Il Fatto Quotidiano 18 Agosto 2011

Page 1

Bossi annulla il comizio di Calalzo per non essere contestato dai leghisti. La manovra scotta e la gente si incazza y(7HC0D7*KSTKKQ(

+=!z!:!#!:

www.ilfattoquotidiano.it

€ 1,20 – Arretrati: € 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

Giovedì 18 agosto 2011 – Anno 3 – n° 195 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

MA LUI QUELLE TASSE NON LE PAGA

Fave di fuco di Marco Travaglio

N

Mediolanum e Mondadori: il contenzioso di Berlusconi con il fisco tocca il mezzo miliardo. Tra leggine e rinvii, ecco la sua Manovra

Stufi anche a destra di Peter

Gomez

dc

olto tempo fa il presidente americano John Fitzgerald Kennedy disse che la parola crisi, in cinese, viene scritta con due ideogrammi: uno rappresenta il pericolo, l’altro l’opportunità. Oggi, dopo i consensi raccolti dalla proposta, lanciata da questo giornale già nel 2010, sul contributo di solidarietà da chiedere a chi le tasse le ha evase portando denaro all’estero, i nostri politici si trovano di fronte a una grande opportunità. A un’occasione (l’ultima) per recuperare un po’ di credibilità sia agli occhi dei mercati che a quelli degli elettori: cambiare la finanziaria e introdurre un prelievo straordinario a carico di quei contribuenti infedeli che nel 2009 scudarono a prezzi da saldo (il 5%) oltre 100 miliardi di euro. Le chiacchiere stanno a zero. L’Italia non è più il Paese dei furbi. O meglio non è più il Paese dei fessi, visto che i furbi dalle nostre parti, al contrario di quello che ci hanno sempre raccontato, erano e sono una minoranza (sia pur numerosa), mentre chi subiva e taceva rappresentava la maggioranza. In questi mesi i cittadini hanno imparato a loro spese che l’illegalità non conviene. E non solo per una questione etica o morale. Il fatto è che evasione fiscale, corruzione e mafia, costano ai contribuenti 330 miliardi di euro l’anno. Un tesoro enorme di cui adesso tutti gli elettori, davanti ai tagli ai servizi e alle nuove imposte, colgono dimensioni e portata. Per questo pure il centro-destra – Pd e Idv hanno già annunciato gli emendamenti sulla ri-tassazione – ha tutto il vantaggio di far propria la proposta de Il Fatto Quotidiano. Una proposta sulla cui attuazione, lo promettiamo, noi continueremo a vigilare. La voglia di ricorrere a interventi di facciata è tanta. Due giorni fa il premier, probabilmente in preda a un attacco di conflitto d’interessi, ha parlato di un’imposizione sugli evasori dell’1 o 2%. Troppo poco. Anche per il popolo di Pdl e Lega, ormai alle prese con un sogno che è diventato un incubo. Se da qui alla riconversione della manovra non accadrà qualcosa, il vero pericolo per il sempre più sedicente governo, è proprio la rivolta del suo elettorato. E per capirlo non bisogna conoscere gli ideogrammi cinesi. A questo punto basta il veneto. O, meglio ancora, il brianzolo.

M

Furbetti e scudati: altro che prelievo del 20 per cento, proposto da Pd e Idv. Il premier ipotizza una sanatoria bis per i 150 miliardi nascosti all’estero. È chiaro, non toccherà mai i suoi elettori Lillo e Malagutti pag. 2 e 3 z

LA CRISI PRECIPITA E IL SENATO SI MOBILITA

Ieri è arrivata a Palazzo Madama la manovra: in un’aula deserta e quasi spettrale erano presenti solo in 11. Non c’era neanche il presidente, Renato Schifani Nicoli pag. 5 z

BIGLIETTI OMAGGIO x Il Coni ne vuole troppi. Le società si ribellano

Casta all’ultimo stadio, gratis di Fabrizio d’Esposito

alle 20 e 45, allo staSdestidiotasera Olimpico di Roma, i momacedoni del Rabotnicki Skopje potrebbero essere inconsapevoli testimoni del primo sciopero della Casta: la diserzione da tribune d’autorità e d’onore per protesta contro il presidente latinista della Lazio Claudio Lotito. pag. 4 z I ministri Romano e La Russa alla finale di coppa Italia (FOTO DI MEZZELANI-GMT, DAGOSPIA.COM)

nstalking e sangue

Udi Marco Politi

Udi Bruno Tinti

Roma, il Web assolve LA CHIESA, LA FABBRICA il vendicatore TRE METRI DEI REATI delle figlie SOPRA L’IRPEF E STIVI G.Cardone, Truzzi pag. 10z

CATTIVERIE Cesare Battisti: “Rio è come Napoli”. Però lì la spazzatura non rilascia interviste. (www.spinoza.it)

a Chiesa italiana è chiamata a è l’articolo 575 del coLsanamento dare il suo contributo per il ri- C’ dice penale: omicidio. del deficit nazionale. Reclusione non inferiore ad In una fase di tagli pesantissimi, chi è percettore di un flusso ingente di finanziamenti pubblici non può sentirsi al di sopra delle parti. pag. 18 z

on potendo giustificarsi col classico “a mia insaputa”, visto che un pizzino autografo lo inchioda, il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo spiega che, se avvicinò il giudice titolare della causa tributaria Mondadori, fu per pura “curiosità intellettuale”, anzi “dottrinaria”. Oltreché un noto gerundio, il Caliendo è anche un magistrato, dunque uomo di legge ma soprattutto di logge (P3). Ed è nota a tutti la passione di B. per gli studiosi di dottrina, specie se curiosi. Fu così che tre anni fa, non bastandogli l’ancora acerbo Al Fano, il Cainano glielo affiancò al ministero della Giustizia. E lui non deluse le attese. Due anni fa il premier non dormiva la notte all’idea di dover pagare Veronica, De Benedetti e le tasse eluse nel 1991 con la Mondadori appena scippata all’Ingegnere. L’Agenzia delle Entrate chiedeva indietro 173 milioni e lui, pur avendo vinto in primo e secondo grado, era terrorizzato dalla Cassazione dove sedeva il giudice Altieri, osso duro per chi elude. Non potendo comprarselo come ai vecchi tempi, B. mobilitò tutta la truppa d’urto: Tremonti, che negli anni pari fa il ministro di B. e in quelli dispari l’aiuta a non pagare le tasse, firmò il controricorso; Ghedini chiese di trasferire la causa alle Sezioni unite sotto l’ala protettrice del primo presidente Carbone, ora indagato per la P3; un altro pitreista, il traffichino irpino Pasqualino Lombardi, si dava da fare con Carbone e con l’avvocato generale Fiumara, anche portando in dono damigiane d’olio (noto lubrificante); appositi servi in Parlamento preparavano una leggina per consentire a chi vince in primo e secondo grado di patteggiare in Cassazione col 5% della somma dovuta, uno scudo fiscale ad aziendam; e Caliendo avvicinò Altieri a un convegno per sapere che ne pensasse: avrà ragione la Mondadori o il fisco? Altieri fece il vago e, per evitare che si scordasse di lui, il sottosegretario dottrinario gli lasciò un pizzino-promemoria con gli estremi della causa e un numero di telefono. Se Altieri avesse anticipato che aveva ragione Mondadori, non ci sarebbe stato bisogno di sputtanarsi ulteriormente traslocando la causa alle Sezioni unite e varando l’ennesima porcata, anzi Mondadori avrebbe risparmiato pure il 5%. L’altroieri, interpellato dal Fatto che ha svelato il pizzino, Caliendo non si scompone: in effetti chiese un anticipo di sentenza ad Altieri, ma non perché ballassero 173 milioni di B.: questo mai, “non mi sarei mai permesso”, un uomo di legge e di dottrina come lui. È che all’improvviso – ah, le curiosità dei dottrinari! – gli era punta vaghezza di sapere, e subito, senz’aspettare la sentenza, se nel caso Altieri “ravvisasse un abuso del diritto”. Se sì, ci avrebbe scritto un trattatello dottrinario. Così, di getto, all’impronta. È più forte di lui: quando Caliendo sente odor di abusi del diritto, non c’è chi lo tenga. In ogni caso Altieri non anticipò il verdetto, Carbone gli scippò la causa, la maggioranza ebbe il tempo di approvare la legge pro Mondadori, il capo dello Stato la firmò e Silvio (pardon, Marina) sborsò 8,6 milioni anziché 173. Ora qualcuno potrebbe perfino sostenere che quelle curiosità dottrinarie siano lievemente incompatibili con la permanenza di Caliendo al governo. Nel qual caso segnaliamo una promettente giovincella che, quanto a curiosità e a dottrina, nulla ha da invidiargli: Sabina Began, l’”ape regina” dei festini di B. L’altro giorno invita a pranzo l’on. Bocchino che, diversamente dall’Altieri con Caliendo, ci casca subito come un fuco, finendo paparazzato sui migliori rotocalchi gossipari e strillando poi alla “trappola” e “alla macchina del fango”. Interpellata dal Fatto sulle ragioni del suo interesse per il braccio (anzi l’alluce) destro di Fini, la Began spiega serafica: “Io vedo tanta tristezza nel mondo: guerra, odio, cattiveria. Silvio Berlusconi desidera solo pace intorno a sé. Per questo ho mediato con Bocchino, ma di mia spontanea volontà”. Curiosità pacifiste, direbbe Caliendo. Sottosegretaria alla Giustizia, subito.

anni 21. Però, se ci sono circostanze aggravanti (articolo 576) la pena è l’ergastolo; e quando ci sono le aggravanti? pag. 9 z


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.