Debito pubblico record: 1.901 miliardi. Ognuno di noi ha sulle spalle un fardello di 31.700 euro. Neonati compresi
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€ 1,20 – Arretrati: € 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009
Sabato 13 agosto 2011 – Anno 3 – n° 192 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230
QUESTA È UNA RAPINA Svuotate le casse di comuni e regioni (meno nove miliardi e mezzo) che taglieranno servizi e assistenza ai più deboli. Dipendenti pubblici: tredicesima a rischio e Tfr pagato 2 anni dopo. Nel decreto del governo parziali tagli alla casta. Ma non subito
Così, declino garantito di Stefano Feltri
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caldo l’analisi più lucida l’ha fatta il segretario del Pd, Bersani: “Divisi tra le vostre beghe interne, avete scaricato tutto su chi paga le tasse”. C’è infatti una coerenza nella manovra da 45,5 miliardi approvata ieri dal governo, imposta dall’Europa e dai mercati dopo il flop della prima versione. A pagare sono infatti sempre gli stessi, le Regioni che dovranno tagliare servizi e aumentare le tasse, e i dipendenti pubblici, su cui il governo dimostra un inedito accanimento. Lo Stato non pagherà la liquidazione per due anni e minaccia addirittura il taglio della tredicesima. Almeno adesso Berlusconi lo ammette: ha messo le mani nelle tasche degli italiani. Il problema è che ha scelto il modo peggiore per farlo. Prigionieri dei tabù di una maggioranza incapace di avere una visione d’insieme del Paese, Berlusconi e Tremonti hanno rinunciato a ogni politica economica. Niente patrimoniale, che avrebbe colpito gli evasori cari a Berlusconi, niente intervento drastico sulle pensioni, bocciato dalla Lega, nessun intervento sulla crescita perché richiederebbe uno straccio d’idea che nessuno sembra avere in questa maggioranza. Il duo Berlusconi-Tremonti preferisce invece incidere la carne viva del Paese, con tagli che faranno male a chi è già provato da una crisi che ha scoperto con tre anni di anticipo sul sedicente Nostradamus che occupa il ministero del Tesoro. Risultato di tutto questo: la crescita sarà ancora più bassa del previsto. E l’Italia diventerà l’ennesimo caso di scuola di come tagliando le gambe alla parte del Paese che sostiene l’economia si migliorano forse i conti per qualche mese ma ci si condanna al declino.
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VE LO RICORDATE?
Era l’11 dicembre 2004 a Mestre il “No tax day”. Nella foto: Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi
Udi Massimo Fini BISOGNA DECRESCERE PER SOPRAVVIVERE uello che è suonato in queste settimane è stato il Qmetterà gong del 14° round. Il prossimo sarà l’ultimo e fine al match. Una volta si diceva che il battito d’ali di una farfalla in Giappone poteva provocare una catastrofe nell’emisfero opposto pag. 18 z
(FOTO LAPRESSE)
Contributo di solidarietà: tassa del 5 per cento sopra i 90mila euro di reddito. Da Formigoni (Lombardia) a Rossi (Toscana), i presidenti delle regioni in rivolta: “Misure insopportabili” E le province? Nei prossimi anni, forse, ne spariscono 34 pag. 2 - 3 - 4 - 5 z
IL TRIONFO DEI FURBI x L’economia sommersa sfugge alla stagione dei sacrifici
E GLI EVASORI? SE LA RIDONO C’è una categoria che non viene mai scalfita dai sacrifici: quelli che le tasse non le pagano. E ci costano 120 Faieta pag. 4 z miliardi all’anno
P3 x Verbali sul mercato dei parlamentari
Sica e i ricatti: “Ecco perché Berlusconi aveva paura di me”
Udi Bruno Tinti IL FISCO GRAZIA I FURBI nessuno sa che i servizi di cui godono i Scomeiccome cittadini sono pagati con le entrate fiscali; e sicnessuno capisce che chi le tasse non le paga ma gode comunque di quei servizi è un fiero farabutto... pag. 4 z Ernesto Sica (FOTO MILESTONE)
CATTIVERIE
Parma, il parco “Falcone e Borsellino” potrebbe diventare “Sandra e Raimondo”. C’è sempre di mezzo un telecomando. www.spinoza.it
Nelle carte dell'inchiesta P3 le ammissioni dell’ex assessore sul dossieraggio anti-Caldoro e sulla sua nomina nella giunta della Campania. Sullo sfondo, Lillo pag. 8 z la compravendita di senatori per far cadere Prodi nel 2008
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QUESTA È UNA RAPINA Solo buoni propositi È dalla campagna elettorale per la sua prima elezione, siamo nel 1994, che Silvio Berlusconi promette agli italiani meno tasse. A sinistra il famoso “contratto con gli italiani”, lanciato dallo studio televisivo di Bruno Vespa nel 2001 (FOTO LAPRESSE) A destra il premier durante un comizio elettorale a Firenze (FOTO ANSA) Ieri il Cavaliere ha annunciato una correzione dei conti da lacrime e sangue
Altro che favole di B. ora sono lacrime e sangue DOPO ANNI DI ANNUNCI-SPOT SULLA RIDUZIONE DELLE TASSE ORA IL GOVERNO CALA LA SCURE di Marco
I punti
L’A-B-C DELLA STANGATA AUTONOMI. Aumento della quota Irpef per gli autonomi, a partire dall’attuale 41% per i redditi oltre i 55.000 euro. TREDICESIME. I dipendenti delle amministrazioni pubbliche che non rispettano gli obiettivi di riduzione della spesa potrebbero perdere il pagamento della tredicesima mensilità. TFR. Pagamento con due anni di ritardo dell’indennità di buonuscita dei lavoratori pubblici. PENSIONI DONNE. Viene anticipato dal 2020 al 2015 il progressivo innalzamento a 65 anni (entro il 2027) dell’età pensionabile delle donne nel settore privato. PROVINCE. Dalle prossime elezioni è prevista la soppressione delle Provincie sotto i 300.000 abitanti, fusione dei Comuni sotto i mille abitanti. PONTI. Le festività infrasettimanali “non concordatarie” verranno spostate al lunedì. SCONTRINI. Tracciabilità di tutte le transazioni superiori ai 2.500 euro. È inoltre pre-
visto l’inasprimento delle sanzioni, fino alla sospensione dell’attività, per la mancata emissione di fatture o scontrini fiscali. PENSIONI ANZIANITA’. Sono previsti interventi disincentivanti per le pensioni di anzianità, con anticipo al 2012 del requisito di 97 anni tra età anagrafica e anni di contribuzione. CONTRIBUTO SOLIDARIETA’. Viene esteso ai dipendenti privati la misura già in vigore per i dipendenti pubblici e per i pensionati: prelievo del 5% della parte di reddito eccedente i 90.000 euro e del 10% della parte eccedente i 150.000. MINISTERI. Previsto un taglio di 6 miliardi di euro nel 2012 e 2,5 nel 2013. ENTI LOCALI. Verranno ridotti 6 miliardi di trasferimenti nel 2012 e 3,5 nel 2013. PERDITE. Riduzione per le società al 62,5% della possibilità di abbattimento delle perdite. SERVIZI PUBBLICI LOCALI. Si punta alla liberalizzazione e verranno incentivate le privatizzazioni. RENDITE AL 20%. La misura vale circa 2 miliardi di euro. Esclusi i titoli di Stato che restano tassati al 12,5%. VOLI BLU. Parlamentari e alti burocrati potranno volare soltanto in classe economica.
EUROTASSA Sforbiciata alla chiusura del negoper la mancata per i (pochi) redditi alti zio, emissione di fatture o scontrini fiscali. Viene ella manovra approvata ieri dal governo per il momento accantonato, invece, l’auN c’è il cosiddetto contributo di solidarie- mento di uno o due punti dell’Iva, mentre tà del 5 per cento per il reddito dipendente sale da subito al 20 per cento il prelievo sulche eccede i 90mila euro e del 10 per cento per quello superiore ai 150mila euro (il doppio per i parlamentari). Gli interessati sono l’1,23 per cento dell’intera platea dei contribuenti: circa 373mila persone nel primo scaglione e circa 143mila nel secondo, che contribuiscono per il 19,6 per cento al totale del gettito Irpef. Brutte notizie anche per gli autonomi: per loro l’addizionale partirà dall’aliquota del 41 per cento, che si applica a chi dichiara un reddito superiore ai 55mila euro. Altre novità sul fronte fiscale riguardano la lotta all’evasione: obbligatoria la tracciabilità di tutte le transazioni superiori ai 2.500 euro per le quali è previsto l’applicazione dell’Iva; è inoltre previsto l’inasprimento delle sanzioni, fino
Palombi
uattro azioni per rimetterci a posto: due modifiche della Costituzione, lo Statuto dei lavori e l’anticipo di un anno degli effetti della manovra di luglio. Sono passati pochi giorni da quando Giulio Tremonti descriveva così la nuova panacea alle tempeste finanziarie sul nostro debito. Poi la situazione deve essergli un po’ sfuggita di mano visto che ora partorisce un’altra manovra da 20 miliardi nel 2012 e 25 l’anno successivo. Insomma, in un mese il governo ha varato una correzione di bilancio pesantissima per gli italiani.
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dall’allora Forza Italia. Lo slogan: “Meno spesa pubblica inutile = meno tasse per tutti” (FOTO EMBLEMA)
I DIPENDENTI PUBBLICI LA PAGANO CARA e alla fine, come andava ripetendo Umberto Bossi, Sanche niente interventi drastici sul tema delle pensioni, se qualche inasprimento delle norme sul tema
non manca. Nella manovra approvata ieri si parla, ad esempio, di disincentivare l’uscita dal lavoro per anzianità: è previsto l’entrata in vigore già dall’anno prossimo della cosiddetta “quota 97”, ovvero il numero che bisogna raggiungere sommando età e anni di contributi (ad esempio 62+35) per poter andare in pensione. Novità anche per l’innalzamento a 65 anni dell’età pensionabile delle donne del settore privato: si partirà – gradualmente - dal 2015 anziché dal 2020. Per i dipendenti pubblici, infine, un’ultima sorpresa: le loro indennità di fine servizio, cioè la liquidazione, saranno bloccate per due anni (ma almeno non gli ridurranno lo stipendio come sembrava volessero fare all’inizio). Fonti di maggioranza cifravano il risparmio degli interventi immediati sulle pensioni in e amministrazioni centrali, cioè sostanzialmente i almeno un miliardo di euministeri, vedranno diminuire anche stavolta la loro ro. dotazione finanziaria: sei miliardi nel 2012 e altri 2,5 l’anno successivo. Per rendere più stringente l’obbligo dei risparmi, il governo ha previsto anche il blocco delle tredicesime per i dipendenti delle amministrazioni spendaccione. Poi il Cavaliere, che ha fiutato l’aria, s’è buttato pure sui costi della politica: li abbiamo falciati, ha sostenuto, “con 14 o 15 azioni concrete” cancellando, a regime, “54mila poltrone”. Tra le novità c’è, ad esempio, l’abolizione delle Province e dei Comuni troppo piccoli man mano che arriveranno a scadenza gli attuali mandati politici: al momento per le prime si parla del limite di 300mila abitanti, per i secondi di mille, il che dovrebbe comportare l’addio a 36 province e circa 1.500 comuni. Sarebbe alle viste anche l'introduzione dell’incompatibilità tra mandato parlamentare e altri incarichi elettivi ed è previsto il dimezzamento dell’indennità per quei parlamentari che abbiano un reddito uguale o superiore all’indennità stessa.
CASTA Tagli a Comuni e Province, ma quando? L
le rendite finanziare (resta al 12,5 per i titoli di Stato) che prima era inserito nella delega fiscale, mentre per le imprese viene diminuita al 62,5 la possibilità di abbattimento delle perdite. Niente interventi infine sulle proprietà immobiliari o mobiliari – vale a dire nessuna patrimoniale – ed è saltata all’ultimo minuto anche l’ipotesi di tagliare del 30 per cento gli incentiLavoro vi alle rinnovabili dividendo il mercato elettrico italiano alla leghista, esta in soffitta, per ora, il molto propagandato in tre macro-zoStatuto dei lavoratori che il governo aveva dine. chiarato di voler presentare in Senato, ma in compenso Maurizio Sacconi riesce a infilare nel testo, come promesso all’interessato, una norma che chiameremmo “salva-Marchionne”: si tratta in sostanza di prevedere l’estensione “erga omnes” dei contratti aziendali che potranno così derogare a quelli nazionali e a parte dello Statuto dei Lavoratori. A cosa serve? A rendere inutili i ricorsi della Fiom per Pomigliano e Mirafiori. Prevista pure più flessibilità per i contratti a tempo indeterminato, ma non è ancora chiaro se ciò si tradurrà in un tentativo di aggirare l’articolo 18 sui licenziamenti. Leggermente diverso rispetto alle attese è invece l’intervento contro i ponti festivi annunciato giovedì da Giulio Tremonti: non l’abolizione delle festività, ma il loro accorpamento al lunedì successivo – come si fa nei paesi anglosassoni – per evitare appunto l’assenteismo da ponte. Secondo alcune stime per i tre giorni previsti (25 aprile, 1 maggio e 2 giugno) questa soluzione potrebbe valere uno 0,2 per cento di crescita in più. Sempre a questo fine il governo ha per l’ennesima volta promosso norme a favore della liberalizzazione dei servizi pubblici locali (con l’esclusione dell’acqua, “salvata” dal referendum di giugno) e delle professioni, previsti pure incentivi Le promesse Giulio Tremonti durante un incontro organizzato alla privatizzazione delle società partecipate.
LA NORMA “SALVA-MARCHIONNE”
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Anzianità, tutto rimandato
Sui costi della politica per ora ci sono solo tante promesse
ENTI LOCALI Nove miliardi in meno nche stavolta Tremonti Abuttati e Berlusconi si sono famelicamente sui trasferimenti statali a Regioni, Province e Comuni. La sforbiciata – che si somma a quelle della manovra 2010 e del decreto approvato a luglio – è di quelle pesanti: 6 miliardi nel 2012 e altri 3,5 nel 2013. La sanità, però, “resterà fuori”, ha detto il ministro. Il conto, per l’anno prossimo, è salatissimo: 1,7 miliardi in meno ai comuni, 700 milioni alle province, 2 miliardi alle regioni a Statuto speciale e 1,6 a quelle a Statuto ordinario (salteranno subito, pare, i fondi Fas, in particolare per il dissesto idrogeologico). Terrore in Sicilia, che è la prima indiziata a dover pagare tra le “speciali”, e anche in Campidoglio visto che Roma si dovrebbe veder sottrarre
in un colpo solo 170 milioni di euro (il 10% dei tagli ai municipi). I commenti delle associazioni di sindaci e governatori sono ovviamente sullo stesso tono: dalle “proposte sconcertanti” dell’Anci, alla “manovra iniqua e recessiva” dell’Upi, fino al “sono a rischio i servizi base” delle regioni. Roberto Formigoni, poi, ha messo ulteriore pepe alla giornata definendo “morto” il federalismo fiscale: ovvie le randellate della Lega contro il ciellino lombardo. Il problema è che ha ragione: nei decreti attuativi di quello regionale c’è una clausola di salvaguardia che lo blocca finché non siano sanati i tagli del 2010 e visto che Tremonti continua a diminuire i trasferimenti dal centro alle regioni non c’è modo di farlo partire.
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QUESTA È UNA RAPINA
alle prossime elezioni è prevista la soppressione delle province sotto i 300.000 abitanti, la fusione dei comuni sotto i mille residenti (con sindaco anche assessore) oltre alle riduzione dei componenti dei Consigli regionali. Di seguito ecco l’elenco delle 36 province comprese quelle delle regioni a statuto speciale che
Da Asti a Vibo Valentia: le province che non ci sono più
rischiano di sparire in base alla norma contenuta nella bozza della manovra del Consiglio dei ministri. Dal punto di vista della rappresentanza dei partiti il bilancio del taglio delle province corrisponde a: 18 che perde il Pd, 12 il Pdl, 4 la Lega e due tra Mpa e Sel. Verranno quindi cancellate: Ascoli Piceno, Asti,
Belluno, Benevento, Biella, Caltanissetta, Campobasso, Carbonia-Iglesias, Crotone, Enna, Fermo, Gorizia, Grosseto, Imperia, Isernia, La Spezia, Lodi, Massa Carrara, Matera, Medio Campidano, Nuoro, Ogliastra, Olbia Tempio, Oristano, Pistoia, Prato, Rieti, Rovigo, Savona, Siena, Sondrio, Terni, Trieste, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli e Vibo Valentia.
SULLE SPALLE DEGLI STATALI 45,5 miliardi di manovra, 20 nel 2012 e il conto lo pagano dipendenti pubblici e Regioni
di Stefano Feltri
l pareggio di bilancio anticipato al 2013 lo pagano soprattutto gli statali e le Regioni. A loro il conto più pesante di una manovra che, stando ai numeri presentati ieri sera nel consiglio dei ministri, è diventata di 45,5 miliardi ma con il grosso della correzione, 20 miliardi, da scontare nel 2012 anziché nel 2013.
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IN ATTESA della relazione tecnica che darà i numeri precisi, la sostanza è chiara: la botta agli statali è doppia. La liquidazione (Tfr) viene ritardata di due anni. Chi va in pensione o si licenzia oggi, vedrà i soldi a cui ha diritto nel 2013. É una misura che non porta alcun risparmio strutturale, ma che serve a fare cassa da subito per dover emettere meno
debito nel 2011. Con buona pace dei progetti che avevano fatto gli statali sulla propria liquidazione. Seconda botta, questa davvero inedita: se i dipendenti di un ente della pubblica amministrazione non riescono a rispettare gli obiettivi di riduzione di spesa, addio alla tredicesima mensilità. I sindacati stanno già cercando di capire se la norma è incostituzionale. C’è poi un altro colpo pesante nascosto: se il Parlamento non approva entro il 2011 (ed è quasi impossibile) la mega-riforma fiscale prevista da una legge delega, nel 2012 le tasse salgono di 4 miliardi con un taglio lineare di tutti i bonus fiscali. Agevolazioni, come quelle per i familiari a carico, di cui beneficiano soprattutto i contribuenti con un reddito medio basso come gli statali. Le Regioni e i Comuni sono già
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disperati: oltre ai sei miliardi della manovra prima versione, quella approvata a luglio, vedono svanirne quasi altri 4. E dire che speravano ancora che il governo rispettasse la promessa di restituire anche quello che aveva tolto con la manovra 2010. Invece
La Lega ha vietato di toccare le pensioni, quindi restano tagli e tasse che minano la crescita
Differenza di rendimento con i titoli di stato tedeschi 4%
13/07 Tremonti: “Spread? Problema europeo”
05/08 Berlusconi: Governo nuova manovra dettata dalla Bce
21/07 Berlusconi: “Banche solide”
08/08 : Interviene la Bce
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12/07 Berlusconi: “I nostri conti sono solidi”
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15/07 Berlusconi: manovra “L’Italia è più forte”
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niente. E questo significa una sola cosa: più tasse locali, con l’Imu (l’imposta centrata sulla casa su cui si fonda in federalismo fiscale) e meno servizi, a cominciare dai trasporti pubblici. Altri 8,5 miliardi in due anni dipendono dai tagli ai ministeri, che sono facili da fare sulla carta e molto difficili da ottenere nella realtà. Questa è la sostanza. SEGUE UNA LUNGA lista di balzelli, perché il resto della manovra si fa tutto dal lato delle entrate (cioè tasse), che forniscono il resto del gettito previsto. Salgono le tasse per i professionisti che guadagnano più di 55 mila euro. Ed è confermato il “contributo di solidarietà” (cioè un supplemento sull’Irpef) per i redditi che superano i 90 mila euro. É una specie di patrimoniale, parola impronunciabile per Berlusconi, che ha scelto questa strada proprio per evitare di essere accusato di replicare la manovra di Giuliano Amato nel 1992. Ma c’è una differenza sostanziale: la patrimoniale la pagano anche gli evasori, il prelievo straordinario sul reddito invece colpisce solo i pochi italiani con un reddito alto che lo dichiarano anche. Altri due miliardi arrivano dall’aumento dal 12,5 al 20 per cento dell’aliquota sui proventi finanziari, una misura da cui restano esclusi i titoli di Stato. Tutto sarebbe stato più semplice se la Lega avesse acconsentito a un intervento drastico sulle pensioni, auspicato da molti perché non ha un impatto negativo sulla crescita. Invece niente, Umberto Bossi non ha ceduto (gran parte dei lavoratori con i contributi sufficienti alla pensione di anzianità sono al Nord) ed è passata solo l’ipotesi minima: l’aumento a 65 anni dell’età per le pensioni di
B. “gronda sangue” e la maggioranza a pezzi mette le mani in tasca agli italiani. Senza fiducia di Fabrizio d’Esposito
itigi e minacce a oltranza, Lil premier senza interruzioni. Alla fine è costretto ad ammettere, dinanzi all’ineluttabilità: “Il mio cuore gronda sangue perché mettiamo le mani in tasca agli italiani. E io avevo promesso il contrario. Siamo addolorati ma la sfida è planetaria”. Tremonti integra: “Manovra senza alternative”. La maggioranza “commissariata” si frantuma sulla manovra e mette tutti contro tutti. Sul ministro dell’Economia è di nuovo aria da resa di conti ma il colpo di grazia potrebbe essere rinviato a quando la bufera sarà passata, se passerà. L’annuncio direttamente sul Giornale di famiglia a firma di Alessandro Sallusti: “Adesso serve che Berlusconi in poche ore faccia la sintesi di tante parole e vari le correzioni alla manovra. Poi sarà bene prendere atto che non è
più tempo di prime donne intoccabili”. I MINISTRI arrivano alle sette di sera a Palazzo Chigi al culmine di una giornata di trattative continue, iniziata sin dalla notte. Il solito corteo di auto blu che va a decidere i tagli è una sorta di tragico e offensivo ossimoro. Un altro schiaffo della Casta al Paese reale. Davanti al portone, in piazza Colonna, sono radunate un po’ di persone. I poliziotti cercano di mandarle via e partono gli insulti: “Ladri, buffoni, vergogna, fate schifo”. C’è anche un vecchietto: “Ho 81 anni e prendo 461 euro di pensione. Non ce l’ho con i poliziotti. Quando ero giovane pensavo che il 2000 sarebbe stato un periodo fantastico e invece eccoci qua”. Dopo la riunione notturna di Palazzo Grazioli, Umberto Bossi va dal premier, stavolta a Palazzo Chigi, nel primo pomerig-
gio. Ennesimo vertice. Si aggiunge anche Roberto Maroni. Il Senatùr si autoproclama paladino delle pensioni e fa asse con il segretario della Cisl Raffaele Bonanni. I due si sentono e Bossi lo rassicura: “Stai tranquillo Raffaele: faremo la nostra parte. Anche io quando vado in giro incontro tanti lavoratori e pensionati. La loro battaglia è anche la nostra, è una questione che ci sta a cuore. Non mollo”. In mattinata, invece, B. registra un altro strappo in casa. C’è l’incontro con gli enti locali massacrati dalle misure promesse e a guidare la rivolta sono Roberto Formigoni e Gianni Alemanno. Il governatore della Lombardia si smarca dal governo: “Le Regioni hanno già detto che la manovra di luglio affossa il federalismo fiscale. Se a quei tagli ne aggiungiamo altri, anche dal punto di vista delle Regioni il federalismo fiscale non esiste più”. Il sindaco di Roma però
vecchiaia delle donne nel settore privato, comunque graduale, previsto per il 2015 anziché al 2020. Restano le briciole – un miliardo nel 2012 – di quello che poteva essere l’intervento decisivo. Fin qui, pensioni a parte, sono tutti interventi che avranno un impatto negativo sulla crescita. Perché se gli italiani hanno meno soldi in tasca – tra tagli e tasse aggiuntive – consumeranno meno, quindi il Pil crescerà anche meno dell’1 per cento previsto. Gli unici interventi per compensare questo effetto previsti dal governo sono una specie di lotta all’evasione, con la tracciabilità dei pagamenti a 2500 euro anziché a 5000 (il governo Prodi l’aveva portata a 500, poi Tremonti ha cancellato la norma), e l’accorpamento alla domenica dei tre gior-
LE PAROLE PER DIRLO
LA DOMANDA è se tutto questo basterà. Alla Banca centrale europea, che doveva essere convinta a continuare l’acquisto del nostro debito pubblico che nessuno vuole, e i mercati che diffidano della capacità di reazione dell’Italia alla crisi del debito pubblico. La risposta arriverà martedì: la manovra è rimasta circa la stessa che era stata bocciata un mese fa, con il pareggio di bilancio anticipato di un anno al prezzo di ulteriori colpi alla già fragile crescita del Pil. Difficile che l’umore e l’ottimismo degli investitori possa quindi cambiare radicalmente.
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Tiro a segno, obiettivo Tremonti
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ontro il ministro dell’Economia si è scatenato un nuovo e pesante tiro a segno. Il crollo del mito di Giulio Tremonti intoccabile idolo bipartisan è iniziato con la casa pagatagli dal fido Marco Milanese, presunto pilastro della P4. Poi, quando la tempesta sembrava essersi placata, è arrivato il “fumo” (copyright Bossi) delle misure anti-crisi nell’audizione di giovedì. E così sono due giorni che l’ex divo Giulio è diventato un tenero piccione da impallinare. Da centro, da sinistra, da destra soprattutto. Il catalogo degli insulti contempla “traditore”, “matto”, “scemo da ricoverare”, “inquietante”, “pazzo sadico”. Il berlusconismo vacilla dalle fondamenta e la sintesi è questa, per il momento: B. e Bossi due leader “rincoglioniti” (Il “Futurista” di ieri) e un ministro dell’Economia “matto e scemo”.
fotocopiare”.
spera: “Mentre Tremonti esponeva i tagli, ho visto Berlusconi perplesso, la partita non è chiusa ancora”. Bossi si sente toccato da Formigoni e reagisce: “Il federalismo fiscale non è morto”. Il caos è totale. Riguarda numeri e parole. Non si capisce nulla. Il sindaco di Verona attacca Tremonti pesantemente: “Il ministro ha fatto una fotocopia delle precedenti manovre. Ma anche un bambino è capace di
ni di festività laiche del calendario: niente ponti per lavorare, nel migliore dei casi, tre giorni in più all’anno. Cosa che farà aumentare, un po’, il Pil con sicurezza.
IL RITMO della giornata è sempre più convulso. Il ministro Giancarlo Galan offre il suo contributo poco prima della riunione di Palazzo Chigi: “Non voto la manovra solo con tagli e patrimoniali”. La schiera dei contrari e dei perplessi del Pdl continua ad aumentare. Un’insidia molto pericolosa che porta a un duro faccia a faccia a Palazzo Chigi tra il ministro ribelle e B. Il premier gli ricorda che questo “non è il momento delle divisioni”. Galan rinfaccia al Cavaliere la fumosità traccheggiante di Tremonti: “Io ho parlato su quello che ho sentito dire, voi non ci avete fatto arrivare alcun testo”. La riunione inizia e B. fa un preambolo solenne sul “mondo che sta cambiando” e le “scelte dolorose”. In fondo, il doppio commissariamento di Bce e Quirinale si trasfigura in un alibi che gli consente di sca-
ricare tutte le responsabilità. Prima delle 21 e 30 è tutto finito. Due ore di riunione, dopo quasi 24 ore di trattative. Da Mentana, su La7, il ministro Romani rivela: “C’è stata una lunga discussione prima del cdm e con Bossi abbiamo trovato la quadra”. A Palazzo Chigi, alla conferenza stampa scendono in due. Berlusconi e Tremonti. Il primo ringrazia il secondo e tratteggia la metafora del “cuore che gronda sangue”. Annuncia anche non ci sarà la fiducia. Garante il Quirinale, che ha fatto un ampio giro di consultazioni, dovrebbe esserci una riedizione della “coesione nazionale”. Niente fiducia, niente ostruzionismo. Un sorprendente Antonio Di Pietro apre: “Faremo la nostra parte”, ma il segretario del Pd Pier Luigi Bersani liquida la manovra come “inadeguata e iniqua”. Un altro giro è pronto a iniziare in questo interminabile agosto romano.
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Berlusconi fuori dalla Top 5 di Piazza Affari
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QUESTA È UNA RAPINA
più ricchi della Borsa si confermano i fratelli Paolo e Gianfelice Rocca, con 8,5 miliardi di capitalizzazione personale. Al secondo posto le matricole Miuccia Prada e Patrizio Bertelli, che scavalcano Leonardo Del Vecchio e i Benetton. Per la prima volta il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi resta fuori dalla Top 5, preceduto dai francesi Bernard
Arnault (Bulgari) ed Emmanuel Besnier (Parmalat). È quanto riporta la classifica stilata da Mf-Milano Finanza. Dalla fotografia dei portafogli quotati dei primi 467 investitori privati di Piazza Affari, emerge un valore aggregato di 70 miliardi, cresciuto del 2,93 per cento in un anno, ma solo per i nuovi ingressi dovuti alla conquista della Parmalat da parte della Lactalis di Emmanuel
Besnier, l’ingresso di Bulgari nel gruppo Lvmh di Bernard Arnault e il successo delle Ipo di Ferragamo e Prada (quest’ultima ad Hong Kong). Senza queste operazioni, riporta Milano Finanza, il conto per il portafoglio dei Paperoni è salatissimo: 22,5 per cento in meno di valore rispetto allo scorso anno (40,48 miliardi contro 52,23 miliardi), quasi ai livelli del periodo post-Lehman.
MANOVRA? TANTO CHI EVADE LA FA FRANCA Tra condoni e leggi inefficaci lo Stato ha le armi spuntate di Bruno
Tinti
iccome nessuno sa che i servizi di cui godono i cittadini sono pagati con le entrate fiscali; e siccome nessuno capisce che chi le tasse non le paga ma gode comunque di quei servizi è un fiero farabutto che vive a spese della collettività; ecco che il ministero dell’Economia ha pensato bene di spiegare questi concetti con spot radiofonici e televisivi.
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PER CARITÀ, se due evasori, convinti da questi spot, pagheranno il dovuto saremo contenti. Certo, se la lezioncina arrivasse da un governo non presieduto da un tizio che ha spiegato all’Italia che lui aveva 64 società off shore che gli servivano per non pagare le imposte; e che, oltre il
35 per cento di aliquota, l’evasione fiscale è legittima difesa; ecco, sarebbe stata recepita meglio, come dire, senza sorrisi beffardi. In ogni modo sempre di una cosa ridicola si tratta. Per indurre qualcuno a pagare le imposte occorrono i tre seguenti presupposti: 1 - una casta politica di specchiata virtù; perché, se un ladro mi spiega che non devo rubare, io lo mando a quel paese; 2 - un controllo effettivo su tutti i contribuenti per stanare gli evasori; 3 - un apparato sanzionatorio efficace e spaventevole, in modo che chi, nonostante i controlli efficienti, ci prova lo stesso, finisca i suoi giorni in galera; così nessun altro segue il suo esempio. Ovviamente nessuno di questi presupposti sussiste e
quindi lo spot è, come ho detto, una cosa ridicola. Sul primo presupposto non vale la pena di sprecare parole: abbiamo una classe politica a livelli minimi di etica e credibilità: Transparency International ci ha messo al posto n. 67, dietro Ruanda e Samoa. E che i nostri politici non siano in grandissima parte in prigione dipende solo dal fatto che il processo penale è ridotto a una tragica farsa. SUL SECONDO presupposto, c’è poco da illudersi: i controlli sulle dichiarazioni dei redditi ammontano, per anno, al 10 per cento del totale; detto in modo più efficace, l’evasore sa che ha il 90 per cento di probabilità di farla franca. Come giocare al lotto e avere il 90 per cento di probabilità di portarsi a casa il jackpot. Inoltre, fino ad ora,
Lo spot anti-evasione dell’Agenzia delle Entrate (FOTO ANSA)
abbiamo avuto una media di condoni fiscali, indulti, sanatorie, scudi e altri fantasiosi istituti cosiddetti perdonistici (pagami il 5 per cento di quello che hai evaso e siamo pari e patta) pari a uno ogni quattro anni, con un termine di prescrizione dell’accertamento fiscale di cinque anni, in genere integralmente sfruttato dagli uffici delle Entrate. Insomma, l’accertamento si fa, quando si fa, al 4°/5° anno dall’anno d’imposta esaminato, con i primi 3 o 4 anni integralmente condonati. Immaginate l’efficacia di questi controlli. Perché, in una situazione come questa, un evasore dovrebbe rinunciare a evadere proprio non si
capisce. Il terzo presupposto è quello che mi fa arrabbiare di più. Come suol dirsi, la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo; e qualcuno, pochi pochi ma qualcuno sì, alla fine lo becchiamo. Abbiamo l’evasore. E che gli facciamo? Niente. Sul piano tributario ho già detto: i condoni e il tempo gli assicurano una gloriosa conclusione del contenzioso. Sul piano penale tutto è strutturato perché l’evasore
Verifiche solo sul 10 per cento dei contribuenti e per chi fa il furbo c’è la prescrizione
L’AGENZIA DELLE ENTRATE
GLI 007 DEL FISCO GRAZIANO PROFESSIONISTI E PICCOLE IMPRESE di Alfredo Faieta
on Rocco Antonio Tano, Cgnome meglio conosciuto col cod’arte Siffredi, il primo round è andato male e verrebbe anche facile la battuta se non ci fossero di mezzo i molti soldi che l’Erario pretende dall’attore porno e produttore abruzzese. L’Agenzia delle entrate, davanti alla Commissione tributaria di primo grado di Chieti, ha infatti visto soccombere le proprie richieste – qualche milione di euro tra tasse non versate, interessi e sanzioni – sulla pretesa che il domicilio reale di Siffredi sia a Roma e non in Ungheria, un paradiso fiscale per le royalties e quindi anche quelle cinematografiche. Anche Jessica Rizzo, altra regina del porno nostrano, è finita qualche tempo fa tra le maglie del fisco in un’indagine partita lo scorso anno a Pescara e che passa per l’isola portoghese di Madeira, paradiso offshore. Che si inauguri
un nuovo filone “cinematografico” di caccia all’evasore, o all’elusore come in questo caso. “Sulla caccia all’evasione della grande impresa c’è stata una certa incisività negli ultimi anni” ha riconosciuto al Fatto Quotidiano l’ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco, “ma è l’evasione diffusa che rappresenta ancora il grosso dell’iceberg e sulla quale ancora non si vuole agire, per motivi che sono chiaramente di opportunità politica”. Ma toccare lo sfuggevole universo delle partite iva non è assolutamente semplice per un governo che ha fondato la propria ossatura di consenso sulla non oppressione fiscale. Un concetto non sbagliato di per sé, che è però degradato troppo spesso in impunità tributaria. IN QUEST’OTTICA non sorprende la mossa dell’Agenzia delle Entrate che ha annunciato di aver ridotto la base di
La nuova strategia: “controlli più mirati sulle grosse aziende”
120
1%
49%
I MILIARDI EVASI OGNI ANNO
GLI ITALIANI CHE DICHIARANO 100 MILA EURO
DICHIARANO MENO DI 15 MILA EURO
controlli a 170 mila circa dai precedenti 220 mila, tagliando le “visite” fiscali proprio ai professionisti e alle piccole imprese. Laddove si anniderebbe quell’oceano di evasione stimata in 120 miliardi di euro, pari a circa 7-8 punti percentuali di Prodotto interno lordo. Un’incidenza enorme che andrebbe riportate quantomeno alle medie dei paesi occidentali, pari all’incirca alla metà di quella italiano. La questione è sollevata tre giorni fa su La Repubblica e La Stampa da un anonimo funzionario dell’ente che, in una lettera aperta, ha accennato ai metodi di controllo ritenuti troppo laschi. Un soggetto controllato avrebbe infatti un’impunità garantita di sei mesi nel quale potrebbe essere tranquillo di non ricevere ulteriori visite fiscali. “Abbiamo diminuito la quantità per migliorare la qualità e conseguente-
mente concentrare l'attenzione su posizioni più a rischio”, è la risposta dell’Agenzia guidata dal 2008 da Attilio Befera, insediatosi col cambio di maggioranza. “La riduzione del 20 per cento del numero degli accertamenti, previsti nei confronti delle imprese di piccole dimensioni e dei professionisti (lavoratori autonomi), fissata nel budget 2011, infatti, ha lasciato invariato il risultato monetario atteso, cioè le somme che l’Agenzia prevede di incassare”, spiegano all’Agenzia delle entrate. Ovvero 11 miliardi, contro gli 8 che il ministero ha fissato come obiettivo minimo. Troppo poco? L’impressione è che non si faccia ancora abbastanza, e anche da ambienti della Guardia di Finanza filtra un certo malcontento per il minor coordinamento nella lotta all’evasione. In un’audizione di fronte alla commissio-
ne Finanza della Camera ad inizio anno la GdF aveva affermato di aver scovato quasi 50 miliardi di evasione nel 2010. Cifre che poi si riducono enormemente all’atto dell’incasso da parte delle Entrate. ANCHE nella bozza di manovra varata ieri dal Consiglio dei Ministri non c’è molto sulla lotta all’evasione. Il provvedimento principale è il calo a 2500 euro per l’obbligo di pagare con metodi tracciabili come le carte di credito, gli assegni o i bonifici bancari. Erano 5000 fino ad ora, e restano pur sempre molto distanti dalle soglie del decreto Visco Bersani del 2006 che aveva le aveva portate a 1000 euro con l’obiettivo di arrivare a 100 euro per i professionisti. Ma il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, aveva abrogato quelle disposizioni.
se ne torni felice e contento a casa con tante scuse. Prima di tutto ci sono le soglie di punibilità: se non ha evaso, per anno, imposte maggiori di 77.000 o 103.000 euro (frode fiscale o dichiarazione infedele), non lo si può processare: non ha commesso alcun reato! Siccome in genere l’imposta è pari alla meta del reddito evaso, stiamo parlando di gente che ha fatto “nero” per 150.000, 210.000 euro (per anno!) e che il nostro munifico Stato considera peccatori veniali, da lasciar perdere, da non “accanirsi”; e che sarà mai? Poi c’è la prescrizione: i vari reati di evasione fiscale si prescrivono in 7 anni e mezzo; siccome si scoprono 4, 5 anni dopo che sono stati commessi, la giustizia ha tempo due, al massimo tre anni, per fare indagini, primo grado, appello e Cassazione. Così l’unica pena concreta dell’evasore, quello grosso, quello che evade imposte superiori a 100.000 euro all’anno, è la parcella dell’avvocato. Per il resto lo Stato spende soldi per arrivare a una sentenza che dichiari la prescrizione. Per finire c’è il munifico regalo al popolo della partita Iva che, quando fa il “nero”, non commette frode fiscale ma dichiarazione infedele. Beh, direte voi? Eh, c’è una piccola differenza: pena massima 3 anni contro 6. Già fa ridere la pena della frode (chiedete negli Stati Uniti), figuriamoci i 3 anni (che poi diventano, con attenuanti e patteggiamento, un anno e 4 mesi). E NOI FACCIAMO gli spot e tagliamo sulle pensioni e sui lavoratori dipendenti. Il che non è meno schifoso solo perché, nella situazione sopra descritta, è l’unica cosa da fare. Gli unici che gli si può fare qualsiasi cosa perché tanto non possono materialmente evadere, sono lavoratori dipendenti e pensionati; far pagare le imposte al popolo delle partite Iva evidentemente è impossibile. Che si fa? L’ho già scritto: detrazione totale, pagamenti con carta di credito o bancomat, tracciabilità totale, dichiarazioni dei redditi fatte in automatico dal software di Stato, pene da 10 a 20 anni di galera per chi, nonostante tutto, ci prova. E magari questo si potrebbe anche riuscire a farlo. È a moralizzare la classe politica che proprio non ce la si fa.
Sabato 13 agosto 2011
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Tassa sulle rendite, la retromarcia del ministro Tremonti
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QUESTA È UNA RAPINA
’aumento delle imposte sulle rendite finanziarie dal 12,5 al 20 per cento è una “tassa sulle ricchezze della povera gente”. Chi l’ha detto? Sì, proprio lui Giulio Tremonti, il ministro che si prepara a varare lo stesso provvedimento che cinque anni fa considerava iniquo. Solo che allora, correva l’anno 2006, mese di marzo, a proporre il
riordino della tassazione sulle rendite finanziarie (conti correnti, obbligazioni, fondi comuni, titoli di stato) era il governo di centrosinistra guidato da Romano Prodi. Non sia mai, reagirono i berlusconiani. Gli investimenti degli italiani non si toccano. A rievocare quei giorni, e la retromarcia di Tremonti, è il Financial Times, in un articolo
pubblicato ieri nell’edizione online del quotidiano britannico. A cinque anni di distanza Tremonti è stato costretto a tornare sui suoi passi. Non è la prima volta che gli capita. Sulla manovra varata ieri gli sono bastate due settimane per fare marcia indietro rispetto a quanto aveva dichiarato nella conferenza stampa di metà luglio.
NELLA TESTA DEI MERCATI Martedì gli investitori valuteranno la manovra ma la Borsa resta nervosa nonostante i rialzi
di Vittorio Malagutti Milano
on la pausa ferragostana di mezzo, i mercati finanziari avranno un paio di giorni per farsi un’idea della manovra. E soprattutto per capire se vale la pena fidarsi di una maggioranza di governo che è arrivata alla meta più divisa che mai. Nel frattempo azzardare pronostici equivale a sfidare la sorte alla roulette. Dopo due settimane di ordinaria follia, con una valanga ribassista che ha travolto ogni analisi razionale, non bastano due giorni di rialzo a rimettere le cose a posto. Il doppio balzo del listino milanese, che tra giovedì e venerdì ha messo a segno un progresso dell’8 per cento, segnala che i venditori a oltranza erano arrivati a raschiare il fondo del barile e conveniva a tutti monetizzare le ardite manovre degli ultimi giorni. Ieri, nel tentativo di frenare la speculazione, si è mossa anche la Consob che d’intesa con le autorità di controllo di altri tre Paesi (Francia, Spagna e Belgio) ha vietato le vendite allo scoperto su una trentina di titoli, quelli finanziari e delle banche. Ovvero le azioni che da fine luglio in qua sono state al centro degli attacchi dei ribassisti. In sostanza, chi vende titoli senza esserne in possesso (i cosiddetti shortisti) per poi comprarli a prezzi di saldo dopo qualche giorno, adesso e per le prossime due settimane non potrà più farlo. Secondo alcuni osservatori il provvedimento dell’Authority avrebbe contribuito a innescare il rialzo di ieri, con gli istituti di credito, da Mediobanca a Mediolanum a Intesa, che hanno trainato il listino. Altri analisti sono invece scettici sulla reale efficacia di misure come questa. Prima di tutto perchè alcuni mercati come Wall Street e Londra non hanno nessuna intenzione di associarsi al divieto e quindi in teoria
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Utilitas apparabula (FOTO OLYCOM)
La Consob blocca le vendite allo scoperto, ma il divieto da solo non basta a frenare gli speculatori gli operatori possono comunque giocare di sponda partendo da oltrefrontiera. E poi - dicono - serve a poco bloccare le operazioni allo scoperto se le cause di fondo della crisi dei mercati (timori di recessione e debiti sovrani)
non vengono rimosse. In Borsa potranno anche sparire gli scopertisti, e neppure tutti, ma resta la sfiducia. Ed è quest’ultima a provocare i ribassi. Ieri per esempio è stato reso noto che nella settimana precedente il 10 agosto i grandi
fondi azionari americani e britannici, hanno subito riscatti per ben 26 miliardi di dollari. Questo significa che, per rimborsare gli investitori, i gestori dei fondi hanno dovuto vendere enormi quantità di azioni in Borsa. Anche questi movimenti contribuiscono ai cali delle quotazioni. E le vendite allo scoperto qui c’entrano davvero poco. Certo è che erano anni, almeno dalla tempesta del settembre 2008 legata al crac della Lehman, che sui mercati europei non si vedevano simili oscillazioni su alcuni dei titoli più pesanti del li-
Quelli che “Io il debito non lo pago” NASCE IL MOVIMENTO CHE VUOLE SALVARE I CONTI DELL’ITALIA NEL MODO PIÙ DRASTICO di Stefano Feltri
sociale, diritti, regole, sicurezza; vendere all’incanto i propri beni comuni, a partire idea è semplice: abbiamo un debito proprio dall’acqua, per far quadrare i conti troppo alto che non si riesce a ripagare? delle grandi banche europee e americaBasta cancellarlo con un tratto di penna e si ne?”, si chiede Cremaschi in un intervenrisolve tutto. L’ipotesi che il default sia la to-manifesto sul sito del partito. Circola in soluzione e non il problema da evitare. In rete anche un documentario greco, DebItalia sta nascendo un movimento proprio tocracy, sottotilato anche in italiano, un lunall’insegna dello slogan “Non pagare il de- go video in cui la Grecia diventa la vittima bito” che ha convocato a Roma la prima di un sistema di strozzinaggio internazioriunione all’inizio di ottobre, giusto in tem- nale, centrato ieri sul Fondo monetario inpo per aderire – due settimane dopo – alla ternazionale e oggi sull’Unione europea. manifestazione spagnola degli indignados Poi c’è un intellettuale di riferimento per i sullo stesso tema. no-debito, uno dei teorici no-global franI promotori del default come soluzione cesi, François Chesnais, tra i fondatori del vengono dalla galassia della sinistra movi- Nuovo partito anticapitalista, nato grazie mentista: da Giorgio Cremaschi della Fiom alla popolarità regalata dalla crisi allo stoa Gianfranco Mascia del Porico esponente dell’esterIl presidente dell’Ecuador Correa (F A ) ma sinistra francese, l’ex polo viola fino ai no-Tav, Sinistra critica e il Partito copostino Olivier Besancemunista dei lavoratori di not. Marco Ferrando. Per ora è Ma soprattutto i tifosi della un fenomeno di nicchia, cancellazione del debito ma gli argomenti del fronte hanno un eroe: Raphael no-debito hanno fascino Correa, il presidente delnel momento in cui l’alterl’Ecuador eletto nel 2007. nativa sono le lacrime e il Tra le prime cose che ha sangue dei tagli e delle tasfatto c’è stato dichiarare se. “Perché la Grecia doche non avrebbe rimborsavrebbe rinunciare a stato to i debiti contratti dal re-
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OTO NSA
gime precedente: a fine 2008 ordina di non pagare più gli interessi sul debito e manda il paese in default (il secondo in dieci anni), per alleggerirlo dal fardello del debito e ridargli slancio. Nel 2008 il paese è cresciuto del 7,2 per cento, l’anno dopo il default dello 0,4, poi ha mantenuto il suo tasso medio di crescita degli ultimi 20 anni, 2-3 per cento. Piccolo dettaglio: il debito dell’Ecuador era bassissimo a livello assoluto, 10 miliardi di euro, e di interessi pagava 4 miliardi all’anno. Nell’economia mondiale, quindi, nessuno si è accorto della bancarotta del piccolo paese sudamericano che, infatti, l’anno successivo ha deciso un altro mini-default, non pagando altri interessi. Replicare il liberatorio default di Correa in Italia sarebbe un po’ più complicato: il nostro debito ha superato ieri i 1900 miliardi di euro, di interessi ne paghiamo oltre 75 all’anno. Un default, anche parziale, renderebbe quasi certo il fallimento delle grandi banche italiane piene di titoli di Stato, da Unicredit e Intesa in giù, oltre a scatenare reazioni imprevedibili nel resto del mondo, che detiene circa metà del nostro debito. Si attende l’assemblea di ottobre per capire quale scenario prevedono i tifosi del default nel caso i loro auspici sull’Italia si avverassero.
stino. Gli operatori puntano il dito sui programmi computerizzati, basati su complessi algoritmi, che finiscono per amplificare i movimenti delle quotazioni perchè provocano il cosiddetto effetto gregge: tutti nella stessa direzione nello stesso momento. E’ l’apoteosi degli hedge fund, i fondi speculativi gestiti da Londra o da New York che cavalcano gli strumenti derivati e i credit default swap (cds, scommesse sulla solvibilità di un’azienda o di un paese). Questi prodotti finanziari consentono di operare sui mercati impegnando somme relativamente modeste ma inversamente proporzionali ai movimenti che provocano sul listino. Va poi considerato che nella fasi di tensione sui mercati gli operatori sono portati ad accreditare voci che in altri momenti trascurerebbero. Il timore di restare “appesi” quando il mercato si muove con grandi oscillazioni li porta a svendere la merce considerata rischiosa. Se a tutto questo si aggiung e il potere di accelerazione delle notizie che hanno i social network non è difficile comprendere la genesi dei crolli subiti da alcuni titoli. Esemplare il caso della grande banca francese Société Générale (SocGen). Mercoledì ha perso oltre il 20 per cento sull’onda di voci di un possibile crac. Tutto è nato da un racconto di fantafinanza pubblicato domenica da Le Monde, rilanciato e preso per buono dal giornale inglese Daily Mail e poi dal Guardian. Nel giro di due giorni la notizia ha preso a circolare su Twitter innescando il crollo. Tutto falso. Tra giovedì e venerdì la quotazione ha recuperato terreno e le autorità di Borsa di Parigi hanno annunciato un’inchiesta sul caso. Non sarà facile però attribuire responsabilità precise e nel frattempo qualche speculatore ha già ingrassato il conto in banca di qualche milione. Miracoli delle tempeste finanziarie nell’era dei social network.
CGIL La minoranza vuole subito lo sciopero usanna Camusso, segretario Cgil, s’improvvisa equilibriSprotesta. sta con governo e parti sociali, ma la minoranza interna E protesta forte, con una lettera in cui invoca la convocazione del Direttivo e lo sciopero generale. Una risorsa possibile per Camusso, una priorità per Gianni Rinaldini, consulente dell’area programmatica “La Cgil che vogliamo”. La sua lettera, pubblicata ieri sulla prima pagina di Liberazione, è un atto di accusa nei confronti del segretario generale, reo di non aver convocato “alcuna riunione degli organismi dirigenti della Cgil che abbiano deciso e validato il documento presentato al governo da parte di tutte le forze sociali”. Rinaldini bolla il testo come “un atto di puro arbitrio e irresponsabilità da parte della segreteria e in primo luogo del segretario generale”, che a suo dire “non impegna in alcun modo la Cgil”. Per l’esponente della minoranza “non è possibile procedere in questo modo”, e bisogna correre ai ripari: “Chiediamo la convocazione urgente del Comitato direttivo per decidere la mobilitazione, compreso lo sciopero generale per settembre”. Rinaldini conclude: “Va reso esplicito il nostro profilo di opposizione sociale, oggi annegato in un’incomprensibile ammucchiata rappresentata pubblicamente dalla Marcegaglia”. A chiedere lo sciopero in Corso Italia sono in diversi, da Mimmo Pantaleo, segretario della Flc (scuola e università) a Giorgio Cremaschi della Fiom. Ma per ora la linea di Camusso non cambia: sarà sciopero solo se nella manovra “non ci saranno misure nel segno dell’equità sociale”. Luca De Carolis
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Il contributo di solidarietà raddoppia per i parlamentari
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CASTA CONTINUA
o chiamano “contributo di solidarietà” e pare che questa volta venga imposto anche ai parlamentari. Quelli che hanno redditi compresi tra i 90 e i 150mila euro, dovranno pagare un balzello del 10 per cento. Per chi supera i 150mila di reddito annuo, invece, il prelievo fiscale salirà al 20 per cento. In entrambi i casi, il contributo non
dovrebbe essere deducibile come invece avviene per i “normali” cittadini che, a parità di reddito avranno imposte aggiuntive per il 5 e il 10%. Il numero dei parlamentari che dichiarano introiti molto alti, però, dovrebbe scendere: l’indennità mensile di chi fa un altro lavoro (e che da lì ottiene un compenso equivalente) verrà ridotta del 50 per cento. Destinato a scendere, quindi,
anche il numero di parlamentari a cui era richiesta una “solidarietà” del 20 per cento. In conferenza stampa, però, Berlusconi ha sostenuto che sui costi della politica “abbiamo fatto un numero di interventi che credo siano addirittura eccessivi rispetto a quello che sarebbe giusto fare. Ma abbiamo seguito i desiderata di tanti cittadini”.
40 EURO
IL COSTO DI UN PASTO A PALAZZO MADAMA: 10 LI PAGA IL SENATORE, 30 LO STATO 800 MILA EURO
LA SPESA PER I PASTI NEL 2010: 200 MILA PAGATI DAI SENATORI, 600 MILA DAL SENATO UN MILIONE E 200 MILA EURO
IL BILANCIO PER SFAMARE I SENATORI Il Menù della Camera Ieri la rivolta della rete contro i pasti dei deputati. A destra, l’illustrazione di Marilena Nardi. Sotto, Gaetano Ferrieri. A destra Giuseppe Scopelliti (FOTO ANSA)
A TAVOLA OFFRIAMO NOI Mangiare al ristorante costa dieci euro ai senatori, trenta a Palazzo Madama
di Wanda Marra
a cornice è lussuosa e seriosa, l’atmosfera rarefatta, il servizio serio e severo: un pasto al ristorante di Palazzo Madama assomiglia più a un pranzo di gala, che a uno spuntino di lavoro. Ma tant’è. Mangiare nel ristorante del Senato costa mediamente 40 euro: 10 ce li mette il senatore, gli altri 30 il Senato medesimo. Ovvero noi. Un privilegio di rara indifendibilità, tanto che il menù in rete ha provocato una vera e propria rivolta in rete e ha costretto lo stesso Senato ad annunciare provvedimenti. La ristorazione di Palazzo Madama – comprensiva di ristorante, della mensa del personale, della Caffetteria del personale e del bar in via Santa Chiara – è gestita dal 1° febbraio 2010 dalla Gemeaz Cusin, società con sede legale a Milano, che si occupa principalmente di ristorazione, lavorando in buona parte (il 60 per cento) con il pubblico (fatturato, 325 milioni e 440mila euro annui). Un
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appalto di 48 mesi, il cui tetto massimo viene fissato a 11 milioni e 500mila (più Iva). Il servizio include la fornitura e l’installazione dei distributori automatici di acqua e di altre bevande e la gestione della rivendita di tabacchi. PER RESTARE al ristorante di Palazzo Madama, nel 2010 i pasti dei senatori sono costati 800mila euro complessivi, di cui 200mila a carico loro e 600mila di Palazzo Madama. Secondo le previsioni di bilancio
La ristorazione del Senato è gestita dal 2010 dalla Gemeaz Cusin
la ristorazione dei senatori costa circa 1 milione di euro e 200mila l’anno quella del personale 1 milione e 350mila. Una situazione che non solo ha dello scandaloso, ma pure del paradossale. “Non ne posso più di essere inseguito per strada da gente che mi chiede quanto costa una lombata di vitello. Il ristorante del Senato spesso è vuoto: chi di noi si ferma pure a cena? Se deve causare tutto questo trambusto e tutto questo danno all’immagine, allora meglio farne del tutto a meno. E che ci sia un self service per tutti. Se poi per i più anziani è un problema, pazienza”, racconta appunto un senatore. Nel contratto firmato tra Senato e Gemeaz si specificano pure gli orari di apertura del ristorante. Si tratta di assicurare pranzi e cene ai senatori tre giorni a settimana, “di norma dal martedì al giovedì, dalle ore 12.30 alle ore 14.30 e dalle ore 19.30 alle ore 21.30”. Con delle eccezioni: “Ove la seduta antimeridiana si prolunghi oltre le ore 14.00, il ristorante – stabilisce il
contratto – dovrà restare aperto, consentendo l’ingresso ai parlamentari fino a mezz’ora dopo oltre il termine della seduta e comunque non oltre le ore 15.00”. Stessa storia per la sera ma “comunque non oltre le ore 23.00”. Una macchina incredibile sostanzialmente inutile o quasi. “Il ristorante è quasi sempre vuoto”, chiosa qualcuno. Qualche chicca da contratto: “Il menù dovrà proporre prodotti sempre freschi e primizie di stagione. Eventuali variazioni del programma settimanale saranno preventivamente sottoposte all’ufficio dell’Economato al massimo entro le ore 11.00 della giornata di riferimento della variazione”. Una volta colta in flagrante, la politica ha cercato di correre ai ripari. E da Palazzo Madama sono pronti a giurare che dalla riapertura dei lavori, i senatori saranno tenuti a pagare il costo effettivo dei pasti che consumano. “Un ordine del giorno bipartisan, approvato in sede di bilancio il 3 agosto, ci obbliga a
Onorevoli cannoli nei lussi di Sicilia PRANZI A NOVE EURO E CAFFÈ A 40 CENTESIMI PER I CONSIGLIERI DELL’ISOLA di Sandra
Amurri
n Sicilia l’Assemblea regionale, dato Il’anno da bilancio, spende 950mila euro per sfamare i deputati. Con un trend in crescita di 250mila euro rispetto agli anni scorsi. Come dire: la crisi si fa più aspra e loro invece di ridurre i costi della politica li aumentano. Stiamo dicendo che i deputati, equiparati per indennità (volgarmente detta stipendio) ai senatori della Repubblica, per un pasto completo alla buvette (caffè compreso) pagano 9 euro. Cioè, dopo aver gustato prelibatezze come pasta con le sarde e pesce spada panato, tirano fuori dal portafoglio dieci euro e ricevono come resto un euro. Il caffè che tutti i poveri mortali al bar pagano un euro, massimo 1,20, a loro viene offerto a 40 centesimi: la differenza la pagano i siciliani. Che bello sarebbe se un operaio potesse sfamare il proprio figlio con del
pesce a soli 9 euro al giorno. Forse i consumi riprenderebbero a viaggiare su binari normali. Invece 9 euro li spendono i deputati, che a fine mese portano a casa stipendi da nababbi, oltre a diaria e a tutto il resto. PER NON parlare del segretario generale dell’Assemblea, che guadagna 400mila euro all’anno. Stiamo parlando della Regione Sicilia che spende 2 milioni e 700mila euro per il personale addetto alle segreterie particolari. Nove euro per i pasti rappresentano uno scandalo anche per il deputato del Pd Pino Apprendi, ma non per il suo partito che ha accolto con indifferenza la sua proposta di abolire questo privilegio. “Dobbiamo batterci affinché il parlamentare paghi il pranzo in maniera completa perché se lo può permettere” è, in sintesi, la battaglia che Apprendi (ex Pci) porta avanti in solitudine. Solitudine che il deputato trasforma in
speranza: “Spero che il mio partito raccolga la mia proposta, in un momento in cui il Paese versa in queste condizioni”. E che lo faccia prima che i suoi elettori smettano definitivamente di coltivare troppe delusioni. In un gioco delle parti, le proposte avanzate a turno per ridurre i costi vengono bocciate dall’Aula. Come la legge per la riduzione dei parlamentari regionali da 90 a 70, avanzata dal presidente dell’Assemblea Francesco Cascio, bocciata per due volte dall’Aula e poi finita sul binario morto della commissione. In fondo sarebbe davvero troppo pretendere che i deputati approvino la riduzione di se stessi. Forse bisognerebbe affidare il varo di queste leggi a istituzioni estranee. E sarebbe consigliabile farlo al più presto prima che i cittadini inizino ad aspettarli davanti a Palazzo d’Orleans, o alla Camera o al Senato, per salutarli con il canto della rivolta.
una riorganizzazione dei servizi di ristorazione”, dichiara il senatore del Pd, il Questore del Senato Benedetto Adragna che annuncia, anche a nome dei colleghi Angelo Maria Cicolani e Paolo Franco, l’impegno del Collegio dei Questori ad affrontare la questione all’immediata ripresa dei lavori parlamentari. Qualche parlamentare preannuncia iniziative “pannelliane”, come il senatore del Pdl Raffaele Lauro, pronto ad attuare uno sciopero della fame se a settembre il servizio non sarà
La rivolta della rete colpisce anche il menù di Montecitorio E la politica promette rimedi
messo interamente a carico dei parlamentari “ai prezzi correnti di mercato”. Intanto, se l’altroieri la rabbia di Internet si era concentrata contro il menù di Palazzo Madama, ieri ha preso a bersaglio quello di Montecitorio, che ha cominciato a girare in rete con i suoi prezzi più o meno altrettanto stracciati (2 euro un piatto di pasta, 5 e 30, un risotto, variabile tra i 4 e i 17 il pesce). PRIVILEGI indifendibili. Ieri è intervenuto il questore di Montecitorio, Antonio Mazzocchi, ricordando che “la Camera dei deputati, grazie alla chiusura della mensa di San Macuto, risparmierà un milione di euro”. Di più: “Confermo la mia proposta di sostituire tutte le mense della Camera con un unico self service con i relativi costi dei pasti a totale carico di chi ne usufruisce. Il risparmio accertato sarebbe almeno di 4-5 milioni l’anno”. Evidentemente quelli che oggi pagano i contribuenti per far mangiare i deputati.
di Pino
Corrias
In ricordo degli annunci passati VI RICORDATE cosa diceva B.? I nostri conti “sono in sicurezza”. Le nostre banche “sono le più solide d’Europa”. Gli italiani “sono ricchi”, e Tremonti “è un genio che tutti invidiano”. Crisi? Niente paura. B. lasciava per qualche ora le festicciole, varava una manovra di corsa, ma con giudizio, un paio di miliardi da rastrellare subito con il solito ticket ai soliti pensionati, il resto (20 miliardi, o forse 40 o forse 79) dal 2013 in poi: rogne che si gratteranno i governi a venire. E i tagli alla politica? Si faranno, ma dalla prossima legislatura. Camera, Senato e opposizione approvavano in poche ore. “Un miracolo!”, esultava Napolitano. “Si va in ferie fino al 16 settembre!” annunciavano i parlamentari. Poi c’è stato qualche trascurabile contrattempo. Il buco nero del debito pubblico. La Deutsche Bank che si sbarazza dei nostri Btp. Il quasi fallimento della Grecia e degli Stati Uniti. Il crollo di tutte le Borse. Niente più ferie. Niente pellegrinaggi in Terrasanta. Sembra tutto accaduto in un’altra era, in un altro mondo. Quello in cui le spigole con radicchio e mandorle costano 3,34 euro e le sassaiole per strada sono solo il cattivo sogno di una lontanissima Inghilterra.
Sabato 13 agosto 2011
Tagli alle poltrone ma il risparmio è minimo
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CASTA CONTINUA
a manovra verrà illustrata nel dettaglio oggi, ma tra le ipotesi circolate per il riordino dei costi della politica ce ne sono due di sicuro impatto mediatico, ma meno economico. Il taglio di “oltre 50mila poltrone tra province, regioni e comuni” stimato dal governo, secondo gli analisti, comporta un risparmio di massimo di
7 – 8 milioni di euro. Lo stesso vale nell’ipotesi in cui venga introdotta l’incompatibilità tra incarichi elettivi. Se è vero che quello delle “doppie vite” dei parlamentari è uno dei grandi mali della macchina Italia, è vero anche che l’incidenza economica della questione è minima. Deputati e senatori che contemporaneamente sono
eletti anche sindaci di piccoli comuni, consiglieri provinciali o regionali, assessori negli enti locali percepiscono solitamente solo l’indennità da parlamentare e rinunciano a quella derivante dall’altro incarico. Più che economica, dunque, l’ipotesi di vietare il doppio lavoro ha valore dal punto di vista operativo e di efficienza.
I SULTANI DI CALABRIA SPESE FOLLI E FESTE Dal governatore dj ai rimborsi d’oro dell’ex presidente del consiglio regionale di Enrico
Fierro
a Peppe dj a Peppe Schumacher. È la Calabria dei miracoli e delle spese pazze, dove la casta non si fa mancare il superfluo. Dai soldi sottratti al fondo per le famiglie povere e dirottati alle serate di Rtl e Miss Italia nel mondo sul lungomare di Reggio, con il governatore Giuseppe Scopelliti a fare da dj, ai rimborsi chilometrici per centinaia di migliaia di euro di Peppe Bova, ex presidente del Consiglio regionale. Ex sindacalista della Cgil, indomito difensore degli ultimi nel Pci-Pds-Ds-Pd, Bova è consigliere regionale da una vita. Nel consiglio precedente, quello a maggioranza di centrosinistra, era seduto sulla poltrona più alta, quella di presidente. Da censore della casta e dei suoi privilegi fece una battaglia durissima contro l’uso e l’abuso delle auto blu. “Da oggi - dettò ad agenzie di stampa e televisioni locali - userò la mia auto per gli spostamenti”. La cosa fece
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scalpore e sembrò aprire uno spiraglio di serietà e moralizzazione nel Consiglio regionale più costoso d’Italia. Fermiamoci un attimo prima di riprendere la folle corsa di Bova e contribuiamo ad aumentare l’indignazione del lettore. Un consigliere regionale calabrese guadagna 11316 euro al mese, se è componente dell’ufficio di presidenza il suo stipendio aumenta di altri 1500 euro, se poi è segretario questore, l’indennità lievita fino a 12538,9 euro, quasi il doppio di quanto guadagna il presidente francese Sarkozy, 6714 euro. UNA PACCHIA , un bingo, che si trasforma in un win-for life, nella regione più povera d’Italia, visto che la pensione di un onorevole regionale calabrese è pari all'84% dell’indennità percepita. Ma torniamo ai chilometri dell’ex presidente Bova, da tempo uscito dal partito di Bersani. Dopo il j’accuse contro i fruitori dell’auto blu, l’ex presidente ha usato la sua berlina presen-
tando un conto salatissimo alla Regione. Che gli è stato regolarmente saldato con “deliberazione dirigenziale” n. 299 del 21 aprile 2010. Dal luglio 2006 al marzo 2010, 211mila 842 euro. Una cifra enorme, calcolata su almeno 15mila chilometri percorsi ogni anno, per un totale di 60mila. Più del mitico Schumacher nelle sue maratone di Formula Uno. Casta calabra, irredimibile, spudorata, insensibile allo tsunami di indignazione che sta percorrendo l’Italia. Prendete il senatore Antonio Gentile, Tonino, eletto nel collegio di Cosenza nel 2001. Da quell’anno il suo impegno politico è totale, non c’è tempo per occuparsi d’altro. EPPURE riesce a scalare i vertici dell'Azienda ospedaliera della sua città, dove aveva iniziato la carriera partendo dai gradini più bassi. Prima, nel 1993, come dirigente dell’ufficio formazione e aggiornamento professionale della Usl, poi nell’ufficio stampa, fino a diventare, vin-
La gloriosa dinastia della famiglia Gentile: sottosegretario, assessore, vicesindaco
cendo un apposito concorso nel 2004, mega dirigente amministrativo. Promosso anche dai recenti rimpasti governativi con una bella poltrona di sottosegretario all’Economia. UNA FAMIGLIA tutta politica, quella dei Gentile. Tonino penserà ai tagli da fare sui nostri stipendi e conti correnti, Pino, invece, è assessore regionale alle Infrastrutture, e Katia, sua figlia, la nipote del sottosegretario Tonino, è vicesindaco di Cosenza con delega alla riqualificazione urbana e all’emergenza casa. Auguri e figli maschi. Per la musica non c’è problema, ci pensa il governatore. Peppe Scopelliti, che anche da sindaco aveva il pallino delle feste, era affascinato da Lele Mora e appassionato di Valeria Marini. Per averli nella sua città e per arricchire di nuove presenze il “modello Reggio”, bussa a tutte le porte. A quelle di Pasquale Rappoccio, un imprenditore in forte odore di massoneria, e di Paolo Martino, accusato di essere il “ministro del Tesoro” della cosca De Stefano. Che racconta così l’incontro con l’allora sindaco e le richieste che gli fece: “Paolo, ho bisogno di una cortesia, abbiamo intenzione di fare qualcosa di eccezionale per Reggio, portare qualcuno, qualche personaggio di spettacolo. Sarebbe per me il massimo poter incontrare Lele Mora...”. Festa farina e... casta nella regione dalle mille povertà.
Gaetano in sciopero, e i turisti scoprono la casta UN 54ENNE VENETO PRESIDIA MONTECITORIO DA 70 GIORNI: I POLITICI LO SNOBBANO, I PASSANTI LO ADORANO
di Paola Zanca
tavolino sotto al gazebo di piazza SdallaulMontecitorio ha la guida distribuita comunità di Sant’Egidio per i senzatetto, “Dove mangiare, lavarsi e dormire a Roma”. Ma Gaetano Ferrieri non ne ha bisogno. Il suo “presidio a oltranza” contro “la casta” ha scatenato una solidarietà inimmaginabile. La direttrice di un albergo, siamo nel pieno centro di Roma, gli ha lasciato un biglietto, che lui può consegnare alla reception. Dice: “Ragazzi, se viene Gaetano dategli una stanza per farsi una doccia. Poi ci penso io”. Il caffè spesso glielo of-
frono i carabinieri di stanza davanti alla Camera. I vigili tollerano la sua Punto grigia (che di notte diventa un letto) parcheggiata in piazza Montecitorio da 70 giorni. E l’altro ieri è sceso a stringergli la mano anche il giardiniere dell’attico di palazzo Colonna: “Ti guardo da un mese, da lassù. L’ho capito, sei una brava persona”. I POLITICI NO, la mano non gliela stringono. Luciano Violante lo incrocia ogni mattina ma “non mi ha mai chiesto come sto”. La Radicale Emma Bonino gli ha detto che “loro quelli che fanno lo sciopero della fame ce li hanno già, come se fosse un lavoro”. Roberto Castelli per convincerlo a sostenere la causa hanno dovuto rincorrerlo. Risultato: 5 euro di elemosina. La diffidenza, va detto, è tanta. Digitando su Google il suo nome, tra i primi risultati appare un blog, aggiornato l’ultima volta a settembre di tre anni fa, in cui Ferrieri si pre-
senta così: “Sono quello che ha tentato per finanziarsi la vendita di un proprio organo su e-bay il 16 luglio scorso”. Non esattamente un biglietto da visita rassicurante, ma Gaetano, gli va dato atto, non nega il suo passato burrascoso. Lui, 54enne di Dolo Mirano, provincia di Venezia, due figli maggiorenni e un’ex moglie, spiega che nel 2007 è finito sul lastrico, sostiene che sia accaduto perché nella sua storia di cittadino e di lavoratore non ha mai tollerato “le ruberie”. Lo hanno “fatto fuori”, racconta, perché non è sceso a compromessi. Confessa anche di essere stato talmente male da aver avuto bisogno di un mese e mezzo in una casa di cura per stare “fuori dal mondo” che gli era precipitato addosso. Un matto? “Quelli che si fermano qui non lo pensano”, risponde lui. Difficile dargli torto: del “presidio a oltranza” che Gaetano Ferrieri porta avanti da 70 giorni (dal 4 giugno “mangia” solo caffè d’orzo, integratori e latte di soia, ha per-
so 22 chili) la vera notizia è il numero di persone che gli dà retta. C’è un gruppo di una decina di persone che lo assiste quotidianamente: tre o quattro ragazzi a volantinare (la media è di 150 distribuiti al giorno), Raffaele “il badante”, come si diverte a definirsi, la signora Rossana, qualche imbucato che ha trovato un posto dove passare il pomeriggio (“non so più paròn de niente”, si lamenta in veneto). IERI, per tutti loro è stata una giornata difficile. Quel popolo di Facebook (quasi 5000mila amici) che lo sostiene da più di due mesi, gli si è rivoltato contro. È bastato lasciare in bacheca le coordinate bancarie di un conto PayPal che Ferrieri è finito travolto dalle critiche. “Sei come tutti gli altri”, il tono generale. Lui si è offeso a morte: in questi 70 giorni ha speso duemila e 800 euro. Più o meno 40 euro al giorno. Servono a pagare il gazebo, il computer, i pannelli solari ne-
cessari per avere la corrente. Di fronte ai sostenitori che gli voltano le spalle perché hanno scoperto che nemmeno lo sciopero della fame è gratis, lui ha scritto “mollo tutto”. E nel giro di poco il telefono ha iniziato a squillare. Chiamate, sms, pacche sulle spalle a distanza. Lui consola: “Scusate, è che questi pensano che voglio fare un partito”. Poi attacca: “Se torna quello che canta 'Bella Ciao' me ne vado”. Sembra cedere: “Mi vogliono far scoppiare, me ga’ stressa’”. I turisti si fermano. “Che Paese..” dice un francese che sa l'italiano. Nostri connazionali confessano di riconoscersi nella grande foto di pecore che è appesa al gazebo: “Abbiam fatto quella fine lì”. Gaetano Ferrieri sostiene di essere uno come loro, solo che si è dato più da fare. Un consigliere della presidenza della Camera gli ha detto che fino a che lì fuori non sono in tre milioni, non c’è speranza di dialogo. Lui non si scoraggia: “Sono qui per seminare”.
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Sabato 13 agosto 2011
CRICCA CONTINUA
SICA: COSÌ RICATTAI B. L’ex assessore campano avrebbe avuto un ruolo decisivo nella compravendita per far cadere Prodi
di Marco Lillo
erlusconi è stato ricattato da Ernesto Sica di rivelazioni imbarazznti. Per questo ha fatto nominare il sindaco di Pontecagnano assessore regionale. Voleva evitare che spifferasse in giro il suo segreto: quello che aveva fatto e promesso il Cavaliere nell’estate del 2007. Lo conferma ai magistrati lo stesso sindaco di Pontecagnano, eletto nel Pdl dopo essere stato il consigliere regionale più votato della Margherita nel 2005, prima del grande salto del 2007 nelle braccia del Cavaliere. Sica però non ammette che il segreto della sua nomina sia la compravendita dei parlamentari del centrosinistra. I pm napoletani però su questo punto non gli credono e gli contestano le dichiarazioni accusatorie del suo ex amico Arcangelo Martino. Sica è stato sentito nell’inchiesta napoletana sul ricatto a Berlusconi e al presidente Caldoro, svelata dal Fatto mercoledì 10 agosto. Messo alle strette, ha raccontato i suoi viaggi ad Arcore e a Villa Certosa, gli aperitivi a tre con Berlusconi e l’imprenditore Davide Cincotti. Il re degli imballaggi di Battipaglia che - subito prima dell’annuncio dell’abbandono di Prodi da parte di Lamberto Dini - ha elargito un finanziamento registrato di 295 mila euro al partitino dell’ex ministro del centrosinistra. Sica soprattutto racconta con disarmante sincerità di avere trafficato in dossier con Nicola Cosentino per “tagliare le gambe” (proprio così dice lui) a Stefano Caldoro.
L’ex assessore regionale della Campania Ernesto Sica (MILESTONEMEDIA) A lato, il verbale dell’interrogatorio di fronte ai pm napoletani
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IL SINDACO di Pontecagnano viene convocato dai pm Alessandro Milita e Giuseppe Narducci (pochi mesi dopo divenuto assessore alla sicurezza della giunta De Magistris) il 4 aprile del 2011. che informano l’indagato delle prove a suo carico: “le intercettazioni del caso P3, le dichiarazioni rese in due distinti interrogatori da Arcangelo Martino, più le dichiarazioni rese, da Stefano Caldoro,
to a me che i soldi serviti per la operazione di acquisto del voto dei parlamentari erano stati forniti da un imprenditore di grande rilievo, suo amico nonché amico di Berlusconi, imprenditore che operava nel settore dei supermercati. Non conosco il nome di questo imprenditore.... Sica, quindi, aveva un potere ricattatorio di non poco conto e la sua finalità era quella di intimidire Berlusconi al fine di ottenere per sé la carica di candidato governatore”.
Italo Bocchino e Mara Carfagna”. L’interrogatorio è teso e dura quattro ore. “Nell’estate 2007 ero consigliere regionale del partito della Margherita... andai in Sardegna a Porto Rotondo a casa del mio amico Davide Cincotti e, grazie a lui ed a una signora di nome Consuelo che ha una agenzia immobiliare, riuscii ad avere un incontro per un aperitivo con il Presidente Berlusconi ...Dopo l'incontro per l’aperitivo tra me, Cincotti, Berlusconi e altre persone presenti alla villa sarda del Presidente del Consliglio a circa 15 giorni di distanza seguì un lungo incontro solo tra me e Berlusconi, sempre a villa La Certosa... io offrii a Silvio Berlusconi la mia pronta disponibilità ad abbandonare il partito della Margherita e transitare nelle fiIe di Forza Italia. In cambio Berlusconi mi assicurò che sarei entrato a far parte dello staff di segreteria della nascente formazione politica Popolo delle Libertà che di li a poco sarebbe stata annunciata ...avrei lavorato a Palazzo Grazioli”. A questo punto è utile ricordare che la Procura di Napoli indaga Sica per il ricatto a Berlusconi e
Caldoro e sospetta che abbia effettuato alla fine del 2007 un’attività di compravendita di parlamentari del centrosinistra sulla base soprattutto di un verbale inedito, reso da Arcangelo Martino il 22 ottobre del 2010. L’ex assessore arrestato per la P3 e per il dossier Caldoro nell’inchiesta di Roma racconta ai pm: “Sica diceva sempre di tenere in pugno Berlusconi per i favori che gli aveva reso e cioè in particolare per la famosa storia dell’acquisto dei voti dei parlamentari che avevano garantito la caduta del governo Prodi nel 2008. QUANDO il 26 e 27 Gennaio 2010 parlo con lui al telefono e sollecito Sica a preparare con urgenza e a consegnarmi la relazione e parlo anche esplicitamente di dossier vi rispondo che queste telefonate fanno riferimento non al dossier su Caldoro. In verità io sollecito Sica a farmi avere al più presto in anteprima la famosa denuncia che lui diceva di poter preparare e voler presentare sul conto di Berlusconi ed in particolare su come lui Sica, per conto di Berlusconi, nel 2008, aveva comprato il voto di alcuni parlamen-
tari inducendoli a votare la sfiducia al governo Prodi. Poiché io avevo informato Denis Verdini circa questa attività di Sica e poiché anzi lo stesso Sica aveva detto ai vertici nazionali del Pdl che lui poteva presentare questa denuncia, io ero stato sollecitato da Verdini affinché mi facessi consegnare da Sica il racconto che poi sarebbe confluito nella denuncia. I vertici del Pdl, in altri termini, volevano verificare la natura e la consistenza delle accuse che Ernesto Sica avrebbe potuto fare nei confronti di Silvio Berlusconi allo scopo, evidentemente, di contenere o neutralizzare la denuncia stessa. ... Sica aveva det-
Le ammissioni nei verbali della P3: “Io e Cosentino volevamo tagliare le gambe a Caldoro”
SICA NEGA. Ma i pm sospettano che l’imprenditore possa essere proprio il suo amico Davide Cincotti, presentato a Berlusconi ma contributore per Dini. “Davide Cincotti non conosceva, prima di quell'incontro dell'agosto Silvio Berlusconi...dopo il periodo delle festività natalìzie della fine 2007 inizio 2008”, prosegue Sica che racconta le continue promesse non mantenute da Berlusconi. Prima non lo porta a Palazzo Grazioli, poi non lo candida. Sica vuole riscuotere anche se ai pm puntualizza: “non ho avuto alcun ruolo in operazioni di cosiddetta compravendita di parlamentari per la caduta di Prodi”. I magistrati napoletani però non la bevono: “mi si chiede delle operazioni di finanziamento effettuate alle forze politiche dal mio amico e vi rispondo che fu Cincotti a dirmi che aveva versato un contributo al gruppo di Dini”. Sica non sapeva nulla, nonostante avesse presentato il suo amico, fulminato sulla via di Lamberto, al Cavaliere. Ammette solo il patto scellerato con Cosentino contro Caldoro. “L’accordo tra me e Cosentino, sostenuti nel convincimento da Arcangelo Martino, era quello di lavorare attraverso la preparazione e la successiva divulgazione del dossier per tagliare le gambe a Stefano Caldoro”.
Purtroppo non riescono nell’intento. Caldoro è il candidato del Pdl e Sica è sempre più teso. Vola a Viareggio e incontra Denis Verdini minaccia di raccontare “tutto da ferragosto 2007” e dice che non farà “la fine della “ puttana di Bari”. Ai pm dice: “ho ricevuto assicurazioni da Berlusconi in persona circa il fatto che sarei stato dimenticato e che avrei avuto un posto nella futura, Giunta Regionale. ... aggiunse che ne aveva già parlato con Caldoro ricevendo l'assenso di quest'ultimo”. Caldoro però il 15 maggio 2010 gli concede solo la misera delega all’avvocatura. Il giorno dopo Sica vola ad Arcore con la fidanzata. “Intorno alle 18,30 Berlusconi telefonò a Caldoro e io ascoltai”, racconta ai pm, “la conversazione essendo stato inserito il viva voce del telefono. Berlusconi disse a Caldoro che si poteva pensare anche di assegnarmi un assessorato più impegnativo. Caldoro rispose a Berlusconi che ... in futuro si sarebbe di nuovo potuto tornare a parlare di un altro mio incarico”. Quando gli contestano le telefonate minacciose, Sica dice: “chiedevo il "conto morale e politico di tutto" quello che avevo tatto per il partito di cui ho parlato in precedenza”. Sica nega però che il piano B del quale parla con Martino riguardi “le mie conoscenze sull'acquisto dei senatori per la caduta del governo Prodì”. L’unica minaccia che ammette è quella “di esporre pubblicamente il fatto che il Cavaliere aveva tradito gli accordi dell'agosto 2007”. Tanto sarebbe bastato per terrorizzare Berlusconi. Sica ammette: “Berlusconi ovviamente non voleva che io divulgassi alcuna notizia sulla storia del nostro accordo del 2007 e ricordo bene che in quella circostanza mi disse che lui non tradiva mai gli impegni e che anche io alla fine sarei stato gratiticato”.
Una montagna di soldi. E allora? SOLDI A DELL’UTRI E VERDINI. IL PDL COME UN SOL UOMO: NULLA DI STRANO di Sara Nicoli
a, mi dica, ma dov’è il “M reato? A me non interessa alcun giudizio morale o politico, a me interessa sapere se c’è reato. E siccome reato non c’è, ma di cosa stiamo parlando?”. Jole Santelli, pasionaria pidiellina e avvocata del fronte berlusconiano, rompe quello che è stato, da tre giorni a questa parte, ordine di scuderia del partito di Berlu-
La consegna nel partito del premier è evidente: della P3 meglio non parlare
sconi: della questione P3 e di quel fiume di denaro che è arrivato a Denis Verdini e signora da Antonio Angelucci, anche lui deputato Pdl, e prima ancora da Berlusconi a Dell’Utri non si parla. Nessun commento, nessuna divagazione sul tema. Soprattutto, nessuna presa di distanza o altro che possa mettere in difficoltà i diretti interessati. LA CONFERMA dell’esistenza di quest’ordine arriva da Mario Valducci, storico co-fondatore di Forza Italia proprio con Dell’Utri e Antonio Martino. “No, no, di questa faccenda preferisco non parlare io - commenta con imbarazzo - e spero tanto che anche gli altri seguano il mio esempio come è stato ampiamente suggerito”. E, invece no. Qualche disobbediente c’è. Perché forse non raggiunto dalla comunicazione di servizio o più semplicemente perché preferisce che si sap-
pia apertamente ciò che pensa. Chi non si sottrae, per esempio, è Maurizio Paniz, avvocatone berlusconiano in prima linea nella costruzione delle leggi ad personam e sempre tra i primi nella difesa del “gruppo” piediellino. “Guardiamo i fatti – dice – qui non c’è ancor riscontro oggettivo che il passaggio di denaro tra Verdini e Angelucci piuttosto che tra Berlusconi e Dell’Utri sottenda a una qualsivoglia ipotesi di reato…”. Però la Guardia di Finanza ha chiesto alla magistratura perugina di poter indagare su questo fiume di denaro…. “Sì, certo, ed ha il dovere di farlo, ma fino a quando non ci sarà un riscontro riguardo ad una fattispecie di reato, per quanto mi riguarda (e per quanto dovrebbe riguardare anche tutti i miei colleghi) non ci può essere alciuna valutazione morale o politica”. “D’altra parte – prosegue Paniz – è vero che si tratta di deputati del Pdl ed è altret-
tanto vero che le cifre di cui parliamo sono assai importanti, ma tra amici si ha il diritto di prestarsi denaro o altro senza che questo possa né essere considerato reato, né che possa costituire elemento di disvalore dal punto di vista morale o politico; prima, insomma, dobbiamo aspettare se la magistratura rileverà l’esistenza di un reato, altrimento stiamo parlando veramente del nulla. Anzi, quasi di un’invasione in una sfera privata di rapporti personali forse più intimi e importanti di quello che possiamo pensare. E sul fatto che appartengano tutti allo stesso gruppo politico, beh, questo casomai può aver intensificato l’amicizia, tutto qui”. A PENSAR male, diceva Andreotti, si fa peccato però spesso ci si prende. Solo che nel Pdl pare proprio che anche il pensiero sia negato. E, infatti, ci conforta in questa posizione Mario Landolfi, al-
Marcello Dell’Utri ( FOTO EMBLEMA)
tro uomo di primo piano nel Pdl: “Per quanto mi sforzi di trovare qualcosa di grave in tutto questo, ebbene proprio non ce lo vedo. E sa perché?”. No, perché? “Perché uno fa l’editore, l’altro fa il banchiere, mica sono dei pezzenti, sono persone che hanno un’attività esterna a quella parlamentare. Chissà che questo non riguardi qualcosa di collegato ai loro rispettivi lavori. E comunque, da qui ad intraverdere qualche
cosa di moralmente o politicamente esecrabile, beh, ce ne vuole davvero”. Chiude, con una vena d’ironia, venata di sarcasmo, Italo Bocchino: “E’ gente fortunata, questa, hanno amici così ricchi e generosi, mentre io… Ccomunque trovo davvero sorprendente questo passaggio di cifre, ma spero che la magistratura sappia fare luce. Perché credo che ce ne sia di luce da fare…”.
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GIUSTIZIA
BENTORNATI NEL “PORTO DELLE NEBBIE” La procura capitolina conquistò la nomea già negli anni ’70. Tutti i casi più recenti di Ferruccio Sansa
l “porto delle nebbie”. Il tribunale di Roma si porta addosso il titolo conquistato tra gli anni ’70 e ’90. Sospetti, indagini contese con altri tribunali, dalle schedature Fiat allo scandalo dei petroli, passando per i fondi neri Iri e la Loggia P2. Un elenco che tocca anche Tangentopoli, con le inchieste romane che, per usare un eufemismo, non produssero gli effetti di quelle milanesi. I magistrati romani oggi ripetono: “Non siamo più il porto delle nebbie”. E, però, ecco il procuratore aggiunto Achille Toro (ormai ex), che patteggia una condanna a 8 mesi per rivelazione di segreto d’ufficio per l’inchiesta G8. Ecco il procuratore Giancarlo Capaldo sotto inchiesta del Csm per la cena con il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e il suo braccio destro Marco Milanese, all’epoca indagato a Napoli.
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Così a qualcuno tornano in mente inchieste approdate a Roma per finire archiviate o apparentemente dimenticate. PARE finita nel nulla l’inchiesta arrivata nella Capitale su Alfonso Pecoraro Scanio, ministro delle Politiche agricole nel governo Amato e dell’Ambiente nell’ultimo Prodi. La Camera ha negato al tribunale dei ministri l’utilizzo delle intercettazioni del pm Henry John Woodcock. Eppure nella richiesta del Tribunale dei ministri si legge: “Dalle intercettazioni emerge che l’imprenditore Mattia Fella si è interessato al reperimento di una sede per una fondazione che sarebbe stata intitolata al ministro nonché all’acquisto per conto del ministro, di un terreno nei pressi di Bolsena dove quest’ultimo avrebbe dovuto realizzare un complesso agrituristico dotato di piscina ed eliporto. Infine, dalle telefonate
risulta che il ministro ha sempre manifestato disponibilità a esaudire le richieste del Fella”. Fella ambiva a stipulare convenzioni con il ministero e con l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e alla nomina del fratello Stanislao in una commissione ministeriale, il ministro in cambio avrebbe ottenuto “numerosi spostamenti con un elicottero pagato da Fella per 120 mila euro; numerosi viaggi-soggiorno in Italia e all’estero per decine di migliaia di euro; l’acquisto di un terreno – pagato 265 mila euro da Fella – per l’edificazione di un agriturismo biologico e di una villa con piscina ed eliporto, destinato al ministro”. Pecoraro Scanio ha sempre negato ogni addebito. Archiviato anche il fascicolo sugli appalti per i centri di accoglienza che vedeva tra gli indagati Gianni Letta, accusato di abuso d’ufficio, turbativa d’asta
Il tribunale di piazzale Clodio a Roma (FOTO LAPRESSE)
e truffa aggravata per aver favorito, questa la tesi dei pm, imprese legate al gruppo “La Cascina” vicino a Cl, a Giulio Andreotti e al segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone. L’indagine parte da Potenza: Woodcock lavora su una presunta organizzazione specializzata nell’aggiudicarsi commesse pubbliche truccando le gare. Il 6 agosto 2008 Angelo Chiorazzo (dirigente Cascina) è a Palazzo Chigi. Letta chiama il capo dell’immigrazione al ministero, il prefetto Morcone. Due giorni dopo Chiorazzo torna alla carica. Dopo il secondo incontro, Letta richiama Chiorazzo: “Il prefetto di Crotone mi dice che vuole che lei vada o lunedì o martedì... perché poi lui va a Cosenza dove è stato trasferito e dice: ‘È meglio che lascio le cose fatte’. Allora, la aspetta in Prefettura... eh... a nome mio”. Ma l’inchiesta si concentra anche su altri appalti, come quello da un mi-
lione e 170mila euro per il Cara di Policoro (Matera), aperto a tempo di record e affidato a società legate ai Chiorazzo. Secondo la Procura di Roma, però, in questa vicenda non ci sarebbe nulla di penalmente rilevante. Il pm Sergio Colaiocco nell’aprile 2009 ha fatto archiviare l’accusa di associazione per delinquere contro Letta e Morcone. A suo avviso, lo stato d’emergenza legittimava tutto, quindi anche le altre accuse dovevano cadere. Secondo Woodcock, invece, l’emergenza non farebbe venir meno l’obbligo di chiedere 5 preventivi prima di assegnare un appalto milionario con un paio di telefonate. Ma alla fine anche il pm di Lagonegro, cui l’inchiesta era stata affidata per competenza, archivia. NEL dimenticatoio pare finita anche la vicenda in cui era indagata Daniela Di Sotto, all’epoca
signora Fini. Cioè moglie del vice-premier Gianfranco. È il 19 aprile 2005 quando gli investigatori della Procura di Potenza registrano una telefonata imbarazzante: “Io sono andata a sbattermi il culo con Storace”, allora presidente della Regione Lazio. A parlare era appunto Daniela Fini. Il suo interlocutore era l’allora segretario di suo marito Francesco Proietti, poi divenuto deputato. Lo “sbattimento” di Daniela con Storace secondo l’accusa avrebbe prodotto risultati. Scrive Woodcock: “Proietti e Di Sotto fanno esplicitamente cenno all'interessamento profuso dalla donna presso Storace affinché la clinica Panigea – di cui Di Sotto era socia – operasse in regime di convenzione l'esecuzione di esami costosi”. La richiesta della Panigea è dell’11 febbraio, il parere favorevole Asl è del 14, la delibera della giunta è del 18. Basta una settimana. Ma a beneficiare della convenzione non saranno Di Sotto e Proietti, bensì la loro socia Patrizia Pescatori. Cognata di Gianfranco Fini. Il pm Sergio Colaiocco ha anche archiviato un’inchiesta (partita da De Magistris, prima di approdare a Roma) sull’allora ministro della Giustizia, Clemente Mastella. Al centro dell’indagine i rapporti tra l’esponente politico e l’imprenditore Antonio Saladino. Ma la Procura di Roma non condivide le accuse: Mastella non avrebbe compiuto i reati contestati nell’inchiesta Why Not almeno nel periodo in cui era ministro. Non emergono, secondo il pm, “elementi diversi dall’asserita esistenza di rapporti di amicizia tra Saladino e Mastella” e quindi si esclude che vi siano “fonti di prova che depongano per la sussistenza di reati commessi a Roma”.
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ITALIE
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VATICANO “SPA” SCAMBIA PARCO PER MILLE CASE
BRESCIA
Operaio ucciso in fabbrica
L’
hanno ritrovato riverso a terra con un sacchetto di plastica sul capo. Michele Peroni, operaio di 28 anni, dipendente del cementificio Fassa Bortolo di Montichiari, vicino a Brescia, è morto in fabbrica per un colpo di pistola alla nuca. I carabinieri sono alla caccia dell’assassino.
I Verdi contro Alemanno “È un regalone col fiocco” di Daniele Martini
rattandosi di faccende del Vaticano, la delibera approvata dal Comune di Roma scomoda il latinorum e parla di ius edificandi, cioè diritto a costruire. Un diritto ampio, per tantissime costruzioni, proprio nel momento in cui, ironia della sorte, l’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica, in pratica l’immobiliare della Santa Sede, sta accelerando sugli sfratti in città, da via del Gonfalone a via di Porta Pertusa, come sottolinea al Fatto il segretario dei Radicali, Mario Staderini. Al Vaticano il Campidoglio concede 65mila metri quadrati di superficie utile lorda, 210mila metri di cubatura, per un valore di circa 400 milioni. Quattrini che in Vaticano si ritrovano da un giorno all’altro in cassa grazie alla reverente prodigalità del Campidoglio. Un regalone, in pratica, uno di quei doni che meritano riconoscenza eterna.
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RICONOSCENZA a chi? Ovviamente al sindaco, Gianni Alemanno, che però deve dividere il “merito” con i consiglieri presenti, opposizione compresa e Pd in prima fila. Perché quando si è trattato di votare, nessuno ha voluto “sfigurare” con le alte prelature. In un afflato bipartisan tutti si sono devotamente genuflessi ai desideri della Santa Sede e hanno votato sì. Solo un consigliere ha fatto il bastian contrario, un pasdaran del Pdl che si è astenuto, non si sa bene se a ragion veduta oppure se si è confuso. La faccenda è stata ufficialmente presentata come uno “scambio” tra Comune di Roma e Vaticano, ma dello scambio, cioè dell’operazione alla pari, la decisione assunta non ha proprio nulla. Il comune incamera 60mila metri quadri dei 117mila di proprietà del Vaticano inseriti nel parco re-
gionale urbano di Valle Aurelia a Roma conosciuto come il parco della tenuta di Acquafredda e in cambio dà alla Santa Sede il diritto ad edificare su una superficie all’incirca equivalente in una qualche zona della città. Dove non è ancora chiaro. Al momento il diritto non è “atterrato”, come dicono i tecnici, cioè non è incardinato a un’area precisa. Una volta individuata o acquisita l’area, il Vaticano potrà procedere alla costruzione dei palazzi oppure, più verosimilmente, potrà vendere il diritto acquisito a un terzo, magari a qualche grande costruttore capitolino. In altri termini: il Comune di Roma ottiene dal Vaticano poco o nulla, un’area che è già parco naturale da destinare di nuovo a parco, mentre il Vaticano incassa il diritto a costruire, che equi-
Voto bipartisan in Campidoglio: al Comune va l’Acquafredda, alla Santa Sede 65mila metri di aree edificabili vale a moneta sonante. Tanta. Ironizza il presidente laziale dei Verdi, Nando Bonessio: “Quando il Vaticano chiama, il Campidoglio risponde”, mentre Angelo Bonelli, presidente nazionale conferma: “È un regalone con il fiocco”. La delibera è stata presentata a ridosso di Ferragosto quasi sicuramente non a caso, forse per poter contare sulla generale rilassatezza pubblica. Per di più il consiglio capitolino è stato riunito in seconda convocazione quando, a norma di sta-
La Basilica di San Pietro (FOTO EMBLEMA)
e, a destra, il presidente laziale dei Verdi, Nando Bonessio
tuto, per approvare delibere non c’è bisogno del 50 per cento più uno dei presenti. LA DELIBERA, infatti, è stata votata solo da 27 consiglieri su 60. Con questo voto Alemanno ha bruciato sul filo di lana la collega di partito Renata Polverini, presidente della Regione Lazio, che già nei mesi passati si era prodigata per venire incontro ai desiderata del Vaticano. Sono almeno 15 anni che la Santa Sede cerca di risolvere a modo suo la faccenda dei terreni di quella zona, un’ampia area verde nel cuo-
re di Roma nord, tra Aurelia e Boccea. Nel 1997, ai tempi di Francesco Rutelli sindaco, il comune approvò una variante al piano regolatore del 1964 con una delibera detta delle “certezze” in forza della quale i terreni del Vaticano fino ad allora in parte edificabili, ma solo per servizi pubblici (scuole, ospedali, teatri etc..), venivano trasformati in area agricola. La scelta fu ribadita subito dopo dalla regione Lazio che destinò tutta la zona a parco. Undici anni dopo, a marzo del 2008, con l’approvazione del nuovo piano regolatore, la
giunta di Walter Veltroni confermò implicitamente la scelta. All’articolo 19, quello in cui vengono individuate le compensazioni a favore dei proprietari dei terreni che hanno subìto variazioni d’uso, non c’è infatti alcun riferimento alle aree di Acquafredda. Negli ultimi mesi il Vaticano aveva cercato di accelerare le pratiche di sfratto della decina di famiglie di contadini che ancora lavorano quelle terre, forse con l’intento di spianare la strada alla delibera comunale. Che infatti è arrivata puntualmente, alla vigilia di Ferragosto.
RIFORME DEMOCRATICHE
Una mastelliana in quota Pd ma il partito “non sa niente”
U
na nomina senza padri ma dalle mille polemiche, tutte interne al Pd romano. Tanto ha potuto l’ingresso nel cda di Ama, società del Comune di Roma, di Teresa Fasoli, ex membro della segreteria di Mastella ai tempi in cui l’uomo di Ceppaloni era guardasigilli. L’ex Udeur Fasoli, attuale vicepresidente del Cral del ministero di Grazia e Giustizia, è entrata in Ama in quota Pd.
Ma nessuno dei Democratici ammette di averne trattato la nomina con il sindaco Alemanno. Di certo Fasoli è vicina ai Popolari del Pd, che non a caso l’elogiano pubblicamente. I lettiani però puntano il dito contro il segretario romano Marco Miccoli. “Ma io non ne so niente, Fasoli neppure la conosco” replica Miccoli, che a settembre proporrà al partito di restare fuori da tutti i cda comunali. Intanto il capogruppo in Campidoglio, Umberto Marroni, è in vacanza in Svezia. Silente, mentre a Roma è un fiorire di accuse incrociate “sull’inciucio” con Alemanno. Sullo sfondo, c’è anche la partita delle nomine alla Cotral, azienda regionale. Un altro scivolone possibile, nel Pd della nomina orfana.
VICENZA
SOLO STRANIERI IN CLASSE. COME IN UN GHETTO
(FOTO ANSA)
di Nicola Brillo Vicenza
l Veneto si scopre terra ad alto tasso Il’infanzia di immigrati. E lo fa in una scuola delvicentina, la Piaget di Alte, frazione di Montecchio Maggiore. Qui, lamenta il sindaco leghista Milena Cecchetto, “anche quest’anno non riusciremo a rispettare il limite del 30% di alunni non italiani per classe” e in alcune sezioni si è abbondantemente sopra il 90%, “fino al 100% della 1° B”. Il caso preoccupa lo staff del ministro
dell’Istruzione Gelmini, che fa sapere: “Questo non aiuta l’integrazione, ma crea un ghetto”. “La situazione non è una novità, da anni sono presenti immigrati e gli immigrati fanno figli – spiega al Fatto Quotidiano Sebastiano Campisi, segretario Cgil-Flc di Vicenza – ma occorre tener presente che questi bambini hanno cognome sì straniero, ma sono di seconda generazione. Se invece prendiamo in esame immigrati di prima generazione la quota si aggira sul 20%”. Bambini dunque che sono nati qui, frequentano coetanei e molto spesso parlano il dialetto vicentino. “Considerarli ‘stranieri’ è una scelta politica, ma la società va avanti, si evolve, la presenza di immigrati nella nostra regione è in continua crescita: i bambini sono cittadini di quel territorio”, prosegue Campisi. L’integrazione prosegue, con alti e bassi. E i buoni esempi non mancano: gli studenti stranieri, che hanno fatto un
percorso formativo del nostro Paese, si difendono bene tra i banchi di scuola. Durante i recenti esami di terza media, tra le quattro lodi assegnati dall’istituto, due portano un cognome straniero. In “soccorso” al distretto scolastico 2 di Montecchio Maggiore arriva anche la Provincia, sempre a guida leghista. “Il sindaco Cecchetto ha fatto bene ad evidenziare il problema e a prenderlo a cuore – commenta Morena Martini, assessore provinciale all’Istruzione – ora è necessario fare squadra perché gli enti interessati, ognuno per la propria competenza, si mobilitino, testando ad Alte un modello di organizzazione scolastica sperimentale da applicare in tutte quelle aree dove la situazione è simile”. Negli ultimi 20 anni il Veneto-locomotiva ha richiamato operai da tutto il mondo, diventando la terza regione in Italia per presenza straniera. Nell’ultimo censimento gli immigrati regolari
nella regione sono 505mila (su quasi 5 milioni di abitanti), crescendo in maniera esponenziale dai 25mila del 1991. Una media del 10%, che in alcune zone diventa anche il doppio, come nel vicentino. Montecchio Maggiore è un Comune di 23mila abitanti, e oltre 4000 sono stranieri di ben 63 differenti nazionalità. Stessa realtà anche nel vicino distretto di Arzignano Chiampo, terra delle concia e delle fonderie, dove lavorano moltissimi operai stranieri. In prima linea per l’integrazione ci sono gli educatori, docenti e operatori, che lavorano nelle 140 scuole della provincia di Vicenza. E negli istituti si sperimentano piani di offerta formativa differenti, per rispondere alle diverse realtà. Ma proseguire è sempre più difficoltoso. “I tagli alla scuola hanno distrutto un modello – conclude il sindacalista – e il Governo sta distruggendo la scuola per gli studenti stranieri e per gli italiani”.
NAPOLI
Positivo alla coca timoniere del Jolly
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evono rispondere di omicidio colposo plurimo e di naufragio colposo i due marittimi arrestati nell’ambito delle indagini sull'affondamento al largo di Ischia del peschereccio “Giovanni padre” dopo la collisione con il portacontainer "Jolly grigio". I due arrestati sono Maurizio Santoro, 47 anni, di Genova, timoniere del “Jolly grigio” ed il terzo ufficiale Mirko Serinelli, 24 anni, di Brindisi. Il timoniere è risultato positivo al narco-test: avrebbe consumato cocaina.
BRINDISI
Movida killer 17enne in fin di vita
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ragico finale per un litigio degenerato in rissa tra due minorenni baresi al Rodos, uno dei lidi più frequentati di Rosa Marina di Ostuni, in provincia di Brindisi. Francesco A., diciassettenne, è ricoverato in fin di vita all’ospedale “Perrino”, con il cranio fracassato a colpi di portaghiaccio da un suo coetaneo, per essersi ribellato al suo aggressore che per tutta la serata aveva preso di mira lui e la sua ragazza tirandogli contro cubetti di ghiaccio. Il ragazzo si è dato alla fuga ed è ricercato dalla polizia.
FIRENZE
Coni a 27 euro chiusa gelateria
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hiusa per carenze igieniche la gelateria di via Por Santa Maria a Firenze, a due passi da Ponte Vecchio, diventata famosa per aver venduto due gelati a 27 euro. Nel corso dei controlli eseguiti nel centro storico, effettuati dai Nas dei carabinieri e dalla polizia municipale, nella gelateria sono state riscontrate carenze igienico sanitarie tali da disporre la chiusura immediata.
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Sabato 13 agosto 2011
ZUFFA INGLESE
“CI AMMAZZANO SENZA MOTIVO PERCHÉ SIAMO NERI” Tra i giovani di Tottenham, quartiere da dove è partita la rivolta di Londra di Sabrina Provenzani Londra
iguardando le informazioni da noi date e ricevute nelle prime ore dopo l’incidente, prima che qualsiasi documentazione ci arrivasse, è possibile che abbiamo portato con le nostre parole a far credere ai giornalisti che ci fosse stato uno scambio di colpi, notizia coerente con le prime informazioni ricevute su un agente ferito e portato in ospedale. Qualsiasi riferimento a uno scambio di colpi non era corretto e non è stato fatto in nessuno dei nostri comunicati ufficiali”. La commissione indipendente sulla morte di Mark Duggan (la miccia che ha scatenato gli scontri di Londra) ammette di aver “inavvertitamente” indotto la stampa in errore. È la conferma: Duggan non ha sparato
R
per primo. Anzi, benché avesse con sé una pistola detenuta illegalmente, non ha sparato affatto. È stato colpito dai poliziotti dell’Operazione Tridente, il corpo speciale anticriminalità che in certi quartieri è chiamato “lo squadrone della morte”, con un colpo al petto e uno al braccio. PER GLI AGENTI Duggan era un soggetto pericoloso: sarebbe accertata la sua parentela con Desmond Noonan, un potente gangster di Manchester, che Duggan avrebbe frequentato regolarmente fino alla sua morte violenta nel 2005. A Tottenham High Road, quando arriva la notizia, nel tardo pomeriggio di ieri, nessuno sembra sorpreso. Quando Mark è stato ucciso, alle 18.15 del 4 agosto, a Ferry Lane c’era molta gente. Potenziali testimoni. E nessuno ha creduto alla versione della
polizia, perché hanno visto quello che è successo e perché qui nessuno crede a nulla che venga dalla polizia. Per esempio, che Duggan fosse un pericoloso gangster che andava fermato. “Io lo conoscevo bene. Lo conoscevano tutti qui. Era un fratello, un padre di 4 figli. Sì, girava con la pistola, ma lo faceva per proteggersi”, spiega J. giamaicano, berretto da baseball. “Abbiamo chiesto spiegazioni per due giorni alle autorità, ma non hanno voluto ricevere la famiglia. Abbiamo organizzato una marcia fino alla stazione di polizia. Ci hanno fatto aspettare ore. Lo fanno sempre: umiliano noi neri, ci perseguitano, ci fermano anche quando non facciamo niente. Ci ammazzano, e pensano di non dover dare spiegazioni. Poi un agente ha strattonato una ragazza: per questo è scoppiato tutto”. Anche Junier conosceva Mark.
Obama Nuovo schiaffo: no alla riforma sanitaria Duro colpo alla Casa Bianca da parte della Corte di appello di Atlanta, i cui giudici hanno dichiarato incostituzionale un pezzo della riforma sanitaria (healthcare law) fortemente voluta dal presidente Barack Obama e varata lo scorso anno. Per la Corte il Congresso, nell’approvare la legge, ha esercitato un eccesso di autorità, chiedendo agli americani di acquistare una copertura assicurativa senza la quale si rischia di incorrere in sanzioni. L’ultima parola spetta ora alla Corte Suprema. (FOTO ANSA)
Scotland Yard ammette di aver commesso errori sull’omicidio di Mark Duggan che studiano: “Mark era un bravo ragazzo… ma si era messo nei guai. Si era messo con brutta gente. Era finito in un giro di droga e sai com’è con la droga, si finisce male…”. Non dice di più, ma qualcun altro accenna che Duggan si era messo a spacciare marijuana e i suoi clienti erano Rastrellamenti casa per casa, continuano gli adolescenti incappucciati di Totle operazioni di polizia per arrestare i “rioters” che hanno messo a ferro e fuoco la città (F A ) tenham High Road. Qui girano insieme Abitavano vicini a Boardwalk neri, bianchi, sikh, turchi. Farm, il punto più povero di uno dei quartieri più poveri del- SOSTENUTA dal governo Cal’Inghilterra. Un posto dove ci meron, Scotland Yard continua sono famiglie così: niente pa- a diramare le immagini dei sacdre, una madre che lavora tutto cheggiatori, riprese dalla teleil giorno e, uscendo, si porta via camere a circuito chiuso dei nela chiave del frigo: due o tre figli gozi o delle banche devastati, e adolescenti che mangiano solo invita le famiglie a denunciarli. a cena e, quando chiudono le Così l’Inghilterra si specchia in scuole, non hanno niente da fa- una galleria di facce deformate re. Ma Junier ha un lavoro, 4 figli dalla rabbia: e scopre che i “criOTO
NSA
minali”, così li ha chiamati il premier, non sono tutti giovanissimi, non sono tutti neri, non sono tutti poveri. E sono migliaia. La tv li riprende mentre escono dai tribunali che li hanno rimandati a casa con le “condanne troppo morbide” che hanno fatto infuriare Cameron. Il Tottenham Green Leisure Centre è un edificio grande, moderno, con due piscine, la palestra, l’auditorium. È qui che gruppi di volontari del municipio assistono le vittime dei saccheggi: offrono loro sostegno finanziario, materiale e non solo. Mary è alla nona ora di supporto psicologico. Ha parlato con gente che ha visto la propria casa bruciare in una notte, anziani residenti rimasti solo con il pigiama che avevano addosso la notte che Tottenham è impazzita. Gli assistenti sociali, che conoscono ogni famiglia del quartiere, raccontano di ragazzi poveri e senza speranza; ma nessuno si aspettava che potessero rivoltarsi contro la propria comunità.
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GRANDI VECCHI? Siria Assad uccide e blocca il confine col Libano
Polonia Deraglia treno, muoiono quattro passeggeri
Nonostante l’ultimatum di tre giorni fa della Turchia, Bashar al Assad continua a reprimere nel sangue le manifestazioni. Ieri l’esercito ha aperto il fuoco sui fedeli che uscivano da alcune moschee del Paese, dopo la preghiera del venerdì. Ci sono state manifestazioni di protesta anche nella capitale Damasco. Carri-armati intanto sono stati schierati al confine con il Libano, per impedire che i dissidenti possano trovare rifugio oltre confine. (FOTO ANSA)
Quattro passeggeri sono morti e altri trenta sono rimasti gravemente feriti in Polonia a causa del deragliamento di un treno intercity tra Varsavia e Katowice. Le infrastrutture nella Polonia per anni governata dai gemelli populisti conservatori Kaczynski, non sono state migliorate e ciò potrebbe aver contribuito a causare l’incidente. I pompieri, che hanno dovuto estrarre diversi passeggeri rompendo i vetri delle carrozze, hanno riferito che il bilancio delle vittime potrebbe essere più grave. (FOTO ANSA)
SOROS, IL FILANTROPO SPECULATORE ACCUSATO DI LANCIO DI LAMPADA Dopo 5 anni d’amore la “sua” attrice denuncia maltrattamenti di Roberta Zunini
l più potente speculatore finanziario di sempre, George Soros, sta passando un momento difficile per colpa di appartamenti non regalati e maltrattamenti vari a una donna. Dopo aver liquidato, un mese fa le quote degli investitori esterni del suo Quantum Fund (fondo d’investimenti), sarà costretto ad andare davanti al giudice per rispondere alle accuse di maltrattamento (le avrebbe tirato addosso una lampada) e alla richiesta di risarcimento della sua ex compagna, Adriana Ferreys. La notizia è apparsa sul tabloid New York Post. Anche uno degli uomini più influenti e intelligenti del pianeta, dunque non è sfuggito al cliché: arci-miliardario ottantenne impegolato in una storia di cuore e soldi con una presunta modella-attrice molto più giovane di lui. Dopo cinque anni di rapporto, Soros avrebbe lasciato la Ferreys senza aver mantenuto la promessa di regalarle un super attico nell’upper east side di Manhattan. Anzi, a sentire il legale della donna, Soros le avrebbe promesso inizialmente un appartamento da circa due milioni di euro, poi uno
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molto più costoso. Al danno si sarebbe, in seguito, aggiunta la beffa. Una grande beffa: l’appartamento da 4 milioni di dollari sarebbe finito a una nuova compagna, dopo l’annullamento del contratto d’acquisto che, secondo l’accusa, era già stato firmato. Per questo l’avvocato della Ferreys ha chiesto al giudice un risarcimento di 50 milioni di euro per la sua assistita. Ma, a quanto pare, non sarà facile ottenerli. Per il legale del finanziere, William Zabel, la causa “è del tutto priva di fondamento, piena di accuse false e chiaramente intesa solo a spillare soldi”. A favore di Soros gioca il fatto che 4 o 50 milioni di dollari, per lui non sono nulla. È titolare di un patrimonio personale che si aggira intorno ai 15 miliardi di dollari. Perché quindi rischiare di farsi trascinare in tribunale, con decine di fotografi e giornalisti alle calcagna, se non fosse una questione di principio? Soros del resto non è solo uno dei più capaci finanzieri del pianeta ma è anche uno studioso di filosofia, seguace di Karl Popper di cui fu allievo alla London School of Economics e un filantropo, che si è speso per le grandi cause. Figlio di un intellettuale
George Soros. Sopra, nel sito del “Ny Post” con Adriana Ferreys (FOTO ANSA)
ebreo ungherese, costretto durante il nazismo a trasferirsi negli Stati Uniti, è stato il più generoso finanziatore di Solidarnosc. Si tratta di un personaggio unico, complesso e sfuggente. Per alcuni è il peggior delinquente sulla faccia della terra, per i suoi blitz speculativi che negli anni ‘90 misero in ginocchio le banche d’I-
Il presunto stupro
talia e d’Inghilterra e per la fortuna costruita sul crollo dell’economia nel 2008. Per molti altri è il più grande attivista per i diritti umani. Attraverso le filiali nelle ex Repubbliche sovietiche della sua fondazione, la Open Society, ha aiutato i dissidenti politici a finanziarsi e a sfuggire alle carceri sovietiche. In Kazakhstan,
già dieci anni fa, il presidente locale della Open Society, l’ex ambasciatore Murat Auezov, denunciò, la terribile repressione cinese nei confronti della minoranza uigura. Quando nel 2001 incontrai Auezov, mi mostrò alcuni documenti che testimoniavano le violazioni dei trattati internazionali sui fiumi transfron-
talieri, da parte della Cina nei confronti dell’ex Repubblica sovietica. La nomenclatura cinese giustiziò gli uiguri, senza alcun processo, perché la terra in cui abitano, la regione autonoma dello Xingian, è la regione più ricca del Paese: l’acqua dei fiumi, l’oro, la bauxite e il rame li vogliono gestire direttamente da Pechino. Soros ha aiutato gli uiguri ma anche gli zingari. Quando nel 2008 cercò di acquistare la Roma, durante una conferenza stampa nella capitale disse in modo provocatorio: “È curioso, ho avuto molta più pubblicità per il mio interesse per la Roma calcio, che per gli anni di devozione dedicati alla causa dell’integrazione dei rom”. Una battaglia che continua a combattere. Quando il 27 luglio scorso, ha annunciato la sua decisione di chiudere ai soci il suo hedge fund e di volersi dedicare solo alla filantropia molti commentatori economici lo hanno attaccato. Si tratterebbe di un escamotage per sottrarsi alle nuove regole di trasparenza, imposte dalla Casa Bianca alle società finanziarie non personali. E pensare che uno dei maggiori sostenitori della campagna elettorale di Obama è stato proprio il vecchio Soros.
Lo Squalo che intercettava
Una fiction per il Dsk hot di Angela Vitaliano
arà anche una scelta assolutamente causaSmondiale le e, dunque, non condizionata dall’eco del “bunga bunga”, fatto sta che gli sceneggiatori dell’amatissima serie televisiva americana Law and Order hanno scelto un italiano, coinvolto in un’accusa di stupro a New York, per raccontare la vicenda di Dominique Strauss-Kahn. In un episodio che andrà in onda il prossimo autunno e che si sta girando in questi giorni a New York, i fatti del Sofitel, fungeranno da canovaccio per raccontare la storia di un diplomatico del Bel Paese, interpretato, fra l’altro, dall’italianissimo Franco Nero. Nella realtà, intanto, l’ex direttore del Fondo monetario continua la sua “vacanza” obbligata a New York, passando dal suo appartamento di super lusso di Tribeca a qualche ristorante chic della città, concedendosi rare gite “fuoriporta”, magari in campagna. Il procuratore distrettuale, infatti, ha rinviato l’udienza dal primo al 23 agosto per dare modo alle parti di raccogliere maggiori prove e testimonianze. Da quando la cameriera del Sofitel è uscita allo scoperto, concedendo interviste e rispondendo a domande, la sua posizione sembra infatti essersi rafforzata soprattutto perché, oltre al referto medico dell’ospedale dove è stata assistita subito dopo il presunto stupro, la sua sincerità, secondo molti esperti, sarebbe garantita
dal fatto che in tutto questo tempo la sua versione dei fatti del 14 maggio è stata sempre la stessa. La telefonata con il “fidanzato”, detenuto in una prigione dell’Ohio, inoltre, sarebbe stata tradotta in maniera scorretta e la frase incriminata – “so quello che faccio, lui ha molti soldi” – non sarebbe mai stata pronunciata. Resta il problema delle bugie legate alla domanda di asilo politico che la Diallo non aveva confessato immediatamente. Intanto, il suo avvocato, Kenneth Thompson, ha presentato un’istanza di causa civile presso un tribunale del Bronx, con una richiesta di risarcimento economico per danni morali e fisici. Alcuni pensano che con un’accusa penale ancora aperta, questa non sia stata una mossa davvero brillante perché potrebbe avvalorare la tesi di chi ritiene che alla base ci sia esclusivamente la ricerca di un guadagno economico. Simbolico anche il tribunale scelto, quello del Bronx, che potrebbe, in qualche modo, essere più favorevole alla Diallo che a Dsk. Thompson, però, potrebbe aver deciso di procedere in tal senso per evitare che, nel caso di una chiusura del procedimento penale, Dsk ritorni di gran carriera in Francia. Al momento, infatti, il passaporto è ancora nelle mani degli inquirenti e l’ex direttore del Fondo monetario non può lasciare gli Stati Uniti.
Nei suoi panni l’italiano Franco Nero Nella realtà ritornerà in tribunale il 23 agosto
Torte in faccia per Murdoch di Andrea Valdambrini
overo miliardario! A qualcuno dovrà pur Pperoessere venuto in mente, quando il suo immediatico è stato travolto dallo scandalo di News of the World, che lo ha trascinato sull’orlo del baratro in Gran Bretagna, minacciando di estendersi anche oltreoceano. “Povero” non in senso tecnico ovviamente, in quanto Rupert Murdoch rimane uno degli uomini più facoltosi del mondo. Non tanto perché al 117esimo posto secondo Forbes. Ma soprattutto perché il magnate australiano è il maggior editore globale, tanto influente da aver intrattenuto ottimi rapporti con i primi ministri britannici dalla Thatcher a Cameron passando ovviamente per i laburisti Blair e Brown. “Povero” ottantenne, magari. Classe 1931, Murdoch ancora è lì a risolvere i problemi dell’azienda di famiglia, quando necessario. Non ci sono figli (sei in tutto, James e Elisabeth in posizione di responsabilità) che tengano: per ora il fondatore dell’impero ai suoi guai preferisce pensarci da solo, rimandando il tempo della pensione. La grana più grande è arrivata fresca da Londra. Poco più di un mese fa, il Guardian tira fuori una vecchia storia di spionaggio telefonico di parte di News of the World, il giornale scandalistico di punta del gruppo Murdoch. In pochi giorni la breccia diventa un ciclone, succede l’impensabile. Perfino la politica britannica, che
correva da lui come il cane dal padrone, finisce per metterlo sotto accusa. L’inchiesta rimbalza su tutti i media, prima britannici, e poi mondiali, le rivelazioni sembrano non aver mai fine. I giornalisti del gruppo tenevano sotto controllo centinaia di persone, erano disposti a tutto pur di ottenere rivelazioni, scoop e notizie. News chiude i battenti il 7 luglio dopo 163 anni di attività, e poco a poco cadono le teste di tutti i dirigenti, attuali o ex: Andy Coulson, ora portavoce del premier, Les Hinton, alla guida del gruppo Wall Street Journal, ma soprattutto Rebekah Brooks, la “rossa”, la favorita, che il tycoon protegge con tutte le forze. Alla fine Rupert, per quanto “squalo” possa essere molla pure la presa su Sky. Il governo Cameron, in palese conflitto di interessi, gli impedisce di prendersi la totalità dell’emittente satellitare britannica che già controlla al 39%. Lui capisce: meglio tenere un basso profilo, se vuole evitare il tracollo. E così fa in quello che a suo dire è stato il giorno “più umiliante” mai vissuto, quello in cui compare di fronte alla commissione parlamentare che indaga sugli abusi dei suoi giornali. Si scusa con le vittime, eppure si proclama all’oscuro di tutto. Schiva non solo le domande, ma anche la torta in faccia di un contestatore. Ritorna, si ricompone, resiste. Il figlio James, seduto accanto a lui sembra un bambino. Per diventare “squalo” come il padre c’è tempo.
Lo scandalo “News of the World” che ha travolto l’impero del tycoon australiano
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Sabato 13 agosto 2011
SECONDOTEMPO SPETTACOLI,SPORT,IDEE in & out
Solano Lopez É morto a 83 anni l’autore argentino del fumetto L'Eternauta
Calciomercato Donadoni rompe con il Cagliari, Tevez resta a Manchester
Woody Allen Dopo Roma girerà un film a Monaco di Baviera
Rugby Oggi test premondiale degli azzurri contro il Giappone
Due immagini della Piazza Grande di Locarno: in questa edizione e negli anni Settanta (FOTO DI ROBERTO PELLEGRINI)
FESTIVAL DI LOCARNO
IL CINEMA della piazza sfida il cinema del palazzo di Anna Maria Pasetti
P
untuali come da elvetica ovvietà, alle 21.30 si spengono le luci e si accende Piazza Grande. La più famosa e immensa platea cinematografica del mondo. Una sala open air a misura di popolo, metafora del cinema che vive con e per la gente. Coincidente col cuore di Locarno, è definita dai frequentatori un “luogo magico”, dove da 40 anni celebrati proprio in questa edizione, l’emozione compie il miracolo di autentica democrazia, agendo tanto sui divi hollywoodiani quanto sugli occupanti dell’ultima fila delle 8mila sedie davanti al più grande schermo d’Europa:
26 per 14 metri. Lo scambio tra la gente e Piazza Grande avviene per assorbimento reciproco, in cui le parti si confondono e garantiscono a ogni serata festivaliera un ugualmente diverso aspetto. Proprio perché poliforme, multilingue e trasversale di anagrafe e appartenenze sociali. “VENIAMO OGNI anno dall’Argentina per vedere i film in Piazza”, garantisce una signora con libro sulle ginocchia per distrarre l’attesa. Mentre un gruppo di ragazzi, capelli rasta e zaino tra le gambe, beve birra e scherza in inglese americano. Scene di ordinaria cine-folla che si riproducono in tedesco, italiano o francese con la naturale maggioranza in variante svizzera. Nel calore che intimidisce i più terribili sinistri meteorologici (il programma in Piazza è intatto anche in caso di rovesci, con duplicazione perfetta e contemporanea alla sala Fevi, 3300 posti) durante le proiezioni non si sente mosca volare, se non per esplodere in risate o lacrime sonore a filmica occorrenza. Al termine del festival è questa “sala di carne” a giudicare il vincitore del Gran Prix tra i film previsti per
Lo schermo più grande d’Europa è in una “sala” all’aria aperta E una volta c’era chi portava il divano da casa Piazza Grande, distinti dalle altre sezioni concorrenti della rassegna. Muniti di cartolina e matita giallonera – come ogni oggetto locarnese, a ricordare il Pardo che ne è premio e simbolo – gli spettatori si accalcano a votare, per poi disperdersi nel prosieguo della notte ticinese. Il pensiero, per contrasto, vola inevitabilmente a quei Palazzi del cinema eternamente interrotti e fatalmente diretti all’autodistruzione e allo svilimento della percezione cinematografica stessa: a fine mese si alzerà il sipario sulla 68ma Mostra di Venezia, destinata a versare in uno scenario apo-
calittico tra il rassegnato e il rabbioso. Anche perché il benedetto-maledetto Palazzo del Cinema “vanta” promesse infrante di nuova costruzione da decenni, in un’inquinante farsa al rimando, tale da aver ridotto all’osso ogni credibilità internazionale. Che purtroppo supera anche la meritevole qualità in programma: perché il popolo del cinema, quello vero e clamoroso, non potrà accalcarsi nel vedere le opere firmate Cronenberg, Polanski, Ferrara, Friedkin, Sokurov, Solondz o Ermanno Olmi? I temerari dovranno correre nel già disagevole Lido facendo slalom tra un cantiere e un precipizio d’amianto per conquistare il privilegio di una visione. Mentre il Palazzo – inesistente eppure ingombrante – sta inerme a osservarlo. NON CHE L’ESIMIO Festival di Cannes se la passi meglio nell’incontro con la gente, afflitto da barricate snob, che interdicono anche gli addetti ai lavori. Ma la nostrana Mostra, purtroppo, è logisticamente ai minimi storici. Tanto che il suggerimento di una “piazza” contro il “palazzo” sarebbe ragionevole oltre che democratico. Tutti si opporrebbero, dimenticando che anche i locarnesi dovettero lottare per ricavare il proprio gioiello di cine-umanità. Nel 1971, quando l’allora sindaco Speziali decise di traslocare la rassegna dal Grand Hotel a Piazza Grande, gli abitanti erano scettici. “Temevamo che levare i parcheggi e le fermate degli autobus dalla Piazza ci levasse i clienti, aggiungendo solo rumore notturno” spiega Fabio Bianda, titolare della Coltelleria Bianda al 13 di Piazza Grande, storico esercizio di svizzera eccellenza. “Nel tempo invece ci siamo convinti del valore a tutti i livelli del cinema in Piazza”. Indubbiamente: sono triplicati i turisti e il business afferente. La prima proiezione in Piazza Grande fu Prendi i soldi e scappa di Woody Allen, un trionfo. “C’erano 2mila posti preparati su sedie che avevamo preso in prestito dalle scuole di Locarno e dintor-
ni. Aggiungendo qualche panchina comunale”, ricorda Gianfranco Perazzi, locarnese, 79 anni. Fino all’anno scorso era il direttore organizzativo delle serate in Piazza Grande, gestendo oltre un centinaio di unità. “Non ci sono mai stati incidenti, né attentati. La polizia controlla nei dettagli, ma senza alcuna invadenza per le persone”. Il giro umano che coinvolge il Festival di Locarno ha sfiorato lo scorso anno le 150mila persone. E per l’edizione che chiuderà oggi si segnala un aumento tra il 7 e l’8 per cento. Complice il bis della direzione artistica di Olivier Père che ha portato in Piazza Grande blockbuster come Cowboys and aliens con tanto di star come Harrison Ford e Daniel Craig, ma anche capolavori veri e proprio come Le Havre di Aki Kaurismaki, che ha registrato 7.300 spettatori: quasi un
sold out per un film che più lontano da Hollywood non si può. Il popolo di Piazza Grande riesce a trasformare in evento anche un film kazako, a far gridare di gioia un ignoto attore russo per cui “è il momento più bello della mia vita”, e ugualmente ad assistere a una danza improvvisata tra Isabelle Huppert e Gerard Depardieu o all’esibizione con chitarra e ocarina di Abel Ferrara. “IN 30 ANNI HO VISTO accadere di tutto”, sorride l’ormai pensionato Romeo Meo Brugnoli, uno degli storici cassieri. “Gente che chiedeva, e otteneva, il permesso di portare in Piazza il divano per le lunghe proiezioni, 50enni che supplicavano, e ottenevano, di entrare con la tessera da studenti, Roberto Benigni che si costruiva creativi copri-pioggia con fazzoletti di carta, saltellando come un ragazzino”. Nelle piazze si è cambiata e continua a cambiare la Storia. Non a caso anche la recente rivoluzione egiziana di Piazza Tahrir ha trovato proprio a Locarno il suo cine-spazio nell’omonimo documentario dell’italiano Stefano Savona. L’auspicio è che il miracolo di Piazza Grande sia un esempio contagioso.
BOLOGNA IN MAGGIORE
di El. Ba.
TUTTI A VEDERE CHAPLIN, MA NON È FANTOZZI È
magnifico sentire una piazza che ride. Commovente sentirla piangere. Non succede solo a Locarno, succede anche a Bologna. Dove a luglio Piazza Maggiore viene presa d’assalto dagli spettatori di “Sotto le stelle del cinema”, rassegna organizzata dalla Cineteca da oltre dieci anni. Suscita stupore (di questi tempi è cosa rara) ripensare ad alcune storiche serate. Come quella in cui migliaia di persone in piedi – e non costrette dal fantozziano megadirettore galattico – hanno visto, lacrimando a più riprese, “Luci della ribalta” di Chaplin. Bambini, studenti, anziani. In piedi, per più di due ore, perché i 4mila posti in platea erano esauriti già un’ora prima dell’inizio del film. E in piazza non c’erano più neppure gli improvvisati posti “per terra”, o sui gradini di San Petronio, o vicino ai bar, sotto i portici. Memorabili anche gli applausi d’altri tempi, a scena aperta, durante “I soliti ignoti”. Mentre nell’edizione che si è conclusa il 30 luglio, e che in 41 serate ha visto circa 135mila spettatori, sono stati circa 7mila gli ipnotizzati dalla lucida follia di De Niro in “Taxi Driver”. Tremila persone in più delle sedie messe in fila. E non dite che il cinema non è un’arte di massa.
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SECONDO TEMPO
CAMPIONATI (FORSE) AL VIA di Pierluigi G.Cardone
iovani, ricchi e sempre più amati. E con margini di crescita ancora incalcolabili. Se i campionati di Spagna, Italia e (per motivi diversi) Inghilterra sono alle prese con una congiuntura alquanto complicata per via di conti in rosso e scioperi più o meno evitabili, c’è un’altra parte del calcio europeo che gode di ottima salute. Aria fresca, in tutti i sensi. Il riferimento è alla Francia e, soprattutto, alla Germania, espressioni di una scuola calcistica antica che, dopo un lungo periodo di vacche magre, stanno ritornando in auge grazie a due ingredienti: gioventù e programmazione. Partiamo dai guai. Mentre la nostra serie A minaccia di non disputare la prima giornata di campionato per via di una bozza del contratto collettivo che non tutela i più deboli (i giocatori fuori rosa), in Spagna la situazione ha contorni quasi surreali. I capitani della Liga, infatti, hanno deciso di disertare le prime due giornate di campionato (che inizia il 20 agosto) per una sorta di “tutela dei privilegiati”. La questione verte su due temi principali: la gabella per i convocati in nazionale (con le società che vorrebbero defalcare dal monte stipendi i giorni che i loro tesserati passano con le selezioni del paese d’appartenenza) e la cessione dei diritti personali degli atleti ai club. In pratica, quindi, la tanto blasonata Liga rischia di ingolfarsi per non toccare la casta dei campioni. E gli altri? Si adeguano, perché anche il modesto centrocampista dell’Hercules di Alicante un giorno spera di diventare famoso. A differenza di quanto accade nel Bel Paese, dove le possibilità di ricucire la frattura tra club e atleti rimane alta, in Spagna il rischio di stop è concreto, soprattutto per i tempi tecnici (neanche due settimane per trattare). Se lo sciopero iberico dovesse diventare realtà, inoltre, la massima serie spagnola avrebbe molte difficoltà a garantire un campionato regolare: quasi impossibile, del resto, trovare due date disponibili nell’ingorgo di una stagione piena zeppa di impegni e che si chiuderà in anticipo per via degli Europei.
G
CONSIDERANDO che in Inghilterra l’apertura di Premier League (il torneo maggiormente indebitato del mondo, ndr) potrebbe slittare per via dei sommovimenti del popolo del Blackberry, l’immagine del calcio europeo che ne deriva è desolante: per un motivo o per l’altro, infat-
IL NUOVO CALCIO PARLA TEDESCO
so, la modernità degli impianti teutonici è uno schiaffo in faccia, se paragonato agli stadi italiani (da anni le società sperano in una legge che permetta la costruzione di nuove strutture, ndr) e, perché no, a quelli spagnoli, che – fatta eccezione per Madrid e Barcellona – sono sempre meno frequentati. ALTRO FATTORE da non sottovalutare, inoltre, è l’età media, visto che il calcio tedesco è di gran lunga il più giovane d’Europa. L’anno scorso, ad esempio, lo scudetto è stato vinto dal Borussia Dortmund, un manipolo di ragazzini (età media 22 anni) in grado di annientare le altre grandi di Germania grazie a un gioco fondato sulla freschezza della manovra. I campioncini gialloneri, del resto, sono quasi tutti prodotti del vivaio: il vero segreto della Bundesliga, che ha preferito spendere sui settori giovanili piuttosto che sui campioni già affermati e per questo costosi. Da questo trend ha tratto giovamento tutto il sistema: la nazionale tedesca vince grazie a un calcio assai gradevole, i club tedeschi in Champions League sono di nuovo quattro. A scapito di chi? Dell’Italia, che ora rischia di essere superata anche dalla Francia. Anche qui discorso simile a quello teutonico: fortissimi investimenti sui vivai, stadi in continuo incremento di pubblico, nuovi capitali dall’estero. E mentre i baroni spagnoli e italiani scioperano o mettono i bastoni tra le ruote al cambiamento, le nuove generazioni francesi e tedeschi crescono, corrono, segnano, vincono e fanno soldi. Alla faccia dei privilegiati.
I guai di Italia e Spagna, mentre “le provinciali” d’Europa crescono
ti, il pallone più ricco, famoso e affascinante del pianeta non rotola più. Il più famoso, appunto, ma siamo sicuri che sia anche il migliore? Stadi pieni, rose adeguate, campioni fatti in casa, diritti tv non essenziali per la sopravvivenza dei club, stagioni equilibratissime (a differenza della Spagna, dove vincono sempre i soliti noti): l’altra faccia della medaglia parla francese e, soprattutto, tedesco. LA GERMANIA , ad esempio, sembra aver trovato davvero la ricetta giusta. Un dato su tutti: la Bundesliga è il torneo con più spettatori d’Europa, con oltre 42mila persone di media allo stadio. Supera di gran lunga la Premier League inglese (35mila spettatori), la Liga spagnola (28mila) e punta a doppiare la nostra serie A, desolatamente ferma a 24mila tifosi di media sugli spalti. E non è tutto, visto che il trend è in continuo aumento (mentre da noi la gente continua, seppur a ritmi bassi, ad allontanarsi dagli stadi). In tal senPrima giornata della Bundesliga. La curva del Borussia Dortmund nel match contro l’Amburgo (FOTO AP)
Vincent Profumo, viceré di Infernapoli IL NUOVO ROMANZO DI PEPPE LANZETTA È UN DOLOROSO ATTO DI AMORE VERSO LA SUA CITTÀ di Enrico
Fierro
a caldo a Napoli. Una calura che FI corpi appesantisce l’aria, toglie il fiato. annegano nel sudore. Fa tanto caldo anche nell’attico del quartiere bene con vista sul Golfo, che neppure l’aria condizionata a palla riesce a dare sollievo a Vincent Profumo che aspetta avvolto nella seta del suo accappatoio leopardato, e leopardate sono pure le mutande che indossa, l’arrivo di una puttana minorenne. E fa caldo, caldo, caldo, nella masseria-fortezza di quel paesone alle porte della grande Partenope dove vivono la moglie e le figlie di Vincent. Mura alte, telecamere, molossi che sbavano in giardino, guaglioni che si danno il cambio ai turni di guardia. Sembra la casa bunker di un signore della
BANFI Nemmeno lui vuol fare più il nonno el leggere che Lino Banfi ha deciso di abbandonare i premiati Ncongratulati panni (e fors’anche i pannoloni) di Nonno Libero, ci siamo con lui. Finalmente qualcuno che dà il buon esempio, molla tutto e decide di fare il nonno sul serio. Poi abbiamo proseguito nella lettura dell’intervista al “Giornale”, e ci siamo disingannati. Lino non ha alcuna intenzione di abbandonare il set. Ha solo ha sacrificato la fiction formato famiglia per la serie d’azione “Il commissario Zagaria”, dove torna a interpretare il suo primo ruolo. Nel 1970 Banfi aveva 36 anni e Zagaria era un brigadiere. Ora le primavere sono 75, e potrebbero sembrare un po’ troppe per mettersi a combattere la mafia. Ma in Italia non è mai troppo tardi per nulla. Tutti i passi sono possibili, meno il passo indietro. Chissà che cosa riserva il futuro a questo baldo coetaneo del nostro presidente del Consiglio. Un Indiana Jones ottantenne? Un italian gigolò nonagenario? Solo una cosa è certa: il nonno e basta non vuole farlo più nessuno, nemmeno per fiction. (n.d.)
guerra libanese, ma non è Beirut, qui è Caivano, forse Casal di Principe, Giugliano, Barra-Ponticelli, uno dei tanti paesi-metropoli della Campania. Tutti uguali, “chiatti”, obesi di popolo, violenza, camorre. Luoghi dove le archeologie e i paesaggi, le epoche, gli stili e le tradizioni si sovrappongono, e il moderno non annulla l’antico, ma si intreccia con esso in un amplesso che sa di osceno. I campi con i pescheti ci sono ancora, ma da vecchie fabbriche abbandonate spuntano rami di ferro arrugginito. MONUMENTI all’illusione dell’industrializzazione. ’O lavoro, ’o posto, la fabbrica, la classe operaia. Tutto finito. Restano le disoccupazioni e le cassintegrazioni. Un cimitero di speranze. Al suo posto, un falso paradiso di centri commerciali, mercati, ipermercati, vetrine, parcheggi, favolosi sconti. E discariche di monnezza, piramidi di ecoballe. È il mondo di Vincent Profumo, cinquantenne boss della camorra, padrone e signore del pizzo e della droga, gestore di intere legioni di prostitute, ma anche imprenditore, immobiliarista, speculatore dei mercati finanziari. Il suo mondo è InferNapoli, titolo-manifesto dell’ultimo libro di Peppe Lanzetta. Un mondo “che boccheggia, che affanna, dove
si sono mangiati pure l’ossigeno... dove si chiava per sopravvivere... È una guerra, le armi si vedono e non si vedono, si toccano e non si toccano, le devi sospettare, immaginare, temere”. In questa jungla una umanità animalesca si sfregia, si ammazza, muore. Arrivano i cinesi, i padroni del porto. Gianturco, Poggioreale, il Vasto, gli antichi palazzi ora sono laboratori del falso-falso, case impregnate dell’odore di riso cantonese e involtini primavera. Comprano e vendono tutto, offrono lusso firmato a buon mercato e sesso con gli occhi a mandorla. Piazza Garibaldi, il grande suk, angolo del Grande Hotel Terminus, alle cinque della sera le “cinesine” fanno commercio del loro corpo. Una connazionale anziana scruta i clienti che allungano il collo dalle loro macchine scassate. E sono proprio i cinesi ad aprire la prima crepa profonda nel mondo di Vincent Profumo. Ha costruito fortune Vincent, i soldi e la forza sono i pilastri su cui si regge il suo mondo: la moglie – che consuma nel lusso la sua vita annoiata - le figlie, i cumparielli, i soci in affari. Ma il mondo va in un certo modo e fa girare le teste come mai prima. Anche quelle delle sue “adorate” figlie, travolte da passioni e idee nuove, schifate dal mondo del padre. Morte, droga, denari. “La città ma-
In un paese-metropoli della Campania, un boss cinquantenne conduce la sua vita di ordinaria malvagità e miserevole erotismo
lata vuole ossigeno per i suoi malmessi polmoni. E invece sono sigarette di ogni marca. E tabacco da rollare nelle cartine per risparmiare. E tosse e catarro che escono dal Pallonetto di Santa Lucia... e si perde nei televisori al plasma, nel canto di Maria Nazionale, negli amori proibiti fra affiliati di clan rivali, nelle donne dal tuppo nero che scendono al Bingo di via dei Fiorentini e si giocano pure le mutande e quando non c’è più niente vanno nei cessi in cerca di un pompino salvifico. Per continuare a giocare, per continuare a sperare. Per non tornare a casa a mani vuote, stessa scena, stessa sera, sera dopo sera, televisione dopo televisione, quiz dopo quiz, grande fratello su grande fratello, isole, talpe, naufraghi, sceneggiate postmoderne fatte per ingannare chi è stato già ingannato dalla vita, dal tempo, dalle promesse angioine, normanne, francesi, arabe, da re, viceré, capipopolo, lazzari, lazzaroni, sanfedisti, gesuiti, incantatori di serpenti che ogni volta hanno cambiato la storia anche se la trama era sempre la stessa!”
NARRA di un boss, della sua ordinaria malvagità, dei suoi fallimenti umani, delle sue miserabili avventure erotiche, Peppe Lanzetta, per narrare Napoli. Lo fa da sempre, da quando iniziò a parlare del Bronx, perché la cartolina pizza-sole-mandolino, la considera una truffa. Prestò la voce, il suo volto duro e i modi sgarbati, al cinema. E regalò i suoi versi agli artisti del rock del Mediterraneo: James Senese, Enzo Avitabile, Gli Almamegretta. Sempre raccontando il suo “Messico napoletano”. “... Comme coce sta città...’nInfernapoli coppo ’o lietto nun se po sta’...tenPeppe Lanzetta, Garzanti, 264 pagg, 16.60 euro go ’o core tutto sudato...”.
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SECONDO TEMPO
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TELE COMANDO TG PAPI
cio ammazzando padre e figlio. Che sono rimasti lì, a 400 metri di profondità, e tutto il disastro di questi giorni sembra pesare oscuro come la massa di quell’acqua su quei corpi.
Che simpatica Ikea T di Chiara Paolin
g1 T Mica ci facciamo fregare, stavolta. Il consiglio dei ministri parte in contemporanea al tg e la bozza è appena arrivata a brandelli dalle agenzie ma il servizio è già fatto e finito: tagli ai ministeri, via le Province, tutto meravigliosamente efficiente. Perfino Formigoni ha una giacca degna di questo nome e una camicia normalissima. “Ci sono ancora molti dubbi, bisogna capire meglio dove trovare i denari” ritma edulcorato al punto giusto. Per infondere forza e coraggio, pure l’immaginetta di Giorgio Napolitano, nume tutelare del momentaccio. Peccato che in un’inquadratura il presidente tamburelli nervosamente le dita come a segnalare un certo disagio. Per distrarsi, servizio sull’Ikea: volevano tenere aperto a Ferragosto, i sindacati hanno minacciato lo sciopero,
la soluzione è a rebus: doppia paga per chi lavora e indovina l’incasso di giornata. Simpatici questi svedesi, bisognarà sentirli come consulenti alla prossima manovrona. (ps: cattiva notizia per gli aficionados di Cortina Incontra: dal sito è sparito il link con la diretta di cui parlavamo ieri, e proprio nella sera in cui doveva andare in onda Pinocchio, o l’elogio della bugia. Ma perchè?) g2 T L’Italia sta malissimo, ma anche la Gran Bretagna non scherza. Un altro morto, centinaia di arresti, uno stato di assedio permanente che interroga lo stile della vecchia Inghilterra: come se ne esce? Pure le cronache napoletane hanno prospettive corte e amarissime: lo scontro tra navi davanti a Ischia è stato forse causato dalla cocaina, il timoniere del cargo ce l’aveva in corpo quando ha affondato un pescherec-
g3 Bianca Berliguer inganna l’attesa dell’ennesimo momento-verità sciorindano le coltellate interne alla maggioranza. Formigoni cristianamente ringhia: “Questa è la fine del federalismo”. Calderoli s’incendia: “Non sa quello che dice”. Segue panoramica sulla stampa cosiddetta amica: i dubbi su Tremonti a sei colonne, le parole aspre di Bossi, i mal di pancia degli ex fedelissimi (vedi Crosetto). E allora? Roberto Napoletano, direttore del Sole24ore, si dilunga ma il concetto è: più tasse per tutti, ma tante tante. Bella notizia per gli italiani che devono sorbirsi, dopo il pranzo al Senato, pure la cena della Camera a pochi euro. Ecco perché un signore di ottant’anni ieri ha deciso di andare davanti Palazzo Chigi per urlare ai ministri in conclave: “Prendo 400 euro al mese, ve li volete rubare pure quelli?”. Da Lampedusa un servizio straniante: di qua i migranti ammassati, di là i turisti in vacanza ma con pochi soldi in tasca.
SALISCENDI
Resta solo la Nazionale
di Carlo
Tecce
l discorso al Paese del preIappassiona. sidente del Consiglio non Anche perché non possiamo ricordarne nemmeno uno: non l’ha mai fatto. Ci piace il pallone, ragazzi. E ci piacciono le rotondità, le ruote di un’auto di Formula 1 o i freni a disco di una moto Gp. Le guardiamo sfrecciare di notte e di giorno come un rituale religioso, una messa laica dei nostri desideri irrealizzabili. Il Gran Premio di Abu Dhabi è l’evento sportivo dell’anno: 10,5 milioni di telespettatori, 50 per cento di share. Non c’è un partito o una coalizione che raggiunge la maggioranza assoluta dei votanti, eppure la Ferrari, pur scarsetta, ce l’ha fatta: un televisore su due di quelli accesi era sintonizzato su Rai1. E ora preghiamo, cioè riflettiamo. Le partite di calcio sono una garanzia, la Nazionale italiana va sempre oltre 8 o 9 milioni di spettatori e almeno il 30 per cento di share. La nostra azienda calcio è in recessione, neppure la famiglia Moratti spende, il campionato è noioso e la concorrenza europea è lontana. Ma Sky (satellite) e Mediaset (digitale) investono ancora sul pallone
con la logica del mercato di periferia di qualità: tanta buona roba a poco prezzo. Sky Sport 1 è un telegiornale con decine di edizioni che inglobano l’allenamento dell’Inter e una vittoria di Francesca Schiavone, un rullo attivo 24 ore 24 che segna una media di 58mila persone. Tutti i canali sportivi di Sky, alcuni spenti sei giorni su sette e accesi la domenica, sommano 123mila spettatori (23mila in più in una stagione). Mediaset Premium rincorre a 72mila con la serie B ricevuta indirettamente con il fallimento di Dahlia. La Rai è forte soltanto perché conserva la Ferrari e la Nazionale di Cesare Prandelli, nonostante i dubbi dei suoi lungimiranti dirigenti e le telecronache ammorbanti di giornalisti scongelati per l’occasione dagli anni ’50. Ben 51 ore di trasmissioni di calcio valgono 6,3 milioni di italiani, una costanza di rendimento impensabili per i programmi del sabato, i più costosi in assoluto. Che sia servizio pubblico o meno, un dibattito da lasciare volentieri ai commentari di professione, lo sport è un prodotto che funCesare Prandelli, da un anno commissario tecnico della Nazionale (FOTO LAPRESSE)
ziona e limita i rischi. E la Rai che fa? Liquida la Champions, monopolio sul satellite di Sky e sul digitale terrestre di Mediaset, e con pigrizia conferma la Nazionale di calcio che viene servita come un aperitivo a colazione: senza una cucina di redazione, senza una copertura adeguata, in coda al telegiornale di Augusto Minzolini per fortuna in versione ridotta e poi, al triplice fischio, buonanotte. La capacità (o il feticismo) di Sky e Mediaset Premium, specializzate sul calcio, sta proprio nel tessere un racconto, che sia ridondante e retorico pazienza, creare un momento all’apparenza unico per il telespettatore che avverte il gusto e il privilegio di essere un abbonato. Nei primi 30 appuntamenti più seguiti nell’anno, ovviamente zeppi di Nazionale e Formula 1, ci sono 5 incontri di Champions. La Rai era completamente padrone, adesso ha ceduto una partita in chiaro a Canale 5 o Rete 4 a Mediaset. Uno scherzetto da 5 o 6 milioni di spettatori. (Elaborazione Studio Frasi su dati Auditel).
LA TV DI OGGI 11.25 TELEFILM Don Matteo 3 13.30 NOTIZIARIO TG1 14.00 RUBRICA Linea Blu 15.30 DOCUMENTARIO Quark Atlante - Immagini dal pianeta 16.05 DOCUMENTARIO Overland 12: Nel cuore dell'Africa Nera 17.00 NOTIZIARIO TG1 Che tempo fa 17.15 RUBRICA RELIGIOSA A sua immagine 17.55 DOCUMENTARIO Dreams Road 2010 18.50 GIOCO Reazione a catena 20.00 NOTIZIARIO TG1 20.30 NOTIZIARIO SPORTIVO Rai TG Sport 20.35 DOCUMENTI DA DA DA 21.30 LE STELLE DI BOLLYWOOD - PRIMA TV FILM E' tempo di sognare 23.30 FILM Bandidas 1.10 NOTIZIARIO TG1
13.30 RUBRICA Sereno variabile estate 14.00 VARIETÀ Top of the Pops 2011 16.00 PRIMA TV RAI TELEFILM Squadra Speciale Stoccarda 16.45 TELEFILM Sea Patrol 17.30 PRIMA TV RAI TELEFILM Due uomini e mezzo 18.10 NOTIZIARIO TG2 L.I.S. - Meteo 2 18.15 RUBRICA Crazy Parade 18.45 TELEFILM Primeval 19.30 TELEFILM Squadra Speciale Cobra 11 20.25 PROGRAMMA GENERICO Estrazioni del Lotto 20.30 NOTIZIARIO TG2 21.05 NEL SEGNO DEL GIALLO FILM Tale madre... tale figlia! 22.40 TELEFILM Brothers and Sisters 23.25 NOTIZIARIO TG2 23.40 RUBRICA TG2 Dossier “La crisi economica”
13.55 RUBRICA Appuntamento al cinema 14.00 NOTIZIARIO TG Regione - Regione Meteo 14.20 NOTIZIARIO TG3 Meteo 3 14.45 RUBRICA FIGU 14.50 FILM Il colore dei soldi 16.35 NOTIZIARIO TG3 L.I.S. 16.40 FILM Pranzo di Ferragosto 18.00 TELEFILM Un caso per due 18.55 NOTIZIARIO Meteo 3 - TG3 - TG Regione - TG Regione Meteo 20.00 ATTUALITÀ Blob presenta Vota Antonio 20.15 PRIMA TV TELEFILM I misteri di Murdoch 21.00 FILM Tamburi lontani 22.55 NOTIZIARIO TG3 TG Regione 23.15 ATTUALITÀ Amore criminale
20.57 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 21.00 NOTIZIARIO News lunghe da 24 21.27 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 21.30 RUBRICA Meridiana - Scienza 1 21.57 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 22.00 ATTUALITÀ Inchiesta 3 (Interni) (REPLICA) 22.30 NOTIZIARIO News lunghe da 24 22.57 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 23.00 RUBRICA Consumi e consumi 23.27 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 23.30 RUBRICA Tempi supplementari 23.57 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo 0.00 NOTIZIARIO News lunghe da 24 0.27 PREVISIONI DEL TEMPO Meteo
/ Tale madre... tale figlia!
Rai 2 21,05
13.30 RUBRICA SPORTIVA Grand Prix Moto 13.55 EVENTO SPORTIVO Motomondiale 2011 GP Rep. Ceca: Prove Classe MotoGP (DIRETTA) 15.00 EVENTO SPORTIVO Motomondiale 2011 GP Rep. Ceca: Prove Classe 125cc (SINTESI) 15.10 EVENTO SPORTIVO Motomondiale 2011 GP Rep. Ceca: Prove Classe Moto2 (DIRETTA) 16.00 NOTIZIARIO TGCom 16.05 FILM Il segreto del mio successo 18.20 CARTONI ANIMATI Bugs Bunny 18.30 NOTIZIARIO Studio Aperto - Meteo 19.00 CARTONI ANIMATI Bugs Bunny 19.20 FILM Un topolino sotto sfratto 21.10 FILM Il Signore degli Anelli - Il ritorno del Re 1.00 ATT. TV Moda
/ Il Signore degli Anelli Il ritorno del re
Motomondiale 2011: Prove Gran Premio Repubblica Ceca
Sconfitto Saruman, l’esercito di Rohan, con a capo re Theoden, Aragorn e Gandalf, fa ritorno al palazzo di Edoras. Ma non c’è tempo per i festeggiamenti. Le forze di Sauron muovono verso Minas Tirith. Il regno di Gondor, e con esso il destino dei popoli della Terra di Mezzo, è sull’orlo del baratro... Capitolo conclusivo della trilogia. 11 Oscar: eguagliato il record di “Ben Hur”e “Titanic”.
Alla vigilia della gara sul tracciato di Brno, in Repubblica Ceca, valido come undicesimo appuntamento del Mondiale, i riflettori non possono che essere puntati sulle qualifiche che, nella classe regina, vedono protagonisti i duellanti Stoner e Lorenzo rispettivamente primo e secondo in classifica generale.Tra i due spunta anche lo spagnolo Dani Pedrosa, velocissimo nelle libere di ieri.
Italia 1 21,10
12.00 TELEFILM Wolff Un poliziotto a Berlino 13.00 TELEFILM Distretto di Polizia 3 13.50 TELEFILM Poirot 15.45 TELEFILM Detective Monk 17.40 DOCUMENTARIO Parco nazionale dello Stelvio 18.00 DOCUMENTARIO Conoscere 18.55 NOTIZIARIO TG4 Meteo 19.35 VARIETÀ Ieri e oggi in tv 20.05 VARIETÀ Ieri e oggi in tv - Sandra e Raimondo Show 20.10 TELEFILM Siska 21.30 PRIMA TV TELEFILM Law & Order - Unità Speciale 23.20 PRIMA TV TELEFILM The Unit 0.15 PRIMA TV TELEFILM 24 1.10 NOTIZIARIO TG4
7.00 ATTUALITÀ Omnibus 9.45 RUBRICA Bookstore 10.55 ATTUALITÀ Il meglio di Prossima Fermata 11.30 TELEFILM Ultime dal cielo “Che tempo fa?” “Corri, Gary, corri!” 13.30 NOTIZIARIO TG La7 13.55 TELEFILM Diane, uno sbirro in famiglia “Questioni di famiglia” 15.55 TELEFILM MacGyver “Sogno o realtà ” “Per un futuro migliore” 18.00 FILM Il fischio al naso 20.00 NOTIZIARIO TG La7 20.30 EVENTO SPORTIVO Rugby, Cariparma Test Match 2011 Italia - Giappone (DIRETTA) 22.45 FILM Dagobert 0.50 NOTIZIARIO TG La7 1.05 FILM I 400 colpi 3.10 DOCUMENTI La7 Colors
PROGRAMMIDA NON PERDERE
TRAME DEI FILM
Ancora una prima tv all’insegna del thriller per il sabato sera di Raidue. Donna Wilkens (Michelle Stafford, nella foto, vincitrice di due Emmy per la serie tv “Amarsi”), donna in carriera di successo, scopre che sua figlia Emily, studentessa al college, è scomparsa. Donna decide di indagare e chiede aiuto a John (William R. Moses,“Wicked”, “Mystic Pizza”), suo amico nonché docente nel college di Emily...
11.00 REAL TV Forum 13.00 NOTIZIARIO TG5 Meteo 5 13.40 TELEFILM Il Mammo 14.10 TELEFILM Al di là del Lago “Amori e gelosie” “Patrizia” 16.00 FILM Rosamunde Pilcher: Un'estate d'amore 18.00 FILM Email to Bill Gates 20.00 NOTIZIARIO TG5 Meteo 5 20.40 VARIETÀ Paperissima Sprint 21.20 VARIETÀ Ciao Darwin 5 - L'anello mancante 0.00 PRIMA TV TELEFILM United States of Tara “Dipartimento servizi sociali per famiglie incasinate” “Diorama esplosivo” 1.00 NOTIZIARIO TG5 Meteo 5 Notte 1.30 VARIETÀ Paperissima Sprint (REPLICA) 2.10 FILM Và dove ti porta il cuore
/ È tempo di sognare Continua su Raiuno il ciclo dedicato alle “Stelle di Bollywood”. Nanhe, 10 anni, è il bambino più popolare di Jaisalmer.Almeno tra i turisti che, grazie alla sua parlantina, ha saputo conquistare. Ma c’è qualcuno che ha rubato il cuore del ragazzino: Bobby Deol (che qui interpreta se stesso), il suo attore preferito, il suo idolo. Quando Deol giunge in città per girare un film, per Nanhe è un sogno che si avvera. O forse no?
Raiuno 21,30
Italia 1 13,55
Amore criminale
Italia - Giappone Due amichevoli prima di volare in Nuova Zelanda per i Mondiali di rugby 2011. Due collaudi fondamentali in vista delle sfide del mese prossimo: l’Italia scende in campo a Cesena contro il Giappone per il primo dei Cariparma Test Match. Le telecamere di LA7 trasmettono la partita con il commento di Paolo Cecinelli e Francesco “Cocco”Mazzariol e gli interventi a bordo campo di Cristina Fantoni.
La7 20,30
Una vittima ogni tre giorni: in Italia, ogni anno, le donne continuano a morire per mano dei loro compagni o ex compagni. Uccise dagli uomini che dicevano di amarle più di ogni cosa al mondo. È accaduto anche nella storia che “Amore criminale”racconta in questa puntata. È la storia di Veronica, una ragazza di Mondragone (CE) uccisa a 19 anni dal suo ex fidanzato con un colpo di pistola alla nuca.
Rai 3 23,15
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SECONDO TEMPO
MONDO
WEB
di Pierluigi
G.Cardone
“MANOVRE”
Te la do io la Finanziaria La casta cade nella Rete a politica chiama, la Rete Lrabbiato risponde. A modo suo. Are irriverente: il mondo del Web di casa nostra ha risposto a tono alla richiesta di nuovi sacrifici chiesta dal governo dopo il precipitare della situazione economica italiana. C’è chi ci scherza su, suggerendo nuove e improponibili tasse al ministro Tremonti, ma la tendenza dilagante sa di rabbia mista ad indignazione. Dal mare di Internet, alcuni esempi illuminanti del dilagante sentimento anti casta che spopola nel nostro paese.
(ogni riferimento a B. & Co. è puramente casuale); dalla “tassa per i calciatori di serie A che scioperano”, a quella per “chi ha la erre moscia” o i capelli finti; dal “balzello nei confronti di chi guarda il Tg1” fino ad arrivare alla beffarda gabella per “coloro che vendono le camicie a Roberto Formigoni”. Il presidente della Regione Lombardia ha pure risposto, in maniera memorabile. Ipse dixit: “Giusto, le camicie a Formigoni vanno regalate, non vendute, perché non c’è nessun altro come lui capace di valorizzarle”. Dalla serie, l’autoironia non guasta mai.
SU TWITTER, ad esempio, si è scatenato un giochino molto simpatico: l’imposta varia ed eventuale. Alcune proposte? Ce n’è per tutti i gusti. Si va dalla “super Iva al 30% per i prodotti Apple (tanto – dicono i cinguettii – se li comprano lo stesso)”, alla patrimoniale “per i milanisti”
In tutto e per tutto simili all’originale: dai prodotti venduti agli arredi, dai prezzi agli accessori, fino alle magliette indossate dai commessi. Peccato che era tutto un tarocco, anzi 22 tarocchi, tanti quanti i falsi negozi Apple scoperti. È quanto hanno svelato le autorità cinesi che hanno deciso di vederci chiaro su ciò che stava accadendo a Kunming, città divenuta famosa alcune settimane fa per il primo negozio Apple falso. Quest’ultimo, però, era solo il primo - e forse il più grande - di una catena di 21 store. Una prima indagine, a quanto riferito dalla Bbc, aveva portato alla scoperta di 5 negozi falsi, di cui due immediatamente chiusi per mancanza di licenza. In attesa di decidere se chiudere o meno queste attività commerciali, le autorità cinesi hanno messo a disposizione dei cittadini un numero verde a cui segnalare nuove, eventuali contraffazioni.
SCF=Cinema Family SCC=Cinema Comedy SCM=Cinema Max
19.30 5 appuntamenti per SC1 farla innamorare 19.35 Universal Soldiers SCM The return 21.00 Provaci Ancora SCF Stitch! 21.00 Universal Soldier: SCM Regeneration 21.00 Evolution SCC 21.00 Alla ricerca dell'assassino SCP 21.10 Chiedimi se sono SC1 felice 21.10 Julie & Julia SCH 22.10 Shrek SCF 22.45 Wrong Turn SCM 22.45 La Polinesia è sotto SCC casa 22.45 Passione ribelle SCP 23.00 Paycheck SC1 23.20 Squadra 49 SCH 23.45 Planet 51 SCF 0.20 Nobel Son SCM 0.35 Così parlò Bellavista SCC 0.50 French Kiss SCP 1.05 Puzzole alla riscossa SC1 1.40 Star System SCH
La pagina Facebook “Tutti a pranzo al Senato”, il logo del “CCC” di Berlino, un Apple Store falso e la maratona di Fidel
RADIO A “Sabato Sport” MotoGp in pole position In apertura di “Sabato Sport” linea a Nico Forletta per le prove di qualificazione del Gran premio di MotoGp della Repubblica Ceca con aggiornamenti fino alla pole position.Alle 15.15 si parla di calcio-scommesse con l’inviato della Stampa Guglielmo Buccheri. Quindi ancora spazio, con Luigi Ferrajolo, editorialista del Corriere dello Sport, ai commenti sulla Nazionale di Prandelli che ha battuto la Spagna in amichevole.Alle 15.35 pagina dedicata alla serie B e, in particolare, alla Sampdoria con il mister Gianluca Atzori. Poi, al centro del dibattito, i problemi che riguardano la firma del contratto dei calciatori con il parere del presidente del Palermo Maurizio Zamparini. A seguire riflettori accesi sugli Europei di pallavolo, che inizieranno a settembre. Infine, alle 18.20, collegamento con Paolo Pacitti per conoscere le ultime notizie sulla nazionale di Rugby impegnata a Cesena nel test match contro il Giappone.
Radiouno dalle 14,00
LA NOTIZIA AL CCC DI BERLINO
15.20 Rugby, Test match 2011 Galles - Inghilterra (Diretta) SP2 15.55 Calcio, Premier League 2011/2012 1a giornata Liverpool SP1 - Sunderland (Diretta) 17.45 Rugby, Tri Nations 2011 Sud Africa - Australia (Diff.) SP2 18.25 Calcio, Premier League 2011/2012 1a giornata Newcastle Utd - Arsenal (Diretta) SP1 20.30 Golf, The 2011 PGA Championship 3a giornata (Diretta) SP3 20.35 Rugby, Test match 2011 Italia - Giappone (Diretta) SP2 20.40 Calcio, amichevole Juve Betis Siviglia (Diretta) SP1 22.55 Rugby, Test match 2011 Francia - Irlanda (Differita) SP2 23.00 Beach soccer, Serie A 2011 Poule Scudetto: SemifinaSP1 le - seconda parte 0.40 Poker, PartyPoker.net European Open. Ep. 13 SP2 2.00 Tennis, ATP World Tour Masters 1000 2011 Montreal: SP2 semifinali (Diretta)
è SKY.IT “CELEBRA” FIDEL VIDEO PER I SUOI 85 ANNI
Commenti all’articolo “P3, una montagna di soldi nelle tasche di Marcello Dell’Utri” di Marco Lillo su IlFattoQuotidiano.it è DICIAMOLO :capita un po’ a tutti di avere dei prestiti, da veri amici, di qualche milione d’euro. E la banca? Spesso, quando mancano i liquidi, ti chiede: “Quand’è che le fa, quel suo amico, il solito bonifico milionario?” Si sa: “Chi trova un amico, trova un bonifico”. Massimo011
è NON C’È che dire, delle “personcine” proprio per bene, degne di rappresentarci in Parlamento. Questa è l’Italia che Berlusconi aveva promesso ai suoi elettori? Complimenti e tanti auguri a tutti. Enzo Paliotti
RETI MOBILI A RISCHIO IN EUROPA
SP1=Sport 1 SP2=Sport 2 SP3=Sport 3
feedback$
è COSA aspettano i magistrati ad arrestare questi mafiosi? Hanno ancora qualche dubbio che questi sono dei veri delinquenti? Louejee
LO SPORT
I FILM SC1= Cinema 1 SCH=Cinema Hits SCP=Cinema Passion
SU FACEBOOK , invece, regna la rabbia, in tutte le possibili sfaccettature. Rete Veneta, ad esempio, ha aperto una pagina dal titolo emblematico: “Castiga la Casta”. Nulla di paragonabile, però, a “Diminuiamo gli stipendi ai politici. Bastano un milione di firme”. È uno dei gruppi più datati, ma ha raccolto oltre un milione di membri e continua a ricevere commenti urticanti per i parlamentari anche in queste ore. A proposito di attualità, invece, da segnalare, oltre all’ormai noto “I segreti della Casta di Montecitorio”, il gruppo “Tutti a pranzo al Senato”, con in bella mostra la foto di Bossi intento a mangiare maccheroni. In poche ore il gruppo ha raccolto oltre mille amici e centinaia di messaggi irripetibili. Sintomo chiaro: la politica e i suoi sprechi sono la vera realtà virtuale.
è LÌ DOVE OSA IL TAROCCO DIFFUSO 22 APPLE STORE FALSI IN CINA
lo aveva annunciato nel 2010, ora lo conferma: la rete Gprs di molti Paesi europei è a forte rischio e i dati degli utenti potrebbero facilmente essere rubati dai pirati informatici. Karsten Nohl è stato di parola: al Chaos Computer Club (Ccc), in corso a Finowfurt - vicino a Berlino -, l’esperto di informatica tedesco ha annunciato che ad oggi sarebbero sufficienti un vecchio telefono cellulare e qualche applicazione scaricata gratis da Internet per intercettare e leggere gran parte del traffico mobile del pianeta. L’esempio riportato da Nohl, neanche a dirlo, sono proprio le reti europee, in particolare quelle di Germania e Italia. Nel primo caso, l’esperto di sicurezza sul Web ha analizzato tutti gli operatori del paese (T-Mobile, O2 Germany, Vodafone e E-Plus), scoprendo che il loro livello di protezione è davvero molto debole. Discorso simile in Italia, dove, secondo Nohl, i più importanti operatori o non criptano affatto le trasmissioni dati sulle rispettive reti mobili (Tim e Wind), oppure lo fanno in maniera minima (Vodafone). Non ci sarebbero problemi, invece, per la rete Umts in Germania. La risposta degli operatori, tuttavia, non si è fatta attendere. Se la Vodafone tedesca ha parlato di problema “minimo” e “molto teorico”, la Tim ha assicurato che “per garantire la protezione delle sue reti utilizza solo le migliori tecnologie presenti sul mercato, che sono poi le stesse usate dai maggiori operatori europei”.
Dopo “Milan-Inter”, “Beautiful”, “Fini-Berlusconi” e “Cassano”, ecco il momento di Fidel Castro. In occasione degli 85 anni del lìder maximo, infatti, Sky.it ha deciso di dar vita ad un nuovo video della serie Beautiful Lab, un format che ha riscosso molto successo nelle precedenti “puntate”. In solo 100 secondi, del resto, viene ripercorsa in maniera irriverente tutta la vita di Fidel e le tappe fondamentali della sua esperienza politica, dalla nascita alla presa della capitale cubana, è SU FB TROVA FIGLIO SCOMPARSO dall’apertura al comunismo fino al celebre IN SUDAFRICA LA RETE FA MIRACOLI episodio della Baia dei Porci. Il titolo del Era scomparso cinque anni fa e da allora la madre video? È presto detto: “Fidel Leadershp non aveva più notizie di lui. Qualche giorno fa un marathon”. La maratona di Fidel è ancora messaggio su Facebook rivela la verità: il figlio si una volta frutto della collaborazione di Sky.it trovava in un orfanotrofio. È accaduto a Soweto, con Effecinque e Tiwi, le due società che in Sudafrica, dove una giovane mamma aveva collaborano a Beautiful lab. “perso” il figlio perché il suo ex marito, approfittando di una distrazione della donna, lo aveva rapito ed era scomparso. L’uomo, però, è morto di recente e la notizia è comparsa sul social network più famoso del mondo: la donna ha saputo dove si trovava il figlio scomparso ed è andato a prenderselo. Potere sociale del Web.
è DELL’UTRI afferma di non leggere “Il Fatto” e fa bene; perché, sennò, sobbalzerebbe sulla sedia ogni giorno. Io stesso non leggevo “Il Domenicale” “dellutriano”. E facevo bene: perché, al di là della vocazione letteraria, era un settimanale di livello oratoriale (tanto è vero che ha chiuso le pubblicazioni nel 2009) con una redazione presidiata da retrivi ciellini già scartati dalle pagine culturale de “Il Giornale” e di “Libero”. Ha perso un bel po’ di soldi, il Dell’Utri, con la sua strampalata iniziativa: non è che B. ha, per caso, ripianato i debiti? pabm è SEMPRE il solito schema: B. paga (corrompe? Ma va?), i dipendenti eseguono (cercano di agevolargli la vita giudiziaria, P3), qualcuno indaga ma non troppo, all’improvviso tutto si ferma. Taniello è COME al solito la Procura di Roma, guarda caso, come ha ben detto Gioacchino Genchi in più occasioni, è il paracadute, la barella o ambulanza dei politici. Come mai? Perché Capaldo (ho detto Capaldo, colui il quale è indagato) ha chiesto l’archiviazione mentre la Guardia di Finanza ha chiesto (anche se non esplicitamente) misure cautelari? Ci rendiamo conto nelle mani di chi siamo? Ci vorrebbero miliardi di magistrati come Falcone/Borsellino, milioni di Genchi e una buona dose di pulizia da fare nelle Procure. Andrea1976 è BELLA la foto in prima pagina che accompagna l’articolo. Finalmente si mostrano i primi piani dei boss della neomafia italiana. Giacché siamo commissariati per la finanza e l’economia e in tal maniera abbiamo perso parte di sovranità a questo punto tanto vale commissariare in toto l’Italia, non solo per l’accertata incapacità di intendere e di volere di chi governa ma per la diffusa criminalità nelle stesse istituzioni, che rappresentano un Paese non più aderente ai principi europei. Elisai
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Sabato 13 agosto 2011
SECONDO TEMPO
PIAZZA GRANDE Malaparte, il fasciocomunista di Angelo d’Orsi
ell’incipit del suo ponderoso tomo su Curzio Malaparte, uscito in francese (Malaparte. Vie et légendes, Grasset; l’edizione italiana è prevista per l’anno prossimo), Maurizio Serra, diplomatico con il fruttuoso vizio della storia, scrive che sono molte le ragioni per non amare quel personaggio. E ne fa egli stesso un regesto: mitomane, esibizionista, avido di denaro e di piaceri, “camaleonte” pronto a servire ogni potere, Cagliostro dei nostri tempi… Lodevolmente, Serra vuole porsi in posizione critica tanto verso il suo personaggio, quanto verso le tonnellate di accuse da lui ricevute nel corso dei decenni, da vivo e poi da morto (morì nel 1957, era nato nel 1898). Nondimeno, Serra confessa di voler “mostrare la coerenza intima e la modernità” del letterato toscano di padre tedesco (Kurt Eric Suckert, era il suo nome all’anagrafe). Ma si capisce bene che più che “mostrare”, Serra, intende “dimostrare”, e assolve dunque in partenza il suo personaggio, anzi lo interpreta addirittura come profeta del moderno. Dico subito che non condivido, eppure Malaparte, a cominciare dal suo nom de plume, geniale, è figura notevole, e per tanti versi emblematica.
N
PRESCINDENDO dalle ondate di vituperio cadute sul suo capo, l’autore di questo libro tende, correttamente, a contestualizzare i difetti e le magagne del suo uomo, mentre ne esalta le (indubbie) virtù. Ne esce, anche al di là delle intenzioni, un quadro sfaccettato, in cui luci e ombre si mescolano, ma in un netto prevalere della luce del genio, al quale, a ben guardare, si può perdonare molto, se non proprio tutto. Non nasconde, Serra, la capacità dell’uomo di voltare tutto a proprio tornaconto, anche se lo dichiara esente da venalità; ma lo perdona in quanto coglie in questo “maledetto toscano” la capacità di parlare
agli italiani (e agli europei) e degli italiani (e degli europei): arcitaliano e anti-italiano, in sintesi; ma anche “selvaggio” nel fascismo, eppure teorico del moderno; giornalista efficace, ma pronto a servire ogni padrone, sia pure con ostentati gesti di irriverenza. Cartina di tornasole dei nostri vizi, insomma, ma anche delle nostre virtù. EPPURE il personaggio non può essere confinato entro una patria che, benché amatissima, in fondo non era del tutto sua, considerata l’origine germanica di suo padre: con un po’ di esagerazione si può parlare di cosmopolitismo, che vide Malaparte non soltanto viaggiare, ma
pubblicare fuori d’Italia, incontrare intellettuali di varie nazioni, stabilire contatti e relazioni, provare curiosità per mondi lontani, dalla Russia degli anni venti-trenta, alla Cina conquistata da Mao nel 1949, e diventata di colpo il più popoloso paese del mondo a issare la bandiera rossa. Dalle oltre seicento pagine del volume emergono non soltanto i rapporti effettivamente intessuti, ma le connessioni di idee e di umori con numerosi esponenti della società colta del tempo, da Ernst Jünger a Ezra Pound. Uomo francamente di destra, Suckert-Malaparte fu scrittore, giornalista e organizzatore di cultura, che riuscì a incarnare contemporaneamente il fascismo di Strapaese e quello di Stracittà: diresse, in uno dei momenti più alti della sua carriera, La Stampa, ma ne fu cacciato dal proprietario, il senatore Agnelli – il fondatore della Fiat – con diverse motivazioni, la principale
Il boomerang degli hooligans di Pippo
Russo
n Inghilterra il calcio rischia di fermarsi a causa dei disordini che incendiano il paese. E la circostanza assume significati che vanno ben al di là della mera dimensione d’ordine pubblico, per assumere una potente rilevanza simbolica e offrire una chiave di lettura non ortodossa. La quale, proprio attraverso il calcio, confuta tutte le narrazioni compiacenti su un ventennio di storia nazionale che, al di là dei cambi di direzione politica, non ha mai messo in discussione il mood neoliberista, passando dal thatcherismo alla Big Society di Cameron attraverso la Cool Britannia e la Third Way blairiste. Di questo lungo
I
ventennio il calcio è stato uno dei più efficaci e propagandati banchi di prova per l’adozione d’un modello sociale spietato, d’un conservatorismo bipartisan e in-compassionevole. UN AMBITO IN CUI la ricetta vincente è stata un mix di politiche law and order e di misure improntate al più cieco darwinismo economico. Esattamente ciò che in modo meno spettacolare è stato portato a compimento negli altri settori della società, così realizzando un equilibrio sociale instabile e generatore di ampie sacche di esclusione e risentimento. Nel calcio, il risultato è stato quello di aver raggiunto la pace sociale negli stadi. Un esito che è stato motore d’u-
delle quali fu la liaison dangereuse di quel giornalista scavezzacollo, forse a caccia di una “sistemazione”, con Virginia, la moglie di Edoardo, destinato al comando dell’impresa, ma strappato alla vita da un incidente aereo. Serra, temerariamente, tiene nel suo registro narrativo, tanto i fatti pubblici quanto quelli privati, sempre guardando con una sorta di bonomìa, il suo personaggio. Il quale, a dire il vero, si presta magnificamente al gossip: ma l’autore sfugge alla tentazione, e riesce a mantenere il racconto su una base storica. Malaparte è un animatore, in ogni senso; ama la conversazione, ma ha una passione per chi sa menar le mani (e si fa apologeta dello
In vita fece di tutto per farsi detestare, e ci riuscì benissimo Oggi, una nuova biografia lo riabilita in parte. Nessuno come lui seppe incarnare i vizi, le virtù, ma anche la genialità dei “maledetti italiani”
squadrismo); adora le interminabili riunioni di redazione, ma anche gli incontri amorosi; gli piace scrivere e altrettanto viaggiare; è un uomo di lettere, che ama la guerra (in uno dei suoi testi più celebri, Kaputt, la seconda guerra mondiale costituisce il basso continuo di un racconto spezzato: Blaise Cendras, scrivendo all’autore, lo definì: “disgustoso e geniale”); vive nella carta e di carta, ma la carnalità è il suo terreno: un romanzo come La pelle – disgustoso quanto efficace ritratto di una Napoli sotto l’occupazione alleata – lo esprime completamente. ALL’EPOCA il fascismo è quasi alle spalle, e il grande salto verso sinistra è pronto, ed egli lo compie funambolo dell’ideologia, provocatore professionale, ma in fondo anche uomo curioso di realtà da scoprire, particolarmente aperto sui versanti dell’innovazione politica: innamoratosi di Mussolini, e di Lenin, scopre Mao nel dopoguerra, prende (direttamente da Togliatti) la tessera del Pci, ma, stando alla (dubbia) testimonianza del celebre padre Rotondi, in articulo mor tis la straccia, e prende la comunione… Probabilmente, una diceria utile nel 1957, ma rappresentativa del camaleonte Malaparte. Che, purtroppo, al di là delle sue qualità, ci appare oggi un alfiere del trasformismo cinico dell’intellettuale.
Una scena di “Mad Max”, film con Mel Gibson, ambientato in un futuro post-industriale (FOTO OLYCOM)
I disordini in Inghilterra dimostrano che liberare gli stadi dalle frange più estreme del tifo non basta a dissolvere la loro potenziale violenza. Anzi, può esasperarne il malcontento
mento di un modello di consumo, che ha esteso a dismisura i ranghi dell’esclusione sociale. Riguardo al primo aspetto, è una verità condivisa dagli osservatori non allineati quella che rifiuta l’equazione “stadi più sicuri = eliminazione del-
na narrazione autocompiacente, nonché falsificante per il suo omettere una parte delle verità. Fra esse, due di quelle che oggi tornano prepotentemente al centro della discussione, e fanno dello stop pendente sul calcio un fatto di profonda portata simbolica: una riguarda l’effettiva repressione dell’hooliganismo come problema sociale inglese; l’altra fa riferimento al forzoso cambia-
l’hooliganismo”. L’aver liberato gli impianti dalle frange più violente del tifo ha avuto come unico effetto quello di spostarle altrove. Le violenze fra gruppi di supporters calcistici non sono mai cessate. Esse sono state semplicemente “delocalizzate”. Adesso gli impianti sono dei salotti nei quali vigono delle regole severissime, fatte valere dai club attraverso le loro security. Un modello di
battibecco
É
di Massimo Fini
LA FARFALLA E I KALASHNIKOV Q
uello che è suonato in queste settimane è stato il gong del quattordicesimo round. Il prossimo sarà l’ultimo e metterà fine al match. Una volta si diceva che il battito d’ali di una farfalla in Giappone poteva provocare una catastrofe nell’emisfero opposto. Era un’iperbole per esprimere il concetto che l’eco-sistema-Terra è integrato e ogni sua componente è interdipendente. Un battito d’ali di farfalla sposta dell’aria che muove un moscerino che cambia la sua traiettoria e quella di un passero che gli faceva la posta e così via. Rimaneva comunque un’iperbole perché la forza d’attrito a un certo punto spezzava queste concatenazioni. Nel mondo globale invece l’iperbole si è realizzata in economia, attraverso il denaro che, essendo virtuale, non conosce l’attrito. Enormi masse di denaro si spostano ogni giorno, ogni ora, ogni minuto da una parte all’altra del mondo senza trovare ostacoli. In un mondo integrato e globale il battito d’ali di una farfalla americana, per restare alla nostra metafora, può avere conseguenze devastanti in ogni angolo del pianeta. Ne restano fuori solo quelle popolazioni, ormai delle mosche bianche, che, o per rifiuto consapevole o per altro, non sono entrate nel mercato internazionale (certamente gli indigeni delle Isole Andemane possono farsi un baffo di questi tsunami monetari). Lo abbiamo visto con la crisi dei “subprime” americani del 2008 che è rimbalzata in Europa provocando il default dell’Irlanda e della Grecia e che poi, come un’onda di ritorno, ha colpito di nuovo gli Stati Uniti mentre in Europa le defaillances irlandese e greca hanno intaccato il Portogallo, la Spagna, hanno aggredito l’Italia e domani, probabilmente, tutto il vecchio continente. Ma il contraccolpo colpisce anche i paesi cosiddetti emergenti dell’Asia. La cosa più inquietante, anzi disperante, è il senso di impotenza che dà questo sistema. Nessuno, individuo o Stato, è più arbitro del proprio destino. Tu puoi aver lavorato una vita, con fatica e con coscienza, e basta un battito d’ali in una qualsiasi parte del mondo per distruggere, d’un colpo, il tuo lavoro, la tua fatica, i tuoi risparmi (che sono “forza-lavoro”, energia tesaurizzata e messa da parte). Ma le leadership mondiali si ostinano a parare ogni nuova crisi immettendo nel sistema altro denaro inesistente (nel senso che non corrisponde a nulla, questo è il senso dell’innalzamento legale del debito pubblico americano, che è come se uno che ha tutti i parametri del sangue sballati decidesse di essere guarito perché li ha portati a un livello più alto) che va ad aumentare lo tsunami della massa monetaria che, al prossimo colpo, si abbatterà su di noi con una violenza ancor più devastante. Finché, fra non molto, arriverà il colpo del ko che nessun trucchetto contabile riuscirà a mascherare. Possibile che sia così difficile da capire che non dobbiamo più crescere ma decrescere, che non dobbiamo modernizzare ma smodernizzare, che dobbiamo allentare la morsa dell’integrazione globale? Il mondo occidentale (inteso in senso lato perché ormai quasi tutti i paesi sono coinvolti nel modello di sviluppo a crescita esponenziale partito dall’Europa, in Inghilterra, a metà del XVIII secolo) si rifiuta di capire, perché considera irrinunciabili gli standard di benessere acquisiti. E allora si droga di denaro. Non comprende che se non pilota una decrescita graduale di questo benessere lo perderà tutto d’un colpo per quanti sacrifici, e massacri, possa pretendere dalle popolazioni. Quando la gente delle città, crollato il sistema del denaro, si accorgerà che non può mangiare l’asfalto e bere il petrolio, si riverserà alla ricerca di cibo nelle campagne dove si saranno rifugiati i più previdenti, provvedendosi dell’autosufficienza alimentare oltre che di un buon numero di kalashnikov per respingere queste masse di disperati.
autogestione, anche in materia di sicurezza, che però i fatti recenti hanno mandato in frantumi. L’ONDA dei disordini ha portato all’annullamento dell’amichevole fra le nazionali di Inghilterra e Olanda prevista mercoledì scorso a Wembley (70.000 biglietti già venduti) e al possibile rinvio della prima giornata di Premier League. Di certo, la partita fra il Tottenham Hotspurs (il club del quartiere da cui sono partiti gli incidenti) e l’Everton si disputerà in altra data. Dunque, il calcio inglese eretto a modello vincente di politiche sicuritarie si mostra bisognoso di tutela in materia d’ordine pubblico. Un boomerang propagandistico dagli effetti incalcolabili, sia per chi governa il pallone che per chi governa il paese. Riguardo al modello di consumo, esso è stato plasmato a partire dagli anni Novanta da un deciso taglio lineare, che ha espulso dagli stadi e dalle platee televisive le fasce meno abbienti della società inglese. I
biglietti d’ingresso allo stadio sono diventati carissimi, e continuano ad aumentare a dispetto d’una crisi economica generalizzata che consiglierebbe di calmierare i prezzi. Né i costi degli abbonamenti alla pay-tv permettono un’alternativa a buon mercato. Di fatto, in Inghilterra il calcio ha generato esclusione sociale. E questo non è privo di qualche significato, nei giorni in cui una generazione di adolescenti (già perduta prima ancora di affacciarsi in società) esprime la propria ribellione al modello di consumo che li esclude, dando corso nichilisticamente al saccheggio di beni voluttuari eppur indispensabili perché conferiscono riconoscimento sociale. In considerazione di tutto ciò, uno stop al campionato avrebbe un impatto simbolicamente e culturalmente destabilizzante per l’autonarrazione del paese. Il calcio è da sempre la politica proseguita con altri mezzi. Di questi tempi, più che mai.
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SECONDO TEMPO
BOX
MAIL La malattia l’abbiamo trovata. Ma il paziente? Finalmente i nostri politici, dopo un frugale pasto alla Caritas e una vacanza di circa tre anni, sono tornati al lavoro. Ci si domandava dove fossero pure le opposizioni. Le abbiamo viste emaciate nelle facce dei Bersani e Casini. Noi si stava come in autunno le foglie sugli alberi (Ungaretti) ad attendere questi prodigiosi statisti figli di una repubblica cadaverica. Adesso la ricetta è scritta, il dottore pronto, si trovi il paziente. In questo si è un po’ titubanti. Anche i pazienti votano! Mica li si può interdire del tutto! A me più di tutti piace l’idea di poter licenziare anche chi ha il posto fisso, così, ad estro. Te mi garbi poco... quel taglio di capelli... l’occhio rivoluzionario... Rendiamo finalmente precari tutti! Ora si ragiona! Liberalizziamo, con soldi statali s’intenda. Facciamo di una montagna di letame il giardino di domani. Poi ci pensa il Cameron di turno ad addomesticare i lupi con l’esercito. Speriamo la marina e l’aeronautica non ci rimangano male. Per i bilanci si elude la nostra umanità, il nostro viver civile. Il dovere morale di sentirci una comunità, con un destino corale. Al contrario i nostri Petrolini (non me ne voglia il grande) si applaudono da soli e si gridano bravi. Via, poi tutti a bersi un sudato caffè in galleria Sordi. Povero Albertone.
A DOMANDA RISPONDO PIÙ LICENZIAMENTI PER TUTTI
Furio Colombo
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aro Colombo, non solo stanno studiando la nuova libertà di fare impresa senza alcun controllo e quella di pareggiare il bilancio a carico dei pensionati e dei disabili. Adesso arriva la libertà di licenziare, e finalmente saremo un Paese salvo e moderno. Sei d’accordo?
C
Silvano
SONO D’ACC ORDO con il
sarcasmo. Ma devo ammettere che è difficile immaginare il rapporto fra la gravità di una crisi così gigantesca e l’elenco delle misure proposte dalla amabile conversazione del ministro Tremonti con i deputati e senatori fatti venire a Roma per dare subito il via a decisioni che non sono state prese e piani che non sono stati svelati. Precisa Tremonti che “non poteva parlare a borse aperte”. Giusto, ma se non puoi parlare e aprire la discussione in Parlamento, di che evento si tratta, un rapporto ai signori ufficiali, una conferenza stampa, un “Roma incontra”, sul modello di “Cortina incontra”? Il problema, per Tremonti, è che – se mancano dati precisi e prove di fattibilità di ciò che propone – c’è un elenco di cose allo stesso tempo gravi e modeste, anzi inutili. Per esempio la libertà di licenziare. Ognuno è invitato a pensare, anzi a credere, che nel momento in cui viene messo alla
porta, coloro che comprano e vendono nelle Borse del mondo (che presumibilmente aggiungeranno un piccolo schermo per avere notizie immediate sui licenziamenti in corso in Italia ) cominceranno a cambiare di umore, diventeranno lieti e fattivi e si metteranno a comprare di buona lena azioni e Bond italiani, fino a portare le borse ai massimi risultati possibili. Ognuno è invitato a credere che, al momento, non si licenzia nessuno in Italia, perché il paese è ancora bloccato da una Costituzione “comunista” (che infatti presto sarà emendata almeno nell’articolo 81 e nell’articolo 41). E infatti il grande Marchionne della Fiat di Detroit deve lottare per liberarsi di tre operai (anche se ha già annunciato che, poi, porta tutto in Serbia). E nessuno sembra avere detto a nessuno che negli Stati Uniti, dove le Borse crollano come e più che in Italia, dove la disoccupazione è considerata l’indice del pericolo non solo sociale e politico ma anche finanziario, in quel paese la libertà di licenziare c’è dai tempi di Reagan. Dunque la lista delle soluzioni per la più grande crisi mondiale dalla seconda guerra mondiale, appare futile e modesta e, se non portasse tragedia, anche ridicola. Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano 00193 Roma, via Valadier n. 42 lettere@ilfattoquotidiano.it
re una persona significa che c’è qualcosa che non va…”. Sono d’accordo con lui. E credo che ci sia più di “qualcosa” che non vada. Quelle persone che sono morte nel tentativo d’impedire il furto della propria auto, aggrappandosi a essa e venendone travolti, e quelli che, accorgendosi della presenza di ladri in casa o nel negozio, non hanno esitato a sparare e ad ammazzare altri esseri umani, sono vittime della stessa cultura che pone al primo posto la “roba”, anche quand’essa non è indispensabile alla sopravvivenza, magari a sua volta il frutto indiretto di un’altra “sottrazione”. Ma questa cultura che comprende il sacrificio estremo o l’omicidio per difendere i propri averi, secondo me non è tanto dissimile da quella che arma la mano di chi non ha scrupoli a uccidere per impadronirsene. Questa cultura salva la “roba”… non salva l’Uomo. Mario Rossi
Diritto di Replica In riferimento a quanto scritto da M. Boscaino ne “il Fatto Quotidiano” di martedì 9 Agosto vorrei comunicare che la Regione Siciliana ha proposto questione di legittimità costituzionale dell’articolo 19 della recente manovra finanziaria che prevede misure di accorpamento in istituti comprensivi a partire dall’anno scolastico 2011- 2012 per le scuole dell’infanzia, la scuola primaria e le scuole secondarie di secondo grado. Mario Centorrino, Assessore Regionale della Regione Siciliana all’Istruzione e alla Formazione Professionale
Conosco la disponibilità dell’assessore Centorrino, riconosciuta anche da molti insegnanti siciliani. Centorrino sa però che la questione di legittimità è
Cristiano Ronchi
Prezzi limite per i beni di prima necessità L’accesso all’area partenze degli aeroporti con acqua o altri liquidi è vietato per motivi di sicurezza. Una volta passati i controlli di sicurezza l’acqua la si può trovare gratuitamente nei distributori, come succede in molti grandi aeroporti europei, oppure a pagamento come all’aeroporto di Verona: 2,30 per una bottiglietta da mezzo litro. Più o meno il costo di un’omelette o un prosciutto e melone in un ristorante in centro a Roma. Visto che il governo sta per varare la manovra di emergenza mi permetto un suggeri-
mento al ministro Tremonti: vengano stabiliti dei prezzi limite per i beni di prima necessità; poi i commercianti potranno decidere di mantenere il prezzo più alto, ma sulla differenza pagheranno il 90% di tasse. Si chiama equità sociale, a casa mia. Marco Corbellari
Vuoi emigrare? Salda la tua quota di debito Quando è arrivato l’euro il debito pubblico ammontava a 2 milioni di miliardi di lire, ora è a 1.900 miliardi di euro. In 10 anni è
raddoppiato, mai nella storia della Repubblica avevamo fatto di peggio. Eppure ci avevano detto che l’ingresso nell’euro avrebbe portato benefici anche sul fronte del debito pubblico. Siccome ciascun neonato in Italia si trova attualmente con un debito pubblico di 31.700 euro, nelle pieghe della manovra Tremonti ha inserito una clausoletta: per evitare che le cose precipitino ha istituito la tassa sull’emigrazione, se vuoi andartene a vivere e a lavorare all’estero devi avere il nulla osta e per ottenerlo devi saldare la tua quota di debito.
Italia sotto tutela della Banca centrale europea
In quella terribile estate di guerra il nome in codice di Milano era “Gudgeon”, versione inglese del nostro ghiozzo, pesce sciocco da acchiappare con le mani. Scelto con irrisione dagli aviatori Alleati tanto per dire che la città, priva di depositi di munizioni, di postazioni antiaeree, di truppe, era un bersaglio facilissimo. Una pesca che, la notte del 13 agosto ’43, il Bomber Command del comandante Arthur Harris aveva deciso di fare a colpi di bombe, sganciate da 500 aerei, con l’obiettivo di radere al suolo la città. Lavoro meticoloso, in sei ondate, con 1.250 tonnellate di esplosivi e 400mila spezzoni incendiari. Tre quarti d’ora d’inferno, con bombe e fiamme che graffiano il Duomo e colpiscono la Galleria, il Palazzo Reale, Santa Maria delle Grazie, l’Arcivescovado. Bruciano il centro e i quartieri vicini, Ticinese, Garibaldi, Sempione, mentre, con pentole e fagotti, chi può fugge verso la campagna, in bicicletta o con mezzi di fortuna. E il martirio di Milano andrà avanti per altri tre giorni. Ultimi obiettivi, la Rinascente e la Scala, simboli del commercio e dell’ar te. Fine dell’operazione Gudgeon, con 2.000 vittime e, come scriverà Alberto Savinio, “una città insudiciata dalla mor te”.
La Bce ci dice cosa dobbiamo fare, ci ordina di tagliare, non solo di mettere a posto i conti ma anche quali conti, al punto che sono sempre più coloro che pensano che certe decisioni non arrivino più dai personaggi che abbiamo eletto, sempre più dei meri esecutori di ordini che spesso neppure comprendono, ma dall’eurotower. Facciamo anche alcuni conti in tasca alla Bce e alla sua azionista Banca d’Italia per capire se la cinghia debba essere tirata sempre dalla stessa parte. Da quando c’è l’euro molti compiti che erano di esclusiva competenza di via Nazionale sono stati trasferiti a Francoforte. Palazzo Koch da una decina d’anni non si occupa più di vigilare sulla stabilità dei cambi o della determinazione del costo del denaro, e ovviamente alcune altre cosucce non di poco conto. Ermanno Trovato
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La ricostruzione fatta sul giornale di oggi è assai lontana sia dal mio pensiero che da quanto da me detto. Non ho parlato in nessuna sede di ristoranti a prezzi di favore per parlamentari e giornalisti né difeso accessi gratuiti vari né altro. In un intervento alla Camera dei deputati che risulta integralmente a verbale nella seduta del 26 luglio 2011 >e da tutti scaricabile dal sito www.camera.it ho detto al collega che ci aveva definito pubblicamente tutti nullafacenti a cominciar da se stesso, che ci sono colleghi e colleghe che lavorano e molto, e che il lavoro del parlamentare di un grande partito radicato sul territorio come quello a cui ho l’onore di appartenere (Pd) è fatto soprattutto di incontri e di iniziative pubbliche nel proprio collegio. Nessun riferimento a ristoranti, anzi a verifica fatta nel numero di giornale a cui mi riferivo non se ne parlava ancora. Ho avuto occasione di conoscere e di apprezzare in questi anni il lavoro di tanti colleghi ad esempio delle colleghe in giunta autorizzazioni a procedere, delle capogruppo delle commissioni di merito, dei colleghi della commissione bilancio e giustizia e di altri ancora, lavoro che non merita di essere disprezzato ed è purtroppo spesso sconosciuto. Di questo solo ho parlato, nella convinzione che bisogna tornare a distinguere, valutare, consapevolmente scegliere i propri rappresentanti e quindi che la tendenza a far di ogni erba un fascio sia un atteggiamento qualunquista da combattere anche quando è espresso da un collega.
I nostri errori Ci scrive il direttore del Giornale Giuseppe De Bellis, il quale contesta la seguente affermazione di un lettore del Fatto pubblicata due giorni fa su questa rubrica: “Il Giornale – scrive il lettore – sta in piedi grazie ai finanziamenti pubblici per l’editoria, altrimenti avrebbe già chiuso bottega”. “Ci farebbe comodo – ci scrive Giuseppe De Bellis – avere soldi pubblici, ma non li abbiamo, come peraltro capita al Fatto. Stiamo sul mercato con le copie che vendiamo. Tante copie”.
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Drammi urbani e religione della “roba” Leggevo le (fondate) lamentele di un lettore che a proposito di evasione fiscale citava il caso di un gioielliere della sua città che possiede ville e scuderie ma dichiara un reddito più basso di un pubblico dipendente. Poi ho letto la notizia di quel gioielliere di Torino che ha sparato e ucciso un uomo che stava tentando di rapinarlo. A proposito delle centinaia di attestazioni di solidarietà che ha ricevuto, il gioielliere ha commentato: “Non credo sia una bella cosa questa, quando ti dicono che hai fatto bene a uccide-
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(m. b.)
Donata Lenzi
Mario Rossi
IL FATTO di ieri13 agosto 1943
Giovanna Gabrielli
LA VIGNETTA
stata posta dopo l’interrogazione di cui parla il mio articolo. In linea generale ribadisco che dovrebbe essere l’assemblea regionale siciliana nella sua interezza a farsi carico di affrontare in maniera globale la questione per dare il senso di una volontà politica generale e condivisa, anche in considerazione della disparità palese di trattamento tra studenti del sud e del nord.
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