02/2015
n.40
tatua l’arte e la poesia
PASTICHE versicontroversi
mensile gratuito
Giuseppe Brogna
Pastiche
Si può essere poeta e avere i capelli corti. Si può essere poeta e pagare regolarmente l’affitto. Si può essere poeta e fare l’amore con la propria moglie. Jules Renard //// Per non scrivere un romanzo Je suis Pastiche
PASTICHE pensata e redatta da Paolo Battista.
con quanto dolore…quanta paura e violenza dobbiamo fare i conti in questi anni di pluralismo sfrenato e terrorismo da salotto? tanto…troppo! ma tutto questo dolore e paura e violenza ha sempre fatto parte dell’umanità. anzi direi che questo nostro mondo è stato costruito proprio col sangue dei nostri avi, col sangue di generazioni e generazioni di uomini e donne che credevano che le cose potessero cambiare imbracciando un fucile o una divisa. non è stato così, purtroppo! e la violenza oggi è dilagante, irrefrenabile, spaventosa! il nostro compito è quello di raccontare tutto questo con la poesia e l’arte. siamo parte di questo mondo, e non possiamo tirarci indietro. solo, la nostra arma è diversa, che sia una penna o una matita o una macchina fotografica non fa differenza; noi siamo Pastiche, e ne andiamo fieri.
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Grafica e impaginazione a cura di
Moodif www.facebook.com/pasticherivista http://issuu.com/pasticherivista
Collaboratori:
Chiara Fornesi, Fara Peluso. Per ricevere a casa Pastiche in abbonamento ( costo 15 euro ) scriveteci a: pasticherivista@gmail.com, indicando nome e recapito. Per inviare il vostro materiale ( poesie, racconti – lunghezza da concordare -, disegni, racconti per immagini, fotografie b/n, stencil e quant’altro ) scrivete a: pasticherivista@gmail.com. Chi collabora con Pastiche lo fa senza ricevere compensi. La proprietà intellettuale resta chiaramente agli autori.
Pastiche
Non-umano – Dirtelo – Cosa fare dopo? – Cercare uno stimolo, niente ostacoli – In guardia – Se avessi saputo non… – Il treno corre veloce – La luce si propaga – Una bottiglia d’acqua costa caro – E’ suo il problema – Riscatto - Ci sono cose che non hanno valore – Da tutta la vita – Bloccato – La paura ha bisogno del dolore – Vulnerabile – Non guardare giù – In contatto verso – Orme di sperma e di elettricità e di facce snodabili – Di Passaggio – Avere le lacrime agli occhi – Voltare pagina è… – La paura è un’arma micidiale – Atomica – Niente d’inverosimile – Non-umano – Frantumi – Un Lungo Tunnel da cui non uscire mai – LatoOscuro – Non sappiamo che cosa accadrà – Rischio – I sogni di solito non si avverano – Tutto gira a velocità supersonica – Tutti giù per terra – Cerchi di fumo – Ho bisogno di credere – Fianco a Fianco – Contagocce, sangue rappreso – Il bisogno di nascondersi dai Mercenari – Pericoloso - Qualcosa prende il sopravvento – Troppi peccati – Teschio privo di occhi – Barba incolta – Resti umani – Non puoi più fidarti di quello che vedi – Diverso da tutto – Oscuro – Troppi ostacoli – Sole rosso – Raggi urticanti - Keto si alza dal letto, Marta è già in piedi – Nanotecnologia svenduta, dal vecchio televisore ripulito – Marta è un genio dell’hackeraggio - Nauesa, sintomo straziante della droga blu – Nausea – Marta curva sul tavolo con la testa sul computer – Sul tavolo fili e schede e cd e transistor e nastro nero, e vecchi cacciaviti e lattine vuote di birra verde comprata al Mercato Nero – Nausea – “ Cazzo i miei pantaloni, dove sono i miei pantaloni? “ urla Keto – Nessuna risposta – Nausea – Da uno degli otto riquadri in vetro della finestra punture di sole rosso - Campo di distorsione - Aria Poco Respirabile – Guardare lo schermo può fotterti il cervello - Per volere della GrandeTV – La gente non sa niente – Le persone non devono sapere - L’altra notte non è andata per niente bene – Troppi Mercenari – C’era qualcosa in ballo - Nausea – “ Ti sei svegliata presto? “ gli chiede Keto – “ Si “
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Pastiche risponde Marta laconica. Poi aggiunge: “ non riuscivo a dormire, cazzo, abbiamo fallito! “ – “ Dovresti dormire “ dice Keto, “ abbiamo fatto bene a ritirarci, non era il momento, ci riproviamo stanotte “ – Sole rosso di mezzogiorno – Keto infila la casacca nera col cappuccio e raccoglie i pantaloni larghi da sotto al letto – Dal televisore spunta l’opuscolo della GrandeTV col suo simbolo intrecciato – “ Devo vedere Carlos “ spara Keto e lascia Marta al suo hackeraggio – E’ delusa Marta, arrabbiata, stanca – Sta preparando un virus da infiltrare nei computer della GrandeTV – Qualcosa che ripulisca tutti i televisori della Zona Rossa, nessuno escluso – Cervelli rallentati – Controllo – Entrare nei Laboratori nascosti del Distretto Vaticano è praticamente impossibile - Guardare la tivvù può essere pericoloso – Succede qualcosa al cervello – Dopo tutti fanno gli stessi gesti, dicono le stesse parole, sorridono alla stesso modo inquietante – Persone normali – Qualcuno bussa alla porta – Marta non risponde – Smette anche di respirare – Di solito sono i controlli dei Mercenari – Quando non si ammazzano con i Tecnici del Distretto Cinese o con i Ragazzi del Fronte Orientale – “ E poi ci siamo noi, i Ribelli “ pensa Marta senza fiatare – “ Ci hanno accollato tutte le esplosioni degli ultimi sei anni, ci cercano come cani rabbiosi “ – Con gli occhi alluma il suo vecchio coltello. Era di sua padre – Dopo la Luce Atomica il mondo è cambiato, e non ha visto più suo padre, non ha visto più nessuno di quelli che conosceva – Era una bambina Marta, aveva cinque anni, ma qualcosa ricorda del vecchio mondo – Distrutto – Ripensa al suo vecchio mondo – Immagini distorte – Gelide forche d’acciaio – Luci sbiadite, sballate – “ Quanto tempo è passato dalla Luce Atomica? “ si chiede – Forse trent’anni, ma non è tanto sicura – “ Allora devo avere quasi quarant’anni “ parlando da sola – Passi che si allontanano – Keto invece è nato poco dopo la Luce ma lui quarant’anni non li dimostra per niente – Pelle screpolata – Occhi infossati ma seducenti – Blu come cieli scomparsi – Blu come le fiale di Boss Blue – Fisico asciutto e aspetto intelligente – Keto non ha mai conosciuto i suoi genitori - Keto anarchico e ribelle – Keto incontra Carlos sotto i tunnel della Metro C – “ Qualcuno ti ha seguito? “ gli chiede Carlos – Nero come il carbone – Un Occhio bianco ad alta tecnologia, costruito in Laboratorio, con cui vede anche al buio – Grosso e muscoloso, ma anche scattante e agile – Non è bene mettersi contro Carlos – Poco più avanti spacciatori di pillole scadute – Vecchie scatole di medicinali di prima della Luce Atomica – “ C’è gente che ci va matta “ ghigna Carlos – Diciamo che Carlos sovraintende tutta la Metro C, i tunnel e l’aria sovrastante – Keto ha bisogno di qualcosa di più potente – Qualcosa che arrivi a distruggere i Laboratori Sotterranei del Distretto Vaticano, e Carlos è la persona giusta a cui chiedere – “ Come pensi di ripagarmi? “ ghigna Carlos – “ Rendendoti libero dalla schiavitù “ dice secco Keto – Carlos sorride di gusto, ma in
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Pastiche fondo riconosce il valore dell’amico bianco come latte in polvere, e della sua ragazza pazza – Carlos dice che in giro stanno costruendo altre Gabbie Blindate – Lo sa per certo, e di solito non si sbaglia – “ Puoi farmi avere una lista dei posti “ chiede Keto certo che Carlos non mancherà al loro tacito accordo – Gli ha salvato la vita tre anni prima – Keto gli ha salvato la vita uccidendo due mercenari pronti a giustiziarlo – Carlos inginocchiato pronto a morire – “ Va bene “ dice Carlos, “ te lo devo “ – “ Sta’ attento “ dice Carlos – Keto risale in superficie – Adesso è quasi buio – Sole rosso scuro – Strade affollate – Il deliro notturno del Mercato Nero – Birra verde – Quattro bambini albini pieni di bruciature – La solita puzza di puttane straniere e topi infettati – A terra fiale rotte di Boss Blue – Keto torna a casa – Luci spente – Silenzio – “ Sono venuti a cercarci “ frigna Marta – “ Hanno bussato ma io non ho aperto “ – “ Ma no! “ cerca di tranqullizzarla Keto, “ è il solito controllo “ – Lei lo guarda cercando conforto – Lui le racconta di Carlos e del fatto che adesso hanno tutto quello che serve per fare un lavoro come si deve – “ Lo facciamo stanotte, è inutile far passare altro tempo…finisci il lavoro “ ordina Keto – Dopo un’ora sono in strada – Muri screpolati – Macerie atomiche – Carcasse matelliche ovunque poggi lo sguardo – Notte rosso scuro – Nausea – La chiesa abbandonata che usano come copertura si trova al confine col Distretto Vaticano – “ Porci fottuti “ ringhia Keto, e poi: “ adesso, andiamo…è il momento giusto “ appena vede allontanarsi le due guardie vestite di giallo e rosso - I controlli sono serrati ma riescono a piazzare le cariche – “ Porci fottuti “ urla Marta, e poi scappano a nascondersi – L’esplosione è violenta – Allarme – Il fuoco si alza fondendosi al cielo rosso scuro – Keto e Marta si mettono al sicuro – Stanotte hanno fatto quello che dovevano – Stanotte finalmente hanno fatto il proprio dovere -
PAOLO BATTISTA
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Pastiche
NAKAI
Che io con le donne non ci sappia fare questo è certo. Sono troppo pignolo e rompi coglioni per piacere al gentil sesso ed inoltre, non sono capace di mentire. Alle donne a volte piace sentirsi dire quello che vogliono. Anni fa stavo con una ragazza bellissima che tra l'altro, sessualmente parlando, era insaziabile. Una situazione praticamente da sogno. Un giorno eravamo a casa mia, ci stavamo baciando, quando ad un certo punto lei si ferma e mi chiede: - Ma tu mi ami?- Ma certo che ti amo. Che domande...- SÏ ma non me lo dici mai... - Cazzo dici? Te l'ho detto stamattina, non ricordi? - No. Ma noi staremo insieme per sempre? - Mi fissava con quegli occhietti dolci che ho sempre amato - Beh, probabilmente no. Sai, nella vita può succedere di tutto. Metti che un giorno cadi dalle scale e sbatti la testa finendo in un coma irreversibile... sicuramente vorresti anche tu che io mi rifaccia una vita.. ahahaha! Lei mi fulminò con lo sguardo.
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Pastiche - Ma dai che scherzo! Ahahahah! - Ah ah... quanto sei simpatico..- Ma siamo un po' nervosetti? Ti stanno per venire le mestruazioni? Vidi il fuoco divampare nei suoi occhi. Tentai di aggiustare la situazione: - ... ho pensato, vedendoti gonfia che fosse quel periodo! Visto che non hai le mestruzioni, che ne dici di una scopata? - In testa te la darei la scopata! Guarda che non fai ridere nessuno! Le sorrisi. - Ci sei solo tu.Ci fosse qualcun'altro riderebbe di sicuro. Mi fece il dito medio e se ne andò in camera da letto. - Ma dove vai? - le chiesi ad alta voce. - Non mi rompere i coglioni! Andai in camera e me la ritrovai coricata sul letto coperta sin sopra la testa.La sentii singhiozzare. - Ehi... cosa c'è? - NIENTE. - Ah ok. Menomale. Me la filai a giocare ai videogiochi e a fumare porri in salotto. Circa un'ora dopo tornai da lei con due occhi da far paura e con un fondo di canna tra le labbra. - Ehi... allora? Toh, fatti un tiro che ti fa bene. Vidi la sua testa uscire dalle coperte di scatto. Mi guardò con gli occhi socchiusi e mi accusò: - Ma quanto hai fumato?Sei un irresponsabile! Come posso pensare di poter avere un futuro con te?! Guarda che occhi...Mi tolse dalle dita il fondino e si fece un bel tiro di cattiveria. Le dissi: - Sei una persona incoerente ed ipocrita. Mi rimproveri e poi ti fai un tiro del genere?! Mi tirò la cannetta ancora accesa in faccia. - AHIA! Ma sei fuori?! Mi hai bruciato il sopracciglio! Ma pensa te sta stronza! - Eh non esagerare! Che sarà mai... Ti ho bruciato?- No no, guarda non mi hai bruciato... questo odore di pollo arrosto da dove arriva?! Certo che mi hai bruciato! Ma guarda te sta mongoloide...Ebbi per un attimo il timore di aver esagerato con il termine " MONGOLOIDE ". - Sai che odio quella parola! Sparisci dalla mia vista, altrimenti ti ammazzo! - Ehi calmina eh! Per carità, capisco che questi giorni sanguinolenti siano difficil...Mi arrivò un pugno in faccia e andai coricato per terra con il naso fratturato. Il sangue schizzò fuori dal mio naso a fiotti. Non mi sentivo più la faccia. - Scusami amore non volevo! Stai bene? - Mi prese la testa fra le sue braccia. -Ah! Mi hai spaccato il naso!! Ma sei una troia! Strinse il mio naso tra l'indice e il medio della sua mano ed iniziò a far forza: Tu mi dai ancora una volta della troia e io ti faccio rientrare il naso nel cervello che non hai.- Strinse più forte. - AHIA AHIA BASTA BASTA LASCIAMI NON TI INSULTO PIU' NON TI INSULTO PIU'! Lei gradualmente lasciò la presa e mi appoggiò la testa a terra, c'era sangue ovunque . Per cinque minuti rimanemmo nelle stesse posizioni senza proferire parola. Lei non mi tolse mai lo sguardo di dosso come per essere sicura che la discussione fosse finita definitivamente.. Coricato per terra guardavo il soffitto con il sorriso dipinto sul volto. Girai la testa verso di lei e con estrema tranquillità le dissi: - Prenditi un MomentRosa mongoloide. Lei si avvicinò, e con le lacrime agli occhi mi diede un pestone sui testicoli. Poco prima di perdere conoscenza la sentii dire addio, e vidi questa donna bellissima e sessualmente insaziabile abbandonare la mia vita per sempre.
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||| Adrio The Boss / invito a cena ||| g
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Andreas Finottis
"Dammi i soldi!" Il pugno nello stomaco colpisce, la luce dei lampioni sembra per un attimo spegnersi. Mister Muso Di Merda davanti a lui lo colpisce ancora con uno schiaffone alla mascella. Il mondo gira, la fortuna è girata via. "Non ho i soldi, per favore aspettate ancora qualche giorno, vi prego, ve li recupero, ve lo giuro". Secondo schiaffone che si pianta sullo zigomo sinistro, lasciandolo formicolante e dolorante. "Ascolta bene pezzo di merda, se dopodomani sera non ce li hai fai una brutta fine, stampatelo in quel cervello bruciato, ultimo avviso". Lo Scagnozzo che tiene le braccia da dietro molla la presa. Se ne vanno. Pierluigi s'incammina verso la macchina parcheggiata nel vicolo, dolorante allo stomaco e con la
pelle del viso che brucia nelle zone colpite. Un gatto che sta dormendo sul tetto della sua macchina quando lo vede arrivare scatta via spaventato. Apre, si getta sul sedile, mette in moto, parte. La notte scorre attraverso i vetri, ma lui è fermo: senza soldi, senza speranze. Arriva al pontile del porto, si ferma, voglia di accelerare e gettarsi con tutto nelle acque scure e unte. Il motore aspetta al minimo. Non gettare mai la spugna, gli ripeteva suo padre, ma suo padre non faceva debiti, non era mai rimasto senza lavoro, non si era mai mangiato soldi al gioco, non c'erano le macchinette mangiasoldi, non c'era Mister Muso Di Merda con lo Scagnozzo che volevano ammazzarlo. Che cazzo fare? Che cazzo fare? Continua a
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Pastiche ripetersi col motore acceso e il porto nella notte davanti. Spegne il motore, scende dall'auto e si accende una sigaretta. Cammina fumando verso i portici che fiancheggiano la strada che accede al porto, lo attira una vetrina con delle parrucche femminili in vista, è un negozio di carabattole cinesi, con i vecchi vetri leggermente appannati. Si sofferma a guardare, guarda in quel confuso, variopinto e appannato universo in cui il disordine e la non visione nitida amplificano gli stimoli che giungono al cervello, creando nuove connessioni inaspettate di pensieri, che gli elargiscono un'idea che è la soluzione dei suoi problemi. Torna indietro e prova a sollevare un fermaombrellone del bar vicino chiuso, ci riesce con fatica, barcollando si avvicina al negozio che stava guardando, solleva il fermaombrellone lentamente sopra la testa sudando dallo sforzo e lo lancia contro il vetro, che si sfascia in mille rumorosi pezzi. Corre via, riparandosi dietro un cassonetto a fianco del bar. Trascorrono i secondi che diventano minuti, non si sente un rumore, tutto inerte, si può uscire allo scoperto. Pierluigi entra veloce attraverso il pertugio nella vetrina sfondata, arraffa un paio di parrucche, rossetti, intimo femminile, scarpe, abbigliamento e accessori vari, trova un telo di plastica verde grande, lo stende a terra e mette tutti gli oggetti presi sopra, solleva gli angoli e diventa come un sacco enorme che si mette sulle spalle uscendo in velocità, corre, apre il baule dell'auto, mette dentro, sale, parte, via. Esce dalla zona portuale, va verso la tangenziale, si mette a fianco in una strada d'accesso in salita sotto un lampione, scende e si spoglia completamente, apre il baule e estrae gli oggetti, si mette un reggiseno imbottito, l'abbigliamento femminile, una parrucca bionda, le scarpe col tacco e si trucca guardandosi piegato nello specchio retrovisore esterno. Rimette i vestiti tolti nel baule e sale. Prosegue accedendo alla tangenziale e si ferma alla prima area di sosta. Scende sculettando con una borsetta che ha riempito di fazzoletti di carta e preservativi cinesi, si sente felice in questa sua nuova versione, con una sensazione di libertà sessuale e di gioia per l'idea geniale avuta, che gli farà avere i soldi desiderati. Passa qualche camion, uno suona, ma tutti proseguono. Arriva una macchina, comincia a rallentare e accostare, si ferma pochi metri dopo, Pierluigi si avvicina ai vetri che scendono, "Ciao belli" tenta di
dire con voce più femminile possibile. "Quanto vuoi per succhiarci entrambi i cazzi?" La voce ricorda Muso di Merda, il volto che appare al finestrino ricorda il suo, il volto dell'autista ricorda quello dello Scagnozzo, infatti sono loro si accorge, raggelando. "Cento euro" balbetta. Veloci scendono, sono già appoggiati alla fiancata dell'auto entrambi, abbassano pantaloni e mutande, due cazzi mosci guardano a terra, due facce da cazzo lo guardano in faccia, non se ne accorgono che è lui, per fortuna non lo riconoscono, si china, inizia a menarne uno per mano e a succhiarne la punta avvicendandoli. Ma sanno da piscio e stanno mosci, gli vengono degli sforzi di vomito che faticosamente riesce a calmare, continua impegnandosi, loro zitti, lui suda, cominciano a muoversi, a crescere, uno s'irrigidisce, anche l'altro, continua dimenticando tutto e concentrandosi sui cazzi altrui, ansimano, "Dai troia, brava così" sono parole che gli fanno un certo piacere, ogni lavoro se viene apprezzato dà una soddisfazione che ti rimane dentro. Poco dopo arrivano anche i ringraziamenti liquidi biancastri, uno si stampa sulla faccia, l'altro dopo qualche secondo arriva sullo scollo del vestito, Muso Di Merda gli strofina il cazzo sborracchiato sul viso e sulla fronte sporcandolo tutto di sperma, mentre lo sperma dello Scagnozzo venuto sul vestito sta colando nel reggiseno e ora si sta pulendo la cappella con i capelli finti di Pierluigi. Muso sta già riabbottonandosi i calzoni. L'unica fortuna è che non mi hanno riconosciuto, si dice Pierluigi. Sono rivestiti tutt'e due mentre lui sta ancora pulendosi il viso e i capelli con i fazzolettini di carta. Appena finito gli arriva un tremendo schiaffone sulla guancia. "Volevi i cento euro? Invece avrai cento schiaffi per essere in una zona che è per le nostre troie". E giù schiaffi a non finire, alcuni calci , qualche rumoroso pugno sulla schiena. Coricato sull'asfalto, dolorante e col viso sanguinante sente che salgono sull'auto e prima di andarsene dal finestrino Muso gli dice: "E ricordati che fai una brutta fine se non ci caghi i soldi entro dopodomani sera".
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Pastiche
lat ||| Roberta Sirignano - VISIONS ||| m
tratto dall'ebook I Corsivi agitati
Antonio V. Luzzu
Pastiche
Non abbia remore
entri pure si sdrai sproloqui tranquillo bestemmi s’incendi e mi racconti di quella volta che ha divorato vivo uno psicanalista dopo averlo tramortito con ammorbate parole tipo: anarchia rivoluzione molotov i telegiornali dicono che… il nostro è un partito serio! si sieda pure e inizi a vomitare a tracimare bacilli strozzini quotidiani diagnosi letali fobie stati d’animo collettivi utopie mi racconti di quella volta che da bambino parlava da solo e rideva da solo e giocava da solo di quando per sbaglio ha ucciso se stesso e l’ha sepolto assieme alla logica mi racconti non abbia remore.
trat Latrati
i versi brevi che seguono sono latrati di bestia talvolta grugniti barbari sprovveduti versano solvente sul rogo della mia vita e del mio silenzio frastornante rimbombante dalla mia lingua ermetica e pervade tutto ciò che ansima ancora.
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Francesca De Michele
un gigantesco senso di condanna che subito dopo sarà rimpiazzato da uno splendido senso di colpa (e ti accendi la tua prima sigaretta della giornata). Ci sono cose lì fuori che bussano continuamente nel tuo cervello e ti indicano dove esattamente devi guardare. Piccoli dettagli che se ti distrai a cercare il cellulare in borsa o il fermento lattico o la mentina alla liquirizia o l'ombrello, sfuggono. La vita la vedi nel monologo di un passante che si crede “il protagonista” di un film girato sulle strade macchiate di merda finita sotto i piedi del borghese. Quello che lei chiama “fuori di testa” , mia brutta signora della borghesia incipriata di apparenze, è in realtà un sociopatico uscito dalla prigione con un sogno bastardo di fare ancora la rivoluzione. Ogni giorno è lì per noi per esibirsi in questo scenario discriminatorio. Noi passiamo e lui costruisce. Pochi ascoltano, ma l’applauso gli arriva da dentro e lui sa di sentirlo, perché ci crede in quello che dice, perché da un giorno all’altro quel “fuori di testa” farà la rivoluzione, a modo suo. E gli applausi saranno reali. Io non so come funzionano le cose, so di certo che non funzionano. E non mi voglio fermare sul fatto che non funzionano, ma sul perché ci sono se non funzionano. E a cosa mi servono se neanche le posso usare? Via la macchina, via il parcheggio, a culo il saluto della signora nel tabacchino, via i sensi di colpa, la cecità. Siamo pronti da sempre a vedere oltre. Siamo cresciuti in posti imperfetti. L’imperfezione è la lente di ingrandimento che tiene d'occhio i sogni. E tu sei quell’essere imperfetto nato in quel posto imperfetto con un gran sogno imperfetto da costruire perfettamente, proprio come piace a te. Costruisciti lo spazio. Il tuo spazio. Quello che ti hanno tolto! Costruisciti il parcheggio. Il tuo posto. Quello per te. E per il tuo culo. E a culo tutto il resto.
E così sbattemmo la testa contro la ringhiera arrugginita del tempo quando fuori lo spettacolo andava avanti a ritmo di cazzotti. All’epoca ascoltavamo la bestia di Battiato e non eravamo capaci di strappare neanche un pelo sul corpo della terra. Ci bastava un posto apparecchiato di alberi per sgranocchiare un libro. Oggi in quel posto si scannano i parcheggiatori abusivi per tenere il culo della macchina coperto, tanto per ricordare che il culo di quella macchina ha più spazio del tuo culo fatto di carne. Ogni cosa che chiediamo diventa una risposta muta o una mezza risposta con aggiunta di punto interrogativo. Parliamo o tacciamo fa lo stesso. E paghiamo. Tutto paghiamo. Anche l’entrata di scena nel tabacchino per andare incontro alla nostra dipendenza. Pochi secondi di teatro: chiedi, paghi, ringrazi e saluti, ma scordati il sorriso. Come se dietro a quel cazzo di bancone ci fosse la vita a mostrarti puntualmente la sua grandissima girata di spalle. E vai via con
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Pastiche
Siamo un campo di pensieri sterminati, l’istante cosciente è una gioventù che gode di ansietà, una westland di oscurantismi, un dio scapigliato, il Perfetto maledettismo. Siamo ciò che arrangiamo. Sentimenti, immagini, parole, letture, i testi sacri dei nostri poeti, i Pasolini veggenti, un sacrificio stuprato ai piedi della nostra coscienza, un miracolo limitato, un incubo novembrato, impaziente, scimmiato, umano, troppo, l’esister nell’arte, esser sputo d’arte. La nostra più agitata condanna è evocare felicità silenziose attraverso la lettura, questa forma di isterilimento che sovrasta la parte peggiore delle civiltà fino a segregarle, se soltanto queste dannate reliquie di scrittori idolatrati fossero più rilette, rilette, rilette e afferrate da tutti, si metterebbero a ferro e fuoco i porcili pubblicati dalle case editrici depravate che hanno il solo compito di allargare la brutalità del nostro tempo. Non più inchiostri infangati di merda! Solo ricerca, solo protesta sentimentale. Scavi di menti fatali che riscatterebbero il nostro futuro, il puro disordine
Anna Masini - Kafka Helbones Artist