONDE, BLASCO RILANCIA

feedbac$ k

CINA, L’ALLIEVO SUPERA IL MAESTRO I TWITTER ASIATICI CONTRO LA CENSURA

Duecento milioni di utenti, oltre 140 sul solo Sina Weibo: numeri che significano una nuova epoca. Il fenomeno del microblogging in Cina, infatti, sta assumendo contorni imponenti e, dato ancor più importante, sta contribuendo a mettere in difficoltà la pressante censura del governo di Pechino sulle comunicazioni. Esempio lampante quanto avvenuto a fine luglio, quando due treni ad alta velocità si scontrarono, provocando morti e feriti. Mentre i vertici dello Stato, tramite i canali della comunicazione ufficiale, incensavano l’operato dei soccorritori (indicando nella tecnologia straniera le cause di un incidente che poteva essere evitato), i feriti comunicavano l’accaduto tramite i tweet, con lo staff del social network – a quanto riferito da LaStampa.it – capace di aprire subito una pagina in cui far convogliare le richieste di sangue, le generalità e il numero dei feriti. Altri utenti, nel frattempo, mettevano in seria discussione la ricostruzione della sciagura ferroviaria fornita dal governo: insomma, un modo di aggirare la censura. Quello dei treni e delle polemiche conseguenti, però, è solo l’ultimo di una lunga serie di esempi della preziosa funzione dei microblog cinesi, con i funzionari di partito che non riescono a capire come far fronte al dilagare del fenomeno. Certo, la censura che arriva dai vertici del partito rimane, specie quando si tratta di è ANDROID, LA DIFESA È NORTON argomenti di NUOVA APP PER LA CREATURA DI GOOGLE carattere Si chiama “Norton Mobile Security politico (in Lite”, ha una versione gratuita e una a questo caso i social pagamento e punta a rendere più sicura è OCCHIO AI SUPERCOOKIES network non l’ultima creatura di Google, ovvero il SONO LEGALI E SPIANO GLI UTENTI riescono a eluderla), sistema di Android: di ciò sono La notizia è riportata dal “The ma la speranza convinti i tecnici della Symantec Wall Street Journal” e non cinese ora è fondata. (colosso proprietario di uno dei depone a favore della sicurezza programmi antivirus più utilizzati del della privacy degli utenti: a quanto pianeta), che hanno immesso pare, infatti, starebbero gratuitamente sul mercato specifico del circolando in Rete (e utilizzati da importanti portali sistema del colosso di Mountain View come Msn) alcuni supercookies di ultima questa applicazione che tiene sotto generazione impossibili da individuare che, controllo le altre applicazioni scaricate, monitorando la cronologia del traffico Web degli compresi i relativi aggiornamenti del utenti, sarebbero in grado di ricreare il profilo degli sistema. internauti anche dopo l’eliminazione dei normali Questo per quanto riguarda la versione cookie e di tutte le tracce della precedente base, che è totalmente gratuita. Per navigazione. avere la versione completa, invece, si La vera notizia, però, è che questi supercookies non dovranno spendere 36 euro annui, cifra violerebbero nessuna normativa vigente in materia: che consente di avere a disposizione sono tutti perfettamente legali. tutta una serie di importanti funzioni (localizzazione, blocco della Sim, ecc...) attivabili con sms, quindi anche da lontano.

è UN QUALSIASI Pubblico Ministero, di fronte a tante nefandezze passate da Berlusconi, precedenti si dice in gergo, non avrebbe alcuna difficoltà a dichiarare, in conclusione della requisitoria di richiesta di condanna: in un soggetto con naturale predisposizione a delinquere. enzola è GIÀ , magistratura, che fai? Svegliati. C’è tanto lavoro da fare. L’immunità parlamentare? Si cancella. francamariabag è INSOMMA il cavaliere dei suoi soldi ne fa quello che vuole, come padrone poi è stato legittimato dalla massa degli italiani che anche sapendo lo hanno votato lo stesso, piaccia o non piaccia. squirrel è UN DELINQUENTE al potere. bravi italioti nico5 è UN ALTRO processo di cui il nanofrottolo dovrà rispondere quando non sarà più al potere. Il motivo per cui rimane abbarbicato alla poltrona ed alla politica è sempre più chiaro, fermare i suoi processi attuali e futuri, e approvare leggi che lo rendano un impunito, con accordi sottobanco di qualche politicastro dell’opposizione disposto a tutto. Indi è FINO ad oggi sembra che sul palcoscenico della vita del nano si siano esibiti solo guitti, saltimbanchi, pagliacci; sembra che non abbia mai stretto la mano di un onestuomo, che il suo mondo sia popolato solo da lestofanti e da intrallazzatori: un curriculum esemplare per un premier, per essere i più furbi, i migliori, se non l’avessimo avuto a portata di mano, avremmo dovuto inventarlo. tar tufi è SILVIOMAT Berlusconifico, colui che senza i soldi varrebbe come 1 kg di neve al polo nord. semprecontro


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Venerdì 19 agosto 2011

SECONDO TEMPO

PIAZZA GRANDE Non chiamateli Papaboys di Marco Politi

ezzo milione di giovani è già arrivato a Madrid, forse per la grande messa di domenica con Benedetto XVI arriveranno a sfiorare il milione. È il miracolo, che sempre si rinnova da quando nel 1986 papa Wojtyla promosse le Giornate mondiali della gioventù. Ogni tre anni, da un continente all’altro, si ritrovano entusiasti, effervescenti, vitali e curiosi. Si sentono “in cammino” per essere cristiani veri. Cercano speranza.

M

RATZINGER, all’inizio, era piuttosto scettico nei confronti del fenomeno Gmg. Poi si è ricreduto. Ha capito che il mondo giovanile per manifestare la sua ricerca di fede ha bisogno dell’ “evento”, della festa, dello stare insieme sotto il segno dell’emozione, riunendosi attorno al simbolo del cattolicesimo: il pontefice. E allora il papa-intellettuale si è lasciato in certo senso contagiare e dal suo primo mega-raduno a Colonia nel 2005 ha seguito convinto le itineranti Giornate. Sidney nel 2008 e adesso Madrid. Ieri, atterrando, ha usato parole poetiche per dire che molti giovani si sono messi in movimento perché toccati dal “lieve sussurro” della voce di Dio. Ma per evitare di alimentare un cristianesimo disincarnato il Papa ha anche parlato dell’Europa che deve creare lavoro per le nuove generazioni. “In questa crisi economica come anche nella precedente – ha detto – si vede cosa accade, quando un’economia solo mercantile ha dimenticato l’etica”. I giovani, ha soggiunto, “guardano con preoccupazione al futuro di fronte alla difficoltà di trovare un lavoro degno”. La cifra che ha scelto Ratzinger per queste giornate è l’esortazione a “non nascondere la propria identità cristiana, in rispettosa convivenza con altre legittime opzioni ed esigendo il dovuto rispetto per le proprie”. Madrid è blindata. Gli indignados, che protestano contro le alte spese pubbliche per finanziare la visita papale, hanno continuato mercoledì fino a tardi le loro manifestazioni. Pro-papa e anti-papa si sono a volte sfiorati nelle vie della città. Paradossalmente non è raro che nei propri Paesi i giovani delle Gmg siano tra le file dei protestatari per cause comunitarie o – come è accaduto in Italia – accorrano ai referendum per bloccare il nucleare, difendere la gestione pubblica dell’acqua, bocciare scandalose leggi ad personam. MESCOLARSI alla folla dei giovani delle Giornate è un’avventura che una volta va sperimentata. Perché non hanno niente di beghino, non corrispondono nemmeno all’etichetta banalizzante di “papaboys”, di cui peraltro si è impadronito arbitrariamente in Italia un gruppo che manda in giro comunicati rappresentando solo se stesso. No, non è fatta di “bambini papalini” la gioventù che arriva alle Giornate. È’ uno spaccato di carne viva di una generazione (o di una fascia di generazione), che cerca solidarietà, fraternità, autenticità di valori e il difficile dialogo con quel soggetto misterioso chiamato Dio. Sono “pellegrini”, che non vogliono essere “naufraghi” nel materialismo

Il milione di ragazzi atteso per domenica a Madrid è lo spaccato di una generazione che cerca solidarietà, fraternità, autenticità di valori e il dialogo con quel soggetto misterioso chiamato Dio

tefice, Alessandro considera le Giornate un percorso spirituale di crescita, Cosimo si attende un’esperienza “inebriante”, Federica spera in conferme, ma non teme “nuovi dubbi”. LA FESTA, i tre giorni di catechesi predicate da vescovi e cardinali di tutto il mondo, gli incontri con il pontefice, non possono però velare la crisi che la Chiesa cattolica (insieme alle altre Chiese tradizionali cristiane) sta attraversando. Quando nel 2006 Benedetto XVI venne a Valencia, la stampa riportò un sondaggio da cui risultava che metà della gioventù spagnola non credeva in Dio. Zapatero non c’entra con fenomeni di così vasta portata. Dovesse anche vincere il centro-destra alle prossime elezioni spagnole, il panorama non cambierebbe di molto. C’è un aspetto delle Giornate mondiali della gioventù su cui la gerarchia ecclesiastica non sembra volere riflettere. I ragazzi

non possono essere soltanto visti come fondale plaudente dei “pastori”. Le folle di ragazzi, mentre crescono, esprimono una richiesta di forte rimodellamento della Chiesa attuale. Ma nessuno li interpella mai. Nessuno nei palazzi ecclesiastici li chiama mai a manifestare il loro parere e il loro giudizio sui problemi che toccano il rapporto tra Chiesa e società: la vita, la morte, le relazioni, la scienza. Nessuno vuole mai ascoltarli su come loro vorrebbero vedere la Chiesa nel terzo millennio. Vescovi, cardinali e papi li considerano come persone da “orientare”. È vero, questi giovani cresciuti nella società senza padre chiedono indicazioni, ma sono anche i fedeli di domani e si accorgono che i loro fratelli delle Giornate degli anni Novanta non hanno trovato spazio in Santa Romana Chiesa per dire la loro. Alla stagione della festa subentrerà negli anni la fase della privatizzazione della fede.

La locandina di “Blade Runner”. Sotto, Maurizio Sacconi (FOTO ANSA)

spicciolo che si riscontra nel trend attuale, secondo la metafora del cardinale Bagnasco. LE TESTIMONIANZE in diretta, riportate da Avvenire, riflettono un approccio assolutamente non dogmatico. Chiara, 23 anni di Roma, confessa di non avere chiarezza sul futuro e la sua vita. Cerca un’“esperienza di fede e comunità”. Alessio, 22 anni di Genova, è spinto dalla “curiosità, vorrei vivere un’esperienza unica”. Francesco, 20 anni di Barletta, si chiede cosa significa concretamente essere cristiani. Francesca, 19 anni di Firenze, non è partita “molto convinta, incontrare il Papa non era la mia priorità”, ma è pronta a scoprire qualcosa di nuovo nell’ascolto della messa. Letizia cerca il silenzio interiore, Benedetto si aspetta molto dal suo omonimo pon-

GIUSTAMENTE

É

di Bruno Tinti

IL RISCHIO NE CE SSARIO C

i sono film in cui non c’è spazio per le sfumature: i buoni sono buoni e i cattivi cattivi; per esempio quelli dove c’è un serial killer perverso e violento, che alla fine viene ammazzato con grande sollievo di tutti. Poi ce ne sono altri dove parteggiare è più difficile: vi ricordate “Blade Runner”? Roy Batty è un assassino fascinoso e tormentato; quella sua frase, “dammi più vita, padre”, ti torna in mente durante lo scontro finale con Rick Dekard; e, quando muore, non sei contento. In ogni reato, anche il più odioso, c’è una considerevole probabilità di imbattersi in qualche storia che non giustifica, ma spiega. In questi casi non c’è solidarietà ma un po’ di pietà sì. Come se quell’assassino, quel rapinatore, perfino quel bancarottiere avrebbe potuto essere diverso: se non fosse successo quello, se non gli avessero fatto quell’altro… Poi, naturalmente, molte volte, si tratta proprio di un fiero delinquente, di quelli da sbattere in galera e buttare via la chiave. Però la possibilità di una spiegazione, di un’attenuante, perfino di una giustificazione c’è; e induce alla cautela. Tradotto in termini giuridici, questa è la ragione del processo. Siccome tutto non si riduce a Tizio ammazzato da Caio, i paesi civili stanno attenti a non cacciarsi in situazioni che possono trasformare una sentenza in un’ingiustizia. Per questo ci sono i vari gradi di giudizio, per questo, soprattutto, ci sono leggi che disciplinano la carcerazione preventiva. E dunque, prima del processo, uno può essere messo in prigione solo per 3 motivi: se c’è pericolo che scappi, se inquina le prove, se c’è una forte probabilità che commetta altri reati. Questa cosa alle vittime del reato proprio non piace: quello ha ammazzato nostro figlio, perché non è in prigione? Perché solo 6, 10, 15, 20 anni? Bisognava dargli l’ergastolo! Ed è ovvio che, dal loro punto di vista, hanno ragione. Ma come si può definire questo punto di vista? Vendetta, ecco come. Un sentimento che, agli inizi del tempo, era un’istituzione: la legge del taglione, si chiamava. Poi sono stati inventati i giudici: per capire e dare a ciascuno il suo. Dammi più vita, padre; è diverso dal farabutto che trascina la vecchietta sull’asfalto per rubarle la borsa. Solo che, quando si cerca di capire, può capitare di prendere decisioni che, a chi non ha capito, a chi non vuole capire, a chi è disperato e basta, sembrano assurde. E può capitare anche di sbagliare. Ma deve funzionare così, perché l’alternativa non è giusta, non è civile, è incompatibile con il vivere tutti insieme, disciplinati dalla legge. Certo, la legge deve funzionare. Se ci si mettono anni per fare i processi, se arrivano amnistie, prescrizioni, abolizione delle intercettazioni, processi lunghi o brevi, la vendetta guadagna consensi. Se la Giustizia non c’è, me la faccio da solo; la frase terribile che è il simbolo della morte dello Stato. Alla fine, la risposta al desiderio di vendetta, non sta nell’inasprimento delle pene. Sta in un processo penale costruito per accertare la verità; e per infliggere pene che siano severe ma eque, e che siano scontate fino all’ultimo giorno. Chiunque sa che in Italia avviene il contrario.

Lavoro, una manovra da Far West di Domenico d’Amati*

destinata ad avere immediati e concreti effetti. Nel suo complesso, comunque, il meccanismo varato con la ella manovra d’agosto, la parte dedicata alla di- manovra d’agosto è un pasticcio normativo carattesciplina del rapporto di lavoro (articolo 8 “so- rizzato da un’evidente incostituzionalità, che il Quistegno alla contrattazione collettiva di prossi- rinale avrebbe dovuto rilevare. mità”) ha come stella polare l’interesse del ce- La nuova normativa prevede che buona parte del noto imprenditoriale più retrivo, quello che persegue il stro diritto del lavoro possa essere riscritta mediante profitto esclusivamente attraverso lo sfruttamento “specifiche intese” di portata territoriale o aziendale del fattore lavoro, anziché investire nella ricerca, nel- sottoscritte o dalle associazioni del lavoratori compal’innovazione e nell’ampliamento dei mercati. Un ce- rativamente più rappresentative sul piano nazionale o to che negli ultimi anni, a giudicare dal miserabile anche dalle “rappresentanze sindacali operanti in tasso di sviluppo della nostra economia, ha avuto la azienda”. Una prima osservazione: tra le parti abilitate prevalenza e al cui servizio, secondo il governo, do- alla sottoscrizione di questi accordi non vengono vrebbero porsi le organizzazioni sindacali dei lavo- nemmeno menzionate le organizzazioni imprenditoratori per demolire il sistema di garanzie e di tutele riali. Ciò conferma che, secondo il decreto, il confronto dovrà svolgersi radicato nella nostra Coessenzialmente a listituzione. vello aziendale, fra Nel pasticcio l’imprenditore e NELL’ARTICOLO 8 imprecisate rapsi distinguono due parti: normativo presentanze dei lala prima, più ampia, di voratori. Un concarattere generale, dedi- escogitato fronto impari, nel cata al meccanismo delle dal governo si quale si sa chi pre“specifiche intese” che varrà. dovrebbero introdurre distingue un In questa sede dole innovazioni volute dal vrebbero essere governo e l’altra, di po- unico scopo: concordate, azienda per azienda, norme relache righe, diretta a blintive tra l’altro agli impianti audiovisivi, alle mandare i contratti collettivi blindare i contratti sioni del lavoratore, ai contratti a termine, alaziendali ottenuti da collettivi aziendali, l’orario di lavoro, alle collaborazioni coordinaMarchionne prima del te e continuative, alla trasformazione e conver28 giugno scorso. La pri- sulla falsariga di sione dei contratti di lavoro e dulcis in fundo, ma parte ha tutta l’aria di alle “conseguenze del recesso del rapporto di essere un contorno di- quello ottenuto da lavoro”. Poiché si tratta di materie già discipliretto a rendere più digenate dalla legge, con ogni evidenza il governo ribile la seconda, quella Marchionne

N

intende attribuire alle “specifiche intese” il potere di derogare, anche in peggio, alle garanzie volute dal legislatore. Ne consegue, ad esempio, che il lavoratore ingiustamente licenziato avrà diritto a una indennità di sei mesi nell’azienda A, di dodici mesi nell’azienda B e alla reintegrazione nell’azienda C ove in ipotesi non sia stata raggiunta alcuna intesa. Un vero e proprio Far West normativo che fa a pugni con il principio di eguaglianza affermato dall’articolo 3 della nostra Costituzione. Un’abdicazione alla funzione di tutela del lavoro che l’articolo 35 della Costituzione affida alla Repubblica. A nulla giova la previsione, nel decreto legge, che le “specifiche intese” debbano essere “finalizzate alla maggiore occupazione, alla qualità dei contratti di lavoro, all’emersione del lavoro irregolare, agli incrementi di competitività e di salario, alla gestione delle crisi aziendali e occupazionali, agli investimenti e alle nuove attività”. SI TRATTA con ogni evidenza di una formula sacramentale destinata a essere utilizzata per coprire i più disinvolti pateracchi. L’unico a poter contrastare questo andazzo sarà il giudice del lavoro che il decreto legge carica di nuovi oneri senza prevedere l’indispensabile potenziamento delle strutture del sistema giudiziario. Un’ultima riflessione. Il fatto che la Corte Costituzionale possa essere chiamata presto a pronunciarsi su questo tentativo di demolizione delle più elementari garanzie dei lavoratori e che il suo giudizio di incostituzionalità sia ampiamente prevedibile, non deve indurre all’attendismo. È necessario che fin dal primo momento le forze politiche di opposizione e le organizzazioni sindacali si impegnino rigorosamente per respingere la manovra. * Avvocato e presidente del comitato giuridico di Articolo 21


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SECONDO TEMPO

BOX

MAIL Forum e le nostre coscienze Chiusa in casa per sfuggire all’afa agostana, ieri pomeriggio mi è capitato di assistere aduna puntata di “Forum” su Rete4. Poco avvezza a guardare programmi del genere, confesso che non mi era mai capitato di assistere a un tentativo così palese di manipolazione delle coscienze. Il caso: Cristiano lavora presso la macelleria di Bruno; mentre sta consegnando la carne ai clienti, il furgone frigorifero va in panne. Bruno gli chiede di effettuare le consegne restanti (circa 1 quintale di carne) con la sua auto: al rifiuto di Cristiano (dettato soprattutto da motivi di carattere igienico facilmente intuibili), Bruno lo licenzia in tronco. Cristiano è a “Forum” per chiedere il risarcimento del danno subito. Il giudice accoglie la domanda di Cristiano. Il caso è piuttosto banale e di soluzione facilmente intuibile, senza bisogno di essere laureati in legge. Quello che mi ha lasciato senza parole sono stati i commenti della conduttrice Rita Dalla Chiesa, dei “valletti” che l’accompagnano e del pubblico in sala. Qualche esempio: “Cristiano è un ragazzo arrogante, che non ha veramente bisogno di lavorare, altrimenti avrebbe accettato queste e altre condizioni dettate dal datore di lavoro!!!”. All’affermazione del ragazzo: “Per 1.000 Euro al mese lavoravo dalle 7 del mattino alle 11 di sera”, la bionda conduttrice risponde: “Pensi a quanta gente attacca a lavorare alle 5!!! E poi, oggi chi si limita a lavorare 8 ore al giorno? Chi ha bisogno veramente di lavorare non ha limiti di orario”. “In Italia ci sono così tanti precari perché i dipendenti hanno troppe pretese!!!”. E via di questo passo per una ventina di minuti buoni: meno male è intervenuta la pubblicità a interrompere questa filippica contro i diritti dei lavoratori. Riflettendo sulla trasmissione che ho descritto, mi sono posta le seguenti domande, che vi giro: 1. Quante ore al giorno lavora la sig.ra Dalla Chiesa e a quanto ammonta il suo stipendio? 2. Credo di aver visto la replica di una puntata già trasmessa e mi piacerebbe sapere quando è andata in onda “l’originale”: forse nel periodo in cui Marchionne ha imposto in Fiat il famoso referendum che ha ridotto tanti diritti dei lavoratori conquistati dopo un secolo di battaglie sindacali? 3. A Rete4 credono davvero di poter convincere la gente che il problema del precariato e della disoccupazione si risolveranno con la cancellazione dei diritti dei lavoratori? Personalmente mi hanno fatto solo indignare; spero di essere in buona compagnia. Serena Baglioni

Politica al servizio di furbi e disonesti Incredibilmente la proposta di un nuovo scudo fiscale, ovvero un condono per i soldi trafugati all’estero, è stata già avanzata. Mi sembra che alcuni esponenti politici non abbiano capito la gravità

A DOMANDA RISPONDO AMNISTIA SÌ O NO?

Furio Colombo

7 C

aro Colombo, amnistia sì, amnistia no. Tu? Daria

IO HO DATO la mia adesione alla

lunga marcia di Marco Pannella attraverso la foresta dell’illegalità italiana, dunque, anche in questo caso, non dovrebbero esserci dubbi. Ma questo caso è una sorta di rappresentazione in grande di tutto ciò che affligge e tormenta l’Italia, la degrada e la umilia. La ragione è questa. A differenza di altri gravissimi problemi, questo si può risolvere prima e non dopo il convegno e la tavola rotonda e la raffica di editoriali. E non perché l’amnistia sia una decisione che si può prendere con facilità e alla leggera, ma perché è la sola decisione possibile . Ricapitoliamo. Le carceri italiane sono molto al di sopra del livello di rischio. Sei persone in una cella sono una tortura che si protrae per tempi infiniti, perché è infinito il tempo di chi vive in quelle condizioni anche se sta scontando una pena breve. Si può non sapere che la vita nelle carceri italiane, affollate fino al doppio degli spazi umanamente disponibili, è un incubo che porta alla malattia, alla follia, al suicidio, tutte pene estranee al diritto italiano e alla vita democratica. Ma una volta informati e documentati da un lavoro senza sosta dei Radicali, che non si ferma (anzi si intensifica) a Ferragosto e a Natale, una volta che anche esponenti degli altri partiti, destra inclusa, hanno trovato la strada, una cosa è certa, perché l’hai vista e constatata di persona: è obbligo morale e politico, ma anche precauzione essenziale, agire subito. Vediamo

le soluzioni di cui si discute con più frequenza, a volte, ma non sempre, in buona fede. Primo, depenalizzare alcuni reati. È una buona idea che certo va affrontata nel Paese della prigione sempre e subito (salvo che per certi deputati e certi senatori). Ma è ovvio che dal momento in cui si comincia a discuterne nelle Commissioni, al dibattito in aula, passa del tempo e può essere molto tempo. Secondo, costruire nuove carceri. Ottimo. Mettiamo che qualcuno stia disegnando i progetti adesso e che quei progetti siano pronti per il ministero della Giustizia in settembre. Persino in un Paese efficiente passano anni prima di disporre del primo edificio nuovo e agibile. Nel nostro Paese vi sembra ottimismo eccessivo dire 5 anni, o pessimismo disfattista affermare: non meno di dieci? In un caso e nell’altro, intanto si muore. Sarebbe come discutere sulle macerie di un terremoto i piani di ricostruzione prima di estrarre gli scampati al disastro. Nel disastro delle carceri gli scampati aspettano, e i giorni in sei persone in una cella e con una sola ora d’aria al giorno sono infiniti e invivibili. È vero che c’è molto da discutere su pregi e difetti dell’amnistia. Ma bisognava mettersi in condizioni di poterlo fare senza violare le più elementari leggi di umanità. Tempo scaduto. Il digiuno di Pannella e delle migliaia di persone che si sono associate a lui stanno lanciando un segnale d’allarme che sarebbe colpa grave non cogliere. Amnistia subito. Il convegno lo faremo dopo. Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano 00193 Roma, via Valadier n. 42 lettere@ilfattoquotidiano.it

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pito è stato l’atteggiamento degli altri avventori italianissimi che, a parte due ragazze che ho visto perplesse e seccate ma in finale anche loro hanno ceduto senza protestare, come fosse la cosa più naturale del mondo, hanno pagato senza battere ciglio. Si fanno blitz per le prostitute, per i piccoli spacciatori, per gli ubriaconi... ma non sarebbe possibile un sabato sera e saltuariamente che la Guardia di Finanza lo facesse anche per questi ristoranti cinesi? Multando gli avventori che escono senza ricevuta e supermultando i medesimi ristoratori oltre a scoraggiare l’evasione fiscale si incamererebbero dei soldi molto utili e dando risalto sui giornali si potrebbe combattere la superficialità e l’indifferenza della gente. Roberto Sicilia

Diritto di Replica della situazione che stiamo attraversando. Proporre nuovi condoni per gli evasori fiscale è come buttare benzina sul fuoco. Molti giornalisti con serietà e onestà hanno individuato nell’evasione fiscale uno dei problemi che impedisce la ripresa economica del Paese. Continuare a intervenire a favore degli evasori è come incoraggiarli a continuare nel loro modo di fare perché prima o poi ci sarà un condono. Il clima è rovente, e non è il caso di

alimentare altre liti furibonde. La politica non può essere sempre al servizio dei furbi disonesti. Cristiano Martorella

Il centrosinistra che aspetta? Abbiamo vissuto quasi un ventennio più nero di quello fascista sotto ogni profilo, salvo la totale proibizione dei partiti. Siamo arrivati a uno stadio socio-economico-finanziario da terzo mon-

IL FATTO di ieri19 agosto 1936 Fuente Grande, poco fuori Granada, è un luogo di acque sorgive, l’Ainadamar, la fontana delle lacrime cantata dai poeti islamici medioevali. Il luogo, nell’Andalusia profonda, dove gli uomini della Falange franchista assassinarono Federico Garcia Lorca, il più grande dei poeti di Spagna. A un mese dall’ “alzamiento”, il golpe del Generalissimo, Granada brucia e le bande armate falangiste sono alla caccia spietata della “canaglia marxista”. Federico, artista libertario, cantore della millenaria cultura dei gitani andalusi, rivoluzionario della Repubblica, anticlericale e omosessuale, è un “obiettivo goloso”, come diranno con spregio. Per Ruiz Alonso, capo della Falange, “ha fatto più danni con la penna che altri con le armi”. Uno spirito laico da annientare. Minacciato più volte nella sua casa natia di Huerta de San Vicente, lo staneranno dall’amico Miguel Rosales. Arrestato su ordine del governatore civile José Valdés, forse torturato, sarà fucilato all’alba del 19 agosto 1936. Del povero corpo, mai più nessuna traccia. “… se potessi cavarmi gli occhi e divorarli/lo farei per la tua voce d’arancio in lutto/e per la tua poesia che esce come un grido”, scriverà Neruda nella sua ode funebre per Federico. Giovanna Gabrielli

do, i giovani non hanno un futuro, le ditte muoiono come mosche, il Parlamento è pieno di indagati e condannati, il Paese non cresce, la disoccupazione aumenta! Cosa dobbiamo aspettare ancora? Che esploda il Vesuvio? È ora di dire basta e di unirsi con tutto il popolo di centrosinistra che condivida seriamente un programma altrettanto serio. Perché si continua ancora a perdere tempo e a discutere con gente che non ha fatto altro che deteriorare tutto ciò che c’era di deteriorabile in questo Paese. Anche la delinquenza ha cambiato qualità, forte dell’impunità garantita e dell’esempio dai quartieri alti! Basta dunque, uniamoci e andiamo a votare. Non vogliamo la rivoluzione violenta? Non ne siamo capaci? Siamo troppo democratici? Ma allora tiriamo fuori il coraggio e uniamoci per un’Italia nuova, migliore, piena di legalità e con una morale nuova e degna delle lotte dei nostri padri costituenti! Basta! Basta! Basta! Giuseppe Mazzei

C’era un cinese in coma Ieri sera sono andato in un ristorante cinese a Roma. Al momento del conto, mi hanno portato un improbabile foglietto a quadretti con la cifra. Ho fatto una risata e ho chiesto la ricevuta fiscale. Ma quello però che maggiormente mi ha sorpreso e col-

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Leggo su Il Fatto quotidiano di oggi, a pagina 4, che, in quanto figlio del capo dello Stato, farei parte della “casta in tribuna” che non paga “neanche alle partite di calcio”. Ci tengo in proposito a precisare che sono ospite del Coni nella tribuna dello stadio Olimpico, da quando, a partire dal lontano 1999, in quanto esperto di diritto sportivo (le mie pubblicazioni in materia sono facilmente reperibili su Internet), sono stato chiamato a collaborare alla redazione dello Statuto e dei principali atti regolamentari del Coni e, via via nel tempo, al loro adeguamento al mutare della normativa vigente. Anche nel corso di quest’anno ho predisposto le modifiche dello Statuto del Coni e di talune fe-

derazioni sportive, peraltro sempre a titolo gratuito. Nessuna relazione dunque con il ruolo di figlio, che, come sa chiunque mi conosca e frequenti, non “uso” né esibisco. Giulio Napolitano

Condivido i dubbi del Fatto sulla qualifica di “autorità” per tutti i frequentatori delle tribune Autorità e d’Onore degli stadi italiani (non solo dell’Olimpico di Roma). Vorrei però informare i lettori che ci sono dei politici che, per principio, pagano l’abbonamento alla propria squadra. Nel mio caso, lo pago regolarmente da oltre 30 anni, che fossi privato cittadino, sindaco o parlamentare (incluso quest’anno). Francesco Rutelli

Prendiamo atto che il laziale Francesco Rutelli fa parte dei “politici che, per principio, pagano l’abbonamento alla propria squadra”. Ma c’è un motivo perché è finito nell’elenco della casta che va all’Olimpico: in molte foto dei “Cafonal” di Dagospia l’ex sindaco di Roma è comodamente seduto su una poltroncina del Coni, nella tribuna autorità. Si paga anche lì? fd’e

Precisazione Il pezzo uscito ieri a firma Franco Vespignani è tratto dal suo blog realizzato in collaborazione con Eleonora Farneti.

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