09/2014
n.35
fuzza l’arte e la poesia
PASTICHE versicontroversi
mensile gratuito
LapisNoise
Pastiche
Tutti i nostri nemici sono mortali. Paul Valery //// Cattivi pensieri
Certo non è facile! Non è facile bagnarsi le chiappe e starsene al sole quando ovunque intorno a noi la guerra è palese, visibile, rossa, sporca…fottutamente allucinante. La gente si ammazza per ragioni ormai sepolte sotto anni d’incomprensione, la gente è malata, assatanata, vile; ma quello che possiamo fare è non distogliere lo sguardo, raccontare le nostre sensazioni, buttare fuori le nostre emozioni, difenderci macchiando fogli con linee e parole: l’arte può aiutarci a farci capire meglio le cose, Pastiche è dalla parte di chi soffre!!!
PASTICHE pensata e redatta da Paolo Battista. Grafica e impaginazione a cura di
Moodif www.facebook.com/pasticherivista http://issuu.com/pasticherivista
Collaboratori:
Chiara Fornesi, Fara Peluso. Per ricevere a casa Pastiche in abbonamento ( costo 12 euro ) scriveteci a: pasticherivista@gmail.com, indicando nome e recapito. Per inviare il vostro materiale ( poesie, racconti – lunghezza da concordare -, disegni, racconti per immagini, fotografie b/n, stencil e quant’altro ) scrivete a: pasticherivista@gmail.com. Chi collabora con Pastiche lo fa senza ricevere compensi. La proprietà intellettuale resta chiaramente agli autori.
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Pastiche
Lasciami suonare le
I ATTO
di domenica pomeriggio si suona / in accordo con la natura / in fuga da noi stessi / non scordarti le bacchette / è un modo come un altro per sfogarsi / e non scordarsi /
II ATTO
salta la corrente / dice che piove / da due anni / neanche il tempo di sudare / solo puzza di piscio di gatto e sudore / e chiacchiere inutili / smettila di sparare cazzate, amico / smettila di masturbarti, si sente l'odore / dice che piove / fulmini tagliano in due la montagna / per sfogarsi fili scoperti / pannelli penzolanti / andiamo a casa prima che l'ammazzo /Â b
Pastiche III ATTO
è importante costruire qualcosa d’importate / ne siamo parte, e la pioggia la strada sono lì / ho bisogno di sapere che i treni sferragliano / cosa succederebbe se liberassi l’oscurità il dolore / è un conforto non poter controllare tutto / lasciami suonare le foglie, ti prego / chi non mi conosce mi dice di essere positivo / chitarre impalate che mi guardano / l’agonia e la morte della primavera / dice che piove / anche oggi / lasciami suonare le nere pozzanghere della città, ti prego / e lavorare alla mia coscienza / nuvole in polvere / passo a prenderti / il metodo adesso ci tiene in vita / cadere a pezzi è stata la nostra specialità / canzoni destinate prima all’oblio e poi alla catarsi / un paio di gocce in meno per avvicinarsi al-----/
IV ATTO
è difficile sopportare l’oscurità il dolore /
V ATTO dice che piove
/ nell’aria il brontolio costante di un cielo minaccioso / nella scuria perpetua / la fine del mondo sembra vicina / probabile / electro harmonic machine nella scuria dei sogni / alienazioni di provincia / il desiderio è… il nutrimento del cinema / ma cos’è che rende desiderabile il desiderio? / “Desiderare è costruire un concatenamento, costruire un insieme “. G. Deleuaze
VI ATTO
la migliore esibizione è un’esibizione senza regole /
VII ATTO è la cosa più
VIII ATTO
non c’è niente di meglio del sudore che impregna la camicia / siamo parte di qualcosa / siamo suono / siamo mostro / siamo culo e camicia / tutto questo ci fortifica / a tutto il resto ci si fa l’abitudine / e questa ci spaventa /
normale del mondo /
siamo suono / ogni mio colpo di tosse è una crepa viscerale, umanamente bestiale / lasciami suonare le foglie, ti prego / siamo suono / siamo mostro / nei colori vivaci dei film di serie B si nasconde la verità / cercare risposte non è la soluzione / quel tipo deve cablarsi il cervello / rollare sigarette ci tiene in esercizio / dice che piove / anche oggi / la pioggia è una costante / alla fine ci si fa l’abitudine, e questo ci spaventa / ecco che arriva l’oscurità, il dolore /
PAOLO bATTISTA c
Pastiche n
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Vedevo questa piazza gremita. Passarci attraverso. Graffi sulle ginocchia. Mi calpestavano. I loro piedi sulla schiena. Zampe di dinosauro. Schiacciata al suolo guardavo il sole morire tra i denti loro. Poi sollevavo lo sguardo e non era vero nulla. Mia madre mi prendeva in braccio. Se la prendeva con lui perché avevo scritto al contrario. Lui mi osservava e non c’erano parole, solo la sensazione di una irreparabile colpa. Tra i banchi mi tremava la voce. Il silenzio era un brivido verticale sulla nuca. Infilavo le dita nelle insenature del legno vecchio. Sentivo tutti quegli occhi appiccicarsi addosso come denti. Monocorde leggevo. Quando la campanella suonava m’infilavo sotto il banco. C’era l’odore delle gomme da masticare sputate. Avevano volti orrendi. Non volevo guardarli negli occhi. Fuori dalla finestra c’erano gli uliveti e alle undici si sentiva il rintocco di una campana. Mi stringevo nelle braccia lasciandomi cullare dal mio stesso corpo. Sentivo un’altra in me capace di proteggermi. Non volevo guardare nel corridoio. Il bambino cieco con le mani al muro. Non volevo sentire le grida. Una volta ho spiato dietro la porta. Sua figlia è un genio, disse la donna dai riccioli corvino e il rossetto scarlatto. Così tutto mi veniva concesso. Potevo scrivere al contrario, dipingere sui muri, tagliarmi i capelli dismetrici, rotolarmi nel terreno. Non era follia ma genio, genio, quella parola… per loro era rivelazione. Mio padre mi osservava distante in giardino. Aveva l’odore delle albicocche. Tu non sei migliore degli altri, diceva, piantala di isolarti. Tu non sei un genio e non sei una principessa, tu sei come tutti, cerca di capirlo presto. Raccoglievo nelle mani grandi quantità di sassi e poi li lanciavo. Le gatte scappavano oltre gli uliveti. Avevo paura di ferirle. Non volevo essere un genio. Volevo essere cattiva. Volevo smettere di sentire tutto così tanto. Volevo essere un’altra.
ILARIA PALOMBA
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PERCHE' ESISTO
Perché esisto esistono gli alberi finchè esisto esisterà il mare perché esisto esistono le stelle finchè esisto esisterà la storia perché esisto esistono le farfalle finchè esisto esisterà la musica perché esisto esiste Arthur Rimbaud perché esisto esiste la poesia perché esisto esiste l’amore finchè esisto esisterà la morte perché esisto esiste la guerra finchè esisto esisterà il fuoco finchè esisto esisterà la tigre finchè esisto esisterà Klimt
perché esisto esistono i folletti perché esisto esiste l’erba perché esisto esistono le giraffe. Muore Muore Muore Muore Muore
con con con con con
me me me me me
“Il ritratto di Dorian Gray” il “Requiem”di Mozart la voce di Kurt Cobain il sorriso di Charlot la biblioteca d’Alessandria.
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E l’isola di Lipari, l’uomo sulla luna, il teorema di Pitagora, la torre di Babele, muore con me il film muto, la rivoluzione, il popolo masai, Arancia meccanica, l’Irlanda, la peste, l’accademia, il demonio, Venezia, il carpe diem, l’Africa, il vagabondaggio, il Titanic, il vangelo, il lavoro, l’America, la folla, il denaro. Muore con me Allen Ginsberg, muore con me James Dean, muore con me Emily Dickinson, muore con me Pinocchio. E Gesù Cristo, la Pantera Rosa, Adolf Hitler, Biancaneve, Giovanna d’Arco, Walt Whitman, Willy Wonka, Leonardo da Vinci, Stan Laurel, Oliver Hardy, Romeo Montecchi, Giulietta Capuleti, Hansel e Gretel, Jerry Lewis, Dante Alighieri, Mazinga Zeta, Hulk Hogan, Marlene Dietrich, Betty Boop, Che Guevara, Fonzie, Sai Baba, Peter Pan, Gandhi, Sofia Loren, Micky Mouse, Bela Lugosi, Roger Rabbit, Lady Diana, Michael Jackson, Sharon Stone, Frankenstein, Tim Burton, Crudelia Demòn, Dino Campana, Laura Palmer, Brad Pitt, Salvador Dalì, Armando Riitano , Freddy Mercury, Dylan Dog, Renè Magritte, Johnny Depp, Morticia Addams, Mary Pickford, Humpty Dumpty, Corto Maltese, Tamara De Lempicka, Fernanda Pivano, Umberto Eco, Mr Magoo, Alessandro Baricco, l’uomo che passa, Marlon Brando, Eta Beta, John Merrick, River Phoenix, l’uomo nero, Braccio di ferro, John Lennon, Paul Mac Cartney, George Harrison, Ringo Starr, Cucciolo, Pisolo, Gongolo, Eolo, Brontolo, Mammolo, Dotto, Baudelaire, Robin Hood, Little John, Gabriele D’Annunzio, Maga Magò, Edward Mani di forbice, Socrate, Pippi Calzelunghe, Platone, Fred Flinstone, Orazio, Ezra Pound, Yoghi e Bubu. Muore con me il sole, muore con me la lucertola, muore con me il vento, muore con me Siddharta, muore con me l’inchiostro, muore con me la malattia, muore con me il bacio, muore con me la pioggia, muore con me il colore, muore con me la medusa, muore con me l’India, muore con me lo scarabeo, muore con me il diario, muore con me il tempo, muore con me Shiva, muore con me l’estate, muore con me la canzone, muore con me il pianto, muore con me il male, muore con me la Gioconda, muore con me Madonna, muore con me la formica, muore con me l’aquilone, muore con me la cioccolata, muore con me il sangue, muore con me il circo, muore con me il fucile, muore con me il fiore, muore con me Marylin, muore con me il caffè, muore con me la città, muore con me Arlecchino, muore con me il natale, muore con me la fragola, muore con me la neve, muore con me il dolore, muore con me la pietra, muore con me l’acqua, muore con me il bambino, muore con me Kerouac, muore con
f
me la ciliegia, muore con me il burattino, muore con me la donna, muore con me l’uomo, muore con me la morte, muore con me la vita. E se vi è difficile credere a quel che dico, vi dico ancora che solo perché esistete voi esisto io, solo perché esistete voi l’universo esiste, e solo finchè esisterete voi Tutto esisterà. Muore con voi la vita. E muoio con voi anch’io. (dal libro ANUDA - Larecherche.it )
Davide Cortese
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STEFANO BORSINI \ /\/ minimi termini h
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T R E N O IN FIAMME VIAGGIA VELOCE E FA TREMARE NEL DESERTO NERO. SUPPLICA INFINITA ALLE FREDDE PARALLELE D’ACCIAIO DI PIEGARSI AL TORMENTO DEGLI SPIRITI CHE DIMORANO AFFLITTI, PER POI DIMENARSI IN GROTTE DI GHIACCIO ROVENTE. NON ANCORA SI ODE IL FRASTUONO DI UN GRIDO MUTO, MENTRE IL TERZO OCCHIO CACCIA VIA IL BUIO CHE LO ILLUMINA, CHE LO UCCIDE. VIAGGIO SENZA ARRIVO NEL REGNO DI DESOLAZIONE. ALL’OMBRA DI OGNI POSTO CHE NON C’E’, TERMINA L’INFINITO, E CON LUI ANCHE IL TEMPO, OSCURATO DA FOLLI RICHIAMI AL DOLORE, DA VOCI LONTANE E NASCOSTE, CHE SEMBRANO PRENDERSI GIOCO DI TUTTO, LASCIANDO IL VUOTO INTORNO AD OGNI MURO, CHE DIVIDE LE MENTI ORMAI RAPITE DA OGNI DUBBIO. SI SPEZZANO LE FRECCE LANCIATE CON FORZA VERSO TUTTO CIO CHE SI NASCONDE E CHE NON SI COMPRENDE, COME FOSSE UN GIOCO, AL QUALE NON SI RIDE MAI, PERSEVERANO GLI OCCHI A CERCARE, E A MAI TROVARE NULLA, NULLA CUI POSSA DAR RESPIRO AD OGNI DESIDERIO. APPAION LONTANE LE ALI USURPATE DALLE OMBRE OCCULTE, A CUI VA IL MERITO DI OGNI GEMITO CHE NON SI FA ATTENDERE. RANCORI ANCORA OGGI VIVI, IMMORTALI, PRONTI A PROLIFICARNE ALTRI FUTURI, DECISI AD OSCURARE OGNI PERDONO ATTESO INVANO, MEMORIE PERSECUTRICI DI OGNI MALE, FURIE IN OGNI FORMA DISEGNATE, VIOLENTANO OGNI PAGINA DI UN LIBRO, PROSSIMO A SEPPELLIRE SE STESSO NELLA VALLE DELLE MEMORIE PERDUTE.
LA VALLE MEMORIE PERDUTE
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STEFANO SCARANO
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\ /\/ ADRIANA PAPA \ /\/ l
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SCRITTO N. 101
– Va bene, dai, inizia con qualcosa. – Qualcosa come? – Qualcosa come qualcosa. – Così, da fermo? – E come vuoi inziare? – Mi serve un abbrivio. – Un abbrivio in che senso? – Un accenno di moto. – Proviamo a destra... Ci sei? – Niente. – Guarda bene. – Guardato. – Che vedi? – Solo merda. – Troppo metaforico. – No letterale, è pieno di merda. – Non disperare, è materiale organico, puoi sempre farne qualcosa. – Della merda? – E perché, ti farebbe schifo? Ti fa bene sporcarti le mani, no? – Eh no, guarda, io con la merda non ci lavoro... – Stai sempre a sindacare. Fighetta. ...e nemmeno fosse su carta. È tutto digitale. Anche la merda allora... No quella è vera, la senti? No. A me mi entra nel cervello. Va bene ho capito. Allora proviamo a sinistra. Ti seguo... con riluttanza. Rilutta, rilutta. Che vedi? Una cosa, cioè un groviglio, informe. Presto, di' qualcosa di politico. “I palazzoni della periferia a sud del Raccordo...” Funziona. Ma che funziona, mi fa schifo. Aspetta... Che c'e'? Là in fondo. Là dove? In fondo, in fondo. Ah, quel punto, dici? Sì, sì, lo vedi? Si, beh, è un punto. Ma no, lo vedi così perché è lontano. Andiamo a guardare, forza. Ma no, dai, sono stanco. E che palle. Daiii che si sposta, lo perdiamo. Ok, ma senza fretta. Te devi da move. Ma come parli? Non sei manco romano. – Ci ho vissuto vent'anni. – Io pure. – E sti cazzi. Forza. – Ecco. – Lo vedi che non era un punto. – Si è vero... è... è... – È una figa. – Ah, vero. – Ah, adesso t'è venuta la voglia di correre, eh? – Un pochetto. – Parti con qualcosa di erotico allora. Vai. – Cioe tipo Bataille? – Bataille, Masoch, non stiamo a guardare il pelo, ah ah. – Ma diciamo... “Spalancava le gambe alla notte...” – Troppo astratto, troppo cerebrale. Pornografizza. – “La vulva si gonfiava...” – A sto cazzo. Vabbe dai è stato un tentativo. – E se provassimo qui in alto. – Ma scherzi.
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Pastiche – Perché? – Ma sei proprio un incosciente. – Bhe, che c'è? – Ma qui sopra è tutto appaltato, cementificato. È tutto diritti d'autore. Non ci si arriva proprio. Come tocchi, ti fanno secco. Ci vuole il pedegree. Questo è territorio di caccia dei pezzi da novanta. E tu che pezzo sei? – Lasciamo stare. – Piuttosto qua giù avresti qualche chance. – Dove, qui sotto? – Sì, qui. Lo vedi il buco. Ma bisogna passarci. Fare spallucce. Scafarsi. – Cioe? – Calarsi dentro, confondersi. Ce la si puo fare, basta non restare incastrati. Conosco una che a provarci è andata via di capoccia. Adesso fa teatro a Helsinki. – Ma che intendi? – Cioè qui bisogna farsi amici gli amici degli amici, presenziare, esserci. Voglio dire, tu come stai a networking? – Sono una bestia. – Ecco, appunto. – Ma non puoi andare avanti tu? Fare da apripista. Allargare il buco, insomma. – Non funziona. Cioè devi essere, ma non troppo. Se no, non passi. Cioè devi caderci come per caso, come un incidente. Come se ti ci fossi ritrovato, capito? Blazè, un po' blazè, ecco. Se mandi avanti me, giochi allo scoperto, ti sputtani subito. E poi fumi? – Cioe? Sigarette? – Ma no. – Uhm. Canne? No, mi fanno venire l'ansia. – Vabbe, dai, ora non ci pensiamo. Partimi di dialogo, piuttosto. – Ora, così? – Dai, su. – Dialogo a due? – Qua stiamo al punto zero e tu ti formalizzi sul numero. Parti con due. – - Lui ”Ciao” – “Ciao?” – Aspetta dammi il tempo – Lui “Ciao” – Lei “Ciao” – Ci sono i prodromi del successo. – Ma tu mi castri sul nascere, così non si va da nessuna parte. – Che faccio accondiscendo a prescindere? – Puoi provare a mentire. – Qui le cose sono serie. Ci devi sbattere la testa. – Ma qui, a parte quella vagina, la merda, la politica, il cementificio e il basso circolo, non resta che un po' di vuoto. – Non puo essere “un po' di vuoto”, o è tutto vuoto o è tutto pieno. – Allora è tutto vuoto. – Esistenzialista. – Tutto pieno? – Paranoico. – E non trattarmi sempre male. – È l'unico modo. – E se non iniziassi proprio? – Eh certo, mica devi per forza. – Beh, in un certo senso... – … – Che pensi? – … – Dimmi qualcosa – Oppure... – Oppure che? – Oppure – Oppure che? – Oppure si potresti provare a partire dalla fine. – Dalla fine? – Dalla fine, dalla fine. Ma sei sordo? – Dall fine. Uhm. È un inizio. – E allora parti, cazzo! FINE
ENRICO LEPERA n
Pastiche
Carlo Romanelli
Compagni Compagni di notturne sbronze compagni di amori perduti in lacrime con il ghigno dell’abbandono, compagni affranti, compagni sulla strada anche quando è lei che cammina mentre i piedi sono immobili, compagni dalla rabbia corrosa dai gastrici acidi. Compagni, compagni. Compagni con le huaraches di Kerouac, compagni sono solo ad osservare e a non capire solo a dare pezzi di cartone a sconosciuti per filtrare marujana, solo dietro la porta del cesso del molo ad aspettare, solo a cercare di indovinare i vostri nomi per sentirmi avvolto in un’aurea protettiva. Compagni, compagni. Compagni persi nei frammenti brucianti della città, compagni datemi qualcosa ogni volta che m’incontrate, il tappo di una penna, un biglietto cinese. Compagni la notte ci avvolge col fresco bucato dalle gambe gonfie, compagni senza l’esperienza del coraggio animati da una viscerale voglia di vita più grande di noi, compagni il sud è lontano avvolto nel suo tepore, compagni il buio della città impreca contro i nostri occhi. Compagni, aspiranti professionisti dell’esistenza.
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Ho avuto una storia con una puttana
La vedevo ogni giorno, al mattino quando aprivo gli occhi e al mattino seguente quando li richiudevo. Lei se la faceva con tutti, comportandosi in maniera diversa con ognuno. Ho avuto una storia con una puttana. Ci facevo tutto insieme, mangiavo, mi alienavo dal mondo con lei, m’insultavo, mi amavo, programmavo inizio e fine, resuscitavo con lei e poi, sprofondavo su chiodi dorati e corone di spine profumate. Ho avuto una storia con una puttana. Mi distrusse il cuore e l’anima ricucendoli poi con i fili dell’esperienza. Assomigliava ad una madre, ad un’amante, alla ragazza del primo bacio, alla ragazza del primo godimento orale, alla ragazza del primo godimento anale, ho avuto una storia con lei. Lei è stata un po’ con tutti, e loro l’hanno amata e odiata al tempo stesso. Io no. Ho avuto una storia con una puttana, ho avuto una storia con la vita.
MOODIF - genera Helbones Artist