07/2014
n.33
sfiora l’arte e la poesia
PASTICHE versicontroversi
mensile gratuito
Renato Florindi
Pastiche Ovunque c’è una persona che scrive, che pensa, che disegna, che lotta, che fotografa, che piange, che gioisce, che suona, che balla, che legge, che ascolta, che ama....c’è cultura / La cultura non è più fatta per i salotti borghesi o per i teatri troppo costosi, la cultura è ovunque / Ovunque ci sono occhi per guardare, orecchie per ascoltare, menti per pensare, cuori per amare / Buona Lettura /
Dico che vedere le differenze E’ creare le differenze. HENRY MILLER / \ / PARADISO PERDUTO
PASTICHE pensata e redatta da Paolo Battista. Grafica e impaginazione a cura di
Moodif www.facebook.com/pasticherivista http://issuu.com/pasticherivista
Collaboratori:
Chiara Fornesi, Fara Peluso. Per ricevere a casa Pastiche in abbonamento ( costo 12 euro ) scriveteci a: pasticherivista@gmail.com, indicando nome e recapito. Per inviare il vostro materiale ( poesie, racconti – lunghezza da concordare -, disegni, racconti per immagini, fotografie b/n, stencil e quant’altro ) scrivete a: pasticherivista@gmail.com. Chi collabora con Pastiche lo fa senza ricevere compensi. La proprietà intellettuale resta chiaramente agli autori.
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Pastiche
OSSA AL
PAOLO BATTISTA
PRODO
Angelica, o meglio Ancelica, come dice quando si presenta, è una crucca mangiacrauti che già alle dieci del mattino trinca come una dannata. Bionda come tutti i nordeuropei o giù di lì, i capelli gli scendono lisci come spaghettini sulle spalle rotonde, le palle degli occhi strabuzzanti come quelle di un ranocchio, la pelle unta e rossa come la serie infinita di campari corretti che beve senza interruzione, la bocca piccola come un buco di culo ancora vergine e i denti gialli per la nicotina. Fuma come una tossica Ancelica, buttando la metà del tabacco a terra per l’epilessia delle mani dovuta probabilmente all’alcol, e beve Ancelica e seduta sulla panca del bar di Bruno cerca qualche interlocutore che stia ad ascoltarla, e allora Romano, un pittore grasso e basso come una botte da vino, inizia a raccontarle qualche storiella per farla divertire, magari sperando di portarsela a casa e fare un po’ di roba. Barba bianca e taglio alla Hemingway, occhi chiari e naso a patata, Romano invece non fuma e non beve, non si droga e non ha moglie, solo mangia, mangia sempre, s’ingozza, c’ha sempre fame, e racconta divertito delle sue ricettine improvvisate giorno per giorno sperando di coinvolgere Ancelica con qualche piatto afrodisiaco che magari chissà gli permetterà di bagnare l’uccello, nascosto sotto la sua enorme pancia che accarezza come fosse il culo di una donna. “ Allora “ dice convinto, “ volete sapere cosa ho mangiato qualche giorno fa? “, e noi tutti a guardarlo facendo finta d’ascoltare la sua particolare relazione col cibo. “ Di’ pure “ sbotto io, e poi faccio rivolto verso Ancelica: “ tu che ne pensi? “. Lei mi guarda come se non mi avesse sentito per niente, prende il suo bicchiere ormai semivuoto e trinca buttando la testa bionda all’indietro. “ Pruno, per favore, ne fai un altro per me “ schizzando le pupille rosse e blu che si staccano dalle orbite come in quei cartoni dove gli occhi dell’animaletto di turno penzolano con delle molle. “ Allora mi sono portato via da un tavolo vuoto di una trattoria le ossa di un’anatra e una volta a casa ho cucinato un brodo di quelli con la B maiuscola, ti dico
b
Pastiche una ghiottoneria “ fa Romano verso Ancelica come per farle percepire il sapore solo parlandone. “ Ah si…puono “ fa lei afferrando il bicchiere pieno tra le mani. “ Se vuoi assaggiarla vienimi a trovare “ ridacchia Romano come un porcellino d’india. “ AH AH Romano…tu cattifo pampino “ e inizia a gridare come una matta da manicomio: SAPETE COSA MANCIA ROMANO? MANCIA LE OSSA AL PRODO, LE OSSA, CAPITO, LE OSSA AL PRODO, sghignazzando come una bambina tronfia di dolciumi. “ Ma non dire così “ ridacchia Romano “ che dopo chissà che si pensano “, ma Ancelica sempre più etilica e divertita continua a gridare: OSSA AL PRODO… OSSA AL PRODO…AHAHAH! AHAHAH! OSSA AL PRODO! ROMANO E’ UNO CANNIPPALE, AHAHAH! AHAHAH!, scolandosi tutto il campari che sgocciola sulla lunga gonna nera da fricchettona in lutto. Poi però inizia a grattarsi in mezzo alle grosse tette sformate, per una zanzara del cazzo, che assuefatta dall’alcol ha trovato la sua preda da mungere, e la pelle delicata si fa rossa come dei pomodori spiaccicati tanto che dopo pare che c’ha una malattia strana alla pelle, e gratta gratta, gratta gratta, con le unghie quasi si sfregia che poi le dico: “ cazzo più ti gratti più ti viene voglia di grattarti “ ma lei sembra assorta nel suo mondo di animaletti volanti alcolizzati e non fa caso alle mie parole che tra l’altro non hanno neanche un cazzo di senso preciso. Così mi alzo e prendo una Nastro dal frigo che mi da’ un goduria insolita scendendomi nel gargarozzo, pago Bruno che da extossico mi guarda sempre come se fossi uno spacciatore di eroina, ma poi ci ripensa e mette su un dvd di Frank Zappa, patito com’è di musica anni settanta, cioè quella che ascoltava quando c’aveva ventanni e si faceva come un pazzo. Adesso ne ha trenta in più, una moglie e due figli già grandi, e raramente tocca la roba: hashish si, di quello non può fare senza, anche se però dopo un po’ i suoi discorsi cadono sempre sulla stessa schifezza che faceva quando era un tossico marcione, e magari con la voglia di rifarsi uno schizzetto che a fatica cela dietro la sua vita oggi apparentemente ‘ normale ‘. Solo una volta gli ho portato un pezzo ma poi è finita che la moglie l’ha sgamato e ha rotto le palle col fatto che ero stato io a portargliela, quando invece era stato lui a mettermi in croce perché gliene facessi avere una grammata. Fortunatamente la cosa si risolse senza problemi o altri casini, Paola capì che quella era stata una sua scelta, in fondo qualsiasi donna conosce il suo pollo, ma da quel giorno non ho voluto più saperne di farmi coinvolgere, ed è stato meglio così. Adesso l’unica droga che condivido con Bruno è l’hashish e spesso mi risolve la giornata con qualche grammo di fumo che altrimenti in questo cazzutissimo stramaledetto paese sei costretto a fumarti la terra o le foglie degli alberi ( che magari sconvolgono, non si sa mai ), e se non stai attento ci puoi anche impazzire senza mai rilassarti con due tiri di roba. Poi come quasi ogni giorno Bruno mi chiede di rollare una canna prima di chiudere per pranzo e obbedisco spostandomi sulla piccola terrazzina che affaccia sulla valle per stare più tranquillo. Ancelica è sparita, e Romano sta strafogandosi con una
pasta alla crema che gli fa brillare gli occhi. Poi Bruno mi raggiunge e cantando una roba di Vasco Rossi uscita da poco mi fa: “ hai sentito ch’odorino? Sto fumo è ‘na favola, ‘na favola “ e si siede al mio fianco giusto il tempo di farsi due tiri prima di tornare a casa dalla sua famiglia. Poi Romano ci saluta e Bruno chiude per la pausa pranzo, io resto seduto a godermi il fresco venticello che arriva dal Treja, spaziando dal verde degli alberi al celeste del cielo, felice di trovarmi da solo e respirare un po’ di pace.
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Pastiche
LORENZO D’AMORE d
Pastiche
CIALDE AL
R IMBAUD Si aggiravano bon bon aspira burrasche idilliche In lotta con la stanza ovale La polpa d’arancia sbeffeggiava smaniosa l’invisibile narcotico E Il primo amore con la morte ebbe il sapore dello smog perlato inumidito da una scorza di limone Fumavo e scartavo con calze sconfitte e dita ingiallite Bollicine di pinoli e tic tac di riverberi Ridotti a dadini Lessati poi sulla superficie del cranio Se ne andavano A strimpellare sui bottoni della macchina da scrivere Come bimbi elettrizzati dopo un bagno caldo.
FRANCESCA DE MICHELE
Quanti affanni la notte sotto le zanne del mio appetito Che pieghevole Bersagliava sciancata sulla caverna di Rimbaud “Figlio di Marte” Scandivo alla sua soglia “Cialdami versi che siano cocenti affinché io possa afferrar un palmo del tuo Diluvio E incendiarmi di Visioni”
Gusci di ore aperte al porcaio Non ingurgito carne Mando giù verde ritagliato, plastica fruttuosa alcol di ossigeno pillole di alba passate dalla mano del mondo attraverso serrande semi alzate, carcasse di nulla piantate nei fogli, odore di strade stropicciate dai gas, gusci di ore aperti al porcaio, la parola pioggia che attornia la spazzatura urbana. Uteri di petrolio, grondaie di sangue, cervelli glaciali, insetti appiattiti, cuori legnati. Il giorno è un inutile, vero, grottesco, deforme, cosciente lacrimone.
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Pastiche sporgenza Marte o Datuttoquesta fotte
Morte
l’utero resiste dentro un mondo stanco, resiste e avvolge un nastro intorno ai culi del domani. La calda crosta che flette una steppa senza limiti È una lunga lingua che parla e bombarda E tutto converte dal palato allo schifo quell’ esistenza germinale posata sull’urto della vita. Ci disperderemo nuovamente fra fragole e sangue Piscio e melma gronderanno dal pene del dio/cervello sospendendo il giudizio Barca e mare vacilleranno nella simultaneità del nostro fluire E dentro muchi d’acqua cercheremo Marte o Morte. Tracce di Poesia analcolica ci uccideranno lentamente E qui giaceremo Fregandocene della malefica tranquillità rinchiusa in quella cassa di umanità Ancora un chiodo E l’ultimo nostro sbadiglio Vigliacco di legno Sovente Bucherà il monitor interstellare da cui vedremo proiettare il festival della metamorfosi L’estrema amnesia è ancora in onda. Spegniti.
Verso calloso
E’ un disfattismo pressante sfilare un verso calloso Tutta la vita è una mano che travasa sudore sul cuore Per far arrivare fino all’osso questa solitudine letale Se esorcizzo l’animalità della mente Piccoli mostri terrestri disorientati fluttuano Inquieti sui pulviscoli del tavolo Dall’inchiostro Svuotato Il mio ieri.
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ISLAND IN THE SKY \ /\/ PAOLA VERDE g
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NICOLETTA SENZACQUA
Il miglior
amico Varca la soglia del ristorante il venticinquenne, una figura emblematica della sua generazione, noto ai molti come un geek del forum “ il dugongo chiacchierone”, varca la soglia come la propria abitazione, con una maglietta XL color verde oliva, la pancia evidenziata e l’ombelico in trasparenza, il rotolo budinoso sgorgante dalla cinta dei jeans, la scritta sull’addome gialla evidenziatore, “Kiss your Master” c’è scritto, admin del sito “ForeverTrekkie”, giocatore incallito di scacchi e freccette, nomina di miglior giocatore di Call of Duty anno 2011 al EuroComicoon, attento ascoltatore di gruppi neozelandesi, finlandesi, norvegesi, danesi e scozzesi, linguista di Sindarin, giornalista fidato del mensile indipendente no profit “IndieNerdy”, acclamato dai suoi compagni come il “miglior compagno di bevute”, vincitore assoluto nella sfida di rutto libero post Franziskainer, esperto degustatore di luppoli, scopritore italiano di Pliny the Younger, vincitore per la seconda volta consecutiva di rutto libero, fasi di meteorismo e flatulenza combattuti con carbone vegetale, due la mattina e due la sera, la pancia gonfia con una leggera peluria circolare concentrica intorno l’ombelico, i jeans della “ManNoFit” comprati in saldo durante l’inverno, le scarpe Etnies particolarmente slargate dalla presenza del piede gonfio, di un colore nero sbiadito, acquisto compiuto due anni prima durante la fase nu-metal, un metro e sessantotto di bassezza, un peso non preciso, ultima seduta dal medico con misurazione dei chili risalente a tre anni prima, peso di allora ottantacinque, peso attuale sconosciuto, mani da digitatore di tastiera livello esperto, capelli radi di un colore tra il biondo paglierino e il grigio topolino, shampoo head n shoulders, desquamazione del cuoio capelluto, prurito, unghie mezze sporche e precedenti di micosi parziale sul medio del piede sinistro, le scarpe Etnies slargate, il passo a piedi paralleli come sulle pattine, lucida il pavimento in finto di piastrelle in finto marmoreo, grandi quadrati su cui seguirne le righe, sedie di plastiche rosse senza braccioli dalle gambe metalliche e fini, il geek ne ha sfondata una pochi mesi prima in un ristorante della stessa multinazionale, famelico ripuliva rapidamente il DoubleBurger, XL Cola, HotChickenWings X 9, Cheeseburger con doppio cetriolino, meteorismo casalingo, seduta di scarica al mattino da eterno fetore, sedie rosse senza braccioli, scomode per il dirigibile deretano del geek, tavoli con i pannelli in legno e l’unica gamba in metallo fissata a terra, con difficoltà il geek raccoglieva il samsung galaxy s4 ultimo modello da terra, quando gli cadeva dalle mani unte di salsa, tiene aggiornato il forum di “orologiando”, si osservava il suo nuovo Eberhard replica cassa in argento, l’orologio segna le 12, lo avrebbe riguardato alle 15:30 nello stesso luogo per lo stesso spuntino pomeridiano, 545 calorie, 50 grammi di carboidrati, 27 grammi di proteine, 219 grammi di peso totale del panino, grasso lipidico molle sotto braccia, pappagorgia con barba puntuta, brufoli i
Pastiche
sotto pelle sotto mento, status sentimentale single da quattro anni, tre tentativi di approccio sbagliati, tentativi di rimorchio falliti da due cozze giocatrici di ruolo, sedute domenicali di Live nella campagna del cugino “Mario”, “Horphen il mago delle foreste di Taillon”, disoccupato ed eternamente immobilizzato, cibo a rotta di collo dalla madre, scelta tra tre diverse bibite gassate, due pacchi di merendine a tortina, crostata preparata fatta in casa, apprensione materna, un ragazzo emancipato e fiero delle sue attività, mancanza di vergogna per il fisico, sguardi incollati su di sé al suo ingresso in qualunque posto, gli specchi del ristorante non lo prendono del tutto, si mette in fila dietro un gruppo di adolescenti usciti da scuola, ha qualche perla di sudore sulla fronte, l’odore di frittura gli annaspa le narici, la M gialla lo fissa da ogni punto del ristorante, gli occhi del padre punitivo che lo sgrida per la nullafacenza, il sudore colargli dalla fronte a sopra il labbro fin sotto il mento, il colletto della maglietta umidiccio, la salivazione riempirgli la bocca, Hamburger semplice in offerta, Cola XL per dissetarlo, la gola secca dopo la sgridata del padre, il conto della carta pre pagata bloccata, la minaccia di defenestrazione casalinga, l’entrata nel ristorane, le voci sovrapposte dei dipendenti colti da una psicosi di gruppo, l’irritabilità del ragazzo addetto alla friggitoria delle patatine, il palese stress con crisi premestruale di una delle giovani alla cassa, il gruppo di adolescenti cambia ordinazione ogni due secondi, il geek è sempre più sotto pressione, fa altri due passi a pattina, il gruppo di adolescenti ride per battute semi idiote sulla pronuncia dei prodotti, la ragazza finisce di servirli ed è il turno del geek, lo guarda in attesa di sentire il solito ordine, il geek ha l’elenco ben stampato nella memoria, schiude le labbra umidicce, le chiude subito dopo, tira fuori dalla tasca dei jeans un foglio bianco arrotolato, la ragazza lo guarda annoiata, il geek glielo poggia sul vassoio, c’è scritto “curriculum vitae”.
del
nemico l
Pastiche
GORILLA \ /\/ LUCA ZAVATTINI m
Pastiche POST-POST SCRIPTUM RICORDI?
c’era un argine ingrossato; un libro di Nietzsche e una frase di Brecht. <<perdere.>> <<odiare.>> furono parole pendenti per prime dalle tue di labbra (io – per me avrei preferito la notte che brucia lo stomaco bevuta d’un sorso), ho sentito spesso la tua presunzione = fuggire da sé stessi perché assoggettati ad altri
..lei
ha lasciato un braccialetto disperso – sul bordo del letto colto al mattino s’è perso – caduto tra il legno ed il muro.
e ne ho ricavato febbri insonni.
qualcuno alla Tinaia suonava Creep dei Radiohead; nella danza ci scambiammo 2-3 volte, 2-3 passi mantenendo però sempre l’ordine dei sessi. il profeta iracheno esiliato traduceva i propri versi in vino, contro il Corano noi estasiati ubriache.
DELLA FESTA
poi ci dissero <<andiamo>> sussurrammo loro <<andiamo>>.
ci sono demoni borghesi, alito di vino e sguardo eretto sul tuo collo nudo – ma io che ti ho vissuta adesso muoio, zoppo, in debito di alcune sbronze.
girò la chiave nella toppa del portone a pochi passi dalla luna ormai tradita che contandoci piangeva, di lì a poco la vidi impallidita.
così è, il mio saluto liberato: niente più parola e solo carne d’ora in poi – vivere scordando di esistere.
..nella danza 2-3 volte… (non credo se lo fosse tolto).
n
Pastiche TAG: SQUATTER, METRO, TEENS
[…] anche se forse ancora non lo sai che New York Yankees che porti in testa ha invaso tua madre e Jesus died in Las Vegas traduce tuo padre, al tempo in cui ogni striscia di carne è sacra Terra Promessa da contaminare amplificando forze gravitazionali lei ti cavalca con somma invidia del pene; incartando paure con chissà quali manie di perfezionismo apologie dell’Istante e solo la metro là in fondo fatica a accomodare il suo culo, sopra le arterie che pulsano il sangue verso le emorragie insonni della città.
MI HERMANO
il blu di notte sfuoca casermoni smuffati dalla carta vetrata del
vento con divisa di lato artigliano lune corrucciate (+ del solito | saranno epoche ormai che le facciamo quell’effetto lì); lische ritte sui tetti a catturare
EDOARDO OLMI
segnali radio o TV scricchiola le dita sui pulsanti preso a pugni nella pancia |vomita un jazz senza spiccioli sulla piazza dalle orecchie collegate ancora in streaming troppe poche stelle in cielo ed io soltanto fuggendo lo rapisco better luck next time.
o
Pastiche
le lacrime dell'eroina di laura reloaded parte prima:
Era mia sorella che sembrava siouxsie In cameretta nostra con un fascista biondo. Biondo para' inscimmiato di eroina alla folgore. Facciamo anche la tua sorellina ... facciamola poco. E mi bucano con grazia , con esperta – affettuosa velocità. Non sento di essere forte . non sento quella gran pietà di me stessa. non sono un' eroina. sono solo ancora più innamorata di lei,mia sorella. Lei dice : amoreamore non morire E mi abbraccia forte e vomito senza dolore Lei dice : amoreamore non lo faremo mai più Coney island baby gira sul piatto e dice: ‘’Voglio giocare a football per il mio allenatore’’ Il fascista biondo lo toglie. mette metal E lei lo caccia di casa con una spazzola Torna coney island baby… … dice qualcosa di una città ,che sembra un circo, un circo e una fogna. Io non riesco a non dormire Lei mi dice: Amoreamore non morire Non son morta… Io.
parte seconda: E le lacrime? Le lacrime dell'eroina son giganti E cadono senza dolore Senza singhiozzi Senza spasmi E le pupille son scomparse Nei suoi occhi solo acqua Acqua di ruscello che ti ci puoi Specchiare Lei soffre anche per noi Noi che abbiam grandi pupille Scure . Inanimate Che siamo così piccole appena nate Che sentiamo così male ma non sappiamo piangere se non lacrime piccole. piccole Tra uno spasmo e l'altro Tra un singulto e l'altro.
Renato Florindi Helbones Artist